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Le fonti dell’ascetismo I:

śruti
• Fonti primarie dell’ascetismo brahmanico =
stesse fonti di ogni altra pratica e dottrina
ortodossa.

• Nella letteratura vedica arcaica > inni dedicati


a figure enigmatiche: il silenzioso (muṇi), il
ramingo (yati), colui che ha capelli lunghi e
incolti (keśin), colui che rimane casto
(brahmacārin) e il reietto (vrātya).
• Il corpus vedico ospita – in modo asistematico e sparso,
ma coerente - questioni riguardanti l’ascesi.

• Convinzione > dottrina tradizionale fondata sul Veda >


cifra dell’ortoprassi/ortodossia.

• Cos’è Veda (i Veda o il Veda)? > corpus testi sapienziali >


corpus integrale di conoscenze!

• Nel corpus, in primis ci interessa il complesso testuale


delle Upaniṣad (antiche, medie, recenti).

• Upaniṣad > parte finale del corpus vedico.


• Upaniṣad > sezione conoscitiva del Veda > vertice
speculativo > parlano di conoscenza metafisica e
conseguente realizzazione = meta dei rinuncianti.

• Prime formulazioni di concetti centrali nel pensiero


indiano: brahman, ātman, karman, mokṣa, saṃsāra, jīva,
avidyā, advaita, ecc… > centrali nel mondo ascetico.

• Bisogna collocare il mondo ascetico in questo


contesto culturale e testuale > perché è a questo
contesto testuale che esso si rifà!
Veda

• anantā vai vedāḥ “infiniti sono invero i Veda”


(Taittirīya Brāhmaṇa 3.10.14).

• Veda > privo di 3 condizioni sostanziali:


1. limitazione (pariccheda) di tempo (kāla);
2. limitazione di luogo (deśa);
3. limitazione reificante (vastu).
• Veda > intrinsecamente valido e autorevole
(svataḥpramāṇa) => non necessita di altri mezzi di
prova che autentichino la sua autorevolezza.

• Perché > privo d’origine umana (apauruṣeya) >


mostra dimensione atemporale > circostanze
storiche non influiscono su esso.

• Parla di ciò che non può essere evinto da altri mezzi


di conoscenza > dati inconoscibili attraverso
percezione e ragione/inferenza.
• Veda > trasmesso da una tradizione (scritta, ma
soprattutto orale).

• Tradizione = paraṃparā > successione di


eventi/persone > uno dopo l’altro.

• Catena disciplica > linea ancestrale e ininterrotta >


padre-figlio (vaṃśaparaṃparā) o maestro-discepolo
(śiṣyaparaṃparā).
• Si riferisce a vaṃśa “filiazione tradizionale” >
trasmissione orale antecedente alla fissazione del
testo > senza dati cronologici.

• Origine > Veda si determina da ispirazione diretta >


opera sovra-individuale > oltre la portata dei singoli
individui … (cfr. śruti).

• Non importa che l’enunciazione sia espressa da un


certo individuo > quello comunque non ne è l’autore.
Significato:
• Studiosi > √vid “conoscere, sapere, vedere” > “scienza
sacra” o “sacro sapere” > video e όράω > vedere e sapere.
• Tradizione > 5 significati radicali:

1. vidyate “essere, stare, perdurare” > Veda è permanente


(nitya) e reale/vero (sat);
2. jñāne “conoscere, sapere” > Veda è sapienza,
conoscenza stessa;
3. vicaraṇe “indagare, esaminare, riflettere” > Veda è
esegesi, continua riflessione, indagine sui principi;
4. vedayati “risiedere, essere presente, essere vivo,
narrare” > Veda testo che indica la via per conoscere il
principio che risiede in ogni essere;

5. vindate “ottenere, raggiungere” > Veda mezzo per


realizzare i 4 fini della vita umana (puruṣārtha): dharma
“vita vissuta secondo ordine”, kāma “piaceri”, artha
“interessi pubblici e privati” e mokṣa “liberazione”.
Sinonimi del termine

• śruti “ascolto, audizione” > apprendimento orale dei


mantra > bocca docente/orecchio discente > śrutaṃ me
gopaya “proteggi ciò che ho udito” (Taittirīya Up 1.4.1).

