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Lezione n.

9
Le cupole
La soluzione di Geckeler

Gli spostamenti in regime di membrana


Nel regime di membrana è abbastanza semplice ricavare le componenti di spostamento della sezio-
ne di imposta, considerando che nascono soltanto deformazioni assiali nella direzione dei paralleli e
dei meridiani. Proprio in virtù del fatto che in regime di membrana la struttura è in equilibrio solo
tramite sforzi normali, le deformazioni risultano essere in genere molto limitate. Tuttavia, come si
vedrà nel seguito, il calcolo degli spostamenti e delle rotazioni in regime di membrana risulta utile
soprattutto per la determinazione delle reazioni vincolari che si generano in condizioni di vincolo
diverse dagli appoggi in sede conica.

σmm

σmn σmp
pm
pn
P pp
σpn σpm

σpp

Sistema di riferimento locale (p, m, n): componenti di tensione


Come si diceva, in regime di membrana lo stato di sollecitazione è caratterizzato dalle due sole
componenti np e nm (sforzi normali per unità di lunghezza in direzione dei paralleli e dei meridiani);
si è quindi in presenza di uno stato tensionale piano, nel quale, ipotizzando che le tensioni nn in
direzione della normale alla superficie siano nulle, nel sistema ortogonale locale (p, m, n) si ha:
 1
 p  E p     m 

 1
 m  m     p 
 E
 1
 n  E     p     m 

Dalle prime due relazioni si ricava (ricordando che gli sforzi normali sono riferiti ad un elemento di
area s∙1):
 1
  p  E  s  n p    n m 

  1  n    n 
E s 
p

m m

Il parallelo generico, di raggio R p subisce, a causa della deformazione εp, un allungamento in dire-
zione della normale pari a
L  2   R p p
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cui corrisponde uno spostamento w in direzione radiale che si può ricavare dall’espressione
2   w  2   R p p
ossia
w  R p p
La componente orizzontale ξ di tale spostamento vale
  w  sin    R p p  sin   
dove  è la co-latitudine, e quindi si ha
R p  sin   
  R p  sin      p   n p    n m 
Es
o anche
r
  r  p   n p    n m 
E s 
dove si è indicata con r la proiezione orizzontale del raggio del parallelo, ossia
r  R p  sin   

n

w P r

Rp 

Op

L’espressione della rotazione φ della sezione di imposta della cupola può essere ricavata conside-
rando separatamente i contributi dovuti alla deformazione del parallelo e del meridiano.
Individuando un elemento infinitesimo di cupola definito da un angolo al centro d (e quindi di
lunghezza Rm∙d nella direzione del meridiano), se agisse soltanto la deformazione εp (con εm = 0),
il punto P si porterebbe nel punto P′, non potendosi allungare l’elemento di meridiano considerato.
Si avrebbe quindi un incremento di spostamento orizzontale dξ e una rotazione oraria della sezione
di meridiano pari a:

d / sin    1 d
'  
R m  d R m  sin    d

essendo dξ/sin() la componente radiale di spostamento.


Viceversa, se agisse soltanto la deformazione εm (con εp = 0), il punto P si porterebbe in P′′, non
potendo cambiare la lunghezza del parallelo. L’elemento si allungherebbe perciò di εm∙Rm∙d e la
componente radiale di spostamento ε m∙Rm∙d/tg() provocherebbe la rotazione (antioraria)

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m  R m  d / tg     m  R m  d / tg    
"    m
1  m   R m  d R m  d tg   

′
′′

Rm∙d
d

P′ 
P
εm∙Rm∙d

P′′
Quindi la rotazione complessiva della sezione del generico meridiano (positiva se oraria) assume il
valore:
1 d  1  d 
   '  "   m    R m   m  cos    
R m  sin    d tg    R m  sin     d 
Ricapitolando, la componente orizzontale dello spostamento e la rotazione di meridiano di una ge-
nerica sezione della cupola, in regime di membrana, assumono i valori:

 R p  sin   
   n p    n m 
 E s

  1  d 
  R m   m  cos    
 R m  sin     d 

Esempio: cupola semisferica sottoposta all’azione del peso proprio


Come già visto in precedenza, gli sforzi normali di meridiano e di parallelo seguono, in funzione
dell’angolo , le espressioni
 m  R  s
n m   1  cos   


n    R  s  1 
 cos    

1  cos   
 p m
 
con R e s rispettivamente raggio e spessore della cupola e γm peso specifico del materiale costituen-
te la cupola.
Si ottiene quindi:
R  sin    R  sin     1  
  n p    n m    m  R  s   cos     
Es E s 1  cos    1  cos    
 m  R 2  sin     1   
   cos    
E 1  cos    

