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Lezione n.

5
Richiami del metodo di congruenza
Introduzione al metodo dell’equilibrio
Nella soluzione di una trave iperstatica (cioè staticamente indeterminata o geometricamente
iperdeterminata) si può pensare di avere a che fare con una struttura nella quale si hanno “troppi”
vincoli rispetto a quelli strettamente necessari a garantire l’equilibrio.
Il primo modo (e apparentemente il più naturale) di agire consiste nell’”eliminare” i vincoli
sovrabbondanti e ricercare i valori delle reazioni vincolari corrispondenti ai vincoli soppressi che
ripristino le condizioni cinematiche dovute ai vincoli stessi.
Il metodo richiede la scelta di una struttura principale isostatica (≡ equilibrata per ogni condizione

A
di carico) e, utilizzando il Principio di Sovrapposizione degli Effetti (PSE), la determinazione delle
incognite iperstatiche (rappresentate, in senso generalizzato, da forze) avviene ripristinando la
congruenza.
In altre parole, utilizzando il teorema di Kirchhoff, si può affermare che si ricerca (attraverso la
somma di soluzioni sicuramente equilibrate) l’unica soluzione che è anche congruente.
La procedura appena delineata si può indicare attraverso due diversi nomi:
ZZ
METODO DELLA CONGRUENZA perchè le equazioni che permettono di risolvere il

METODO DELLE FORZE


problema e di ricavare le incognite iperstatiche sono
equazioni di congruenza
perchè le incognite sono rappresentate, in senso
generalizzato, da forze
L’unica richiesta del metodo è quella di ricercare la soluzione passando attraverso una struttura
principale (che non è unica, ossia univocamente determinabile) in equilibrio sotto l’azione dei
carichi e delle incognite iperstatiche (e quindi una struttura isostatica o, almeno, staticamente
determinata per le condizioni di carico che deve sopportare).
Anziché ripercorrere il metodo in generale, osserviamo come si applica nel caso particolare di una
struttura due volte iperstatica (i=2).
O
MB
A q C
STRUTTURA DI
B
PARTENZA
δ (i=2)
B

L L

MB STRUTTURA PRINCIPALE
A q C X1 e X2 incognite iperstatiche
B t.c.:
δ X1 X2 vB=δ (abbassamento in B)
vC=0 (abbassamento in C)

Gianni Bartoli – Appunti di Tecnica delle Costruzioni Revisione – 21/10/01


Lezione n. 5 – pag. V.2

MB
q
A C
B SISTEMA “0”
Struttura principale +
η10 η20
carichi esterni

X1=1 η11 SISTEMA “1”


A C Struttura principale +
B incognita iperstatica X1 posta
η21[*] uguale ad 1

A
X2=1
A B
SISTEMA “2”
η12 [*] C
Struttura principale +
η22
ZZ incognita iperstatica X2 posta
uguale ad 1

[ ]
* : per il teorema di Betti (più correttamente, per il teorema di Maxwell): η12=η21

L’equazione che permette di risolvere il problema (ossia permette di ricavare X1 e X2) è quella di
Müller-Breslau:
η (1) = η δ = η10 + X1 ⋅ η11 + X 2 ⋅ η12
 ( 2) 1 ⇒ 
O
η = η 2 0 = η 20 + X1 ⋅ η 21 + X 2 ⋅ η 22
in cui η(i) rappresenta il valore dello spostamento (in direzione e verso dell’inc. iperstatica i-esima)
nella struttura di partenza.
Le equazioni possono essere riscritte come:
δ − η10 =
 ∑η1 j ⋅ X j
B

 j=1, 2

− η 20 ==

∑η2 j ⋅ X j
j=1, 2
o anche (in termini matriciali):
[η]⋅ {X} = {η}
in cui

ηi = η (i) − ηi0
La matrice [η] (detta matrice [dei coefficienti] di flessibilità) è quadrata, simmetrica (per il teorema
di Betti/Maxwell) e (si può dimostrare attraverso il teorema di Clapeyron) definita positiva.
Di conseguenza il sistema ammette sempre soluzione (dato che det[η]≠0), e questa (per il teorema
di Kirchhoff) è ovviamente unica.
Il metodo presenta due inconvenienti:
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Lezione n. 5 – pag. V.3

- la non unicità della scelta della struttura principale (per cui il procedimento di calcolo è
difficilmente automatizzabile);
- per risolvere la struttura occorre calcolare un numero di termini che cresce con il quadrato del
grado di iperstaticità della struttura (ci sono da calcolare gli n⋅(n+1)/2 della matrice [η] e gli n
termini del vettore dei termini noti, essendo n il grado di iperstaticità della struttura); il metodo
risulta praticamente inapplicabile quando si è in presenza di strutture con molte iperstatiche.
I due inconvenienti possono essere superati introducendo un nuovo metodo di soluzione, in qualche
modo “duale” rispetto a quello appena descritto.

