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SEZIONE 1 PSICOLOGIA

Unit 9
Le molte facce della comunicazione
Il prof di storia un uomo colto, ma non ha grandi capacit comunicative; Per
ottenere consensi, un leader politico deve essere un abile comunicatore; Nella mia
famiglia non c dialogo; Io e mia figlia non ci capiamo: come se parlassimo due lingue
diverse; Il papa nel suo discorso ha ricordato limportanza del dialogo tra le religioni...
Capita spesso di sentire affermazioni di questo genere, che testimoniano quanto, allinterno
della societ, la comunicazione sia avvertita come una questione decisiva. In tutti
gli ambiti sociali (dalla famiglia alla scuola, alla politica) si persegue infatti lobiettivo di
comunicare in modo efficace, imparando a utilizzare al meglio uno strumento che non
privo di insidie, perch spesso proprio da incomprensioni ed equivoci sorti sul terreno
degli scambi linguistici che si generano e si sviluppano molte tensioni.
Della comunicazione si occupano non solo gli psicologi, ma anche sociologi,
antropologi, filosofi e linguisti: nelle pagine che seguono proporremo alcune delle
loro analisi.

1. La comunicazione come trasmissione


ne
comunicazio
pi elesale che, al livello
Fenomeno univer
a trasmisdefinire come un
mentare, si pu
a non solo
ioni. Essa riguard
az
rm
fo
in
di
ne
sio
chine: ad
ma anche le mac
uomini e animali,
caldaia a
a
namento di un
esempio, il funzio
comunipone uno scambio
termostato presup
esterno.
chio e lambiente
cativo tra lapparec

Etimologicamente, la parola comunicazione deriva


dallaggettivo latino communis, che significa comune,
da cui a sua volta deriva il verbo communico, metto in comune, appunto. Da questa stessa radice derivano anche
altre parole della nostra lingua, come comunione e comunit. Nel suo significato originario, il termine comunicazione comprende dunque lidea del condividere
esperienze, pensieri, emozioni.
Gradualmente, per, a questa accezione se ne sovrapposta una seconda, che nel tempo ha finito per prevalere:
comunicare come trasmettere o trasferire, inizialmente riferito a entit fisiche, in seguito a informazioni.

Lo schema di Shannon
Nel tentativo di individuare un modello della comunicazione ossia uno schema che
riproducesse la struttura di base di ogni atto comunicativo gli studiosi si sono ispirati
proprio allidea della comunicazione come trasmissione.

UNIT 9 Le molte facce della comunicazione

ON LINE

scheda libro
Carlo Majello
Larte di comunicare

231

Il primo di questi modelli stato elaborato negli Stati Uniti negli anni Quaranta del
Novecento, non da psicologi o da esperti di scienze sociali, ma da un ingegnere e
matematico: Claude E. Shannon (1916-2001), autore di una teoria in cui la comunicazione era concepita come trasferimento di informazioni tramite segnali da una fonte
a una meta, trasferimento reso possibile da un apparato di trasmissione e da uno di
ricezione. Shannon era ricercatore presso i laboratori della Bell Telephone e aveva in
mente soprattutto la comunicazione telefonica, in cui c un luogo da cui parte la
chiamata (la fonte, ad esempio la casa di Giuseppe) e un luogo in cui arriva (la meta,
ad esempio la casa di Giovanni), collegati tra loro grazie agli apparecchi telefonici e a
un sistema di cavi, antenne e trasmettitori.
Come emerge dallo schema riportato di seguito, nella comunicazione cos intesa il
problema principale consiste nel controllo della correttezza del segnale e del suo
trasferimento dalla fonte alla meta: se la comunicazione difficoltosa, ci da imputare unicamente allinterposizione di fattori di disturbo (esterni o interni, fisici o
psicologici) che impediscono la corretta ricezione del messaggio.
FONTE

messaggio

Trasmittente

segnale

Ricevente

messaggio

META

Fattore di disturbo

Il modello di Jakobson
Una rielaborazione dello schema di Shannon si deve al linguista russo Roman Jakobson
(1896-1982), autore di un modello classico, citato anche nelle antologie letterarie e nei
testi sulla comunicazione poetica.
Come emerge dallimmagine che segue, nello schema di Jakobson i protagonisti della
comunicazione non sono pi le tecnologie e le macchine, ma gli esseri umani, che
interagiscono gli uni con gli altri scambiandosi messaggi.
Contesto
Referente

Emittente

canale

Messaggio

Codice

canale

Destinatario

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SEZIONE 1 PSICOLOGIA

Analizziamo allora uno alla volta gli elementi di questo importante modello:
emittente
alla fonte c un emittente, ovvero qualcuno che
io.
e invia un messagg
na
io
ez
nf
trasmette una o pi informazioni a un destinatario
co
e
ch
i
Colu
te
o ricevente;
n
o riceve
a
destinatario
de
ve
ov
pr
e
le informazioni trasmesse costituiscono il messaggio;
il messaggio
Colui che riceve
significato.
il
e
rn
fra
ci
il messaggio composto di segni (ad esempio alfade
a
decodificarlo, cio
betici, o numerici) e, pertanto, deve essere codificaio
g
g
a
ss
e
m
to, cio costruito secondo le regole stabilite da un
composto
comunicazione,
Contenuto della
si
e
ch
codice, che appunto un sistema organizzato di sene
io
ficano linformaz
di segni che codi
gni (pensiamo ad esempio al codice Morse, dove al
.
vuole trasmettere
posto delle lettere si utilizzano punti e linee, combinati secondo regole grammaticali ben precise, che
e
codic
lle regole che vende
e
i
gn
se
i
de
consentono di assegnare un significato a ogni combiComplesso
messagr confezionare un
nazione). I codici possono essere verbali o non
gono utilizzati pe
item
essere condivisi da
no
vo
de
e
ch
e
verbali: il codice verbale utilizza le parole (dal latino
o
gi
rbale
; pu essere ve
io
ar
at
tin
es
d
e
verbum, parola) di una lingua, mentre il codice non
tente
e (se non
le) o non verbal
(se utilizza paro
verbale
utilizza segni di altro tipo, come i gesti, le im.
rso)
a segni di tipo dive
utilizza parole, m
magini, i simboli matematici ecc. Per potersi comprendere, lemittente e il destinatario devono ovviale
cana
io
gg
sa
es
m
il
mente fare riferimento allo stesso codice (ad esempio,
a
gi
rso cui viag
Via, mezzo attrave
o,
m
tia
et
em
parlare la stessa lingua);
te i suoni che
(laria che trasmet
ecc.),
ra
tte
le
a
il messaggio viaggia attraverso un canale e si avvale
un
o

m
rivia
la carta su cui sc
isem
di
ti
ra
pa
ap
di
un mezzo fisico che lo trasporta materialmente
li
esso ag
strettamente conn
i.
at
zz
ili
ut
o
on
(nel caso della comunicazione verbale faccia a faccia,
che veng
sione e di ricezione
ad esempio, si tratter dellaria, portatrice di vibrazioni acustiche). I principali canali comunicativi sono:
- il canale uditivo-vocale, che permette il passaggio di un messaggio verbale orale
dalla bocca dellemittente alle orecchie del destinatario;
- il canale visivo-cinesico, grazie al quale possiamo comunicare con gesti ed espressioni;

Roman Jakobson
Nato a Mosca nel 1896, Roman Jakobson
fu uno studioso dallattivit multiforme: le sue
ricerche spaziarono dalla teoria della comunicazione allanalisi del linguaggio infantile,
dallo studio della letteratura e della poesia
alla psicoanalisi e alle arti visive.
Dopo aver fondato, a soli 19 anni, il Circolo
linguistico di Mosca, nel 1920 si trasfer in
Cecoslovacchia, dove fu tra i fondatori, alla
fine degli anni Venti, del Circolo linguistico
di Praga, unistituzione scientifica e culturale
che ebbe un influsso decisivo sulla filosofia

del linguaggio del Novecento.


