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Precisazioni necessarie

Generalia

• Tra la fine XVIII, XIX e il XX sec. > fioriscono


riformatori indiani educati in college inglesi.
• Cercano di stabilire un’unità intrinseca e precisa
identità dell’Induismo sulla scorta delle religioni
semitiche.
• Rubricabili nel fenomeno culturale chiamato “Neo-
induismo” > inseparabile dalla moderna ricerca di
un’identità nazionale > in contrasto con potenze
coloniali.
• Altra faccia della medaglia > orientalismo = lente
dotta tramite cui mondo accademico guarda
all’Oriente.
• Studiosi post-coloniali > Edward Said, Orientalism
(1978) > identifica orientalismo come discorso di
dominazione.
• Critica di “decostruzione” degli assiomi
orientalistici.
• Attraverso analisi storica mostrano
l’assoggettamento politico dell’Oriente.
• Identificano sovrapposizioni, cercando di restaurare
l’apparato concettuale orientale originario.
• Secondo costoro > orientalisti rappresentano in modo
anomalo l’Oriente > lo privano di capacità di
autoconsapevolezza e autorappresentazione >
proiettandolo in una sfera di alterità.

• Oriente > reificato, categorizzato e classificato secondo


gusti culturali europei.

• Classificazione determinata da interessi egemonici.

• Scienza orientalistica concernente l’India > Indologia >


ha categorizzato, ridefinito e (in passato) re-inventato
molto dell’antichità indiana.
• L’interesse degli invasori è controllare il territorio
schedandolo nelle sue componenti.

• Amministratori britannici (spesso militari o giudici)


> favoriscono creazione di un Induismo come
categoria identificabile e definibile > nonché di
un’idea razziale del “sistema castale”.

• Costruito per tendere la mano all’élite culturale


autoctona > gruppi sociali di alto rango, in primis i
brahmani > altrettanto colpevoli.
• Si genera un’opposizione fittizia tra gli strati della
popolazione > dividi et impera.

• Nelle mani dei coloni il sistema castale diviene uno


strumento amministrativo per registrare la società
indiana in una somma di parti chiaramente
definibile.
• Said > orientalismo = ibridazione concettuale >
proiezione culturale della volontà egemonica
europea di addomesticare l’Oriente, militarmente e
culturalmente: “congiura contro l’Oriente”.

• Filologia > scienza della “restaurazione” testuale >


usata come grimaldello dell’accademia.

• Mio parere > verosimile qualche idea su


sovrapposizioni e incomprensioni > dietrologia
complottista difficile da sostenere.
• Tuttavia > agli inizi, il discorso indologico
eurocentrico ha negato agli indiani di auto-
rappresentarsi rinforzando meccanismi di
alienazione e soggiogazione.

• Indologi > non vogliono solo rappresentare l’India a


europei e americani, ma agli indiani stessi.
• Tentativo di liberare la tradizione indiana da
tutti i costrutti è impraticabile e velleitario:

• > dal punto di vista dell’ortodossia tout court


non c’è bisogno di alcuna “liberazione” da
alcunché > essa si distingue da qualsivoglia
degenerazione.
• Inoltre > tentativo di sviluppare un eurocentrismo al
rovescio > reverse anthropology è figlio della stessa
mentalità > inefficace o addirittura preoccupante >
spesso determina estremismi pericolosi.

• Negli ultimi 50 anni movimenti strumentalizzati da


partiti reazionari e frange estreme del nazionalismo
indiano > sfocia nel communalism.
• Ergo > per sfuggire a entrambi i pericoli > proporrò
dati e dottrine di prima mano > testuali e orali che
siano > far parlare il più possibile la tradizione di se
stessa.

• Ottica dottrinale (śāstrīyadṛṣṭi) > evitando di


soffermarmi sulle molte degenerazioni.

• Per questo > prima di formulare critiche è necessario


proporre un percorso descrittivo ed esplicativo del
fenomeno ascetico indiano nelle sue forme
cristalline.
• Focus metodologico >
• In primis > componente hindu (evito mondo
buddhista, jaina, ecc.);
• localizzata al Nord India;
• legata al non-dualismo assoluto di Śaṅkara;
• io > informato da informatori e auto-in-formatomi, sarò
vostro informatore.

• Per fare ciò propongo brevi ma fondamentali


premesse e precisazioni.
Introdurre

• Parlavo di visione quasi emica > modulata dal sottoscritto >


bilanciamento tra uno sguardo storico-filologico e
l’autorappresentazione sud-asiatica.

• Vastità temporale e spaziale, ampiezza e profondità >


difficile ogni introduzione.

