ANALISI DELLA
DEFORMAZIONE
Lo studio della deformazione viene arontato prescindendo dalle cause che lhanno
prodotta. Per deformazione sintende il processo di cambiamento di forma del corpo
(supposto continuo e deformabile).
3.1
46
Un corpo si dice deformabile quando le posizioni relative dei suoi punti variano
in seguito allapplicazione di agenti esterni. Lanalisi della deformazione si occupa
allora dello studio del cambiamento di posizione relativa tra i punti materiali nel
passaggio da uno stato iniziale a quello attuale.
Nel seguito viene sviluppato il modello di deformazione dovuto a Cauchy1 , secondo il quale un moto puramente rigido quando la distanza tra due qualsiasi punti
del corpo non cambia durante il processo evolutivo. Cos, si dir che il corpo si
deforma se e solo se la distanza tra i punti del corpo varia nel tempo.
3.2
Si consideri un mezzo continuo che nel tempo cambi configurazione. Cos, detta
Co la configurazione del corpo al tempo iniziale del moto t = to , sia C la configurazione di al generico istante t > to . In figura 3.1 riportato schematicamante il
cambiamento di configurazione del corpo .
Si indicano nel seguito con:
1
Augustin-Louis Cauchy (Parigi 1789 - Sceaux 1857), matematico francese. Studi allEcole
Polytechnique; esercit per qualche tempo la professione di ingegnere, ma la fama dei suoi lavori
sugli integrali definiti gli procur una nomina presso lEcole Polytechnique, la Sorbona e il Collegio
di Francia. Dal 1830 al 1838 visse in esilio per aver negato il giuramento a Luigi Filippo. Nel 1848
venne nominato professore alla Sorbona e ottenne lesenzione dal giuramento da Napoleone III.
Cauchy fu uno dei maggiori matematici del XIX secolo: si distinse in particolare per aver conferito
allanalisi caratteristiche che sono considerate tuttora fondamentali; verific lesistenza di funzioni
ellittiche, mosse i primi passi in direzione di una teoria generale delle funzioni di variabile complessa
e pose le basi per la convergenza delle serie. Perfezion inoltre il metodo di integrazione delle
equazioni dierenziali lineari e si dedic anche allo studio della propagazione della luce e alla teoria
dellelasticit.
Po
u=y-x
47
Co , to x
C,t
O
Figura 3.1: Moto del corpo continuo . Configurazione iniziale Co e attuale C.
x1
x2
il vettore posizione del generico punto materiale di al tempo to ,
x=
x3
y1
y2
il vettore posizione dello stesso punto materiale di al tempo t,
y=
y3
u1
u2
u=
il vettore spostamento del punto materiale, tale che:
u3
u=yx
ovvero, in esplicito:
e quindi
u1 y1 x1
u2
y2
x2
=
u3
y3
x3
u1 = y1 x1
u2 = y2 x2
u3 = y3 x3
(3.1)
(3.2)
(3.3)
(3.4)
48
3.2.1
La funzione vettoriale y(x, t) deve soddisfare alcuni requisiti matematici per essere
accettabile da un punto di vista meccanico.
0
00
00
y
(3.5)
y
lim
=0
0
00
x x
(3.6)
(3.9)
49
(3.10)
3.2.2
Sistemi di riferimento
Eulero (Basilea 1707 - San Pietroburgo 1783), matematico svizzero, oper soprattutto nel
campo della matematica pura; la sistematizzazione e la riformulazione dellanalisi che si trova nelle
sue opere alla base della matematica moderna e della teoria delle funzioni. Studi alluniversit
di Basilea come allievo del matematico svizzero Johann Bernoulli. Nel 1727 entr a far parte
dellAccademia delle Scienze di San Pietroburgo dove fu nominato professore di fisica (1730) e
poi di matematica (1733). Nel 1741 accolse la proposta del re di Prussia Federico il Grande e si
trasfer allAccademia delle Scienze di Berlino dove rimase fino al 1766, anno in cui fece ritorno a
San Pietroburgo. Sebbene fosse ostacolato fin dallet di 30 anni da una progressiva perdita della
vista, Eulero redasse un gran numero di importanti opere matematiche e centinaia di appunti che
provano la sua straordinaria produttivit scientifica.