Le vicende tragiche del nazismo (la Cecoslovacchia venne occupata da Hitler nel 1939)
e della Seconda guerra mondiale costrinsero Jakobson a emigrare prima in Svezia,
poi negli Stati Uniti. Qui insegn a New York
(dove ebbe modo di incontrare il grande
antropologo francese Claude Lvi-Strauss),
poi a Harvard e quindi al Massachusetts Institute of Technology, dove ebbe per allievo
Noam Chomsky, che sarebbe diventato un
altro importante studioso novecentesco del
linguaggio.
Mor a Boston nel 1982.

UNIT 9 Le molte facce della comunicazione

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- il canale motorio-tattile, che riguarda tutti gli scambi comunicativi tattili, dalla stretta di
mano alle carezze, alla lettura in Braille (il sistema di scrittura per non vedenti);
- il canale chimico-olfattivo, che, se nelluomo non particolarmente sviluppato, lo
ON LINE
approfondimento
invece negli animali, i quali spesso lasciano tracce odorose provviste di significato
La comunicazione
animale
per i cospecifici o per le altre specie (alcuni animali possiedono ghiandole che emettono il feromone, una sostanza riconoscibile allodore
con cui marcano il territorio, segnalano il pericolo, attirano il compagno ecc.);
referente
comuio
gg
sa
es
m
il
e
erisc
il messaggio si riferisce sempre a un determinato ogOggetto a cui si rif
getto, detto referente, e opera in una determinata sinicativo.
tuazione comunicativa, detta contesto, le cui carattecontesto
scamsi
sia
ristiche
devono essere condivise da emittente e
al
qu
un
di
imento
Situazione di rifer
olu
un
ca
di
in
destinatario
(il referente di una lezione su Paolo e
n
il termine no
o
bio comunicativo;
on
nd
re
e
ch
ri
Francesca, ad esempio, la nota vicenda damore narreccio di fatto
go fisico, ma lint
zione.
ica
un
m
co
rata nella Divina Commedia, mentre il suo contesto la
lla
de
o
ns
comprensibile il se
storia della letteratura italiana).

Il contesto e le funzioni della comunicazione


Soffermiamoci ora con pi attenzione sul contesto. Che si tratti di un elemento essenziale per capire un atto comunicativo, sia pure il pi semplice, appare chiaro se riflettiamo sul nostro parlare quotidiano. Unespressione come Silvia ha giocato assume
un significato molto diverso se pronunciata allinterno di un asilo nido, di una palestra
o di una ricevitoria del lotto: senza questa precisazione contestuale non sappiamo se
la frase fa riferimento a una bambina, a unatleta o a unaccanita scommettitrice.
bene precisare, per, che il contesto non necessariamente il luogo fisico-spaziale a
cui una comunicazione fa riferimento, ma piuttosto lintreccio di fattori (contextus in
latino significa appunto trama, intreccio) che la rende comprensibile. Un genitore,
ad esempio, pu ascoltare il figlio adolescente che parla e ride con un amico senza capire il senso della conversazione e le ragioni delle risate, almeno fino a quando non gli
sia chiaro il contesto in cui si muovono i discorsi dei due ragazzi.
Oltre agli elementi gi messi in luce, Jakobson sottolinea anche un altro elemento dello
scambio comunicativo: la sua funzione, ossia lo scopo
che si prefigge, che in genere evidente e, come vedremo
meglio tra poco, pu consistere nellinformare, convincere,
funzione
o di ogni
Jakobson, lo scop
di
a
m
he
ordinare, supplicare ecc.
sc
llo
Ne
o.
iv
at
ic
un
m
co
o
scambi

Le funzioni della lingua secondo Jakobson


Jakobson individua 6 differenti funzioni della lingua, una per ciascuno degli elementi fondamentali dellatto comunicativo (emittente, ricevente o destinatario, messaggio, codice, canale, referente):

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SEZIONE 1 PSICOLOGIA

quando linteresse degli interlocutori centrato sullargomento di cui si parla, ov-

vero sul referente, diremo che la lingua ha prevalentemente una funzione informativa o referenziale: il caso degli scambi comunicativi che avvengono mediante
saggi, manuali scolastici, cronache, verbali, annunci ecc.: si pensi alla frase Il regionale per Pisa parte dal secondo binario;
quando lo scopo della comunicazione quello di far agire il ricevente in un certo
modo, avremo la funzione persuasiva (ordini, suggerimenti, inviti, regolamenti...),
detta anche conativa (dal latino conari, tentare, sforzarsi) dato che lemittente si
sforza di ottenere un determinato effetto sul destinatario, come nellingiunzione
Vieni subito qui!;
quando il focus (centro dinteresse) della comunicazione riguarda lemittente, abbiamo
la funzione emotiva o espressiva, tipica di lettere, diari, commenti, confessioni ecc.:
Oggi mi sento davvero in forma!;
se il focus riguarda il codice, si tratta della funzione metalinguistica, tipica di dizionari, grammatiche ecc.: Casa un sostantivo femminile di numero singolare;
quando
riguarda il canale, si in presenza della funzione ftica (dal greco phatiks,

asserito, detto, o dal latino for, fatus sum, fari, parlare), come nei saluti, o nelle
formule telefoniche, o nellespressione: Prova microfono: uno, due, tre...;
se riguarda il messaggio, abbiamo la funzione poetica, come nei testi letterari: Addio,
monti sorgenti dallacque....
Occorre per precisare che di rado queste funzioni si presentano allo stato puro: lo
stesso Jakobson ammette la compresenza di pi funzioni, dicendo che nella maggior
parte dei casi si pu rilevare soltanto la prevalenza di una funzione rispetto alle altre.
Inoltre vi sono messaggi che hanno una funzione apparente e una reale. Ad esempio,
per rifarci a situazioni comunicative tipiche della vita familiare, una madre che dice
al figlio Guarda che sto perdendo la pazienza apparentemente esprime un suo stato
danimo, ma in realt vuole indurre nel ragazzo un comportamento diverso. Oppure:
la ragazzina che rientra a casa e con apparente noncuranza dice C una festa stasera
da Giulia a prima vista fornisce uninformazione sulla festa, mentre in realt esprime
in modo allusivo il suo desiderio di parteciparvi. Oppure ancora: un testo pubblicitario
pu presentarsi in apparenza come informativo, ma la sua funzione reale non pu che
essere conativa (indurre il lettore o lascoltatore ad acquistare un certo prodotto).