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Alla sezione di imposta ( = /2) lo spostamento vale

 m  R 2  1   
0     
2 E

Dalla relazione scritta in precedenza si ricava:


d  m  R 2 d   1     m  R 2 d  sin    
  sin      cos        1  cos     cos 2      
d E d   1  cos      E d 1  cos    
Notando che
d  sin     cos     1  cos      sin   
2
1
  
d 1  cos     1  cos   
2
1  cos   
dopo qualche passaggio si ottiene
d  m  R 2    cos    
  2  sin    
2

d E  1  cos    
Infine, sostituendo l’espressione di ε m
1  R  1    R  1  
m   n m    n p   m      cos     m     cos   
E s E  1  cos    1  cos     E  1  cos    
si ottiene
1  d  m  R
  R    cos      E   2     sin   
R  sin     d
m

Di conseguenza, in corrispondenza della sezione di imposta ( = /2) la rotazione assume il valore

m  R   2  
0     
2 E

È evidente la constatazione per cui, trattandosi di cupola soggetta al solo peso proprio, in regime di
membrana né lo spostamento  né la rotazione  dipendono dallo spessore della cupola.

Un caso particolare: la cupola conica


Nel caso particolare della cupola conica, mentre si può ancora scrivere
R  sin  0  r x
 p  n p    n m    n p    n m 
E s E s 
avendo indicato con r(x) il valore del raggio orizzontale del cono alla generica posizione individuata
dalla quota x sotto il vertice, l’espressione relativa alla rotazione deve essere modificata, in quanto
il valore di Rm  ; inoltre, non ha senso proporre la derivata dello spostamento  rispetto alla lati-
tudine , in quanto l’angolo al centro assume un valore costante.
Occorre quindi esprimere le rotazioni al variare degli spostamenti orizzontali  in funzione di
un’ascissa che descriva la posizione lungo al generatrice del cono.
Ripercorrendo lo stesso ragionamento svolto in precedenza, l’espressione della rotazione φ della
sezione di imposta della cupola può essere ricavata considerando separatamente i contributi dovuti
alla deformazione del parallelo e del meridiano.
Individuando un elemento infinitesimo di cupola di lunghezza dl in direzione meridiana, se su que-
sto agisse soltanto la εp, e quindi il parallelo subisse un incremento di spostamento orizzontale dξ, si

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avrebbe una rotazione oraria della sezione di meridiano, causata dalla componente di spostamento
radiale dξ/sin(0), pari a

d / sin  0  1 d
'  
dl sin  0  dl
o anche, ponendo dl = dr/cos(0)
d / sin  0  1 d
'  
dr / cos  0  tg  0  dr
Viceversa, se agisse soltanto la ε m, l’elemento si allungherebbe di ε m∙dl, e la componente radiale di
spostamento εm∙dl/tg() provocherebbe la rotazione (antioraria)
  dl / tg  0  m
"  m 
dl tg  0 
Ne consegue che la rotazione complessiva della sezione del meridiano generico (positiva se oraria)
assume il valore
1  d  d m
   '  "    m   
tg  0   dr  dx tg  0 
in cui si è utilizzata la coordinata x che descrive la quota al di sotto del vertice, x = r∙tg(0).

Esempio: cupola conica sottoposta all’azione del peso proprio

x x
h

0

r(x)

0

Nel caso di cupola conica, abbiamo visto che gli sforzi normali di meridiano e di parallelo seguono,
in regime di membrana, le espressioni:

 m  s  x m  s  r
n m   2  sin 2      sin  2 
 0 0

n    m  s  x    m  s  r
 p tg 2  0  tg  0 

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con s e γm rispettivamente spessore e peso specifico del materiale della cupola; il valore della quota
x sotto il vertice della cupola ed il valore del raggio orizzontale locale r = r(x) sono tra loro legati
dalla relazione x = r ∙ tg(0).
Di conseguenza, si ha:
m  r     m  r  1  2  cos  0  
2
1 1
m   n m    n p        
Es  E  sin  20  tg  0   2  E  sin  0   cos  0  
 r  1    m  r  2  cos  0    
2
1
p   n p    n m    m       
E s E  tg  0  sin  20   2  E  sin  0   cos  0  

