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Biologia della guarigione delle ferite La guarigione delle ferite un processo dinamico, interattivo, che interessa mediatori solubili,

, cellule del sangue, matrice extracellulare e cellule parenchimali. Le ferite guariscono secondo 3 fasi, che si sovrammettono l'una all'altra nel tempo: infiammazione formazione di tessuto rimodellamento del tessuto

Infiammazione Ogni lesione di tessuto porta a un'interruzione di vasi sanguigni e a fuoriuscita dei costituenti del sangue. Il coagulo sanguigno che si viene a formare ristabilisce l'emostasi e fornisce una matrice extracellulare provvisoria per la migrazione delle cellule (Vedi Figura n.1.).. La piastrine non soltanto facilitano l'emostasi, ma secernono molti mediatori, utili per la guarigione della ferita (fattori di crescita, originati dalle piastrine, che attraggono i macrofagi e i fibroblasti). Ma in assenza di emorragia, stato visto che le piastrine non svolgono un ruolo essenziale per la guarigione della ferita. Numerosi mediatori vasoattivi e fattori chemiotattici sono formati dalla coagulazione, dai fattori del complemento attivati e dalle cellule parenchimasli lese e attivate. Tutte queste sostanze reclutano leucociti infiammatori nella sede della lesione.
Figura n.1 - Una ferita della cute 3 giorni dopo il trauma

Si pensa che siano necessari fattori di crescita per i movimenti delle cellule all'interno della ferita. TGF-b1, TGF-b2, TGF-b3 indicano i fattori di crescita b1, b2 e b3 rispettivamente TGF-a1 indica il fattore di crescita a FGF indica il fattore di crescita dei fibroblasti VEGF indica il fattore di crescita endioteliale PDGF, PDGF AB e PDGF BB indicano il fattore di crescita originato dalle piastrine, il fattore di crescita AB di origine piastrinica e il fattore di crescita BB, originato anch'esso dalle piastrine IGF indica il fattore di crescita insulino-simile KGF indica il fattore di crescita dei cheratinociti

I neutrofili ripuliscono la ferita dalle particelle estranee e dai batteri; essi sono poi allontanati dalla farita o sono fagocitati dai macrofagi. Infatti i macrofagi, richiamati da fattori specifici chemiotattici (frammenti della proteina della matrice extraxellulare, fattore di crescita b, proteina 1 attraente i monociti) infiltrano la sede della ferita e divengono macrofagi attivati, che liberano fattori di crescita, come il fattore di crescita, originato dalle piastrine e il fattore di crescita dell'endotelio vascolare, che iniziano a formare il tessuto di granulazione. I macrofagi si legano alle proteine specifiche della matrice extracellulare con i loro recettori integrine, un'azione che stimola la fagocitosi dei microrganismi e dei frammenti della matrice extracellulare da parte dei macrofagi. L'aderenza alla matrice extracellulare stimola anche i monociti a subire una metamorfosi per passare a macrofagi infiammatori e riparatori. Sia i monociti che i macrofagi attivati esprimono il fattore 1, stimolante le colonie, una citochina necessaria per la sopravvivenza dei monociti e dei macrofagi. Essi secernono anche il tumor necrosi factor a, una potente citochina proinfimmatoria, il fattore di crescita delle piastrine, un potente chemioattrattivo e i mitogeni per i fibroblasti. Altre importanti citochine, espresse dai monociti e dai macrofagi, sono rappresentate dal fattore di crescita trasformante a, dall'interleuchina 1, dal fattore di crescita trasformante b e dal fattore 1 di crescita insulino-simile. I fattori di crescita, originati dai monociti e dai macrofagi sono indispenabili per l'inizio e la propagazione del nuovo tessuto nelle ferite, perch gli animali che ne sono privi hanno difficolt a riparare le ferite. Per queste ragioni i macrofagi sono considerati avere un ruolo essenziale nella transizione dall'infiammazione alla riparazione. Epitelizzazione La riepitelizzazione delle ferite inizia poche ore dopo la lesione. Le cellule epidermiche delle appendici cutenee, come i follicoli piliferi, rimuovono precocemente il sangue coagulato e lo stroma danneggiato dallo spazio della lesione. Nello stesso tempo le cellule presentano notevoli alterazioni fenotipiche, che includono la retrazione dei tonofilamenti intracellulari, la dissoluzione della maggior parte dei desmosomi intercellulari, che costituiscono le connessioni fra le cellule e la formazione di filamenti di actina che permettono i movimenti delle cellule. Contemporaneamente le cellule epidermiche e dermiche non aderiscono pi le une alle altre per la scomparsa dei legami degli emidesmosomi che collegano l'epidermide alla membrana basale, che segue i movimenti laterali delle cellule epidermiche. I recettori dell'integrina sulle cellule epidermiche li portano a interagire con una variet di proteine della matrice extracellulare (per esempio fibronectina e vibronectina) che sono intercalate con il collageno stromale tipo I, ai margini della ferita e si intrecciano con il coagulo di fibrina nell'area della ferita. Le cellule epidermiche migranti suddividono la ferita, separando la parti morte o sofferenti dal tessuto vivo.
Figura n. 2 - La ferita della cute 5 giorni dopo la lesione

