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A CL'RA Dl
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Prima edizione: 1976.
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INTRODUZIONE
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Le Upani[ad sono trattati di varia estensione, di varia epoca e
di varia forma, alcune in prosa, altre versificate, altre ancora miste
di prosa e di strofe, son dedicate alla contemplazione o all'illustra
zione delle verità supreme e son dirette a rispondere alle domande
pressanti dell'individuo, che si chiede quali siano l'origine e il
destino dell'uomo, quale ragione regga le varie vicende dell'esi
stenza, quale sia il fondamento ultimo ddl'universo e della vita,
Trattati di questo tipo e di questo nome furono nell'India sem
pre composti per le esigenze di sette diverse1• Ma le Upani[ad
veramente importanti e tipiche sono poco più d'una dozzina, sono
denominate Upanirad antiche e medie oppure vediche, apparten
gono alle varie scuole che si rifanno alle Sarphità vediche e quindi
fanno parte della rivelazione, e risalgono a un periodo compreso,
con tutta probabilità, tra il 700 e il 300 a. C.
Il termine, nell'interpretazione che per lungo tempo ha goduto
maggior fortuna e che s'attiene al significato più evidente (upa-ni
sad = sedersi vicino) sembra alludere al carattere esoterico dell'in
segnamento, partecipato dal maestro al discepolo che, conveniente
mente preparato e disposto, appunto vicino sedeva 2• E veramente
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INTllODUZIONE
rivolta a ciò che è l'essenza di rutto l'esistente, puecchi studiosi (vedi pe� tutti
L. lùxou, L'lnd� dassique, t. I, Paris, 1947, p. 299 e dr. A. M!NAJU>, Trois inig
m�.r sur Ics cent chemins, II, Paris, 1956, S 9-25 a) intendono Upanifad come a equi
valenza, correlazione mistica n, sottolineando uno dci caratteri distintivi di questi
testi, che collegano appariUoni e fatti lontani giustapponendoli e identificandoli
secondo un qualsiasi motivo. Secondo P. TJirEYE, Upanùchaden, Sruttgan, 1$156,
p. 83, il termine Upani,ad significa «venerazione "• ossia riconoscimento della
vera natura d'una cosa, cui si giunge amaverso una serie d'identificazioni ruc�
cessi ve.
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3· :\fcmre una volta si riten""a fuor d'ogni dubbio ch" le Upn.ni,ad vediche
fossero preu-denti alla prcdicazione del Buddha, la quale sarebbe stata uno sviluppo
di pcmieri upani!adici, ora si sottolinea la possibilità d'un'evoluzivne indipendente
e parallela di diversi correnti religioso-filosofiche (vedi RE�ou,
op. rit., § 588).
Dd ruto n""suna allusione alle
Upani1ad si trova nel canone buddhista
{dr. P. HoaSCH, Buddhùmus und Upani<aJro, in PR�nnA>.AM
« The Hague,
»,
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5- Vedi ad e<. B.Up., 2, I(= Kat<f. Up., 4); 6, 2 ( "' Ch. Up., 5• 3 sgg.ì;
Ch. Up., I. 8-9; 5, II sgg.; Kattf. Up_, I.
6. Questo punto di vista è. stato :<ostcnmo con particolare impegoo da R. GARBE,
qDi� Wcùhdt du Bralmwnro odcr d�s Kriqe-rs? "• in Bcitri.gc zur imlischen
«
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lNTRODUZtot.""E '7
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Kfdm: Schriften, Wiesbadeo, I97I, pp. lOO-IJ8) il significato originario della parola
i: "formulnione» della verità (cfr. medio persiano brohm, «forma»). Poiché la
formulazione non e;;iste al di fuori del modello, fissato ona volta per tutte nci Veda,
br<Ihman è l'inno del tgveda o l'incantesimo dell'Atharvav..-da, anzi ogni esPres
sione mistica e sacra. Fra le varie proposte d'interpretazione ricordiamo il collega·
mento con l'irlandese bricht, formula magica�; l'equiparazione con l'avestico
a
baruman, �fascio d'erbe_,, proprio dcl mago; l'accostamento al greco 'ilì.kì'[llX, che
sottolinea, forse ecce>sivamente, il rapporto tra Brahman c luce-fuoco; la presunta
vicin:�nza al latino fiamen, che presenta però gravi difficoltà sul piano linguistico.
Pcr tutta la questione si veda: J. CHARPEt;TIER, Brahman, Uppsala, 1932; L. RENOU
L. SIJ.Bn"-'<i, Sur la notion de brt.hman, in«J.A. "• :lJ?, 1949, pp . 7-46; J. GoNnA,
Notes oTJ Brahman, Utrccbt, 195o; il già citato articolo di THIEME; M. MAYl\HOFEll,
Erymologùches Wiirterbuch des Allindùchen, s.v., II, 45'-· Da Brihman, neutro,
occorre distinguere il maschile br11hmtin, che indica il sacerdote «medico" dd
sacrificio. Brahma poi è il dio in cui si personifica l'Assoluto.
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20 INTRODI:"ZIONE
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libro ddla B.Up. Pnnagoni&{a dci .-ari dialoghi che sono riferiti nci libri è Yiljlìa·
valkya, il quale, sostenirore d'una dottrina wstanzialmente idealistica, vien rappre
sentato come avido di ricchezze e di onori: e ciù per dclibcraro proposito, come ha
acutamente notato il Tm"'<:E (Upa11ischade11, p. 85), per evitare l'impressione che
la dottrina apparisca il frutto d·un entusiasmo misticamente staccato da ogni cml
cretczza.
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man è solo con se stesso, con che cosa e chi potrebbe conoscersi?
chi potrebbe conoscere il conoscitore? La beatitudine incosciente
che è propria del sonno profondo, da cui tuttavia si ritorna, ri
creandosi così tutta l'esperienza terrena, è poi trasferita allo stato
dopo la morte, che nel sonno trova la sua immagine più vicina,
per la tendenza, o l'abitudine, di trasferire al secondo termine della
comparazione tutte le caratteristiche del primo, anche se non si
rifenscono al medium comparationis. Lo stato dopo morte, che è
lo stato comune a tutti e definitivo, è quindi una condizione di
beatitudine priva di coscienza10, ovvero di coscienza pura senza
oggetto di fruizione e questo .Atman perfetto è tanto lo stato finale
quanto lo stato originario (poiché come dal sonno si ritorna allo
stato di veglia così dalla morte si rinasce alla vita), è il tutto, è il
Brahman. La contemplazione del principio universale da cui tutto
si produce, che è identico al più vero, ali'intimo se stesso, stupisce
ed esalta. E infatti i vati delle Upanifad non si stancano di par
lare della scoperta della divinità, potremmo dire, della propria
essenza individuale, alla quale Sal)Qilya (Ch. Up., 3, 14) scioglie
quello che non a torto H. Oldenberg chiama un inno in prosa.
Di fronte alla possibilità di conoscere, e quindi di essere, l'.At
man-Brahman ogni altra cosa perde di valore: infatti quisquis
deum intellegit, deus fit 10 bis. Per esso si rinuncia al desiderio di
ricchezze, al desiderio di prole. Chi lo conosce abbandona tutto e
non è più toccato dalle transeunti vicissitudini della vita, la quale,
10. Mentre nella B.Up. s'ammettono tre stati ddl'Atman (veglia, sonnn con
sogni, s.onno profondo senza sogni) in seguito (Mii. Up., 7) s'ipotizzecl. un "quar·
to » stato (catrlrtha o tnriya), che è al di là del 50IIno profondo e nel quale l'espe·
rie nza dell'unità assoluta è cosciente. Il «quarto» i: cOmpletamente staccato da
ogni contatto con ciò che è umano, trova la sua corrispondenza nell'indistinta riso·
nanza nasale che permane dopo la pronunci a della lettera finale della sillaba Om
e a no i sembra immaginato per assolutizzare, senza possibilità di ritorno, lo stato
di distacco proprio dcl sonno profondo, salvando ncl contempo I:J. coscienza, che
l'esperienza assicura essere la parte essenziale e più vera dell'esistenza. Uno stato
simile al sonno è quindi considerato l'ultima, verissima realtà, ma a questa co nce·
zione si giunge indagando sul sonno come immagine della morte, non esaltandolo
perché si vuo le comunque uscire dalla vita, come sembra afierm;ue R. C. Z.utv.T!t,
Hintlu Scripwres, p. X.
10 b;s_ C05Ì Anquctil Duperron tradusse il ve rsetto 3, 2, 9 della M.Up. e lo
prepose come motto all'Ot<pnek'hat, in es.so ravvisando la quintessenza della mistica
upani1adica.
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diverso che affiora adesso alla luce? In realtà nulla possiamo affer
mare con sicurezza, poiché del mondo culturale e in particolare
religioso anario e preario non abbiamo alcuna conoscenza certa. È
chiaro che due momenti sono di particolare importanza per il sor
gere della credenza nel sarpsiira, come sarà chiamato a partire dal
l a Katha Up. i l ciclo delle esistenze determinato dalla qualità mo
rale dell'azione compiuta dall'individuo: e sono la convinzione
che l'atto abbia un'efficacia che supera i termini di questa vita e
la fede che l'azione abbia il suo rimerito, nel mondo in cui è stata
f ttuata, per mezzo d'una nuova esistenza 13• La prima convin
efe
zione è alla base d'ogni pratica cultuale, intesa a ottenere benes
sere nell'aldilà o benefici terreni più o meno immediati, ed è ben
documentata per l'epoca vedica. Più difficile è rintracciare nei testi
vedici i diretti precedenti della dottrina della reincarnazione o del
la rinascita. Il timore che la dimora nell'aldilà non fosse eterna e
che una nuova morte (punarmrt yu) attendesse il trapassato (e, poi
ché l'uno e l'altro timore derivavano dal raffigurarsi la vita oltre
tomba a somiglianza di quella terrena, una morte nell'aldilà non
poteva non significare un passaggio al di qua della morte) può
aver preparato l'idea del ritorno sulla terra, che fu visto talvolta
come un premio (vedi Ch. Up., S• 10, dove si dice che la fede del
trapassato gli assicura, attraverso varie tappe, il ritorno su questa
terra; vedi anche Sata-patha Briihma{Ja, r, s, 3, 14: ((La prima
Yera torna dall'inYerno e così questo da quella. Di nuovo nasce in
questo mondo colui che così sa>>).
Introdotta o preparata dall'osservazione di fatti naturali, come
appunto il ritorno delle stagioni o delle messi, facilitata dal pen
siero che il figlio rinnova le qualità del padre, accettata forse anche
per illuminare certe rimembranze impiegabili che s'osservano pres
so popoli di svariato grado di cultura, aiutata soprattutto, a nostro
giudizio, dal pensiero che la morte sia simile in tutto al sonno,
permetta cioè il ritorno, e dalla considerazione del ciclo del fuoco
e specialmente dell'acqua, che offriva l'esempio più convincente
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lNTRODUZIONF.
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32 INTRODUZIONE
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34 INTRODUZIONE.
I7- Cf;. da ultimo R. N. 0.\l<Df.K.\R, in " Hùtoria &figionllm ''• vol. II,
Leiden, pp. 289 sgg.
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JNTRODUZTONE 35
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18. Pe� le dottrine del Yoga c le Upani1ad relative d�. M. ELIAnE, Tcchniquu
du Yoga, Pari$, 1948 (rrad. italiana: Terniche tk/lo Yoga, TCJ�Ìno, 1952, ristampa,
1967); dello stesso, Potaniali el le Yoga. Pa�is, 1962; j. V.wn::<E, Upanishads dfl
Yoga, Paris, 1971.
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INTRODUZIONE
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NOTA BIBLIOGRAFICA
Opere
EDIZIONI.
Le Upani[ad sono state pubblicate assai di frequente in India, ora
in sìllogi ora isolatamente, sia nel solo testo sanscrito sia accompagnate
da traduzioni in inglese o in lingue indiane moderne. Alcune edizioni
sono degne di particolare menzione.
Nella <( Bibliotheca Indica )l, Calcutta, si trovano le prime tredici
Up. qui tradotte, edite a cura di E. ROER (B. Up., Ch. Up., T. Up.,
Ait. Up., Stw. Up., iJa Up., Kena Up., K. Up., Pr. Up., M. Up.,
Mii. Up.: 4 voll. in 5 tomi, 1849-50) e di E. B. CowELL (Kaur Up.,
r861 [ristampa !<Chowkhamba Sankrit Series >>, 64, Benares, 1968] ;
Maitri Up., r87o).
Nelle « Anandiiframa Sanskrit Series >>, Poona, le Up. sono state
edite, accompagnate da vari commentari, in diversi volumi. Qui di
seguito citiamo il numero del volume e la data dell'edizione da noi
consultata.
B. Up., 15, 1932 (s"' ediz.).
Ch. Up.,14, 1934 (5"- ediz.).
T. Up., 12, 1929 (s"' ediz.).
Ait. Up., n, 1931 (s"- ediz.).
Kau!. Up., 29, 1925 (z"' ediz.).
Kena Up., 6, 1934 (6"- ediz.).
lJii Up., 5• 1934 W ediz.).
K. Up., ], 1935 ('/ ediz.).
M. Up., 9, 1935 W edìz.).
Pr. Up., 8, 1932 (5� ediz.).
SveJ. Up., 17, 1890.
Mii. Up., 10, 1936 (6" ediz.).
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NOTA BIBLIOGRAFICA
voli. 13, r6, 31, 62, 63. 64, 76, 79, 106. Per le altre Up. vedi qui al sot
totitolo u La presente edizione >l.
Assai pratiche sono le edizioni di W. L. SHAsnU PA.':ISiKAR, One
hundred and eight Upanishads, Bombay, 1895 (4• ediz., 1932) e di
S. RADHAKRISHNAN (The Principal Upani[ads, ed. wùh.. . Translation
by S. R., London, 1953; ristampa, 1968).
Tra il 1920 e il 1929 alla Adyar Library, Madras, sono stati pubbli
cati a cura di A. M..HAD:EVA SAsTRt 5 voll. di Up. minori, tra le quali le
Upani[ad settarie e del Yoga. In parte i volumi sono stati riediti negli
anni intorno al 1950.
Ancora della Adyar Library è l'edizione di Unpublùhed UpanÌ[ads,
a cura di C. KUNNAN R.-\JA, Madras, 1933.
Si ricordino ancora le edizioni della B. Up. di O. BOHTLINGK (recen
sione Mtidhya1pdina, St. Petersburg, 1889) e di E. SENART (Paris, 1934;
2a ediz. 19()7) e della Ch. Up., sempre di B0HTL1NGK (Leipzig, 1889) e
di $ENART (Paris, 1930).
Infine sotto la direzione di L. R:ENOU (Paris, Maisonneuve, 1943 e
sgg.) sono state pubblicate in volumetti separati (finora 20) rutte le Up.
vediche, con esclusione della B. Up., della Ch. Up. e della Mn. Up.,
e alcune altre Up. minori. Il testo pubblicato è· riprodotto daH'edizione
delle ((A. S. S. ,, ovvero da One hundred and eight Up. Ogni volu
mctto contiene inoltre la traduzione in francese e dotte note.
TRADUZIO�I.
a) Traduzioni di raccolte.
Nella (( Bibliotheca Indica >l, Calcutta, esistono le traduzioni di
E. RiiER, Nine Upanishads (T. Up., Ait. Up., St<et. Up., Kma Up.,
lia Up., K. Up., Pr. Up., M. Up., Mìi. Up.), 1853; dello stesso, B. Up.,
1856; E. B. Cow":ELL, Kauf. Up., r86r; R. L. MITRA, Ch. Up., r862.
M. MULLER, The Upanishads, « Sacred Books of the East l>, voli. l e
XV, London, 1879, 1884 (ristampa indiana : Delhi, 196<;).
P. DEUSS"E�, Sechzig Upanishad's des Veda, Leipzig, 1897; 3a ediz.
1921 (ristampa : Darmstadt, 1963). E. ancor oggi strumento di lavoro
indispensabile.
R. E. Hm.rn, The Thirteen Principal Upanishads, Oxford, 19:n; 2a cd.,
15'31; (ristampa indiana: 8.. reimpressione della 2a ediz., Madras,
1963}·
SwAMr NrKHIUNAm>A, The Upanishads, 4 voli., Bonanza Books, New
York, 1949-1958. (Esiste anche un'edizione della Phoenix House,
London, 1951·59). Contiene le undici Vp. commerrtate da Sallkara.
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NOTA BIBLIOGRAFICA 43
La critica
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44 NOTA BIBLIOGRAFICA
OPERE GENER.-I.LI.
P. DwssEN, Allgemeine Geschichte der Philosophie, I, 2: Die Philo
sophie der Upanishads, Leipzig, r899: 4.. ediz., 1920 (trad. inglese:
Edimburgh, 1906; ristampa : New York, rg66).
M. WINTERNITZ, Geschichte der indischen Litteratur, Band I, Leipzig,
r908; ristampa: Sruttgart, 1968 (ediz. indiana: Calcutta, 1959).
H. 0LDENBERG, Vorwissemchafdiche Wissenschaft: die Weltanschauung
der Briihma1}a-Texte, GOttingen, 1919.
H. 0LDENBERG, Die Lehre der Upanishaden und die Anfiinge des Bud
dhismus, GOttingen, 1915; 2a ediz., 1923.
S. N. DAsGUPTA, A History of indian Fhilosophy, vol. I, Cambridge,
1922; ristampa : Cambridge, 19{19.
A. B. KuTH, The Philasophy and Rcligion of the Veda and the Upa
nishads, Cambridge, Mass., 1925 ((( Harvard Orientai Series ll,
XXXI-XXXII); ristampa: Westport, Conn. 1971.
C. Fonncm, Il pensiero religioso e filosofico dell'India prima del Bud
dha, Bologna, 1925.
s. RAoHAK.IliSHNAN, Indian Philosophy, London, 1927; s"" ediz.: 1958
(trad. italiana: Filosofia indiana, Torino, 1974).
B. HEIMAJ."N, Studien zur Eigenart indischen Denkem, Tllbingen,
1930-
M. HIR1YANNA, The Esscntials of lndian PhiWsophy, London, 1932;
7"" rist. : Ig68.
P. MAssoN-OVRsEL e altri, L'lnde antique et la civilisation indienne,
Paris, 1933; ristampa: 1951.
H, v. GLASENAPP, Die Religionen lndiens, Stuttgart, 1943; 2a ediz.,
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NOTA BIBLIOGRAFICA 45
Sn..""DI P_'.!lTICOLAlU.
R. GARBE, Die Weisheit des Brahmanen oder des Krìeger.;?, in " Bei
tràge zur indischen Kulturgeschichte », Berlin, 1903, pp. 1 sgg.
B. HEIMA"''N• Die Tiejschlafspekulatian der ulten Upanishaden, in
C( Z. f. B. ))' IV, 1922, pp. 255-274-
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NOTA BIBLIOGRAFICA
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NOTA BIBLIOGRAFICA 47
La presente edizione
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NOTA BIBLIOGRAFICA
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NOTA BIBLIOGRAFICA 49
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5' NOTA BIBLIOGRAFICA
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NOTA BlBLlOGRAFlCA 5'
Alla str. 351 ho però letto: yas te soma prajiivatso 'hhi so 'ham (il
VAREl'<"-"E congettura invece 0prajt1vatso 'st).
Traduzioni : parziale di DwssEN, completa di VAia.NNE.
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5' NOTA BIBLIOGRAFICA
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NOTA BIBUOCII.A"flCA 53
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ABBREVIAZIONI
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UPANI�AD VEDICHE
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B�ARANYAKA UPANI�AD
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PRIMO ADHYÀYA'
PRIMO BRAHMAI�;JA
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2. Il giorno sorse dopo il cavallo come il mahiman situato
davanti; il suo luogo d'origine è nell'oceano orientale. La
notte sorse dopo il cavallo come il mahiman situato posterior
mente; il suo luogo d'origine è nell'oceano occidentale. L'uno
e l'altro sono sorti come mahiman ai due lati [del cavallo ] .
Come haya (destriero) è la cavalcatura degli dei, come vajin
(stallone) è la cavalcatura dei gandharva, come arvan (cor
siero) è la cavalcatura dei demoni, come aJva (cavallo) è la
cavalcatura degli uomini. L'oceano è a lui legato con vincoli
di parentela, l'oceano è il suo luogo d'origine.
SECONDO BRAHMAJ:-JA 3
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tale, poi ci son le due braccia (i due punti intermedi, scirocco
e greco). La coda è la plaga occidentale, poi ci sono i due
femori (i due altri punti intermedi, libeccio e maestro). I
fianchi sono il Sud e il Nord, il cielo è il dorso, il ventre è
l'atmosfera, il petto è la terra 5• Egli sta saldo sulle acque.
Chi così conosce sta saldo dovunque vada.
4. Egli desiderò che da lui nascesse un secondo sé. Quindi
Mrtyu, che è la fame, s'unì per mezzo della mente con la
parola [del Veda] 6• Lo sperma divenne l'anno : prima infatti
l'anno non esisteva. Egli lo tenne entro di sé per lo spazio
di un anno e dopo questo tempo lo mise alla luce. Appena
quello fu nato, Egli aprì la bocca per inghiottirlo. Quegli fece
bhiil} e cosl sorse il linguaggio 6 bis.
5. Egli pensò: <<Se lo ucciderò, farò un ben misero pa
sto ». Allora dalla parola e da se stesso egli produsse tutto
questo [universo] che esiste, il �gveda, il Yajurveda, il Sa
maveda, i metri degli inni, i sacrifici, gli uomini, gli ani
mali 7• E tutto ciò che generava incominciò a divorarlo. Poi
ché tutto divora (ad), per questo Aditi (l'infinità) ha il suo
nome. Di ogni cosa si ciba, tutto è cibo per colui che sa per
quale ragione Aditi così è chiamata a.
6. Egli concepì il desiderio di compiere di nuovo un
sacrificio più solenne. S'affaticò, praticò la penitenza. Quando
si fu affaticato e riscaldato, gloria ed energia uscirono fuori.
Gloria ed energia sono gli spiriti vitali. Fuggiti da lui gli
spiriti vitali, il corpo cominciò a gonfiarsi : ma nel corpo era
rimasta la mente 9•
5· L'identificazione delle varie piaghe celesti con parti del corpo umano di-
pende dalla concezione antropomorfica del creatore.
6. Ossia meditò sulla parola. del Veda, che è considerato esistente ab w:tcrno.
6 bis. La radice bha!J significa « parlare ».
7· ll creatore continua la meditazione sulla sapienza vedica e così rende mani
festa quclb sapienza ancor non rivelata.. Tutto ciò che è cre:tto si riferisce al sacri
ficio: la creazione stessa è un sacrifido.
8. ll creatore è anche la materia primordiale (Aditi), da cui tutto si produce
e in cui r:utto ritorna.
9· li gonfiarsi dd corpo è forse in rapporto con la putrclazione che segue alla
mone, cioè all'abbandono degli spiriti vitali.
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7. Egli concepì questo desiderio: (( Diventi il mio corpo
adatto al sacrificio. Possa io per mezzo suo avere un altro me
stesso n. Allora diventò cavallo. Ciò che s'era gonfiato (aivat),
divenne adatto al sacrificio (medhya). Questa è la ragione
per la quale il sacrificio del cavallo si chiama ait•amedha. In
verità conosce davvero l'afvamedha colui che lo conosce in
tal modo.
Mentre lasciava libero il cavallo, si sprofondò nella medi
tazione. Dopo un anno sacrificò il cavallo a se medesimo e
offerse agli dei gli [altriJ animali. Per questo la vittima si
offre a Prajapati, [anche se] appartiene a tutti gli dei. Quel
[sole] che lassù arde è l'aivamedha; l'anno è il suo corpo. Il
fuoco terrestre è l'arka e i mondi sono i suoi corpi. Esistono
l'arka e 1'aivamedha, ma poi c'è una sola divinità ed è la
Morte. [Chi cosl conosce, l trionfa della seconda morte 10, la
morte non può coglierlo, - la morte diventa parte di lui, ed
egli diventa una di queste divinità.
TERZO BRAHMA�A n
to. Il timore per la seconda mone (puruvmrtyu), già attestato nci Briihma'}ll,
sembra esprimere la convinzione che anche un'eventuale dimora nci mondi ultra
terreni non sia definitiva.
II. Si celebra la superiorità dd respiro, del soffio vitale, su tutti gli altri sensi;
si cerca cioè in qualche cosa direttamente pacepibile l'ultimo perché dd\a vita.
Nella lotta fra dci e demoni i primi si rivolgono ai vari sensi perché cantino per
loro l'uàgitha, che è la pane ceotrale e più impanante del canto rituale. Ma i
vari sensi sono incapaci di riportar vitt:oria, poiché i demoni li colpiscono con il
male, cui i sensi non possono resistere paché, secondo Sailkara, hanno peccato di
egoismo, hanno cioè compiuto il bene per se stessi. Il respiro vitale assicura ,·jr
toria agli dci, confermando la sua superiorità sugli altri organi e funzioni, che
esso trasforma in divinità, identificandoli con gli elementi cosmici e trasponandoli
al di là del dominio della morte. Poi si procura il cibo, di cui fa parte agli altri
organi facendoli penetrar-e entro di sé, poiché esso è il fondamento di tutto e regola
l'or-dinato svolgersi ddla �·ira. Infine (str. :;1.2-:;8) seguono una glorificazione del
canto rituale, con il quale il priir;a viene idmtificato, e le istruzioni pcr la reci
tazione degli inni.
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(( Orsù ! superiamo i demoni cantando l'udgltha durante il
sacrificio! >>.
2. Alla parola essi dissero : (( Canta per noi l'udg"itha! >>.
(< Bene >>, rispose la parola e cantò per loro l'udgltha. Con il
canto essa procurò agli dei il piacere che c'è nella parola;
quanto nella parola c'è di buono, lo [procurò] a se stessa.
[I demoni] si resero conto che per merito di quel cantore
sarebbero stati vinti. Gli si gettarono contro e lo colpirono
con il male. Il male si ha quando si dice qualcosa di sgrade�
vale : questo è il male.
3. Allora dissero all'odorato : (( Canta per noi l'udg"i�
tlza! )). <l Bene », rispose l'odorato e cantò per loro l'udgltha.
Con il canto esso procurò agli dei il piacere che c'è nell'odo�
rare; quanto nell'odorare c'è di buono, lo [procurò] a se
stesso. [I demoni] si resero conto che per merito di quel can�
tore sarebbero stati vinti. Gli si gettarono contro e lo colpi�
rono con il male. Il male si ha quando si odora qualcosa di
sgradevole: questo è il male.
4. Allora dissero alla vista : (( Canta per noi l'udgitha! >>.
(( Bene >1, rispose la vista e cantò per loro l'udgltha. Con il
canto essa procurò agli dei il piacere che c'è nel vedere ; quan�
to nel vedere c'è di buono, lo [procurò] a se stessa. [ I demoni]
si resero conto che per merito di quel cantore sarebbero stati
vinti. Gli si gettarono contro e lo colpirono con il male. Il male
si ha quando si vede qualcosa di sgradevole: questo è il male.
5 . Allora dissero all'udito : c< Canta per noi I'udgltha ! )) .
(< Bene >>. rispose l'udito e cantò per loro l'udgltha. Con il
canto esso procurò agli dei il piacere che c'è nell'udire; quan
to nell'udire c'è di buono, lo [procurò] a se stesso. [I de
moni] si resero conto che per merito di quel cantore sareb
bero stati vinti. Gli si gettarono contro e lo colpirono con il
male. Il male si ha quando si ascolta qualcosa di sgradevole:
questo è il male.
6. Allora dissero alla mente : <t Canta per noi l'udgltha! )) .
(, Bene », rispose la mente e cantò per loro l'udgltha. Con il
canto essa procurò agli dei il piacere che c'è nel pensare;
quanto nel pensare c'è di buono, lo [procurò] a se stessa. [ I
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66
12. Secondo Saii.kara, l'epiteto devatii, u divinità », con cui \e Upani;ad defi
niscono i �si, è a questi riservato quando l'azim1e segue le prescrizioni sacre.
13. Ayasya ADgirasa è il nome di un vate vedico, citato, ol1:re che qui sotto
alle srrofe 19 e 24• nella lista dei maestri in 2, 6, 3·
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1 3. Poi fece passare l'odorato. Quando fu liberato dalla
morte, esso diventò il vento, il vento che purifica, avendo
oltrepassato il limite della morte.
14. In seguito fece passare la vista. Quando fu liberata
dalla morte, la vista diventò il sole, il sole che riscalda, aven�
do oltrepassato il limite della morte.
1 5 . Poi fece passare l'udito. Quando fu liberato dalla
morte, l'udito si mutò nelle regioni celesti, i punti cardinali,
che hanno oltrepassato il limite della morte.
1 6. Poi fece passare la mente. Quando fu liberata dalla
morte, la mente diventò la luna, la luna che riluce avendo
oltrepassato il limite della morte.
Similmente questo dio fa passare al di là della morte co
lui che così conosce.
1 7. Quindi [il respiro vitale] procurò a se stesso median�
te il canto il nutrimento. Qualunque cibo si mangi, è lui (lo
spirito vitale) che lo mangia e in esso trova il suo sostegno 14•
18. Gli dei (i sensi e i loro corrispondenti cosmici) òis�
sero : (\ Mediante il canto tu ti sei procurato tutto quanto è
cibo. Di questo cibo ora rendici partecipi ! n. « Entrate dun�
que in me l n . (\ Bene J>, dissero e da ogni parte in lui pene�
trarono. Perciò anche le altre divinità sono soddisfatte del
cibo che esso soltanto mangia. Del pari i suoi si riconoscono
una sola cosa con colui che cosl sa, ed egli diventa il protet�
tore dei suoi, il migliore, il capo, il mangiatore di cibo, il
sovrano. Colui tra i suoi che vuole rivaleggiare con uno che
abbia tale conoscenza, costui non vale a sostentare quelli che
de\·e sostentare. Colui invece che lo segue e soltanto seguendo
lui vuoi sostentare i suoi dipendenti, riesce invero a sosten�
tare chi deve.
1 9. Esso è Ayasya .Aii.girasa: è infatti l'essenza [vivifi�
cante] delle membra. Il respiro è l'essenza [vivificanteJ del�
le membra. In verità il respiro è l'essenza [vivificante] delle
membra, perciò qualsiasi parte del corpo il respiro abbando�
q. Ogni cosa va a finire nello spirito vitale, che d'altra parte non sussi�tC"
rebbe senza que<;to fondamento materiale.
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15. ll respiro è signore della parola, che vicn identilic�<.1 via �ia con il �g-,
il e il Siima-t•t:da. Si ha poi un delir.Inte succedersi di ideotifiozioni, che
Yajur-
non segnano il cammino d'una cicerc:>, bensì s<:mbrano fondate snlla già n.dicata
convinzione dell'unirà di tutto l'eo;istente.
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6g
QUARTO BRAHMA]':JA 16
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7'
uno è interrogato dice per prima cosa : << Sono io )), poi dice
l'altro suo nome. Poiché egli prima (piirt•a) che ogni cosa
esistesse bruciò (w) tutti i mali, per questo è chiamato pu
rufa. Colui che così sa brucia chi vuoi precederlo.
2. Egli ebbe paura; per questo chi è solo ha paura. Poi
pensò : << Dato che nessun altro esiste al di fuori di me, dì
chi debbo temere? Jl. E allora il suo timore si dissolse. Di chi
avrebbe dovuto temere ? È quando c'è un altro che nasce la
paura.
3. Egli non provava gioia; per questo chi è solo non pro
va gioia. Allora desiderò un secondo. Ora egli occupava tanto
[spazio) quanto un uomo e una donna insieme abbracciati.
Egli si divise in due e quindi sorsero il marito e la moglie.
Per questo Yajbavalkya diceva : << N1 ; siamo ciascuno una
metà )). Per questo il vuoto è riempit(_ dalla donna. Egli si
cont,l]_unse con lei e ne nacque la stirpe umana.
4. La femmina pensò : (( Come mai dopo avermi da sé
generata s'unisce con me? Orsù, bisogna che io mi nascon
da >>. Diventò vacca, l'altro [si fece] toro, s'unì con essa e
nacquero i bovini. Diventò giumenta, l'altro stallone; diven
tò asina e asino l'altro : si unì con essa e nacquero i monoun
gulati. Diventò poi capra e l'altro becco; diventò pecora e
l'altro montone : si unì con essa e nacquero capre e pecore.
Così generò tutte le coppie fino alle formiche.
5 . Egli fu conscio di ciò: (( In verità io sono la creazione,
poiché io ho creato tutto questo universo n.
Così si realizzò
la creazione. Quando si dice: << Sacrifica a questo o a que
st'altro dio >l e così via per tutte le divinità, [c'è un errore] :
di lui soltanto è la creazione, egli soltanto è tutte le divinità 17•
Colui che così sa diventa partecipe di questa sua attività crea
trice.
6. Egli poi prese a soffregarsi [le mani] . Dalla bocca usa
ta come matrice e dalle mani produsse il fuoco. Per questo
entrambi (bocca e mani) sono senza peli all'interno, perché
la matrice è internamente senza peli. Quindi tutto ciò che
17. Questa frase è posta a metà della strofa -egu�nte, dm·e è dd rutto fuori
luogo.
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7'
1
qui esiste di umido, lo generò dal seme e questo è il soma 8•
In verità quanto esiste al mondo è mangiato o mangiatore: il
soma è mangiato, il fuoco è mangiatore. E questa è la super�
creazione del Brahman : egli creò gli dei [che gli sono] supe�
riori, essendo mortale creò gli immortali. Per questo è una
supercreazione 19, Chi così sa, diventa partecipe di questa sua
supercreazione (ossia partecipe della natura divina).
7. Tutto l'universo era un tempo indifferenziato. Fu poi
reso distinto secondo il nome e la forma con le parole: << Que�
sci si chiama così, costui ha questa determinata forma J> 20•
Ancor oggi tutto [l'esistente] si distingue secondo il nome e
la forma e infatti si dice : << Questi si chiama così, costui ha
questa determinata forma >>. Ed egli O'Atman) vi è penetrato
fino alla punta delle unghie. Come un rasoio nascosto nel
21
fodero, come la termite nel suo termitaio , egli non si vede.
Soltanto parziale è [la sua apparizione] : quando respira si
chiama respiro, quando parla, voce, quando vede, occhio,
quando ode, orecchio, quando pensa, mente. Ma queste sono
soltanto denominazioni per le [sue] attività. Colui che lo
venera in una singola apparizione non lo conosce veramente:
soltanto parzialmente infatti egli compare nelle sue singole
[manifestazioni]. Bisogna venerarlo sotto forma di Atman :
e al !ora tutte le varie [manifestazioni] si unificano. Quello
che è 1'A.tman [dentro di noi] , è la traccia che permette di
giungere all'intero universo: per suo tramite infatti si cono�
18. L'Aun�n genera Agni e Soma, che sono il simbolo delh:t�rna dialettica
vicenda della \Ùa, nella quale tutto i; cibo o mangiat<Jre di cibo.
19. La supcrcreazionc C definita propria del Brahman, mentre finora si è
parlato del!"Arrnan. In realt?l l'identiù Brahman-Atman è presente al pensiero del
,·:ne, il quale passa dall'uno all"�ltro termine (cfr. str. 9), ma di quella identità
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n. Il potcre degli dei, a•·idi di onori e di sacrifici, dureci fin quando gli
uomini ignoreranno l'unicità sostan:ziale di tune le apparizioni, msia l'autocono
sccn= che permise al Brahman di riconmcersi in tuno l'uni,·crso.
23. Creazione delle caste, che si ritrovano sia rra gli dci, sia rra gli uomini.
c della legge, che è identificata con la Ycrità.
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QUINTO BRAHMA1'•9A 29
��- L'uo'TIO d�sidera i beni terreni; ma chi conosce l'Atman ravvisa in sé tutti
fini ddb. Yita ternna, che sono cinque, poiché nmo è quintuplicc (dr. T.Up.,
' · n.
:
28. II 'iacrificio si compie agli dci, ai rti. ai 11-iani, agli uomini, agli animali.
Le •it::ime sono : uomo, cavallo, bue, pecora, capra. L'uomo ha cinque sensi :
p.tr•;b, odorato, Yist.l, udito, mente.
"9· ll quinto briihmaT}a comprende ..arie sezioni, piutwsto staccate conce!·
tu.,);nente.
3"- par. r-13. Il creator� ha prodotto sette tipi di cibo pcr le varie creature, che
<la! �ibo di?enclono. anzi di e,;,, sono costituite, Per sé ha riservato tre cibi, cioi:
ii neawrc, che � l"Atman (r, 4, l}, è cosrjruito di parola, mente, soffio. Con que
s:a triade altre triadi vrngono idcnrjficate, spesso senza che si ri=a a scnrgere la
ragi•me dell'equiparazione.
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2. << Dei sette cibi che il Padre creò f con l'intelligenza
e con l'ascesi >>: invero il Padre li creò con l'intelligenza e
con l'ascesi.
l< Uno fu a lui comune [con tutti] u : questo nutrimento
a lui comune [con tutti] è tutto ciò che qui si mangia. Chi
lo venera non si libera dal male, perché esso è un cibo misto
(ossia non scelto). << Due ne destinò agli dei >> : ossia le liba
gioni e le ablazioni : è per questo che agli dei si fanno liba
gioni e ablazioni. Altri dicono che con queste parole s'inten
dono i sacrifici compiuti al novilunio e al plenilunio. Non
deve quindi farsi il sacrificio detto irfi (che è diretto all'otte
nimento di qualche bene immediato).
<< Uno diede agli animali J) : questo fu il· latte. Di latte
infatti al principio si nutrono uomini e animali. Perciò a un
'
bambino appena nato fanno leccare per prima cosa un po
di burro o gli fanno succhiare il seno, e di un vitello appena
nato si dice : << Non è erbivoro )).
<< In quest'ultimo è fondato tutto ciò che respira e ciò che
non respira >) : sul latte infatti si fonda tutto ciò che respira
e ciò che non respira. Ma se si sente dire che [soltanto] chi
per un anno liba con il latte vince la seconda morte, non
bisogna crederci. Colui che così sa vince infatti la seconda
morte nel giorno stesso in cui sacrifica : infatti, [offrendo il
latte] , tutti gli alimenti egli offre agli dei 31•
<< E come mai questi cibi non vanno alla fine, benché
siano continuamente mangiati ? >>. Il Purura (ossia il creatore)
è invero l'indistruttibilità: egli infatti crea sempre di nuovo
il cibo.
<< Colui che conosce questa indistrutt:ibilità >> : il Puruj«
invero è l'indistrutribilità. Egli crea i cibi con le opere [meri
torie] , con la continua meditazione. Se non lo facesse, [il
cibo] andrebbe alla fine.
(< Consuma il cibo con la sua bocca '> : praiika indica la
bocca, quindi << con la bocca >>.
31. Non per il fatto di •aerifieare si ottiene vittoria sulla second� morte, ma
per la eono>cenza del valore del sacrificio offcr(O.
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32. LI parola non può esprimere altro che co>e conosciute; sotto il dominio
della mente cade tutto ciò che può essere conosciuto; il soffio racchiude forse il
mistem <.kHa vita.
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1 1. Della parola il corpo è la terra, il fuoco è il suo aspet
to luminoso. Perciò fin dove arriva la parola) fin là arriva la
terra, fin là il fuoco.
1 2. Della mente il corpo è il cielo, il sole è il suo aspetto
luminoso. Perciò fin dove arriva la mente, fin là arriva il cie
lo, fin là il sole. [Parola e mente] si congiunsero e ne nacque
il soffio vitale. Questi è Indra e non ha rivali. C'è rivale infatti
quando c'è un secondo33• Colui che così sa non ha rivali.
l 3 . Del soffio vitale il corpo sono le acque, la luna è
l'aspetto lwninoso. Perciò fin dove arriva il soffio, fin là arri
vano le acque, fin là arriva la luna. [Parola, mente, soffio]
tutti sono eguali, tutti sono infiniti. Chi li venera come desti
nati a una fine, conquista mondi transeunti; chi li venera co
me infiniti mondi eterni conquista.
1 4 34• Prajapati è l'anno e ha sedici parti. Quindici parti
sono [costituite dalleJ sue notti, la sedicesima è fissa. Per
mezzo delle notti egli s'accresce e poi decresce. Egli la notte
del novilunio con quella sedicesima parte entra in tutto ciò
che respira e poi al mattino rinasce. Perciò in quella notte
non bisogna privare della vita alcuno che respiri, neppure
una lucertola, per rispetto a quella divinità.
33· Sembra che il wffio sia considerato oltre che il sommo anche l'unico. Si
ha così una �ontraddizione con q\l:lilto prima è deno ddl'orih
-inc del soffio e
della 5113. equivalenza con parola e mente. Quanto aii'L-quiparazione tra parola,
terra e fuoco, fra i tre " cibi n riservati>i dal creatore la parola i: il più facilmente
percepibile e quindi in certo senso il più materiale, mentre l'abbinamento fuoco
parola è tradizionale. Evidente è il nesso tra mente, ddo e sole e anche abba
stanza spiegabile il rappono tra soffio e acque (entrambi sono indispensabili alla
vita), mentre il collegamento ulteriore con la luna, peraltro strettamente congiunta
cou le stagioni e quindi con le precipitazioni atmosferiche, è almeno insolita, per·
ché la luna è messa generalmente in rapporto cou la mente.
34· str. 14·15. Prajapati è l'anno, ma anche la luna (dr. &Uf Up., :!, g).
La lnna passa pcr le varie fasi, decrescendo nella quindicina oscura fino a scom
parire totalmente. Scomparsa dal ciclo, la luna penetra nelle ,.arie creature sottr>
feorma di cibo e di acqua, la cui produzione essa detennina, ma una parte, pur
invisibile, chiamata « fissa n, è rimasta, tanto è \"ero che il ciclo lunare ricomincia.
Dd pari per l'uomo può verificarsi la prrdita di ogni facoltà e pos..,sso (cfr. anche
Ch.Up., 6. 7), ma rimane l'Atmau, il « mo=o » che può wrnJre a sostenere il
« cerchio n delle cose materiali.
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So
38. str. 21-23. li prih}a o soffio �·ital.e non cessa mai né mai è stanco, così
come il vento, che è il priiljll cosmico, SC!Ilpre spira. Io essi è riposta ogni forza, in
essi ritrovano il loro fondamento facoltà umane e fenomeni celesti. Nel voto dd
soffio, l'obbligatoria mservanza dd qU<tle miticamcnte oignifica l'indispensahilità
del respiro, mi sembra di ravvisare, più che un anticipo delle pratiche )'Oga, l'esor
tazione ad accettare la vita, con le sue prove e i suoi dulori, ché la �·ita in se stessa
è il più alto sacrificio. Vedi anche B.Up., 5, II.
39· TI respiro non si muove nella pausa tra iospirazione ed espinzione.
40. Si resero cioè conto dcll'ind.ispensabilità del soffio vitale. Secondo il com
menta!O;e indiano la mobilità degli or·gaoi dci sensi, ossia la capacità di metter;;i
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nome gli altri sensi hanno il nome di priir;a. E del pari colui
che così sa impone alla famiglia alla quale appartiene il pro�
prio nome. Chi invece contrasta con colui che così sa, costui
si dissecca ed essendosi disseccato infine se ne muore. Questo
dal punto di vista individuale.