Lo spostamento orizzontale (in funzione di r o di x) assume quindi la forma

m  r2  2  cos 2  0      m  x 2  2  cos  0    
2

  r  p        
2E  sin  0   cos  0   E  tg  0   2  sin 2  0  

mentre la rotazione vale

1  d  1 m  r  2  cos 2  0    1  2  cos 2  0  
     2   
tg  0   dr
m
 tg  0  2  E  sin  0   cos  0  sin  0   cos  0  

ossia

 m  r  1  4  cos  0   2    sin  0   m  x  1  4  cos 2  0   2    sin 2  0  


2 2

     
2  E  sin 2  0   2  E  tg  0   sin 2  0  

La soluzione per condizioni qualunque di vincolo


Nel caso generale di cupola assial-simmetrica, sottoposta ancora all’azione di carichi assial-
simmetrici ma con condizioni di vincolo diverse da quelle che assicurano il mantenimento del regi-
me di membrana, insorgono delle sollecitazioni di natura flessionale (taglio e momento flettente),
che si sovrappongono alle sollecitazioni di puro sforzo normale; ovviamente, a causa della suddetta
simmetria, i momenti flettente di meridiano e di parallelo, nonché il taglio di meridiano, potranno
variare lungo lo sviluppo del meridiano ma non potranno che assumere valori costanti lungo un
determinato parallelo (mentre dovrà essere nullo il taglio di parallelo).
Il problema, in condizioni di vincolo qualsiasi purché uniformi lungo lo sviluppo della circonferen-
za di imposta, può essere affrontato nell’ottica del metodo della congruenza. Ad esempio, pensando
ad una condizione di vincolo di incastro alla base (struttura rappresentata in figura, quadro a), si
possono identificare le tre reazioni di incastro incognite v, h ed m; osservando che la reazione verti-
cale (staticamente determinata per l’equilibrio in direzione verticale) può essere scomposta in una
componente di sforzo normale di meridiano nm ed una componente orizzontale h0, le reazioni in A
(e analogamente in B) possono essere identificate nella componente in direzione normale nm, nella
componente in direzione orizzontale h′ = h0 + h, e nella coppia m (quadro a, a destra). Di conse-
guenza, la soluzione della struttura può essere scomposta nella somma delle tre strutture riportate
nella figura successiva (quadro b):

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a)

h A h′ = h + h0
B
A
  m
m
v 0 nm
nm v
h0 0

b)
h′ h′

m m
nm “0” nm “h” “m”

1 1 2 2
c)

1 1 1
1
“1” “2”
in cui ovviamente le incognite iperstatiche h’ ed m si ricavano imponendo le due condizioni di con-
gruenza  = 0 e  = 0 in corrispondenza dell’imposta della cupola. Le equazioni di congruenza sono
soltanto due (come le reazioni incognite h’ e m), perché l’assenza di spostamenti in direzione verti-
cale è garantita dall’equilibrio verticale: infatti le reazioni verticali v sono staticamente determinate
ed equivalgono a quelle di carrelli con direzione efficace verticale lungo il parallelo d’imposta.
Il sistema “0” si ottiene considerando i carichi esterni e la reazione staticamente determinata in di-
rezione dei meridiani nm, di componente verticale v = nm·sin(0) ed orizzontale h0 = nm·cos(0); la
soluzione di tale sistema corrisponde a quella in regime di membrana (le uniche sollecitazioni pre-
senti sono gli sforzi normali in direzione meridiana e parallela) in quanto la reazione nm è in tutto e
per tutto equivalente a vincoli in sede conica.
Nel sistema “h” la reazione orizzontale h′ è rappresentata dalla parte in eccesso di v rispetto a n m
(h0 = v/tg(0)) e dall’effettiva reazione vincolare orizzontale h:
h '  h0  h
h′ è la forza che, assieme a m, produce effetti locali che si sommano a quelli dovuti al regime di
membrana.
Sempre nell’ottica del metodo della congruenza, i due sistemi “h” e “m” possono a loro volta essere
studiati a partire da quelli analoghi nei quali, però, le incognite iperstatiche vengano assunte con

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valore unitario; quindi, sfruttando la linearità della struttura, il sistema “0” + “h” + “m” può essere
risolto nella forma “0” + h∙“1” + m∙“2”. Il problema può quindi essere ricondotto alla soluzione dei
due sistemi “1” e “2” (quadro c), in cui, in particolare, si è interessati ai valori che assumono gli
spostamenti e le rotazioni in corrispondenza dei vincoli soppressi, ossia dei punti di applicazione
delle incognite iperstatiche.
Una volta ricavati tali spostamenti, i valori di h e m potranno essere ricavati dalla soluzione del si-
stema lineare:
0  h ' 1  m  2  0

0  h ' 1  m  2  0
dove 0 e 0 rappresentano lo spostamento orizzontale e la rotazione dell’imposta della cupola nel
sistema “0”, ossia nel sistema in cui i carichi agiscono su una struttura in regime di membrana.
I coefficienti i e i (i = 1,2) rappresentano i “coefficienti elastici di bordo” della cupola, ossia i va-
lori degli spostamenti e delle rotazioni provocati sul bordo della cupola dall’applicazione di un si-
stema di forze o coppie unitarie, sempre applicate in corrispondenza del bordo. Per analogia con
quanto fatto nel caso dei serbatoi, si può allora scrivere il sistema precedente nella forma:
0  h ' h  m  m  0

