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SEZIONE 1 PSICOLOGIA
Unit 9
Le molte facce della comunicazione
Il prof di storia un uomo colto, ma non ha grandi capacit comunicative; Per
ottenere consensi, un leader politico deve essere un abile comunicatore; Nella mia
famiglia non c dialogo; Io e mia figlia non ci capiamo: come se parlassimo due lingue
diverse; Il papa nel suo discorso ha ricordato limportanza del dialogo tra le religioni...
Capita spesso di sentire affermazioni di questo genere, che testimoniano quanto, allinterno
della societ, la comunicazione sia avvertita come una questione decisiva. In tutti
gli ambiti sociali (dalla famiglia alla scuola, alla politica) si persegue infatti lobiettivo di
comunicare in modo efficace, imparando a utilizzare al meglio uno strumento che non
privo di insidie, perch spesso proprio da incomprensioni ed equivoci sorti sul terreno
degli scambi linguistici che si generano e si sviluppano molte tensioni.
Della comunicazione si occupano non solo gli psicologi, ma anche sociologi,
antropologi, filosofi e linguisti: nelle pagine che seguono proporremo alcune delle
loro analisi.
Lo schema di Shannon
Nel tentativo di individuare un modello della comunicazione ossia uno schema che
riproducesse la struttura di base di ogni atto comunicativo gli studiosi si sono ispirati
proprio allidea della comunicazione come trasmissione.
ON LINE
scheda libro
Carlo Majello
Larte di comunicare
231
Il primo di questi modelli stato elaborato negli Stati Uniti negli anni Quaranta del
Novecento, non da psicologi o da esperti di scienze sociali, ma da un ingegnere e
matematico: Claude E. Shannon (1916-2001), autore di una teoria in cui la comunicazione era concepita come trasferimento di informazioni tramite segnali da una fonte
a una meta, trasferimento reso possibile da un apparato di trasmissione e da uno di
ricezione. Shannon era ricercatore presso i laboratori della Bell Telephone e aveva in
mente soprattutto la comunicazione telefonica, in cui c un luogo da cui parte la
chiamata (la fonte, ad esempio la casa di Giuseppe) e un luogo in cui arriva (la meta,
ad esempio la casa di Giovanni), collegati tra loro grazie agli apparecchi telefonici e a
un sistema di cavi, antenne e trasmettitori.
Come emerge dallo schema riportato di seguito, nella comunicazione cos intesa il
problema principale consiste nel controllo della correttezza del segnale e del suo
trasferimento dalla fonte alla meta: se la comunicazione difficoltosa, ci da imputare unicamente allinterposizione di fattori di disturbo (esterni o interni, fisici o
psicologici) che impediscono la corretta ricezione del messaggio.
FONTE
messaggio
Trasmittente
segnale
Ricevente
messaggio
META
Fattore di disturbo
Il modello di Jakobson
Una rielaborazione dello schema di Shannon si deve al linguista russo Roman Jakobson
(1896-1982), autore di un modello classico, citato anche nelle antologie letterarie e nei
testi sulla comunicazione poetica.
Come emerge dallimmagine che segue, nello schema di Jakobson i protagonisti della
comunicazione non sono pi le tecnologie e le macchine, ma gli esseri umani, che
interagiscono gli uni con gli altri scambiandosi messaggi.
Contesto
Referente
Emittente
canale
Messaggio
Codice
canale
Destinatario
232
SEZIONE 1 PSICOLOGIA
Analizziamo allora uno alla volta gli elementi di questo importante modello:
emittente
alla fonte c un emittente, ovvero qualcuno che
io.
e invia un messagg
na
io
ez
nf
trasmette una o pi informazioni a un destinatario
co
e
ch
i
Colu
te
o ricevente;
n
o riceve
a
destinatario
de
ve
ov
pr
e
le informazioni trasmesse costituiscono il messaggio;
il messaggio
Colui che riceve
significato.
il
e
rn
fra
ci
il messaggio composto di segni (ad esempio alfade
a
decodificarlo, cio
betici, o numerici) e, pertanto, deve essere codificaio
g
g
a
ss
e
m
to, cio costruito secondo le regole stabilite da un
composto
comunicazione,
Contenuto della
si
e
ch
codice, che appunto un sistema organizzato di sene
io
ficano linformaz
di segni che codi
gni (pensiamo ad esempio al codice Morse, dove al
.
