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Pittura: Fu luogo di principale interesse e di studio rivolto ai nuovi procedimenti dalle avanguardie
russe. Si puntava a realizzare una evasione dall’oggettività del mondo degli oggetti, una vera
rivoluzione dei punti di vista ordinari, riempiendo di nuovi contenuti artistici la vita.
Jakobson: il primo oggetto dei suoi studi fu il verso del folklore russo nelle sue varianti
recitativa e soprattutto epica, quest’ultima considerata la forma più originale e arcaica del
patrimonio della poesia orale russa. È lui che conduce il discorso linguistico a un nuovo
approccio interpretativo di portata semiotica.
Nei suoi scritti, egli ritorna spesso sul termine “literaturnost”, secondo cui l’oggetto della
scienza della letteratura non è la letteratura stessa, ma la letterarietà, ovvero ciò che fa di una data
cosa un’opera letteraria. Ne approfondisce i concetti, ne definisce gli elementi e gli orientamenti
poetici.
Dunque, il senso del linguaggio poetico-letterario risiede nella letterarietà, nello stratagemma,
nei procedimenti testuali e nelle strutture narrative.
L’attenzione di Jakobson per la poesia e la poetica risulta sin dal 1921 in “La nuova poesia
russa”, dove prende come pretesto il voler sottolineare le differenze fondamentali per identificare
le differenze fra futurismo russo e italiano. Si focalizza sulla poesia “zaum” di Chlebnikov.
La lingua è il materiale che serve a motivare la messa in atto del procedimento verso
l’enunciazione, dunque verso la letterarietà.
Del linguaggio prosastico, egli critica certe tendenze abituali dell’automatismo, una sorta di
algebrizzazione degli oggetti che vengono sostituiti dai simboli. Per lui il fine dell’arte è dare
una sensazione della cosa che deve essere visione e non solo riconoscimento. Solo in questo
senso, l’arte può resuscitare la vita, rendendo sensibili le cose.
Per ottenere questo risultato l’arte si serve di due artifici:
- Lo straniamento delle cose
- La complicazione della forma, con la quale tende a rendere più difficile la percezione e a
prolungarne la durata.
Attraverso il primo scritto “La resurrezione della parola”, il movimento per lo studio della
lingua poetica noto come formalismo era stato già preannunciato. Questo testo, inoltre, sancì la
fortunata collaborazione teorico-pratica tra formalisti e futuristi, uniti da una forte avversione per
l’estetica tradizionale e propugnatori di una nuova concezione della forma e della parola.
Già a partire dalla parola resurrezione, presente nel titolo, lo scritto si pone come critico-
programmatico e va inteso come auspicante di una ri-animazione della parola, del testo che si
presenta come morto.
Nasce da questi studi sul linguaggio artistico una vera e propria collaborazione fra poesia e
poetica, tra poeti e studiosi della poesia. L’attenzione è rivolta proprio agli innovatori della
lingua, ai poeti e artisti delle avanguardie russe che, contrari ad una lingua rappresentazionale,
prendono posizione e promuovono nuovi modi di vedere il mondo, ridisegnano un mondo a-
logico, per far riscoprire la natura dell’enunciazione.
Todorov: nella Prefazione al libro Russia, Follia, Poesia scrive a proposito dell’alta
considerazione di Jakobson per la poesia rispetto alla prosa, che quest’ultima è solo un
compromesso.
Ripellino -> afferma che così come i pittori costruiscono con il colore una realtà autonoma, alla
stessa maniera i poeti, gli avveniriani, si prefiggevano di fare della poesia un “intreccio di suoni e
di immagini, una pura trama fonetica”. Si tratta, dunque, di testi che si fanno scrittura poiché in essi
c’è la resa di un’enunciazione irripetibile, la quale diverrà opera.
Esprimersi in “quest’altra” lingua, significa tradire il testo preso in parola, poiché si utilizza un
linguaggio sconosciuto e fuori tempi. La poesia è proprio un’arte che non parla e che usa una sorta
di musica visiva, di “immagine acustica”. Si tratta di una scrittura come visione senza occhi, in-
audita.
In questo senso si può parlare di:
- Linguaggio inattuabile, poiché non si lascia rappresentare
- Linguaggio inassimilabile, paradossalmente illeggibile, che non conclude, mostrandosi
come linguaggio antecedente alla trascizione.
In omologia, gli artisti dell’avanguardia russa parlavano, in pittura, di “zvukopis”, cioè di una
pittura acustica la cui aspirazione non è il dicibile. (Un esempio di quanto l’importanza musicale
fosse tenuta in considerazione lo si trova nella “Vittoria sul sole”
Malevic: più o meno nello stesso periodo, egli esponeva già diversi dipinti dal titolo Realismo
transmentale, con chiaro riferimento al linguaggio zaum. Da questo momento in poi, si
dedicherà ad una sorta di musicalità dipinta. I rapporti fra suono e immagine sono temi che
influenzano tutta l’opera di Malevic da ora in poi, tanto da portarlo a partecipare attivamente a
gran parte delle iniziative degli zaumniki, intenti a oltrepassare gli orizzonti della parola.
Florenskij: interviene sullo studio del suono nella lingua, poiché particolarmente dotato di una
sensibilità musicale che gli permetteva di captare le sonorità segrete dei termini linguistici.