• Ramificata interconnessione tra ambiti, preclude


semplificazioni.
• Ergo > vastità + grande possibilità ermeneutica > diviene
soggettivo scegliere una certa opzione interpretativa.
• Tuttavia > attitudini, costumi, attività culturali e
cultuali originano da ambito testuale preciso >
vedico.

• Discriminanti liturgiche, culturali, filosofiche e


sociali si fondano su un corpus «testuale» > i Veda
(plur. intesi come insieme di molti testi) o il Veda
(sing. inteso come corpus unico e coerente).
• Da essi deriva un’imponente quantità di annessi e
connessi.

• Si parla di testi > ma la questione è ben più estesa e


profonda del punto di vista meramente letterario.

• Ora > entreremo in un ambito teorico > per


comprendere atti, concetti e contesti ascetici meglio
partire da orizzonte metafisico.
• Spunti di riflessione, linee guida, precisazioni;

• Considerazioni metodologiche e dottrinali >


per cogliere modus cogendi tradizionale
indiano.

• Saranno concettualmente utili in vari ambiti,


anche se legate in primis al mondo ascetico.
Precisazioni

1. metafisica indika
• India vedica > civiltà fondata su dottrina di ordine
metafisico.
• La metafisica si declina in 2 aspetti primari:
• 1. stato puro > metafisica

Oppure

• 2. riflessa nell’empirico > scienze particolari =


cosmologia, logica, epistemologia, linguistica …
• Metafisica > conoscenza (jñāna) dei principi di ordine
universale e dell’universale stesso > indefinibile,
ineffabile, illimitato, senza nome e forma:
brahman/parabrahman > ab-solutus.

• Scienze particolari (vijñāna/vidyā) dominio relativo >


applicazioni del dominio universale a contesti
specifici.
• Dominio della scienza = esperienza (sottile o
grossolana) > dipende dalla ragione > processi del
pensiero discorsivo legato a forme e nomi, spazio e
tempo.
• Metafisica > indagine oltre l’esperienza > conoscenza
del trans-empirico > oggetto senza dualità (advaita)
>
• > senza nome (anāma), senza forma (arūpa), senza
qualità (nirguṇa), senza determinazioni (nirvikalpa),
senza differenziazioni (nirviśeṣa), senza parti (niṣkala)
> parabrahman!
• jñāna > conoscenza metafisica che unifica oggetto e
soggetto > annulla la dicotomia!

• Mezzo e fine sono tutt’uno > méta sovra-razionale


attingibile mediante intuizione immediata
dell’intelletto puro (buddhi) > indipendente da
circostanze spazio-temporali >

• Pertanto > si può verificare ovunque e in ogni


momento!
• Prospettiva del saṃnyāsin > conoscere significa essere >
assenza di dualità.

• Si tratta di realizzazione diretta ed effettiva


dell’identità tra essere e conoscere.

• “L’essere e il conoscere sono identici” (Parmenide).


• Partizioni interne della metafisica >

1. indagine sul principio supremo > para-brahman

 (in apparenza) assume una prima determinazione > diviene

2. divinità suprema > Essere (parameśvara) > apara-


brahman
• para-brahman > “brahman supremo” > Assoluto privo
di relazione (asaṅga) con lo sviluppo fenomenico
(niṣprapañca) > esprimibile solo per via negativa >
apavāda-mātra-svarūpa > non duale (advaita), oltre
essere (sat) e non essere (asat) > senza qualità
(nirguṇa).

• apara-brahman > “brahman non-supremo” > Divinità


suprema > grado sommo di ogni qualità >
onnipotente (sarvaśakti), onnipresente
(sarvavyāpaka), onnisciente (sarvajña) …
• Metafisica (upaniṣadica) > non-dualità non
può essere costretta e limitata da nulla >
nemmeno dall’Essere.

• Metafisica > non è solo “conoscenza


dell’Essere” > non è solo ontologia.
• Ontologia > sebbene sia di competenza
metafisica, non è tutta la metafisica.
• L’Essere non è il più universale dei principi > l’Essere
= la più primordiale delle determinazioni (savikalpa).

• È una determinazione > ogni determinazione è


limitazione > metafisica upaniṣadica è non duale
(advaita) > senza determinazioni (nirvikalpa).

• Vale a dire > senza limitazioni > ananta «illimitato,


infinito»!
• Un principio è tanto meno universale quanto più
determinato.

• Esporre l’indeterminazione dei principi universali


causa molte difficoltà!

• Obbliga paradossalmente e controfattualmente a


servirsi di espressioni negative = linguaggio
apofatico.
• Infinito = Assoluto > non lascia fuori di sé
nulla e non è limitato da nulla > pur essendo
la più positiva delle idee è espresso in forma
linguisticamente negativa.

