Testo letterario --> oggetto di un certo comportamento. 1.CONDIZIONI SIMBOLICHE: ESEMPLIFICAZIONE (un cartoncino rosso designa la propriet del predicato rosso). DENOTAZIONE --> una parola denota ossia indica gli oggetti e stati del mondo a cui si applica. Esemplificazione opposto di denotazione. Due termini di unidentit sono sostituibili tra loro se sostituendoli non si modifica la verit o il senso enunciato. (Ex: Cicerone = Tullio; Cicerone scrisse De Oficiis; Tullio scrisse De Oficiis). Esistono contesti nei quali la sostituzione non possibile = CONTESTI OPACHI; quando ad es. si fa riferimento al significato interno della parola (es: Giorgione era cos chiamato perch di grossa corporatura). Osservazioni valide anche per il discorso letterario. Testo letterario = OPACO, a noi interessa non solo ci che denota ma anche ci che esemplifica. Opacit testo letterario --> 2 conseguenze: 1. INDIVIDUALITA OPERA (nulla sostituibile) 2. INFINITA INTERPRETAZIONI Condizioni simboliche necessarie ma non sufficiente distinguere testo lett da non lett. 2.CONDIZIONI PRAGMATICHE: letteratura predispone le sue opere ad un destinatario collettivo --> RI-USO (Lausenberg) RI-USO(aspetti salienti) 1. Dominio 2. Identit 3. Asimm. S com. RI-USO (criteri) 1. Verit 2. Stile 3. Autorit RI-USO (ordini criteri) 1. Semantico 2. Espressivo 3. Eziologico.
Condizioni opera: 1. Testo sottoposto ri-uso 2. Dominio testo coincide con esperienza a cui esso stesso d forma nella letteratura 3. Ci che lo rende insostituibile, lidentit, il suo piano esemplificazionale 4. Asimmetria fra interlocutori: presenza pubblico in senso proprio e principio paternit opera.
SOGGETTI COMUNICAZIONE
Schema Jakobson (1960): FATTORI COSTITUTIVI MITTENTE CONTESTO CODICE CANALE MESSAGGIO DESTINATARIO FUNZIONI EMOTIVA REFERENZIALE METALINGUISTICA FATICA POETICA CONATIVA
Nellanalisi testo si devono considerare tutti questi fattori. A. AUTORE testo: Sul piano teorico: 1. Autore in quanto soggetto empirico 2. Autore implicito che ci viene incontro dalle pag sua opera Sul piano critico: possiamo postulare anche il suo inconscio Autore anche (ci materia della sociologia letteraria): 1. Individuo psicologico 2. Individuo sociale B. TESTO NEL TEMPO: PUBLICAZIONE OPERE ANTICHE: RECENSIO: vaglia intera tradizione manoscritta/stampata COLLATIO CODICUM: mettere a confronto testimoni per stabilire, in base errori, la rel. EXAMINATIO: esame per vedere se coincide con originale, se s --> CAPOSTIPITE comune testimoni, ossia ARCHETIPO. EMENDATIO: possibili miglioramenti DIVINATIO: congettura alle lezioni archetipo guaste. Gli errori si dividono (MASS) in errori SEPARATIVI e CONGIUNTIVI.
STILISTICA E RETORICA
Variazioni lingue: 1. Diacronica (nel tempo) oggetto Linguistica storica 2. Sincronica (spaziali e sociali) oggetto Sociolinguistica Definizione letteratura: La questione fu impostata in maniera esplicita dai FORMALISTI RUSSI (attivi tra Mosca e Leningrado tra il 1915 e 1930) per essere ripresa dagli strutturalisti del circolo di PRAGA (Tesi del 29). FORMALISTI RUSSI: rifiutano la prospettiva estetica, tentando di individuare nel linguaggio stesso dellopera letteraria limpronta, lessenza della letterariet, OGGETTO DELLA SCIENZA DELLA LETTERATURA (Jakobson nel 21) NON E LA LETTERATURA MA LA LETTERARIETA, CIOE CIO CHE FA DI UNA DATA OPERA UNOPERA LETTERARIA. La letterariet consisterebbe, dunque, nellautoriflessivit del linguaggio: tale messa in evidenza si manifesterebbe nella ripetizione della stessa figura fonica. La teoria delle funzioni di Jakobson rappresenta la formulazione dellopposizione tra lingua poetica e lingua standard, che si fonda a sua volta sullidea della poesia come scarto e come deviazione dalla norma. Le implicazioni di queste prospettive poggiano sullidea, gi 800, della letteratura come attivit fine a se stessa, libera da ogni condizionamento o intento pratico, quindi come linguaggio non REFERENZIALE, non comunicante. Jakobson, nel 60, pone la questione in termini pi sfumati: non esiste una lingua poetica distinta, ma esiste una funzione poetica che, nonostante sia presente anche negli altri messaggi non poetici, DOMINANTE in poesia. Lindividuazione della dominante dipende dal DESTINATARIO. Il discorso letterario in rapporto con un contesto preciso, ed fondato cu un complesso di regole e convenzioni condivise dai partecipanti. MARY LOUISE PRATT (1977): il lettore che mette il messaggio in primo piano, e non il messagio che mette in primo paino se stesso. Si spiega perch possiamo prendere come letterario un testo che non letterario per lintenzione dellautore e viceversa. Una volta riconosciuto come testo lett allinterno comunit esso viene posto a un trattamento particolare che risponde a determinate condizioni SIMBOLICHE e PRAGMATICHE.
