Sei sulla pagina 1di 542

UPANISAD

A CL'RA Dl

CARLO DELLA CASA

UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRICE TORINESE

www.scribd.com/Religione_in_Ita
Prima edizione: 1976.

Tipogrnfia Cane, pio.=>. Campanclla 2.3/•39, Torino.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTRODUZIONE

www.scribd.com/Religione_in_Ita
Le Upani[ad sono trattati di varia estensione, di varia epoca e
di varia forma, alcune in prosa, altre versificate, altre ancora miste
di prosa e di strofe, son dedicate alla contemplazione o all'illustra­
zione delle verità supreme e son dirette a rispondere alle domande
pressanti dell'individuo, che si chiede quali siano l'origine e il
destino dell'uomo, quale ragione regga le varie vicende dell'esi­
stenza, quale sia il fondamento ultimo ddl'universo e della vita,
Trattati di questo tipo e di questo nome furono nell'India sem­
pre composti per le esigenze di sette diverse1• Ma le Upani[ad
veramente importanti e tipiche sono poco più d'una dozzina, sono
denominate Upanirad antiche e medie oppure vediche, apparten­
gono alle varie scuole che si rifanno alle Sarphità vediche e quindi
fanno parte della rivelazione, e risalgono a un periodo compreso,
con tutta probabilità, tra il 700 e il 300 a. C.
Il termine, nell'interpretazione che per lungo tempo ha goduto
maggior fortuna e che s'attiene al significato più evidente (upa-ni­
sad = sedersi vicino) sembra alludere al carattere esoterico dell'in­
segnamento, partecipato dal maestro al discepolo che, conveniente­
mente preparato e disposto, appunto vicino sedeva 2• E veramente

I. La Muktikii Up., d'epoca medievale. enumera ro8 Upani1ad considerate


canon.iche, ma si conoscono i nomi di almeno tnocento. Upani1ad furono scritte in
ogni Iempo: esiste anche una Alliih Upanipzd, che si studia di conciliare Induismo
e Islamismo. Anche ncl secolo .scorso i seguaci di Ramakrishna esposero la dottrina
dd lo�o macsrro in una Rtlmakrùhna UpanifaJ.
2. Sailkara (ad esempio introduzione al commento di B.Up.) interpreta Upa­
nipul come "testo d! e pcrmene di distruggere l'errore" ovvero "testo che per"
mene di giunge�c al Brahma.n », ma la spiegazìon� non regge a un serio esame eti­
mologko. L'interpretazione più semplic� del termine è certamente quella di « dot­
trina segreta» (cfr. A. B. KuTH, TM Religion and Philorophy of the Veda and
UpunishaJs, Cambridg�. 1925, pp. 489 sgg.). Mentre H. Or.nu<HB.G ( Die Lehre
Jer Upanùhad�n und die Anfiinge der BuJdhùmtu, :!a cdiz.. Giittingen, 19�3,

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTllODUZIONE

assai spesso nelle Upani{ad s'afferma che l'insegnamento deve esse·


re tenuto segreto e comunicato soltanto a chi è iniziato, sia per
l'audacia innovatrice dell'insegnamento stesso, sia per la difficoltà
di essere compreso da orecchio impreparato. Ma è veramente innova­
tore questo insegnamento? Non tutto naturalmente è detto nelle
Upani1ad in contrapposizione con quanto prima era stato affermato,
spesso non v'è distacco dalle osservazioni e dalle speculazioni pre­
cedenti, talvolta non è visibile differenza di forma, contenuto,
atteggiamento fra alcuni testi accolti nelle Vpani[ad e testi appar­
tenenti a raccolte anteriori.
Chi consideri tuttavia la dottrina monistico-idealistica in cui
sembra culminare il pensiero upani�dico, chi osservi il rivolgi­
mento portato nella concezione della vita dal dogma del ciclo delle
esistenze, che proprio nelle Upani[ad s'afferma per non più abban­
donare il suolo dell'India, chi valuti nella giusta misura la diffi-­
coltà di staccarsi dalla concezione mitica dell'universo e dal domi­
nio più o meno esclusivo dd rito e della magia per guardare con
occhio spassionatamente limpido ai fatti della vita e della morte,
dovrà riconoscere che nelle Upani[ad, al di là degli innegabili
apriorismi e delle sopravvivenze del passato, lo spirito umano h a
lasciato una documentazione notevolissima d'un travaglio spiri­
tuale che cerca, propone e ancor dubita delle soluzioni proposte,
che accetta e combi1Ja spregiudicatamente dementi e nozioni di
varia origine, che per rappresentare la complessità dell'inconosci­
bile non esita ad ammettere contraddizioni e contrasti. E la vali­
dità non già delle risposte date, ma dell'atteggiamento assunto, è
dimostrata dal fatto che la storia dd pensiero indiano è incompren­
sibile ave si trascuri il periodo delle Upani[ad antiche e medie.

pp. 137 sgg.) intende il termine come equivalente di t�piisanii, �venerazione •

rivolta a ciò che è l'essenza di rutto l'esistente, puecchi studiosi (vedi pe� tutti
L. lùxou, L'lnd� dassique, t. I, Paris, 1947, p. 299 e dr. A. M!NAJU>, Trois inig­
m�.r sur Ics cent chemins, II, Paris, 1956, S 9-25 a) intendono Upanifad come a equi­
valenza, correlazione mistica n, sottolineando uno dci caratteri distintivi di questi
testi, che collegano appariUoni e fatti lontani giustapponendoli e identificandoli
secondo un qualsiasi motivo. Secondo P. TJirEYE, Upanùchaden, Sruttgan, 1$156,
p. 83, il termine Upani,ad significa «venerazione "• ossia riconoscimento della
vera natura d'una cosa, cui si giunge amaverso una serie d'identificazioni ruc�
cessi ve.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTRODUZIONE n

La maggior parte degli studiosi delle Upanifad vediche consi­


dera più antiche, nell'ordine, la Brhadiirat:Jyaka Up., la Chiindo­
gya Up., la Taittiriya Up., I'Aitareya Up., la Kaufitaki Up., la
Kena Up., le quali sono tutte in prosa con qualche strofa lirica o
gnomica. Segue un gruppo di testi in forma quasi totalmente me­
trica(isii Up., Kafha Up., Mut:Jrfaka Up., Prafna Up., Svetiifva­
tara Up.); quin,di vengono, di poco più tarde, la Miit:JrJiikJa Up.,
la Maitriiya�Jiya Up. e la Mahiiniiriiyat:Ja Up. Lo studio della lin­
gua, la considerazione della forma e del contenuto hanno permesso
di stabilire questo ordine cronologico, che è soggetto comunque a
dubbi e controversie anche per le varie rielaborazioni a cui il ma­
teriale raccolto sembra sia andato soggetto. Mentre è probabile che
i testi confluiti nelle Upanifad del primo gruppo siano prebuddhi­
stici e in ogni caso non posteriori alla predicazione del Buddha
(ca. 500 a. C.)3, per le Upanifad medie si dovrà scendere di qual­
che secolo, rimanendo comunque sempre prima dell'inizio della
nostra era. Più recenti invece le Upanifad cosiddette del Yoga e
quelle settarie, di cui si parlerà in seguito. Ancora va ricordato che
le singole Upani{ad non sono attribuite a un·autore determinato,
ma in esse compaiono nomi di sapienti o di maestri che figurano
depositari d'un sapere che, spesso a malincuore, acconsentono a
rivelare. E in verità le Upani1ad, specialmente le più antiche, non
sono opere organiche che rivelino la mano d'un unico autore, ma
sono piuttosto collezioni di brani giustapposti, ossia raccolte di
tutto quanto fu ritenuto degno d'essere conservato, come testimo­
nianza del travaglio spirituale di generazioni di ricercatori.
La prosa delle Upanifad più antiche è assai vicina, per lingua
e stile, a quella dei Briihma�Ja, in cui esse sono state incorporate;
le UpatJifad metriche presentano schemi prosodici abbastanza sem­
plici e sono inclini a riassumere in brevi frasi dogmatiche i risul­
tati, considerati ormai acquisiti, delle ricerche compiute; nelle Upa-

3· :\fcmre una volta si riten""a fuor d'ogni dubbio ch" le Upn.ni,ad vediche
fossero preu-denti alla prcdicazione del Buddha, la quale sarebbe stata uno sviluppo
di pcmieri upani!adici, ora si sottolinea la possibilità d'un'evoluzivne indipendente
e parallela di diversi correnti religioso-filosofiche (vedi RE�ou,
op. rit., § 588).
Dd ruto n""suna allusione alle
Upani1ad si trova nel canone buddhista
{dr. P. HoaSCH, Buddhùmus und Upani<aJro, in PR�nnA>.AM
« The Hague,
»,

tg68, pp. 46"-•477)-

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTRODUZlONE

nìrad del terzo gruppo la dizione è molto più elaborata e assai


vicina a quella del sanscrito classico. Frequenti sono i dialoghi,
che permettono di rappresentare con vivacità le diverse posizioni
dottrinali e il carattere degli interlocutori; spesso assai ardui sono
i passaggi dall'uno all'altro argomento, non di rado motivati dal
ricorrere d'un numero, d'un vocabolo, d'una frase che richiamano,
per analogia o per antifrasi, altri concetti; assolutamente spregiu­
dicato l'uso di aforismi, enigmi, similitudini, che devono intro­
durre il discente alle ultime verità, al superamento del rito per
raggiungere quello che acutamente è stato definito il piano del
« metaritualismo JJ.
I dati geografici tratti dagli stessi testi permettono di localiz­
zare le Upanirad vediche nella parte orientale del Doab gangetico
e nella regione posta tra esso e il Bihar, che fu il centro spirituale
dell'India al tempo del Buddha. La regione apparisce divisa in
stati piuttosto limitati, dove la piazza del villaggio è il luogo del­
l'assemblea, la ricchezza è costituita da armenti e greggi e i premi
ai vincitori sono vacche e modeste quantità d'oro. La vita conta­
dina raffigurata nelle Upanirad è in netto contrasto con la cultura
cittadina documentata nelle opere del canone buddhistico, che rap­
presenterebbe quindi una realtà sicuramente posteriore; ma può
essere che le Upanirad abbiano mantenuto una visione tradizionale
della vita, conservatasi nella letteratura ma non più attuale4•
L'ambiente sociale delle Upanirad è assai vario: come interlo­
cutori compaiono brahmani, ma anche guerrieri, servi e figli di
servi e persino donne, che sono interessate a problemi teologici,
mentre in seguito è noto che saranno poste in una condizione di
minorità che continuerà fin quasi al nostro secolo. L'ordinamento
castale non separa ancora nettamente la popolazione secondo la
nascita: l'umiltà dell'origine non impedisce infatti a Satyakama,
figlio d'una serva e di padre ignoto, di accedere allo studio e alla
discussione (Ch. Up., 4, 4), mentre in seguito la lettura dei Veda
sarà riservata, secondo la legge, soltanto ai membri delle tre caste
più alte.

4· Vedi E. FuuwAU.Nu, Gt:schic-htc- de-r ùulisch= Philosophic-, J. Band, Salz.


burg, 1953, p. 47·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTRODUZIONE

Di rreguente gumie<i e pcin<ipi non mno mltanto an•io•i di


discussione, ma sono in possesso, e la stessa cosa succede in testi
brahmanici precedenti, d'una scienza che ai sacerdoti è sconosciu­
ta_ 5, sicché sono i brahmani a prendere la legna per il fuoco, sim­
bolo dell'alunnato e della completa soggezione al maestro, e a
recarsi alla scuola del guerriero o del principe.
Ciò h a indotto alcuni studiosi a ritenere che le dottrine preva­
lenti nelle Upani.[ad, in particolare la dottrina dell'unica realtà
dcll'Atman-Brahman e il dogma della trasmigrazione delle anime,
siano sorte, in opposizione alle concezioni ritualistiche propugnate
dagli esponenti della religione per così dire ufficiale, per opera di
rappresentanti di correnti razionalistiche laiche, che ora soltanto
avrebbero potuto sottrarsi all'egemonia d'un potere sacerdotale
estremamente oppressivo, gretto e geloso dei propri privilegi 6• In
effetti l'atmosfera dominante nelle Upani.Jad è di superamento del­
la presunzione d'onnipotenza attribuita alla pratica sacrificale, che
nelle Upani.[ad vediche non viene ripudiata, ma è considerata
inferiore e limitata di fronte alla conoscenza, e il monismo in esse
affermato è in netto contrasto con il pluralismo e il politeismo
vedici.
È anche vero tuttavia che dubbi sul potere e sull'esistenza degli
dei, esitazioni sul valore del sacrificio o di certe sue forme e la
tendenza a interpretare simbolicamente il sacrificio, alle complesse
pratiche rituali sostituendo la meditazione o il compimento di
atti della vita comune, sempre ce ne furono e non necessariamente
al di fuori della casta brahmanica, che comunque accolse l'espres­
sione di quei dubbi e di quelle incertezze nelle sue raccolte sacre;
ed è ancor più vero che è il brahmano YajD.avalkya il più convinto
e convincente assertore del monismo idealistico e che la redazione
giuntaci delle Upanifad si rivela con assoluta certezza proveniente
da mano sacerdotale. Se opposizione ci fu, essa fu rivolta contro
la parte più retriva del sacerdozio e le Upani.[ad, ripetiamo nella

5- Vedi ad e<. B.Up., 2, I(= Kat<f. Up., 4); 6, 2 ( "' Ch. Up., 5• 3 sgg.ì;
Ch. Up., I. 8-9; 5, II sgg.; Kattf. Up_, I.
6. Questo punto di vista è. stato :<ostcnmo con particolare impegoo da R. GARBE,
qDi� Wcùhdt du Bralmwnro odcr d�s Kriqe-rs? "• in Bcitri.gc zur imlischen
«

Kulru:rgesdtichte », Bedin, 1903, pp. I sgg. Contra, vedi soprattutto 0LPENBERG,


op. dr., pp. '-13 sgg., e KE!TH, op. cit., pp. 493 sgg.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'4 INTRODUZIONE

redazione in cui ci sono pervenute, testimoniano ormai il supera­


mento di contrasti e conflitti. La conclusione che ci sembra più
vicina al vero è che alla formulazione delle dottrine più caratteri­
stiche abbiano partecipato in misura notevole appartenenti ad altre
caste, perché non è pensabile che i brahmani, estensori dei testi,
abbiano spinto l'ossequio per la classe depositaria del potere poli­
tico ed economico fino a inventare una situazione dd tutto fanta­
stica; ma ben presto quelle dottrine furono accettate e fatte
proprie dai brahmani, che in esse finirono per vedere la continua­
zione e la conclusione di meditazioni che non sentivano affatto
estranee alla propria tradizione e alla propria forma mentis. E
infatti Vediinta furono dalla tradizione indiana chiamate le U pa­
ni[ ad vediche, ossia ((conclusione del Veda )l, sia nel- senso dì
parte finale di tutta la rivelazione, sia nel senso dì parte ultima, e
phì complessa, dell'insegnamento impartito al discepolo, sia nel
senso di culmine dell'intero pensiero vedìco, stabilito in questa
forma e affidato alla posterità.
Formalmente le Upanitad appariscono come l'appendice dei
testi di epoca precedente: e anche qui si sorprende una delle carat­
teristiche più evidenti della civiltà letteraria e religiosa dell'India,
voglio dire quella fedeltà almeno formale alla parola del passato
che giustifica il proliferare di commenti e supercommenti, nei quali
con interpretazioni non raramente forzate si cerca di trovare nella
tradizione lo spunto per nuove concezioni e nuovi atteggiamenti.
Lo sviluppo del culto e della pratica sacrificale nei più antichi
tempi vedici aveva portato alla formazione di tre distinti ma­
nuali, il �gueda, il Yajurveda, il Siimaueda, contenenti gli inni,
le formule sacre, i canti melodici per i tre preti principali attori
del sacrificio (rispettivamente hotar, adhuaryu, udgiitar). A queste
tre raccolte, che costituivano la t( triplice scienza n religiosa, fu in
seguito aggiunto come quarto l'Atharvaueda, <{Veda dell'atharvan
o sacerdote del fuoco>>, la cui sacertà fu a lungo discussa, poiché
s'occupava per buona parte di scongiuri e di esorcismi di magia
bianca e nera per scopi quasi sempre del tutto privati. L'Atharva ­
tteda fu considerato il manuale del quarto sacerdote o brahmàn,
che sorvegliava l'andamento del sacrificio e interveniva, grazie alla
superiore conoscenza che possedeva della a formulazione " della
verità, pronunciando mentalmente o espressamente le preghiere e

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTRODUZIONE
'5

gli scongiuri adatti per liberare il sacrificio dai difetti eventual�


mente riscontrati.
Quando il sacrificio assunse funzione di operazione magica,
valida di per sé purché fosse ritualmente perfetta, capace di co­
stringere la volontà degli stessi dei e quindi fulcro della vita del�
l'uomo e del cosmo, ad ognuna di quelle raccolte s'aggiunsero
degli imponenti trattati liturgici, i cosiddetti Briihma1_1a, o libri
riferentisi al Brahman, ossia alla ({ formulazione » delle verità eter�
ne. diretti a illustrare il sacrificio, le cui operazioni materiali veni�
vano date per conosciute, mentre ampio spazio veniva dato al rac�
conto dell'origine del rito, all'affermazione della sua efficacia, al�
l'interpretazione degli strumenti usati nel sacrificio e all'identifica�
zione di essi con le varie parti del cosmo. Il sacrificio era infatti
considerato rappresentazione simbolica dell'universo e quindi,
secondo i principi della magia per identificazione, dominando gli
strumenti del sacrificio s'otteneva il dominio sul fenomeno cosmico
identificato con lo strumento.
Ai Briihma1_1a, testi farraginosi e pletorici, ricchi di assurdità
rituali e di elucubrazioni etimologiche, fanno seguito gli Ara1_1yaka,
u testi silvestri n, ossia da recitarsi e da insegnarsi nella foresta, in
un isolamento dovuto alla pericolosità magica delle azioni e dei
riti in essi raccomandati. In questi si ritrova la convinzione che
fili misteriosi colleghino tutte le apparizioni in una solidarietà che
abbraccia l'intero universo, fisico e morale, e che risiede in ultima
analisi sulla fede che a tutti i fenomeni sottenda una realtà unica
che si manifesta in una poliedrica visibile varietà di oggetti ovvero
di nomi, poiché nome e oggetto sono tutt'uno e la relazione stabi­
lita tra i nomi sottintende la stessa relazione tra gli oggetti. Per
colui che ({così sa n, ossia per colui che ravvisa queste misteriose
correlazioni, che conosce l'intima essenZa d'un atto o d'un rito,
sarà indifferente compiere quell'atto o quel rito oppure uno sosti­
tutivo: in altre parole potrà raggiungere per via di successive iden­
tificazioni ciò che è lontano e invisibile per mezzo di ciò che è
vicino e tangibile e l'adempimento di funzioni naturali, come il
respirare o il mangiare, sarà considerato equivalente al sacrificio
più solenne.
Questi stessi atteggiamenti si continuano nella Upani[ad, che
sono le parti ultime e più propriamente filosofiche dei trattati litur-

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTRODUZIONE

gici testé citati, staccate dal contesto, in maniera tuttavia avventu­


rosa e arbitraria, cosicché il taglio non è netto e molti testi impor­
tanti dal punto di vista filosofico sono rimasti nei Briihma!Ja e
negli .Ara!J-yaka e viceversa elucubrazioni ritualistiche e magiche
sono incorporate nelle Upanifad. L'appartenenza dei singoli testi
a questa o quella raccolta vedica non incide se non per questioni
di dettaglio (come ad esempio nella Chiindogya Vp., che appar­
tiene al Siimaveda, l'attenzione rivolta al siiman, ossia alla melo­
dia, piuttosto che all'inno sacrificale) ed è quindi parso opportuno
seguire un ordinamento cronologico, per incerto che possa essere,
piuttosto che la divisione liturgica.
L'affermazione dell'unicità dell'origine e della sostanziale me­
desimezza delle manifestazioni empiriche non è soggetta nelle
Upani{ad al minimo dubbio, mentre il metodo delle identificazioni
è tanto comune che qualche studioso, come si è detto, intepreta
il termine Upanifad come« equivalenza n. Ma se la fede nell'unità
deU'Essere, che si configura come il modello immobile e la meta
suprema, è veramente la caratteristica più evidente delle Upanifad
(anzi in Ch. Up., 7• 4, r, sembra che il concetto d'esistenza sia
inscindibile da quello d'unità), la forza delle apparenze concrete
ha pure il suo peso. Da questo complesso di sentimenti ci sembra
che traggano origine alcuni dei tratti più tipici delle Upanifad:
e vogliamo dire la dedizione e l'entusiasmo nella ricerca (così ben
rappresentati nell'episodio di Naciketas) e nella contemplazione
di quell'Uno che sta oltre il velame delle apparenze, ma anche il
riconoscimento dell'impossibilità di raggiungerlo con mezzi uma­
ni, cosicché per avere un lampo d'intelligibilità (un lampo soltanto,
ché altro si sa di non poter pretendere) s'ammetteranno tutte le
vie, dalla rinuncia al rito, dall'illwninazione mistica e dalla grazia
sovrannaturale alla moralità comune, e si tenteranno tutti gli espe­
dienti, dalle affermazioni che soltanto nella ripetizione trovano la
loro forza, ai paragoni più suggestivi che persuasivi, dalle indagini
sugli elementi del culto e sui nomi alle osservazioni naturalistiche,
al tentativo di far della scienza, alle pseudodimostrazioni, convinti
d'altra parte che tutta la realtà visibile ha una sua dignità in
quanto rispecchia in qualche modo la sublimità di quell'Uno di
cui essa è la manifestazione.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
lNTRODUZtot.""E '7

La fortuna delle Upanifad nell'India è testimoniata dai nume­


rosi commenti che ad esse furono dedicati {GauQ.apada, VIII sec.?,
Sarikara, IX sec., Madhva, XIII sec., Sarikarananda, XIV sec.,
NarayaiJ.a, XIV sec., Rarigaramanuja, XVI sec., Bhaskararaya,
XVIII sec., Aurobindo Ghosh, XX sec.). Inoltre esse furono il
punto di partenza delle costruzioni filosofiche posteriori, che, pur
allontanandosi dal pensiero o meglio dai pensieri delle Upani1ad,
di queste si sono servite per trovarvi la conferma delle proprie
affermazioni. È ovvio che in questi casi il testo è sottoposto a inter­
pretazioni forzate: anzi si giunge a tali punti (ma l'interpreta­
zione è quasi sempre giustificata con il ricorso a sottigliezze tec­
niche veramente mirabolanti, consentite anche dalla particolare
struttura dei composti sanscriti e dalla scrittura stessa in devanii­
garl) che a stento si crederebbe che i commentatori abbiano avuto
sott'occhio lo stesso testo. Del resto l'abitudine di rifarsi al pas­
sato nell'India è almeno tanto antica quanto le Upanirad mede­
sime, che dai Veda traggono strofe isolate e fuor del contesto le
interpretano piuttosto liberamente, e non si limita soltanto all'am­
biente brahmanico. Citeremo a mo' d'esempio i casi dei già citati
Sailkara e Madhva e di Ramatmja (XI-XII sec.), tutti e tre appar­
tenenti al Vediinta (propriamente Vediintam'imii7{lsii, « indagine
sulla parte finale dei Veda n), ossia di quel sistema filosofico che
si vanta d'essere l'crede autentico del pensiero upani�dico, di cui
accentua e sviluppa determinati aspetti. Sailkara commentò undici
UpanifaJHis, in esse vedendo il sostegno alla propria dottrina
dell'idealismo monistico assoluto, per cui soltanto lo spirito esiste,
essendo il mondo l'obiettivazione illusoria dello spirito, la corda
creduta serpente da chi è immerso nelle tenebre dell'ignoranza
(ma nelle Upani[ad antiche il mondo è ben reale e la pluralità
fenomenica, una volta prodottasi dall'unità originaria, vive per
così dire di vita propria). Ramanuja invece nelle più recenti tra le
U panifad vediche ritrovava soprattutto il seme della bhakti, ossia
della devozione fidente in un dio personale, NarayaiJ.a-Vi�ç.u, del
quale sono modi o forme le anime individuali e la materia, che,

6 bis. Le Upani<aà commentate da Sallkara sono le seguenti: B.Up_, Ch.Up.,


T.Up., Ait-Up., liii Up., Kena Up., K.Up., M.Up., Pr.Up., S<tet.Up., Mii.Up.
Qualche dubbio esiste pt:c !•attribuzione dci commento alla Svet.Up.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
,g INTRODUZlONE

inscindibili dal dio ma distinte da lui, costituiscono dunque una


triplice unità in una costruzione religioso-filosofica che fu definita
vifirtiidvaita, << monismo differenziato Il, o, forse meglio, « non
dualità del[l'Uno che purè] ricco di attributi o di qualificazioni u.
Madhva infine, con interpretazioni d'un'artificiosità e d'una fazio­
sità straordinarie, nelle Upanirad vedeva, in netta polemica con le
altre forme di Vediinta, l'affennazione d'un vero dualismo: da
una parte il Brahman supremo, che si configura nella persona di
Hari-Vi�J)U, dall'altra le anime individuali e la materia. Queste
son completamente dipendenti dall'arbitrio di Vi�q.u, che è quindi
l'unica causa efficiente del divenire e dell'ordine cosmico, ma la
differenza tra i due principi permane invalicabile ed eterna.
Ancor in epoca contemporanea le Upanifad sono state e sono
fonte d'ispirazione per poeti e pensatori: secondo Ram Mohan
Ray (1772-1833), il ((padre della nuova India ll, il primo dei rifor­
matori indiani dell'epoca moderna, la base d'ogni religione è il
puro monoteismo che gli sembrava il succo del pensiero upani�­
dico; Tagore (r861-1941) nelle Upanifad ritrovava la dottrina del­
l'armonia della natura, Aurobindo Ghosh (1872-1950) e Sarvepalli
Radhakrishnan (r888-vivente) l e pongono a fondamento delle loro
costruzioni filosofiche, dirette alla ricerca e all'esaltazione d'un
equilibrio universale che si giustifica in ultima analisi per la divi­
nitj_ dell'esistente.
In Europa le Upanifad furono dapprima conosciute nella tra­
duzione latina di Abraham Hyacinthe Anquetil-Duperron (Oup­
nek_'hat, i.e. secretum tegendum, Strasburgo, r8o1-o2), eseguita sul­
la traduzione persiana di cinquanta Upanifad, che nel 1657, poco
prima d'essere giustiziato per ordine del fratello Aurangzeb, fece
compiere il principe moghul D:ir.i Shukoh, studioso delle rdigioni
indiane e desideroso di giungere, sull'esempio dell'avo Akbar, a
un sincretismo che ponesse fine alle lotte religiose tra Indù e Mu­
sulmani che dilaniavano il suo impero. Dall'Oupnek_'hat vennero
a conoscenza di Arthur Schopenhauer quelle (( concezioni quasi
sovrumane» nelle quali a suo giudizio si compendiava la saggezza
primeva dell'umanità; ed è noto il suo elogio di quella {{lettura
più d'ogni altra al mondo fruttuosa ed edificante 11, che, come era
stata il conforto della sua vita, sarebbe stata la consolazione della
sua morte (Pm·erga und Paralipomena, II, par. r84). Schopenhauer,

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTRODUZIONE

con atteggiamento tipicamente romantico che doveva persistere


nella cultura, o meglio nd sentimento comune, per decenni, tra�
sfigurava l'immagine dell'India e al suo entusiastico apprezza­
mento ben pochi davvero saprebbero unirsi. Le Upani[ad riman�
gono tuttavia un momento culminante del pensiero indiano antico
e come tali son sempre state l'oggetto di studi approfonditi da
parte dei maggiori indologi d'ogni tempo.

Tema preferito delle Upani[ad antiche e medie è la contem�


plazione dell'identità fra Brahman e Atman, ossia dell'identità fra
ciò che è infinitamente grande e ciò che è infinitamente piccolo,
fra il principio dell'universo, che a questo dà vita e fornisce la
base, e il proprio sé, che è quello cui si giunge dopo aver spogliato
la propria individualità di tutto quanto di transeunte, provvisorio,
accidentale è legato a essa.
L'origine dei due vocaboli, Brahman e A.tman, è nettamente
distinta e nettamente distinti furono anche i modi e gli oggetti
della speculazione.
Bralunan è parola della speculazione sacerdotale, che proprio
nella fortuna della parola rivela la sua importanza 7• Abbiamo visto
come il sacrificio fosse considerato l'immagine e il centro dell'uni­
verso; ma la parte essenziale del sacrificio è la parola sacro-magica

7· I wmment:atori indiani collegano il voc:>bolo brohman wn la radice brh,


a essere forte, cresc"!"e, rendere forte�. e lo intendono come designazione d'una
fona rnisteri<>sa, d'una �orta di flrrìdo magiw che conferisce poteri straordinari a
chi lo poS5iede. Scrondo P. THlEME, (� Z.D.M.G. », IO<! [l952], pp. 9I·I29 =

Kfdm: Schriften, Wiesbadeo, I97I, pp. lOO-IJ8) il significato originario della parola
i: "formulnione» della verità (cfr. medio persiano brohm, «forma»). Poiché la
formulazione non e;;iste al di fuori del modello, fissato ona volta per tutte nci Veda,
br<Ihman è l'inno del tgveda o l'incantesimo dell'Atharvav..-da, anzi ogni esPres­
sione mistica e sacra. Fra le varie proposte d'interpretazione ricordiamo il collega·
mento con l'irlandese bricht, formula magica�; l'equiparazione con l'avestico
a

baruman, �fascio d'erbe_,, proprio dcl mago; l'accostamento al greco 'ilì.kì'[llX, che
sottolinea, forse ecce>sivamente, il rapporto tra Brahman c luce-fuoco; la presunta
vicin:�nza al latino fiamen, che presenta però gravi difficoltà sul piano linguistico.
Pcr tutta la questione si veda: J. CHARPEt;TIER, Brahman, Uppsala, 1932; L. RENOU­
L. SIJ.Bn"-'<i, Sur la notion de brt.hman, in«J.A. "• :lJ?, 1949, pp . 7-46; J. GoNnA,
Notes oTJ Brahman, Utrccbt, 195o; il già citato articolo di THIEME; M. MAYl\HOFEll,
Erymologùches Wiirterbuch des Allindùchen, s.v., II, 45'-· Da Brihman, neutro,
occorre distinguere il maschile br11hmtin, che indica il sacerdote «medico" dd
sacrificio. Brahma poi è il dio in cui si personifica l'Assoluto.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
20 INTRODI:"ZIONE

e la ((formulazione JJ di essa è il Brahman. Quindi il Brahman è


la forza sovrannaturale e misteriosa della parola magica: per esso
il sacrificio è efficace, il brahmano ha il suo potere, i Veda hanno
la loro onnipotenza; esso è la forza che è il fondamento di tutto
l'esistente, che dà il potere agli stessi dei, che è difesa contro i
mali, che è la fonte immortale di tutto ciò che è mortale: u Ciò
da cui tutti gli esseri san nati, ciò che li mantiene in vita,ciò in
cui morendo vanno a finire)) (Taittirlya Up., 3• 1).
A.tman è invece parola che originariamente indica il respiro
(cfr. germ. Atem, con cui è etimologicamente congiunto),fu l'og­
getto di osservazioni e di esperimenti diretti ad accertarne le carat­
teristiche e l'eventuale indispensabilità, e presto venne a indicare
la parte essenziale della personalità umana, che è vista nel pen­
siero e nella conoscenza. Ora, poiché esiste un'analogia fra la
costituzione del microcosmo e la costituzione del macrocosmo (ed
essa, d'origine probabilmente indoeuropea 8, era un dato di fatto
accettato dalla speculazione, incline ad attribuire ai fatti cosmici
gli stessi connotati dell'esperienza terrena, tanto più che era assen­
te ogni distinzione di principio tra spirito e materia),il principio
vitale dell'uomo sarà eguale al principio vitale dell'universo ed
eguali saranno pure le caratteristiche: l'Atman è dunque il Brah­
man e la conoscenza è l'essenza di entrambi. Ciò viene espresso
nelle due <<grandi parole,> che compendiano l'insegnamento delle
Upani[ad: Tat tvam asi, u Tu [,anima individuale,] sei il Tat,
il principio supremO>> (Ch. Up., 6, 8 sgg.) e Ahaf!l Brahmiismi:
((lo sono il Brahman J> (B. Up., I, 4• ro).
È probabile che l'idealismo monistico espresso nell'identità
Brahman-Atman non sia stato soltanto il prodotto d'una giustap­
posizione voluta, ma che sia il risultato ultimo di osservazioni di
filosofia naturale, e precisamente di successive meditazioni sul
fuoco, considerato principio vitale 9• Mentre è attestata,in tempi

8. Cfr. G. BoNFANTE, Microcotmo � macrocosmo nel mito indoet1ropro, in


« Dic Sprac:he �.V, 1959, pp. 1-8. Da quest'ordine di idee, dall'attribuire cioè ai
fatti cosmici gli ste>si connotati dell'esperienza terren a individuale, deriva anche il
concetto del.Ll "limone» {puno.rmrtyu) nell'altra vita, in cui alcuni vedono Ullll
prima formulazione dclla dottrina del ciclo delle esistenze.
9· La dottrina del fuoco (per la quale vedi soprattutto FRAUV.'All.�ER, op. cìr.,
pp. 6o �gg.) è esposta nella sua forma finale e più completa nel terzo e nel quarto

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTRODUZIONE

probabilmente diversi, una primazia attribuita all'acqua o al vento­


respiro, della quale parleremo più avanti, il punto di partenza della
cosiddetta dottrina del fuoco è l'osservazione che il calore corporeo
è l'ultimo ad abbandonare il corpo alla morte, quindi supera sotto
questo punto di vista anche il respiro. Il calore, ossia il fuoco,
causa il brusio che si ode quando ci si tura le orecchie e provoca
pure la digestione del cibo ingerito. n fuoco proviene dal sole
attraverso i raggi solari che si continuano nelle vene dello stesso
colore conflueoti nel cuore dell'individuo. Percorrendo a ritroso la
stessa via, dall'individuo il fuoco ritorna nel sole in un ciclo conti­
nuo che congiunge terra e cielo, ossia mondo dei vivi e mondo
dei morti, e che offre una risposta plausibile alle domande intorno
all'origine e al destino dell'individuo. Ben presto si fa strada il
pensiero che il fuoco è luce e che l a luce è il simbolo o l'essenza
della conoscenza, che, simile a lampada, appunto illumina gli
uomini. Il principio vitale unico è allora conoscenza e la conoscen­
za è quella che vivifica le varie facoltà dell'uomo, in esse pene­
trando e da esse ritracndosi nel sonno, quando ogni attività senso­
riale viene sospe�a. Mentre nel sonno con sogni ancor si hanno le
immagini dell'esperienza terrena (o perché tutto si ritrova nella
cavità del cuore, che, simile allo spazio cosmico, tutto contiene, o
perché ancora permangono l'impressione o il ricordo di quell'e­
sperienza), nel sonno profondo è scomparsa ogni coscienza: il
principio vitale, l'Atman, s'è ritirato nelle arterie che dal cuore sì
dipartono, ossia viene a cessare ogni collegamento con tutto quanto
s'attiene alla terra. L'Atman rimane solo con se stesso, in una con­
dizione dì appagamento totale e dimentico, quale può aversi nella
riunione di due amanti, in uno stato di quiete immobile e di bea­
titudine incosciente, della quale vien data una sp iegazione che per
il tempo in cui fu formulata apparisce straordinaria. Si ha cono­
scenza infatti quando esistono un soggetto e un oggetto della
conoscenza; ma Cjuando tutto s'è ridotto all'unità, quando l'At-

libro ddla B.Up. Pnnagoni&{a dci .-ari dialoghi che sono riferiti nci libri è Yiljlìa·
valkya, il quale, sostenirore d'una dottrina wstanzialmente idealistica, vien rappre­
sentato come avido di ricchezze e di onori: e ciù per dclibcraro proposito, come ha
acutamente notato il Tm"'<:E (Upa11ischade11, p. 85), per evitare l'impressione che
la dottrina apparisca il frutto d·un entusiasmo misticamente staccato da ogni cml­
cretczza.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTRODUZIONE

man è solo con se stesso, con che cosa e chi potrebbe conoscersi?
chi potrebbe conoscere il conoscitore? La beatitudine incosciente
che è propria del sonno profondo, da cui tuttavia si ritorna, ri­
creandosi così tutta l'esperienza terrena, è poi trasferita allo stato
dopo la morte, che nel sonno trova la sua immagine più vicina,
per la tendenza, o l'abitudine, di trasferire al secondo termine della
comparazione tutte le caratteristiche del primo, anche se non si
rifenscono al medium comparationis. Lo stato dopo morte, che è
lo stato comune a tutti e definitivo, è quindi una condizione di
beatitudine priva di coscienza10, ovvero di coscienza pura senza
oggetto di fruizione e questo .Atman perfetto è tanto lo stato finale
quanto lo stato originario (poiché come dal sonno si ritorna allo
stato di veglia così dalla morte si rinasce alla vita), è il tutto, è il
Brahman. La contemplazione del principio universale da cui tutto
si produce, che è identico al più vero, ali'intimo se stesso, stupisce
ed esalta. E infatti i vati delle Upanifad non si stancano di par­
lare della scoperta della divinità, potremmo dire, della propria
essenza individuale, alla quale Sal)Qilya (Ch. Up., 3, 14) scioglie
quello che non a torto H. Oldenberg chiama un inno in prosa.
Di fronte alla possibilità di conoscere, e quindi di essere, l'.At­
man-Brahman ogni altra cosa perde di valore: infatti quisquis
deum intellegit, deus fit 10 bis. Per esso si rinuncia al desiderio di
ricchezze, al desiderio di prole. Chi lo conosce abbandona tutto e
non è più toccato dalle transeunti vicissitudini della vita, la quale,

10. Mentre nella B.Up. s'ammettono tre stati ddl'Atman (veglia, sonnn con
sogni, s.onno profondo senza sogni) in seguito (Mii. Up., 7) s'ipotizzecl. un "quar·
to » stato (catrlrtha o tnriya), che è al di là del 50IIno profondo e nel quale l'espe·
rie nza dell'unità assoluta è cosciente. Il «quarto» i: cOmpletamente staccato da
ogni contatto con ciò che è umano, trova la sua corrispondenza nell'indistinta riso·
nanza nasale che permane dopo la pronunci a della lettera finale della sillaba Om
e a no i sembra immaginato per assolutizzare, senza possibilità di ritorno, lo stato
di distacco proprio dcl sonno profondo, salvando ncl contempo I:J. coscienza, che
l'esperienza assicura essere la parte essenziale e più vera dell'esistenza. Uno stato
simile al sonno è quindi considerato l'ultima, verissima realtà, ma a questa co nce·
zione si giunge indagando sul sonno come immagine della morte, non esaltandolo
perché si vuo le comunque uscire dalla vita, come sembra afierm;ue R. C. Z.utv.T!t,
Hintlu Scripwres, p. X.
10 b;s_ C05Ì Anquctil Duperron tradusse il ve rsetto 3, 2, 9 della M.Up. e lo
prepose come motto all'Ot<pnek'hat, in es.so ravvisando la quintessenza della mistica
upani1adica.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTRODUZIONE 2]

come la veglia è il contrario del sonno, è l'opposto dell'Atman per­


fetto e sarà pertanto dolore, turbamento, angoscia, conoscenza del
particolare, azione e fruizione incessanti.
Ma come si giunge all'Atman-Brahman? Questo(: al di là d'o­
gni conoscenza distintiva, al di là d'ogni concepimento e d'ogni
immaginazione umani; lo si può definire soltanto negativamente
o come la coincidentia oppositorum, il che significa soltanto che
esso (: al di là delle umane distinzioni. La rivelazione di esso non
s'ottiene con l'istruzione, ma avviene per un lampo improvviso,
per un'estasi o per la grazia dell'Assoluto, che sceglie colui al quale
palesarsi. In altre parole (: una cosa straordinaria da raggiungersi
per mezzo d'una norma straordinaria, soltanto staccandosi da tutto
ciò che è umano è possibile raggiungerlo. In effetti l'atteggiamento
mistico, con la sottintesa negazione dell'umano e l'ovvia elezione
dell'ascesi, che è il rifiuto della vita e delle sue esigenze, (: la con­
clusione logica di quelle premesse; e quando si dice che per chi
ha raggiunto la verità tutto è indifferente, che bene e male sono
superati, che la colpa non più macchia, è difficile non pensare a
quei gruppi che secoli dopo alterneranno licenza e ascesi, perché
san legate alla provvisorietà terrena e in fondo prive d'ogni inti­
ma validità, perché colui che conosce ciò che è superiore a tutto
diventa superiore a tutto, dato che si diventa ciò che si conosce.
Ma giunte a questo punto a noi sembra che le Upani[ad esitino a
proclamare il distacco completo dal mondo e abbiamo già accen­
nato a quella che può esserne una causa: la convinzione nella
sola realtà dell'Uno induce cioè a pensare che tutte le appari­
zioni contengano una parte di verità in quanto riflesso dell'Uno,
c perciò infinite e tutte giustificate saranno le vie dell'accostamento,
che considerano soltanto un aspetto, momentaneo e transitorio,
della realtà. E allora la vita viene accettata, né può eludersi, ci si
preoccupa dd cibo e s'apprezzano gli allettamenti dei sensi, si desi­
dera prole che continui la stirpe, si paragonano le età della vita
alle varie tappe dd sacrificio, si considera somma ascesi il vivere
la vita. La rinuncia (: sì raccomandata, ma la vita, con le sue esi­
genze di compassione, generosità, dominio di sé, vien prima, e se
la conoscenza del rito in ultima analisi esime dal compierlo, al
culto vien riconosciuta un'indubbia importanza propedeutica. Si
va anzi più in là, e così non (: assente il pensiero che di fronte

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'4 INTRODUZIONE

alla necessità può venir meno l'applicazione di qualsiasi norma e


che la considerazione della molteplicità apparent� deve venir prima
dell'intuizione della realtà unica, che senza la prima è mutila n.
Insomma, nelle Upani[ad è fermissima la convinzione che esi­
sta una verità trascendente i sensi e l'immaginazione umani, cui
l'uomo aspira pur non sapendo configurarsela al di fuori della sua
misura, ma è pur chiaro che l'uomo, ancorato alla terra, non può
astrarre dalle esperienze della sua condizione: e nel trarre le con­
seguenze di queste affermazioni consiste l'umanità delle Upanirad.

Che cosa tiene l'individuo lontano dall'Atman-Brahman e lo


lascia perciò preda della molteplicità, del dolore, ossia di tutto ciò
che dall'.Atman-Brahman è diverso? È il karman, ossia l'azione e
la forza inunanente in essa, che agisce automaticamente, per il
fatto stesso d'esistere e che si pensa determini la pluralità fenome�
nica, costringendo l'Assoluto, essenza costituita di puro spirito, in
forme individuali che obliterano la coscienza dell'unità universale
e originaria. L'azione è la caratteristica più propria dell'individuo,
e sembra quindi abbastanza logico che in essa sia vista la ca.usa
dell'individuazione, mentre i l mutamento del significato attribuito
al vocabolo karman (che prima delle Upani[ad designa l'atto ri­
tuale) è indicativo del sopraggiunto cambiamento degli interessi e
dell'attenzione sempre più viva rivolta all'uomo. In alcuni punti
si ritrovano ancora tracce dell'antica concezione per cui i pensieri
nell'ora della morte determinano la condizione della futura esi­
stenza 12; poi, con un evidente approfondimento del senso etico, la
dottrina del karman come determinante della futura condizione
d'esistenza s'afferma, dapprima come dottrina segreta (B. Up., 3•
2, 13), poi come postulato indiscusso. Difficile è tuttavia tracciarnc
la storia e individuarne l'origine. La dottrina del karman è sorta
come naturale sviluppo di concezioni affermate nelle raccolte vedi­
che o si tratta del risultato d'infiltrazioni d'un sostrato culturale

n. Cfr. il mio arùcolo, citato in Bibliografia, «Di alwnt: carattt:rinicht: del/t:


Up,mi!ad pùì anticht: u.
u. Ad es. Ch.Up., 3, q, I e forse Pr.Up., 3· IO. La concezione perdura
ancora nella Bhag;wadg"itii, R, 5 e nel canone buddhista (Majjhimanikiiya, no).
Cfr. FR. EncERTON, Tht: hour af dt:all,, in « A.R.O.R.I. », VIII, I927, pp. 2r9·:!..J9·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTRODUZIONE

diverso che affiora adesso alla luce? In realtà nulla possiamo affer­
mare con sicurezza, poiché del mondo culturale e in particolare
religioso anario e preario non abbiamo alcuna conoscenza certa. È
chiaro che due momenti sono di particolare importanza per il sor­
gere della credenza nel sarpsiira, come sarà chiamato a partire dal­
l a Katha Up. i l ciclo delle esistenze determinato dalla qualità mo­
rale dell'azione compiuta dall'individuo: e sono la convinzione
che l'atto abbia un'efficacia che supera i termini di questa vita e
la fede che l'azione abbia il suo rimerito, nel mondo in cui è stata
f ttuata, per mezzo d'una nuova esistenza 13• La prima convin­
efe
zione è alla base d'ogni pratica cultuale, intesa a ottenere benes­
sere nell'aldilà o benefici terreni più o meno immediati, ed è ben
documentata per l'epoca vedica. Più difficile è rintracciare nei testi
vedici i diretti precedenti della dottrina della reincarnazione o del­
la rinascita. Il timore che la dimora nell'aldilà non fosse eterna e
che una nuova morte (punarmrt yu) attendesse il trapassato (e, poi­
ché l'uno e l'altro timore derivavano dal raffigurarsi la vita oltre­
tomba a somiglianza di quella terrena, una morte nell'aldilà non
poteva non significare un passaggio al di qua della morte) può
aver preparato l'idea del ritorno sulla terra, che fu visto talvolta
come un premio (vedi Ch. Up., S• 10, dove si dice che la fede del
trapassato gli assicura, attraverso varie tappe, il ritorno su questa
terra; vedi anche Sata-patha Briihma{Ja, r, s, 3, 14: ((La prima­
Yera torna dall'inYerno e così questo da quella. Di nuovo nasce in
questo mondo colui che così sa>>).
Introdotta o preparata dall'osservazione di fatti naturali, come
appunto il ritorno delle stagioni o delle messi, facilitata dal pen­
siero che il figlio rinnova le qualità del padre, accettata forse anche
per illuminare certe rimembranze impiegabili che s'osservano pres­
so popoli di svariato grado di cultura, aiutata soprattutto, a nostro
giudizio, dal pensiero che la morte sia simile in tutto al sonno,
permetta cioè il ritorno, e dalla considerazione del ciclo del fuoco
e specialmente dell'acqua, che offriva l'esempio più convincente

13. Cfr. su questo argomento soprattutto H. v. Gusn<.UP, Le religioni dd­


l"India, Torino, 1'}63, pp. 98 sgg. Vedi anche P. Hol!sCH, ·vorstttfen der indisch�n
Sulcmvand�rllng<l�hrt:, in � Asiatische Srudien ,, XXV, '9/I, pp. 99""157·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTRODUZIONE

d'un rapporto fra la terra e il cielo, sede tradizionale dei morti, e


indicava anche i modi del ritorno sulla terra, la dottrina del sat.n­
siira determinato dal karman s'accordava in qualche modo con la
dottrina dell'Uno-tutto. Se l'Assoluto immortale è identico alla par­
te essenziale dell'individuo, come può parlarsi di morte per questa
parte immortale? D'altra parte se l'Assoluto è penetrato nell'indi­
viduo, per ciò individualizzandosi, dovrà essere la caratteristica
dell'individuo, ossia l'azione, a condizionare questa individualità.
È certo dunque che è il karman a determinare una serie succes­
siva di esistenze, ma non è ben stabilito come agisca il meccani­
smo delle reincarnazioni o delle rinascite e in che cosa consista il
legame che unisce la nuova vita con quella precedente. Sono infatti
prospettate varie soluzioni. La prima nega il persistere d'ogni
sostrato della personalità (B. Up., 3, 2, 13): dissoltisi tutti gli ele­
menti che costituivano l'individuo, esiste soltanto l'azione che,
analogamente a quanto è insegnato dalla dottrina del Buddha,
produce la formazione d'una nuova creatura, la quale potrà indif­
ferentemente appartenere, secondo la qualità morale dell'azione
compiuta, al mondo umano, all'animale, all'infernale o al divino,
poiché anche gli dei sono condizionati, nel loro stato dj potenza e
di perfezione, dall'opera compiuta, che non può non produrre
effetti limitati nel tempo. La cosiddetta <l dottrina dei cinque fuo­
chi e delle due vie n (B. Up., 6, 2, g--r6; Ch. Up., 5, 3-10; KaUf.
Up., r) sembra invece ammettere la persistenza d'una sorta di
anima, cioè d'una sostanza iiiliil:!teriale ed eterna. l defunti, o
meglio quella parte o scintilla dell'Assoluto che è penetrata nel
loro corpo dando vita e coscienza all'aggregato di elementi, sal­
gono al cielo dalla fiamma del rogo. Alcuni giungono al mondo
della folgore, da cui, lungo la via degli dei, arrivano al mondo
del Brahman donde non più ritornano- Altri invece, giunti alla
luna, dopo aver qui dimorato e aver consumato il frutto delle loro
azioni, attraverso l'etere, il vento, la pioggia, la terra, il cibo giun­
gono, per la via dei padri, nell'uomo e nella matrice femminile,
che è scelta in base alle loro op::re. Altre creature Sono poi con­
dannate a una sorta d'inferno, cui si fa oscura allusione. La via
che le anime percorrono ripete evidentemente il ciclo dell'acqua,
ma le tappe sono immaginate come altrettanti sacrifici e questo ci
conferma come profondamente abbia inciso sulla formulazione

www.scribd.com/Religione_in_Ita
lNTRODUZIONF.

delle dottrine accolte nelle Upani{ad la manipolazione dovuta a


mani sacerdotali. Benché i testi non siano univoci, la condizione
per essere liberati dal saf!1Siira sembra che sia la fede o la cono­
scenza dell'unicità di tutto l'esistente. Lo stato di colui che è libe­
rato è descritto come incomparabilmente superiore a qualsiasi gioia
del mondo e al di là di qualsiasi valore materiale, etico, spirituale.
La liberazione assai spesso è rappresentata come raggiungibile do­
po la morte, con un'ascesa al cielo (e qui si continua la vetusta
dottrina escatologica del cielo troppo lontano per essere raggiunto
con il corpo); ma non mancano i luoghi (B. Up., 4, 4• 6; Ka!h.
Up., 2, 6, 14) dove s'afferma che non occorre raggiungere il decesso
del corpo e che continuare o no la vita terrena è del tutto indiffe­
rente : si preannuncia quindi il concetto di jJvanmukta, (( liberato
in vita>), che sarà sviluppato nei sistemi induisti e che sembra
accordarsi pienamente con la dottrina del riconoscimento della
natura eterna della propria essenza individuale13 bis.
Affermatasi come spiegazione del vario destino dell'uomo, del­
l'incomprensibilità della distribuzione attuale del bene e del male
e perciò certamente favorita, anche se non inventata, dalle classi
pri\·ilegiate che potevano così giustificare la propria posizione e
offrire d'altra parte una speranza agli oppressi e ai disperati, sem­
pre però nel quadro dell'accettazione della condizione attuale de­
terminata dal proprio agire, la dottrina del saf!lsiira, unita alla dot­
trina dell'identità Atman-Brahman e della sua assolutezza, deter­
minò un rivolgimento delle concezioni della vita e dei suoi valori,
sia pure con le limitazioni che abbiamo prima cercato di lumeg­
giare. Da questo momento l'aspirazione è certamente il raggiungi­
mento della liberazione : nel seguito incessante di vite e soprat­
tutto di morti, perdono il loro valore di unicità e d'irripetibilità le
ricchezze, la famiglia, l'esistenza stessa. Della dottrina del ciclo
delle esistenze non tanto si valuta positivamente la possibilità a
ciascuno offerta di rendersi artefice della propria sorte, ma si pone
in risalto la provvisorietà d'ogni situazione, l'unica certezza della
morte. Benché le Upan ifad siano saldamente ancorate alla vita,

•3 bis. Per la dottrina della iivamnukti vedi spedalmeute gli articoli di


J. F. Sl1\0CKHOFF, citati in Bibliografia.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
1:-ITROmTZIONE

che è reale, è indiscutibile che si prepara il terreno e ci sì predi­


spone a quell'atteggiamento di rinuncia che culmina nell'ascesi e
che ha sempre colpito, come caratteristica, anche se non esclusiva,
dell'India, gli osservatori stranieri. E la stessa frequenza della ricer­
ca d'un quid medium tra rinuncia e vita, che a noi sembra essere
il tratto dominante tanto dei movimenti monastici del Buddhismo
e del Giainismo, nei quali vivissima è l'esigenza morale, quanto
dell'istituzione del trìvarga e degli iiirama, che cercano di con­
temperare l'aspirazione al superamento della vita con la necessità
d'adempiere ai doveri inerenti alla casta e all'età, per non parlare
della filosofia dell'attivismo della BhagavadgJtii, testimonia dì
quanto diffusa e profondamente sentita sia stata nell'India l'incli­
nazione alla negazione del mondo e dei suoi problemi.
Ma nelle Upanifad l'io personale non è ancora l'obiettivazione
illusoria e transeunte d'un Assoluto inunoto e impassibile, la miiyii
(il termine compare in Sr·et. Up., 4• 9) non ha ancora il significato
dì ((illusione cosmica >> che gli attribuirà Sallkara, e l'immagine
del mondo che fuoriesce dal Brahman-Atman come la scintilla dal
fuoco è indicativa del rapporto che si pensa legare fenomeno e
Assoluto.
Conseguentemente, la rinuncia upani�dìca presuppone radem­
pimento dei doveri rituali, familiari, morali e ben ci sembra rap­
presentativo del pensiero upani�dico antico il nucleo centrale dcl­
l'/Sii Up., che non a caso nelle raccolte indigene occupa il primo
posto : per giungere alla luce sopracosciente dell'Assoluto, che è
privo di tutte le qualità umane, bisogna partire dall'uomo, subii­
mando le capacità meditative e astrattive dopo che sono state sod­
disfatte le esigenze terrene. È vero che s'attribuisce onnipotenza e
invulnerabilità alla conoscenza e s'afferma, come s'è già ricordato,
che la norma comune non vincola colui che conosce, il quale è al
di sopra del bene e del male e non è tocco dal peccato 14; ma que­
sto pensiero, che pur anticipa l'ammissione d'una doppia morale,
non è certamente il più diffuso nelle Upani[ad, che, �lla conside-

14. Secondo i commentatori indigeni, colui che conosce agisce naruralmente


in modo m<>rale. 1'. probabile che questo pensiero si basi (o si rafforzi) sull'antica
convinzione che si diventa ciò che si conruce, <JUindi conoscendo l'Assoluto, che
è perfezione, si diventa perfetti.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTRODUZlON"E '9

razione dell'unicità dd Brahman-Atman, sembrano piuttosto esser


tratte al rifiuto dell'egoismo in una superiore armonia che abbrac­
cia tuttoil creato : il che è quanto dire che anticipano l'ahitr�sii
panindiana e la karm;ii buddhista.

Se il monismo idealistico, con i limiti che s'è cercato di met­


tere in luce, costituisce il punto d'arrivo delle Upanifad e sembra
essersi sviluppato dalla considerazione dd fuoco come principio
vitale, nelle Upani[ad stesse esiste la documentazione di varie cor­
renti di pensiero che ricercarono in altre entità la fonte unica che,
diversa da tutti i fenomeni singoli, a essi dà vita fornendone la
base. Alcuni veggenti ravvisarono il primo principio nell'acqua,
nel vento, nello spazio etereo; altri ritennero che quest'origine co­
mune non potesse essere definita che come Sat, << esistente J), o
Asat, (( non esistente n; altri infine sottolinearono l 'importanza di
capacità o facoltà individuali, come la parola o il pensiero.
La dottrina dell'acqua ha come punto di partenza la constata­
zione dell'essenzialità dell'acqua per il mondo vegetale e per il
mondo animale, e trova la sua espressione più completa nella già
ricordata << dottrina dei cinque fuochi n, nella quale confluiscono
inoltre concezioni antichissime relative alla luna, ora considerata
come una specie di coppa che alternatamente si riempie e si svuo­
ta, ora immaginata come la porta dei mondi celesti, sbarrata o
aperta secondo il vario alternarsi delle fasi. Il rapporto tra la terra
e il cielo che il ciclo percorso dall'acqua dimostrava possibile fornì
forse uno dei primi avvii alla concezione del passaggio d'una parte
della personalità dei defunti, e in ultima analisi dell'anima, dalla
terra al cielo, mentre la manipolazione brahmanica, evidente nella
rappresentazione delle varie tappe come altrettanti fuochi sacrifi­
cali, fa pensare che si tratti non d'una dottrina in via di forma�
zione, bensì della canonizzazione d'un'osservazione di filosofia
naturale.
Altri pensatori videro il sostegno della vita e il primo princi­
pio nel respiro, cui corrisponde sul piano cosmico, per l'equiva­
lenza tra manifestazioni del microcosmo e manifestazioni del ma­
crocosmo da sempre usuale nell'India, il vento. Ovvia è l'impor­
tanza del respiro nei confronti di altre forze e capacità dell'uomo

www.scribd.com/Religione_in_Ita
3' INTRODUZIONE

ed essa viene affermata in una serie di narrazioni15 che sembrano


implicare una sorta di polemica contro chi intendeva negare la
posizione dì predominio dd respiro; tipica inoltre è la personifìca­
zione delle varie forze dell'individuo, come nell'apologo di Mene­
nio Agrippa. Altro gruppo di narrazioni insiste sull'inesausto vigo­
re del vento-respiro, che sussiste e continua a operare quando le
altre forze o gli altri fenomeni cessano o mancano: il vento per­
mane quando il sole è tramontato, il respiro continua quando
mancano la vista o l'udito o la parola, il respiro vince il sonno che
è così simile alla morte, cosicché è facile giungere ad affermare
che tutto rientra o viene assorbito nel vento-respiro, che è quindi il
« Pigliatutto n, come s'esprime Raikva io quella che è forse l'espo­
sizione più tipica della \( dottrina dd respiro >> (Ch. Up., 4> 1-3).
Ma la difficoltà di spiegare la capacità intellettiva e la coscienza in
rapporto o in dipendenza del respiro sembra che abbia impedito
uno sviluppo ulteriore della dottrina, che inoltre non comprende
alcuna concezione escatologica e non utilizza alcune osservazioni
già fatte in epoca antica sulle funzioni corporee, come la conce­
zione dei cinque soffi o forze vitali che si pensa esistano nel corpo
(respiro, soffio ascendente, soffio discendente, soffio trasversale,
soffio generale) e che saranno oggetto di lunghe indagini nei siste­
mi classici di filosofia.
Esistono poi tracce ben consistenti d'un'antica identificazione
del primo principio con lo spazio etereo, che sembrò simbolo adatto
dell'Assoluto forse per la sua onnipresenza, ma anche per la sua
illimitatezza, la sua incorporeità e la conseguente indefettibilità
(cfr. ad es. B. Up., 3, 8, 7; Ch. Up., I, 9, )
I . Ma particolarmente
importante è il rapporto d'identità che s'ammette fra lo spazio ete­
reo e lo spazio entro il cuore : come lo spazio tutto comprende,
così nello spazio entro il cuore tutto è compreso, cielo e terra, fuo­
co e vento, sole e luna, lampo e stelle, ciò che si possiede e ciò che
non si possiede, realtà e desideri (Ch. Up., 3, 12, 7-9; 8, I, 3).
Possedendo il cuore, dunque, tutto si avrà : e quando i sensi non
più sono attivi e ogni facoltà dell'individuo sembra ritirata entro

15. Vedi ad es. B.Up., 6, 1; Ch.Up., 5• I; &1Uf.Up., 2, 13. In B.Up .• 1, 3


e Ch.Up., r, 2 il raccomo è deformato da un iruervemo sacerdotale.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTRODUZIONE 3'

il cuore, tutto lì si ritrova nel sogno, il ricordo dell'esperienza vis­


sura e il presagio dell'avvenire.
Secondo Ch. Up., 3• 19 e T. Up., 2, 7, al principio esisteva sol­
tanto l'Asat, il non esistente; in tutta la sesta lettura della Ch. Up.
invece si dice che tutto deriva dal Sat e si controbatte la teoria del­
l'Asat (6, 2, 1-2). Le denominazioni sono ben antiche: la teoria che
il Sat si sia prodotto dall'Asat si ritrova in �- V., w, p., 2-3, con­
tro cui sembra polemizzare la Ch. Up., anzi l'opposizione tra i
due concetti è superata in J?_. V., w, 129, 1-2 {((Né il Sat c'era
allora, né l'Asat n), dove, al di là delle coppie di contrari, tutto
discende dall'Uno, che è quindi il vero principio. La scelta del
termine Sat sembra significare che del primo principio non può
dirsi altro se non che esiste; Asat sembra invece alludere non a un
nulla assoluto, bensì a una sorta di caos precedente a ogni diffe­
renziazione e assolutamente incomparabile con la realtà attuale,
dove l'ordine cosmico è la controparte celeste dell'ordinamento mo­
rale e sociale. Nella Ch, Up. la dottrina del Sat, che è l'Atman,
l'essenza sottile identica nel microcosmo e nel macrocosmo, è svi­
luppata in un sistema completo degli elementi e delle loro combi­
nazioni, estremamente importante per lo spirito da cui è animato
il suo espositore Uddalaka Ar�i. Si parte invero da un postulato,
che è l'ammissione d'una unità originaria che è insieme spirito e
materia; ma nelle successive osservazioni dci vari fenomeni che
si producono dai tre elementi primordiali creati dal Sat, ossia calo­
re, acqua, terra, c'è un rigore deduttivo e una spregiudicatezza
tali (basti pensare alla derivazione del pensiero dal cibo e del
respiro dall'acqua) che a ragione s'è parlato d'un atteggiamento
parascientifico. Dal vario combinarsi dei tre elementi primordiali,
cui sono attribuiti i colori rosso, bianco, nero, derivano tutte le
cose : ora qualche cosa d'analogo è insegnato nel Sa'!lkhya, sistema
classico di filosofia che approderà a un sostanziale dualismo tra
spirito e materia. Il Sa'!lkhya attribuisce alla materia tre qualità o
modi di essere (gu'(la): una volta rottosi l'equilibrio tra i gu!la,
caratterizzati dagli stessi colori degli elementi della Ch. Up., s'ini­
zia l'evoluzione e s'ottiene, a seconda delle infinite possibilità di
combinazione, l'infinita molteplicità delle cose, che tuttavia risal­
gono all'unica materia originaria.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
32 INTRODUZIONE

Infine si hanno nelle Upanifad parecchie affermazioni che atte­


stano come una posizione di privilegio fosse assegnata, almeno in
certi ambienti, alla parola e al pensiero. n pensiero (manas) è
identificato con il Brahm.an in Ch. Up., 3, 18, 1 (altrove, ad es.
B. Up., 4, 1, 6; Ch. Up., 7, 3• 2, l'identificazione è respinta perché
insufficiente); quanto alla parola (uiic) l'importanza a essa attri­
buita è testimoniata dalla frequentissima esaltazione della sillaba
Om, che è l'essenza della parola, il suono pcr eccellenza. Anche
queste concez.ionj sono antiche : il Veda è esso stesso parola e tt for­
mulazione » della parola è il Brahman, sicché è più che giustifi­
cato affermare che << le speculazioni vediche... riposano su UDa
sorta di primato della parola n. Di quest'ultima però si dice che
una parte soltanto si realizza nel mondo, poiché la parte maggiore
e migliore è celata nel mistero ([!.. V., I, 164, 45; 8, 100, n) : si
ha cioè una contrapposizione tra espresso e inespresso e l'afferma­
zione che il primo non esaurisce l'infinita potenzialità del secondo.
Nei Briih.mat;a, a quanto sembra di poter ricavare dai dati in no­
stro possesso, la contrapposizione si verifica tra la parola e il pen­
siero, considerati il simbolo dd limitato e dell'illimitato. E infatti
al silenzio, che è per così dire il modo d'essere del pensiero, viene
attribuita una parte importante nello svolgimento del sacrificio, di
contro alle melodie, alle strofe e alle formule magiche; è con il
pensiero che il sacerdote hrahmfm, immobile e silenzioso, corregge
gli eventuali errori dei sacerdoti recitanti, medica cioè i difetti dd­
lo. parola; e si afferma che due sono le vie del sacrificio, uac e
marla.r, ma più spesso s'afferma che la parola segue il pensiero o
al contrario che il pensiero nulla può se manca la parola 16• n con­
trasto continua nelle Upanirad più antiche (vedi ad es. Ch. Up.,
7, 3, 1 : u il manas è superiore alla uiic u), mentre nelle Upanirad
più recenti la dilferenziazione, a nostro avviso, è assai più sfuma­
ta, io quanto parola e pensiero sono considerati entrambi facies
diverse, non opposte, della realtà : esistono cioè lo Jahdabrah­
man, l'Assoluto io forma di suono, espresso o inespresso, e l'aJab­
dabrahman, che è superiore al suono, pura trascendenza silenziosa
(Brahmahindu Up., 17). Al secondo si giunge immergendosi nello

16. VOOi L. R�"oo, La uolettr du silt:nce donde ctÙJe vMique, in c J.A.O.S. •,

�. J949• PP· II·t8.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
O tl P N ·F;.
. l{,.: }t � t J l
l

(ni Est:, $EC�'J'ti.M� �G:ÉNDUM) :



OPtJS lP$. IN IN"DJA' RARISSIMU.M,
Contineos utiquam .et' àtc:Uiam-, Sen TJÙÌOLOGIC_AK ·

et PBILJ)IOPHÌCA)I[, doctrùiam, è" qua.tuor sacris


hnqJLux Ubris, RAr llBID , DJBDJ� llBID,
S&x JLBID
?
ArHJLllAB :àBtn·, excerptam ;
_
.Ati..,_., i P�ieo idiomirie. "SI,màretieia IIOCII6Ulir �.
.
y-·=-··- n! -
-� -·=
--!1.
... ., ��
.