Il feedback
Come ben sanno insegnanti e conferenzieri, da un pubblico di ascoltatori provengono continuamente messaggi
feedback
iun
m
co
non verbali (espressioni attente o annoiate, sbadigli, fronti
lla
de
ie
nelle teor
Termine utilizzato
no
or
rit
di
corrugate, mani nei capelli o sguardi persi nel vuoto...), asne
io
re linformaz
e
cazione per indica
se
re
pe
sai utili per capire se il caso di limitare la durata della
emittente di sa
che permette all
to.
pi
ce
re
o
lezione, usare un linguaggio pi semplice o soffermarsi
at
st

saggio
come il suo mes
maggiormente su un passaggio complesso. Secondo la teoria della comunicazione come trasmissione di messaggi,
queste risposte non verbali costituiscono il cosiddetto feedback, ovvero un insieme di

UNIT 9 Le molte facce della comunicazione

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segnali di ritorno, provenienti dal ricevente e diretti allemittente, che permettono di verificare se e come il messaggio arrivato a destinazione.
Il concetto di feedback preso in prestito dalla cibernetica, nel cui ambito indica i meccanismi di autocontrollo delle macchine sui processi da esse stesse svolti. Un esempio molto
semplice (che, non a caso, abbiamo gi utilizzato nellUnit dedicata al linguaggio: v. p. 54)
fornito dai programmi di accensione e spegnimento delle caldaie a termostato: quando
la temperatura supera il livello programmato, ad esempio 21, la caldaia si spegne, per poi
riaccendersi automaticamente quando la temperatura scende al di sotto dello stesso livello;
in entrambi i casi si tratta di una risposta (feedback) a segnali provenienti dallambiente.
Lesistenza del feedback dimostra
che nella dinamica della comunicazione il ricevente non ha un
ruolo passivo. Egli decodifica e
interpreta i messaggi provenienti
dallemittente e, pur rimanendo
destinatario (perch il feedback
deve essere distinto dalla risposta, che trasforma il ricevente
in emittente, dando il via a un
nuovo flusso comunicativo), pu
inviare a sua volta segnali di
ritorno, grazie ai quali lemittente
comprende se il messaggio arPer un conferenziere osservare che i suoi ascoltatori si
rivato e se stato decodificato in
addormentano uno dopo laltro non un feedback molto
maniera corretta.
incoraggiante...

Per fissare i concetti


In quale ambito scientifico nacque lo schema di Shannon?
Quali sono gli elementi del modello di Jakobson?
Che cos il contesto della comunicazione?
Che cos il feedback e perch importante?

2. La comunicazione come azione


Lanalisi di Jakobson ci ha fornito un primo filo conduttore per orientarci nel labirinto
della comunicazione, ma proprio i suoi elementi pi interessanti (cio limportanza
del contesto e la pluralit di funzioni a cui lo scambio comunicativo pu assolvere) ci
inducono ad approfondire la riflessione in altre direzioni.
La teoria della comunicazione come trasmissione suggerisce infatti lidea che comunicare consista prevalentemente nellinviare informazioni (ad esempio sullo stato del

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SEZIONE 1 PSICOLOGIA

mondo, ossia su eventi


accaduti o in procinto di
accadere, o sulle propriet e le coordinate spaziotemporali degli oggetti...).
In realt, affrontando la
teoria degli atti linguistici di Austin (v. Unit 2,
pp. 61-62) abbiamo gi avuto modo di considerare come
lo scambio comunicativo vada ben oltre, collegandosi direttamente alle azioni degli interlocutori e alle relazioni
sociali che intercorrono tra loro.

tti linguistici
teoria degli a
linguaggio
dal filosofo del
Teoria elaborata
sullidea
Austin, imperniata
britannico john l.
ni, ovvempiano delle azio
co
si
o
nd
rla
pa
e
ch
a un fare.
ro che il dire si

La formula che i due sposi pronunciano durante la celebrazione del


matrimonio non un semplice dire, ma fa accadere qualcosa,
creando una situazione nuova.

La pragmatica della comunicazione


e la scuola di Palo Alto
La pragmatica della comunicazione la disciplina che studia le azioni che si svolgono per mezzo del linguaggio.
Lespressione fu coniata dal filosofo del linguaggio statunitense Charles Morris (19011979), il quale, allinterno della semiotica, ovvero della scienza generale dei segni, distinse tre ambiti:
la sintassi, che studia le relazioni formali tra i segni,
pragmatica
e
n
o
zi
a
ic
cio le strutture logiche del sistema di segni utilizzadella comun
arles Morris per
Ch
da
a
to (nel caso del linguaggio verbale, ad esempio, la
at
ni
co
Espressione
tra i segni e
ti
or
pp
ra
i
de
a
nz
sintassi studia le regole logiche di costruzione delle
designare la scie
uoospettiva della sc
pr
lla
ne
frasi), senza dire nulla del mondo esterno;
ti;
re
rp
te
i loro in
io
ura come lo stud
ig
nf
co
si
,
to
al
la semantica, che studia i significati, cio le relazioni
la di palo
comunicativa tra
ne
zio
ra
te
in
di
dei segni con gli oggetti a cui si riferiscono;
dei modelli
ni
lle loro implicazio
de
e
i
du
la
pragmatica, che studia le relazioni dei segni con
vi
di

in
i
gl
gli
interpreti, mettendo cos a fuoco gli effetti della
semiotica
uo
ll
da
i
at
zz
ili
ut
comunicazione sul comportamento.
dei segni
Scienza generale
della semito
bi
am
ll
Una
delle pi celebri analisi degli effetti della cone
e;
mo per comunicar
sintassi,
:
tra
e
gu
in
st
di
municazione sul comportamento degli interlocutori,
ris
otica, Charles Mor
a.
ic
at
molto importante nella storia delle scienze umane,
m
ag
pr
a,
semantic
contenuta nel libro Pragmatica della comunicazione
umana, pubblicato nel 1967 a cura di Paul Watzlawick,
Janet Helmick Beavin e Don D. Jackson. Si tratta di esponenti di quella che viene chiamata scuola di Palo Alto, dal nome della localit
ON LINE
californiana che dal 1958 fu un centro di ricerca psicologica e psichiatrica (Mental Rescheda autore
Paul Watzlawick
search Institute) fondato dal gi citato Jackson.