22. Adesso secondo il punto di vista cosmico. (( Io arde�
rò », decise Agni. (( Io riscalderò » , decise il sole. ((Io risplen�
derò ))' decise la luna. Del pari [eguale determinazione
espressero] le altre divinità secondo le loro funzioni. Ma co�
me si comporta nei riguardi delle facoltà [umane] il soffio
mediano, così [si comporta] nei riguardi delle divinità Vayu
(il Vento) : le altre divinità infatti possono cessare dalla loro
attività, non il Vento. Il Vento è la divinità che non mai
cessa dalla sua attività.
23. A questo proposito c'è una strofa:
(( Ciò da cui il sole sorge, ciò in cui esso tramonta (dal
soffio vitale esso sorge in verità, nel soffio vitale va a tra�
montare) gli dei hanno elevato al rango di legge eterna
(dharma). Così è oggi e così sarà domani )) 41•
Ciò che gli dei hanno risoluto di fare allora, questo fanno
anche oggi. Perciò bisogna seguire questo solo voto. Bisogna
ispirare ed espirare, acciocché il male, la Morte, non s'impa�
dronisca di noi. Se si segue questo voto, bisogna cercare di
condurlo a compimento. E allora si conquisterà l'unione con
quella divinità e si abiterà nella sua dimora.
SESTO BRAHMA?'::JA 42
in rapporto con gli oggetti, è derivata dal soffio Yitak, poiché nulla è in grado di
mucwusi all'infuori di e»o.
�l. Il verscno C un adanamento di ):?..V., 10, 1:n, 6. ll vroto persiste anche
quando il sole non si scorge nd ciclo.
.
+'· �·uni\erso. compo>to di rwmi, forme. J.zioni. c'i'\� in quanto eoiotono
gli 'lrgaru ohe ne percepiscono i componenti, o»ia !"oggetto è fondato sul sog-
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82
getto pemante. Come le ''arie funzioni sono fondate sull'unità dd pr!i;M, così
l'apparente molteplicità �mpirica si riconduce all'unico Atman, rappresentato ancor:�
una volta dal priir;a.
43· Parola. occhio e corpo sono il I<'eàa ovvero il fondamento dci vari feno
meni; ognuno dci primi infatti riproduce, grazie a giochi di parole, gli clementi
costitutivi Jd Veda (uktha, inno di loJc, siiman , canto rituale, Brahman, for·
mula s.acrificale).
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SECONDO ADHYi\YA '
PRIMO BRAHMA!;'.JA 2
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viene premuto una prima e una seconda volta il soma e non
mai gli vien meno il nutrimento 3 �;;.
4. Allora Gargya disse : << Quell'essere che è nel lampo,
quello io venero come Brahman 11. Ma AjataSatru rispose :
<< Non parlarmi di lui! Io lo venero come lo Splendente n.
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l O. Gargya allora riprese: « Il suono che segue uno che
se ne va: quello io venero come Brahman n. Ma AjataSatru
rispose: << Non parlarmi di lui! Io lo venero come la vita >>.
Colui che così lo venera ottiene in questo mondo una vita
completa (di cent'anni) e il respiro non lo abbandona prima
del tempo.
I l . Allora Gargya disse : << Quell'essere che risiede nelle
regioni del cielo, quello io venero come Brahman >>. Ma Aja�
taSatru replicò : (( Non parlarmi di lui! Io lo venero come
ramico che non s'allontana mai >> 5• Colui che così lo venera
ha sempre an1ici e il seguito non viene mai allontanato da lui.
1 2. Gargya disse ancora: {t Quell'essere che è fatto d'om�
bra, quello io venero come Brahman >>. Ma AjataSatru rispo
se: (t �on parlarmi di lui! Io lo venero come la Morte >>. Co�
lui che così lo venera ottiene in questo mondo una vita piena
né la morte a lui giunge prima del tempo.
1 3. Allora Gargya disse: '' Quello spirito che sta nel cor
po (ossia la forza vitale), quello io venero come Brahman )).
Ma AjataSatru rispose : (( Non parlarmi di lui! Io lo venero
come il Corporeo >J. Colui che così lo venera ha un corpo e
pure un corpo ottiene la sua discendenza. A questo punto
Gargya rimase zitto.
14. Quindi AjataSatru chiese : (( Questo è tutto ? >>. (( È
tutto J>. t< Con tutto ciò non siamo giunti alla conoscenza >>.
Allora Gargya disse : << Io voglio essere tuo discepolo >>.
1 5 . AjataSatru replicò : .:' È una cosa contro natura che
un brahmano s'accosti a un guerriero pensando che gli par�
lerà del Brahman. Ma io te lo farò conoscere )). Così dicendo
lo prese per la mano e si alzò. S'avvicinarono a un uomo che
dormiva e AjataSatru lo chiamò con questi nomi : << O grande
re Soma dal bianco vestito! >J. [Ma} quello non s'alzò. [Al�
loraJ lo svegliò toccandolo con la mano. E quello si levò.
1 6. Allora AjataSatru disse : (( Quando costui era così im�
merso nel sonno, quell'essere costituito di coscienza dov'era
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86
SECOJ\TDO BRAHMA}':JA 6
5 bis. Le 72.0()0 vene (nii<fi) dai cinque colori. esistenti nel cuore, permettono
l'afilusso dell'energia eterea prc ..,·enientc dal sole. Cfr. 4, 3, :!.O.
6. n ;cccmdo briihma�a comprende due indovinelli, dci quali viene data la
spiegazione. Il soffio mediano è par:>gonatD .:ill"animalc dd sacrificio. Quest'ultimo
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B�ADARM:<YAKA UPANI�AD
domina sette divinità, che stanno ndlc varie parti dell'occhi·� e che vegliJno su\.
l'animale: a chi risolve l'enigma viene quindi promesso il dominio su sette nemici ,
che per Sai:tkar-J sono gli organi di senso della testa (ùcchi, orecchi, narici, bocca)
in quamo forse distoglierebbero dalla pe-rcezione del v�-ro sé. li secondo inùovi·
ndlo (cfr. Atha�va,·eda, ro, S, g) riguarda la testa, nella qual� sono posti i 'et!e
organi d�i scn:ri già detti, i quali però vengono identificati con i &<:ttc rfi, � ai
quali viene aggiunta wme ùttava la parola (nell'enumerazione bocca e parola sem·
brano pErÒ considerate una cosa sob).
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TERZO BRAHMA�A 7
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simile a un bagliore improvviso la fortuna tocca a colui che
'
COSI Sa.
Ora la formula : Non così, non così ! (Neti, nett). Non
v'è cosa superiore a questo << Non così )J (iti na). Il nome
[del Brahman] è realtà della realtà. I soffi vitali sono la rea!�
tà, esso è la realtà di essi.
QUARTO BRAHMAI':lA 8
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cara la moglie, ma a causa dell'amore di sé è cara la moglie.
Non a causa dell'amore per i figli son cari i figli, ma a causa
dell'amore di sé san cari i figli. Non a causa dell'amore per
le ricchezze son care le ricchezze, ma a causa dell'amore di
sé son care le ricchezze. Non a causa dell'amore per la con
dizione di brahmano è cara la condizione di brahmano, ma
a causa dell'amore di sé è cara la condizione di brahmano.
Non a causa dell'amore per la condizione di guerriero è cara
la condizione di guerriero, ma a causa dell'amore di sé è
cara la condizione di guerriero. Non a causa dell'amore per
i mondi san cari i mondi [ai loro abitatori celesti o terrestri] ,
ma a causa dell'amore di sé son cari i mondi. Non a causa
dell'amore per gli dei son cari gli dei, ma a causa dell'amore
di sé son cari gli dei. Non a causa dell'amore per le creature
son care le creature, ma a causa dell'amore di sé son care le
creature. Non v'è nessun oggetto che si desideri per amore
di esso oggetto, bensì si desiderano tutti gli oggetti per amore
del proprio sé. È il sé dunque che bisogna guardare e sentire,
è al sé che bisogna pensare e rivolgere la propria attenzione.
O Maitrey'i, soltanto guardando, ascoltando, considerando,
conoscendo il sé si conosce tutto questo universo.
6. La dignità di brahmano abbandona colui che questa
dignità pensa esistente al di fuori dell'A.tman; la dignità di
guerriero abbandona colui che la pensa esistente al di fuori
dell'Atman; i mondi abbandonano colui che li pensa esistenti
al di fuori dell'.Atman; gli dei abbandonano colui che li pen
sa esistenti al di fuori dell'Atman; le creature abbandonano
colui che le pensa esistenti al di fuori dell'Atman ; l'universo
intero abbandona colui che lo pensa esistente al di fuori del
l'Atman. La dignità brahmanica, la dignità guerriera, i mon
di, gli dei, le creature, l'intero universo non son altro che
l'Atman.
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9'
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segue la sparizione. Ed io quindi affermo ; Non c'è coscienza
dopo la morte >l 11• Queste furono le parole di Yajftavalkya.
1 3. Maitreyi allora disse : << O signore, mi hai turbato
dicendo che non c'è coscienza dopo la morte n. Ma Yajftaval
kya replicò: << In verità io non dico parole che possano tur
barti. Ma è certo che per avere coscienza è indispensabile que
sto [corpoJ .
1 4. Quando c'è, per così dire, dualità [di un individuo
rispetto a un altro individuo), allora l'uno fiuta l'altro, lo
vede, lo ascolta, gli parla, lo pensa, lo conosce. Ma quando
la totalità dell'individuo, [ossia corpo e blocco di conoscen
za,] è diventato il Sé, con che cosa e chi potrà [l'individuo
dissoltosi nel Sé universale] fiutare, vedere, ascoltare, parlare,
pensare, conoscere? Con che cosa potrà conoscersi quello per
mezzo del quale tutto l'universo conosce ? Con che cosa potrà
conoscersi il conoscitore? n 12•
QUINTO BRAHMAJ'�J"A n
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B�AOARAJ::f't'AXA UPANI�AO 93
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g6
SESTO BRAHMA�A
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TERZO ADHYAYA '
PRIMO BRAHMAl)lA
r. Alla eone di janak:l, che ha messo in palio ricchi premi, si svolge una
sorta di tenzone intcllcttuak tra Yli.jdavalkya e nove an·cr�ri. che pensano di
porlo in difficoltà con quesiti di vario ordine. Di rutti Yli.jflavalkya trionfa c tutti
riduce al >ilenzìo.
2. Ah.ùa pone quesiti eosenzìalmcnte liturgici, ossia chiede in qual modo
sacrificando ci si libera dalla fugacità dcll'esistenza tcm:na e <JU:ili sono i vantaggi
che dal sacrificio si traggono. Yiijiìavalkya ri•pondc che si supera la morte c
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wo
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ferta è l'apiina, la strofa d'encomio è il vyiina >>. rr Che mai
s'ottiene con queste ? >>. << Con la strofa introduttiva s'ottiene
la terra, con la strofa che accompagna l'offerta s'ottiene l'at
mosfera, con la strofa d'encomio s'ottiene il mondo celeste n .
Allora tacque il cappellano di corte AS:vala.
SECONDO BRAHMAJ::-IA 7
7· .'\nabh;;ga pone cinque quesiti: sul rapporto tra organi dei sensi e oggetti;
mlb possibilità di ,·iuc�-re la mort�; sul farw fi;iologico dd gonfiamento dei cada·
'·cri; sulla sola cosa che non abbandona l'uomo alla morte; sulla vitl futura.
8. Con graha son designali i semi con cui ,; percepiscono gli nggL-ni; ad �ssi
son considerati superiori (atigraha) gli oggetti stessi dci sensi, i quali esercitano sui
sensi una sona d'attrazione. primitin concezione dd rappurw scambievole che
s'instaura tra >ensi e oggetti.
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7. In verità, prenditore è la mente, [che a sua volta è]
afferrata da quel superprenditore che è il desiderio: con la
mente infatti si concepiscono i desideri.
8. In verità, prenditori sono le mani, [che a lor volta
sono] afferrate da quel superprenditore che è l'azione: con
le mani infatti si compiono le azioni.
9. In verità, prenditore è la pelle, [che a sua volta è]
afferrata da quel superprenditore che è il tatto : con la pelle
infatti si percepiscono i contatti. Questi sono gli otto prendi
tori e gli otto superprenditori n.
9· L'osservazione d'un fano fisico (il fuoco, eh� tutto distrugge, è: vinto dal
l'acqua) sembra suggerire un pensiero di questo tipo: un'acqua adatta (l:! cono
scenza ddl'Atman?) vince la seconda morte.
10. Diversa, anzi opposta, è: la spiegazione dd fano in B.Up., 1, :2., 6.
II. 11 nome per mclti primitivi è indissolubilmente J.,gato mn l'anima ed è
senza fine perché una volta scelto non può cambiarsi.
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BJ,!.HAO.il�
l YAXA UPANI�i\D
TERZO BRAHMAl'�lA 13
"'-· t qu�.>to il primo acc=no alla teoria, evid�ntemente .ancora esoterica, del
ciclo ddlc esistenze, determinate dalle azioni, che sole sopravvivono alla sparìzion�
dell'indi,·iduo.
13. Y�iilavalk;-a. b mi scienza non è inferiore a quella degli ìnvasati, traccia
una brC\'<: arraica cosmografia e descrive la sorte di chi ha compiuto azioni meri·
torie, Il Vento, che assorbe in sC i trapassati, i: evidentemenre simbolo dd Brah
man-}.tman.
!� . .'\i di;;cendenti dell'eroe epico sembra qui attribuir;c attività non commen
d�yo]e, risc:mata tuttavia dal compimento del s�crificio.
'5· Il mondo qui con,ider:no è probabilmente la regione dall'lndo al delta
de\ Gang:e. \\'. Ru&c.>< ( Bcginn dt·r Philosophic in lndicn, p. 202, n. 47) pensa che
3" giorni impiegasse un carro a pc:rcorr�re l'intera regione.
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sca. Indra, fattosi uccello, li affidò al Vento e il Vento, aven
doli presi in sé, li trasportò là dove già si trovavano coloro
che celebrarono il sacrificio dell'aJvamedha. Senza dubbio in
tal modo quel gandharva glorificò il Vento. Il Vento dunque
è contem�raneamente l'essere individuale e l'essere univer
sale. In verità vince la seconda morte colui che così sa )).
Allora Bhujyu, discendente di Lahya, si tacque.
QUARTO BRAHMAJ':JA 16
r6. Nci due colloqui che seguono s'afferma l'identità tra Brahman e Aunan,
che è, per dir cosl, la realizzazione empirica del Brahman mctempirico. Ncl primo
colloquio si dice che l'.�unan è inconoscibile, perché è sempre soggetto, mai oggetto
della percezione: nel secondo si cerca d'indicare la via pratica per giung�n-i. !>h
in realtà il Brahman.A.tman è superiore a tutte le distinzioni: è anche al di là dcl.
l'ascesi e della dottrina (c'è forse un'allu1ion� polemica alla da.se brahmanica?) e
del conoscitore del Brahrnan può dirsi soltanto che conosce il Brahman.
17. Poiché il significato originario di A.tman è « respiro », la spiegazione è
ritenuta inwddisfacenre perché tautologica (come se si diccs>c: il respiro è qucllo
P"' cui ;i rc<pira). Cfr. F. EncERTO><. The Begirming> of Jndion Philosophy,
p. I41, nota 2.
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"5
QUI:t\!0 BRAHMA!":JA
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w6
SESTO BRAHMA�A ts
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'"7
tore >1.
3. •< Colui che, pur stando nella terra, è distinto da essa,
che dalla terra non è conosciuto, che ha come corpo la terra,
che dall'interno regge la terra, questo è il tuo Xtman, l'in�
terno reggìtore, l'immortale.
nspiro nel cnrpo; colui che, interno �i fenomeni c agli ocgani, citati s�nz'ordine,
regge ogni attiYit:à è l'Atman. Ma siccome il yento è simbolo dell'Atman, in ultima
an.•i;,; tmto 'i riconduce all'llnità: l'Atman i; il principio <upn:mo sia Ìriteriorc ,;,
e>tciore, Nella determinazione dell'.Atman come « interno reggitore � (antaryli·
mi") ci sembra di riscontrare un accenno alla personificazione e quindi una ten·
du.za teistica che sarà sYiluppaUt e meglio precisata in segLiito.
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w8 BJ!.H.mARA�YAKA Ul'ANI�AD
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"'
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no
OTTAVO BRAHMA!:-JA 20
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frecce destinate a trafigger l'avversario, così io mi son levata
contro di te con due domande. Rispondimi ! >>. <' Domanda
pure, o Gargi >>.
3. Essa disse : << Yajftavalkya, ciò che sta al di sopra del
cielo, ciò che sta al di sotto della terra, ciò che sta tra cielo e
terra, ciò che chiamano passato, presente e futuro, in quale
trama è intessuto ? ».
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sto Indefettibile, o Gargi, scendono dalle candide montagne
i fiumi, alcuni a occidente, altri a oriente secondo la loro
direzione; al comando di questo Indefettibile, o Gargi, gli
uomini lodano chi dona, gli dei chi fa fare il sacrificio e i
Mani agognano l'offerta.
l O. Se in questo mondo qualcuno, senza conoscere que
sto Indefett:ibile, o Gargi, offre, sacrifica, pratica l'ascesi, fos
se pure per molte migliaia di anni, il suo [merito) è sempre
destinato a una fine. Colui che se ne muore senza conoscere
questo Indefettibile, o Gargi, è misero; ma chi lascia questo
mondo dopo aver conosciuto l'Indefettibile, o Gargi, è un
vero brahmano.
l l . Questo Indefettibile, o Gargi, è il Veggente non ve
duto, l'Uditore non udito, il Pensatore non pensato, il Cono
scitore non conosciuto; non altra cosa esiste fuori di lui che
sappia vedere, udire, pensare, conoscere. In questo Indefetti
bile, o Gargi, è intessuto lo spazio etereo )) .
1 2 . Allora essa disse : << Venerabili brahmani, dovete con
siderare già gran cosa il fatto che da costui siete stati lasciati
liberi dopo [avergli reso soltanto] un omaggio. In verità non
esiste alcuno di voi che possa superarlo nelle questioni con
cernenti il Brahman J>.
la figlia di Vacaknu si tacque.
l
NONO BRAHMA�A 21
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UJ
sede ddl'intcl!ig=za; segue quindi una strofa assai incoerente, che conclude con
la mone di Vidagdha, punito più per avex- messo in dubbio la superiorità di Yajiìa·
,-alkya che per ava- spinto troppo olrre le sue domande, Infine il vittorioso Y1ijfiaval
kya con il cosiddetto paragone dcll'albero riafferma l'unicità del Brahman, fonda
mento e meta ultima di tutte le cose.
:u. l cinque organi dci sensi e le cinque f.acohà di movimento.
8. C•·-•�·�-w.
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"4
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"5
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u6 B�HAPiRAJ;IYAI'J\_ Ul'ANI�D
<< Il dio sole >>. <<Il sole su che cosa è basato ? ». << Sulla vista n.
<< E la vista su che cosa è basata ? )), << Sulle forme : infatti è
con la vista che si scorgono le forme >>. <( E su che cosa sono
basate le forme ? >>. << Sul cuore, - egli rispose - con il cuore
si conoscono le forme, sul cuore le forme sono basate >>. << È
proprio così, Yajftavalkya.
2 1 . Quale divinità consideri protettrice del mezzogior
no ? >> . << Il dio Yama n. << E Yama su che cosa è basato ? >>.
<< Sul sacrificio >>. << E il sacrificio su che cosa è basato ? >>.
<< Sui doni fatti ai sacerdoti >>. << E i doni fatti ai sacerdoti ? >>.
<< Sulla fede : poiché soltanto chi ha fede fa doni ai sacerdoti.
Quindi i doni sono basati sulla fede n. << E la fede su che cosa
è basata ? >>. << Sul cuore - rispose egli - con il cuore si cono
sce la fede, nel cuore la fede ha il suo fondamento >>. << È
proprio così, Yajiìavalkya.
22. Quale divinità consideri protettrice dell'occidente? n.
<< Il dio VarWJ-a >>. << E Varul).a su che cosa è basato ? >>. << Sulle
acque >>. << E le acque su che cosa sono basate? >>. « Sullo
sperma n. << E lo sperma su che cosa è basato ? >>. << Sul cuore
- rispose egli - è per questo che di un figlio immagine [del
padreJ si dice : è uscito fuori dal cuore, è stato prodotto dal
cuore. Dunque nel cuore lo sperma ha il suo fondamento >>.
<< È proprio così, Yajfiavalkya.
23. Quale divinità consideri protettrice del settentrio
ne? J>. << Il dio Soma >>. << E Soma su che cosa è basato ? >>.
<< Sulla consacrazione n. << E la consacrazione su che cosa è
basata? n. « Sulla verità. Perciò a chi è stato consacrato si
dice: Dì la verità. Infatti la consacrazione ha il suo fonda
mento nella verità >J. << E la verità su che cosa è basata ? )J,
« Sul cuore - egli rispose - con il cuore infatti si conosce la
verità, nel cuore la verità ha il suo fondamento 1>. « E pro
prio cosi, Yajftavalkya.
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"7
"-3· Con queste parole ci si rial\accia alla str. 17, mentre i due primi capo"
'"er.;i della str. 215 sembrano staccati dal contesto. Lo spirito ri'·clato ncllc Upani·
!ad è eviJememente l'Atma..n.
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n8
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QUARTO ADHYi\YA '
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BJ:UfAD.:iRAJ:<YAKA UPANI�AD
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<<Ti darò mille [vacche] e un toro grosso come un elefante )),
esclamò Janaka, re di Videha. Ma Yajtìavalkya disse : {t Mio
padre pensava che nulla bisogna accettare se non dopo aver
concluso l'insegnamento.
4. Ma sentiamo che cosa altri ti disse >>.
<< Barku, discendente di Vf�l]a, mi ha detto che la vista è
il Brahman >>. << Dicendo che la vista è il Brahman, Barku,
discendente di Vr�lJ-a, ha parlato come parlerebbe uno che
abbia madre, padre, maestro: infatti che cosa possiede chi
non può vedere ? M a ti ha parlato anche della sede e del fon·
damento di esso ? ll. << Non me ne ha parlato >>. << Allora [il suo
Brahman] è mutilo >>. << Parlacene tu, Yajtìavalkya! ». << In
verità la vista è la sede, lo spazio etereo è il fondamento. [Il
Brahman] bisogna venerarlo come la verità l>. « Che cosa si
intende con verità? n. « La vista appunto - rispose YajD.a
valkya - Infatti di uno che possiede la vista si dice : " Hai
Yisto? ", e quello risponde : " Ho visto " e questa è la verità.
La vista, o gran re, è in verità il sommo Brahman. Se uno,
così conoscendo, venera [la vista come) Brahman, la vista
non lo abbandona, tutte le creature lo seguono e, diventato
un dio, ascende tra gli dei ll. << Ti darò mille [vacche] e un
toro grosso come un elefante », esclamò Janaka, re di Videha.
Ma Yajftavalkya disse : r( Mio padre pensava che nulla biso
gna accettare se non dopo aver concluso l'insegnamento.
5. Ma sentiamo che cosa altro ti disse )).
<< Gardabhivipita, della stirpe di Bharadvaja, mi ha detto
che l'udito è il Brahman >>. << Dicendo che l'udito è il Brah
man, Gardabhivipita della stirpe di Bharadvaja ha parlato
come parlerebbe uno che abbia madre, padre, maestro : infatti
che cosa possiede chi non ode? Ma ti ha parlato anche della
sede e del fondamento di esso? )). << Non me ne ha parlato >>.
<< Allora [il suo Brahman] è mutilo ». · << Parlacene tu, Yaj:t\a
valkya ! >>. << In verità l'udito è la sede, lo spazio etereo è il
fondamento. [Il Brahman] bisogna venerarlo come infinito ll.
't Che cosa si intende con la parola infinito ? >>. << Le regioni
del cielo - rispose Yaj:ftavalkya - Per questo, o gran re, in
qualunque direzione si proceda non si giunge mai alla fine :
infinite sono le regioni del cielo ed esse sono, o gran re, equi�
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valenti all'udito. In verità l'udito è il sommo Brahman. Se
uno, così conoscendo, venera [l'udito come J Brahman, l'udi
to non lo abbandona, tutte le creature lo seguono e, diventato
un dio, ascende tra gli dei n . <( Ti darò mille [vacche 1 e un
toro grosso come un elefante )), esclamò Janaka, re di Videha.
Ma Yajòavalkya disse : << Mio padre pensava che nulla biso
gna accettare se non dopo aver concluso l'insegnamento.
6. Ma sentiamo che cosa altri ti disse 11.
<< Satyakama, figlio di Jabala, mi ha detto che la mente
è il Brahman 11. << Dicendo che la mente è il Brahman, Satya
kama, figlio di Jabala, ha parlato come parlerebbe uno che
abbia madre, padre, maestro : infatti che cosa possiede chi
non pensa? Ma ti ha parlato anche della sede e del fonda
mento di esso? 1>. << Non me ne ha parlato >>. << Allora [il suo
Brahman] è mutilo l>. (< Parlacene tu, Yajòavalkya! >>. << In
verità la mente è la sede, lo spazio etereo è il fondamento.
[Il Brahman] bisogna venerarlo come gioia ». << Che cosa si
intende con la parola gioia? >J. << La mente appunto - rispose
Yajòavalkya - Con la mente infatti, o gran re, si è attratti
verso una donna e da essa nasce un figlio somigliante e que
sta è la gioia. In verità, o gran re, la mente è il sommo Brah
man. Se uno, così conoscendo, venera [la mente come] Brah
man, la mente non lo abbandona, tutte le creature lo seguono
e, diventato un dio, ascende tra gli dei>>. <<Ti darò mille
[vacche] e un toro grosso come un elefante », esclamò Jana
ka, re di Videha. Ma Yajòavalkya disse : <<Mio padre pen
sava che nulla bisogna accettare se non dopo aver concluso
l'insegnamento.
7. Ma sentiamo che cosa altri ti disse n.
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'' Che cosa si intende con la parola stabilità? )). << Il cuore
appunto, o gran re - rispose Yajfìavalkya - Il cuore infatti
è la sede di tutte le creature, il cuore in verità, o gran re, è il
fondamento di tutte le creahrre, nel cuore, o gran re, tutte le
creahrre sono fondate. In verità, o gran re, il cuore è il som
mo Brahman. Se uno, ciò conoscendo, venera [il cuore come]
Brahman, il cuore non lo abbandona, tutte le creature lo se
guono e, diventato un dio, ascende tra gli dei ''· <<Ti darò
mille [vacche] e un toro grosso come un elefante )), esclamò
Janaka, re di Videha. Ma Yajfiavalkya disse: <<Mio padre
pensava che nulla bisogna accettare se non dopo aver con
cluso l'insegnamento )).
SECONDO BRAHMA!:-J"A 4
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"4 B�HADÀRA:o:<YAKA UPANI�AD
TERZO BRAHMA�A 6
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fuoco, Yajftavalkya gli accordò una grazia, il re scelse di far
domande a piacere e Yajtìavalkya lo esaudì. Il re per primo
allora domandò :
2. <( Yajftavalkya, quale luce illumina l'uomo ? >>. (( La
luce del sole, o gran re - rispose quello - Con il sole come
luce l'uomo giace, si muove, fa il suo lavoro, torna [a
casa] >>. {( È proprio così, Yajftavalkya.
3 . Ma quando il sole è tramontato, Yajftavalkya, quale
luce illumina l'uomo ? >>. (( La luna gli è luce, o gran re.
Con la luna come luce l'uomo giace, si muove, fa il suo la�
mro, torna [ a casal n. << È proprio così, Yajftavalkya.
4. Ma quando il sole è tramontato, Yajftavalkya, quando
è tramontata la luna, quale luce illumina l'uomo? n. (( Il
fuoco gli è luce, o gran re. Con il fuoco come luce l'uomo
giace, si muove, fa il suo lavoro, torna [ a casa1 ». (( È pro
prio così, Yajòavalkya.
5. Ma quando il sole è tramontato, YajD.avalkya, quando
è tramontata la luna, quando il fuoco s'è spento, quale luce
illumina l'uomo? ». (( La parola gli è luce, o gran re. Con la
parola come luce l'uomo giace, si muove, fa il suo lavoro,
torna [ a casa] . Perciò, o gran re, quando per il buio neppure
la propria mano si scorge, là dove si leva una voce, là ci si
dirige >>. <c È proprio così, YajD.avalkya.
6. Ma quando il sole è tramontato, quando è tramontata
la luna, YajD.avalkya, quando il fuoco s'è spento, quando la
parola più non s'ode, quale luce illumina l'uomo ? ». (( L'At
man gli è luce, o gran re. Con l'Atman come luce l'uomo
giace, si muove, fa il suo lavoro, torna [a casa] >>.
7. {< Che cosa è l'Atman? n. << È quel personaggio (pu
ru,-a) che tra le facoltà è quella costituita di conoscenza, che
è la luce interna nel cuore, che sempre eguale a se stesso si
muove in questo mondo e nell'altro. Pare che pensi, pare
<tato di .-eglia c di sogno (J, 7-18), poi nello stato di sonrto profondo (3, I9-34), al
momento della mone (3, 35-4, 2), durante le successive rcincarnazioni (4, 2-6),
infine quandu si raggiunge la liberazione (4, 7-:1-3)- Quest'ultimo colloquio di
Y:ijiìaYalkya con Janaka, pur composto di brani di varia provenienza, raccoglie in
maniera abbastanza coerente la domina idcalioti�a dell'identità Atman-Brahmao.
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u6
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14. Si scorge il luogo dei suoi giochi, ma lui, nessuno lo
vede. (Perciò] si dice che non bisogna risvegliare [ all'im
provviso] chi è disteso nel sonno : difficile è il rimedio per
colui nel quale [lo spirito] non rientra. Alcuni invece dicono
che [lo stato di sogno] è in realtà eguale allo stato di veglia :
quello che si vede da sveglio lo si vede infatti nel sogno. [In
ogni modo] il puru!a in queste condizioni è luce a se stes
so Jl 9 bis. << O venerabile, io ti darò mille [vacche] ; ma tu
dimmi cose anche più alte [che conducano] alla liberazione n.
9 bi•. Lo >pirito trova qualche difficoltà a rientrare nel corpo. Alc1.1ni pcnsaoo
Ìn\"<:r:e �hc •to.to di veglia e stato di sogno partecipino della stessa na(\lra. Ma
l'obiezione è considerata irrilevante: è s�mpre lo spirito che si crea il mondo dd
sogno. �nch.e se lo riproduce solamen.te dalk esperienze vi,;ute.
w. Questo parJgrafo sembra da espungere, poiché dello st.uo di sonno pn>
londo si parlerà soltantrJ a partire dal § '9·
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"' Bl_l.HADARA�-yAKA lJ1'ANl�D
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23. Anche se egli non vede, non vede pur possedendo la
vista. Non c'è infatti interruzione della capacità di vedere,
per la sua indistruttibilità, in lui che possiede la vista ; sol�
tanto manca un secondo oltre lui, un qualche cosa d'altro, di
separato da lui, che egli possa vedere.
24. Anche se egli non fiuta, non fiuta pur possedendo
l'olfatto. Non c'è infatti interruzione della capacità di fiutare,
per la sua indìstruttibilità, in lui che possiede l'olfatto; sol�
tanto manca un secondo oltre lui, un qualche cosa d'altro, di
separato da lui, che egli possa fiutare.
25. Anche se egli non gusta, non gusta pur possedendo
il senso del gusto. Non c'è infatti interruzione della capacità
dì gustare, per la sua indistruttibilità, in lui che possiede il
senso del gusto; soltanto manca un secondo oltre lui, un
qualche cosa d'altro, di separato da lui, che egli possa gu�
stare.
26. Anche se egli non parla, non parla pur possedendo
la parola. Non c'è infatti interruzione della capacità di par�
lare, per l a sua indistruttibilità, in lui che possiede la capa�
cità di parlare; soltanto manca un secondo oltre lui, un qual�
che cosa d'altro, di separato da lui, di cui egli possa parlare.
27. Anche se non ascolta, non ascolta pur possedendo
l'udito. Non c'è infatti interruzione della capacità di ascol�
tare, per la sua indistruttibilità, in lui che possiede la capa�
cità di ascoltare; soltanto manca un secondo oltre lui, un
qualche cosa d'altro, di separato da lui, che egli possa ascol�
tare.
28. Anche se egli non pensa, non pensa pur essendo ca�
pace di pensare. Non c'è infatti interruzione della capacità
di pensare, per la sua indistruttibilità, in lui che è capace di
pensare; soltanto manca un secondo oltre a lui, un qualche
cosa di separato da lui, a cui possa rivolgere il pensiero.
29. Anche se non ha sensazioni tattili, non ha sensazioni
tattili pur possedendo il tatto. Non c'è infatti interruzione
della sensibilità tattile, per la sua indistruttibilità, in lui che
la possiede; soltanto manca un secondo oltre a lui, un qual�
che cosa di separato da lui, su cui esercitare la sensibilità.
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'JO
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zione )) . A
-questo punto Yaj.ò.avalkya ebbe paura e pensò :
(( Il re è astuto e mi ha tratto fuori- da tutte le difese n 13•
34. [Tuttavia proseguì : ] cc
Egli dunque, dopo essersi
deliziato nello stato di sogno e aver vagato e aver veduto il
bene e il male, di nuovo si affretta, seguendo l'opposto cam
mino, al luogo d'origine, allo stato di veglia.
3 5. Come un carro sovraccarico si muove cigolando, così
l'Atrnan individuale, sormontato dall'Atman fatto di coscien
za si muove gemendo, allor quando l 'uomo sta per esalare
l'ultimo respiro.
36. Quando ci si indebolisce per l'età o ci si infiacchisce
per una malattia, come il frutto del mango, del fico, del pip
pala si distacca dal picciolo, così questo purufa si stacca dalle
membra e seguendo il cammino opposto si affretta al luogo
d'origine, cioè al respiro 14•
37. Come all'arrivo del sovrano notabili, guardie, scu
dieri, capi di villaggio lo accolgono con [l'offerta di] cibi,
bevande, alloggio, dicendo : " Eccolo, arriva i ", del pari tutte
le creature accolgono colui che così sa dicendo : " Arriva il
Brahman, eccolo ! " .
38. Come notabili, guardie, scudieri, capi di villaggio SI
raggruppano intorno al sovrano che sta per partire, del pari
tutti i sensi si affollano attorno a questo Àtman al momento
della morte, allor quando l'uomo sta per esalare l'ultimo
respiro >>.
QUARTO BRAHMA�A
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cuore 15• Quando il personaggio che è nell'occhio si distacca
per sempre [dagli oggetti dei sensi ) , allora l'uomo non di
stingue più le forme.
2. Allora si dice: Non vede, non fiuta, non gusta, non
parla, non ode, non pensa, non ha sensibilità tattile, non ha
la conoscenza, perché è diventato una cosa sola [con gli og
getti dei sensi] . [A questo punto] l'apice del suo cuore si
illumina e attraverso questa luce l'Àtman se ne esce, o dal
l'occhio, o dalla testa o da qualche altra parte del corpo.
Quando esce lo segue il respiro e il respiro è seguito al suo
uscire da tutti gli altri sensi 16• [L'AtmanJ è il possessore
della conoscenza : anche la conoscenza se ne va [quindi con
lui J 17, e [altresì] rimangono a lui attaccati il sapere, le opere
e l'esperienza del passato.
3. Come un bruco, giunto all'estremità d'uno stelo er
boso, compie un altro passo e si raccoglie, così questo Atman,
allontanatosi dal corpo e resolo inconscio, compie un altro
passo e si raccoglie.
4. Come una ricamatrice, presa la materia di un ricamo,
tesse un'altra figura più nuova e più bella, così questo .Atman,
allontanatosi dal corpo e resolo inconscio, foggia un'altra for
ma più nuova e più bella, quella di uno dei Mani o di un
gandharva, o di un dio, o di Prajapati o di Brahma o di qual
che altro essere.
15. In questo ritirarsi nel cuore dcll'Atman rorporoo, ossia dell'anima indi
viduale, insieme con tutti gli elementi vitali, c'è un'allusione al raffreddarsi pro
gressivo del cadavere.
16. Uscito dal corpo insieme con rutti i <ensi (opinione contraria è espres.sa in
3, z, n), l'Atman passa in un altro corpo, portandosi dietro il carico delle azioni
compiute, che determineranno la condizione della nuova vita. Il passaggio anicne
immediatamente senza un soggiorno in un altro mondo (però od se<:oodo versetto
dd § 6 sembra di cogliere un accenno a una dimora ultraterrena): non è infatti
qui conosciuta o accettata h teoria della \"ia degli dei e dei Mani, per b quale vedi
B.Up., 6, z, I)·t6; Ch.Up., 5, >o; l&.Uf.Up., I.
17. Leggo rtwijllano bhawJti sa, vijMr1am eviinm<"akriimllti, e intendo b frase
come una riconferma dell"incoscienza che sopraggiunge a\b morte (dr. :mcbe sotto
ai § § 3-4, dove [come P. TiiiH!E, op. cit., p. 6o] ho inteso atidyiitp gamayit<•ii:
« avendo fatto precipitare [il corpo] nell'incoscienza "). In questo pas.saggio s'anti
cipa la posteriore dottrina del « corpo sottile», che accompagna l"anim:� d'esi
stenza in esistenza fino alla libCI":Izione.
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'33
18. Int=do: colui che sì. riconosce come Brahman, e quindi non ba più de;j.
cleri, non deve aspettare la dissohuione delia morte: ancora in vita egli ha r�g·
giunto l'Assoluto, è un jicanmllkta.
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'35
\6. Esso, agli ordini del quale l'anno con i suoi giorni si
volge, esso gli dei venerano come la luce delle luci, come il
principio della vita, come l'immortale.
l 7. Quello su cui sono fondati i cinque gruppi lO e lo spa�
zio etereo, io che conosco [il vero], io [che mi sento J immor�
tale, riconosco come l'Atman, come il Brahman, come l'im
mortale.
1 8. Coloro che hanno riconosciuto il respiro del respiro,
la vista della vista, l'udito dell'udito, la mente della mente
(ossia l'intima essenza di questi fenomeni), costoro hanno
compreso l'antico primigenio Brahman.
\ 9. Soltanto con la mente si può osservare che qui non
c'è molteplicità. Di morte in morte passa chi quaggiù vede
la molteplicità.
20. Questo [universo] bisogna considerarlo come un'uni
tà, indistruttibile, eterna; [ed esso] è l'Atman puro, increato,
grande, eterno, superiore allo spazio etereo.
2 1 . Quando l'abbia conosciuto, il saggio brahmano ci
mediti sopra. Non insegua con il pensiero molte parole, per�
ché questo serve soltanto a stancare la voce.
22. Questo grande increato Atman è tra le facoltà umane
quella costituita di conoscenza. In quello spazio interno al
cuore, in esso risiede [questo Àtman), signore di tutto, so�
vrano di tutto, dominatore di tutto. Esso né s'accresce per una
buona azione, né per una cattiva diminuisce. Esso è il sovrano
di tutto, è il dominatore delle creature, è il difensore delle
creature: è la diga che separa i mondi perché non si confan�
dana. Esso i brahmani cercano di conoscere con la recitazione
dei I'eda, con i sacrifici, con l'elemosina, ca"n l'ascesi, con il
digiuno. Quando lo si conosce si diventa un eremita, deside�
rando questo mondo [ dell'Atman) i monaci menano vita er�
rabonda. Per questo in verità i saggi di un tempo non desi�
Jeravano prole pensando : " Che ci importa della prole se
::.o. Secondo il commento che va sotto il nome di :hilkara si tratta dci grmd
luJrt·a, dci )fani, degli dei, degli asura c dci riik�sa.
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l'Atman è il nostro mondo ? ". E così essi rinunciavano al
desiderio di figli, al desiderio di ricchezza, al desiderio dei
mondi [celesti] e sceglievano la vita del monaco mendicante.
Infatti il desiderio di figli è desiderio di ricchezze e il desiderio
J
di ricchezze è desiderio di mondi [celesti : ma tutti questi
sono desideri [vani, in quanto permettono soltanto una feli�
cità transeunte] . L'Atman poi non può essere definito che in
senso negativo : è inafferrabile perché non lo si afferra, non è
soggetto a decadenza perché non decade, non è soggetto ad
attaccamento perché non s'attacca; privo di legami, non teme,
né può essere colpito. [Il conoscitore dell'Atman] non è op
presso da questi due [pensieri] : " Ho fatto il male, ho fatto
il bene per questo o per quest'altro motivo ", ma entrambi
egli supera : non più l'angustia [il pensiero di] ciò che ha
fatto o [di ciò] che non ha fatto.
23. Questo stesso è espresso nei versetti:
Questa è la sempiterna grandezza del brahmano : né s'ac�
cresce né diminuisce per l'azione che compie. Bisogna cercare
le tracce di questo [Atman] : una volta che lo si sia cono
sciuto non si è insozzati da azione malvagia.
Perciò colui che questo sa diventa calmo, tranquillo, in�
differente, paziente, raccolto in sé e in se stesso scorge l'At�
man, in ogni cosa scorge l'Atman; non lo vince il peccato,
anzi egli vince ogni peccato, non lo brucia il peccato, anzi
egli brucia ogni peccato ; libero da peccato, da passioni, da
dubbi, egli è un vero brahmano. Questo è il mondo del Brah�
man, o gran re; ad esso ti ho fatto giungere )). Questo disse
Yajfìavalkya e Janaka replicò: <(Io mi consegno a te, o vene
rabile, e anche i Videha ti consegno [come schiavi] )).
24. Questo è in verità il grande increato Atman, che sì
nutre dei cibi [mortaliJ e dona ogni ricchezza. Ricchezza
trova colui che così sa.
25. Questo è in verità il grande, increato Àtman, non
soggetto a vecchiezza, non soggetto a morte, immortale; esso
è il felice Brahman. Il Brahman invero è felicità e simile al
felice Brahman diventa colui che così sa.
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'37
QUINTO BRAHMA�A 21
�l. Il colloquio tra Yajitavalkya " lllaitreyi qui riportato sembra una versione
se.:ondaria dell'analogo colloquio di 2, 4·
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guerriero è cara la condizione di guerriero, ma a causa dd
l'amore di sé è cara la condizione di guerriero. Non a causa
dell'amore per i mondi son cari i mondi [ai loro abitatori
celesti e terrestri] , ma a causa dell'amore di sé son cari i
mondi. Non a causa dell'amore per gli dei san cari gli dei,
ma a causa dell'amore di sé son cari gli dei. Non a causa del
l'amore per i 'Veda san cari i Veda, ma a causa dell'amore di
sé san cari i Veda. Non a causa dell'amore per le creature
san care le creature, ma a causa dell'amore di sé son care le
creature. Non v'è nessun oggetto che si desideri per amore
di esso oggetto, bensì si desiderano tutti gli oggetti per amore
del proprio sé. È il sé dunque che bisogna guardare e sentire,
è al sé che bisogna pensare e rivolgere la propria attenzione,
o Maitreyl; quando, o cara, si vede, si ascolta, si pensa, si
conosce il sé tutto l'universo è conosciuto.