I vasi sanguigni si avanzano nel coagulo din fibrin. Le proteinasi sembrano siano necessarie per i movimenti delle cellule. u-PA indica l'attivatore del plasminogeno tipo urochinasi MMP-1, 2, 3 e 13 indicano le metalloproteine della matrice 1, 2, 3 e 13 (collegenasi 1, gelatinasi A, stromelisina 1 e collagenasi 3 rispettivamente) t-PA indica l'attivatore del plasminogeno tissutale La degradazione della matrice extracellulare, che necessaria per le cellule epidermiche che migrano fra il derma collageno e l'escara di fibrina, dipende dalla produzione di collagenasi da parte delle cellule epidermiche, come dall'attivazione della plasmina da parte dell'attivatore del plasminogeno, prodotto dalle cellule epidermiche. L'attivatore del plasminogeno infatti attiva la collagenasi e facilita inoltre la degradazione del collageno e delle proteine della matrice extracellulare. Da 1 a 2 giorni dopo la lesione, le cellule epidermiche ai bordi della ferita, iniziano a proliferare in ritardo in confronto alle cellule attivamente migranti. Lo stimolo necessario per la proliferazione e la migrazione delle cellule epidermiche durante la riepitelizzazione non stato ancora identificato, ma di sicuro esso esiste. L'assenza delle cellule vicino ai margini della ferita (l'effetto "bordo libero") pu indurrre tuttavia sia la migrazione che la proliferazione delle cellule epidermiche. La liberazione locale di fattori di crescita e l'aumentata espressione dei recettori per questi fattori possono anche rappresentare lo stimolo per questi processi (fattori di crescita epidermica, fattore a trasformate la crescita, fattore di crescita dei cheratinociti). Dopo il completamento della riepitelizzazione, ricompaiono le proteine della membrana basale, in una ordinata sequenza, dai margini verso l'interno della ferita. Le cellule epidermiche riacquistano il loro normale fenotipo e sono di nuovo strettamente adese alla nuova membrana basale e al derma sottostante. Formazione del tessuto di granulazione Il nuovo stroma, chiamato tessuto di granulazione, comincia a invadere lo spazio della ferita, all'incirca 4 giorni dopo la lesione. Numerosi nuovi capillari si sfioccano all'interno del nuovo stroma. Macrofagi, fibroblasti e vasi sanguigni penetrano contemporaneamente all'interno della ferita. I macrofagi costituiscono una fonte continua dei fattori di crescita necessari a stimolare la fibroplasia e l'angiogenesi, mentre i fibroblasti producono nuova matrice exrtraxcellulare, necessaria per assicurare la crescita delle cellule. Intanto i vasi sanguigni portano l'ossigeno e i nutrienti necessari per mantenere il metabolismo delle cellule. I fattori di crescita, soprattutto il fattore di crescita derivato dalle piastrine e il fattore trasformante di crescita b1, insieme con le molecole della matrice extracellulare, stimolano