UNIT 9 Le molte facce della comunicazione

ne
comunicazio
assiomi della
rie
prop t
si di Palo Alto, le
Secondo gli studio
lla comuanno alla base de
essenziali che st
afferma
il primo assioma
nicazione umana;
e; il seile non comunicar
che impossib
aspetto di
contenuto ha un
condo che ogni
arto che
di relazione; il qu
o
un
e
o
ut
en
nt
co
n il mocomunicano sia co
gli esseri umani
ogico.
a con quello anal
dulo numerico, si

237

In questo saggio sono enunciati gli assiomi della


comunicazione, cio quelle semplici propriet che
stanno alla base della comunicazione tra gli esseri
umani, con importanti implicazioni sui rapporti interpersonali. Dei 5 assiomi classificati dai teorici di
Palo Alto analizzeremo brevemente, per la loro importanza, il primo ( impossibile non comunicare),
il secondo (Ogni comunicazione ha un aspetto di
contenuto e un aspetto di relazione, ovvero la metacomunicazione) e il quarto (Gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico, sia con il modulo
analogico).

Il primo assioma: impossibile non comunicare


Secondo Watzlawick, Beavin e Jackson, le relazioni tra gli esseri umani devono essere intese come sistemi, cio come insiemi di fenomeni tra loro interdipendenti, in
cui ogni singolo evento non pu essere spiegato isolatamente, ma solo in riferimento
a tutti gli altri eventi che vanno a comporre il sistema, e in cui operano costantemente
dispositivi di feedback, funzionali al mantenimento dellequilibrio complessivo.
Allinterno di un sistema relazionale, comunicare non una scelta o una possibilit
tra le altre, ma un elemento costitutivo, di cui non si pu fare a meno: in qualunque
situazione in cui due o pi esseri umani interagiscano tra loro, ogni comportamento
ha valore di messaggio. Ecco perch il primo e fondamentale assioma della comunicazione individuato dagli studiosi di Palo Alto suona: impossibile non comunicare. Noi comunichiamo sempre, anche quando non intendiamo farlo, o quando intendiamo non farlo. Ogni nostro comportamento (anche la scelta di non comunicare)
una forma di comunicazione, in quanto influenza gli
altri, provocando in loro una risposta. Uno sguardo, un
gesto, un silenzio sono sempre dei messaggi, indipento
contenu
dica, nella
in
e
in
rm
te
dentemente dalle nostre intenzioni o dalla consapevIl
,
ne
Insieme a relazio
ogni
di
it
al
fin
e
ic
pl
olezza che ne abbiamo.
, la du
scuola di Palo Alto
ettere un messm
tra
o:
iv
at
ic
un
scambio com
e fornire
tenuto) e insiem
saggio (un con
essaggio
m
o in cui questo
Il secondo assioma:
istruzioni sul mod
i lo riceve.
ch
da
so
te
la metacomunicazione
in
re
deve esse
relazione
contenuto e
e indica,
nuto, Il termin
Il secondo assioma suona cos: ogni comunicazione ha
Insieme a conte
duplice finalit di
la
,
to
Al
lo
un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione, di
Pa
di
nella scuola
trasmettere un
o:
iv
at
ic
un
m
co
modo che il secondo aspetto classifica il primo.
ogni scambio
e fortenuto) e insiem
on
c
n
(u
Al
di l della sua apparente oscurit, questo assioma
io
gg
sa
mes
eso in cui questo m
od
m
l
su
ni
zio
afferma
che ogni messaggio possiede non solo un contru
nire is
da chi lo riceve.
so
te
in
re
se
es
ve
tenuto, ma anche e soprattutto le istruzioni sul modo in
saggio de
cui tale contenuto deve essere inteso dallinterlocutore,

238

SEZIONE 1 PSICOLOGIA

ovvero, pi in generale, una serie di indicazioni sulla


relazione che lega i due comunicanti. Possiamo farcene
ione
az
ic
n
u
m
o
ac
unidea osservando un adulto che gioca con un bammet
comuniomunicazione sulla
c
,
te
en
bino fingendo di acchiapparlo; lo insegue pronunlm
ra
tte
Le
alcosa
che asserisce qu
io
gg
sa
es
m
;
ciando parole apparentemente minacciose: Adesso ti
ne
cazio
es, ma su un altro m
tti
ge
og
o
t
al
re
prendo... scappa!, ma il sorriso, lespressione del viso
non su
nificato
one lautentico sig
e altri segnali comunicano al piccolo che si tratta di una
saggio, specificand
situazione giocosa e che, pertanto, il messaggio va inpragmatico.
teso scherzosamente e, anzi, come lattestazione della
disponibilit delladulto a giocare e a divertirsi con lui.
Laspetto di relazione a cui fa cenno il secondo assioma quindi una forma di
metacomunicazione, parola che significa comunicazione sulla comunicazione
(dal greco met, oltre, sopra). t1 , p. 245
Secondo la scuola
di Palo Alto, anche
il rifiuto della
comunicazione un
messaggio (v. immagine
a sinistra); inoltre il
livello di relazione pu
modificare il contenuto
di un messaggio:
lottare ridendo, ad
esempio, un gioco
divertente e inoffensivo
(a destra).

approfondire
| Per
Metacomunicazione e messaggi paradossali

n logica, un paradosso pu essere definito come unargomentazione apparentemente corretta, che da premesse plausibili deduce tuttavia conclusioni contraddittorie. Uno dei paradossi pi famosi quello detto del
barbiere: se io affermo che il barbiere rade tutti (e solo) gli uomini che non si radono da s e mi chiedo se il
barbiere rada se stesso, la risposta (rifletteteci un attimo...) non potr essere n s, n no.
Nel caso specifico della comunicazione, un paradosso si presenta come un messaggio in cui laspetto di
contenuto e quello di relazione rappresentano due asserzioni che si escludono a vicenda. Pensiamo ad
esempio a una madre che dice a un figlio troppo accondiscendente: Non essere cos obbediente. Che
cosa far il figlio? Per esaudire la richiesta della madre (essere disobbediente) dovrebbe fare ci che lei
le dice, e quindi... obbedirle !
Sempre scavando nelle comunicazioni intra-familiari, possiamo trovare altri esempi, ancora pi sottili: se
rimproverassimo un bimbo che ha paura del buio dicendogli Se non la smetti ti chiudo nello stanzino,
incorreremmo in un paradosso pragmatico, poich lanceremmo al tempo stesso due messaggi contraddittori: il buio non va temuto e il buio va temuto (dato che lo stanzino, luogo solitamente senza luce,
viene minacciato come punizione).

UNIT 9 Le molte facce della comunicazione

239

Lintreccio tra comunicazione e metacomunicazione responsabile di quelli che gli studiosi di Palo Alto chiamano paradossi pragmatici, espressione che indica un particolare tipo di messaggi, in cui laspetto contenutistico contraddice quello relazionale, o metacomunicativo (v. Per Approfondire, p. 238).

Per fissare i concetti


Quali sono i 3 ambiti della semiotica secondo Morris?
Che cosa intendono gli studiosi di Palo Alto sostenendo che impossibile non comunicare?
Che cos laspetto di relazione di un messaggio e perch importante?