Eulero diede la prima trattazione completa dellalgebra, della teoria delle equazioni, della
trigonometria e della geometria analitica. Si occup di calcolo (compreso il calcolo delle variazioni), della teoria dei numeri, dei numeri immaginari. Sebbene fosse soprattutto un matematico,
Eulero forn anche notevoli contributi di astronomia, meccanica, ottica e acustica.
50
Po
y(x, t1 ) y(x, t )
2
Co, to x
y(x, t )
C,t
O
Figura 3.2: Sistema materiale di riferimento per il cambiamento di configurazione.
riferimento non si deforma in quanto collegato ai punti dello spazio fisso e non
ai punti materiali del continuo. Il sistema spaziale detto anche euleriano ed
dovuto a DAlambert3 .
Nelle figure 3.2 e 3.3 sono riportati schematicamenti i due sistemi di riferimento
introdotti.
Nel seguito viene utilizzato il sistema materiale per lo studio della deformazione
del corpo. Si evidenzia sin da ora che qualora il corpo sia soggetto a cambiamenti
di configurazione infinitesimi, ovvero a deformazioni infinitesime, i due sistemi di
riferimento tendono a coincidere.
3
Jean-Baptiste Le Rond, detto dAlambert (Parigi 1717-1783), fisico, matematico e filosofo francese. Fra i maggiori esponenti del pensiero illuministico francese, dAlambert occupa un
posto importante nella storia della letteratura, della meccanica, di cui considerato uno dei fondatori, ma soprattutto in quella della matematica, dellastronomia e della filosofia. Comp gli studi
al Collge des Quatre Nations, fondato da Mazzarino e permeato di giansenismo: qui si dedic allo
studio del diritto e della teologia, che abbandon ben presto per rivolgersi a quello della matematica. Le sue precoci pubblicazioni in questo campo gli valsero lingresso nel 1741, allAcadmie
des Sciences; tra il 1743 e il 1751 scrisse una serie dimportanti opere scientifiche. Eletto nel
1754 membro dellAcadmie Franaise, ne divenne nel 1772 segretario a vita, declinando linvito
di Federico II di Prussia a presiedere allAccademia di Berlino, sia perch non si riteneva degno
di occupare un posto accademicamente superiore a quello di Eulero, il pi grande matematico del
tempo. Le sue opere principali trattano la meccanica dei corpi rigidi sui tre principi dellinerzia,
della composizione dei movimenti e dellequilibrio tra due corpi; lo sviluppo dellidrodinamica; la
teoria generale dei venti; alcune memorie di argomento astronomico, dove stabilisce le equazioni
del moto della Terra attorno al suo baricentro. Nello sviluppo matematico di questi problemi di
meccanica dAlambert simbatt nellequazione che porta il suo nome, di cui fornisce lo studio
completo fino allintegrale generale, e nel teorema fondamentale dellalgebra, di cui d la prima
dimostrazione parziale. In metafisica ritiene insolubili i problemi tradizionali di tale scienza, quali
la natura dellanima, il concetto dellessere, lunione dellanima e del corpo.
x( y, t2 )
51
x( y, t1 )
x( y, t3 )
y
Co, to
O
3.3
Si studia ora la deformazione che lintorno IP del generico punto Po del corpo
in Co subisce durante il cambiamento di configurazione (figura 3.4). A tale scopo
si consideri un punto Qo IP . La posizione di Qo rispetto a Po individuata dal
vettore dx. Per eetto del cambiamento di configurazione i punti Po e Qo si portano
rispettivamante in P e Q. Nella configurazione attuale accade che la posizione di Q
rispetto a P individuata dal vettore dy. Lo spostamento del punto Qo fornito
dalla formula:
u(Qo ) = u(Po ) + dy dx
(3.11)
dove u(Po ) rappresenta lo spostamento di traslazione rigida dellintorno IP . Poich
dy il dierenziale della funzione y(x, t) nella variabile spaziale, si ha:
dy = y dx = F dx
(3.12)
dydx = (F I)dx
(3.13)
cos che:
Daltra parte, poich il dierenziale un operatore lineare, si ha:
dy dx =d (y x) =du = Hdx
essendo H il gradiente di spostamento:
(3.14)
(3.15)
52
u(Qo)
Q
dx o
Po
Co, to x
Q
dy
P
u(Po )
y C,t
O
ovvero
F=H+I
(3.16)
(3.17)
(3.18)
ovvero, in esplicito:
u3 (Qo )
u3 (Po )
u3,1 u3,2 u3,3
dx3
(3.19)
In definitiva, i tensori F e H caratterizzano la variazione di lunghezza ed orientamento del vettore infinitesimo dx, e sono allora i responsabili della deformazione
dellintorno IP , depurata del moto di traslazione rigida u(Po ). Si evidenzia che la
relazione (3.12) dimostra che la deformazione del generico vettore dx governata
dalloperatore lineare F. Ne consegue che durante la deformazione nellintorno IP
rette vengono trasformate in rette con dierente metrica ed inclinazione, piani in
piani, sfere in ellissoidi, ecc.