• Nel linguaggio/cognizione ogni affermazione


è affermazione di qualcosa di particolare e
dunque determinato > è una negazione di
infinità.
• Ergo > la negazione di ogni
determinazione/limitazione è la negazione di
una negazione > ossia pura affermazione.

• La negazione di ogni determinazione è


affermazione assoluta e totale.
• Poi, altra prospettiva:

• Scenario ontologico > increspatura sullo sconfinato


oceano dell’Assoluto > Esso constata il proprio
Essere, vuole relazionarvisi e conoscerlo > agisce di
conseguenza.
• Motu proprio vuole moltiplicarsi > si autodetermina
volgendosi alla manifestazione non ancora attuata >
attiva la possibilità universale (śakti/prakṛti) che è IN
LUI/LEI e DA LUI/LEI fluisce.
• Metafisica della prima determinazione > indaga
l’Essere Sommo => Divinità Suprema.
• Scienza dell’ESSERE PURO = ontologia > sadvidyā o
īśvaravidyā > ancora visione universale.
• Indagine da 2 prospettive possibili:

• 1. prospettiva metafisica > indagine sulla Divinità


Suprema > ontologia = ESSERE;
• 2. prospettiva teologica = religione > DIO.
Anche il linguaggio muta >

• 1) religione (teologia) > DIO ESISTE > parla di


esistenza come flusso > fluidità del divenire.
• 2) oltre la religione (ontologia) > L’ESSERE È > parla
dell’essere come fissità > immobilità immanifesta.

• Discorso sull’Essere > non differente dall’indagine sul


vero e sul reale (sat)!
2. Omologie

• Equazioni tra i molteplici stati dell’essere > dal più


elevato al più grossolano sono comunicanti.

• Equazione = yathā piṇḍe tathā brahmāṇḍe >


corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo.

• Origine e fonte ultima di ciò = corpus sapienziale di


testi: Veda.
• Caratteristica primaria del pensiero vedico e
upaniṣadico > omologia cosmica = bandhu!

• Transita nel pensiero successivo.

• bandhu “equivalenze, relazioni paradigmatiche,


connessioni, legami, corrispondenze” > connessioni
simboliche tra reami diversi.
• Insegnamento vedico/upaniṣadico fondato sui
bandhu > allineano su uno stesso piano fattori
eterogenei:
– elementi (adhibhūta), rito (adhiyajña), forze cosmiche
(adhideva), corpo umano (fisico e sottile adhyātma).

• Corpo = sorta di mappa cosmologica dell’universo.


• Cosmo > un insieme ordinato dalle stesse leggi del
sacrificio.

• Relazione isomorfica tra corpo, cosmo e sacrificio.


• Testimonianza di bandhu > Bṛhadāraṇyaka Upaniṣad 1.1.1-2 >
sacrificio del cavallo (aśvamedha).
• Cavallo sacrificato per stabilire il potere di un re su
un territorio: è equiparato a tutto il cosmo.

• Dal conoscere le corrispondenze tra parti del cavallo


e del cosmo deriva un potere.

• La corretta comprensione del sacrificio vince la


rimorte (BṛUp 1.2.7).
• Elemento individuale ha omologo universale > il
medium connettivo è il rito > esteriore o interiore (=
contemplazione) > adhyātma = adhidaivata.

• Esplorando i bandhu si cerca il principio unificatore


del cosmo > sūtrātman = filo unifica ogni livello
dell’essere > ponte (setu) tra gli stati dell’essere >
brahman, sat, ātman, puruṣa.

• Formula ricorrente: “ciò conosciuto il quale, udito il


quale, visto il quale ogni cosa è conosciuta, udita, vista
…” (ChāUp 6.1.3, Kena Up 1.1-6)!
3. Analogia
• Conseguenza pratica dell’omologia > sebbene molte idee
e dottrine dell’antichità indiana siano note,
altrettante sono ignote;

• ANALOGIA > strumento capace di fornire mezzi per


passare dal noto all’ignoto > basandoci su un
insegnamento posseduto, si può desumerne uno
corrispondente e derivativo > ragionare per analogie
> ragionare per bandhu.
4. Dottrina
• Filosofia contemporanea > tendenza all’evoluzione e
alla ricerca dell’originalità.
• India > adatta mentalità antica al procedere del
tempo > fluida fissità nell’esposizione dottrinale >
dottrine non si “evolvono” nel senso corrente del
termine.
• Tradizionalmente > > si sviluppa sotto certi aspetti,
accogliendo espressioni appropriate alle cangianti
circostanze spazio-temporali.