RETORICA
Logica arte del pensare. Retorica arte del dire, persuasione. Retorica classica: GENERI RETORICA: 1. GIUDIZIALE (impiegato per accusare/diffendere) 2. DELIBERATIVO (orientare decisione assemblea) 3. DIMOSTRATIVO (lodare/biasimare) PARTI RETORICA: 1. INVENTIO scelta argomenti, che possono consistere in testimonianze, o prove artficiali di tre tipi: ETICHE (per attirare simpatia pubblico); PATETICHE (per suscitare commozione); LOGICHE (razionali). LOCI, in numero variabile a seconda autori, sono forme o tipi di argomenti di cui lautore deve servirsi o evitare. Loci comuni e propri. 2. DISPOSITIO arrangiamento materiale da parte oratore/scrittore. Naturale/artificiale. Crescente/decrescente/nestoriano. Periodo pi lungo/pi breve prima. 3. ELOCUTIO cura espressione. Generi: umile, mediocre, grave. Virt: purezza, chiarezza, adeguatezza, ornamento. Ornamento si serve di figure di parola e pensiero. Figure di pensiero, riguardano anche INVENTIO, regolano organizzazione contenuto che pu presentarsi pi o meno AMPLIFICATO, seguire ordo artificialis, pu far impiego di esempi, luoghi comuni. Le figure di parola riguardano le PAROLE SINGOLE (TROPI) o pi parole. TROPO consiste nello spostamento di significato della parola (es: sineddoche --> tetto per casa). 4. MEMORIA tecnica apprendimento del discorso. 5. PRONUNTIATIO esecuzione. Per gli strutturalisti retorica = strumento analisi. Jakobson insisteva su due figure: METAFORA e METONIMIA. Dopo Saussure si individuano nel linguaggio due tipi rapporto: PARADIGMATICO (di selezione: a o b o c) e SINTAGMATICI (di combinazione: a con b con c). La metafora agisce sul piano paradigmatico, procedendo per similarit. La metonimia agisce sul piano sintagmatico, procedendo
per contiguit. Secondo J metafora e metonimia servono a caratterizzare 2 orientamenti letterari: simbolico => metafora; realistico => metonimia.
STILE
= adeguazione a norme pubbliche, tradizionali che a seconda dei casi lo definirono UMILE, MEDIOCRE, GRAVE. Non una violazione del codice, ma un codice supplementare. AUERBACH: alla divisione degli stili classica si contrapposto il REALISMO MODERNO (Balzac, Stendhal). Ci che distingue realismo medioevale da quello moderno la nozione di FIGURA, secondo cui un fatto che accade sulla terra, indipendentemente da chi lo produce, significa non solo se medesimo, ma anche un altro fatto che esso preannuncia, o ripete. BACHTIN si richiama alla divisione dei formalisti russi. Il suo punto di partenza costituito da un fenomeno particolare: Il CARNEVALE. Nel carnevale tutti sono partecipanti attivi. Le categorie del carnevale (abolizione distanza a favore del libero contatto familiare, eccentricit, combinazione inconsueta sacro-profano, profanazione parodistica) durante i secoli si sono estese anche alla letteratura.
