OP(t)
O
OP = OP (t)
(CP. 1)
59
i = 1, 2, 3
(CP. 2)
x = x(t)
y = y(t)
(CP. 3)
z = z(t)
s=
Z t
ds( t)
(CP. 4)
dove:
ds(t) =
v
u
u
t
dx
dt
!2
dy
+
dt
!2
dz
+
dt
!2
dt
(CP. 5)
60
OP = OP (s)
(CP. 6)
x = x(s)
y = y(s)
(CP. 7)
z = z(s)
(CP. 8)
e prende il nome di equazione oraria o legge oraria del moto. Mentre la (CP.
6) contiene solamente le informazioni geometriche relative alla traiettoria,
indipendentemente dalle informazioni sullevoluzione temporale del moto,
cio sul modo come la traiettoria viene percorsa, la legge oraria non
contiene nessuna informazione sulla forma della traiettoria, ma descrive
propriamente il modo in cui essa viene percorsa nel tempo, cio contiene
tutte le informazioni sullevoluzione temporale del moto.
Perci questa rappresentazione del moto particolarmente conveniente,
perch consente di separare le informazioni pi propriamente geometriche
da quelle strettamente cinematiche .
61
riconduce allo studio della sola legge oraria (CP. 8), che pu essere riportata
in grafico fornendo quello che si chiama diagramma orario del moto.
Si introduce, poi, il concetto di velocit media del punto, in un intervallo
di tempo di estremi t1 e t2 , come:
vm =
s(t2 ) s(t1 )
t2 t1
(CP. 9)
v=
ds
= s
dt
(CP. 10)
62
s
s
o
t2
O
t1
a=
d2 s
= v = s
dt2
(CP. 11)
Moto uniforme
Un moto si dice uniforme quando la sua accelerazione nulla:
a=0
(CP. 12)
(CP. 13)
63
s(t) = v0 t + s0
(CP. 14)
dove i valori delle due costanti v0 ed s0 sono dati dalle condizioni iniziali:
s0 = s(0),
v0 = s(0)
(CP. 15)
(CP. 16)
s = a0
(CP. 17)
ovvero:
s(t) =
1
a0 t2 + v0 t + s0
2
(CP. 18)
64
Moto vario
Un moto si dice vario quando non rientra nelle due categorie precedenti:
in questo caso la funzione a(t) qualunque e per determinare la legge oraria
si dovr procedere caso per caso a due successive integrazioni, una volta
conosciuta la funzione accelerazione scalare. Lequazione differenziale del
moto si scrive:
s = a(t)
(CP. 19)
v(t) =
Z t
0
a( t)dt + v0
(CP. 20)
s(t) =
Z t
0
v( t)dt + v0 t + s0
(CP. 21)
Cinematica vettoriale
Una descrizione complessiva del moto, che includa anche la traiettoria,
si pu fare considerando non appena la legge oraria (CP. 8), ma la funzione
vettoriale (CP. 1). A questo scopo si definiscono:
la velocit vettoriale del punto P :
v=
dP
dOP
=
dt
dt
(CP. 22)
65
a=
d2 P
dv
= 2
dt
dt
(CP. 23)
OP = OP (s(t))
(CP. 24)
v=
dP ds
ds dt
ma:
T =
dP
ds
(CP. 25)
66
v = s T
(CP. 26)
a=
d
dT
(s T ) = s T + s
dt
dt
(CP. 27)
(CP. 28)
(CP. 29)
C=
(CP. 30)
67
a = s T +
s 2
N
(CP. 31)
(CP. 32)
aN = a N =
s 2
(CP. 33)
d |v|
d v2
v
dv
v
=
=
=
a = T a = aT
dt
dt
dt
|v|
v2
68
v = costante
a=0
s T +
s 2
N =
s = 0,
(CP. 34)
La prima delle condizioni (CP. 34) equivale alla richiesta che il moto sia
uniforme (CP. 13) e il suo integrale dato dalla legge oraria (CP. 14); la
seconda, dal momento che, in generale s 6= 0, altrimenti P sarebbe in quiete,
equivale a richiedere che C = 0, ovvero che , e cio che il moto sia
rettilineo.
