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L’oratoria è una funzione particolare della comunicazione verbale, in altre parole l’insieme delle abilità (innate o acquisite) che
consentono a chi parla di persuadere chi lo ascolta.
La retorica è la disciplina che insegna le tecniche attraverso le quali chi parla possa raggiungere il livello massimo di persuasione.
La retorica è stata talmente importante che è giunta fino ai giorni nostri e non ha perso minimamente d’importanza, poiché anche
oggi è necessario saper persuadere chi ascolta (ad esempio in politica).
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Atene fu un gran laboratorio d’eloquenza, luogo in cui essa crebbe maggiormente fu il tribunale, data la varietà di temi giudiziari
trattati, che portò ad un arricchimento e ad un raffinamento di tale tecnica. Quando qualcuno era accusato di un reato o doveva
accusare qualcun altro di un reato, doveva sostenere o la difesa o l’accusa, e, se non era in grado di farlo da solo, doveva pagare un
consulente legale (logografo). Dopo che erano esposti i fatti e che erano presentate le prove, la decisione spettava alla
maggioranza dei giurati, dato questo è intuibile che l’obbiettivo primario era di conquistare la simpatia o compassione di questi
ultimi.
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Essa è generalmente orale (e non scritta), in quanto i suoi discorsi sono legati all’occasione, spesso improvvisati e molto pragmatici.
Per il fatto che era principalmente orale non ci è rimasto molto, solamente alcuni testi di Tucidide.
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Epidettico, ovvero “dimostrativo” o d’occasione. Legato all’ambito degli elogi funebri, encomi, discorsi di critica o d’apparato.
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Dopo Atene, anche Roma fu una straordinaria “palestra” d’eloquenza, in cui si scontrarono principalmente due scuole nate in Grecia:
Asianesimo:
Esso si configurava come un attacco alla tradizione, aveva quindi uno stile abbondantemente espressivo.
Esso aveva preso il sopravvento fino alla superiore sintesi retorica ciceroniana. Il fondatore fu Egesia di Magnesia.
Esso rappresentò l’arma degli innovatori e dei “moderni”, utilizzava uno stile “anomalo”, con frasi brevi, ad effetto.
Anomalismo: Giudicavano la lingua un fatto di natura e come tale soggetto un’evoluzione storica; essa produce nell’uso linguistico
le “anomalie”.
Atticismo:
Aveva uno stile sobrio e conciso, caratterizzato da una purezza linguistica e una linearità espositiva. Cesare fu il più notevole atticista.
Le virtù ammirate erano: l’equilibrio, la sobrietà, la misura nella scelta degli argomenti, l’ordine, la simmetria, la correttezza ecc…
Analogismo: Consideravano la lingua un fatto di convenzione (un tacito accordo tra gli uomini); quindi è possibile razionalizzare le
leggi linguistiche e governarne l’esecuzione.
Scuola rodiese:
A cui apparteneva Cicerone, una sorta di via di mezzo tra asianesimo ed atticismo.