vuole trasmettere
posto delle lettere si utilizzano punti e linee, combinati secondo regole grammaticali ben precise, che
e
codic
lle regole che vende
e
i
gn
se
i
de
consentono di assegnare un significato a ogni combiComplesso
messagr confezionare un
nazione). I codici possono essere verbali o non
gono utilizzati pe
item
essere condivisi da
no
vo
de
e
ch
e
verbali: il codice verbale utilizza le parole (dal latino
o
gi
rbale
; pu essere ve
io
ar
at
tin
es
d
e
verbum, parola) di una lingua, mentre il codice non
tente
e (se non
le) o non verbal
(se utilizza paro
verbale
utilizza segni di altro tipo, come i gesti, le im.
rso)
a segni di tipo dive
utilizza parole, m
magini, i simboli matematici ecc. Per potersi comprendere, lemittente e il destinatario devono ovviale
cana
io
gg
sa
es
m
il
mente fare riferimento allo stesso codice (ad esempio,
a
gi
rso cui viag
Via, mezzo attrave
o,
m
tia
et
em
parlare la stessa lingua);
te i suoni che
(laria che trasmet
ecc.),
ra
tte
le
a
il messaggio viaggia attraverso un canale e si avvale
un
o
m
rivia
la carta su cui sc
isem
di
ti
ra
pa
ap
di
un mezzo fisico che lo trasporta materialmente
li
esso ag
strettamente conn
i.
at
zz
ili
ut
o
on
(nel caso della comunicazione verbale faccia a faccia,
che veng
sione e di ricezione
ad esempio, si tratter dellaria, portatrice di vibrazioni acustiche). I principali canali comunicativi sono:
- il canale uditivo-vocale, che permette il passaggio di un messaggio verbale orale
dalla bocca dellemittente alle orecchie del destinatario;
- il canale visivo-cinesico, grazie al quale possiamo comunicare con gesti ed espressioni;
Roman Jakobson
Nato a Mosca nel 1896, Roman Jakobson
fu uno studioso dallattivit multiforme: le sue
ricerche spaziarono dalla teoria della comunicazione allanalisi del linguaggio infantile,
dallo studio della letteratura e della poesia
alla psicoanalisi e alle arti visive.
Dopo aver fondato, a soli 19 anni, il Circolo
linguistico di Mosca, nel 1920 si trasfer in
Cecoslovacchia, dove fu tra i fondatori, alla
fine degli anni Venti, del Circolo linguistico
di Praga, unistituzione scientifica e culturale
che ebbe un influsso decisivo sulla filosofia
233
- il canale motorio-tattile, che riguarda tutti gli scambi comunicativi tattili, dalla stretta di
mano alle carezze, alla lettura in Braille (il sistema di scrittura per non vedenti);
- il canale chimico-olfattivo, che, se nelluomo non particolarmente sviluppato, lo
ON LINE
approfondimento
invece negli animali, i quali spesso lasciano tracce odorose provviste di significato
La comunicazione
animale
per i cospecifici o per le altre specie (alcuni animali possiedono ghiandole che emettono il feromone, una sostanza riconoscibile allodore
con cui marcano il territorio, segnalano il pericolo, attirano il compagno ecc.);
referente
comuio
gg
sa
es
m
il
e
erisc
il messaggio si riferisce sempre a un determinato ogOggetto a cui si rif
getto, detto referente, e opera in una determinata sinicativo.
tuazione comunicativa, detta contesto, le cui carattecontesto
scamsi
sia
ristiche
devono essere condivise da emittente e
al
qu
un
di
imento
Situazione di rifer
olu
un
ca
di
in
destinatario
(il referente di una lezione su Paolo e
n
il termine no
o
bio comunicativo;
on
nd
re
e
ch
ri
Francesca, ad esempio, la nota vicenda damore narreccio di fatto
go fisico, ma lint
zione.
ica
un
m
co
rata nella Divina Commedia, mentre il suo contesto la
lla
de
o
ns
comprensibile il se
storia della letteratura italiana).