• Yāska Nirukta (1.20): sākṣātkṛtadharmāṇaḥ ṛṣayo babhuvuḥ


“i veggenti realizzarono direttamente il dharma”.
• sākṣātkṛta > sākṣātkāra = conoscenza diretta raggiunta
mediante una realizzazione istantanea.
• ṛṣi “vati, veggenti” > poiché videro la verità > non sono
autori dei mantra (mantrakṛt), bensì veggenti dei mantra
(mantradraṣṭṛ).
• Non è stricto sensu una rivelazione >

• 1- teofania > la divinità rivela sé stessa, la propria


esistenza e natura, i propri poteri;
• 2- ierofania > la divinità rivela la propria volontà e
alcune verità altrimenti inaccessibili all’uomo,
consegnando a un individuo o a un popolo una
dottrina/messaggio.

• Moto dall’alto al basso: grazia della divinità sul


profeta > ricettacolo passivo.
• ṛṣi > invece colgono principi universali > vi si
conformano > traslano quelle visioni in immagini e
linguaggio altamente simbolico!

• Dalle loro bocche fluiscono spontaneamente i mantra


vedici.

• Siccome un uomo si conforma e riconosce ciò che c’è


sempre > allora è un’ispirazione ripetibile in
qualsiasi epoca, luogo e circostanza.
• Veggente = kavi “poeta, vate” > krāntadraṣṭṛ
“che vede il passato”.

• “passato” > convoglia anche futuro e presente


> “coglie i tre tempi” simultaneamente.

• Ecco perché > Veda è la prima composizione


poetica (ādikāvya).
• chandas, aspetto metrico-prosodico e liturgico dei
mantra > poesia!

• Pāṇini > chandas = Veda > lingua vedica è chandas,


contrapposta a lingua parlata = bhāṣā.

• chandas > √chadi saṃvaraṇe “ricoprire, celare”= Veda


sono chandas > celano, velano, avvolgono il loro
significato più nascosto con linguaggio e immagini
paradossali.
• parokṣapriyā eva hi devah pratyakṣadviṣaḥ “gli dei
amano ciò che è nascosto, aborrono l’evidente”
(AiUp 1.3.14).

• Molte sfere di significato > 3 funzioni semantiche:

– pratyakṣavṛtti > denotazione diretta;


– parokṣavṛtti > denotazione indiretta > mediata dalle 6
scienze ausiliarie (vedāṅga);
– atiparokṣavṛtti > denotazione estremamente indiretta >
accesso tramite tradizione ermeneutica.
• atiparokṣavṛtti > modellata sulla base dei bandhu
«connessioni» > relazioni paradigmatiche.

• Spesso divengono l’oggetto di dispute sacerdotali


(brahmodya) > anche fonetiche.

• Le formulazioni = mantra > creano connessioni tra il


mondo della lingua e la realtà oltre la lingua
(metalinguistico).

• Nei mantra le somiglianze fonetiche suggeriscono


connessioni cosmiche > sorta di esoterismo linguistico.
Aitareya Upaniṣad 1.3.14: idamdra (= idam adarśam “Io
vidi ciò”) = Indra in quanto vede il brahman.
• Ancora atiparokṣavṛtti > nome ṛṣi Kaśyapa >
varṇavyatyaya “rovesciamento delle lettere” > paśyaka
“colui che vede”.

• BṛhadāraṇyakaUp (5.2) da da da > insegnamento di


Prajāpati a dei (dāmyata “mostrate controllo”), uomini
(datta “donate”) e titani (dayadhvam “mostrate
compassione”).