0  h ' h  m  m  0
in cui i pedici “h” e “m” indicano i valori corrispondenti all’applicazione di un sistema di forze (h)
o coppie (m) unitarie.
Cupole con vincoli diversi dall’incastro possono essere risolte in maniera analoga. In particolare, il
caso di una cupola con appoggi verticali ma 0 ≠ 90° è staticamente determinato e può essere af-
frontato determinando le reazioni verticali v per equilibrio e scomponendole nelle loro componenti
nm (regime di membrana) e h = h0 (effetti locali dovuti ai vincoli).
Qualora l’imposta della cupola sia soggetta a cedimenti vincolari, è sufficiente inserire i valori di
tali spostamenti a secondo membro delle precedenti equazioni di congruenza. Tra l’altro, essendo
piccoli i valori degli spostamenti 0 e 0 valutati in regime di membrana, le cupole di rivoluzione
risultano molto vulnerabili nei confronti dei cedimenti vincolari, nel senso che spostamenti anche
piccoli dei vincoli possono produrre effetti locali importanti.

La determinazione dei coefficienti elastici di bordo


La soluzione (in termini di spostamento) dei due sistemi “1” e “2” non è in generale agevole, infat-
ti, ad esclusione di alcune geometrie particolarmente semplici (calotta sferica o cupola conica), le
equazioni che governano il problema non sono risolvibili in forma chiusa.
È possibile però introdurre un’espressione approssimata, dovuta a J. W. Geckeler (1926), che si
basa sull’osservazione che in cupole di rivoluzione sollecitate in corrispondenza del bordo da forze
orizzontali h (con componente tagliante t) o momenti m, uniformemente distribuiti, le sollecitazioni
e le deformazioni tendono a smorzarsi rapidamente man mano che ci si allontana dal bordo stesso.
Tale effetto è analogo a quello che si osserva nei serbatoi: i paralleli esercitano una sorta di “azione
frenante” rispetto alla propagazione dell’inflessione dei meridiani (che comporta una deformazione
in direzione radiale ed una conseguente azione assiale lungo i paralleli), per cui la flessione indotta
dalle azioni sul bordo tende ad assumere valori nulli ad una certa distanza da questo. È da notare
che tale azione frenante è massima nei serbatoi o nelle cupole con bordo a tangente verticale, poiché
l’inflessione w dei meridiani diventa per intero incremento della proiezione orizzontale del raggio
di parallelo r, ovvero incremento della lunghezza del parallelo, massimizzando l’azione di richiamo
dovuta alla rigidezza assiale del parallelo. Viceversa, quest’effetto si riduce progressivamente
all’aumentare del grado di ribassamento della cupola, fino ad annullarsi nel caso degenere di una
piastra. A seguito di tale osservazioni le equazioni del problema possono essere semplificate in ma-

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niera significativa, dando luogo ad una soluzione approssimata molto buona per valori non troppo
piccoli della co-latitudine (quindi sicuramente non in prossimità del colmo della cupola, dove co-
munque ci si aspetta che gli effetti locali dovuti ai vincoli si siano già esauriti) e del rapporto R/s
(fino a valori di  all’imposta dell’ordine dei 20° o anche meno se la cupola è sottile).
Inoltre, considerando una “volta sferica equivalente”, che risulti tangente lungo il bordo alla cupola
in esame, è evidente che in prossimità dell’imposta le due superfici tendono a confondersi l’una con
l’altra; quindi, sebbene ad una certa distanza dal bordo sia inevitabile che il comportamento delle
due cupole tenda a differire, quanto più l’effetto indotto dalle azioni lungo l’imposta si smorza rapi-
damente, tanto più la soluzione di una superficie generica potrebbe essere sostituita da quella della
volta sferica equivalente.
Nel caso quindi di una cupola non troppo ribassata, ossia in cui il rapporto tra h e R non sia troppo
piccolo(+), si può pensare di ricavare i coefficienti elastici di bordo (e, in generale, la soluzione per
azioni assial-simmetriche applicate sul bordo) a partire da una cupola sferica equivalente di raggio
Req, tangente alla volta esaminata in corrispondenza dell’imposta (quindi, sul bordo, Req = Rp).

cupola sferica
cupola equivalente

0
R
t()
0   mm()
Req

Cupola sferica equivalente

In questa configurazione, si possono ricavare le deformazioni e le sollecitazioni sulla cupola equiva-


lente (in particolare il taglio t ed il momento di meridiano m m), che seguono un andamento armoni-
co smorzato esponenzialmente, funzione della colatitudine  o della coordinata  definita da
  0  
In funzione di , il taglio t segue un’equazione differenziale che può essere scritta nella forma (o):
2
d4 t R eq
 E s t  0
d4 B
dove, al solito,
E  s3
B
12  1   2 
Ponendo