., .... ... �" ;- � � -

tJ#ciliora �:• i1ltutrtdunt :


-
-
STU D I O llT. O P B B. A -
-
-=
AN Q U E T I L . D U P E .R R' O N, -
-
=
l :ir D I C Ò .. LBl!iBT- :&, ··
" ...
·
B. '-ipt. et Jauaa.. litter. .AcùeWe olim P-..._. et Direclaril.

(!loiopU D-.. �. Dtu_fl .


�-..,. -- T.,, ... ,

To•u.r I.

"
l
A R GENTO RA TI,
TYPIS BT Ul ..·BN i UI :FJlATJlt1.]( L B ·V JL A V L !J',.
.....
... ....... � lliJo1iop>lu, ..t....... � ....- -.,.
· ..
...-.
li:. (18o")

..

Frontespizio del I volume dell'Oupnek'hat


di Abraham Hyacinthe Anquetil-Duperron
(Strnsburgo, Levrault, x8ox).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTRODUZIONE 33

Jabdabrahman, ossia soltanto esperimentando ciò che è conoscibile


si perviene a ciò che sta al di là d'ogni possibilità umana. E que­
sto è anche il punto d'arrivo di certe scuole tantriche, per le quali
la conoscenza delle formule, che sono parola, è il mezzo indispen­
sabile per giungere all'Assoluto, il quale nella sua llitima realtà è
però silenziOso, quel silenzio originario che sembra regnare nella
desolata solitudine cui allude B. Up., 1 , 2, I : (( Quaggiù al prin­
cipio non c'era che il nulla. Tutto era avvolto dalla morte o dalla
fame, perché la fame è la morte>>.

Come s'è detto, le U pani.rad vediche sono il punto di partenza


e di riferimento di quasi tutte le spectÙazioni successive, che si
rifaranno a esse come a un paradigma d'indiscussa autorità. Si è
visto infatti che nelle Upanirad c'è il germe e talora, più che il
germe, una prima formulazione di dottrine e di concetti che in
seguito avranno larghissima fortuna. Vogliamo ancora accennare
al caso della bhakti e del teismo con essa congiunto e alla dottrina
del corpo sottile.
La bhakti, (( devozione fidente n in una divinità pronta a soc­
correre il fedele che a lei si rivolga con totale abbandono, s'affer­
merà con la Bhagavadgìtii (Il sec. a. C.?) e conquisterà favore
sempre crescente di santi e di folle nel primo millennio d. C. Il
vocabolo sottintende una (( partecipazione >> dell'umano al divino:
ma ciò implica tanto una omosostanzialità tra i due termini, quan­
to un desiderio del divino a lasciarsi partecipare.
La bhakti è quindi strettamente congiunta con il sorgere e l'af­
fermarsi di divinità personali e trova le sue espressioni più tipiche
da un lato nell'amore del devoto, spinto fino all'esaltazione misti­
ca, dall'altro nella possibilità che ha il dio di discendere sulla terra
per dare aiuto e protezione dal male e dai malvagi. I presupposti
di queste concezioni si trovano già nelle U panirad più antiche,
nelle quali l'Assoluto, il Brahman-Atman nel quale tutto finisce e
dal quale tutto promana come scintilla da fuoco, si configura tal­
\'olta come esterno alle cose (K. Up., 2, 5, 9-II), come un dio da
adorare (Ch. Up., 3, 14), come l'interno controllore (antaryiimin),
come il dio degli dei, al cui comando si muovono cielo e terra
(B. Up., 3, 7; 3• 8. g). La transizione dal monismo al teismo è evi-

www.scribd.com/Religione_in_Ita
34 INTRODUZIONE.

dente soprattutto nella Svetaivatara Up., per la quale l'Essere Su­


premo è Rudra-Siva, il Signore datore di benedizioni che si mani­
festa a chi Egli sceglie ($vet. Up., 3, 20 = Ka!h. Up., I, 2, 20 =
Mahiiniiriiya1}a Up., 202). Il vocabolo bhakti compare poi nella
stessa Svet. Up.. 6, 23, che non a caso è stata quindi chiamata la
(( porta d'ingresso dell'Induismo JJ. Che poi il teismo che s'affer­
merà nel Medioevo indiano sia il prodotto e il risultato dell'affio­
rare alla luce della storia di culti prearii e anarii e che pure le
concezioni della bhakti e della grazia divina siano una reazione
del sostrato indigeno è stato spesso affermato 17 e l'ipotesi in sé non
è per nulla improbabile. In ogni modo bisogna guardarsi dall'at­
tribuire al teismo indiano i caratteri del monoteismo giudeo-cri­
stiano e la massima differenza è che in India non esiste il concetto
di creazione ex nihilo: l'Assoluto, sia esso configurato come divi­
nità personale o come potenza impersonale, è in India sempre causa
efficiente e materiale dell'universo, che emana da esso e nel quale
esso penetra (vedi ad es. B. Up., I, 4• 7; Kattf. Up., 4, 20).
Secondo una dottrina propria del sistema Sàrrkhya ma che si
ritrova, più o meno modificata, in quasi tutte le correnti indiane,
intermedio tra il corpo grossolano, che si dissolve con la morte, e
l'anima, immobile e immateriale, esiste un corpo sottile (siikfmtl
iarira). Esso è costituito dai cinque elementi sottili, rappresentanti
la materia allo stato potenziale, è impercepibile, accompagna l'ani­
ma di esistenza in esistenza fin a che non sia raggiunta la libera­
zione e serve come supporto quasi materiale dell'organismo psi­
chico e della personalità, costituendo il principio della continuità
attraverso le varie esistenze determinate dal karman, delle cui en­
grafie esso è il portatore. Anche questa dottrina del corpo sottile è
adombrata in B. Up., 4• 4• 2, dove si dice che alla morte abban­
donano il corpo non soltanto l'anima, ma anche le opere compiute,
la conoscenza e le forze vitali.

Già s'è detto che con i l nome di Upanisad ci sono pervenute


numerosissime composizioni di varia epoca : tra esse abbiamo fatto
una scelta ristretta. Alcune ci sono sembrate interessanti per la

I7- Cf;. da ultimo R. N. 0.\l<Df.K.\R, in " Hùtoria &figionllm ''• vol. II,
Leiden, pp. 289 sgg.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
JNTRODUZTONE 35

forma o il contenuto, riassuntivo o esplicativo di determinate dot­


trine delle Upani[ad vediche (Chiigaleya Up., Kaivalya Up., BiiF·
kala-mantra Up., Prii!liignihotra Up.); altre sono dedicate all'esal­
tazione di singole divinità del pantheon induista; altre infine
espongono princip1, metodi e pratiche del Yoga.
Le cosiddette Upani[ad settarie (Atharva1iras Up., Mudgala
Up., Gat}apati Up., Devi Up.) non sono anteriori alla seconda
metà del primo millennio d. C. e testimoniano la tendenza a recu­
perare, alla luce di concezioni nuove, il passato vedico, che viene
interpretato in armonia con le esigenze proprie di determinate
sette. 1\otevole attenzione viene rivolta in queste composizioni ai
mantra, ossia alle formule magiche, che sono considerati rappre­
sentativi delle divinità e analizzati secondo i principi d'una scienza
che è sempre stata curata neli 'India, ma che si precisa in un siste­
ma minuzioso nei Tantra, cioè in quei testi di carattere dichiara­
tamente iniziatico costituenti le scritture sacre delle varie correnti
religiose dell'India medievale.
-- Le Upani[ad del Yoga comprendono una ventina di opere
d'epoca indeterminata, comunque piuttosto tarda. Esse sistemano,
in una veste simile a quella delle Upani[ad vediche, dottrine e
regole del Yoga, ossia di quel metodo d'approfondimento e di rea­
lizzazione spirituale che nell'India è antichissimo, è d'origine pro­
babilmente prearia, è diffuso presso tutte le correnti religiose ed
ha il suo testo normativa classico nel Yogasiitra di Pataiìjali (sec.
IV d. C.?). In queste Upani[ad è da vedersi un tentativo d'inserire
nel contesto brahmanico, fornendo trattati che si pretendeva rial­
lacciare alla tradizione sacra, la teoria e la pratica d'un procedi­
mento fondamentalmente estraneo alla civiltà vedica, come quello
che predicava una via di salvezza individuale, mentre la società
vedica è rigidamente strutturata in un insieme dove a ognuno è
riservata una funzione precisa. Ricordato già nelle pià recenti delle
Vpani[ad vediche (T. Up., 2, 4, Kath. Up., 2, 6, II, Svet. Up., pas­
sim) e d'altra parte preannunciato da certe pratiche attestate nei
Briihmat}a, come il silenzio rituale e la preghiera silenziosa, la
meditazione, la trasformazione interiore provocata da esercizi fisici
(ma non si tratterrà piuttosto di concezioni tipicamente yogiche
penetrate già in ambiente vedico?), Yoga significa <l controllo )), e
poi « metodo JJ per controllare le funzioni del corpo e della mente

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTRODUZIONE

e raggiungere uno stato d'isolamento da tutto ciò che è legato con


la materia. Spesso, e ciò specialmente nelle Upani[ad del Yoga, la
liberazione è identificata con la gioia e la pace che si godono nel·
l'unione con il Signore Supremo, sia egli Siva o Vi�Q.u, e in tal
modo si giustifica anche il significato di << congiungimento, unio­
ne Jl spesso assegnato al vocabolo.
Secondo le dottrine del Yoga 18 esiste una gerarchia di mondi,
ai cui estremi stanno il nostro mondo e il mondo del Brahman, al
di là d'ogni definizione e d'ogni concezione. È a quest'ultimo che
aspirano coloro che sanno. Il traguardo da raggiungere non è quin­
di diverso dalla meta delle Upanifad vediche o dei sistemi teisti;
diverso e proprio del Yoga è invece il sistema di tecniche che devo­
no tagliare i legami che tengono prigioniera l'anima. Secondo il
Yoga infatti il corpo, che è reale ed è anzi il mezzo della salvezza,
ottenibile con la disciplina del corpo e del pensiero, è strettamente
congiunto con l'anima, che, estranea per natura al corpo, ne è
tuttavia condizionata anche se a sua volta influisce su di esso per
mezzo della buddhi, ossia dell'intelligenza che riflette la sua luce
sulla ragione individuale, inducendola a riconoscere la necessità
della liberazione e la possibilità di trovarla nella pratica del Yoga.
Ben rappresentative dei rapporti tra anima e corpo sono le fre­
quenti similitudini che rappresentano l'anima come il passeggero
che divide fino alla fine del viaggio il destino del cocchio e del
cocchiere, che sono rispettivamente il corpo e la mente, oppure
come l'uccello che è tenuto prigioniero da un filo legato a un'ala.
L'anima è parte dello spirito universale, chiamato Sommo Signore.
Brahman, Siva o NarayaQ.a-Vi�.QU: particolarmente interessante è
la denominazione dell'anima universale come Narà.ya.I).a, « colui
che viene nell'uomo JJ , che ha il merito di rendere evidente uno
degli elementi più significativi del Yoga, ossia la presenza nel
cuore dell'uomo dd Signore, ciò che lo lega strettamente ai movi­
menti devozionali ispirati alla bhakti, così come a questi lo lega
il pensiero che l'illuminazione può avvenire, oltre che per il me-

18. Pe� le dottrine del Yoga c le Upani1ad relative d�. M. ELIAnE, Tcchniquu
du Yoga, Pari$, 1948 (rrad. italiana: Terniche tk/lo Yoga, TCJ�Ìno, 1952, ristampa,
1967); dello stesso, Potaniali el le Yoga. Pa�is, 1962; j. V.wn::<E, Upanishads dfl
Yoga, Paris, 1971.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTRODUZIONE 37

rito accumulato in molte esistenze anteriori, per la grazia del


Signore. Caratteristica del Yoga è la concezione che il distacco
dalla materia e l'ascesa alla perfezione avvengono nel senso non
d'una rinuncia, bensì nel senso d'una sublimazione delle capacità
e delle virtualità proprie dell'individuo e ciò si realizza per mezzo
dì tecniche fisiche e psichiche minutamente articolate e fruttuose
di risultati estremamente interessanti.
Secondo la fisiologia del Yoga, esiste nel corpo umano una rete
di 72-CKlO niirfi o canali, attraverso le quali fluisce il
priil}a. Questo
non è il respiro, o meglio non è soltanto il respiro, ma una specie
di energia vitale : sono citati infatti cinque priil}a, soffi vitali che
sono probabilmente tutt'uno con i cinque elementi cosmici (terra,
acqua, aria, etere, fuoco) che agiscono all'interno dell'individuo,
abbandonandolo soltanto alla morte. Delle niirfi tre sono più im�
portanti : Sufumnii, lrjii e Pùigalii. La prima corre lungo la colonna
vertcbrale, le altre due salgono avvolgendo la prima come i ser�
penti del caduceo e hanno il loro sbocco nelle narici, mentre la
Sufumnii arriva alla sommità del cranio.
Trattenendo il respiro (e la pratica di questo esercizio è tipica
del Yoga) si fa sì che le forze vitali rimangano nel corpo e provo­
chino il destarsi della Kuf!cfalin'i. Questa è la forza cosmica pre·
sente in ogni uomo e giace, sotto forma di serpente arrotolato (da
ciò il suo nome) alla base della spina dorsale, là dove s'originano
le tre più importanti niicfi. Destata, ìa Ku1Jcfalini si rizza, diventa
luminosa e sonora e, fischiando come un serpente, si eleva lungo
la Surumnii. Su questa sono posti, abitati da varie divinità, sette
cakra, ((centri >> o meglio ostacoli, situati rispettivamente alla fine
della colonna vertebrale, all'altezza dei genitali, dell'ombelico, del
cuore, della gola, dell'interciglio e alla sommità della testa, nella
regione della fontanella, ave s'apre il brahmarandhra, ossia << l'a­
pertura verso il Brahman }). Ogni cakra, che è simile a Una ninfea,
contiene il germe di varie attività e capacità e viene fatto sboc�
ciare dalla Kuf!9alini, che lo perfora continuando la sua ascesa e
acquistando particolari poteri, collegati con le attività e capacità
contenute. Finalmente, superato il brahmarandhra, la Kuf!9alini
si ricongiunge con la Sakti, ossia l'energia individualizzata nel­
l'uomo si riunisce o si riconosce identica con l'energia cosmica,
mitologicamente rappresentata dalla Gran Dea, paredra di Siva.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTRODUZIONE

Tutta questa (( fisiologia mistica ll sembra voler significare che il


perfezionamento deve essere graduale, che ogni virtualità latente
nell'uomo deve e può essere spinta all'estremo e poi superata in
un'ascesa continua che non ammette soste e compiacimenti, che
infine il perfezionamento è conseguenza del dominio del corpo e
dello spirito, ottenuto con l'esercizio di pratiche fisiche e psichiche
che sottintendono un'analogia o un'identità tra spirito e materia : '
la convinzione neli'Uno è veramente la caratteristica principale
della speculazione indiana.
Il Yoga classico comprende otto << membri >>, ossia otto prati­
che fondamentali che bisogna arrivare a compiere senza sforzo per
giungere allo stato d'isolamento 19• Essi sono : 1) yama, tr proibi­
zioni >>: non nuocere, non mentire, non rubare, non essere lussu­
rioso né avido; 2) niyama, rr obblighi n : purezza materiale e mo­
rale, serenità, equanimità, studio, devozione; 3) iisana, rr positure ll,
che debbono essere << stabili e gradevoli n, sicché il corpo non sia
d'ostacolo agli esercizi successivi; 4) priir;iiyiima, <<controllo del
respiro n : controllando prima e diminuendo poi, fino addirittura
a sospenderlo per periodi più o meno lunghi, il ritmo respiratorio,
che è strettamente collegato con gli stati di coscienza, il yogin può
ricreare le condizioni del sonno ed esperimentare così, in piena
lucidità, certi stati di coscienza ordinariamente inaccessibili, non­
ché giungere a dominare tutta l'attività organica, fisica e psichica,
che dipende dalla circolazione dei soffi vitali in tutto il corpo;
5) pratyiihiira, << ritrazione dei sensi n, che consiste nel neutraliz­
zare l'attività sensoriale, sottraendola alla presa degli oggetti este­
riori; 6) dhiirar;ii, « fissazione >> del pensiero su un oggetto circo­
scritto o un simbolo ben determinato, soprattutto la sillaba Om,
con lo scopo di rallentare l'attività mentale; 7) dhyiina, <<medita­
zione >>; 8) samiidhi, << enstasi >> o raccoglimento perfetto, quando
il yogin rientra completamente in se stesso e, avendo arrestato ogni

r9. Si distinguono varie forme di 'loga: Mantrayoga, iAyayoga, Hiithayoga,


Riijayoga. Il primo si preoccupa dcl retto uso delle fonnul� <:�cr� e ddle giacula­
torie. Il se<:ondo si propone h « dissoluzione » del pensiero nello spirito univ"'".salc
� specialmente tratta dd ri>vcglio della KwpJalir.i. Il terzo predica gli � sforzi �·io­
lenti "• ossi.:> le s�vere discipline dei movimenti e del respiro, come indispeosabile
premcssa degli esercizi di meditazione. n Riijayoga infine è la sintesi suprema delle
varie pratiche.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INTRODUZIONE 39

funzione anche mentale, raggiunge l'isolamento completo da ogni


condizionamento fenomenico, è un jivanmukta, ossia, pur essendo
ancora in vita, è già liberato. Gli ultimi tre stadi sono distingui­
bili con difficoltà e in fondo rappresentano soltanto gradi diversi
sulla scala del perfezionamento. Il raggiungimento d'ogni succes­
sivo grado è accompagnato dal possesso di forze e capacità ecce­
zionali, quali la levitazione, sulle quali i testi si diffondono ampia­
mente. A dispetto della « fisiologia mistica n alcuni fatti osservati
nei praticanti il Yoga e afferenti sia al dominio dello spirito sia al
controllo delle funzioni fisiche, come la riduzione del ritmo car­
diaco e lo stato di catalessi, la sopportazione di condizioni esteriori
e dì diete inconcepibili, sono certamente straordinari e sono degni
degli studi più attenti di medici e psicologi. l l( poteri >> o l( perfe­
zioni JJ (siddh1) sono tuttavia soltanto il segno che una nuova tappa
è stata raggiunta e non devono essere ricercati per se stessi in
quanto il loro esercizio rivela una volontà di potenza che lega al
mondo ed è perciò il perfetto contrario dello scopo del Yoga, che
vuole che il cocchio del corpo si disgreghi perché il passeggero non
sia più implicato nell'agitazione incoerente dei cavalli dei sensi e
nei tentativi velleitari, maldestri o contraddittorii di quel cocchiere
che è il pensiero.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
NOTA BIBLIOGRAFICA

Opere

EDIZIONI.
Le Upani[ad sono state pubblicate assai di frequente in India, ora
in sìllogi ora isolatamente, sia nel solo testo sanscrito sia accompagnate
da traduzioni in inglese o in lingue indiane moderne. Alcune edizioni
sono degne di particolare menzione.
Nella <( Bibliotheca Indica )l, Calcutta, si trovano le prime tredici
Up. qui tradotte, edite a cura di E. ROER (B. Up., Ch. Up., T. Up.,
Ait. Up., Stw. Up., iJa Up., Kena Up., K. Up., Pr. Up., M. Up.,
Mii. Up.: 4 voll. in 5 tomi, 1849-50) e di E. B. CowELL (Kaur Up.,
r861 [ristampa !<Chowkhamba Sankrit Series >>, 64, Benares, 1968] ;
Maitri Up., r87o).
Nelle « Anandiiframa Sanskrit Series >>, Poona, le Up. sono state
edite, accompagnate da vari commentari, in diversi volumi. Qui di
seguito citiamo il numero del volume e la data dell'edizione da noi
consultata.
B. Up., 15, 1932 (s"' ediz.).
Ch. Up.,14, 1934 (5"- ediz.).
T. Up., 12, 1929 (s"' ediz.).
Ait. Up., n, 1931 (s"- ediz.).
Kau!. Up., 29, 1925 (z"' ediz.).
Kena Up., 6, 1934 (6"- ediz.).
lJii Up., 5• 1934 W ediz.).
K. Up., ], 1935 ('/ ediz.).
M. Up., 9, 1935 W edìz.).
Pr. Up., 8, 1932 (5� ediz.).
SveJ. Up., 17, 1890.
Mii. Up., 10, 1936 (6" ediz.).

In I, 1919 (3"- ediz.) si trova la Ga1}apati Up. In 29, 1925 si trovano


anche la Kaivalya Up., la Priit]iignihotra Up., l'Atharvaiiras Up. e le
Up. del Yoga qui tradotte. Altre edizioni di Up. vediche si trovano nei

www.scribd.com/Religione_in_Ita
NOTA BIBLIOGRAFICA

voli. 13, r6, 31, 62, 63. 64, 76, 79, 106. Per le altre Up. vedi qui al sot­
totitolo u La presente edizione >l.
Assai pratiche sono le edizioni di W. L. SHAsnU PA.':ISiKAR, One
hundred and eight Upanishads, Bombay, 1895 (4• ediz., 1932) e di
S. RADHAKRISHNAN (The Principal Upani[ads, ed. wùh.. . Translation
by S. R., London, 1953; ristampa, 1968).
Tra il 1920 e il 1929 alla Adyar Library, Madras, sono stati pubbli­
cati a cura di A. M..HAD:EVA SAsTRt 5 voll. di Up. minori, tra le quali le
Upani[ad settarie e del Yoga. In parte i volumi sono stati riediti negli
anni intorno al 1950.
Ancora della Adyar Library è l'edizione di Unpublùhed UpanÌ[ads,
a cura di C. KUNNAN R.-\JA, Madras, 1933.
Si ricordino ancora le edizioni della B. Up. di O. BOHTLINGK (recen­
sione Mtidhya1pdina, St. Petersburg, 1889) e di E. SENART (Paris, 1934;
2a ediz. 19()7) e della Ch. Up., sempre di B0HTL1NGK (Leipzig, 1889) e
di $ENART (Paris, 1930).
Infine sotto la direzione di L. R:ENOU (Paris, Maisonneuve, 1943 e
sgg.) sono state pubblicate in volumetti separati (finora 20) rutte le Up.
vediche, con esclusione della B. Up., della Ch. Up. e della Mn. Up.,
e alcune altre Up. minori. Il testo pubblicato è· riprodotto daH'edizione
delle ((A. S. S. ,, ovvero da One hundred and eight Up. Ogni volu­
mctto contiene inoltre la traduzione in francese e dotte note.

TRADUZIO�I.
a) Traduzioni di raccolte.
Nella (( Bibliotheca Indica >l, Calcutta, esistono le traduzioni di
E. RiiER, Nine Upanishads (T. Up., Ait. Up., St<et. Up., Kma Up.,
lia Up., K. Up., Pr. Up., M. Up., Mìi. Up.), 1853; dello stesso, B. Up.,
1856; E. B. Cow":ELL, Kauf. Up., r86r; R. L. MITRA, Ch. Up., r862.
M. MULLER, The Upanishads, « Sacred Books of the East l>, voli. l e
XV, London, 1879, 1884 (ristampa indiana : Delhi, 196<;).
P. DEUSS"E�, Sechzig Upanishad's des Veda, Leipzig, 1897; 3a ediz.
1921 (ristampa : Darmstadt, 1963). E. ancor oggi strumento di lavoro
indispensabile.
R. E. Hm.rn, The Thirteen Principal Upanishads, Oxford, 19:n; 2a cd.,
15'31; (ristampa indiana: 8.. reimpressione della 2a ediz., Madras,
1963}·
SwAMr NrKHIUNAm>A, The Upanishads, 4 voli., Bonanza Books, New
York, 1949-1958. (Esiste anche un'edizione della Phoenix House,
London, 1951·59). Contiene le undici Vp. commerrtate da Sallkara.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
NOTA BIBLIOGRAFICA 43

S. RAnHAKRrsHNAN, The Principal Upanishads, già citato.


P. FrLIPPANr-RoNcoNI, UpaniJad antiche e medie, 3 voli., Torino, 196o-­
I96r; 2� ediz. riveduta; 1968.
_l. VAREXN:E, Upanishads du Yoga, Paris, 19JI.
P. LERAIL, Si:t Upanishads majeures (Kena, Mundaka, Isha, Katha,
Aitareya, Prashna), Paris, 1971.

b) Antologie. Ottime e ampie antologie sono qu,elle curate da:


P. DEU$H;,Die Geheimlehre des Veda, Leipzig, HJ07i 4"' ediz., 1911.
A. HrLLEBMNDT, Aus Brahma1}as und Upani[aden, Jena, 1921; ristam­
pa, aggiornata a cura di H. v. Gus:ENAPP, Diisseldorf und Ki:iln,
r9fi4·
jl:>n. HERTEL, Die Weishàt der Upanishaden, Miinchen, 1920; 2"' ediz.,
Ig_22.
K. F. GELD�->:ER, Vedismus und Brahmanismus, in (( Religionsgeschich­
t!iches Lesebuch ''• hrsg. von A. BERTHOLET, Heft 9, 2"' ediz., Tii­
bingen, 1928 (anche il Heft 14, a cura di F. O. ScHRADER, Hindui­
smus, Tiibingen, 1930, contiene un'ampia scelta della Sr�et. Up).
\V. RL-BE:-1,Beginn der Philosophie in lndien, Berlin, 1955 ; 3a ediz.
immutata, 1961.
FR. EDG:ERTO�, The Beginnings of lndian Philosophy, London, 1965.
R. C. Z.tEHNER, Hindu Scriptures, London, 1966; ristampa : London­
�ew York, 1968.
P. T liiE�IE, Upanischaden, Stuttgart, 1966.
l- VARE:SKE, Le Veda, Paris, 1967. Riproduce, alle pp. 387-4-28 ampi
brani tratti per lo più dalla serie (( Les Upanishad >l, cit., diretta da
L. RENOU.

Per le traduzioni di singole Upani[ad o di brani staccati, vedi in


seguito ((La presente edizione l).

La critica

:ì'\ella sterminata bibliografia relativa alle Upani[ad e al pensiero


religioso e filosofico dell'India si sono scelte le opere che sono sembrate
più adanc per orientare il lenore norr specialista. Si è badato partico­
larmente alle opere scrine o tradone irr italiano. Per maggiori infor�
mazioni si rimanda soprattutto alle opere di L Rr.Nou, Bibliographie

www.scribd.com/Religione_in_Ita
44 NOTA BIBLIOGRAFICA

védique, Paris, 1931, e di R. N. DANOEKAR, Vedic Bibliography, \'O!. I,


Bombay, 1946; vol. Il, Poona, I�I.

OPERE GENER.-I.LI.
P. DwssEN, Allgemeine Geschichte der Philosophie, I, 2: Die Philo­
sophie der Upanishads, Leipzig, r899: 4.. ediz., 1920 (trad. inglese:
Edimburgh, 1906; ristampa : New York, rg66).
M. WINTERNITZ, Geschichte der indischen Litteratur, Band I, Leipzig,
r908; ristampa: Sruttgart, 1968 (ediz. indiana: Calcutta, 1959).
H. 0LDENBERG, Vorwissemchafdiche Wissenschaft: die Weltanschauung
der Briihma1}a-Texte, GOttingen, 1919.
H. 0LDENBERG, Die Lehre der Upanishaden und die Anfiinge des Bud­
dhismus, GOttingen, 1915; 2a ediz., 1923.
S. N. DAsGUPTA, A History of indian Fhilosophy, vol. I, Cambridge,
1922; ristampa : Cambridge, 19{19.
A. B. KuTH, The Philasophy and Rcligion of the Veda and the Upa­
nishads, Cambridge, Mass., 1925 ((( Harvard Orientai Series ll,
XXXI-XXXII); ristampa: Westport, Conn. 1971.
C. Fonncm, Il pensiero religioso e filosofico dell'India prima del Bud­
dha, Bologna, 1925.
s. RAoHAK.IliSHNAN, Indian Philosophy, London, 1927; s"" ediz.: 1958
(trad. italiana: Filosofia indiana, Torino, 1974).
B. HEIMAJ."N, Studien zur Eigenart indischen Denkem, Tllbingen,
1930-
M. HIR1YANNA, The Esscntials of lndian PhiWsophy, London, 1932;
7"" rist. : Ig68.
P. MAssoN-OVRsEL e altri, L'lnde antique et la civilisation indienne,
Paris, 1933; ristampa: 1951.
H, v. GLASENAPP, Die Religionen lndiens, Stuttgart, 1943; 2a ediz.,

1956 (trad. italiana : Le Religioni dell'lrulia, Torino, 1g63).


F. HuLER, LA mistica delle Upani.[ad, Milano, 1944.
W. RuBEN, Die Philosophen der Upanishaden, Bern, 1947·
L. RENOU, J- FILLIOZAT e altri, L'Inde Classique, t. l, Paris, 1947 (ma
1949)-
M. ELIADE, Techniques du Yoga, Paris, 1948 (trad. i tal.: Tecniche dello
Yoga, Torino, 1952; ristampa : 1g67).
H. v. GusENAPP, Die Philosophie der lnder, Stuttgart, 1949; 2� ediz.,
1958 (trad. ital.: Filosofia delrlndia, Torino, 19ti2).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
NOTA BIBLIOGRAFICA 45

H. ZIYMER, Philosophit:s of India, New York, 195r.


F. BEllot.-r-FrLIPPI, Brahmane:simo e lnduismo, Milano, 1951.
S. RwH.-'.KRISHNAN, History of Phi!osophy e:astern and westt:rn, vol. l,
London, 1952 (rrad. ital. : Sroria della filosofia orie:ntalt, :Milano,
tg62).
E. FR....UWALLNER, Geschichte dt:r indischen Philosophie, Band I, Salz­
.

burg, 1953; Band II, 1956.


F. CHALLAYE, Les Philosophes de l'lnde, Paris, 1957 (trad. italiana:
l filosofi dell'India, Torino, 1959).
G. Tuccr, Storia della filosofia indiana, Bari, 1957·
P. FruPP.\NI-RoNcoNI, Introduzione allo studio del pensiero orientale,
vol. I : La speculazione indiana prebuddhistica, Napoli, 1959·
M. ELIADE, Patafljali et le Yoga, Paris, 196o.
R. c. z.n.NHER, Hinduism, London, 1962; ristampa, 1966 (trad. ital.:
Jnduismo, Bologna, 1971).
_1. Goxm, Die &Iigionen lndiens, voll. I e Il, Stuttgart, rg6o-63; (trad.
fr:mcese, Les Religions de l'lnde, Paris, 1g6z-6s).
O. Borro, Letterature antiche dell'India, in << Storia delle Letterature
d'Oriente n, vol. III, Milano, rg&J.
M. BaROB.u, La Philosophie lndienne, in « Encyclopédie de la Pléiade,
Hiswire de la Philosophie n, t. l, Paris, rg6g.
J. FILLIOZAT, La Philosophie de l'lnde, Paris, 1970.
J. Gm,"DA, Le Religioni dell'India, in <t Storia delle Religioni fondata
da P. Tacchi-Venturi ll, vol. V, sesta ediz., Torino, lfJJI .
R. N. DAr-"DEKAR, Hinduism, in « Historia Religionum n, ed. by C. J.
BLEEHR AND G. WmENGREN, vol. Il, Leiden, 197!.

Vedi inoltre le Introduzioni, quasi sempre ottime, alle traduzioni


prima citate.

Sn..""DI P_'.!lTICOLAlU.
R. GARBE, Die Weisheit des Brahmanen oder des Krìeger.;?, in " Bei­
tràge zur indischen Kulturgeschichte », Berlin, 1903, pp. 1 sgg.
B. HEIMA"''N• Die Tiejschlafspekulatian der ulten Upanishaden, in
C( Z. f. B. ))' IV, 1922, pp. 255-274-

H. v. GLASEN:\PP, Madhva's Philosophìe des Vishnu-G/aubens, Bonn


und Leipzig, r923.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
NOTA BIBLIOGRAFICA

F. HEILER, Die Mystik in den Upanishaden, m << Z. f. B. »1 VI, 1925,


pp. I04-II3i 205-236.
E. FRAUWALLNER, Untersuchungen zu den iilteren Upani-[aden, in
'' Z.l. I.», pp. 1-45.
W. Rt:BEN, Uber die Debattcn m den alten Upani-[ad's, in << Z. D.
M. G. ''• 83, 1929, pp. 238-255·
FR. EDGERTo:-., The Upani-[ads: u•hat do they seek, and why?, in
(( J. A. o. s. >>, 49· 1929, pp. 97·I2I .
M. FALK, l! mito psicologico nell'India antica, m u Memorie Reale
Accad. Naz. dei Lincei >>, serie 6a, vol. VIII, 1939, pp. 289-738.
FR. EncERTON, Dominant ldeas in the Formation of lndian Culture,
in << J. A. O. S.», 62, 1942, pp. 151-1)6.

L. RENou, La valeur du silence dam le sacrifice védique, in << J. A.


Q. S. ))0 6g, 1949, pp. I I-18.

P. TmEME, Brdhman, in 11 Z. D. M. G. >', 102, 1952, pp. 91-129 ( = Klei­


ne Schriften, Wiesbaden, 197I, pp. 100-138).
L. RENou, Le passage des Bnihma!las aux Upani!ad>, in '' J. A. O. S. »,
7J, 1953, pp. 138-1#
J. M. VAN GELD:r.:R, Der Atman in der Grossen-Wald-Geheimlehre, psy­
chologisch gedeutct, The Hague, 1957·
H. v. GLASENAPP, Das lndienbild deutscher Denker, Stuttgart, 1g6o.
J. F. SPROCKHOFF, Die Vorbereitung der Vorstellung von der ErlOsung
bei Lebzeitcn in den Upani-[ads, in «W. Z. K. S. O. ''• VI, 1962,
pp. 151-178 (v. anche i voll. VII, VIII, XIV, 1963, 1g64, 1970).
G. PIPITONE, Sprmti pedagogici nelle Upa11ishad, in « Vidya, Rivista
di Cultura», Marsala, 10, 1965, pp. 16-25; u-12, 1g66, pp. 8-28.
P. HoRSCH, Buddhismus und Upanifaden, in I< Pratidanam l> (Studies
presented to F. B. J. Kuiper), The Hague, rg68, pp. 462-477-

G. PrPITOl\'E, Educazione ed istituti educativi nelle Upanùhad, in l< Vi­


dya )), 21-22, 1968, pp. 24-37; 23-24, 1969, pp. 18-29; 25-26, 1g6g,
pp. 7·27·
C. D:r::LL-1. CAsA, Suk.rtam in Taittirlya Up., Il, 7, in l< A. G. L n, LV,
1970, pp. 47"51.
P. HoRSCH, Vorstufen dcr·indischen Seelenwanderungslehre, in « Asia­
tische Studìen >>, XXV, 1971, pp. 99-157·
C, DELLA C,o.sA, Di alcune caratk'ristiche delle Upani!aJ più antiche,
in " Indologica Taurinensia >), l, 1973, pp. 33-46.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
NOTA BIBLIOGRAFICA 47

C. DELLA CAsA, Minima Upaniradica (B. Up., 2, t, 1o-12; Kaur. Up.,


4> 12-14), in (( Studi in onore di G. Tucci ll, Napoli, 1974, pp. 371-
378.
A. SANNINO P:ELLEGl!.INl, Apas in !Jii Up., 4, in 11 A. l. O. N. n, 34, 1974,
pp. 123·133·

La presente edizione

Per fa.::ilitare al lettore eventuali confronti e controlli, ho scelto come


base della traduzione, là dove esistevano, edizioni curate da studiosi
europei o stampate in Europa e pertanto agevolmente reperibili. Ho
naturalmente consultato altre edizioni indiane, soprattutto la raccolta
One hundred and eight Upanishads, a cura di W. L. SHAsTRi PM;diKAR,
4a ediz., Bombay, 1932.
Per ogni Upanirad ho citato le traduzioni singole, ove siano sem­
br;lte degne di menzione, rimandando a più sopra per quanto riguarda
le raccolte o le antologie.

BJ:!.IHD.:\:RA;:rYAKA UP. - Ho seguito il testo messo a &onte ddla tradu­


zione francese di EM. SENAI!.T, Paris, 1934; 2� ediz., r9fi7, che è
sostanzialmente quello della recensione Kii1Jva.
In 2, 4, 10 ( = 4, 5· n) ho tuttavia distinto tra ni�Jva.;ìtam, !( ema­
nato l>, e nio'vasitiim, u penetrate u, mentre le varie recensioni unificano
le forme, rispettivamente ni�Jvasitam, ni�Jvasitiini la Miidhyarpdina,
niJvasitam, niJvasitiini la Kii!JIIO (cfr. P. TH! EME, Upanischaden, op. cit.,
p. 74)·
In 4• 4• 2 ho letto savijlìiino bhavati sa, vijflrinam evitnvavakrEimati,
in luogo di sa-vijlìèino bhavati, sa-vijliiinam evfinvavakrJmati.
Oltre alle traduzioni, complete o parziali, più sopra citate, si vedano
le tradÙzioni dì O. BOHTLINGK St. Pctersburg, r889, e di F. BELLONI­
FILIPPI, Due Upanirad: la dottrina arcana del bianco e del nero Yajur­
veda, Lanciano,1912 (contiene la trad. di B. Up. e K. Up.).
CH.�"DOGYA UP. Ho seguito il testo messo a fronte della traduzione

fr-ancese di E�I. S:ENART, Paris, 1930.


In alcuni punti mi sono però discostato dal testo del SE:-<ART, ritor-
nando per lo più alle lezioni tr.:idìte.
In 2, 22,5 ho letto ldenJnahhinihitri, in luogo di leieniihhinihitri.
In 4, I, I ho letto Jraddhiideyo in luogo di Jraddhiidevo.
In 4· I, 5 ho letto anglire ha sayugvrinam, in luogo di angdn· miitrJ
sayugviinam.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
NOTA BIBLIOGRAFICA

In 4• 17, 9 ho letto aivdbhtrak!ati, in luogo di... abhirak!ah·.


In 5• 9, 1 ho letto dala vii nava vii miisiin in luogo di daSa
vii miistin.
In 5, 9, 2 ho letto Ulf!l pref<ltp di[[am itam, in luogo di Ultp pretarp
dì!!am ito (cfr. H. ÙERTEL, Zu Ch. Up., 5· 9· 2, in n K. Z. )>, 68, 1944,
pp. 58.61).
In 8, 6, 5 propongo di leggere sa Om-iti-viiho dyiim iyate, in luogo
del tradito sa Om itì vii hodva miyate (SENART, seguendo DEussEN,
legge : sa Dm iti vii hOrdhvam ìyate).
In 8, 15 ho conservato la lezione tradizionale karmiiti}e!etJa, (( nel
tempo libero dal lavoro ))' in luogo di karma kftvii proposto dal SENART.
Ottimi sono la traduzione e il commento di V. PAPESSO, Bologna,
1937·
Vedi ancora la traduzione di BiiHTLINGK, Leipzig, I889, e inoltre:
R. HAusCHILD, Die Saf!warga-vìdyii (Ch. Up., 4, I·J), in (< Mélanges
d'lndianisme a la mémoire de L. Renou n, Paris, 19!JB, pp. 337-36:;;
FR. R. HAMM, Ch. Up. VI. Ein erneuter Versuch, in (( Beitriige zur
Geistesgeschichte Jndiens, Festschrift f. E. Frauwallncr ))' Wien,
1968, pp. I49-159 (<<W. Z. K. S. O. )), XII-XIII).

TAITTIRIYA Ur. - Ho seguito il testo edito in calce alla sua traduzione


da EM. i.EsiMPLE (u Les Upanishad. Texte et traduction sous la direc­
tion de L. Renou JJ, IX, Paris, 194-B). Esso è la riproduzione, come
quasi sempre in tutta la collezione, dell'edizione di <<A. S. S. li, 1 2,
1929.
In I, 4• I nendro è errore di stampa per méndro.
In 3, w, 4 bhtitrryiib è errore di stampa per bhriitrvyiib.

AITAREYA Ur. - Ho seguito il testo edito in calce alla sua traduzione


da L. SILBURN (<< Les Upanishad », X, Paris, 1950).
In I, 3, 13 ho inteso brahmatatama come aplologia di brahmaUlta­
tama, come già Sari.kara nel suo commento.

KAu�lnua UP. - Ho seguito l'edizione critica dì A. FRENZ (1< Indo­


lranian Journal ))' XI, I969, pp. 79-129).
In I, 7, al fondo, jayativ tiitp Yllf{Ù!l è un evidente errore di stampa
per jayati tilrp. vya!�irp..
Traduzioni: L. RENou, u Les Upanishad ''• VI, Parìs, I948;
A. FRENZ, op. cit.
KENA UP. - Ho seguito il testo edito da L. RENOU in calce alla sua
traduzione (<( Les Upanìshad ))' III, Paris, 1 943).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
NOTA BIBLIOGRAFICA 49

In 2, 1 e 4, I ho mantenuto le lezioni tr3.dite, rispettivamente vidi­


Ulm e mah.lyadhvam in luogo delle congetture proposte da RENou,
'vidimm e 'mah.ìyadh.vam.
I n 4, 9 ho invece accettato la proposta (già di M. MiJLLER) 'jyeye
in luogo di jyeye.
H.\ UP. - Ho seguito la recensione KiiT}va, come fanno quasi tutti i
traduttori (One hundred and eight Upanish.ads, p. 1). L. RENou
(<t Les Upanishad }l, I, Paris, 1943) segue invece e pubblica la recen­
sione Miidhya1?Jdina.
Per l'interpretazione della Ifa Up. vedi soprattutto P. THIEME, in
"J. A- O. S. n, 85, 19fi5, PP- 89 sgg. ( Kleine Scriften, Wiesbaden,
=

197I), e Upanisch.aden, op. cit., pp. n sgg.


Una traduzione di J. VARENNE. si trova in: Le Veda, op. cit., p. 426.
KA"!HA UP. - Ho seguito il testo riportato da L. RE!'Iou in appendice
alla sua traduzione (<< Les Upanishad n, II, Paris, I943)·
Esso sostanzialmente riproduce l'edizione curata da O. BOHTLINGK
e stampata nella sua Sanskrit Ch.resthomatie, 3"" ediz., 1909 (ristampa,
•07)-
ln 6, 4 ho però letto sargefu, « fra le creature l', secondo il testo td­
dito, in luogo di svargefU (B0HTLINGK-RENOU) O sarVefU (GELDNER):
cfr. FR. WELLER, op. cit. qui sotto, p. 178; EooERTON, Th.e begin­
nings etc., op. cit., p. 19I, n. 4·
Studio fondamentale per la K. Up., è l'opera di FR. WELL:ER, Ver­
such einer Kritik der K. Up., Berlin, 1953, nella quale sono tra l'altro
riportate in buona parte le principali traduzioni esistenti, tra cui si
ricordino quelle di GELDNER, op. cit. e di J. CHAR!'ENTIER, in « lndìan
Antiquary n, 57· 1928, pp. 20I sgg., e sB, I929, pp. I sgg., oltre a quella,
più recente, di EnGERTON e a quella, recentissima, di W. RAu (« Asia­
lische Srndien n, XXV, 197I, pp. I58-174). Vedi anche la traduzione
italiana di F. BELLONI-FILIPPI, citata sotto B. Up.
Mu�J?AKA UP. - Ho seguito l'edizione del testo data da J. MAtmY in
appendice alla sua traduzione ({( Les Upanishad n, IV, Paris, 1943).
Esiste pure una edizione critica di JoH. HERTEL, Leipzig, 1924
( = u lndo-lranische Quelle und Forschungen n, Heft III), seguita
da W. Rm nella sua versione (<' Asiatische Studien », XVIII-XIX,
I 9fis, PP- 216-226).

In 3, 2, I ho letto 'iukram, « impurità u, in luogo di iukram (cfr.


HILLEBRA<'IDT, Aus Brahmanas und Upani[aden, op. cit., p. 177,
n. I97)·
In 3, I, 4 e in 3, 2, 10 sono caduti due bindu.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
5' NOTA BIBLIOGRAFICA

PRASNA Up. - Ho seguito il testo edito da J. BousQUET in appendice alla


sua traduzione (« Les Upanishad >>, VIII, Paris, 1948). In esso ho
rilevato alcuni errori di stampa.
In 1, 12 si legga iHitp kurvanti in luogo di if[a kuruanti.
In 2, 4 si legga utkriimaty in luogo di utatkmmaty.
In 3• 3 si legga manok:tena in luogo di manauk!tena.

SvETASvATARA UP. - Ho seguito l'edizione di R. HAuscHILD (u Abhan­


dlungen f. d. Kunde d. Morgenlandes >>, XVII, 3, Leipzig, 1927;
ristampa: 1966) e ho altresì tenuto conto delle correzioni di E. H.
JoHNSTON (Some Slirpkhya and Yoga conceptìons of the Suet. Up.,
in u J. R. A. S.», 1930, pp. 854-879) e di W. RAu (Versuch eìner
deutschen Ubersetzung der St,et. Up., in I< Asiatische Studien ))'
XVII, 1964, pp. 25-46). In alcuni punti mi sono però discostato
da Rw.
In r, Ia leggo jiuamafo... saT!IpratzjJhafo, in luogo di jiuama saprati-
!(hii�.
In 2, 2C leggo Jaktyii, secondo il testo tr<idito, in luogo di Jaktiyai.
In 2, 6b leggo abhiyujyate, in luogo di abhiuyajyate. o abhiuyanyate.
In 3, 2 ho tradotto secondo il testo tr<idito:
eko hi rudro na duiiiyaya tasthur ya imarpl lokiin iiata ìianibhib/pra­
tyan janiirps ti!�hati sarpcukopJntakiile sarpS!'JYa uisuii bhuuaniini
gopab.
In 4, IC ho tradotto secondo il testo tradizionale: vi catti dnte
viiuam adau.
In 4• 7a leggo nimagno, in luogo del congetturale 'valagno.
In 4• 12c leggo paiyata, in luogo di paiyati.
In 5, 2C leggo rfirp. prasiitam, secondo il testo tr<idito, in luogo di
(!iprasUtam.
In 5• 6 b leggo tlld brahmii, in luogo della proposta tad br;ihmanii.
L'edizione di HAusCHlLD è accompagnata da una traduzione. Vedi
ancora:
O. ScHli.ADER, in Hinduismus, « Religionsgeschichdiches Lesebuch n,

Heft, 14, Tiibingen, 1930; J. W. HAUER, Ein monotheistischer Trak­


tat Altindiens (Suet. Up.), Gotha, 1931; A. SILBURN, « Les Upani­
shad n, VII, Paris, 1948.

MA�Ux.YA UP. - Ho seguito il testo come edito da Elol. LESIMPLE in

appendice alla sua traduzione ((( Les Upanishad n, V, 1944) esclu­


dendo la Kiirikii dì Gauçlapada.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
NOTA BlBLlOGRAFlCA 5'

MuTR.�YA..;<lvA UP. - Ho tradotto secondo il testo ricostruito da


J. A. B. VAN BurTENEN, The Maitrt1yatfiya Up., 'S-Gravenhage,
1g62, pp. 63-6]. Tra parentesi ho indicato il numero corrispondente
ai capitoli e ai paragrafi della Vulgata. Mi sono discostato dal
v. BmTEr."EN in alcuni passi.
In (6, 2), mi sembra per errore materiale, è caduta la frase: idatrt
vtiva tal purkara'!l yo 'yam t1kti1a�. asytmtJJ catasro diJaJ catasra upa­
diio dalaS<.ltftsthri�. t1sam aroiig vicarata etau priif}iidityau. etii upiisftOm
ity etad akrare1.1a vyah:tihhi� stivitryt1 ca.
In (6, 35) leggo a'!lJudharaya, <<lampada ))' in luogo di aT{lfadhiiraya
(errore di stampa?). In (6, 37) propongo di leggere, in luogo del con­
getturale anàbhii o del tddito annabahum, annabahur, intendendo!o
come epiteto della vena.
I n (7, 6) il sesto gruppo mi sembra che debba conservarsi per ragioni
di geometria di composizione.
La Vulgata si trova tradotta nelle raccolte di M. Mi.iLLER, DEUSSEN,
Hm.IE, RA.DH.U::.Rist!NA..,.., FILIPPANI-RONCONI; vedi inoltre A. M. EmouL
(« Lcs Upanishad », XV, Paris, 1952) e il citato lavoro di vAN BuiTENEN.

M.uL�N.U..\YAJ::<A UP. - Ho seguito l'edizione di J. VII.RENNE, La Mahii


Nr1rt1ya1_1a Upanirad, 2 tomi, Paris, rg6o, e ho adottato altresì la
numerazione da lui proposta.

Alla str. 351 ho però letto: yas te soma prajiivatso 'hhi so 'ham (il
VAREl'<"-"E congettura invece 0prajt1vatso 'st).
Traduzioni : parziale di DwssEN, completa di VAia.NNE.

CHiGALEYA UP. - Ho seguito il testo restituito da N. TsU}t, << Studies


in honour of prof. Ui ))' Tokyo, 1951, riprodotto da L. RENOU in
appendice alla sua traduzione ( (( Lcs Upanishad ))' XVII, Paris,
1959)·

Dwss:EN la tradusse dall'Oupnek'hat di ANQUETIL DuPE!lRON.

K-ArVALYA UP. - Ho seguito l'edizione di One hundred and eight Upa­


nishads, op. cit., pp. 128 sg., riprodotta da B. TUliiNI in appendice
alla sua traduzione (<< Les Upanishad », XIII, Paris, 1952).
Alla str. 24 si legga bhavaty atyt1framì, in luogo di bhavatv ityiiJ­
ramì (errore di stampa).
Trad.: DEuss:EN, HrLLEBMNDT, RADHA.KJUSHN,I.N, TuBINl.

BA�KALA-MANnA UP. - Ho seguito l'edizione di F. O. ScHRAD"ER, Un­


puhlished Upanishads, Adyar, 1933, pp. 37 sgg., riprodotta anche

www.scribd.com/Religione_in_Ita
5' NOTA BIBLIOGRAFICA

da L. RF.Nou in appendice alla sua traduzione (<< Les Upanishad ))'


XVI, Paris, 1956).
DEussEN la tradusse dall'Oupnek'hat di ANQUETrL DuPERltO!'i.

PRAr:-AGmHoTRA UP. - Ho seguito l'edizione curata da J. VABEI'<-r-"'E, in


appendice alla sua Mahii Niiriiyaf}a Up., Tomo Il, pp. 95-II{­
Traduzioni: D'wssEN e VARENNE.

ATHAti.VAStllAS UP. - Ho seguito il testo di One hundred and eight


Upanishads, op. dt., pp. 154 sgg., riprodotto anche da B. Tt'lltl'.'I
in appendice alla sua traduzione (u Les Upanishad n, Xl, Paris,
1952).
Nei seguenti luoghi ho però tradotto secondo le lezioni qui pro­
poste :
cap. III, ndla citazione di J!... V., 8, 48, 3: amrta in luogo di
amrtam.
cap. V : munayo 'viJg, in luogo di munayo viig (cfr. l'edizione di
<< A. S. S. J), 29, p. r6).
cap. VI : dhartrii in luogo di dhar/ii.
Traduzioni : DEussEN, TustNI.

MunoALA UP. - Ho seguito l'edizione di One hundred and eight Upa­


nishads, op. cit., pp. 351 sgg.
Traduzioni : J. GaNDA, in « Beitriige zur Geistesgeschichte Indiens,
Festschrift f. E. Frauwallner ))' pp. IOI-II3.

GA�APATI Up. - Ho seguito l'edizione data da J. VARENNE in appendice


alla sua traduzione (« Les Upanishad Jl, XVIII, Paris, t9f)s).

DEv'i UP. - Ho seguito l'edizione di M. D. SHASTRI, Stikta Upanitad,


Madras, 1950, pp. 53 sgg., tenendo presenti l'edizione di One hun­
dred etc. e le osservazioni di J. VARENNE nella sua recentissima tra­
duzione (<< Les Upanishad n, XIX, Paris, H!JI).

YoGATATfVA UP. - Ho seguito l'edizione di «A. S. S. ''• 29, 1925,


pp. 517 sgg., con il commento di N3.rayaga.
In t, 5 ho letto Jritvii, c< essendo passato attraverso n, in luogo di
irutva (cfr. anche DEussEN, p. 67o, n. 4).
Traduzioni: DEUSSEN, J. VARENNE, Upanishads du Yoga, Paris,
1971, che segue però altra recensione, assai ampliata.

K�URrs.il. UP. - Ho seguito l'edizione di « A. S. S. n, 29, pp. 185 sgg.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
NOTA BIBUOCII.A"flCA 53

Alla str. 5 leggo gatapriir;a� in luogo di gata� prii?Ja� (cfr. One


hundred and eight etc., op. cit., p. 213).
Alla str. 10 propongo di leggere marma yad, in luogo di mamrjya.
Alla str. n leggo marma janghiinu{ìrtanam, in luogo di marma·
jailghff'.
Alla str. 12 leggo urvor madhye, in luogo di uror madhye e marma
priiT_Javimocanam, in luogo di marmaprii1}«0•
Alla str. 13 leggo >Dmiihan, in luogo di >amiiham (cfr. One hundred
and eight etc.).
Traduzioni : DEUSSEN, VARENNE.

UP. - Ho seguito l'edizione di One hundred and eight


BII.-\HMABINDU
Upanìshads, op. cit., pp. 127 sg., riprodotta anche da B. TusrNI
in appendice alla sua traduzione (nl.es Upanishad )>, XII, Paris,
1952).
Traduzioni: DEUSSEN, HILLEBII.ANDT, TuBINI, VARENNE.
H..�v. UP. - Ho seguito l'edizione di « A. S. S.)), 29, pp. 633 sgg.
Traduzioni ; D:wssEN, VhRENNE.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
ABBREVIAZIONI

A.B.O.R.l. Annals of the Bhandarkar Orientai Institute,


Poona.
A. G. l. Archivio Glonolo"gico Italiano.
A. l. O. N. Annali Istituto Orientale di Napoli.
A. S. S. AnandàSrama Sanskrit Series, Poona.
A. V. Atharvaveda.
Ait. Up. Aitareya Upani�d.
B. Up. BrhadaraJ;Jyaka Upani�ad.
Ch. Up. Chandogya Upani�ad.
f. A. Journal Asiatique.
f. A. O. S. Journal of the American Orientai Society.
/. R. A. S. Journal of the Royal Asiatic Society.
K. Up. Ka�a Upani�d.
Kaus. Up. Kau�itaki Upani�d.
K.Z. Zeit:schrift zur vergleichende Sprachforschung
und Zeitschrift fur Kuhn.
M. Up. o Murttf· Up. MUI).çlaka Upani�ad.
Ma. Up. Ml�çlukya Upani�d
Mn. Up. Mahanaraya.J?-a Upani�d.
Pr. Up. PraSna Upani�d.
�.v. �gveda.
s. ·v. Samaveda.
Svet. Up. SvetaSvatara Upani�d.
T.Up. Taittiriya Upani�d.
W.Z.K.S.O. Wiener Zeitschrift fiir die Kunde Siid- und
Ostasiens un Archiv fur indische Philosophie.
Y. ·v. Yajurveda.
Z.D.M.G. Zeitschrift der Deutschen Morgenhindischen Ge­
se\lschaft..
Z.j.B. Zeitschrift fiir Buddhismus.
Z.I.l. Zeitschrift flir Indologie und lranistik.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
UPANI�AD VEDICHE

www.scribd.com/Religione_in_Ita
B�ARANYAKA UPANI�AD

La Brhadiim'!Jyaka Upani[ad, « L'Upani[ad del grande libro silve�


stre u, appartiene all'ultimo libro dello StJtapatha Briihmat:Ja, che è il
testo che raccoglie spiegazioni e commenti relativi alle formule del
Yajurveda bianco recitate dall'adhvaryu o prete sacrificatore. Lo Sata­
patha Br. termina con un Ara!Jyaka, questo a sua volta si conclude
con l'Up. in questione, cui segue la iSa Up. La B.Up. esiste in due
recensioni, corrispondenti alle due scuole dei Kii'f}VtJ e dei Miidhyan­
dina; qui viene tradotta la recensione Kti!Jva, che è pur quella seguita
da SaD.kara nel suo commento e che si rivela in certi passi sicuramente
fonte dell'altra. Ragioni sopratmtto linguistiche inducono a ritenere
che la B.Up. sia la più antica delle Upani[ad vediche, anteriore per
certi aspetti anche alla Chiindogya Up., che le è assai vicina per cele­
bri[à, ampiezza e contenum; ma non è escluso che in singoli casi (ad
es. nell'ordinamento del sesto adhyaya) la B.Up. si riveli seriore.
La B.Up. consiste di sei adhyiiya o <�letture l>, che sono raggruppate
a tlue a due in tre sezioni, che dovettero esistere dapprima autonome :
ognuna è infatti conclusa da una lista dei maestri che sì tramandarono
la dottrina, e gli stessi argomenti, ripetuti talvolta verhatim, ricorrono
in diverse sezioni. La prima sezione, Madhukii'JtJa, « Sezione del
miele n, comprende il primo e il secondo adhyaya, prende il nome
dal penultimo capitolo del secondo adhyiiya e s'occupa dapprima di
questioni relative al rituale e di riflessioni cosmogoniche, per poi pas­
sare a considerazioni più propriamente metafìsiche e all'esposizione
della dotttina dell'identità fra anima individuale e anima cosmica. La
seconda sezione, YiijfiavalkiyakiiTftJa, comprende il terzo e il quarm
•1dhyiiya, nei quali Yajfiavalkya è il principale interloc:utore, e offre
per cos1 dire la giustificazione quasi F.Josofica della dotrrina dell'iden­
tità &a Atman e Brahman. Infine la terza sezione, KhilaktiTftJa, « Se­
zione aggiuntiva n, raduna dottrine,-·meditazioni, preghiere che parve
opportuno raccogliere perché non mancassero nel manuale della scuola.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
PRIMO ADHYÀYA'

PRIMO BRAHMAI�;JA

L Om ! In verità la testa del cavallo sacrificale è l'aurora,


l'occhio è il sole, il respiro è il vento, la bocca spalancata è
il fuoco universale, il corpo è l'anno. Il dorso del cavallo sacri­
fìcale è il cielo, il ventre è l'atmosfera, l'inguine è la terra,
i fianchi sono i punti cardinali, i lombi sono i punti inter­
medi, le membra sono le stagioni, le articolazioni sono i mesi
e le quindicine, i piedi sono i giorni e le notti, le ossa sono
le costellazioni, le carni sono le nubi. Il cibo che si trova
nello stomaco è la sabbia, gli intestini sono i fiumi, il fegato
e i polmoni sono le montagne, i peli sono le erbe e gli alberi,
la parte anteriore è il sole oriente, la parte posteriore è il sole
all'occaso. Quando spalanca la bocca si ha il lampo, quando
s'agita si ha il tuono, quando orina piove, il suo nitrito è la
parola 2•

I. Il primo adhyiiya è diviso in sci briihmaf}a di lunghezza diseguale, ognuno


dci quali sembra indipendt:nte dagli altri e composito anche nel suo interno. L'uni­
cità dcll'e:sistente e l'identità Atmao-Brahman sono già affermate, cosicché sem­
bra che l'aurore opporti per cruì dire delle notazioni supplementari a questa con­
,-inzione. Simbolo dcll'Atman è il soffio, che è la controparte nell'individuo del
vento e del quale viene affermata la superiorità.
2. D cavallo sacrificale è il simbolo ddl'uoiverso, che dal compimento di
un sacrificio s'è prodotto. L'interpretazione mistica del sacrificio sembra ben adatta
a iniziare la B.Up., che appartiene al Yajun·�da e quindi è particolarmente inte­
ressata alla pr:uica sacrificale. l due mahiman sono le coppe destinate a contenere
la libagione e sono identificati con il giorno e la none, ché tutto l'esistente si
riconduce al cavallo, che nasce dalle acque primordiali, e agli arredi del sacri­
ficio. Le due coppe sono rispettivamente d'oro e d'argento: l'oro corrisponde al
giorno per la lucentezza, l'argento (rajata) pos;;iede inveçe lo stesso freddo splen­
dore e la stessa sillaba iniziale della notte (riitn) illuminata dalla luna.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
2. Il giorno sorse dopo il cavallo come il mahiman situato
davanti; il suo luogo d'origine è nell'oceano orientale. La
notte sorse dopo il cavallo come il mahiman situato posterior­
mente; il suo luogo d'origine è nell'oceano occidentale. L'uno
e l'altro sono sorti come mahiman ai due lati [del cavallo ] .
Come haya (destriero) è la cavalcatura degli dei, come vajin
(stallone) è la cavalcatura dei gandharva, come arvan (cor­
siero) è la cavalcatura dei demoni, come aJva (cavallo) è la
cavalcatura degli uomini. L'oceano è a lui legato con vincoli
di parentela, l'oceano è il suo luogo d'origine.

SECONDO BRAHMAJ:-JA 3

l. Quaggiù al principio non c'era che il nulla. Tutto era


avvolto dalla morte (Mrtyu) o dalla fame, perché la fame è la
morte. [Mrtyu] creò la mente, pensando : cc Possa io avere
un corpo ! )). E, cantando inni d'adorazione, si mosse. Mentre
cantava, sorsero le acque. Allora egli disse : c< Mentre cantavo
(are), si è prodotta l'acqua (ka) ! )). Ecco come s'originò
l'arka 4 e perché ebbe questo nome. E in verità felicità (ka)
tocca a colui che conosce come s'originò l'arka e perché ebbe
questo nome.
2. L'arka in verità è l'acqua. La schiuma delle acque poi
si rapprese e fu la terra Su di essa Mrtyu s'affaticò. Mentre
s'affaticava e si riscaldava, l'essenza del suo splendore si tra­
sformò in fuoco.
3. Egli si divise in tre parti: [il fuoco,] il sole, i l vento.
Egli è lo spirito vitale, che è triplice. La testa è la plaga orien-

3· Prajàpati, che è il creatore ma è anche la morte, la fame, che mno divora


e da <.:ui runo si pr<Xlucc, crea l'univers.o che poi inghiotte di nuovo, simboleg·
giando il flusso eterno della vita. Quindi vuoi fare un sacrificio e si rrasforma in
cavallo che offre a se stesso. Chi conosce che l'universo è il cavallo sacrificalc supera
la morte, diventa una cma �ola con la morte, ossia con il creatore, raggiunge la
conoscenza c l'esperienza dell'Uno-rutto.
4· Arka è il nome del fuoco sacrificalc, che è identificato con le acque pri­
mcve per m=o di una fantasiosa etimologia, ma anche perché il fulmine, ossia
il fuoco celeste, si genera, secondo un diffuso mito vedico, dal vapor acqueo delle
nubi.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
tale, poi ci son le due braccia (i due punti intermedi, scirocco
e greco). La coda è la plaga occidentale, poi ci sono i due
femori (i due altri punti intermedi, libeccio e maestro). I
fianchi sono il Sud e il Nord, il cielo è il dorso, il ventre è
l'atmosfera, il petto è la terra 5• Egli sta saldo sulle acque.
Chi così conosce sta saldo dovunque vada.
4. Egli desiderò che da lui nascesse un secondo sé. Quindi
Mrtyu, che è la fame, s'unì per mezzo della mente con la
parola [del Veda] 6• Lo sperma divenne l'anno : prima infatti
l'anno non esisteva. Egli lo tenne entro di sé per lo spazio
di un anno e dopo questo tempo lo mise alla luce. Appena
quello fu nato, Egli aprì la bocca per inghiottirlo. Quegli fece
bhiil} e cosl sorse il linguaggio 6 bis.
5. Egli pensò: <<Se lo ucciderò, farò un ben misero pa­
sto ». Allora dalla parola e da se stesso egli produsse tutto
questo [universo] che esiste, il �gveda, il Yajurveda, il Sa­
maveda, i metri degli inni, i sacrifici, gli uomini, gli ani­
mali 7• E tutto ciò che generava incominciò a divorarlo. Poi­
ché tutto divora (ad), per questo Aditi (l'infinità) ha il suo
nome. Di ogni cosa si ciba, tutto è cibo per colui che sa per
quale ragione Aditi così è chiamata a.
6. Egli concepì il desiderio di compiere di nuovo un
sacrificio più solenne. S'affaticò, praticò la penitenza. Quando
si fu affaticato e riscaldato, gloria ed energia uscirono fuori.
Gloria ed energia sono gli spiriti vitali. Fuggiti da lui gli
spiriti vitali, il corpo cominciò a gonfiarsi : ma nel corpo era
rimasta la mente 9•

5· L'identificazione delle varie piaghe celesti con parti del corpo umano di-
pende dalla concezione antropomorfica del creatore.
6. Ossia meditò sulla parola. del Veda, che è considerato esistente ab w:tcrno.
6 bis. La radice bha!J significa « parlare ».
7· ll creatore continua la meditazione sulla sapienza vedica e così rende mani­
festa quclb sapienza ancor non rivelata.. Tutto ciò che è cre:tto si riferisce al sacri­
ficio: la creazione stessa è un sacrifido.
8. ll creatore è anche la materia primordiale (Aditi), da cui tutto si produce
e in cui r:utto ritorna.
9· li gonfiarsi dd corpo è forse in rapporto con la putrclazione che segue alla
mone, cioè all'abbandono degli spiriti vitali.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
7. Egli concepì questo desiderio: (( Diventi il mio corpo
adatto al sacrificio. Possa io per mezzo suo avere un altro me
stesso n. Allora diventò cavallo. Ciò che s'era gonfiato (aivat),
divenne adatto al sacrificio (medhya). Questa è la ragione
per la quale il sacrificio del cavallo si chiama ait•amedha. In
verità conosce davvero l'afvamedha colui che lo conosce in
tal modo.
Mentre lasciava libero il cavallo, si sprofondò nella medi­
tazione. Dopo un anno sacrificò il cavallo a se medesimo e
offerse agli dei gli [altriJ animali. Per questo la vittima si
offre a Prajapati, [anche se] appartiene a tutti gli dei. Quel
[sole] che lassù arde è l'aivamedha; l'anno è il suo corpo. Il
fuoco terrestre è l'arka e i mondi sono i suoi corpi. Esistono
l'arka e 1'aivamedha, ma poi c'è una sola divinità ed è la
Morte. [Chi cosl conosce, l trionfa della seconda morte 10, la
morte non può coglierlo, - la morte diventa parte di lui, ed
egli diventa una di queste divinità.