7. La dignità di brahmano abbandona colui che questa
dignità pensa esistente al di fuori dell'A.tman; la dignità di
guerriero abbandona colui che la pensa esistente al di fuori
dell'Atman; i mondi abbandonano colui che li pensa esistenti
al di fuori dell'Atman; gli dei abbandonano colui che li pen
sa esistenti al di fuori dell'Atman; i Veda abbandonano colui
che li pensa esistenti al di fuori dell'Atman; le creature ab
bandonano colui che le pensa esistenti al di fuori dell'Atman;
l'universo intero abbandona colui che lo pensa esistente al di
fuori dell'Atman. La dignità brahmanica, la dignità guerrie
ra, i mondi, gli dei, i Veda, le creature, l'intero universo non
san altro che l'A.tman.
8. Come non è possibile afferrare i suoni che escono da
un tamburo battuto, ma presi il tamburo o chi lo batte pur
il suono resta preso;
9. come non è possibile afferrare i suoni d'una conchiglia
nella quale si soffi, ma presi la conchiglia o chi vi soffia den
tro pur il suono resta preso ;
l O. come non è possibile afferrare i suoni d'un liuto che
venga suonato, ma presi il liuto o il suonatore del liuto pure
il suono resta preso : [così il mondo può conoscersi soltanto
afferrando, ossia conoscendo, l'Atman).
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'4' B�HADARAJ;"'.AKA UPANI�AD
che cosa potrà conoscersi quello per mezzo del quale tutto
l'universo conosce? ''· E proseguì: << L'Atman può essere defi
nito soltanto in senso negativo: esso è inafferrabile perché
non lo si afferra, non è soggetto a decadenza perché non de
cade, non è soggetto ad attaccamento perché non s'attacca;
privo di legami, non teme, né può essere colpito. Chi mai po
trebbe conoscere il conoscitore? Così hai ricevuto l'insegna
mento, o Maitreyi, e tanto è in verità [ciò che si riferisce all']
immortalità n. Così detto, Yajfiavalkya lasciò la dimora.
SESTO BRAHMAl';JA
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QUINTO ADHYA.YA '
PRIMO BRAHMA�A
SECONDO BRAHMA1:-JA 3
I. La quinta lettura della B.Up. è una ra.ccolta di aforismi per lo più stacc:�ti
tra Iom, di div<Xsa origine, di •·aria epoca, molro spesso indulgenti a giochi rli
paro\�, a enigmi, a etimologie fanruio:.e.
:!. L'Assoluto (quello), pur manifestandosi nel mondo visibile (questo), nulla
po=rdc della sua completezza. L'idcntificazioneo del Brahman con l'etere vuoi adom·
brarc il carattere inco>poreo ild primo, il quale è anche il Vt'da, che comprende
ogni conoscenza.
3· Sì raccomanda la pratica delle virtù, in una valutazione nettamente po•i·
riva dci valori della vita.
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BJ:tHADÀRAJ;ITAKA UPANI�W
TERZO BRAHMA:r;JA 4
QUARTO BRAHMAJ�A
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'43
QUINTO BRAHMAJ'fA 5
stretto dalle due parti dal satya e diventa esso stesso satya.
L'a12rta non colpisce colui che così sa.
2. Ora ciò che è il reale, è il sole lassù. L'essere [che sta]
nel disco solare (il Brahman cosmico) e l'essere [che sta] nel
l'occhio destro (il Brahman individuato), costoro sono fondati
l'uno sull'altro : a causa dei raggi il primo si fonda sul se
condo, questo a causa dei soffi vitali [riposa] su quello 7•
Quando lo spirito dell'uomo è sul punto di dipartirsi, allora
Yede nitidamente il disco [del sole] : i raggi infatti non più
gli fanno ostacolo.
3. Dell'essere [che sta] nel disco solare, la testa è Bhu� :
una è la testa, una la sillaba. Le braccia sono Eh uva� : due le
braccia, due le sillabe. I piedi sono Svar: due i piedi, due le
sillabe (m+ar). Il suo nome segreto è ahar ((( giorno ))), Colui ·
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'44
SESTO BRAHMA�A
SETTIMO BRAHMA�A
OTTAVO BRAHMAI)lA 8
NONO BRAHMAl)IA 9
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'45
DECIMO BRAHMA�A 1n
UNDECIMO BRAHMA�A
DODICESIMO BRAHMA�A
u>. Si ha qui un accenno aUa dottritu della via degli dei, che sarà più ampia
mente S\'iluppata in 6, 2, 15-16.
II. La vel""J. ascesi consiste nel sopfXlrt.are coraggio>amente i mali indissolubil
mente congiunti con la Yi<a.
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perché il respiro vitale s'esaurisce senza il cibo� Ma quando
siano congiunte in unità, queste due divinità possono proce
dere verso la perfezione. A questo riguardo disse un giorno
Pratrda al padre : (( Che mai di buono potrei fare a chi sa ciò,
che mai di male potrei fargli [, dato che è superiore a tut
to] ? >J. Quello rispose con un gesto della mano : (( Le cose
non stanno così, o Pratrda. Chi mai, soltanto perché s'è con
giunto in unità con quelle due [divinità], giunge alla perfe
zione? n. Poi gli disse : (( Vi J>. La sillaba vi indica il nutri
mento, tutte le creature quaggiù sono infatti fondate (vi!fa)
sul nutrimento. Poi disse ancora : ((Ram n. La sillaba ram
indica il respiro vitale, tutte le creature quaggiù godono (ram)
quando c'è il respiro vitale. Tutte le creature vengono a lui,
tutte le creature si compiacciono in colui che così sa u.
TREDICESIMO BRAHMA�A u
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'47
q. Esahazione della sihùri o giiyatri, una delle formule più sacre del }!.gvrda
(3. 6:-., Io), dedicata a\l'c:sa.ltazione del sole. (« Questo splendore eccellente - del
dio Sole noi meditiamo, - Possa vivificare le no•tre menti »). Il quarto verso,
che assicul'Ol un potere magico sui nemici, è invisibile e al di là d'ogni contatto
n ano, ma a sua volta è basato sulla forza c rul soffio vitale. Subito dopo si
:o
d1cc che Buçlila, ignorando che la bocca della giiyatrl è Agni, rin�cque come
l'ddante che porta Janaka: e ciò probabilmente significa che il culto apre la via
alla perfezione.
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15. I p�iina, o.,;ia i sensi sono chiamaci gaya, pP>priamcntc � famigli », per
eh�, come ad eo;empio la parola, producono rumore {giiyan11).
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16. Preghiera del m•Jrcnte, che s'augura di veder nel disco dd sole la figura
umana simbolo dd Brahman, eguale al piÙ vero se stesso. Gli •pirili vitali si riu
niranno ai loro archeùpi universali, mentre le aziorù wrnpiute determineranno la
condizione della rinascita. Le st<:soc strofe compaiono in !.iii Up., rs-rS.
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'5'
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SESTO ADHYXYA '
PRIMO BRAHMA]jA
I. La se>ta lcnura della B.Up. comprende la narrazione della contesa tra gli
org�ni dci sensi, che riconoscono la superiorità del respiro (primo briihma11a), la
dortrioa dei cinque fuochi e delle due vie che l'anima dell'uomo può seguire dopo
la rnone (second.,hriihmm;o.), la d.:scrizione delle cerimonie da celebrarsi per atte·
ncr.e grazie eccezionali (terzo briihmatJa) e per favorire la procreazione (quarto
br,ìhma,a). Trattazione parallela degli argomenti dei primi tre br<ihma11a della
B.Up_, pur con diversa disposizione degli stessi, si ha in Ch.Up., 5• l-Io; non
sembra tUttavia che possa parlarsi di d<>riv=ione dd primo testo dal secondo o vice·
>"etSa, ma si tratta probabilmente di donrine proprie di altre sçuole, accolte nelle
due Upa11i,ad per la loro importanza e mmostante la contradditoriet:ì con altri
passi. Così la dottrina dci cinque fuochi e delle due vie, che è la più esauriente
trarwzione antica della teoria della tra.smigraz.ioue delle anime, appariS<:e in sostan
ziale disaccordo con quanto esposto da Y:ijftavalkya soprattutto in 4 , 4• 3-6.
2. ll soffio vitale è il primo sia pcr qualità, sia perché precede le altre attività
5CIIsoric, essendo già attivo nel grembo della madre.
3· La par()la permette di ottenere: ogni cosa, se usata rettamente nell'inno.
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è sicuri su un terreno piano, si è sicuri su un terreno imper
vio. È ben sicuro su un terreno piano, è ben sicuro su un ter
reno impervio, colui che così sa.
4. In verità, per colui il quale conosce la prosperità, per
costui prosperano tutti i desideri che possa avere. L'udito in
vero è la prosperità: per mezzo dell'udito invero prospera
[la conoscenza di] tutti i "Veda. Prosperano tutti i desideri
per colui che così sa.
5. In verità, colui che conosce il rifugio, diventa il rifu
gio per i suoi, il rifugio per le genti. La mente invero è il
rifugio 4• Diventa rifugio per i suoi, rifugio per la gente, colui
che così sa.
6. In verità, colui che conosce la procreazione s'accresce
in discendenza, in armenti. Lo sperma invero è la procrea
zione. S'accresce in discendenza, in armenti colui che CO$Ì sa.
7. I soffi vitali, che erano in lizza per il primato, si reca
rono dal Brahman e gli dissero : {{ Chi è il migliore tra noi ? n.
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mento del respiro, non c'è cosa mangiata che non sia cibo,
non c'è cosa accettata che non sia cibo 6• I sapienti, che cono
scono ciò (ossia l a veste del respiro) si risciacquano la bocca
prima di mangiare e pure dopo aver mangiato. Cosl essi pen�
sano di non lasciare ignudo il respiro.
SECONDO BRAHMAJ::\!A �
6. Considnando ogni cosa fruita come cibo, e quindi fondamento, de\ respiro,
si gi<1nge all'affermazione dcll'unità di tutto l'esisteme. Ma questa uniù non esclude
differenze interne, come sembra di poter ricavare da quanto immediatamente segue:
nel contrasto tra cibo e respiro, il q01ale ultimo sarebbe leso dal primo, credo di
sorprendere l'ineluttabile contrapposizione tra ciò che è materiale c ciò che più si
avvicina allo spirituale.
7· In Ch.Up., luogo cit., alla contesa tra gli organi dci $COSi �guc immedia
tamente la cerimonia P"" ottEnere grazie ecceziCJnali, nella quale centro dcll'auen
zione sono appunw i vari sensi. Nella B.Up. queste cerimonie e quelle per la pro
creazi.-,ne sono invece giustapposte, con un riordinamento evidentemente suiore.
8. Come si vedrà in seguito occorrono cinque ablazioni, costituite pcr h mag
gior pane di ma!criali liquidi, perché sia messo in moto il process" evolutivo, con
cepito come un susseguirsi di sacrifici, da cui sorgerà l'embrione dell'uomo.
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è vero che questa scienza fino a questo momento non fu mai
posseduta da alcun brahmano. Io tuttavia te la rivelerò : chi
mai potrebbe respingerti quando parli così?
9. In verità il mondo di là è un fuoco [sacrificate], o
9
Gautarna • Il sole è il combustibile, i raggi sono il fumo, il
giorno è la fiamma, i punti cardinali sono i carboni, i punti
intermedi sono le scintille. Gli dei sacrificano in questo fuoco
la fede : da questa ablazione sorge il re Soma 10•
IO. In verità Parjanya (dio del temporale) è un fuoco
[sacrificateJ , o Gautama. L'anno è il combustibile, le nubi
sono il fumo, il lampo è la fiamma, i fulmini sono i carboni,
i chicchi di grandine sono le scintille. In questo fuoco gli dei
sacrificano il re Soma: da questa ablazione sorge la pioggia.
l l . In verità questo mondo quaggiù è un fuoco [sacri
ficaleJ, o Gautama. La terra è il combustibile, il fuoco è il
fumo, la notte è la fiamma, la luna è il carbone, le stelle sono
le scintille. In questo fuoco gli dei sacrificano la pioggia : da
questa ablazione sorge il cibo.
12. In verità l'uomo è un fuoco [ sacrificale] , o Gautama.
La bocca spalancata è il combustibile, il respiro è il fumo, la
parola è la fiamma, la vista è il carbone, l'udito costituisce le
scintille. In questo fuoco gli dei sacrificano il cibo: da que
sta ablazione sorge lo sperma.
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J J . Questa specie di corpo souilc, purificato dalla fiarnnla dd wgo, sarà poi
.'-acrificato come fede dagli dei nd mOJndo di là.
n. La " via degli dei » porta all'eterna dimora nel mondo dd Br:iliman gli
anacGre!Ì; la « �"ia dei Mani " riporta su questa t""ra coloro che hanno vissuto la
YÌta virtuosa del capo di famiglia. Una rinascita come spregevole insetto rocca infine
a chi nc>n conO$CC- né l'una né l'altra via. Diverso sembra, rispetto alla dottrina dei
cinque fuochi, lo spirito informatore de!la dottrina delle due vie, non tanto per
la diversità delle varie tappe sul cammino del ritorno alla vita, quanto perché com
pare !"ideale della liberazione e il d�-stino dopo la morte e anche la condizione
de!la nuova vita sono determinati dal rimerito delle azioni compiute. Que•t'ultimo
punto è sottolineato nella versione della Ch.Up . • 5, 10, 7·
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;
l
mondo dei Mani, dal mondo dei Mani nella luna. Giunti che
siano alla luna, essi diventano nutrimento e gli dei quivi se
ne cibano come si cibano della luna con le parole << Accre
sciti, riduciti ! ». Poiché questa [sosta] è per essi terminata,
allora ritornano nello spazio, dallo spazio passano nel vento,
dal vento nella pioggia, dalla pioggia sulla terra. Giunti che
siano sulla terra, diventano cibo e di nuovo sono sacrificati
in quel fuoco che è l'uomo e rinascono in quel fuoco che è la
donna. Giungendo ai diversi mondi, continuano così il loro
ciclo. Ma coloro che non conoscono queste due vie, rinascono
come vermi, insetti e tutte le specie che mordono ».
TERZO BRAHMAI':;JA
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'59
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l
'
13. Mentre finora i riti de><:rittì erano direni all'acquisizirme di beni mate
riali, qui appari><:e, preparata dalle identificazioni del § 4, la tipica 3spirazione
upani�dica al supera.mcmo ddla vita terrena e all'immedesimazione nella �ila uni
vers:.. La Sii<'itri � la celebre strofa di l.{V., 3, 6z, 10 in onocc dd Sole; le srrufe
" del miele " appartengono a J.Z.V., I, 90, 6-8.
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Ecco il re, il signore, il sovrano! Possa questo re e signore
renderrni sovrano! JJ.
6. Poi ne beve un sorso e dice:
(( Questo splendore eccellente...
Miele portano i venti, miele i fiumi a colui che è giusto;
ricche di miele ci siano le erbe. Bhu�, Sviihii !
(( del dio Sole noi meditiamo.
Miele siano la notte e le aurore, ricca di miele sia la pol�
vere della terra, miele ci sia il padre cielo. Bhuva�, Sviihii!
u Possa vivificare le nostre menti.
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1 2. Satyakama Jabala la rivelò ai suoi discepoli e disse :
(( Se uno la versasse anche su un tronco disseccato, nascereb
bero i rami, apparirebbero le foglie ! l). Non bisogna rivelare
[il segreto di) questa [bevanda) a nessun altro se non al
figlio o al discepolo.
1 3. Quattro volte viene impiegato I'udumbara [in que
sta cerimonia1 : di udumbara sono infatti il cucchiaio, la
coppa, il combustibile, le due bacchette per mescolare. Dieci
sono le specie di cereali domestici: riso, orzo, sesamo, fagioli,
miglio, panico, frumento, lenticchie, piselli e veccia. Dopo
che sono stati pestati, vengono irrorati con latte acido, miele
e burro. Poi si liba con il burro fuso.
QUARTO BRAHMA�A 14
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BJ_UIADARA�AKA UPANI�AD
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dica: ({ Con l'energia, con lo sperma io ti tolgo lo sperma JJ,
e così quella rimane sterile.
I l . Se desidera che qualcuna concepisca un figlio, si uni�
sca con lei, congiunga la bocca con la bocca, inspiri ed espiri
e dica: (( Con l'energia, con lo sperma io ti arreco lo sper�
ma )J, e così quella rimane incinta.
1 2. Se la moglie ha un amante che egli odia, dopo aver
posto del fuoco in una coppa di terra non cotta e aver fatto
un cuscino di frecce [disposte] in direzione contraria [ a
quella abituale nel sacrificio) , nel fuoco sacrifichi le punte
delle frecce, disposte a rovescio, dopo averle unte con burro
fuso, mentre dice:
({ O tal dei tali, tu hai sacrificato nel [fuoco] acceso da
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BI
U
, HDARAJ:<YAKA UPANt�AD
'5· De:t del piacere amor<>So. come Sini--�11. ricorJata più sotto.
16. Vih5.vasu è un genio lascivo, che contende al marito il possesso della
<pma. Cfr. J:?,_ V., ' , 85, 22.
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J
,66
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26. Poi gli impone il nome : « Tu sei il Veda >>. Questo
18•
in verità è il suo nome segreto
27. Quindi lo consegna alla madre e gli dà il seno e
dice : << Questo seno è fiorente, delizioso, datore di ricchezza,
abbondante, generoso, tu alimenti con esso tutte le cose de
gne : o Sarasvati, tu l'hai dato perché sia succhiato [al mio
bambino ] . >J (J3.V. , r, r64, 49).
28. Poi si rivolge alla madre e dice : << Tu sei Içla Maitra- .
varul).i 19 tu insieme con un eroe hai generato un eroe. Genera
molti eroi tu che ci hai donato un eroe! >>. D'un tale uomo si
dice: <l In verità tu hai superato il padre, hai superato l'avo >1.
Chi è figlio d'un brahmano che così conosce in verità ha
ottenuto la meta più alta, per quanto riguarda la fortuna, la
gloria. lo splendore brahmanico.
QUINTO BRAHMAl':lA
tS. Secondo il codice di Manu (Il, 30) il vero nome è dalo dieci giorni dopo
la nascita.
19. Di,·inità pastorale, che dona ri,toro e garanti;;.ce abbondanza.
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da Pracinayoglputra, questi da Safijiviputra, questi da PraS
niputra Asurìvasìn, questi da Asurayal).a, questi da Asuri,
questi da
3. Yajftavalkya, questi da Uddalaka, questi da Aruga,
questi da UpaveSì, questi da KuSri, questi da VajaSravas, que
sti da Jihvavat Badhyoga, questi da Asita VaqagaQa, questi da
Harita Ka§yapa, questi da Silpa KaSyapa, questi da KaSyapa
Naidhruvi, questi da Vac, questa da Ambhi!M, questa da Adì
tya. Queste formule sacr:ificali dette bianche sono divulgate da
Yajùavalkya Vajasaneya.
4. L'elenco è lo stesso fino a Sanjiviputra. Safi.jiviputra
[ricevette la dottrina] da Mal).Q.Ukayani, questi da Magçlavya,
questi da Kautsa, questi da Mahitthi, questi da Vamakak�a
yal).a, questi da Sat:J_çlilya, questi da Vatsya, questi da KuSri,
questi da Yajftavacas Rajastambayana, questi da Tura Kava
�eya, questi da Prajapati, questi dal Brahman. Il Brahman è
l'essere esisten:e per se stesso. Onore al Brahman !
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CHANDOGYA UPANI�AD
La Chtindogya Upanirad, {( Upanirad riguardante il chandoga o
cantore ùelle melodie ))' appartiene al Siimaveda ed è una delle più anti
..:hc c vaste UpaniJad esistenti. f: divisa in otto prapiithaka, alla !or
volta diYisi in khal)ç/a, in prosa con qualche strofa inserita, ed è una
raccolta piuttosto eterogenea dì materiali di diversa epoca.
TI punto di partenza è costituito dalla considerazione e dall'inter
prernione del sliman e delle sue parti; poi si passa all'indagine sul pri
mo principio e alla contemplazione dell'identità fra Atman e Brahman
(o Sat, come spesso viene chiamato l'Assoluto in questa Upanirad), che
rappresentano il tema comune a tutte le Upanirad. Abbastanza nume
rosi sono gli argomenti comuni con la B.Up.; particolarmente intere3-
santc poi è il sesto prapit!haka, dove nell'insegnamento impartito da
l�Jdalaka al figlio Svetaketu si ha un atteggiamento assai raro nelle
Fptml!·ad, voglio dire il desiderio di esperimentare e di corredare di
pmvc purchessia la propria argomentazione.
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PRIMO PRAPli.THAKA '
PRIMO KHAl';ll;>A
2. L'udgltha èe<:juivalcote ali� sillaba sacra Om, che ndb sua denominazione
di a�·,ara
significa sia « sillaba "• sia « irr:.p<:rituro
». Per questa identificazione
l"udgitha è l'essenza di tutte le essenze, il principio che <endc il sacrificio perfetto
c fruttuoso.
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'7' CHANDOGYA UPANI�AD
5 . La re è la parola, il
è la sillaba Om 1•
siirnan è il soffio vitale,
Parola e soffio formano una coppia simile
l'udgltha
'
a quella formata dalla re e dal siiman.
6. [ I componenti di) quest'ultima coppia si uniscono nel
la sillaba Om. Quando i due membri di una coppia si uni
scono, allora compiono uno i desideri del] 'altro,
7. e veramente compie tutti i desideri colui che, così cono
scendo, venera l' udgitha come fosse la sillaba [ Om ] .
B. Questa sillaba esprime pure l'assenso. Quando si assen
te a qualche cosa, si dice infatti Om. Ma assenso vuoi dire
riuscita. Riesce infatti a realizzare tutti i desideri colui che,
così conoscendo, venera l'udgltha come fosse la lettera [ Om ] .
9. Da essa procede la triplice scienza. Dicendo Om si in
troducono [le formule del Yajurveda] , dicendo Om si reci
tano [gli inni del�guda], dicendo Om si cantano [le melo
die del Siimaveda] , e ciò per onorare questa sillaba, a cagione
della [sua] grandezza, del [suo] valore essenziale.
l O. Con essa compiono il sacrificio entrambi, tanto chi
così sa quanto chi non sa. Ma diverse sono [nei loro effetti]
la scienza e l'ignoranza. E soltanto il sacrificio che si compie
con scienza, con fede, con la mistica dottrina, esso solo è vera
mente efficace.
Questa invero è la spiegazione della sillaba [ Om ] .
SECONDO KHANI)A �
3· L'inno n<:m può c0ncepirsi senza la parola, com<: il canto melodico non
s:iiman si congiungano, os>Ìa trm-ino la loro
sussiste senza il respiro. Che poi re e
essenzialità, ndla sillaba Om, è tutt'altro che dimostrato; ma il ntc si lascia tra
scin:ue dall'a�CJmato doppio valore di akeara, per cui Om si configura appunto
come l'Assoluto.
4· L't�dgitha io idemko �l mukhya prii1J«, o meglio: l'ernità misteriosa che è
I"udg"i1ha trova il suo corri�pondente semibilc nd soffio YÌiale che sta ndl� bocca,
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CHANDOGYA UPANI�AD '73
pre-siede all'alimentazione cd � >Upcriorc a rutti gli altri sensi. Ciò è narrato con la
l�ggenda della lotta tra dci e demoni, che trova riscontro in R.Up., 1, 3·
5· Come br�man<f,, il soffio eh� rorta !"alimento.
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'74 CH.:ÌNDOGYA UPANI�D
··�
l O. Ail.giras venerò questo [soffio] come l'udgltha, anzi
SI ritiene che esso sia [identico ad] Ailgiras, poiché è l'es-
senza (rasa) delle membra (ailga).
I l . B.çhaspati lo venerò come l'udgitha, anzi si ritiene
che esso sia [identico i] B.rhaspat:i : brhaii indica la parola
ed esso ne è il signore (pati).
1 2. Ayasya lo venerò come l'udgitha, anzi si ritiene che
esso sia [identico ad] Ayasya, perché esce dalla bocca (iisyiid
ayate).
1 3. Ben lo conobbe Baka, discendente di Dalbha. Egli fu
il sacerdote cantore degli eremiti del [sacro] bosco Naimi�a
e con i canti garantì loro il compimento dei desideri.
14. E in verità assicura con i canti il compimento dei
desideri colui che, così conoscendo, venera l' udgitha come
fosse la sillaba [ Om] .
Questo per quel che riguarda l'individuo.
TERZO KHAT>TJ)A 5
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CHAt."DOGYA \TPANI� 175
sJmiina, il quale vocabolo indica anche un soffio particolare, ma nel caso op�-<:ifìco
ha tutt'altro signifìcaw (dr. Sn1.ur, Ch.Up., p. 5, nota 4).
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,,,
QUARTO KHA1';H)A 9
QUINTO KHAl)TJìA 10
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CHANnoGYA UPANI�AD '77
SESTO KHAJ';QA r2
12. !\ei l(h. 6 e 7 si hann<' >pcc<.�lazioni s<.�lla re e sul siiman, il quale è fon
dato sulla prima, poiché la melodia si basa sul testo del verso. Si considerano varie
cntit� cosmiche e varie capacità individuali che stanno nello stesso rapporto di
dipend<:nza dci due termini liturgici. Dalla menzione del sole si passa alla consi
deraziooc del personaggio aureo o:>istentc nel disco wlarc. rh;, è identico al pcr<<J·
naggio esistente nell'o.;chio dell'individuo, simboli l'uno e l'alrro dell'unità dell'e·
sis1ente. Qnesta unità è pW"e adombrata nella parola 5liman, che è quasi omofona
di 5iima, " identità • : si vuoi cioè suggerire che identità esiste tra i comp<>ncnti di
essa, che sonn 5d c ama, forme dei pronomi dimostrati\·i " questo " e « qudlo ,,
indicanti rispettinm�nt<: la sfera del perccpibilc c la sfera del trdscendcnlc.
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sulla re si canta il siiman. Sa è il cielo, ama è il sole : quindi
si ha siiman.
4. La re è il complesso degli astri, il siiman è la luna. "
[Come la luna sulle stelle, che sono le stazioni del suo cam·
mino] , così il saman è fondato sulla re. Perciò fondandolo
l
sulla re si canta il siiman. Sii è il complesso degli astri, ama
è la luna: quindi si ha siiman.
5. Ancora, la re è la luce splendente del sole, il siiman è
il colore azzurro cupo, nerissimo 13• [Come questo su quella],
così il siiman è fondato sulla re. Perciò fondandolo sulla
re si canta il siiman.
6. Sii è la luce splendente del sole, ama è il colore azzurro
cupo, nerissimo: quindi si ha siiman.
Poi quella persona tutta d'oro che si scorge nel disco so-
lare, con la barba d'oro, con i capelli d'oro, completamente
d'oro fino alle unghie :
7. i suoi occhi sono come delle ninfee rosse, il suo nome
è Supremo (ut), poiché si solleva oltre ogni male. Pure si sol
leva oltre ogni male colui che così sa.
B. La re e il siiman sono i due gep;a (canti ?): da qui le
parole udgltha e anche udgiitar, ossia cantore di esso (chia
mato ud). Egli domina sui mondi che sono al di là di quel
[sole] e domina pure i desideri degli dei. Questo per quel
che riguarda le entità cosmiche.
SETTIMO KHA�A
IJ. Tale colore apparisce, secondo Saflkara, quando si fissa l'occhio nel ful
gore del sole e quindi dipende da questo.
14. Sa:ondo SaiJkara priir;a in questo caso significa odor2to o : come il naso
K
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'79
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CHANDOGYA Ul•ANI�AO
OTTAVO KHA!':JQA ��
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CHArmoGYA UPAN!�W ,,,
NONO KHA�A
DECIMO KHAI';."JìA 19
tg. "<ella storia di t:��sti sembra di poter rilevare che è lecito, in cuso di
no::essit� streua, non attenersi :ri pr,..,Hti più rigidi, purche non s' ind lllga al prn
pno piaccre c non si nuoccia agli interessi aluui. L'insegnamento di tJ!asti, che ha
alta coscicnz� del proprio sap�r<: c la cui moglie si rivela preveggcntc. consiste nd
m<Otte,-c in rappono le tre pa.ni dcl canto riruale cou il priir;.a, il sole, il cibo, ser
\·.:ndosi dci soliti appigli P'eudoetimologici.
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2. Una volta egli richiese l'elemosina al ricco mentre que
sti mangiava delle fave. E quello rispose : « Non ce ne sono
altre, se non queste che mi son state poste davanti >> 20•
3. << Dammene di quelle >>, replicò. Allora il ricco gliele
diede e aggiunse : (( Ecco anche da bere >>. [Ma U�asti ri
fiutò: J <t Sarebbe per me bere degli avanzi J>.
4. << Non erano avanzi anche quelle [fave] ? >>. << Non
avrei potuto vivere senza mangiare di quelle - replicò - bere
è [invece soltanto J un desiderio >>.
5. Dopo aver dunque mangiato, portò quanto era avan
zato alla moglie. Ella aveva già ricevuto elemosina bastante,
quindi prese le fave e le ripose.
6. Al mattino, lasciato [il letto J , U�asti disse : << Ah! se
avessimo del cibo [per affrontare il viaggioJ potremmo gua
dagnarci un po' di soldi. Un re vuoi fare un sacrificio e po
trebbe scegliermi per tutti gli incarichi rituali >>.
7. La moglie gli disse: << Orbene, o marito, ci sono que
ste fave ». Egli le mangiò e s'avviò a quel sacrificio che era
stato organizzato
8. e là si sedette presso gli udgiitar, che nel luogo loro
risen'ato stavano per dar inizio al canto. Egli disse al prasto
tar 20 bis :
9. << Prastotar, se canterai il prastiiva (preludio) senza co
noscere la divinità che al prastiit'a è interessata, la tua testa
cadrà >>.
IO. Parimenti disse all'udgatar : << Udgiitar, se canterai
l'udgitha senza conoscere la divinità che all'udgltha è inte
ressata, la tua testa cadrà ».
I l . E ancora disse al pratihartar: « Pratihartar, se can
terai il pratihiira (replica) senza conoscere la divinità che al
pratihiira è interessata, la tua testa cadrà J), Quelli allora so
spesero le operazioni e rimasero in silenzio.
:w. L'esitazione del ricco è doYuta :ù fatto che gli avanzi sono impuri.
�·• bi5. Y�di, per le fun.zioni d�i .-ari sacc•doti, nota 3 a P - Ib6 sg.
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CIL\NDOGYA UPANI�D
UNDECIMO KHAWA
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CHX:<!DOGYA VPANI�AD
DODICESIMO KHA�pA 2t
TREDJCESIMO KHA�pA 23
zi. Dci cani, guidati da un cane bianco, intonano un loro canto rituale, eh<:
ha per scopo l'orrenimento di cibo, che nel capitolo precedente è considerato divi
nità. � una satira wnrro l'avidità di certi sacerdoti o è un aneddoto simbolico,
mirant<: ad affermare l'universalità della richiesta di b.,ru mat�riali c l'indi;;prnsa·
bililà dd cibo come sostegno della •·ira?
22. Canto che accompagna la prima offcru di soma.
�3· Le diver>e •illabe che ricorrono nel canto liturgico >nno idenùficate con
varie enùtà. o perchf ricorrono in strofe dedicate ad alcune di e>Se, ovvero sulla
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CHANDOGYA UMNI�AD
ba<c di accc>otamenti del tutto fa..otasiosi. Ad esempio alh11 corrisponde alla luna
perché a è l'iniziale di �rma, " cibo �. tha significa " fondato ,, e la hma è fon
da!3 m·,·ero consiste di cibo.
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., ' ,
PRIMO KHAl':Jl)A
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CKANDOGYA UPA.."'I�
TERZO KHA!':JQA
QUARTO KHAl>.TJ;)A
tuplice.
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,;;
CHh>DOGYA UPANI�AD .,
QUINTO KHA]':JQA
SESTO KHA�lìA
SETTIMO KHAJ':l'QA
OTTAVO KHA�.QA
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CH.:i:NPOGY� UPANI�AD
NONO KHA�QA
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CliKNDOGYA Ul'AKI�AD
DECIMO KHA�lJ;)A �
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CHÀ�DOGYA UPANI�AD
UNDECIMO KHA�A 6
DODICESIMO KHA�l)A
l . Il hùikiira
è [il fuoco] quando s'accende con la fri
zione: il prastiiva quando si forma il fumo; l'udgitha quando
rifulge; il pratihiira quando ci sono i carboni ; il nidhana
9-mndo si spegne. Il [ siiman] rathantara è intessuto nel
tuoco.
2. Colui che sa che questo [ siiman] rathantara è intes
suto nel fuoco, possiede lo splendore della scienza sacra, è
mangiatore di cibo, ottiene una vita completa, a lungo vive,
diventa ricco di discendenza e di armenti, ricco di gloria. Non
bisobrna sciacquarsi la bocca né sputare verso il fuoco : questo
è il precetto.
TREDICESIMO KHAJ:-,TJ)A
6. Si considerano dieci tipi di siim<w, che vengono mcsoi in relazione con dieci
<ttie di fcn·�meni, di ognuno dei quali il.riimar< in qucslione forma la trama, ns.>ia
cmtituisce l'essenza. ll pm=<o della conuscenza, cui questot volta è aggiunta una
norma di condotta, permette come al solito l'ottenimento di vantaggi e beni. Il
nome dei siiman qui ricordati dipende o dai metri in cui è composm i! testo, o dal
nome di qualche veggcntc, o dalla parola iniziai,-, di qual<:he verso vcdico.
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'9' CHfr::NDOGYA UP.I.NI�o\.D
QUATTORDICESIMO KHAJ':-JJ;)A
QUINDICESIMO KHA�-pA
1. Il hiiJkiira prastdva
è quando i vapori s'addensano; il
quando si forma la nube; l'udgitha quando piove; il prati
hiira quando lampeggia e tuona; il nìdhana quando [la piog
gia 1 cessa. Questo [ siiman] t/airupa è intessuto nella pioggia.
2. Colui che sa che questo [siiman] vairupa è mtessuto
nella pioggia, possiede nelle stalle grassi armenti di tipi di
versi, ottiene una vita completa, a lungo vive, diventa ricco
di discendenza e di armenti, ricco di gloria. Non bisogna
lamentarsi quando piove: questo è il precetto.
SEDICESIMO KHA�.QA
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'93
DICIASSETTESIMO KHA:t::-.TJ;)A
DICIOTTESIMO KHA�QA
DICIANNOVESIMO KHA!:-JQA
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'94 CHANDOGYA UPANl�AD
VENTESIMO KHAl:JlìA
VENTUNESIMO KHA�A
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CHXNDOGYA Ul'ANl�AD '95
VENTIDUESIMO KHAI)n;)A 7
i· \'arie maniere di cantare i siinum, diYin.ità alle quali sono dedicati, scopi
dd canto c modi di pronunciare le varie daci di suoni.
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CHiiNDOGYA UPANI�AD
VENTITREESIMO KHANQA 8
VENTIQUATTRESIMO KHANI;>A 9
8. L'adempimento dci vari doveri, che son legati alle cose del mondo, consemt:
di raggiungere ricompense limitate, Sc.ltanto la conoscenza assicura l'immortalità..
Seglle (e il collegAmento è forse dovuto solamente al fatto clle anche qui ricorn:
una triplice divisione) un brano sull'origine de! sacro suono Om, che è La quintes
senza dci Veda e quindi dell'universo.
9· Metodo per assicurarsi un mondo, ossia un posto dopo la mc.nc, nei =
mondi presieduti dai tre gruppi di divinità alle quali Yiene offerto il rrip\içc saçri-
6cio giornaliero dd soma.
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CflANDOGYA UPANI§AD '97
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1
1
'
CHANDOGYA UPANJ�AD .
'
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TERZO PRAPX'fHAKA '
PRIMO KHAI':roA
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4. Questo [fu il succo cheJ fluì e si dispose intorno al
sole : esso costituisce l'aspetto rosso del sole 5•
SECONDO KHA�lJ)A
TERZO KHANJ,;>A
QUARTO KHA'l')JQA
5· Nel sole possono s.:o�geni va�i çolori, ,·ariamente identificati. Vedi ad e;.
B.Up., 4• 3· 20; 4, 4, 9·
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CHANDOGYA UPANI�AO "'
QUINTO KHA�A
SESTO KHA�QA
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CHA.."'DOGYA UPANl�Ul
SETTIMO KHAmìA
OTTAVO KHAI':Jl)A
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CHANDOGYA UPANI�AD "3
NONO KHAl':J"QA
DECIMO KHAl':J"QA
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UI\TDECIMO KHA:r;.JQA
l . Una volta poi che s'è levato allo zenith, [il soleJ non
più sorgerà, non più tramonterà: tutto solo rimarrà fermo
nel mezzo. A questo proposito c'è una strofa :
2. In verità lassù (nel mondo del Brahman) non mai è
tramontato, non mai è sorto [il sole] . O dei, per questa ve
rità possa io non essere mai separato dal Brahman.
3 . Non più sorge, non più tramonta [il sole] , è giorno
una volta per sempre per colui che così conosce la dottrina
segreta del Brahman.
4. Questo rivelò Brahma a Prajapati, Prajapati a Manu,
Manu ai suoi discendenti. E questa [dottrina del] Brahman
rivelò il padre a Uddalaka Arlll).i, il figlio [suo] maggiore.
5 . Questa [ dottrina del] Brahman il padre in verità deve
insegnare al figlio maggiore o a un discepolo degno
6. e a nessun altro, anche se gli si donasse la terra circon
data dalle acque con tutti i suoi tesori : invero questa [dot
trina del Brahman] vale ben di più - ben di più vale.
DODICESIMO KHA:r;.JJ;)A 1
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CH:4:mJOGYA Ul'Al'l�AD
TREDICESIMO KHA:t'[J)A n
3. L'idemità fra terra e corpo. peraltro quasi ovvia, pare qui fondata sul fauo,
che �mrambi son la sede di qu�khe fenomeno, cioè rispettivamente ddle cr�arure
" dc1 :emi. La spiegazione del commentario, secondo il quale in entrambi sì tro"
vano l prd'J" (rispettivamente " clementi ,, e « sensi ") non è convincente.
9· L gJy<Jfl'i è sesruplicc in quanto è : parola, uni,·crso, terra, corpo, cuore,
soffi '"itali; altrimenti. dice il commento, il numero di sci non si raggiungerebbe.
L:' qu�na parte ddla gdyatri è invisibile (cfr. B.Up., 5, 14, 1-4). La strofa rìgve
��� neorù:ua si riferisce al macrantropo primigenio con il quale h giiyatii è iden
llhcata.
T�. " Pieno " è epiteto dell'Assoluto (cfr. B.Up , 2, I, 5, dove tuttavia la
ddimzwnc è respinta; ma \"cdi E.Up., 5, r , 1).
li. Dal cuore per mezzo di rinque ..:mali o aperture, che sono equiparati �i
�';tlì.
nrali c ai sensi c messi in rl':lazion<: con entità naumùi, si giunge al Brahman.
a il fuoco, la luce dd Brahmao è lo stess.o fuoco che esiste nel corpo dell'uomo.
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CliANDOGYA UPANI�AD
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CHANDOG'iA Ul'ANI�AD
QUATTORDICESIMO KHAWA 12
1:!. Sàç.dilya afferma in termini liricamente ispirati l'identità l:r.! anima indi.
.
nduale c Brahman. A questa unione bisogna tendere ndla
vita, perché la volontà
determina il dcsùno dopo la morte. n brano ricorre quasi
eguale in Satapatha
Briihm�r;a , X, 6, 3,
..
2 ed è for;e la più antica attes[<l2Ì<mc dell'identità tra Atrnan
c Brahman,
13. Denomina:�;ione mistica del Br;�hm�n, che Sallkara imerpreta come « ciò
da �ui tutto nasce (jan), in cui tutto si dissolve (la dalla radke li) c per cui tutto
resptra (an) ».
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2Q8 CHANDOGYA Ul'.-\NI�AD
QUINDICESlMO KHAWA H
14. Cerimonia magica contro la pcrdita d'un figlio. ll vénto è pel cosmo ciò
che u.ofiglio è: nel4 famiglia: l'identici tr,a mìcrocosm� e macrocosmo vien quindi
sfnlttata pu interessi personali.
15. Rivolti vers.o oriente si liba agli dei (juhoh); Yama che tutto \·ince è j} re
del mezzogiorno;. il re Varul)ll. e Kubera sono i custodi dell'occidente e del set
tentrione.
I6. Si pronuncia per tte vohe il nome del nglìo.
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Offerta sacrale. Stampa popolare moderna.
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C&ANDOGYA UPANl�
SEDICESIMO KHA�J;)A 17
17. Nei kh. 16 e 17 il sacrificio vicn fatto corrispondere alla vita umana: le
rre spremìturc quotidiane del soma sono le varie età, le di,·inità che presiedono alle
cerimonie sono i soffi vitali, le cinque parti principali del rito sono i vari atti della
,·ita fisica e morale. Salute c lunga vita sono p�omesse a colui che ha questa cono·
s.::enz.a, ma anche l'accesso alla luce eterna, garantito dall'adempimento dei pre·
cetti morali.
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'" CliANDOGYA UPA!\:I�D
DICIASSETTESIMO KHAJ:-rQA
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CHANOOGY!l. UPANI�D
DICIOTTESIMO KHAr:nìA 21
::!n.
Si tratta di due strofe (�.V., 8, 6, 30; I, 50, 10) rifcritc al dio Sole.
, ,."l.Come per SiQ.ç\ilya, il Brahman è l'intdl;:rro, cui corrisponde lo spazio.
:\dJ rntel!ctto si riassumono i sensi, ognuno dci quali, con il suo corrispettivo
cosmico, brilla di propria luce.
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CiiXNDOGYA Ul'ANl�AD
DICIANNOVESIMO KHA�OA :n
JJ
-:i
:22-. ll sole è per cruì dire la parte migliore dell'uovo cosmico, ma non ;;_, al·
mrno in questa cosmogonia piuttosto incongrua, l'essere da cui runo prvviene.
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QUARTO PRAPATHAKA
PRIMO KHAl';-'l;)A t
torc ». Un principe celebrato per la sua generosità, J:ina>rmi, sente delle oche sei·
ratichc cdd>rare Raikva, il quale con la sua duurina_raccoglic il frutto d�lle buone
opere non soltanto proprie ma di tutte le creature. Raikva, che vive stranamente
e viene trovato dopo lunga ricere:t, rivela a Jinakuti che tutto finisce nel vento,
ono=ro, per quanto riguarda l'individuo, nel respiw. :E: questa una ddk più anti·
che esposizioni della dottrina dd respiro, simbolo (o prccorritorc?) dell'Atman·
Brahman. Vedi soprattutto R. Hu:sCH!l.D, in « Mélanges d'lndianisme a la mé.
moi•e dc L. Rcnou "• Parigi, 1968, pp. 337-365.
2. L'epiteto di Raib·a, SayugYan, sembra csse<e c;prcssione tecnica del gioco
dei dadi e indicare il colpo ,·iocente, che è il krta c ottiene tutte le dieci parti della
posta in gioco.
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"4 CHANDOGYA UPANl�AD
li
disse allo scalea : ({ Ehi tu! [Sei tu che hai detto queste
frasi : ] " Come se fosse Raikva, il Pigliatutto. Chi è mai
Raikva, il Pìgliatutto? Come al krta che ha ottenuto l a vit
toria toccano [le poste puntate sui J punteggi inferiori, così
a costui tocca tutto ciò che di buono compiono le creature.
'
l
Colui che sa ciò che questo [Raikva] sa, io lo chiamo così
(ossia : il Pigliatutto) " ? >>.