(+)
Se la cupola fosse molto ribassata, analogamente a quello che succede in un arco, le sollecitazioni flessionali divente-
rebbero preponderanti rispetto a quelle assiali e non si avrebbe più lo smorzamento degli effetti allontanandosi dal
vincolo.
(o)
Si veda, ad esempio, O. Belluzzi, “Scienza delle Costruzioni”, vol. 3, cap. XXVIII, Zanichelli (BO)

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2
R eq R eq R eq
4   Es
4
  4 3  1   2    1,3 
B s s
si ottiene
d4t
 4  4  t  0
d 4

E, ricordando la soluzione nel caso di serbatoi cilindrici, si ha:


t    C1  e  sin      C2  e  cos       C3  e  sin       C4  e  cos     
Inoltre, alla luce delle considerazioni svolte in precedenza, qualora la cupola sia chiusa (ovvero non
presenti un foro in sommità) oppure i due bordi siano sufficientemente distanti da non interagire (gli
effetti del bordo inferiore si smorzino prima di risentire di quelli del bordo superiore), i due termini
con esponenziale negativo devono annullarsi per far sì che la soluzione decresca al decrescere di ,
per cui la soluzione generale può essere posta nella forma:
t    C1  e  sin       C2  e  cos       C  e  sin       
o, equivalentemente, in funzione di :
t    C  e  sin       
L’espressione è del tutto analoga a quella trovata nel caso dei serbatoi, con l’unica differenza che al
posto di (∙x) compare il termine (γ∙), dove ω rappresenta un angolo, ossia un numero puro, anzi-
ché una lunghezza come x.
Una volta ricavato il valore del taglio, si possono ottenere, per derivazione, tutte le altre grandezze
di interesse. Nel seguito si riportano le espressioni delle caratteristiche di sollecitazione:

1
h     C  e  sin       
(*)
sin   
n m    ctg    C  e  sin     
 1 
n p    2    C  e  sin         
 4 
R  3 
mm    eq  C  e  sin         
2   4 
R  1    R eq  3 
mp    eq2  ctg     C  e  sin            C  e  sin         
2   2  2  4 

e quelle degli spostamenti:

2    R eq  1 
     sin     C  e  sin         
E s  4 
2    R eq  1  R 1    1
     cos     C  e  sin           eq   C  e  sin       
E s  4  E  s sin  

2  2  1 
     C  e  sin         
E s  2 

(*)
h è la proiezione orizzontale dell’opposto del taglio t; quest’ultimo ha segno opposto rispetto a quanto assunto nel
caso dei serbatoi, perché l’ascissa curvilinea lungo la cupola segue l’andamento della colatitudine  e quindi cresce
verso il bordo inferiore, all’opposto di quanto avviene nel caso dell’ascissa x dei gusci cilindrici (dove si procede dal
bordo verso l’alto).

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Lezione n. 9 – pag. IX.11

Tutte le grandezze sono caratterizzate da un esponenziale negativo, per cui gli effetti risultano prati-
camente nulli ad una distanza pari alla “lunghezza d’onda angolare” ’ definita da
2 2 s s
'   '    4,83 
 
4 3  1  2
 R eq R eq
ovvero ad una distanza dal bordo (misurata lungo la sfera equivalente) pari a
   ' R eq  4,83  R eq  s
È immediato constatare come l’espressione che descrive la lunghezza d’onda sia la stessa ricavata
nel caso dei serbatoi cilindrici.
Si noterà come t(ω) = h(ω) sin() e nm(ω) = h(ω) cos(), ovvero il taglio risulta essere la proiezione
in direzione radiale della distribuzione di forze orizzontali h. Lo sforzo normale di meridiano n m,
che esprime un effetto locale da sommare a quello derivante dalla soluzione in regime di membrana,
è invece la proiezione di h nella direzione tangente al meridiano. Infatti, è importante notare che una
distribuzione di semplici forze taglianti lungo il bordo non può essere contemplata perché non sa-
rebbe equilibrata.
Le costanti di integrazione si ottengono imponendo le condizioni al contorno nella sezione di bordo
e quindi nel caso “1” visto in precedenza h = 1, mm = 0, nel caso “2” h = 0, mm = 1.
La soluzione della struttura in questi due casi consente la determinazione dei coefficienti elastici di
bordo, che si può dimostrare assumono i valori:
 2    R eq  2  2
h   sin  0   m  E  s  sin  0 
2

E s 
 
 m  4  
3
  2    sin   
2

 h E s
0
 E  R eq  s
Ricordando la definizione di  per i serbatoi cilindrici
4 3  1   2  1,3
 
R eq  s R eq  s
ed osservando che si ha
  R eq  

le espressioni precedenti possono essere scritte nella forma


 1  1
h  2  3  B  sin  0  m  2   2  B  sin  0 
2

 
  1   1
 sin  0 
 h 2   2  B  m   B

Si noti che, come nel caso dei serbatoi, vale la relazione:


h m  2 h2
Le espressioni dei coefficienti elastici di bordo coincidono con quelle ricavate nel caso dei serbatoi
cilindrici se 0 = 90° (cupola con tangente verticale lungo il bordo). In quest’ultimo caso, quindi,
l’approssimazione locale con una cupola sferica o con un cilindro sono praticamente equivalenti, in
quanto le tre curve hanno la stessa tangente.