TERZO BRAHMA�A n

1 . Duplice fu la discendenza di Prajapati, gli dei e i de­


moni. Di questi più giovani erano gli dei, più antichi i demo-­
ni. Tra essi nacque contesa per i mondi. Gli dei dissero:

to. Il timore per la seconda mone (puruvmrtyu), già attestato nci Briihma'}ll,
sembra esprimere la convinzione che anche un'eventuale dimora nci mondi ultra­
terreni non sia definitiva.
II. Si celebra la superiorità dd respiro, del soffio vitale, su tutti gli altri sensi;
si cerca cioè in qualche cosa direttamente pacepibile l'ultimo perché dd\a vita.
Nella lotta fra dci e demoni i primi si rivolgono ai vari sensi perché cantino per
loro l'uàgitha, che è la pane ceotrale e più impanante del canto rituale. Ma i
vari sensi sono incapaci di riportar vitt:oria, poiché i demoni li colpiscono con il
male, cui i sensi non possono resistere paché, secondo Sailkara, hanno peccato di
egoismo, hanno cioè compiuto il bene per se stessi. Il respiro vitale assicura ,·jr­
toria agli dci, confermando la sua superiorità sugli altri organi e funzioni, che
esso trasforma in divinità, identificandoli con gli elementi cosmici e trasponandoli
al di là del dominio della morte. Poi si procura il cibo, di cui fa parte agli altri
organi facendoli penetrar-e entro di sé, poiché esso è il fondamento di tutto e regola
l'or-dinato svolgersi ddla �·ira. Infine (str. :;1.2-:;8) seguono una glorificazione del
canto rituale, con il quale il priir;a viene idmtificato, e le istruzioni pcr la reci­
tazione degli inni.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
(( Orsù ! superiamo i demoni cantando l'udgltha durante il
sacrificio! >>.
2. Alla parola essi dissero : (( Canta per noi l'udg"itha! >>.
(< Bene >>, rispose la parola e cantò per loro l'udgltha. Con il
canto essa procurò agli dei il piacere che c'è nella parola;
quanto nella parola c'è di buono, lo [procurò] a se stessa.
[I demoni] si resero conto che per merito di quel cantore
sarebbero stati vinti. Gli si gettarono contro e lo colpirono
con il male. Il male si ha quando si dice qualcosa di sgrade�
vale : questo è il male.
3. Allora dissero all'odorato : (( Canta per noi l'udg"i�
tlza! )). <l Bene », rispose l'odorato e cantò per loro l'udgltha.
Con il canto esso procurò agli dei il piacere che c'è nell'odo�
rare; quanto nell'odorare c'è di buono, lo [procurò] a se
stesso. [I demoni] si resero conto che per merito di quel can�
tore sarebbero stati vinti. Gli si gettarono contro e lo colpi�
rono con il male. Il male si ha quando si odora qualcosa di
sgradevole: questo è il male.
4. Allora dissero alla vista : (( Canta per noi l'udgitha! >>.
(( Bene >1, rispose la vista e cantò per loro l'udgltha. Con il
canto essa procurò agli dei il piacere che c'è nel vedere ; quan�
to nel vedere c'è di buono, lo [procurò] a se stessa. [ I demoni]
si resero conto che per merito di quel cantore sarebbero stati
vinti. Gli si gettarono contro e lo colpirono con il male. Il male
si ha quando si vede qualcosa di sgradevole: questo è il male.
5 . Allora dissero all'udito : c< Canta per noi I'udgltha ! )) .
(< Bene >>. rispose l'udito e cantò per loro l'udgltha. Con il
canto esso procurò agli dei il piacere che c'è nell'udire; quan­
to nell'udire c'è di buono, lo [procurò] a se stesso. [I de­
moni] si resero conto che per merito di quel cantore sareb­
bero stati vinti. Gli si gettarono contro e lo colpirono con il
male. Il male si ha quando si ascolta qualcosa di sgradevole:
questo è il male.
6. Allora dissero alla mente : <t Canta per noi l'udgltha! )) .
(, Bene », rispose la mente e cantò per loro l'udgltha. Con il
canto essa procurò agli dei il piacere che c'è nel pensare;
quanto nel pensare c'è di buono, lo [procurò] a se stessa. [ I

www.scribd.com/Religione_in_Ita
66

demoni] si resero conto che per merito di quel cantore sareb­


bero stati vinti. Gli si gettarono contro e lo colpirono con il
male. Il male si ha quando si pensano cose sgradevoli : que­
sto è il male.
Così invero i demoni attaccarono con i mali le divinità
(i sensi) 1�, le colpirono con i mali.
7. Allora dissero al respiro che sta nella bocca: 'c Canta
per noi l'udgttha! >>. (( Bene )), rispose il respiro e cantò per
loro [ I demoni] si resero conto che per merito di
I'udgltha.
quel cantore sarebbero stati vinti. Gli si gettarono contro e
tentarono di colpirlo con il male. [Ma] come una zolla col­
pendo una roccia si dissolve, così dissolvendosi in ogni dove
i demoni scomparvero. E così rimasero gli dei; i demoni fu­
rono distrutti. Colui che questo sa, prospera seco stesso; ma
il rivale che lo odia va in rovina.
8. Gli dei dissero: <<Dove mai è colui che s'è dimostrato
così attaccato a noi? >>. Egli (ayam) è dentro la bocca (asya) :
perciò si chiama Ayasya e si chiama pure .�ilgirasa perché è
l'essenza [vivificantel delle membra (atiganiirp rasa) 13•
9. Questa divinità si chiama da
Diir. Lontano (duram)
essa infatti si trova la morte. E lontana sta la morte da colui
che così conosce.
l O. Questa divinità, avendo allontanato dalle altre divi­
nità quel male che è la morte, [lo] fece allora andare alla
fine dei mondi. Là depose i loro mali. Perciò non bisogna
recarsi presso popoli stranieri, non bisogna andare in capo al
mondo, perché non si corra dietro alla morte, al male.
I l . Dopo che ebbe allontanato la morte, il male dalle
altre divinità, questo dio le fece poi passare al di là della
morte.
1 2 . Per prima fece passare la parola. Questa, quando fu
liberata dalla morte, diventò il fuoco, il fuoco che risplende,
avendo oltrepassato il limite della morte.

12. Secondo Saii.kara, l'epiteto devatii, u divinità », con cui \e Upani;ad defi­
niscono i �si, è a questi riservato quando l'azim1e segue le prescrizioni sacre.
13. Ayasya ADgirasa è il nome di un vate vedico, citato, ol1:re che qui sotto
alle srrofe 19 e 24• nella lista dei maestri in 2, 6, 3·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
1 3. Poi fece passare l'odorato. Quando fu liberato dalla
morte, esso diventò il vento, il vento che purifica, avendo
oltrepassato il limite della morte.
14. In seguito fece passare la vista. Quando fu liberata
dalla morte, la vista diventò il sole, il sole che riscalda, aven�
do oltrepassato il limite della morte.
1 5 . Poi fece passare l'udito. Quando fu liberato dalla
morte, l'udito si mutò nelle regioni celesti, i punti cardinali,
che hanno oltrepassato il limite della morte.
1 6. Poi fece passare la mente. Quando fu liberata dalla
morte, la mente diventò la luna, la luna che riluce avendo
oltrepassato il limite della morte.
Similmente questo dio fa passare al di là della morte co­
lui che così conosce.
1 7. Quindi [il respiro vitale] procurò a se stesso median�
te il canto il nutrimento. Qualunque cibo si mangi, è lui (lo
spirito vitale) che lo mangia e in esso trova il suo sostegno 14•
18. Gli dei (i sensi e i loro corrispondenti cosmici) òis�
sero : (\ Mediante il canto tu ti sei procurato tutto quanto è
cibo. Di questo cibo ora rendici partecipi ! n. « Entrate dun�
que in me l n . (\ Bene J>, dissero e da ogni parte in lui pene�
trarono. Perciò anche le altre divinità sono soddisfatte del
cibo che esso soltanto mangia. Del pari i suoi si riconoscono
una sola cosa con colui che cosl sa, ed egli diventa il protet�
tore dei suoi, il migliore, il capo, il mangiatore di cibo, il
sovrano. Colui tra i suoi che vuole rivaleggiare con uno che
abbia tale conoscenza, costui non vale a sostentare quelli che
de\·e sostentare. Colui invece che lo segue e soltanto seguendo
lui vuoi sostentare i suoi dipendenti, riesce invero a sosten�
tare chi deve.
1 9. Esso è Ayasya .Aii.girasa: è infatti l'essenza [vivifi�
cante] delle membra. Il respiro è l'essenza [vivificanteJ del�
le membra. In verità il respiro è l'essenza [vivificante] delle
membra, perciò qualsiasi parte del corpo il respiro abbando�

q. Ogni cosa va a finire nello spirito vitale, che d'altra parte non sussi�tC"
rebbe senza que<;to fondamento materiale.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
68

ni, questa parte si dissecca. Esso infatti è l'essenza [vivifi­


cante] delle membra.
20. In verità esso è Brhaspati (o BrahmalJ-aspati, signore
della preghiera) 15: la parola è la strofa brhati (ossia il �gueda),
esso ne è il signore (patt}, perciò è detto Brhaspati.
2 1 . In verità esso è Brahm:ll)-aspati : la parola è la pre­
ghiera (ossia il Yajurt'eda), esso ne è il signore, perciò è detto
Brahm:ll)-aspati.
22. In verità esso è il siiman (ossia il Siimaveda). La pa­
rola infatti è stiman. Esso comprende sii e ama (ossia tutto ciò
che v'è di femminile e tutto ciò che v'è di maschile) e questa
è la ragione per cui il siiman si chiama siiman. Oppure [il
respiro vitale) è simile (sama) alla formica, alla mosca, all'e­
ldante, al trimundio, a tutto l'universo: per questo esso è il
siiman. Colui che così conosce il siiman ottiene l'unione con
il siiman, diventa intimamente partecipe del suo mondo.
23. Esso è anche l'udgitha. Il respiro è ut; sul respiro
infatti tutto l'universo si sostiene (ut-tabdha). La parola è il
canto (glthii). Da ut e githii si forma udgltha.
24. È per questo che Brahmadatta, discendente di Ciki�
tana, mentre sorbiva il soma, disse : {{ Possa questo re [Soma]
far cadere la mia testa, se con qualche altro mezzo Ayasya
Angirasa cantò l'udgitha! Infatti con la parola e con il re�
spiro egli cantò l'udgitha >>.
25. A colui che conosce la ricchezza del siiman, a costui
tocca la ricchezza. Il tono è la ricchezza del siiman. Perciò
chi vuol adempiere alle funzioni sacerdotali s'auguri il tono
nella voce : allora con la voce ben intonata potrà compiere le
funzioni di sacerdote. Perciò si desidera vedere al sacrificio
un sacerdote dalla voce piena, che possieda cioè la ricchezza
[del siiman]. Tocca la ricchezza a colui che così conosce la
ricchezza del siiman.

15. ll respiro è signore della parola, che vicn identilic�<.1 via �ia con il �g-,
il e il Siima-t•t:da. Si ha poi un delir.Inte succedersi di ideotifiozioni, che
Yajur-
non segnano il cammino d'una cicerc:>, bensì s<:mbrano fondate snlla già n.dicata
convinzione dell'unirà di tutto l'eo;istente.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
6g

26. Colui che conosce il suvarfla (oro e bel suono) del


siiman, costui ottiene l'oro. Il suvart}a del siiman è il tono.
Tocca l'oro a colui che così conosce il suvarna del siiman.
27. Colui che conosce il fondamento dei siiman ha salde
radici. Il fondamento del siiman è la parola: fondandosi in�
fatti sulla parola il soffio diventa canto. Alcuni dicono che
[il fondamento] è il cibo (il corpo).
28. Ora segue la recitazione delle formule purificatorie.
Il prastotar deve intonare il siiman. Quando il sacerdote in�
tona, (colui che offre il sacrificio 1 canta questi versi :
" Fa che io passi dal non essere all'essere;
dalle tenebre fa che io passi alla luce ,

dalla morte fa che io passi all'immortalità ! ))

Quando recita il prir :J verso, con non essere intende la mor�


te. con essere l'immortalità. ((Fa che io passi dalla morte al­
l'immortalità, rendimi immortale ,>, questo intende dire. Re­
citando il secondo verso, con tenebre intende la morte, con
luce l"immortalità. ((Fa che io passi dalla morte all'immor­
talità. rendimi immortale ))' questo intende dire. Quando re­
cita il terzo verso, tutto è chiaro. Con le altre strofe può
procurarsi l'alimento : perciò scelga con esse la grazia deside­
rata. L'udgiitar che così sa con i canti ottiene, sia per sé, sia
per chi offre il sacrificio, le cose che auspica. In verità il sii­
man permette di conquistare il mondo e certamente rag­
giunge i mondi [celesti] colui che così conosce il siiman.

QUARTO BRAHMA]':JA 16

l. In principio l'universo era il solo Atman in forma di


puru!a (uomo cosmico). Guardandosi attorno, non vide nulla
all'infuori di sé. Disse per prima cosa: << Questo son io! ))'
e da ciò nacque il vocabolo << io'). Perciò ancor oggi quando

r6. Creazione dd mondo dall'Aunan, che i: i\ pri.,cipio ddla conoscenza in


noi e il principio ddl'unh-erso. Caratteristica dd brano è la pnlcmica contro il
culto degli dei: l'Atman deve anca� stabilire la propria superiorità sulle altre
cmità.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
7'

uno è interrogato dice per prima cosa : << Sono io )), poi dice
l'altro suo nome. Poiché egli prima (piirt•a) che ogni cosa
esistesse bruciò (w) tutti i mali, per questo è chiamato pu­
rufa. Colui che così sa brucia chi vuoi precederlo.
2. Egli ebbe paura; per questo chi è solo ha paura. Poi
pensò : << Dato che nessun altro esiste al di fuori di me, dì
chi debbo temere? Jl. E allora il suo timore si dissolse. Di chi
avrebbe dovuto temere ? È quando c'è un altro che nasce la
paura.
3. Egli non provava gioia; per questo chi è solo non pro­
va gioia. Allora desiderò un secondo. Ora egli occupava tanto
[spazio) quanto un uomo e una donna insieme abbracciati.
Egli si divise in due e quindi sorsero il marito e la moglie.
Per questo Yajbavalkya diceva : << N1 ; siamo ciascuno una
metà )). Per questo il vuoto è riempit(_ dalla donna. Egli si
cont,l]_unse con lei e ne nacque la stirpe umana.
4. La femmina pensò : (( Come mai dopo avermi da sé
generata s'unisce con me? Orsù, bisogna che io mi nascon­
da >>. Diventò vacca, l'altro [si fece] toro, s'unì con essa e
nacquero i bovini. Diventò giumenta, l'altro stallone; diven­
tò asina e asino l'altro : si unì con essa e nacquero i monoun­
gulati. Diventò poi capra e l'altro becco; diventò pecora e
l'altro montone : si unì con essa e nacquero capre e pecore.
Così generò tutte le coppie fino alle formiche.
5 . Egli fu conscio di ciò: (( In verità io sono la creazione,
poiché io ho creato tutto questo universo n.
Così si realizzò
la creazione. Quando si dice: << Sacrifica a questo o a que­
st'altro dio >l e così via per tutte le divinità, [c'è un errore] :
di lui soltanto è la creazione, egli soltanto è tutte le divinità 17•
Colui che così sa diventa partecipe di questa sua attività crea­
trice.
6. Egli poi prese a soffregarsi [le mani] . Dalla bocca usa­
ta come matrice e dalle mani produsse il fuoco. Per questo
entrambi (bocca e mani) sono senza peli all'interno, perché
la matrice è internamente senza peli. Quindi tutto ciò che

17. Questa frase è posta a metà della strofa -egu�nte, dm·e è dd rutto fuori
luogo.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
7'
1
qui esiste di umido, lo generò dal seme e questo è il soma 8•
In verità quanto esiste al mondo è mangiato o mangiatore: il
soma è mangiato, il fuoco è mangiatore. E questa è la super�
creazione del Brahman : egli creò gli dei [che gli sono] supe�
riori, essendo mortale creò gli immortali. Per questo è una
supercreazione 19, Chi così sa, diventa partecipe di questa sua
supercreazione (ossia partecipe della natura divina).
7. Tutto l'universo era un tempo indifferenziato. Fu poi
reso distinto secondo il nome e la forma con le parole: << Que�
sci si chiama così, costui ha questa determinata forma J> 20•
Ancor oggi tutto [l'esistente] si distingue secondo il nome e
la forma e infatti si dice : << Questi si chiama così, costui ha
questa determinata forma >>. Ed egli O'Atman) vi è penetrato
fino alla punta delle unghie. Come un rasoio nascosto nel
21
fodero, come la termite nel suo termitaio , egli non si vede.
Soltanto parziale è [la sua apparizione] : quando respira si
chiama respiro, quando parla, voce, quando vede, occhio,
quando ode, orecchio, quando pensa, mente. Ma queste sono
soltanto denominazioni per le [sue] attività. Colui che lo
venera in una singola apparizione non lo conosce veramente:
soltanto parzialmente infatti egli compare nelle sue singole
[manifestazioni]. Bisogna venerarlo sotto forma di Atman :
e al !ora tutte le varie [manifestazioni] si unificano. Quello
che è 1'A.tman [dentro di noi] , è la traccia che permette di
giungere all'intero universo: per suo tramite infatti si cono�

18. L'Aun�n genera Agni e Soma, che sono il simbolo delh:t�rna dialettica
vicenda della \Ùa, nella quale tutto i; cibo o mangiat<Jre di cibo.
19. La supcrcreazionc C definita propria del Brahman, mentre finora si è
parlato del!"Arrnan. In realt?l l'identiù Brahman-Atman è presente al pensiero del
,·:ne, il quale passa dall'uno all"�ltro termine (cfr. str. 9), ma di quella identità

n<>n dà una dimosrrazione purche1;sia, confermando il prevalente carattere delle


Up.mitad, che è di contemplazione mistica di una vcrit3 la cni eoistcnza non i:
•<>ggctta a dubbi. L'Atman è detto monale in quanto incarnato ndl'nomo. Secondo
Sankar.� poi gli dci sono superiori all'Aunan in quanto nacquero dd tutto privi
di macchiu, mentre l'},rrnan·Brahman (cfr. I , 4· 1) dovette, per rendersi puro,
dis;ruggcre con il fuoco il male.
20. Il nome è !"idea, la forma ;, l'idea resa Yisibile: insieme definiscono \'in­

di,·idualità, cu.i sc.ncndc l"Atman. unica entità dai molti clfctti.


2r. Ovvero: come il fuoco celato nel combustibile. Viivart!blwra è intiTprc­
tato $ia come " insetto » . sia come « fuoco o.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
72

sce tutto l'universo. Come seguendo la traccia si trova l ciò


che si è perduto ) , così [seguendo l'Atman si trova la chiave
per sciogliere l'enigma dell'universo) . Fama, gloria ottiene
colui che questo sa.
8. Perciò più caro d'un figlio, più caro della ricchezza,
più caro e più proprio d'ogni altra cosa è questo Atman. Se
un tale afferma che non l'Atman ma un altro gli è caro e se
di questo tale si dice: << Perderà ciò che gli è caro », ben pro-­
babilmente la prev-isione si avvererà. Soltanto l'Atman deve
venerarsi come cosa cara. Per colui che l'Atman soltanto ve­
nera come cosa cara, nulla che gli sia caro perisce.
9. A questo riguardo si dice: << Poiché gli uomini pen­
sano di diventar l'universo con la conoscenza dd Brahman,
il Brahman che cosa conobbe, per cui divenne tutto l'uni­
verso ? )).
l O. In verità, al principio questo universo era soltanto il
Brahman. Esso conobbe se stesso dicendo : (( Io sono il Brah­
man ll. Da lui tutto l'universo derivò. E qualsiasi degli dei si
levò a tale conoscenza, diventò egli pure [il Brahman] e così
per i veggenti e così per gli uomini. Riconoscendo ciò il '({i
Vamadeva poté affermare : << Manu e il Sole io sono stato J>
(�- V., 4, 26, 1). E ancor oggi colui che sa di essere il
Brahman, diventa questo universo e neppure gli dei possono
impedirglielo, poiché egli diventa intima parte di loro. Quin­
di chi venera come distinta [da sé] una divinità pensando :
<< Essa è una cosa e io sono un'altra >l, costui non ha verace
sapienza, ma è per gli dei come una bestia. Come invero
molte bestie servono l'uomo, cosl di ogni singolo uomo si
servono gli dei. Quando vien portato via un solo animale è
cosa spiacevole; che dire [se ne vengono portati via} molti?
Ecco perché agli dei dispiace che gli uomini sappiano ciò zz_
1 1 23• In verità al principio esisteva soltanto il Brahman,

n. Il potcre degli dei, a•·idi di onori e di sacrifici, dureci fin quando gli
uomini ignoreranno l'unicità sostan:ziale di tune le apparizioni, msia l'autocono­
sccn= che permise al Brahman di riconmcersi in tuno l'uni,·crso.
23. Creazione delle caste, che si ritrovano sia rra gli dci, sia rra gli uomini.
c della legge, che è identificata con la Ycrità.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
73

unico e solo, ma essendo solo non �teva manifestare [tutta


la sua potenza}. Allora creò una forma superiore, la nobiltà
militare e cioè quanti tra gli dei sono i guerrieri: Indra, Va­
rui_la, Soma, Rudra, Parjanya, Yama, Mrtyu e I�ana. Perciò
nulla è superiore alla nobiltà militare e per questo il brah­
mano nella cerimonia ddl'incoronazione del re è assiso più
in basso d'un re. Viene così reso omaggio alla nobiltà mili­
tare, ma poi il Brahman (l'Assoluto e la casta brahmanica) è
la matrice del potere militare. Perciò a qualsiasi altezza giun­
ga il re, è al Brahman, alla sua matrice, che alla fine giunge.
run re] che offenda un brahmano insulta la sua matrice ed
f tanto più malvagio quanto migliore [di lui] è quello che
ha offeso.
1 2. Ancora Esso non poteva manifestare [tutta la sua po­
tenzaJ . Produsse allora la classe dei vaiSya (ceto agricolo e
mercantile)! cioè quelle classi di dei che si contano a gruppi :
i Vasu, i Rudra, gli Aditya, i ViSvadeva, i Marut.
1 3. Ancora non poteva manifestare [tutta la sua poten�
za]. Produsse allora la casta degli Siidra, ossia Pii�an. La ter�
ra invero è PU�an, essa infatti nutre (pu!) tutto quanto esiste.
1 4. Ancora non poteva manifestare [tutta la sua poten·
za] . Allora produsse una forma più perfetta, il dharma (ciò
che è giusto, la legge). Il dharma è il principio della sovra·
nità per la nobiltà militare : perciò nulla v'è più alto del dhar�
ma. Invero il debole confida di tener a freno uno più forte
con la legge, come fosse per mezzo d'un re. Il dharma è la
verità. Perciò di uno che professi la verità si dice: tt Dice il
t,riusto )), e di uno che parla il giusto si afferma: (( Dice il
vero ))_ Le due cose sono in realtà una cosa sola.
1 5 . Quindi si hanno casta brahmanica, nobiltà militare,
casta agricola e Siidra. Tra gli dei il Brahman si manifestò
sotto forma di Agni, tra gli uomini diventò il brahmano; la
nobiltà militare [divinaJ si manifestò nel guerriero, il vaiiya
[divino] nell'agricoltore, lo SUdra [divino J nello Sudra ter·
reno. Perciò tra gli dei si desidera di diventare Agnì, tra gli
uomini di diventar brahmano, perché il Brahman si manife�
sta [specialmente] in queste due forme. E se uno da questo

www.scribd.com/Religione_in_Ita
74

mondo si diparte senza considerare la [vera] sua sede (ossia


il Brahman-Atman), questa, da lui ignorata, non gli è di
alcun giovamento, come il Veda non studiato o un'altra azio-­
ne non portata a termine. Per colui che, non conoscendo ciò,
compie un'azione pur assai meritoria, per lui alla fine questa
azione va perduta 24• Soltanto l"Atman deve essere venerato
come la [vera] sede. Per chi veneri soltanto l'Atman come
la [vera] sede; la sua azione non va perduta: tutto ciò che
si desidera, tutto infatti si ottiene da questo Àtman 25•
1 6. Ma questo .Atman individuale è la sede di tutti gli
esseri 20 : poiché l'uomo liba e sacrifica, è la sede degli dei;
poiché impara i Veda, è la sede dei veggenti; poiché offre ai
Mani e desidera la prole, è [la sede] degli antenati; poiché
dà rifugio e cibo agli uomini, è [la sede1 degli uomini; poi­
ché fornisce agli animali foraggio e acqua, è [la sede] degli
animali; poiché nelle sue dimore trovano da vivere bestie,
uccelli [e altri animali j fino alle formiche, è sede [anche]
di costoro. Come alla propria sede uno auspica sicurezza,
così a uno che così sappia sempre tutte le creature auspicano
sicurtà. Questo è stato conosciuto dopo lunga indagine.
1 7 . Soltanto l'Atman esisteva al principio, unico e solo.
Egli espresse il desiderio d'avere una moglie, di generare dei
figli, di possedere ricchezze, di compiere delle opere [meri­
torieJ. Tanti furono i suoi desideri e neppure volendolo se ne
troverebbero di più. Perciò ancor oggi chi è solo desidera
d'avere una moglie, di generare dei figli, di possedere ric­
chezze, di compiere delle opere [meritorie] . Finché non s'ot­
tengono tutte queste cose, fin allora uno si sente incompleto.
Ma la sua [veraj completezza consiste in questo: la mente
è il suo io; la parola è la moglie; il respiro è la discendenza;
l'occhio rappresenta i beni terreni, poiché è con rocchio che

-''-!· L'atto �criticale, privo della conoscenza, produce un bcoeficio tempora·


neo nd cido, ma non consente la liberazione.
"5· Con arc�ica ade:ren= a motÌ\'Ì popolari, qui si pwmettono \"antaggì mate­
ri�li deri\"anti dalla cono>cenza ùdla ver� realtà ddl'Aunan.
.2.6. Y'i: una sorta d'inte:rdipcndcnz.a fra tutte le apparizioni : tutto l'esistcme
è legato da Yincoli che ne rivdano la fondamentale uniÙ!.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
75

li si trova; l'orecchio rappresenta i beni celesti, poiché è con


l'orecchio che se ne sente parlare; il corpo è la sua azione,
poiché è con il corpo che si agisce 27• Quintuplice è il sacri­
ficio, quintuplice la vittima del sacrificio, quintuplice l'uomo :
tutto ciò che esiste è fondato sul cinque2l!. E ottiene tutto ciò
che esiste, colui che così sa.

QUINTO BRAHMA1'•9A 29

}t) Dei sette cibi che il Padre creò


con l'intelligenza e con l'ascesi
uno fu a lui comune [con tuttiJ ,
due destinò agli dei,
tre produsse per se medesimo,
ur.:o diede agli animali.
In quest'ultimo è fondato tutto
ciò che respira e ciò che non respira.
E come mai questi cibi non vanno alla fine,
benché siano continuamente mangiati?
Colui che conosce questa indistruttibilità
consuma il cibo con la sua bocca,
giunge tra gli dei,
possiede il vigore.
Così dicono i versi.

��- L'uo'TIO d�sidera i beni terreni; ma chi conosce l'Atman ravvisa in sé tutti
fini ddb. Yita ternna, che sono cinque, poiché nmo è quintuplicc (dr. T.Up.,
' · n.
:

28. II 'iacrificio si compie agli dci, ai rti. ai 11-iani, agli uomini, agli animali.
Le •it::ime sono : uomo, cavallo, bue, pecora, capra. L'uomo ha cinque sensi :
p.tr•;b, odorato, Yist.l, udito, mente.
"9· ll quinto briihmaT}a comprende ..arie sezioni, piutwsto staccate conce!·
tu.,);nente.
3"- par. r-13. Il creator� ha prodotto sette tipi di cibo pcr le varie creature, che
<la! �ibo di?enclono. anzi di e,;,, sono costituite, Per sé ha riservato tre cibi, cioi:
ii neawrc, che � l"Atman (r, 4, l}, è cosrjruito di parola, mente, soffio. Con que­
s:a triade altre triadi vrngono idcnrjficate, spesso senza che si ri=a a scnrgere la
ragi•me dell'equiparazione.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
2. << Dei sette cibi che il Padre creò f con l'intelligenza
e con l'ascesi >>: invero il Padre li creò con l'intelligenza e
con l'ascesi.
l< Uno fu a lui comune [con tutti] u : questo nutrimento
a lui comune [con tutti] è tutto ciò che qui si mangia. Chi
lo venera non si libera dal male, perché esso è un cibo misto
(ossia non scelto). << Due ne destinò agli dei >> : ossia le liba­
gioni e le ablazioni : è per questo che agli dei si fanno liba­
gioni e ablazioni. Altri dicono che con queste parole s'inten­
dono i sacrifici compiuti al novilunio e al plenilunio. Non
deve quindi farsi il sacrificio detto irfi (che è diretto all'otte­
nimento di qualche bene immediato).
<< Uno diede agli animali J) : questo fu il· latte. Di latte
infatti al principio si nutrono uomini e animali. Perciò a un
'
bambino appena nato fanno leccare per prima cosa un po
di burro o gli fanno succhiare il seno, e di un vitello appena
nato si dice : << Non è erbivoro )).
<< In quest'ultimo è fondato tutto ciò che respira e ciò che
non respira >) : sul latte infatti si fonda tutto ciò che respira
e ciò che non respira. Ma se si sente dire che [soltanto] chi
per un anno liba con il latte vince la seconda morte, non
bisogna crederci. Colui che così sa vince infatti la seconda
morte nel giorno stesso in cui sacrifica : infatti, [offrendo il
latte] , tutti gli alimenti egli offre agli dei 31•
<< E come mai questi cibi non vanno alla fine, benché
siano continuamente mangiati ? >>. Il Purura (ossia il creatore)
è invero l'indistruttibilità: egli infatti crea sempre di nuovo
il cibo.
<< Colui che conosce questa indistrutt:ibilità >> : il Puruj«
invero è l'indistrutribilità. Egli crea i cibi con le opere [meri­
torie] , con la continua meditazione. Se non lo facesse, [il
cibo] andrebbe alla fine.
(< Consuma il cibo con la sua bocca '> : praiika indica la
bocca, quindi << con la bocca >>.

31. Non per il fatto di •aerifieare si ottiene vittoria sulla second� morte, ma
per la eono>cenza del valore del sacrificio offcr(O.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
77

<< Giunge tra gli dei, possiede il vigore JJ : queste parole


contengono la celebrazione [della ricompensa ] .
3 . << Tre produsse per se medesimo ll : creò per sé queste
tre cose : la mente (manas), la parola (vac), il soffio (pr1irz.a).
Si dice: « Ero con la mente altrove, non ho veduto; ero con
la mente altrove, non ho sentito >l : con la mente infatti si
vede, per mezzo della mente si ascoltarn desiderio, la deter­
minazione, il dubbio, la fede, l'incredulità, la fermezza, l'in­
costanza, il pudore, la riflessione, il timore: tutto ciò è [pro­
dotto dalla] mente. Perciò anche se si è toccati alle spalle, ci
se ne accorge per mezzo della mente. Tutto quanto riguarda
il suono è parola: essa è destinata a finire [come parola
mortale], ma non lo è [come parola divina]. Prii�a, apana,
l'yiina, ttdiina, samiina, ana: tutto ciò in verità è soffio. L'At­
man è fatto di ciò: di parola, di mente, di soffio.
4. Ci sono tre mondi : la parola è questa terra, la mente
è l'atmosfera, il soffio è il mondo celeste.
5 . Ci sono tre Veda: la parola è il �gveda, la mente è il
Yajurt'eda, il soffio è il Siimaveda.
6. Ci sono gli dei, i Mani, gli uomini: la parola rappre­
senta gli dei, la mente i Mani, il soffio gli uomini.
7. Ci sono padre, madre e progenie: la mente è il padre,
la parola è la madre, il soffio è la progenie.
8. Esiste il noto, ciò che deve conoscersi e l'ignoto 32• Tut­
to ciò che è noto è un aspetto della parola, perché la parola
è nota ed essendo tale fa progredire l'uomo.
9. Tutto ciò che è da conoscersi è un aspetto della men­
te: la mente infatti è [rivolta a] ciò che è da conoscersi ed
essendo tale fa progredire l'uomo.
l O. Tutto ciò che è ignoto è un aspetto del soffio vitale :
il soffio vitale infatti è ciò che è ignoto ed essendo tale fa
progredire l'uomo.

32. LI parola non può esprimere altro che co>e conosciute; sotto il dominio
della mente cade tutto ciò che può essere conosciuto; il soffio racchiude forse il
mistem <.kHa vita.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
1 1. Della parola il corpo è la terra, il fuoco è il suo aspet­
to luminoso. Perciò fin dove arriva la parola) fin là arriva la
terra, fin là il fuoco.
1 2. Della mente il corpo è il cielo, il sole è il suo aspetto
luminoso. Perciò fin dove arriva la mente, fin là arriva il cie­
lo, fin là il sole. [Parola e mente] si congiunsero e ne nacque
il soffio vitale. Questi è Indra e non ha rivali. C'è rivale infatti
quando c'è un secondo33• Colui che così sa non ha rivali.
l 3 . Del soffio vitale il corpo sono le acque, la luna è
l'aspetto lwninoso. Perciò fin dove arriva il soffio, fin là arri­
vano le acque, fin là arriva la luna. [Parola, mente, soffio]
tutti sono eguali, tutti sono infiniti. Chi li venera come desti­
nati a una fine, conquista mondi transeunti; chi li venera co­
me infiniti mondi eterni conquista.
1 4 34• Prajapati è l'anno e ha sedici parti. Quindici parti
sono [costituite dalleJ sue notti, la sedicesima è fissa. Per
mezzo delle notti egli s'accresce e poi decresce. Egli la notte
del novilunio con quella sedicesima parte entra in tutto ciò
che respira e poi al mattino rinasce. Perciò in quella notte
non bisogna privare della vita alcuno che respiri, neppure
una lucertola, per rispetto a quella divinità.

33· Sembra che il wffio sia considerato oltre che il sommo anche l'unico. Si
ha così una �ontraddizione con q\l:lilto prima è deno ddl'orih
-inc del soffio e
della 5113. equivalenza con parola e mente. Quanto aii'L-quiparazione tra parola,
terra e fuoco, fra i tre " cibi n riservati>i dal creatore la parola i: il più facilmente
percepibile e quindi in certo senso il più materiale, mentre l'abbinamento fuoco­
parola è tradizionale. Evidente è il nesso tra mente, ddo e sole e anche abba­
stanza spiegabile il rappono tra soffio e acque (entrambi sono indispensabili alla
vita), mentre il collegamento ulteriore con la luna, peraltro strettamente congiunta
cou le stagioni e quindi con le precipitazioni atmosferiche, è almeno insolita, per·
ché la luna è messa generalmente in rapporto cou la mente.
34· str. 14·15. Prajapati è l'anno, ma anche la luna (dr. &Uf Up., :!, g).
La lnna passa pcr le varie fasi, decrescendo nella quindicina oscura fino a scom­
parire totalmente. Scomparsa dal ciclo, la luna penetra nelle ,.arie creature sottr>
feorma di cibo e di acqua, la cui produzione essa detennina, ma una parte, pur
invisibile, chiamata « fissa n, è rimasta, tanto è \"ero che il ciclo lunare ricomincia.
Dd pari per l'uomo può verificarsi la prrdita di ogni facoltà e pos..,sso (cfr. anche
Ch.Up., 6. 7), ma rimane l'Atmau, il « mo=o » che può wrnJre a sostenere il
« cerchio n delle cose materiali.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
7Y

1 5 . L'uomo che così sa è egli stesso Prajapati, l'anno


dalle sedici parti. I suoi averi sono le quindici parti, l'Àtman
è la sedicesima. Per gli averi egli s'accresce e poi decresce.
L'Atman è il mozzo, gli averi sono il cerchio. Perciò quando
nno perde tutto, se rimane in vita con l'Atman si dice: « Se
ne è andato [soltanto] per quel che riguarda il cerchio l>,
1 6 35• Tre sono in verità i mondi: il mondo degli uomini,
il mondo dei Mani, il mondo degli dei. II mondo degli uo­
mini si conquista soltanto con la [nascita di] un figlio, non
con altra azione, il mondo dei Mani con l'opera [sacrificaie] ,
il mondo degli dei con la scienza. Il mondo degli dei è il
migliore: perciò si loda la scienza.
1 7 36• Ed ora la trasmissione. Quando un uomo sente la
morte vicina, allora dice al figlio: ((Tu sei la scienza sacra,
tu sei il sacrificio, tu sei il mondo >>. Il figlio risponde : << Io
sono la scienza sacra, io sono il sacrificio, io sono il mondo >>.
Tutto quanto fu studiato [dal padre] , di tutto questo la som­
ma è la sacra scienza (brahman). Di tutti i sacrifici [del pa­
dre], la somma è il sacrificio. Di tutti i mondi, la somma è
il mondo. Tanto [esteso quanto queste parole] è l'intero uni­
verso. [Allora il padre pensa: ] << Poiché è il tutto, [il figlio]
mi aiuti [a uscire] di quaggiù )). Per questo si dice che un
figlio istruito fa conquistare i mondi celesti e per questo lo
sì istruisce. Quando un uomo che così sappia se ne va da
questo mondo, allora con le sue facoltà penetra nel figlio. Se
qualche cosa ha fatto di male, da tutto il figlio lo libera. Per
questo si chiama putra 31• Per mezzo "del figlio egli si man­
tiene saldo in questo mondo e in lui penetrano facoltà divine�
immortali.

35· La >lr. 16 sembra isolata; la mcnl.ione del figlio introduce comunque la


cerimonia descritta nella strofa scgueme.
36. str. 1]·2<>. Il padre prima di morire benedice il figlio, che rappresenta
per lui tutto l'uni.-erso. Al figlio il padre trasmette le sue facoltà, sottraendosi alla
mort�: infatti in lui penetrano le facoltà divine, proveni�nti dalla t�rra, dal cielo
e dalle acque (cfr. str. n-r3), che sono la contropane cosmica, e perciò immor·
tale, ddle facoltà cedute al figlio.
37· Secondo la falsa etimologia citata da Sallkara, il figlio salva (trii) il padre,
rimediando (puriira) alle sue colpe.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
So

1 8 . Dalla terra e dal fuoco entra in lui la parola divina.


È la parola divina, per la quale si realizza qualsiasi cosa si
dica.
1 9. Dal cielo e dal sole entra in lui la mente divina. È
la mente divina, per mezzo della quale si prova gioia e non
si è colti da dolore.
20. Dalle acque e dalla luna entra in lui il soffio divino.
È il soffio divino, che spirando o non spirando non è tocco
da turbamento né da danno. Colui che così sa, diventa l'es­
senza intima di tutte le creature. Come è la divinità (Praja­
pati), così è lui. Come tutte le creature fanno prosperare que­
sta divinità, così tutte le creature fanno prosperare colui che
così sa. Qualunque sofferenza sopportino le creature, essa
rimane a loro, a lui tocca il bene. Il male invero non giunge
mai agli dei.
21 3B. Consideriamo ora il voto [del respiro] . Prajapati
generò le facoltà. Generate che furono esse cominciarono a
disputare tra loro. (( Io parlerò >>, decise la parola. (( Io osser­
verò >>, decise la vista. (( Io ascolterò )J, decise l'udito. Del pari
[eguale determinazione espressero] le altre facoltà secondo
le loro funzioni. Allora la morte, fattasi stanchezza, le domò,
se ne impadronì e, essendosene impadronita, le impedì [nel­
le loro funzioni ] . Per questo la voce sì stanca, si stanca la
vista, si stanca l'udito. Ma [la morte] non riuscì a impa-
dronirsi del soffio mediano. Le altre [facoltà] vollero cono- 1
scer [lo] e dissero : (( Questo è il migliore tra noi : sia che si
muova, sia che non si muova 39, esso non è mai tocco da tur­
bamento o da danno. Vogliamo dunque diventare una for-
ma di lui! >>· E forma di lui diventarono 40• Per questo dal suo

38. str. 21-23. li prih}a o soffio �·ital.e non cessa mai né mai è stanco, così
come il vento, che è il priiljll cosmico, SC!Ilpre spira. Io essi è riposta ogni forza, in
essi ritrovano il loro fondamento facoltà umane e fenomeni celesti. Nel voto dd
soffio, l'obbligatoria mservanza dd qU<tle miticamcnte oignifica l'indispensahilità
del respiro, mi sembra di ravvisare, più che un anticipo delle pratiche )'Oga, l'esor­
tazione ad accettare la vita, con le sue prove e i suoi dulori, ché la �·ita in se stessa
è il più alto sacrificio. Vedi anche B.Up., 5, II.
39· TI respiro non si muove nella pausa tra iospirazione ed espinzione.
40. Si resero cioè conto dcll'ind.ispensabilità del soffio vitale. Secondo il com­
menta!O;e indiano la mobilità degli or·gaoi dci sensi, ossia la capacità di metter;;i

www.scribd.com/Religione_in_Ita
nome gli altri sensi hanno il nome di priir;a. E del pari colui
che così sa impone alla famiglia alla quale appartiene il pro�
prio nome. Chi invece contrasta con colui che così sa, costui
si dissecca ed essendosi disseccato infine se ne muore. Questo
dal punto di vista individuale.
22. Adesso secondo il punto di vista cosmico. (( Io arde�
rò », decise Agni. (( Io riscalderò » , decise il sole. ((Io risplen�
derò ))' decise la luna. Del pari [eguale determinazione
espressero] le altre divinità secondo le loro funzioni. Ma co�
me si comporta nei riguardi delle facoltà [umane] il soffio
mediano, così [si comporta] nei riguardi delle divinità Vayu
(il Vento) : le altre divinità infatti possono cessare dalla loro
attività, non il Vento. Il Vento è la divinità che non mai
cessa dalla sua attività.
23. A questo proposito c'è una strofa:
(( Ciò da cui il sole sorge, ciò in cui esso tramonta (dal
soffio vitale esso sorge in verità, nel soffio vitale va a tra�
montare) gli dei hanno elevato al rango di legge eterna
(dharma). Così è oggi e così sarà domani )) 41•
Ciò che gli dei hanno risoluto di fare allora, questo fanno
anche oggi. Perciò bisogna seguire questo solo voto. Bisogna
ispirare ed espirare, acciocché il male, la Morte, non s'impa�
dronisca di noi. Se si segue questo voto, bisogna cercare di
condurlo a compimento. E allora si conquisterà l'unione con
quella divinità e si abiterà nella sua dimora.

SESTO BRAHMA?'::JA 42

l . In verità tutto questo universo si compone di tre ele�


menti : nome, forma, atto. Dei nomi la parola è l'uktha,
perché da essa traggono origine (ut�ti!(hantt) tutti i nomi.

in rapporto con gli oggetti, è derivata dal soffio Yitak, poiché nulla è in grado di
mucwusi all'infuori di e»o.
�l. Il verscno C un adanamento di ):?..V., 10, 1:n, 6. ll vroto persiste anche
quando il sole non si scorge nd ciclo.

.
+'· �·uni\erso. compo>to di rwmi, forme. J.zioni. c'i'\� in quanto eoiotono
gli 'lrgaru ohe ne percepiscono i componenti, o»ia !"oggetto è fondato sul sog-

www.scribd.com/Religione_in_Ita
82

Essa è pure il loro siiman, perché essa è comune (sama) a tutti


i nomi. È il loro Brahman, perché sostiene (bibharti) tutti i
nomi 43•
2. Delle forme l'occhio è l'uktha, perché da esso traggono
origine tutte le forme. Esso è pure il loro siiman, perché è
comune a tutte le forme. Esso è il loro Brahman, perché
sostiene tutte le forme.
3. Degli atti il corpo è l'uktha, perché da esso traggono
origine tutti gli atti. Esso è pure il loro siiman, perché è co­
mune a tutti gli atti. È il loro Brahman, perché sostiene tutti
gli atti. Benché triplice, questo universo è uno ed è l'Atman;
e l'.Atman, benché uno, è questo triplice [universo]. È l'im�
mortale velato dalla realtà [empirica] . Il respiro è immorta­
le, il nome e la forma sono la realtà [empirica} . Da questi
ultimi il soffio vitale è celato.

getto pemante. Come le ''arie funzioni sono fondate sull'unità dd pr!i;M, così
l'apparente molteplicità �mpirica si riconduce all'unico Atman, rappresentato ancor:�
una volta dal priir;a.
43· Parola. occhio e corpo sono il I<'eàa ovvero il fondamento dci vari feno­
meni; ognuno dci primi infatti riproduce, grazie a giochi di parole, gli clementi
costitutivi Jd Veda (uktha, inno di loJc, siiman , canto rituale, Brahman, for·
mula s.acrificale).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
SECONDO ADHYi\YA '

PRIMO BRAHMA!;'.JA 2

l . Viveva un tempo Drptabalaki, appartenente alla tribù


dei Gargya e amante dello studio. Egli disse ad AjataSatru di
Benares : << Io voglio parlarti del Brahroan JJ. Replicò Ajata­
Satru : << Mille vacche daremo per questo insegnamento e la
gente correrà dicendo : Ecco un [novello] Janaka ! >J.
2. Gargya allora disse : ·« Quell'essere che sta nel sole,
quello io venero come Brahman >>. Ma AjataSatru rispose :
<< Non pari armi di lui ! Io lo venero come il primo fra tutti

gli esseri, il capo, il re n . Colui che cosl lo venera, diventa il


primo fra tutti gli esseri, il capo, il re 3•
3. Gargya riprese : << Quell'essere che è nella luna, quello
1o venero come Brahman }) . Ma AjataSatru rispose : << Non
parlarmi di lui! lo lo venero come il grande re Soma dal
bianco vestito JJ. Per colui che così lo venera, ogni giorno

r_ Xd s�-condo adhyiiya sono particolarmente interessanti il primo e il quarto


l>r-iiùma'!a nei quali s'afferma il monismo ideo.lisu che uvvi>a ndl'Atman-Brah­
m�n !a fonte della co\cicnza c di tutti i fenomeni.
-"· Drpt<!biiEiki, o l'oq;oglioso B:il:iki, di contro al re AjiitaSatru di Bcna­
r�s. L1moso per dottrina c desidero� di emulare la generosità di Janaka, identifica
il Br�hman con varie apparizioni singole dclla narnra. _!.,[a il re rifiut.a questo pro­
ct-..lcre: il Brahman è il •oggetto cosciente dell'uomo, che nel sonno ha assorbito
tutte le altre facoltà: queste, e con esse tutto l'universo comprc>i gli dci, si
ric no al suo riwcglio, da lui promanando. Cfr. &"!- Up .. 4 e vedi il mio
:""
arucolo � :>finima U-paniJadica � in « �-liscellanea Tucci "• Napoli 1974.
3· Conforme o vicino in qualche moclo alla rappr,;en=ione che ognuno ,i
fa dd Brahman è l'effetto o il beneficio conseguito.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
viene premuto una prima e una seconda volta il soma e non
mai gli vien meno il nutrimento 3 �;;.
4. Allora Gargya disse : << Quell'essere che è nel lampo,
quello io venero come Brahman 11. Ma AjataSatru rispose :
<< Non parlarmi di lui! Io lo venero come lo Splendente n.

Colui che così lo venera, splendente diventa e splendente


pure è l a sua prole.
5. Allora Gargya riprese: << Quell'essere che è nello spa­
zio etereo, quello io venero come il Brahman >>. Ma AjataSatru
replicò: t< Non parlarmi di lui! Io lo venero come l'Essere
completo, immoto >>. Colui che così lo venera ha completezza
di prole e di bestiame e la sua discendenza non mai scompare
da questo mondo 4•
6. Gargya disse ancora : « Quell'essere che è nel vento,
quello io venero come Brahman 11. Ma AjataSatru rispose:
<< Non parlarmi di lui! Io lo venero come Indra VaikUig:ha
(Irresistibile), come l'armata invitta >>. Colui che così Io ve­
nera, è vittorioso, trionfante, supera tutti i nemici.
7. Allora Gargya riprese : ll Quell'essere che è nel fuoco,
quello io venero come Brahman )). Ma AjataSatru rispose:
<l Non parlarmi di lui! Io lo venero come il Potentissimo 11.
Colui che così lo venera acquista ogni potere e così pure la
sua prole.
8. Disse allora Gargya: << Quell'essere che sta nelle acque,
quello io venero come Brahman 11. Ma AjataS:atru disse a sua
volta: << Non parlarmi di lui! Io lo venero come il pratiriipa
(simile e conveniente) 11. A colui che così lo venera, tocca ciò
che gli è conveniente, non ciò che non gli conviene, e prole
simile da lui discende.
9. Gargya disse allora: (( Quell'essere che è nello specchio,
quello io venero come Bralunan 11. Ma AjataSatru replicò :
<<Non parlarmi di lui! Io lo venero come il Raggiante n. Colui
che così lo venera, diventa raggiante, raggiante è la sua prole
e supera in splendore tutti quelli con cui viene a contatto.

3 lns. Soma è il nome della luna e dd sucm sacrificale, spremut<J dal!\udqùu


adda, simbolo del cibo pe• gli uomini e pn gli dci.
4 · Lo spazio abbraccia ogni cosa : è quindi simbolo della completezza.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
l O. Gargya allora riprese: « Il suono che segue uno che
se ne va: quello io venero come Brahman n. Ma AjataSatru
rispose: << Non parlarmi di lui! Io lo venero come la vita >>.
Colui che così lo venera ottiene in questo mondo una vita
completa (di cent'anni) e il respiro non lo abbandona prima
del tempo.
I l . Allora Gargya disse : << Quell'essere che risiede nelle
regioni del cielo, quello io venero come Brahman >>. Ma Aja�
taSatru replicò : (( Non parlarmi di lui! Io lo venero come
ramico che non s'allontana mai >> 5• Colui che così lo venera
ha sempre an1ici e il seguito non viene mai allontanato da lui.
1 2. Gargya disse ancora: {t Quell'essere che è fatto d'om�
bra, quello io venero come Brahman >>. Ma AjataSatru rispo­
se: (t �on parlarmi di lui! Io lo venero come la Morte >>. Co�
lui che così lo venera ottiene in questo mondo una vita piena
né la morte a lui giunge prima del tempo.
1 3. Allora Gargya disse: '' Quello spirito che sta nel cor­
po (ossia la forza vitale), quello io venero come Brahman )).
Ma AjataSatru rispose : (( Non parlarmi di lui! Io lo venero
come il Corporeo >J. Colui che così lo venera ha un corpo e
pure un corpo ottiene la sua discendenza. A questo punto
Gargya rimase zitto.
14. Quindi AjataSatru chiese : (( Questo è tutto ? >>. (( È
tutto J>. t< Con tutto ciò non siamo giunti alla conoscenza >>.
Allora Gargya disse : << Io voglio essere tuo discepolo >>.
1 5 . AjataSatru replicò : .:' È una cosa contro natura che
un brahmano s'accosti a un guerriero pensando che gli par�
lerà del Brahman. Ma io te lo farò conoscere )). Così dicendo
lo prese per la mano e si alzò. S'avvicinarono a un uomo che
dormiva e AjataSatru lo chiamò con questi nomi : << O grande
re Soma dal bianco vestito! >J. [Ma} quello non s'alzò. [Al�
loraJ lo svegliò toccandolo con la mano. E quello si levò.
1 6. Allora AjataSatru disse : (( Quando costui era così im�
merso nel sonno, quell'essere costituito di coscienza dov'era

5· Probabilmente p<=rché non sì dà e>Ìstenz.. al di fuori della localizzazione.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
86

allora e da dove è ora tornato ? >>. Ma Gargya non sapeva


neppure questo.
1 7. Allora AjataSatru disse : (( Quando un uomo cade così
addormentato, l'essere costituito di coscienza, impadronitosi
della coscienza dell'uomo mediante la conoscenza [che pos..
siedeJ dei sensi, se ne sta in quello spazio che è dentro il
cuore. Quando tiene legati i sensi, allora si dice che l'uomo
dorme. Allora legato è l'olfatto, legata la voce, legata la vi­
sta, legato l'udito, legata la mente.
1 8. Suoi sono i mondi nei quali in sogno si muove. Di­
venta un gran re, un grande brahmano, subisce alti e bassi.
Come un grande re con il seguito di sudditi se ne va dove
vuole nel suo regno, così [l'essere fatto di cosci.enza] con i
suoi sensi se ne va nel suo corpo dove gli pare.
1 9. Dunque, quando uno giace immerso nel sonno pro­
fondo e non h.a più coscienza di nulla, uscendo lungo le
72.000 vene chiamate hita 5 o;s, che si diffondono dal cuore
verso il pericardio, [l'essere fatto di coscienza] riposa nel
pericardio. Come riposa un principe, o un grande re o un
grande brahmano giunto al culmine della felicità, così egli
nposa.

20. Come un ragno va seguendo le sue fila, come dal


fuoco sprizzano le faville, così da questo A.tman tutti i sensi,
tutti i mondi, tutti gli dei, tutte le creature si dipartono. Il
suo nome mistico è realtà della realtà. I sensi sono realtà,
l' Atman è la loro realtà >>.

SECOJ\TDO BRAHMA}':JA 6

l.Colui il quale conosce il giovane (animale del sacri6.�


cio) con la sua stalla, il suo covile, il suo palo e la sua corda,
costui tiene a freno i sette rivali ostili.

5 bis. Le 72.0()0 vene (nii<fi) dai cinque colori. esistenti nel cuore, permettono
l'afilusso dell'energia eterea prc ..,·enientc dal sole. Cfr. 4, 3, :!.O.
6. n ;cccmdo briihma�a comprende due indovinelli, dci quali viene data la
spiegazione. Il soffio mediano è par:>gonatD .:ill"animalc dd sacrificio. Quest'ultimo

www.scribd.com/Religione_in_Ita
B�ADARM:<YAKA UPANI�AD

In verità il giovane animale è il soffio mediano, la stalla


è questo (corpo), il covile è questa (testa), il palo è il respiro,
la corda è il cibo.
2. I sette indistruttibili vengono a lui per servirlo. Me�
diante le linee rosse che stanno nell'occhio lo serve Rudra.
Mediante l'acqua che sta nell'occhio lo serve Parjanya; me�
diante le pupille, il sole; mediante il nero dell'occhio, Agni;
mediante il bianco, Indra ; mediante le ciglia inferiori la Ter�
ra; mediante le ciglia superiori, il Cielo. Non manca mai il
cibo a colui che così sa.
3. A questo proposito c'è una strofa:

C'è un vaso con la bocca in basso e il fondo in alto.


In esso è posta la gloria di ogni tipo.
Sul suo orlo siedono i sette rri·
Ottava è la parola, unita alla preghiera.

<< C'è un vaso con la bocca in basso e il fondo in alto >>:


si deve intendere il corpo; esso è il vaso con la bocca in basso
c il fondo in alto.
<<In esso è posta la gloria d'ogni tipo >> : i sensi sono la
gloria d'ogni tipo, devono quindi intendersi i sensi.
<< Sul suo orlo siedono i sette rri >> : i sensi sono i rri. de�
vano quindi intendersi i sensi.
« Ottava è la parola, unita alla preghiera >> : in verità la
parola, ottava, è unita alla preghiera.
4. Queste due [orecchie] sono_ Gotama e Bharadvaja :
ecco Gotama, ecco Bharadvaja. Questi due [occhi] sono ViS�
vamitra e Jamadagni: ecco ViSvamitra, ecco Jamadagni. Que­
ste due [narici} sono Vasinha e KaSyapa: ecco Vasigha,

domina sette divinità, che stanno ndlc varie parti dell'occhi·� e che vegliJno su\.
l'animale: a chi risolve l'enigma viene quindi promesso il dominio su sette nemici ,
che per Sai:tkar-J sono gli organi di senso della testa (ùcchi, orecchi, narici, bocca)
in quamo forse distoglierebbero dalla pe-rcezione del v�-ro sé. li secondo inùovi·
ndlo (cfr. Atha�va,·eda, ro, S, g) riguarda la testa, nella qual� sono posti i 'et!e
organi d�i scn:ri già detti, i quali però vengono identificati con i &<:ttc rfi, � ai
quali viene aggiunta wme ùttava la parola (nell'enumerazione bocca e parola sem·
brano pErÒ considerate una cosa sob).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
88

ecco KaS:yapa. La parola poi è Atri : con la lingua si mangia


(ad) il cibo e Atri è lo stesso che atti (mangia). Si ciba di ogni
cosa colui che così sa, tutto è cibo per lui.

TERZO BRAHMA�A 7

l . In verità due sono gli aspetti del Brahman, il corpo­


reo e l'incorporeo, il mortale e l'immortale, il fisso e il mo­
bile, il sensibile e il trascendente.
2. Il corporeo è ciò che non è né vento né atmosfera :
esso è mortale, fisso, sensibile. L'essenza dell'aspetto corpo­
reo, mortale, fisso, sensibile è il sole che arde lassù : esso è
l'essenza di ciò che è sensibile.
3. L'incorporeo è il vento e l'atmosfera : esso è immor­
tale, mobile, trascendente. L'essenza dell'aspetto incorporeo,
immortale, mobile, trascendente è la persona che sta nel di­
sco solare : essa è l'essenza di ciò che è trascendente.
Ciò per quel che riguarda le divinità.
4. Ora per quel che riguarda l'individuo.
Il corporeo è ciò che non è né respiro né spazio interno
del cuore : esso è mortale, fisso, sensibile. Di questo aspetto
corpoteo, mortale, fisso, sensibile l'essenza è l'occhio : esso è
l'essenza di ciò che è sensibile.
S . L'incorporeo è il respiro e lo spazio interno del cuore :
esso è immortale, mobile, trascendente. Di questo aspetto in­
corporeo, immortale, mobile, trascendente l'essenza è la per­
sona che risiede nell'occhio destro : essa è l'essenza di ciò che
è trascendente.
6. L'aspetto di questa persona richiama quello d'una ve­
ste color zafferano, d'un vello bianco, d'una coccinella, d'una
fiamma, d'un fiore di ninfea, d'un bagliore improvviso. E

7· Dopo ascr cerc.ato di distinguere !Ia }'.aspetto materiale c quello spirituale


del Br.ahm.an sia sul piano cosmico sia sul piano individuale, e dopo .aver posto
come sllnbolo le espressioni più nobili sia del creato sia dell'incorporeo (rispettiva­
mente sole e occhio e i personaggi che si pensa siano l'essenza di quelle appari­
zioni), il vate conclude che non è possibile determinare il Brahman se non con
una serie di negazioni.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
simile a un bagliore improvviso la fortuna tocca a colui che
'
COSI Sa.
Ora la formula : Non così, non così ! (Neti, nett). Non
v'è cosa superiore a questo << Non così )J (iti na). Il nome
[del Brahman] è realtà della realtà. I soffi vitali sono la rea!�
tà, esso è la realtà di essi.

QUARTO BRAHMAI':lA 8

l . Yajftavalkya disse: (( Maitreyi, io sto proprio per an�


darmene di qui e voglio quindi definire la tua situazione con
Katyayani >>.
2. Maitreyi a sua volta disse: <c O signore, se tutta la
terra con le [sue] ricchezze mi toccasse, forse sarei per que­
sto immortale ? » . << No, - le rispose Yajfìavalkya - la tua
vita sarebbe come quella dei ricchi, ma non dalla ricchezza
si può sperare immortalità>>.
3. Allora Maitreyl replicò: (( Che m'importa di ciò che
non mi fa raggiungere l'immortalità ? Ma ti prego, o signore,
dimmi ciò che tu conosci! n.
4. Allora Yajil.avalkya disse : << Tu che mi sei così cara,
care cose vai dicendo. Vieni, siedi, io ti dirò [ogni cosa ) . Ma
tu sta ben attenta alle mie parole >>.
5. E parlò: << Non a causa dell'amore per il marito è
caro il marito, ma a causa dell'amore di sé (ovvero : del Sé)
è caro il marito 9• Non a causa dell'amore per la moglie è

8. Yàj!iavalkya, �1.11 punto di ritirarsi nella for.:sta a meditare (o forse sul


punto di morire;) par-tecipa alla cara moglie Maitreyi il suo insegnamento. Ogni
rapporto tra noi e il mondo dipende dal soggetto, dal sé: questo dunque bisogna
ricerca �, eh� es.so soltanto esiste e da e;so procede e in esso rientra ogni conoscenza
e ogni percezione. Dopo la morte scompare l'individualità, che era det,-minata dal
Lom:rctarsi in �ingdi « blocchi di cona&eenza » del grande Sé universale, scomp�re
anche ogni wscicnza: esiste s.ohanto il Sé immoto, impa,ibile, ìnconoscibile. La
rivelazione angoscia 1faitreyi, che VL-de distrutta la speranza d'nna immortalità
individuale e cosciente. Cfr. 4, 5·
9· Si noti come si pas.sì da wmiderazioni legare alla vita e ai sentimenti di
ogni giorno a un� costruzione fi!o;;ofica, sostimendo al valore grammaticale di

www.scribd.com/Religione_in_Ita
cara la moglie, ma a causa dell'amore di sé è cara la moglie.
Non a causa dell'amore per i figli son cari i figli, ma a causa
dell'amore di sé san cari i figli. Non a causa dell'amore per
le ricchezze son care le ricchezze, ma a causa dell'amore di
sé son care le ricchezze. Non a causa dell'amore per la con­
dizione di brahmano è cara la condizione di brahmano, ma
a causa dell'amore di sé è cara la condizione di brahmano.
Non a causa dell'amore per la condizione di guerriero è cara
la condizione di guerriero, ma a causa dell'amore di sé è
cara la condizione di guerriero. Non a causa dell'amore per
i mondi san cari i mondi [ai loro abitatori celesti o terrestri] ,
ma a causa dell'amore di sé son cari i mondi. Non a causa
dell'amore per gli dei son cari gli dei, ma a causa dell'amore
di sé son cari gli dei. Non a causa dell'amore per le creature
son care le creature, ma a causa dell'amore di sé son care le
creature. Non v'è nessun oggetto che si desideri per amore
di esso oggetto, bensì si desiderano tutti gli oggetti per amore
del proprio sé. È il sé dunque che bisogna guardare e sentire,
è al sé che bisogna pensare e rivolgere la propria attenzione.
O Maitrey'i, soltanto guardando, ascoltando, considerando,
conoscendo il sé si conosce tutto questo universo.
6. La dignità di brahmano abbandona colui che questa
dignità pensa esistente al di fuori dell'A.tman; la dignità di
guerriero abbandona colui che la pensa esistente al di fuori
dell'Atman; i mondi abbandonano colui che li pensa esistenti
al di fuori dell'.Atman; gli dei abbandonano colui che li pen­
sa esistenti al di fuori dell'Atman; le creature abbandonano
colui che le pensa esistenti al di fuori dell'Atman ; l'universo
intero abbandona colui che lo pensa esistente al di fuori del­
l'Atman. La dignità brahmanica, la dignità guerriera, i mon­
di, gli dei, le creature, l'intero universo non son altro che
l'Atman.