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SEZIONE 1 PSICOLOGIA
vero sul referente, diremo che la lingua ha prevalentemente una funzione informativa o referenziale: il caso degli scambi comunicativi che avvengono mediante
saggi, manuali scolastici, cronache, verbali, annunci ecc.: si pensi alla frase Il regionale per Pisa parte dal secondo binario;
quando lo scopo della comunicazione quello di far agire il ricevente in un certo
modo, avremo la funzione persuasiva (ordini, suggerimenti, inviti, regolamenti...),
detta anche conativa (dal latino conari, tentare, sforzarsi) dato che lemittente si
sforza di ottenere un determinato effetto sul destinatario, come nellingiunzione
Vieni subito qui!;
quando il focus (centro dinteresse) della comunicazione riguarda lemittente, abbiamo
la funzione emotiva o espressiva, tipica di lettere, diari, commenti, confessioni ecc.:
Oggi mi sento davvero in forma!;
se il focus riguarda il codice, si tratta della funzione metalinguistica, tipica di dizionari, grammatiche ecc.: Casa un sostantivo femminile di numero singolare;
quando
riguarda il canale, si in presenza della funzione ftica (dal greco phatiks,
asserito, detto, o dal latino for, fatus sum, fari, parlare), come nei saluti, o nelle
formule telefoniche, o nellespressione: Prova microfono: uno, due, tre...;
se riguarda il messaggio, abbiamo la funzione poetica, come nei testi letterari: Addio,
monti sorgenti dallacque....
Occorre per precisare che di rado queste funzioni si presentano allo stato puro: lo
stesso Jakobson ammette la compresenza di pi funzioni, dicendo che nella maggior
parte dei casi si pu rilevare soltanto la prevalenza di una funzione rispetto alle altre.
Inoltre vi sono messaggi che hanno una funzione apparente e una reale. Ad esempio,
per rifarci a situazioni comunicative tipiche della vita familiare, una madre che dice
al figlio Guarda che sto perdendo la pazienza apparentemente esprime un suo stato
danimo, ma in realt vuole indurre nel ragazzo un comportamento diverso. Oppure:
la ragazzina che rientra a casa e con apparente noncuranza dice C una festa stasera
da Giulia a prima vista fornisce uninformazione sulla festa, mentre in realt esprime
in modo allusivo il suo desiderio di parteciparvi. Oppure ancora: un testo pubblicitario
pu presentarsi in apparenza come informativo, ma la sua funzione reale non pu che
essere conativa (indurre il lettore o lascoltatore ad acquistare un certo prodotto).
Il feedback
Come ben sanno insegnanti e conferenzieri, da un pubblico di ascoltatori provengono continuamente messaggi
feedback
iun
m
co
non verbali (espressioni attente o annoiate, sbadigli, fronti
lla
de
ie
nelle teor
Termine utilizzato
no
or
rit
di
corrugate, mani nei capelli o sguardi persi nel vuoto...), asne
io
re linformaz
e
cazione per indica
se
re
pe
sai utili per capire se il caso di limitare la durata della
emittente di sa
che permette all
to.
pi
ce
re
o
lezione, usare un linguaggio pi semplice o soffermarsi
at
st
saggio
come il suo mes
maggiormente su un passaggio complesso. Secondo la teoria della comunicazione come trasmissione di messaggi,
queste risposte non verbali costituiscono il cosiddetto feedback, ovvero un insieme di
235
segnali di ritorno, provenienti dal ricevente e diretti allemittente, che permettono di verificare se e come il messaggio arrivato a destinazione.
Il concetto di feedback preso in prestito dalla cibernetica, nel cui ambito indica i meccanismi di autocontrollo delle macchine sui processi da esse stesse svolti. Un esempio molto
semplice (che, non a caso, abbiamo gi utilizzato nellUnit dedicata al linguaggio: v. p. 54)
fornito dai programmi di accensione e spegnimento delle caldaie a termostato: quando
la temperatura supera il livello programmato, ad esempio 21, la caldaia si spegne, per poi
riaccendersi automaticamente quando la temperatura scende al di sotto dello stesso livello;
in entrambi i casi si tratta di una risposta (feedback) a segnali provenienti dallambiente.
Lesistenza del feedback dimostra
che nella dinamica della comunicazione il ricevente non ha un
ruolo passivo. Egli decodifica e
interpreta i messaggi provenienti
dallemittente e, pur rimanendo
destinatario (perch il feedback
deve essere distinto dalla risposta, che trasforma il ricevente
in emittente, dando il via a un
nuovo flusso comunicativo), pu
inviare a sua volta segnali di
ritorno, grazie ai quali lemittente
comprende se il messaggio arPer un conferenziere osservare che i suoi ascoltatori si
rivato e se stato decodificato in
addormentano uno dopo laltro non un feedback molto
maniera corretta.
incoraggiante...