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Lezione n. 9 – pag. IX.12

cupola

cilindro equivalente
cupola sferica
equivalente

Il caso particolare delle cupole sferiche approssimanti per il bordo inferiore e per quello superiore di
una cupola tronco-conica è schematizzato nella figura seguente.

È tuttavia importante sottolineare che, quando si considera il bordo superiore i coefficienti elastici
ξm = φh risultano cambiati di segno (infatti, una forza h uscente provoca una rotazione negativa).
Analogamente a quanto visto nel caso dei serbatoi cilindrici, in certe applicazioni può essere utile
determinare la rigidezza del bordo della cupola (vedi nel seguito l’esempio del serbatoio con coper-
tura conica), invertendo la matrice dei coefficienti elastici di bordo:
k k12   2 h  1 h 
K c   k11 
k 22   1 m 2 m 
 12
dove si è identificato con il grado di libertà 1 lo spostamento orizzontale  e con il grado di libertà 2
la rotazione .

Esempio: effetto del momento flettente in una cupola semisferica sot-


toposta all’azione del peso proprio
Sotto l’azione del peso proprio, si sono già determinate sia le caratteristiche di sollecitazione che gli
spostamenti in regime di membrana, richiamati nella figura seguente.
Nel caso di cupola incastrata all’estremità, i valori dello sforzo di taglio e del momento flettente
all’incastro si ricavano, nell’ottica del metodo della congruenza, risolvendo il sistema lineare
 0  h   h  m   m  0

0  h  h  m  m  0

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Lezione n. 9 – pag. IX.13

in cui, in questo caso, gli spostamenti  orizzontali coincidono con gli spostamenti radiali w.

m  s  R
nm  
1  cos    x
r = R∙sin()
 1 
np  m  s  R    cos    
1  cos    
 
  R  1   
2

0      m
2 E R∙cos()
  R  2  
0      m Op  Om
2 E

Cupola semisferica sottoposta all’azione del peso proprio

Utilizzando le espressioni viste in precedenza, si può quindi scrivere:

  m  R 2  1    1 1
 h  m 0
E 2 B
3
2  2  B

 m  R   2    h  1
 m
1
0
 E 2 B
2
B

in cui si sono utilizzate le definizioni dei coefficienti elastici di bordo, sfruttando il fatto che sin(0)
= sin(/2) = 1.
Sostituendo le espressioni per  e B,

4 3  1   2  1,3 E  s3
  B
R s R s 12  1   2 

si arriva alla soluzione

  m  s2    R  2 
h    1   
2    R 
1,3 
2


m   m  s  R  1    2   
2

2 

 2  1,3    R 

Per avere un’idea dell’influenza del momento flettente sul regime tensionale nella sezione di inca-
stro, si può esprimere il valore del momento di meridiano (m) in funzione dell’eccentricità del rela-
tivo sforzo normale (nm) in corrispondenza della sezione di imposta della cupola. Si ha quindi, nel
caso = 0:

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Lezione n. 9 – pag. IX.14

 m  s2  R  2 
 1
2  1,3    R 
2 
m 1  2
e   s  1
nm m  s  R 3,38   

dove  = ·R è il parametro adimensionale già introdotto, funzione del rapporto tra R ed s

R
  1,3 
s

per cui si ottiene

e 1  s
  1  1,54 
s 3,38  R

È da notare che anche per spessori estremamente esigui (al limite facendo tendere a zero il rapporto
s/R) il valore di e/s risulta sempre minore di e/2 (al massimo, raggiunge il valore 1/3,38 = 0,296),
per cui la curva delle pressioni è comunque interna alla sezione. Per avere un ordine di grandezza,
in funzione del rapporto s/R, nella tabella seguente sono riportati i valori dell’eccentricità dello
sforzo normale adimensionalizzati rispetto allo spessore della cupola:

R/s s/R e/s


100 0,01 0,250
50 0,02 0,231
20 0,05 0,194

Si può osservare che la presenza del momento flettente induce un’eccentricità nel valore dello sfor-
zo normale variabile tra 1/4 ed 1/5 dello spessore; da un punto di vista assoluto, quindi, i momenti
flettenti sono, tutto sommato, non particolarmente rilevanti (come già notato, si tratta comunque di
eccentricità non troppo elevate, che lasciano la curva delle pressioni interna alla sezione), anche se
localmente lo stato tensionale può risultare impegnativo.
In ogni caso, dal momento che il centro di pressione è situato esternamente al terzo medio (che si
estende fino a s/6), se fossimo in presenza di una materiale non resistente a trazione (ad esempio,
una cupola in muratura), la sezione si parzializzerebbe ed in prossimità dello spigolo maggiormente
sollecitato la tensione massima di compressione assumerebbe il valore:

2  nm 2  nm 2  nm n 2
max     m
3  u 1 s  1 e s 1 e
3  e  3s    3  
2  2 s 2 s

Rispetto al valore della tensione normale dovuta alla compressione del meridiano (pari a n m/s), il
valore di tale compressione risulta più grande di un fattore variabile tra 2.67 (per e/s = 0.25) e 2.22
(per e/s = 0.20).

Esempio: serbatoio con copertura conica


Considerando la situazione in figura, si possono calcolare le sollecitazioni flessionali indotte dal
peso proprio della copertura (trascurando l’effetto del peso proprio del serbatoio che induce soltanto

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Lezione n. 9 – pag. IX.15

uno sforzo normale variabile nei meridiani di questo), in presenza o meno dell’anello di irrigidi-
mento.
Operando nell’ottica del metodo dell’equilibrio, si risolve una prima fase in cui la copertura è sup-
posta incastrata in corrispondenza della sezione di collegamento con il serbatoio, per poi ripartire, in
fase II, le reazioni ottenute in funzione della rigidezza del serbatoio e della copertura (e
dell’eventuale anello).

Dati:
sc hc 0 = 30°
R = 7.00 m
0 hc = R ∙ tg(0) = 4.04 m
ha
sc = 0.25 m
sa
hs = 10.00 m
R ss ss = 0.30 m
ha = 0.40 m
hs
sa = 0.40 m
γm = 25 kN/m3
E = 30000 N/mm2=3∙107 kN/m2
υ = 0.2

CASO I: assenza dell’anello di irrigidimento


Copertura incastrata
In regime di membrana (quindi con appoggi in sede conica), si hanno gli spostamenti:
  R 2  2  cos  0    
2

0   m    0, 000245 m  0, 245 mm


2  E  sin  0   cos  0  
  R  1  4  cos  0   2    sin  0  
2 2
5
0  m    4, 433  10 rad
2E  sin  0 
2

Si ha inoltre
E  s3c
B  40690 kNm
12  1   2 
R
R eq   14, 00 m
sin  0 
sc
 '  4,83   0.645 rad
R eq
   ' R eq  9.036 m
1,3
  0.695 m 1
R eq  sc
I coefficienti elastici di bordo assumono i valori:

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Lezione n. 9 – pag. IX.16

 1  1
    sin 2
    9,156  10 6
m 2
/kN 

   sin  0   1, 272 105 m/kN
2 B 2 B
h 3 0 m 2
 
  1   1  3,537 105 1/kN
 sin  0   1, 272 105 m/kN
 h 2   2  B  m   B
è quindi possibile ricavare le reazioni di incastro h (I) e m(I), risolvendo il sistema
0  h (I)  h  m(I)   m  0

0  h  h  m  m  0
(I) (I)

h (I)  9,156  106  m(I)  1, 272  105  0, 000245


 (I) 5 5 5
h  1, 272  10  m  3,537  10  4, 433  10
(I)

la cui soluzione porge


h (I)  50, 07 kN/m
 (I)
m  16, 76 kNm/m

Matrice di rigidezza della copertura


La matrice inversa di quella che contiene i coefficienti elastici di bordo rappresenta la matrice di
rigidezza del bordo della copertura conica; si ottiene:
 k11 k12   218442 kN/m2 78590 kN/m 
 c  k k   
K  
 12 22   78590 kN/m 56549 kN 
dove si è identificato con il grado di libertà 1 lo spostamento orizzontale  e con il grado di libertà 2
la rotazione .

Matrice di rigidezza del serbatoio


Per il serbatoio si ha:
E  s3s
B  70313 kNm
12  1   2 
1,3
  0,897 m 1
R  ss
  4,83  R  ss  6,999 m
Risultando λ < hs, il serbatoio è classificabile come infinitamente lungo e di conseguenza la matrice
di rigidezza è data da:
k k   4  3  B 2   2  B   203046 kN/m2 113170 kN/m 
K s   k11 k12     
 2    B  2    B 113170 kN/m 126153 kN 
2
 12 22 

Ripartizione delle azioni di incastro


Le reazioni di incastro si ripartiscono tra copertura conica e serbatoio in proporzione alle rispettive
rigidezze. La rigidezza complessiva vale
 421488 kN/m2 191760 kN/m 
K   K c   K s    
 191760 kN/m 182702 kN 
per cui si possono ricavare gli spostamenti  e  della sezione di estremità del serbatoio, risolvendo
il sistema:
 421488 kN/m2 191760 kN/m     h (I)  50, 07 kN/m 
        (I)    
 191760 kN/m 182702 kN   m  16, 76 kNm/m 