Atman ( = so stesso) il significato mctafisico di Essere in sé. Ma ciò conferma quel­


l'apriorismo già notato; l'esistenza ddl'E'ssere in .e, dell'Atman universale è accet­
tata come un dato di fano.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
9'

7. Come non è possibile afferrare i suoni che escono da


un tamburo battuto, ma presi il tamburo o chi lo batte pur il
suono resta preso;
8. come non è possibile afferrare i suoni d'una conchiglia
nella quale si soffi, ma presi la conchiglia o chi vi soffia den­
tro pur il suono resta preso;
9. come non è possibile afferrare i suoni d'un liuto che
venga suonato, ma presi il liuto o il suonatore del liuto pur il
suono resta preso : [così il mondo può conoscersi soltanto
afferrando, ossia conoscendo, l'Atman].
l O. Come da un fuoco attizzato con legna umida si spri­
giona in ogni parte il fumo, così in verità sono emanazione
di questo grande Essere il �gueda, il Yajurveda, il Siimaveda,
gli scongiuri e le magie, i racconti epici, le leggende antiche,
le scienze, le dottrine esoteriche, i versi, i trattati dottrinali,
10,
le esegesi, i commenti. E tutte queste cose in lui ritornarono
I l . come l'oceano è il luogo di raccolta di tutte le acque,
e cosi la pelle è il luogo di raccolta di tutte le sensazioni tat­
tilì, le narici sono il luogo di raccolta di tutti gli odori, la lin­
gua il luogo di raccolta di tutti i sapori, l'occhio il luogo di
raccolta di tutte le immagini, l'orecchio il luogo di raccolta
di tutti i suoni, la mente il luogo di raccolta di tutti i pensieri,
il cuore il luogo di raccolta di tutte le conoscenze, le mani il
luogo di raccolta di tutte le azioni, l'organo genitale il luogo
di raccolta di tutti i piaceri, l'ano il luogo di raccolta di tutte
le escrezioni, i piedi il luogo di raccolta di tutti i movimenti,
la parola il luogo di raccolta di tutte le scienze.
1 2. Come un blocco di sale gettato nell'acqua in essa si
dissolve e non c'è più possibilità di prenderlo, ma dovunque
si attinga salata è [l'acqua), così invero succede per questo
Essere grande, infinito, senza limiti: sorto come un blocco
di conoscenza per [servire] queste creature individuali, ne

10. Seguo l'acuta pruposta di P. Ttm.)<E (Upa71i<chadt:n, Stuttg:m, Ig66, p. 74),


il quale distingue tra nihiva.rita. " emanato ,, c "ifl·asita, " inalatt>, penetrato "
(nd testo tradito le due forme sono unificat<,). Giustificato apparisce allora il pan<·
gone con le acque ch" si gettano nell'oceano o con le varie sensazioni che si rac·
colgono negli organi, ossia esistono soltanto in quanto vengono percepite.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
segue la sparizione. Ed io quindi affermo ; Non c'è coscienza
dopo la morte >l 11• Queste furono le parole di Yajftavalkya.
1 3. Maitreyi allora disse : << O signore, mi hai turbato
dicendo che non c'è coscienza dopo la morte n. Ma Yajftaval­
kya replicò: << In verità io non dico parole che possano tur­
barti. Ma è certo che per avere coscienza è indispensabile que­
sto [corpoJ .
1 4. Quando c'è, per così dire, dualità [di un individuo
rispetto a un altro individuo), allora l'uno fiuta l'altro, lo
vede, lo ascolta, gli parla, lo pensa, lo conosce. Ma quando
la totalità dell'individuo, [ossia corpo e blocco di conoscen­
za,] è diventato il Sé, con che cosa e chi potrà [l'individuo
dissoltosi nel Sé universale] fiutare, vedere, ascoltare, parlare,
pensare, conoscere? Con che cosa potrà conoscersi quello per
mezzo del quale tutto l'universo conosce ? Con che cosa potrà
conoscersi il conoscitore? n 12•

QUINTO BRAHMAJ'�J"A n

1.La terra è miele per tutte le creature e tutte le crea­


ture sono miele per la terra. Quello spirito la cui essenza è
luce e immortalità, che risiede sulla terra, e quello spirito,
secondo il punto di vista individuale, che risiede nel corpo e
[a sua volta] è costituito di luce e d'immortalità, non son

Il. Come i vari blocchi di sale sciogliendosi perdono l'indiYidualiti e for­


mano con l'acqua una nuova in>cindibik unità, cosi i vari blocchi di conoscenza
dopo la morte cessano di ess,-e pani differenziate : non e5iSle più pluralicii., che C
il presupposto della conoscenza distintiva e quindi della coscienza.
rz. Dopo la mone non ci sono più organi di senso, che son legati al corpo, e
poi l'Atman, che è alrra cosa che il corpo, non può essere oggetto di p,-e�:zione
sensibile. Inoltre, se nulla esiste al dì fuori dcll'Annan, con che cosa porrà cono­
scer•i quello che condiziona ogni conoscenz.a?
13. Gli elementi e i fenomeni co.smici da un lato e le creatun: dall'altro sì
condizionano a vicenda, cosi come l'esistenza del miele e quella delle api sono
fondate l'una ml\'altra. Infatti il sostrato d'ogni apparizione cosmica c del suo
corrispondente nell'uomo è lo stesso spirito, l'Annan. In fine (str. 16-19) \'engono
citate a sostegno alcune strofe del ]3_gvçda, che sarebbero anticipazione della " dot·
trina del mide b.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
B�AOARAJ::f't'AXA UPANI�AO 93

altro che l'Atman. Esso è l'immortalità, esso è il Brahman,


esso è il tutto.
2. Le acque sono miele per tutte le creature e tutte le crea­
ture sono miele per le acque. Quello spirito l a cui essenza è
luce e immortalità, che risiede nelle acque, e quello spirito,
secondo il punto di vista individuale, che risiede nello sperma
e [ a sua volta] è costituito di luce e d'immortalità, non son
altro che l'Atman. Esso è l'immortalità, esso è il Brahman,
esso è il tutto.
3 . Il fuoco è miele per tutte le creature e tutte le crea­
ture sono miele per il fuoco. Quello spirito la cui essenza è
luce e immortalità, che risiede nel fuoco, e quello spirito,
secondo il punto di vista individuale, che è fatto di parola e
[ a sua volta} è costituito di luce e d'immortalità, non son
altro che l'A.tman. Esso è l'immortalità, esso è il Brahman,
esso è il tutto.
4. Il vento è miele per tutte le creature e tutte le creature
sono miele per il vento. Quello spirito la cui essenza è luce
e immortalità, che risiede nel vento, e quello spirito, secondo
il punto di vista individuale, che è il soffio vitale e [ a sua
volta] è costituito di luce e d'immortalità, non son altro che
l'Atman. Esso è l'immortalità, esso· è il Brahman, esso è il
tutto.
5. Il sole è miele per tutte le creature e tutte le creature
sono miele per il sole. Quello spirito la cui essenza è luce e
immortalità, che risiede nel sole, e quello spirito, secondo il
punto di vista individuale, che risiede nell'occhio e [a sua
volta] è costituito di luce e d'immortalità, non son altro che
L�tman. Esso è l'immortalità, esso è il Brahman, esso è il
tutto.
6. Le regioni del cielo sono miele per tutte le creature e
tutte le creature sono miele per le regioni del cielo. Quello
spirito la cui essenza è luce e immortalità, che risiede nelle
regioni del cielo, e quello spirito, secondo il punto di vista
individuale, che risiede nell'orecchio e [ a sua volta} è costi­
tuito di luce e d'immortalità, di eco, non san altro che l'At­
man. Esso è l'immortalità, esso è il Brahman, esso è il tutto.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
94

7. La luna è miele per tutte le creature e tutte le creature


sono miele per la luna. Quello spirito la cui essenza è luce c
immortalità, che risiede nella luna, e quello spirito, secondo
il punto di vista individuale, che risiede nella mente e a sua
volta è costituito di luce e d'immortalità, non san altro che
l' A.tman. Esso è l'immortalità, esso è il Brahman, esso è il
tutto.
8. La folgore è miele per tutte le creature e tutte le crea­
ture sono miele per la folgore. Quello spirito la cui essenza
è luce e immortalità, che risiede nella folgore, e quello spi­
rito, secondo il punto di vista individuale, che è fatto di
energia e [a sua volta] è costituito di luce e d'immortalità,
non san altro che l'Atman. Esso è l'immortalità, esso è il
Brahman, esso è il tutto.
9. Il tuono è miele per tutte le creahrre e tutte le crea­
ture sono miele per il tuono. Quello spirito la cui essenza è
luce e immortalità, che risiede nel tuono, e quello spirito,
secondo il punto di vista individuale, che è fatto di suono ed
è costituito di luce, d'immortalità, di sensazioni sonore, non
san altro che l'Atman. Esso è l'immortalità, esso è il Brah­
man, esso è il tutto.
1 O. L'atmosfera è miele per tutte le creature e tutte le
creature sono miele per l'atmosfera. Quello spirito la cui es-­
senza è luce e immortalità, che risiede nell'atmosfera, e quel­
lo spirito, secondo il punto di vista individuale, che risiede
nello spazio all'interno del cuore, ed è costituito di luce e
d'immortalità, non son altro che l'.Àtman. Esso è l'immor­
talità, esso è il Brahman, esso è il tutto.
1 1 . La legge di giustizia è miele per tutte le creature e
tutte le creature sono miele per la legge di giustizia. Quello
spirito la cui essenza è luce e immortalità, che risiede nella
legge di giustizia, e quello spirito, secondo il punto di vista
individuale, che è la legge [individuale] di giustizia ed è
costituito dì luce e d'immortalità, non son altro che l'Atman.
Esso è l'immortalità, esso è il Brabman, esso è il tutto.
1 2. La verità è miele per tutte le creature e tutte le crea­
ture sono miele per la verità. Quello spirito la cui essenza è

www.scribd.com/Religione_in_Ita
95

luce e immortalità, che risiede nella verità, e quello spirito,


secondo il punto di vista individuale, che è la veracità ed è
costituito di luce e di immortalità, non son altro che l'Atman.
Esso è l'immortalità, esso è il Brahman, esso è il tutto.
1 3 . La natura umana è miele per tutte le creature e tutte
le creature sono miele per la natura umana. Quello spirito la
cui essenza è luce e immortalità, che risiede nella natura urna�
na, e quello spirito, secondo il punto di vista individuale,
che risiede nell'uomo ed è costituito di -luce e d'immortalità,
non son altro che l'Atman. Esso è l'immortalità, esso è il
Brahman, esso è il tutto.
1 4. L'.Atman è miele per tutte le creature e tutte le crea­
ture sono miele per l'Atman. Quello spirito la cui essenza è
luce e immortalità, che abita nell'.Atman [universale] , e
quello spirito che è l'Atman [individuale] ed è costituito di
luce e d'immortalità, non son altro che l'Atman. Esso è l'im�
mortalità, esso è il Brahman, esso è il tutto.
1 5 . In verità l'Atman è il signore supremo di tutte le
creature, è il re di tutte le creature. Come tutti i raggi sono
confitti nel mozzo e nel cerchio della ruota, cosl in questo
Àtman sono confitti tutte le creature, tutti gli dei, tutti i
mondi, tutte le facoltà vitali, tutti gli individui.
16. In verità questo è il miele di cui Dadhyatìc Athar�
va�a parlò agli ASvin 14• Guardando con gli occhi [della men�
te] il !!i disse : << O uomini, come il tuono [annuncia] la
pioggia, io annuncio il grande prodigio compiuto per il vo�
stro bene, il miele che Dadhyaftc Atharvaq.a vi rivelò per
mezzo della testa di cavallo n .
l 7. In verità questo è il miele di cui Dadhyaftc Àthar�
Va!)a parlò agli ASvin. Guardando con gli occhi [della men�

q. Dadhyaiìc (cbc è un maestro citato nell'elenco susseguente) era stato minac­


ciato da Indra se avesse ril-elato agli A&vin il ><:greto della ç dottrina del miele'-'·
Gli ASvin allora sostituirono alla testa di Daùhvaitc una test:J. di cavallo, sulla
quale si ri1·ersO l'ira del dio. 1 versetti ddle str. r6 e r7 sono tr:mi rispettivam�me
da �.V., r, It6, u e I, ti]. :u. l ,·crsctti delle str. rS c 19 (quest'ultimo tratto
da l_{. V., 6, 47, 18) adombrano l'immanenza dd creatore nel creato e !"unità cile
oottendc la mohcplicità apparente.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
g6

te] il rri disse : (1, O ASvin, voi avete messo a Dadhyaftc


Àtharval)-a una testa di cavallo; fedele alla parola, egli vi ha
rivelato il miele di Tvagar perché fosse custodito segreta­
mente >l.
18. In verità questo è il miele di cui Dadhyafi.c Athar­
Val).a parlò agli ASvin. Guardando con gli occhi [della men­
te] il rP disse : {( Egli ha fatto castelli con due piedi, castelli
con quattro piedi, e, divenuto uccello, entrò come castellano
nei castell i >>. È il Puru!a (lo spirito) che risiede in tutti i
castelli (ossia i corpi). Nulla esiste che egli non riempia, nulla
esiste che egli non copra.
19. In verità questo è il miele di cui Dadhyaftc Athar­
vaQ-a parlò agli ASvin. Guardando con gli occhi [della men­
te] il rfi disse : (( Sotto ogni forma si concretò e ogni sua for­
ma fu [destinata] a essere veduta. Per forza di magia Indra
s'aggira sotto molteplici aspetti e mille corsieri sono per lui
attaccati }). Lui sono i corsieri, diecimila, moltissimi, infiniti.
Lui è il Brahman da nulla preceduto, da nulla seguito, cui
nulla è interiore, nulla è esteriore: l'Atman è il Brahman da
cui ogni percezione si origina.
Questo è l'insegnamento.

SESTO BRAHMA�A

1-3. Ecco ora l'elenco dei maestri : Paut:ima�ya ricevette


la dottrina da Gaupavana, questi da Paut:ima�ya, questi da
Gaupavana, questi da KauSika, questi da Kalll).9-inya, questi
da S.ii_lçlilya, questi da KauSika e da Gautama, Gautama da
AgniveSya, questi da Sal).çlilya e da Anabhimlata, questi da
Anabhirnla:ta, questi da Ànabhimlata, questi da Gautama,
questi da Saitava e da Praclnayogya, costoro da Para5arya,
questi da Bharadvaja, questi da Bharadvaja e da Gautama,
Gautama da Bha:radvaja, questi da ParaSarya, questi da Vaija­
vapayana, questi da KauSikayani, questi da Gb_rtakauSika,
questi da ParaSaryayai)a, questi da Para:Sarya, questi da Jatii­
karl).ya, questi da Asurayal).a e da Yaska, Asurayal).a da Trai-

www.scribd.com/Religione_in_Ita
97

va�, questi da Aupajandhani, questi da Asuri, questi da Bha­


radvaja, questi da Àtreya, questi da Miilgi, questi da Gau­
tama, questi da Vatsya, questi da SaQ.Qilya, questi da KaiSorya
Kapya, questi da Kumaraharita, questi da Galava, questi da
Vidarbhikau.çtQinya, questi da Vatsanapat Babhrava, questi da
Pathin Saubhara, questi da Ayasya Afl_girasa, questi da Abhuti
Tvagra, questi da ViSvariipa Tvagra, questi dagli ASvin, que­
sti due da Dadhyafi.c Atharva.çta, questi da Atharvan Daiva,
questi da M.rryu Pradhval:!lsana, questi da Pradhvarp.sana, que­
sti da Ekar�, questi da Vipracitti, questi da Vya�ti. questi da
Sana:ru, questi da Sanatana, questi da Sanaga, questi da Para­
meghin, Parameghin dal Brahman. Il Brahman è l'esistente
di per sé: onore al Brahman.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
TERZO ADHYAYA '

PRIMO BRAHMAl)lA

1 . Un tempo Janaka, re dì Videha, preparò un sacrificio


con ricchi doni per i sacerdoti e nell'occasione si radunarono
i brahmani delle tribù dei Kuru e dei Paficala. Janaka di
Videha ebbe il desiderio di saper qual fosse il più dotto tra i
brahmani. Rinchiuse allora in un recinto mille vacche e alle
corna di ciascuna erano attaccate dieci monete [d'oro} .
2. Poi egli disse [ai convenuti] : << Venerabili brahmani l
Chi tra voi è il più dotto brahmano si porti via queste vac­
che >J. Ma i brahmani non osarono. Allora Yajf:tavalkya disse
al suo discepolo : (\ Sama�ravas, caro, portale via ! )). E quello
così fece. Ma i brahmani s'adirarono e dissero : (( Come può
mai dire d'essere il più dotto brahmano tra noi ? ;J. Il cappel­
lano di Janaka di Videha era ASvala, il quale gli chiese :
<< Tu, o YajUavalkya, sei dunque tra noi il più dotto brah­
mano ? >•. E quegli rispose : (< Noi siamo pronti a rendere
omaggio al più dotto brahmano, ma noi desideriamo le vac­
che (perché crediamo d'essere i migliori) >>. Allora il cappel­
lano ASvala cominciò a interrogar}o 2 :

r. Alla eone di janak:l, che ha messo in palio ricchi premi, si svolge una
sorta di tenzone intcllcttuak tra Yli.jdavalkya e nove an·cr�ri. che pensano di
porlo in difficoltà con quesiti di vario ordine. Di rutti Yli.jflavalkya trionfa c tutti
riduce al >ilenzìo.
2. Ah.ùa pone quesiti eosenzìalmcnte liturgici, ossia chiede in qual modo
sacrificando ci si libera dalla fugacità dcll'esistenza tcm:na e <JU:ili sono i vantaggi
che dal sacrificio si traggono. Yiijiìavalkya ri•pondc che si supera la morte c

www.scribd.com/Religione_in_Ita
99

3. 11 Yajòavalkya - egli disse - se è vero che tutto l'uni­


verso è soggetto alla morte, tutto è dominato dalla morte,
con quale mezzo colui che fa sacrificare si sottrae al dominio
della morte ? n. t< Con il sacerdote hotar, con il fuoco, con la
parola. La parola corrisponde al hotar del sacrificio 3• Ciò che
è la parola, è il fuoco e questo è il hotar, è la liberazione, è
l'emancipazione finale >>.
4. 1< Yajftavalkya - continuò ASvala - se è vero che tutto
l'universo è soggetto al giorno e alla notte (ossia al tempo),
tutto è dominato dal giorno e dalla notte, con quale mezzo
chi fa sacrificare si sottrae al dominio del giorno e della not­
te? n. ,, Con il sacerdote adhvaryu, con l'occhio, con il sole.
L'occhio corrisponde all'adhvaryu del sacrificio4• Ciò che
quaggiù è l'occhio, lassù è il sole e questo è I'adhvaryu, è la
liberazione, è l'emancipazione finale n .
5. (( Yajfiavalkya - riprese quello - se è vero che tutto
l'universo è soggetto alla quindicina chiara e alla quindicina
oscura, tutto è dominato dalla quindicina chiara e dalla quin­
dicina oscura, con quale mezzo chi fa sacrificare sì sottrae al
dominio della quindicina chiara e della quindicina oscura ? n.

t� Con il sacerdote udgiitar, con i l vento, con il respiro. Il


respiro corrisponde all'udgiitar del sacrificio 5• Ciò che è il
respiro, è il vento e questo è l'udgiitar, è la liberazione, è
l'emancipazione finale )).
6. (\ Yajò.avalkya - continuò quello - poiché l'atmosfera
è priva, per dir così, di sostegno, per qual via d'ascesa colui
che fa sacrificare può salire al mondo celeste ? n, t( Con il
sacerdote brahmdn, con la mente, con la luna. La mente cor-

>'ottiene la comprensione dell'universo riconoscendo la vera realtà degli officianti


il rito, che sono identificati con almni sensi umani e con la loro controparte
cosmica. l particolari appartengono alla speculazione sacerdotale.
3· ll hotar è il sacerdote eh� pronuncia le strofe e qtrindi vien messo in rap·
ponD con la parola. Tra parola c fuoco il r-apporto è probabilmente da vcd�r>i nel
fatto che il fuoco è la bocca degli dei, per i quali divora le offerte.
4- L'adhvaryu sorveglia lo svolgimento dd sacrificio, l'occhio sorveglia l'agire
ddl'uomo, il sole sorveglia tutto il uca.w.
5· L'udgiitar è il sacerdote cantore c canta per mezzo del respiro.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
wo

risponde al sacerdote brahmd.n del sacrificio 6• Ciò che è la


mente, è la luna e questa è il sacerdote brahmdn, è la libera­
zione, è l'emancipazione finale >>.
Questo per quel che concerne la liberazione. Vediamo ora
i benefici [che s'ottengono) .
7. (( Yajllavalkya - disse quello - quante strofe pronun­
cerà oggi nel sacrificio il hotar? ». << Tre 11. << Quali sono que­
ste tre? >>. <<La strofa introduttiva, la strofa che accompagna
l'offerta, la strofa d'encomio >L <� Che cosa s'ottiene con
esse ? n. (( Qualunque cosa abbia vita n.

8. (( Yajfi.avalkya - allora quello disse - oggi l'ad!wary u


quante ablazioni offrirà nel sacrificio? 11. (( Tre J). <' Quali
sono queste tre ? )J, << Quelle che offerte fiammeggiano, quelle
che gettate sul fuoco fanno venir fuori la schiuma, quelle che
a contatto con il fuoco colano in basso n . t( Che cosa s'ottiene
con esse ? >>. tt Con quelle che offerte fiammeggiano s'ottiene
il mondo degli dei: fiammeggia in certo modo infatti il
mondo degli dei. Con quelle che gettate nel fuoco fanno ve­
nir fuori la schiuma s'acquista il mondo dei Mani: il mondo
dei Mani infatti è posto, per così dire, al di fuori. Con quelle
che a contatto con il fuoco colano in basso s'ottiene il mondo
degli uomini: in basso infatti è in certo modo il mondo degli
UOffilill >>.
9. tt Yajiìavalkya - ripigliò quello - con quante divinità
oggi il sacerdote brahmdn protegge a man destra il sacrifi­
cio ? >>. tt Con una sola l>. tt Qual è ? n. a La mente. Infinita
è la mente, infiniti tutti gli dei. Perciò il mondo infinito s'ot­
tiene con essa >>.
l O. tt Yajfì.avalkya - disse ancora quello - quante strofe
di lode canterà oggi l'udgiitar in questo sacrificio? >>. tt Tre >l.
tt Quali sono queste tre? >>. tt La strofa introduttiva, la strofa
che accompagna l'offerta, la strofa d'encomio ». tt Che cosa
sono queste secondo il punto di vista individuale ? ''· t( La
strofa introduttiva è il priil;a, la strofa che accompagna l'of-

6. TI sacerdote brahmin con la mente dirige il sacrit1cio e ne corn:ggc ogni


eventuale errore.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
ferta è l'apiina, la strofa d'encomio è il vyiina >>. rr Che mai
s'ottiene con queste ? >>. << Con la strofa introduttiva s'ottiene
la terra, con la strofa che accompagna l'offerta s'ottiene l'at­
mosfera, con la strofa d'encomio s'ottiene il mondo celeste n .
Allora tacque il cappellano di corte AS:vala.

SECONDO BRAHMAJ::-IA 7

l . Di poi s'avanzò a interrogarlo Àrtabhaga, discenden­


te di Jaratkaru : << Yajòavalkya - diss'egli - quanti sono i
prenditori (grafia) e quanti sono i superprenditori (ati­
grafia)? 11. (( I prenditori sono otto e otto pure sono i super­
prenditori l>. (( Chi sono gli otto prenditori e gli otto super­
prenditori? >l 8•
2. ''In verità, prenditore è l'olfatto, [che a sua volta è]
afferrato da quel superprenditore che è l'odore : con l'olfatto
infatti si percepiscono gli odori.
3 . In verità, prenditore è la voce [che a sua volta è] af­
ferrata da quel superprenditore che è il vocabolo : con la voce
infatti si pronunciano i vocaboli.
4. In verità, prenditore è la lingua, [che a sua volta è]
afferrata da quel superprenditore che è il gusto : con la lingua
infatti si distinguono i gusti.
5. In verità, prenditore è la vista, [che a sua volta è]
afferrata da quel superprenditore che è l'immagine : con l a
vista infatti si percepiscono le immagini.
6. In verità, prenditore è l'udito, [che a sua volta è]
afferrato da quel superprenditore che è il suono : con l'udito
infatti si intendono i suoni.

7· .'\nabh;;ga pone cinque quesiti: sul rapporto tra organi dei sensi e oggetti;
mlb possibilità di ,·iuc�-re la mort�; sul farw fi;iologico dd gonfiamento dei cada·
'·cri; sulla sola cosa che non abbandona l'uomo alla morte; sulla vitl futura.
8. Con graha son designali i semi con cui ,; percepiscono gli nggL-ni; ad �ssi
son considerati superiori (atigraha) gli oggetti stessi dci sensi, i quali esercitano sui
sensi una sona d'attrazione. primitin concezione dd rappurw scambievole che
s'instaura tra >ensi e oggetti.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
7. In verità, prenditore è la mente, [che a sua volta è]
afferrata da quel superprenditore che è il desiderio: con la
mente infatti si concepiscono i desideri.
8. In verità, prenditori sono le mani, [che a lor volta
sono] afferrate da quel superprenditore che è l'azione: con
le mani infatti si compiono le azioni.
9. In verità, prenditore è la pelle, [che a sua volta è]
afferrata da quel superprenditore che è il tatto : con la pelle
infatti si percepiscono i contatti. Questi sono gli otto prendi­
tori e gli otto superprenditori n.

l O. l< Yajftavalkya - disse allora quello - poiché tutto è


cibo per la morte, qual è quella divinità per la quale la morte
è cibo ? >>. rr Il fuoco è l a morte ed è cibo delle acque. Invero
vince la seconda morte [colui che questo sa] >> 9•
I l. t< Yajftavalkya - continuò quello - quando un uomo
muore, gli spiriti vitali da lui s'allontanano o no? J>. tt No
- rispose Yajiìavalkya - ma essi si raccolgono tutti insieme
[nel suo corpo] ed egli cresce, si gonfla: gonfio giace infatti
10•
il morto >>
12. << Yajftavalkya - disse ancora quello - quando un
uomo muore, che cosa non l'abbandona? >>. l< Il nome. Il
nome è infinito, infiniti sono tutti gli dei e con esso il mondo
infinito si conquista >> 11,
1 3. << Yajftavalkya - riprese quello - quando d'un uomo
morto la parola è andata nel fuoco, il respiro nel vento, l'oc­
chio nel sole, la mente nella luna, l'udito nelle regioni cele­
sti, il corpo nella terra, l'anima nello spazio etereo, i peli
nelle erbe, i capelli negli alberi, il sangue e lo sperma si sono
depositati nelle acque, dove si trova in realtà questo uomo ? >>.
<< Prendi la mano, o caro Àrtabhaga, noi due soli lo sapre­
mo. Questo nostro colloquio non è da farsi in pubblico >>. E

9· L'osservazione d'un fano fisico (il fuoco, eh� tutto distrugge, è: vinto dal­
l'acqua) sembra suggerire un pensiero di questo tipo: un'acqua adatta (l:! cono­
scenza ddl'Atman?) vince la seconda morte.
10. Diversa, anzi opposta, è: la spiegazione dd fano in B.Up., 1, :2., 6.
II. 11 nome per mclti primitivi è indissolubilmente J.,gato mn l'anima ed è
senza fine perché una volta scelto non può cambiarsi.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
BJ,!.HAO.il�
l YAXA UPANI�i\D

uscirono e parlarono tra loro. E ciò di cui parlarono fu l'azio­


ne, e ciò che lodarono fu l'azione : buoni si diventa infatti
con le buone azioni, cattivi con le cattive 12•
Allora si tacque Artabhaga, il discendente di Jaratkaru.

TERZO BRAHMAl'�lA 13

l . Allora pose la sua domanda Bhujyu, della stirpe di


Lahya. (, Yajftavalkya - egli disse - da studenti vivevamo
errabondi tra i Madra e un giorno giungemmo alla casa di
Patafìcala della stirpe di Kapi. Costui aveva una figlia ossessa
da un gandharva, al quale noi chiedemmo chi fosse. Quello
rispose d'essere Sudhanvan Ailgirasa. Gli rivolgemmo doman­
de sui confini dei mondi e poi gli dicemmo : " Dove sono
finiti i discendenti di Parik�it? '' 14• E questo pure a te do­
mandiamo, Yajftavalkya: dove sono finiti i discendenti di
Pariksit? )).
2. Yajiìavalkya rispose : <<Certamente colui disse : " An­
darono là dove vanno coloro che hanno celebrato il sacrificio
de1I'aù,amedha " n. << E dove vanno coloro che hanno cele­
brato il sacrificio dell'afvamedha ? ». « Questo mondo s'esten­
de quanto [è lo spazio percorso in] trentadue giorni dal
carro degli dei 15• La terra, che s'estende due volte tanto, lo
circonda tutt'attorno ed è a sua volta circondata dali'oceano,
due volte più grande. Nell'intervallo tra cielo e terra c'è una
fessura larga quanto la lama d'un coltello o l'ala d'una mo-

"'-· t qu�.>to il primo acc=no alla teoria, evid�ntemente .ancora esoterica, del

ciclo ddlc esistenze, determinate dalle azioni, che sole sopravvivono alla sparìzion�
dell'indi,·iduo.
13. Y�iilavalk;-a. b mi scienza non è inferiore a quella degli ìnvasati, traccia
una brC\'<: arraica cosmografia e descrive la sorte di chi ha compiuto azioni meri·
torie, Il Vento, che assorbe in sC i trapassati, i: evidentemenre simbolo dd Brah­
man-}.tman.
!� . .'\i di;;cendenti dell'eroe epico sembra qui attribuir;c attività non commen­
d�yo]e, risc:mata tuttavia dal compimento del s�crificio.
'5· Il mondo qui con,ider:no è probabilmente la regione dall'lndo al delta
de\ Gang:e. \\'. Ru&c.>< ( Bcginn dt·r Philosophic in lndicn, p. 202, n. 47) pensa che
3" giorni impiegasse un carro a pc:rcorr�re l'intera regione.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
sca. Indra, fattosi uccello, li affidò al Vento e il Vento, aven­
doli presi in sé, li trasportò là dove già si trovavano coloro
che celebrarono il sacrificio dell'aJvamedha. Senza dubbio in
tal modo quel gandharva glorificò il Vento. Il Vento dunque
è contem�raneamente l'essere individuale e l'essere univer­
sale. In verità vince la seconda morte colui che così sa )).
Allora Bhujyu, discendente di Lahya, si tacque.

QUARTO BRAHMAJ':JA 16

l . Poi s'avanzò per interrogarlo U�sta, della stirpe di


Cakra. (( Yaj:ò.avalkya - diss'egli - parlami dell'essenza pre­
sente in ogni cosa, ossia del Brahman visibile e direttamente
percepito n. <( È il tuo .Àtman quello che è presente in ogni
cosa )). << Quale è, Yaj:fiavalkya, questo Atman presente in
ogni cosa? >>. << Quello che con l'inspirazione inspira, quello
è il tuo .Àtman presente in ogni cosa; quello che con respira­
zione (apiitJa) espira, quello è il tuo .Àtman presente in ogni
cosa; quello che circola nel corpo con il soffio circolatorio
quello è il tuo .Àtman presente in ogni cosa; quello
(vyiina),
che con il soffio ascendente (udana) soffia verso l'alto, quello
è il tuo Atman presente in ogni cosa. Ecco che cos'è il tuo
Atman presente in ogni cosa ».
2. Allora U�asta discendente di Cakra disse : << La tua
indicazione equivale a quella di chi dicesse : " Questa è una
vacca, questo è un cavallo [senza in realtà definirli] " 17•

r6. Nci due colloqui che seguono s'afferma l'identità tra Brahman e Aunan,
che è, per dir cosl, la realizzazione empirica del Brahman mctempirico. Ncl primo
colloquio si dice che l'.�unan è inconoscibile, perché è sempre soggetto, mai oggetto
della percezione: nel secondo si cerca d'indicare la via pratica per giung�n-i. !>h
in realtà il Brahman.A.tman è superiore a tutte le distinzioni: è anche al di là dcl.
l'ascesi e della dottrina (c'è forse un'allu1ion� polemica alla da.se brahmanica?) e
del conoscitore del Brahrnan può dirsi soltanto che conosce il Brahman.
17. Poiché il significato originario di A.tman è « respiro », la spiegazione è
ritenuta inwddisfacenre perché tautologica (come se si diccs>c: il respiro è qucllo
P"' cui ;i rc<pira). Cfr. F. EncERTO><. The Begirming> of Jndion Philosophy,
p. I41, nota 2.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
"5

Parlami veramente di quello che è l'essenza presente in ogni


cosa, ossia del Brahman visibile e direttamente percepito >>.
<< t il tuo Atman quello che è presente in ogni cosa >>. << Qua­
le è, Yajiìavalkya, [questo Atman] presente in ogni cosa ? >>.
<< Tu non puoi vedere chi è causa della vista, non puoi ascol­
tare chi è causa dell'ascolto, non puoi pensare chi è causa del
pensiero, non puoi conoscere chi è causa del conoscere. Que­
sto è il tuo Atman presente in ogni cosa. Al di fuori di esso
non c'è che dolore >>.
Allora tacque U�asta discendente di Cakra.

QUI:t\!0 BRAHMA!":JA

l . Si fece poi avanti per interrogarlo Kahola della stirpe


di Kw_;Jtaka. << Yaifìavalkya - disse egli - parlami dell'es­
senza presente in ogni cosa, ossia del Brahman visibile e
direttamente percepito >>. << È il tuo Atman quello che è pre­
sente in ogni cosa >>. << Quale è, Yajftavalkya, [questo At�
man] presente in ogni cosa? l>. << Quello che è superiore a
fame e sete, a dolore, a errore, a vecchiezza, a morte. Quando
abbiano conosciuto questo Atman, i brahmani non più desi�
derano i figli, la ricchezza, i mondi [celesti ] , ma si dedicano
alla vita errabonda del monaco mendicante. Desiderare un
figlio significa desiderare la ricchezza, desiderare l a ricchezza
significa desiderare i mondi [ultraterreni] : ma tutti questi
sono desideri r vani, in quanto permettono soltanto una feli�
cità transeunte) . Perciò il brahmano si liberi della dottrina e
ridiventi come un bambino; poi superate dottrina e sempli­
cità infantile diventerà un asceta; infine, abbandonate ascesi
e non ascesi, diventerà un [vero] brahtnano l>. << In virtù di
quale cosa diventerà un [vero] brahmano ? >>. t< Diventerà tale
in virtù di quello stesso [principio] dal quale deriva. Al di
fuori dì esso non c'è che dolore >,. E anche Kahola della stir�
pe di Ku�ltaka stette zitto.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
w6

SESTO BRAHMA�A ts

l. S'avanzò allora per interrogarlo Gargi, figlia di Vaca�


knu. << Yajnavalkya - disse - se le acque san la trama in cui
tutto il mondo è intessuto, in qual trama sono intessute le
acque? ». << Nel vento, Gargi >>. << E in qual trama è intessuto
il vento? ». << Negli spazi dell'atmosfera, Gargi >>. << E gli
spazi dell'atmosfera in quale trama sono intessuri ? >l. << Nei
mondi dei gandhan•a, Gargi >>. << E i mondi dei gandharua
in quale trama sono intessuti? ». << Nei mondi del sole, Gar�
gi >>. <l E i mondi del sole in quale trama sono intessuti ? n.
<< Nei mondi della luna, Gargi >>. << E i mondi della luna in
quale trama sono intessuti? n . << Nei mondi delle stelle, Gar­
gì >>. << E i mondi delle stelle in quale trama sono intessuti? >>.
<< Nei mondi degli dei, Gargl n . << E i mondi degli dei in
quale trama sono intessut:i? n. << Nei mondi di Indra, Gargi >>.
<( E i mondi di Indra in quale trama sono intessut:i ? n. << Nei
mondi di Prajapati, Gargi >>. « E i mondi di Prajapati in qua­
le trama sono intessuti ? >>. « Nei mondi del Brahman, Gar­
gi >>. « E i mondi del Brahman in quale trama sono intes­
sut:i? >>. Allora Yajftavalkya disse : c< O Gargi, non fare troppe
domande, che la tua testa non scoppi. Tu fai domande su
una divinità al di là della quale non possono più farsi doman­
de. Gargi, non fare altre domande >>.
Allora Gargi, la figlia di Vacaknu, si tacque.

SETTIMO BRAHMA�A lll


l . Allora Uddalaka figlio di AruQ.a l'interrogò e disse :
<< Yaj6.avalkya, fra i Madra noi dimoravamo e imparavamo
il [rituale del] sacrificio nella casa di Pataftcala Kapya. La

18. In un quadro çmmc.grafico che non s'accorda con quello di 3 , 3, G:irgl


e Y�jflavalkya compiono una wrta di regr..-.m<> t>d infinilum, e giungono al Brah·
man, oltre il quale non è possibile pro.,edere.
19. Le risposte alle due domande di Udd.llaka, figlio di Aru<ta e di;;cendente
di Gotama, in sostanza riaffermano l'unicità dcl principio vitale dell'uninno. Il
filo che lega in un tutto organico i fenomeni c le creature è il vemo, ossia il

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'"7

moglie di costui era posseduta da un gandharva. A questo


noi chiedemmo chi fosse ed egli rispose di chiamarsi Kaban­
dha Atharvat].a. Poi proseguì, rivolto a Pataiìcala Kapya e a
[noi] studiosi del rituale: " Conosci, o Kapya, quel filo che
tien legati insieme questo mondo, il mondo di là e tutte le
creature? ". Pataftcala Kapya rispose : " O venerabile, io non
lo conosco". Allora quello ripigliò, rivolto a Patatìcala Kapya
e a [noi] studiosi del rituale: " Conosci, o Kapya, quell'in­
terno reggitore, che dall'interno regge questo mondo e quel­
raltro e tutte le creature ? ". E Pataftcala Kapya ancora rispo­
se: '' Non lo conosco, o venerabile ''. Quindi il gandharva
disse a Pataò.cala Kapya e a [noi] studiosi del rituale: " O
Kapya, chi conosce questo filo e questo interno reggitore,
costui conosce il Brahman, i mondi, gli dei, i Veda, le crea­
ture, costui conosce l'Xtman, conosce ogni cosa". Così egli
disse. Ed ora io lo conosco. Se tu, o Yajiìavalkya, senza cono�
scere questo filo, questo interno reggitore, ti porterai via le
vacche promesse ai brahman.i, la tua testa scoppierà! >>. (( In
verità io conosco, o discendente di Gotama, questo filo e que�
sto interno reggitore >>. << Chiunque può dire : " Io lo so, io
lo so ! ". Ma ora dì quello che sai n .
2. Yajftavalkya disse : <t Il vento, o discendente di Gota­
ma, è questo filo: il vento è il filo che tien insieme legati
questo mondo, quell'altro e tutte le creature. Perciò, o Go�
tama, quando uno è morto si dice : gli si sono sciolte le mem­
bra. È perché il vento è il filo che insieme le tiene legate >>.
(( È proprio così, Yajiìavalkya; ora parla dell'interno reggi­

tore >1.
3. •< Colui che, pur stando nella terra, è distinto da essa,
che dalla terra non è conosciuto, che ha come corpo la terra,
che dall'interno regge la terra, questo è il tuo Xtman, l'in�
terno reggìtore, l'immortale.

nspiro nel cnrpo; colui che, interno �i fenomeni c agli ocgani, citati s�nz'ordine,
regge ogni attiYit:à è l'Atman. Ma siccome il yento è simbolo dell'Atman, in ultima
an.•i;,; tmto 'i riconduce all'llnità: l'Atman i; il principio <upn:mo sia Ìriteriorc ,;,
e>tciore, Nella determinazione dell'.Atman come « interno reggitore � (antaryli·
mi") ci sembra di riscontrare un accenno alla personificazione e quindi una ten·
du.za teistica che sarà sYiluppaUt e meglio precisata in segLiito.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
w8 BJ!.H.mARA�YAKA Ul'ANI�AD

4. Colui che, pur stando nelle acque, è distinto da esse,


che dalle acque non è conosciuto, che ha come corpo le ac�
que, che dall'interno regge le acque, questo è il tuo Atman,
l'i.nterno reggitore, l'immortale.
5 . Colui che, pur stando nel fuoco, è distinto da esso, che
dal fuoco non è conosciuto, che ha come corpo il fuoco, che
dall'interno regge il fuoco, questo è il tuo Atman, l'interno
reggitore, l'immortale.
6. Colui che, pur stando nell'atmosfera, è distinto da es­
sa, che dall'atmosfera non è conosciuto, che ha come corpo
l'atmosfera, che dall'interno regge l'atmosfera, questo è il tuo
Àtman, l'interno reggitore, l'immortale.
7. Colui che, pur stando nel vento, è distinto da esso, che
dal vento non è conosciuto, che ha come corpo il vento, che
dall'interno regge il vento, questo è il tuo Àtman, l'interno
reggitore, l'immortale.
B. Colui che, pur stando nel cielo, è distinto da esso, che
dal cielo non è conosciuto, che ha come corpo il cielo, che
dall'interno regge il cielo, questo è il tuo Atman, l'interno
:reggitore, l'immortale.
9. Colui che, pur stando nel sole, è distinto da esso, che
dal sole non è conosciuto, che ha come corpo il sole, che dal�
l'interno regge il sole, questo è il tuo Atman, l'interno reggi­
tore, l'immortale.
l O. Colui che, pur stando nelle regioni celesti, è distinto
da esse, che dalle regioni celesti non è conosciuto, che ha co­
me corpo le regioni celesti, che dall'interno regge le regioni
celesti, questo è il tuo Atman, l'interno reggitore, l'immor­
tale.
1 1 . Colui che, pur stando nella luna e nelle stelle, è di­
stinto da esse, che dalla luna e dalle stelle non è conosciuto,
che ha come corpo la luna e le stelle, che dall'interno regge
la luna e le stelle, questo è il tuo Atman, l'interno reggitore,
l'immortale.
1 2. Colui che, pur stando nello spazio etereo, è distinto
da esso, che dallo spazio etereo non è conosciuto, che ha come
corpo lo spazio etereo, che dall'interno regge lo spazio etereo,
questo è li tuo Atman, l'interno reggitore, l'immortale.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
"'

1 3 . Colui che, pur stando nelle tenebre, è distinto da


esse, che dalle tenebre non è conosciuto, che ha come corpo
le tenebre, che dall'interno regge le tenebre, questo è il tuo
.Atman, l'interno reggitore, l'immortale.
1 4. Colui che, pur stando nella luce, è distinto da essa,
che dalla luce non è conosciuto, che ha come corpo la luce,
che dall'interno regge la luce, questo è il tuo Atman, l'in�
terno reggitore, l'immortale. Questo sul piano cosmico. Ve­
diamo ora per quel che riguarda le creature.
1 5 . Colui che, por trovandosi in tutte le creature, da
tutte le creature è distinto, che da tutte le creature non è
conosciuto, che ha come corpo tutte le creature, che tutte le
creature regge dall'interno, questo è il tuo Atman, l'interno
reggitore, l'immortale.
Questo per quel che riguarda le creature. Ora per quel
che riguarda l'individuo.
1 6. Colui che, pur trovandosi nel respiro, dal respiro è
distinto, che dal respiro è ignorato, che si manifesta nel respi­
ro, che dall'interno regge il respiro, questo è il tuo Atman,
l'interno reggitore, l'immortale.
1 7. Colui che, pur trovandosi nella parola, dalla parola è
distinto, che dalla parola è ignorato, che si manifesta nella
parola, che dall'interno regge la parola, questo è il tuo At­
man, l'interno reggitore, l'immortale.
18. Colui che, pur trovandosi nella vista, dalla vista è di­
stinto, che dalla vista è ignorato, che si manifesta nella vista,
che dall'interno regge la vista, questo è il tuo Atman, l'in­
temo reggitore, l'immortale.
19. Colui che, pur trovandosi nell'udito, dall'udito è di­
stinto, che dall'udito è ignorato, che si manifesta nell'udito,
che dall'interno regge l'udito, questo è il tuo .Atman, l'in­
terno reggitore, l'immortale.
20. Colui che, pur trovandosi nella mente, dalla mente
è distinto, che dalla mente è ignorato, che si manifesta nella
mente, che dall'interno regge la mente, questo è il tuo At­
man, l'interno reggitore, l'immortale.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
no

2 1 . Colui che, pur trovandosi nella pelle, dalla pelle è


distinto, che dalla pelle è ignorato, che si manifesta nella
pelle, che dall'interno regge la pelle, questo è il tuo Atman,
l'interno reggitore, l'immortale.
22. Colui che, pur trovandosi nella facoltà di conoscere,
da essa è distinto, che dalla facoltà di conoscere è ignorato,
che si manifesta nella facoltà di conoscere, che dali 'interno
regge la facoltà di conoscere, questo è il tuo Atman, l'interno
reggitore, l'immortale.
23. Colui che, pur trovandosi nel seme, da esso è distin­
to, che dal seme è ignorato, che si manifesta nel seme, che
dall'interno regge il seme, questo è il tuo Atman, l'interno
reggitore, l'immortale.
Esso è il Veggente non veduto, l'Uditore non udito, il
Pensatore non pensato, il Conoscitore non conosciuto. Non
c'è altro veggente al di fuori di lui, non altro uditore, non
altro pensatore, non altro conoscitore. Esso è il tuo Atman,
l'interno reggitore, l'immortale. Al di fuori di esso non c'è
che dolore >>.
Allora Uddalaka figlio di AruQa rimase zitto.

OTTAVO BRAHMA!:-JA 20

l . Quindi parlò la figlia di Vacaknu, [Gargi] : (( Vene�


rabili brahmani, io ora rivolgerò due domande a costui. Se
mi saprà rispondere, nessuno di voi potrà sicuramente vin�
cerio nelle questioni riguardanti il Brahman >>. ({ Domanda
pure, o Gargi )),
2. Allora essa disse : ({ O Yajftavalkya, come un guerriero
della stirpe di KaSi o di Videha, dopo aver teso la corda
[prima] rilasciata dell'arco, s'avanza tenendo nella mano due

20. Il principio deU"univ<XSo è l'ak!ara, l'Indefenibile, il soggetto non cono­


sciuto ddla conoscenza: a esso tutto obbedioce e in esso tutto si raccoglie, ma_ poi­
ché non può essere definito che in senso negativo, per questo è identico a!\',\tman
(v. 3, 7, 23). Il brano è probabilm""te non prosecuzione ma seconda Ycrsionc del
colloquio con Gfugl, riponato in 3, 6.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
frecce destinate a trafigger l'avversario, così io mi son levata
contro di te con due domande. Rispondimi ! >>. <' Domanda
pure, o Gargi >>.
3. Essa disse : << Yajftavalkya, ciò che sta al di sopra del
cielo, ciò che sta al di sotto della terra, ciò che sta tra cielo e
terra, ciò che chiamano passato, presente e futuro, in quale
trama è intessuto ? ».

4. Egli rispose : << O Gargi, ciò che sta al di sopra del


cielo, ciò che sta al di sotto della terra, ciò che sta tra cielo e
terra, ciò che chiamano passato, presente e futuro, è intes�
suto nella trama dello spazio etereo >>.
5. Essa allora: <r Onore a te, Yaj:fi.avalkya, che hai rispo­
sto alla mia domanda. Preparati alla seconda >>. << Domanda
pure, o Gargi ».
6. Essa disse : « Yaj:fi.avalkya, ciò che sta al di sopra del
cielo, ciò che sta al di sotto della terra, ciò che sta tra cielo e
terra, ciò che chiamano passato, presente e futuro, in quale
trama è intessuto ? >>.
7. Allora egli rispose : << O Gargi, ciò che sta al di sopra
del cielo, ciò che sta al di sotto della terra, ciò che sta tra
cielo e terra, ciò che chiamano passato, presente e futuro, è
intessuto nella trama dello spazio etereo ». << E in quale trama
è intessuto lo spazio etereo ? n .
8 . Egli disse : r< O Gargi, questo [principio] i brahmani
lo chiamano l'Indefettibile. Esso non è né grosso, né sottile,
né corto, né lungo; esso è privo di sangue, di grasso, esso è
privo di ombra, di oscurità, di vento, di etere; esso è senza
adesività, senza sapore, senza odore, senza vista, senza udito,
senza parola, senza mente, senza energia vitale, senza respiro,
senza bocca, senza misura; non è né interno, né esterno ;
nulla esso mangia e nessuno lo mangia.
9. In verità al comando di questo Indefettibile, o Gargi,
sole e luna stanno distinti al lor posto; al comando di questo
lndefettibile, o Gargi, cielo e terra stanno distinti al lor po­
sto; al comando di questo lndefettibile, o Gargi, compiono
ciascuno il suo corso i minuti, le ore, i giorni e le notti, le
quindicine, i mesi, le stagioni e gli anni ; al comando di que�

www.scribd.com/Religione_in_Ita
sto Indefettibile, o Gargi, scendono dalle candide montagne
i fiumi, alcuni a occidente, altri a oriente secondo la loro
direzione; al comando di questo Indefettibile, o Gargi, gli
uomini lodano chi dona, gli dei chi fa fare il sacrificio e i
Mani agognano l'offerta.
l O. Se in questo mondo qualcuno, senza conoscere que­
sto Indefett:ibile, o Gargi, offre, sacrifica, pratica l'ascesi, fos­
se pure per molte migliaia di anni, il suo [merito) è sempre
destinato a una fine. Colui che se ne muore senza conoscere
questo Indefettibile, o Gargi, è misero; ma chi lascia questo
mondo dopo aver conosciuto l'Indefettibile, o Gargi, è un
vero brahmano.
l l . Questo Indefettibile, o Gargi, è il Veggente non ve­
duto, l'Uditore non udito, il Pensatore non pensato, il Cono­
scitore non conosciuto; non altra cosa esiste fuori di lui che
sappia vedere, udire, pensare, conoscere. In questo Indefetti­
bile, o Gargi, è intessuto lo spazio etereo )) .
1 2 . Allora essa disse : << Venerabili brahmani, dovete con­
siderare già gran cosa il fatto che da costui siete stati lasciati
liberi dopo [avergli reso soltanto] un omaggio. In verità non
esiste alcuno di voi che possa superarlo nelle questioni con­
cernenti il Brahman J>.
la figlia di Vacaknu si tacque.
l

NONO BRAHMA�A 21

l . Allora si fece avanti a interrogarlo Vidagdha della


stirpe di Sakala: <( Quanti sono gli dei, o Yajfiavalkya ? >J.
Egli rispose secondo la forma liturgica: (( Quanti sono
enumerati nella formula invocatoria a tutti gli dei: 33o6 >>.

21. La ten:;:one con Vidagdha comprende vari argomenti, il passaggio rra i


quali spcs�o non è perspicuo. Dapprima (1-9) s'afferma eh� le varie divinità si
riducono al soffio vitale. che � il Brahman. Quindi (to-18) Vidagdha idmtifica
l'Atman con lo spirito che ooggiace a vari Irnomcni, ma le identificazioni si rh·e·
lano fallaci, perché esiste, al di là dd fenomeno proposto, qualche cosa che domina
o cui aspira quello spirito, il quale pertanto né i: <1uronomo, ni' abbraccia muo
l'universo. Viene poi esposta (19-25) una teoria per CIIi rutto si ba>a sul cno.-e, come

www.scribd.com/Religione_in_Ita
UJ

<< Va bene - disse quegli - ma quanti sono veramente gli


dei, Yajiìavalkya? >>. << Trentatrè n. <<Va bene - ribatté co­
lui - ma quanti sono veramente gli dei, Yajfiavalkya ? >>.
<< Sei >>. <<Va bene - disse ancora quegli - ma quanti sono
veramente gli dei, Yajftavalkya? ». << Tre >>. <<Va bene - ri­
prese quegli - ma quanti sono veramente gli dei, Yajtìaval­
kya? >>. << Due >>. <<Va bene - ancora ripigliò colui - ma
quanti sono veramente gli dei, Yajiìavalkya? ». << Uno e mez­
zo >>. <<Va bene - disse ancora - ma quanti sono veramente
gli dei, Yaj.iìavalkya? >>. << Uno >>. << Bene - concluse quegli ­
allora chi sono i 3306 ? >>.
2. Yajfi.avalkya disse : << Queste sono le loro capacità di
manifestarsi, ma gli dei sono soltanto trentatrè n. << Chi sono
questi trentatrè? >>. << Gli otto Vasu, gli undici Rudra, i do­
dici Aditya assommano a trentuno; con Indra e Prajapati si
arriva a trentatrè )),
3. <c Quali sono i Vasu? >>. (( Agni, la terra, il vento, l'at�
mosfera, il sole, il cielo, la luna e le stelle : questi sono i Vasu.
In essi è posto (vasatl) tutto l'universo, perciò si chiamano
Vasu )),
4. cc Quali sono i Rudra ? >>. et I dieci organi vitali che ci
san nell'uomo 22 e la mente come undecima. Uscendo dal
-coq:ro mmtale essi famro piangere, poi:d:Lé fanno piangere
(rmT) si chiamano Rudra l>.
5 . '' Quali sono gli Aditya? )), « I dodici mesi dell'anno
sono gli Aditya. Essi passano portandosi via tutto questo uni­
verso; poiché passano portandosi via (ada) tutto questo uni­
verso, si chiamano perciò Aditya n.
6. ,_, Chi è Indra, chi è Prajapati ? 1 1 . ((Il tuono è Indra,
il sacrificio è Prajapati >>. (( Che cosa è il tuono? >>. rr Il ful­
mine >>. rr Che cosa è il sacrificio? >>. r' -Gli animali n.

sede ddl'intcl!ig=za; segue quindi una strofa assai incoerente, che conclude con
la mone di Vidagdha, punito più per avex- messo in dubbio la superiorità di Yajiìa·
,-alkya che per ava- spinto troppo olrre le sue domande, Infine il vittorioso Y1ijfiaval­
kya con il cosiddetto paragone dcll'albero riafferma l'unicità del Brahman, fonda­
mento e meta ultima di tutte le cose.
:u. l cinque organi dci sensi e le cinque f.acohà di movimento.

8. C•·-•�·�-w.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
"4

7. << Chi sono i sei? n. << Agni, la terra, il vento, l'atmo­


sfera, il sole e il cielo : ecco i sei. Questi sei sono tutto questo
umverso 11.
8. << Chi sono i tre dei? >J. << Questi tre mondi : in essi in�
vero vivono tutti gli dei >>. << Chi sono i due dei? 11. <<Il cibo
e il respiro >>. << Chi è l'uno e mezzo ? n . « Il [ventoJ che spira
purificando ''·
9. A questo proposito è stato osservato : Poiché è uno solo
che spira purificando, come mai può parlarsi di uno e mezzo
(adhyardha)? Tutto que'sto universo prosperò (adhyiirdhnot)
in lui, per questo si chiama adhyardha. << Chi è l'unico
dio ? )), <<Lo spirito vitale, il prii1;a: lo chiamano il Brahman,
il tyad (il trascendente) ''·
l O. << Colui che conosce quello spirito del quale la terra
è la sede, il fuoco è il regno, la mente è la luce e che è lo
scopo supremo d'ogni individuo, costui veramente conosce,
Yajllavalkya ». t< In verità io conosco quello spirito che tu
dici essere lo scopo supremo d'ogni individuo: esso è lo spi­
rito che risiede nel corpo. Dimmi, o discendente di Sakala,
qual è la sua divinità? ». << L'immortalità ))' egli rispose.
I l . << Colui che conosce quello spirito del quale il desi­
derio è la sede, il cuore è il regno, la mente è la luce e che è
lo scopo supremo d'ogni individuo, costui veramente cono­
sce, Yajllavalkya ». << In verità io conosco quello spirito che
tu dici essere lo scopo supremo d'ogni individuo : esso è lo
spirito del desiderio. Dimmi, o discendente di Sakala, qual è
la sua divinità? )), l< Le donne ))' rispose quello.
1 2 . r< Colui che conosce quello spirito del quale le forme
sono la sede, la vista è il regno, la mente è la luce e che è lo
scopo supremo d'ogni individuo, costui veramente conosce,
Yajllavalkya )). << In verità io conosco quello spirito che tu dici
essere lo scopo supremo d'ogni individuo : esso è lo spirito
r che risiede l nel sole. Dimmi, o discendente di Sakala, qual è
la sua divinità? )). << La verità n, rispose quello.
1 3 . (( Colui che conosce quello spirito del quale lo spazio
etereo è la sede, l'udito è il regno, la mente è la luce e che è
lo scopo supremo d'ogni individuo, costui veramente cono-

www.scribd.com/Religione_in_Ita
"5

sce. Yajllavalkya ''· u In verità io conosco quello spirito che


tu dici essere lo scopo supremo d'ogni individuo : esso è lo
spirito dell'udito, dell'eco. Dimmi, o discendente di Sakala,
qual è la sua divinità? )J. << Le regioni celesti )) , rispose quello.
14. r( Colui che conosce quello spirito del quale le tene�
brc sono la sede, il cuore è il regno, la mente è la luce e che
è lo scopo supremo d'ogni individuo, costui veramente cono­
sce, Yaj6.avalkya )), (( In verità io conosco quello spirito che
tu dici essere lo scopo supremo d'ogni individuo : esso è lo
spirito costituito d'ombra. Dimmi, o discendente di Sakala,
qual è la sua divinità? ''· (( La morte Jl, rispose quello.
1 5 . << Colui che conosce quello spirito del quale le forme
sono la sede, la vista è il regno, la mente è la luce e che è lo
scopo supremo d'ogni individuo, costui veramente conosce,
Yajftavalkya >>. << In verità io conosco quello spirito che tu
dici essere lo scopo supremo d'ogni individuo: esso è lo spi�
rito che è [riflesso] nello specchio. Dimmi, o discendente di
Sakala, qual è la sua divinità ? )). << La vita >>, rispose quello.
1 6. << Colui che conosce quello spirito del quale le acque
sono la sede, il cuore è il regno, la mente è la luce e che è lo
scopo supremo d'ogni individuo, costui veramente conosce,
Yajftavalkya )). <• In verità io conosco quello spirito che tu
dici essere lo scopo supremo d'ogni individuo : esso è lo spi�
rito che sta nelle acque. Dimmi, o discendente di Sakala,
qual è la sua divinità? >>. << Varu�a >>, rispose quello.
1 7. << Colui che conosce quello spirito del quale lo sperma
è la sede, il cuore è il regno, la mente è la luce e che è lo
scopo supremo d'ogni individuo, costui veramente conosce,
Yajrìavalkya >>. << In verità io conosco quello spirito che tu dici
essere lo scopo supremo d'ogni individuo: esso è lo spirito
che rinasce nel figlio. Dimmi, o discendente di Sakala, qual è
la sua divinità? n . << Prajapati >>, rispose quello.
1 8. << O discendente di Sakala � disse allora Yajfìaval�
kya � questi brahmani ti hanno preso per cavare dal fuoco i
carboni ardenti ? >>.
1 9. <'- Yajfiavalkya � replicò il discendente di Sakala -
poiché così hai vinto questi brahmani dei Kum e dei Pafi�
cala, qual'è la conoscenza del Brahman che tu possiedi ? >>.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
u6 B�HAPiRAJ;IYAI'J\_ Ul'ANI�D

cc Io conosco le regioni del cielo con i loro dei e i loro fon­


damenti )). << Poiché tu conosci le regioni celesti insieme con
i loro dei e i loro fondamenti,
20. quale divinità tu consideri protettrice dell'oriente ? >J.

<< Il dio sole >>. <<Il sole su che cosa è basato ? ». << Sulla vista n.
<< E la vista su che cosa è basata ? )), << Sulle forme : infatti è
con la vista che si scorgono le forme >>. <( E su che cosa sono
basate le forme ? >>. << Sul cuore, - egli rispose - con il cuore
si conoscono le forme, sul cuore le forme sono basate >>. << È
proprio così, Yajftavalkya.
2 1 . Quale divinità consideri protettrice del mezzogior­
no ? >> . << Il dio Yama n. << E Yama su che cosa è basato ? >>.
<< Sul sacrificio >>. << E il sacrificio su che cosa è basato ? >>.
<< Sui doni fatti ai sacerdoti >>. << E i doni fatti ai sacerdoti ? >>.
<< Sulla fede : poiché soltanto chi ha fede fa doni ai sacerdoti.
Quindi i doni sono basati sulla fede n. << E la fede su che cosa
è basata ? >>. << Sul cuore - rispose egli - con il cuore si cono­
sce la fede, nel cuore la fede ha il suo fondamento >>. << È
proprio così, Yajiìavalkya.
22. Quale divinità consideri protettrice dell'occidente? n.

<< Il dio VarWJ-a >>. << E Varul).a su che cosa è basato ? >>. << Sulle
acque >>. << E le acque su che cosa sono basate? >>. « Sullo
sperma n. << E lo sperma su che cosa è basato ? >>. << Sul cuore
- rispose egli - è per questo che di un figlio immagine [del
padreJ si dice : è uscito fuori dal cuore, è stato prodotto dal
cuore. Dunque nel cuore lo sperma ha il suo fondamento >>.
<< È proprio così, Yajfiavalkya.
23. Quale divinità consideri protettrice del settentrio­
ne? J>. << Il dio Soma >>. << E Soma su che cosa è basato ? >>.
<< Sulla consacrazione n. << E la consacrazione su che cosa è
basata? n. « Sulla verità. Perciò a chi è stato consacrato si
dice: Dì la verità. Infatti la consacrazione ha il suo fonda­
mento nella verità >J. << E la verità su che cosa è basata ? )J,
« Sul cuore - egli rispose - con il cuore infatti si conosce la
verità, nel cuore la verità ha il suo fondamento 1>. « E pro­
prio cosi, Yajftavalkya.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
"7

24. Quale divinità consideri protettrice dello zenith? >>.


<<Il dio Agni >>. << E Agni su che cosa è basato? >>. << Sulla
parola n. << E la parola su che cosa è basata? >>. <• Sul cuore >>.
({ E il cuore su che cosa è basato? ''·
25. << Stolto - gli disse Yajftavalkya - se tu pensi che sia
altrove che in noi. Se fosse fuori di noi, i cani lo mangereb­
bero e gli uccelli rapaci lo farebbero a brani >>.
26. << E tu e l'Atman su che cosa siete basati ? >>. << Sul
prii!la (respiro)>>. << E il prii!la su che cosa è basato? >>. << Sul·
l'apiina >>. << E l'apiina su che cosa è basato? >>. << Sul vyiina >>.
<< E il t•yiina su che cosa è basato? >>. •< Sull'udana >>. << E l'u­
dana su che cosa è basato? >>. << Sul samiina.
Questo è l'.�tman, definibile soltanto in senso negativo:
esso è inafferrabile perché non lo si afferra, non è soggetto a
decadenza perché non decade, non è soggetto ad attaccamento
perché non s'attacca; privo di legami, non teme, né può
essere colpito. Queste sono le otto sedi, gli otto mondi, gli
otto dei, gli otto spiriti 23 • Ma ora io ti interrogo su quello spi­
rito rivelato nelle Upanifad, che ha superato tutti questi spi­
riti, dopo averli messi da parte e respinti. Se non saprai indi�
carmelo, la tua testa scoppierà ll. Ma il discendente di Sakala
non seppe indicar\o e la sua testa scoppiò. Dei ladri poi por�
tarano via le sue ossa, prendendole per [qualche cosa d']
altro.
27. Quindi Yajò.avalkya disse : <t Venerabili brahmani,
chi di voi lo desidera m'interroghi, o anche tutti interroga­
terni; io poi interrogherò chi di voi lo voglia, o anche tutti
insieme)). Ma i brahmani non osarono.
28. Allora li interrogò con queste strofe :
<' Simile a un albero signore della foresta è, sicuramente,
l'uomo:
I suoi peli sono le foglie, la sua pdle la scorza esterna.
Dalla pelle il sangue trasuda, e cosl la linfa dalla scorza;
quando è ferito [il sanguel sprizza fuori, come la linfa
dall'albero colpito.

"-3· Con queste parole ci si rial\accia alla str. 17, mentre i due primi capo"
'"er.;i della str. 215 sembrano staccati dal contesto. Lo spirito ri'·clato ncllc Upani·
!ad è eviJememente l'Atma..n.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
n8

Le sue carni sono le schegge, il robusto tendine è il [robu­


sto] libro dell'albero,
le ossa sono la parte interna del legno, il midollo è simile
al midollo.
Ma l'albero stroncato si leva dalla radice in una forma
piiì nuova; un uomo stroncato dalla morte, invece, da qual
radice risorgerà?
Non dite [che nasce J dallo sperma, perché questo si pro­
duce [soltanto] da un vivente. L'albero invece [, poiché]
nasce da un seme, può risorgere immediatamente r da un al­
tro albero anche 1 dopo la morte [di quello, a differenza
dell'uomo J .
[Ma anche] un albero, sradicato insieme con le radici,
non più risorgerebbe; stroncato da morte, l'uomo da qual
radice potrà risorgere ?
Una volta che si è nati, non più si rinasce : chi mai po­
trebbe far rinascere un uomo?
Esiste [soltanto] il Brahman : esso è conoscenza, è beati­
tudine, è la grazia concessa a chi dona, è Io scopo finale dì
chi lo conosce e vi rimane fedele >> 24•

24. Nel cosiddetto paragone dell'alb�o �i dibatte il problema della rioao;cita


in questa o in un'altra vita. Mentre l'osserl'azione dci punti di somiglianz.a tra
l'uomo e l'albero sembrerebbe ponare alla conclusione che esiste la pomibilit:ì di
rinascere, una più approfondita indagine porta a escludere che per l'uomo esista
dopo la morte quakhe cosa di oimile a ciò che ptt l'albero è il seme o il tronco.
Esiste soltanto lo sprofondamento o la liberazione nel llrahman, che è la fonte di
tutte le cose. La risposta � in armonia con quanto Y:ijiìa,·alkya in 2, 4 e 4• 5
afferma circa l'impossibilità d'una sopra\·viveuza cosciente, menrre 5cmbra in con·
trasw con l'accenno al karma" di 3 , 2, 13. In ogni modo non è definitiva: infatti
se nel Brahman sprofonda soltanto chi conosce la vera realtà e chi. anc,�ra legato
al sacrificio, compie buone opere, resta irrisolto il problema del dcsrino riservato a
coloro che n.:m appartengono a gue>te categorie.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
QUARTO ADHYi\YA '

PRIMO BRAHMA:tJA <

l . Janaka, re di Videha, era assiso [nella sala delle udien�


zc J . Si avvicinò Yajiìavalkya e il re gli disse : << Yajiìavalkya,
perché sei venuto? Desideri armenti oppure [discussioni] sot­
tili ? )). << Gli uni e le altre, o gran re.
2. Ma sentiamo - proseguì Yaj:fiavalkya - che cosa altri
ti disse l>.
{( Jitvan della stirpe di Silina mi ha detto che la parola è

il Brahman >>. (( Dicendo che la parola è il Brahman, il di­


scendente di Silina ha parlato come [parlerebbe J uno che
abbia madre, padre, maestro 3 : infatti che cosa possiede chi
non può parlare? Ma ti ha parlato pure della sede e del fon­
damento di esso? JJ. ,, Non me ne ha parlato JJ. <( Allora [il
suo Brahman] è mutilo J>. (( Parlacene tu, Yajftavalkyal J>.