L’idea che l’unicità della soluzione porta con sé, è che anziché ricercare TRA LE SOLUZIONI
EQUILIBRATE L’UNICA CONGRUENTE si possa ricercare TRA LE EQUAZIONI
CONGRUENTI L’UNICA CHE RISPETTI L’EQUILIBRIO.
In altre parole si “rovescia” l’approccio utilizzato: si rendono incogniti alcuni spostamenti e se ne

A
cerca il valore che rispetta l’equilibrio. Per tale motivo il nuovo metodo verrà identificato con i
nomi:
METODO DELL’EQUILIBRIO perché le equazioni che permettono di risolvere il
problema e di ricavare le incognite iperstatiche sono
equazioni di equilibrio
METODO DEGLI SPOSTAMENTI perché le incognite sono rappresentate, in senso
ZZ generalizzato, da spostamenti
L’idea di base che permette di istituire un metodo di soluzione in forma duale può essere riassunta
dall’affermazione per cui “in ogni membratura lo stato di sollecitazione e di deformazione sono
univocamente determinati sia che si conoscano le sollecitazioni alle estremità, sia che si conoscano
gli spostamenti alle estremità, una volta noto il carico che sulla membratura agisce”.

Riferendosi all’esempio riportato in figura, proviamo a determinare il legame tra MA e ϕA.


MA
A B
ϕA
O
L

Il collegamento può essere ricavato applicando il PLV, utilizzando i due sistemi riportati in figura,
dove si è indicato con S.S.D. il Sistema di Spostamenti e Deformazioni (reale) e con S.F.S.* il
Sistema di Forze e Sollecitazioni (virtuale, da cui l’apice *):
MA 1*
A B A B
B

ϕA
L L
MA/L MA/L 1*/L 1*/L

+ +
S.S.D. S.F.S.*
Considerando la sola deformabilità conseguente al momento flettente si ottiene
L
 1
* 
M dz M A L3

1 ⋅ φA =  A ⋅ z  ⋅  ⋅ z 
*
= ⋅
 L   L  EJ L2 EJ 3
0
ossia

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Lezione n. 5 – pag. V.4

L
φA = MA
3 ⋅ EJ

Quindi affermare che in A, a causa del momento MA, si ha una rotazione ϕA che vale MA⋅L/3EJ, è
del tutto equivalente ad affermare che affinché la rotazione in A valga ϕA occorre applicare, sempre
in A, una coppia del valore MA=ϕA⋅3EJ/L.

Osservazione: il termine L/3EJ rappresenta una “flessibilità” (o cedevolezza) della trave, in quanto
è analogo ad un termine del tipo ηij nell’equazione di Müller-Breslau: rappresenta il valore della
rotazione (in A) indotto da una coppia di valore unitario (ancora applicata in A).
Il suo inverso (3EJ/L) che compare nel legame tra MA e ϕA rappresenta una “rigidezza” della
trave, in quanto è il valore del momento flettente (in A) che induce (sempre in A) una rotazione

A
unitaria. Si indica, di solito, con il simbolo K o W.

In conclusione: sapendo che in A è applicato un momento, conoscendo il valore della rotazione ϕA


si possono determinare, in maniera univoca, sia lo stato di sollecitazione che di spostamento della
struttura.
ZZ
L’idea del metodo dell’equilibrio può quindi essere introdotta facendo uso dello stesso esempio
usato in precedenza per il metodo della congruenza.
MB
q
A C
B
δ
L L

La trave può essere divisa in due membrature, il tratto AB ed il tratto BC: per congruenza le due
O
sezioni (entrambe indicate con B) dovranno possedere gli stessi spostamenti. A causa del vincolo e
dell’assenza di sforzo normale sulla trave, i movimenti consentiti in B sono lo spostamento verticale
vB (in questo caso, trattandosi di spostamento impresso, che dovrà essere uguale a δ) e la rotazione
(di valore incognito) ϕB.
MB’ MB” q
A B C
B
B

ϕB ϕB
L δ δ L

E’ da notare che, in B, gli spostamenti delle due strutture sono già stati posti uguali, in maniera da
rendere automaticamente rispettata la condizione di congruenza.
Inoltre:
- MB’+MB”=MB, per equilibrio
- se conoscessi MB’ e MB” (oppure ϕB) avrei già risolto il problema: MB’ è infatti quel valore del
momento che fa ruotare di ϕB l’estremo di destra della trave AB; equivalentemente, MB” è quel
valore del momento che fa ruotare di ϕB l’estremo di destra della trave BC
- conoscere ϕB è equivalente a conoscere MB’ per la parte di sinistra o MB” per la parte di destra, a
causa dell’osservazione fatta in precedenza.
Ognuna delle due membrature può essere pensata, utilizzando il PSE, come la somma di più travi,
per ognuna delle quali sia comunque sempre rispettata la congruenza.
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Lezione n. 5 – pag. V.5