236
SEZIONE 1 PSICOLOGIA
tti linguistici
teoria degli a
linguaggio
dal filosofo del
Teoria elaborata
sullidea
Austin, imperniata
britannico john l.
ni, ovvempiano delle azio
co
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interpreti, mettendo cos a fuoco gli effetti della
semiotica
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comunicazione sul comportamento.
dei segni
Scienza generale
della semito
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Una
delle pi celebri analisi degli effetti della cone
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mo per comunicar
sintassi,
:
tra
e
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st
di
municazione sul comportamento degli interlocutori,
ris
otica, Charles Mor
a.
ic
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molto importante nella storia delle scienze umane,
m
ag
pr
a,
semantic
contenuta nel libro Pragmatica della comunicazione
umana, pubblicato nel 1967 a cura di Paul Watzlawick,
Janet Helmick Beavin e Don D. Jackson. Si tratta di esponenti di quella che viene chiamata scuola di Palo Alto, dal nome della localit
ON LINE
californiana che dal 1958 fu un centro di ricerca psicologica e psichiatrica (Mental Rescheda autore
Paul Watzlawick
search Institute) fondato dal gi citato Jackson.
ne
comunicazio
assiomi della
rie
prop t
si di Palo Alto, le
Secondo gli studio
lla comuanno alla base de
essenziali che st
afferma
il primo assioma
nicazione umana;
e; il seile non comunicar
che impossib
aspetto di
contenuto ha un
condo che ogni
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di relazione; il qu
o
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e
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co
n il mocomunicano sia co
gli esseri umani
ogico.
a con quello anal
dulo numerico, si
237
238
SEZIONE 1 PSICOLOGIA
approfondire
| Per
Metacomunicazione e messaggi paradossali
n logica, un paradosso pu essere definito come unargomentazione apparentemente corretta, che da premesse plausibili deduce tuttavia conclusioni contraddittorie. Uno dei paradossi pi famosi quello detto del
barbiere: se io affermo che il barbiere rade tutti (e solo) gli uomini che non si radono da s e mi chiedo se il
barbiere rada se stesso, la risposta (rifletteteci un attimo...) non potr essere n s, n no.
Nel caso specifico della comunicazione, un paradosso si presenta come un messaggio in cui laspetto di
contenuto e quello di relazione rappresentano due asserzioni che si escludono a vicenda. Pensiamo ad
esempio a una madre che dice a un figlio troppo accondiscendente: Non essere cos obbediente. Che
cosa far il figlio? Per esaudire la richiesta della madre (essere disobbediente) dovrebbe fare ci che lei
le dice, e quindi... obbedirle !
Sempre scavando nelle comunicazioni intra-familiari, possiamo trovare altri esempi, ancora pi sottili: se
rimproverassimo un bimbo che ha paura del buio dicendogli Se non la smetti ti chiudo nello stanzino,
incorreremmo in un paradosso pragmatico, poich lanceremmo al tempo stesso due messaggi contraddittori: il buio non va temuto e il buio va temuto (dato che lo stanzino, luogo solitamente senza luce,
viene minacciato come punizione).
239
Lintreccio tra comunicazione e metacomunicazione responsabile di quelli che gli studiosi di Palo Alto chiamano paradossi pragmatici, espressione che indica un particolare tipo di messaggi, in cui laspetto contenutistico contraddice quello relazionale, o metacomunicativo (v. Per Approfondire, p. 238).
e
rbal
comunicazione ve
vece di
in
i
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fic
ni
sig
addome; e cos via.
i loro
zione tra i segni e
Nellinterazione comunicativa quotidiana, la comu.
le
na
tipo convenzio
nicazione non verbale completa, accompagna e spene verbale
o
comunicazio
gi
ag
gu
cifica ulteriormente quella verbale. In questo senso
sata sulluso del lin
Comunicazione ba
considerata efficace per trasmettere laspetto di relaziparlato.
verbale, scritto o
one: unapostrofe come Disgraziato che non sei alle
ne non verba
tro!, proferita con un sorriso, con un tono scherzoso
n
comunicazio
no
che
di comunicazione
e magari con una pacca sulla schiena, rassicura chi la
Qualsiasi forma
si av
o verbale e che
gi
ag
gu
in
l
il
i
zz
riceve sulle intenzioni amichevoli di chi la pronuncia.
utili
parole.
segni diversi dalle
valga pertanto di
Diverse ricerche hanno mostrato il peso degli elementi non verbali nella ricezione di un messaggio: secondo recenti studi, nellinterpretazione di un messaggio le parole da sole hanno un peso inferiore al 10% e sono molto pi importanti altri
elementi, quali il tono della voce, i gesti e le espressioni con cui vengono accompagnate.