T. La quarta letrura racchiude nel terzo, quarto e quinto hriihma1}a la più


mggc�tin dichiarazione della dottrina di Y:ijfi.avalkya, che nella sola realtà dello
spirito. uno e indiviso, vede la soluzione del misttTo della vita e della n1orte.
2. _lanaka e>.ponc a Y:ijfi.avalkya le opinioni di sei maestri, che hanno
idemificato il Brahman in varie facultà dell'uomo. Ma - dice Yaji>av�lkya - al
di là di queste facoltà esistono ddk entilà, localizz.it� nello spazio {al di fuori di
qucsto non e>iste nulla), ddk quali le varie facoltà s'Jno la « sede », in qu3nto
qudle entità ono si rc.llizzano se non nelle singole facoltà, che sono pertanto iden­
tkhc mn quelle "ntità. Ad esempio la parola prcsuppOJnc la conos.cenza, però nOJn
ecsistc una conoscenza in a>tratto, bensì soltanto la realizzazione di essa, concretata
odia parola. In ogni modo siamo sempre di fronte ad aspetti parziali dd Brahrnan,
ossia parola, respiro ecc. putecipano ddb natura dd Brahman, che però non si
cs.mrisce in una soltanto di queste facoltà.
3· Ossia wmc chi ha ricevuto un'istruzione corretta, anche '' non completa.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
BJ:UfAD.:iRAJ:<YAKA UPANI�AD

ft In verità la parola è la sede, lo spazio etereo è il fonda­


mento. [Il Brahman] bisogna venerarlo come conoscenza 11,

(( Che cosa si intende con conoscenza? )). ((La parola appun­


to, o gran re - rispose quello - Con la parola, o gran re, si
riconoscono i parenti; il �gveda, il Yajurveda, il Siimaveda,
le formule dell'Atharvaveda, i racconti epici, le leggende an­
tiche, le scienze, le dottrine esoteriche, le strofe, i trattati, le
esegesi, i commenti, i sacrifici e le ablazioni, cibo e bevande,
questo e l'altro mondo e tutte le creature, o gran re, si cono­
scono per mezzo della parola. La parola pertanto è il sommo
Brahman, o gran re. Se uno, così conoscendo, venera [la pa­
rola come] Brahman, la parola non lo abbandona, tutte le
persone lo seguono e, diventato un dio, ascende tra gli dei n.
« Ti darò mille [vacche] e un toro grosso come un elefante n ,
esclamò Janaka, re di Videha. Ma Yajfiavalkya disse : ({ Mio
padre pensava che nulla bisogna accettare se non dopo aver
concluso l'insegnamento.
3. Ma sentiamo che cosa altri ti disse l>.
(( Udati.ka della stirpe di Sulba mi ha detto che il respiro
è il Brahman l>. f( Dicendo che il respiro è il Brahman, Udati.­
ka della stirpe di Sulba ha parlato come parlerebbe uno che
abbia madre, padre, maestro : infatti che cosa possiede chi
non respira? Ma ti ha parlato anche della sede e del fonda­
mento di esso? )), r< Non me ne ha parlato )), << Allora [il suo
Brahman] è mutilo ''· f< Parlacene tu, Yaj:ftavalkya! >>. << In
verità il respiro è la sede, lo spazio etereo è il fondamento.
[Il BrahmanJ bisogna venerarlo come cosa cara )), ({ Che cosa
si intende con cosa cara? >l. <c Proprio il soffio vitale, o gran
re - rispose Yaj:tìavalkya - È per amore del soffio vitale che
si sacrifica per chi non è degno, che si accettano doni da
colui dal quale non è lecito accettarli, è pure per amore del
soffio vitale che si teme la morte qualunque sia la regione
dove si vada. Il soffio vitale, o gran re, è in verità il sommo
Brahman. Se uno, così conoscendo, venera [il soffio vitale
come] Brahman, il soffio vitale non lo abbandona, tutte le
creature lo seguono e, diventato un dio, ascende tra gli dei u .

www.scribd.com/Religione_in_Ita
<<Ti darò mille [vacche] e un toro grosso come un elefante )),
esclamò Janaka, re di Videha. Ma Yajtìavalkya disse : {t Mio
padre pensava che nulla bisogna accettare se non dopo aver
concluso l'insegnamento.
4. Ma sentiamo che cosa altri ti disse >>.
<< Barku, discendente di Vf�l]a, mi ha detto che la vista è
il Brahman >>. << Dicendo che la vista è il Brahman, Barku,
discendente di Vr�lJ-a, ha parlato come parlerebbe uno che
abbia madre, padre, maestro: infatti che cosa possiede chi
non può vedere ? M a ti ha parlato anche della sede e del fon·
damento di esso ? ll. << Non me ne ha parlato >>. << Allora [il suo
Brahman] è mutilo >>. << Parlacene tu, Yajtìavalkya! ». << In
verità la vista è la sede, lo spazio etereo è il fondamento. [Il
Brahman] bisogna venerarlo come la verità l>. « Che cosa si
intende con verità? n. « La vista appunto - rispose YajD.a­
valkya - Infatti di uno che possiede la vista si dice : " Hai
Yisto? ", e quello risponde : " Ho visto " e questa è la verità.
La vista, o gran re, è in verità il sommo Brahman. Se uno,
così conoscendo, venera [la vista come) Brahman, la vista
non lo abbandona, tutte le creature lo seguono e, diventato
un dio, ascende tra gli dei ll. << Ti darò mille [vacche] e un
toro grosso come un elefante », esclamò Janaka, re di Videha.
Ma Yajftavalkya disse : r( Mio padre pensava che nulla biso­
gna accettare se non dopo aver concluso l'insegnamento.
5. Ma sentiamo che cosa altro ti disse )).
<< Gardabhivipita, della stirpe di Bharadvaja, mi ha detto
che l'udito è il Brahman >>. << Dicendo che l'udito è il Brah­
man, Gardabhivipita della stirpe di Bharadvaja ha parlato
come parlerebbe uno che abbia madre, padre, maestro : infatti
che cosa possiede chi non ode? Ma ti ha parlato anche della
sede e del fondamento di esso? )). << Non me ne ha parlato >>.
<< Allora [il suo Brahman] è mutilo ». · << Parlacene tu, Yaj:t\a­
valkya ! >>. << In verità l'udito è la sede, lo spazio etereo è il
fondamento. [Il Brahman] bisogna venerarlo come infinito ll.
't Che cosa si intende con la parola infinito ? >>. << Le regioni
del cielo - rispose Yaj:ftavalkya - Per questo, o gran re, in
qualunque direzione si proceda non si giunge mai alla fine :
infinite sono le regioni del cielo ed esse sono, o gran re, equi�

www.scribd.com/Religione_in_Ita
valenti all'udito. In verità l'udito è il sommo Brahman. Se
uno, così conoscendo, venera [l'udito come J Brahman, l'udi­
to non lo abbandona, tutte le creature lo seguono e, diventato
un dio, ascende tra gli dei n . <( Ti darò mille [vacche 1 e un
toro grosso come un elefante )), esclamò Janaka, re di Videha.
Ma Yajòavalkya disse : << Mio padre pensava che nulla biso­
gna accettare se non dopo aver concluso l'insegnamento.
6. Ma sentiamo che cosa altri ti disse 11.
<< Satyakama, figlio di Jabala, mi ha detto che la mente
è il Brahman 11. << Dicendo che la mente è il Brahman, Satya­
kama, figlio di Jabala, ha parlato come parlerebbe uno che
abbia madre, padre, maestro : infatti che cosa possiede chi
non pensa? Ma ti ha parlato anche della sede e del fonda­
mento di esso? 1>. << Non me ne ha parlato >>. << Allora [il suo
Brahman] è mutilo l>. (< Parlacene tu, Yajòavalkya! >>. << In
verità la mente è la sede, lo spazio etereo è il fondamento.
[Il Brahman] bisogna venerarlo come gioia ». << Che cosa si
intende con la parola gioia? >J. << La mente appunto - rispose
Yajòavalkya - Con la mente infatti, o gran re, si è attratti
verso una donna e da essa nasce un figlio somigliante e que­
sta è la gioia. In verità, o gran re, la mente è il sommo Brah­
man. Se uno, così conoscendo, venera [la mente come] Brah­
man, la mente non lo abbandona, tutte le creature lo seguono
e, diventato un dio, ascende tra gli dei>>. <<Ti darò mille
[vacche] e un toro grosso come un elefante », esclamò Jana­
ka, re di Videha. Ma Yajòavalkya disse : <<Mio padre pen­
sava che nulla bisogna accettare se non dopo aver concluso
l'insegnamento.
7. Ma sentiamo che cosa altri ti disse n.

« Vidagdha, discendente di Sakala, mi ha detto che il


cuore è il Brahrnan >>. <• Dicendo che il cuore è il Brahman,
Vidagdha della stirpe di Sakala ha parlato come parlerebbe
uno che abbia madre, padre, maestro: infatti che cosa pos­
siede chi non ha cuore ? Ma ti ha parlato anche della sede e
del fondamento di esso ? >>. << Non me ne ha parlato>>. « Al­
lora [il suo Brahman] è mutilo n. « Parlacene tu, Yajòaval­
kya! n. <<In verità il cuore è la sede, lo spazio etereo è il fon­
damento. [Il Brahman] bisogna venerarlo come stabilità ».

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'' Che cosa si intende con la parola stabilità? )). << Il cuore
appunto, o gran re - rispose Yajfìavalkya - Il cuore infatti
è la sede di tutte le creature, il cuore in verità, o gran re, è il
fondamento di tutte le creahrre, nel cuore, o gran re, tutte le
creahrre sono fondate. In verità, o gran re, il cuore è il som­
mo Brahman. Se uno, ciò conoscendo, venera [il cuore come]
Brahman, il cuore non lo abbandona, tutte le creature lo se­
guono e, diventato un dio, ascende tra gli dei ''· <<Ti darò
mille [vacche] e un toro grosso come un elefante )), esclamò
Janaka, re di Videha. Ma Yajfiavalkya disse: <<Mio padre
pensava che nulla bisogna accettare se non dopo aver con­
cluso l'insegnamento )).

SECONDO BRAHMA!:-J"A 4

l . Levandosi dal suo seggio, Janaka, re di Videha, disse :


,, Onore a te, Yajfìavalkya! Donami l'insegnamento >>. E
quello rispose: « O gran re, come chi, volendo intraprendere
un lungo viaggio, prepara un carro o una barca, così invero
tu hai preparato l'anima tua con queste dottrine arcane. Ma
tu che sei ricco e possente, tu che conosci i Veda ed hai ascol­
tato le Upani!ad, una volta che sarai liberato di qui dove
andrai? 'J. << O venerabile, io non so dove andrò a finire )).
'' Allora te lo dirò io dove andrai n . << Parla, o venerabile! >>.
2. <<La figura di uomo [che appare] nell'occhio destro
ha nome Indha (colui che incendia); ma, con parola segreta,
questo, che è Indha, vien chiamato Indra. Gli dei amano in­
fatti le cose segrete, odiano le cose manifeste.

+ YajiìaYalkya dice di Yoler spiegare doYe si vada dopo la morte e comincia


3 p3rlare dd soggetto individuale della conoscenza, ddl'3nima, che nella veglia
tr�>p:rre dagli occhi disr.int3 in due figure, Jndra c Viràj, le CJU:Ùi nel sonno si con·
giungono nd profondo dd cuore. Ma questa anima che si ciba di cibo sottile è
l'intero univers<>, è l'Aan3n ine±fabile c indefinibile, cbe dà la pace suprema, con
ciò �cnd.endo ..ana ogni questione rd3tiva alla morte e al destino che seguirà.
?\ella pupilla dell'uomo si rimn<»ce una figura umana, che ha la sua controparte
macrocosmica ndla fignu um�na che si ravvisa nel disco del sole.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
"4 B�HADÀRA:o:<YAKA UPANI�AD

3. Quella figura di uomo [che appareJ invece nell'occhio


sinistro è la consorte di Indra, Viraj. Il loro luogo di incontro
è lo spazio interno del cuore, il loro cibo è la massa di san�
gue che è dentro il cuore, da copertura serve loro quella sorta
di reticolo che è dentro il cuore e la via che percorrono è
quella vena che sale dal cuore verso l'alto. Sottili come un
capello spaccato in mille, le vene chiamate hita (benefiche)
san fondate sull'interno del cuore. Per mezzo di esse scorre il
[cibo] fluente : perciò essa (l'anima individuale) ha una ali­
mentazione più scelta del corpo.
4. Gli organi anteriori di Indra costituiscono l'oriente, gli
organi di destra il meridione, gli organi posteriori l'occidente,
gli organi di sinistra il settentrione, gli organi superiori lo
zenith, gli organi inferiori il nadir: i singoli suoi organi co­
stituiscono le singole regioni celesti. Questo è l'Atman, defi­
nibile soltanto in senso negativo: esso è inafferrabile perché
non lo si afferra, non è soggetto a decadenza perché non de­
cade, non è soggetto ad attaccamento perché non s'attacca;
privo di legami, non teme, né può essere colpito 5• Invero, o
Janaka, tu sei giunto alla pace Jl. Così concluse Yajfi.avalkya.
A sua volta Janaka disse : << O Yajò.avalkya, che l a pace toc­
chi a te, che ci hai fatto conoscere la pace [dell'animo ] , o
venerabile. Onore a te! Ecco, i Videha ed io siamo [ai tuoi
ordini] ».

TERZO BRAHMA�A 6

l . Yajò.avalkya si recò un giorno da Janaka di Vìdeha,


ma aveva deciso di non discutere. Ma dopoché Janaka, re di
Videha, e Yajiìavalkya ebbero parlato intorno al sacrificio del

5 · Cfr. B.Up., 3, 9• 26.


6. Ncl terz.o e nel quarto briihmil1J4 Y�jDavalkya, che sembra piuttosto restio
a comunicare la sua dottrina ma deve tener fede a una promessa fatta a Janaka
quando questi gli aveva rivela.ro i misteri della liturgia dd fuoco (cfr. SaMpn.tha
Briihma!Ja, XI, 6, :z, ro), espone le sue teorie sull'.Atman, che è la luce imcrio<e
dell'uomo (J, 1-6). Y3.jtiavalkya ne esamina funzioni e caratteristiche prima nello

www.scribd.com/Religione_in_Ita
fuoco, Yajftavalkya gli accordò una grazia, il re scelse di far
domande a piacere e Yajtìavalkya lo esaudì. Il re per primo
allora domandò :
2. <( Yajftavalkya, quale luce illumina l'uomo ? >>. (( La
luce del sole, o gran re - rispose quello - Con il sole come
luce l'uomo giace, si muove, fa il suo lavoro, torna [a
casa] >>. {( È proprio così, Yajftavalkya.
3 . Ma quando il sole è tramontato, Yajftavalkya, quale
luce illumina l'uomo ? >>. (( La luna gli è luce, o gran re.
Con la luna come luce l'uomo giace, si muove, fa il suo la�
mro, torna [ a casal n. << È proprio così, Yajftavalkya.
4. Ma quando il sole è tramontato, Yajftavalkya, quando
è tramontata la luna, quale luce illumina l'uomo? n. (( Il
fuoco gli è luce, o gran re. Con il fuoco come luce l'uomo
giace, si muove, fa il suo lavoro, torna [ a casa1 ». (( È pro­
prio così, Yajòavalkya.
5. Ma quando il sole è tramontato, YajD.avalkya, quando
è tramontata la luna, quando il fuoco s'è spento, quale luce
illumina l'uomo? ». (( La parola gli è luce, o gran re. Con la
parola come luce l'uomo giace, si muove, fa il suo lavoro,
torna [ a casa] . Perciò, o gran re, quando per il buio neppure
la propria mano si scorge, là dove si leva una voce, là ci si
dirige >>. <c È proprio così, YajD.avalkya.
6. Ma quando il sole è tramontato, quando è tramontata
la luna, YajD.avalkya, quando il fuoco s'è spento, quando la
parola più non s'ode, quale luce illumina l'uomo ? ». (( L'At­
man gli è luce, o gran re. Con l'Atman come luce l'uomo
giace, si muove, fa il suo lavoro, torna [a casa] >>.
7. {< Che cosa è l'Atman? n. << È quel personaggio (pu­
ru,-a) che tra le facoltà è quella costituita di conoscenza, che
è la luce interna nel cuore, che sempre eguale a se stesso si
muove in questo mondo e nell'altro. Pare che pensi, pare

<tato di .-eglia c di sogno (J, 7-18), poi nello stato di sonrto profondo (3, I9-34), al
momento della mone (3, 35-4, 2), durante le successive rcincarnazioni (4, 2-6),
infine quandu si raggiunge la liberazione (4, 7-:1-3)- Quest'ultimo colloquio di
Y:ijiìaYalkya con Janaka, pur composto di brani di varia provenienza, raccoglie in
maniera abbastanza coerente la domina idcalioti�a dell'identità Atman-Brahmao.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
u6

che guizzi 7 e, fatto sogno, oltrepassa questo mondo, le appa­


renze mortali.
8. lnvero questo puru!a quando nasce, quando acquista
un corpo, si carica di mali; ma dipartendosi, morendo, lascia
tutti i mali.
9. Di questo puru!a due sono le sedi, questo mondo e
quell'altro, e terzo è lo stadio intermedio di sogno 8• Quando
è in questo stato intermedio, vede l'una e l'altra sua sede, la
sede di qua e quella dell'oltremondo. Poi, siccome c'è [la
possibilità di] ascendere all'altro mondo, effettua l'ascesa, e
allora vede sia i mali [di questo mondol , sia le gioie [del­
l'oltremondo ] . Quando s'addormenta, prendendo la materia
da questo mondo che tutto contiene, disgregandola o co­
struendola a proprio piacere, mantiene dormendo la sua luce
e il suo splendore. Allora questo puru,ra è luce a se stesso.
1 O. Non vi sono carri, né cavalli, né strade; ma carri,
cavalli, strade sono da lui creati. Non vi sono piaceri, né
gioie, né delizie; ma piaceri, gioie, delizie sono da lui creati.
Non vi sono laghi, né stagni, né fiumi; ma laghi, stagni,
fiumi sono da lui creati. Egli infatti è il creatore.
I l . A questo proposito ci sono queste strofe :
Colpendo con il sonno ogni cosa corporea, desto egli con­
templa i dormienti 9; poi, conservando la sua luce, ritorna al
suo posto il puru!a tutto d'oro, il cigno solitario.
1 2 . Lasciando il respiro a sorvegliare il basso nido (ossia
il corpo), uscendo fuori dal suo nido, a suo piacere se ne va
l'immortale, il puru!a tutto d'oro, il cigno solitario.
1 3 . Volando nel sogno in alto e in basso, egli, che è di­
vino, si crea forme molteplici. Ora ridendo se la gode insie­
me con le donne, ora ha visioni paurose.

7· In realtà sono i sensi a muoversi_


S. Div=� •<�no le condizioni ddl'Atman: soffre in qu.esr,-, mondo, o gndc
felicità assoluta nel mondo del Brahman. o nd wnn<>. wn " senza sogni, ha un'an­
ticipazione più ,-, meno completa dd mond<> del Brahman. Nel corso ddla \'Ìta
l'Atman vaga a ruo piacere rra lo stato di veglia e queUo di sonno. durante il
quale si nca un nuovo mondo (o ric<>rda ciò che nello stato di veglia ha visto,
§ q) che contempla librandosi simile ad aureo cigno in sconfin.ne altezze.
9· l dormierni satw i sensi, che insieme con il corpo giacciono priù di alli\'ità.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
14. Si scorge il luogo dei suoi giochi, ma lui, nessuno lo
vede. (Perciò] si dice che non bisogna risvegliare [ all'im­
provviso] chi è disteso nel sonno : difficile è il rimedio per
colui nel quale [lo spirito] non rientra. Alcuni invece dicono
che [lo stato di sogno] è in realtà eguale allo stato di veglia :
quello che si vede da sveglio lo si vede infatti nel sogno. [In
ogni modo] il puru!a in queste condizioni è luce a se stes­
so Jl 9 bis. << O venerabile, io ti darò mille [vacche] ; ma tu
dimmi cose anche più alte [che conducano] alla liberazione n.

1 5 10• « Questo puru!a dopo aver goduto nello stato di


quiete profonda, dopo aver girovagato e aver veduto il bene
e il male, di nuovo per la strada percorsa s'affretta al luogo
donde era partito, al sogno. Qualunque cosa abbia veduto di
là, nessuna lo segue : egli infatti non si attacca a nulla )), r< È
proprio così, Yajf:tavalkya. Io ti darò, o venerabile, mille [vac­
che] ; ma tu dimmi cose anche più alte [che conducanol
alla liberazione )),
1 6. <( Questo puru.fa dopo aver goduto nel sogno, dopo
aver girovagato e aver veduto il male e il bene, di nuovo per
la strada percorsa s'affretta al luogo donde era partito, allo
stato di veglia. Qualunque cosa abbia di là veduto, nessuna
lo segue: egli infatti non si attacca a nulla n . << È proprio
così, Yajllavalkya. Io ti darò, o venerabile, mille [ vaccheJ ;
ma hl dimmi cose anche più alte [che conducano] alla libe­
_
raztone Jl,
1 7. (( Questo puru.fa dopo aver goduto nello stato di ve­
glia, dopo aver girovagato e aver veduto il male e il bene, di
nuovo per la strada percorsa s'affretta al luogo donde era
partito, allo stato di sonno.
1 8. Come un grosso pesce va dall'una all'altra riva del
fiume, ora di qua ora di là, così questo purU.f« va dall'uno
all'altro stato, dallo stato di sonno allo stato di veglia.

9 bi•. Lo >pirito trova qualche difficoltà a rientrare nel corpo. Alc1.1ni pcnsaoo
Ìn\"<:r:e �hc •to.to di veglia e stato di sogno partecipino della stessa na(\lra. Ma
l'obiezione è considerata irrilevante: è s�mpre lo spirito che si crea il mondo dd
sogno. �nch.e se lo riproduce solamen.te dalk esperienze vi,;ute.
w. Questo parJgrafo sembra da espungere, poiché dello st.uo di sonno pn>­
londo si parlerà soltantrJ a partire dal § '9·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
"' Bl_l.HADARA�-yAKA lJ1'ANl�D

1 9. Come il falco o l'aquila, dopo aver volato or qua or


là nell'aria, stanchi, raccolte le ali, si posano nel lor nido,
così questo puru!a s'affretta verso quello stato dove nel sonno
non più alcun desiderio concepisce, non più alcun sogno
vede.
20. Le sue vene, chiamate hita, sono di tale sottigliezza
quanto un capello spaccato in mille parti e sono piene di una
sostanza bianca, azzurra, gialla, verde, rossa. Quando a lui
sembra di essere ucciso, di essere soggiogato, o gli sembra di
essere inseguito da un elefante o di cadere in una fossa, quel
terrore che prova nello stato di veglia, s'immagina per igno­
ranza di provare anche ora [nel sognoJ , Ma [Io statoJ in
cui, simile a un dio, simile a un re, pensa di essere questo
universo, di essere il tutto, questo [stato dì sonno profondo]
è per lui il mondo supremo 11•
2 1 . In questa condizione per lui ogni desiderio è supe­
rato, ogni male respinto, ogni paura scomparsa. Come l'uomo
avvinto alla donna amata non ha più coscienza di ciò che è
esterno e di ciò che è interno, così l'anima individuale, stretta
all'Atman che è costituito di coscienza, non ha più coscienza
né di un mondo esteriore né di un mondo interiore. In que­
sta condizione tutti i desideri sono stati adempiuti, si desidera
soltanto se stesso, in essa cessano i desideri e finiti sono i
dolori.
22. Allora il padre non è più padre, la madre non più
madre, i mondi non più mondi, gli dei non sono più dei, i
Veda non sono più i Veda. Allora il ladro non è più ladro,
chi fa abortire non è più infanticida, il servo non è più servo,
l'intoccabile non è più intoccabile, il monaco non è più mo­
naco, l'asceta non è più asceta. Egli non è tocco da azioni
buone, non è tocco da azioni malvage: infatti ha superato
tutte le angosce del cuore.

n. Nel sonno profondo senza sogni (durante il quale lo spicito, attraverso le


72.000 v=e si ritira nd cavo dd cuore) si ha un preannuncio della beatitudine dd­
l'unione con l'Assoluto e ''iene a cessare: la conoscenza, la qu;;le esige una distin­
zione tra soggetto e oggetto de! conoscere, tra mondo esteriore c mond'J interiore.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
23. Anche se egli non vede, non vede pur possedendo la
vista. Non c'è infatti interruzione della capacità di vedere,
per la sua indistruttibilità, in lui che possiede la vista ; sol�
tanto manca un secondo oltre lui, un qualche cosa d'altro, di
separato da lui, che egli possa vedere.
24. Anche se egli non fiuta, non fiuta pur possedendo
l'olfatto. Non c'è infatti interruzione della capacità di fiutare,
per la sua indìstruttibilità, in lui che possiede l'olfatto; sol�
tanto manca un secondo oltre lui, un qualche cosa d'altro, di
separato da lui, che egli possa fiutare.
25. Anche se egli non gusta, non gusta pur possedendo
il senso del gusto. Non c'è infatti interruzione della capacità
dì gustare, per la sua indistruttibilità, in lui che possiede il
senso del gusto; soltanto manca un secondo oltre lui, un
qualche cosa d'altro, di separato da lui, che egli possa gu�
stare.
26. Anche se egli non parla, non parla pur possedendo
la parola. Non c'è infatti interruzione della capacità di par�
lare, per l a sua indistruttibilità, in lui che possiede la capa�
cità di parlare; soltanto manca un secondo oltre lui, un qual�
che cosa d'altro, di separato da lui, di cui egli possa parlare.
27. Anche se non ascolta, non ascolta pur possedendo
l'udito. Non c'è infatti interruzione della capacità di ascol�
tare, per la sua indistruttibilità, in lui che possiede la capa�
cità di ascoltare; soltanto manca un secondo oltre lui, un
qualche cosa d'altro, di separato da lui, che egli possa ascol�
tare.
28. Anche se egli non pensa, non pensa pur essendo ca�
pace di pensare. Non c'è infatti interruzione della capacità
di pensare, per la sua indistruttibilità, in lui che è capace di
pensare; soltanto manca un secondo oltre a lui, un qualche
cosa di separato da lui, a cui possa rivolgere il pensiero.
29. Anche se non ha sensazioni tattili, non ha sensazioni
tattili pur possedendo il tatto. Non c'è infatti interruzione
della sensibilità tattile, per la sua indistruttibilità, in lui che
la possiede; soltanto manca un secondo oltre a lui, un qual�
che cosa di separato da lui, su cui esercitare la sensibilità.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'JO

30. Anche se non conosce, non conosce pur possedendo


la conoscenza. Non c'è infatti interruzione della capacità di
conoscere, per la sua indistruttibilità, in lui che possiede la
conoscenza; soltanto manca un secondo oltre a lui, un qual­
che cosa di separato da lui, che possa conoscere.
3 1 . Soltanto dove si ha, per così dire, un altro, allora
può vedersi questo altro, fiutarlo, gustarlo, parlarne, ascol­
tarlo, pensarlo, toccarlo, conoscerlo.
32. Unico dotato della capacità di vedere nell'oceano
[della pace perfetta] , senza secondo Il : questo è [colui che
ha raggiunto] il mondo del Brahman - così continuò Yajlla­
valkya. - Questo è la sua meta suprema, la sua somma gioia,
il suo mondo più alto, la sua felicità più perfetta. Le altre
creature vivono d'una porzione soltanto di questa felicità.
33. Colui che tra gli uomini è ricco e felice, domina sugli
altri, gode largamente di tutti i godimenti umani : questa
è tra gli uomini la suprema felicità. Ma cento felicità umane
equivalgono a una sola felicità dei Mani che hanno raggiunto
il cielo. Cento felicità dei Mani che hanno raggiunto il cielo
equivalgono a una. sola felicità nel mondo dei ga11dharua.
Cento felicità nel mondo dei gandharua equivalgono a una
sola felicità degli dei [che sono tali] per le loro azioni. Cen­
to felicità degli dei [che sono tali) per le loro azioni equival­
gono a una felicità degli dei la cui divinità è innata e di un
brahmano che si è liberato dal peccato e ha vinto i desideri.
Cento felicità degli dei la cui divinità è innata equivalgono a
una sola felicità del mondo di Prajapati e di un brahmano
che si è liberato dal peccato e ha vinto i desideri. Cento feli­
cità del mondo di Prajapati equivalgono a una sola felicità
del mondo del Brahman e di un brahmano che si è liberato
dal peccato e ha vinto i desideri, e questa è la felicità supre­
ma, o gran re, è il mondo del Brahman )) 12 bis. Così parlò
Yajiìavalkya. <(Io ti
darò mille [vacche] , o venerabile; ma
tu dimmi co�e anche più alte [che conducano] alla libera-

I2. Simbo!icame.nte l'acquietam�n!o delle passioni �'iene rappresentato dall'o­


ceano immobile, sul quale l"Atma!l eru, simile a cigno solitar!o.
u l>is. Cfr. T.Up., 2, 8.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
zione )) . A
-questo punto Yaj.ò.avalkya ebbe paura e pensò :
(( Il re è astuto e mi ha tratto fuori- da tutte le difese n 13•
34. [Tuttavia proseguì : ] cc
Egli dunque, dopo essersi
deliziato nello stato di sogno e aver vagato e aver veduto il
bene e il male, di nuovo si affretta, seguendo l'opposto cam­
mino, al luogo d'origine, allo stato di veglia.
3 5. Come un carro sovraccarico si muove cigolando, così
l'Atrnan individuale, sormontato dall'Atman fatto di coscien­
za si muove gemendo, allor quando l 'uomo sta per esalare
l'ultimo respiro.
36. Quando ci si indebolisce per l'età o ci si infiacchisce
per una malattia, come il frutto del mango, del fico, del pip­
pala si distacca dal picciolo, così questo purufa si stacca dalle
membra e seguendo il cammino opposto si affretta al luogo
d'origine, cioè al respiro 14•
37. Come all'arrivo del sovrano notabili, guardie, scu­
dieri, capi di villaggio lo accolgono con [l'offerta di] cibi,
bevande, alloggio, dicendo : " Eccolo, arriva i ", del pari tutte
le creature accolgono colui che così sa dicendo : " Arriva il
Brahman, eccolo ! " .
38. Come notabili, guardie, scudieri, capi di villaggio SI
raggruppano intorno al sovrano che sta per partire, del pari
tutti i sensi si affollano attorno a questo Àtman al momento
della morte, allor quando l'uomo sta per esalare l'ultimo
respiro >>.

QUARTO BRAHMA�A

l . cc Quando l' Atman [corporeo] s'indebolisce e sembra


venir meno, allora i sensi gli si affollano intorno; ed esso,
dopo aver raccolto questi elementi vitali si ritira dentro il

IJ. 0.-hla; sta Strappandomi lUt!a la dottrina 5egret:>.


11. Nd respiro, che è il luogo d'origine della vita ed è !"ultimo ad abban­
d,1nare il corpo al momento della morte, si raccolgono gli organi di senso, che poi
sEguono !•anima. come la sua corte un re. Il § 38 sembra aver suggerito l'inserzione
del § 37, che introduce il motivo dell'ottenimento di ogni beneficio e di ogni ser­
\"izio da pane di chi conosce l•Atman-Brahman.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
cuore 15• Quando il personaggio che è nell'occhio si distacca
per sempre [dagli oggetti dei sensi ) , allora l'uomo non di­
stingue più le forme.
2. Allora si dice: Non vede, non fiuta, non gusta, non
parla, non ode, non pensa, non ha sensibilità tattile, non ha
la conoscenza, perché è diventato una cosa sola [con gli og­
getti dei sensi] . [A questo punto] l'apice del suo cuore si
illumina e attraverso questa luce l'Àtman se ne esce, o dal­
l'occhio, o dalla testa o da qualche altra parte del corpo.
Quando esce lo segue il respiro e il respiro è seguito al suo
uscire da tutti gli altri sensi 16• [L'AtmanJ è il possessore
della conoscenza : anche la conoscenza se ne va [quindi con
lui J 17, e [altresì] rimangono a lui attaccati il sapere, le opere
e l'esperienza del passato.
3. Come un bruco, giunto all'estremità d'uno stelo er­
boso, compie un altro passo e si raccoglie, così questo Atman,
allontanatosi dal corpo e resolo inconscio, compie un altro
passo e si raccoglie.
4. Come una ricamatrice, presa la materia di un ricamo,
tesse un'altra figura più nuova e più bella, così questo .Atman,
allontanatosi dal corpo e resolo inconscio, foggia un'altra for­
ma più nuova e più bella, quella di uno dei Mani o di un
gandharva, o di un dio, o di Prajapati o di Brahma o di qual­
che altro essere.

15. In questo ritirarsi nel cuore dcll'Atman rorporoo, ossia dell'anima indi­
viduale, insieme con tutti gli elementi vitali, c'è un'allusione al raffreddarsi pro­
gressivo del cadavere.
16. Uscito dal corpo insieme con rutti i <ensi (opinione contraria è espres.sa in
3, z, n), l'Atman passa in un altro corpo, portandosi dietro il carico delle azioni
compiute, che determineranno la condizione della nuova vita. Il passaggio anicne
immediatamente senza un soggiorno in un altro mondo (però od se<:oodo versetto
dd § 6 sembra di cogliere un accenno a una dimora ultraterrena): non è infatti
qui conosciuta o accettata h teoria della \"ia degli dei e dei Mani, per b quale vedi
B.Up., 6, z, I)·t6; Ch.Up., 5, >o; l&.Uf.Up., I.
17. Leggo rtwijllano bhawJti sa, vijMr1am eviinm<"akriimllti, e intendo b frase
come una riconferma dell"incoscienza che sopraggiunge a\b morte (dr. :mcbe sotto
ai § § 3-4, dove [come P. TiiiH!E, op. cit., p. 6o] ho inteso atidyiitp gamayit<•ii:
« avendo fatto precipitare [il corpo] nell'incoscienza "). In questo pas.saggio s'anti­
cipa la posteriore dottrina del « corpo sottile», che accompagna l"anim:� d'esi­
stenza in esistenza fino alla libCI":Izione.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'33

5. In verità è identico al Brahman questo .Atman, che è


costituito di conoscenza, di pensiero, di respiro, di vista, di
udito, che è sostanziato di terra, di acqua, di vento, di spazio
etereo, di luce e di non luce, di passione e di non passione, di
ira e di calma, di giustizia e di ingiustizia, che è costituito di
ogni cosa. E quando si dice che qualcuno è in un certo modo,
qualche altro è in un altro modo, si deve intendere che si
diventa tali a seconda delle proprie azioni, del proprio com�
portamento. Chi bene agisce diventa buono, chi agisce male
diventa cattivo, virtuoso diventa con l'azione virtuosa e cat�
tivo con la cattiva. In verità si dice anche che l'uomo è fatto
di desiderio: ma quale è il desiderio, tale è la volontà, quale
è la volontà, tale è l'azione, quale è l'azione, tale è il risul­
tato che consegue.
6. A questo proposito c'è una strofa:
L'uomo che è soggetto alle passioni,
per effetto delle azioni
giunge alla meta cui la mente s'era rivolta.
Quando ha esaurito l'effetto della sua opera,
qualunque cosa abbia quaggiù fatto,
dall'altro mondo torna su questa terra, all'operare.
Questo per chi è in preda al desiderio.
Ma per chi non ha desideri, è privo di desideri, libero da
desideri, per chi ha spento i suoi desideri e non ha che il
desiderio dell'Atman, di costui i soffi vitali non s'allontanano
f dal corpo] : egli, che è già Brahman, si ricongiunge con il
Brahman 13•
7. A questo proposito c'è una strofa:
Quando tutti i desideri che erano riposti nel cuore si an�
mùlano, allora il mortale diventa immortale e [già] quaggiù
gode il Brahman. Come la pelle, mutata da un serpente, giace
morta, gettata su un formicaio, così giace questo corpo. Ri­
mane allora lo spirito incorporeo, immortale, puro Brahman,

18. Int=do: colui che sì. riconosce come Brahman, e quindi non ba più de;j.
cleri, non deve aspettare la dissohuione delia morte: ancora in vita egli ha r�g·
giunto l'Assoluto, è un jicanmllkta.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'34

pura luce, o gran re » . <t Io ti darò mille [vacche] , o venera­


bile )), disse Janaka di Videha.
8. << A questo proposito ci sono queste strofe :
Io ho scoperto l'antica, stretta, lunga strada che penetra
in me: lungo essa i saggi conoscitori del Brahman da qui sal­
gono, liberati, al mondo celeste.
9. In essa dicono che c'è del bianco, dell'azzurro, del
giallo, del verde e del rosso. Questa strada fu scoperta attra­
verso [la conoscenza del] Brahman: lungo essa sale chi co­
nosce il Brahman e bene agisce, ridotto a pura luce 19•
l O. Entrano in cieca tenebra coloro che coltivano l'igno­
ranza, e in tenebra anche più cieca coloro che coltivano [sol­
tantoJ la scienza [sacra] . ( = ifa Up., 9).
1 1 . " Privi di luce " è il nome dei mondi avvolti da cieca
tenebra, dove giungono, dopo la morte, gli ignoranti, gli
sciocchi.
1 2. Se l'uomo conoscesse l'Atman e dicesse : " lo son
desso ", desiderando che cosa, bramando che cosa soffrirebbe
insieme con il corpo ?
1 3. Colui che ha scoperto e risvegliato il proprio Atman,
penetrato in quell'inestricabile conglomerato di elementi
[che è il corpo ] , costui diventa onnipotente, creatore di tutto,
il mondo è suo, è il mondo egli stesso.
1 4. Quando siamo ancora qui sulla terra dobbiamo cono­
scere queste cose, altrimenti rimane l'ignoranza, [causa di]
grande rovina. Coloro che ciò sanno diventano immortali, ma
gli altri non ottengono che l'infelicità.
1 5 . Quando chiaramente si riconosce come dio questo
Xtman, signore del passato e del futuro, [l'Uno, l'Assoluto}
non più si cela.

19. Le strofe 8 e 9 mi sembra che bene riassumano il pcn>iero dd •·eggcnte:


la verità si scopre guardando entro noi stessi, sicché lungo la strada che parte dal
cuore (cfr. 2, I, I9), i cui wlori riprod1.1cono i colori dci raggi <alari, s:ilirit al
mondo del Brahman il saggio che bene agisce. t: dunque riconosciuto il v�lore d'una
condotta morale, come in seguito $3tanno anche ammesse le pratiche rituali c
aocctichc, anche $C in realtà colui che conosce il Brahman ;, supe.""iore a ogni distin­
zione di bene e di male e ad r.gni riw (dr. i �§ 22 c 23).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'35

\6. Esso, agli ordini del quale l'anno con i suoi giorni si
volge, esso gli dei venerano come la luce delle luci, come il
principio della vita, come l'immortale.
l 7. Quello su cui sono fondati i cinque gruppi lO e lo spa�
zio etereo, io che conosco [il vero], io [che mi sento J immor�
tale, riconosco come l'Atman, come il Brahman, come l'im­
mortale.
1 8. Coloro che hanno riconosciuto il respiro del respiro,
la vista della vista, l'udito dell'udito, la mente della mente
(ossia l'intima essenza di questi fenomeni), costoro hanno
compreso l'antico primigenio Brahman.
\ 9. Soltanto con la mente si può osservare che qui non
c'è molteplicità. Di morte in morte passa chi quaggiù vede
la molteplicità.
20. Questo [universo] bisogna considerarlo come un'uni­
tà, indistruttibile, eterna; [ed esso] è l'Atman puro, increato,
grande, eterno, superiore allo spazio etereo.
2 1 . Quando l'abbia conosciuto, il saggio brahmano ci
mediti sopra. Non insegua con il pensiero molte parole, per�
ché questo serve soltanto a stancare la voce.
22. Questo grande increato Atman è tra le facoltà umane
quella costituita di conoscenza. In quello spazio interno al
cuore, in esso risiede [questo Àtman), signore di tutto, so�
vrano di tutto, dominatore di tutto. Esso né s'accresce per una
buona azione, né per una cattiva diminuisce. Esso è il sovrano
di tutto, è il dominatore delle creature, è il difensore delle
creature: è la diga che separa i mondi perché non si confan�
dana. Esso i brahmani cercano di conoscere con la recitazione
dei I'eda, con i sacrifici, con l'elemosina, ca"n l'ascesi, con il
digiuno. Quando lo si conosce si diventa un eremita, deside�
rando questo mondo [ dell'Atman) i monaci menano vita er�
rabonda. Per questo in verità i saggi di un tempo non desi�
Jeravano prole pensando : " Che ci importa della prole se

::.o. Secondo il commento che va sotto il nome di :hilkara si tratta dci grmd­
luJrt·a, dci )fani, degli dei, degli asura c dci riik�sa.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
l'Atman è il nostro mondo ? ". E così essi rinunciavano al
desiderio di figli, al desiderio di ricchezza, al desiderio dei
mondi [celesti] e sceglievano la vita del monaco mendicante.
Infatti il desiderio di figli è desiderio di ricchezze e il desiderio
J
di ricchezze è desiderio di mondi [celesti : ma tutti questi
sono desideri [vani, in quanto permettono soltanto una feli�
cità transeunte] . L'Atman poi non può essere definito che in
senso negativo : è inafferrabile perché non lo si afferra, non è
soggetto a decadenza perché non decade, non è soggetto ad
attaccamento perché non s'attacca; privo di legami, non teme,
né può essere colpito. [Il conoscitore dell'Atman] non è op­
presso da questi due [pensieri] : " Ho fatto il male, ho fatto
il bene per questo o per quest'altro motivo ", ma entrambi
egli supera : non più l'angustia [il pensiero di] ciò che ha
fatto o [di ciò] che non ha fatto.
23. Questo stesso è espresso nei versetti:
Questa è la sempiterna grandezza del brahmano : né s'ac�
cresce né diminuisce per l'azione che compie. Bisogna cercare
le tracce di questo [Atman] : una volta che lo si sia cono­
sciuto non si è insozzati da azione malvagia.
Perciò colui che questo sa diventa calmo, tranquillo, in�
differente, paziente, raccolto in sé e in se stesso scorge l'At�
man, in ogni cosa scorge l'Atman; non lo vince il peccato,
anzi egli vince ogni peccato, non lo brucia il peccato, anzi
egli brucia ogni peccato ; libero da peccato, da passioni, da
dubbi, egli è un vero brahmano. Questo è il mondo del Brah�
man, o gran re; ad esso ti ho fatto giungere )). Questo disse
Yajfìavalkya e Janaka replicò: <(Io mi consegno a te, o vene­
rabile, e anche i Videha ti consegno [come schiavi] )).
24. Questo è in verità il grande increato Atman, che sì
nutre dei cibi [mortaliJ e dona ogni ricchezza. Ricchezza
trova colui che così sa.
25. Questo è in verità il grande, increato Àtman, non
soggetto a vecchiezza, non soggetto a morte, immortale; esso
è il felice Brahman. Il Brahman invero è felicità e simile al
felice Brahman diventa colui che così sa.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'37

QUINTO BRAHMA�A 21

l . Yajftavalkya aveva due mogli, Maitreyi e Katyayani.


Di esse Maitreyi amava la scienza sacra, mentre Katyayani
conosceva quello che le donne [solitamente] conoscono. Un
giorno Yajfiavalkya, che stava per accedere a un nuovo stadio
di vita, disse:
2. l( Maitreyi, cara, io sto per lasciare questo luogo e af­
frontar la vita del monaco mendicante e voglio definire la
tua situazione con Katyayani >>.
3 . Allora Maitreyi disse : << O signore, se tutta la terra
con le sue ricchezze mi toccasse, forse sarei per questo immor­
tale, o no? >J. (( No - le rispose Yajftavalkya - la tua vita
sarebbe come quella dei ricchi, ma non dalla ricchezza si può
sperare immortalità )).
4. Allora Maitreyi replicò: (( Che m'importa di ciò che
non mi fa raggiungere l'immortalità? Ma ti prego, o signore,
dimmi ciò che tu conosci >>.
5 . Allora Yajflavalkya disse : ((Tu, che mi eri già cara,
ancor più cara mi sei diventata. Orsù, ti spiegherò, ma tu sta
attenta alle mie parole >>.
6. E parlò : u Non a causa dell'amore per il marito è caro
il marito, ma a causa dell'amore di sé è caro il marito. Non
a causa dell'amore per la moglie è cara la moglie, ma a causa
dell'amore di sé è cara la moglie. Non a causa dell'amore per
i figli son cari i figli, ma a causa dell'amore di sé son cari i
figli. Non a causa dell'amore per le ricchezze son care le ric�
chezze, ma a causa dell'amore di sé son care le ricchezze.
Non a causa dell'amore per le bestie son care le bestie, ma a
causa dell'amore di sé son care le bestié. Non a causa dell'a�
more per la condizione di brahmano è cara la condizione di
brahmano, ma a causa dell'amore di sé è cara la condizione
di brahmano. Non a causa dell'amore per la condizione di

�l. Il colloquio tra Yajitavalkya " lllaitreyi qui riportato sembra una versione
se.:ondaria dell'analogo colloquio di 2, 4·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
guerriero è cara la condizione di guerriero, ma a causa dd­
l'amore di sé è cara la condizione di guerriero. Non a causa
dell'amore per i mondi son cari i mondi [ai loro abitatori
celesti e terrestri] , ma a causa dell'amore di sé son cari i
mondi. Non a causa dell'amore per gli dei san cari gli dei,
ma a causa dell'amore di sé son cari gli dei. Non a causa del­
l'amore per i 'Veda san cari i Veda, ma a causa dell'amore di
sé san cari i Veda. Non a causa dell'amore per le creature
san care le creature, ma a causa dell'amore di sé son care le
creature. Non v'è nessun oggetto che si desideri per amore
di esso oggetto, bensì si desiderano tutti gli oggetti per amore
del proprio sé. È il sé dunque che bisogna guardare e sentire,
è al sé che bisogna pensare e rivolgere la propria attenzione,
o Maitreyl; quando, o cara, si vede, si ascolta, si pensa, si
conosce il sé tutto l'universo è conosciuto.
7. La dignità di brahmano abbandona colui che questa
dignità pensa esistente al di fuori dell'A.tman; la dignità di
guerriero abbandona colui che la pensa esistente al di fuori
dell'Atman; i mondi abbandonano colui che li pensa esistenti
al di fuori dell'Atman; gli dei abbandonano colui che li pen­
sa esistenti al di fuori dell'Atman; i Veda abbandonano colui
che li pensa esistenti al di fuori dell'Atman; le creature ab­
bandonano colui che le pensa esistenti al di fuori dell'Atman;
l'universo intero abbandona colui che lo pensa esistente al di
fuori dell'Atman. La dignità brahmanica, la dignità guerrie­
ra, i mondi, gli dei, i Veda, le creature, l'intero universo non
san altro che l'A.tman.
8. Come non è possibile afferrare i suoni che escono da
un tamburo battuto, ma presi il tamburo o chi lo batte pur
il suono resta preso;
9. come non è possibile afferrare i suoni d'una conchiglia
nella quale si soffi, ma presi la conchiglia o chi vi soffia den­
tro pur il suono resta preso ;
l O. come non è possibile afferrare i suoni d'un liuto che
venga suonato, ma presi il liuto o il suonatore del liuto pure
il suono resta preso : [così il mondo può conoscersi soltanto
afferrando, ossia conoscendo, l'Atman).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'39

I l . Come da un fuoco attizzato con legna umida si spri­


giona in ogni parte il fumo, così in verità sono emanazione di
questo grande Essere il f!.-gveda, il YajurfJeda, il Siimaveda,
gli scongiuri e le magie, i racconti epici, le leggende antiche,
le scienze, le dottrine esoteriche, i versi, i trattati dottrinali,
le esegesi, i commenti, i sacrifici, le libagioni, cibi e bevande,
questo mondo e quell'altro e tutte le creature. E tutte queste
cose in lui ritornano,
1 2. come l'oceano è il luogo di raccolta di tutte le acque,
e così la pelle è il luogo di raccolta di tutte le sensazioni tat­
tili, le narici sono il luogo di raccolta di tutti gli odori, la
lingua il luogo di raccolta di tutti i sapori, l'occhio il luogo
di raccolta di tutte le immagini, l'orecchio il luogo di raccolta
di tutti i suoni, la mente il luogo di raccolta di tutti i pen­
sieri, il cuore il luogo di raccolta di tutte le conoscenze, le
mani il luogo di raccolta di tutte le azioni, l'organo genitale
il luogo di raccolta di tutti i piaceri, l'ano il luogo di raccolta
di tutte le escrezioni, i piedi il luogo di raccolta di tutti i
mo\'imenti, la parola il luogo di raccolta di tutte le scienze.
1 3 . Come un blocco di sale che non ha parti interne e
parti esterne [diverse ] , ma è un blocco compatto di sapore,
così è questo Atman, o cara: senza parti interne e parti
esterne [diverse] , esso è sorto come un blocco compatto di
conoscenza per [servire] le creature individuali e ne segue la
sparizione. Ed io quindi affermo : Non c'è coscienza dopo la
morte >>. Queste furono le parole di Yajòavalkya.
14. Maitreyi allora disse : (( O signore, con queste parole
mi hai gettato in un grande turbamento : ma io questo [At�
man] non lo conosco n. Ma egli replicò : (( O cara, io non
dico parole che possano turbarti: questo Atman è indistrut�
tibile e non è soggetto a perire.
1 5. Quando c'è, per cosi dire, dualità [di un individuo
rispetto a un altro individuo] , allora l'uno vede l'altro, lo
fiuta, lo gusta, gli parla, lo ascolta, lo pensa, lo tocca, lo co�
nasce. Ma quando la totalità dell'individuo [ossia corpo e
blocco di conoscenza] è diventato il Sé, con che cosa e chi
potrà [l'individuo dissoltosi nel Sé universale l vedere, fiutare,
gustare, parlare, ascoltare, pensare, toccare, conoscere? Con

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'4' B�HADARAJ;"'.AKA UPANI�AD

che cosa potrà conoscersi quello per mezzo del quale tutto
l'universo conosce? ''· E proseguì: << L'Atman può essere defi­
nito soltanto in senso negativo: esso è inafferrabile perché
non lo si afferra, non è soggetto a decadenza perché non de­
cade, non è soggetto ad attaccamento perché non s'attacca;
privo di legami, non teme, né può essere colpito. Chi mai po­
trebbe conoscere il conoscitore? Così hai ricevuto l'insegna­
mento, o Maitreyi, e tanto è in verità [ciò che si riferisce all']
immortalità n. Così detto, Yajfiavalkya lasciò la dimora.

SESTO BRAHMAl';JA

Ecco ora l'elenco dei maestri: Pautim�ya [ricevette la


dottrina] da Gaupavana, questi da Pautima�ya, questi da
Gaupavana, questi da KauSika, questi da Karup;linya, questi
da Sal).çlilya, questi da KauSika e da Gautama, Gautama da
AgniveSya, questi da Gargya, questi da I un altro] Gargya,
questi da Gautama, questi da Saitava, questi da Para.Sarya�
yaç.a, questi da Gargyayal).a, questi da Uddalakayana, questi
da Jabalayana, questi da Madhyandinayana, questi da Sauka­
riiyaQ.a, questi da Ka�yaç.a, questi da Sayakayana, questi da
KauSikayani, questi da GhrtakauSika, questi da ParaSaryaya­
l).a, questi da Parà..Sarya, questi da Jatukarl).ya, questi da Asu­
rayat;�-a e da Yaska, Asur:iya.Q.a da Traival).i, questi da Aupa­
jandhani, questi da Asuri, questi da Bharadvaja, questi da
Atreya, questi da Maç_ti, questi da Gautama, questi da Iun
altro] Gautama, questi da Vatsya, questi da SaQ.Qilya, questi
da KaiSorya Kapya, questi da Kumaraharita, questi da Ga­
lava, questi da Vidarbhi-Kalll).Qinya, questi da Vatsanapat
Babhrava, questi da Pathin Saubhara, questi da Ayasya Mgi­
rasa, questi da Abhuti Tvagra, questi da ViSvarupa Tvagra,
questi dagli ASvin, gli ASvin da Dadhyafìc Atharva.Q.a, questi
da Atharvan Daiva, questi da Mrtyu Pradhvarp.sana, questi da
Pradhvarp.sana, questi da Ekar�i, questi da Vipracitti, questi
da Vya�t]_, questi da Sanaru, questi da Sanatana, questi da Sa­
naga, questi da Parame��in, questi dal Brahman. Il Brah­
man è l'esistente di per sé: onore al Brahman !

www.scribd.com/Religione_in_Ita
QUINTO ADHYA.YA '

PRIMO BRAHMA�A

l. Pieno è quello, pieno è questo.


Dal pieno nasce il pieno.
Se pur si prende il pieno dal pieno
rimane intatto il pieno.
Om. li Brahman è l'etere, l'etere primordiale, l'etere agi­
tato dal vento. Così disse il figlio di Kauravyayat).i. Esso è il
·veda, che i brahmani conoscono; per suo mezzo io conosco
ciò che deve essere conosciuto 2•

SECONDO BRAHMA1:-JA 3

l . I tre figli di Praja:pati, gli dei, gli uomini e i demoni,


stavano compiendo il loro alunnato presso il padre Prajapat:i.
Compiuto il periodo ddl'alunnato, gli dei dissero : 11 Parlaci,
o Signore ! JJ. Allora egli pronunciò questa sillaba: 11 Da JJ e
aggiunse : 11 Avete capito ? JJ. << Abbiamo Caf!ito - risposero

I. La quinta lettura della B.Up. è una ra.ccolta di aforismi per lo più stacc:�ti
tra Iom, di div<Xsa origine, di •·aria epoca, molro spesso indulgenti a giochi rli
paro\�, a enigmi, a etimologie fanruio:.e.
:!. L'Assoluto (quello), pur manifestandosi nel mondo visibile (questo), nulla
po=rdc della sua completezza. L'idcntificazioneo del Brahman con l'etere vuoi adom·
brarc il carattere inco>poreo ild primo, il quale è anche il Vt'da, che comprende
ogni conoscenza.
3· Sì raccomanda la pratica delle virtù, in una valutazione nettamente po•i·
riva dci valori della vita.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
BJ:tHADÀRAJ;ITAKA UPANI�W

quelli - ci hai detto : dominatevi (diimyata) 11. << Sì - egli


concluse - avete capito >>.
2. Di poi gli uomini dissero : << Parlaci, o Signore! ''· Al�
!ora egli pronunciò questa sillaba: <(Da n e aggiunse : << Ave�
te capito ? ''· << Abbiamo capito - risposero quelli - ci hai
detto : donate (datta) n. << Sì - egli concluse - avete capito >l.
3. Quindi i demoni dissero : << Parlaci, o Signore! >>. Al�
lora egli pronunciò questa sillaba: << Da » e aggiunse : « Ave�
te capito? ''· <( Abbiamo capito - risposero quelli - ci hai
detto : abbiate compassione (dayadhvam) )). <( Sì - egli con�
eluse - avete capito >>. Questo invero intende la voce celeste,
cioè il tuono, quando fa udire il suo da da da: dominatevi,
donate, abbiate compassione. E proprio queste tre virtù biso­
gna praticare, il dominio di sé, il far l'elemosina, la com�
pass10ne.

TERZO BRAHMA:r;JA 4

l. Il cuore è Prajapati, è il Brahman, è tutto. Tre sillabe


compongono la parola: hr�da�ya. La prima è hr: a colui che
così sa portano offerte (abhi�hr) sia i suoi [parenti], sia gli
estranei. L'altra sillaba è da: a colui che così sa donano (dii)
sia i parenti sia gli estranei. L'ultima sillaba è yam : perviene
(i = ya) al mondo celeste, colui che così sa.

QUARTO BRAHMAJ�A

l . Questo (la realtà empirica) in verità è quello (la realtà


metempirica, il Brahman), e quello è questo : esiste soltanto
una verità. Colui che conosce [veramenteJ quel grande spi­
rito primigenio e sa che il Brahman è la verità, costui con­
quista tutti i mondi. E come potrebbe essere vinto colui che
conosce quel grande spirito primigenio e sa che il Brahman
è la verità? Invero il Brahman è la verità.

4· Il cuore racchiude iu •é tutto l'universo, con il quale 5'idcntifica. Tu!lo


ottiene colui che conosce il valore �timologico delle sillabe costituenti il suo nome.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'43

QUINTO BRAHMAJ'fA 5

1 . Al principio l'universo non era che acqua. Le acque


produssero la verità, ossia il satya che è il Brahman, [il Brah­
man] generò Prajapati, Prajapati gli dei. Gli dei onorano
il satya. Questo è costituito di tre sillabe : sa-ti-yam. Sa è la
prima sillaba; ti è la seconda, yam è la terza sillaba. La prima
e l'ultima sillaba indicano il saiya (il reale e il vero), nel
mezzo c'è l anrta (la menzogna, il male) 6; ma l'anrta è
'

stretto dalle due parti dal satya e diventa esso stesso satya.
L'a12rta non colpisce colui che così sa.
2. Ora ciò che è il reale, è il sole lassù. L'essere [che sta]
nel disco solare (il Brahman cosmico) e l'essere [che sta] nel­
l'occhio destro (il Brahman individuato), costoro sono fondati
l'uno sull'altro : a causa dei raggi il primo si fonda sul se­
condo, questo a causa dei soffi vitali [riposa] su quello 7•
Quando lo spirito dell'uomo è sul punto di dipartirsi, allora
Yede nitidamente il disco [del sole] : i raggi infatti non più
gli fanno ostacolo.
3. Dell'essere [che sta] nel disco solare, la testa è Bhu� :
una è la testa, una la sillaba. Le braccia sono Eh uva� : due le
braccia, due le sillabe. I piedi sono Svar: due i piedi, due le
sillabe (m+ar). Il suo nome segreto è ahar ((( giorno ))), Colui ·

che così sa stronca (han) il male e se ne libera (ha).


4. Dell'essere [che sta} nell'occhio destro, la testa si chia­
ma Bhii(l : una è la testa, una la sillaba. Le braccia si chia­
mano Bhuva(l : due le braccia, due le sillabe. I piedi si chia­
mano Svar: due i piedi, due le sillabe. Il suo nome segreto è

5- Tra mondo empirico e Assoluto, tra Brahma.n indiYiduato e Brahman cosmi·


co e.istc identità: ognuno dci due ('-'ppresentaci dal sole e dall'occhio c dai perso·
naggi che in essi s'immaginano) comprende tutte le parti dell'uniYerso (Bhilh,
Blu�e·.,!J. Smr, terra, atmosfcr:I, cido) e anche assai simile è il loro nome segreto.
6. La sillaba ti è equiparata ad anrta per�hé in questa parola si trova la \et·
ter� t, mentre mancano le sillabe sa e ynm.
7· Senza l'occhio non si vedono i raggi del <ole, ma questo è: la fc.nte della
.
VIta dell"indiYidllo.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'44

aham (<< io >>). Stronca (han) il male e se ne libera (hii) colui


che così sa.

SESTO BRAHMA�A

l . Questo essere costituito di pensiero, la cui natura è


luce, risiede dentro il cuore come un chicco di riso, un gra­
nello d'orzo. E questo stesso è il signore di tutto, il padrone
di tutto, tutto esso governa, qualunque cosa esista.

SETTIMO BRAHMA�A

l . Il lampo (vidyut) è il Brahman, così si dice. Il lampo


si chiama vidyut da vi-dii (spezzare, liberare) : infatti libera
dal male colui che sa che il lampo è il Brahman. Invero il
lampo è il Brahman.

OTTAVO BRAHMAI)lA 8

1 . Bisogna venerare la Parola come la vacca. Quattro sono


i suoi capezzoli: le formule svaha, Vafaf, hanta, svadhii. Da
due di questi capezzoli, le formule sviihii e t·a.yaf, traggono
vita gli dei; dalla formula hanta traggono vita gli uomini;
dalla formula svadhii traggono vita gli spiriti dei trapassati.
Il soffio vitale è il suo toro, la mente è il vitello.

NONO BRAHMAl)IA 9

l . È Agni VaiSvanara (il fuoco universale) quello che ri­


siede nell'interno dell'uomo e che fa digerire ciò che si man-

8. La Parola, che è sacra in quanto permette l'effettuazione del sacrificio, è


equiparata alla vacca. Le quattro invocarioni sono rivolte nel riruale agli dei, ai
Mani e, come esortazione, agli uomini. Altrove la mente è il padre, il priir;a è il
figlio della parola (v. B.Up., 1, 4• 17; I, 5, 7).
9· Agni VaiSo·iinara è an�he simbolo dell'Atman; anche un'ossen'azionc fisio­
logica serTe quindi come spunto ptt la ricerca fondamentale dell'Upmi<ad, la
ricerca del principio unico.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'45

gia. � suo il ronzio che si ode quando si chiudono le orec­


chie. Quando [l'anima] sta per andarsene, non si ode più
quel ronzio.

DECIMO BRAHMA�A 1n

l . Quando l'uomo si diparte da questo mondo, va nel­


l'aria. Questa gli si apre [per uno spazio grande] come il
foro d'una ruota d'un carro : attraversandolo egli si porta in
alto e giunge al sole. Questo gli si apre [per uno spazio
grande] come l'apertura d'un tamburo : attraversandolo egli
si porta in alto e giunge alla luna. Questa gli si apre [per uno
spazio grande] quanto un timpano : egli l'attraversa e ascen­
de ancora. Giunge a un mondo senza caldo né freddo : qui
dimora per un'infinità di anni.

UNDECIMO BRAHMA�A

l. Suprema ascesi affronta colui che è torturato dalle ma­


lattie: ottiene il mondo supremo colui che così sa. Suprema
ascesi invero affronta colui che morto portano nella foresta:
ottiene il mondo supremo colui che così sa. Suprema ascesi
invero affronta colui che morto depongono sul rogo : ottiene
il mondo supremo colui che così sa 11•

DODICESIMO BRAHMA�A

]_ Alcuni han detto che il cibo è il Brahman. Non è vero :


infatti il cibo si deteriora senza il respiro vitale. Altri dicono
che il respiro vitale è il Brahman. Anche questo non è vero,

u>. Si ha qui un accenno aUa dottritu della via degli dei, che sarà più ampia­
mente S\'iluppata in 6, 2, 15-16.
II. La vel""J. ascesi consiste nel sopfXlrt.are coraggio>amente i mali indissolubil­
mente congiunti con la Yi<a.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
perché il respiro vitale s'esaurisce senza il cibo� Ma quando
siano congiunte in unità, queste due divinità possono proce­
dere verso la perfezione. A questo riguardo disse un giorno
Pratrda al padre : (( Che mai di buono potrei fare a chi sa ciò,
che mai di male potrei fargli [, dato che è superiore a tut­
to] ? >J. Quello rispose con un gesto della mano : (( Le cose
non stanno così, o Pratrda. Chi mai, soltanto perché s'è con­
giunto in unità con quelle due [divinità], giunge alla perfe­
zione? n. Poi gli disse : (( Vi J>. La sillaba vi indica il nutri­
mento, tutte le creature quaggiù sono infatti fondate (vi!fa)
sul nutrimento. Poi disse ancora : ((Ram n. La sillaba ram
indica il respiro vitale, tutte le creature quaggiù godono (ram)
quando c'è il respiro vitale. Tutte le creature vengono a lui,
tutte le creature si compiacciono in colui che così sa u.

TREDICESIMO BRAHMA�A u

l . [Parliamo del]l'uktlza (inno). In verità respiro vitale


e uktha son la stessa cosa: infatti il respiro vitale solleva
(utthttpayatz) tutto l'universo. Un forte figlio conoscitore del­
l'uktha nasce da colui che così sa ed egli ottiene l'unione con
l'uktha e la dimora nella sua stessa sede.
2. [Ora parliamo del] yajus (formula sacrificale). In ve­
rità respiro vitale e yajus son la stessa cosa: infatti tutte le
creature si ricongiungono (yujyante) nel soffio vitale. Tutte
le creature s'uniscono per [garantire] l'eccellenza a colui che
cosl sa, ed egli ottiene l'unione con il yajus e la dimora nella
sua stessa sede.

1:2.Mentre Pti.trda materialislicamente risolve tutta la realtà nell'unione di


cibo c respiro, il padre suo afferma che non basta vivere per giungere a!la perfe­
zione e gli suggerisce la parola vì.rama, « distacco, rinuncia �. che -comprende e
supera ogni fenomeno, come viene « dimosiJ"ato » con un artificio etimologico.
IJ. D soffio vitale è identificato, per mezzo delle solite elucubrazioni etimolo­
giche, con i quattro Veda (lo kfatra indicherebbe I"Atharvavcda, più vicino alla
çasla guerriera e diretto a proteggere magicamente dalle forze del male). Oppure
le IJ"e prime identificazioni alludono alla casta sacerdotale nelle sue �·arie funzioni
e la quarta alla casta guerri!T.l.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'47

3. [Parliamo del] saman (canto). In verità respiro vitale


e sama11 son la stessa cosa: infatti tutte le creature convergono
(_ramyaiin) nel respiro vitale. Tutte le creature concordi ope­
rano per il bene di colui che cosi sa ed egli ottiene l'unione
con il sttman e la dimora nella sua stessa sede.
4. [Parliamo del]lo ktatra (nobiltà militare). In verità
respiro vitale e nobiltà militare son la stessa cosa: infatti il
respiro vitale è la nobiltà dei guerrieri. Il respiro vitale difende
(tra) dall'essere offesi (kran). Ottiene una potenza irresistibile
colui che questo sa e conquista l'unione con lo k.ratra e la
dimora nella sua stessa sede.