ORALIT E SCRITTURA
Storia poesia, st lett, inizia con la poesia orale. Secondo LORD, la poesia orale poesia composta nellesecuzione da persone che non sanno n leggere n scrivere. Tratto caratterizzante poesia orale: FLUIDITA. Caratteristiche P O: PARALLELISMO (p grammaticale = ripetizione costrutto sintattico; lo stesso per parallelismo ritmico e fonico) e PARATASSI ( disegno sintattico che si serve principalmente della coordinazione; conseguenza --> SPEZZATURA nella poesia orale RARA). Teoria Lord riferita soprattutto alle opere OMERO.
VERSO
1. Metro e Ritmo ELEMENTI costitutivi VERSO ITALIANO: POSIZIONE e ICTUS. Numero POSIZIONI determina la STRUTTURA METRICA; ICTUS in certe posizioni determina STRUTTURA RITMICA (distinguibile dalla prima solo in astratto). Le posizioni sono FORTI (marcate da ictus) e DEBOLI. Ogni POSIZIONE coincide con una SILLABA. Figure metriche in senso stretto DIERESI/SINERESI; DIALEFE/SINALEFE. Una posizione sta in luogo di una SILLABA ZERO nei versi ACEFALICI e CATALETTICI della tradizione ANISOSILLABICA. Denominazione versi italiani si formano dal numerale lat +ario o sillabo. ENDECASILLABO SDRUCCIOLO = una sillaba in pi alla fine ENDECASILABO TRONCO = una sillaba meno alla fine. ENDECASILLABO se e solo se 10 posizione marcata da ICTUS. Ictus coincide con accento. In italiano due accenti: primario e secondario. Laccento secondario si osserva in parole di almeno 3 sillabe, separato da quello primario da almeno 1 sillaba e un max 2. FRASE RITMICA = equivalente metrico del gruppo fonetico, ossia una sequenza limitata a destra e sinistra da pause metriche (cesura o limiti verso). ICTUS pu cadere esclusivamente su una posizione: a. Che sia preceduta o seguita da almeno una (o pi di due) posizioni deboli; b. Che sia preceduta da almeno 1 e da non pi 2 pos deboli e seguita da una pausa metrica (cesura o fine-verso); c. Che sia seguita da almeno 1 e da non pi 2 pos deboli e preceduta da una pausa metrica. In metrica la frase ritmica individuata unicamente dalle pause metriche. 2. TIPI VERSO SISTEMI ISOSILLABICI V senza cesura. Dante distingue versi parisillabici e imparisillabici. Abbiamo dunque: bisillabo (raro); trisillabo; quadrisillabo; quinario; settenario; ottonario; novenario; decasillabo. V con cesura fissa (versi doppi). Si tratta del settenario doppio o alessandrino.
V con cesura mobile (endecasillabo). Il pi fortunato nella metrica it. Risulta dalla giustapposizione di un 5nari + 7nario (endecasillabo a minore) o viceversa (a maiore) a condizione che il primo membro sia TRONCO (uscite in vocale tonica o atona) o che tra il primo e il secondo si crei una SINALEFE. ENJAMBEMENT (SPEZZATURA) = non coincidenza tra metrica e sintassi. (Es: primo verso fine OMBROSA inizio verso successivo NOTTE)
SISTEMI NON ISOSILLABICI ANISOSILLABISMO = esecuzione sillabica dei versi di uno stesso componimento, non dovuto al disegno strofico e non imputabile a guasti tradizione manoscritta. Proprio della tradizione RELIGIOSA. METRICA BARBARA. La metrica antica si basava sullopposizione di sillabe lunghe a sillabe brevi. Poesia, fondata sulla metrica quantitativa, ma letta secondo gli accenti delle parole e non secondo la scansione metrica. VERSO LIBERO. Caratterizzato da: polimetria; anisosillabismo; riadattamento metrica barbara; verso accentuativo; verso-frase; verso lineare. TIPI RIMA: (rima = figura di suono che consiste nellidentit della parte terminale di 2 o + parole, a cominciare dalla vocale tonica, o comunque metricamente pi forte) 1. EQUIVOCA = identit assoluta (amare vb. /amare agg.) 2. IDENTICA/TAUTOLOGICA = semplice ripetizione 3. CON FIGURA ETIMOLOGICA = fugge:rifugge 4. SPEZZATA = presenta spezzatura 5. IPERMETRA = parola sdrucciola in rima con parola piana (petali:poeta) 6. INTERNA = cade interno verso 7. SICILIANA = e/o toniche fatte rimare con i/u toniche ALTRE FIGURE SUONO: 1. Assonanza = identit terminazioni parziali (ridente:amante; casi:mani) 2. Allitterazione = ripetizione 1 pi fonemi/sillaba. FORME STROFICHE: 1. DISTICO = copia versi rima baciata 2. TERZINA = ogni unit legata alla precedente da rima incatenata (ABA.BCB.)