3.3.1
53
Decomposizione polare
Lipotesi di invertibilit locale della funzione y = y(x, t) impone che sia verificata la
condizione (3.10) di determinante positivo per il tensore gradiente di deformazione
F. Ci permette di applicare il teorema di decomposizione polare, secondo il quale
possibile rappresentare F come:
F = RU = VR
(3.20)
n 6= 0
n 6= 0
(3.22)
(3.23)
dy = Fdx = VRdx
dt = Rdx
dy = Vdt
(3.24)
oppure
Nel primo caso (3.23) il vettore infinitesimo dx , e cos tutto lintorno IP , viene
prima deformato e poi ruotato; nel secondo caso (3.24) il vettore infinitesimo dx, e
cos tutto lintorno IP , viene prima ruotato e poi deformato.
Si evidenzia allora che i tensori U e V sono responsabili della deformazione pura
dellintorno, e cio del cambiamento di forma di IP , mentre R produce una rotazione
rigida di IP .
Noto che sia il tensore gradiente di deformazione F, i tensori di deformazione
pura U e V si determinano notando che:
FT F = (RU)T RU = URT RU = U2
FFT = VR(VR)T = VRRT V = V2
54
U = FT F
p
V = FFT
La radice quadrata dei tensori FT F e FFT si eettua determinando la loro rappresentazione spettrale e facendo le radici quadrate degli autovalori. Si evidenzia a tale
scopo che FT F e FFT sono simmetrici, e quindi ammettono una rappresentazione
spettrale a coeciente reali:
FT F = f1U u1 u1 + f2U u2 u2 + f3U u3 u3 = U2
FFT = f1V v1 v1 + f2V v2 v2 + f3V v3 v3 = V2
dove u1 , u2 , u3 e f1U , f2U , f3U sono rispettivamente gli autovettori e gli autovalori
di FT F = U2 , e v1 , v2 , v3 e f1V , f2V , f3V sono rispettivamente gli autovettori e gli
autovalori di FFT = V2 . Inoltre, poich U e V, cos come U2 e V2 , sono definiti
positivi i loro autovalori devono essere positivi, per cui si scelgono le radici positive
dei coecienti della rappresentazione spettrale di FT F e FFT :
U = g1U u1 u1 + g2U u2 u2 + g3U u3 u3
V = g1V v1 v1 + g2V v2 v2 + g3V v3 v3
con
p
p
p
g1U = pf1U g2U = pf2U g3U = pf3U
g1V = f1V g2V = f2V g3V = f3V
Si determina ora la relazione che intercorre tra i due tensori di deformazione pura
U e V:
U2 = FT F = (VR)T VR = RT V2 R
V2 = FFT = RU(RU)T = RU2 RT
per cui U2 e V2 , cos come U e V, dieriscono tra loro di una rotazione rigida R.
Ne consegue che gli autovalori di U e V coincidono, mentre gli autovettori di U e
V sono ruotati fra loro di R:
g1U = g1V
g2U = g2V
g3U = g3V
v1 = Ru1 v2 = Ru2 v3 = Ru3
Per comprendere il significato meccanico delle quantit g1U , g2U e g3U si consideri
un vettore parallelo a u1 di lunghezza d o . A seguito della deformazione dovuta al
tensore U si ha:
Uu1 d
55
3.3.2
R = V1 F
oppure
(3.25)
Misure di deformazione
dx dx
(3.26)
p
dy dy
(3.27)
= kdxk =
d
d 2o
2
o
dy dy dx dx
dx dx
(3.28)
= (FT F I)n n
d o d o
G =
(3.29)
tensore
tensore
tensore
tensore
destro di Cauchy-Green
sinistro di Cauchy-Green
di Green-Lagrange
di Almansi
(3.30)
56
Sulla base delle definizioni (3.30), la metrica della deformazione G determinata dalla
(3.29), diventa:
G = (C I)n n =2Dn n
(3.31)
Nel seguito vengono introdotte le cosiddette misure ingegneristiche della deformazione.