Il quarto assioma: comunicazione verbale


e comunicazione non verbale
Un altro assioma enunciato dagli studiosi di Palo Alto questo: gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico, sia con il modulo analogico. Con questa
terminologia a prima vista complessa ci si riferisce alle due principali modalit di comunicazione di cui luomo dispone: la comunicazione verbale, il cui codice il linguaggio verbale (scritto o parlato), definito numerico perch basato sulle parole,
intese come etichette (astratte, convenzionali e arbitrarie come i numeri) da applicare agli oggetti, e la comunicazione non verbale,
basata su tutto ci che non parola (gesti, movimenti,
espressioni del viso...) e definita analogica perch fa
gico /
modulo analo
uso di immagini esplicative analoghe (cio simili) a
erico
modulo num
i
an
um
ri
se
ci che intendono denotare. Pensiamo, ad esempio, ad
es
ci con cui gli
o
I due tipi di codi
ic
og
al
an
alcuni gesti quotidiani: tendiamo ad allontanare o ad
re; il modulo
possono comunica
e e si
al
rb
ve
n
avvicinare tra loro le palme delle mani per indicare le
no
ne
icazio
e
opera nella comun
ch
ci
e
i
gn
se
dimensioni di un oggetto; oppure allarghiamo le braclianza tra i
basa sulla somig
o (di cui la
ic
er
m
nu
cia intorno al nostro corpo per indicare che una pero
ul
od
m
l
essi denotano; ne
la relao)
pi
em
es
un
sona robusta, quasi a mimare la circonferenza del suo

e
rbal
comunicazione ve
vece di
in

i
at
fic
ni
sig
addome; e cos via.
i loro
zione tra i segni e
Nellinterazione comunicativa quotidiana, la comu.
le
na
tipo convenzio
nicazione non verbale completa, accompagna e spene verbale
o
comunicazio
gi
ag
gu
cifica ulteriormente quella verbale. In questo senso
sata sulluso del lin
Comunicazione ba
considerata efficace per trasmettere laspetto di relaziparlato.
verbale, scritto o
one: unapostrofe come Disgraziato che non sei alle
ne non verba
tro!, proferita con un sorriso, con un tono scherzoso
n
comunicazio
no
che
di comunicazione
e magari con una pacca sulla schiena, rassicura chi la
Qualsiasi forma
si av
o verbale e che
gi
ag
gu
in
l
il
i
zz
riceve sulle intenzioni amichevoli di chi la pronuncia.
utili
parole.
segni diversi dalle
valga pertanto di
Diverse ricerche hanno mostrato il peso degli elementi non verbali nella ricezione di un messaggio: secondo recenti studi, nellinterpretazione di un messaggio le parole da sole hanno un peso inferiore al 10% e sono molto pi importanti altri
elementi, quali il tono della voce, i gesti e le espressioni con cui vengono accompagnate.

240

SEZIONE 1 PSICOLOGIA

invito al cinema

Casomai

Regia: Alessandro DAlatri


Interpreti: Stefania Rocca (Stefania), Fabio Volo
(Tommaso), Gennaro Nunziante (don Livio),
Andrea Jonasson (Christel)
Soggetto: Alessandro DAlatri
Sceneggiatura: Alessandro DAlatri, Anna
Pavignano
Musiche: Pivio & Aldo De Scalzi; le canzoni Dancing
e Heaven out of Hell sono interpretate da Elisa
Produzione: Italia 2002
Durata: 114
TRAMA

Casomai in primo luogo una riflessione sulla coppia e


sul matrimonio, condotta attraverso la storia di due
giovani, Tommaso e Stefania, dal momento dellincontro
e dellinnamoramento fino alle vicissitudini della vita coniugale: la nascita del figlio, le incomprensioni, il tradimento, la crisi e la separazione. una riflessione sul destino e sulla possibilit dellamore e dellimpegno alla
fedelt reciproca, la cui fragilit esemplificata dalla
bella immagine della coppia di pattinatori in equilibrio su
sottili lame dacciaio appare ulteriormente ribadita in
una societ che sembra vivere allinsegna della provvisoriet e del disimpegno, dove ognuno agisce sostanzialmente pensando che, casomai, rimane sempre la possibilit di ritornare sulle scelte compiute.
SPUNTI PER LA RIFLESSIONE

f Tema fondamentale di tutto il film la comunicazione,

al punto da poter essere considerata il filo rosso


dellintera storia: comunicazione, continua e martellante

seppur vuota di contenuti reali, quella del mondo della


pubblicit in cui i due protagonisti lavorano; comunicazione la fitta trama delle voci di parenti, amici e conoscenti in
cui fin dallinizio si muove la vita della giovane coppia;
comunicazione quella che va in crisi, lentamente e inesorabilmente, quando il rapporto tra i due si deteriora. In un
primo tempo la crisi colpisce i rapporti della coppia con
lesterno: non si incontrano pi gli amici, non si esce pi in
compagnia; in seguito la coppia stessa: tra i due partner si
affievolisce progressivamente il dialogo e, insieme e non
casualmente, lo stesso desiderio sessuale.

f Ed comunicazione lintera storia damore tra i due


giovani, perennemente alla ricerca di codici efficaci per
autorappresentarsi: in un momento di esaltazione e di tenerezza, Tommaso cerca invano una metafora non banale che
esprima lintima unione con la partner, cos come, nel lavoro,
sempre alla ricerca di immagini efficaci per il lancio pubblicitario dei prodotti. Del resto, tutto il film una continua
proposizione di similitudini e metafore: quella gi citata e
ricorrente dei pattinatori, o quella della parete della montagna su cui si arrampicano i due giovani proprio quando
Tommaso chiede a Stefania di sposarlo (parete che simboleggia molto bene le asperit, le difficolt, ma anche lo
spirito di collaborazione e di aiuto implicati nella vita a due).
Perfino quando Tommaso tradisce Stefania, egli giustifica il
proprio tradimento con una metafora spregiudicata e sottile,
quella delle aquile e delle tartarughe: le prime libere di
volare e di seguire limpulso della passione; le seconde condannate, sotto il peso della paura e del conformismo, a invidiare chi riesce a evadere dalla routine quotidiana.
f Ma le cose stanno realmente cos? Oppure come il
sacerdote che sposa Tommaso e Stefania suggerisce nella
sua appassionata e singolare omelia loggetto dinvidia
piuttosto la coppia innamorata e solida, bersagliata da una
societ che sembra aver eletto linfelicit a norma quotidiana? Con una suggestiva chiusura ad anello, il finale del
film si incarica di aprire la riflessione, svelando che lintero
racconto non era, forse, che un espediente comunicativo,
una grande metafora, un unico messaggio da recepire e
decodificare...

