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Corpi rigidi
Come abbiamo visto, ogni corpo viene considerato come un aggregato di par-
ticelle (insieme di punti materiali), ognuno dei quali si muove sotto l’azione di
forze interne ed esterne. Un corpo è rigido quando il sistema di forze
cui è soggetto è tale, da mantenere costanti le distanze relative
tra le particelle che lo costituiscono. Come conseguenza della rigidità
la figure geometriche (angolo, triangolo, tetraedro, etc.) formate da certi
punti materiali del corpo possono variare di posizione rispetto al sistema di
riferimento, ma rimanendo sempre uguali a se stesse, cioè congruenti. In
particolare punti di un corpo rigido che siano allineati e complanari restano
tali durante il moto.
Se dal sistema di riferimento inerziale, in cui si studia il corpo, si passa a
quello del centro di massa , vale a dire al sistema di riferimento con origine
nel centro di massa ed assi ugualmente orientati, si può costatare che, dal
momento che le distanze tra i vari punti materiali non cambiano nel tempo,
questo avviene anche per le distanze tra i punti ed il centro di massa. Segue
da ciò che ogni punto di un corpo rigido è visto dal centro di massa
come fermo o in moto circolare. Questo implica anche che, se si con-
sidera un sistema di riferimento con origine nel centro di massa
e con assi solidali al corpo rigido, in esso ogni punto è fermo.
1
2 CAPITOLO 1. CORPI RIGIDI
segmento che collega due particelle qualunque del corpo si muove parallela-
mente a se stesso. Ciò comporta che tutti i punti percorrono traiettorie
uguali e sovrapponibili .
In questo moto le velocità dei punti ad un dato istante sono le stesse.
Il moto è determinato quando si conosce la legge oraria di uno qualunque
dei suoi punti, ovvero del centro di massa, e la configurazione iniziale. La
scelta del centro di massa consente di descrivere il moto tramite la prima
equazione cardinale
~ (E) = M~aCM
R
Evidentemente, non essendoci alcun moto delle particelle rispetto al centro
di massa, l’energia cinetica interna K 0 e il momento angolare nel sistema
di riferimento del centro di massa L ~ 0 sono entrambi nulli. Pertanto le
O
grandezze significative sono quelle legate al moto del centro di massa
1
P~ = M~vCM 2
K = M vCM
2
4 CAPITOLO 1. CORPI RIGIDI
Non essendoci alcun momento angolare nel sistema del centro di massa, la
seconda equazione cardinale non fornisce alcuna informazione nuova rispetto
alla prima, che è la sola necessaria per descrivere il moto.
tale spostamento essendo identico per tutti i punti, il corpo compie una
traslazione infinitesima. Se questa condizione si protrae per un intervallo di
tempo finito il moto risulta, in quell’intervallo, di pura traslazione.
tutti i punti del corpo ruotano dello stesso angolo, ognuno percor-
rendo un arco di circonferenza nel proprio piano di rotazione.
Se consideriamo una rotazione infinitesima dφ, l’arco percorso sarà
P P0 = ds = |P − M |dφ (1.3)
~ × (P − M )
~vP = ω (1.6)
~ × (P − O1 ) + ω
~v = ω ~ × (O1 − M ) (1.7)
~ CM = (P − CM ) × F~
M
2
= (x − l)F î × ĵ
3
2
= −( l − x)F k̂
3
quindi in direzione negativa dell’asse z corrispondente ad una
rotazione oraria. Possiamo pensare che, mentre il centro di massa
si sposta secondo la prima equazione cardinale, la rotazione ha
luogo attorno ad un suo asse in senso orario.
• (c) L’asta trasla e ruota in senso anti-orario
Questo avviene se la forza viene applicata in un punto a destra
del centro di massa x > xCM . Procedendo come prima si ottiene
~ CM = (x − 2 l)F k̂
M
3
quindi la rotazione è anti-oraria.
verso della forza e l’asse y sul lato più lungo del rettangolo. Poniamo
l’origine nel vertice di applicazione della forza F .