7, Lo scalea cercò e tornò dicendo che non l'aveva tro
vato. Allora [JanaSruti] gli disse : << Ehi tu! cercalo là dove si i
deve cercare un brahmano >>. l
8. Quello si avvicinò rispettosamente a un [uomo] che l
sotto un carro si grattava la scabbia e gli chiese : << Signore, !
sei tu Raikva, il Pigliatutto ? >>. << Eh già, sono proprio io! >>, '
'
rispose. Allora lo scalea tornò dicendo : <<L'ho trovato >> 3• l
i
SECONDO KHAI';JQA l
'
-J
3· U r;�cconto è assai s<>mmario. Le cose sunno probabilmente così: il prin
cipe, che dorme sulla terrazza dd palazzo insieme con lo scalea, al qu.ale toc=
<JUesto pri,·ikgio, ode nd dormiveglia le parole dclle oche, ma non sa a chi attri
l
buirle e dubita che le abbia pronunciate lo scalco, al <JUale dà implicitamente l'in
carico di rronrre R.aikva. Costui sembrerebbe personaggio già noln per fama di
!'
i
sapienza, malgrado la stranezza dcll'abi�:�re su un carro, la scarsa pulizia e una
certa asprezza nel padare: ma queste caraneristiehe rendono piii singolare la sua
capitc>lazione di fronte alla leggiadria dclla figlia di J:inakuti.
4· L'epiteto è. eYid<'ntemcnte dispregiativo. l
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CHANDOGYA UPANI[iAD
l. ((
In verità il vento è un assorbitore. In verità quando
il fuoco si estingue è nel vento che va a finire; quando il sole
tramonta è nel vento che va a finire; quando la luna tramonta
è nel vento che va a finire;
2. quando le acque si disseccano, nel vento vanno a fini
re. È proprio il vento che assorbe tutte queste [manifesta
zioni J . Questo per ciò che riguarda gli elementi cosmici.
3. Per quel che riguarda l'individuo : in verità il respiro
è un assorbitore. Quando ci si addormenta, è nel respiro che
va a finire la parola, è nel respiro che va a finire la vista, è
nel respiro che v<:� a finire l'udito, è nel respiro che va a .fini
re _1l pensiero. i-: proprio il respiro infatti che assorbe tutte
queste [manifestazioni].
4. Questi sono in verità due assorbitori: il vento tra gli
elementi cosmici, il respiro tra i soffi vitali ll.
5 . Un giorno un novizio domandò l'elemosina a Saunaka
K.apeya e ad Abhipratarin Kak§aseni mentre erano a tavola.
!\:an gliene diedero 5•
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CfiANDOGYA VPANI�AO
QUARTO KHAI';IT;>A s
1
venerata, vorrei studiare la scienza sacra. A qual famiglia ap
partengo dunque ? J>.
l
6. La dentatura d'oro indica forse soltanto l'inressaute voracit.à del vento=
respiro, che a�orbe, ossia divora, anche quello che non è cibo, ossia gli elementi
del cosmo.
7· l cinque e cinque souo rispettivamente vento, fuoco, sole, luna, acqua e
respiro, parola, vista, udito, mente, ossia tutto l'lllliverso. ll krta, il colpo vin
cente al gioco dei dadi, è quindi equiparato :ill'universo ed è detto " cibo », forse
per sottolinearne la materialità e la po�ibilit.à di =ere fruite>. Ma il numero dieci
richiama la viràj, che è uua strofa di dieci piedi, ma anche la marrna primordiale
in eui tntto si riassorbe e in cui runo può quindi vedersi.
8. Kh. 4-9. Leggenda di Satyak.ima Jabala, il quale è riscattato dalla sua
origine illegittima e può pertanto iniz.ian il uoviz:iato, grazie all'amore che porta
alla veri�d.. Sottoposto a uua dlll"a prova dal maestro che vuoi saggi� la sua obbe
dienza, Satyakfuna adempie al compito impostasi c ha così per via miracolosa b
rivelazione dell'essenza del Brahman, che è diviso in quamo quarti, alla loro volta
quadripartiti : tre qu�rti comprendono il mondo �oo, un quarto l'uomo. L'in
segnamento si ha per opera di quamo esscri che rappresentano probabilmente i
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J
CllANDOGYA UPA._"'l�AD
QUINTO KHA!':IT>A
quattro clementi cosmici: fuoco, terr�, sulla quale si muove il tQrn, spazio, nel
�u�e ""la l'oca selvatica, acqua, nella quale s'immerge lo smergo per trovare
ll ubo.
9· Poiché J.iibàla significa sia figlio di Jab.ili:i sia figlio di Jab:ila, la madre
Ftnsa che l'origine illegittima dd figlio possa .,;sere nascosta.
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"' CHANDOGYA Ul'ANI{>AD
SESTO KHA!':JQA
SETTIMO KHA�A
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CHANDOGYA UPAm�AD 21. 9
a oriente.
2. Un'oca selvatica si abbassò vicino a lui e disse : « Sa�
t\·akama! >>. (( Signora ! >,, s'affrettò a rispondere.
· 3. (( lo ti rivelerò, o caro, un quarto del Brahman >>.
,. Dimmelo, o signor a )) , Allora [quella] gli disse : ({ li fuoco
è un sedicesimo, il sole è un sedicesimo, la luna è nn sedice�
simo. il lampo è un sedicesimo. In verità, o caro, questo,
C(Jstituito di quattro sedicesimi, è il quarto del Brahman che
ha nome " Risplendente ".
4. Colui che così conosce questo quarto del Brahman co�
stìtuito di quattro sedicesimi e lo venera come il Risplendente,
costui risplendente diventa in questo mondo. Mondi risplen�
Jenti conquista [anche nell'al di là] colui che così conosce il
quarto del Brahman costituito di quattro sedicesimi e lo ve�
nera come il Risplendente.
OTTAVO KHAl:;n;)A
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CHANDOGYA UPANl�P
NONO KHA�ç>A
DECIMO KHAI)rl;)A Il
ro. Ll dottrina è stata evidentemente fi>>ala una volta per ruuc: nella con·
cordanza dcll'insegnamento del maestro (comunque indispensabile, a quanto sem
bra) con quello degli esseri non umani consi>te infatti la garanzia della �-erità delia
dottrina.
II. Kh. IO·l5- I fuochi del sacrificio dapprima identificano i! Brahman ndlo
spirito vitale, nello spazio che rutto compr=de e nella gioia. Quindi ogni fuoco,
che si "'juipara ail'Atman (poiché la scienza loro è la scienza dcil'Atman, vedi
'4• 1) identifica se stesso con tre serie di fenomeni e con i tre personaggt che si
ravvisano nd sole, nella luna e nella folgore, che sono considerati e\·identemffite
le espressioni più nobili delle singol� serie. Il maestro finalmente ran-isa l'Atman
Brahman non più nelle apparizioni del mondo esterno, bemì nel personaggio che
sm nell'occhio dell'uomo, ossia nella sua anima. Chi ciò conosce arriva al Brah
man per la « via degli d<� "· che sarà spicgam più ampiamente in 5, 3-10, e si sot
trae alla rinascita. cui qui s'accenna appena.
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CHANDOGYA UPANt;;AD
UNDECIMO KHAtJJ;)A
DODICESIMO KHAJ::'JI)A
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l
'" CHANDOGYA UPANl�AD
TREDICESIMO KHA:t-rPA
QUATTORDICESIMO KHA�A
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CHÀNDOGYA UPANI�AD "3
QUINDJCESIMO KHA�A
SEDICESIMO KHA�A 14
IJ. L'Jcqua non tocca la pupilla' il fatto oggettivo o·ien fano dipendere d�
vcrilà (intangibilitì del Brahman c sua identità con la figura che sì vede nell'oc
chw) accetta!e senza discussione.
q. Do,·cri del sacerJote brahmd-n, che deve tacere (kh. 16) partecipando con
.
il pensiero al rito, o parlare (kh. 17) pronunciando k adatte invoc=ioni per cor
reggere gli errori evenrua\mcme commessi nella celebrazione del sacrificio. Il brano
liturgico è qui inserito forse perché in es>o vengono citati i fuochi sacrificali.
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"4 CHA.."lDOGYA Ul'ANI�"-D
DICIASSETTESIMO KHAN.QA
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CHA:.!OOGYA UPANI�O "5
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QUINTO PRAPATHAKA '
PRIMO KHA�A
'
l . In verità, colui che conosce il primo e l'ottimo diventa l
il primo e l'ottimo. Il respiro, invero, è il primo e l'ottimo. l
2. In verità, colui che conosce la cosa più ricca diventa il
più ricco tra i suoi. La parola, invero, è la più ricca.
3. In verità, colui che conosce il fondamento ha saldo
fondamento in questo e nell'altro mondo. La vista, invero, è
il fondamento.
4. In verità, per colui che conosce la prosperità, si realiz
zano i desideri umani e divini. L'udito, invero, è la prospe
rità 2•
5 . In verità, colui che conosce il rifugio diventa rifugio
per i suoi. La mente, invero, è il rifugio.
6. Una volta i sensi ebbero contesa tra di loro per il pri
mato [e ognuno diceva] : << Io sono migliore, io sono mi
gliore ! JJ.
7. I sensi si recarono dal padre, Prajapati, e dissero : << O
venerabile, chi di noi è il migliore? 11. E [quello) disse loro :
I . TI quinto pratm!haka comprende tre brani. Kei kh. r.:> ;, descritto un rito
magico per assicurarsi le qualità proprie dei singoli sensi, tra i qnali predomina il
priil;a, soffio vitale, che agli altri semi ha dato il nome appunto di priil}il. Seguono
le dottrine dei dnque fuochi c delle due vie (kh. 3-10) e una ricerca sull"Atman
vai1viinara (kh. Il-24). ll numero cinque, che ricorre nci vari brani, =bra l'unico
legame che ne giustifichi la giustapposizione. l dUe primi brani trovano riscomro
in B.Up., 6, r-3, cui sì rimanda.
2. L'udito consente d'apprendere le norme del sacrificio, la cui effettuazione
garantisce la realizzazione d'ogni desiderio.
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CH;\NDOGYA UPAN1�AD
tutti questi.
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n8 CH:ANDOGYA UPANI�D
SECONDO KHA�QA
1
2. Esso disse : << Quale sarà la mia veste? >>. << Le acque >>,
risposero. Per questo chi sta per mangiare, avvolge [il cibo]
d'acqua prima e dopo [il pasto ] . Così [il respiro] riceve una
veste e non è più ignudo 4, '
1
cato, i rami ricrescerebbero e le foglie spunterebbero di
nuovo n .
4. Quindi, quando si vuoi conseguire qualcosa di grande,
l
si faccia la cerimonia dell'iniziazione il giorno della luna
nuova, poi nella notte della luna piena si mescoli del latte
cagliato e del miele a una pozione [fatta] di ogni sorta di
erbe e si libi del burro nel fuoco dicendo : << Al primo, al '
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CHANDOGYA Ul'ANI�D
TERZO KHAr;J1;)A
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CHÌ.:NDOGYA UPANI�AD
QUARTO KHA.!�A
QUINTO KHA?-;JQA
'
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CHANDOGYA UPA�""I�ill �3 1
SESTO KHAJ':IT?A
SETTIMO KHA�A
OTTAVO KHA:t';-Jl;)A
NONO KHA:t;-JQA
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CHANDOGYA UPA�I�AD
DECIMO KHANJ;>A
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CHÀNDOGYA UPANI�� '33
UNDECIMO KHA�:PA s
. 6. _È pos>ibile infatti, dice Sankara, o che !"acqua non contribuisca alla cre
.>cita dn .-egctali o che il vegetale non sia mangiato da persona atta a procreare.
-;. Probabilmente >i tratta di vermi, inseni c simili. Cfr. B.Up., 6, 2, 16.
l:l. Cinque bnhmani, desiderosi non di ricchezza ma di sapienza, si reçano
d�l re AS,·apati insieme con Uddalaka, per sapere dell'.Arman vaiiviinara, ossia
�el primo principio (è infatti equiparato al Bnhman in Il, I) che si ritrova eguale
m uni gli esseri Yiventi. Le identificazioni con forze naturali, che garantiscono
�
bem matnia!i c limitati, sono respinte come insufficienti: l'.Atman vaiiviinara
comprende tuttoc >i trova nell'intimo dell'uomo, è incommcnsur-a.bilmente grande
cd ha la misura d'una spanna e non si esaurisce in un singolo fenomeno. Chi
ucst? sa P eçipa dell'univer.;alità dell'Atman e compie il vero sacrificio del
: ar:t
l a!fmhotra: nconosce cioè l'identità del proprio sé con l'univ<>rso e perciò il sacri·
ficio offerto ai pmpri soffi vitali {nel qual sacrificio s'adombra fo;sc l'indudibilità
della Yita) si trasforma in un sacrificio <>fieno a rutto l'nnh·en;o, le cui singole parti
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-�
'
DODICESIMO KHA:tJ]/A
vengono identificate con i ,offi. e i sensi individuali. Cfr. anche .\fahiiniiriiyaf}a Up.
Il brano è un rimaneggiamento di Satapatha Briihmara, X, 6, I, dove si parla di
Agni vaiiviinara, simbolo del primo principio onniprcscntc, comune a tutti rome
calore vitale e presente in ogni focolare.
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CHANDOGYA UPANI�AD
TREDICESIMO KHAWA
QUATTORDICESIMO KHAWA
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1
QUINDICESIMO KHAJ:.ll)A
SEDICESIMO KHA?;JI;)A
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••
CH:\NDOGYA UPAN1�AD '37
DICIASSETTESIMO KHA�A
DICIOTTESIMO KHA�A
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CHANDOGYA UPANI�AD
DICIANNOVESIMO KHAJ:-il!A
VENTESIMO KHAJ;Jl;)A
disfatto.
2. Soddisfatto il vyiina, è soddisfatto l'udito; soddisfatto
l'udito, è soddisfatta la luna; soddisfatta la luna, son soddi
sfatte le regioni celesti; soddisfatte le regioni celesti, è soddi
sfatto ciò cui le regioni celesti e la luna sono preposte. In
seguito a ciò resta soddisfatto [il sacrificatore] quanto a pro
genie, bestiame, cibo, splendore, sacra scienza.
VENTUNESIMO KHA�A
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CH.\NDOGYA UPANI�AD 239
VENTIDUESIMO KH�A
disfatto.
2. Soddisfatto il samiina, è soddisfatta la mente; soddi
sfatta la mente, è soddisfatto Parjanya [, dio dell'uraganoJ ;
soddisfatto Parjanya, è soddisfatta la folgore; soddisfatta la
folgore. è soddisfatto ciò cui la folgore e Parjanya sono pre
posti. In seguito a ciò resta soddisfatto [il sacrificatore] quan
to a progenie, bestiame, cibo, splendore, sacra scienza.
VENTITREESIMO KHA"tfi)A
sfatto.
2. Soddisfatto l udana, è soddisfatto il vento; soddisfatto
'
VENTIQUATTRESIMO KHA�QA
l. Quando uno
senza conoscere ciò compie il [sacrificio
dell'] agnihotra, è come chi libasse nella cenere dopo aver
-
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CliAr.l>OGYA UPANI�D
4. Perciò per colui che così sa, se pur desse i resti [del
sacrificio] a un ca1J4iila, la sua offerta sarebbe sempre [rivol
ta] all'Atman comune a tutti gli uomini 12• A questo propo-
sito c'è una strofe :
5. Come i fanciulli affamati attorniano la madre, cosl
tutte le creature stanno attorno all'agnihotra - stanno attorno
all'agnihotra.
12. Anche qui =mpare l'idea che chi conosce è superiore a ogni =nvenzione
c a ogni regola
anche morale. Cfr. 5, ro, IO.
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SESTO PRAPATHAKA'
PRIMO KHA:t{pA
r. La sesta lettura, che può di•·ideci in due parti (kh. 1-7: dottrina degli ele
menti: kl'- S-16: rebzioni rra l'E,�cre e l'individuo), è rivolta ad affermare, al dì là
dcll"apparenrc moheplìcità, l'unicitit ddi'Ess�-re (Sat). Dal Sat si producono i tre cle
menti Co'-'lnici, u:jas, ovvero il calore splendente del fuoco, acqua e cibo, vale a dire
tuuo ciò che è materiale e solido. l tre dementi, una vq_lta prodotti, vivono, per cosl
dire, di vira propria, contrapponendosi al Sat, che inf.Itti penetra in essi come prin
cipio animatore, e dando origine ai vari fenomeni. La formula TIU t<·am asi, " Tll
sci il Tat "• msia l'Essere indifferenziato causa matciale 00 efficiente di tutto ciò
che <::�Ìste, "'prime efficacemente il pensiero fondamentale che tutto si riconduce al
l'unica realtà dell'Essere. Nuo•;o è lo spirito che anima Udda!aka, che è straordina
riamente attento al mondo esteri<Jre e partecipa d'un atteggiamento qua�i scientifico,
cercando di fondare le proprie affermazioni su prove cd esperimenti. Particolarmente
significativo il suo fare derivare il pcmicro dal cibo, in aperta polemica con il pri
mato altro\·c attribuito al pensiero.
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CHANOOCYA UPANI�AD
,
1
è fatto d'argilla : la forma particolare è questione di parole,
è un nome, la realtà è una sola, l'argilla;
5 . o caro, come da una palla di rame si conosce tutto ciò
che è fatto di rame : la forma particolare è questione di pa
role, è un nome, la realtà è una sola, il rame;
6. o caro, come da un temperino per unghie si conosce
tutto ciò che è fatto di ferro: la forma particolare è questione
di parole, è un nome, la realtà è una sola, il ferro - così, o
caro, è questo insegnamento )) 2•
7. ({ Certamente i venerabili maestri non conoscevano
questo; se lo avessero conosciuto, come non me l'avrebbero
rivelato ? Ma, o venerabile, continua a insegnarmelo tu )),
((Va bene, o caro ll, rispose quello.
SECONDO KHAWA
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'43
TERZO KHA!":JQA
QUARTO KHA�A
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CH.�!',:DOGYA UPANI�.W
QUINTO KHAN"QA
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CH.�NDOGY.\ UPANI�D
SESTO KHAl':JQA. 6
SETTIMO KH.'1l:JDA
lo stretto legame che <:Si,te tra cibù e pensiero e tra acqua e respiro.
7· l:n intero si compone di quanro quani; ogni quarto a sua .-alta si divide in
quattro p�ni. Vedi anche sopra, 4, 5. 9.
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CHiiNDOGYA UI'ANI��D
OTTAVO KHAJ':J];)A
8. Ne! sonno profondo ci si immerge nel più profondo se stesso, che è identi
ficato cnn l'Essere.
9· ll soffio vitale esiste prima dd pensiero, ovvern nel sonno, con o �za sogni,
si perde la conoscenza, non la vita.
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CHANDOGYA UPANl�D
caro, hanno la loro radice nel Sat, si basano sul Sat, sono fon·
date sul Sat.
5 . Ancora, quando si dice che un uomo ha voglia di
bere, è tejas porta via ciò che
che il ha bevuto. Come i voca·
boli goniiya, aSt•aniiya, pururaniiya significano " conduttore
di vacche, di cavalli, di uomini ", così con il vocabolo uda·
tlytl si indica il tejas. Ora tu devi sapere, o caro, che [ogni]
10. L'autore si serve d'una falsa etimologia dd vocaboli aJanii.vii e udanyii per
dimostrare come il cibo si:l. as.sorbito dall'acqll.l e l'acqua dal te;as. Quando si dcsì
dcr-J mangiare. sì ha aianiiyii, ossia fame ma anche « acqua " (a.fa-nliyii, « con
cr "•
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CHiiNDOGYA DPANI��D
NONO KHA:t-JPA 1z
r�. Nei kh. 9 e JO s'illustra il concetto che rutto finisce nell'Essere, nel quale
non esiste coscienza né dell'individualità transeunte avuta qui sulla terra, né dd1a
provenimza remota dall'Essere indiffcrenriato, né della finale immersione nd1'u
nità, né del fatto che ogni singola forma di vita è soltanto un aspetto della. vita
universale: rutto infatti si risolve nel Tat o Sat. Cfr. FR. R. H�M)f. Chtindogyopn
nùad VI. Ein emt:l<ter Ver5r<eh, in " Festschrift f. E. Frau"•allner o, P· 156,
n� . 58-59· In questi e nei kha1}l}a seguenti non poswoo certamente disconoscersi la
bellezza delle immagini e la passione che anima il vcggenre. ma è del pari chiaro
che l'efficacia dimostrativa è limitata. Così nella similitudine tra fiumi e individui,
il te�tiu.m camparationù, che è l'identità sostanzi<>.le tra le indi,-idll:lzioni fenome
niche dei singoli termini nci vari momenti dd1'esistenza e il loro sostraro comnne,
è evidente nd caso dei fiumi, fuoriusciti da nn nudeo comune c in esso ritornanti,
mentre nel caso degli individui l'ornosostanzi:ilitit wn il Sat è proprio la. nozione
da dimostrare.
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CHANDOGYA UPANI�AD
DECIMO KHAWA
UNDECIMO KHA:tJ:PA 13
'3· Simile alla. linfa. dell'a.lberil, esisw nella. creatura. un quid, presente il
<]uak c"è la vita. S'afferma che quesw quid è I'E�scre.
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CHANDOGYA UPANI�
DODICESIMO KHA�]/A H
TREDICESIMO KHAWA
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CHi\NDOGYA Ul'Al'<ìl)AD '5'
\·a] . Poi siediti vicino a me». Quello così fece e disse : <c È
sempre [lo stesso] >>. [Il padre] allora disse : ({ O caro, tu
non \'edi quello che c'è qui, eppure c'è sicuramente.
3. Qualunque sia questa essenza sottile, tutto l'universo
è costituito di essa, essa è la vera realtà, essa è l'.Atman. Essa
sei tu. o Svetaketu >>. <c Continua il tuo insegnamento, o vene
rabile ''- <(Va bene, o caro », rispose quello.
QUATTORDICESIMO KHA:r:n;:>A
QUINDICESIMO KHANDA
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'S'
SEDICESIMO KHAJ':-.'"l;)A t7
16. La conoscenza C qui legata al calore corporeo, non al prnsiero (,-edi anche
sopra 8, 6).
17. Uddiilaka arnmc!le l'ordalia e ne tenta. una $piega<�:ione che conforti di
nuova pro"a l'asserita. onnip>teuza del principio supremo e unico (Sat o .ratya).
Tutto ripc.sa sul doppio significato di satya, che è « ,-erità » e sinonimo dd Sal
(in quanto il s�t è la vera rcahà), c sulla conseguente equivalenza di asaf)'a con
anrta, « menzogn a " · Dun<Jue il veritiero è aHoho dal satya che lo difende dal
l'ardore dd fuoco come ,ma guaina; il menzognero si condanna P"�" la menzogna
che pronuncia, ossia p<:r la mancanza di salya.
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SETTIMO PRAPATHAKA '
PRIMO KHA!':l:ç>A
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254 CH::i.NOOGYA UPANI{lAD
SECONDO KHA�QA
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CH;\NDOGYA UPANI� 255
TERZO KHM:JQA
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l
CHXNDOGY.� Ul'ANI�D
QUINTO KHA�A
l. (
( La ragione (citta), in verità, è superiore alla deter
minazione. Quando uno ha la ragione, allora si determina,
allora pensa, allora usa la parola, la usa nel [pronunciare il l
nome; nel nome si realizzano le formule sacrificali, nelle for
mule [si realizzano] le opere sacrificali.
2. Tutte le cose [che esistono] sono incentrate sulla ra
gione, la loro essenza è la ragione, la loro base è la ragione.
Perciò se uno sa molte cose, ma non ha la ragione, di lui si
dice : " Costui è come se non esistesse, per quante cose sappia;
se fosse veramente sapiente, non sarebbe così privo di ra
gione ". Se poi uno sa poche cose ma ha la ragione, gli si
presta invece obbedienza. La ragione invero è il centro delle
cose, la ragione è l'essenza, la ragione è la base. Venera la
ragione [come Brahman] !
.
3. Chi venera la ragione come Brahman ottiene i mondi
che ambisce, mondi saldi, fondati, non soggetti a cambia-
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CH_\NDOGYA UPANI�AD 257
SESTO KHA�A
SETTIMO KHAJ'fi)A
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CHA:NDOGYA UPANI�D
,
'
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CHANOOGYA UPANl�AD '59
NONO KHAWA
ciò quando uno non prende cibo per dieci notti, se pur vive,
tuttavia non è capace di vedere, di udire, di pensare, di ca
pire, di agire, di conoscere. Ma quando ritorna il cibo, vede,
ode, pensa, capisce, agisce, conosce. Venera il cibo [come
Brahman] !
2. ciii venera il cibo come Brahman ottiene mondi ricchi
dì cibo, ricchi di bevande. Fin dove giunge il cibo, fin a quel
punto può giungere a suo piacere colui che venera il cibo
come Brahman n. cc O venerabile, esiste qualche cosa di supe
riore al cibo ? )), << Certamente esiste qualcosa di superiore al
cibo n. u Dimmelo, o venerabile >>.
DECIMO KHANI)A
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CH.bWOGYA UPANI�AD
DODICESIMO KHAJ:'f.PA
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CHANOOGYA UPA.Nl�AD
TREDICESTMO KHANPA
QUATTORDICESIMO KHAI':'JiìA
IO. L'auività umana, che si svolge nello spazio c in grazia di c:;,o, non po·
trebbe aver•i s""za !a memoria.
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CHANDOGYA liPANl�AP 1
,.
QUIN'TIICESIMO KHA�QA
'·
davvero : " Sei l'uccisore del padre, sei l'uccisore della ma
dre, sei l'uccisore del fratello, sei l'uccisore della sorella, sei
l'uccisore del maestro, sei l'uccisore d'un brahmano " 11•
4. Invero è il respiro vitale che è [l'animatore di) tutti
costoro. Colui che così vede, così pensa, così conosce, diventa
un ativ"adin (vincitore nella discussione). Se gli dicono : '" Sei
un ativadin " , dovrebbe rispondere: " Sì, sono un ativiidìn ",
non deve negarlo n.
SEDICESIMO KHA1:--TPA
u. I conceni di � vita, respiro, \'Ì\'en(e " sono rutti espressi con il vocabolo
priipa, che ha il significato di � \'i\·cnte » anche in 7, 10, 1.
n. Con la mone cessa di esistere l'indi,·iduo, esistono soltanto i corpi.
13. Atù·iiJin significa sia « colui che vince nella discussione "• sia � rolui che
parla troppo " ' si spiega così l'ultima frase, che indulg" alla solita passione per i
giochi di parok.
q. ll prii(Ja è la somma tra le entità fenomeniche, ma al di sopra di =
esiste la \"crità. Inizia pertanto un'altra ricerca per cui si sale (attra\"erso verità,
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CH.!.:NDOGYA- UPANI�D
DICIASSETTESIMO KHA�A
DICIOTTESIMO KHA�A
DICIANNOVESIMO KHA!')."l;)A
'VENTESIMO KHA�--ç>A
cono<ecnza, pensiero, fede [e anche qui par di sorprendere u11 intervento sacerdo
Iale ] , compimento del proprio dovcrc, sacrificio, :aspiraziooe alla felicità) al bhii
man, alla pienezza ddl'i11finito che tutto comprende e nel quale si annulla ogni
differenza rra oggetto e soggetto della conoscenza.
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CH::i.�DOGYA UPANI�AD 1
l
:
non compie perfettamente [il proprio dovereJ ; soltanto chi " :
compie perfettamente fil proprio dovereJ ha la fede. Ma biso
gna desiderare di compiere perfettamente [il proprio dovere]
(niffhii) )) . << Io desidero di conoscere di compiere perfettamente
[il mio dovere ] , o venerabile ! 11.
VENTUNESIMO KHA�A
VENTJDUESIMO KHANJ)A
VENTITREESIMO KHA�QA
'
'
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CHANDOGYA UPANI�D
VENTIQUATTRESIMO KHA�l;)A
VENTICINQUESIMO KHAWA
16. L'infinito non conosce grandezza nel senso comune: la grandezza si basa
infatti sul possesso di cose dd tutto diffttenr.i, ciò che non può succedere per l'infi
nito, a\ di fuori dd quale nulla esiste.
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CH.\NOOGYA UPANI�AO
VENTISEIESIMO KHAI)ll)A
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OTTAVO PRAPA'fHAKA
I. N'ci kh. 1-6 si �fferma che lo �pazio all'imerno del cuore è la sede ddl'At·
m�n e il mondo dd Brahman : ll ogni cosa è racchiusa, sia quanto s'è realizzato,
sia quanto esiste in potenza. Ogni succcssD è o.ssicurato quand" si giunga alla sua
conos;:enza, pr�ticando il brahmacarya c percorrendo la via che dal cuore, attra
verso le arterie e i raggi solari, conduce al sole. porta del mondo celeste. Della
perfena Sèl'enità che ivi si gode si ba un pregustamento nello stat<J di wnno pro
fondo. In questo brano, come anche mi paragrafi seguenti, la felicità del mondo
del Brahmao sembra ancorata a eoncezioni piuttosto popolari.
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CHANOOGYA UPANT�AD
SECONDO KHA�A
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CH.\NDOGYA U!'ANI�AD
TERZO KHA�QA
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CliANDOGYA UPANI�AD
QUARTO KHANJ;lA
+ La sillaba ti ìndi<:a ciò che è " mortale », perché si trova nella parola
martya.
5· Mondo mortale c mondo immortale sono opposti e il ponte che permew:
il passaggio all'altra riva è la conoscmza dell'.i\nnan-Brahman, per 011en� _ la
quale è indispensabile il brahmacarya, cioè la vita casta e srudi<>sa. dd novtZl<>,
che vale rutte le manilestaz.icmi ddla vita religiosa, come viene spiegato con una
serie di dncubrazioni.
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CHANDOGY_.\ UPANJ�D '7'
QUINTO KHA�TJ?A
SESTO KHAI':J"QA
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CHA:<IDOGYA Ul'ANI�AD
SETTIMO KHA�QA s
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CHAKDOGYA Ul'ANt�D 273
OTTAVO KHA�A
(B.Up . 2, 4, u: 4, 5,
della percezione. Ma al contrario di YajD.avalkya, il quale .
'3) procl�ma 1.1 m�ncanza di wscienza dopo la morte, �cmplificata nel sonno pro
fo�do Prajipati scmbn esitare di fronte a tale prospettiva di annichilamento e
:
qumd1 atu:ibnisce all'Atman godimenti sensWili, dei quali tuttavia non si ba ricor
do quando si torna allo stato di veglia.
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'74
dete? >>. Quelli risposero: << Tutto intero il nostro sé noi ve
diamo riprodotto, o venerabile, fino ai peli, fino alle un
ghie >>.
2. Allora Prajapati disse loro : <( Ornatevi bene, mette
l
tevi delle belle vesti, assettatevi: poi guardatevi in una tazza
d'acqua >>. I due s'ornarono, si misero delle belle vesti, s'as
settarono, poi si guardarono nella tazza d'acqua. Prajapati
l
disse loro : << Che cosa vedete? ».
3. Essi risposero : << Come noi, o venerabile, siamo ben
ornati, vestiti di ricche vesti, assettati, così pure costoro, o <
l
venerabile, sono ben ornati, vestiti di ricche vesti, assettati >>.
<< Questo è l'Atman - egli disse - è l'immortalità, è la sicu
j
rezza, è il Brahman >>. Essi con il cuore rasserenato se ne
andarono.
4. Prajapati li guardò e disse: <<Se ne vanno senza aver
attinto, senza aver conosciuto il [vero1 Atman. Chiunque,
l
dio o demone, si contenterà di questa dottrina, perirà». Vi
rocana con il cuore rasserenato se ne andò tra gli asura e a
essi rivelò la dottrina: << Quaggiù soltanto l'Atman bisogna
onorare, l'A.tman soltanto bisogna curare 9• Colui che quaggiù
onora l'Atman, cura l'Atman, ottiene entrambi i mondi, que
sto e quell'altro l>.
5 . Perciò ancor oggi a uno che non dona, non ha fede,
non fa sacrifici, si dice : << Ahimè, tu appartieni agli asura ».
Questa infatti è la dottrina dei demoni: essi onorano il corpo
d'un morto con una veste, un ornamento [ottenuti) con l'ele
mosina e con questo pensano che [gli] faranno conquistare
il mondo di là.
NONO KHA�A
l
se è assettato, così pure questo [séJ sarà cieco se il corpo è
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j
CHÀr."DOGY..
. UPANJ�AD 275
DECIMO KHA�A
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CHÀNDOGYA UPANI�AD 1
1
'
UNDECIMO KHAI:-JJ;)A
'
l
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J
'77
DODICESIMO KHA�A
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1
CHANDOGYA UPANI�AD .1
5. E quello che decide di pensare, è l'A.tman; l a mente è ì
'
il suo occhio divino. In verità guardando con quest'occhio di
!
j
vino, ossia con l'intelletto, i desideri che sono nel mondo dd
Brahman, ne gode.
'
6. Gli dei venerano quest'Atman: perciò tutti i mondi . ,
·l
sono in loro potere e tutti i desideri. Tutti i mondi ottiene e
l
tutti i desideri [realizza] colui che trova e riconosce quest'At l
QUATTORDICESIMO KHA�A
t L Chi conosce il rapporto tra la cavità del cuore («il nero •) e i variopinli
raggi del wle sprofonda, nel sonno profondo, nella fcliciti del Brohman.
12. Si ba qui un intraducibile gioco di parole fra k_rtim
it <>n, « cbe ba l'animo
purifica10 n, e akrta, « incrca10 n, che è epiteto dell'eterno mondo del Brahman.
IJ. 11 discepolo, cbe pnò appartenere a una delle prime tre caste, s'augura
di non più rinascere.
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CHANDOGYA UPANl�-I.D '79
QUINDICESIMO KHAl:'JPA
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TAITTIRiYA UPANISAD
La Taittù1ya Up. appartiene alla scuola del Yajurveda nero, nel
quale le litanie e le formule pronunciate dall'ofliciante sono alternate,
scnz'ordine, con le istruzioni per il rito sacrificale. Essa si compone di
tre parti, staccate &a loro, chiamate valli, '' liane ''• denominazione che
sembra sottolineare il rapporto fra i testi precedenti e l'Upanirad, che
sorge in stretta aderenza con essi, ma aspira a una sempre più com
pleta autonomia. Il legame con l'esegesi del sacrificio, rappresentazione
simbolica della vita dell'universo, è specialmente evidente nella prima
t'a/lì, dedicata in parte all'interpretazione delle formule mistiche e testi
monia ddl'amichità del testo, rilevabile anche dal fatto che spesso al
rocabolo Brahman viene assegnato il significato di « formula sacrifi
cale >>. Originale e propria di questa Up. è la teoria dei cinque koia,
o involucri che celano all'individuo la realtà dd Brahman; questo ri
splenderà nella sua pura spiritualità, beatitudine e omosostanzialità con
l"anima individuale soltanto quando i koia siano stati allontanati, Ma
non perciò si nega la validità della terra e delle esigenze terrene, che
sono anzi semprt presenti alla mente del compilatore.
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PARTE PRIMA
PRIMO A:t,HJVAKA
SECONDO AI\"'UVAKA
_
l. La prima ,·alli è dedicata alla iikeii, che significa sia ,, insegnamento fonc
uco • sia � ius�gnamento " in senso lato. Comprende preghiere e benedizioni per·
rhé lo studio sia proficuo e inoltre isrruzioni e delucidazioni, il passaggio tra le
quali r:on è •ernpre agevole a ritro.-arsi.
"- Ben noto è il mito di Vigm che con tre passi percorse l'intero trimundio.
3· Tar, « quello •. , è denominazione del principio supremo, del quale non �
possibile altra determinazione se non quella che ne riconosce l'esistenza.
�- La correnez= nella lettura e nella recitazione della preghiera è indiopen
>abilc perché l'azione sacrific:ale sia perfetta.
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TAITTIR{YA Ul'ANL�AO
TERZO ANUVAKA
5· Si ricercano i nessi (saf!lhitri) eh� l�no tra loro, a diversi livelli, le varie
apparizioni. Lo spunto all'argomento è fornito dalla menzione nel cap. precedente
del vocabolo .faf[lhilii, armonico collegamento fra le lettere e anche fra le par�e del
Veda: poiché questo è il modello c il prototipo d'ogni cosa, SÌ spiega sia i'lJltro
duzione dell'argomento, sia la terminologia grammaticale adottata. Si distinguono,
non sempre con rigore, l'effetto del collegamento e il modo di esso.
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TAITTIRiYA UPANI�AD
QUARTO ANUVAKA 6
QUINTO ANUVAKA
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1
o86
SESTO ANUVAKA a
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TAITnRÌYA Ul'ANI�AD
SETTIMO ANUVAKA
OTTAVO ANUVAKA
9· s�condo una concezione aosJi antica c diffusa in vari ambiti culturali, s.ia
le varie parti dell'universo, sia le singole parti c funzioni dell'uomo sono soggette
a una quintuplice dì>-isione. CIJ:-. B.Up., r, 4, IJ. Chi ravvisa il parallelismo tra
_
micro- e macrocosrno sale dall'�spttienza dd particolare all'esperienza c al possesso
del!'universale.
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TAITIIRiYA UPANI�i\.D
NONO ANUVAKA
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TAITTIJI.i:YA Ul'ANI�
DECIMO ANUVAKA
UNDECIMO ANUVAKA
l . Dopo aver spiegato il Veda il maestro istruisce il disce
pc>lo 12• Dì il vero. Segui la giustizia. Non trascurare lo stu
dio del Veda. Dopo aver portato al maestro [al momento del
commiato] un'offerta gradita, non interrompere la linea del
la discendenza. Non bisogna trascurare la verità, non biso
gna trascurare il dovere, non bisogna trascurare la salute; non
bisogna trascurare il benessere, non bisogna trascurare lo stu
dio e l'insegnamento del Veda.
2. Non bisogna trascurare il dovere verso gli antenati e
gli dei. Per te sia divinità la madre, divinità il padre, divinità
il maestro, divinità sia l'ospite. Le azioni non soggette a bia
simo, queste bisogna fare, non le altre. Le azioni per noi vir
tuose devi compiere, non le altre.
3. I brahmani che sono migliori di noi, devi onorarli con
l'offerta d'un seggio. Bisogna dare con fede, non dare senza
fede. Bisogna dare con magnanimità, bisogna dare con mo-
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.·;
}
•
destia, bisogna dare con rispetto, bisogna dare con simpatia. i
'
Se poi hai dei dubbi sulle azioni sacrificali o sul modo di '
comportarti,
4. comportati come si comportano quei brahmani che
siano capaci di retto giudizio, abili, esperti, benevoli, dediti
al proprio dovere. Nei confronti di ciò che è soggetto a cri
tica, comportati come si comportano quei brahmani che siano
capaci di retto giudizio, abili, esperti, benevoli, dediti al pro
prio dovere.
Questo è il precetto, questo è l'insegnamento, questa è
l'arcana dottrina dei Veda. Questo è l'ammaestramento. Così
deve essere osservato, così invero deve essere osservato.
DODICESIMO ANUVAKA
Mitra e VaiUI).a ci siano propizi ! Ci sia propizio Aryaman !
Indra e B:rhaspati ci siano propizi l Ci sia propizio Vi�u dai
lunghi passi !
Onore al Brah.man! Onore a te, o Vento l Tu sei il Brah:..
man visibile, e di te, Brahman visibile, io ho parlato. Ho par
lato dell'ordine cosmico, ho parlato della verità. Il Tat mi ha
protetto, il Tat ha protetto chi ha parlato. Ha protetto me,
ha protetto chi ha parlato. Om! Pace, pace, pace!
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PARTE SECONDA
PRIMO AJ\"UVAKA
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TllliTIR{YA Ul'liNI�AD
SECONDO ANUVAKA
TERZO ANUVAKA
14. l vari koia sono detti di fanna umana, paché all'uomo soprattUtto si
rivolge l'attenzione nelle Upa"ifad, ma in effetti essi avvolgono rutti i ..ari feno
meni.
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T.UTTildYA UPANI�AD 293
QUARTO ANUVAKA
<< Dal [ Brahman] le parole arretrano insieme con il pen
QUlNTO ANUVAKA
<(La conoscenza conduce il sacrificio al suo fine; essa con�
duce al loro fine anche le opere sacrificali. Tutti gli dei ono
rano la conoscenza come Brahman supremo.
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294 T.UTTIRIYA U1'ANI:rD
,
'
l
Se uno sa che il Brahman è conoscenza, se da esso non l
l
mai s'allontana, lasciati nel corpo
- i mali, realizza tutti i desi-
'
deri >>.
L'aspetto suo apparente è [simile a] quello del precedente.
Distinto da questo [involucro] costituito di conoscenza
e posto più all'interno, è l'involucro costituito di beatitudine.
Questo riempie il precedente, che è foggiato a mo' di uomo.
In conseguenza di questa somiglianza con l'uomo, anche il
secondo è simile a un uomo. Il piacere è la sua testa, la gioia
il fianco destro, la gioia suprema il fianco sinistro, la beati
tudine il tronco, il Brahman ne è la coda, il fondamento.
A questo proposito c'è una strofa:
"
'
SESTO ANUVAKA
.l,
Colui che non sa, una volta che sia morto, va all'altro l
mondo? Oppure colui che sa, una volta morto, perviene al
l'altro mondo 16 ?
Il [Brahman] manifestò questo desiderio: {( Possa io rool
tiplicarmi, possa io generare! )). E si sottopose all'ascesi. Com j
l
piuta l'ascesi, generò questo universo, come esso è; avendolo
creato, entrò in esso; entrato in esso, divenne sat e tyat (ciò che
è presente e ciò che è trascendente), ciò che è espresso e ciò
j
che è inespresso, ciò che è rifugio e ciò che non è rifugio, ciò
or
clusione: comunque si pensi ddl'origine dell'universo (sia esso derivato dall'AIJOlli,i
ovvero dal caos indiffcrcnziato si sia p:u;sati all'essere, ossia all'ordine cosmioo, pa
virtù e impulso insiti nel caos primigenio) mno si ricondure al Brahman-Annan:
in esso ci s n la pace c la tranquillità, mentre terrore si ba quando si crede alla
dualità. Quindi, sembra essere la conclusione, è destinato a raggiungere il Brah·
man chi lo avvisa nella sua unidt.J. e nella sua es;enza di beacirudìne.
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'95
SETTIMO ANUVAKA
,, Al principio invero questo universo non esisteva; poi da
questa condizione passò all'esistenza, da sé solo costituendosi
il suo sé. Per questo è detto sukrta, ben fatto )),
Il st�krta in verità è la parte essenziale [dell'essere] , e
giungendo ad essa uno diventa beato. E chi mai potrebbe vi
\Tre. chi respirare, se nello spazio non esistesse la beatitudine ?
È questa [beatitudine J che rende felici. Quando uno trova la
sicurezza e il fondamento in ciò che è invisibile, inespresso,
privo di corpo, senza sostegno esterno, allora raggiunge la
pace. Quando invece in questo [Assoluto] si ammette una
distinzione interna, allora sorge la paura. Essa è la paura di
[chi pensa d'essere] saggio, [ma] non riflette.
A questo riguardo c'è un versetto:
OTTAVO ANUVAKA
<< Per paura di lui spira il vento, per paura di lui sorge il
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296
l
oppresso dai desideri.
Ciò che nell'uomo si ritrova e pure nel sole, è unico.