Dilatazione lineare. Si definisce dilatazione lineare associata ad una prefissata
direzione n la quantit:
=
d d
d o
d
1
d o
(3.32)
= 2Dn n + 1 1
(3.33)
Dilatazione angolare (scorrimento angolare). Si definisce dilatazione angolare, pi frequentemente detta scorrimento angolare, associata a due prefissate
direzioni n1 ed n2 la quantit:
n1 n2 = o
(3.34)
=
=
cos = m1 m2 =
Fn1 Fn2 Fn1 Fn2 Fn1 Fn2
Sulla base delle definizioni (3.30) e della formula (3.33) che fornisce la dilatazione lineare, semplici calcoli mostrano che:
1
1
1
Fn = Fn1 Fn1 2 = FT Fn1 n1 2
1
1
= (2D + I) n1 n1 2 = 2Dn1 n1 + 1 2 = 1 + 1
Cn1 n2
(1 + 1) (2 + 1)
n1 n
Po
57
u(Po)
Co, to x
P m2
y
C,t
O
Figura 3.5: Scorrimento angolare.
Nel caso che o = /2 si ha:
= cos
sin 12 = sin
2
2Dn1 n2
Cn1 n2
=
=
(1 + 1) (2 + 1)
(1 + 1) (2 + 1)
(3.35)
essendo n1 n2 = 0.
Dilatazione volumetrica (cubica). Si definisce dilatazione volumetrica o cubica
la quantit:
dV dVo
dV
V =
=
1
(3.36)
dVo
dVo
essendo dVo e dV la misura del volume infinitesimo prima e dopo la deformazione. Per valutare dVo e dV si considera il sistema di riferimento principale
di deformazione pura, definito dagli autovettori di U: u1 , u2 , u3 . Indicando
allora con dx1 = d o u1 , dx2 = d o u2 e dx3 = d o u3 tre vettori infinitesimi
giacenti lungo le direzioni principali, si ha:
dVo = dx1 dx2 dx3 = u1 u2 u3 d
3
o
=d
3
o
ma anche
dV = dy1 dy2 dy3 = Fdx1 Fdx2 Fdx3 = Fu1 Fu2 Fu3 d
3
o
58
(3.37)
3.4
Deformazione infinitesima
(3.38)
Si evidenzia che lipotesi di piccoli gradienti di spostamento implica automaticamente lipotesi di piccoli spostamenti. Naturalmente necessario in qualche modo
definire cosa si intende per piccoli spostamenti. Infatti, mentre le componenti del
gradiente di spostamento sono quantit adimensionali, per cui la formula (3.38)
consistente, lo spostamento una grandezza con dimensione ed il suo valore dipende
dalla scala con la quale si misura. Una volta eliminati i moti rigidi del corpo, nel
seguito si dir piccolo lo spostamento u quando soddisfa la relazione:
u
i
(3.39)
= << 1
L
Z Po
Hij dxj = H ij dj < H ij L = L << 1L
|ui (Po )| =
O
dove d = (Po O) con O punto fisso del corpo e H ij indica la media di Hij lungo
la linea (Po O).