QUATTORDICESIMO BRAHMAJ:lA >'

1 . Bhumi, antarikra, dyau� (terra, atmosfera, cielo) : in


tutto sono otto sillabe. Pure otto sillabe contiene il [primo]
verso della gayatri ed esso è quel [ trinomio]. Quanto esiste
nei tre mondi, tutto conquista colui che così conosce il [pri�
ma] verso [della gayatri] .
2 . �ca�, yajiif!Jsi, siimiini (�g� Yajur- e Sitma�veda): in

.

tutto sono otto sillabe. Pure otto sillabe contiene il [secondo l


verso della gayatri ed esso è quel [ trinomioJ . Tutta intera la
triplice scienza conquista colui che così conosce il [secondo]
verso [della giiyatri] .
3 . Priil}a, apàna, vyiin a: in tutto sono otto sillabe. Pure
otto sillabe contiene il [terzo) verso della giiyatri ed esso è
quel [ trinomio]. Tutto quanto è vivente, tutto ciò conquista
colui che cosi conosce il [terzo J verso [della gayatri] .

q. Esahazione della sihùri o giiyatri, una delle formule più sacre del }!.gvrda
(3. 6:-., Io), dedicata a\l'c:sa.ltazione del sole. (« Questo splendore eccellente - del
dio Sole noi meditiamo, - Possa vivificare le no•tre menti »). Il quarto verso,
che assicul'Ol un potere magico sui nemici, è invisibile e al di là d'ogni contatto
n ano, ma a sua volta è basato sulla forza c rul soffio vitale. Subito dopo si
:o
d1cc che Buçlila, ignorando che la bocca della giiyatrl è Agni, rin�cque come
l'ddante che porta Janaka: e ciò probabilmente significa che il culto apre la via
alla perfezione.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'48

Poi il suo quarto (turlya) verso, risplendente, è [il sole]


che riluce oltre l'atmosfera. Esso si chiama << tur"iya >J perché
è il quarto; si chiama << risplendente )), perché apparisce, per
dir così, luminoso; si chiama << al di là dell'atmosfera >J, per­
ché brilla ben al di sopra di ogni pulviscolo atmosferico. E
del pari riluce per gloria e splendore colui che così conosce
questo verso della gttyatrl.
4. La gayatrt si fonda su questo quarto verso risplen­
dente, al di là dell'atmosfera. Esso è a sua volta fondato sulla
verità; la verità è infatti la vista, poiché la vista è la verità.
È per questo che quando due s'avvicinano litigando e uno
dice : << lo ho visto )), l'altro dice : << Io ho udito )) è a colui
'
che dice d'aver visto che dobbiamo prestare fede. La verità è a
sua volta fondata sulla forza; la forza è il soffio vitale; quin�
di la verità è fondata sul soffio vitale. Per questo si dice che
la forza è superiore alla verità. In rapporto all'individuo la
gayatrZ è quindi così fondata. La giiyatri protegge (trii) i gaya;
i gaya sono i prii�2a 15; dunque protegge i prd1J-a e poiché pro­
tegge i gaya è detta gayatri. Essa è quella siivùrZ che il mae�
stra insegna. Essa protegge i prii!la di colui al quale è stata
insegnata.
5. Alcuni insegnano una siit•itri di metro anu.y!ubh (ossia
di quattro versi), dicendo che la parola [del ·veda] è anu.y!ubh
e che in tal modo essi vogliono insegnarla. Non bisogna fare
così; bisogna invece insegnare la siivitri con il metro giiyatiì
(ossia in tre versi). Se colui che così sa riceve un grosso
compenso,_ non è nulla in confronto con un solo pada della
gayatri.
6. Colui che ottenesse tutti i tre mondi pieni (di ric�
chezze), sarebbe come se ottenesse il primo verso della giiyatri.
Colui che ottenesse tutta intera la triplice scienza, costui è
come se ottenesse il secondo verso della giiyatri. Colui che
ottenesse tutto ciò che respira, costui è come se ottenesse il
terzo verso della gayatri. Ma il quarto verso, il risplendente,

15. I p�iina, o.,;ia i sensi sono chiamaci gaya, pP>priamcntc � famigli », per­
eh�, come ad eo;empio la parola, producono rumore {giiyan11).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'49

che riluce al di là d'ogni pulviscolo atmosferico, nessuno può


attenerlo. Donde potrebbe attenersi tanto grande cosa ?
7. Ecco il modo di glorificarla : Giiyatrl, tu hai un piede,
due piedi, tre piedi, quattro piedi; senza piedi (apad) sei tu,
infatti non cadi mai (na padyase). Onore al tuo quarto piede,
risplendente, al di là d'ogni pulviscolo atmosferico. Se uno
dice in rdazione a uno che odia : t< Possa costui non ottenere
la tal cosa))' oppure : << Che non sia esaudito il suo deside�
rio >>, o anche : << Possa io ottenere quello [che appartiene a
lui] l>, non si realizza il desiderio di colui contro il quale si
recita questo omaggio [alla giiyatri] .
B. Ecco quanto Janaka, re di Videha, disse a Buçlila AS.­
vatara:Svi : << Come mai tu che dicevi d'esser conoscitore della
gayatri, sei diventato elefante e porti i pesi ? )) . (( O signore,
non conobbi la bocca di essa ))' così egli rispose. La bocca di
essa è Agni. Per quante siano le cose che si gettano sul fuoco,
[esso] tutte le brucia. Del pari colui che così sa, se anche
commette molti peccati, tutti li consuma e rimane puro, can­
dido, senza vecchiezza, immortale.

QUI:r-..'DICESIMO BRAHMANA 1.6

l . Da un aureo disco è coperto il volto del vero.


Levalo, o PU§an� affinché io, che ho per legge il vero,
possa vederlo!

O Pii§an, unico saggio, o tu che controlli, o Sole, o


figlio dì Prajapati, dividi i tuoi raggi, raccogli il tuo
splendore !

Quello che è il tuo aspetto più fausto, ecco io lo scorgo :


quella persona lassù, quella son io!
Il respiro [se ne vada] nel soffio immortale e questo

16. Preghiera del m•Jrcnte, che s'augura di veder nel disco dd sole la figura
umana simbolo dd Brahman, eguale al piÙ vero se stesso. Gli •pirili vitali si riu­
niranno ai loro archeùpi universali, mentre le aziorù wrnpiute determineranno la
condizione della rinascita. Le st<:soc strofe compaiono in !.iii Up., rs-rS.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'5'

corfXJ finisca in cenere. O coscienza, ricordati delle tue


azioni, ricordati l

O coscienza, ricordati delle tue azioni, ricordati !

O Agni, che tu possa condurci per il retto sentiero alla


prosperità, o dio, tu che conosci tutte le vie! Tieni da
noi lontano il peccato che travia! E noi ti renderemo
il più alto omaggio!

www.scribd.com/Religione_in_Ita
SESTO ADHYXYA '

PRIMO BRAHMA]jA

1 . In verità, colui che conosce il primo e l'ottimo dive.Q-ta


il primo e l'ottimo tra i suoi. Il soffio vitale invero è il pri­
mo 2 e l'ottimo. Primo e ottimo tra i suoi e anche tra coloro
tra i quali vuoi esserlo diventa colui che cosi sa.
2. In verità, colui che conosce la più ricca, diventa il più
ricco tra i suoi. La parola invero è la più ricca 3• Il più ricco
tra i suoi, e anche tra coloro tra i quali vuoi esserlo, diventa
colui che così sa.
3. In verità, colui che conosce il fondamento, è ben sicuro
su un terreno piano, è ben sicuro su un terreno impervio. La
vista invero è il fondamento: infatti per mezzo della vista si

I. La se>ta lcnura della B.Up. comprende la narrazione della contesa tra gli
org�ni dci sensi, che riconoscono la superiorità del respiro (primo briihma11a), la
dortrioa dei cinque fuochi e delle due vie che l'anima dell'uomo può seguire dopo
la rnone (second.,hriihmm;o.), la d.:scrizione delle cerimonie da celebrarsi per atte·
ncr.e grazie eccezionali (terzo briihmatJa) e per favorire la procreazione (quarto
br,ìhma,a). Trattazione parallela degli argomenti dei primi tre br<ihma11a della
B.Up_, pur con diversa disposizione degli stessi, si ha in Ch.Up., 5• l-Io; non
sembra tUttavia che possa parlarsi di d<>riv=ione dd primo testo dal secondo o vice·
>"etSa, ma si tratta probabilmente di donrine proprie di altre sçuole, accolte nelle
due Upa11i,ad per la loro importanza e mmostante la contradditoriet:ì con altri
passi. Così la dottrina dci cinque fuochi e delle due vie, che è la più esauriente
trarwzione antica della teoria della tra.smigraz.ioue delle anime, appariS<:e in sostan­
ziale disaccordo con quanto esposto da Y:ijftavalkya soprattutto in 4 , 4• 3-6.
2. ll soffio vitale è il primo sia pcr qualità, sia perché precede le altre attività
5CIIsoric, essendo già attivo nel grembo della madre.
3· La par()la permette di ottenere: ogni cosa, se usata rettamente nell'inno.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
è sicuri su un terreno piano, si è sicuri su un terreno imper­
vio. È ben sicuro su un terreno piano, è ben sicuro su un ter­
reno impervio, colui che così sa.
4. In verità, per colui il quale conosce la prosperità, per
costui prosperano tutti i desideri che possa avere. L'udito in­
vero è la prosperità: per mezzo dell'udito invero prospera
[la conoscenza di] tutti i "Veda. Prosperano tutti i desideri
per colui che così sa.
5. In verità, colui che conosce il rifugio, diventa il rifu­
gio per i suoi, il rifugio per le genti. La mente invero è il
rifugio 4• Diventa rifugio per i suoi, rifugio per la gente, colui
che così sa.
6. In verità, colui che conosce la procreazione s'accresce
in discendenza, in armenti. Lo sperma invero è la procrea­
zione. S'accresce in discendenza, in armenti colui che CO$Ì sa.
7. I soffi vitali, che erano in lizza per il primato, si reca­
rono dal Brahman e gli dissero : {{ Chi è il migliore tra noi ? n.

Quello rispose : {< Colui per la mancanza del quale si pensa


che il corpo stia peggio, costui è il migliore tra voi n .
8. La parola se ne andò. Stette via un anno, ritornò e
chiese : << Come avete potuto vivere senza di me? >>. Gli altri
risposero : ({ Siamo vissuti come i muti che non dicono paro­
la, [ma] respirano con il respiro, vedono con la vista, odono
con l'udito, conoscono con la mente, generano con lo sper­
ma >>. La parola allora riprese il suo posto.
9. Se ne andò la vista. Stette via un anno, ritornò e chie­
se : << Come avete potuto vivere senza di me? n. Gli altri ri­
sposero : << Siamo vissuti come i ciechi, i quali non vedono
con la vista, [ma] respirano con il respiro, s'esprimono con
la parola, odono con l'udito, conoscono con la mente, gene­
rano con lo sperma li. La vista allora riprese il suo posto.
l O. Se ne andò quindi l'udito. Stette via un anno, ritornò
e chiese : ({ Come avete potuto vivere senza di me? >>. Gli
altri risposero : (( Siamo vissuti come i sordi, i quali non odo-

4· Prima di essere esperimentate le sensazioni devono essere recepite 11c1l:t


mente.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'53

no con l'udito, [ma] respirano con il respiro, s'esprimono


con la parola, vedono con la vista, conoscono con la mente,
generano con lo sperma ». L'udito allora riprese il suo posto.
1 1 . Se ne andò quindi la mente. Stette via un anno, ri�
tornò e chiese : '' Come avete potuto vivere senza di me? J).
Gli altri risposero : << Siamo vissuti come gli sciocchi, i quali
non pensano con l a mente, [ma] respirano con il respiro,
s'esprimono con la parola, vedono con la vista, odono con
rudito, generano con lo sperma n . Allora la mente riprese il
suo posto.
1 2. Se ne andò quindi lo sperma. Stette via un anno, ri­
tornò e chiese : << Come avete potuto vivere senza di me? >>.
Gli altri risposero : (< Siamo vissuti come gli eunuchi, i quali
non generano con lo sperma, [ma] respirano con il respiro,
!>'esprimono con la parola, vedono con la vista, odono con
l'udito, conoscono con la mente >>. Lo sperma riprese allora
il suo posto.
1 3. Ma quando il respiro stava per allontanarsi, esso tra�
scinò via con sé tutti gli altri sensi, come un grande nobile
destriero del Sindh trascinerebbe con sé i pali delle pastoie 5•
Allora [gli altri sensi] dissero : (( O signore, non andartene,
non possiamo vivere senza di te >>. (( Se ciò è vero, allora fate�
mi un omaggio >>. t( Va bene JJ , risposero quelli.
1 4 . La parola disse : (( Per quanto io sia la più ricca, sei
tu quello che è [veramente] il più ricco J>, La vista disse :
,, Per quanto io sia il fondamento, tu sei il [vero] fonda�
mento J>. L'udito disse : '' Per quanto io sia la prosperità, tu
sei la [vera] prosperità n . La mente disse: (( Per quanto io·
'
sia il rifugio, tu sei ii [vero] rifugio >>. Lp sperma disse :
« Per quanto io sia la procreazione, tu sei la [veraJ procrea�
zione >>. <<Se io san tale, qual è il mio nutrimento, qual'è la
mia veste ? >>. (( Qualunque cosa, fino a [ciò che mangiano] i
cani, i vermi, gli insetti, gli uccelli, tutto è tuo nutrimento e
veste tua son le acque >>. Per colui che così conosce il nutri�

J. ll paragone richiama costumi di popolazioni ancora legate aila pastorizia


nomade.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'54

mento del respiro, non c'è cosa mangiata che non sia cibo,
non c'è cosa accettata che non sia cibo 6• I sapienti, che cono­
scono ciò (ossia l a veste del respiro) si risciacquano la bocca
prima di mangiare e pure dopo aver mangiato. Cosl essi pen�
sano di non lasciare ignudo il respiro.

SECONDO BRAHMAJ::\!A �

l . Svetaketu, discendente di ArUQi, giunse all'assemblea


dei PaDdla e vi trovò Pravahal)-a figlio dì Jlvala, che era cir­
condato dai servitori. Vedutolo, [il re] disse : cc Giovinetto ! ».
Egli rispose : cc Sire ! >>. cc Sei stato istruito da tuo padre? JJ.
t\ Certamente », rispose Svetaketu.

2. cc Sai tu come le creature, lasciando questo mondo,


s'avviano in direzioni diverse ? >>. cc No n, rispose egli. t( Sai
come esse tornano ancora in questo mondo ? J>. cc No >>, rispo­
se ancora quello. cc Sai forse come il mondo di là non si
riempie benché tanti siano coloro che continuamente si dipar­
tono di qua? )). (( No u, disse ancora Svetaketu. t( Sai tu dopo
l'offerta di quante ablazioni le acque, assunta voce umana, si
levano e parlano ? )) 8• <<No n, rispose ancora egli. « Conosci
tu come s'arriva a quella via che è la via degli dei o a quella
.
che è la via dei Mani? Oppure quali azioni bisogna compiere
per arrivare a quella via che è la via degli dei o a quella che è
la via dei Mani ? E invero noi abbiamo udito le parole del

6. Considnando ogni cosa fruita come cibo, e quindi fondamento, de\ respiro,
si gi<1nge all'affermazione dcll'unità di tutto l'esisteme. Ma questa uniù non esclude
differenze interne, come sembra di poter ricavare da quanto immediatamente segue:
nel contrasto tra cibo e respiro, il q01ale ultimo sarebbe leso dal primo, credo di
sorprendere l'ineluttabile contrapposizione tra ciò che è materiale c ciò che più si
avvicina allo spirituale.
7· In Ch.Up., luogo cit., alla contesa tra gli organi dci $COSi �guc immedia­
tamente la cerimonia P"" ottEnere grazie ecceziCJnali, nella quale centro dcll'auen­
zione sono appunw i vari sensi. Nella B.Up. queste cerimonie e quelle per la pro­
creazi.-,ne sono invece giustapposte, con un riordinamento evidentemente suiore.
8. Come si vedrà in seguito occorrono cinque ablazioni, costituite pcr h mag­
gior pane di ma!criali liquidi, perché sia messo in moto il process" evolutivo, con­
cepito come un susseguirsi di sacrifici, da cui sorgerà l'embrione dell'uomo.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'55

veggente : Due strade per i mortali ho udito che esistono,


l'una dei Mani, l'altra degli dei: su di esse si raduna tutto ciò
che si muove, tutto ciò che si trova tra il padre (cielo) e la
madre (terra) ». << Io non conosco nulla di questo », disse an­
cora Svetaketu.
3 . Allora il principe lo invitò a rimanere. Ma il ragazzo,
senza considerare [l'invito a J rimanere, corse via, andò dal
padre e gli disse : << Così dunque, o venerando, intendevi pro­
clamando che ero stato completamente istruito? >>. << Che cosa
vuoi dire, o tu che ben ragioni? n. << Cinque domande m'ha
posto un rappresentante della casta dei guerrieri: neppure
a una ho saputo [rispondere] >>. « Quali [erano le doman­
de] ? )) , u Queste >>, rispose Svetaketu, ed elencò i punti prin­
cipali.
4. Il padre disse : « Come è vero che tu mi conosci bene,
o caro, così è vero che ciò che sapevo, tutto io te l'ho rivelato.
Ma vieni, andiamo là e ci faremo insieme suoi discepoli >J.
,_, Signore, vacci tu solo >>.

Allora [Uddalaka] Gautama si recò là dove era la dimora


di Pravah<LJ;la figlio di Jivala. Questi gli fece portare un seg�
gio, gli fece portare l'acqua e gli rese gli onori dovuti all'o­
spite; poi gli disse : (( Io offro al venerabile Gautama il dono
che desidera >>.
5. [Gautama] disse : << Un dono mi è stato accordato :
allora quello che hai detto davanti al ragazzo, dillo a me >>.
6. Ma [il principe] rispose: (( O Gautama, questo appar�
tiene ai doni divini; parla di qualche dono umano >>.
7. [ Gautama] replicò: (( È noto che oro, armenti, cavalli,
schiave, tappeti, vesti ne ho in abbondanza. Non negarmi, o
signore, ciò che è importante, infinito, senza limiti )). (( Al�
lora tu devi esprimere il tuo desiderio, o Gautama, usando la
formula consueta : Io vengo a te come discepolo. Infatti con
queste parole gli antichi cominciavano il loro noviziato >>.
f Gautama] dunque pronunciò la formula dell'alunnato e
.
nmase.
8. [Il principe] disse: cc Come è vero che io mi auguro
che tu e i [tuoi] antenati non ci siate ostili, o Gautama, cosl

www.scribd.com/Religione_in_Ita
è vero che questa scienza fino a questo momento non fu mai
posseduta da alcun brahmano. Io tuttavia te la rivelerò : chi
mai potrebbe respingerti quando parli così?
9. In verità il mondo di là è un fuoco [sacrificate], o
9
Gautarna • Il sole è il combustibile, i raggi sono il fumo, il
giorno è la fiamma, i punti cardinali sono i carboni, i punti
intermedi sono le scintille. Gli dei sacrificano in questo fuoco
la fede : da questa ablazione sorge il re Soma 10•
IO. In verità Parjanya (dio del temporale) è un fuoco
[sacrificateJ , o Gautama. L'anno è il combustibile, le nubi
sono il fumo, il lampo è la fiamma, i fulmini sono i carboni,
i chicchi di grandine sono le scintille. In questo fuoco gli dei
sacrificano il re Soma: da questa ablazione sorge la pioggia.
l l . In verità questo mondo quaggiù è un fuoco [sacri­
ficaleJ, o Gautama. La terra è il combustibile, il fuoco è il
fumo, la notte è la fiamma, la luna è il carbone, le stelle sono
le scintille. In questo fuoco gli dei sacrificano la pioggia : da
questa ablazione sorge il cibo.
12. In verità l'uomo è un fuoco [ sacrificale] , o Gautama.
La bocca spalancata è il combustibile, il respiro è il fumo, la
parola è la fiamma, la vista è il carbone, l'udito costituisce le
scintille. In questo fuoco gli dei sacrificano il cibo: da que­
sta ablazione sorge lo sperma.

9· La cosiddetta dottrina dei cinque fuochi (enunciata a.nche in Km�j Up_, t)


vuole spiegare attr:J.verso qu:ùi fenomeni conseguenti uno all'altro (luna, pioggia,
cibo, sperma, embrione) i morti, sacrificati sulla fiamma dd rogo e ascesi al ciclo,
possano ridisccndere dall'altro mondo a una nuova vita. TI legame che congiunge
il defunto con la nuova esistenza è la fede, che ha determinato l'effetruazione dei
sacrifici riwali: quindi il ritorno sulla terra sembra una ricompensa.
IO. TI re Soma è la luna, che s'accresce o decresce secondo l'anivo o la par­
tenza delle anime dci ddunti. Quamo alle identificazioni tra gli elementi dd
fuoco sacrificale <'! le parti delle varie stazioni dove si verifica l'evoluzione, i com­
mentatori indiani si sforzano di trovare giustificazioni, talvolta con risultati curiosi.
Co,ì al § n il fuoco è equiparato al fumo perché entrambi sorgono dal combu­
stibile (ché tale l; dichiarata anche la terra); la fiamma è equiparata alla notte
perché l'una c l'altra si producono per il contatto tra combustibile e fuoco (la prima
in senso proprio, la seconda perché la luce del sole, che è il fuoco dell'universo,
tocca la superficie terrestre pur essendo impedira dall'illuminarla totalmente); la
luna e i carboni sono simili, perche la luna è prodotta, cioi: resa visibile, dalla
1\0!tc, i carboni dalla fuunma.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'57

13. In verità la donna è un fuoco [ sacrificale], o Gau�


tama. Il grembo è il combustibile, i peli sono il fumo, la
vergogna è la fiamma, l'accoppiamento costituisce i carboni,
il piacere rappresenta le scintille. In questo fuoco gli dei sacri�
ficano lo sperma: da questa ablazione sorge l'uomo.
Questo vive finché dura la vita. Quando poi muore,
1 4. lo portano sul fuoco del rogo. Il fuoco è il fuoco, il
combustibile è il combustibile, il fumo è il fumo, la fiamma
è la fiamma, i carboni sono i carboni, le scintille sono le
scintille. In questo fuoco gli dei sacrificano l'uomo : da que­
11•
sta ablazione vien fuori un personaggio rifulgente di luce
1 5 IZ. Coloro che hanno questa conoscenza e coloro che
nella foresta venerano la fede come fosse la verità, costoro
entrano nella fiamma [del rogo], dalla fiamma [passano]
nel giorno, dal giorno nella quindicina della luna crescente,
dalla quindicina della luna crescente nei sei mesi nei quali il
sole si muove verso Nord, da questi mesi nel mondo degli
dei, dal mondo degli dei nel sole, dal sole nella regione delle
folgori. Giunti che siano nella regione delle folgori, un essere
spirituale [li J fa procedere verso i mondi del Brahman e. nei
mondi del Brahman distanze infinite essi abitano. Per essi
non c'è più ritorno.
1 6. Coloro che conquistano i mondi celesti con il sacri­
ficio, l'elemosina, l'ascesi, costoro entrano nel fumo, dal fumo
[passano 1 nella notte, dalla notte nella quindicina della luna
calante, dalla quindicina della luna calante nel semestre in
cui il sole si muove verso il Sud, da questo semestre nel

J J . Questa specie di corpo souilc, purificato dalla fiarnnla dd wgo, sarà poi
.'-acrificato come fede dagli dei nd mOJndo di là.
n. La " via degli dei » porta all'eterna dimora nel mondo dd Br:iliman gli
anacGre!Ì; la « �"ia dei Mani " riporta su questa t""ra coloro che hanno vissuto la
YÌta virtuosa del capo di famiglia. Una rinascita come spregevole insetto rocca infine
a chi nc>n conO$CC- né l'una né l'altra via. Diverso sembra, rispetto alla dottrina dei
cinque fuochi, lo spirito informatore de!la dottrina delle due vie, non tanto per
la diversità delle varie tappe sul cammino del ritorno alla vita, quanto perché com­
pare !"ideale della liberazione e il d�-stino dopo la morte e anche la condizione
de!la nuova vita sono determinati dal rimerito delle azioni compiute. Que•t'ultimo
punto è sottolineato nella versione della Ch.Up . • 5, 10, 7·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
;
l

mondo dei Mani, dal mondo dei Mani nella luna. Giunti che
siano alla luna, essi diventano nutrimento e gli dei quivi se
ne cibano come si cibano della luna con le parole << Accre­
sciti, riduciti ! ». Poiché questa [sosta] è per essi terminata,
allora ritornano nello spazio, dallo spazio passano nel vento,
dal vento nella pioggia, dalla pioggia sulla terra. Giunti che
siano sulla terra, diventano cibo e di nuovo sono sacrificati
in quel fuoco che è l'uomo e rinascono in quel fuoco che è la
donna. Giungendo ai diversi mondi, continuano così il loro
ciclo. Ma coloro che non conoscono queste due vie, rinascono
come vermi, insetti e tutte le specie che mordono ».

TERZO BRAHMAI':;JA

l . Colui che desidera ottenere grandi cose, nel semestre


in cui il sole si muove verso il Nord, in un giorno favorevole
della quindicina della luna crescente, dopo aver praticato per
dodici giorni il rito del l'upasad 12 �>4", radurù in un vaso o in
una coppa di legno di fico ogni sorta di erbe e di frutti e poi
spazzi il luogo, faccia l'aspersione, disponga il fuoco, sistemi
[l'erba sacra ] , faccia l'offerta del burro fuso secondo le regole
e quando si è in una costellazione mascolina prepari il beve­
raggio e lo libi dicendo : << [O fuoco] che tutti conosci, a
quelle forze che ostili in te risiedono e rendon vani i desideri
dell'uomo, a queste io offro la loro parte ! Ed esse, soddisfatte,
mi soddisfino in tutti i desideri! Sviihii!
E a te che, [divinità] ostile, ti interponi e dici : Io voglio
oppormi, a te sacrifico con questa pioggia di burro fuso, [per­
ché tu sia] propizia, Sviihii! ».
2. Con le parole : « Al primo, Sviihiil All'ottimo, Svii­
ha! n, versa nel fuoco [parte del burro fuso] , fa colare nella
bevanda la goccia rimasta [nel cucchiaio] e poi aggiunge :
<< Al prii�za, Sviihiil ll.
Con le parole : t< Alla ricchissima, Svahal n, versa nel fuo­
co [parte del burro fuso] , fa colare nella bevanda la goccia

12 l!is L'upasad è la cerimonia preparatoria per il sacrificio di soma.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'59

rimasta [nel cucchiaio] e poi aggiunge : << Alla parola,


Sviihii! )).
Con le parole: <<Al fondamento, Sviihii! >>, versa nel fuo­
co [parte del burro fuso ] , fa colare nella bevanda la goc­
cia rimasta [nel cucchiaio] e poi aggiunge : « Alla vista,
Sciihii! )).
Con le parole : << Alla prosperità, Sviihtt! )}' versa nel fuoco
[parte del burro fuso] , fa colare nella bevanda la goccia rima­
sta [nel cucchiaio] e poi aggiunge : <<All'udito, Sviihii! >>.
Con le parole : << AI rifugio, Sviihii! >>, versa nel fuoco
[parte del burro fuso] , fa colare nella bevanda la goccia
rimasta [nel cucchiaio] e poi aggiunge : << Alla mente,
stiiihii ! )).
Con le parole : << Alla procreazione, Sviihiil >>, versa nel
fuoco [parte del burro fuso ] , fa colare nella bevanda la goc­
cia rimasta [nel cucchiaioJ e poi aggiunge : << Allo sperma,
St'iihii! >>.
Così dicendo versa nel fuoco [parte del burro fuso] e fa
colare la goccia rimasta [nel cucchiaio] nella bevanda.
3. Con le parole : ((Ad Agni, Sviihii! >>, versa nel fuoco
[parte del burro fuso J e fa colare nella bevanda la goccia
rimasta [nel cucchiaio J .
Con le parole : (( A Soma, Svaha! », versa nel fuoco [par­
te del burro fusoJ e fa colare nella bevanda la goccia rimasta
[nel cucchiaio] .
Con le parole: (( Bhu�, Svii/zii! >>, versa nel fuoco [parte
del burro fusoJ e fa colare nella bevanda la goccia rimasta
[nel cucchiaio] .
Con le parole: ({ Bhuva�, Sviihii! )) , versa nel fuoco [par­
te del burro fusoJ e fa colare nella bevanda Ia: goccia rimasta
[nel cucchiaio] .
Con le parole: (( Sva{J, Svaha! )) , versa nel fuoco [parte
del burro fuso] e fa colare nella bevanda la goccia rimasta
[nel cucchiaio ] .
Con le parole : ( Bhu�,
( Bhuva�, Sva�, Svaha! )) ' versa
nel fuoco [parte del burro fuso] e fa colare nella bevanda
la goccia rimasta [nel cucchiaio] .

www.scribd.com/Religione_in_Ita
l
'

Con le parole: 11 Al Brahman, Sviihiil n, versa nel fuoco


[parte del burro fuso] e fa colare nella bevanda la goccia
rimasta r nel cucchiaio] .
Con le parole : << Alla casta guerriera, St,iihii! >>, versa nel
fuoco [parte del burro fuso] e fa colare nella bevanda la
goccia rimasta [nel cucchiaio]-
Con le parole : << Al passato, Sviihii! n , versa nel fuoco
[parte del burro fuso] e fa colare nella bevanda la goccia
rimasta [nel cucchiaio] .
Con le parole: <<Al futuro, Sviihii! » , versa nel fuoco
[parte del burro fuso] e fa colare nella bevanda la goccia
rimasta [nel cucchiaio].
Con le parole: << All'universo, Svahii! )) versa nel fuoco
'
[parte del burro fuso] e fa colare nella bevanda la goccia
rimasta r nel cucchiaio] .
Con le parole : << Al tutto, Svaha! n, versa nel fuoco [par­
te del burro fuso J e fa colare nella bevanda la goccia rimasta
[nel cucchiaio) ,
Con le parole: << A Prajapati, Sr,iiha! >>, versa nel fuoco
[parte del burro fuso l e fa colare nella bevanda la goccia
rimasta [nel cucchiaio1 ·
4. Di poi tocca [la bevanda1 e dice : tt Tu sei ciò che si
muove (il respiro), tu sei ciò che brucia (il fuoco), tu sei ciò
che è completo (il Brahman), tu sei ciò che è saldo (il firma­
mento), tu sei l'unico rifugio (la terra). Tu sei stato e sei la
sillaba sacra Riti, tu sei stato e sei il canto intonato all'inizio
del rito, tu sei ciò che viene invocato dall'adh varyu e pure
dal suo aiutante, tu sei ciò che splende nell'umido [delle
nubi ] , tu sei l'onnivadente, il signore, il cibo, la luce, tu sei
la distruzione, tu sei colui che afferra ogni cosa >' 13•
5. Poi alza la bevanda e dice: << Àmatpsi iimarp hi te
mahi (forse = tu conosci, io ho conosciuto la tua grandezza).

13. Mentre finora i riti de><:rittì erano direni all'acquisizirme di beni mate­
riali, qui appari><:e, preparata dalle identificazioni del § 4, la tipica 3spirazione
upani�dica al supera.mcmo ddla vita terrena e all'immedesimazione nella �ila uni­
vers:.. La Sii<'itri � la celebre strofa di l.{V., 3, 6z, 10 in onocc dd Sole; le srrufe
" del miele " appartengono a J.Z.V., I, 90, 6-8.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
Ecco il re, il signore, il sovrano! Possa questo re e signore
renderrni sovrano! JJ.
6. Poi ne beve un sorso e dice:
(( Questo splendore eccellente...
Miele portano i venti, miele i fiumi a colui che è giusto;
ricche di miele ci siano le erbe. Bhu�, Sviihii !
(( del dio Sole noi meditiamo.
Miele siano la notte e le aurore, ricca di miele sia la pol�
vere della terra, miele ci sia il padre cielo. Bhuva�, Sviihii!
u Possa vivificare le nostre menti.

Ricco dì miele ci sia ralbero, ricco di miele il sole, ricche


di miele ci siano le vacche. Sl'a�, St'ilhii! n .
Recita così tutta la siivitr"i e tutte le [strofeJ del miele e
dice: (( Possa io diventare tutto questo universo! Bhu�, Bhu�
va�z_. Sva�1, Svtthii! n .
Alla fine, dopo aver inghiottito un sorso ed essersi lavato
le mani, si siede dietro il fuoco con la testa girata verso
oriente. Al mattino rende omaggio al sole : (( Tu sei l'unico
fior di ninfea delle regioni celesti ! Possa io essere l'unico fior
di ninfea tra gli uomini l JJ. Ritornando poi come era venuto,
sedutosi dietro il fuoco, mormora l'elenco [dei maestri ·che
segue J .
7. Uddalaka AruQ-1 rivelò [il segreto di] questa [bevan�
da l a Yajiìavalkya Vajasaneya, suo discepolo e aggiunse:
'' Se uno la versasse anche su un tronco disseccato, nascereb­
bero i rami, spunterebbero le foglie n.
B. Yajtìavalkya Vajasaneya la rivelò al discepolo Madhu­
ka Paiiigya e disse: (( Se uno la versasse anche su un tronco
disseccato, nascerebbero i rami, apparirebbero e foglie! Jl.
9. Madhuka Paiilgya la rivelò al discepolo CUla Bhaga­
vitti e disse: (( Se uno la versasse anche. su un tronco dissec­
cato, nascerebbero i rami, apparirebbero le foglie! Jl.
l O. Cola Bhagavitti la rivelò al discepolo Jànaki Aya�s­
thii!J-a e disse : (< Se uno la versasse anche su un tronco dis­
seccato, nascerebbero i rami, apparirebbero le foglie! JJ.
1 1 . Jà:naki Aya}:tsthUQ.a la rivelò al discepolo Satyakama
Jabala e disse : « Se uno la versasse anche su un tronco dis­
seccato, nascerebbero i rami, apparirebbero le foglie! n .

www.scribd.com/Religione_in_Ita
1 2. Satyakama Jabala la rivelò ai suoi discepoli e disse :
(( Se uno la versasse anche su un tronco disseccato, nascereb­
bero i rami, apparirebbero le foglie ! l). Non bisogna rivelare
[il segreto di) questa [bevanda) a nessun altro se non al
figlio o al discepolo.
1 3. Quattro volte viene impiegato I'udumbara [in que­
sta cerimonia1 : di udumbara sono infatti il cucchiaio, la
coppa, il combustibile, le due bacchette per mescolare. Dieci
sono le specie di cereali domestici: riso, orzo, sesamo, fagioli,
miglio, panico, frumento, lenticchie, piselli e veccia. Dopo
che sono stati pestati, vengono irrorati con latte acido, miele
e burro. Poi si liba con il burro fuso.

QUARTO BRAHMA�A 14

l . L'essenza delle creature è la terra, l'essenza della terra


è l'acqua, dell'acqua le erbe, delle erbe i fiori, dei fiori i
frutti, dei frutti l'uomo, dell'uomo lo sperma.
2. Prajapati pensò di dover dare all'uomo un sostegno e
allora creò la donna. Creatala, la onorò dì sotto : perciò bisa.­
gna venerare la donna di sotto. Egli trasse fuori dal suo cor­
po quella pietra che serve a premere il soma e con essa attaccò
la donna.
3 . Il brrembo di lei è l'altare, i peli il letto di erbe, la pelle
il torchio per spremere il soma, la matrice il fuoco di mezzo.
Quanto grande è il dominio di chi compie il sacrificio T'iija­
peya, altrettanto grande è il dominio di colui che così cona.­
scendo effettua l'atto sessuale; egli si appropria delle buone
azioni delle donne. Invece per colui che ignorando ciò com­
pie l'atto sessuale, le donne si appropriano delle sue azioni
buone.

T4· Poiché la prosecuzione della stirpe è indispensabile per l'effettuazione del


sacrificio funebre, non è strano questo capitolo conclusivo sui mezzi per ottenere
un figlie. desiderato. Le qualità del figlio sono attribuite al cibo maogiato dai gwì­
tori e il risultato migliore è dato da una dieta carnea.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
BJ_UIADARA�AKA UPANI�AD

4. t conoscendo ciò che Uddalaka Arw:U, Naka Maud�


galya e Kumiiraharita dissero : u Molti uomini di discendenza
brahmanica lasciano questo mondo impotenti, senza [il frutto
delle] buone azioni e sono coloro che praticano l'atto ses�
suale senza sapere ciò >>-
Molto seme invero si perde nel sonno o nella veglia.
5. In tal caso bisogna toccarlo o anche mormorare questo
scongiuro : << Questo mio seme che ora è caduto sulla terra,
che è colato sulle erbe, sulle acque, questo seme io me lo
ri prendo : di nuovo in me torni il vigore, di nuovo l'energia,
di nuovo la prosperità! Di nuovo i fuochi dell'altare, ognuno
al suo posto, siano favorevoli ! ». Così dicendo prenda [del
seme] con l'anulare o con l'indice e se lo strofini in mezzo
al petto o alle sopracciglia.
6. Se poi vede riflessa nell'acqua l a propria immagine,
mormori questi versi : «A me l'energia, il vigore, lo splen�
dore, la ricchezza, [il frutto delle] buone azioni ! >J.

È la dea Fortuna tra le donne quella che s'è tolti i panni


sporchi (dopo le regole). Perciò a una donna che abbia tolto
i panni sporchi, che sia splendente di bellezza, l'uomo deve
accostarsi e fare inviti.
7. Se essa non gli concede i suoi favori, la convinca, se
vuole, con dei doni ; se ella continua a non concedere i suoi
favori, la batta con un bastone o con la mano e la trascuri
dicendo : <• Con l'energia e lo splendore ti tolgo lo splen�
dare ''• e così quella è privata del suo splendore.
8. Se ella cede, [allora dica] : '' Con l'energia e lo splen� ·

dore io ti arreco splendore >,, e così entrambi rimangono


splendenti.
9. Se desidera che qualcuna lo ami, si unisca con lei,
congiunga la bocca con la bocca, le tocchi il grembo e mor�
mori : " Tu nasci da ogni membro, tu sorgi dal cuore, tu sei
ti_ succo delle membra ! [O sperma ] , fa che costei, come col�
p!ta da una [freccia J fiammeggiante, si innamori di me! )J.

l O. Se desidera che qualcuna non abbia .figli, si unisca


con lei, congiunga la bocca con la bocca, espiri e inspiri e

www.scribd.com/Religione_in_Ita
dica: ({ Con l'energia, con lo sperma io ti tolgo lo sperma JJ,
e così quella rimane sterile.
I l . Se desidera che qualcuna concepisca un figlio, si uni�
sca con lei, congiunga la bocca con la bocca, inspiri ed espiri
e dica: (( Con l'energia, con lo sperma io ti arreco lo sper�
ma )J, e così quella rimane incinta.
1 2. Se la moglie ha un amante che egli odia, dopo aver
posto del fuoco in una coppa di terra non cotta e aver fatto
un cuscino di frecce [disposte] in direzione contraria [ a
quella abituale nel sacrificio) , nel fuoco sacrifichi le punte
delle frecce, disposte a rovescio, dopo averle unte con burro
fuso, mentre dice:
({ O tal dei tali, tu hai sacrificato nel [fuoco] acceso da

me e io ti tolgo l'aria che espiri e quella che inspiri! O tal


dei tali, tu hai sacrificato nel [fuocoJ acceso da me e io ti
tolgo figli e armenti! O tal dei tali, tu hai sacrificato nel
l fuoco) acceso da me e io ti tolgo sacrifici e buone azioni!
O tal dei tali, tu hai sacrificato nel [fuoco] acceso da me e
io ti tolgo speranze e aspettative\ n. Allora reso impotente
se ne va da questo mondo senza [il frutto delle] buone
azioni colui che è maledetto da un brahmano che così cono­
sce. Perciò non si desideri mai di scherzare con la moglie di
un tale brahmano : infatti chi così conosce risulta vittorioso.
1 3 . Se la moglie ha le sue regole, per tre giorni [il ma�
rito] non beva in coppe di metallo e indossi una veste non
lavata; né uomo né donna di bassa casta la tocchi. Alla fine
dei tre giorni, fatta l'abluzione, le faccia mondare il riso.
1 4. Se uno desidera un figlio di carnagione chiara, che
sappia recitare un Feda, che viva intera la sua vita (di cento
anni), dopo aver fatto bollire del riso nel latte, insieme con la
moglie lo mangi, condito con burro fuso : saranno così adatti
a generare [un tal figlio] .
1 5. Se poi desidera un figlio bruno, dagli occhi neri, che
sappia recitare due Veda. che viva intera la sua vita. dopo
aver fatto bollire del riso nel latte acido, insieme con la mo­
glie lo mangi, condito con burro fuso : saranrro così adatti a
generare [un tal figlio 1 ·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
BI
U
, HDARAJ:<YAKA UPANt�AD

1 6. Se poi desidera un figlio moro, con gli occhi fìam�


meuf'ianti,
ob
che sappia recitare tre Veda, che viva intera la
sua vita, dopo aver fatto bollire del riso nell'acqua, insieme
con la moglie lo mangi, condito con burro fuso : saranno
così adatti a generare [un tal figlio).
1 7. Se poi desidera una figlia colta, che viva intera la sua
,·ita, dopo aver fatto bollire del riso con del sesamo, insieme
con la moglie lo mangi, condito con burro fuso : saranno
così adatti a generare [una tale figlial ·
1 8. Se poi desidera un figlio colto, famoso, che partecipi
alle assemblee e pronunci discorsi ascoltati, che sappia recitare
tutti i Fet!a, che viva intera la sua vita, dopo aver fatto bol�
lire del riso con della carne, insieme con la moglie lo mangi,
condito con burro fuso : saranno così adatti a generare l un
tal figlio) . r Si deve trattare di carne] di manzo o di toro.
1 9. Poi al mattino, con il metodo [seguito] per la zuppa
di riso, prepara il burro liquefatto e liba dalla zuppa di riso
dicendo : ( \ A d Agni, Suahii! Ad Anumati 15, Sviihiil Al dio
Sole, che è il padre della verità, Sviihii! >>. Dopo aver cosl liba�
to, prende [il resto della libagione] e mangia. Dopo aver
mangiato. [ne J offre alla moglie. Si lava le mani e, riempito
un vaso d'acqua, per tre volte la asperge dicendo : << Alzati di
qui. o ViSvavasu, cercati un'altra bella giovane, lascia che la
moglie stia con il marito ! >> 16•
20. Poi s'accosta a lei dicendo : << Io san ama e tu sei sa ;

siitu sei, ama io sono; io sono il siiman, tu sei la re (su cui il


s,lman si fonda o giace), io sono il cielo. tu sei la terra. Vieni,
abbracciamoci; mescoliamo il seme per [ottenere] un figlio
maschio, per [acquistar] ricchezze ! >>.
21. Poi le divarica le gambe dicendo : << Si aprano cielo
e terra ! }). Si unisce con lei, congiunge la bocca con la bocca
e per tre volte la accarezza nel senso del pelo, dicendo :
" Vi�l).ll prepari il grembo, Tvagar modelli le forme.. Praja�

'5· De:t del piacere amor<>So. come Sini--�11. ricorJata più sotto.
16. Vih5.vasu è un genio lascivo, che contende al marito il possesso della
<pma. Cfr. J:?,_ V., ' , 85, 22.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
J

,66

pati [ti] irrori, Dhatar ponga in te l'embrione 16b's. Poni


l'embrione, o Siriivali! Poni l'embrione, o tu dalla lunga trec­
cia! Ponete l'embrione, o ASvin, o dei dalle collane di ninfee!
22. D'oro sono le bacchette con le quali gli ASvin susci­
tano il fuoco; noi invochiamo per te l'embrione, perché nel
decimo mese si generi. Come è vero che la terra è la madre
di Agni, come è vero che il cielo ha generato Indra, come è
vero che il Vento è il figlio delle regioni celesti, così io, che
sono il tal dei tali, in te pongo rembrione )).
23. Quando sta per partorire, la asperge con l'acqua di­
cendo : (( Come il vento da ogni parte solleva il lago pieno di
ninfee, così si sollevi il tuo embrione e venga alla luce insie­
me con la membrana. Questo è il recinto di Indra, ben chiuso
e sbarrato. O Indra, fallo uscire insieme con l'embrione e la
placenta >> 17•
24. Dopo la nascita, attizza il fuoco, prende [ l'infante]
in grembo, mescola in una coppa del burro e del latte acido
e liba da questa miscela, dicendo : (( Possa io nutrirne mille
prosperando nella mia casa! Nella discendenza di lui non vi
sia [alcuno] privo di prole e di armenti ! St•iihal In te io
getto con il pensiero le forze vitali [che si trovano] in me!
St'iihii! Se nel sacrificio feci qualche cosa di troppo o se man�
cai in qualche cosa, Agni, che lo sa e rende il rito perfetto,
ci renda perfetto il sacrificio e perfetta la libagione ! Sviihii! >>.
25. Poi avvicinandosi all'orecchio destro di lui dice per
tre volte : (( Parola, parola! )). Quindi mescola latte acido,
miele e burro fuso, ne fa mangiare al piccolo con un [ cuc�
chiaio] d'oro che non viene introdotto r nella bocca] e dice :
<< Io pongo in te la terra, io pongo in te l'atmosfera, io pongo
in te il cielo! La terra, l'atmosfera, il cielo, tutto l'universo
in te pongo ! >>.

16 bis. Tva!!�r e Dh>Jtar sono divinità vediche, rispettivamente l'ancficc c

l'ordinatorc delle co<e: credte.


17. La membrana che a.-volge l'embrione è paragonata al r&cs<o cdeste dove
son chiuse le vacche, ossia le acque contenute ndle nubi, che saranno liberate da
Indra secondo il noto mito \'edicn.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
26. Poi gli impone il nome : « Tu sei il Veda >>. Questo
18•
in verità è il suo nome segreto
27. Quindi lo consegna alla madre e gli dà il seno e
dice : << Questo seno è fiorente, delizioso, datore di ricchezza,
abbondante, generoso, tu alimenti con esso tutte le cose de­
gne : o Sarasvati, tu l'hai dato perché sia succhiato [al mio
bambino ] . >J (J3.V. , r, r64, 49).
28. Poi si rivolge alla madre e dice : << Tu sei Içla Maitra- .
varul).i 19 tu insieme con un eroe hai generato un eroe. Genera
molti eroi tu che ci hai donato un eroe! >>. D'un tale uomo si
dice: <l In verità tu hai superato il padre, hai superato l'avo >1.
Chi è figlio d'un brahmano che così conosce in verità ha
ottenuto la meta più alta, per quanto riguarda la fortuna, la
gloria. lo splendore brahmanico.

QUINTO BRAHMAl':lA

l . Ecco ora l'elenco [dei maestri] : Pautima�iputra [ rice­


vette la dottrina] da Katyayaniputra, questi da Gautamipu­
tra, questi da Bharadvajiputra, questi da ParaSar:iputra,
questi da Aupasvastiputra, questi da Para.Sariputra, questi da
Katyayaniputra, questi da KauSikiputra, questi da Alambi­
putra e da Vaiyaghrapadiputra, quest'ultimo da Ka.ç.viputra
e da Kapiputra, questi da
2. j\treyiputra, questi da Gautamiputra, questi da Bha­
radvajlputra, q�esti da ParaSariputra, questi da Vatsiputra,
questi da ParaSariputra, questi da Varkartu;iiputra, questi da
Artabhagiputra, questi da Saurigiputra, questi da Sankrtipil­
tra, questi da Alambayaniputra, questi da Alambiputra, que­
sti da Jayantlputra, questi da Mfu).QGkayaniputra, questi da
Mfu).çliikiputra, questi da Sal).çliliputra, questi da Rathitaripu­
tra, questi da Bhalukiputra, questi dai due figli di Kraufì.ciki,
costoro da Vaidabhrtlputra, questi da Ka.rSakeyiputra, questi

tS. Secondo il codice di Manu (Il, 30) il vero nome è dalo dieci giorni dopo
la nascita.
19. Di,·inità pastorale, che dona ri,toro e garanti;;.ce abbondanza.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
da Pracinayoglputra, questi da Safijiviputra, questi da PraS­
niputra Asurìvasìn, questi da Asurayal).a, questi da Asuri,
questi da
3. Yajftavalkya, questi da Uddalaka, questi da Aruga,
questi da UpaveSì, questi da KuSri, questi da VajaSravas, que­
sti da Jihvavat Badhyoga, questi da Asita VaqagaQa, questi da
Harita Ka§yapa, questi da Silpa KaSyapa, questi da KaSyapa
Naidhruvi, questi da Vac, questa da Ambhi!M, questa da Adì­
tya. Queste formule sacr:ificali dette bianche sono divulgate da
Yajùavalkya Vajasaneya.
4. L'elenco è lo stesso fino a Sanjiviputra. Safi.jiviputra
[ricevette la dottrina] da Mal).Q.Ukayani, questi da Magçlavya,
questi da Kautsa, questi da Mahitthi, questi da Vamakak�a­
yal).a, questi da Sat:J_çlilya, questi da Vatsya, questi da KuSri,
questi da Yajftavacas Rajastambayana, questi da Tura Kava­
�eya, questi da Prajapati, questi dal Brahman. Il Brahman è
l'essere esisten:e per se stesso. Onore al Brahman !

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA UPANI�AD
La Chtindogya Upanirad, {( Upanirad riguardante il chandoga o
cantore ùelle melodie ))' appartiene al Siimaveda ed è una delle più anti­
..:hc c vaste UpaniJad esistenti. f: divisa in otto prapiithaka, alla !or
volta diYisi in khal)ç/a, in prosa con qualche strofa inserita, ed è una
raccolta piuttosto eterogenea dì materiali di diversa epoca.
TI punto di partenza è costituito dalla considerazione e dall'inter­
prernione del sliman e delle sue parti; poi si passa all'indagine sul pri­
mo principio e alla contemplazione dell'identità fra Atman e Brahman
(o Sat, come spesso viene chiamato l'Assoluto in questa Upanirad), che
rappresentano il tema comune a tutte le Upanirad. Abbastanza nume­
rosi sono gli argomenti comuni con la B.Up.; particolarmente intere3-
santc poi è il sesto prapit!haka, dove nell'insegnamento impartito da
l�Jdalaka al figlio Svetaketu si ha un atteggiamento assai raro nelle
Fptml!·ad, voglio dire il desiderio di esperimentare e di corredare di
pmvc purchessia la propria argomentazione.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
PRIMO PRAPli.THAKA '

PRIMO KHAl';ll;>A

l . Bisogna venerare I'udgltha z come fosse la sillaba Om :


con Om si inizia infatti il canto rituale. Ed ora spiegheremo
questa [affermazione] .
2. L'essenza di tutte le creature è la terra, l'essenza della
terra è l'acqua, l'essenza dell'acqua è costituita dalle piante,
l"essenza delle piante è l'uomo, l'essenza dell'uomo è la pa­
rola, ressenza della parola è la re (inno), l'essenza della re è
il siiman (melodia), l'essenza della melodia è l'udgitha (can­
to rituale).
3. Di queste essenze la vera essenza, la suprema, la mi­
gliore è l'ottava, è l' udgltha.
4. Che cosa è propriamente la re? Che cosa è propria­
mente il siiman ? Che cosa è propriamente l'udgitha? Su
questo si -è riflettuto.

1 . La prima r�rrura comitne ,,-,,tanzialmcnte delle spec�lazioni sull'udgitha,


b parte essenziale del c�nto liturgico, e sulle �illabe che lo compongono\ la cosa
i:: abhastanza giustific:tbile in un t�sto app�rtencnte al Siimat•eda. L'intendimento
•emh,-a e>sue quello di f�r intravvedcre l'unità che esiste sotto l'�pparcnza del
nK•hcplice. Più inter�s:mti sono i kh,,r.tf" S-ç1. IO·II, 1:2, nci quali rispettiv�mente
_
'� sottolinea l'importanza dcllo spnio etereo e del cibo, sostr�to indispensabile dd
run".

2. L'udgltha èe<:juivalcote ali� sillaba sacra Om, che ndb sua denominazione
di a�·,ara
significa sia « sillaba "• sia « irr:.p<:rituro
». Per questa identificazione
l"udgitha è l'essenza di tutte le essenze, il principio che <endc il sacrificio perfetto
c fruttuoso.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'7' CHANDOGYA UPANI�AD

5 . La re è la parola, il
è la sillaba Om 1•
siirnan è il soffio vitale,
Parola e soffio formano una coppia simile
l'udgltha
'
a quella formata dalla re e dal siiman.
6. [ I componenti di) quest'ultima coppia si uniscono nel­
la sillaba Om. Quando i due membri di una coppia si uni­
scono, allora compiono uno i desideri del] 'altro,
7. e veramente compie tutti i desideri colui che, così cono­
scendo, venera l' udgitha come fosse la sillaba [ Om ] .
B. Questa sillaba esprime pure l'assenso. Quando si assen­
te a qualche cosa, si dice infatti Om. Ma assenso vuoi dire
riuscita. Riesce infatti a realizzare tutti i desideri colui che,
così conoscendo, venera l'udgltha come fosse la lettera [ Om ] .
9. Da essa procede la triplice scienza. Dicendo Om si in­
troducono [le formule del Yajurveda] , dicendo Om si reci­
tano [gli inni del�guda], dicendo Om si cantano [le melo­
die del Siimaveda] , e ciò per onorare questa sillaba, a cagione
della [sua] grandezza, del [suo] valore essenziale.
l O. Con essa compiono il sacrificio entrambi, tanto chi
così sa quanto chi non sa. Ma diverse sono [nei loro effetti]
la scienza e l'ignoranza. E soltanto il sacrificio che si compie
con scienza, con fede, con la mistica dottrina, esso solo è vera­
mente efficace.
Questa invero è la spiegazione della sillaba [ Om ] .

SECONDO KHANI)A �

l . Quando gli dei e i demoni, entrambi della stirpe di


Prajapati, vennero a contesa, gli dei afferrarono l'udgitha
pensando : (( Con questo li vinceremo )l.

3· L'inno n<:m può c0ncepirsi senza la parola, com<: il canto melodico non
s:iiman si congiungano, os>Ìa trm-ino la loro
sussiste senza il respiro. Che poi re e
essenzialità, ndla sillaba Om, è tutt'altro che dimostrato; ma il ntc si lascia tra­
scin:ue dall'a�CJmato doppio valore di akeara, per cui Om si configura appunto
come l'Assoluto.
4· L't�dgitha io idemko �l mukhya prii1J«, o meglio: l'ernità misteriosa che è
I"udg"i1ha trova il suo corri�pondente semibilc nd soffio YÌiale che sta ndl� bocca,

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA UPANI�AD '73

2. Essi venerarono il soffio che sta nel naso come l'udgl­


t!Ja, ma i demoni lo colpirono con il male. Per questo con
esso si percepiscono tanto i buoni quanto i cattivi odori, per­
ché fu colpito con il male.
3. Allora venerarono la parola come l'udgltha, ma i de­
moni la colpirono con il male. È per questo che con essa si
proclama tanto la verità quanto la menzogna, perché è stata
colpita con il male.
4. Allora venerarono la vista come l'udgltha, ma i de­
moni la colpirono con il male. È per questo che con essa si
discerne tanto ciò che è bene vedere quanto ciò che è male
vedere, perché è stata colpita con il male.
5. Allora venerarono l'udito come l'udgltha, ma i de­
moni lo colpirono con il male. È per questo che con esso si
ode tanto quel che deve udirsi quanto quello che non deve
udirsi, perché è stato colpito con il male.
6. Allora venerarono la mente come I'udgltha, ma i de­
moni la colpirono con il male. È per questo che si pensa tanto
quello che è conveniente pensare quanto quello che non è
conveniente pensare, perché è stata colpita con il male.
7. Allora venerarono il soffio che sta nella bocca come
r!!{lgltha. Quando i demoni vi si precipitarono sopra, furono
disfatti, così come è disfatta una zolla che urti una dura
pietra.
8. Come si disfa una zolla che urti una dura pietra, così
è disfatto colui che augura del male ed è ostile a chi così sa.
Colui che così sa è come una dura pietra.
9. Con questo [soffio] non si percepisce buono o cattivo
odore, perché esso è libero dal male. Quando ·si mangia, quan­
do si beve è con questo [soffio] che si sostengono gli altri
spiriti vitali. È perché non lo trovano più che al momento
della morte r gli altri spiriti vitali] se ne vanno e [il morente l
alla fine tiene aperta la bocca 5•

pre-siede all'alimentazione cd � >Upcriorc a rutti gli altri sensi. Ciò è narrato con la
l�ggenda della lotta tra dci e demoni, che trova riscontro in R.Up., 1, 3·
5· Come br�man<f,, il soffio eh� rorta !"alimento.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'74 CH.:ÌNDOGYA UPANI�D
··�
l O. Ail.giras venerò questo [soffio] come l'udgltha, anzi
SI ritiene che esso sia [identico ad] Ailgiras, poiché è l'es-­
senza (rasa) delle membra (ailga).
I l . B.çhaspati lo venerò come l'udgitha, anzi si ritiene
che esso sia [identico i] B.rhaspat:i : brhaii indica la parola
ed esso ne è il signore (pati).
1 2. Ayasya lo venerò come l'udgitha, anzi si ritiene che
esso sia [identico ad] Ayasya, perché esce dalla bocca (iisyiid
ayate).
1 3. Ben lo conobbe Baka, discendente di Dalbha. Egli fu
il sacerdote cantore degli eremiti del [sacro] bosco Naimi�a
e con i canti garantì loro il compimento dei desideri.
14. E in verità assicura con i canti il compimento dei
desideri colui che, così conoscendo, venera l' udgitha come
fosse la sillaba [ Om] .
Questo per quel che riguarda l'individuo.

TERZO KHAT>TJ)A 5

l . Ora in relazione alle entità cosmiche. Bisogna venerare


quello che lassù rifulge come l'udgìtha. Quando si leva (ud­
yan), esso intona (ud�giiyati) il canto rituale per tutte le crea�
ture, quando si leva porta via tenebre, paura. E invero caccia
via paura, tenebre colui che così sa.
2. Eguali (samana) sono questo [soffio orale] e quel
[sole] : caldo è il primo, caldo il secondo; il primo chia­
mano St.'ara, il secondo pratyiisvara 7• Perciò sia questo sia
quello bisogna venerare come udgitha.
3. In verità bisogna venerare il vyana 8 come l'udgitha.
Quando si inspira si ha il priil}a; quando si espira si ha l apii� '

6. L'udgitha è idemificato con il sole, quindi con il t•yiina. Sc_!:Uono le solite


speculazioni sul significato delle tre sillabe. Infine si danno prescrizioni per;;hé si
realizzino i desideri. ipoti=ando !"esistenza d'nn modello da seguire.
7· Sf!ara significa " suono "• ma è assai vicino a 5<•ar, " luce "• pratyill<'&r.J
significa • che rimanda il suon•J "· con allusione al mormorio che si kn al sorgere
del sole nella natura, c anche « dtc riflette la luce ».

B. L'introduzione dd concetto di <•y§na, identificato COD. l'udfiitha perrhC


cantando non si inspira n� si c;;pira, •embra causata dalla m�zione dd termine

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHAt."DOGYA \TPANI� 175

na; ma la combinazione di f»'ilf!4 e apiina è il vyana. Il vyiina


è la parola, perciò quando si parla non si inspira né si espira.
4. La parola è la re, perciò senza inspirare né espirare si
proferisce l'inno. L'inno è la melodia, perciò senza inspirare
né espirare si canta la melodia. La melodia è l'udgitha, per­
ciò senza inspirare né espirare si intona l' udgitha.
5. Anche altre azioni che richiedono energia, come l'ac­
cendere il fuoco con lo sfregamento, correre una gara per un
premio, tendere un duro arco, si compiono senza inspirare
né espirare. Ecco perché bisogna venerare il vyiina come l'ud­
githa.
6. In verità bisogna venerare anche le singole sillabe del­
l'f{{lgitha, ossia ud-gi-tha. Ut indica il prii�a : grazie al soffio
vitale è possibile star ritti (ut-tha). GJ è la parola: le parole
si dicono infatti gira(1. Tha è il nutrimento : tutto l'universo
è infatti basato (sthita) sul nutrimento.
7. Ut è il cielo, gi è l'atmosfera, tha è la terra. Ut è il
sole, gi il vento, tlza il fuoco. Ut è il Siimaveda, gl il Yajur­
t•eda, tha il �gt•eda. La parola gli dà il suo latte - cioè il
latte della parola - e ricco di cibo, consumatore di cibo di­
venta colui che, così conoscendo, venera le sillabe costituenti
la parola udg'itha.
8. Ed ora parleremo del successo delle preghiere. Si deve
ricorrere alle seguenti ancore di salvezza. Bisogna ricorrere a
quel canto melodico con il quale deve cantarsi l'inno di lode.
9. Bisogna ricorrere a quell'inno nel quale [è contenuta
la lode], a quel veggente che ne è l'autore, a quella divinità
che si ha l 'intenzione di lodare.
l O. Bisogna ricorrere a quel metro nel quale si ha da
esprimere la lode. Bisogna ricorrere a quel modo con il quale
si vuole eseguire la lode.
I l . Bisogna ricorrere a quella regione dello spazio verso
la quale si vuole cantare l'inno.
1 2 . Infine rivolgendosi verso se stesso si canti l'inno medi­
tando sul proprio desiderio senza distrarsi. E allora c'è spe�

sJmiina, il quale vocabolo indica anche un soffio particolare, ma nel caso op�-<:ifìco
ha tutt'altro signifìcaw (dr. Sn1.ur, Ch.Up., p. 5, nota 4).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
,,,

ranza che si realizzi il voto, per desiderio del quale si canta


l'inno di lode - per desiderio del quale si canta l'inno di lode.

QUARTO KHA1';H)A 9

l . Bisogna venerare la sillaba Om : dicendo Om infatti


si intona il canto. Ed ora spiegheremo questa [affermazione] .
2. Invero gli dei, timorosi della morte, penetrarono nella
triplice scienza e si rivestirono (citai!) con i metri. Poiché con
essi si rivestirono, chandas si chiamano i metri.
3. Ma la morte li vide, come può vedersi nell'acqua un
pesce, nella re, nel siiman e nel yajus. Gli dei allora, essendo­
sene accorti, si sollevarono al di sopra della re, del siiman e
del yajus e penetrarono proprio nel suono (ossia in Om).
4. Quando uno completa una re, quindi, pronuncia il
suono Om ; del pari per un siiman, del pari per un yajus.
Questa sillaba è il suono per eccellenza, essa è l'immortalità,
essa è la felicità. Essendovi penetrati, gli dei divennero im­
mortali, felici.
5. Colui che, così conoscendo, mormora questa sillaba,
penetra in questa sillaba, cioè nel suono, nell'immortalità,
nella felicità e, penetratovi, diventa immortale, così come im­
mortali diventarono gli dei.

QUINTO KHAl)TJìA 10

l . In veritàI'udgjtha è Om e Om è l'udgitha; e poiché


il sole lassù è l'udgitha, esso è la sillaba Om : infatti si muove
facendo udire il suono Om 11•

9· La sillaba Om è il suono in sé e per sé, che supera e comprende i tre 1-'�da :


ossia la meditazione è superiore al cuho sacrificalc c immergersi in c>sa significa
conquistare l'imntorralit�.
w. Tutto si riconduce all'unità, la q113le sottintende la molteplicità : così il
sale è composto di inii.niti raggi , così il «Jffio orale riassume in sé i vari soffi o
sensi. Kau,lraki sembrn rammarkarsi d'aver avuto un unico figlio in conseguenza
ddla sua visione rigidameme monista. e raccomanda quindi di non escludere la
pluralità, sia pur apparente, dell'esistente.
II. La natura al sorgere del sole sembra per�orsa da un brusio indistinto; poco
dopo s'allude fnr«:: al rumarc prodotto dalla respirazione.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANnoGYA UPANI�AD '77

2. (( Io soltanto a lui ho rivolto il mio canto, perciò te


solo ho [generato] ))' disse Kau�itaki al figlio, cc tu distingui
i raggi [che compongono la luce solare] e avrai molti [ fi�
gli] ''· Questo per quanto riguarda le entità cosmiche.
3. Ora per quel che riguarda l'individuo. Bisogna vene�
rare come udgitha il soffio orale : infatti si muove facendo
udire il suono Om.
4. (( lo soltanto a lui ho rivolto il mio canto, perciò sol�
tanto te ho [generato] ))' disse Kau�itak.i al figlio, <<tu rivol�
oi i tuoi canti al soffio considerandolo molteplice e molti
o

[figli] avrai >>.


5. Invero l' udgitha è la sillaba Om e la sillaba Om è
l'zulgltha: ciò conoscendo, dal seggio dd hotar anche un ud�
githa cantato male si corregge - si corregge.