Chi sa ciò, dipartendosi da questo mondo, giunge all'in
i
volucro costituito di cibo, giunge all'involucro costituito di
soffi vitali, giunge all'involucro costituito di pensiero, giunge
all 'involucro costituito di conoscenza, giunge all'involucro co
stituito di beatitudine.
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TAITTIRiYA UPANI{i-.\D '97
NONO ANUVAKA
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PARTE TERZA
LA LIANA DI BH�GU "
T7· Bhrgu, indotto dal padre Varwp., in armonia con l'insegnamento della
valli pre�:ed=te, riconosce il Brnhman nella matttia, nel soffio vitale, nel pensiero,
nella conosccnza, nella beatirudine, il porro immoto delle inquicrudini umane.
Segue l'esaltazione del cibo, ossia dd Brabman nella sua matttialità più evidente,
che assorbe ogni distinzione nella snpa-iore unità del tnno.
L'autore accenna soltanto alle tre prime individuazionì dd Brahman, VISI2,
•
18.
udito e parola essendo sensi c come tali compresi nel soffio vitale. Io ogni modo
in seguilo si tratta degli involucri come elencati nella r•alli precedente.
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TAimRin. Ul'ANI�AD '99
19. L'esaltazione del cibo, ossia della materia, dalla quale tutto s"origin(l c
r:�lla quale rutto va a finire, contrasta con qu.anto detto finora, per il materialismo
che sembra volu propugn:rre. Secondo Sai:tkara si vuole mostrare un tipo di medi
tazione sulla realtà più. direttamente evidente: questa ammette una distinzione tra
cibo e fruitore, che scompare quando si sia raggiunto l'Atman puro.
�o. n wffio è cibo in quanto sta dentro il corpo che lo utilizza.
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TAIITIRiYA UPANl�
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net ptedi come capacità di muoversi, nell'ano come capacità
d'evacuare. Queste sono le determinazioni [del Brahman] per
quel che riguarda l'uomo.
Per quanto riguarda le determinazioni celesti, [il Brah
man apparisceJ come prosperità nella pioggia, come forza
nella folgore, come splendore nel bestiame, come luce nelle
stelle. come procreazione, immortalità e gioia negli organi
•rcnitali, come totalità nello spazio etereo.
"
Chi onori [il Brahman] come sostegno, possiede egli stes-
so un sostegno; chi lo veneri come grandezza, diventa egli
stesso grande; chi lo veneri come pensiero (manas) ottiene
egli stesso onoranza (miina); chi lo veneri come adorazione,
a lui si piegano i desideri ; chi lo veneri come formula magica,
possiede egli stesso la formula magica; chi lo veneri come
rito magico (per distruggere i nemici), intorno a lui muoiono
i rivali che lo odiano e i parenti ostili.
Ciò che si trova nell'uomo c ciò che si ritrova nel sole, è
umco.
Chi conosce ciò, quando lascia questo mondo, dopo aver
raggiunto l'involucro fatto di cibo, dopo aver raggiunto l'in
volucro fatto di soffi vitali, dopo aver raggiunto l'involucro
fatto di pensiero, dopo aver raggiunto l'involucro fatto di co
noscenza, dopo aver raggiunto l'involucro fatto di beatitudi
ne. ''aga attraverso i mondi, mangiando a suo piacere, nve
stendo l'aspetto che vuole e canta questo canto 23 :
(( Evviva, evviva, evviva!
lo sono il cibo, io sono il cibo, io sono il cibo !
lo sono il mangiatore del cibo, io sono il mangiatore del
cibo, io sono il mangiatore del cibo !
lo sono colui che congiunge insieme le due cose, io sono
colui che congiunge insieme le due cose, io sono colui che
congiunge insieme le due cose !
"3· C'è qui un intraducibile gioco di parole, basato sull'assonam:a tra siiman,
� canto » e .-iima, « identità » : nel canto infatti si esalta l'identità con il Brahman,
che è tutto ciÒ che di buono esiste ai vari livelli e nel quale ogni distinzione scom
p�.re, cosicché è come se l'Assoluto donasse .C: a se stesso.
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TAITIIRiY.� UPANI�AD
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AITAREYA UPANI�AD
L'Aitareya Upani[ad appartiene al ciclo del J!gveda e comprende
il IV, V e VI adhyiiya del secondo libro dell'Aitareya Ara!J-yaka. È tra
Le più antiche Upani1ad, come si rileva dalla lingua e dalla prepon
deranza assegnata al mito cosmogonico e alle relazioni tra micro- e
macrocosmo. Nel primo adhyaya s'afferma l'assolutezza dell'Atman,
priJKipio e creatore dell'universo e soprattutto dell'uomo, che da Esso
pmmana e nel quale Esso penetra; nel secondo si tratta delle tre
nascite del!'Atman, ossia delle varie manifestazioni dell'Atman, che
�arà libero dal ciclo delle esistenze quando si sia riconosciuta la vera
sua natura, che è costituita di conoscenza (terzo adhyìiya) ed è perciò
identica al Brahman. Si ritrovano dunque i grandi temi della specula
zione upanipdica (unità originaria, identità fra l'Atman e Brahman,
conoscenza come essenza dell'Assoluto) e analogo è il modo di proce
dere, con accettazione di postulati, con utilizzazione di motivi tradi
zionali formalmente conservati ma investiti di nuovi significati, con
l'accostamento, in un 'tentativo di struttura unitaria, di concezioni forse
all'origine tra loro estranee, Cfr. U. ScHNEIDER, Die Kompositùm der
Ait. Up., in " Indo-Iranian Journal », VII, 1963, pp. 58-69.
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PRIMO ADHYAYA
PRlMO KHABQA
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AITAREYA UPANJ�
SECONDO KHAl';Q)A
cita (e ciò 5crr:tbra rivelare uo certo materialismo arcaico) e a 5U3 volta è messa in
relazione con uno degli dementi universali: l'attenzione è quindi rivolta particol:w
mente all'uomo. TI rapporto aistente tra sensi ed elementi è talvolta chiaro, talallr.l
molto me.oo evidente. Tra parola e fuoco il rapporto è da vedersi nell'epit� �
« bocca degli dci » attribuito al fuoco del sacrificio; tra regioni celesti e udito il
rapporto e basato sul fatto che i suoni si diffondono nello spario; tra luna e �
siero c'è forse la steSsa 5erenità. L'apiiTla è, rra i soffi vitali, quello che pr<:Siede
all'evacuazione e all"espulsione del feto ed i: messo in relazione con la moru: forse
in quanto la mone è la sorte comune dei nati (a meno che l'apiiTla noli sia qui i1
soffio che presiede alla consumazione, ovvero alla distru:cione, dd cibo).
3· L<: divinità, ossia le varie facoltà, sono soggene alle stesse miserie dcll'uomo;
quindi chiedono una sede, un organo se.osorio, per poter gustare il cibo, ossia l'og·
getto della percezione e dell'esperienza. .
4· Le divinità approvano l'uomo perch� è il loro principio. Lo �biO tra
sublimare nelle diVlll l
tà , che
micro- e macrocosmo è continuo, le facolti si sono
ora ridivengono sensi nell"uomo singolo.
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AITAREYA UPANI�AD 3°7
TERZO KHAt':l':QA
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l
i\ITAREYA UPANI�AD !
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SECONDO ADHYAYA
QUARTO KHA�A
ro. Ossia !"Atman, che qui rivela chiaramente i suoi rapporti con la dntLrina
_
dd tuoco come principio di vita. Da notare che il secondo ad/,yiiyJ enumera le tre
nascite del!'Atma.n (concepirm:nto, naseita vera e propria, morte e conseguente rina
«:Ìta) senza considerare che gi.à in r, 3, '3 s'era parlato di " na«:ita a[ momento
�
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3" All'AREYA UPANI�AD
II. La srrofa rigvcdica (4, ::q, t) allude al mito del soma, rrafugato dall'aquila
per ordine di Jndra Qui vien interpretata come una diclù.arazione di vamadeva,
.
autore dell'innD, il quale onenne la liberazione dal ciclo dd\c esistenze (i cento
baluardi) riconnscendo la verità dell'origine dcll� varie facoltà ddl'Aonan.
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TERZO ADHYAYA
QUINTO KHAl';Jl?A
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KAUSITAKI UPANI�AD
L1 f.:.amlurki Upanirad, così chiamata dal nome d'un maestro ve
dico che compare nel secondo adhyiiya, appartiene alla scuola del �gve
d.1 e fa parte delle Upanifad più antiche, benché sia certamente poste
riore alla B.Up. c alla Ch.Up.: infatti essa riprende alcuni temi di
quelle, come la dottrina escatologica del primo adhyiiya (cfr. B.Up.,
h. 2 e Ch.Up., 5· 3-10) e il dialogo tra Balaki e AjiitaSatru del quarto
(cfr. B.Up., 2, 1). Divisa in quattro << lezioni n che segnano un pro
gressivo allontanamento da immagini e interessi terreni, volendosi così
significare la necessità della gradualità nell'impegno e nello studio, la
K.illlf. Up. agita il problema dell'unicità dell'esistente, ossia del Brah
man, dapprima considerato come una sorta di divinità personale, poi
ra\·visato nel priil}a, quindi teorizzato come pura coscienza (Prajfult
man), donde tutti i sensi, tutti i mondi si dipartono, aggettivazione
empirica dell'Assoluto.
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PRIMO ADHYAYA l
'< !\li è stato chiesto questo : come devo rispondere? )), Ma [il
padrel disse: << Neppure io lo so. Quindi, dopo aver condotto
a termine lo studio, prenderemo nell'assemblea quello che
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KAU�iTAKI UPANJ�AD
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3'7
\'iiara oigniiìca « senza vecchiezr.a »; Ilya è mesoo in rapporto con ifii, « terra n;
Silajya è interpretato come "' ciò che esiste, scompare e rinasce " (rat + la + ia);
.-\pM:ijita significa « invincibile n , Vibhu , " vasto n , Vicak�a, " che vede lon·
tano », Amitaujas, « dall'energia infinita "·
6. Ogni limitazione di tempo viene superata.
7· Tutte le determinazioni c tutte le distinzioni, retaggio dell'espcrienza terre·
str , non vengono neppure scorte da colni che s'avvia verso il trono dcl Brahman,
�
cos, come non si scorgono i raggi d'una ruota in movimento.
8, �lanasì e Cak�u�ì sono ninfe forse collegate con il pensiero e con la vista.
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·•
9· Questo passo mi sembra tipico del moxlo di procedere dei vati upani�dici:
dapprima trono e praj!Jii sooo equipanti perché sia il trono per la sua posizion"'
dc\'al::i, sia la coscienza permettono un'ampia visuale. Quindi :;i identificano divano
c prii!JO: ossia l'epitetopriif!a, quasi omofono di praj!lii, viene attribuito a un og
getto assai simile al trono, Si prepara così il campo per l'identificazione tra priil}a e
projtiii della lezione successiva.
IO. La descrizione della residenza del Brahman è esemplificata certamente SO
mc.delli di regge di sovrani terreni. Voo.i W. RAu, Staat u1Jd Gcsel/.schaft im olt&IJ
!ndim, Wiesbaden, I957• pp. n5-I28.
. • .
n. Secondo questo luogo, 5at indica ciò che trascende l'espenenza do ":""!il
e delle divinità che li reggono, tyam ciò che ai sensi si riferisce. Divena .
opllll
o De
è esp.asa alrrove (ad es. in T.Up., 2, 6).
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KAU�TAXI UPANl�J\D 3 '9
SECONDO ADHYAYA 14
T2. Questa strofa sembra interpolata. In ogni modo nulla aggiunge di nuovo
alla rappresemaz.ione, legau alla liturgia, dd Brahma.n.
'3· ll Brahma.n trasmene le proprie funzioni e attività all'individuo. Nelle
tre prime domande c'è corrd.azione fra il genere dci vari atrributi e il genere di
prii1fa, manas, vile, soffio, meme, parola.
I�. La seconda lezione è costituita di brani staccati, nci quali si propongono
P"�" lo più riti e prescrizioni diretti al soddisfacimcmo di beni e desideri terreni . È
chiamata pni1f�Vidyii. in quanto il priir;a, comiderato entità suprema, è al centro
deU·attenzione.
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man, tutte le divinità (ossia i sensi) portano tributi senza che
esso ne chieda. E del pari tutte le creature portano tributi,
senza che li chieda, a colui che questo sa 15• Per lui questa è
la dottrina segreta: Non chiedere. Succede come quando uno
ha chiesto l'elemosina in un villaggio e senza aver ottenuto
nulla se ne sta seduto dicendo : <( Non mangerei nulla che da
costoro mi venisse offerto ll, e allora coloro che prima [lo]
avevano respinto lo invitano 16• Questo è il modo di compor
tarsi di chi non chiede. Allora la gente gli dona il cibo e lo
invita dicendo : (( Noi vogliamo offrirti qualche cosa n .
2. Il prii1}a è il Brahman: questo affermò Pailigya. Per
quel che riguarda il prii�Ja, che è il Brahman, dietro la parola
si trova racchiusa la vista, dietro la vista si trova racchiuso
l'udito, dietro l'udito si trova il senso interno (l'intelletto), die
tro l'intelletto si trova racchiuso il prii1}a 17• Orbene a questo
prii(la, ossia al
Brahman, tutte le divinità (ossia i sensi) por
tano tributi senza che esso ne chieda. E del pari tutte le crea
ture portano tributi, senza che li chieda, a colui che questo sa.
Per lui questa è la dottrina segreta: Non chiedere. Succede
come quando uno ha chiesto l'elemosina in un villaggio e
senza aver ottenuto nulla se ne sta seduto dicendo : << Non
mangerei nulla che da costoro mi venisse offerto >l, e allora
coloro che prima [lo] avevano respinto lo invitano. Questo è
il modo di comportarsi di chi non chiede. Allora la gente
gli dona il cibo e lo invita dicendo : << Noi vogliamo offrirti
qualche cosa ».
3. Ecco ora il modo di procurarsi un bene (o il modo di
procurare il bene d'una persona). Quando si mira a un deter
minato bene (o al bene d'una determinata persona), nella not
te della luna piena o della luna nuova, ovvero nella quindi-
15. Come i singoli sensi sono soggetti e rendono omaggio al soffio vitilc:, =SÌ
a colui che riconosce il Brahman nel prii(la toccano beni e il primato fra le creature:.
unche se non richiede nulh.
16. 1;: questa la prima allusione al costume della dlr.ar(lii, osstl alla p!'lltica, da
parte di chi è stato offeso o leso nci suoi diritti, di affrontare un sacrificio in modo
che l'etfeno nocivo ricada su chi ha commesso un"ingiustizia. ,
17. li pr&ra è i! wstrato di rutti i s<:nsi e pur de!l'imelletto, e da.� è pa: COSl
dire protetto, come da divasi involucri. Vedi la tenria dci kofa in Tmttmya Up., :l.
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KAU�JTAKI UPANqAD
18. La libagionc della parola e degli altri sensi significa probabilmente che
l'officiamc yersa in sé !e facoltà dell'altra persona, a sé avvincendola, ovvero diolrug
g�ndo con il suo fuoco interiore gli eventuali osta�oli che al raggiungimento dei
suoi desideri ri &appongono,
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KAU�iTAKJ uPA.NJ�D
c
quintessenza di Indra n.
c
il sacrificio giornalmente offerto al Mahiiniir.lyar)il U�.
fuoco. Cfr. soprattutto •
a
20. Mi sembra pmbabile che qui si alluda a qualche antica setta dì asceli o di
meditanti sciolti da ogni rituale. . .
zr. L't<ktha è b parte re itata dell'inno sacrificale. Le successive
identifiC:JZlom
sono b sate su assonanze, che non possono es.sue rese in italiano.
22. Il sacerdote officiantc prende a oggcrro della sua meditarion�; ressenza dd
Veda, che è costiruito di formule, dì inni e di melodie. In tal mO'io ottiene il grado
più alto nel perfezionamento individuale, indicato come omosostanzialità ron Indr.l-
'
l
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..
7 _ Ecco ora le tre venerazioni di Kau�itaki Sarvajit 23•
Kau?ltakì Sarvajit venera il sole che sorge. Dopo essersi legato
il cordone sacrificale24, aver portato l'acqua e aver riempito
tre volte la coppa dell'acqua, egli dice : ((Tu sei colui che
Je,·a: leva le mie colpe! JJ. Nello stesso modo venera il sole a
mezzogiorno : (< Tu sei colui che solleva : solleva le mie col
pe! )). Nello stesso modo poi venera il sole al tramonto : <<Tu
sei colui che leva via: leva via le mie colpe! n. E allora le
colpe che ha commesso durante il giorno e durante la notte,
j ti sole] le porta via. Del pari [il sole] porta via le colpe,
l:ommeSse di giorno e di notte, di chi, così conoscendo, in
tal modo venera il sole.
Ba 15• Poi ogni mese, alla notte del novilunio, quando la
luna si vede a occidente, bisogna venerarla nello stesso modo
c gettarle contro due erbe verdi dicendo : (< Che il rrùo cuore
ardente sia posto nella luna, questo credo di saperlo 2". Che
io non debba piangere mai per qualche male che si riferisca a
mio fi.g!io! JJ. E allora la [sua] prole non mai muore prima
di lui.
Bb. Quando poi vuoi giacere deve toccare il cuore alla
moglie dicendo : << O voluttuosa, poiché il tuo cuore è posto
nella luna, per questo, o signora d'immortalità, che tu non
abbia mai a subire un male che si riferisca a tuo figlio! n . E
allora la prole [della donna] non mai muore prima di lei.
Be. Questo per quanto riguarda chi ha già un figlio. Chi
non ha figli [deve recitare questi mantra : J (\ Accresciti, in te
affluisca [il vigore del toro] ... Tutte le acque, tutte le forze
vitali in te affluiscano... Il germoglio che gli Aditya fanno
crescere... JJ v. Dopo aver recitato queste tre strofe, deve dire :
<( Non accrescerti con la nostra vita, la nostra discendenza.. i
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1
'
28. Li luna cresce per l'accedervi dci morti; l'auspicio che essa non s'accresca
per l'afflusso di determinate persone o cose equivale dunque a un augurio di lunga
vita P"'" ,;se.
:<9. O>sia compie il percorso che il sole compie nclla notte per arrivare dall'oc
cidente all'oriente, la plaga di Indra. Il sole sempre ricompare, c sempre si rinnova,
di genera:z:ionc in generazione, la vita dell'uomo.
30. Cerimonia e rituale da compiersi al plenilunio per ottenere prosperità. La
luna i: simbolo di vita. c di distruzione (infatti i morti vanno a finire in essa) e
potenza distruttiva impetra il supplicante.
31. Penso che qui il cantore e.sprima l'augurio che la rinascita, raffigurata con
il decrescere della luna, tocchi ai .ruoi nemici, a lui stesso invece la liberazione. .
32. Cerimonia al ritorno da un viaggio per assicurare lunga ,·ira a un .6gb�,
il quale soltanto può cdebrare il sacrificio funeb•e e in tal modo operare per ti
bene del genitore.
''
·l
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Così dicendo pronuncia il suo nome. << Sii roccia, sii ascia, sii
oro invitto, splendore tu ti chiami, o figlio, possa tu vivere
cento autunni ! n. E pronuncia il suo nome. Poi l'abbraccia
dicendo : c< Come Prajapati ha abbracciato le creature perché
fossero protette, così io ti abbraccio ! n . Quindi gli mormora
airorccchio destro : n O Maghavat, o Indra, donagli [ ric�
chezze l! )l,
e all'orecchio sinistro : cc O Indra, procuragli le
pil1 grandi ricchezze ! Che tu non ti separi [dalla vita] ! Che
tu non t'ammali! Possa tu vivere cento autunni, o figlio ! Io
ti fiuto la testa pronunciando il tuo nome J>. Così dicendo gli
deve fiutare la testa dicendo : << Con il muggito delle vacche
io muggisco sopra di te J>, e tre volte deve muggire con il
mu<TL
""'
.-ito delle vacche sulla sua testa.
1 1 . Ora ecco il daiva-parimara 33• Il Brahman invero ri-
splende quando il fuoco arde, ma muore quando [il fuoco J
non arde più: allora il suo splendore va nel sole, il soffio nel
vento. Il Brahman invero risplende quando il sole brilla, ma
muore quando rtl solel non brilla più: allora il suo splen
dore va nella luna, il soffio nel vento. Il Brahman invero ri
splende quando la luna si scorge, ma muore quando [la luna]
non sì scorge più: allora il suo splendore va nel lampo, il
sofilo nel vento. Il Brahman invcro risplende quando il lam
po riluce, ma muore quando [il lampo] non riluce più:
allora il suo splendore va nelle regioni celesti, il soffio nel
Ymto. Tutte queste divinità penetrate nel vento, incuneatesi
nel vento, non svaniscono e di nuovo da esso risorgono. Que
sto per quel che riguarda il piano divino. Ora per quel che
riguarda il piano individuale.
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l'' KAU�iTAKI UPANI�
34· Disputa sulla preminenza degli organi di senso. Chi riconosce la superio
rità del soffio oi identifica con il cosmico, ossia con il vento, perché con�
soffio
vuol dire co>crc, c dal ;·�nto i: portato nel regno dcll'immorulità.
35· Si accenna qui all'identificaziont ti:I priiQa e prajf!ii, che sarà il t;,ma ddb
terza lezione.
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al soffio, penetrato nel soffio, che è il sé cosciente, esce dal
corpo con tutti [i suoi sensi] e, penetrato nel vento, diventato
etere. sale nel ciclo e va dove stanno gli dei. Qua giunto, colui
che così sa diventa immortale, poiché immortali sono gli dei.
1 4. Ora poi la cerimonia tra padre e figlio o, come viene
chiamata, la trasmissione 36• Quando il padre è vicino a mo
rire. chiama il figlio. Dopo aver cosparso la casa di erbe no
velle, aver preparato il fuoco e posto vicino una brocca d'ac
qua con una coppa, il padre giace rivestito d'una veste lavata
di fresco. Il figlio giunge e si china sopra di lui, toccando con
i propri organi dei sensi gli organi [del padre] , oppure [il
padre] può fare la trasmissione mentre il figlio gli è seduto
di fronte. Allora il padre gli trasmette [le proprie facoltà] :
,. In te io voglio riporre la mia parola )), dice il padre. ((La
tua parola in me io ripongo >>, risponde il figlio. ((In te io
Yoglio riporre il mio olfatto l), dice il padre. {( Il tuo olfatto
in me io ripongo >>, risponde il figlio. ((La mia vista in te io
voglio riporre n, dice il padre. <l La tua vista in me io ripon
go 11, risponde il figlio. [( Il mio udito in te io voglio riporre )),
dice il padre. (( Il tuo udito in me io ripongo >>, risponde il
figlio. (( Il mio gusto in te io voglio riporre Jl, dice il padre.
(\ Il tuo gusto in me io ripongo >J, risponde il figlio. ((Le mie
azioni in te io voglio riporre >J, dice il padre. <l Le tue azioni in
me io ripongo J>, risponde il figlio. ((Le mie sensazioni piace
voli e le mie sensazioni dolorose in te io voglio riporre >>, dice
il padre. << Le tue sensazioni piacevoli e le tue sensazioni dolo
rose in mc io ripongo ;>, risponde il figlio. <l Il mio piacere,
la mia voluttà, la mia capacità di procreare in te io voglio ri
porre 'l, dice il padre. 11 Il tuo piacere, la tua voluttà, la tua
capacit � di procreare in me io ripongo n, risponde il figlio.
•< La rma capacità di muovermi in te io vocrlio riporre n, dice
�
i padre. (<La tua capacità di muovermi i ; me io ripongo n,
36. Il padre trasmette al figlio le sue facoltà, che ri'·ivranno nella sua discen
dEnza, 'ccondo una credenza certamente anteriore al dogma del ciclo delle esistenze.
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KAU�ÌTAKI UPANI§AD
TERZO ADHYAYA37
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KAU�iTAKI UPANI�AD 3'9
38. lndra, alla replica di Pr:tta:rdana, mantiene fede alla promes5a di conceder
gli una grazia �he consiste appunto nel decidere egli stesso.
39· Con la conoscenza della verilà, ossia, come si vedrà in '"guito, con il rico·
noscimcmo della sostanziale unicità dell'esistente, spariscono rutte le distinzioni di
bene e di male: 1" azioni non più appancngnno all'individuo, ché l'individuo ha
cessato di esistere. Subito dopo si allude ad azioni compiute da Indra, tutte detcr-·
minate da odio, violenza, ingiustizia.
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KAU�ITAKI UPANI§AD
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-"
33'
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..
KAU�JTA.KI UPi\NI§AD 333
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334
QUARTO ADHYAYA 43
l . V'era un tempo Gargya Balaki, studioso [dei Veda],
ben conosciuto. Egli soggiornò tra gli USinara, i Satvan e i
Matsya, i Kuru e i Paftcala, i KaSi e i Videha 44• Un giorno si
recò da AjataSatru di Kasi e gli disse : (( Ti parlerò del Brah
man! )), AjataSatru gli rispose : <( Mille [vacche] noi ti dare
mo. A questa promessa la gente suole accorrere dicendo :
Ecco un [nuovo] Janaka, ecco un [nuovo] Janaka ! >> 45•
2. Nel sole, il grande. Nella luna, il cibo. Nel lampo, il
fulgore. Nel tuono, il fragore. Nel vento, Indra VaikUQ-tha.
Nell'atmosfera, la pienezza. Nel fuoco, l'irresistibile. Nell'ac
qua, la verità. Questo in rapporto alle divinità (i fenomeni
cosmici). Ora in rapporto all'individuo. Nello specchio, il ri
flesso. Nell'ombra, il compagno. Nell'eco, la vita. Nel suono,
la morte. Nel sogno, Yama. Nel corpo, Prajapati. Nell'occhio
destro, [lo spirito] della parola. Nell'occhio sinistro, [Io spi
rito] della verità 46•
3. Balaki disse : t( Quel personaggio che sta nel sole, quel
lo io venero [come Brahman] ». Ma AjataSatru gli replicò:
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335
_ 47· La luna i: messa in rapporto, come al solito, con il cibo, la cui abbondanza
dipende dalla pioggia e dalle stagioni, entrambe kgatc alla luna e alle sue fasi.
. �S. Il Yéllto e Indra (Vaiku!_l�ha è dapprima epiteto di Indra, poi passerà o
"'�J;�U e al suo cielo) sono simili per l'impeto co·ersore.
49· L'etere riempie ogni cosa ed è definito come il Brahman immutabile:
.
il �rahman è qui dunque definito come una sorta di materia inerte, priva di capa·
nta d, e•·o\uzionc.
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lo io venero [come Brahman] l>. Ma Ajata5atru gli replicò_:
<< Non farmi parlare di questo! Io lo venero come l'irresisti
bile �>. Invero colui che così lo venera, diventa egli stesso irre
sistibile fra gli altri.
l o. Balaki disse : ({ Quel personaggio �he è nell'acqua,
.
50. L'acqua è io rapporto con il vero: è inumi per l'acqua che si gillf1l93�
5r. Forse la vita è messa n i ·ràppono con l' ec.o in q\1.3..01o sia l'una � l'altr.t
sono sohanto il ricordo o il riflesso di $noni scomparsi o di mondi lo.ntani. . •
52. Insolito è l'accost�mento tra il suono, che è simbolo della vita e a_d�
rura della poten:za creatrice (la parola del Veda), è la morte. PCQbabilmente il �
cicore· del brano ha ·voluto negare ogni "alare del suono, per f'Olcmict antiJitualÈ
stica e antis:�cerdotale.
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.-\.sceti itineranti. Stampa popolare moderna.
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KAU�iTAKI UPANI�AD 337
53· :(:; e•·idente il rapporto esistente tra il sonno e Yama, dio dei morti, La
•upremazia promes<;a è poi fondata su uu legame etimologico tra Yama e y<>m,
" smtoporrc , .
5-\· Prnj�pati, in quanto creatore, i: collegato strettamente con il corpo.
55· Negli occhi e del pari nd sole, simboli della vita, si pensa che esista un
personaggio. All'occhio destro appartiene ciò che i: originario (parola, fuoco, luce,
la parola es<endo cullegata con il fuoco come d'ordinario), al sinistro dò che è
derivato {Yerità, lampo, fulgore).
56. Ossia gode di questi fenomeni.
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ammaestri un brahmano. Vieni tuttavia, io ti condurrò alla
conoscenza n. Prese Balaki per la mano e andò avanti. Giun
s�ro a u n uomo c�e giace':a addormentato e Ajata�tru gli
disse: << Grande, Biancovestlto, re Soma ! >>. Ma quello rimase
a giacere. Allora lo toccò con il bastone e quello si alzò. Allora
AjataSatru gli disse : << Dove giaceva or ora quest'uomo ? Dove
si trovava or ora? Donde or ora è ritornato ? >>. Ma Bàlaki
non lo sapeva. Allora Ajatatatru riprese a dirgli: << Dove que
st'uomo or ora giaceva, dove or ora si trovava, donde or ora
è tornato, [se questo vuoi conoscere, sappi che] ci sono delle
vene dell'uomo, chiamate hitil, che dal cuore si dipartono ver
so il pericardio. Sottili come un capello separato in mille parti,
consistono d'una sottile essenza di color bruno, bianco, nero,
giallo, rosso. In esse ci si trova allor quando nella condizione
di sonno profondo non si vedono più sogni.
20. In questo prii�a dunque [i pra1}a] si congiungono in
unità. Allora la parola in esso si riassorbe con tutte le cose
definibili con u n nome; si riassorbe la vista con tutte le for
me; si riassorbe l'udito con tutti i suoni, si riassorbe la mente
con tutti i pensieri. Quando si risveglia, come da u n fuoco
fiammeggiante le scintille sprizzano in tutte le direzioni, così
•
da questo .n..tman i prii!za (facoltà umane) si dipartono ognuna i'
verso la propria sede, dai priil}a si dipartono gli dei (i sensi),
dagli dei i mondi. E questo prii'f}a, che è il Sé cosciente, è
penetrato in quel Sé che è il corpo fino ai capelli, :fino alle
unghie. Come un rasoio è celato nella guaina, o la termite
nel termitaio, così questo Sé cosciente è penetrato in quel Sé
che è il corpo fino ai capelli, fino alle unghie. Attorno a que-
sto A.tman gli altri Atman si stringono, come i vassalli a�or-
no al feudatario. Come il feudatario si serve dei vassalh, o
come i vassalli si servono del feudatario, così questo prajiJiit-
man si serve degli altri Atman e gli A.tman si servono d�
prajfziitman. In verità finché Indra non ebbe conoscenza di
questo A.tman, fin allora i demoni riportarono vittoria. �a
non appena ne ebbe conocenza, uccise i demoni, riportò_ Vlt:
toria e ottenne predominio, sovranità, supremazia su tu� gli
dei n. Del pari colui che così sa, dispersi tutti i mali, ottl.en�
predominio, sovranità, supremazia su tutte le creature, colm
che così sa, colui che così sa.
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KENA UPANISAD
La Kena Upani,>ad, così chiamata dalla parola iniziale, o Talava
k:ira Up., dal nome della scuola del Siimo�·eda cui appartiene, si divide
in due parti, che contengono entrambe qualche elemento di dialogo
tra maestro e discepolo (cfr. r, r ; 4, 7). l primi due kha!ltfa costitui
scono la prima parte, in versi, che è la più recente ed esamina il pro
blema deil'inconoscibilità del Brahman, che è al di là d'ogni ragiona
mento logico, cosicché soltanto colui che ravvisa l'insufficienza dei
mezzi conoscitivi può dire di realizzarlo. La seconda parte, in prosa,
ha il carattere d'una leggenda, diretta a illustrare la superiorità del
Brahman, che appare come una forza magica e nuova, sui vari ele
menti della natura, simboleggiati dagli dei vedici, che da esso dipen
dono e contro di esso nulla possono. Nell'epilogo l'inruizioo.e del Brah
man, che è d'ordine mistico e non logico, è paragonata per la subita
neità al balenar della folgore o a un ricordo ridestato nella mente.
Il Brahman è il fine di tutti i desideri, e la pratica ascetica, la vita
morale e il sacrificio, se pure non giungono a attenerlo, costituiscono
però il fondamento indispensabile dell'ascesa spirituale.
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PRIMO KHA�"'J)A
I . Le varie facoltà dci sensi non soo proprie degli organi, bensì è l'f\trnan
Brahman che, impcrsCIUtabile � profondo, regge ogni manifenaz..ione c dctcrrnina
ogni attività. Ho imeso yad nel primo verso come introduttio·o d'un'enumerazione,
u,;sia corrispondente pressappoco ai nosiri due punti dopo i verbi dicendi e scn
tirndi.
:::. Si distingue tra il Brahman qualificato (5agu{<a), oggetto della venerazione
popolare, e il Brahm:m priYo di attributi (nirg<l,:a), wggcno della conoscenza e
Yiviii,atorc dci semi, il conoseitore incoltos.cibilc con la lr>gica.
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KENA U.I'ANI�AD
6. Ciò che non può essere veduto con l'occhio, ciò per
mezzo del quale gli occhi vedono, questo sappi che è il Brah
man. Non è ciò che [il volgo 1 venera come tale.
7. Ciò che non può essere ascoltato con l'orecchio, ciò per
mezzo del quale l'ascolto si realizza, questo sappi che è il
Brahman. Non è ciò che [il volgo1 venera come tale.
8. Ciò che non respira con il respiro, ciò per mezzo del
quale il respiro vien tratto, questo sappi che è il Brahman.
Non è ciò che [il volgo 1 venera come tale >>.
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K.ENA UPANI�AD 343
TERZO KH�A
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344 KENA UPANI�AD
QUARTO KHANDA
4· N"el fano che il mi.,ero del Brahman sia welato da Urna, DÌ.nfa montana
e personificazione gui della sagg.ezza, qualche interprete vuoi vedere un'allll.'liooe
all' origine delle dottrine upani,adiche, sorte negli uerni delle foreste c delle m�n·
tagne. Altri sonoline>.no:> il wolo attribuito all'clcmcnto femminile, che in segmto
acqui,tcrà grande importanza nelle correnti religiose induistiche.
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ISA UPANI�AD
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l . Il Signore abita tutto ciò che nel mondo si muove.
._
Godi di ciò che concede e non bramare mai i beni d'alcuno 1 !
2. [ I n tal caso] s'esprima pure i l desiderio di vivere cen�
t'anni su questa terra, compiendo il proprio lavoro. Così, non
altrimenti che così, succederà [anche] a te: l'azione non
auiì più potere adesivo 2•
3.- In verità vi sono mondi demoniaci, avvolti da cieche
tenebre : laggiù vanno a finire, dopo morte, coloro che hanno
ucciso un essere vivente 3•
4. L'Unico è immobile, ma è più veloce del pensiero; gli
dei non lo raggiungono, quando dinanzi corre. Esso pur rima�
nendo fermo supera gli altri che s'affrettano. In esso il dio del
vento produce le acque 4,
5. Esso si muove e sta immoto, è lontano e del pari è vi�
cino, è al di dentro d'ogni cosa ed è al di fuori di tutto.
6. Ma di fronte a colui che riconosce nel proprio sé tutte
le creature e in tutte le creature vede il proprio sé, di fronte a
costui [l'Assoluto] non cerca più di sfuggire [e si palesa chia�
ramente] .
'-'n:>Uclle più alte esortazioni :illa fratellanza universale. Analogo pensiero ricorre
nd\e Epistole ai Corinzi (I, 3, t6; 6, I9� li, 6, t6), nelle quali si considerano
•- tEmpio dd Signore » soltanto k creatnre umane, mentre l'aurore indiano estende
b >-llidarietà a tutto l'esisrente.
:2. Senza brama e senza attaccamento l'azione non determina una ricompensa:
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�l
iS.\ I;PI\.NI�AD
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iS.� UPANI�AD 349
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KATHA
. UPANISAD .
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PRIMO ADHYAYA
PRIMA VALLI
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354
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355
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1.,
SECONDA VALLI
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357
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'l
.'
K.A"fHA UPANl�
l
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359
24. Chi non s'è staccato dal peccato, non è tranquillo, non
è concentrato, non ha la mente serena, non riesce a raggiun·
.:rerlo con piena conoscenza.
o
25. Chi sa in realtà dove risieda Costui, per il quale di·
gnità sacerdotale e casta guerriera non sono che un piatto di
riso c la morte il condimento ? ».
TERZA VALLI
6. Esiste una sola realtà, l'Atman, che può rro.·arsi in due co<1dizioni : anima
indi,·iduau, soggetta alla legge del karman, e anima liberata, che s'immagina, con
una sopravvivenza di concezioni arcaiche, "-"urta nel piÌI alto ciclo.
j. Penso che la strofa voglia esaltare il rito del fuoco come il mezzo migliore
di 5:1\ve:zza per coloro che s.ono ancora legati :ù sacrificio.
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KA!JfA UPANI�AD
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1 5 . Quando ha percepito ciò che è senza suono, senza
tatto, senza forma, imperituro, senza sapore, eterno, senza
odore, senza principio né fine, che sta al di là del grande
r .�tman] , che è duraturo, l'uomo è liberato dalle fauci della
n1orte 11.
1 6. Il saggio che racconta oppure ascolta l'immortale re�
sponso, dato a Naciketas dal dio della morte, s'esalta nel
mondo dd Brahrnan.
1 7. Colui che, purificato, narri in un'assemblea di brah�
mani oppure in una cerimonia funebre questo altissimo mi
stero, allora si procura l'immortalità - si procura l'immor
talità.
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SECONDO ADHYAYA
QUARTA VALLI
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KA!fiA UPANI�AD
r tt
I r. A.ssai oscure e pwbabilmente cor o e sono le str. 6 e 7· Secondo una dif.
fusa .:oncezione cosmologica, le acque sono l'demento primevo : a Esse naturalmente
arncriore .1o I'Atman. Ho tradottOJ vyapaiyGtG con « sempre vigila • (letteralme"tc
" ha osscr..-ato ·•). Aditi è la madre degli dei ed è anch� la natura donde tutto si
pnxluce: essa pure 1: una forma dell'Atman.
IZ. La strofa i; ripresa da]!._. V., 3, 29, z.
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KATH-� l!PANI�AD
QUINTA VALLI
'3· Le undici porte sono i cinque semi dì percezione, i cinque sensi. di azione
e la menle.
14. Sttofa del �.V., (4, 40, 5), che canta Agni nelle sue varie fOI"me.
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l O. Come il vento, che è uno, penetrato in una creatura
s'adegua a qualsiasi forma, cosl l'anima, che è una, s'adegua
dentro ogni creatura a qualsiasi forma e pur rimane all'e�
sterno.
1 1 . Come il sole, occhio dell'universo, non è tocco dalle
malattie dell'occhio, che sono al di fuori [di esso] , così l'ani�
ma universale, che è una, pur stando dentro una creatura, non
è tocca dali'angoscia del mondo, perché è al di fuori.
1 2. Unico, onnipotente, l'Atman, stando dentro le crea
ture, fa apparire distinta l a sua unica forma; per i saggi che
lo riconoscono esistente nel proprio io c'è gioia immortale,
non per gli altri.
1 3 . Eterno fra gli eterni, intelligente fra gli intelligenti,
unico fra molti, Esso largisce grazie; per i saggi che lo rico
noscono esistente nel proprio io c'è eterna pace, non per gli
altri ''·
1 4. [Naciketas] : (t [I saggi] pensano che la formula
" Esso è il Tat " sia la suprema, indescrivibile felicità. Ma co
mc potrei io giungere a intendere il Tat? Risplende, brilla ? ''·
1 5. •t In Esso non brilla il sole, né la luna e le stelle, non
i lampi e tanto meno il fuoco : tutto risplende quando Esso
risplende, tutto questo universo risplende della sua luce 11 15•
SESTA VALLI
n•m sono i sensi che percepiscono gli oggetti. così non ò: il sole a risplendere, ma è
<ohanto l'Annan ad agire.
r6. L'albero di aSE,,mha (FicliS religiosa) con le radici in :Ùto è simbolo del
mnndo, diramante-i dall'unica radic� che è il Br.thman. Ma qui ["aivauho sembra
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KApiA {,'l'ANI�
identifi<:ato con il Brahman, con il quale ebbe origine quando la ,-ita ebbe inizio;
gli vengono pertanto amibuite le <JUalità dell'Assoluto, tra cui il ttrrore che esso
ispira a causa del mista-o che lo circonda. Si giustifica quindi la presenza ddla
str. 3, che prubabilmente è presa da altro contesto,
17. Il premio dclla conos<:=z.a è, ancora miticamemc, visto nell'oneoiroento
d'una vita più fdice.
r8. L'unica realtà apparisce chiar:�mente se la si ri<:erca nel proprio s.é; appa
risce poi nella sua complcrezza nella piena luce del mondo dd Brahman! in altre
parole � immaneme e trascendente. Altrimenti apparisce confusa e indistinta.
19. Cfr. I, J, H>.
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I l . Questo fermo dominio dei sensi lo chiamano yoga.
L'uomo allora non è più turbato : yoga infatti è principio
l d'una nuova vita] e fine [dei turbamenti determinati dal
mondo esterno] .
1 2 . Non con la parola, non con la mente né con l'occhio
è possibile percepire [l'Assoluto J : come può essere percepito
se non dicendo : " [Esso] è " ?
1 3. Soltanto con le parole " [Esso] è " può essere perce
pito, quando s'abbia la [conoscenza della] vera natura di en
trambi 2t'. La sua vera natura risplende quando sia percepito
con le parole : " [Esso] è ".
1 4. Quando tutti sono acquetati i desideri che sono nel
cuore, allora il mortale diventa immortale: qui in terra gode
Jel Brahman.
1 5 . Quando qui sulla terra tutti i legami del cuore sono
infranti, allora il mortale diventa immortale. Questo è l'inse
gnamento.
1 6. Cento e una son le arterie del cuore, una di esse esce
\Trso il cranio. Risalendo per essa si raggiunge l'immortalità;
le altre servono per uscire in tutte le direzioni 21•
1 7. Della misura d'un pollice, lo spirito, l'interna anima
abita sempre nel cuore d'ognuno. Occorre strapparla dal pro
prio corpo con fermezza 22, come il filo d'erba dalla sua guai
na. Bisogna riconoscerla come la luce, l'immortale, come la
luce, l'immortale bisogna riconoscerla J>.
l 8. Naciketas allora, avendo ascoltato questa dottrina
esposta da Yama e la completa teoria del yoga, raggiunto il
Brahman fu libero da passioni e da morte. Così pure sarà per
altri che così conosca l'.Atman universale.
Insieme ci protegga, insieme ci giovi ! Insieme possiamo
agire virilmente ! Ci illumini ciò che abbiamo ascoltato ! Che
non abbiamo mai a odiarci! Om , pace, pace, pace 23 !
:w. So!ranto quando si conooo la na01ra, ossia !"identità smtanziale, del ricer
catore e dclla cosa da ricercar:si, p<Jtrà affermarsi che il Brabman esiste. Non è
pmsihilc una detcrrrùnazionc più precisa.
:n. La stessa strofe si trol·a in Cf1.Up., 8, 6, 6, dove meglio s'accorda con il
contesto.
22. Ossia riconoscendola diversa dal corpo.
:::•] . La strofe bene auspicante per il maestro e per il ùisccpolo si ritroYa idrn
tica alla fine della T.Up.