UNIT 9 Le molte facce della comunicazione

241

I segnali della comunicazione non verbale


Sono state tentate diverse classificazioni dei segnali usati nella comunicazione non
verbale; sommariamente, possiamo riconoscerne 8 gruppi principali:
segnali prosodici: si trasmettono con la voce e comprendono tutti quegli elementi
che creano una sorta di melodia e musicalit del parlato, come la forza vocale, il ritmo, lintonazione, la velocit di eloquio, lenfasi (cio la sottolineatura di una parola
o di parte di essa);
segnali paralinguistici: sono componenti vocali della comunicazione verbale non
dotati di musicalit, come le pause, le esitazioni, i borbottii, i colpi di tosse, i sospiri;
aspetto esteriore: il complesso dei segnali che si legano alla nostra immagine, come
labbigliamento, il trucco, gli ornamenti, le decorazioni del corpo (tatuaggi, piercing), le acconciature;
segnali prossemici: coincidono con luso (consapevole o meno) dello spazio nella
comunicazione. Si pensi alla distanza interpersonale, allorientazione dei corpi, alla
disposizione e ai movimenti degli interlocutori nellambiente (v. pag. seg.);
segnali posturali: comprendono tutte le posizioni assunte dal corpo durante la comunicazione, ad esempio rigida, tesa, rilassata, con il busto proteso in avanti, con le
braccia conserte, frontale, di tre quarti;
espressioni del viso: comprendono tutti i tratti della mimica facciale utilizzabili a
fini comunicativi, dal riso al sorriso, alle smorfie di disgusto, al broncio, allalzata di
sopracciglia;
segnali gestuali: si ottengono con movimenti delle mani e del capo. Una qualche
forma di gestualit accompagna sempre la comunicazione, ma con intensit e frequenza che tendenzialmente sono legate alleducazione ricevuta e alla cultura di
appartenenza: ci sono infatti popolazioni che incoraggiano la comunicazione a gesti,
mentre altre la reprimono, considerandola disdicevole;
contatti: sono tutti quei segnali che si avvalgono del canale motorio-tattile, come la
stretta di mano, labbraccio, il bacio di saluto, il braccio intorno alla vita, il gesto di
dare il 5 (diffuso tra gli sportivi) o il grooming (cio la pulizia reciproca di pelle e
capelli, che da noi non usa, ma che alcune popolazioni praticano per rilassarsi e rinsaldare i rapporti sociali). t2, p. 246

Tra i segnali della comunicazione


non verbale, gli studiosi indicano
la gestione della distanza
interpersonale, oggetto della
prossemica. I due fidanzati della
fotografia sono a distanza intima.

242

SEZIONE 1 PSICOLOGIA

La prossemica
Gli aspetti della comunicazione non verbale legati allutilizzo dello spazio sono stati
analizzati dallantropologo statunitense Edward T. Hall (1914-2009), che ha coniato il
termine prossemica proprio per designare luso dello spazio nellambito dei rapporti
sociali e delle interazioni comunicative.
Hall individua, nel mondo occidentale, 4 distanze utilizzate per linterazione sociale:
prossemica
nei rapporti inio
az
sp
llo
intima: < 45 cm;
de

o
Lo studio dellus
personale: 45 cm - 1,20 m;
terpersonali.
sociale: 1,20 - 3,50 m;
pubblica: > 3,50 m.
Per esemplificare, due fidanzati che passeggiano sottobraccio sono a distanza intima,
mentre due amici che studiano in biblioteca a uno stesso tavolo hanno una distanza
personale. sociale la distanza tra il professore che spiega e gli alunni, mentre pubblica quella tra luomo politico che tiene un comizio e la platea degli ascoltatori.
Se una distanza eccessiva pu far pensare a una relazione fredda, caratterizzata da un
certo formalismo, uninvasione indesiderata dello spazio personale o addirittura intimo genera disagio, soprattutto se comporta contatto fisico. Questa forma di distanza
caratterizza generalmente la vita nel nucleo familiare e viene raramente utilizzata con
gli estranei (esistono per, a tal proposito, usanze molto diverse tra i popoli).
Lanalisi di Hall mette anche a confronto le differenti modalit con cui i vari popoli
definiscono le distanze interpersonali e, in genere, il ruolo dello spazio nella gestione
dei rapporti sociali e delle situazioni quotidiane. Gli arabi, ad esempio, tollerano laffollamento e il contatto fisico nelle strade molto pi di americani ed europei, ma hanno
bisogno di spazi privati ampi: nelle abitazioni tipiche dei paesi occidentali si sentono
oppressi dai soffitti bassi e dalle stanze troppo piccole.
Ma differenze considerevoli nella percezione dello spazio esistono tra gli stessi europei. I tedeschi, ad esempio, hanno un senso molto forte della riservatezza e dellordine,
come dimostra la loro consuetudine di tenere le porte chiuse, sia in casa, sia sul lavoro.
Per gli inglesi, invece, una delimitazione cos netta dello spazio esteriore non indispensabile, poich sono abituati a creare barriere interiori che li rendono capaci di
isolarsi anche in condizioni di vicinanza fisica.

Per fissare i concetti


Perch la comunicazione non verbale detta analogica?
Quando interpretano un messaggio, le persone danno un peso maggiore alle parole o agli elementi non verbali?
Che cosa sono i segnali prosodici?
Che cosa indicano i segnali prossemici?

UNIT 9 Le molte facce della comunicazione

LA MAPPA DELLUNIT

ON LINE

sintesi audio

1. La comunicazione come trasmissione


Comunicazione come

trasmissione di messaggi

modello di Shannon

modello di Jakobson

emittente canale messaggio


canale destinatario/ricevente

fonte trasmittente
ricevente meta

Lemittente e il ricevente

Il feedback

devono condividere

il codice, il referente
e il contesto

un segnale di ritorno che permette allemittente


di verificare se e come il messaggio sia stato ricevuto

2. La comunicazione come azione

sintassi (relazioni formali tra i segni)

Morris divide la semiotica

in

243

semantica (relazioni tra segni e significati)

pragmatica della comunicazione

244

SEZIONE 1 PSICOLOGIA

La pragmatica della comunicazione

scuola di Palo Alto

studia

le azioni che si svolgono


per mezzo del linguaggio

Morris

studia i rapporti dei segni


con i loro interpreti

impossibile
non comunicare
La scuola di Palo Alto
individua gli assiomi di
base della comunicazione

in ogni comunicazione ci sono


un livello di contenuto
e un livello di relazione
gli uomini comunicano secondo
un modulo numerico
o un modulo analogico

comunicazione verbale
comunicazione non verbale

segnali prosodici
segnali paralinguistici
aspetto esteriore
segnali prossemici
La comunicazione
non verbale