probabilmente i fibroblasti del tessuto intorno alla ferita, a proliferare , a esprimere gli appropriati recettori per l'integrina e a migrare nello spazio della ferita. Questi fattori hanno trovato un'utile indicazione nella pratica corrente: il fattore di crescita, originato dalle piastrine, accelera la guarigione delle piaghe pressorie croniche, delle ulcere diabetiche, mentre il fattore di crescita dei fibroblasti basali viene usato con qualche successo nel trattare le ulcere pressorie croniche. Le molecole strutturali della matrice extracellulere, di recente formazione, chiamata matrice provvisoria, contribuiscono alla formazione del tessuto di granulazione: queste molecole sono rappresentate dalla fibrina, dalla fibronectina e dall'acido ialuronico. Infatti la comparsa della fibronectina e dei recettori dell'integrina, che legano la fibrinectina stessa, la fibrina o ambedue ai fibroblasti, sembra essere il passo limitante la velocit di formazione del tessuto di granulazione. I fibroblasti sono d'altra parte responsabili della sintesi, della deposizione e del rimodellamento della matrice extracellulare. All'inverso la matrice extracellulare pu evere un effetto positivo o negativo sulla capacit dei fibroblasti di sintetizzare, depositare, rimodellare e in genere interagire con la matrice extracellulare.
Tabella n.1 - Citochine che influenzano il processo di guarigione delle ferite

Citochine Famiglia dei fattori crescita epidermica: di

Origine principale

Cellule bersaglio effetti maggiori

ed

- piastrine macrofagi, - fattore di crescita epidermica epidermiche fattore a di crescita - macrofagi trasformante - fattore di crescita epidermica legante l'eparina Famiglia del fattore di crescita fibroblastica: - fattore basico di crescita fibroblastica - fattore acido di crescita fibroblastica fattore di crescita dei cheratinociti

Rigenerazione epidermica e celluler parenchimale: - motilit e proliferazione cellulare - motilit e proliferazione cellulare - motilit e proliferazione cellulare Vascolarizzazione cellule ferita: della

macrofagi, endoteliali macrofagi, endoteliali - fibroblasti

e cellule -angiogenesi proliferazione dei fibroblasti -angiogenesi e proliferazione dei fibroblasti -angiogenesi e proliferazione dei fibroblasti

Famiglia del fattore b di crescita trasformante - fattore b1 e b2 di crescita trasformante - piastrine e macrofagi fattore b3 trasformante di crescita - macrofagi

Fibrosi e aumento della forza di tensione motilit delle cellule epidermiche, chemiotassi di macrofagi e fibroblasti, sintesi e rimodellamento della matrice extracellulare - effetti anticicatrici

Altri - fattore di crescita derivato dalle piastrine fattore di crescita dell'endotelio vascolare - tumor necrosis factor a -interleuchina-1 - fattori I di crescita insulinosimile - fattore I stimolanete le colonie

- piastrine, macrofagi, cellule epidermiche - cellule epidermiche, macrofagi - neutrofili - neutrofili fibroblasti, cellule epidermiche - numerosi tipi di cellule

prolieferazione dei fibroblasti, chemioattrazione, attivazione e chemioattrazione dei fibroblasti - angiogenesi e aumentata permeabilit vascolare - espressione pleoiomorfica dei fattori di crescita - espressione pleoiomorfica dei fattori di crescita riepitelizzazione e formazione del tessuto di granulazione - attivazione dei macrofagi e formazione del tessuto di granulazione