SESTO KHAJ';QA r2

l . La re è la terra, il siiman è il fuoco. [Come il fuoco


sulla terra,] così il siiman è fondato sulla re. Perciò fondan­
dolo sulla re si canta il siiman. Sii è la terra, ama è il fuoco :
da ciò la parola siiman.
2. La re è l'atmosfera, il siiman è il vento. [Come il vento
sull'atmosfera] , così ilsiiman è fondato sulla re. Perciò fon­
dandolo sulla re si canta il siiman. Sii è l'atmosfera, ama è il
vento : da ciò la parola siiman.
3. La re è il cielo, il siiman è il sole. [Come il sole sul
,
cielo], cosl ii siiman è fondato sulla re. Perciò fondandolo

12. !\ei l(h. 6 e 7 si hann<' >pcc<.�lazioni s<.�lla re e sul siiman, il quale è fon­
dato sulla prima, poiché la melodia si basa sul testo del verso. Si considerano varie
cntit� cosmiche e varie capacità individuali che stanno nello stesso rapporto di
dipend<:nza dci due termini liturgici. Dalla menzione del sole si passa alla consi­
deraziooc del personaggio aureo o:>istentc nel disco wlarc. rh;, è identico al pcr<<J·
naggio esistente nell'o.;chio dell'individuo, simboli l'uno e l'alrro dell'unità dell'e·
sis1ente. Qnesta unità è pW"e adombrata nella parola 5liman, che è quasi omofona
di 5iima, " identità • : si vuoi cioè suggerire che identità esiste tra i comp<>ncnti di
essa, che sonn 5d c ama, forme dei pronomi dimostrati\·i " questo " e « qudlo ,,
indicanti rispettinm�nt<: la sfera del perccpibilc c la sfera del trdscendcnlc.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
sulla re si canta il siiman. Sa è il cielo, ama è il sole : quindi
si ha siiman.
4. La re è il complesso degli astri, il siiman è la luna. "

[Come la luna sulle stelle, che sono le stazioni del suo cam·
mino] , così il saman è fondato sulla re. Perciò fondandolo
l
sulla re si canta il siiman. Sii è il complesso degli astri, ama
è la luna: quindi si ha siiman.
5. Ancora, la re è la luce splendente del sole, il siiman è
il colore azzurro cupo, nerissimo 13• [Come questo su quella],
così il siiman è fondato sulla re. Perciò fondandolo sulla
re si canta il siiman.
6. Sii è la luce splendente del sole, ama è il colore azzurro
cupo, nerissimo: quindi si ha siiman.
Poi quella persona tutta d'oro che si scorge nel disco so-­
lare, con la barba d'oro, con i capelli d'oro, completamente
d'oro fino alle unghie :
7. i suoi occhi sono come delle ninfee rosse, il suo nome
è Supremo (ut), poiché si solleva oltre ogni male. Pure si sol­
leva oltre ogni male colui che così sa.
B. La re e il siiman sono i due gep;a (canti ?): da qui le
parole udgltha e anche udgiitar, ossia cantore di esso (chia­
mato ud). Egli domina sui mondi che sono al di là di quel
[sole] e domina pure i desideri degli dei. Questo per quel
che riguarda le entità cosmiche.

SETTIMO KHA�A

l . Ora per quel che riguarda l'individuo. La re è la pa­


rola, il saman è il priit;-a. [Come il prii�la sulla parola,] 14
cosi il silman è fondato sulla re. Perciò fondandolo sulla
re si canta il siiman. Sa è la parola, ama è il prih;a: quindi
si ha siiman.

IJ. Tale colore apparisce, secondo Saflkara, quando si fissa l'occhio nel ful­
gore del sole e quindi dipende da questo.
14. Sa:ondo SaiJkara priir;a in questo caso significa odor2to o : come il naso
K

è sopra la bocca. co•Ì l'odorato sra sulla parola, è fandato su essa.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'79

silman è la persona [in essa riflessa.


2. La re è la vista, il
Come l'immagine sulla vista,] così il siiman è fondato sulla
re. Perciò fondandolo sulla re si canta il siiman. Sii è la vista,
�ma è l'immagine : quindi �i ha siiman.
3. La re è l'udito, il siiman è il pensiero. [Come il pen�
siero sull'udito] 15, così il siiman è fondato sulla re. Perciò
fondandolo sulla re si canta il siiman. 'Sii è l'udito, ama il
pensiero : quindi si ha siiman.
4. Ancora, la re è il bianco lucente dell'occhio, il siiman
è la parte scura, nerissima. [Come questa su quello,] così il
saman è fondato sulla re. Perciò fondandolo sulla re si canta
il sifma?l. sa è il bianco lucente dell'occhio, ama è la parte
scura, nerissima: quindi si ha siiman.
5. Poi quel personaggio che si scorge nell'interno del�
racchio, questo è la re, è il silman, è I'uktha, il yajus, il Brah�
mtw. La forma di quel [sole] lassù è la forma di questo, i
cami di quello sono i canti di questo, il nome di quello è il
no:ne di questo.
6. Egli domina sui mondi che sono al di sotto di questo
[occhio J e sui desideri degli uomini. Perciò lo cantano coloro
che sanno cantare accompagnandosi con il liuto e perciò gua­
dagnano ricchezze.
7. Colui che, così sapendo, canta il silman, celebra l'uno
e l'altro. Con l'uno s'acquista i mondi che sono al di là del
[sole J e realizza quelli che sono i desideri degli dei;
B. con l'altro s'acquista i mondi che sono al di sotto del�
l' [occhio] e realizza quelli che sono i desideri degli uomini.
Perciò l' udg<'Uar che così sa deve dire:
9. (( Quale desiderio devo realizzare con il canto ? n. In�
fatti è padrone di realizzare con il canto ogni desiderio colui
che, cosl sapendo, canta il siiman - canta il siiman.

15. Senza ascolm non si formula il pcn<iero: la scienza si ha solt�nto per


trasmissione. non ci si aniYa pèC vinù propria.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA Ul•ANI�AO

OTTAVO KHA!':JQA ��

l . C'erano tre esperti nell'udgitha: Silaka Salavatya, Cai­


kitayana Dalbhya e Pravahal}a Jaivali. Essi dissero : << Noi
siamo esperti nell'udgltha: discutiamo dunque dell'udgitha >>.
2. [Tutti] approvarono e s'assisero. Praviihal).a Jaivali
disse : <' Parlate prima voi due, o venerabili. Io ascolterò la
parola di voi brahmani >>.
3 . Silaka Salavatya disse allora a Caikitayana Dalbhya :
<< Voglio porti una domanda >>. <<Fa pure J>, rispose l'altro.
4. <t Donde proviene il saman? >>. t< Dal suono >>. << E il
suono donde proviene ? n. << Dal soffio l>. << E il soffio ? >l.

<<Dal nutrimento>>. << E il nutrimento? n. (( Dalle acque n .


5. <t E le acque donde provengono ? n. « Dal mondo supe­
riore >l. « E il mondo superiore? n. (\ Non è possibile far risa­
lire [il siiman J oltre il mondo celeste. Noi fissiamo il siimatJ
nel mondo celeste, poiché il siiman permette di raggiungere
il cielo [ , ma non di superarlo J >> 17•
6. Allora Silaka Salavatya disse a Caikitayana Dalbhya:
<< Allora il tuo sitman non ha fondamento, o Dalbhya. Se ora
uno ti dicesse: " La tua testa cadrà ", la tua testa cadrebbe n.
7. << Allora io voglio avere questa conoscenza da te, o
venerabile >>. « Abbila ! >>. << Donde proviene il mondo supe­
riore ? >>. << Da questo mondo >>. << E questo mondo ? n. << Non
è possibile far risalire [il siiman J oltre questo mondo, che è
supporto [di tutto ] . Noi fissiamo il siiman in questo mondo,
che è sostegno [di tutte le coseJ , poiché il siiman non supera
18•
questo sostegno [che è il mondo] >>

16. Nci kh. fi e 9 si ha {riferita da Atidhanvan a Udara:lii!)<;lilya) uua disputa


i ntomn all'udgitha tra d ue brahmani e un principe, Prav:ilia!)a, che si rivda più
acuto degli interlocutori. Per Caikitii.yana tnno si riconduce all'acqua e al ciclo;
Silaka obietta che il sostegno universale è la terra, donde sale al cido l'acqua �
dove si celebra il sacrificio indispensabile per gli dei del cielo. Ma il principe S'lsliene
che il principio di tutto è lo spazio eto=reo, nd quale cielo e terra sono compresi e
che con la sua impalpabilità sembra la contropane cosmica dell'imelleno.
q. Leneralmente : � il s!iman ha il cielo come sede dd canto ».
r8. Leneralmente : « il siiman ha il sostegno [ossia il mondo] come sede dd
suo camo ».

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHArmoGYA UPAN!�W ,,,

8. Allora Pravaha.J).a Jaìvali disse a sua volta: (< Ben limi�


tato è davvero il tuo siiman, o Salavatya. Se ora uno ti dicesse :
··La tua testa cadrà ", la tua testa cadrebbe >>. << Allora io
voglio avere questa conoscenza da te, o venerabile >>. (< Ab�
bila ! >>.

NONO KHA�A

l. (< Donde proviene questo mondo? >>. t\ Dallo spazio ete�


reo. In verità, dallo spazio etereo tutte le creature di quaggiù
sorgono e nello spazio etereo ritornano. Soltanto lo spazio
etereo è infatti più antico di esse, lo spazio etereo è la meta
finale.
2. Esso è I'udgltha più eccellente, esso è l'infinito. Acqui­
sta ciò che v'è di più eccellente, mondi eccellenti conquista
wlui che ciò così conoscendo, venera l'udgltha più eccellente.
3. Dopo aver spiegato tale udgìtha, Atidhanvan Saunaka
disse a UdaraSili).çlilya : << Finché nella tua stirpe conosceranno
tale [ udgltha] , fin allora in questo mondo avranno la vita
ptÙ eccellente.
4. E simile sarà la dimora nel mondo di là. Colui che,
così conoscendo, venera questo udgltha, in questo mondo ha
la vita più eccellente e simile sarà la sua dimora nel mondo
di là - la dimora nel mondo di là >>.

DECIMO KHAI';."JìA 19

l . Un tempo che il paese dei Kuru era stato battuto dalla


grandine (?), U�asti CakrayaQ.a viveva miseramente insieme
con la moglie A!iki nel villaggio d'un uomo ricco.

tg. "<ella storia di t:��sti sembra di poter rilevare che è lecito, in cuso di
no::essit� streua, non attenersi :ri pr,..,Hti più rigidi, purche non s' ind lllga al prn­
pno piaccre c non si nuoccia agli interessi aluui. L'insegnamento di tJ!asti, che ha
alta coscicnz� del proprio sap�r<: c la cui moglie si rivela preveggcntc. consiste nd
m<Otte,-c in rappono le tre pa.ni dcl canto riruale cou il priir;.a, il sole, il cibo, ser­
\·.:ndosi dci soliti appigli P'eudoetimologici.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
2. Una volta egli richiese l'elemosina al ricco mentre que­
sti mangiava delle fave. E quello rispose : « Non ce ne sono
altre, se non queste che mi son state poste davanti >> 20•
3. << Dammene di quelle >>, replicò. Allora il ricco gliele
diede e aggiunse : (( Ecco anche da bere >>. [Ma U�asti ri­
fiutò: J <t Sarebbe per me bere degli avanzi J>.
4. << Non erano avanzi anche quelle [fave] ? >>. << Non
avrei potuto vivere senza mangiare di quelle - replicò - bere
è [invece soltanto J un desiderio >>.
5. Dopo aver dunque mangiato, portò quanto era avan­
zato alla moglie. Ella aveva già ricevuto elemosina bastante,
quindi prese le fave e le ripose.
6. Al mattino, lasciato [il letto J , U�asti disse : << Ah! se
avessimo del cibo [per affrontare il viaggioJ potremmo gua­
dagnarci un po' di soldi. Un re vuoi fare un sacrificio e po­
trebbe scegliermi per tutti gli incarichi rituali >>.
7. La moglie gli disse: << Orbene, o marito, ci sono que­
ste fave ». Egli le mangiò e s'avviò a quel sacrificio che era
stato organizzato
8. e là si sedette presso gli udgiitar, che nel luogo loro
risen'ato stavano per dar inizio al canto. Egli disse al prasto­
tar 20 bis :
9. << Prastotar, se canterai il prastiiva (preludio) senza co­
noscere la divinità che al prastiit'a è interessata, la tua testa
cadrà >>.
IO. Parimenti disse all'udgatar : << Udgiitar, se canterai
l'udgitha senza conoscere la divinità che all'udgltha è inte­
ressata, la tua testa cadrà ».
I l . E ancora disse al pratihartar: « Pratihartar, se can­
terai il pratihiira (replica) senza conoscere la divinità che al
pratihiira è interessata, la tua testa cadrà J), Quelli allora so­
spesero le operazioni e rimasero in silenzio.

:w. L'esitazione del ricco è doYuta :ù fatto che gli avanzi sono impuri.
�·• bi5. Y�di, per le fun.zioni d�i .-ari sacc•doti, nota 3 a P - Ib6 sg.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CIL\NDOGYA UPANI�D

UNDECIMO KHAWA

l . Allora colui che aveva organizzato il sacrificio gli dis�


se: ((Io voglio conoscere il venerabile >>. << Sono U�asti Cakra�
vana J>, fu la risposta.
" .
2. Il re riprese : << Io ho cercato il venerabile per affidargli
tutti gli incarichi rituali, ma non lo trovai e allora scelsi degli
altri.
3. Ma il venerabile [accetti] per mio conto tutti gli inca­
richi >>. " Bene, ma allora costoro con la mia autorizzazione
cantino gli inni e quanto a loro hai intenzione di dare, altret­
tanto devi dare a me >>. << D'accordo », disse colui che aveva
organizzato il sacrificio.
prastotar: << Il venerabile mi ha
4. Allora gli s'avvicinò il
detto : " Prastotar, se canterai il prastava senza conoscere la
di,·inità che al prastàva è interessata, la tua testa cadrà". Chi
è questa divinità ? n.

5. << Il respiro (prii1J-«) - rispose U�asti - tutte le creature


quaggiù giungono [alla vita] seguendo il respiro e seguendo
il respiro l'abbandonano. È questa la divinità interessata al
pnul<'i.m. Se tu l'avessi cantato senza conoscerla, la tua testa
sarebbe caduta, poiché eri stato ammonito da me n .
6. l'udgii.tar: < < I l venerabile mi ha
Allora gli s'avvicinò
detto : " Udgiitar, se canterai l'udgltha senza conoscere la
divinità che all'udgitha è interessata, la tua testa cadrà". Chi
è questa divinità? n .
7. H I l sole - rispose U�sti - tutte le creature quaggiù
cantano il sole che sta in alto (uccais). È questa la divinità
interessata all'udg"itha. Se tu avessi intonato il canto senza
conoscerla, la tua testa sarebbe caduta, poiché eri stato da me
ammonito }).
8. Quindi gli s'avvicinò il pratihartar: << Il venerabile mi
ha detto : " Pratihartar, se canterai il pratihiira senza cono­
scere la div-inità che al pratihiira è interessata, la tua testa
cadrà " _ Chi è questa divinità? >l.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHX:<!DOGYA VPANI�AD

9. (t Il cibo - rispose U�asti - tutte le creature quaggiù


vivono prendendo (pratiharamii�1a) il cibo. È questa la divi�
nità interessata al pratihiira. Se tu avessi cantato il pratihiira
senza conoscerla, la tua testa sarebbe caduta, poiché eri stato
ammonito da me - eri stato da me ammonito l),

DODICESIMO KHA�pA 2t

l . Ora il canto dei cani. Una volta Baka Dalbhya, detto


anche Giava Maitreya, si mise in viaggio per compiere i suoi
srndi.
2. Gli apparve un cane bianco e altri cani si unirono [a
questo ] , dicendogli: {(Tu, o signore, devi procurarci con il
canto il cibo, ché noi abbiamo fame >l.
3. [L'altro] rispose : cc Domattina radunatevi qui con
me)), Baka Dalbhya, detto anche Giava Maitreya, allora volle
aspettare.
4. Come [i preti], apprestandosi a cantare il bahispava�
miina 22, s'avanzano tenendosi stretti, così quelli s'avanzarono.
Poi si sedettero e fecero : cc Hiiz !
5. Om, mangiamo! Om, beviamo! Om, il dio VaruJ).a,
Prajapati, Savitar portino il cibo. O stgnore del cibo, porta
qui il cibo, portalo! Om l >l.

TREDJCESIMO KHA�pA 23

l . La sillaba hau è questo mondo. La sillaba hiii è il ven­


to. Atha è la luna. lha è l'Atman. Il suono i è il fuoco.

zi. Dci cani, guidati da un cane bianco, intonano un loro canto rituale, eh<:
ha per scopo l'orrenimento di cibo, che nel capitolo precedente è considerato divi­
nità. � una satira wnrro l'avidità di certi sacerdoti o è un aneddoto simbolico,
mirant<: ad affermare l'universalità della richiesta di b.,ru mat�riali c l'indi;;prnsa·
bililà dd cibo come sostegno della •·ira?
22. Canto che accompagna la prima offcru di soma.
�3· Le diver>e •illabe che ricorrono nel canto liturgico >nno idenùficate con
varie enùtà. o perchf ricorrono in strofe dedicate ad alcune di e>Se, ovvero sulla

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA UMNI�AD

2. Il suono ii è il sole, il suono e è l'invocazione, il suono


auhoi indica i ViSvadeva, la sillaba hit} è Prajapati, il suono
(svara) è il prii�a, la sillaba ya è il cibo, viriij è l a parola.
3. Rum è la tredicesima sillaba, indistinta, incerta.
4. La parola gli dà il suo latte - cioè il latte della pa­
rola - e ricco di cibo, consumatore di cibo diventa colui che
così conosce questa dottrina segreta dei riiman - conosce la
dottrina segreta.

ba<c di accc>otamenti del tutto fa..otasiosi. Ad esempio alh11 corrisponde alla luna
perché a è l'iniziale di �rma, " cibo �. tha significa " fondato ,, e la hma è fon­
da!3 m·,·ero consiste di cibo.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
., ' ,

SECONDO PRAPXTHAKA '

PRIMO KHAl':Jl)A

l. In verità è cosa buona venerare il silman nel suo com­


plesso. Ciò che è buono infatti lo si chiama saman 2, ciò che
non è buono lo si chiama asiiman.
2. E si dice anche: s'è avvicinato a lui con siiman, per
dire : s'è avvicinato a lui con bontà. S'è avvicinato a lui senza
siiman, ossia: s'è avvicinato a lui senza bontà.
3. E ancora: quando le cose van bene, si dice: <<Oh! per
noi c'è siiman >>, ossia: ((Oh! c'è bene] ». Quando le cose van
male, si dice: ((Oh! per noi c'è asiiman ll , ossia: u Oh! non
c'è bene ».
4. Per colui che, ciò così conoscendo, venera il siiman
come il bene, c'è speranza che sorte favorevole gli giunga e
gli perduri.
SECONDO KHAJ>'I)A

l . Bisogna venerare nei mondi un siiman quintuplice 3 :


il hinkiira è la terra, il prastilt'a è il fuoco, l'udgitha è l'atmo-
T. !\ella seconda lettura sono comenute quasi esclusivamente O-lnsiderazioni sul
siiman, che è la melDdia del ca!lloJ rituale e, per cstensiDne, il testo del canto stC'lSO.
l diYersi tipi e le diYer5e parti dd siinum vengDnD pDste in rcl.:tz.ion� con yarje
entità, parti c abitanti ddl'univcrso, in una delirante ricerca delle affinità miste­
riose dipendenti d2ll'unità che si prnsa �sista-c sotto la mnlteplicità dci fenomeni.
2. Il vo-cabolD siiman ha i rre significati, indipendenti rra loro, di "- melodia,
bontà, ricch=a o fonuna »: c ciò permette all'amore di giungere all'esaltazione
del canto per mezzo di girn:hi e di scambi di significato.
3· Il siima11 è diviso in cinque parti: hirlkiira, ossio. emissione del suono
hiil che serve d'intruduz.i,>ne, pra�tJvtJ, « preludio "• udgitha, ''cantico », prad-

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CKANDOGYA UPA.."'I�

sfera, il pratihara è il sole, il nidhana è il cielo. Così per quel


che riguarda l'ordine ascendente [dalla terra al cielo] .
2 . Per quel che riguarda l'ordine inverso: il hiflkiira è il
cielo, il prastiiua è il sole, l'udgltha è l'atmosfera, il pratihiira
è il fuoco, il nidhana è la terra.
3. A colui che, così conoscendo, venera nei mondi un
sitman quintuplice, toccano i vari mondi, sia nell'ordine

ascendente, sia nell'ordine inverso.

TERZO KHA!':JQA

l . Bisogna venerare nella pioggia un siiman quintuplice:


il h inkiira è il vento che la preannuncia; la nube si forma, è
il prastr:itJa; piove, è l'udgltha; lampeggia e tuona, è il pra­
tihar.? ;
2. cessa [la pioggia], è il nidhana. Giunge la pioggia per
lui. fa giungere la pioggia colui che, così conoscendo, venera
nella pioggia un siiman quintuplice.

QUARTO KHAl>.TJ;)A

1.In tutte le acque bisogna venerare un siiman quintu­


plice.Il lzitikiira è quando le nubi s'addensano; il prastiiva
è quando piove; l'udgitha corrisponde alle acque che scor­
rono verso oriente; il pratihiira corrisponde alle acque che
scorrono verso occidente; il nidhana è l'oceano.
2. Non muore nell'acqua, ricco di acque diventa colui
che, così conoscendo, in tutte le acque venera un siiman quin-
·

tuplice.

/·Jr.1. " replic'l.


n, nidluma. tt finale ,,, Tre sono i ca"tori : udgiitar, cui compete b.
prim� c la terz� pane, prastotar, cui compete il prasldt'a, pratihartar, cui compete
b qu�na parte. L'ultima pane è c�nt:!ta. in coro. Si possono ancora distinguere
l::Mi. " pri"cipio �. cantato d�ll'udgJtar, e co;;riruito dalla sjJlaba Om, e l'upa­
<irat•a, sequc.n= ,, distinta dal pratillika c affidata all'"dgiitar. La divisione in

cnc pani è consider�ta nei kh. 8-:w.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
,;;
CHh>DOGYA UPANI�AD .,

QUINTO KHA]':JQA

1. Nelle stagioni bisogna venerare un siiman quintuplice.


Il hin kttra è la primavera, il prastiiva è l'estate, l' udgitha è la
stagione delle piogge, il pratihiira è l'autunno, il nidhana è
l'inverno.
2. [Molte] stagioni toccano, ricco di stagioni (ossia di
anni) diventa colui che, così conoscendo, venera ndle stagioni
un siima12 quintuplice,

SESTO KHA�lìA

1. Negli animali bisogna venerare un siiman quintuplice.


Il hinkiira corrisp:mde alle capre, il prastiiva alle pecore, l'ud­
githa alle vacche, il pratihiira ai cavalli, il nidhana all'uomo.
2. [Molti] animali toccano, ricco di animali diventa co­
lui che, così conoscendo, venera negli animali un siiman quin­
tuplice.

SETTIMO KHAJ':l'QA

1.Nei soffi vitali bisogna venerare un siiman quintuplice,


di gran lunga il migliore. Il hiiJ.kiira è il respiro, il prastiiva
è la parola, I'udgitha è l'occhio, il pratihiira è l'orecchio, il
nidhana è la mente. Queste sono veramente le cose supreme.
2. Supremo diventa, mondi supremi ottiene colui che,
così conoscendo, venera nei soffi vitali un siiman quintuplice,
di gran lunga il migliore.
Questa è [la spiegazione] del [stlman] diviso in cinque
parti.

OTTAVO KHA�.QA

1. Ora la spiegazione del [siiman] diviso in sette parti.


Nella parola bisogna venerare un siiman settemplice. Il hin­
kiira è qualsiasi suono hum della parola, il prastat'« è ogni
sillaba pra, l'adi è ogni sillaba ii,

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CH.:i:NPOGY� UPANI�AD

2. l'udglt!Ja è ogni sillaba ud, il pratihiira è ogni suono


prati, l'upadraua è ogni suono upa, il nidhana è ogni suono ni.
3. La parola gli dà il latte, ossia il latte della parola, e
ricco di cibo, mangiatore di cibo diventa colui che, così cono­
scendo, venera nella parola un siiman settemplice.

NONO KHA�QA

1. In verità bisogna venerare quel sole lassù come un


siimaTJ settemplice. [Il sole] è sempre eguale (sama), per
questo è Jtlman. Esso è eguale per tutti e infatti ognuno crede
che sia rivolto verso di lui: per questo è siiman.
2. Tutte le creature quaggiù dipendono da lui. Il hinkara
è il r sole] prima della levata; dipendono da lui gli animali
domestici. Per questo fanno hin, perché sono partecipi del
hùikiira di questo siiman.
3. Il praJ·tiiva poi è il [soleJ subito dopo il sorgere; dipen­
dono da lui gli uomini. Per questo essi sono desiderosi di lodi
(pmstuti), sono bramosi di encomi (prafaf!Jsii), perché sono
partecipi del prastiit•a di questo siiman.
4. L'adi è il [sole] al momento della mungitura mattu­
tina; dipendono da lui gli uccelli. Per questo senza sostegno
essi volano nell'atmosfera sostenendo (iidiiya) se stessi, perché
sono partecipi dell'adi di questo siiman.
5. Ancora : l'udgltha è il [sole] proprio a mezzogiorno ;
da lui dipendono gli dei. Per questo essi sono i migliori (sat­
tama = uttama) tra la discendenza di Prajapati, perché sono
partecipi dell'udgitha di questo siiman.
6. Poi il pratihiira è il [soleJ dopo il mezzogiorno e pri­
ma del pomeriggio; da lui dipendono i feti. Per questo essi,
ritenuti (pratihrta), non cadono, perché sono partecipi del
pratihara di questo siiman.
7. Ancora: l'upadrava è il [sole] dopo il pomerigt,>io e
prima del tramonto; da lui dipendono gli animali della fore­
sta. Per questo essi quando vedono un uomo corrono (upa­
drava111t) verso il nascondiglio, verso la tana, perché sono par­
tecipi dell'upadrava di questo siiman.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CliKNDOGYA Ul'AKI�AD

8. Infine il nidhana è il [sole] appena dopo il tramonto;


da lui dipendono i Mani. Per questo [i resti incombusti] ven­
gono seppelliti(nidadhati), perché sono partecipi del nidhana
di questo sama11. In verità bisogna venerare il sole lassù come
un siiman settemplice.

DECIMO KHA�lJ;)A �

l . Bisogna venerare il siiman settemplice, che, quando sia


commisurato con se stesso, supera la morte. Hùikiira è trisil­
labo, prastiiva pure: dunque si ha eguaglianza (sama).
2. Àdi è bisillabo, pratihiira è quadrisillabo: una [sil­
laba] da questo a quello e c'è eguaglianza.
3. Udgitha è trisillabo, upadrava è quadrisillabo: fra i
due gruppi di tre sillabe c'è eguaglianza; una sillaba è in so­
prannumero, [dunque ci sonoJ dei trisillabi, ossia c'è egua­
glianza.
4. Nidhana è trisillabo: dunque c'è eguaglianza. Queste
sono le ventidue sillabe.
5. Con ventuna [sillaba] si raggiunge il sole : il sole in­
fatti è la ventunesima [cominciando] dal basso 5• Con la ven­
tiduesima si conquista ciò che sta al di là del sole. Questo è
il cielo (niika), questa è la liberazione dalle angosce (vifoka
� na-a-ka).
6. Ottiene qui sulla terra la conquista del sole, supera la
conquista del sole colui che, così conoscendo, venera il siiman
settemplice che, commisurato con se stesso, supera la morte
- colui che venera il siiman.

4· Le denominazioni di ogni parte dd siiman sono, for><at:unente, considerate


trisillabe: esiote guindi tra esse eguaglianza (sama).
5· La ventnnesima •illaba dal basso credo che sia kii (hitif(iira), la g,;ale, ini­
ziale di kiùicana, « oro�. può, secondo gueste dismne elucubrazioni, richiamare
una caratteri>tica del sol�. li signifioato generale sarebbe che bioogna recicrre il
siiman completo di tutte le sue pani, cbe enumerate comprendono appunto venti­
due sillabe, per raggiungere l'immortalità, che sb oltre il .c>le. Secondo S:<ilkara
il sole sarebbe il ventnnesi.mo dopo i dodici mesi, le cinque stagioni, i tre mondi.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHÀ�DOGYA UPANI�AD

UNDECIMO KHA�A 6

l . Il è la mente, il prastava è la parola, l'udgi­


hùikilra
tha pratihiira è l'udito, il nid!tana è il respiro.
è la vista, il
Questo [ silman] gayatra è intessuto nei cinque soffi vitali.
2. Colui che sa che questo [saman] gayatra è intessuto
nei soffi vitali, possiede i soffi, ottiene una vita completa, a
lungo vive, diventa ricco di discendenza e di armenti, ricco
di gloria. Bisogna aver una grande mente : questo è il pre­
ct:tto.

DODICESIMO KHA�l)A

l . Il hùikiira
è [il fuoco] quando s'accende con la fri­
zione: il prastiiva quando si forma il fumo; l'udgitha quando
rifulge; il pratihiira quando ci sono i carboni ; il nidhana
9-mndo si spegne. Il [ siiman] rathantara è intessuto nel
tuoco.
2. Colui che sa che questo [ siiman] rathantara è intes­
suto nel fuoco, possiede lo splendore della scienza sacra, è
mangiatore di cibo, ottiene una vita completa, a lungo vive,
diventa ricco di discendenza e di armenti, ricco di gloria. Non
bisobrna sciacquarsi la bocca né sputare verso il fuoco : questo
è il precetto.

TREDICESIMO KHAJ:-,TJ)A

l . 11 hilikiira è quando la invita; il prastiiva quando le


fa la proposta; I'udgitlza quando giace con la donna; il pra­
tihi'ira quando giace sulla donna; il nidhana quando giunge

6. Si considerano dieci tipi di siim<w, che vengono mcsoi in relazione con dieci
<ttie di fcn·�meni, di ognuno dei quali il.riimar< in qucslione forma la trama, ns.>ia
cmtituisce l'essenza. ll pm=<o della conuscenza, cui questot volta è aggiunta una
norma di condotta, permette come al solito l'ottenimento di vantaggi e beni. Il
nome dei siiman qui ricordati dipende o dai metri in cui è composm i! testo, o dal
nome di qualche veggcntc, o dalla parola iniziai,-, di qual<:he verso vcdico.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'9' CHfr::NDOGYA UP.I.NI�o\.D

alla fine [del godimentol · Questo [sdman] t'iimadevya è


intessuto nell'accoppiamento.
2. Colui che sa che questo [siiman] t'dmadeuya è intes­
suto nell'accoppiamento, ottiene l'accoppiamento, si riproduce
d'accoppiamento in accoppiamento, ottiene una vita completa,
a lungo vive, diventa ricco di discendenza e di armenti, ricco
di gloria. Non bisogna rifiutare nessuna: questo è il precetto.

QUATTORDICESIMO KHAJ':-JJ;)A

hitikiira è il [sole] al levarsi; il prastdua è il [sole]


l . Il
quando è sorto; l'udgitha è il mezzogiorno ; il pratihiira è il
pomeriggio; il nidhana quando s'avvia al tramonto. Questo
[siiman] hrhat è intessuto nel sole.
2. Colui che sa che questo [siiman] hrhat è intessuto nel
sole, diventa splendente, mangiatore di cibo, ottiene una vita
completa, a lungo vive, diventa ricco di discendenza e di ar­
menti, ricco di gloria. Non bisogna rampognare [il sole]
quando brucia: questo è il precetto.

QUINDICESIMO KHA�-pA

1. Il hiiJkiira prastdva
è quando i vapori s'addensano; il
quando si forma la nube; l'udgitha quando piove; il prati­
hiira quando lampeggia e tuona; il nìdhana quando [la piog­
gia 1 cessa. Questo [ siiman] t/airupa è intessuto nella pioggia.
2. Colui che sa che questo [siiman] vairupa è mtessuto
nella pioggia, possiede nelle stalle grassi armenti di tipi di­
versi, ottiene una vita completa, a lungo vive, diventa ricco
di discendenza e di armenti, ricco di gloria. Non bisogna
lamentarsi quando piove: questo è il precetto.

SEDICESIMO KHA�.QA

l . Il hitlkiira è la primavera, il prastiiva è l'estate, l'ud­


githa è la stagione delle piogge, il pratihara è l'autunno, il

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'93

nidhana è l'inverno. Questo [sriman] vairttja è intessuto nelle


stagwru.
2. Colui che sa che questo [sdman] vairaja è intessuto
nelle stagioni, risplende (viriijati) per discendenza, armenti,
splendore di scienza sacra, ottiene una vita completa, a lungo
vive, diventa ricco di discendenza e di armenti, ricco di glo­
ria. Non bisogna lamentarsi delle stagioni : questo è il pre­
cetto.

DICIASSETTESIMO KHA:t::-.TJ;)A

1 . Il hinkiira è l a terra, il prastava è l'atmosfera, l'udgi­


tha è il cielo, il pratihara le regioni celesti, il nidhana l'oceano.
Questi [siiman l fakvari sono intessuti nei mondi.
2. Colui che sa che questi [siiman] fakvari sono intes­
sutì nei mondi, possiede i mondi, ottiene una vita completa,
a lungo vive, diventa ricco di discendenza e di armenti, ricco
di gloria. Non bisogna lamentarsi dei mondi: questo è il
precetto.

DICIOTTESIMO KHA�QA

l . Il hinkiira corrisponde alle capre, il prastiiva alle pe·


core, l' udgitha alle vacche, il pratihiira ai cavalli, il nidhana
all'uomo.
Questi [siiman J ret'ati sono ìntessuti negli animali.
2. Colui �he sa che questi [silman] revati sono intessuti
negli animali, è ricco di armenti, ottiene una vita completa,
a lungo vive, diventa ricco di discendenza e di armenti, ricco
di gloria. Non bisogna lamentarsi degli animali : questo è il
precetto.

DICIANNOVESIMO KHA!:-JQA

hiiikiira è il pelo, il prastiiva la pelle, l' udgitha la


l . Il
pratihara l'osso, il nidhana il midollo. Questo [sa�
carne, il
man] yajfziiyajniya è intessuto nelle membra.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'94 CHANDOGYA UPANl�AD

2. Colui che sa che questo [siiman] yajMyajiiiya è intes­


suto nelle membra, conserva tutte le sue membra, non è col­
pito in alcun membro, ottiene una vita completa, a lungo

vive, diventa ricco di discendenza e di armenti, ricco di glo-­


ria. Non bisogna mangiare midollo per un anno: questo è
il precetto. Oppure : non bisogna mangiare midollo.

VENTESIMO KHAl:JlìA

1. n ltùikiira è il fuoco, il prastava è il vento, l'udgitha


il sole, il pratihara il complesso delle stelle, il nidhana la
luna. Questo [siiman] riijana è intessuto nelle divinità.
2. Colui che sa che questo [ saman] riijana è intessuto
nelle divinità, diventa partecipe del mondo, della forza e del­
la compagnia degli dei, ottiene una vita completa, a lungo
vive, diventa ricco di discendenza e di armenti, ricco di glo­
ria. Non bisogna parlar male dei brahmani : questo è il pre­
cetto.

VENTUNESIMO KHA�A

l. nhinkara è la triplice scienza, il prastiiva è il trimun­


dio, l' udgitha è il fuoco, il vento e il sole, il pratihiira corri­
sponde a stelle, uccelli, raggi, il nidhana corrisponde a ser­
penti, gandharva, Mani. Questo siiman è intessuto nel rutto.
2. Colui che sa che questo siiman è intessuto nel tutto,
diventa ogni cosa.
3. A questo proposito c'è una strofe : A quelle cinque
categorie (nominate nel primo paragrafo) che sono divise cia­
scuna in tre parti null'altro esiste che sia superiore.
4. Colui che conosce ciò conosce tutto, tutte le regioni
celesti gli portano l'offerta. t< lo sono tutto JJ : questo si deve
meditare venerando. Questo è il precetto - questo è il pre­
cetto.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHXNDOGYA Ul'ANl�AD '95

VENTIDUESIMO KHAI)n;)A 7

1 . [Sette sono le maniere di cantare.] Quando si dice:


,, Io scelgo il [modo di cantare] " mugghiante ", simile a
l grido] d'animale J>, [si sceglie] l'udgitha di Agni. Quello
" indistinto >l è di Prajapati, quello t< distinto >> è di Soma.
Quello <' dolce e delicato J> è di Vayu. Quello << delicato e
forte >> è di Indra. Quello (( simile a grido d'airone n è di
Brhaspati. Quello << stridente n è di VarUJ)-a. Tutti questi pos�
sono essere scelti, si eviti però quello di VarUJ)-a.
2. u Possa io ottener con il canto l'immortalità per gli
dci n : se si pensa così potrà ottenersi con il canto [il compi�
mento dei desideril · << Possa io ottener con il canto l' obla�
zione per i Mani, [l'oggetto della] speranza per gli uomini,
erba e acqua per gli animali, il mondo celeste per chi fa fare
il sacrificio, il cibo per me stesso ll. Pensando queste cose nel�
la mente, bisogna cantare senza distrazioni.
3. Tutte le vocali sono personificazione di Indra, tutte le
spiranti e le aspirate sono personificazione di Prajapati, tutte
le [altre] consonanti sono personificazione di Mrtyu. Se uno
riprende [il cantore] quanto alle vocali, deve dirgli: l< Mi
son rivolto per protezione a Indra: egli ti risponderà >J.
4. Se poi uno lo riprende quanto alle spiranti e alle aspi�
rate, deve dirgli : <<Mi son rivolto per protezione a Prajapati :
egli in risposta ti schiaccerà n. Se poi uno lo riprende quanto
a tutte le [altreJ consonanti, deve dirgli : << Mi son rivolto
per protezione a Mrtyu: egli in risposta ti brucerà l>.
5 . Tutte le vocali bisogna pronunciarle in modo sonoro e
forte, pensando : (( Possa io dar forza a Indra JJ. Tutte le spi�
ranti e le aspirate bisogna pronunciarle apertamente, senza
mangiarle e senza buttarle fuori, pensando : H Possa io affi­
darmi a Prajapati ll. Tutte le [altreJ consonanti bisoo-na pro�
nunciarle in modo da non sovrapporle neppure un p co, pen� �
sando : << Possa io sottrarmi a Mrtyu 11.

i· \'arie maniere di cantare i siinum, diYin.ità alle quali sono dedicati, scopi
dd canto c modi di pronunciare le varie daci di suoni.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHiiNDOGYA UPANI�AD

VENTITREESIMO KHANQA 8

l . Tre sono i rami del dovere religioso. Sacrificio, studio


dei Veda, elemosina: questo è il primo.
2. Ascesi è il secondo. [Farsi] studente dei sacri testi, abi­
tando nella casa del maestro è il terzo. Tutti costoro otten­
gono i mondi [riservati ai] virtuosi. [Soltanto] chi è fisso
nel Brahman ottiene l'immortalità.
3. Prajapati si mise a covare i mondi e da questi, covati,
usd fuori la triplice scienza. La covò e da questa, covata,
uscirono fuori le sillabe Bhii&, Bhuvab, Svab.
4. Le covò e da queste, covate, venne fuori la sillaba Om.
Come tutti i fogli [d'un manoscritto] son perforati da un'a­
sticciola [che Ii tiene uniti], così tutta la parola [del Veda]
è perforata ·dalla sillaba Om [, che ad essa conferisce unità e
significatoJ . La sillaba Om è tutto questo universo - è tutto
questo universo.

VENTIQUATTRESIMO KHANI;>A 9

l . I teologi dicono: (< Poiché l'offerta mattutina appar­


tiene ai Vasu, quella di mezzogiorno appartiene ai Rudra e
la terza appartiene agli Aditya e ai ViSvadeva,
2. dove mai è il mondo di colui che fa fare il sacrificio ?
Colui che non lo sa come può compiere [con profittoJ il sa­
crificio? JJ. Soltanto dopo averlo saputo [lo] compia.

8. L'adempimento dci vari doveri, che son legati alle cose del mondo, consemt:
di raggiungere ricompense limitate, Sc.ltanto la conoscenza assicura l'immortalità..
Seglle (e il collegAmento è forse dovuto solamente al fatto clle anche qui ricorn:
una triplice divisione) un brano sull'origine de! sacro suono Om, che è La quintes­
senza dci Veda e quindi dell'universo.
9· Metodo per assicurarsi un mondo, ossia un posto dopo la mc.nc, nei =
mondi presieduti dai tre gruppi di divinità alle quali Yiene offerto il rrip\içc saçri-
6cio giornaliero dd soma.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CflANDOGYA UPANI§AD '97

3. Prima dell'inizio della litania mattutina, assiso dietro


il fuoco garhapatya, con il viso rivolto a settentrione, [colui
che fa fare il sacrificio] canta il canto sacro ai Vasu :
4. (( Apri la porta del [tuo] mondo (la terra), cosicché
noi possiamo vederti per [ottenere] la sovranità [in terra] >>.
5. Poi compie il sacrificio dicendo : (( Adorazione al fuo­
co che abita in terra, che abita il [suo] mondo. Trova un
mondo per mc, che faccio fare il sacrificio. Questo è il mondo
di chi fa fare il sacrificio. Io andrò
6. là, io che faccio fare il sacrificio, dopo la vita. Svahiil
Togli il chiavistello >>. Dopo aver detto così, si alza e i Vasu
gli fanno parte dell'offerta mattutina.
7. Prima dell'inizio della litania di mezzogiorno, assiso
dietro il fuoco iignldhriya, con il viso rivolto a settentrione,
[colui che fa fare il sacrificioJ canta il canto sacro ai Rudra :
B. (' Apri la porta del [ruo] mondo (l'atmosfera), cosic­
ché noi possiamo vederti per [ottenere] più vasta sovranità >>.
9. Poi compie il sacrificio dicendo : <t Adorazione al ven­
to che abita nell'atmosfera, che abita il [suo] mondo. Trova
un mondo per me, che faccio fare il sacrificio. Questo è il
mondo di chi fa fare il sacrificio. Io andrò
l O. là, io che faccio fare il sacrificio, dopo la vita. Sviihii!
Togli il chiavistello >>. Dopo aver detto così, si alza e i Rudra
gli fanno parte dell'offerta di mezzogiorno.
I l . Prima dell'inizio della terza offerta, assiso dietro il
fuoco iihat'aniya, con il viso rivolto a settentrione, [colui che
fa fare il sacrificio] canta il canto sacro agli ��ditya e ai
ViSvadeva :
1 2. (( Apri la porta del [ruo] mondo (il cielo), cosicché
noi possiamo vederti per [ottenere] -l'indipendenza >>. Così
per quel che riguarda gli Aditya.
1 3 . Poi per quanto riguarda i ViSvadeva : <( Aprite la
porta del [vostro] mondo (il cielo), cosicché noi possiamo
\"eden>i per [ottenere] la sovranità assoluta >>.
14. Poi compie il sacrificio dicendo: (( Adorazione agli
Aditya e ai ViSvadeva, che abitano il cielo, che abitano il

www.scribd.com/Religione_in_Ita
1
1
'

CHANDOGYA UPANJ�AD .
'

[loro j mondo. Trovate un mondo per me, che faccio fare il


sacrificio.
15. Questo è il mondo di chi fa fare il sacrificio. Io andrò
là, io che faccio fare il sacrificio, dopo la vita. Sviihii! To-­
gliete il chiavistello n. Dopo aver detto così, si alza
1 6. e gli Aditya e i ViSvadeva gli fanno· parte della terza
offerta. In verità conosce la pienezza del sacrificio colui che
così sa - colui che così sa.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
TERZO PRAPX'fHAKA '

PRIMO KHAI':roA

\ . In verità il sole lassù è il miele degli dei 2• Per esso il


cielo è la traversa, l'atmosfera è il favo3, le parti luminose
sono le piccole [api].
2. I suoi raggi rivolti a oriente sono le celle anteriori [del
favo] . I versi [del .B-gvedaJ sono le api, il �gt'eda è il fiore.
Le gocce del liquido che dà l'immortalità [si produssero
cosìl : i versi invero
3. covarono il .B-gt1eda e da questo, covato, vennero fuori,
come succo, gloria, splendore, forza, energia, nutrimento 4•

I. Nclla terza lettura si ravvisa successivamente il Brahman nel sole (1-11),


nella gliyatri e nd cuore (12-13), nell'anima individuale (14); quindi, dopo alcune
cerimonie c considerazioni, il Erutto delle quali è felicità e lunga vita (15-17), s'afler­
m:> ancora che il Brahm= è l'intdleno-spazio (r8) e il sole (19).
2. li Brahman è il sole cosmico e l'astro solare che ne è l'immagine visibile.
11 sok è il miele degli dci, che, dh-i>i in cinque clas!il, di esso sì nutrono misti.::a"
mente. l nri nenari di cinque colori, che costituiscono l'essenza del sole, son pro­
dotti da cinque specie di api, le quali lo distillano dai cinque fiori che sono i libri
della scienza sacra. Coloro che conascono le varie parti dclla dottrina godono dclb
feliciti propria delle varie classi divine per pffiodi di tempo crescenti in proporzione
grometrica; in quei periodi il sole sorgerà e tramomerà in punti diversi da quelli
abituali, il che sembra significare che quella felicità si gode in altri mondi che non
sono il nostro. Infine per colui che ha la conoscenza completa del sole che non tra·
mont;l mai, ossia del Brahman non condizionato dallo scorrere del tempo e costi·
tuÌIO dall'essenza della scienza sacra, 1: sempre luce.
3· La volta del cielo è paragonata a una traversa da cui pende il favo, ossia
.
l atmosfera nella quale i raggi del sole si rendono visibili.
4· Le strofe mate nel sacrificio sono il mezzo per estrarre dai rituali prescritti
oci vari libri il risultato dell'azione, così com" le api sono il mezzo per suggere il
ncture dai fiori, che esse sembrano riscaldare, covare,

www.scribd.com/Religione_in_Ita
4. Questo [fu il succo cheJ fluì e si dispose intorno al
sole : esso costituisce l'aspetto rosso del sole 5•

SECONDO KHA�lJ)A

l . I suoi raggi rivolti a mezzogiorno sono le celle di de­


stra [del favo] . Le formule [del Yajurveda J sono le api, il
Yajurt1cda è il .fiore. Le gocce del liquido che dà l'immortalità
[si produssero così] :
2. le formule invero covarono il Yajun,eda e da questo,
covato, vennero fuori, come succo, gloria, splendore, forza,
energia, nutrimento.
3. Questo [fu il succo che] fluì e si dispose intorno al
sole : esso costituisce l'aspetto bianco del sole.

TERZO KHANJ,;>A

l . I suoi raggi rivolti a occidente sono le celle posteriori


[del favo] . Le melodie del Siimaveda sono le api, il Siima­
veda è ilfiore. Le gocce del liquido che dà l'immortalità [si
produssero cos.ì] :
2. le melodie invero covarono il Siimaveda e da questo,
covato, vennero fuori, come succo, gloria, splendore, forza,
energia, nutrimento.
3. Questo [fu il succo che] fluì e si dispose intorno al
sole : esso costituisce l'aspetto nero dd sole.

QUARTO KHA'l')JQA

L I suoi raggi rivolti a settentrione sono le celle di sini­


stra [del favo] . I canti magici [dell'Athan·at'cda] sono le

5· Nel sole possono s.:o�geni va�i çolori, ,·ariamente identificati. Vedi ad e;.
B.Up., 4• 3· 20; 4, 4, 9·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA UPANI�AO "'

ap1, !"epica e le antiche leggende sono i fiori. Le gocce del


liquido che dà l'immortalità (si produssero così J :
2. i canti magici covarono l'epica e le antiche leggende
e da esse, covate, vennero fuori, come succo, gloria, splen­
dore, forza, energia, nutrimento.
3. Questo [fu il succo che] fluì e si dispose intorno al
sole: esso costituisce l'aspetto nerissimo del sole.

QUINTO KHA�A

l . l suoi raggi rivolti verso l'alto sono le celle superiori


r del favo] . Gli insegnamenti segreti sono le api, la scienza
sacra (le Upanifad) è il fiore. Le gocce del liquido che dà
l'immortalità [ si produssero così] :
2. gli insegnamenti segreti covarono la scienza sacra e da
questa, covata, vennero fuori, come succo, gloria, splendore,
forza, energia, nutrimento.
3. Questo [fu il succo che) fhù e si dispose intorno al
sole: esso è quel che sembra tremolare nel centro del sole.
4. Questi sono in verità i succhi dei succhi: i Veda sono
infatti i succhi e questi sono i succhi di essi. Questi sono le
ambrosie delle ambrosie : i Veda sono infatti l'ambrosia [che
dà l'immortalità] e questi sono le ambrosie di essi.

SESTO KHA�QA

Della prima ambrosia si nutrono i Vasu, con Agni per


l.
bocca 6• In verità gli dei non mangiano, non bevono : soltanto
al guardare quest'ambrosia si saziano.
2. Essi penetrano nell'aspetto [rosso del soleJ e da esso
escono fuori.

6. Agni, il fuoco che consuma !c offerte dd sa.crificio, è la bocca degli dei.


Qui, e dì seguito, son considerate « bocca » dei vari gruppi divini le divinità che
ne '<>no a capo, forse perché guidano al cibo, penetrando nei vari aspetti dd sole,
dì cui si saziano soltanto a guardarlo.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHA.."'DOGYA UPANl�Ul

3. Colui che così conosce quest'ambrosia diventa uno dei


Vasu e, con Agni per bocca, guarda quest'ambrosia e se ne
sazia. Egli penetra in quest'aspetto e da quest'aspetto esce
fuori.
4. Per tutto il tempo che il sole sorgerà a oriente e tra­
monterà a occidente, per tutto questo tempo egli godrà della
superiorità, della signoria [propria] dei Vasu.

SETTIMO KHAmìA

1 . Della seconda ambrosia si nutrono i Rudra, con Indra


per bocca. In verità gli dei non mangiano, non bevono : sol­
tanto al guardare quest'ambrosia si saziano.
2. Essi penetrano nell'aspetto [bianco del sole] e da esso
escono fuori.
3 . Colui che così conosce quest'ambrosia diventa uno dei
Rudra e, con Indra per bocca, guarda quest'ambrosia e se ne
sazia. Egli penetra in quest'aspetto e da quest'aspetto esce
fuori.
4. Per quanto tempo il sole sorgerà a oriente e tramon­
terà a occidente, per due volte tanto tempo sorgerà a mezzo­
giorno e tramonterà a settentrione: per tutto questo tempo
egli godrà della superiorità, della signoria [propria] dei
Rudra.

OTTAVO KHAI':Jl)A

l . Della terza ambrosia si nutrono gli .Aditya, con Va­


CUIJa per bocca. In verità gli dei non mangiano, non bevono :
soltanto al guardare quest'ambrosia si saziano.
2. Essi penetrano nell'aspetto [nero del sole] e da esso
escono fuori.
3. Colui che così conosce quest'ambrosia diventa uno de­
gli Aditya e, con Vailll).a per bocca, guarda quest'ambrosia
e se ne sazia. Egli penetra in quest'aspetto e da quest'aspetto
esce fuori.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA UPANI�AD "3

4. Per quanto tempo il sole sorgerà a mezzogiorno e tra�


monterà a settentrione, per due volte tanto tempo sorgerà a
occidente e tramonterà a oriente: per tutto questo tempo egli
godrà della superiorità, della signoria [propria] degli .Aditya.

NONO KHAl':J"QA

1. Della quarta ambrosia si nutrono i Marut, con Soma


per bocca. In verità gli dei non mangiano, non bevono : sol�
tanto al guardare quest'ambrosia si saziano.
2. Essi penetrano nell'aspetto [nerissimo del sole] e da
esso escono fuori.
3 . Colui che così conosce quest'ambrosia diventa uno dei
�-brut e, con Soma per bocca, guarda quest'ambrosia e se ne
sazia. Egli penetra in quest'aspetto e da quest'aspetto esce
fuori.
4. Per quanto tempo il sole sorgerà a occidente e tramon�
terà a oriente, per due volte tanto tempo sorgerà a setten�
trione e tramonterà a mezzogiorno : per tutto questo tempo
egli godrà della superiorità, della signoria [propria] dei
Marut.

DECIMO KHAl':J"QA

l . Della quinta ambrosia si nutrono i Sadhya con Brahma


per bocca. In verità gli dei non mangiano, non bevono: sol�
tanto al guardare quest'ambrosia si saziano.
2. Essi penetrano nell'aspetto [tremolante del sole] e da
esso escono fuori.
3. Colui che così conosce quest'ambrosia diventa uno dei
Sadhya e, con Brahma per bocca, guarda quest'ambrosia e se
ne sazia. Egli penetra in quest'aspetto e da quest'aspetto esce
fuori.
4. Per quanto tempo il sole sorgerà a settentrione e tra�
�onterà a mezzogiorno, per due volte tanto sorgerà allo ze­
ruth e tramonterà al nadir: per tutto questo tempo egli godrà
della superiorità, della signoria [propria] dei Sadhya.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
UI\TDECIMO KHA:r;.JQA

l . Una volta poi che s'è levato allo zenith, [il soleJ non
più sorgerà, non più tramonterà: tutto solo rimarrà fermo
nel mezzo. A questo proposito c'è una strofa :
2. In verità lassù (nel mondo del Brahman) non mai è
tramontato, non mai è sorto [il sole] . O dei, per questa ve­
rità possa io non essere mai separato dal Brahman.
3 . Non più sorge, non più tramonta [il sole] , è giorno
una volta per sempre per colui che così conosce la dottrina
segreta del Brahman.
4. Questo rivelò Brahma a Prajapati, Prajapati a Manu,
Manu ai suoi discendenti. E questa [dottrina del] Brahman
rivelò il padre a Uddalaka Arlll).i, il figlio [suo] maggiore.
5 . Questa [ dottrina del] Brahman il padre in verità deve
insegnare al figlio maggiore o a un discepolo degno
6. e a nessun altro, anche se gli si donasse la terra circon­
data dalle acque con tutti i suoi tesori : invero questa [dot­
trina del Brahman] vale ben di più - ben di più vale.

DODICESIMO KHA:r;.JJ;)A 1

l . In verità la giiyatr"i è tutto questo universo, tutto ciò


che esiste. La giiyatrl in verità è la parola : la parola infatti
canta (giiyatJ) e protegge (trii) tutto questo universo.
2. La giiyatrl in verità è questa terra: tutto quanto qui
esiste è infatti fondato su di questa [terra] e nulla va al di
là di essa.

7· Pcr mezzo d'una serie d'identificazioni succe"ive, non sempre chiaramente


motivate (giiyatr'i= parola = universo = terra = corpo umano = cuore; Brah­
man = spazio etereo = spazio interno al cuore) s'a.serisce che la giiyiltii, il metro
sacro vedico composto di tre versi, è il Brahman, eh� si ritrova imcro nel cuore
dell'uomo.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CH:4:mJOGYA Ul'Al'l�AD

3. La terra in verità è il corpo dell'uomo : in questo in­


fatti i soffi vitali (i sensi) sono fondati e nessuno va al di là
di esso �.
4. Ciò che è il corpo per l'uomo è la stessa cosa che il
cuore entro l'uomo : in questo infatti i soffi vitali sono fon·
dati e nessuno va al di là di esso.
5 . Questa sestuplice gayatrl comprende quattro parti 9• A
questo proposito in una strofe \-,]_en detto :
6. Tale è la sua grandezza, ma ancor maggiore dì così è
il Puru�a. Un quarto di lui costituisce tutte le cose create, i
tre quarti costituiscono ciò che v'è d'immortale nel cielo
(�. V., IO, 90, 3).
7. Ciò che si chiama Brahman è lo spazio etereo che sta
al di fuori dell'uomo. Lo spazio etereo al di fuori dell'uomo
8. è lo stesso che lo spazio che sta dentro l'uomo. Lo
spazio dentro l'uomo
9. è lo stesso che lo spazio che sta nella cavità del cuore.
Esso è il pieno 10, l'immutabile. Felicità piena, immutabile
acquista colui che così sa.

TREDICESIMO KHA:t'[J)A n

l . Di questo cuore cinque sono le aperture [che condu­


cono al mondo} degli dei. Quella che è l a sua apertura orien-

3. L'idemità fra terra e corpo. peraltro quasi ovvia, pare qui fondata sul fauo,
che �mrambi son la sede di qu�khe fenomeno, cioè rispettivamente ddle cr�arure
" dc1 :emi. La spiegazione del commentario, secondo il quale in entrambi sì tro"
vano l prd'J" (rispettivamente " clementi ,, e « sensi ") non è convincente.
9· L gJy<Jfl'i è sesruplicc in quanto è : parola, uni,·crso, terra, corpo, cuore,
soffi '"itali; altrimenti. dice il commento, il numero di sci non si raggiungerebbe.
L:' qu�na parte ddla gdyatri è invisibile (cfr. B.Up., 5, 14, 1-4). La strofa rìgve­
��� neorù:ua si riferisce al macrantropo primigenio con il quale h giiyatii è iden­
llhcata.
T�. " Pieno " è epiteto dell'Assoluto (cfr. B.Up , 2, I, 5, dove tuttavia la
ddimzwnc è respinta; ma \"cdi E.Up., 5, r , 1).
li. Dal cuore per mezzo di rinque ..:mali o aperture, che sono equiparati �i
�';tlì.
nrali c ai sensi c messi in rl':lazion<: con entità naumùi, si giunge al Brahman.
a il fuoco, la luce dd Brahmao è lo stess.o fuoco che esiste nel corpo dell'uomo.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CliANDOGYA UPANI�AD

tale è il prana, è la vista, è il sole. Bisogna venerare ciò come


splendore, come nutrimento. Splendido, manglatore di cibo
diventa colui che così sa.
2. Quella che è la sua apertura meridionale è il vyiina,
è l'udito, è la luna. Bisogna venerare ciò come fortuna e come
gloria. Fortunato, glorioso diventa colui che così sa.
3. Quella che è la sua apertura occidentale è l'apana, è
la parola, è il fuoco. Bisogna venerare ciò come splendore
della scienza sacra, come nutrimento. Splendente dì scienza
sacra, mangiatore di cibo diventa colui che così sa.
4. Quella che è la sua apertura settentrionale è il siimana,
è la mente, è la pioggia. Bisogna venerare ciò come fama e
come bellezza. Famoso, bello diventa colui che così sa.

5. Quella che è la sua apertura rivolta verso l'alto è l'udii­


na, è il vento, è lo spazio etereo. Bisogna venerare ciò come
forza e come grandezza. Forte, grande diventa colui che
così sa.
6. Questi cinque servi del Brahman sono i custodi delle
porte del mondo celeste. Per colui che così conosce questi
cinque servi del Brahman, custodi delle porte del mondo cele­
ste, nella sua stirpe nasce un eroe; ottiene il mondo celeste
colui che così conosce questi cinque servi del Brahman, cu­
stodi delle porte del mondo celeste.
7. La "luce poi che risplende al di là del cielo, oltre ogni
cosa, oltre tutto, nei mondi supremi, insuperabili, in verità è
quella stessa luce che è dentro all'uomo. La vista di essa
8. si ha quando nel nostro corpo, toccandolo, si sente ca­
lore. L'ascolto di essa si ha quando, premendosi le orecchie,
si percepisce come un rumore, come il crepitare d'un fuoco
che arde. Bisogna venerare questa [luce interna], poiché si
vede e si sente. Degno d'essere visto, famoso diventa colui che
così sa - colui che così sa.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOG'iA Ul'ANI�AD

QUATTORDICESIMO KHAWA 12

1 . In verità il Brahman è tutto questo universo. Raggiun�


ta la pace interiore, bisogna venerarlo come tajjalan 13• L'uo�
mo in verità consiste di volontà. E l'uomo, come è la volontà
che possiede in questo mondo, così diventa dopo la morte.
Bisogna badare alla volontà.
2. Costituita d'intelletto, con il soffio vitale per corpo, la
luce per aspetto, la verità per oggetto del pensiero, lo spazio
etere� per essenza, fonte d'ogni attività, d'ogni desiderio,
d'ogni odore, d'ogni sapore, comprendente tutto l'universo,
muta, indifferente,
3. questa mia anima dentro il cuore è più piccola d'un
grano di riso o d'orzo o di sesamo o di miglio o del nucleo
d'un grano di miglio. Questa mia anima dentro il cuore è
più grande della terra, più grande dello spazio atmosferico,
più grande del cielo, più grande dei mondi.
4. Fonte d'ogni attività, d'ogni desiderio, d'ogni odore,
d'ogni sapore, comprendente tutto l'universo, muta, indiffe­
rente, questa è la mia anima dentro il cuore, questo è il Brah�
man. Non c'è più dubbio per colui che pensa: << Uscito da
questo mondo lo raggiungerò )).
Questo soleva insegnare Sru:u;lilya - Sar_u;lilya.

1:!. Sàç.dilya afferma in termini liricamente ispirati l'identità l:r.! anima indi.
.
nduale c Brahman. A questa unione bisogna tendere ndla
vita, perché la volontà
determina il dcsùno dopo la morte. n brano ricorre quasi
eguale in Satapatha
Briihm�r;a , X, 6, 3,
..
2 ed è for;e la più antica attes[<l2Ì<mc dell'identità tra Atrnan
c Brahman,

13. Denomina:�;ione mistica del Br;�hm�n, che Sallkara imerpreta come « ciò
da �ui tutto nasce (jan), in cui tutto si dissolve (la dalla radke li) c per cui tutto
resptra (an) ».

www.scribd.com/Religione_in_Ita
2Q8 CHANDOGYA Ul'.-\NI�AD

QUINDICESlMO KHAWA H

l . Il forziere il cui ventre è l'atmosfera, la cui base è la


terra, non invecchia mai: le regioni èelesti sono infatti i suoi
angoli, il cielo è la sua apertura superiore. Questo forziere è
un ricettacolo di ricchezze, in esso tutto l'universo è riposto.
2. Di esso la parte orientale ha nome juhu (cucchiaio per
le libagioni), la meridionale sahamana (possente), l'occiden�
tale rajni (regina), la settentrionale subhutii (prospera) lS. n
vento è il loro figlio. Colui che così conosce che il vento è il
figlio delle regioni celesti, costui non piange per [la perdi�
ta d'] un figlio. Io così conosco che il vento è il figlio delle
regioni celesti : che non abbia mai a piangere per [la perdita
d'] un figlio.
3. Al forziere indistruttibile mi rivolgo, per questo, per
questo, per questo 16•
Al prii�a mi rivolgo, per questo, per questo, per questo.
Al Bhu� mi rivolgo, per questo, per questo, per questo.
Al BhuvalJ. mi rivolgo, per questO', per questo, per questo.
Allo Sva� mi rivolgo, per questo, per questo, per questo.
4. n fatto che abbia detto : (( Mi rivolgo al priit}a >), è
[dovuto al fatto] che il prat;a è veramente tutto quanto esi­
ste, qualunque esso sia: a esso mi sono perciò rivolto.
5. Dicendo : <c Mi rivolgo al Bhu� », intendevo dire : « Mi
rivolgo alla terra, mi rivolgo all'atmosfera, mi rivolgo al
cielo ».
6. Dicendo : « Mi rivolgo al Bhuvalf l>, intendevo dire :
i
(< Mi rvolgo al fuoco, mi rivolgo al vento, mi rivolgo al
sole >>.

14. Cerimonia magica contro la pcrdita d'un figlio. ll vénto è pel cosmo ciò
che u.ofiglio è: nel4 famiglia: l'identici tr,a mìcrocosm� e macrocosmo vien quindi
sfnlttata pu interessi personali.
15. Rivolti vers.o oriente si liba agli dei (juhoh); Yama che tutto \·ince è j} re
del mezzogiorno;. il re Varul)ll. e Kubera sono i custodi dell'occidente e del set­
tentrione.
I6. Si pronuncia per tte vohe il nome del nglìo.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
Offerta sacrale. Stampa popolare moderna.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
C&ANDOGYA UPANl�

7. Dicendo : 11 Mi rivolgo allo Sval; )), intendevo dire:


11 Mi rivolgo al �gveda, mi rivolgo al Yaiurveda, mi rivolgo
al Samawda - questo intendevo dire.

SEDICESIMO KHA�J;)A 17

1. In verità il sacrificio è l'uomo. La spremitura del mat�


tino corrisponde ai [primi] ventiquattro anni di vita. Venti­
quattro sillabe ha la giiyatrl e la spremitura del mattino è ac�
compagnata dalla gayatri. Con questa [parte del sacrificio 1
sono collegati i Vasu. In verità i Vasu sono i soffi vitali : que­
sti infatti fanno che sia abitato (viisayantz) tutto questo uni�
verso.
2. Se durante quest'età qualche cosa lo tormenta, deve
dire : 11 O soffi vitali, o Vasu, prolungate questa mia spremi�
tura mattutina fino alla spremitura di mezzogiorno. Che io,
che sono il sacrificio, non sia interrotto a metà dei soffi vitali,
dei Vasu n . Si risolleva allora da quel [malanno] e si libera
dalla malattia.
3. La spremitura del mezzogiorno poi corrisponde ai
[successivi] quarantaquattro anni. Quarantaquattro sillabe ha
la trif!ubh e la spremitura del mezzogiorno è accompagnata
dalla tri.f!ubh. Con questa [parte del sacrificio] sono colle­
gati i Rudra. In verità i Rudra sono i soffi vitali : questi in�
fatti [, al loro dipartirsi,] fanno piangere (rodayantt) tutto
questo universo.
4. Se durante quest'età qualche cosa lo tormenta, deve
dire : 1t O soffi vitali, o Rudra, prolungate questa mia spre�
mitura di mezzogiorno fino alla terza spremìtura. Che io,
che sono il sacrificio, non sia interrotto a metà dei soffi vitali,

17. Nei kh. 16 e 17 il sacrificio vicn fatto corrispondere alla vita umana: le
rre spremìturc quotidiane del soma sono le varie età, le di,·inità che presiedono alle
cerimonie sono i soffi vitali, le cinque parti principali del rito sono i vari atti della
,·ita fisica e morale. Salute c lunga vita sono p�omesse a colui che ha questa cono·
s.::enz.a, ma anche l'accesso alla luce eterna, garantito dall'adempimento dei pre·
cetti morali.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'" CliANDOGYA UPA!\:I�D

dei Rudra Jl , Si risolleva allora da quel [malanno] e si libera


dalla malattia.
5.
La terza spremitura poi corrisponde ai [successivi]
quarantotto anni. Quarantotto sillabe ha la jagaii e la terza
spremitura è accompagnata dalla jagati. Con questa [parte
del sacrificio] sono collegati gli Aditya. In verità gli Aditya
sono i soffi vitali: questi infatti [ , dipartendosi dal corpo,]
si portano via (iidadate) tutto questo universo.
6. Se durante quest'età qualche cosa lo tormenta, deve
dire : << O soffi vitali, o Aditya, prolungate questa mia terza
spremitura fino alla [fine della] vita. Che io, che sono il
sacrificio, non sia interrotto a metà dei soffi vitali, degli Adi­
tya >>. Si risolleva allora da quel [malannoJ e si libera dalla
malattia.
7. Proprio questo conoscendo, Mahidasa Aitareya disse
[alla malattia] : << Perché in tal modo mi tormenti, dato che
io non morirò per questo ? ». Egli visse centosedici anni. E
centosedici anni vive colui che così sa.