Si ipotizza allora che in tutte le formule finora introdotte siano trascurabili i
termini con ordine di grandezza o(), e cio gli infinitesimi di ordine superiore a
. In altri termini si considerano solo i termini che sono lineari in H. Per definire
le misure di deformazione in modo consistente con lipotesi (3.38) considerata,
necessario riscrivere lespressione delle misure di deformazione in funzione di H, e
59
1
1
= (H + HT ) = (u + uT )
2
2
(3.40)
1
(1 + 2 i )1/2
= (1 + 2 i )1/2 i =0 + (1 + 2 i )1/2 i =0 2 i = 1 +
2
U
= (1 + 1 )d1 d1 + (1 +
2
2 )d
d2 + (1 +
3
3 )d
d3 = I + D
(3.42)
60
1
(1 + 2 i )1/2
= (1 + 2 i )1/2 i =0 (1 + 2 i )3/2 i =0 2 i = 1
2
R
= (I + H) (1 1 )d1 d1 + (1 2 )d2 d2 + (1 3 )d3 d3
1
T
T
= (I + H) I (H + H + H H)
2
che infine linearizzata rispetto a H fornisce:
R
= I+H=I+W
(3.43)
3.4.1
Decomposizione additiva di H
ovvero,
1
1
H + HT dx +
H HT dx
= u(Po ) +
2
2
(3.44)
u(Qo ) = u + dx + Wdx
(3.45)
con
1
1
(u
+
u
)
(u
+
u
)
u
1,1
1,2
2,1
1,3
3,1
2
2
1
1
u2,2
(u2,3 + u3,2 )
H + HT = 12 (u1,2 + u2,1 )
=
(3.46)
2
2
1
1
(u1,3 + u3,1 ) 2 (u2,3 + u3,2 )
u3,3
2
1
1
0
(u
u
)
(u
u
)
1,2
2,1
1,3
3,1
2
2
1
1
0
(u2,3 u3,2 ) (3.47)
H HT = 12 (u1,2 + u2,1 )
W=
2
2
1
1
(u1,3 + u3,1 ) 2 (u2,3 + u3,2 )
0
2
Si evidenzia che nel ricavare la formula (3.45) non stata fatta alcuna ipotesi di
piccolezza. Daltra parte sotto lipotesi piccoli gradienti di spostamento, ricordando
le (3.40) e (3.43), lespressione (3.45) pu essere interpretata come decomposizione
additiva dello spostamento u(Qo ) in:
61
(3.48)
0
w3 w2
0
w1
= w3
(3.49)
w2 w1
0
Nellipotesi che il valore della rotazione sia sucientemente picccolo rispetto allunit, la matrice di rotazione R pu essere approssimata eseguendo lo sviluppo in
serie a partire da = 0, ed arrestando tale sviluppo al primo ordine; in definitiva si
ottiene:
R ' I+ = I + W
avendo posto W = .
Ne consegue che lo spostamento dovuto ad una rotazione infinitesima pu essere
valutato tramite la relazione:
u = (R I) dx = W dx
ovvero definito dallapplicazione di una matrice emisimmetrica sul vettore posizione. In defintiva, si pu concludere che un tensore emisimmetrico responsabile
del campo di spostamenti provocati da una rotazione infinitesima.
Secondo quanto sopra descritto, si deduce che il tensore emisimmetrico W, definito dallequazione (3.47), nellipotesi di piccolezza del gradiente di spostamento,
corrisponde ad una rotazione rigida dellintorno. Poich, daltra parte, lintorno
del generico punto subisce anche una variazione di forma, tale eetto deve essere
imputato alla presenza del tensore simmetrico , detto tensore di deformazione
infinitesima.
62
3.4.2
1/2
i = (Hhk + Hkh + Hmh Hmk ) kki khi + 1
1
= (2Hii + Hmi Hmi + 1)1/2 1
1/2
H
1
Hmi
Hii
ii
1/2
2
=
+2
Hmi
=
(2Hii + Hmi Hmi + 1)
2
Hrs
Hrs
Hrs
H=0
H=0
per cui
Hii
i =
Hrs = Hii = ii
(3.50)
Hrs H=0
Dilatazione angolare (scorrimento angolare). Lo scorrimento angolare la
(3.35) si riscrive nella forma:
(i + 1) (j + 1) sin ij = (Hhk + Hkh + Hmh Hmk ) kki khj
= Hji + Hij + Hmj Hmi
Per semplificare la procedura, si linearizzano separatamente il primo membro rispetto a i , j e ij ed il secondo rispetto a H:
(i + 1) (j + 1) sin ij
= ij
Hji + Hij + Hmj Hmi
= Hji + Hij = 2ij
si ottiene infine:
ij
(3.51)
= 2ij
In definitiva, si conclude che nella teoria linearizzata, ovvero sotto lipotesi di
piccoli gradienti di spostamento, le componenti sulla diagonale principale del tensore
di deformazione infinitesimo rappresentano le dilatazioni lineari lungo gli assi di
riferimento, mentre le componenti fuori la diagonale principale di rappresentano
la met degli scorrimenti angolari tra gli assi di riferimento.
63
x2
dy
u
dx
u +du
x1
3.4.3
Nella sezione precedente si dimostrato che le componenti sulla diagonale principale del tensore di deformazione sono dilatazioni lineari e che le componenti fuori
diagonale sono met degli scorrimenti angolari. A tale conclusione si pu giungere
seguendo un dierente percorso basato sullimmediata interpretazione meccanica
degli spostamenti dovuti al tensore di deformazione .