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Lezione n. 9 – pag. IX.17

da cui si ricava
  0, 000147 m  0,147 mm
 5
  6,306  10 rad
A questo punto, moltiplicando la matrice di rigidezza della cupola per gli spostamenti, si ricavano i
valori delle azioni sulla copertura in fase II:
 218442 kN/m2 78590 kN/m     h (II) 
     
 78590 kN/m 56549 kN   m (II) 
da cui si ottiene
h (II)  27, 26 kN/m
 (II)
m  8, 03 kNm/m

Sollecitazioni finali nella copertura


Dalla somma delle sollecitazioni in fase I ed in fase II
si ricavano le sollecitazioni finali sulla copertura co-
nica:
h  h (I)  h (II)  22,81 kN/m

m  m  m  8, 74 kNm/m
(I) (II)

Per equilibrio, le azioni che agiscono sul brodo supe-


riore del serbatoio saranno uguali e contrarie a quelle
della cupola.
Dai risultati ottenuti, si nota che il grado di vincolo
tra copertura e serbatoio è intermedio tra la condizio-
ne offerta dalla soluzione di membrana (dove non si
avrebbero né tagli né momenti) e quella di copertura
incastrata.
Nella figura accanto è riportato l’andamento del mo-
mento flettente di meridiano ottenuto attraverso
un’analisi con un modello agli elementi finiti; in cor-
rispondenza della sezione di collegamento tra coper-
tura e serbatoio, l’analisi numerica fornisce un valore
del momento flettente pari a -8,59 kNm/m, quindi in
linea con il risultato trovato (la differenza è minore
del 2%). Come si nota dal grafico, l’effetto si smorza
più rapidamente sul serbatoio (che presenta una lun-
ghezza d’onda minore) rispetto alla copertura.
In corrispondenza del bordo del cono, lo sforzo nor-
male di meridiano in condizioni di membrana assume
il valore:
 s  R
nm   m  50,52 kN/m
sin  20 
Rapportando il valore del momento flettente al valore dello sforzo normale, si ottiene
un’eccentricità pari a
m 8, 74
e   0,17 m
n m 50,52
per cui la sezione di incastro risulta parzializzata (risultando l’eccentricità maggiore di sc/6 = 0,042
m).

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Lezione n. 9 – pag. IX.18

CASO II: presenza dell’anello di irrigidimento


Il procedimento è assolutamente analogo al precedente, con la sola differenza che in fase II occorre
considerare anche la rigidezza dell’anello.

Matrice di rigidezza dell’anello


Per l’anello, il problema è analogo a quanto già discusso nella lezione relativa alle fondazioni dei
serbatoi: rispetto ad un’azione distribuita radialmente, la corrispettiva rigidezza è offerta dalla rela-
zione:
EA
k11  2  153061 kN/m2
R
mentre la rigidezza alla rotazione vale:
EJ
k 22  2  3189 kNm/m
R
Il termine k12 (= k21) risulta ovviamente nullo (un allargamento dell’anello non produce rotazioni, e
viceversa).
La matrice di rigidezza dell’anello risulta quindi pari a:
153061 kN/m2 0 kN/m 
K a    
 0 kN/m 3189 kN 

Ripartizione delle azioni di incastro


Procedendo in maniera analoga al caso precedente, la matrice di rigidezza complessiva comprende
ora anche la rigidezza dell’anello, per cui si ha:
 574549 kN/m2 191760 kN/m 
   c  a  s 
K  K  K  K  
 191760 kN/m 185891 kN 
e quindi gli spostamenti  e  della sezione di estremità del serbatoio assumono i valori:
  0, 000087 m  0, 087 mm
 7
  4, 045  10 rad
Infine, moltiplicando la matrice di rigidezza della copertura per gli spostamenti, si ricavano i valori
delle azioni sulla copertura in fase II:
h (II)  19, 04 kN/m
 (II)
m  6,86 kNm/m
e, dalla somma delle sollecitazioni in fase I ed in fase II, si ricavano le sollecitazioni finali sulla
copertura conica:
h  h (I)  h (II)  31, 03 kN/m

m  m  m  9,90 kNm/m
(I) (II)

Ovviamente, le reazioni sono maggiori rispetto al caso precedente, dovendosi avvicinare maggior-
mente alla condizione di bordo incastrato; l’influenza dell’anello riduce sensibilmente le rotazioni e
comporta un aumento in valore assoluto dei momenti flettenti lungo la copertura che, pari al 13%
circa in corrispondenza dell’imposta.

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