• tajjalān “le acque di quello” (ChāndogyaUp 3.14.1) >


“manifesta e distrugge ciò”, in quanto ja indica janma
“nascita” e la è laya “distruzione”.
Struttura delle raccolte vediche

• Corpus vedico > si presenta in raccolte: Saṃhitā.


• Divisibili in 2 sezioni: Mantra e Brāhmaṇa.*
• Brāhmaṇa > 3 parti: Brāhmaṇa (puri), Āraṇyaka e
Upaniṣad.
• Mantra = inni, strofe, melodie, giaculatorie
pronunciate da veggenti > dirette a divinità evocate
nel sacrificio (yajña).
• O Saṃhitābhāga = parte della collezione/raccolta o
della recitazione continua.
• Brāhmaṇa testi in prosa > riguardano bráhman > come
sacrificio, potenza vivificante/creativa della parola.

• Spiegano utilizzo/applicazione (viniyoga) dei mantra


nei riti > mostrano ingiunzioni (vidhi) e proibizioni
(nisedha) con miti (ākhyāyikā, arthavāda) > ciò da cui
gli asceti sono dispensati!

• Scopo educativo e pratico >

• Śaṅkara > Mantra e Brāhmaṇa tout court costituiscono


karmakāṇḍa “sezione rituale” del Veda.
• Āraṇyaka > “testi silvestri” > da recitare in luoghi
solitari, lontano da consesso umano > contengono
segreti (rahasya).

• Parte meditativa del Veda = upāsanākāṇḍa > riti


esteriori descritti nei Brāhmaṇa sono interiorizzati >
culto interiore > utenti = eremiti (vānaprastha).

• La parte finale di Āraṇyaka è costituita da Upaniṣad


più antiche > Bṛhadāraṇyaka, Chāndogya, Kauṣītaki,
Taittirīya.
• Upaniṣad = jñānakāṇḍa, sezione conoscitiva >
coronamento metafisico del Veda (śrutiśiras).

• Studiosi = “seduta ai piedi di un maestro” per udirne gli


insegnamenti segreti.

• Tradizione > upa “vicino, giù” + ni “con certezza,


decisamente”; + radice sadḷ > 3 significati primari:
• ṣaḍḷ viśarana-gaty-avasādaneṣu >

• 1. viśaraṇa = “annientare” > Upaniṣad > scienza che


annienta definitivamente l’ignoranza = causa
dell’estensione fenomenica;

• 2. gati = “ottenimento, avvicinamento, realizzazione”


> Upaniṣad > scienza che fa attingere l’Assoluto;

• 3. avasādana = “indebolimento” > con Upanisad dolore


e legami si esauriscono venendo meno.
• Upaniṣad = scienza suprema (brahmavidyā) e segreta
(rahasya) > fa realizzare il sé (ātman) nella sua forma
più intima (svarūpa) = identico all’Assoluto (brahman)
> meta ultima.

• I trattati sulla scienza suprema si chiamano Upaniṣad


per implicazione indiretta.
• Termine notevole connesso a upaniṣad e a cavallo tra
Āraṇyaka e Upaniṣad > upāsana / upāsanā:

• Preverbio upa “vicino, accanto, giù” + √ās “stare,


sedere vicino, riverire, rendere culto, contemplare,
meditare su”.

• Difficile coglierne totalità e precisione semantica >


upāsana = tipo di identificazione simbolica costruita
sui bandhu > corrispondenze omologiche.
• Testi su upāsana > mostrano identificazioni di
caratteristiche/entità macrocosmiche (adhidaivata
BṛUp 2.3.3) con caratteristiche/entità
microcosmiche (adhyātma BṛUp 2.3.4).

• upāsana > 2 ambiti d’esercizio > livelli:


– 1. oggetto di meditazione;
– 2. ciò con cui s’identifica l’oggetto di meditazione.
• ChāndogyaUp. 1.1.1:
Bisogna meditare sull’udgītha (cantico elevato) come fosse la
sillaba oṁ: con oṁ si inizia infatti il canto rituale …

• Qui > 2 oggetti di upāsana = udgītha e oṁ.