Facendo riferimento alla figura 3.6, si consideri inizialmente il vettore dx = k1 d 0 ,
essendo k1 il versore dellasse x1 e d 0 = kdxk. A seguito della deformazione il vettore
dx si trasforma nel vettore in dy caratterizzato da una lunghezza d = kdyk. Tramite
semplici considerazioni si deduce:
dy = F dx = (H + I) dx
(3.52)
e quindi, in componenti:
dy1 = dx1 + du1 = dx1 + u1,1 dx1 + u1,2 dx2 + u1,3 dx3 = dx1 + u1,1 dx1
dy2 = dx2 + du2 = dx2 + u2,1 dx1 + u2,2 dx2 + u2,3 dx3 = u2,1 dx1
dy3 = dx3 + du3 = dx3 + u3,1 dx1 + u3,2 dx2 + u3,3 dx3 = u3,1 dx1
(3.53)
64
Tenendo conto della piccolezza dei gradienti di spostamenti, i.e. |ui,j | << 1, lespressione della lunghezza del segmento deformato si pu ottenere tramite lo sviluppo in
serie di Taylor arrestato al termine lineare:
q
2
2
2
d = dx1 (1 + u1,1 ) + u2,1 + u3,1
(3.55)
u
u1,1
=0
i,j
q
2
2
2
dx1 (1 + u1,1 ) + u2,1 + u3,1
u1,1
ui,j =0
2
2
2
dx1 (1 + u1,1 ) + u2,1 + u3,1
+
u2,1
u2,1
ui,j =0
q
2
2
2
dx1 (1 + u1,1 ) + u2,1 + u3,1
+
u3,1
u3,1
ui,j =0
= 12 + 21
2
(3.57)
65
dy22
21
x2
uo+du2
dx2
uo
dy12
dy2 dy1
12
uo+du1
dy2 dy1
dy21
dy11
x1
dx1
0
0
u3,1 u3,2 u3,3
d 01 u3,1
d 02 u1,2
u1,1 u1,2 u1,3 0
0
d 02
d 02 (1 + u2,2 )
+ u2,1 u2,2 u2,3 d 02
=
dy2 =
d 01 u3,2
0
u3,1 u3,2 u3,3
0
(3.58)
(3.59)
(3.60)
dy21
d 01 u2,1
' arctan u2,1 ' u2,1
= arctan
1
dy1
d 01 (1 + u1,1 )
(3.61)
66
dy12
d 02 u1,2
' arctan u1,2 ' u1,2
= arctan
2
dy2
d 02 (1 + u2,2 )
(3.62)
(3.63)
d d
d o
+ un d
d o
1
un= nn
d o
(3.65)
Con laiuto della figura 3.9, possibile comprendere che lo scorrimento angolare
nm tra due direzioni n ed m, tali che n m = 0, fornito dalla relazione:
nm = nm + mn =
3.4.4
1
(unm + umn ) = 2 n m
d o
(3.66)
67
un = u n
= n n dl0
u = dx = n d l 0
dx = d l 0 n
(3.67)
(3.68)
dove J1 , J2 e J3 sono invarianti della deformazione, ovvero non dipendono dal sistema
di riferimento prescelto:
J1 = 11 + 22 + 33 = tr
J2 = 11 22 + 22 33 + 11 33 212 213 223
1
(tr)2 tr(2 )
=
2
J3 = det
68
u nm = un m
= n m dl0
un = n d l 0
nm
dx n = d l 0n
um = m d l 0
mn
dx = d l 0 m
m
u mn = um n
= m n dl0
Figura 3.9: Valutazione dello scorrimento angolare tra due direzioni generiche
ortogonali fra loro.
Vista la simmetria di , lequazione (3.68) ammette 3 soluzioni reali, 1 2 3 , che
sono le deformazioni principali. Diversi casi possono accadere.
1 > 2 > 3 . I tre autovalori sono distinti. Si sostituisce nel sistema (3.67) un
autovalore alla volta, = 1 , = 2 , = 3 . In tutti i casi, il rango della
matrice [ I] vale 2. Si risolvono le equazioni imponendo che la norma di
n sia unitaria. Si determinano cos le tre direzioni principali, e1 e2 e3 , che
semplice mostrare siano ortogonali fra loro.
1 > 2 = 3 . Due autovalori sono coincidenti. Il sistema (3.67) quando = 1 ha
rango pari a 2. Risolvendo allora le equazioni ed imponendo che la norma di n
sia unitaria, si determina univocamente e1 . Quando = 2 = 3 il sistema di
equazioni (3.67) ha rango pari a 1. Tutti i versori e2 e3 appartenenti al piano
ortogonale a e1 sono principali di deformazione.