Analizzando le poesie di Chlebnikov scrive che egli riuscì a manifestare “la bellezza della lingua,
aiuta a capire il valore del materiale stesso del discorso e la base spontanea dalla quale nasce il
discorso logico”.
Per esempio, una sua poesia, ricca di figure pittorico-poetiche come quelle a cui si riferisce
Florenskij, è “Esorcismo del riso”, dove il verso si basa completamente sull’alternarsi del suono e
della radice “sme”. Si tratta qui di trasformismo lessicologico.
Chlebnikov: un altro esempio si pittura-sonora è il componimento intitolato “Ritratto”, dove
smantella il volto umano in diversi elementi sonori, nel tentativo di creare una percezione
simultanea di tutte le parti. Importante, in questo componimento, è anche la presenza
dell’interdisciplinarietà. Questa era molto importante per le avanguardie russe, che si basavano sul
concetto di arti dialoganti. Gli innovatori si dichiaravano contro ogni specializzazione settoriale,
applicando tutti i principi da loro stessi teorizzati a tutti i campi artistici, quali la letteratura, la
pittura, il teatro…
Schiaffo al gusto corrente: era l’opuscolo del gruppo poetico Gileja, che aveva l’intento di
proclamare il diritto di arricchire il dizionario con vocaboli arbitrari e deviante. Il gruppo, fra gli
altri, era composto da Krucenych, Chlebnikov, Majakovskij e il suo artefice era Burljuk. Colore che
ne facevano parte venivano chiamati “cubo-futuristi”.
L’opuscolo fu realizzato da questi poeti e il programma era quello di intervenire drasticamente
contro la lingua normativa e il perbenismo. Il libro si chiudeva profeticamente con una
premonizione di Chlenikov sulla caduta di alcune grandi potenze che sarebbe avvenuta nel 1917. Fu
solo il primo di una serie di altri manifesti futuristi che delineavano i nuovi principi creativi della
poesia d’avanguardia, che negava profondamente l’ortografia in nome della libertà del singolo
poeta. Essa attribuiva anche un senso arbitrario alle parole in base alle loro caratteristiche fonetiche.
Questo perché per rinnovare il mondo bisognava partire dalle parole. Da qui nacque la necessità di
creare un linguaggio nuovo che si opponeva alla lingua convenzione, lo zaum.
Linguaggio zaum: scrittura pre-linguistica, in cui risuona il farfugliamento degli indemoniati e dei
folli. Si tratta di un linguaggio transmentale che condurrà il mondo fuori da ogni convenzione
sociale, verso la visione id nuove forme poetiche inedite e alla conseguente rottura con tutto ciò che
riguarda il passato.
Jakobson: inizia a partecipare ai dibattiti e alle conferenze degli avveniriani quando aveva
appena diciassette anni e si propone egli stesso come poeta sotto lo pseudonimo di Aljagrov.
L’anno per lui determinante è il 1913, quando durante il mese di dicembre incontra il suo poeta
preferito Chlebnikov. Durante il loro incontro gli regalò la sua raccolta di incantesimi ed
esorcismi recuperati da varie fonti. E in cambio il famoso poeta gli fece dono del suo ultimo libro
“Ruggito”, che autografò immediatamente, lasciandogli anche una dedica.
Krucenych: fu colui che spinse la poesia transmentale fino alle sue estreme conseguenze. Con
lui lo zaum risulta differente, più anarchico, e si modula tramite il suono, arrivando alla
conclusione che le parole simili nel suono, sono simili anche nel senso. Costruiva le sue poesie
basandosi su accenti tonici errati, scorrettezze grammaticali, frasi assurde e figure insensate. In
questo modo riuscì ad ottenere l’indipendenza della forma dal contenuto semantico e orientò la
parola alla ricerca di nuove vie verso le posizioni più estreme.
All’inizio del suo percorso produsse una quindicina di volumetti manoscritti artigianali costituiti
da lettere combinate con delle immagini disegnati (anche da Rozanova e Malevic). Uno dei primi
fu “Gioco all’inferno”, sfruttando il periodo in cui scrittura e pittura non era due cose distinte
nell’arte del tempo.
Con la stesura del manifesto cubo-futurista, divenne uno dei personaggi di maggior rilievo nel
gruppo dei futuristi russi e si dedicò alla ricerca di una scrittura alogica che bandisse dalla lingua
ogni imposizione.
Fu anche direttore della Futuruniversità, che aveva come stravagante sede la “Tavernetta
fantastica”, il cabaret più famoso della città, capitale della Georgia. Ma quando fece ritorno a
Mosca negli anni Venti si ritrovò progressivamente emarginato. Per la sua capacità di operare
sulla lingua attraverso manipolazioni linguistiche viene considerato anche come il primo
“dadaista”, movimento che si presenterà in Europa con tre anni di ritardo.
Fu il primo a prendere in prestito dai pittori cubo-futuristi la nozione di sdvig, traducibile come
“spostamento” e che divenne ben presto il procedimento creativo più utilizzato dai pittori e dai
poeti dell’avanguardia.
Vanno ricordati anche i suoi due trattati teorici di matrice costruttivista. Il primo intitolato “La
testura della parola: dichiarazione”, dove per “testura” si intendono le forme e le proprietà
fonetiche e grafiche della lingua, che vengono poi catalogate e descritte nel trattato. L’altro
trattato è chiamato “Smottologia del verbo russo: trattato offensorio”, dove riprende i concetti
della tecnica dello sdvig.