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Zangezi: un matto viaggiatore nella lingua

Stefano Paddeu

Anno 1922. Mille. Novecento. Ventidue. Ecco la chiave di lettura del mio
articolo proprio questultimo termine VENTIDUE.
22 sono le parti che compongono lApocalisse. 22 le particelle introduttive
dei salmi profetici. 22 le lettere dellalfabeto fenicio ed ebraico che ci
riportano al concetto di cabala. CABALA. Lantico codice a valore mistico ed
esoterico che ritroviamo la prima volta nella Sepher Yetsira, il Libro della
Creazione ,di probabile origine palestinese, risalente al III secolo a.C.. Alla base
di questa codificazione sono le 22 lettere dell alfabeto ebraico.
La genesi del mondo avverrebbe attraversi i dieci numeri primi, Sephirot,
ossia i 10 principi dellenergia divina. Essi, unendosi alle ventidue lettere ci
portano alle 32 numero-lettere, le quali costituiscono i sentieri mistici
attraverso i quali agisce Dio durante la creazione del mondo. Attuando
questinterpretazione si arriva alla seguente ripartizione delle lettere base:

- 7 segni doppi corrispondenti ai 7 astri


- 12 segni semplici collegati ai 12 segni zodiacali
- 3 lettere madri associate ai 3 elementi superiori: Aria,
Fuoco e Terra

Intorno al XII, sebbene solo nel pieno Rinascimento se ne far un uso pi


frequente, i cabalisti decisero d associare i loro principi ai 22 arcani maggiori
dei Tarocchi. Tale decisione fu dettata dalla situazione allora esistente, nella
quale i segni-lettere della erano interpretati come simboli demoniaci dallallora
imperante Inquisizione, che costrinse a trovare una soluzione per evitare di
perdere la loro dottrina. Videro, dunque, i cabalisti, negli arcani un ideale
escamotage per sfuggire alle persecuzioni cristiane.
Eccomi giunto ai Tarocchi, ed alle loro principali chiavi interpretative, gli
Arcani appunto. 22, o meglio riconducibili alla matematica somma 21+ 1,
ecco il punto dorigine dellinterpretazione dellopera omnia chlebnikoviana,
Zangezi, che mi accingo ad approfondire. Come sosteneva Chlebnikov stesso,
ci si trova dinanzi a 22 mondi, ognuno dei quali costante di un proprio
sistema di regole, di una propria divinit, ognuna una realt a se stante che
deviene comunque integrante, foglio singolo del grande poema.

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Si deve, ad ogni modo, sottolineare anche la divisione in 21+1, e sorge


spontaneo domandarsi il perch. La decisione dovuta ad un gioco
interpretativo gia facente parte dell arte divinatoria della lettura dei tarocchi.
21 infatti sono gli arcani numerati dall 1 al 21, mentre in una postazione
mobile viene collocato il Matto, lunica carta che pu assumere numerazione
0 e 22. Una carta mobile dunque , emblema stesso del moto libero nello
spazio, attraverso le carte. Il folle. Un personaggio indipendente costretto al
viaggio, un vagabondo unerrante macchietta che viene a diventare liniziato di
un chalcidensico percorso. Il viandante della vita che giunto al termine del suo
viaggio, una volta superato il cammino attraverso le 22 carte (sembrerebbe
quasi un numero/segno profetico che Chlebnikov termini proprio la sua
opera e la sua vita nel 22, quasi una predestinazione numerica, giunge alla
conoscenza ed alla luce, ed il suo punto di svolta si pu delineare nel
passaggio luce/ombra segnalato dalla XIX carta, il sole. Egli, nel cammino
verso la luce radiosa, viene a sottoporre ogni singolo arcano ad una revisione
critica, risultando, dunque, un personaggio abbastanza scomodo per coloro
che lo circondano. Proprio per questo motivo egli condannato ad una vita
libera ed un isolamento. Un essere pellegrino che lo contraddistinguer quale
un essere pellegrino in continuo contrasto con l Essere Umano. Al contempo
Il Folle colui che meglio si istrica nei meandri pi oscuri della natura divina
ed umana, colui che dalla penombra della Luna riesce ad estrapolare la forte
energia luminosa del Sole.
Un Arcano. Un personaggio chlebnikoviano. Zangesi Il Matto. Due
protagonisti, un unico personaggio. Ecco come si pu riassumere il viaggio
nei tarocchi di Velemir I. Entrambi sono profeti daltura che liberano quali
farfalle le loro profezie sulla popolazione attenta, sottostante il pulpito
roccioso della montagna. Libere farfalle che impollinano le menti delle
persone facendo in esse fiorire una coscienza del mondo, una visione
innovativa della realt che muove dalla profonda ricerca linguistica. Lingua,
dunque, degna protagonista con Zangezi nel poema drammatico.
Un percorso, quello che ci presenta Chlebnikov, fatto di piccoli gradini
idiomici, partendo dalla lingua pi onomatopeica, e forse una delle pi
simbolichela lingua degli Uccelli. Il parlare fatto di suoni ripetitivi tipico
degli animali che, insieme allalbero, sono i reali traits-dunions tra il mondo
terrestre, e la realt empirea del Divino. Coloro che con il volo divengono
rappresentanti di libert, capacit di staccarsi da regole fisice e psicologice che
invece legano luomo alla sua esistenza terrestre.
Lingua degli uccelli. Carta 1. Il mago. Il protagonista indiscusso dellarcano
si presenta a noi come pienamente riconducibile allinterpretazione