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3. QUARTINA = rime incatenate/abbracciate (AAAABBBB) 4. SESTINA = rima ABABCC 5. OTTAVA = ABABABCC CANZONE
(ABAB/ABBA);
monorima
STANZA = FRONTE (PIEDI uguali) + SIRMA (identica o simmetrica). Tra FRONTE e SIRMA = pu verso CONCATENAMENTO (riprende ultima rima fronte, pu essere ripetuto interno o fine sirma) Conclusa da un CONGEDO = unaltra strofe/solo sirma/parte sirma/ sirma + ultimi versi fronte. Le rime possono rinnovarsi di stanza in stanza o ripetersi identiche. SONETTO Si pu interpretare come una stanza isolata di canzone, con fronte e sirma bipartite. formato da endecasillabi. Si articola in due serie di rime: delle quartine e delle terzine. Quartine rime alterne o abbracciate. Pi libero il terzetto. BALLATA Caratterizzata dalla presenza ritornello. Tipi ballata in base ritornello: 1. Ballata piccola = 1 endecasillabo 2. Ballata minore = 2 endecasillabo oppure 1 endeca. + 1 sett. 3. Ballata mezzana = 3 end. oppure end. + sett. 4. Ballata grande = 4 end o end e sett
NARRATIVA
Narrativa naturale LABOV: la narrativa naturale (racconto orale o improvvisato) presenta struttura costante e si articola in pi parti: 1. Prologo narratore anticipa succo storia 2. Orientamento presentazione personaggi, ambiente, situazione 3. Azione complicante narrazione vera e propria 4. Valutazione commenti esterni usati dallautore per giustificare il suo racconto 5. Risoluzione narrazione vera e propria 6. Coda breve conclusione STRUTTURA RACCONTO: Narrazione riferisce una serie eventi.
TEMPO
(discontinuit tra ci che precede eventi narrati e eventi narrati stessi + tra eventi narrati e ci che seguir)
Identificare discontinuit d agli eventi: SCOPO, SENSO, DIREZIONE. Ogni narrazione postula un mondo conoscibile, regolato da leggi che lo fanno essere quello che . La moderna narratologia ha preso le mosse dalla ricerca FOLCORISTICA di PROPP. MODELLO DI PROPP (basato sul concetto di FUNZIONE) 1. Situazione iniziale 2. Allontanamento 3. Divieto (posto alleroe) 4. Infrazione (appare antagonista)
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5. Danneggiamento (inizio esordi) 6. Partenza (fine esordio) 7. Prove (eroe incontra donatore che gli fornir il mezzo dopo alcune prove) 8. Conseguimento mezzo magico 9. Trasferimento in un altro reame 10. Lotta con antagonista 11. Vittoria 12. Rimozione sciagura 13. Ritorno 14. Persecuzione 15. Salvataggio 16. Arrivo in incognito eroe 17. Falso eroe con pretese infondate 18. Compito difficile alleroe 19. Identificazione eroe 20. Smascheramento falso eroe 21. Trasfigurazione (inizio conclusione) 22. Punizione antagonista 23. Nozze (fine conclusione)
ASPETTI DEL RACCONTO: 1. VOCE si potrebbe dire che paradossalmente la voce la nostra. la voce del narratore che articoliamo nella nostra mente. Tre possibili tipi di voce narrante: Di volta in volta un personaggio (DECAMERON) Voce narrante che parla di se (COSCIENZA DI ZENO) Dare parole ai personaggi attraverso attori: MIMESI (es. Amleto disse a Ofelia: Vai in convento) e DIEGESI (Amleto disse a Ofelia di andare in convento). CHATMAN (classificazione in base M e D): rappresentazione mediata in modo minimo (Es. Coscienza di Zeno); rappresentazione che oltre alle azioni verbali anche formule neutro come egli pens; rappresentazione che rende palese presenza autore; rappresentazione in cui lautore giudica, interpreta, ecc. Romanzo epistolare scritto in prima persona
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2.