• Il mondo ascetico condivide questa prospettiva!


• Per il mondo ascetico > la dottrina non muta perché
infallibile = espressione di verità > indipendente
dagli individui che la ricevono e comprendono > la
garanzia della dottrina risiede nel suo carattere
“non-umano” (apauruṣeya).

• Punto di vista ascetico > verità non è fatta dall’uomo, si


impone a lui – non come costrizione fisica – ma dal
di dentro > per riconoscimento e identificazione.
• Conoscenza effettiva > identifica conoscitore e
conosciuto > non-differenza.

• L’identificazione è imperfetta nella conoscenza


teorica/virtuale (parokṣajñāna) > perfetta nella
conoscenza realizzata/effettiva (aparokṣajñāna).

• L’atto di essere è l’atto di conoscenza di sé > BṛUp


1.4.10:
5. Cronologia:

• Necessità compulsiva di fissare date.

• Testi indiani non offrono datazioni > priorità


cronologica secondaria (certo utile!) > originalità
intellettuale è concetto poco noto.

• Dottrine non sono proprietà di qualcuno >


peculiarità biografiche degli espositori si perdono
nell’impersonalità della catena disciplica
(paraṃparā).
6. Difficoltà linguistiche:
• Passare da una lingua all’altra, per forza meno adatta
dell’originale, aggrava l’imperfezione originaria del
linguaggio nei confronti di concetti talvolta
intraducibili.

• Bisogna cogliere il concetto nell’espressione


primaria, conformandosi alla mentalità originale!

• Invece di tradurre letteralmente, allora si fornisce


un’interpretazione simile a un commento.
7. Karman

• Caposaldo della legge di retribuzione dei frutti delle


azioni (karman): a ogni azione corrisponde un
frutto/effetto che porta conseguenze per l’autore:

– A. l’atto compiuto non può non provocare delle


conseguenze sottili per l’autore dell’azione (kṛtapraṇāśa);
– B. risultati sottili di un’azione non possono ricadere su chi
non ha compiuto l’azione, ossia non è possibile che
qualcuno debba subire le conseguenze sottili di ciò che
non ha fatto (akṛtābhyupagama).
8. vyāvahārika uddeśaù

• Tendenza costante a mettere sullo stesso piano teoria


e pratica > azzerare dicotomia tra esse > practo-gnosi.

• Essenziale > realizzare effettivamente ciò di cui si


specula > Śaṅkara in BSBh ad 1.1.1 > teoria è
anubhavāvasāna.
9. Duḥkha

• Qualsiasi esperienza empirica è


accompagnata da attrito, disagio, dolore
(duḥkha) > ha molteplici ramificazioni.
10. Avidyā
• Causa > ignoranza (avidyā/ajñāna) > incapacità
cronica di vedere come stanno le cose > produce
afflizioni!
• Principale responsabile della confusione tra (YS 2.5):

transeunte, impuro, pena, inessenziale e non-Sé

con

permanente, puro, gaudio, essenziale e Sé.


11 Mokṣa/mukti

• Ci si può liberare da duḥkha e avidyā > attingere meta


indefessa.

• Tale scollamento/scioglimento è tratteggiato nelle


Upaniṣad e letteratura ascetica/rinunciataria.

• Liberazione connessa all’idea di legame (bandhana) >


si è legati da nascita/rinascita, morte/rimorte, atti
(meriti-demeriti), sofferenza, corpo, origine, tempo,
spazio, rito….
12 Mārga

• Come sfuggire alle pastoie del divenire? Per liberarsi


è necessario seguire una via/un metodo e chi li
indica.

• Upaniṣad e testi ascetici > indicano l’iter per arrivare


a conoscenza = realizzazione definitiva (anubhava,
sākṣātkāra) e intramontabile.
13 Upadeśa

• Sviluppo di mārga.

• Trasmissione da porsi in un ricettacolo adeguato >


individuo qualificato (adhikārin) > tramite maestro
autorizzato (guru) > insegnamento suggellato col rito
(dīkṣā).

• Si trasmette anche un metodo (sādhana/yoga) > conduce


dalla virtualità all’effettività.
• ChUp 6.14.2: ācāryavavān puruṣo veda!
• Paradigma medico (9-13):

• diagnosi > determinare sede o natura della malattia a


partire dai sintomi (heya > duḥkha);
• eziologia > determinare cause della malattia
(heyahetu > tṛṣṇā = saṃsāra > avidyā);
• prognosi > prevedere decorso ed esito del quadro
clinico (hāṇa > nirodha > mokṣa);
• terapia/trattamento > provvedimenti adottati per
combattere e azzerare la malattia (hāṇopāya > mārga
> saddarśana).

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