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MUNDAKA UPANI�AD
La Mmyfaka Up., che appartiene a\J'Atharvaveda, è una delle
Fpanirad più celebrate e commentate nell'India. Il titolo sembra signi
li.c:ne che essa si rivolge a un ordine di asceti che seguivano il voto
.-Iella '' rasatura n del capo; ma potrebbe pure alludere all'effetto del
l'insegnamento in essa impartito, che è tale da '' radere n, ossia distrug
gere, l'errore. La conoscenza dell'identità tra Atman e Brahman, che
si raggiunge quando si sia purificato l'animo per mezzo dell'ascesi e
della condotta moralmente pura, conferisce la liberazione dal ciclo delle
esistenze, l'assorbimento e, a quanto sembra, la dissoluzione nell'As
soluto; il rito e il sacrificio, in quanto ancorati alle cose terrene, per
mettono soltanto una felicità transitoria. L'Assoluto è l'origine di tutto,
si muove nell'intimo di ognuno, ma tutto trascende ed è il traguardo
da raggiungere. È chiamato Brahman, Atman, Puru� ((( spirito uni
versale ") e Tat; ma non c'è equivalenza completa fra i termini, se è
vero che il Puru� in 3, r, 3 è detto matrice del Brahman. Frequenti
sono i contatti e le derivazioni da altre UpaniJad, cosicché la Mul_Jrf.
Up. deve essere considerata tra le più recenti delle UpaniJad vediche.
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PRIMO MlJNJ;>AKA
PRIMO KHA�A
T. Esiston•' due scienze, l'inferiore, costituita dai testi sacri e dalla pratica dci
riti, c
!a superiore. Soltanto quest'ultima permette di raggiungere il Brahman, dal
quale si gencra e od quale si ric<Jngiunge tutto il creato, in un circolo senza fine:
infatti - dice l'Upanisad anticipando le conclusioni- il Brahman si genera dall'a
�cesi, che è uguale alla conoscenza, e l'ascesi a '"" voha si genera d:tl Ilrahman
mdividuato, m>-ia dall'Assoluto che è presente nell'interiorici umana.
2. È questa una ddk più antiche enumerazioni dci Vediitiga, " membri dd
T'eda n, e sottolinn la derivazione dclle varie scienze da!la consid�=zione del sacri
ficio.
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'l
SECONDO KHA�QA l
(( Questa è la verità :
l . Le azioni sacrificali, che i poeti videro [e descrissero]
nelle raccolte degli inni sacri, sono state ripetutamente realiz�
zate dinanzi ai tre [fuochi del sacrificio] 4• Effettuatele sem�
pre, voi che bramate il vero : questa è la via che vi condurrà
al mondo [che si conquista] con le opere buone.
2. Quando la fiamma balena, essendo stato acceso il fuo
co sacrificale, allora in mezzo alle due porzioni di burro lique�
fatto bisogna gettare le offerte [del sacrificio] .
3. Se uno compie l'agnìhotra senza accompagnarlo con i
riti del novilunio e -del plenilunio, [del giorno iniziale] delle
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MU�AKA UPANI�AD 373
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l
374
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..-!
l
SECONDO MUJ:li?AKA
7· In q1.1csta strofe sono enumuate brevemente le tappe ddla dottrina dci cin
que fuochi. Vedi Ch.Up., 5, 3-10.
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'
1,:
SECONDO KHAJ;ipA
8. Sec<>ndo Sankam i serre prOr;a sono gli organi dci sensi ndla tesl:l {�•
orecchie, narici, bocca); le sette fi= sono prodotte dall"attiYici di què:gli org:uu;
il combustibile è costituito dal complesso degli oggetti dei sensi; le obbzioni sono
le percezioni di questi oggetti; i sette mondi infine si formano oune risultato della
percezione.
.
9· 11 battito delle palpebre è caratteristico dei mortali; gli dci hanno rocchio
fisso.
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....;..
MU�AKA UPANI�AD 377
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MU�AKA UPANI�AD
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TERZO M�AKA
PRIMO KHA�T)A
l . <( Due alati, stretti amici, sono attaccati allo stesso albe
ro. L'un d'essi mangia i dolci fichi, l'altro senza mangiare
guarda attentamente.
2. Su un albero eguale lo spirito individuale, imprigio
nato, soffre, accecato dalla sua impotenza; quando vede l'al
tro, il signore sovrano nella sua soddisfazione e nella sua mae
stà, è libero dal dolore 13•
3. Quando il meditante distingue l'aureo creatore, il so
\Tano, lo Spirito Universale, che è matrice del Brahman, al
lora, rag.!:,riunta la conoscenza, dopo essersi liberato del bene e
del male, senza macchia, raggiunge l'identità suprema.
4. Esso è il soffio vitale che risplende in tutte le creature.
Colui che comprende, colui che conosce, non parla senza cri
terio. Si compiace dell'Atman, gode dell'Atman, e, pur com
piendo le azioni sacrifìcali, diventa il migliore dei conoscitori
del Brahman.
5. Con la verità, con l'ascesi, con la retta conoscenza, con
la castità continua è possibile [cercare di] ottenere questo
�\.tman. Costituito di luce, puro, Esso abita dentro il corpo.
Gli asceti lo contemplano quando hanno cancellato le loro
colpe.
6. La verità vince, non la menzogna; attraverso la verità
passa la via che porta al mondo degli dei. Lungo di essa i
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veggenti che hanno realizzato i loro desideri giungono là
dove si trova il Tat, la suprema dimora della verità.
7. Il Tat risplende, grande, divino, inconcepibile nella sua
forma, più sottile del sottile; lontanissimo, distante, Esso è
pur qui vicino sulla terra, nascosto nell'intimo [del cuore]
per coloro che [rettamente] vedono.
8. Non è possibile raggiungerlo con l'occhio, né con le
parole, né con gli altri organi dei sensi, o con l'ascesi H o con
l'azione sacrificale. Chi ha l'animo puro per la luce della co
noscenza lo vede nella sua interezza quando medita.
9. Questo Atman sottile può essere conosciuto [soltanto]
con il pensiero, nel quale il respiro è. penetrato con le sue cin
que forme: tutto il pensiero delle creature è [infatti] intes
1
suto con i soffi vitali 5• Quando [il pensiero] è purificato,
risplende allora l'Atman.
l O. Qualsiasi mondo con la mente si formi, qualsiasi desi
derio concepisca, chi ha l'animo puro tale mondo conquista e
tale desiderio. Chi desidera la felicità onori dunque il conosci
1
tore dell'Atman )) 6•
SECONDO KHAJ)J"OA
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2. Colui che nella mente concepisce desideri, costui rina
sce ora qui ora là secondo i desideri. Per chi ha placato i desi
deri e si è preparato interiormente, già qui in terra tutti i desi
deri si dissolvono.
3. Non è possibile raggiungere l'Àtman con l'insegna
mento, e neppure con l'intelletto né con molta dottrina. Lo
può ottenere soltanto colui che Esso trasceglie ; a costui l'At
11•
man medesimo rivela la propria essenza
4. L'Atman non può essere raggiunto da chi non ha forza,
c neppure attraverso la distrazione o un'ascesi irregolare. Sol
17. Non può prcscindt:ni dalla condotta pura, come più volte è stato ripetuto;
ma al Brahman giungono soltanto gli detti dal Brahman stesso. In questa afferma·
zìonc è da vedersi il primo spunto della posteriore dottrina della grazia divina sal
vatriçc del devoto fedde. Cfr. Kllfh. Up., I, 2, 23.
18. Cfr. Pra.fna Up., 6, 4, dove in •eahà le parti enumen.te sono 16.
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l O. Ciò è stato dichiarato nel verso sacro :
Coloro che compiono i riti sacri, esperti nei Veda, devoti
al Brahman, che, pieni di fede, se stessi sacrificano all'Unico
veggente, a costoro, dopo che abbiano secondo il rito prati
cato il voto [della rasaturaJ del capo, deve essere insegnata
questa scienza del Brahman JJ.
1 1 . Questa è la verità che un dì proclamò il veggente An
giras. Chi non ha compiuto il sacro voto non può apprenderla.
Onore ai sommi veggent:i, onore ai sommi veggent:i!
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PRASNA UPANISAD
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PRIMO QUESITO
�- spiriw c materia, e il tempo nelle sue ,-arie suddivisioni, è il cibo donde si gene
rano lo sperma c quindi le creature. La spiegazione biologica della vita n�wral·
mente non <:Sclctdc che aachc l'altra parte dell'essenza dd creatore, lo spirito, sussi
'ta ndlc Uèature e ndla loro creazione. La menzione d'un3 parob 0 d'un concetto
port:l con .•é argomenti connessi con quelli: cusl a propo,iw dell'anno, ùe\ 'ole e
ddla luna ,-icn fatto di parbrc delle due vie c dd dc•tino dd!'uumo dopo la mon�.
Chi è 3U;�ccnr> �lla materia ritorna sulla t�rr�-
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5. In verità il priit;a è il sole e la materia è la luna. Mate
ria in verità è tutto ciò che ha forma e pure ciò che forma
non ha. Per questo in verità la forma è materia 2•
6. Il sole, quando si leva, entra nella regione orientale e
allora raduna le energie vitali dell'oriente nei suoi raggi.
Quando entra nella regione meridionale, nell'occidentale, nel
la settentrionale, nella regione inferiore, in quella superiore,
in quelle intermedie, quando illumina l'universo, allora ra
duna nei suoi raggi tutte le energie.
7. Così si leva il fuoco [del sole ] , questa forza univer
sale, onniforme. E questo è espresso in una strofa :
8. È onniforme, aureo, tutti vede, è lo scopo supremo, è
l'unica [fonte di] luce, risplende : si leva il sole, che ha mille
raggi, che si muove in cento guise, che è l'energia vitale delle
creature.
9. Prajapati è l'anno 3; duplice è il suo cammino, a Sud
e a Nord. In verità coloro che vedono realizzato il Tat (= As
soluto) nelle opere e nei sacrifici, costoro sì acquistano soltan
to il mondo della luna 4• Costoro ritornano ancora I sulla ter
ra] . Per questo i saggi che desiderano prole ricorrono al
[camminoJ meridionale. Il cammino dei Mani è materia.
1 O. Ma attraverso il I cammino] settentrionale, se si ri
cerca il Sé per mezzo dell'ascesi, della continenza, della fede,
della conoscenza, si conquista il sole. Questo è il soggiorno
delle energie vitali, questa è l'immortalità, la sicurezza, l a
meta suprema. Di là non si ritorna più. Questa è l a fine I dd
le rinascite] . A questo proposito c'è una strofa:
1 1 . Alcuni dicono che è il padre dai cinque piedi, dali�
dodici forme, abitante nella metà superiore del cielo. Altn
::�. Priina e sole s.ono entrambi quintessenz.a o simbolo dell'energia vitale; rayi
è la materia, ma anche b ricchezza in me<si e armenti, che i: legllta all'andamwto
delle stagioni e quindi alle fasi lunari.
3· Praj3.pati. è il sole c la luna, quindi è anche l"anno, da quelli determi.nat?•
come in seguito sarà identificato con il mese e con il giorno che s.on sempre 111
rapporto con gli astri. I due cammini sono le due parti dell'anno nelle quali il sole
declina rispettivamente verso Snd e verso Nord.
4· Coloro che son dediti soltanto al rito rimangono nell'ambito della maRna,
.
ossia della \una. Cfr. la dottrina dei cinque fuochi in B.Up., 6, ;>; Ch.Up., 5•
3-1o; &uf. Up. , 1.
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dicono che, tutto conoscendo, nell'altra [parte del cielo risie
dendo] , è assiso su un [carro] con sette ruote e sei raggi 5•
1 2. Prajapati è il mese, la quindicina oscura è la materia,
la quindicina chiara è l'energia vitale. Per questo i saggi com
piono il sacrificio nella quindicina chiara, gli altri nell'altra 6•
1 3 . Prajapati è il giorno e la notte. Di essi il giorno è
renergia vitale, la notte è la materia. Sciupano l'energia vita
le coloro che di giorno si congiungono in amore. La continen
za è unirsi in amore di notte.
1 4. Prajapati è il cibo; dal cibo proviene lo sperma, da
questo nascono le creature.
1 5. Coloro che seguono la regola di Prajapati generano
una coppia [di figli] . Il mondo del Brahman tocca a coloro
che praticano ascesi e continenza, a coloro nei quali la verità
è ben salda.
1 6. Il mondo senza macchia del Brahman tocca a coloro
nei quali non c'è doppiezza, né menzogna, né illusione >>.
SECONDO QUESITO
J. Enigma riferentesi al sok, tratto da l:{. V., I, 164, 12. I cinque piedi e le
dodici forme sono k >tagion.ì (le due stagi•1ni fredde q<.�i valgono pu una) e i
dodici m�i. Le sette ruote del carro del tempo sarebbero i sette cavalli dd cocchio
mlare, i sei uggi le sei stagioni.
6. ll SJcrificio dei saggi non con>iste m:lla matcrialità dci riti, mJ, secondo il
,•.IO, nell'ascesi, nella continenza ecc. Per questo viene collegato qui con la quin
dicina meno lègata alla materia.
7· O"ia gli danno vita e attività.
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sostengo ". Di fronte a queste parole gli altri rimasero incre
duli 8•
4. Il respiro orgogliosamente fece finta di fuggire verso
l'alto. Ma quando tentò di fuggire, allora anche tutte le altre
[facoltà] fuggirono e, come riprese il suo posto, tutte ripre
sero il loro posto. Come le api s'alzano in fuga seguendo la
loro regina che s'invola e quando essa ritorna al suo posto
tutte riprendono il loro posto, così fecero la parola, l'intel
letto, la vista, l'udito. E lieti così Io glorificarono :
5. " Egli è il fuoco che arde. Egli è il sole, è la pioggia, è
Indra, è il vento, è la terra, è la materia. Egli è il dio, egli è
ciò che è e ciò che non è, egli è ciò che è immortale.
6. Come i raggi sono infissi nel mozzo, così tutte le cose
[sono fondate] sul respiro : gli inni, le formule sacrificati, le
mel �ie, i sacrifici, la casta dei guerrieri e quella dei brah
mam.
7. Come Prajapat:i tu ti muovi nel grembo, sei tu in veri
tà che rinasci; a te le creature recano omaggio, a te che ri
siedi [nel corpo] insieme con i sensi.
8. Tu sei il migliore sacerdote degli dei, tu sei la prima
offerta per i Mani, tu sei la pura condotta degli asceti discen
denti di Atharvan e di Angiras 9•
9.
Per la forza tu sei Indra, o respiro. Tu sei Rudra, il
protettore. Tu sei il sole che si muove nell'atmosfera. Tu sei
il signore degli astri.
l O. Quando tu fai cadere la pioggia, o respiro, le crea
ture si riempiono di gioia, pensando: " Ci sarà cibo a vo
lontà ".
1 1 . Tu sei un vratya 10, o respiro. Sei !"unico saggio, sei
8. Cfr., per una �ontesa simile t;a i sen5i, che riconoscono la '"Peri•>rità dd
respiro. poi celebrato come fonte di rutto. B.Up., 6, 2; Ch.Up., 5, I sgg.; Km1!·
Up., 2, 14.
9· :\Iitici veggtnti, .alltori di inni ddl".4than•at•L'da e del �gvL'da.
10. I 1•ri.itya oono stirpi arie non brahmanich�. �mmesse ndl "ortudossia sol��
dopo il compimemo di cfrtÌ riti propiziarorii. Il prfi!'"· antffiorc a ogru cosa.. qlliildi
anche ai riti, non è purificato; rn.a di pmificar<i non av""a bisogno, in qnanto
puro per narura. L'apparente biasimo � risolve dllnque in una lode.
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colui che tutto assorbe, sei il signore dei buoni. Noi [ti] do�
niamo il cibo, tu sei nostro padre, o MatariSva u.
1 2. Rendi sempre benefico quel tuo aspetto che si trova
nella parola, nell'udito, nella vista, nell'intelletto ! Non allon�
tanarti!
1 3 . Dal potere del respiro dipende tutto ciò che nei tre
mondi si trova. Proteggici come una madre i figli, procuraci
felicità e saggezza! " JJ.
TERZO QUESITO
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39"
5. Il priitya pone l'apiina negli organi d'escrezione e di
generazione. Nell'occhio e nell'orecchio, e insieme nella boe�
ca e nel naso, il priit;a pone se stesso. Nel mezzo sta il samdna,
che distribuisce in modo eguale (samam) il cibo offerto e da
16•
cui wrgono le sette fiamme
6. Nel cuore risiede l'Atman. Là ci sono centouna arteria
e di nuovo cento per ognuna di esse. Su ognuna di queste
ultime ci sono p.ooo arterie minori 17• In queste si muove il
vyiina.
7. L'udiina, che si muove verso l'alto, attraverso una di
queste arterie conduce al mondo dei virtuosi quando c'è me
rito, al mondo dei peccatori quando c'è colpa, al mondo degli
uomini quando ci sono entrambi [i comportamenti] .
8. Esteriormente il priitla è il sole : questo si leva infatti
favorendo la forza vitale che sta nell'occhio 1�. La divinità che
risiede nella terra sostiene l'apiina dell'uomo. Que1lo che è lo
spazio [atmosferico] intermedio è il samiina. Il vento è il
vyiina.
9. Lo splendore [del fuoco] è l'udana : perciò colui nel
quale il calore vitale
l O. s'è estinto, con i sensi concentrati nella mente, con i
pensieri [che aveva al momento della morte] , per mezzo di
questo [ udiina] si ricongiunge all'energia vitale per [ avviar
sì a] nuove rinascite. L'energia vitale, unita allo splendore,
[lo] porta insieme con l'anima nel mondo corrispondente ai
suoi pensieri 19•
1 1 . Per colui che così sapendo conosce l'energia vitale, la
sua prole non si perde [e per questo] diventa immortale lll. A
questo proposito c'è una strofa :
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39 '
1 2.
Colui che conosce l'origine, il modo d'entrare [nel
corpo] , la disposizione, la quintuplice potenza e l'intima na�
rura dell'energia vitale, raggiunge l'immortalità - raggiunge
]'immortalità n.
QUARTO QUESITO
:!I. Dci tre fuochi del sacrificio, il giirhapatya corrisponde alla terra, I'aflii"
<·anlya l'ano·iihii.ryaparona all'atmosfera : secondo 3, 8 l 'ultimo dovrdJbe
al cielo,
corrisp"ndcre, anziché al ••yiina, al samiina. Per que>to si wntirtll3 invece l'imma
gine di 3· 5, comparando a vari momemi. <.lei sacrificio imelletto e tldiina, per
mezzo del qual<:: l'anima esce dal corpo congiungrndosi, tcmpor�neamrnte nel son
no e dclinitivam<:nte quando si sia raggiunta b. conoscenza, con il Brahman-Atman.
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\.
.
to e non goduto, ciò che è reale e ciò che è irreale, tutto esso
vede, esso che è il tutto n.
6. Quando è sopraffatto dalla luce ldell'Atman], l'intel
letto non vede più i sogni. Allora nel corpo c'è la felicità n.
7. O caro, come gli uccelli riposano sull'albero che è la
loro abitazione, così tutto riposa sull'Atman supremo :
8. la terra e le sue parti, l'acqua e le sue parti, il fuoco e
le sue parti, il vento e le sue parti, l'etere e le sue parti, l'oc
chio e le cose da vedere, l'udito e le cose da udire, il fiuto e le
cose da fiutare, il gusto e le cose da gustare, il tatto e le cose
da tastare, la parola e le cose da dire, le mani e le cose da
prendere, gli organi della generazione e il piacere, gli organi
d'escrezione e le cose da espellere, i piedi e la marcia, l'intel
letto e i pensieri, l'intelligenza e le cose da comprendere, la
coscienza dell'io e quello che la impressiona, il peflsiero e l'og
getto del pensiero, la luce e le cose da illuminare, l'energia
vitale e quello che essa sostiene.
9.Lo spirito rindividualel , che è costituito di conoscen
za, è colui che vede, che tocca, che ode, che fiuta, che gusta,
che pensa, che comprende, che agisce. Esso si fonda sul su
premo, indefett:ibile Àtman 24•
l O. Giunge all'Essere Supremo, indefettibile, colui che
riconosce l 'indefettibile, puro, senz'ombra, senza corpo, senza
colori. Egli sa tutto, egli diventa tutto. A questo proposito c'è
una strofa :
1 1 . O caro, colui che conosce l'indefettibile nel quale ri
siedono lo spirito costituito di conoscenza, le forze vitali e gli
elementi insieme con i sensi, costui sa tutto e penetra in ogni
cosa JJ.
22. Nel sonno tutti i sensi sono stati assorbiti dalla mente, nella qnal� p<'1"
mane il ricordo di esperienze avute in questa o in precedenti esi�tcnze (lè cose non
udite a nan gc;.dute).
23. I d�sideri, in"onsei ma sussistenti nello stato di sogno, nel sonno profondo
sono sopraffatti dalla luce ddl'Atman-Brabman. È C\"idente che si tratta dell'espo
sizione d'una teoria già acc�ttata.
. .
rrcttù; qwn�
24. L'attività dci sensi presuppone una dualità di soggetto e di o&,
può m·ersi soltanto per lo spirito individuato, anche se esso trae tali pos5ibilit:à d�
percezione e di a.zionè dal fatto di fondarsi sull"Atmom-Brahm�n, con il quale
e
sostanzialmente identico.
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393
QUINTO QUESITO
ciò chi la conosce ottiene con questo solo mezzo l'uno o l'altro
fmondol .
3. Quando egli medita su una sola lettera (A), illuminato
da quella soltanto, torna rapidamente alla terra. Gli inni [del
J!.greda] lo riconducono al mondo degli uomini e qui, dedito
alrascesi, alla continenza, alla fede, gode di grande stima 25•
4. Se poi s'assorbe nel pensiero con due lettere (A, U),
vim trasportato dalle formule [del Yajurveda] nell'atmosfe
ra. al mondo della luna. Dopo aver goduto la prosperità nel
mondo della luna, torna in terra.
5. Colui che medita sull'essere supremo per mezzo delle
tre lettere (A, U, M), ossia con l'intera sillaba Om, giunge
allo splendore del sole. Come il serpente si libera della pelle,
così egli pure è libero dal male. Dalle melodie [ del Samave
da] vien sollevato al mondo del Brahman e da questo, che è
il sommo ricettacolo dei viventi, contempla lo Spirito Supre
mo che abita nel cuore [d'ognuno] 26•
A questo proposito ci sono due strofe :
-6. Le tre lettere portano la morte quando siano impiegate
troppo unite o troppo staccate. Quando siano impiegate cor
rettamente durante l'attività esteriore, l'interiore e l'intenne
dia 27, colui che sa non ha più paura.
25. Bcncht' ancor soggetto alla trasmigrazione, l'uomo che ha una limitata
comprcnsi<;ne deUa sillaba Om, altrove chiam�ta veicolo pcc superare !"oceano de!le
�-<iSJcnzc. s'de,·a tuttavia spiritualmente c rinascc inoltre come uomo. condizione
indispensabile pu conoscere integrJ!mcote il Brahman.
26. �el Brahm�n si riconducono le anime individuali che non tornano più
sulla terra c che hannn. con progressivo approfondimento, scoperto nelle manife
'·L<zìooi particolari !"identità con l'As«•luto.
"-7· Ossia durante la veglia, il sonno pwfondo c il wnno con sogni.
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'
'
394
SESTO QUESITO
:Ul. L'Essere Supremo, che è identico con l'anima indi•·idnale e da cui s'ori
ginano le sedici parti elencate nella str. 4, si realizza ncl mondo Yisibile attraverso
il priiiJil, che ne è l'immagine c il simbolo. Il numero delle mar>ifestazioni dell'Es
sere Supremo corrisponde alle pani attribuite :ùl'uomo in Ch.Up., 6, 7·
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395
cr
"io, che tendono verso l'Essere Supremo, una volta raggiunto
l'Essere Supremo, scompaiono, sì perde la loro individualità
e si dice soltanto che c'è l'Essere Supremo ?J. Esso è indivisi
bile, è immortale.
A questo proposito c'è una strofa:
6. Come i raggi nel mozzo, in lui sono fissate le [sedici]
parti. Riconoscetelo come l'Essere Supremo che deve essere
conosciuto, affinché la morte non vi tormenti 11.
7. Pippalada disse a quelli : (( Questo io so del Brahman
supremo. Di esso cosa più alta non esiste ll.
8. Lo onorarono dicendo : (( Tu sei nostro padre, tu che
ci trasporti alla riva oltre [i flutti del]l'ignoranza. Onore ai
sommi asceti, onore ai sommi asceti! u .
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SVETÀSVATARA UPANI�AD
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PRIMO ADHYAYA t
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SvETASvATARA UPANI�An
.
10. Forse le rre vie di liberazione: karma·, itiiina- e Mak_ti· mJrga.
n. Le due cause dell"obnubilazione sona le buone c le cattive azioni, che 1n
ogni caso legano al sam.rtira.
J.l. Forse si �nude ai cinque elementi, base degli oggetti dei sensi.
. .
13. l cinque dolori s<>n<> la dimora come embrione, l� nasci1a, la vecchJ:ua, la
malattia, la morte.
'4· Vedi nota 6.
15. Ignoranza, senso dell'io, bram�. odio, pa>sione.
I6. Simbolo ddl"anima individuak
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SvETASvATARA tJt•ANt�AD
17 Ndk str. 8-9 ancora si distingue tra i vari aspetti del llrahman: la prakrti,
che è l'oggetto da fruirsi (bhogy<•). il s.é individuale, che <o il fruitore (bhoktar), c
il dio, che è inani,·o in quanto libero da ogni kgame e da ogni illusione, ma che
domina e mette in moro b ruota delle c,;istcnze (prcrirar). La prakrti ;, peritura nel
'<'nso che l'apparenza che es•a assllme i: dcstinata a modificarsi.
18. L3 sillaba sacra Om è simbolo della suprema reald.
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'l
19
1 4. Facendo del proprio corpo l'ara�i inferiore e della
sillaba Om l'ara�i superiore, insistendo nella confricazione,
ossia nella meditazione, si otterrà di contemplare dio, come
[il fuoco1 nascosto.
1 5 . Come l'olio nei semi di sesamo, come il burro nel
latte, come l'acqua nel letto dei fiumi e il fuoco nei rami dis
seccati, così si afferra quell'Atman [universale] nell'anima
[individuale] , chi ricerchi con la verità e con l'ascesi
1 6. quell'Atman onnivadente che si trova, come il burro
nel latte [, nell'anima individuale]. Questo è il Brahman, che
ha la sua radice nella conoscenza del sé individuale e nell'a
scesi, che è lo scopo supremo delle Upani.yad, lo scopo supre
mo delle Upani.yad.
SECONDO ADHYAYA zo
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SvETASvATARA UPANI�AD
22. Vedi t.Jl., 10, 13, 1, con varianti. Si tratta d'un inno rln,lto al Havir
dhana, ossia ai carri in cui Yenivano portate al luogo dd sacrificio le piante dd
soma.
23. Ossia dove si pratica il controllo dd repiro. Tutta la strofa sembra signifi
care che il sacrificio ha un valore purificatorio e promuove lo >viluppo della meme.
"4· Vedi: �.V., 6, I6, r8. La traduzione i: tutt"ahw che sicura.
25. Sì ha qui un'allusione a K.Up., r , 3, 4·
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4°4 Sv::ETii.SvATARA UPAm�D
TERZO ADHYAYA26
tano immortali.
2. Unico è Rudra. A nessun altro s'affianca colui che que
sti mondi domina come sovrano assoluto. Egli è rivolto verso ·
:26. L'Assoluto apparisce ora sotto forma di Rudra-Siva. ora è definito Sommo
Signore, ora è id.:ntificato con il Brahman astratto dclla speculazione sacerdot:l.le,
ora è chiamato Pur�a. il gigante primigenio da cui rutto l'esistente fuoriesce. Ma
questo principi!! è anche l'Atrnan individuale. Rltrova dio in se stesso colui che
gode « la grazia del creatore "· Frequenti sono le strofe riportate da ahri resti.
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SVET.HVATAR.-1. UPANI�AD
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13. Grande come un pollice, il Pur�a, l'interno reggito
re, sempre abita nel cuore degli uomini; con il cuore, con la
mente, con il pensiero egli può essere concepito. Coloro che
conoscono ciò diventano immortali.
14. Mille teste ha il Puru�a, mille occhi, mille piedi. Do
po aver interamente ricoperto la terra, [ancora] la supera di
dieci dita.
1 5 . Il Pur�a in verità è tutto questo [universo], ciò che
è stato e ciò che sarà, ed è il signore deli'immortalità, poiché
per mezzo del cibo s'accresce oltre misura 30•
1 6. Da ogni parte ha mani e piedi, da ogni parte ha oc·
30. La strofa, che è. ripreS3 da �-r., X, go, 2, sonolinea, come spesso ndle
Upanirad, l'importanza dd cibo, ossia della materia.
. ,
31. Si volge agli oggetti dci sensi, invece di raccogli=i e di ritrovare m se la
propria natura divina.
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SvE.Tii.SvATARA UPANJ�AD
QUARTO ADHYAYAn
l . L'unico dio che, senza colore, per effetto della sua po�
tenza crea molti colori in vario modo per i suoi propositi se�
greti, in [lui che è] il principio alla fine tutto si dissolve : ci
provveda egli una limpida intelligenza!
2. Egli invero è il fuoco, è il sole, è il vento, è anche la
luna, è la purezza, è il Brahman, è l'acqua primordiale, è
Prajapati.
3. Tu sei donna, sei uomo, sei fanciullo, sei fanciulla. Tu
vacilli come un vecchio con un bastone. [Appena] nato, tu
rivolgi il tuo volto dappertutto.
4. Tu sei l'uccello neroazzurro, sei l'uccello verde con gli
occhi rossi 33, tu sei [la nube J che genera il lampo, tu sei le
stagioni, tu gli oceani. Tu, da cui tutte le creature sono sorte,
attraverso la tua potenza ti riveli come ciò che non ha inizio.
5 . Un aja monta godendo una ajii rosso-bianco-nera, che
ha generato molta prole della sua stessa natura. Un altro aja
la lascia, poiché ne ha già goduto 34•
6. Due alati, stretti amici, sono attaccati allo stesso albero.
L'un d'essi mangia i dolci fichi, l'altro senza mangiare guar�
da attentamente.
7. Su un albero eguale lo spirito individuale, imprigiona�
to, soffre, accecato dalla sua impotenza; quando vede l'altro,
il signore sovrano nella sua soddisfazione e nella sua maestà,
è libero dal dolore.
8. Colui che non conosce l'immortale inno sacro, su CUl
}�- Con frequenti citazioni dal R. V., c da altri tcsr:i. si celebra il dio unico,
'"premo c immanente, chiamato Rudra o Siva. Egli i: il grande Mago che produce
I'illusi.:me del mondo apparente, il quale ha ya\ore soltanto perché è compenetrato
da particelle della >u..a �<>enza, ossia dalle anime individuali.
33· Sei tanco la cornacchia. quanto il pappagallo.
_'\--!• Aja e ajii significano sia « capro " e � capra n. sia " innato "• con riferi·
mento allo spirito e alla prak_rti. li pr;mo capro è simbolo (come subito dopo nel
caso degli uccdli) dell'anima individuale ancora legata ai legami dell'affezione; il
•ccondo "- >imbolo ddl'anima liberata. I tre ç,,]ori della prakrti s.orw quelli attri
buiti ai rre modi di essere della matcria: bianco è il •attva, rosso il raja•, nero il
tamas.
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,,, §VET.\SVATARA UPANqAD
si fondano nel più alto cielo gli dei, che vantaggio avrà del
l'inno ? Ma quelli che lo conoscono, qui insieme sono assisi 35•
9.Strofe, offerte, sacrifici, voti, passato, futuro, ciò che
dicono i !leda : da ciò il mago crea tutto questo universo e in
ciò l'altro (l'anima individuale) è tenuto dai lacci dell'illu
siOne.
l O. Bisogna dunque sapere che l'illusione è la natura e il
grande Signore è il mago. Tutto questo mondo è compenetra
to di entità che sono particelle di lui.
1 1 . Colui che, unico, è il signore d'ogni matrice, colui
nel quale tutto questo universo si unisce e si dissolve : quando
si riconosce questo generoso signore come il dio da adorare,
si giunge per sempre alla pace suprema.
1 2. Colui che, come origine e causa degli dei, signore di
tutti, come dio Rudra, grande veggente, vide la nascita del
l'embrione d'oro, ci provveda costui una limpida intelligenza.
1 3. È signore degli dei, in lui i mondi son fissati, è signo
re dei bipedi e dei quadrupedi: quale dio dobbiamo noi ono
rare con sacrifici ?
1 4. Quando si sia conosciuto Siva, [ossiaJ colui che, più
sottile del sottile, giace nel mezzo delle acque [primordiali],
che è il creatore di tutto, dalle molte forme, che unico com
prende tutto l'universo, si giunge per sempre alla pace su
prema.
l S. Egli nella temporalità è il protettore del mondo, il
signore di tutto, celato in tutte le creature. Quando si sia rico
nosciuto in tal modo lui, verso cui aspirano saggi e dei, si
recidono i lacci della morte.
1 6. Quando si sia riconosciuto Siva, celato in tutte le crea
ture, come l'infinitamente sottile, simile alla crema sopra il
burro chiarificato, quando si sia riconosciuto come dio colui
che abbraccia tutto runiverso, ci si libera da ogni legame.
l 7. Questo dio, il creatore di tutto, il sé macrocosmico,
sempre abita nel cuore degli uomini; con il cuore, con la
mente, con il pensiero egli può essere concepito. Coloro che
conoscono ciò diventano immortali.
35· L"ossenanz:. !iturglca vi=e indicata come mezzo di liberazione.. Cfr. I, 13-
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SvLTASvATARA UPANI�\D
QUINTO ADHYAYA 37
3G. :t que>to il primo ;·crso della giiyatii, la famosa preghiera al Sole di �- V.,
3· fu, Io.
37· Nella cono�'enz.a del dio supremo, dd sommo Brahmau (r-6), l'anima
indi,·iduale, �he vaga di esistenza in esisten� (7-12), trova la liberazione (IJ-141-
38. Poiché l'uno e il molt�plice sono contenuti nel Brahman-Xnnan, in �sso
pure si ritrovano la �onoscrnza dell'L'no e la conoscenza del molteplice, che si limita
�ll'apparenza e non è perciò vera.
39· 1'. probabile che si alluda al rnitico fondatore dcl sistema Sarr<khya, che
nella sua formulazione più antica è certamente tcista. Kapila però significa anch�
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SVETASVATAkA DPANI�AD
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SvETASv.uARA tTPANI�D 4"
SESTO ADHYAYA 43
42. Si allude probabilmente alla dottrina dci cinque fuochi. nella quale le
tappe dclla discesa ddl"anima destinala a reincarnarsi sono raffigurale come allret
tanti sacrifici.
43· Nd cap. sesto si esalta ancora la funzioflc dd dio personale, origine c
creatore dd tutt<>, cbe apparisce molteplice ma cbe io realtà è. distinto dalla crea
zione, rifugio esclusiYo per colui cbc ne riconosce l'assolutezza c l"unicid
i..
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4" SV<:Tii:SVAHRA UPANI§AD
44· D dio, che si unisce con i principi ddla rcal!à (come son<> enumerati nd
che riassorbe in sé l'univa-w al u'mpo delle
Sihpkhyil) per produrr<' la creazione e
periodkh<' distruzioni del cosmo, è tuttavia ben distinw dalle singole cose crdte
(dr. str. 6 "• b). Secondo �aflbr� k qualità dell'io individuale wno i desideri e
le passioni.
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5VF.TÀ5VATARA UPANI�AD 4'3
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4'4 SvnASVAT.I.RA UPANI�AD
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�ÙKYA UPANISAD
La Mii1}rfiikya Upani!ad appartiene all'Atharvaveda benché porti il
nome d'una scuola rigvedica, ed è anch'essa tra le più recenti delle
Upanùad antiche. Assai breve, la Ma. Up. insiste singolarmente sull'i
dentità tra ii.tman individuale e Brahman e studia la mistica equiva
lenza dell'Assoluto con la sillaba sacra Om, nella quale tutto l'universo
è compreso. L'Atman-Brahman ha quattro modi di essere, corrispon
denti ai quattro stati della coscienza umana. Agli stati di veglia, di
sonno con sogni, di sonno profondo, già considerati in B.Up., 4, 3, q,
\·iene infatti aggiunto un quarto stato, tur"iya o caturtha : esso si distin
gue dallo stato di sonno profondo, nel quale il distacco dalla materia
!ità è pur completo, senza emozioni o ricordi, per essere definitivo.
Il punto di partenza della costruzione è forse nell'osservazione che nel
sogno ci si figura come reali delle apparizioni che reali non sono;
quindi è pos�ibile che la stessa consistenza del sogno abbiano le espe
rienze dello stato di veglia che hanno ispirato le larve del sogno. Sol
tanto il silenzio del sonno profondo o meglio ancora d'un distacco
ddinith-o sarà la più opportuna immagine dell'Assoluto, che è al di là
d'ogni possibilità logico-discorsiva. Tali concezioni riecheggiano la
convinzione antica che al di là di ciò che è espresso esista l'inespresso,
al primo superiore (dr. B.Up., 5, 14, 3-4), mentre lo iato che si rico
nosce esistere tra l'Assoluto, ovvero il summum bonum, ed ogni con
cepimento umano condurrà fatalmente alla negazione del fenomeno e
delle esigenze con questo connesse. E infatti la Mii. Up. è strettamente
collegata con la kiirikii o commentario attribuito a Gauc;Japada (mae
stro del maestro di .Sari.kara, vissuto quindi all'inizio del VIII sec.
d. C.), che è la prima esposizione sistematica del monismo assoluto e
della dottrina illusionistica che sarà perseguita con rigorosa coerenza
da Sari.kara. La kti.rikii, che è diviso. in quattro parti, delle quali la pri
ma congloba la nostra Up., costituisce in realtà un'opera a sé stante ed
è in ogni modo lontana dall'epoca e dallo spirito delle altre Upanirad
vediche, per le quali il mondo è ben reale, come ineludibili sono le
esigenze materiali e morali che l'accettazione del mondo comporta.
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l.La sillaba Om è tutto l'universo. Eccone la spiegazio
ne. Il passato, il presente, il futuro : tutto ciò è [compreso
nella] sillaba Om. E anche ciò che è al di là del tempo, che
è triplice. è [compreso nella] sillaba Om.
2. Infatti ogni cosa è il Brahman; l'Atman è il Brahman.
Questo Atrnan ha quattro modi di essere.
3. Il
primo modo di essere si chiama vaifviinara ed è
quando si ha lo stato di veglia, si ha la conoscenza delle cose
esteriori, sette membra 1, diciannove aperture z e si godono gli
elementi materiali.
4. Il secondo modo di essere si chiama taijasa (luminoso)
ed è quando si ha lo stato di sogno, si ha la conoscenza delle
cose interiori 3, sette membra, diciannove aperture e si godono
gli dementi sottili.
5 . Quando l'uomo addormentato non concepisce alcun
desiderio, non scorge alcun sogno, allora si ha [lo stato di]
sonno profondo. Il terzo modo di essere si chiama priijila ed è
quando si ha lo stato di sonno profondo, s'è raggiunta l'unità 4,
si è costituiti soltanto di conoscenza, soltanto di gioia, si gode
l� gioia, si ha per apertura (o strumento di JXrcezione) il pen
siero.
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4''
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4'9
prima ac�càone <hl mi, minati. nella seconda da mi, miniiti; in quest'ultimo caso
peri, il tesm deli'UpatJif•Td sostiruisce a miti (in \'crità non attestato in questo signi
ficato) .>piti. Ch" poi tutto fuoriesca dill'Àtman e in esso si risolva è in accordo
(on il soggerrivismo idealistico prevalente nelle Upani[ad.
9· Bensì .tUa mistica sillaba Om nel suo complesso, o, meglio, alla sonorità
nasale inùi.<tinta che permane dopo la pronuncia delle lettere dd suono s;�.cro. Cfr.
Rr<Jhmabindll Up.
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MAITRAYM:flYA UPANI�AD
La Maitriiya!Jìya Upanifad appartiene al Yajurveda nero, e precisa
mcme alla scuola dei Maitriiyaniya. Essa sembra aver subìto rimaneg
giamcnti e imerpolazioni, �Ì da apparire. nella versione più diffusa,
come una sorta di centone di sentenze e concetti frequenti e tipici ddle
Upani,;ad più antiche. Secondo J. A. B. VAN BurTENEN (The Maitriiya
!Jiya Up., 's-Gravenhage, 1962), che ha studiato accuratamente le varie
n:censioni (oltre alla vulgata esiste anche una redazione meridionale
che esclude i capp. 6 e 7), l'Vpani.rad originaria è stata collazionata
con uu altro testo, probabilmente di intitolazione consimlle, attestato
soprattutto nella cosiddetta recensione meridionale. Il testo originario,
qui preso come base della nostra traduzione, prende le mosse dalla
considerazione dell'agnihotra, ossia del sacrificio al fuoco celebrato
giornalmente ai due crepuscoli. Il fuoco, in cui tutto si riassume (ciò
che è adombrato nell'epiteto di mangiatore di cibo attribuitogli), è
simbolo del Brahman, che si manifesta appunto nel fuoco sacrificate,
nel sole e nel prii!Ja, ossia nel respiro che è equivalente al calore pro
prio di ogni individuo. Con il sacrib.cio al fuoco si rinnovano la vita
e l'atti\·ità sia nel microcosmo sia nel macrocosmo e si è così indotti
alla meditazione sull'identità fondamentale che soggiace a tutte le
apparizioni. Pensare al proprio sé significa quindi pensare al Brahman
e c'è pertanto analogia tra l'onorare il Brahman con le formule sacre
e il badare a se stessi provvedendo alla nutrizione, alla quale vien
attribuito carattere di offerta rituale. Cfr. il sacrificio ai soffi vitali,
trattato particolarmente nella Mahiiniiriiyara Up. Il Brahman si pre
senta in due forme, delle quali la materiale è il presupposto dell'im
materiale, che d'altra parte è la sola vera: ossia, la perfetta immobile
serenità s'acquisisce attraverso la forza realizzatrice dell'esperienza.
Interessante è l'affermazione che attraverso vari gradi si giunge all'u
nione con il Brahman, il che ricorda la dottrina dei cinque involucri
del Brahman di cui parla la Taittiiiya Up., come pure il fatto che al
Brahman vengono attribuite qualità convenienti a una divinità per
sonale.
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I
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4'4
3· Al di là ddk varie parti visibili dell'universo esiste una quarta pane, qui
chiamuta mahati mìitrii, che risiede ne! wle ovvo:m nell'occhio ed è la pane dd
l'Assoluto che rimane al di là dell'individuaz.ione empìric:�. Cfr. •'Jiir;uful(jiiJ Up
.•
Brahmabindu Up.
4· L'epitew di cigno dato al Brahman-fuoco è d"vuto al fano che esso dap
pertutto si spinge.
5· L'uovo d'oro è l'uoivc,-so sensibile, attraverso il quale traluce l'Assolulo.
6. Colui che sa che i due aspetti del Brahman, quello macrocosmico e quello
microcmmico, sono identici, può sostitui,-e al rito &acrific:�!c la meditazione sul pm·
prio sé.
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425
II
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,,, MAITRAYAI:''iYA UPANI�
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4'7
11. Cfr. B.Up., 5• 15, 1 ; Iia Up., 15-16, dove le strofe ricorrono con qual·
che variante. Il Brahman già prima i: stato Eqniparato a VU;':lu, dd resto stretta
mente collegato con il sole.