Se si applica una forza F parallela ed equiversa alla precedente, l’espe-
rienza insegna che la lamina si muove senza ruotare, cioè di puro moto
traslatorio, solo se tale forza è applicata nel vertice superiore di coor-
dinate (0, L). In effetti se calcoliamo il momento delle forze applicate
rispetto al centro di massa, indicando con A ≡ (0, y) le coordinate del
punto di applicazione della seconda forza, si ha
MCM = (O − CM ) × F î + (A − CM ) × F î
dato che
~ CM = F (O − CM ) × î + 2F (B − CM ) × î
M
(O − CM ) × î = (−xCM î − yCM ĵ) × î
= −yCM F ĵ × î = yCM k̂
(B − CM ) × î = (−xCM î + (yB − yCM )ĵ)
= (yB − yCM )ĵ × î = −(yB − yCM )k̂
~ = −2F (yB − yCM )k̂ + yCM k̂ = (3yCM − 2yB )k̂
M
Soluzione
(i) le due forze sono costanti ed entrambi dirette lungo x. Segue, dalla
prima equazione cardinale della dinamica, che
d2 xCM
M = F1 + F2
dt2
d2 yCM
M =0
dt2
Pertanto yCM rimane costante se assumiamo che la velocità iniziale
lungo y sia nulla.
L’ascissa del centro di massa si muove di moto uniformemente accel-
erato con accelerazione aCM = F1M +F2
.
(ii) Per avere un moto puramente traslatorio occorre che il momento
~ CM = 0.
della forze rispetto al centro di massa sia nullo M
Questo comporta , indicando con D il punto di applicazione della forza
F2 sul lato AB e scegliendo l’origine del sistema di riferimento in A,
che
~ CM = (A − CM ) × F~1 + (D − CM ) × F~2
M
= (−xCM î − yCM ĵ × (F1 î) + (−xCM î + (L − yCM )ĵ) × (F2 î)
= F1 yCM k̂ + (yCM − L)k̂F2 = 0
Nel caso F1 = F2 si ottiene
2
L = 2yCM = b
3
(iii) Nel caso L = b la condizione sul momento rispetto al cemtro di
massa diviene
yCM F1 + (yCM − b)F2 = 0
1.4. MOTO DI ROTO-TRASLAZIONE 11
che è soddisfatta se
yCM F1
F2 = F1 =
yCM − b 2
Pertanto l’acceletrazione del centro di massa risulta data da
F1 + F1 /2
aCM = = 3 m/s2
M
12 CAPITOLO 1. CORPI RIGIDI
Capitolo 2
Come abbiamo già osservato, i corpi rigidi sono i soli per i quali la condizione
che si annullino il vettore risultante e il momento risultante risulta sufficiente
per l’equilibrio del corpo. Vediamo alcuni esempi
alla trave e dirette in verso opposto alla forza peso. Il centro di massa
della trave sta a metà. Indichiamo con x1 e x2 le distanze tra il centro
di massa e i punti di appoggio. La condizione che il vettore risultante
sia nullo porta a
M g = R1 + R2
13
14 CAPITOLO 2. STATICA DEI CORPI RIGIDI
abbiamo
~ CM = (P1 − CM ) × R
M ~ 1 + (P2 − CM ) × R
~2
x2 R2
R1 =
x1
R = m1 g + m2 g + M g
M + 2m2 L
d=
m1 + m2 + M 2
M L/2 + m2 L L M + 2m2
xCM = =
m1 + m2 + M 2 m1 + m2 + M
~ = 0
del filo: essa sarà diretta verso l’origine. La condizione che R
comporta
−T + RC cos α = 0
−M g + RB + RC sin α = 0
(i) Indichiamo con θ l’angolo che l’asta forma con la verticale misurato
in senso anti-orario (θ = 0 quando l’asta pende sulla verticale dal punto
A).
La condizione che il vettore risultante sia nullo comporta che
P~ + p~ + F~ + Φ
~ =0
~ = P~ + F~el + Φ
R ~ =0
−k(b cos θ − a) + Φx = 0
−M g − kb sin θ + Φz = 0
ovvero
Φz = M g + kb sin θ
Φx = k(b cos θ − a)
~ O = (CM − O) × P~ + (B − O) × F~el = 0
M
Sommando si ottiene la
M GL
tan θ = −
kba
20 CAPITOLO 2. STATICA DEI CORPI RIGIDI
Per ciò che riguarda la forza peso sappiamo che essa può vedersi applicata
al centro di massa. Questo perchè le forze peso delle varie particelle sono
parallele e il centro di massa è centro delle forze parallele.