MB’ MB” q
A B C
B
ϕB ϕB
L δ δ L

MδBA
(1)
A MδBC C - rotazione in B impedita
B δ δ B - azione dei soli cedimenti
(ϕB=0) (ϕB=0) vincolari

MqBA MqBC

A
(2)
q - rotazione in B impedita
A C
B B - azione dei soli carichi
ZZ (ϕB=0) (ϕB=0) esterni

(3)
MϕBA MϕBC
ϕB - rotazione in B consentita
A B B C - azione dei momenti che
ϕB garantiscono la
rotazione
Note:
- il vincolo disegnato nella struttura (1) in B è chiamato “pattino”: è una rappresentazione
equivalente ad un bipendolo ad asse orizzontale, impedisce cioè la rotazione e la traslazione
orizzontale
- momenti e rotazioni sono stati arbitrariamente segnati antiorari: nel caso non lo fossero, alle
O
sollecitazioni occorrerà attribuire il segno negativo

I tre sistemi individuati, se sommati, danno il sistema di partenza, sia come azioni esterne (carichi e
cedimenti) che come spostamenti.
Le strutture (1) e (2) possono essere risolte: i valori dei momenti indicati sono quelli che, per la
condizione di carico esaminata nei singoli casi, garantiscono l’assenza di rotazione (è evidente, ad
esempio, che MqBA sarà nullo, non agendo sulla trave nessun carico).
B

Il termine MϕBA è il valore del momento da applicare in B affinché la trave AB ruoti della quantità
ϕB. Alla luce di quanto visto in precedenza, si può porre

MφBA = φ B ⋅ K BA
dove KBA è la rigidezza dell’asta AB in B. Analogamente

M φBC = φ B ⋅ K BC
con KBC è la rigidezza dell’asta BC in B.
A questo l’equivalenza con il sistema dal quale siamo partiti impone che

(M'B + M"B )= (MδBA + MδBC )+ (MqBA + MqBC )+ φB ⋅ (KBA + KBC )


o anche
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Lezione n. 5 – pag. V.6

φB ⋅ KB = M0B

dove si è posto
( )( )( ) ( )(
M 0B = M 'B + M"B − M δBA + M δBC − M qBA + M qBC = M B − M δBA + M δBC − M qBA + M qBC )
Se avessimo avuto più spostamenti incogniti, avremmo ottenuto un sistema lineare nella forma:

[K]⋅{u} = {F}
dove si è posto
{u} vettore contenenti i valori degli spostamenti generalizzati incogniti
{F} vettore contenenti i valori delle forze (generalizzate) applicate nei nodi, meno i valori delle
forze necessarie ad impedire gli spostamenti dei nodi sotto l’azione dei carichi esterni,

A
[K] matrice di rigidezza
[K] gode delle stesse proprietà di [η] (quadrata, simmetrica, definita positiva) e ne rappresenta, in
qualche modo, l’inversa.
Osservazioni:
- si è proceduto per situazioni congruenti nel senso del rispetto dei vincoli e della continuità
ZZ
materiale, supponendo, di volta in volta, o spostamenti nulli o tali che soltanto uno fosse diverso
da zero (nei casi (1) si ha soltanto δ in B; nei casi (2) si ha assenza di spostamenti in B; nei casi
(3) si ha soltanto ϕB)
- il valore corretto di ϕB è l’unico che ripristina l’equilibrio: l’equazione risolutiva è quindi
un’equazione di equilibrio
- i sottosistemi di (1), (2) e (3) sono (in generale) ancora iperstatici, però costituiti da travi ad una
sola campata (con vincoli soltanto alle estremità) in cui può avvenire un solo movimento per
volta: gli altri spostamenti o sono bloccati o sono conseguenti a questi
- la trave dalla qual siamo partiti era 2 volte iperstatica; è stata comunque risolta introducendo una
sola incognita (ϕB), ottenendo quindi un certo miglioramento rispetto al metodo della congruenza
O
(dove le incognite erano 2)
- le incognite sono rappresentate da un insieme di spostamenti (in senso generalizzato) che
permettono di caratterizzare “in senso completo” la deformata della struttura: si chiamano
movimenti indipendenti
- essendo le incognite rappresentate da movimenti, è intuitivo che il metodo è tanto più efficace
quanto questi sono in misura minore, ossia quanto più la struttura è iperstatica
La struttura in figura è 9 volte iperstatica. Se
B

A B consideriamo gli elementi indeformabili assialmente


(cioè trascurabile la deformabilità per sforzo normale)
allora si ha che la deformata è univocamente
u3 u2 determinata noti i tre valori degli spostamenti
F2 u1 spostamento orizzontale di E (comune a tutti i
F1
punti della travata CDE)
C E u2 rotazione del nodo E
D u1 u3 rotazione del nodo D
La struttura, utilizzando il metodo dell’equilibrio,
potrebbe quindi essere risolta introducendo soltanto 3
incognite iperstatiche.
F G

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