utilizza
segnali posturali
espressioni del viso
segnali gestuali
contatti

UNIT 9 Le molte facce della comunicazione

LETTURE

VE RS O LE CO M PE

245

TE NZ E

leggere, comprender
testi di vario tipo e e interpretare

t1 | Limportanza della metacomunicazione


difficile cogliere la ricchezza e la complessit del nostro comunicare senza porre laccento
sullaspetto della metacomunicazione. Con unefficace metafora informatica, gli autori di questo
brano la paragonano alle istruzioni che occorre dare a un calcolatore in aggiunta ai dati sui
quali gli si chiede di operare. Anche le incomprensioni e i paradossi pragmatici in cui spesso
incorriamo sono riconducibili ad ambiguit di tipo metacomunicativo, cio a informazioni non
sufficientemente chiare su come un messaggio debba essere realmente inteso.
Prima che gli studiosi del comportamento umano cominciassero a porsi domande su questi
aspetti
della comunicazione umana, gli ingegneri del calcolo si erano imbattuti nel loro lavoro
nello stesso problema. Si erano resi conto che quando comunicavano con un organismo artificiale, le loro comunicazioni dovevano avere sia laspetto di notizia che di comando. Per
esempio, se un calcolatore deve moltiplicare due cifre, bisogna dargli questa informazione (le
due cifre) e linformazione su tale informazione: il comando moltiplicale.
Ora, quello che ci preme considerare il rapporto esistente tra laspetto di contenuto (notizia) e
laspetto di relazione (comando) della comunicazione. Sostanzialmente lo abbiamo gi definito
nel paragrafo precedente quando si accennato che un calcolatore ha bisogno di informazione
(dati) e di informazione su tale informazione (istruzioni). chiaro dunque che le istruzioni
sono un tipo logico pi elevato dei dati: sono metainformazione poich sono informazione sullinformazione e ogni confusione tra i due porterebbe a un risultato privo di significato.
Se ora passiamo a considerare la comunicazione umana, troviamo che esiste anche qui lo
stesso rapporto tra laspetto di notizia e quello di comando: il primo trasmette i dati
della comunicazione, il secondo il modo con cui si deve assumere tale comunicazione. Questo un ordine oppure Sto solo scherzando sono esempi verbali di comunicazioni sulla
comunicazione, ma si pu esprimere la relazione anche in modo non verbale (gridando, sorridendo, ecc.). Il contesto in cui ha luogo la comunicazione servir a chiarire ulteriormente
la relazione: ad es., possiamo capire meglio le frasi sopracitate se sappiamo che sono state
pronunciate tra soldati in uniforme o nellarena di un circo.
[...] La capacit di metacomunicare in modo adeguato non solo la conditio sine qua non della comunicazione efficace, ma anche strettamente collegata con il grosso problema della
consapevolezza di s e degli altri. Torneremo su questo punto con unanalisi dettagliata [...]
per ora vogliamo solo mostrare con qualche esempio che possibile costruire messaggi,
soprattutto nella comunicazione scritta, che presentino segni assai ambigui di metacomunicazione. Cherry1 fa rilevare che lespressione Do you think that one will do? pu avere
svariati significati a seconda della parola su cui si pone laccento (si tratta, evidentemente, di
una indicazione che la lingua scritta non ci d). Un altro esempio lavviso che si pu leggere sulla parete di un ristorante: I clienti che credono che i nostri camerieri siano scortesi
dovrebbero vedere il direttore una frase che, almeno in teoria, si pu interpretare in due
modi completamente diversi. Ambiguit di questo tipo non sono le sole complicazioni che
possono sorgere dalla struttura di livello di ogni comunicazione. Si pensi, ad esempio, a

1 Colin Cherry, On Human Communication, 1961. La frase in inglese traducibile in italiano con Pensi che si far?.

246

SEZIONE 1 PSICOLOGIA

LETTURE

un cartello su cui scritto: Ignorate questa indicazione. Come vedremo nel capitolo sulla
comunicazione paradossale, le confusioni e le contaminazioni tra questi due livelli comunicazione e metacomunicazione possono portare in vicoli ciechi identici nella struttura a
quelli dei famosi paradossi logici.

(P. Watzlawick - J. Helmick Beavin - D.D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana,
trad. it. di M. Ferretti, Astrolabio, Roma 1971, pp. 45-47)

Per la riflessione e la comprensione


In che senso le istruzioni sono un tipo logico pi elevato dei dati?
Dove sta lambiguit del messaggio I clienti che credono che i nostri camerieri siano scortesi
dovrebbero vedere il direttore?

Perch il cartello recante la scritta Ignorate questa indicazione contiene un messaggio paradossale?

t2 | Comunicare con i gesti


Come sappiamo, la comunicazione non verbale si affida a una pluralit di segnali, e quelli
gestuali sembrano essere solo una categoria tra le altre. Eppure quando parliamo di gesti della
comunicazione comprendiamo un repertorio ricchissimo di segni e movimenti, diversamente implicati
nello scambio comunicativo, alcuni diversi da cultura a cultura, altri in qualche modo trasversali
allinterno della comunit umana. Nel brano che segue, Mauro Maldonato, psichiatra e docente di
Psicologia cognitiva allUniversit della Basilicata, ce ne offre una convincente classificazione.
fondamentale della comunicazione non verbale la gestualit, che va considerata
nonElemento
nelle sue singole parti ma nella sua totalit. I bambini iniziano a gesticolare molto presto
(verso i 9 mesi) e dispongono di un repertorio gestuale che consente loro di offrire o indicare
oggetti, di compiere saluti rudimentali, di imitare i gesti del mangiare e del bere. Inizialmente, i loro gesti tendono a imitare fortemente gli oggetti che vogliono rappresentare. Allet di
cinque-sei anni, invece, i bambini sono in grado di usare gesti molto pi astratti []
Tra i vari movimenti, i pi significativi sono quelli del capo e delle mani. I cenni del capo svolgono un ruolo fondamentale durante le conversazioni. La loro principale funzione quella del rinforzo: possono, cio, incoraggiare colui che parla a proseguire nel discorso. Per Argyle (1975)1
cenni di assenso possono, in primo luogo, invitare linterlocutore a proseguire nel discorso, mentre pi cenni successivi possono rendere esplicita lintenzione di voler prendere la parola; in secondo luogo, i cenni del capo possono indicare che si sta seguendo il discorso con attenzione; in
terzo luogo possono confermare la validit delle parole del locutore. Lautore ha parlato di danza
gestuale, intendendo un insieme di movimenti fisici che accompagnano i cenni del capo: sia del
locutore sia dellascoltatore. Rilievo altrettanto significativo hanno i cenni delle mani.
Fra le diverse classificazioni dei gesti elaborate da numerosi studiosi [], notevole importanza
ha quella proposta da Ekman e Friesen (1969) 2, che hanno individuato cinque tipi fondamentali
di gesti:
ostentatori;
emblematici;
regolatori;
illustratori;
adattativi.

1 Michael Argyle, Bodily communication, Londra


1975.