Anche le reazioni vincolari sono forze parallele, essendo tutte prtogonali al
piano di appoggio. Ci aspettiamo pertanto che anche per esse esista un
centro nel quale possiamo pensare di applicare il vettore risultante delle
reazioni vincolari. Abbiamo dunque due vettori entrambi diretti lungo la
verticale: il vettore risultante della forza peso P~ = M~g , se M è la massa
~ che supponiamo applicato in un punto della
totale del corpo, e il vettore Φ,
base del corpo. Va sottolineato il fatto che, essendo le reazioni vincolari
legate all’appoggio del corpo, tale punto non potrà essere al di fuori
della base di appoggio .
Notiamo ora che per l’equilibrio occorre che il vettore risultante sia nullo
P~ + Φ
~ =0 (2.1)
vale a dire i due vettori formano una coppia. Perchè anche il momento
risultante sia nullo occorre che la coppia abbia braccio nullo. Questo avviene
2.1. EQUILIBRIO DI UN CORPO RIGIDO SU UN PIANO ORIZZONTALE21
coincide con il punto centro delle forze di reazione, allora il corpo non è
stabile e può ruotare. Questo avviene sempre quando D è fuori dalla base
di appoggio.
22 CAPITOLO 2. STATICA DEI CORPI RIGIDI
Capitolo 3
~ × (P − C) = ωRτ̂
~v = ω (3.1)
23
24 CAPITOLO 3. ROTAZIONI ATTORNO AD UN ASSE FISSO
3.2 ~ eω
Effetti di non parallelismo tra L ~
Per illustrare la differenza che sorge quando L ~ è parallelo all’asse di rotazione
rispetto a quando non lo è consideriamo il semplice caso di un manubrio.
Con questo termine si indica un dispositivo meccanico costituito da due
masse uguali agli estremi di un’asta, che ruota attorno ad un asse passante
per il centro dell’asta stessa. Di solito si assume che l’asta abbia una massa
trascurabile e non vi siano attriti.
|P1 − O| = |P2 − O| = r
Il modulo è dato da
~ ⊥ | = mr cos θ|v1 | + mr cos θ|v2 | = 2rR|ω|m cos θ
|L (3.17)
da cui si ricava
~
dL ~
=ω×L (3.20)
dt
~ Eω
3.2. EFFETTI DI NON PARALLELISMO TRA L ~ 29
• M~ =0
Segue
α=0 ω = ω0 φ = φ0 + ωt
Il corpo resta in quiete (ω0 = 0) o ruota con velocità angolare
costante (rotazione uniforme): ogni particella si muove di moto
circolare uniforme
• M~ è costante
Segue che α è costante ed ogni particella si muove di moto circo-
lare uniformemente accelerato
ω(t) = ω0 + αt
1
φ(t) = φ0 + ω0 t + αt2
2
• M~ varia nel tempo.
Ogni particella si muove di moto circolare vario con accelerazione
angolare variabile nel tempo.
3.4. ENERGIA CINETICA E LAVORO 31
~ non è parallelo a ω
2. L
In questo caso si ha semplicemente
~z
dL
= Iz α
~ (3.25)
dt
cioè la rotazione dipende dal momento assiale. Per la componente
ortogonale all’asse avremo
~⊥
dL ~⊥
=M (3.26)
dt
dm = ρ(x)dx
Z
Iz = x2 ρ(x)dx (3.35)
3.5.1 Esempi
1. Momento di inerzia di un’asta omogenea rispetto ad un asse
passante per il centro
Indichiamo con l la lunghezza dell’asta e con M la sua massa. Pren-
dendo l’origine nel centro, gli estremi si trovano a −l/2 e l/2. Pertanto,
3.5. CALCOLO DEI MOMENTI DI INERZIA 33
M l 2
Z
Iz = x dx
l 0
l2
=M (3.38)
3
M 2π 2
Z
Iz = (x + y 2 )dφ
2π 0
M 2 2π
Z
= R dφ
2π 0
= M R2 (3.39)
avremo
dm = ρdS = 2ρπrdr
Il momento di inerzia sarà pertanto dato da
Z Z R
Iz = ρr2 dS = 2ρπ r3 dr
S 0
M R4 R2
= 2π = M (3.40)
πR2 4 2
ZS s
e quindi
dm = ρπ(R2 − z 2 )dz
3.5. CALCOLO DEI MOMENTI DI INERZIA 35
~ = I d~
M
ω
= Iα
~
dt
Posto che l’oscillazione avvenga nel piano Oxz e prendendo l’origine
l’estremo fisso, possiamo determinare il momento rispetto a tale punto.