1 = 2 = 3 . I tre autovalori sono coincidenti. Il sistema di equazioni ha rango
nullo. Tutte le direzioni nello spazio sono principali di deformazione.
69
Si riportano di seguito alcune propriet delle deformazioni e delle direzioni principali. Tali propriet sono caratteristiche di tutti i problemi di autovalori ed autovettori.
Se i 6= j allora ei ej . Infatti:
ei ej = i ei ej
ej ei = j ej ei
sottraendo membro a membro, e ricordando la simmetria di , si ha:
(i j )ej ei = ei ej ej ei = 0
essendo i 6= j , deve allora accadere che ei ej = 0 e quindi ei ej .
Se = i = j tutte le direzioni nel piano ei ej sono principali. Infatti posto
e = ei + ej con kek = 1, si ha:
u = e = ei + ej = i ei + j ej = ei + ej = e
Le deformazioni principali contengono la massima e la minima possibile. Infatti, posto che sia 1 2 3 , si ha:
e e = 1 e1 e1 + 2 e2 e2 + 3 e3 e3 e e
1 e1 e1 + e2 e2 + e3 e3 e e
= 1 e1 e1 e +e2 e2 e +e3 e3 e e
= 1 e1 e1 e e + e2 e2 e e + e3 e3 e e
h
2 2 2 3 2 i
1
= 1 e e + e e + e e
= 1
e
Analogamente:
e e = 1 e1 e1 + 2 e2 e2 + 3 e3 e3 e e
3 e1 e1 + e2 e2 + e3 e3 e e
= 3 e1 e1 e +e2 e2 e +e3 e3 e e
= 3 e1 e1 e e + e2 e2 e e + e3 e3 e e
h
2
2
2 i
= 3 e1 e + e2 e + e3 e
= 3
e
70
3.4.5
Dilatazione cubica
(3.69)
3.4.6
Deformazione media
3.4.7
71
Equazioni di compatibilit
(3.70)
Si vuole ora vedere quando possibile eettuare il procedimento inverso. Si intende sapere cio se assegnato che sia il campo di deformazione esiste un campo
di spostamenti u per il quale lequazione (3.70) risulta verificata. In generale, comunque sia assegnata la deformazione non detto che esista una u la cui parte
simmetrica del gradiente sia proprio , a meno che la assegnata non soddisfi delle
condizioni che sono dette di compatibilit.
Per fissare le idee, si immagini di suddividere il corpo in tanti piccoli cubetti
e di attribuire a ciascuno di essi la deformazione corrispondente. A seguito di tale
deformazione i cubetti si trasformano in parallelepipedi obliqui e quindi in generale
non sar pi possibile ricostruire un corpo continuo tramite solo moti rigidi a meno
che le deformazioni imposte non verifichino le condizioni di compatibilit. Quindi
non si pu assegnare una deformazione in modo completamente arbitrario in quanto
essa potrebbe condurre a configurazioni che presentano fratture o compenetrazioni
di materia.
Condizione necessaria e suciente anch un campo di deformazione sia
compatibile che siano soddisfatte le seguenti equazioni di compatibilit (interna):
12,32
12,33
22,33
11,32
11,33
11,22
13,22
13,23
23,23
13,12
13,13
12,12
=
=
=
=
=
=
22,31
32,31
32,32
21,31
31,31
21,21
23,21
33,21
33,22
23,11
33,11
22,11
(3.71)
(3.72)
cio
Eijk Elmn jm,kn = 0
dove Eijk il generico elemento del tensore di Ricci. Le (3.72) sono 9 equazioni di
cui solo le 6 sopra riportate (3.71) sono linearmente indipendenti.
Nel seguito viene riportata la dimostrazione che le equazioni (3.71) sono condizione necessaria e suciente anch un campo di deformazione sia compatibile.