240
SEZIONE 1 PSICOLOGIA
invito al cinema
Casomai
241
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SEZIONE 1 PSICOLOGIA
La prossemica
Gli aspetti della comunicazione non verbale legati allutilizzo dello spazio sono stati
analizzati dallantropologo statunitense Edward T. Hall (1914-2009), che ha coniato il
termine prossemica proprio per designare luso dello spazio nellambito dei rapporti
sociali e delle interazioni comunicative.
Hall individua, nel mondo occidentale, 4 distanze utilizzate per linterazione sociale:
prossemica
nei rapporti inio
az
sp
llo
intima: < 45 cm;
de
o
Lo studio dellus
personale: 45 cm - 1,20 m;
terpersonali.
sociale: 1,20 - 3,50 m;
pubblica: > 3,50 m.
Per esemplificare, due fidanzati che passeggiano sottobraccio sono a distanza intima,
mentre due amici che studiano in biblioteca a uno stesso tavolo hanno una distanza
personale. sociale la distanza tra il professore che spiega e gli alunni, mentre pubblica quella tra luomo politico che tiene un comizio e la platea degli ascoltatori.
Se una distanza eccessiva pu far pensare a una relazione fredda, caratterizzata da un
certo formalismo, uninvasione indesiderata dello spazio personale o addirittura intimo genera disagio, soprattutto se comporta contatto fisico. Questa forma di distanza
caratterizza generalmente la vita nel nucleo familiare e viene raramente utilizzata con
gli estranei (esistono per, a tal proposito, usanze molto diverse tra i popoli).
Lanalisi di Hall mette anche a confronto le differenti modalit con cui i vari popoli
definiscono le distanze interpersonali e, in genere, il ruolo dello spazio nella gestione
dei rapporti sociali e delle situazioni quotidiane. Gli arabi, ad esempio, tollerano laffollamento e il contatto fisico nelle strade molto pi di americani ed europei, ma hanno
bisogno di spazi privati ampi: nelle abitazioni tipiche dei paesi occidentali si sentono
oppressi dai soffitti bassi e dalle stanze troppo piccole.
Ma differenze considerevoli nella percezione dello spazio esistono tra gli stessi europei. I tedeschi, ad esempio, hanno un senso molto forte della riservatezza e dellordine,
come dimostra la loro consuetudine di tenere le porte chiuse, sia in casa, sia sul lavoro.
Per gli inglesi, invece, una delimitazione cos netta dello spazio esteriore non indispensabile, poich sono abituati a creare barriere interiori che li rendono capaci di
isolarsi anche in condizioni di vicinanza fisica.
LA MAPPA DELLUNIT
ON LINE
sintesi audio
trasmissione di messaggi
modello di Shannon
modello di Jakobson
fonte trasmittente
ricevente meta
Lemittente e il ricevente
Il feedback
devono condividere
il codice, il referente
e il contesto
in
243
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SEZIONE 1 PSICOLOGIA
studia
Morris
impossibile
non comunicare
La scuola di Palo Alto
individua gli assiomi di
base della comunicazione
comunicazione verbale
comunicazione non verbale
segnali prosodici
segnali paralinguistici
aspetto esteriore
segnali prossemici
La comunicazione
non verbale
utilizza
segnali posturali
espressioni del viso
segnali gestuali
contatti
LETTURE
VE RS O LE CO M PE
245
TE NZ E
leggere, comprender
testi di vario tipo e e interpretare
1 Colin Cherry, On Human Communication, 1961. La frase in inglese traducibile in italiano con Pensi che si far?.
246
SEZIONE 1 PSICOLOGIA
LETTURE
un cartello su cui scritto: Ignorate questa indicazione. Come vedremo nel capitolo sulla
comunicazione paradossale, le confusioni e le contaminazioni tra questi due livelli comunicazione e metacomunicazione possono portare in vicoli ciechi identici nella struttura a
quelli dei famosi paradossi logici.
(P. Watzlawick - J. Helmick Beavin - D.D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana,
trad. it. di M. Ferretti, Astrolabio, Roma 1971, pp. 45-47)
Perch il cartello recante la scritta Ignorate questa indicazione contiene un messaggio paradossale?
247
LETTURE
Emblematici
Si possono definire cos tutti i gesti intenzionali, traducibili mediante parole. La loro funzione
di ribadire o sostituire la comunicazione verbale. Sono pi rapidi delle parole, si eseguono
in silenzio ed hanno una valenza superiore alle parole stesse. Tipici gesti emblematici sono il
segnale dellautostop e lok col pollice e lindice.