In tale modo la reazione vincolare non contribuisce al momento.
ml2
ed essendo I = 3 si ottiene
3
atCM = − g sin θ
4
Tornando alla prima equazione cardinale otteniamo
Φt = matCM + mg sin θ
3
= −m g sin θ + mg sin θ
4
mg
= sin θ
4
e
2mvCM2
Φn = mg cos θ +
l
La velocità del centro di massa di può determinare una volta note le
condizioni iniziali dato che è nota l’accelerazione tangenziale
Come sappiamo, per una carrucola ideale, vale a dire di massa trascurabile,la
tensione è la stessa T1 = T2 e le due equazioni costituiscono un sistema la
cui soluzione fornisce accelerazione e tensione del filo. Questo non è più vero
se si tiene conto dell’inerzia della carrucola.
Notiamo che sulla carrucola agiscono (i) le forze di tensione −T1 e −T2 e
(ii) la reazione vincolare nel punto di sospensione O, (iii) la forza peso.
Il centro di massa della carrucola non si muove e pertanto il vettore risultante
delle forze esterne deve annullarsi. Indicando con Φ la reazione vincolare in
O, si ha
Φ = T1 + T2 + M g
3.5. CALCOLO DEI MOMENTI DI INERZIA 39
cioè la reazione è diretta in direzione verticale con modulo pari alla somma
delle due forze di tensione e del peso della carrucola.
Il momento delle forze è diverso da zero, perchè la carrucola ruota con
rotazione accelerata. Per calcolarlo prendiamo come polo il punto O. Con
tale scelta la reazione vincolare non contribuisce. Si ha pertanto
My = Iα
da cui
(T1 − T2 )R
α= (3.49)
I
Si vede che le due tensioni sono diverse quando la carrucola ha una massa
finita.
Ora notiamo che l’accelerazione del moto rotatorio per un punto che si trovi
in corrispondenza del filo, cioè sul bordo della carrucola, è data da at = αR.
Per le proprietà del filo ideale at = a, pertanto
(T1 − T2 )R2
a= (3.50)
I
T1 − T2 = −g(m2 − m1 ) − (m1 + m2 )a
m1 − m2
a= I
g (3.51)
R2
+ m1 + m2
Inserendo questo risultato nell’equazione del moto per due masse si ottiene
I
2m2 + R2
T1 = m1 g I
(3.52)
r2
+ m1 + m2
I
2m1 + R2
T2 = m2 g I
(3.53)
m1 + m2 + R2
3.6. TEOREMA DI HUYGHENS-STEINER 41
Nei calcoli precedenti si è in genere scelto assi che passano per punti di
simmetria, in particolare per il centro di massa. Frequentemente tuttavia
nei dispositivi meccanici si utilizzano assi eccentrici, che non passano cioè
per il centro di massa. In tali casi il calcolo del momento di inerzia partendo
dalle espressioni integrali può risultare complicato. Il teorema di Huyghens-
Steiner consente di deteminare il momento di inerzia rispetto ad un asse
eccentrico una volta noto quello relativo ad un asse passante per il centro
di massa. In particolare esso stabilisce che il momento di inerzia di un
corpo di massa M rispetto ad un asse che si trova a distanza h
dal centro di massa è pari a Iz = ICM + M h2 ove ICM è il momento
di inerzia di un asse parallelo passante per il centro di massa .
La dimostrazione procede nel modo seguente. Consideriamo due sistemi
x = x0 y = y0 + h z = z0 (3.54)
42 CAPITOLO 3. ROTAZIONI ATTORNO AD UN ASSE FISSO
dLx
= Ix α = −mgh sin θ (3.59)
dt
ovvero
d2 θ mgh
+ sin θ = 0 (3.60)
dt2 Ix
ove il momento di inerzia è dato da Ix = ICM + mh2 .