• Percorso di ogni upāsana = partendo da


identificazioni temporanee, si passa attraverso
continui incrementi identificativi > metodo indiretto
per realizzare brahman.
Le raccolte

• Ogni raccolta specifiche funzioni rituali,


speculative e professionisti rituali (ṛtvik):

• Ṛgveda (saṃhitā);
• Sāmaveda (saṃhitā);
• Yajurveda (saṃhitā);
• Atharvaveda (saṃhitā);
• Ogni raccolta suddivisa in 4 parti (Ma., Brā, Ār., Up.).

• Tradizionalmente > in origine Veda = uno solo.

• Col decadimento ciclico, uomini incapaci di


tramandarlo tutto.

• Vedavyāsa (editore corpus vedico) > viste le


limitazioni degli esseri viventi > inizio era attuale
divide Veda in 4 raccolte.
• Trasmesse a 4 discepoli:
– Paila > Ṛgveda;
– Vaiśaṃpayana > Yajurveda;
– Jaimini > Sāmaveda;
– Sumantu > Atharvaveda.

• 5° discepolo > Romaharṣaṇa dona itihāsa-purāṇa >


epopee e antiche narrazioni.
• Ogni raccolta suddivisa ancora in scuole > recensioni
del sapere vedico (vaidikaśākhā).
Le quattro raccolte

• Ṛgveda “Veda delle strofe laudative”.


• Sacerdote hotar “oblatore” > con i suoi accoliti siede
a nord della piattaforma sacrificale, rivolto a
Oriente.
• Cantilla invocazioni indirizzate agli dei, disponendo
le offerte a essi destinate > apre la sessione
sacrificale annuale.
• Sāmaveda “Veda delle melodie” >
• Argomento principale > soma > bevanda inebriante
estratta da rampicante o miscela di piante non
identificate.
• udgātar “cantore” dell’udgītha “cantico elevato” (3°
dei 5 canti sacrificali) = parte centrale dei canti >
identificata a oṃkāra.
• Sacerdote, con assistenti, gira attorno piattaforma
sacrificale > salmodia inni.
• Yajurveda “Veda delle giaculatorie, formule
liturgiche”.
• Sacerdote adhvaryu “sacrificatore” > appresta area
rituale in cui sta coi suoi accoliti > compie atti
sacrificali (oblazione nei 3 fuochi), accompagnati con
formule.

• Divisione ulteriore > Bianco (śukla > mantra senza


intermezzi prosaici = applicazioni rituali) e Nero
(kṛṣṇa > formule metriche interrotte da prosa).
• Atharvaveda = Atharvāṅgiras.
• Brahmaveda > sacerdote silente brahmán > vigila su
rito > mormora oṃkāra se l’esecuzione è impeccabile
> interviene in caso di errori.

• Conosce il proprio e gli altri Veda.

• Tradizione > tharva “movimento, attività” + a


privativa > “fermo, inamovibile, immutabile” > Veda
dell’immoto > congruenza col brahmán.
• Atharva => atiparokṣa > lettura estremamente
indiretta > forma sincopata: atha arvak enam anviccha
“dunque indagalo in profondità” > indica ricerca del
sé interiore.

• trayī o trayividyā > studiosi > solo Ṛgveda, Sāmaveda e


Yajurveda > Atharvaveda viene dopo.
• Tradizione > non si tratta di lingua e cronologia >
Atharvaveda non è usato direttamente nel sacrificio >
triplicità non indica precedenza cronologica o
gerarchica dei 3: è il tipo di composizione.

• mantra vedici > 3 generi: strofe inneggianti gli dei =


ṛc > stesse strofe cantate in scala eptafonica = sāman;
mantra cantillati in prosa = yajus.

• mantra di Atharvaveda: ṛk (poesia) o yajus (prosa).

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