2 Paul Ekman - Wallace V. Friesen, The repertoire of nonverbal behavior, 1969.

UNIT 9 Le molte facce della comunicazione

247

LETTURE

Emblematici
Si possono definire cos tutti i gesti intenzionali, traducibili mediante parole. La loro funzione
di ribadire o sostituire la comunicazione verbale. Sono pi rapidi delle parole, si eseguono
in silenzio ed hanno una valenza superiore alle parole stesse. Tipici gesti emblematici sono il
segnale dellautostop e lok col pollice e lindice.
Differenze transculturali. Molti gesti emblematici come additare, far segno di fermarsi, battere le mani, salutare con la mano, alzare o stringere le spalle sono universali. Altri, invece,
differiscono a seconda delle culture in cui vengono usati.
Ad esempio, dire no scuotendo il capo gesto che Darwin fa discendere dal rifiuto del seno
da parte del lattante comune in tutta lEuropa settentrionale, mentre in Grecia e in Italia
meridionale il no indicato da un movimento di testa allindietro.
Illustratori
Questi gesti, compiuti principalmente con le mani, affiancano la comunicazione verbale e possono sottolineare elementi specifici del discorso, indicando la direzione del pensiero, riproducendo azioni del corpo ed enfatizzando determinate parole.
Differenze transculturali. Anche il senso dei gesti illustratori cambia a seconda delle culture.
Confrontando i gesti degli ebrei emigrati negli Stati Uniti dallEuropa orientale con quelli degli
emigranti italiani dal Mezzogiorno, Efron (1974) ha evidenziato che mentre gli italiani fanno
maggior uso di gesti illustratori di tipo descrittivo che coinvolgono lavambraccio in maniera
pi esuberante, gli ebrei usano gesti di tipo ideografico con eleganti movenze della mano.
Ostentatori
Questi gesti come muovere freneticamente le gambe, stringere i pugni, tamburellare con le
dita sul tavolo rivelano lo stato emotivo del soggetto.
Regolatori
Questi gesti come sollevare la mano, scuotere il capo, inarcare le sopracciglia servono a
sincronizzare gli interventi allinterno di una discussione. Possono indicare linteresse a continuare la conversazione, lintenzione di intervenire, la volont di porre fine alla discussione.
Adattativi
Sono gesti appresi, generalmente, da bambini come modalit di adattamento. Dopo essere stati
sperimentati con efficacia, permangono nelladulto perlopi inconsapevolmente, senza lo scopo di comunicare messaggi precisi, bens di autoregolare il soggetto.
Allinterno di questa categoria, si distinguono tre tipi di segnali:
gesti auto-adattativi (cio, manipolazione del proprio corpo);
gesti di adattamento centrati sullaltro;
gesti di adattamento diretti su oggetti.

(M. Maldonato, Psicologia della comunicazione. Cibernetica, fenomenologia e complessit,


Ellissi, Napoli 2002, pp. 96-98)

Per la riflessione e la comprensione


In base a quale criterio possiamo distinguere i diversi segnali gestuali?
Quali, tra i segnali gestuali, sembrano essere universali e quali invece variano da cultura a cultura?

248

SEZIONE 1 PSICOLOGIA

VERIFICA

ON LINE

esercizi interattivi

Quesiti a risposta chiusa

Con il termine metacomunicazione si intende


una comunicazione:

1. Indica se le seguenti affermazioni sono vere


o false e, se false, motiva la tua risposta.

a. Il canale la via attraverso la quale il messaggio


passa dallemittente al ricevente

Mm

....................................................................................

b. Il contesto il luogo fisico-spaziale a cui una


comunicazione fa riferimento

Mm

....................................................................................

c. Il feedback linformazione di ritorno prodotta


dal ricevente e diretta allemittente

Mm

....................................................................................

d. La pragmatica si occupa del significato dei segni linguistici

Mm

....................................................................................

e. Secondo gli studiosi di Palo Alto, il modulo analogico particolarmente efficace per trasmettere laspetto di contenuto del messaggio M m
....................................................................................

a riuscita solo parzialmente


b paradossale, o comunque intrinsecamente

contraddittoria
c che ha per oggetto unaltra comunicazione
d dove il modulo numerico prevale su quello

analogico
La prossemica la scienza che:
a studia le comunicazioni interpersonali
b si occupa delle relazioni umane
c si occupa delle distanze che separano gli

uomini nellambiente in cui vivono


d studia il significato dei rapporti spaziali nelle

relazioni umane

3. Individua il termine o lespressione di cui


ogni frase fornisce la definizione.
Il mezzo fisico attraverso il quale si propaga un
messaggio
....................................................................................

2. Scegli per ogni esercizio la risposta esatta


tra le 4 alternative proposte.

La scienza generale dei segni

Linsegnante dice a Piero: Vieni alla lavagna!.


In questo messaggio prevale la funzione:

La disciplina che studia le azioni che si svolgono per mezzo del linguaggio

a conativa
b referenziale
c espressiva
d ftica

Il primo assioma della comunicazione secondo


la scuola di Palo Alto recita che:
a ogni comunicazione contiene istruzioni sul

modo in cui deve essere compresa


b in una situazione di interazione sociale ogni

comportamento ha valore comunicativo


c la comunicazione verbale sempre accom-

pagnata da messaggi non verbali


d non esiste uninterazione dialogica simmetri-

ca, perch i due interlocutori non sono mai in


posizione di perfetta parit

....................................................................................

....................................................................................

Quesiti a risposta aperta


4. Rispondi alle seguenti domande.
(6 righe max)
Perch, negli scambi comunicativi, il contesto
cos importante?
Che cos il feedback?
Che cos la pragmatica della comunicazione?
Qual il rapporto tra comunicazione verbale e non
verbale?

UNIT 9 Le molte facce della comunicazione

Trattazioni sintetiche di argomenti


(20 righe max)

5. Spiega le funzioni della lingua individuate da


Jakobson. Illustrale con opportuni esempi.

attivit
di laboratorio
VE RS O LE CO M PE

TE NZ E

re e realizzare
progettare: elabora lo sviluppo delle
progetti riguardanti dio
proprie attivit di stu

1. I gesti comunicativi
Pu essere interessante verificare a quali gesti si
ricorre pi frequentemente nella comunicazione.
Progettate e svolgete una ricerca in gruppi di 4-5
persone; compilate una lista dei gesti a cui si ricorre pi frequentemente nella comunicazione, riportandoli su di una tabella con lindicazione del loro
ambito duso (ad esempio: nel gioco delle carte, o
durante una partita di calcio, pallacanestro, pallavolo...) e del loro significato.
Se in classe ci sono studenti di origine straniera, il
loro contributo arricchir lelenco con la descrizione dei gesti tipici della loro cultura.
Una volta compilata la tabella, linsegnante potr
consigliare la lettura di testi sulla comunicazione
gestuale, ad esempio:
Desmond Morris, Luomo e i suoi gesti. Losservazione del comportamento umano, trad. it. di A.
Baldassarini, Mondadori, Milano 1995;
Bruno Munari - Ivo Saglietti, Il dizionario dei gesti
degli italiani, Adnkronos Libri, 1994.

249

6. Servendoti di eventuali esempi concreti,


illustra il senso del primo assioma della
comunicazione enunciato dagli studiosi di
Palo Alto.

VE RS O LE CO M PE

TE NZ E

collaborare e parte
in gruppo per valorizcipare interagendo
altrui capacit cont zare le proprie e le
allapprendimento ribuendo

2. Elementi prosodici e paralinguistici nei


fumetti
Scegli con i tuoi compagni alcune strisce di uno
o pi fumetti di vostro gradimento. Cercate quindi
insieme di individuare le strategie grafiche con cui
sono resi i principali elementi prosodici e paralinguistici che qualificano gli scambi comunicativi tra
i personaggi (il volume della voce, lintonazione, la
velocit di eloquio, lenfasi, le pause, le esitazioni
ecc.).

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