Poich allistante iniziale t = 0 abbiamo:
s(0)
= v0 ,
v0 T 0 = v 0
(CP. 35)
(CP. 36)
69
T = T0
dP
v0
= T0 =
ds
v0
(CP. 37)
OP (s) = (s s0 )
v0
v0
(CP. 38)
a (ax , ay , az )
lequazione differenziale del moto, in forma vettoriale :
d2 P
= a(t)
dt2
(CP. 39)
70
x = ax (t)
y = ay (t)
(CP. 40)
z = az (t)
Sistema che integrato una volta fornisce le componenti del vettore velocit
in funzione del tempo:
vx (t) = v0x +
Rt
vy (t) = v0y +
Rt
vz (t) = v0z +
Rt
ax ( t) dt
ay ( t) dt
(CP. 41)
az ( t) dt
e integrato una seconda volta d le coordinate del punto in funzione del tempo
(integrale del moto):
x(t) = x0 +
Rt
y(t) = y0 +
Rt
z(t) = z0 +
Rt
vx ( t) dt
vy ( t) dt
(CP. 42)
vz ( t) dt
vi (t) = v0i +
Z t
0
ai ( t) dt
(CP. 43)
vi ( t) dt
(CP. 44)
e rispettivamente:
xi (t) = x0i +
Z t
0
71
v(t) = v 0 +
Z t
a( t) dt
(CP. 45)
OP (t) = OP0 +
Z t
v( t) dt
(CP. 46)
72
y
P
r
u
r = |OP |
(CP. 47)
{ei , i = 1, 2}
si introducono i nuovi versori:
u=R
e1 ,
w=R
e2
(CP. 48)
essendo:
cos sen
sen
cos
(CP. 49)
73
w (sen, cos )
(CP. 50)
x = OP e1
y = OP e2
(CP. 51)
Ma essendo:
OP = ru
(CP. 52)
segue:
x = r cos
y = r sen
(CP. 53)
v=
d
du
dP
= (ru) = r u + r
dt
dt
dt
(CP. 54)
74
(CP. 55)
du
(sen , cos ) w
d
(CP. 56)
du
= w
dt
(CP. 57)
Quindi:
(CP. 58)
v = r u + r w
a=
in
coordinate
polari
procediamo
dv
du
dw
d
= (r u+r w) = r u+ r
+ r w +r w +r
(CP. 59)
dt
dt
dt
dt
(CP. 60)
75
(CP. 61)
dw
= u
dt
(CP. 62)
Quindi:
In conclusione, inserendo la (CP. 57) e la (CP. 62) nella (CP. 59) otteniamo
la rappresentazione dellaccelerazione per i moti piani:
w
a = (
r r 2 ) u + (r + 2r )
(CP. 63)
vr = r
velocit radiale
v = r
velocit trasversale
(CP. 64)
ar = r r 2
accelerazione radiale
a = r + 2r accelerazione trasversale
76
Velocit areale
Trattando dei moti piani particolarmente utile definire anche una
grandezza legata allarea che il raggio vettore descrive durante il moto: si
dice velocit areale larea che il raggio vettore descrive nell unit di tempo.
Considerando un intervallo di tempo t il raggio vettore OP ruoter di
un angolo attorno ad O a partire dalla direzione che aveva allinizio
dellintervallo. Pensando che t sia abbastanza piccolo larea descritta dal
raggio vettore OP , nellintervallo di tempo t sar uguale allarea del settore
circolare di raggio r e angolo al centro , a meno di infinitesimi di ordine
superiore al primo. Cio si avr:
A =
1 2
r + O[()2 ]
2
P'
(CP. 65)
r
P
r'
(CP. 66)
77
A = r r + = (2r + r )
2
2
(CP. 67)
(CP. 68)
Moti centrali
Diamo ora la definizione di moto centrale:
Un moto si dice centrale quando esiste un punto O (detto centro del
moto) fisso rispetto allosservatore e tale che laccelerazione del moto
parallela al raggio vettore OP oppure nulla
La condizione di parallelismo fra OP e a, includendo anche il caso in cui
a si annulli, si pu esprimere mediante la relazione vettoriale:
OP a =
(CP. 69)
78
P'
a'
v'
(CP. 70)
OP v = c
(CP. 71)
79
c = OP0 v 0
(CP. 72)
dove:
OP0 = OP (0),
v 0 = v(0)
c=
(CP. 73)
(CP. 74)
OP || T
a = s T + C s 2 N || T
C=0
(CP. 75)
80
E questa lequazione della traiettoria del moto, che risulta essere una
retta passante per il centro O. Inoltre, evidentemente = s, cio allascissa
curvilinea.
secondo caso:
c 6=
(CP. 76)
(CP. 77)
(CP. 78)
81
(CP. 79)
Formula di Binet
Il fatto di poter disporre di una legge di conservazione come la (CP. 79),
in un moto centrale, rende possibile leliminazione delle derivate temporali
dalla formula dell accelerazione, in quanto si pu esprimere come:
c
= 2
r
(CP. 80)
82
r =
dr
c dr
= 2
d
r d
che si pu riscrivere:
d 1r
r = c
d
(CP. 81)
r = c
d2 1r
d2
r =
c2 d2 1r
r2 d2
(CP. 82)
c2
ar = 2
r
d2 1r
1
+
d2 r
(CP. 83)
83
d1
v 2 = c2 r
d
!2
1
+ 2
r
(CP. 84)
Moti celesti
Queste formule trovano una loro applicazione nella meccanica dei corpi
celesti: noto che per il moto dei pianeti valgono le tre leggi di Keplero:
prima legge: Le orbite dei pianeti sono ellissi di cui il sole occupa uno
dei fuochi;
seconda legge: il raggio vettore solepianeta descrive aree uguali in
tempi uguali (legge delle aree);
terza legge: il rapporto fra il quadrato del periodo di rivoluzione e il
cubo del semiasse maggiore dellorbita uguale per tutti i pianeti e costituisce
una costante caratteristica del sistema solare:
T2
=K
a3
(CP. 85)
84
La seconda legge ci dice subito che il moto dei pianeti centrale e quindi
laccelerazione solamente radiale; perci possiamo utilizzare la formula di
Binet.
La prima legge si traduce nellequazione polare della traiettoria:
r=
p
1 + e cos
(CP. 86)
avendo scelto, per convenienza, lasse delle ascisse diretto come lasse
maggiore dellellisse. Ricordiamo che lequazione (CP. 86) lequazione di
una conica e che per lellisse si ha:
0 e<1
(CP. 87)
e=0
0<e<1
e=1
e>1
circonferenza
ellisse
parabola
iperbole
(CP. 88)
d 1r
e
= sen
d
p
85
d2 1r
e
= cos
2
d
p
ar =
c2 1
p r2
(CP. 89)