I movimenti delle cellule all'interno del coagulo sanguigno, formato dalla fibrina, o nella matrice extracellularte fortemente compatta, pu richiedere un attivo sistema proteolitico che pu aprire la strada alla migrazione cellulare. Molti degli enzimi, originati dai fibroblasti, oltre alla plasmina del siero, sono adibiti a quest'opera, insieme all'attivatore del plasmionogeno, alle collagenasi, alla gelatinasi A e alla tromelisina. Dopo essere migrati all'interno della ferita, i fibroblasti cominciato a sintetizzare la matrice extracellulare, che viene successivamente rimpiazzata dalla matrice del collageno, forse in seguito all'azione del fattore b1 di crescita trasformante. Dopo che un'abbondante quantit di matrice del collageno stata deposittata nella ferita, i fikroblasti cessano di produrre collageno e il tessuto di granulazione, ricco di fibroblasti, viene rimpiazzato da una cicatrice, relativamente povera di cellule. Le cellule presenti nella ferita vanno incontro ad apoptosi, in seguito all'azione di un segnale sconosciuto. La mancata regolazione di questi processi la responsabile delle alterazioni della fibrosi della cicatrice, che porta aslla formazione del cheloide, della morfea e dello scleroderma. Neovascolarizzazione Per la nutrizione del nuovo tessuto di granulazione necessaria la formazione di nuovi vasi sanguigni. L'angiogenesi un processo complesso che si realizza nella matrice extracellulare del letto della ferita, al quale partecipa la migrazione e la stimolazione mitogena delle cellule endoteliali. L'induzione dell'angiogenesi fu inizialmente attribuita al fattore di crescita fibroblastica acido o basico. Ma in seguito risultato che molte altre molecole posseggono attivit angiogenica, come il fattore di crescita dell'endotelio vascolare, il fattore b di crescita trasformante, l'angiotropina, l'angiopoietina I e la trombospondina. La bassa tensione di ossigeno e l'elevata concentrazione di acido lattico possono d'altra parte stimolare l'angiogenesi. Anche le cellule epidermiche stimolate della ferita secernono grandi quanti di fattore di crescita dell'endotelio vascolare. Il fattore basico di crescita fibroblastica pu costituire la piattaforma dell'angiogenesi durante i primi 3 giorni di riparazione della ferita, mentre il fattore di crescita delle cellule dell'endotelio vascolare importante per l'angiogenesi durante la formazione del tessuto di granulazione da 4 al 7 giorno. Oltre ai ricordati fattori dell'angiogenesi, sono necessari anche la matrice extracellulare e i recettori endoteliali per la formazione della matrice provvisoria. Durante la proliferazione, le cellule endoteliali microvascolari, vicine o all'interno della ferita, depositano elevate quantit di fibronectina all'interno della parete vasale. La fibronectina perivascolare pu agire come una guida per i movimenti delle cellule endoteliali, all'interno della ferita. Anche l'espressione e l'attivit delle proteasi sono neceasarie per l'angiogenesi. I vari passi, che si susseguono nella angigenesi sono ben visibili nella Figura n.2:

- il trauma causa distruzione di tessuto e ipossia - i fattori necessari per l'angiogenesi, come il fattore basico e il fattore di crescita dei fibloblasti, sono rilasciati immediatamente dai macrofagi, dopo la distruzione cellulare - l'ipossia stimola la produzione del fattore di crescita delle cellule dell'endotelio vascolare da parte delle cellule dell'epidermide - enzimi proteolitici, liberati dal tessuto connettivo, degradano le proteine della matrice extracellulare - frammenti di questa degradazione richiamano i monociti del sangue periferico nella sede della lesione, dove essi iniziano ad attivare i macrofagi a liberare i fattori dell'angiogenesi. - alcuni di questi fattori, come il fattire basico di crescita dei fibroblasti, stimolano le cellule endoteliali a liberare l'attivatore del plasminogeno e la procollagenesi - l'att9 ivatore del plasminogeni o converte il plasminogeno in plasmina, mentre la procollagenasi attiva la collagenasi: ambedue le proteasi digeriscono la membrana basale - la frammentazione della membrana basale induce le cellule endoteliali, stimolate dai fattori dell'angiogenesi a migrare per formare i nuovi vasi sanguigni nella sede della lesione. - quando la lesione si ricchita di nuovo tessuto di granulazione, l'angiogenesi cessa e la maggior parte dei nuovi vasi sanguigni scompare, come conseguenza dell'apoptosi. - la morte programmata di queste cellule regolata probabilmente da una variet di molecole della matricre, come la trombospondina 1 e 2, i fattori antiangiogenesi, come l'angiostatina, l'endostatina e l'angiopoietina 2. Contrazione della ferita e riorganizzazione della matrice extracellulare La contrazione della ferita interessa un'interazione, complessa e magnificamente orchestrata, delle cellule, della matrice extracellulare e delle citochine. Durante la seconda settimana del processo di guarigione, i fibroblasti assumono l'aspetto di miofibroblasti, caratterizzato da grandi fasci di microfilamenti, contenenti actina, disposti lungo la parte citoplasmatica della membrana delle cellule, con legami da cellula a cellula e da cellula alla matrice. La comparsa dei miofibroblasti corrisponde all'inizio del compattamento del tessuto connettivo e alla contrazione della ferita. La contrazione probabilmente richiede la stimolazione da parte del fattore di crescita trasformante b1 e b2 e del fattore di crescita originato dalle piastrine, l'aggancio dei fibroblasti alla matrice di collageno, attraverso i recettori dell'integrina, e i legami fra i singoli fasci di collageno. Il rimodellamento del collageno, durante il passaggio dal tessuto di granulazione alla cicatrice, dipende dalla continua sintesi e dalla continua distruzione, abbastanza lenta, del collageno. La distruzione del collageno nella ferita controllata da molti enzimi proteolitici, chiamati metalloproteinasi della matrice, che sono secreti dai macrofagi, dalle cellule dell'epidermide, dalle cellule endoteliali e dai fibroblasti. Le ferite raggiungono soltanto il 20% della loro forza finale nelle prime 3 settimane, durante le quali il collageno fibrillare si accumula abbastanza rapidamente e si rimodella in seguito alla contrazione della ferita. D'altra parte lenta la velocit con la quale le ferite raggiungono la forza di tensione, in accordo con un molto pi lento accumulo di collageno e, cosa pi importante, con un lento rimodellamento, che porta alla formazione di grandi fasci di fibre collagene e aumento nel numero dei legami intermolecolari. Va ricordato che le ferite non raggiungono mai la stessa forza di rottura della cute normale: la solidit massima di una ferita non che il 70% di quella della cute normale. Guarigione anormale delle ferite Le ulcere in corso di diabete sono un buon esempio di come multipli difetti fisiologici e biochimici possano portare a una guarigione alterata. Vanno considerate in primo luogo la neuropatia e l'ischemia, secondaria alla malattia vascolare, che impedisce la guarigione riducendo l'afflusso di ossigeno e di nutrienti. Le ulcere diabetiche sono inoltre soggette all'infezione perch alterata la funzione granulocitaria e la chemiotassi. Altre modificazioni del processo di guarigione delle ferite nel diabete mellito sono legate al prolungamento dell'infiammazione, all'alterazione della neovascolarizzazione, alla ridotta sintesi del collageno, agli aumentati livelli di proteinasi e ai difetti nella funzione dei granulociti. I cheloidi e le cicatrici ipertrofiche sono caratterizzati dall'eccessivo accumulo di collageno all'interno delle ferite, per la presenza di alterazioni proliferative. In queste situazioni sono