12. L'essenza del sole (dalla quale vien distinto l'aspetto esteriore) 1: il Brah
man. donde derivano lllll3 e priif}tJ, i quali rappresent:ann forse emblematicamente
b \"arierà dci fenomeni. ll Brahman risplende come la formula chiamata .fims
(iipo jyotì rrno 'm(ttJm}, alla quale vengono aggiume altre interiezioni sacre.
13. Alcuni degli epiteti dell'Assoluto come fuoco o sole meritano una spiega
zione. Esso ha due aspetti, uno microcosmico. l'altro macrocosmico: in tal modo
ha otto pani, cioè i: perfetto nei due aspetti, la perfezione essendo indicata dalla
completezza dci quattro quarti. Il cigno, come s'l: detto, è epiteto del sole in
quanto si spinge dappertutto; i tre fili sono i Veda, o forse i tre elementi costiru·
tiYi dell'universo.
q. Forse nell'unità dell'Assoluto si produce il principio della differenziazione.
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,,,
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puro,] che risiede nello spazio etereo, è la sillaba O m. Que
sta si manifesta in triplice modo : nel fuoco, nel sole, nel
prii?Ja e per sua virtù [il fuoco] arde, [il sole] sorge, [il re
spiro J si muove sempre. Perciò bisogna meditare sullo splen
dore infinito con la sillaba Om. Esiste poi una vena, chiamata
,, ricca di cibo n . Essa fa giungere l'ablazione gettata nel fuo
Ili
�uanro co=rchi conc=trici, formati da sole, luna, fuoco, sattt•a, che qui sembra
md1care ciò che esiste di più. alto c puro, sempre però nell'ambito dell'individua"
zione fenomenica.
:n. Tutto fuoriesce e tutto ritorna nel Brahman. come i raggi solari che él3l
su-le appunto si diparwno e nel sole rientrano. ,..-ci <ci gruppi di otto membri eia-
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43°
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La Mahiinr1riiyat}a Upani1ad appartiene alla scuola del Yajurveda
nero, è d'epoca piuttosto tarda e deve il suo titolo al poema in onore
di �araya.t).a, anima del mondo, spirito supremo immanente in ogni
wsa, che occupa la parte centrale di essa. Esiste in varie recensioni :
qui viene tradotta la recensione r1ndhra, come edita d a J. VA:tmNNE,
Lr Mahr1niiriiya1}a Up., 2 tomi, Paris, 196o.
La MN. Up. è una sorta di breviario, senza indicazioni liturgiche,
per il brahmano che ha rinunciato al mondo (saT(lnyiisin), ma che non
rifìuta il rito : questo viene infatti celebrato, sia pure in maniera spiri
tuale e tutt'affatto particolare. Dopo aver meditato sul mito cosmogo-
nico, il saf!I-nyiisin esalta il Brahman-Atman, fondamento e vivificatore
dell'universo, che si presenta come un dio personale (sia pure con qual
che esitazione tra le denominazioni neutra e maschile), è variamente
denominato (Prajapati, Niiràya.t).a-Vi�l)U, Brahm:in o Brahmà [ma
schile], Puru�), è presente nel cuore d'ognuno e interviene con la
grazia per farsi riconoscere (c&. Svetiifvatara Up., 3, 20 e K5!haka Up.,
1 , 2, 20). Purifìcatosi con abluzioni e con la recitazione di formule, il saf!I-·
11_viisin celebra, consumando il pasto, il prii1}iignihotra, ablazione ai
soffi vitali: poiché ha reso se stesso e le sue cose simili ad ambrosia
degna di essere offerta, ogni atto ha valore sacrale e quindi nell'atto di
mangiare si scorge un sacrificio offerto al proprio fuoco interiore. In
tal modo il Sù'?Jnyiisin realizza in sé l'universo e ottiene la comunione
con lo spirito supremo. Il culto mentale (manasa yajfia) deve la sua
origine all'accettata superiorità del pensiero e del silenzio, con quello
connesso, nei confronti de!la parola e dell'espressione e sembra sottin
tendere la possibilità, riservata a pochi eletti, di conferire valore nuovo
e sacro a oggetti e atteggiamenti dell'esperienza comune; ma non ci
pare da escludere che il sacrificio ai soffi vitali, compiuto giornalmente,
significhi o adombri la convinzione dell'ineludibilità della vita e delle
sue esigerlze.
L'interpretazione della MN. Up. è resa possibile dal confronto con
i trattati giuridici (soprattutto Baudhr1yana Dharmaiiistra, 2, 7, 12)
che descrivon('- il rituale del culto mentale, sorta di compromesso tra
la rinuncia completa e l'integrazione nell'edificio religioso brahmanico.
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n dio elefante Ganesha. Stampa popolare moderna.
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I'
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,.
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1 1 - 1 2.
MAHAN.\Rii:YAJ:!A UPAm�
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1 0. ll fiume Rasli scorre ai limiti della terra e separa il mondo degli uorniai
da quello dci demoni.
II. Le due masse dd ciclo e della terra, �ncord ondeggianti, perché non fis
sate, all'inizio della creazione.
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47AB. Quando le grandi acque [cosmiche] ricevettero
l'intelligenza universale u dando origine a Agni, allora sorse
[Prajapati] unico principio di vita degli dei : a quale dio dob
biamo sacrificare con l'ablazione ?
49-50. [Il dio] che, con la potenza, vide le acque [ pri
mordialiJ quando ricevettero l'intelligenza universale dando
origine a Agni, il dio supremo che tra gli dei era l'unico : a
qual dio dobbiamo sacrificare con l'ablazione?
5 1 -52. Egli è il dio che è per tutte le regioni celesti, per
primo nacque dentro l'embrione [d'oro] , in varie forme na
sce e nascerà; il suo viso è volto indietro, il suo viso è volto
verso tutte le direzioni.
53-54. Da ogni parte guarda, in ogni parte si rivolge, le
mani agiscono dappertutto, così i piedi ; con le braccia, con le
ali piega cielo e terra, dando [così loro] origine, egli, l'unico
dio.
55-56. Egli è il Vena 13 che vede [ogni cosa] , che cono
sce tutte le creature, nel quale tutto l'universo si ritrova come
nel nido comune, in lui questo mondo unico si forma e si
distrugge, egli è intessuto, onnivadente, in [tutte] le creature.
57-58. Il gandharva
che conosce l'ambrosia riveli la pa
rola celata nel mistero! Tre quarti sono celati nel mistero : chi
sa ciò può diventare padre del sole 14!
59-60. Egli è il nostro amico, il padre, il distributore, egli
conosce le funzioni e tutti gli esseri; [egli conosce il luogo]
dove gli dei, nel terzo [mondoJ , gustando l'ambrosia, otten
nero le [loroJ funzioni.
6 1 -62. [Colui che sa] immediatamente conquista ciclo e
· terra,
i [tre] mondi, le regioni celesti e la [regione della]
luce; dopo aver dipanato la trama dell'ordine cosmico, h a
12. Mentre nel testo rigvedico si parla di " embrione », ricordato nell'Upani
�
fad alla str. 35, qui sì vuoi sottolineare l 'origine razionale dì mno l'esistente, di
cui il primogenito è il fuoco.
13. Venu è epiteto di una creatura che tutto vede e comprende.
q. Prajiipati è definito gandharva, che nel �-V. è pwpriamente epiteto dd
sole. Della parola creatrice in �.V., lO, 164, 45 b si dice che roltamo un quano
è �onoscimo. Chi p0$sicdc la conoscenza diventa egli stesso Pcajiipati, che è padre
dd sole in quanto ne ha fissato il hwgu e le funzioni.
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IIl
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75. Noi desideriamo conoscere il [mistero del] P�a.
Meditiamo su [ Skanda] dal grande esercito! Colui che ha
sei volti ci riveli il Tat!
76. Noi desideriamo conoscere il [mistero del] Puru�.
Meditiamo su [Garuçla] dalle ali d'oro ! Garuçla ci riveli il
Tat!
77. Noi desideriamo conoscere [il mistero di] colui che
è l'anima dei Veda. Meditiamo sull'embrione d'oro! Il Brah
man ci riveli il Tat!
78. Noi desideriamo conoscere [il mistero di] Naray�a.
Meditiamo sul dio che possiede i tesori! Vi�1_1u ci riveli il Tat!
79. Noi desideriamo conoscere il [mistero del] dio dalle
unghie di diamante. Meditiamo sul [dio] dalle acute zanne !
L'uomo-leone (quinto avatiira di Vi�1_1u) ci riveli il Tat!
80. Noi desideriamo conoscere il [mistero del dio] splen
dente. Meditiamo sul [dio] che genera la grande luce! ll sole
ci riveli il Tati
8 1 . Noi desideriamo conoscere [il mistero di Agni] co
mune a tutti gli uomini. Meditiamo su Agni l Agni ci riveli
il Tat!
82. Noi desideriamo conoscere [il mistero dì] Katyayani.
Meditiamo sulla dea fanciulla! Durga ci riveli il Tat!
IVl6
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44°
22. Sì invoca a protezione il Brahman nel suo asperro di sole, quale fu sco-
perto dal v�na, per il quale c.fr. str. 55· .
23. Kak,Pvat, cui sono attribuiti parecchi inni del �g<•e-da, ebbe da Brhaspau
il don<> dcll'i<pÌr.lzion� poetica.
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1 28-129. Noi vogliamo metterei a disposizione di colui
per l raggiungereJ la cui dimora voi ci ristorate, o acque, e
ci date [nuova] vita 14!
130. Io mi rifugio presso Varul).a dal corno d'oro l Pre
gato [da me] , concedimi una via di salvezza !
1 3 1 - 1 3 3 . Se io ho mangiato delle cose impure, se ho ac
cettato doni da malvagi, se ho agito male in pensiero, parole,
opere, Indra, Varuç.a, Brhaspati e Savitar mi purifichino an·
cora e sempre.
1 34. Onore ad Agni, che brilla nelle acque! Onore a
Indra, onore a Varuç.al Onore a Varlll).i ! Onore alle acque !
1 35 . La furia, l'impurità, l'irrequietezza delle acque :
[tutto] questo svanisca!
1 36-137. [Il male che ho fatto] mangiando troppo, be
vendo troppo, impadronendomi con la violenza dei beni [al
trui] , [tutto] ciò il re Varlll).a allontani da me con la mano l
1 38-140. Senza peccato, senza passioni, emancipato, libe
ro da colpe, salito nel più alto cielo possa io abitare insieme
con il Brahman! E Varlll).a che sta nelle acque mi purifichi,
egli che toglie ogni sozzura t
1 4 1 - 1 42. O Gange, o Yamuna, o Sarasvati, o Sutudri in
sieme con la Paru�çll. accogliete questo mio inno di lode ! O
Marudvrdha insieme con l' Asikni e la Vitasta, o Arjikiya
insieme con la S�oma, ascoltate !
1 43-144. L'ordine cosmico e la verità nacquero dal tapas
acceso 25; da esso nacque la notte, da esso l'oceano ondoso.
145-146. Dall'oceano ondoso nacque l'anno; [questo]
sovrano di ogni cosa che batta le palpebre divise il giorno e
la notte.
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1 47�1 48. Il dispensatore creò per ordine il sole e la luna,"
il cielo e la terra, lo spazio etereo e la luce.
1 49� 1 5 1 . Da quelle macchie che son nella terra, nel cie�
lo, nell'atmosfera, da queste V�a, purificatore del peccato,
i veggenti, gli dei liberino la terra, il cielo, le acque!
1 5 2 - 1 5 5 . Colui che nel mezzo dell'universo è il guardia
no dell'universo, [Varuç.a che concede] i mondi puri, la [luce]
aurea della morte, la luce dorata che domina il cielo e la terra,
ci conceda [quei mondi e quella] luce !
1 56-158. L'acqua rifulge e io sono luce. La luce risplende
e io sono il Brahman. Io, quale io sia, sono il Brahmani Sì,
sono il Brahman, il Brahman io sono l In verità, io offro me
stesso in libagione ! Sviihiil
159�1 60. C'è il peccatore che infrange il voto della casti�
tà, che ruba, che uccide un brahmano, che viola il talamo del
maestro e c'è Vanll!a [, signore] delle acque, che purifica dal
peccato : è per opera sua che si è liberi dalla colpa.
1 6 1 � 1 63. ((Tu che dimori nello spazio etereo, non fare
che io pianga! 1 > : così dicono i saggi. [Simile all'] oceano, al
momento della creazione originaria il soma risonò generando
le creature, esso, il re dell'universo. Esso sta sul filtro di lana,
come un toro sul dorso [della vacca] : il soma, che è il succo
spremuto, ha acquistato grande forza�.
vn
:>6. Le oper=ioni purificatorie si concludono con una strofe rigvedica (�J, 'll•
40) esaltante il somtz, la cui dirompmte vitalità
è auspicata per l'officiantc.
:>.7- La quinta sezione comprende preghiere, rivolte soprattutto ad Agni, per·
ché siano superati gli ostacoli c si ouenga il ltlptzs, l'ardore già esaltato ndlc
str. r43-149-
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VI"
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nomia conduci [gli dei] ! Sii felice ! O toro, conduci l'abla
zione accompagnata dallo Sviihii!
2 1 5-2 1 6. L'onda del miele è salita dall'oceano e con gli
steli [del soma] ha raggiunto l'immortalità, che è il nome
segreto del burro sacrale, [detto anche] lingua degli dei, om
belico dell'universo 33•
2 1 7-21 B. Noi vogliamo celebrare il nome del burro : in
questo sacrificio vogliamo sostener[lo] con l'omaggio. Il sa
cerdote brahmtfn ascolti il [nome] rivelato : il bufalo dalle
quattro. corna l'ha emesso.
2 1 9-220. Quattro sono le sue corna, tre i piedi, due le
teste, sette le sue mani; legato tre volte il toro muggisce : il
gran dio è penetrato tra i mortali.
2 2 1 -222. Foggiato in tre modi, nascosto dai Pal).i, il bur
ro gli dei l'hanno scoperto nella vacca. Indra ne ha generato
una parte, il sole un'altra, una terza l'estrassero con la [pro
pria] potenza dal [poetaJ veggente.
223-224. Rudra, il gran saggio, che al principio, prima
degli dei, vide tutti i pensieri, [vide] la nascita dell'embrione
d'oro, il dio ci fornisca d'una salda memoria.
225-226. Nulla esiste che sia al di là di lui, nulla che stia
al di qua, nulla è più piccolo, nulla è più grande ; egli soltanto,
fermo come un albero, si erige nel cielo; tutto è compenetrato
da questo essere.
227-228. Alcuni hanno ottenuto l'immortalità non con
l'opera sacrificale, non con la discendenza, non con la ric
chezza, ma con la rinuncia. [Soltanto] gli asceti penetrano
questo [mistero] luminoso, posto nel segreto al di là dd
cielo.
229-230. Coloro che hanno come scopo ben determinatn
di conoscere la verità dei Vcda, gli asceti che si sono purificati
33· Le strofe 215·=2 corrispondono a R. V., 4. sH, T·4· che esaltano il burro
rituale, chiamato micle, equiparatO a} 50nul e assimilato all'immortalità. n bufalo
mostruoso è il simbolo del soma. Il burro si trova nella vacca primordiale, liberata
dalla prigionia dci demoni Pal)i pc:r opera di lndra. Esso ha tre forme: burro pro
priamente detto, soma (collegato �on il sole che gli ba dato la forza ardente),
essenza della parola .aera, propria del veggcntc.
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253-254. Esso è il sole, il veggente non soggetto a vec
chiezza, che, [lì) posto, ripartisce il cibo; esso [lì] giace, ma
i suoi raggi si diffondono per traverso, in alto, in basso.
255-256. [Il cuore-sole] riscalda il suo corpo dalla pianta
dei piedi fino alla testa : nel suo intimo è posta la fiamma del
fuoco, che, piccola, s'innalza,
257-258. risplendente come il lampo [che sorge] dal
seno della scura nube, sottile come la barba della spiga del
riso, gialla, rilucente, grossa come un atomo.
259-260. Nel centro di questa fiamma è riposto l'Atman
supremo : esso è Brahma, è Siva, è Hari, è Indra, è l'immor
tale, è il supremo sovrano 34 !
2 6 1 -262. In verità, è il sole questo disco che qui riscalda,
è il complesso degli inni sacri, è la raccolta degli inni sacri, è
il mondo degli inni sacri. E quanto alla fiamma che riluce
nel disco, sono le melodie, è il mondo delle melodie.
263-264. E l'essere che è nella fiamma [che arde] nel
disco è il complesso delle formule sacrificali, è la raccolta del
le formule sacrificali, è il mondo delle formule sacrificati. E
questo essere d'oro che brilla dentro il sole in verità è la tri
plice scienza.
265-266. Il sole in verità è lo splendore, il vigore, la for
za, la gloria, è l'occhio, è l'orecchio, è l'anima, è il pensiero,
è la volontà, è Manu, è 1v4"tyu, Satya (nome di vari esseri di
vini), Mitra, Vayu, è lo spazio etereo, è il soffio vitale, è il
guardiano dei mondi, è Ka, è Kim 35,
267-268. è la felicità, è il Tat, è la verità, il cibo, l'am
•
brosia, è la vita, è l'universo, è la beatitudine suprema, è l'es
sere esistente per se stesso. Quando si dice che l'anno è Praja
•
pati, [si vuoi dire che] è il sole ; il personaggio [che è nel
sole] è il sovrano di [tutte] le creature.
3�· L"insistenza nella descrizione del cuore, che è al centro di tutto come il
so!c è al centro dell'universo, si spiega, nota acutamente il YM\E,.,'iE, op. cit., r. �·
p. r53, con la necessità di fondare teorkamente il culto mentale, basato sW.l'est
stenza nell'intimo dell'individuo del fuoco sacrificale e della di�inità cui l'obb-
zione sarà offerta.
35· Ossia il dio, o il principio, sconosciuto.
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MAHÀNÀRÀYAI:i"A lJPANlfAD 449
VII 36
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45° MAH.�NARAYA!;'A UPAN!�AD
38. Le strofe 299-3oS corrispondono a un inno del ]J.gvcda (4. 4• 1-5) dedi·
cato ad Agni nd suo aspetto terrifico di fuoco della foresta. Il fuoco è parago
nato a un re cacciatore seguiw dai satelliti, ma è nello stCS!lo tempo la rde dis=
nella quale cadono i demoni ostili, ossia le pa»ionì da cui si chiede di essere �be
rati P"' interv=to di Rudra-Siva, alla cui penona è qui rivolto l'inno rigvedu:o.
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Vlii 39
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45'
!aba sacra Om, con il Brahman, la wmunionc con il quale è assicurata dalla reri�
razione di es.a. Il Brahman <: l'immona!ità, è: l'amb.:osia, che è simile al miele,
al soma, al burro, al succo, i quali vengono alla \or volta ricordati c celebrati
insieme con la saggezza, derivante dalla conoscenza esotrnca conces!Oa dalla grazia
divina: si otterrà così la purificaz.ione dai peccati più gravi.
40. Le sandhyii (propriamente " crepuscolo ») indicano i riti cdebr:Hi all'alba,
al mez:zGgiorno c al tramonto del wle.
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454 MAHAN::i.RiiYA�A UPANI�AD
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+3· �elle str. J6ll·J71 (i primi versi sono tratti dal già citato inno di f. V.,
+ 51:') dalla considerazione del burro sacrifica!e si passa alla contemplazione della
parola e del canto:o poetico, doke come il burro. Continuando nella proliferazione
delle immagini e degli accenni, si ricordano il soma. {la cr .-erga d'oro », simbolo
dcll'cncrgia tipica del membro virile e della bevanda rituale), l'aquila, stretta
meme congiunra con il mito del soma., e le serre fiamme del s�crificio: tutto è
simbolo o equivalente dell'ambrosia, che a sua \'olta i: la bc,·anda ddl'immona
lità e l'immortalità su:ssa.
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la divina Sarasvatl dal dolce profumo rru sta favorevole !
Sviihii!
382-383. V1eni a me tu che sei la saggezza, che hai soave
profumo, che assumi tutti gli aspetti, che hai il color dell'oro,
[sempre] attiva! Forte, ricca di latte, la saggezza dal volto
augurale mi sia benigna!
384-386. Agni mi conceda la saggezza, la discendenza,
la sua luce ! Indra mi conceda la saggezza, la discendenza, la
[sua] luce t Siirya mi conceda la saggezza, la discendenza, l a
[sua] luce !
IX�
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422-423. Quel grave peccato che abbiamo commesso con
tro di voi, o dei, con la parola o per storditaggine, questo pec
cato rigettatelo, o dei, sul nemico che ci vuoi male.
424-426. Il desiderio ha prodotto [il peccato] . Onore,
onore! Il desiderio ha prodotto [il peccato] ! È il deside
rio ad agire, non son io che agisco. Il desiderio è l'attore,
non son io l'attore. Il desiderio è quello che fa agire, non son
io quello che fa agire. Questa [ablazione] è per te, o deside
rio! Al desiderio, Sviihii!
426-429. L'ira ha prodotto [il peccato J . Onore, onore!
L'ira ha prodotto [il peccato] ! È l'ira ad agire; non son io
che agisco. L'ira è quella che agisce; io non agisco. L'ira è
quella che fa agire, non son io quello che fa agire. Questa
[ablazione] è per te, o ira! All'ira, Sviihii!
45· Preghiere e ablazioni con grani di sesamo per ottenere dal fuoco la puri
ficazionc dci corpo e dell'anima, nonché beni terreni. I costituenti del corpo sono
minuziosamentc elencati ed è fatta pure allusione alla reoria dci cinque involucri
che costituiscono l'Atman. Cfr. T.Vp., :z.
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453. Al sommo signore, Sviihii! lo distruggo il male della
fame e della sete, la sfortuna massima !
454. Allontana da me la sventura, l'insuccesso e ogni pec
cato, Sviihii!
455A56. In me si purifichi l'Atman, i cui cinque involu
cri sono costituiti da cibo, respiro, mente, conoscenza, beati
tudine ! lo sono luce! Possa io essere senza peccato, senza col
pa, Sviihàl
XI "
gnore, Sviihii!
.
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465-466. Gli spiriti che di giorno e di notte vagano desi�
derosi di offerte sono i servi di Vituda (essere demoniaco). A
costoro io, desideroso di prosperità, offro l'ablazione; in me il
signore della prosperità generi la prosperità, Sviiha!
XII
XIII 47
libagione l'ambrosia!
474. Fondandomi fiduciosamente sull'apina, io offro m
libagione l'ambrosia!
475. Fondandomi fiduciosamente sul vyiina, 10 offro m
libagione l'ambrosia !
4 7 6. Fondandomi fiduciosamente sull' uddna, io offro in
libagione l'ambrosia!
477. Fondandomi fiduciosamente sul samiina, io offro in
libagione l'ambrosia!
47· Formule: pe-r il rito del prli'}tignilwtra: l'iniziato, consumando il suo pa
sto, offre in libagione: nel fuoco esistente nel proprio intimo l'ambrosia che è costi·
tuit:a dalle: sue wse e da se stesso, compiendo un sacrificio spirituale per il quale
il sommo spirito Nariya-'_la, penetrerà in lui rinvigor=do le singole facoltà.
,
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478. Possa la mia anima ottenere l'immortalità nel [ mon
do del] Brahmani
479. Tu sei il giaciglio dell'ambrosia 48•
480. Fondandomi fiduciosamente sul priif}a, io offro in
libagione l'ambrosia ! E tu, benevolo, entra in me, perché io
non sia distrutto. Al priif}a, Sviihii!
48 1 . Fondandomi fiduciosamente sull'apana, io offro in
libagione l'ambrosia ! E tu, benevolo,· entra in me, perché io
non sia distrutto. All'apiina, Svii/zii!
482. Fondandomi fiduciosamente sul vyana, io offro in
libagione l'ambrosia ! E tu, benevolo, entra in me, perché io
non sia distrutto. Al vyana, Sviihii l
483. Fondandomi fiduciosamente sull'udiina, io offro in
libagione l'ambrosia! E tu, benevolo, entra in me, perché io
non sia distrutto. All'udana, Svii/zii!
484. Fondandomi fiduciosamente sul samdna, io offro in
libagione l'ambrosia ! E tu, benevolo, entra in me, perché io
non sia distrutto. Al samiina, Sviiha!
485. Possa la mia anima ottenere l'immortalità nel [mon
do del j Brahman!
486. Tu rivesti come coperta l'ambrosia.
487. Fondandomi fiduciosamente sul priira, io ho offerto
in libagione l'ambrosia. Con questo cibo rinvigorisci il prii!IO!
488. Fondandomi fiduciosamente sull'apiina, io ho offer
to in libagione l'ambrosia. Con questo cibo rinvigorisci l'a-
piina! ·
489. Fondandomi fiduciosamente sul t'yiina, io ho offerto
in libagione l'ambrosia. Con questo cibo rinvigorisci il vyiina.
490. Fondandomi fiduciosamente sull'udana, io ho of
ferto in libagione l'ambrosia. Con questo cibo rinvigorisci
l'udiina.
48. Le formule delle str. 4i9 e 486 sono rivolte all'acqua, con la quale il
celebrante si purifica la bocca prima e dopo l'offerta. Cfr. B.Up., 6, 1, 14;
Ch. Up., 5, 2, 2.
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4 9 1 . Fondandomi fiduciosamente sul samiina, io ho offer
to in libagione l'ambrosia. Con questo cibo rinvigorisci il
samiina.
XIV49
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XV SI
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5 1 4. Il sacrificio [ è la cosa più eccellente] : con il sacri�
ficio infatti gli dei hanno raggiunto il cielo. Per questo ci si
compiace del sacrificio.
5 1 5. TI [culto] mentale [è la cosa più eccellente] , cosi
dicono coloro che sanno. Per questo coloro che sanno si com�
piacciono del [culto] mentale.
5 1 6. La rinuncia [è la cosa più eccellente] , dice il sacer�
dote brahmrin. Infatti il sacerdote brahmrin è la cosa più eccel�
lente, la cosa più eccellente è il sacerdote hrahmtln. In verità la
rinuncia è superiore a tutte le altre cose, che sono inferiori.
5 1 7. [Lo stesso succederà per] chi così sa: questo è il
significato segreto.
5 1 8. Supaq1a, discendente di AruQ.a e di Prajapati, s'av
vicinò a Prajapat:i padre [di tutti gli esseri] e disse : << Signore,
quale cosa ritieni che sia la suprema ? ». A lui quello rispose :
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l'universo è fondato. Per questo si dice che l'elargizione è l a
cosa suprema.
524. La legge è il fondamento di tutto quanto si muove,
nel mondo la gente s'affretta verso chi sia più giusto, in gra
zia della legge s'allontana il male, sulla legge tutto l'universo
è fondato. Per questo si dice che la legge è la cosa suprema.
5 25. La procreazione è il fondamento [di tutto] ; nel
mondo colui che tira convenientemente il filo della discen
denza si libera dal debito verso i padri, in verità [la procrea
zione] rappresenta per la discendenza la liberazione dal de
bito [verso i padri] . Per questo si dice che la procreazione è
la cosa suprema.
526. I fuochi rituali sono la triplice scienza e il cammino
che porta agli dei. n fuocogiirhapatya rappresenta il �gveda,
la terra, [la melodia] rathantara; il fuoco anviilzarya rappre
senta il Yajurveda, l'atmosfera, [la melodia] viimadeuya; il
fuoco iihavanlya rappresenta il Samaveda, il mondo celeste,
[la melodia] brhat. Per questo si dice che i fuochi del sacri
ficio sono la cosa suprema.
527. L'agnihotra sera e mattino rappresenta per le case
l'espiazione, il sacrificio propiziatorio, l'offerta augurale, è la
introduzione alle grandi cerimonie, è la luce del mondo cele
ste. Per questo si dice che l'agnihotra è la cosa suprema.
528. Alcuni dicono che [la cosa supremaJ è il sacrificio.
Con il sacrificio gli dei ottennero il cielo, con il sacrificio vin
sero i demoni, con il sacrificio i nemici diventano amici, sul
sacrificio tutto l'universo è fondato. Per questo si dice che il
sacrificio è la cosa suprema.
529. li rito di purifìcazione consacrato a Prajapati è men
tale. In grazia di questo [rito] mentale, ossia in grazia dello
spirito, si scorge ciò che è bene, con lo spirito i saggi hanno
procreato la stirpe, sul [rito] mentale tutto l'universo è fon
dato. Per questo si dice che il [culto] mentale è l a cosa
suprema.
530-5 3 1 . Coloro che riflettono dicono che il Brahman è
la rinuncia. Il Brahman è l'universo, è la felicità somma, è
l'essere esistente di per sé, è la formula ({ l'anno è Prajapati ».
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532. L'anno è il sole e l'essere che è nel sole è il signore
supremo, è il Brahman, è l'Atman.
533. I raggi con i quali il sole riscalda san gli stessi per
cui Parjanya piove; in grazia di Parjanya nascono erbe e pian�
te, dalle erbe e dalle piante si produce il cibo,
534. con il cibo s'ottengono i soffi vitali, con i soffi vitali
la forza, con la forza il tapas, con il tapas la fede, con la fede
la saggezza, con l a saggezza la riflessione, con la riflessione
la ragione, con la ragione la pace, con la pace la coscienza,
con la coscienza l a memoria, con la memoria il ricordo, con
il ricordo la conoscenza, con la conoscenza si fa conoscere [al
discepolo] l'Atman.
535. Perciò quando si dà [ a qualcunoJ del cibo si danno
tutte queste cose : dal cibo provengono i soffi vitali, dai soffi
vitali delle creature proviene la ragione, dalla ragione la cono-
scenza, dalla conoscenza la beatitudine, il Brahman, la sede
[beata].
536. Colui dal quale tutto questo universo è stato tessuto,
terra, atmosfera, cielo, regioni celesti principali e secondarie,
è quell'Essere quintuplo, dalle cinque anime 53 : egli è tutto
questo universo, è ciò che è stato e ciò che sarà. Formato dal
desiderio di conoscere, nato dall'ordine cosmico, possiede ogni
ricchezza, è l a fede, è la verità, è il maestoso al di sopra delle
tenebre.
53 7. Conosciutolo con la mente, con il cuore, non t'av·
vicinerai più alla morte, conoscendo [la veritàJ !
538. Per questo si dice che la rinuncia ha superato [tutti J
i tapai.
539. Soddisfatto della ricchezza, tu sei potente; tu sei co
lui che nel priit;a raduna [gli elementi vitali] , o Brahmilnl
Tu sei il creatore di tutto, tu dai l'ardore al fuoco, il fulgore
al sole, lo splendore alla luna. [O soma,] tu che sei stato
preso con l'adatto mestolo, io [ti destino J al BrahmiD, alla
magnificenza !
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540. Si concentri la mente dicendo Om l Questa è la gran�
de dottrina, il segreto degli dei.
5 4 1 . Chi così sa ottiene la maestà del Brahm:ln.
542. Con questa scienza si ottiene la maestà del Brahm:ln.
Questa è la dottrina segreta.
543. Per colui che così sa, nel sacrificio il sacrificatore è
l'anima, la sposa è la fede, il combustibile è il corpo, l'altare
è il petto, il mazzo di erbe sacrifìcali è costituito dai capelli,
la scopa è la crocchia, il palo del sacrificio è il cuore, il burro
chiarificato è il desiderio, la vittima è l'ira, il fuoco è il tapas,
il salario dei sacerdoti è il dominio [di sé], che distrugge [le
passioni], il hotar è la voce, l'udgatar è il respiro, l'adhvaryu
è l'occhio, il sacerdote brahmdn è la mente, l'agnidh è l'orec
chio;
544. la consacrazione è il fatto di vivere, l'ablazione è il
fatto di mangiare, l'assunzione del soma è il fatto di bere, la
preparazione alla spremitura del soma è il fatto di godere, il
pravargya 54 è costituito dal camminare, dal sedersi, dal le
varst;
545. I'ahavaniva è la bocca, rofferta è costituita dalle for
mule rituali, l'obl�ione è ciò che conosce, il combustibile è
ciò che manb>ia sera e mattina, le tre spremiture del soma sono
ciò che [mangia] al mattino, a mezzogiorno e alla sera;
546. l'alternarsi [dei sacrifici] del plenilunio e del novi�
lunio è l'alternarsi del giorno e della notte, i sacrifici che si
compiono all'inizio delle tre stagioni principali sono le quin�
dicine e i mesi, i sacrifici di animali sono le stagioni, i cicli
dei giorni sacrificali sono le varie annate. In verità questo
sacrificio [è come quello che] impegna tutte le proprietà.
L'abluzione alla fine del sacrificio è la morte.
547. In verità questo sacrificio quotidiano durerà fin
quando si morirà di vecchiaia. Chi, così sapendo, muore nel
periodo in cui il sole procede verso Nord (tra il solstizio d'in�
verna e quello d'estate), giunto alla magnificenza degli dei,
ottiene l'intima comunione con il sole.
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548. Chi poi muore nel periodo in cui il sole declina
verso mezzogiorno, giunto alla magnificenza dei Mani, ot�
tiene l'intima comunione con la luna e quivi rimane.
549. Il brahmano che conosce ottiene queste due magni�
ficenze del sole e della luna e dopo ottiene la magnificenza
del Brahman,
550. e dopo ottiene la magnificenza del Brahmin.
Questa è la dottrina segreta.
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UPANI�AD POSTVEDICHE,
SETTARIE E DEL YOGA
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CHAGALEYA UPANI$AD
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I. I saggi tenevano una sessione sacrificale vicino alla Sa�
rasvati. Esclusero dalla consacrazione Kava� Ailn�a [, che
pur si trovava] fra loro, perché era figlio d'una serva. Essi
dissero : (( Sarebbe contrario al J!.gveda e al Yajurveda, con�
trario al Samaveda n. Egli allora disse : « Signori, se celebrate
questo sacrificio, se recitate il J!.gveda, il Yajurveda, il Siima
ueda, ciò è [dovuto alla] potenza di chi? ». Essi dissero :
({Noi siamo brahmani : per costoro le cose stanno cosl >>.
2. Egli disse : << Poiché voi fate la consacrazione a vostro
piacere, che è ciò per cui siete brahmani ? ». Essi risposero :
<< Hanno offerto per noi l'ablazione upaghiita secondo il �gve
da e il Yajurveda, hanno fiutato le nostre teste, hanno fatto
la [nostra] iniziazione, per questo siamo brahmani >>. Allora,
mostrando il sacerdote A.treya, il cui corpo giaceva non lon
tano, disse : << [Gli] è stata fatta l'ablazione upaghiita secon
do il �gveda e il Yajurveda, gli è stata fiutata la testa, è stato
iniziato : ma [tutto] questo non ha superato [la morte] >>.
<< Come mai? n, chiesero.
3. Egli disse : << Nella [foresta] Naimi�a i Sunaka tene
vano una sessione sacrificale. Fra essi il sacerdote A.treya aveva
il compito di dar inizio a tutti [i riti sacri,] alle formule d'a
dorazione e d'invito, alla cerimonia del mattino, al praiiga e
all'iijya (inni cantati al sacrificio del mattino), al marutvatiya
(inno in onore di Indra alla libagione di mezzogiorno), alla
r preghiera per la] consacrazione dei [vasi] mahiivira, alla
formula per attizzare il fuoco, per ottenere il re [Soma] , per
la spremitura [del soma], alle [formule] d'accompagnamen
to, di invocazione, alle strofe di tre, quindici, diciassette, tren
tun versi. Dove è andato ciò? n. Quelli rimasero zitti e, rag�
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CHAGALEYA UPANl�AD
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CHÀGALEYA UPANI� 477
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Questo disse il venerabile Chagaleya.
A questo proposito ci sono alcune strofe :
Come un carro, dal cocchiere abbandonato, per nulla si
muove, così succede per il corpo, quando sia abbandonato
dall'.Atrnan. Come per quello ci sono i mozzi, le ruote, il
giogo, l'asse, la copertura, la frusta, i cavicchi, [così per il
corpo umano ci sono le diverse membra del corpo] .
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KAIVALYA UPANI�AD
La Kait•alya Upani[ad, che pur è tra le più antiche Upani[ad non
vediche, introduce nello stesso tempo alle Upani[ad settarie, di epoca
più recente, In modo riassuntivo essa predica il modo di raggiungere
lo stato di k_aivalya, ossia di (( isolamento » da ogni contingenza legata
al ciclo delle esistenze, riconoscendo, attraverso la contemplazione inte
riore e la rinuncia, l'unità dell'Uno-tutto, che giace nel profondo del
cuore ed è personificato in Siva. Interessanti sono le citazioni e i punti
di contatto sopratrutto con la Svet. Up., con la quale la Kaivalya Up.
divide l'esplicito riferimento alle pratiche yogiche e la denominazione
del Supremo Spirito come Siva.
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PRIMO KHA.l"::J];)A
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KAIVALYA UPANI�AD
I, 14).
1 2. Quando l'anima è avvolta dall'illusione, si ottiene un
corpo e si agisce. Nello stato di veglia si è soddisfatti dei vari
piaceri consistenti in donne, cibi, bevande e così via.
1 3. Nel sonno l'anima individuata gode felicità e dolori
nei mondi creati dalla propria illusione. Nello stato di sonno
profondo, scomparso ogni fenomeno, si esperimenta una for
ma di beatitudine, immersi nell'oscurità.
1 4 . Ma per effetto delle azioni compiute in altre esistenze
l'anima incorporata di nuovo passa allo stato di sogno e di
veglia. Nei tre stati l'anima incorporata prova sentimenti di
gioia e da essa [sorge] tutto questo bello, vario [mondo]. li
fondamento [di tutto] è [però il Brahman,) la beatitudine,
l'intelligenza pura, in cui i tre stati di coscienza si riassor
bono.
15. Da Esso nascono il respiro vitale, l'intelletto e tutti
gli organi di senso, l'etere, il vento, la luce, le acque, la terra,
sostegno di tutto (= M.Up., 2, I, 3).
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KAlVALYA UPANl�
SECONDO KHA�QA
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KAIVALYA Ul'ANI�AD
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BA�KALA-MANTRA UPANI�AD
La Bti.rkala-Mantra Upani[ad (il titolo allude a una scuola del
�gveda) è un componimento che arieggia gli inni vedici. L'Upanirad
appartiene invece a un'epoca piuttosto tarda : dò si ricava sia dal con
tenuto tipicamente upani�adico, incentrato sul tema dell'unità di tutto
l'esistente e della presenza in esso del supremo principio, sia dalla for
ma, che è un'imitazione dello stile del �- V., di cui moltiplica le carat
teristiche morfologiche e sintattiche. Indra, presa forma d'ariete, rapi
sce in cielo Medhatithi (il mito è conosciuto da �- V., 8, 2, 40) e gli
ri,·da la dottrina salvatrice, consistente nel riconoscere che tutto l'esi
stente si riassume in lui. Indra, che dal soma bevuto prende vigore per
uccidere Vrtra che si nascondeva nelle viscere delle montagne, è il sole
e il fuoco che porta le offerte agli dei, è il vento e la luna, è trascen
dente e immanente, tutto sorveglia e si trova nel profondo del cuore,
è al di là d'ogni possibilità d'ottenimento, è tutto ciò che esiste.
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T . Trasformatosi in ariete, il saggio Indra s'avvicinò a
Medhatithi, figlio di Kru;tva, e lo rapì in cielo. Questi allora,
con il fiato mozzo, interrogò [Indra] e lo pose davanti al
punto principale :
2. {{ Chi mai sei tu, che differisci [da tutti] ? Io non ho
proprio la possibilità di conoscere [chi tu sia ] . Tu ti muovi
graziosamente : vedendoti così, nessuno direbbe [che sei] un
ariete.
3. Non hai toccato terra alzandoti. Chi mai è capace di
saltare verso quel [cielo] ? Dl dunque chi sei tu, tu che sei
il più sapiente di tutti. Il Brahman, che è costituito di gioia,
non [ti] potrà toccare in modo nocivo.
4 . Indra, che sorveglia gli uomini, toro che vince i più
forti, trionfante, con la [sua] potenza veglia su di me. Il dio
che compie imprese terribili [ti] colpisca con il forte [ vajra] ,
se non segui la legge.
5. Dove mi vuoi condurre contro la mia volontà? Dov'è
la tua abitazione, o essere meraviglioso? In qualche luogo no
stro padre dorme, egli che non sa [che io sono stato] rapito
né [conosce] il rapitore.
6. [E anche lo ignorano gli dei] che abitano a occidente,
a meridione, a oriente e nelle due altre direzioni. Eppure io
non ho mai cessato di adorarli. Certamente non sanno che io
mi trovo a tal punto del cammino, essi dall'apparenza ingan
natrice, che non vengono a me )>.
7. L'altro, sorridendo, levò le sue angosce, dicendo :
{( Qual pensi che sia il rifugio? Senza averti condotto alla mia
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BA�KALA-MANTRA UPANI�AD
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Bii.�_ALA-M_-\NTM UPANI�AD
4· La luna. per i rapporti che ha con l'alternarsi delle st:J.gioni e quindi con
lo S\"Ìiuppo della veget:J.zione, è detta « signora delle erbe medicinali n .
5· Considerat:J. la reale natura dell'ariete, scompaiono le int<"rJ'ielazioni legate
al fano puro e =plice del rapimento, che è legato all'apparenza. Nell'unità
sostanziale ddl'esistcnte sussiste tuttavia una dualità dì divoratore e di divoralo,
per cui all'Assoluto può attribuirsi anche un aspetto tcrrifico. Akmn � congiuntivo
di ghas, con o privarìYo; onukfom � forma riprodott:l. ipoteticamente sulla 3� prs.
pl. e attribuita alLa I"' prs. sing.
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24. In verità io sono colui che tutti comanda, colui che
sorregge, colui che prende ogni aspetto, sono Rudra che puni
sce, san Prajapati immortale, io sono il cigno privo di ango
sce, senza vecchiezza, antico, che si muove [sulle acque pri
mordiali] 6•
25. Io sono il cantore che in ogni dove si volge, che dap
pertutto è presente, che, supremo, veglia sugli uomini. Io sono
dappertutto, io sono potente. Io soltanto sono tutto ciò che
quaggiù esiste ll.
6. Intendo prarjifi come nominativo d'un non attestato prarjitin, " del quale
è propria la punizione », e tamana, leneralmente q sf:llza respiro • , come sinonimo
di « imm"rtalc », che è al di li. del soffio vitale. ll cigno che vaga oulle acque
primordiali è un 'immagine abbastanza frequente pcr indicare l'ani.ma universale
prima della manifestaZione dcll'univcr<o sensibile.
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P�AGNIHOTRA UPANI�AD
La Prii!Jiignihotra Upanirad esalta il « sacrificio giornaliero ai soffi >•,
ossia il pasto considerato, dopo la purificazione effettuata per mezzo di
abluzioni e recitazioni di formule sacre, vediche o d'impronta vedica,
come un'offerta alle diverse facoltà dell'uomo, assimilate a determinate
deità. Cfr. Mahiiniiriiya!la Up. Come l'ablazione s'offre nel fuoco, cosl
il cibo s'offre nei cinque fuochi esistenti nel corpo dell'uomo, secondo
teorie particolarmente sviluppate nelle scuole yoghiche. Esplicita è an
che la correlazione tra momenti o elementi del sacrificio e membra o
atteggiamenti dell'uomo, che assurgono a un valore sacrale. Mentre gli
altri testi dello stesso genere riservano la pratica di questo rito a deter
minate categorie di iniziati, la Prii1}ii0 promette la liberazione a tutti,
purché muoiano a Benares: e questo è un tratto tipicamente induista
e denuncia l'epoca pi�ttosto tarda di questa Upanifad.