Differenze transculturali. Molti gesti emblematici come additare, far segno di fermarsi, battere le mani, salutare con la mano, alzare o stringere le spalle sono universali. Altri, invece,
differiscono a seconda delle culture in cui vengono usati.
Ad esempio, dire no scuotendo il capo gesto che Darwin fa discendere dal rifiuto del seno
da parte del lattante comune in tutta lEuropa settentrionale, mentre in Grecia e in Italia
meridionale il no indicato da un movimento di testa allindietro.
Illustratori
Questi gesti, compiuti principalmente con le mani, affiancano la comunicazione verbale e possono sottolineare elementi specifici del discorso, indicando la direzione del pensiero, riproducendo azioni del corpo ed enfatizzando determinate parole.
Differenze transculturali. Anche il senso dei gesti illustratori cambia a seconda delle culture.
Confrontando i gesti degli ebrei emigrati negli Stati Uniti dallEuropa orientale con quelli degli
emigranti italiani dal Mezzogiorno, Efron (1974) ha evidenziato che mentre gli italiani fanno
maggior uso di gesti illustratori di tipo descrittivo che coinvolgono lavambraccio in maniera
pi esuberante, gli ebrei usano gesti di tipo ideografico con eleganti movenze della mano.
Ostentatori
Questi gesti come muovere freneticamente le gambe, stringere i pugni, tamburellare con le
dita sul tavolo rivelano lo stato emotivo del soggetto.
Regolatori
Questi gesti come sollevare la mano, scuotere il capo, inarcare le sopracciglia servono a
sincronizzare gli interventi allinterno di una discussione. Possono indicare linteresse a continuare la conversazione, lintenzione di intervenire, la volont di porre fine alla discussione.
Adattativi
Sono gesti appresi, generalmente, da bambini come modalit di adattamento. Dopo essere stati
sperimentati con efficacia, permangono nelladulto perlopi inconsapevolmente, senza lo scopo di comunicare messaggi precisi, bens di autoregolare il soggetto.
Allinterno di questa categoria, si distinguono tre tipi di segnali:
gesti auto-adattativi (cio, manipolazione del proprio corpo);
gesti di adattamento centrati sullaltro;
gesti di adattamento diretti su oggetti.
248
SEZIONE 1 PSICOLOGIA
VERIFICA
ON LINE
esercizi interattivi
Mm
....................................................................................
Mm
....................................................................................
Mm
....................................................................................
Mm
....................................................................................
e. Secondo gli studiosi di Palo Alto, il modulo analogico particolarmente efficace per trasmettere laspetto di contenuto del messaggio M m
....................................................................................
contraddittoria
c che ha per oggetto unaltra comunicazione
d dove il modulo numerico prevale su quello
analogico
La prossemica la scienza che:
a studia le comunicazioni interpersonali
b si occupa delle relazioni umane
c si occupa delle distanze che separano gli
relazioni umane
La disciplina che studia le azioni che si svolgono per mezzo del linguaggio
a conativa
b referenziale
c espressiva
d ftica
....................................................................................
....................................................................................
attivit
di laboratorio
VE RS O LE CO M PE
TE NZ E
re e realizzare
progettare: elabora lo sviluppo delle
progetti riguardanti dio
proprie attivit di stu
1. I gesti comunicativi
Pu essere interessante verificare a quali gesti si
ricorre pi frequentemente nella comunicazione.
Progettate e svolgete una ricerca in gruppi di 4-5
persone; compilate una lista dei gesti a cui si ricorre pi frequentemente nella comunicazione, riportandoli su di una tabella con lindicazione del loro
ambito duso (ad esempio: nel gioco delle carte, o
durante una partita di calcio, pallacanestro, pallavolo...) e del loro significato.
Se in classe ci sono studenti di origine straniera, il
loro contributo arricchir lelenco con la descrizione dei gesti tipici della loro cultura.
Una volta compilata la tabella, linsegnante potr
consigliare la lettura di testi sulla comunicazione
gestuale, ad esempio:
Desmond Morris, Luomo e i suoi gesti. Losservazione del comportamento umano, trad. it. di A.
Baldassarini, Mondadori, Milano 1995;
Bruno Munari - Ivo Saglietti, Il dizionario dei gesti
degli italiani, Adnkronos Libri, 1994.
249
VE RS O LE CO M PE
TE NZ E
collaborare e parte
in gruppo per valorizcipare interagendo
altrui capacit cont zare le proprie e le
allapprendimento ribuendo