72
Necessariet. Se esiste un campo di spostamenti u tali che 2 = (u + uT ) allora sono verificate le equazioni di congruenza. In forma esplicita, le equazioni
di congruenza (3.70) sono:
11 = u1,1
223 = u2,3 + u3,2
22 = u2,2
213 = u1,3 + u3,1
33 = u3,3
212 = u1,2 + u2,1
(3.73)
i, j = 1, 2, 3
=
=
=
=
u1,123
u2,311 + u3,211
u1,312 + u3,112
u1,213 + u2,113
che implicano:
223,11 + 213,12 + 212,13 = u2,311 + u3,211 + u1,312 + u3,112 + u1,213 + u2,113
= 2u2,311 + 2u3,211 + 2u1,123
= 423,11 + 211,23
e cio:
13,12 + 12,13 23,11 = 11,23
ovvero si giunge allequazione (3.71)4 . Le equazioni (3.71)1 e (3.71)2 si ricavano
in modo analogo.
Sucienza. Assegnato un campo di deformazione , anch esista un campo di
spostamenti u devono essere soddisfatte le equazioni di compatibilit (3.71).
73
0
= uoj +
Po
(3.74)
Po
Deve allora accadere che, assegnato che sia il tensore di deformazione jk ,anch
esso sia compatibile deve essere possibile definire un campo Wjk che permetta
di calcolare in modo univoco lo spostamento tramite integrazione lungo un
0
qualsiasi percorso Po P .
Z P0
Z P0
0
uj = uoj +
jk dxk +
Wjk d(xk xk )
(3.75)
Po
Po
essendo dxk = 0. Integrando per parti lultimo termine della (3.75), si ha:
Z
Wjk
Po
h
ix0k Z
0
d(xk xk ) = Wjk (xk xk ) o
0
xk
= Wjk (xk xk )
0
o
= Wjk
(xk xok ) +
0
0
dWjk (xk xk )
Po
o
Wjk
(xok
Po
xk ) +
0
0
Po
o
(xk xok ) +
uj = uoj + Wjk
0
o
= uoj + Wjk
(xk xok ) +
Essendo:
jk dxk +
Po
Po
Po
0
0
h
i
0
Wjk,l (xk xk ) + jl dxl
1
1
(uj,kl uk,jl ) = (uj,kl uk,jl ) +
2
2
1
1
(uj,kl + ul,jk ) (uk,jl + ul,jk ) =
=
2
2
= jl,k + kl,j
Wjk,l =
(3.76)
1
(ul,jk ul,jk )
2
1
1
(uj,lk + ul,jk ) (uk,lj + ul,kj )
2
2
74
uoj
0
o
Wjk
(xk
xok )
Po
Posto allora:
h
i
0
(jl,k + kl,j )(xk xk ) + jl dxl
(3.77)
i
h 0
(xk xk )(jl,k + kl,j ) + jl
,i
3.4.8
In una lastra piana soggetta a deformazione omogenea sono note le dilatazioni lineari:
1 = 1e3
2 = 3e3
3 = 2e3
n =
0
1
(3.78)
75
(3.79)
2 =
=
=
=
1
1
11 12
=
12 22
0
0
1
11
= 11
=
12
0
2 1
2 1
11 12
1
1
12 22
2
2
1 11 12
1
1
1
1
2 12 22
1 11 + 12
1
1
2 12 + 22
1
(11 + 22 + 212 )
2
0
0
11 12
=
1
1
12 22
12
0
=
= 22
1
22
(3.80)
(3.81)
(3.82)
Quindi si ha:
11 = 1e3
(3.83)
1
(11 + 22 + 212 ) = 3e3
2
22 = 2e3
Tenendo conto della prima e della terza delle (3.83), la seconda delle (3.83) fornisce:
1
12 = (6e3 1e3 2e3 ) = 4.5e3
2
In definitiva, la matrice di deformazione infinitesima vale:
76
1
4.5
4.5
2
e3
Un ben noto teorema dimostra che la dilatazione lineare massima max coincide con
la pi grande deformazione principale ovvero con il massimo autovalore del tensore
di deformazione:
max = max {1 , 2 }
(3.84)
Le deformazioni principali si determinano risolvendo il seguente problema degli
autovettori e degli autovalori:
(3.85)
n = n
( I) n = 0
ovvero, in esplicito:
11
12
12
22
n1
n2
0
0
3
1e 4.5e3
=0
det
4.5e3 2e3
e quindi:
ovvero:
1e 2e3 4.52 e6 = 0
2 3 103 18.25e6 = 0
(3.86)
3 9 + 4 18.25 e3
(3 9.06) e3
=
=
2
2
Per si ha:
1 = 6.03e3
,
2 = 3.03e3
In definitiva la dilatazione massima vale:
max = 6.03e3
(3.87)