state descritte alterazioni della migrazione e della proliferazione cellulare, infiammazione, sintesi e secrezione delle proteine della matrice cellulare e delle citochine, e infine alterato rimodellamento rimodellamento della matrice. Sono state notate inoltre un'aumentata attivit delle citochine fibrogenetiche (per esempio il fattore b1 di crescita trasformante, il fattore 1 di crescita insulino-simile e l'interleuchina-1) e un'aumentata risposta a queste citochine. Di recente per spiegare le guarigioni anormali sono stati tirati in ballo anche alterazioni dell'interazione epidermico-mesenchimale e mutazioni dei geni regolatori (come p53). Esperienze cliniche con i fattori di crescita In generale le esperienze condotte con i fattori di crescita o con altri mediatori, allo scopo di accelerare il processo di guarigione delle ferite, sono state scoraggianti. Questo non deve tuttavia meravigliare, perch il processo di riparazione di una ferita il risultato di una serie complessa di interazioni fra citochine solubili, cellule ematiche circolanti, matrice extracellulare e cellule. L'intervento dei fattori di crescita avviene in momenti precisi del processo di guarigione e deve essere sempre legato a una combinazione dei diversi fattori, piuttosto che all'azione di uno solo. Fra questi diversi fattori, solo il fattore di crescita ricombinante, derivato dalle piastrine, stato approvato dalla Food and Drug Administration per il trattamento delle ferite. Come guarisce il feto le proprie ferite ? Le ferite fetali cicatrizzano rapidamente. Inoltre le ferite fetali guariscono senza cicatrizzazione. Le ragioni possono essere diverse: - la scarsa quantit di fattore di crescita b1 trasformante presente nella cute del feto, tanto vero che l'aggiunta di questo fattore porta nel feto alla comparsa di cicatrice. La neutralizzazione di questo fattore porta a una riduzione del processo di cicatrizzazione. - la cute del feto ricca di metalloproteinasi, che possono promuovere la guarigione delle ferite senza cicatrizzazione. Sostituti della cute L'immediata "copertura" di una ferita un punto essenziale per il suo trattamento. Le ferite acute e croniche sono infatti ricoperte che un gran numero di medicazioni sintetiche o naturali. Di queste coperture ve ne sono di 3 tipi: il primo tipo consiste di trapianti di cellule epidermiche con componenti non dermici. Il secondo tipo costituito dai soli componenti dermici Il terzo tipo uno strato duplice, composto sia da elementi dermici che da elementi non dermici.

La maggior parte dei sostituti della cute non sopravvivono a lungo. Il loro principale effetto quello di promuovere la guarigione della ferita, stimolando l'ospite a produrre una variet di citochine. Queste citochine promuovono la guarigione stimolando la produzione di componenti della membrana basale, promuovendo l'idratazione, aumentando l'infiammazione e aumentando la produzione del tessuto di granulazione. I sostituti della cute sono alternativi all'autotrapianto, specialmente perch essi non richiedono manovre dolorose e invasive e possono essere usati anche in ambulatorio. Conclusioni In generale vanno per prima cosa tentati i metodi conservativi, consolidati dall'esperienza, per la guarigione delle ferite. Questi metodi hanno successo nella maggior parte dei casi: essi si basano sull'uso di coperture standard delle ferite e nella modificazione dei problemi sottostanti, come l'iperglicemia, lo sbrigliamento del tessuto non vitale, la restaurazione di un'adeguata perfusione, la limitazione della pressione a livello della ferita e il controllo dell'infezione. In presenza di ferite particolarmente ampie, che possano mettere in pericolo la vita (come le ustioni estese) necessario usare trapianti di cellule autologhe o sostituti cutanei biologici. Non ci sono ancora abbastanza dati clinici per usare di routine i fattori di crescita o altri mediatori. Tuttavia sono vicini ulteriori miglioramenti e sviluppi di sostanze per stimolare la guarigione delle ferite.

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