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1-3. Ora esporremo il sacrificio [che si compie] nel pro
prio corpo, che costituisce l'essenza di tutte le Upanifad, che
supera la conoscenza della trasmigrazione, nel quale l'inno
sacro è costituito dal cibo : l'uomo infatti può liberarsi dal
ciclo delle esistenze anche [persistendo] in questo corpo, pur
senza celebrare I'agnihotra, pur senza il Yoga fondato sul
SiinJ-khya 1•
4. Secondo la regola propria [di questo rito, il sacrifi
cante,] dopo aver deposto sul suolo il cibo, lo consacra con
le tre [strofe che irùziano] << Le erbe di cui Soma è il re JJ e
con le due [strofe che irùziano] << O signore del cibo JJ.
5. << Le erbe di cui Soma è il re, numerose, dai cento
aspetti, possano, per l'impulso di B:rhaspati, liberarci dall'an
goscia!
6. Ricche di frutti e sterili, spoglie di .fiori o piene, pos
sano, per l'impulso di Brhaspati, liberarci dall'angoscia i
7. Io ti lego insieme la pianta naghiiri{ii (Costus Speciosus),
che dà vita; che ti dia lunga vita e cacci da te i demoni l
8. O signore del cibo, concedi a noi del cibo sano, rinvi
gorente ! Fa prosperare colui che offre, concedi forza a noi, al
[nostro] bestiame !
9. Quel cibo [che io mangio J spesso, impuro se prima
toccato dai [demoni}
l O. Rudra o dai PiSaca, il signore lo renda tutto senza
pericolo e benefico ! Al Signore, Sviihii! )).
1 1 - 1 2. [Poi dice : J r< Tu agisci, [o Prajapati,] nell'inter
no delle creature, nel segreto, tu che volgi il volto in ogni
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2.
Questa formula è chiamata S:immantra o « formula capi1ale "·
3· L'interpretazione dì questa fra"! è assai dubbia. A me sembra probabile
che il celebrante si rivolga al proprio soffio vitale, che dal sacrificio compiuto ot
tiene 'igore.
4- I fuochi del sacrificio corrispondono ai cinque fuochi interni (cfr. str. :z8
sgg.).
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23. Tu sei tutto, sei comune a tutti gli uomini, hai tutte
le forme. Tutto ciò che nasce, da te è portato; in te [offerte] ,
tutte le ablazioni [vanno] dove tu risiedi come [il dio)
Brahma eternamente immortale n .
24. [Versa un po' d'acqua sull'alluce del piede destro di
cendo : ]
25. << È il grande dio, questo essere che è posto nella pun
ta del pollice5• Io lo irroro d'acqua: esso aUa fine di questo
[rito si troverà] nella dimora degli immortali ».
26. In verità sull'.Atman bisogna meditare dicendo : (\ Io
faccio l'agnihotra >>; [l'Atman] è infatti [come] il figlio di
tutti [e quindi a tutti è caro] . Poi [il sacrificante] presenta le
ablazioni per porre termine al sacrificio nel proprio corpo di
cendo : << Io porto a termine il sacrificio >>.
27. Ci sono quattro fuochi sacrificali [nell'uomo] : come
si chiamano ?
28. Qui [nel corpo] si trova un fuoco chiamato solare,
che ha la forma d'un disco solare ed è avvolto da mille raggi 6;
dopo essere divenuto l'ckarp:, si trova nella testa.
29. Il fuoco chiamato dentale ha la forma d'un quadrato
e, dopo essere divenuto il fuoco iihavanl.ya, si trova nella bocca.
30. Il fuoco chiamato corporeo favorisce l a digestione, di
vora le ablazioni, ha la forma d'una mezza luna; dopo esser
divenuto il fuoco dakfi�a si trova nel cuore.
3 1 . Il fuoco chiamato addominale, dopo aver consumato
interamente nell'individuo ciò che si mangia, si beve, si lecca
o si divora, dopo esser divenuto il fuoco giirhapatya, si trova
nella regione dell'ombelico.
32. n [fuoco] prayaicittiya sta sotto le tre donne (le tre
arterie Iq.a, Piògala, S�wnna) e, risplendente come la luna,
effettua la procreazione.
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33-34. Di questo sacrificio [celebrato] nel COfjX.l, munito
del palo sacrificale e della corda, chi è il sacrifìcatore? Chi è
la signora? Chi sono gli officianti, i sovrintendenti, le coppe
sacri1ìcali, le ablazioni, l'altare principale, l'altare settentrio
nale, la coppa per raccogliere il soma, il carro, l a vittima?
35. Chi è l'adhvaryu, chi sono il hotar, il briihma1Jiic
cha1!1-sin (aiuto del sacerdote brahm(m), il pratiprasthatar (aiuto
dell'adhvaryu), il prastotar (aiuto dell'udgiitar), il maitrdva
runa (aiuto del hotar), l'udgiitar, il dhiirtipotar (sacerdote ad
detto alla purificazione dell'acqua) ?
36. Quali sono le erbe sacre, il cucchiaio, la coppa per il
burro chiarificato, le due libagioni di burro, le due porzioni
di burro (per Agni e Soma), le offerte preparatorie, le offerte
accessorie, l'offerta del latte ?
3 7. Quali sono la recitazione degli inni, la recitazione del
la formula beneauspicante, qual è l'ahif[1sd1, quali sono i
quattro patnisa1(lyiija (ablazioni a Agni, Tva�tar, Soma e alle
spose degli dei), che cosa è il palo, la corda, che cosa sono le
offerte vegetali, il salario dei sacerdoti, la purificazione finale ?
38. Di questo sacrificio [celebrato] nel proprio corpo,
munito del palo sacrificale e della corda, il sacrificatore è
l'Atman, la signora è l'intelligenza, gli officianti sono i Veda,
l'adhvaryu è l'io, il hotar è il pensiero,
39. il hrahma1Jiicchaf!1sin è il priil}a, il pratiprasthiitar è
l'apiina, il prastotar è il vyiina, l'udgiitar è l'udiina, il mai
triivarul}a è il samiina,
40. l'altare principale è il corpo, l'altare settentrionale è
il naso, la coppa per raccogliere il soma è la testa, il carro è
costituito dai piedi, il cucchiaio è la mano destra, la coppa
per il burro chiarificato è la mano sinistra,
4 1 . le due libagioni di burro sono le orecchie, le due por
zioni di burro (per Agni e Soma) sono gli occhi, il dhtiriipotar
è il collo,
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'
ATHARVASIRAS UPANI�AD
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I
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la verità con il lproferire il] vero, la giustizia con la giu�
stizia n 1•
Allora gli dei si rivolsero a Rudra, gli dei guardarono
Rudra, gli dei meditarono su Rudra. Poi, alzando le braccia,
gli dei pronunciarono l'elogio :
II
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ATHARVASutAS UPANI�
III
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Anteriore al sole e alla luna è lo spirito sottile. Ma questa
sillaba [ Om] con la propria forza inghiotte tutto ciò che è
contenuto ndl'universo, ciò che deriva da Prajapati, ciò che
è sottile, ciò che è simile al soma, lo spirito, ciò che è afferra�
bile per il [fatto di essere] non afferrabile, l'essere con il suo
essere, ciò che è simile al soma per il [fatto di essere] simile
al soma, ciò che è sottile per il [fatto di essere J sottile, ciò che
è simile al vento per il [fatto di essereJ simile al vento. Ono
re, onore a essa, alla distruggitrice, alla grande inghiottitricd
Nel cuore sono poste tutte le divinità, nel cuore son fis
sati tutti i sensi, nel cuore stai tu che sempre domini le tre
lettere [A, U, M ] .
è volta a Nord, i piedi a Sud. Rivolto a Nord è il
La testa
suono Om, il suono Om è la sillaba santa (pra?Jat'a), il praf}a!/a
è onnipresente, l'onnipresente è infinito, l'infinito è salvifico,
il salvifico è sottile, il sottile è puro, il puro è simile al lampo,
ciò che è simile al lampo è il Supremo Brahman, il Supre
mo Brahman è l'Uno, l'Uno è Rudra, Rudra è il Signore, il
Signore è il Beato MaheSvara.
IV
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ATHARVASIRAS Ul'ANI�AD 5°5
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l.
"
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La quarta semilettera, sacra a tutti gli dei, impercettibile,
vaga per il cielo, pura, simile al cristallo quanto al colore; chi
la medita sempre giunge al mondo della felicità.
Perciò bisogna venerare questa [sillaba]. Gli asceti dico·
no che è senza suono (aviik), né c'è possibilità di percepirla.
Questa è la via rivolta a settentrione per la quale gli dci, i
Mani, i veggenti giungono allo scopo supremo, superiore a
ogni perfezione. Essa è grande come la punta d'un capello,
sta nel mezzo del cuore, è un dio onnipresente, è d'oro, è
desiderabile. Per coloro che, saggi, la scorgono nel profondo
dell'animo, per costoro c'è la pace, non per gli altri. In essa
avendo abbandonato l'ira, il desiderio, la terra e il suo con
trario, origine della rete costituita dal nesso causale, avendo
saggiamente riposto in Rudra il [ karman] accumulato, si
riconosce che Rudra è l'Unità. Rudra invero per l'eternità, la
primordiale forza creatrice, l'ascesi, è il dominatore. Ciò che
si chiama fuoco è cenere, ciò che si chiama vento è cenere,
ciò che si chiama acqua è cenere, ciò che si chiama terra è
cenere, cenere è il cielo, tutto è cenere, l'intelletto e anche gli
occhi. Poiché il voto dei Piifupata è di cospargersi le membra
di cenere, perciò questa è la formula rituale dei PiiSupata,
affinché ci sia per le creature la liberazione dai lacci.
VI
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.\
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ATHARVA51RAS UPANI�
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MUDGALA UPANISAD
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I
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5'4 MUDGAL!r. UPANI�AD
13) La luna nacque dalla mente, il sole nacque dall'occhio; dalla bocca lndr.�.
e Agni, dal respiro nacque Vayu.
14) Dall'ombelico originò l'annmfer"-, dalla testa il cielo, dai piedi la lernl,
dall'on:crhio i punti cardinali: così formarono i mondi.
15) Sette furono i legni recingenti (il fuoco) [pmidhi], rre volle sene l�
da bruciOJ.re furono posti, quando gli dei distendendo il sacrificio legarono il Pu
rn�a (come) bestia sacrificale.
16) Col sacrificio gli dei sacrificarono al sacrificio' questi furono i primi usi.
Questi potenti tennero dietro nel cielo, dove sono gli antichi Siidhya, gli dei.
3· In realr.à si tratta del secondo verso della se<:onda strofa. In quanto signore
dell'immortaliià, Vi��u è l'autore della liberazione.
4· Aniruddha è la quarta parte dd Supremo Principio che appare sulla terra.
Subito dopo è chiamato P�da Nataya�a, o.ssia la quarta parte di Karayal):l, e rap
presenta l'energia attiva della divinità agente nel mondo; da es>a si. producono la
materia primigenia e il principio che la �ivifica, individuazionc funzionale dello
Spirito Snpremo, lo stesso nome del quale porta.
5· I p<Jridhi wno dci pez.z.i di legno fresco posti attorno al fuoco del sacri
ficio per delimitarlo.
6. Conoscere la verità sull'origine dell'universo, ossia sul sacrificio origina
Iio, significa Iaggiungcrc la liberazione, la quale ovviamente s'ottiene: ricn:ando
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MUDOAI..A liPANqAD
II
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'
'
MUDGALA l;PANI�AD
teria per formare il mondo. Poiché era perfetto nel corpo, non
poteva produrre l'opera della creazione. Aniruddha Narayat;ta
[creò quindi Brahma 9 e1 gli insegnò il modo di creare. << O
Brahma, avendo considerato i tuoi organi di senso come i
sacerdoti del rito, avendo considerato il solido corpo con le
sue giunture, che costituisce l'involucro, come l'Oblazione,
avendo considerato me come il fruitore dell'ablazione e la pri
mavera come il burro sacrificale, l'estate come il combusti
bile, l'autunno come il succo [ sacrificale], e avendo così get
tato nel fuoco l'ablazione, il [tuo] corpo è considerato, per il
contatto corporeo, come Vajra 10• Di poi avendo creato le ani
me di tutte le creature con i loro doveri e [le anime di coloro]
che appariranno in futuro, ecco che il mondo costituito di
cose immobili e mobili è fatto>>. Bisogna meditare sul fatto
che attraverso la relazione esistente tra le anime e il Sé uni
versale, s'è descritta anche la natura della liberazione finale.
Colui che conosce il sacrificio della creazione [conosce] la na
tura della liberazione e ottiene una vita completa.
III
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MUDGALII. UPANI�AD
IV
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MUllGAL'\. UPANI�AD
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G�APATI UPANI�AD
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l . Om l Onore a te, che sei Gaq.apati t Tu sei [la formula]
(( Questo sei tu n resa visibile. Tu solo sei il creatore. Tu solo
sei il conservatore. Tu solo sei il distruttore. Tu solo sei [la far�
mulaJ « Tutto questo universo è Brahman >> 1• Tu sei l'Atman
reso visibile, per sempre!
2. [Dicendo ciò,] io esalto l'ordine cosmico, io esalto la
verità.
3. Proteggi me! Proteggi il [maestro] che parla, proteggi
il [discepolo] che ascolta, proteggi colui che dà, colui che
elargisce [l'insegnamento] , proteggi colui che ripete, proteggi
l'allievo. Proteggi di dietro, proteggi davanti, proteggi da sini�
stra, proteggi da destra, proteggi di sopra, proteggi di sotto�
proteggimi sempre, proteggi da ogni parte!
4. Tu sei costituito di parola, tu sei costituito di pensiero,
tu sei costituito di beatitudine, tu sei costituito di Brahman.
Tu sei l'unico, o tu che sei costituito di essere, pensiero e bea�
titudine. Tu sei il Brahman reso visibile. Tu sei costituito di
conoscenza [assolutaJ , sei costituito di conoscenza distintiva 2•
5. Tutto questo mondo nasce da te. Tutto questo mondo
per te sta saldo. Tutto questo mondo in te si dissolverà. Tutto
questo mondo verso di te si volge. Tu sei la terra, l'acqua, il
fuoco, il vento, il cielo. Tu sei le quattro parti della parola �-
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,,
'
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purufa 6• Il yogm che cos1 medita su di lui è sommo tra i
yogm.
l O. Onore al sire dei Vrata ! Onore al signore dei Ga-9-a !
Onore al signore dei Pramatha 7! Onore a te, che hai il ven
tre prominente, che hai un solo dente, che distruggi gli osta
coli l Onore al figlio di Siva, a colui che è l'immagine della
grazia!
1 1 . Chi recita questo testo, quintessenza dell Atharva '
6. Pr<Jk_rti e puntJ<J, materia e spirito, non sono, come per il Siirp.khya, gli
elementi primevi, bensì le prime manifestazioni dello spirito in cui tun:o si risolve.
7· Vrita, Gal)a e Pramatha sono geni del seguito dì Siva.
8. Rubare, bere liquori spiritosi, violare h comone del maestro, uccidere un
brahmano, uccids-e nna vacca.
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5'4 G.I.J:!APATI UPANI�AD
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DEVÌ UPANI�AD
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l. Tutti gli dei s'accostarono alla Dea e chiesero : (( Chi
sei tu, o grande dea ? )).
2. Essa rispose : << La mia natura è quella dd Brahman,
da me procede l'universo fatto di spirito e di materia, al tem
po stesso costituito di vuoto e di assoluto. Io sono felicità e
dolore, conoscenza e. ignoranza, da conoscersi come Brahman
e come il contrario del Brahman, così come ha proclamato
I'Atharva Veda.
3. lo sono i cinque elementi e il loro contrario, io sono
tutto l'universo ! lo sono il Veda e il contrario del Veda, io
sono la scienza e la nescienza, io sono innata e sono nata, io
sono il basso, l'alto, il traverso.
4. lo mi muovo con i Rudra, con i Vasu, con gli A.ditya,
con tutti gli dei. lo sono il sostegno di Mitra e Varuç.a, di
Indra, di Agni, degli ASvin 1•
5. Io genero Soma e Tvagar, Pn�an e Bhaga, io genero
Vi�l).U dall'ampio passo, Brahma e Prajapati.
6. lo distribuisco la ricchezza al sacrificatore che offre
con zelo l'ablazione e spreme il soma. Io sono la regina, io
raccolgo le ricchezze, io creo il padre [di tutti gli dei] sul
culmine [dell'universo] l
7. n mio luogo di nascita è nell'oceano, dentro le acque )).
8. Gli dei esclamarono : « Onore alla dea, alla grande
Dea, alla benevola onore eterno l Onore alia materia primor
diale, alla fausta ! Con i sensi domati, noi ci inchiniamo a Lei!
9. lo mi rifugio presso la dea dal colore del fuoco, che
brilla per il suo ardore, che � simile al sole, che si compiace
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DEVi Ul'ANI�D
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DEVi UPANI�AD 5'9
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530 DEVi UPANI�
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DEVi UP.-\Nli?Ai> 53 '
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YOGATATTVA UPANI�AD
La Yogatattvll Upanirad, « Upanirad della verità del Yoga JJ, di cui
esistono varie redazioni considerevolmente divergenti tra loro, nel testo
commentato da Narayai_la che abbiamo scelto sembra radunare, senza
sistematicità, pensieri e temi propri di scuole yogiche. Dopo un accen
no all'eterno ripetersi delle esistenze, si insiste sull'efficacia della medi
tazione sulle singole parti della sillaba Dm; grazie a questa medita
zione, come pure per mezzo del pratyiihiira e del priitpiyffma, l'anima
inizia la sua ascesa dal cuore, che è la sua sede finché sussistono i
legami con la materia, cosicché, pura come lucido cristallo, trapassa il
hrahmarandhra o sutura sagittale e si ricongiunge con il Brahman, o
con Vi�I_lll, esaltato al principio come Supremo Spirito. Un accenno
al luogo da scegliersi per esercitare il Yoga, unico mezzo di salvezza,
conclude questa Upanisad piuttosto frammentaria, che presenta note
volissime difficoltà nell'interpretazione.
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PRIMO KHA:tfPA
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YOG.HATTVA UPANI�AD
SECONDO KHA�QA
2. Son qui rappresentati gli effetti della meditazione sui \"ari suoni costi
tuenti la sillaba Om (A, U, M più !a semisillaba o risonanza nasale). L'immobi
lità della semisillaba si traduce nell'acquisizione definitiva, da parte del prati
cante, dello stato raggiunto, nel quale s::i percepisce il nJda, OSJ;ia il brmio indi
stinto prodotto dall'ascesa dell'aria nel eDipO sottile, che altrove (Ha'!ll4 Up., 4)
è detto essere il Brahman.
3· Ossia probabilmente: riducendo tutto alla meditazione. 0 paragone con la
tartaruga è solitamente impiegato per illu51rare il pratyiihiira, ovvero il ritirarsi
dagli oggetti dei 5Cll>i, cbe tuttavia vien dopo il controllo del respiro nelle enun
ciazioni teoriche del Yoga.
4· Leneralmente, il preceno viene espresso come un invito rivolto ai yogi" :
« Raccogliete, raccogliete il respiro! ».
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KSURIKA UPANI�AD
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l. lo voglio rivelare il [segreto del ) coltello, che è la con
centrazione dello spirito (dhiira1_1ii) per realizzare il Yoga :
chi, praticando il Yoga, l'otterrà, non rinascerà più. Questi
san l'essenza e il significato dei Veda, come è stato insegnato
dal Signore che esiste di per sé.
2. Scelto un luogo tranquillo, e qui fissatosi in una posi
tura [adatta, il devoto] deve concentrare lo spirito nel cuore
[ritraendolo dagli oggetti dei sensi], come una tartaruga ri
trae le sue membra.
3. Con la [recitazione della] sillaba Om, nella quale si
ritrovano dodici parti 1, a poco a poco bisogna riempire d'aria
l'intero corpo e, dopo aver chiuso tutte le porte,
4. con il petto, il volto, i fianchi, la gola rivolti gradual
mente verso il cuore, [il devoto] deve far circolare nel corpo
i soffi che san entrati attraverso il naso.
5. Avendo così introdotto il respiro, poi a poco a poco [il
devoto] lo deve espellere. Quando abbia fatto penetrare sta
bilmente nel corpo [il respiro] nella misura fissata per mezzo
del pollice 2, concentrandosi,
6. conduca [l'aria] intorno alle caviglie, ai polpacci, alle
ginocchia e dalle cosce [la faccia risalire] fino all'ano e al
pene, per tre volte [ripetendo la pratica]
mezzo d'una respirazione ritmata (piiraka), si tura con il pollice le narici e chiude
gli orifizi amavcrso cui l'aria potrebbe sfuggire (kumbhaka), quindi fa circolare
l'aria nelle varie parti del corpo e infine la espelle (recaka).
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54° K�UIUKÀ Ul'ANI�AD
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54'
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BRAHMAB!NDU UPANI�AD
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l . Om t Lo spirito, si dice, può essere duplice : puro e im�
puro. Quando è impuro foggia dei desideri, quando è puro
è libero da desideri.
2. In verità lo spirito per gli uomini può essere causa di
schiavitù o di liberazione: si dice che porta alla schiavitù
quando è attaccato agli oggetti dei sensi, porta alla liberazione
quando è libero dagli oggetti.
3. Poiché è cosa desiderabile la liberazione dello spirito,
libero dagli oggetti dei sensi, colui che desidera la liberazione
deve sempre rendere lo spirito libero dagli oggetti dei sensi.
4. Quando lo spirito, lasciato l'attaccamento agli oggetti
dei sensi, raccoltosi nel cuore, giunge a sospendere l'attività,
questa è la condizione più alta.
5. Bisogna raccogliere [lo spirito] nel cuore finché [tut�
to] s'annulli. Allora si ha la conoscenza e la liberazione : ciò
che è diverso è cultura libresca.
6. Non è concepibile, né è inconcepibile; è concepibile e
inconcepibile [nello stesso tempo} : quando si sia liberi da
prevenzioni si realizza allora il Brahman.
7. Bisogna cominciare il yoga con la [meditazione sulla]
sillaba [Om] e realizzare il supremo [Brahman meditando
sulla sillaba] senza la vocale. Con [il raggiungimento della]
condizione che sta oltre la vocale s'ottiene l'essere, non il non
essere.
8. In verità il Brahman è indiviso, senza determinazioni,
senza difetto. Quando si sia riconosciuto tt lo sono il Brah�
man JJ, sicuramente si realizza il Brahman.
9. Quando lo si sia riconosciuto come senza determina�
zioni, infinito, al di là della logica e della comparazione, in�
commensurabile, senza principio, si ha la felicità suprema.
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BRAlL\fABI�U Ul'ANI�D
I. Intendo la prima frase come una proposta che viene respinta. Infarti sia
nella str. sia nella str. 17 la parola è chiarnmente indicata come uoa tappa sulla
15
via che porta all'acquisizione dd Brahman supremo, che è al di là d'ogni sensa
zione e d'ogni distinzione razionale.
2. Cfr. str. 5 c anche B.Up., 3, 5, '·
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BRAHMABINDU UPANI�-UI 547
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HM!lSA UPANI�AD
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1 . Gautama disse: « O signore che conosci ogni legge,
che sei esperto d'ogni scienza, con qual mezzo si desta la co
noscenza del Brahman? )),
2. Siva rispose: (( Dopo aver riflettuto su tutti i Veda e
aver conosciuto la dottrina di Siva, ascolta allora da me la
verità, o Gautama, [come fu] rivelata da Parvati.
3. Essa è un segreto che non deve essere divulgato, è si�
mile a un tesoro [riservato] per chi pratica il Yoga, essa che
concerne la conoscenza completa dell'anima e che dà come
frutto la gioia e la liberazione.
4. Io voglio esporre la dottrina del Hatpsa e del Para�
mahatpsa a [te] che sei un novizio padrone di te, in pace,
devoto al maestro.
[La dottrina] è che sempre bisogna ripetere " Ha1pso,
Haf!Jso ". Con tale suono [il respiro] penetra e permane in
tutti i corpi, come il fuoco nel legno, come l'olio nel sesamo.
Chi lo conosce non va alla morte. Dopo aver chiuso l'aper�
tura anale, [il praticanteJ deve far salire il soffio dal centro
chiamato adhiira fino al mat}ipUraka t, dopo essere passato
attorno per tre volte allo svadhi-r!hiina; deve poi, superato
l'aniihata, trattenere i soffi nella viJuddhi, meditare sull'ajna
1. Se:ondo la fisiologia mistica dd Yoga, l'aria inalata ncl corpo deve esservi
trattenuta e poi fatta salire fino alla sommità del capo per il canale della Su!lllllnà,
lungo la quale si trovano sette cakra, o centri. Questi sono: adhiira, o miiliidhiira,
posto alla bao;e della spina dorsale, s.•iidhi!�Mna (regione dei genitali), manipUraka
(regione dell'ombelico), aniihata (regione del cuore), viiuddhi (regione della gola),
a;na (regione t:ra le sopracciglia), brahmarandhra (surura sagittaleJ, che permette
all'aria di uscire e all'anima dì raggiungere il Brahman. Salendo lungo questa via
sì produce un ronzio incessante (niida), che è simile alla risonanza nasale che per·
mane dopo la pronuncia della sillaba sacra Om.
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55' HA�SA UPANI�D
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HAlJISA UPANI[IAD 553
6. TI concetto alla base di queste frasi sembra essere che il superamento del
piano fenomenico, ossi;, il raggiungimento dd quarto stato e d'uno stato addirit·
tura superiore al quarto, avviene in virtù d'una sublimazione, non d'una nega·
zionc delle capacità individuali. Analogamente nel centro dcl cuore, sede delle
passioni, c'i: la rinuncia.
7· Nella parte posteriore della cavità orale si ba una produzione di ambrosia.
che assicura l'immortalità al yogin capace di raccoglierla.
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554 �SA UPANI�AD
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INDICI
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GLOSSARIO - INDICE DEI NOMI
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sss GLOSSA.RlO - INDICE DEI NOMI
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GLOSSARIO - !!>.'DICE DEI NOMI 559
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GWSSARIO - INDlCE DEI NOMI
Asat: <<non esistente >l, sorta di caos originario preesistente alla mani
festazione, o meglio all'organizzazione, dell'universo sensibile, 29,
31• 2p, 4°9·
Asiknl: nome d'un fiume, 441.
Airama: le quattro << condizioni di vita l> degli appartenenti alle caste
più elevate (brahmactirin, discepolo, g:hastha, capo di famiglia,
viinaprastha, eremita, satpnyiisin, asceta errante libero da ogni
legame con il mondo), 28, 484-
Asura : demoni, figli di Prajapati, 135, 273 sgg., 517, 528.
Aivala : sacerdote, imerlocutore di Yaj.ftavalkya, 98 sgg.
Aivalayana: interlocutore della Kaivalya Up., 481.
Aivamedha: sacrificio del cavallo, il rito più solenne deU'età vedica.
Per un anno intero un cavallo veniva lasciato libero, seguito dall'e
sercito del re sacrificante, al dominio del quale le terre percorse
dovevano essere assicurate. Infine il cavallo, simbolo di forza e di
vigore, veniva sacrificato, dopo che simbolicamente s'era accoppiato
con la prima regina, 61, 64, 103 sg.
Aivapati Kaikeya : regnante e conoscitore di dottrine arcane, 233 sgg.
Aivattha : Ficus Religiosa, 271, 36s·
Aivin : gemelli divini che annunciano la luce e soccorrono chi li invoca
nei pericoli o nelle malattie, 95 sg., t66, 435, 443• 455 sg., 527.
Atharva>'·iras Upani!ad, 35, 499-509.
Atharvaveda : << Veda del!'atharvan o sacerdote del fuoco ll, quarto
Veda, contenente per lo più formule e scongiuri magici e a lungo
non riconosciuto nel corpus canonico, 14, 19, 87, 293, 369, 383, 415,
499· 508, 519 e passim.
Atidhanvan Saunaka : maestro, 180 sg.
Atigraha: <t superprenditori >l, oggetti dei sensi, senza i quali gli organi
dei sensi non entrano in attività, 101 sg., 502.
A!iki: moglie di U�ti, 181 sgg.
Atiriitra : sacrificio di soma, prolungato fino alla notte, 428.
Ativiidin: « colui che vince nella discussione n ovvero tt colui che par-
la troppo n, 262.
Atman: propriamente pronome riflessivo, tt se stesso n, indica il prin
cipio della vita nell'individuo, l'anima individuale, che è identica
con il principio della vita cosmica, ossia con il Brahman, 13, 20
e passim.
Atmavid : t< conoscitore dell'Atmau l), epiteto forse del Brahman nella
sua prima ìndividuazione empirica, 425 sg.
Àtreya: sacerdote brahmanico, 475 sg.
Atri : veggente vedico, 88, 443·
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GLOSSA-RIO - INDICE DEI NO}Il
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GLOSS_�RlO - INDICE DEI NOMI
Bhogya : <<ciò che deve essere fruito JJ, epiteto della prakrti (v.), ovvero
della natura nelle sue varie manifestazioni, 401.
Bhoktar: « fr-uitore », ossia lo spirito individuato, che risulta cosl legato
al pluralismo fenomenico, 401.
Bhrguvalli: terza parte della T. Up., 298 sgg.
Bhrgu Varu!Ji: antico saggio, 298 sgg.
Bhii�, Bhuva�, Sva� : le tre formule sacre (vyà�rh) indicanti rispetti
vamente la terra, l'atmosfera, il cielo, 143, rg6, 224 sg., 285 sg.,
423 sg. e pauim.
Bhujyu Liihyayani: interlocutore di Yaj6avalkya, 103 sg.
Bhiiman : « l'infinito lJ, 253, 263 sg.
Bhiitamiitrii: particella di sostanza, 331 sgg.
Bindu : segno diacritico indicante l'anusviira, 543·
Brahmll: personificazione del Brahman neutro, primo aspetto della
Trimiirti, derrùurgo cui è riservato il compito di creare il mondo
sensibile, traendolo fuori dal caos primigenio, tg, 348, 405, 410, 414,
43 1, 453 sg., 464, 516 e passim.
Brahmabindu Upanifad, 32, 419, 424• 543-547·
Brahmacarya: il primo degli iilrama (v.), 26], 270 sg., 464 sg.
Brahmaciirin : discepolo nel primo degli iiSrama (v.), astretto allo stu-
dio e alla castità, 215.
Brahmadatta Caikitiineya : nome d'un udgiitar, 68.
Brahmaloka: mondo del Brahman, 136, 269 sgg., 316 sgg.
Brdhman: l'Assoluto, di natura spirituale, identico all'Atman (v.),
causa efficiente e materiale dell'intero universo, 15, 19 e passim.
Brahmdn : il quarto sacerdote che in silenzio sorveglia lo svolgimento
del rito e interviene per ovviare agli errori o alle omissioni degli
altri sacerdoti, 14, rg, 32, 99 sg., 223 sgg., 287, 446, 455, 46s"·
Briihma!Ja: appartenente alla prima casta; testo liturgico relativo ai
singoli Veda; denominazione dei capitoli di alcune Upanifad, n,
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GLOSSAli.IO • INDICE DU NOMI
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GLOSSARIO - INDICE DEI NOMI
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GLOSSiiJllO - INDICE DEI NOMI
ltfti: nome d'una mitfi (v.), corrente lungo la spina dorsale; divinità
pastorale, 37, 16], 495, 540.
!datpdra : nome arcano di lndra, 308.
ilya : albero nel mondo del Brahman, 316 sg.
lndha: nome di Indra, « il fiammeggiante )>, 123.
lndra : divinità vedica, re degli dei, amante della guerra e attaccato ai
piaceri della vita, 73 e passim.
lnJradyumna Bhd/lavr:ya : ricco brahmano ricercante la verità, 233 sgg.
lndu: dio della luna, 424.
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GLOSSARIO - INDICE DEI NOMI
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GLOSSA!I.IO - INDICE DEI NOMI
Karman: anticamente 11 azione sacrificale ))' poi << azione >> in generale,
che comporta un<[imerito da usufruire su questa stessa terra dove
s'è compiuta 1' azione, in questa o in una vita successiva, che è
determinata quindi nella condizione di partenza dalla qualità.
morale dell'azione compiuta, 24 sgg., 34, ro3, n8, 133, 317, 345
sgg., 359> 400, so6, 54'·
Karu{Jii : << compassione n, precetto e sentimento fondamentale del bud
dhista verso tutte le creature, 29.
KiiJi = Benares, no, 334·
Kaiyapa : veggente vedico; epiteto di VigJ.U nel!'avatara come tarta
ruga, 87, 439·
Kafha o Kiifhaka Upanirad, 11, 25, 27, 33 sgg., 351 36], 378, 381, 403, -
Kaufitaki Upanirad, n, 26, 30, 34, ]8, 83, 132, 156, 271, 313-338,
386 sgg.
Kava;a Ailii;a : saggio di umili origini, 475 sg.
Kena Upani;ad, n, 339-344·
Kha: spazio etereo, 221.
Kha'!�a, '' sezione >>, passim.
Khilakii{J�a : 11 parte aggiuntiva », terza sezione della B. Up., 59·
Kim : pronome interrogativo neutro, indicante il primo principio im-
personale, 448.
Kola : frutto della Zizyphus Jujuba, 255·
KoJa : i cinque l< involucri », costiruiti di cibo, respiro, mente, cono
scenza, beatitudine, in cui s'evidenzia il Brahrnan-Atman, Uh, 291
sgg., 320, 421.
Krf'.w : avatiira di Vi�1_1u (v.).
Krf1Ja Deva{iputra : discepolo di Ghora Aiigirasa, 2II.
Krta : il colpo vincente al gioco dei dadi, 213 sgg.
Kratriya : guerriero, appartenente alla so:onda casta, 73, 83 sgg., 146
sg., 233, 278, 315, 334, 337·
K;urikJ. Upani[ad, 537-541.
Kubera : dio della ricchezza, 208.
Kumi!rakarita : maestro, 163.
Kumbhaka : ritenzione dell'aria inspirata nel torace paragonato a una
« giara ))' 536, 539·
Kul}dalini: « l'avvoltolata n, nome dell'energia vitale che, secondo la
fisiologia mistica del Yoga, giace alla base della colonna vertebrale
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GLOSSARIO - INDICE DEI NOMI
M: terza lettera della sillaba sacra Om, simbolo dello stato di sonno
profondo, 393. 4I8 sg., so6, 535 sgg.
Madhuka Paiilgya : maestro, I6I.
Madhukéi"!tfa ; <! sezione del miele ))' comprendente le due prime let-
ture della B. Up., 59·
Madhva; filosofo indiano (sec. XIII), commentatore delle Up., I] sg.
Madhyandina : scuola dei Viijasaneyin, 59-
Madra : popolazione del Panjab, 103, w6.
Maghavat: << liberale », epiteto di Indra, 275 sgg., 325, 343·
Mahacamasya: nome d'uno rri, 285.
Maha� : sacra interiezione, 285 sgg., <f29, 502.
Mahiiruiriiya'/}0 Upanifad, n, 234, 322, 390, .pt, 431-469, 481, 491.
Mahéiriir(ra : regione attorno a Bombay, 519.
Mahat : << il grande >>, organo o facoltà della ragione, che evolve,
secondo il Siltpkhya, dalla materia primordiale, 360.
Mahaii Miitril; <<grande misura >>, parte dell'Assoluto che rimane al
di là d'ogni individuazione empirica, 424·
MahéiviikJa: « grande parola n, quintessenza dell'insegnamento del-
le Up. 20, 521.
Mahiivira : nome dei vasi usati nel sacrificio, 475 sg.
Mahefwra: « grande Signore ll, epiteto di Si va, 499 sgg.
Mahidiisa Aitareya : antico saggio, maestro delle dottrine dell'Ait. Up.,
:uo.
Mahiman : nome delle coppe usate nel sacrificio de!l'a�'vamedha, 6r sg.
Maitriivaru"!a: aiuto del hotar, 496.
Maitriiya"!iya : scuola del Y. V. nero, fH.
Maitriiya"!iya Upanirad, n, .p1-430.
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GLOSSAlUO - lNDtCE D:El NOMI
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57° GLOSSARIO - INDICE DEI NOMI
Niiciketa: rito del fuoco, cosl denominato dal giovane Naciketas, cui
fu rivelato dal dio Yama, 351 sgg.
Naciketas: protagonista della K. Up., r6, 351 sgg.
Nada : <<risonanza ''• sia della sillaba Om, sia della Kur;ij.alinl quando
s'innalza lungo la Sufumnii, 536, 549 sgg.
Nil{ii: <<canali '' lungo i quali, secondo il Yoga, circola nell'individuo
l'energia vitale, 37, 86, 540 sgg.
Naimira : foresta sacra, dove fu narrato H Mahiibhiirata, ry4, 475 sg.
Nrika Maudgalya : maestro, 163, :288.
Nandike1vara, Nandin : cavalcatura e aiutante di Siva, 437·
Niirada : antico veggente, 253 sgg.
Niiriiya� : <<colui che viene tra gli uomini >>, epiteto del demiurgo e
poi specialmente di Vi�u; commentatore delle Upanifad (sec. XIV),
17, 36, 424, 431 sgg., 438, 445 sgg., 461 sg., SU sgg., 529, 533·
Naudhasa: nome d'una melodia, 318.
Neti, Neti: determinazione puramente negativa dell'Atman; significa
11 No, no! >>, ovvero <<Non cos�, non così », 8g, 117, 124, 136, 140.
Nìdhana: parte finale della melodia, 187 sgg.
Nirgu�a : <1 privo di attributi >>, epiteto del Brahman scevro d'ogni con
dizionamento e al di là d'ogni immaginazione umana, 341.
Nirvii'l}a : la condizione in cui 11 s'estinguono >> desideri, interessi, im-
maginazioni della vita empirica, 541.
Nivid : formula d'invito al sacrificio per gli dei, 112.
Niyama : « obblighi », secondo dei membri dd Yoga, 38.
Nya : nome d'un lago nel mondo del Brahman, 271.
Nyagrodha : Ficus Indica, 250.
Nyasa : pratica religiosa, consistente nel toccare determinate parti del
corpo mentre si pronunciano delle formule rituali, 449, 552.
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GLOSSARlO - INDICE DEI NOMI 57'
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572 GLOSSAlUO - INDICE DEI NOMI
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GLOSSARIO • INDICE DEl NOMI 573
Preritar: t< impulsore ;J, epiteto del dio supremo 10 quanto mette in
moto la ruota delle esistenze, 40I.
Priyamedha: veggente vedico, 463.
Punarmrtyu : « rimorte ;1, termine dell'esistenza nell'aldilà, di cui oscu
ramente parlano i BriihmaT}a, senza esplicitare se essa comporti un
ritorno in questo mondo, 20, zs, 64, 76, I02.
Piiraka: 1< riempimento l> dei polmoni per mezzo dell'aria inspirata, 539·
Purii1J a: « antichi testi >>, risalenti alla prima metà del primo millennio
d. C. nella loro stesura attuale, fonti inestimabili per la conoscenza
di riti, credenze, atteggiamenti dell'Induismo, 91, 120, 139, 201,
253· .p6.
Purohita : ,, preposto ll, il cappellano del re, gB, 434·
Purufa: " uomo, spirito ». Indica sia il macrantropo originario da cui
rutto l'esistente si genera, sia lo Spirito Supremo in cui tutto si
risolve e cht: tutto domina, sinonimo pertanto di Atman, Brahman,
Vigm, Siva; è anche sinonimo talvolta dello spirito individuato,
69 sg., 76, 125 sgg., 205, 369, 404 sgg., 407, 424, 431, 437 sgg., SI I
sgg., 523 e passim.
Purufasiikta : l'inno IO, go del �· V., secorido il quale tutto l'universo
s'è prodotto dal macrantropo originario, che sacrificò sé a se stesso,
sn sgg.
Pii!an: n il nutritore », dio vedico rappresentante la forza nutritiva
del Sole, con il quale viene poi identificato, 73, 149, 345• 349, 427,
439· 527.
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574 GLOSSAlliO • INDICE DEI NOMI
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GLOSSARIO - INDICE DEI NOMI 575
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GLOSSARIO - INDICE DEl NOMI
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GLOSSAli-lO - INDICE DEl NOMI 577
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GLOSSARIO - INDICE DEI NONI
•
SUrya : dio del sole, chiamato anche Aditya, 143, 149, 189, 199 sgg.,
212, 271 sg., 323, 386, 448 e passim.
SurkabhriJgiira : maestro, 322·
Suromii: nome d'un fiume, 441.
Surumnii; una delle natjì, lungo la quale l'anima o la Km;u;lalìoi
ascendono fino al forarne occipitale, 37, 272, 286, 495, 537 sgg.
Surupti: stato di sonno profondo senza sogni, 21 sg., 127 sgg., 276,
308, 338, 392, 415 sgg., 482, 553·
Sutudii: nome d'un fiume, 441.
Sviidhiffhiina: cakra posto nella regione dei genitali, 551.
Svadhii: interiezione usata nelle offerte ai Mani, r44, 4l'io.
Sva�, Svar o Suvar: una delle vyiihrti, simboleggiante il sole, 143, 159,
196 e passim.
Sviiha : interiezione usata nel rivolgersi agli dei, 144, 158 sgg., 46o sgg.
e passim.
Svapna : << sonno Jl, immagine della morte e della beatitudine finale,
21 sg., 126 sgg., 275, 308, 391, 415 sgg., 482, 553·
Svara : « suono n, 1]4-
Svayambhil: (<esistente di per sé n, epiteto del Brahman, 348, 539 e
passim.
Svetaketu : figlio di Uddalaka, 154 sgg., 169, 229 sgg., 241-252, 315 sgg.
Svetilivatara Upanirad, u, 28, 34 sg., 36s, 378 sg., 397-414, 431, 479 e
pas.<im.
Syaita : nome d'una melodia, 318.
Tadvanam : nome mistico del Brahman (« c'è desiderio di lui n), 344·
Tagore Rabindranath ; poeta e mistico indiano (t861-194I), 18.
Taija.<a : « luminoso u, uno dei quattro stati dell Atman, corrispon
'
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GLOSSARIO - INDICE DEI NOMI 579
U: seconda lettera della sillaba sacra Om, simbolo dello stato di sonno
con sogni, 393, 418, 506, 535 sg.
Udiina : uno dei cinque prii�a, il soffio ascendente .seguendo il quale
l'anima sale al forarne ocdpitale per lasciare il corpo, 104, n7, 239,
287, 390 sg., 430, 461 sg. e passim.
Udailka Saulhiiyana : maestro, 120.
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CLOSSA1LIO - INDICE DEI NOMI
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GLOSSAF.lO - INDICE DEI NOMI
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GLOSSARIO - INDICE D:El NOMI
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INDICE DELLE TAVOLE
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INDICE DEL VOLUME
lntrodu:zione P- 7
Nota bibliografica )) 41
Abbreviazioni )) 55
UPANI�AD VEDICHE
BrhadaraJ.?.yaka Upani�ad P- 59
Chandogya Upani�ad >J Iii9
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il'''DICE D:EL VOLUME
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