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chlebnikoviana. Con le sue mani in posizioni diametralmente opposte, una


verso il cielo, e laltra rivolta alla terra, racchiude in se stesso un antitetico
significato. E simbolo tanto dello spirito , quanto della materia, lempireo
infinito ed allo stesso tempo la finitezza della vita terrestre.
Altra carta altro scalino linguistico. La papessa la Jazyk bogov (la lingua
degli dei). Larcano maggiore tra i pi esoterici e mistici tra i tarocchi ci
presenta un ludico linguismo, alla maniera kruenychiana, orientato verso la
profonda rappresentazione delle emozioni; questa nuova sperimentazione
linguistica, l lingua degli dei, deve divenire un vero logostimolatore dei
sentimenti, delle sensazioni, dei moti interiori dellanimo umano. La
strutturazione del componimento diviene un importante strumento, quasi si
volesse trasformare la poesia in un trattato di contemporanea architettura.
Ogni singolo verso caratterizzato da uno o pi sistemi consonantici i quali
di volta in volta subiscono apofoniche mutazioni, paronomasia basata sulla
declinazione interna delle parole, come ne esempio importante il discorso di
Eros, /Ali, Eli, Ili!/ e /Emch,Amch, Umch!// Duchi, damchi, domchi/o il
dialogo di Giunone /Mio, mao/; oppure possibile citare fenomeni di
metatesi: /Mara-Roma/ o di affinazione come nel caso della particolare
parlata di Unkulunkulu : /Rapr, grap, apr/.
Superficie VI. Gli amanti. Zangezi fa il suo ingresso nel mondo di
Chlebnikov. Al sesto arcano porge a noi leroe/sacerdote. Si mostra al lettore
nella carta, che nel gioco dei tarocchi, rappresenta colui che riuscito ad
entrare in contatto con le forze opposte di Bene e Male, capace di unire il
Noumeno con il Fenomeno, che ha sposato il Mondo, la Natura e la Vita
stessa e che, accordandosi con il suo opposto riuscito a diventare un essere
libero, a prendere una direzione nella sua vita ed a portare avanti quanto suo
cammino senza farsi tangere dallambiente circostante, dagli elementi a lui
avversi.
Quale farfalla, azzurro lepidottero si presenta a noi il folle protagonista,
farfalla emblema dellanima, che inconsapevolmente attratto verso la luce.
Verso la finestra-porta tra de realt parallele: il nostro mondo e quello
numerico di Zangezi il mondo della sostanza pura. Quasi un volo, un
frenetico sbattere di alicos si presenta questo frammento di poema.
Azzurre ali che nel voler librarsi libere,si scontrano con la realt-parete e
perdono il loro polline, il colore, la freschezza. Un viaggio che si conclude
con lemblematica frase:

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Lo spazio suona attraverso lalfabeto!