TEMPO
Della STORIA Del DISCORSO Quello in cui si suppone Quello in cui voce narrante ci riferisce eventi avvenga vicenda narrata e ha luogo atto lettura/ascolto RELAZIONI: A. La SUCCESSIONE nella storia seguir il PRIMA e il DOPO. Es. 1. Il re mor; 2. La regina mor di dolore --> successione rispettata. Se il discorso avesse la forma: 1. La regina mor di dolore; 2. Poich il re era morto. --> ANACRONIA B. DURATA: riassunto (se tempo storia pi breve tempo discorso); elissi (tempo storia lungo, tempo discorso nullo); scena (tempo storia = tempo discorso); monologo interiore (tempo storia coincide tempo discorso); pausa (tempo storia pi lungo tempo discorso) C. FREQUENZA (tesi Chatman): singolativo (1 sola rappresentazione discorsiva di 1 sg momento storia; es: ieri mi sono coricato); singolativo-multiplo (diverse rappresentazioni, ciascuna corrisponde a un mom diff storia; es: luned mi sono coricato, marted mi sono coricato, ecc); ripetitivo (molte rapp discorsive dello stesso mom storia; es: ieri mi sono coricato presto, ieri mi sono coricato presto) iterativo (sg rapp di molti mom storia; es: tutti i gg settimana mi sono coricato presto). 3. PUNTO DI VISTA. Ci sono tre casi (di rado si danno in forma pura): a. Narratore sa e dice pi di quanto sappiano i personaggi NARRATORE ONNISCIENTE (conosce lintero sviluppo sin dallinizio) b. Narratore sa e dice solo ci che dice il personaggio (tipico del romanzo poliziesco) c. Narratore sa e dice meno di quanto sappia il personaggio (tipico del romanzo comportamentista) Esempi di cambiamento di prospettiva: Si supponga che il narratore abbia presentato un personaggio e continui: 1. Entr Maria, sua moglie questa esplicitazione chiama in causa un N onnisciente. 2. Entr Maria ed egli sollev la testa dal libro narratore si limita a verbalizzare gli eventi. Punto di vista rimane quello del personaggio. 3. Maria entr e sorrise dentro di s. punto di vista sposta al secondo personaggio.
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Oss: USPENSKJI sostiene che il semplice ENTRO MARIA in contrapposizione con MARIA ENTRO sarebbe sufficiente a determinare il punto di vista: come lettori noi non sappiamo chi Maria, e la prospettiva in cui levento ci viene presentato non pu che essere quella del personaggio che percepisce, di suo marito.
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FABULA e INTRECCIO
ELEMENTI COSTITUTIVI RACCONTO, ossia MATERIALI DI BASE per la costruzione dellINTRECCIO. ESSA consiste nella serie degli eventi considerata cronologicamente e seguendo nessi causali.
ARRANGIAMENTO, NEL TESTO, DEGLI ELEMENTI FABULA. Il suo contenuto non segue necessariamente una logica causale-temporale. In generi particolari, lintreccio segue precise regole (es. romanzo giallo: evento iniziale (delitto) viene ricostruito solo alla fine. Procedimento pi diffuso di incastro passato nel presente: FLASHBACK. Pu essere ricondotto al pi generale fenomeno dello sfasamento, la spezzatura.
SEGRE ha suggerito di sostituire alla coppia FABULA INTRECCIO una quadri partizione: 1. DISCROSO il testo colto nel suo aspetto significante 2. INTRECCIO 3. FABULA 4. MODELLO NARRATIVO livello ulteriore di astrazione, ossia la forma pi generale in cui un racconto pu essere esposto mantenendo lordine e la natura delle sue connessioni. FABULA e MODELLO NARRATIVO sono 2 nozioni che permettono, a due livelli distinti, la comparazione di testi la cui affinit spesso oscurata da elementi complementari e dallorganizzazione stessa degli intrecci.
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TIPOLOGIE PERSONAGGIO
FORSTER: Homo Fictus = quella caratteristica specie antropologica costituita dalla popolazione che abita e vive i romanzi e i racconti in generale. La differenza tra homo sapiens e homo fictus risiede nel dato pi ovvio: mentre h sapiens ha unesistenza ontologica irriducibile alla relazione in cui immerso, alle vicende che vive, al racconto che ne possiamo dare, h fictus esiste solo per quel che ci viene raccontato. Homo fictus, secondo Forster, pu essere di due tipi: 1. Personaggio PIATTO (creato introno ad ununica idea) 2. Personaggi MODELLATI (ha la capacit di sorprenderci in modo convincente).
Narratore presente come personaggio nellazione (OMODIEGETICO) Narratore assente come personaggio nellazione (ETERODIEGETICO)
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