Per piccole oscillazioni si ha
d2 θ mgh
+ θ=0 (3.61)
dt2 Ix
44 CAPITOLO 3. ROTAZIONI ATTORNO AD UN ASSE FISSO
M = 2MAB + 2MAD = 24 kg
l
xCM = =1m
2
l
yCM = =1m
2
Pertanto si ottiene
64 112
Iy = + 16 = = 37.3 kgm2
3 3
46 CAPITOLO 3. ROTAZIONI ATTORNO AD UN ASSE FISSO
(1) (1) l1
xCM = 0 yCM =
2
(2) (2)
xCM = 0 yCM =0
m1 l1
xCM = 0 yCM =
m1 + m2 2
Segue che
m1 l1 2m2 + m1 l1
h = l1 − =
m1 + m2 2 m1 + m2 2
Se, per semplicità,prendiamo il caso m1 = m2 = m e l1 = l2 = l
otteniamo
1 1 17
Iz = ml2 + ml2 + ml2 = ml2
3 12 12
l 3
h=l− = l
s4 4
17l
T = 2π
9g
3.7. PENDOLO COMPOSTO 49
Iz = ICM + M R2 = 2M R2
pertanto l∗ = 23 R.
corpo restante e del raggio, (i) il momento di inerzia del corpo rispetto
50 CAPITOLO 3. ROTAZIONI ATTORNO AD UN ASSE FISSO
R2
I1O = I1P + m
4
ove m è la massa del disco asportato. Pertanto
1 R2 R2 3 R4
I1O = m +m = πρ
2 4 4 2 16
0 è dato da
Segue che il momento di inerzia cercato IO
0 1 R4 3
IO = IO − I1O = πρ (4 − )
2 4 4
1 3 4 R2 13
= (πρ R2 )
2 4 3 4 4
13 0 2
= MR
24
Volendo determinare il momento di inerzia rispetto al centro del foro
utilizziamo il teorema di Huyghens-Steiner, vale a dire
R2 19
IP0 = IO
0
+ M0 = M 0 R2
4 24
Soluzione
(i) Prendiamo la verticale come asse z e come asse x la posizione oriz-
zontale dell’asta. L’asse di rotazione è l’asse y.
Le forze agenti sull’asta sono la forza peso P~ = −mg k̂ applicata nel
centro di massa dell’asta, quindi alla distanza l/2 da O, e la reazione
vincolare applicata il O. Prendendo il momento delle forze rispetto ad
O abbiamo per un generico angolo θ, che
M~ O = (CM − O) × P~
l
= (sin θî − cos θk̂) × (−mg k̂)
2
l
= − mg ĵ
2
Il momento delle forze è diretto lungo l’asse di rotazione. Dall’e-
quazione del moto abbiamo
~ = Iα
M ~ = Iαĵ
Essendo I = ml2 /3 avremo
3mgl sin θ
=α
2ml2
ovvero
3g
α=− sin θ
2l
(ii) L’accelerazione tangenziale del centro di massa è data da
l 3
at = α = − g sin θ
2 4
52 CAPITOLO 3. ROTAZIONI ATTORNO AD UN ASSE FISSO
Φn − mgcosθ = man
Φt − mg sin θ = mat
ove a è l’accelerazione.
(i) Il lavoro motore della forza peso del corpo si trasforma in energia
cinetica del corpo stesso ed in energia cinetica di rotazione del cilindro.
Per uno spostamento verticale h si ha
1 1
mgh = mv 2 + Iω 2
2 2
otteniamo
1 I
gh = (1 + 2
)v 2
2
s mr
2gh
v= I
1 + mr 2
dW dh dv
= mg = mg
dt dt dt
1 I dv
= (m + 2 )2v
2 r dt
da cui
dv g
a= = I
dt 1 + mr 2
che mostra come l’accelerazione sia costante e dipenda, oltre che dalla
massa del corpo, dalle dimensioni e dal momento di inerzia del disco.
(iii) La tensione del filo risulta data da
1
T = m(g − a) = mg(1 − I
)
1 + mr 2