E velocemente siamo giunti allapplicazione zangeziana dellalfabeto


semantizzato. Un alfabeto fatto di concetti. Ecco lobbiettivo ultimo della
ricerca chlebnikoviana, scopo per lui attuabile attraverso le lettere cirilliche.
Vede la lettera capitale dogni parola quale un punto di partenza, un tronco
dal quale possono diramarsi tutti i sostantivi collegabili semanticamente.
In questo suo indagare sulla simbologia alfabetica Chlebnikov fa
riferimento continuo a tre dettami:

- I. Ogni consonante, e pi in generale ogni lettera, ci riporta un preciso


significato, riconducendoci ad unidea generale.

- II. La prima lettera dominatrice nella parola, essendo lei portatrice


della valenza semantica del termine, come venne a dire lo stesso
autore: Il singolo vocabolo assomiglia ad una piccola alleanza
lavorativa, in cui il primo suono, fungendo da presidente, diriga
lintera moltitudine degli atri suoni.

- III. Essendo ogni parola signoreggiata dal primo fonema ed termini


che iniziano con la medesima consonante sono uniti da similarit
concettuale.

La svolta del racconto si ha nella carta palindroma. Il diciannovesimo


arcano. Il SOLE. Dopo il lungo cammino di carte il Matto/Zangezi entra
trionfante tra la popolazione, a cavallo di un destriero. Segna qui il suo
passaggio dal suo promontorio/pulpito ala realt del popolo che gli
sottostava. Egli discende nel villaggio al pari di un grande eroe linguistico che
riuscito ad istruire ed a fare assimilare la sua utopica teoria di una nuova
lingua, un linguaggio stellare, perfetto, con il quale ottenere la supremazia
sullUniverso. Demiurgo del mondo nuovo. Si pone cos il capelluto Zangezi,
quale un sacerdote che stato capace di modificare il pensiero umano
portandolo nel suo folle mondo fatto di autosignificanti parole;
archimandrita al quale stato concesso, attraverso le proprie reti matematiche,
di elevare la Ragione Umana.
I suoi suoni hanno fatto il loro brusco ingresso nel paese, e tra la gente si
sono abbattuti come una mandria di cavalli selvaggi, animali, questi ad ogni
modo domabili, ed ogni suono-cavallo pu cosi trasformarsi da ribelle e
libero essere in un utile mezzo, proprio come si pu interpretare il cavallo di

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Zangezi.
Ed proprio con questa ultima carta viene a concludere il viaggio
iniziatici. La carta XXI. Larcano conclusivo. E questultimo gradino che
racchiude in s tutto gli elementi, tutte le propriet del Gioco di Superfici.
Il Matto rappresenta la giunta del Matto al passo ultimo della sua
iniziazione, il raggiungimento della trascendenza. Raffigura, tuttavia, anche il
Folle e la sua meschinit, la realt degenerata piena di inganni ed invidie, con
la quale egli si deve confrontare. Tutto questo ci riconduce al presunto
suicidio di Zangezi a causa di un mondo che, incapace di riprodurre un
pensiero cos alto, ha distrutto gli scritti del profeta. La ventunesima carta
simboleggia anche la capacit delle persone di andare avanti, anche di fronte
alla presunta rovina. Cos in finale di testo Zangezi si presenta ai due lettori
del giornale, provando loro la menzognera visione della realt offerta loro
dalla stampa.
Sottolineare il difetto dell informazione quotidiana, sempre passabile di
cattiva interpretazione, lo scopo di questultima superficie, volendo marcare
la necessit di utilizzare il linguaggio da lui ideato, quale cristallino mezzo di
comunicazione si pu evidenziare che la notizia appresa attraverso la carta
stampata, e, dunque attraverso un carattere, quello tipografico, decisamente
avversato dallautore, al quale, come pi volte dimostrato anche in Zangezi
prese, preferisce una scrittura pi soggettiva e personale ritrovabile solo nella
stesura amanuense.

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