DICIASSETTESIMO KHAJ:-rQA

1. Il fatto di aver fame, di aver sete, di nnunctare a1


piaceri corrisponde per lui alla consacrazione.
2. Quando poi mangia, beve, si dà ai piaceri, allora pro­
cede alle [cerimonie chiamate] upasada •�.
3. Quando poi ride, scherza, si dà all'amore, allora atten­
de ai canti e alle recitazioni.
4. La mortificazione, l'elemosina, la rettitudine, il non
nuocere, l'esser veritiero corrispondono per lui ai doni dati
agli officianti.
5.
Perciò [nei sacrificil si dice: « Sofyati, asO.f?fl n 19• Con
queste parole si vuole alludere alla sua nuova nascita. L'ablu­
zione finale corrisponde alla sua morte.

18. Cerimonie da compiersi in vari giorni della sessione sacrific:ale.


'9· Le due forme verbali significano tanto « spremerà, ha spremuto fil !omo] "•
quanto « genererà, ha gener.tto [un figlio] "·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANOOGY!l. UPANI�D

6. Dopo aver rivelato ciò a Kr�Q-a Devakiputra, Ghora


AD.gi rasa disse: « [Colui che così sa] si libera dalla sete [del
desiderio] ; nell'ora della morte ricorra a questi tre detti :
Tu sei l'eterno, l'inconcusso, sei l'essenza della vita )). A que­
sto proposito ci sono due inni :
7. Poi vedono la luce mattutina del seme antico, che arde
al di là del cielo.
Dalle tenebre vedendo tutt'attorno la luce superiore, al
dio tra gli dei siamo andati, al Sole, alla luce suprema - alla
20•
suprema luce

DICIOTTESIMO KHAr:nìA 21

Bisogna venerare come Brahman l'intelletto : questo


l.
secondo il punto di vista individuale. Secondo il punto di vi­
sta delle divinità poi bisogna venerare come Brahman lo spa­
zio etereo. Così si è insegnato secondo entrambi [ i punti di
,-ista J . secondo il punto di vista individuale e secondo il punto
Ji vista delle divinità.
2. Il Brahman ha quattro parti : secondo il punto di vista
individuale un quarto è la parola, un quarto è il respiro, un
quarto è la vista, un quarto è l'udito. Secondo il punto di
vista delle divinità poi un quarto è il fuoco, un quarto è il
vento, un quarto è il sole, un quarto è costituito dalle regioni
celesti. Così si è insegnato secondo entrambi [ i punti di vi­
sta l , se.::ondo il punto di vista individuale e secondo il punto
dì vista delle divinità.
3. La parola è un quarto del Brahman in verità : splende
e arde con il fuoco per fiamma questo [quarto ] . Splende e
arde per fama, per splendore di sacra scienza colui che così sa.
4. Il respiro è un quarto del Brahman in verità : splende
e arde con il vento per fiamma questo [quartoJ . Splende e
arde per fama, per splendore di sacra scienza colui che così sa.

::!n.
Si tratta di due strofe (�.V., 8, 6, 30; I, 50, 10) rifcritc al dio Sole.
, ,."l.Come per SiQ.ç\ilya, il Brahman è l'intdl;:rro, cui corrisponde lo spazio.
:\dJ rntel!ctto si riassumono i sensi, ognuno dci quali, con il suo corrispettivo
cosmico, brilla di propria luce.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CiiXNDOGYA Ul'ANl�AD

5. La vista è un quarto del Brahman in verità: splende


e arde con il sole per fiamma questo [quarto}. Splende e
arde per fama, per splendore di sacra scienza colui che così sa.
6. L'udito è un quarto del Brahman in verità: splende
e arde con le regioni celesti per fiamma questo [quarto].
Splende e arde per fama, per splendore di sacra scienza colui
che così sa.

DICIANNOVESIMO KHA�OA :n

l . {( Il sole è il Brahman >> : ecco l'insegnamento. Ed ora


la spiegazione: Al principio questo universo era Non-essere.
Esso divenne l'Essere. Si sviluppò. Divenne un uovo. Giacque
per lo spazio d'un anno. Poi s'aperse. Le due metà dell'uovo
erano una d'argento, l'altra d'oro.
2. La [metà] d'argento è questa· terra, quella d'oro è il
cielo, la membrana esterna costituisce le montagne, la mem­
brana interna le nubi e la nebbia. Le vene sono i fiumi, l'ac­
qua della vescica è l'oceano.
3. Quello che nacque fu il sole lassù. Quando nacque si
levarono grida e clamori, tutte le creature e tutti i desideri.
Perciò al suo levarsi e al ritornare si levano grida e clamori,
tutte le creature e tutti i desideri.
4. Colui che così sapendo venera il sole come Brahman,
c'è la speranza che clamori favorevoli lo accompagnino e lo
rallegrino - lo rallegrino.

JJ

-:i

:22-. ll sole è per cruì dire la parte migliore dell'uovo cosmico, ma non ;;_, al·
mrno in questa cosmogonia piuttosto incongrua, l'essere da cui runo prvviene.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
QUARTO PRAPATHAKA

PRIMO KHAl';-'l;)A t

l . JanaSruti PautrayaiJ.a era [un uomo] che donava con


fede, che faceva grandi elargizioni, che preparava molti ali­
menti [per tutti] . Egli faceva costruire dappertutto dei luo­
ghi dì rifugio, affinché dappertutto la gente potesse essere
ospitata presso di lui.
2. Ora una notte delle oche selvatiche passarono in volo
f sopra dì lui] e un'oca così disse a un'altra: << Oh, oh, o tu
dall'occhio luminoso, o tu dall'occhio luminoso! Lo splendore
di JanaSruti PautrayaQ.a s'estende costante nel cielo. Non av­
vicinarti a esso, che non ti arda! n.
3. L'altra allora le rispose : << Ehi tu! Come mai hai par­
lato di costui, che sembra tale come se fosse Raikva, il Piglia­
tutto? n. << Chi è mai Raikva, il Pigliatutto? JJ 2•
4. << Come al krta che ha ottenuto la vittoria toccano [le
poste puntate sui] punteggi inferiori, così a costui tocca tutto

I , I khar;uja 1·3 comprendono la Sa1f1varga·vidyii, « h dottrina dell'assorbi·

torc ». Un principe celebrato per la sua generosità, J:ina>rmi, sente delle oche sei·
ratichc cdd>rare Raikva, il quale con la sua duurina_raccoglic il frutto d�lle buone
opere non soltanto proprie ma di tutte le creature. Raikva, che vive stranamente
e viene trovato dopo lunga ricere:t, rivela a Jinakuti che tutto finisce nel vento,
ono=ro, per quanto riguarda l'individuo, nel respiw. :E: questa una ddk più anti·
che esposizioni della dottrina dd respiro, simbolo (o prccorritorc?) dell'Atman·
Brahman. Vedi soprattutto R. Hu:sCH!l.D, in « Mélanges d'lndianisme a la mé.
moi•e dc L. Rcnou "• Parigi, 1968, pp. 337-365.
2. L'epiteto di Raib·a, SayugYan, sembra csse<e c;prcssione tecnica del gioco
dei dadi e indicare il colpo ,·iocente, che è il krta c ottiene tutte le dieci parti della
posta in gioco.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
"4 CHANDOGYA UPANl�AD

ciò che dì buono compiono le creature. Colui che sa ciò che


questo [Raikva] sa, io lo chiamo così (ossia : il Pigliatutto) n .
5-6. JanaSrut:i Pautraya1,1a dal basso udì questo e , levatosi,

li
disse allo scalea : ({ Ehi tu! [Sei tu che hai detto queste
frasi : ] " Come se fosse Raikva, il Pigliatutto. Chi è mai
Raikva, il Pìgliatutto? Come al krta che ha ottenuto l a vit­
toria toccano [le poste puntate sui J punteggi inferiori, così
a costui tocca tutto ciò che di buono compiono le creature.
'

l
Colui che sa ciò che questo [Raikva] sa, io lo chiamo così
(ossia : il Pigliatutto) " ? >>.
7, Lo scalea cercò e tornò dicendo che non l'aveva tro­
vato. Allora [JanaSruti] gli disse : << Ehi tu! cercalo là dove si i
deve cercare un brahmano >>. l
8. Quello si avvicinò rispettosamente a un [uomo] che l
sotto un carro si grattava la scabbia e gli chiese : << Signore, !
sei tu Raikva, il Pigliatutto ? >>. << Eh già, sono proprio io! >>, '
'
rispose. Allora lo scalea tornò dicendo : <<L'ho trovato >> 3• l
i

SECONDO KHAI';JQA l
'

1. Allora Ja:naSruti Pautriiy<LQ-a prese seicento vacche, un


gingillo d'oro e un carro tirato da mule e si recò [da Raikva].
Gli disse :
2. << Raikva, qui ci sono seicento vacche, un gingillo
d'oro e un carro tirato da mule. Rivelami, o venerabile, la
divinità che tu veneri come tale! >> .
3. Ma l'altro rispose : ((Ah, ah, o Sz7dra 4! Tienti [tutto],
comprese le vacche n. Allora JanaSruti Pautrayal).a di nuovo

-J
3· U r;�cconto è assai s<>mmario. Le cose sunno probabilmente così: il prin­
cipe, che dorme sulla terrazza dd palazzo insieme con lo scalea, al qu.ale toc=
<JUesto pri,·ikgio, ode nd dormiveglia le parole dclle oche, ma non sa a chi attri­
l
buirle e dubita che le abbia pronunciate lo scalco, al <JUale dà implicitamente l'in­
carico di rronrre R.aikva. Costui sembrerebbe personaggio già noln per fama di
!'

i
sapienza, malgrado la stranezza dcll'abi�:�re su un carro, la scarsa pulizia e una
certa asprezza nel padare: ma queste caraneristiehe rendono piii singolare la sua
capitc>lazione di fronte alla leggiadria dclla figlia di J:inakuti.
4· L'epiteto è. eYid<'ntemcnte dispregiativo. l

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA UPANI[iAD

prese mille vacche, un gingillo d'oro, un carro tirato da mule


e [sua] figlia, tornò da lui
4. e gli disse: (( Raikva, ecco mille vacche, un gingillo
d'oro, un carro tirato da mule, una moglie, il villaggio in cui
abiti. Soltanto dammi l'insegnamento, o venerabile l }}.
5. Quello allora, sollevando il volto della [fanciulla], dis­
se : (. Ah ! che importano quelle [vacche), o Sudra ? Soltanto
in grazia di questo volto potrai [dire di] avermi fatto par­
lare ! n. Fu nel [villaggio chiamato] Raikvaparl).a, nel terri­
torio dei Mahavna, che [ JarutSruti] dimorò presso di lui
l come discepolo).
[ Raìkva 1 gli disse :

l. ((
In verità il vento è un assorbitore. In verità quando
il fuoco si estingue è nel vento che va a finire; quando il sole
tramonta è nel vento che va a finire; quando la luna tramonta
è nel vento che va a finire;
2. quando le acque si disseccano, nel vento vanno a fini­
re. È proprio il vento che assorbe tutte queste [manifesta­
zioni J . Questo per ciò che riguarda gli elementi cosmici.
3. Per quel che riguarda l'individuo : in verità il respiro
è un assorbitore. Quando ci si addormenta, è nel respiro che
va a finire la parola, è nel respiro che va a finire la vista, è
nel respiro che v<:� a finire l'udito, è nel respiro che va a .fini­
re _1l pensiero. i-: proprio il respiro infatti che assorbe tutte
queste [manifestazioni].
4. Questi sono in verità due assorbitori: il vento tra gli
elementi cosmici, il respiro tra i soffi vitali ll.
5 . Un giorno un novizio domandò l'elemosina a Saunaka
K.apeya e ad Abhipratarin Kak§aseni mentre erano a tavola.
!\:an gliene diedero 5•

5· Le due strofe che seguono, introdotte dall'episodio di un rtovizio che pre­


tende l'elemosina in quanto conoscitore di una verità analoga a quella in possesso
di Raikva, adombrano sotto forma di indovinello la superioritò. dd vento=rcspiro.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CfiANDOGYA VPANI�AO

6. Allora quello disse : (< Un solo dio, custode dell'uni­


verso, inghiotte quattro possenti creature : chi è ? I mortali
non lo distinguono, o Kapeya, benché lo si ritrovi in molti
luoghi. In verità non è stato concesso il cibo a colui al quale
competeva >J.
7. Saunaka Kapeya, pensandoci su, gli si fece incontro [e
gli disseJ : (( L'anima degli dei, il padre delle creature, il
divoratore dai denti d'oro, il signore del respiro: si dice che
grande è la sua potenza, perché senza essere divorato divora
ciò che non è cibo 6, Ecco, o novizio, ciò noi veneriamo. Da­
tegli l'elemosina ! » .
8. Gliela diedero. Questi cinque e questi altri cinque for­
mano il numero dieci : essi sono il krta. Perciò in ogni dove
il krta, [che significa] dieci, è il cibo. Esso è la viriij che
divora il cibo. Grazie a essa tutto l'universo vien compreso
nello sguardo 7• Tutto l'universo è compreso nello sguardo di
colui che così sa ed ha cibo in abbondanza, colui che così sa. ·i

QUARTO KHAI';IT;>A s

J . Satyakama Jabàla si rivolse a sua madre Jabala: « O


ll

1
venerata, vorrei studiare la scienza sacra. A qual famiglia ap­
partengo dunque ? J>.
l
6. La dentatura d'oro indica forse soltanto l'inressaute voracit.à del vento=
respiro, che a�orbe, ossia divora, anche quello che non è cibo, ossia gli elementi
del cosmo.
7· l cinque e cinque souo rispettivamente vento, fuoco, sole, luna, acqua e
respiro, parola, vista, udito, mente, ossia tutto l'lllliverso. ll krta, il colpo vin­
cente al gioco dei dadi, è quindi equiparato :ill'universo ed è detto " cibo », forse
per sottolinearne la materialità e la po�ibilit.à di =ere fruite>. Ma il numero dieci
richiama la viràj, che è uua strofa di dieci piedi, ma anche la marrna primordiale
in eui tntto si riassorbe e in cui runo può quindi vedersi.
8. Kh. 4-9. Leggenda di Satyak.ima Jabala, il quale è riscattato dalla sua
origine illegittima e può pertanto iniz.ian il uoviz:iato, grazie all'amore che porta
alla veri�d.. Sottoposto a uua dlll"a prova dal maestro che vuoi saggi� la sua obbe­
dienza, Satyakfuna adempie al compito impostasi c ha così per via miracolosa b
rivelazione dell'essenza del Brahman, che è diviso in quamo quarti, alla loro volta
quadripartiti : tre qu�rti comprendono il mondo �oo, un quarto l'uomo. L'in­
segnamento si ha per opera di quamo esscri che rappresentano probabilmente i

www.scribd.com/Religione_in_Ita
J
CllANDOGYA UPA._"'l�AD

2. [La madre] gli rispose : << Non so, o figlio, a quale


famiglia appartieni. Io ti ebbi quando in gioventù servivo qua
c là e praticavo molti [uomini] e non so io stessa a quale

famiglia tu appartieni. Io mi chiamo Jabala e tu Satyakama.


Chiamati dunque Satyakama Jabala 9 >>.
3. Egli si recò a casa di Haridrumata Gautama e disse :
,, Io desidero fare il noviziato presso il venerabile. Vorrei ac­
costarmi [come scolaro] al venerabile >>.
4. Quello gli replicò : ({Di che famiglia sei, o caro ? » . E
l'altro : << Non so, o signore, di quale famiglia io sia. Ne ho
chiesto alla mamma ed essa mi rispose: " Io ti ebbi quando
in gioventù servivo qua e là e praticavo molti [uomini] e
non so a quale famiglia tu appartieni . Io mi chiamo Jabala
c tu Satyakama ". Così io sono Satyakama Jabala, o signore )).
5. Quello allora disse : « Così francamente non può par­
lare uno che non sia brahmano ! O caro, porta il combusti­
bile, io ti farò l'iniziazione : infatti tu non ti sei allontanato
dalla verità n . Dopo che ne ebbe compiuta l'iniziazione, se­
parò quattrocento vacche magre e deboli e disse: « Seguile nel
loro vagare, o caro >>. Ed egli, mentre le spingeva avanti,
disse : r< lo non tornerò se non con mille >>. Stette lontano
parecchi anni, .finché esse giunsero al numero di mille.

QUINTO KHA!':IT>A

l. Allora un toro lo chiamò : << Satyakama ! >>. r< Signo­


re! 1,, s'affrettò a rispondere. <r Siamo giunti, o caro, a mille.
Menaci alla casa del maestro
2. e io ti rivelerò un quarto del Brahman >J. << Dimmelo,
signore ! ». Allora [quello J gli disse : ({ La regione orientale
è un sedicesimo, la regione occidentale è un sedicesimo, la

quattro clementi cosmici: fuoco, terr�, sulla quale si muove il tQrn, spazio, nel
�u�e ""la l'oca selvatica, acqua, nella quale s'immerge lo smergo per trovare
ll ubo.
9· Poiché J.iibàla significa sia figlio di Jab.ili:i sia figlio di Jab:ila, la madre
Ftnsa che l'origine illegittima dd figlio possa .,;sere nascosta.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
"' CHANDOGYA Ul'ANI{>AD

regione meridionale è un sedicesimo, la regione settentrio­


nale è un sedicesimo. In verità, o caro, questo, costituito di
quattro sedicesimi, è il quarto del Brahman che ha nome
" Esteso ".
3. Colui che così conosce questo quarto del Brahman co­
stituito di quattro sedicesimi e lo venera come l'Esteso, costui
esteso diventa in questo mondo. Estesi spazi conquista [an­
che nell'al di là] colui che così conosce il quarto del Brah­
man costituito di quattro sedicesimi e lo venera coine l'Esteso.

SESTO KHA!':JQA

l. Il fuoco ti rivelerà un [altro] quarto ll. Egli all'indo­


mani spinse avanti le vacche. A sera, là dove si trovarono
attizzò il fuoco, rinchiuse le vacche, ammucchiò la legna, poi
si sedette a occidente del fuoco, con il viso rivolto all'oriente.
2. Il fuoco gli disse : {( Satyakama ! l>. << Signore ! )), s'af­
frettò a rispondere.
3. tt Io ti rivelerò, o caro, un quarto del Brahman >>.
(( Dimmelo, d signore >>. Allora [quello1 gli disse : (( La terra
è un sedicesìmo, l'atmosfera è un sedicesimo, il cielo è un

sedicesimo, l'oceano è un sedicesimo. In verità, o caro, que­


sto, costituito di quattro sedicesimi, è il quarto del Brahman
che ha nome " Infinito ".
4. Colui che così conosce questo quarto dd Brahman co­
stituito di quattro sedicesimi e lo venera come l'Infinito, co­
stui non ha limiti in questo mondo. Mondi senza limiti con­
quista [anche nell'al di là] colui che così conosce il quarto
del Brahman costituito di quattro sedicesimi e lo venera come
l'Infinito.

SETTIMO KHA�A

l . Un"oca selvatica ti rivelerà un [altro] quarto >>. Egli


all'indomani spinse avanti le vacche. A sera, là dove si tro-
varono, attizzò il fuoco, rinchiuse le vacche, ammucchiò la -=

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA UPAm�AD 21. 9

leu-na, poi si sedette a occidente del fuoco, con il viso rivolto


b

a oriente.
2. Un'oca selvatica si abbassò vicino a lui e disse : « Sa�
t\·akama! >>. (( Signora ! >,, s'affrettò a rispondere.
· 3. (( lo ti rivelerò, o caro, un quarto del Brahman >>.
,. Dimmelo, o signor a )) , Allora [quella] gli disse : ({ li fuoco
è un sedicesimo, il sole è un sedicesimo, la luna è nn sedice�
simo. il lampo è un sedicesimo. In verità, o caro, questo,
C(Jstituito di quattro sedicesimi, è il quarto del Brahman che
ha nome " Risplendente ".
4. Colui che così conosce questo quarto del Brahman co�
stìtuito di quattro sedicesimi e lo venera come il Risplendente,
costui risplendente diventa in questo mondo. Mondi risplen�
Jenti conquista [anche nell'al di là] colui che così conosce il
quarto del Brahman costituito di quattro sedicesimi e lo ve�
nera come il Risplendente.

OTTAVO KHAl:;n;)A

l . Uno smergo ti rivelerà un [altro] quarto >>. Egli all'in�


domani spinse avanti le vacche. A sera, là dove si trovarono,
attizzò il fuoco, rinchiuse le vacche, ammucchiò la legna, poi
si sedette a occidente del fuoco, con il viso rivolto ali'oriente.
2. Uno smergo si abbassò vicino a lui e disse : « Satya­
kama! 1>. r( Signore ! li, s'affrettò a rispondere.
3. <' Io ti rivelerò, o caro, un quarto del Brahman >>.
'' Dimmelo, o signore >>. Allora [quello] gli disse : f< Il re­
spiro è un sedicesimo, la vista è un sedicesimo, l'udito è un
sc:dicesimo, la mente è un sedicesimo. In verità, o caro, que­
sto, costituito di quattro sedicesimi, è il quarto del Brahman
che ha nome " Ben fondato ".
4. Colui che così conosce questo quarto del Brahman co­
stituito di quattro sedicesimi e lo venera come il Ben fon�
dato, costui ottiene buoni fondamenti in questo mondo. Mon­
di ben fondati conquista [anche nell'al di là] colui che così
conosce il quarto del Brahman costituito di quattro sedicesimi
e lo venera come il Ben fondato >>.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA UPANl�P

NONO KHA�ç>A

1 . Giunse infine alla casa del maestro. Il maestro gli dis­


se: (( Satyakama! J>. (( Signore ! ))' s'affrettò a rispondere.
2. (( In verità, o caro, risplendi come uno che conosce il
Brahman. Chi te lo ba rivelato ? >>. Egli rispose : (( Altri che
non sono uomini. Ma tu, o signore, devi rivelarmelo, se lo
VUOl.

3. Ho udito infatti da coloro che sono simili al signore che


la scienza appresa dal maestro è la via migliore per ottenere
[lo scopo] >>. E allora gli fu rivelata quella stessa dottrina e
nulla vi mancò - non vi mancò nulla 10•

DECIMO KHAI)rl;)A Il

l . Upakosala Kamalayana compì il suo noviziato presso


Satyakama Jabala. Per dodici anni custodì per lui i fuochi
[ sacrifìcali J . Il maestro lasciò liberi [al termine dell'istru­
zione] gli altri discepoli, ma lui non lasciò mai andare.
2. La moglie gli disse : ((Il discepolo è afflitto. Egli ha
con abilità custodito i fuochi [ sacrificali] . [Bada] che i fuo­
chi non ti precedano. Rivelagli [la dottrina] n. Ma senza
avergli detto nulla, egli se ne andò via.

ro. Ll dottrina è stata evidentemente fi>>ala una volta per ruuc: nella con·
cordanza dcll'insegnamento del maestro (comunque indispensabile, a quanto sem­
bra) con quello degli esseri non umani consi>te infatti la garanzia della �-erità delia
dottrina.
II. Kh. IO·l5- I fuochi del sacrificio dapprima identificano i! Brahman ndlo
spirito vitale, nello spazio che rutto compr=de e nella gioia. Quindi ogni fuoco,
che si "'juipara ail'Atman (poiché la scienza loro è la scienza dcil'Atman, vedi
'4• 1) identifica se stesso con tre serie di fenomeni e con i tre personaggt che si
ravvisano nd sole, nella luna e nella folgore, che sono considerati e\·identemffite
le espressioni più nobili delle singol� serie. Il maestro finalmente ran-isa l'Atman­
Brahman non più nelle apparizioni del mondo esterno, bemì nel personaggio che
sm nell'occhio dell'uomo, ossia nella sua anima. Chi ciò conosce arriva al Brah­
man per la « via degli d<� "· che sarà spicgam più ampiamente in 5, 3-10, e si sot­
trae alla rinascita. cui qui s'accenna appena.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA UPANt;;AD

3 . r Il discepolo] per il dispiacere incominciò a non man­


giare. La moglie del maestro gli disse : << Discepolo, m:lngia;
perché non mangi ? >>. Egli rispose : << Molti desideri di varie
specie ci sono nell'uomo. lo sono pieno di dispiaceri. Non
mangerò 11.
4. Allora i fuochi dissero tra loro : << Il discepolo è affiit­
ro. l Egli] ci ha custodito con abilità. Dunque riveliaroogli
[la dottrina] 11. E gli dissero :
5. <' Il Brahman è il soffio vitale, il Brahman è ka (feli­
cità), il Brahman è kha (spazio etereo) ''· Allora egli disse :
" Comprendo che il Brahman sia il soffio vitale. Ma non com­
prendo [che il Brahman sia] ka e kha ''· Quelli dissero :
(• In verità, ciò che è ka è anche kha, ciò che è kha è anche
ka ''· Gli rivelarono dunque [che il Brahman è] il soffio
\>itale e lo spazio etereo.

UNDECIMO KHAtJJ;)A

l . Poi il [fuoco 1 giirhapatya gli insegnò: << Terra, fuoco,


cibo, sole : questo è il personaggio che si vede nel sole e que­
sto san io, proprio questo sono io.
2. Colui che, così conoscendolo, venera [il fuoco] , caccia
via [l'effetto dell'] azione cattiva, diventa possessore del mon­
do [di quello1 , ottiene una vita completa, a lungo vive, e i
suoi discendenti non periscono. Noi serviamo in questo
mondo e nell'altro colui che, così conoscendolo, venera [il
fuoco] n .

DODICESIMO KHAJ::'JI)A

l . Poi il [fuoco] anviihdryapacana gli insegnò : << Acqua,


regioni celesti, stelle, luna: questo è il personaggio che si vede
nella luna e questo san io, proprio questo sono io.
2. Colui che, così conoscendolo, venera [il fuoco} , caccia
via [l'effetto dell' _l azione cattiva, diventa possessore del mon�
do [di quello ] , ottiene una vita completa, a lungo vive, e i

www.scribd.com/Religione_in_Ita
l
'" CHANDOGYA UPANl�AD

suoi discendenti non periscono. Noi serviamo in questo mon­


do e nell'altro colui che, cosl conoscendolo, venera [il fuo­
co] )),

TREDICESIMO KHA:t-rPA

l . Poi il [fuoco] iihat•aniya gli insegnò: (< Soffio vitale,


spazio etereo, cielo, folgore: questo è il personaggio che si
vede nella folgore e questo son io, proprio questo sono io.
2. Colui che, così conoscendolo, venera [il fuoco] , caccia
via [l'effetto dell'] azione cattiva, diventa possessore del mon­
do [di quello] , ottiene una vita completa, a lungo vive, e i
suoi discendenti non periscono. Noi serviamo in questo mon­
do e nell'altro colui che, così conoscendolo, venera [il fuo­
co] )),

QUATTORDICESIMO KHA�A

l. Essi dissero : << Upak.osala, questa nostra scienza, que­


sta scienza dell'Attnan è tua, o caro. Ma il maestro ti rivelerà
la via >>. Il suo maestro tornò. Il maestro lo chiamò: ({ Upa­
kosala ! >>.
2. <( Sibrnore ! », s'affrettò a rispondere. tt Il tuo volto, o
caro, risplende come [quello di] chi conosce il Brahman.
Chi dunque ti ha dato l'insegnamento ? ». t< Chi potrebbe
avermi dato l'insegnamento, signore? n, ma nel dir ciò sem­
brava che tenesse nascosto [qualcosa. Poi rivolto] ai fuochi
disse : (( Questi [fuochi] , che appariscono cosiffatti, in verità
sono tutt'altro >> 12• << Che cosa ti hanno detto, o caro ? >>.
3. << Questo n, rispose. (t Veramente, o caro, ti hanno par­
lato [soltanto] dei mondi. Ma io ti dirò cose tali, che chi le
conosce l'effetto dell'azione cattiva non gli s'attacca, come
non s'attacca l'acqua alla foglia di loto >>. << Dimmele, o vene­
rabile >>. Gli disse :

I2. Sono cioè: i vari personaggi cilati prima.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHÀNDOGYA UPANI�AD "3

QUINDJCESIMO KHA�A

l. << Quel personaggio che si vede nell'occhio è l'Atman


- disse - questa è l'immortalità, questa è la sicurezza, questo
è il Brahman. Per questo, anche se si cosparge [l'occhio] di
burro chiarificato o di acqua, questa scorre via verso le pal­
pebre 13•
2 . Lo si chiama sa'rlyadvama, perché tutte le cose piace­
voli (t·iima) si raccolgono (abhisa'rlyantz) in lui. Tutte le cose
piacevoli si raccolgono in colui che così sa.
3. In verità egli è viimani: apporta (ni) infatti tutte le
cose piacevoli. Apporta tutte le cose piacevoli colui che così sa.
4. In verità egli è bhiimani: infatti risplende (bhiitt) in
tutti i mondi. Risplende in tutti i mondi colui che così sa.
5 . Poi colui [che così sa,] sia che gli facciano i riti fune­
bri r quando sia morto] o no, entra nella fiamma [del rogo] '
dalla fiamma [passaJ nel giorno, dal giorno nella quindicina
della luna crescente, dalla quindicina della luna crescente nei
sei mesi nei quali [il sole] si muove verso settentrione, da
guesti mesi nell'anno, dall'anno nel sole, dal sole nella luna,
dalla luna nella folgore. Qui vi è un essere spirituale.
6. Costui lo fa procedere fino al Brahman. Questa è la
Yia degli dei, la via del Brahmari. Coloro che su di essa avan­
zano non tornano in questo vortice umano - non tornano
più )).

SEDICESIMO KHA�A 14

I. In verità è il sacrificio quello che purifica. Esso, proce­


dendo, purifica tutto questo universo. Poiché procedendo

IJ. L'Jcqua non tocca la pupilla' il fatto oggettivo o·ien fano dipendere d�
vcrilà (intangibilitì del Brahman c sua identità con la figura che sì vede nell'oc­
chw) accetta!e senza discussione.
q. Do,·cri del sacerJote brahmd-n, che deve tacere (kh. 16) partecipando con
.
il pensiero al rito, o parlare (kh. 17) pronunciando k adatte invoc=ioni per cor­
reggere gli errori evenrua\mcme commessi nella celebrazione del sacrificio. Il brano
liturgico è qui inserito forse perché in es>o vengono citati i fuochi sacrificali.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
"4 CHA.."lDOGYA Ul'ANI�"-D

(yan) purifica tutto questo universo, per questo è chiamato


sacrificio (yajna). Il pensiero e la parola sono le sue due rotaie.
2. Di queste due, una l'appresta il [sacerdote] brahmtin
con l'intelletto, l'altra il hotar, I'adhvaryu e l'udgiitar con la
parola. Quando, iniziato il servizio del mattino, il brahmtin
rompe il silenzio prima della strofe conclusiva,
3. soltanto una rotaia appronta, l'altra è perduta. Come
chi cammina con un piede solo o un carro che si muove con
una ruota sola è difettoso, così il suo sacrificio è difettoso.
Colui che fa sacrificare tien dietro al sacrificio difettoso. Dopo
aver sacrificato, peggiora.
4. Ma quando, iniziato il servizio del mattino, il brah­
mdn non rompe il silenzio prima della strofe conclusiva, al­
lora [gli officianti] approntano entrambe le rotaie e nessuna
delle due è perduta.
5 . Come chi cammina con entrambi i piedi o un carro
che si muove con entrambe le ruote è saldo, cosl il suo sacri­
ficio è saldo. Colui che fa sacrificare tien dietro a un sacrifi­
cio saldo. Dopo aver sacrificato, migliora.

DICIASSETTESIMO KHAN.QA

1 . Prajapati covò i mondi. Di questi., covati, estrasse l'es­


senza: il fuoco dalla terra, il vento dall'atmosfera, il sole dal
cielo.
2. Egli covò queste tre divinità. Di queste tre, covate,
estrasse l'essenza: i versi [del �gveda] dal fuoco, le formule
sacrificati [del Yajurveda] dal vento, le melodie [del Stima­
veda] dal sole.
3. Covò questa triplice scienza. Di essa, covata, estrasse
-.

l'essenza: Bhiif:! dai versi, Bhut/af:! dalle formule, Sval;z dalle


melodie.
4. Perciò se [il sacrificio] è difettoso per causa di [nn
errore nei] versi, [il brahmtln] deve libare nel [fuocol
garhapatya dicendo : << BhU!z, Sviihii! )). Con l'essenza dei ver­
si, con la potenza dei versi egli rimedia al difetto concer­
nente i versi del sacrificio.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHA:.!OOGYA UPANI�O "5

5 . Se poi [il sacrificio J è difettoso per causa di [un er­


rore neile] formule, deve libare nel [fuoco] dak!ù:za dicen­
do: << Bhuva&, Svaha! >l. Con l'essenza delle formule, con la
potenza delle formule egli rimedia al difetto concernente le
formule del sacrificio.
6. Se poi il sacrificio è difettoso per causa di [un errore
nelle] melodie, deve libare nel [fuoco] ahavaniya dicendo,
" Sva(z. Sviihii! >l. Con l'essenza delle melodie, con la potenza
delle melodie egli rimedia al difetto concernente le melodie
Jel sacrificio.
7. Come uno lega insieme l'oro con il borace, l'argento
con l'oro, lo stagno con l'argento, il piombo con lo stagno, il
ferro con il piombo, il legno con il ferro, il cuoio con il
legno,
8 . così per mezzo della potenza di questi mondi, di que­
ste divinità, di questa triplice scienza si rimedia al difetto del
sacrificio. Il sacrificio è salvato, quando c'è un brahmdn che
così sappia.
9. In verità, rivolto a settentrione 15 è quel sacrificio nel
quale ci sia un brahmdn che così sappia. A un brahmdn che
cosi sappia si conviene questa strofe :
Qualunque via [il brahmdn J percorra, questa segue l'uo­
mo [comunel · Il brahmdn è l'unico prete che protegge i sa­
crificanti, come una cavalla (protegge il guerriero] 16,
1 O. Il brahmdn che così sa protegge il sacrificio, colui che
fa sacrificare e tutti gli officianti. Perciò bisogna nominare un
brahmdn che così sappia, non uno che così non sappia - non
uno che così non sappia.

15. Ossia è favoreYole, poiché il settentrione è l'opp<>-'to del m"'idione, l'in­


fausto soggiorno dd dio della mone.
16. La strofe è di interpretazione assai controver<a.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
QUINTO PRAPATHAKA '

PRIMO KHA�A
'
l . In verità, colui che conosce il primo e l'ottimo diventa l
il primo e l'ottimo. Il respiro, invero, è il primo e l'ottimo. l
2. In verità, colui che conosce la cosa più ricca diventa il
più ricco tra i suoi. La parola, invero, è la più ricca.
3. In verità, colui che conosce il fondamento ha saldo
fondamento in questo e nell'altro mondo. La vista, invero, è
il fondamento.
4. In verità, per colui che conosce la prosperità, si realiz­
zano i desideri umani e divini. L'udito, invero, è la prospe­
rità 2•
5 . In verità, colui che conosce il rifugio diventa rifugio
per i suoi. La mente, invero, è il rifugio.
6. Una volta i sensi ebbero contesa tra di loro per il pri­
mato [e ognuno diceva] : << Io sono migliore, io sono mi­
gliore ! JJ.
7. I sensi si recarono dal padre, Prajapati, e dissero : << O
venerabile, chi di noi è il migliore? 11. E [quello) disse loro :

I . TI quinto pratm!haka comprende tre brani. Kei kh. r.:> ;, descritto un rito
magico per assicurarsi le qualità proprie dei singoli sensi, tra i qnali predomina il
priil;a, soffio vitale, che agli altri semi ha dato il nome appunto di priil}il. Seguono
le dottrine dei dnque fuochi c delle due vie (kh. 3-10) e una ricerca sull"Atman
vai1viinara (kh. Il-24). ll numero cinque, che ricorre nci vari brani, =bra l'unico
legame che ne giustifichi la giustapposizione. l dUe primi brani trovano riscomro
in B.Up., 6, r-3, cui sì rimanda.
2. L'udito consente d'apprendere le norme del sacrificio, la cui effettuazione
garantisce la realizzazione d'ogni desiderio.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CH;\NDOGYA UPAN1�AD

,, Quello per la mancanza del quale il corpo apparirà in con�


dizioni peggiori, questo è il migliore tra voi n.
B. La parola allora se ne andò. Stette via un anno.. tornò
e chiese: (, Come avete potuto vivere senza di me? JJ . << Come
muti, che non parlano, [ma] respirano con il respiro, vedono
con la vista, odono con l'udito, pensano con la mente >>. << È
vero >•, disse la parola e rientrò.
9. Se ne andò allora la vista. Stette via un
anno, tornò e
chiese: H Come avete potuto vivere senza di me? ». << Come

ciech i che non vedono, [ma] respirano con il respiro, par�


]ano con la parola, odono con l'udito, pensano con la men�
te ''· ,, È vero », disse la vista e rientrò.
l O. Se ne andò allora l'udito. Stette via un anno, tornò
c chiese : u Come avete potuto vivere senza di me? >>. << Come

sordi che non odono, [maJ respirano con il respiro, parlano


con la parola, vedono con la vista, pensano con la mente >>.
" :t vero )), disse l'udito e rientrò.
I l . Se ne andò allora la mente. Stette via un anno, tornò
e chiese : •< Come avete potuto vivere senza di me? JJ. << Come
sciocchi che non pensano, [ma] respirano con il respiro, par­
lano con la parola, vedono con la vista, odono con l'udito )) ,

" È vero >>, disse la mente e rientrò.


1 2. Ma quando il respiro volle allontanarsi, si trascinò
via gli altri sensi, come un forte destriero trascinerebbe via i
pali delle pastoie. Essi si raccolsero a lui d'attorno e dissero :
" O signore, ritorna ! Tu sei il migliore tra noi, non andar�
tene ! ll •

1 3 . E la parola gli disse : << Per quanto io sia la più ricca,


.
Sei tu che [veramente] sei il più ricco )). E l'occhio gli disse:
'' Per quanto io sia il fondamento, sei tu il [vero J fonda�
mento li.
1 4. E l'orecchio: << Per quanto io sla la prosperità, sei tu
l� [vera] prosperità ». E la mente : (( Per quanto io sia il rifu�
gto, sei tu il [vero J rifugio l>.
1 5 . Per questo i sensi non sono chiamati 1< parole l> o <( vi­
ste " o << uditi >> o << menti ll, bensì sono chiamati prii�Ja
.
( �espuo e senso). Il respiro infatti è [il fondamento di]
=

tutti questi.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
n8 CH:ANDOGYA UPANI�D

SECONDO KHA�QA

l . Esso disse : << Quale sarà il mio nutrimento (anna)? >>.


<< Tutto ciò che esiste fino [al nutrimento di] cani e uccelli »,
così gli risposero. Questo è il nutrimento del respiro (ana) 3•
Ana è invero il nome più semplice del priir;a. Pcr colui che
così conosce nulla esiste che non sia cibo.

1
2. Esso disse : << Quale sarà la mia veste? >>. << Le acque >>,
risposero. Per questo chi sta per mangiare, avvolge [il cibo]
d'acqua prima e dopo [il pasto ] . Così [il respiro] riceve una
veste e non è più ignudo 4, '

3. Questo disse Satyakama Jabala a GoSruti Vaiyaghrapa· l


dya e aggiunse: << Se ciò si dicesse anche a un albero dissec· i

1
cato, i rami ricrescerebbero e le foglie spunterebbero di
nuovo n .
4. Quindi, quando si vuoi conseguire qualcosa di grande,

l
si faccia la cerimonia dell'iniziazione il giorno della luna
nuova, poi nella notte della luna piena si mescoli del latte
cagliato e del miele a una pozione [fatta] di ogni sorta di
erbe e si libi del burro nel fuoco dicendo : << Al primo, al '

migliore, Sviihii! J>. Quindi si versi il resto [del burro] nella


poztone.
5. Quindi si libi del burro nel fuoco dicendo : (( Alla più
ricca, Sviiha! >J e si versi il resto [del burro] nella jX)Zione.
Poi si libi del burro nel fuoco dicendo: ({ Al fondamento,
Sviihii! >> e si versi il resto [del burro] nella pozione. Poi si
libi del burro nel fuoco dicendo : (( Alla prosperità, Sviihiil ''
e si versi il resto [del burro] nella pozione. Poi si libi del
burro nel fuoco dicendo: {(Al rifugio, Sviihii! '' e si versi il
resto [del burroJ nella pozione.
6. Poi si torni indietro lentamente, si prenda il beveraggio
nelle mani congiunte e si mormori : ({ Ama è il tuo nome ':

3 · Os.ìa tutto è al servizio dcl priiva. o ana.


4· Sì allude al costume dì sciacquarsi la bocca.
5· Ama, la cui assonanza con ana è evidente, può sìgnifica:-e " quello •, come
epiteto di dò che è altrimenti inddinibile, o anche « il poten te " ·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA Ul'ANI�D

tutto questo [universo] è infatti compreso in (amìi) te. Esso


(il respiro) è il primo, l'ottimo, il re, il sovrano. Possa esso
farmi giungere alla condizione di primo, di ottimo, di re, di
sovrano ! Possa io essere tutto questo [universo] ! >>.
7. Poi si reciti questo inno, (B.. V., 5, 82, 1), bevendo un
sorso a ogni emistichio :
Del dio Sole noi auspichiamo (si beve un sorso)
di ottenere il nutrimento (si beve un sorso)
meditian1o sulla forza del Signore (si beve un sorso)
l'ottima, che procura ogni cosa ! ( si beve tutto il beve­
raggio).

8. Dopo aver lavato la coppa di metallo o di legno, [l'of­


fì.ciantc J si siede a occidente del fuoco, su una pelle o sulla
nuda terra, senza parlare, tutto concentrato. Se vede [in so­
�rnol una donna, sa che il rito ha avuto successo.
9. A questo si riferiscono le strofe seguenti : Quando, nei
riti fatti per soddisfare i desideri, si vede in sogno una donna,
allora in questa visione di sogno si deve riconoscere il [segno
del} successo - in questa visione di sogno.

TERZO KHAr;J1;)A

l . Svetaketu, figlio di [Uddalaka] AruQ.i, giunse all'assem­


blea dei Paiìcala. PravahaQ.a, figlio di Jivala, gli disse : (( Giovi­
netto, il padre ti ha istruito ? >J. (( Certamente, o venerabile J>.
2. <t Sai tu dove salgono da quaggiù le creature ? JJ. t( No,
o venerabile JJ. << Sai come di nuovo tornano ? n. (( No, o ve­
nerabile JJ, rispose quello. << Sai come si biforcano le due vie,
la via degli dei e la via dei Mani ? )J. <t No, o venerabile >J.
3 . << Sai tu come mai il mondo di là non si riempie? n.

t<No, o venerabile>>. t< Sai come mai alla quinta ablazione le


acque parlano con voce umana ? >>. << No, o venerabile >>.
4. << Allora come mai dici di essere stato istruito ? Chi
non conosce queste cose come può dire di essere istruito ? >> .

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHÌ.:NDOGYA UPANI�AD

Rattristato quello se ne andò presso il padre e gli disse :


(( Senza avermi istruito, tu, o signore, mi hai detto di avermi
istruito.
5 . Un appartenente alla casta dei guerrieri mi ha fatto
cinque domande e neppure a una io ho saputo rispondere ''· l
L'altro replicò : t( Come me le hai riferite, o caro, neppur io
ne conosco alcuna. Se io le avessi conosciute, come non te le
j
l
avrei rivelate ? >>.
6. [Uddalaka] Àrul).i si recò dal re, che quando entrò lo
accolse con rispetto. Alla mattina [il re] si alzò per andare
l
'

all'assemblea e gli disse : u Venerabile Gautama, scegli una 1


grazia relativa ai beni terreni l>. Quello disse : 11 O re, a te ,'
soltanto appartengono i beni terreni. Ma quello che hai detto
davanti al ragazzo, dillo a me pure ».
7. Il re si sentl perplesso e lo invitò a fermarsi per un
lungo tempo [come discepolo] . E gli disse : (( Secondo quello
che hai detto, o Gautama, questa scienza prima di te non è
mai pervenuta ai brahmani; per questo il dominio in tutti i
mondi è appartenuto soltanto alla casta dei guerrieri )), Poi
gli parlò:

QUARTO KHA.!�A

l . <l In verità il mondo di là, o Gautama, è un fuoco


[ sacrificale] : il sole è il combustibile, i raggi sono il fumo,
il giorno è la .fiamma, la luna è il carbone, gli astri sono le
scintille.
2. In questo fuoco gli dei sacri.ficano l a fede : da questa '

ablazione sorge il re Soma.

QUINTO KHA?-;JQA

l . In verità Parjanya è un fuoco [ sacrificale], o Gau­


tama: il vento è il combustibile, le nubi sono il fumo, il lam­
po è la fiamma, i fulmini sono i carboni, i chicchi di gran­
dine sono le scintille.
.

'

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA UPA�""I�ill �3 1

2. In questo fuoco gli dei sacrificano il re Soma: da que�


sta ablazione sorge la pioggia.

SESTO KHAJ':IT?A

l. In verità questa terra è un fuoco [sacrificate] , o Gau�


tama: l'anno è il combustibile, lo spazio etereo è il fumo, la
notte è la fiamma, i punti cardinali sono i carboni, i punti
intermedi sono le scintille.
2. In questo fuoco gli dei sacrificano la pioggia : da que�
sta ablazione sorge il cibo.

SETTIMO KHA�A

] . In verità l'uomo è un fuoco [sacrificale] , o Gautama :


la parola è il combustibile, il respiro è il fumo, la lingua è la
fìamma, l'occhio è il carbone, l'orecchio è la scintilla.
2. In questo fuoco gli dei sacrificano il cibo : da questa
ablazione sorge lo sperma.

OTTAVO KHA:t';-Jl;)A

l. In verità la donna è un fuoco [ sacrificale] , o Gau�


tama: il grembo è il combustibile, l'invito [dell'uomo] è il
fumo, la vergogna è la fiam_ma, l'accoppiamento costituisce i
carboni, il piacere rappresenta le scintille.
2. In questo fuoco gli dei sacrificano lo sperma : da que�
sta ablazione sorge l'embrione.

NONO KHA:t;-JQA

l . Così alla quinta ablazione le acque parlano con voce


umana. L'embrione avviluppato dalla membrana, dopo esser
rimasto dentro dieci mesi o nove o [quel che sia] , viene poi
alla luce.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA UPA�I�AD

2. Quando è nato, vive finché dura la vita. Quando è


morto, quando ha raggiunto il [tempo] destinato, lo affer­
rano per [consegnarlo al] fuoco donde è venuto, donde è
sorto.

DECIMO KHANJ;>A

l . Coloro che così sanno e coloro che nella foresta vene­


rano la fede come l'ascesi, costoro entrano nella fiamma [dd
rogoJ , dalla fiamma [passano] nel giorno, dal giorno nella
quindicina della luna crescente, dalla quindicina della luna
crescente nei sei mesi nei quali [il soleJ si muove verso set­
tentrione,
2. da questi mesi nell'anno, dall'anno nel sole, dal sole �
nella luna, dall a luna ndla folgore. Qui vi è un essere spiri-
tuale e costui li fa procedere fino al Brahman. Questo è il
cammino che è la via degli dei.
3. Coloro che nella vita domestica venerano le buone ope­
re, i sacrifici, la liberalità, costoro entrano nel fumo, dal
fumo [passano J nella notte, dalla notte nella quindicina oscu­
ra, dalla quindicina oscura nei sei mesi nci quali [il sole J
declina verso mezzogiorno. Costoro non giungono fino al­
l'anno.
, 4. Dai sei mesi [passanoJ nel mondo dei Mani, dal
mondo dei Mani allo spazio etereo, dallo spazio etereo alla
luna. Questa è il re Soma, è il cibo degli dei e gli dei se ne
nutrono.
5 . Dopo aver qui dimorato fino all'ultimo resto [delle
proprie azioni ] , allora di nuovo ritornano, per lo stesso cam­
mino, via via allo spazio etereo, dallo spazio al vento. Quando
uno è divenuto vento, diventa fumo ; divenuto fumo, diventa
nebbia;
6.
divenuto nebbia, diventa nube, divenuto nube, cade
come pioggia. Allora sulla terra nascono come riso e orzo,
come piante e alberi, come sesamo e legumi. Da questo [sta­
to] è difficile l'uscita: infatti soltanto se c'è chi mangia il

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHÀNDOGYA UPANI�� '33

cibo ed emette lo sperma, allora [il mortale diventato pianta]


procede oltre [nella sua evoluzione] 6•
7. Coloro poi che quaggiù tengono buona condotta, c'è
speranza che ottengano una matrice favorevole, di donna di
casta brahmanica, o k!atriya o vaiiya. Ma quelli che tengono
condotta spregevole, devono temere di avere una matrice spre�
gcvole, di cagna, dì scrofa o di catpjalii.
8. I piccoli organismi poi, destinati a rinascere indefini�
tivamente 7, non percorrono né l'una né l'altra delle due vie.
·' :;\asci, muori " : questa è [la sorte di] questa terza cate�
gona.
Ecco perché il mondo di là non si riempie mai. Bisogna
dunque stare in guardia. A questo proposito c'è strofa : una
9. Chi ruba oro, chi beve liquori, chi viola il talamo del
maestro, chi uccide un brahmano : questi quattro vanno in
rovina e, quinto, chi li pratica.
l O. Ma chi così conosce questi cinque fuochi, neppure
se pratica costoro vien toccato dal peccato. Puro, limpido,
partecipe del mondo puro diventa colui che così sa - colui
che così sa )).

UNDECIMO KHA�:PA s

l . Priicinasala Aupamanyava, Satyayajtìa Paul�, Indra­


dyumna Bhallaveya, Jana Sarkarak�ya, Buçli.la ASvatarasvi,
costoro, ricchi di grande dottrina e di grandi case [atte a rice�

. 6. _È pos>ibile infatti, dice Sankara, o che !"acqua non contribuisca alla cre­
.>cita dn .-egctali o che il vegetale non sia mangiato da persona atta a procreare.
-;. Probabilmente >i tratta di vermi, inseni c simili. Cfr. B.Up., 6, 2, 16.
l:l. Cinque bnhmani, desiderosi non di ricchezza ma di sapienza, si reçano
d�l re AS,·apati insieme con Uddalaka, per sapere dell'.Arman vaiiviinara, ossia
�el primo principio (è infatti equiparato al Bnhman in Il, I) che si ritrova eguale
m uni gli esseri Yiventi. Le identificazioni con forze naturali, che garantiscono

bem matnia!i c limitati, sono respinte come insufficienti: l'.Atman vaiiviinara
comprende tuttoc >i trova nell'intimo dell'uomo, è incommcnsur-a.bilmente grande
cd ha la misura d'una spanna e non si esaurisce in un singolo fenomeno. Chi
ucst? sa P eçipa dell'univer.;alità dell'Atman e compie il vero sacrificio del­
: ar:t
l a!fmhotra: nconosce cioè l'identità del proprio sé con l'univ<>rso e perciò il sacri·
ficio offerto ai pmpri soffi vitali {nel qual sacrificio s'adombra fo;sc l'indudibilità
della Yita) si trasforma in un sacrificio <>fieno a rutto l'nnh·en;o, le cui singole parti

www.scribd.com/Religione_in_Ita
-�
'

234 CHANOOGYA UPANI�AD

vere molti scolari l , si riunirono e si chiesero : ((Chi è il no­


stro Atman ? Che -è il Brahman? >J.
2. E tra loro decisero : (( In verità, o venerabili, Uddalaka
Arlll).Ì sta ora studiando questo Àtman comune a tutti gli
uomini (uaifviinara). Andiamo dunque da lui ! )), E si reca­
rono da lui.
3. Quello tra sé decise : Questi, ricchi di grande dot­
t(

trina e di grandi case, mi interrogheranno. Io forse non saprb


rispondere loro in tutto. Orbene, io li indirizzerò a qualche
altro J>.
4. E disse loro : l< O venerabili, in verità ASvapati Kai­
keya sta ora studiando questo .Atman comune a tutti gli
uomini. Andiamo dunque da lui )), E si recarono da lui.
5. A loro, come arrivarono, [il re] fece rendere, indivi­
dualmente, il dovuto omaggio. Poi, alzatosi al mattino, disse :
<t Non esiste tra il popolo mio un ladro, un avaro, un
ubriacone, nessuno che non conservi il fuoco [sacro], nessun
ignorante, nessun adultero, tanto meno un'adultera.
Io sto per compiere un sacrificio, o venerabili. Quanta
ricchezza darò a ognuno degli ofiicianti, altrettanta ne darò
a voi. Rimangano i venerabili ! >>.
6. Essi dissero : << Un uomo deve dire per qual motivo si
muove. Ora tu stai studiando l'.Atman comune a tutti gli
uomini, dunque rivelalo a noi ll.
7. Allora egli replicò loro : (( Domattina vi parlerò )),
Essi al mattino tornarono con in mano il combustibile. E
senza averli sottoposti ad alcuna iniziazione allora egli disse :

DODICESIMO KHA:tJ]/A

l. << Aupamanyava, che cosa veneri come l'Atman? )),


« Il cielo, signore ll, rispose quello. ({ Questo che tu veneri
come Atman, in verità è l'.Atman comune a tutti gli uomini

vengono identificate con i ,offi. e i sensi individuali. Cfr. anche .\fahiiniiriiyaf}a Up.
Il brano è un rimaneggiamento di Satapatha Briihmara, X, 6, I, dove si parla di
Agni vaiiviinara, simbolo del primo principio onniprcscntc, comune a tutti rome
calore vitale e presente in ogni focolare.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA UPANI�AD

1nel suo aspetto di] risplendente. Perciò nella tua famiglia


si vede celebrare il sacrificio di soma di un solo giorno, di
più giorni, dì parecchi giorni.
2. Tu mangi cibo, tu vedi cose gradite. Cibo mangia,
cose gradite vede, risplende la sacra scienza nella famiglia di
colui che così venera l'.Atman comune a tutti gli uomini. Ma
questo è il capo dell'Atman - soggiunse - La tua testa sa�
rebbe caduta, se non fossi venuto da me n.

TREDICESIMO KHAWA

l . Poi disse a Satyayajiìa Paulu§i : << O discendente di Pra�


cinayoga, che cosa veneri come l'Atman ? >>. << Il sole, signa�
re n, rispose quello. « Questo che tu veneri come Atman, in
,-erità è l'Xtman comune a tutti gli uomini [nel suo aspetto
diJ onniforme 9• Perciò nella tua famiglia si vedono molti
[beni J di ogni forma,
2. l per esempio] un carro tirato da mule già equipag�
giato, una schiava, un gingillo [d'oro]. Tu mangi cibo, tu
vedi cose gradite. Cibo mangia, cose gradite vede, risplende
la sacra scienza nella famiglia di colui che così venera l'At�
man comune a tutti gli uomini. Ma questo è l'occhio del�
I'Atman - soggiunse - Saresti diventato cieco, se non fossi
wnuto da me J).

QUATTORDICESIMO KHAWA

l . Poi disse a Indradyumna Bhallaveya: << O discendente


di Viyaghrapat, che cosa veneri come l'Atman? >>. << Il vento,
signore ))' rispose quello. << Questo che tu veneri come l'At�
man, in verità è l'Xtman comune a tutti gli uomini [nel suo
aspetto di] percorrente diverse vie. Perciò diversi tributi ti
vengono, diverse file di carri [ti] seguono.

9· Secondo il co=ento, la luce solare è cosciruita di molti colori.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
1

2. Tu mangi cibo, tu vedi cose gradite. Cibo mangia,


cose gradite vede, risplende la sacra scienza nella famiglia di
colui che così venera l' Atman comune a tutti gli uomini. Ma
questo è il respiro ddl'Atman - soggiunse - Il tuo respiro
sarebbe uscito fuori, se non fossi venuto da me '' ·

QUINDICESIMO KHAJ:.ll)A

l. - Poi disse a Jana Sarkarak�ya : (( Sarkara)qya, che cosa


veneri come l'Atman ? ''· (( Lo spazio etereo, signore n, rispo­
se quello. « Questo che tu veneri come l'Àtman, in verità è
l'Atman comune a tutti gli uomini [nel suo aspetto di] este­
so. Perciò tu sei esteso in discendenza e ricchezza.
2 . Tu mangi cibo, tu vedi cose gradite. Cibo mangia, cose
gradite vede, risplende la sacra scienza nella famiglia di colui
che così venera l'Àtman comune a tutti gli uomini. Ma que­
sto è il corpo dell'Atman - soggiunse - Il tuo corpo sarebbe
perito, se non fossi venuto da me ll.

SEDICESIMO KHA?;JI;)A

l. Poi disse a Buçlila ASvataràSvi: << O discendente di


Viyaghrapat, che cosa veneri come l'Atman ? )) . <t L'acqua,
signore », ris�se quello. << Questo che tu veneri come l'At­
man, in verità è l'Atman comune a tutti gli uomini [nel suo
aspetto di] ricchezza. Perciò tu sei dotato di ricchezza e di
prosperità.
2. Tu mangi cibo, tu vedi cose gradite. Cibo mangia, cose
gradite vede, risplende la sacra scienza nella famiglia di colui
che così venera l'Atman comune a tutti gli uomini. Ma que­
sta è la vescica del]'Atman - soggiunse - La tua vescica
sarebbe scoppiata, se non fossi venuto da me)).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
••
CH:\NDOGYA UPAN1�AD '37

DICIASSETTESIMO KHA�A

l. Poi disse a Uddalaka AruQ.i : re O Gautama, che cosa


veneri come l'Atman? ll. <r La terra, signore )), rispose quello.
,, Questo che tu veneri come l'Atman, in verità è l'Atman
comune a tutti gli uomini [nel suo aspetto di] fondamento.
Perciò tu sei ben fondato per quanto riguarda la discendenza
e il bestiame.
2. Tu mangi cibo, tu vedi cose gradite. Cibo mangia,
cose gradite vede, risplende la sacra scienza nella famiglia di
colui che così venera l'Atman comune a tutti gli uomini. Ma
questi sono i piedi dell'Atman - soggiunse - I tuoi piedi
anebbero perso ogni forza, se non fossi venuto da me )).

DICIOTTESIMO KHA�A

l. Disse allora a [tutti] quelli : << Voi, che conoscete iso­


latamente [una parte soltanto] dell'Atman comune a tutti
gli uomini, mangiate cibo {in misura limitata J • Ma chi ve­
nera come Atman comune a tutti gli uomini l a creatura alta
una spanna, [eppure] incommensurabile 10, costui mangia
cibo in tutti i mondi, in tutte le creature, in tutti gli esseri
viventi 11•
2. Di questo À'IDan comune a tutti gli uomini il [cielo]
risplendente è la testa, il [sole] onniforme è l'occhio, il [ ven­
to] che percorre diverse vie è il respiro, l'esteso [spazio ete­
reo] è il corpo, [l'acqua che produceJ la ricchezza è la ve­
scica, [la terra che è] il fondamento costituisce i piedi, l'al­
�are del sacrificio è il petto, il [fuoco] giirhapatya è il cuore,
tl [fuoco J ant'iihiiryapacana è la mente, il [fuoco] iihavaniya
è la bocca.

IO. Lezione e interpretazione controver,.,,


II· Una conoscenza limitata consente di fruire di beni limitati; la mnoscenza
assoluta con">ente una suprrn13Zia asso!u(a.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA UPANI�AD

DICIANNOVESIMO KHAJ:-il!A

l. Allora il cibo che per primo giunge [sulla mensa]


deve essere offerto [alla bocca] . La prima ablazione che biso­
gna fare, bisogna farla dicendo: Al priit;a, Sviiha! ". li
"

prii1Ja è [alloraJ soddisfatto.


2. Soddisfatto il prih;a, è soddisfatta la vista; soddisfatta
la vista, è soddisfatto il sole; soddisfatto il sole, è soddisfatto
il cielo; soddisfatto il cielo, è soddisfatto ciò cui il cielo e il
sole sono preposti. In seguito a ciò resta soddisfatto [il sacri­
ficatore] quanto a progenie, bestiame, cibo, splendore, sacra
scienza.

VENTESIMO KHAJ;Jl;)A

l . La seconda ablazione che poi bisogna fare, bisogna


farla dicendo : Al vyiina, Sviihii! ". Il t'yiina è [allora] sod­
"

disfatto.
2. Soddisfatto il vyiina, è soddisfatto l'udito; soddisfatto
l'udito, è soddisfatta la luna; soddisfatta la luna, son soddi­
sfatte le regioni celesti; soddisfatte le regioni celesti, è soddi­
sfatto ciò cui le regioni celesti e la luna sono preposte. In
seguito a ciò resta soddisfatto [il sacrificatore] quanto a pro­
genie, bestiame, cibo, splendore, sacra scienza.

VENTUNESIMO KHA�A

l . La terza ablazione che poi bisogna fare, bisogna farla


dicendo : " All'apatia, Sviihii! " . L'apiina [allora] è soddì­
sfatto.
2. Soddisfatto l'apiina, è soddisfatta la parola; soddisfatta
la parola, è soddisfatto il fuoco; soddisfatto il fuoco, è soddi­
sfatta la terra; soddisfatta la terra, è soddisfatto ciò cui la
terra e il fuoco sono preposti. In seguito a ciò resta soddisfatto
[il sacrificatore] quanto a progenie, bestiame, cibo, splendore,
sacra sctenza,

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CH.\NDOGYA UPANI�AD 239

VENTIDUESIMO KH�A

1. La quarta ablazione poi che bisogna fare, bisogna farla


dicendo: ·· Al samiùza, Sviihii! TI samiina [allora] è sod­
".

disfatto.
2. Soddisfatto il samiina, è soddisfatta la mente; soddi­
sfatta la mente, è soddisfatto Parjanya [, dio dell'uraganoJ ;
soddisfatto Parjanya, è soddisfatta la folgore; soddisfatta la
folgore. è soddisfatto ciò cui la folgore e Parjanya sono pre­
posti. In seguito a ciò resta soddisfatto [il sacrificatore] quan­
to a progenie, bestiame, cibo, splendore, sacra scienza.

VENTITREESIMO KHA"tfi)A

1. La quinta ablazione poi che bisogna fare, bisogna farla


dicendo : All udana, Svtthii! ". L'udiina [allora] è soddi­
" '

sfatto.
2. Soddisfatto l udana, è soddisfatto il vento; soddisfatto
'

il vento, è soddisfatto lo spazio etereo; soddisfatto lo spazio,


è soddisfatto ciò cui il vento e lo spazio sono preposti. In
seguito a ciò resta soddisfatto [il sacrificatore] quanto a pro­
genie, bestiame, cibo, splendore, sacra scienza.

VENTIQUATTRESIMO KHA�QA

l. Quando uno
senza conoscere ciò compie il [sacrificio
dell'] agnihotra, è come chi libasse nella cenere dopo aver
-

tolto i carboni ardenti.


2. Invece chi, ciò conoscendo, compie il [sacrificio del­
l'] agnihotra, la sua offerta è [ valida] per tutti i mondi, per
tutte le creature. per tutti gli esseri viventi.
3 . Come arde, quando sia gettata nel fuoco, la pannoc­
chia d'una canna, così ardono tutti i peccati di colui che ciò
così conoscendo compie il [sacrificio dell'] agtlihotra.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CliAr.l>OGYA UPANI�D

4. Perciò per colui che così sa, se pur desse i resti [del
sacrificio] a un ca1J4iila, la sua offerta sarebbe sempre [rivol­
ta] all'Atman comune a tutti gli uomini 12• A questo propo-­
sito c'è una strofe :
5. Come i fanciulli affamati attorniano la madre, cosl
tutte le creature stanno attorno all'agnihotra - stanno attorno
all'agnihotra.

12. Anche qui =mpare l'idea che chi conosce è superiore a ogni =nvenzione
c a ogni regola
anche morale. Cfr. 5, ro, IO.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
SESTO PRAPATHAKA'

PRIMO KHA:t{pA

l . C'era [una voltaJ Svetaketu, discendente di Àrui;J.i. Il


padre una volta gli disse : << Svetaketu, dedicati allo studio :
infatti, o caro, non c'è nessuno nella nostra famiglia che, per
non aver studiato, sia brahmano soltanto di nome n.
2. Dunque a dodici anni quello si recò presso un maestro
e a ventiquattro ne tornò, orgoglioso, fiero, ritenendosi dotto,
poiché aveva studiato tutti i Veda.
3. E il padre gli domandò : << Svetaketu, poiché tu ora sei
così orgoglioso, fiero e ritieni di essere dotto, certamente tu
avrai chiesto quell'insegnamento per cui ciò che non s'era
appreso viene appreso, ciò che non s'era pensato viene pen­
sato, ciò che non s'era conosciuto viene conosciuto n.
4. << Come è mai, o venerabile, questo insegnamento ? ll.
,, O caro, come da una zolla d'argilla si conosce tutto ciò che

r. La sesta lettura, che può di•·ideci in due parti (kh. 1-7: dottrina degli ele­
menti: kl'- S-16: rebzioni rra l'E,�cre e l'individuo), è rivolta ad affermare, al dì là
dcll"apparenrc moheplìcità, l'unicitit ddi'Ess�-re (Sat). Dal Sat si producono i tre cle­
menti Co'-'lnici, u:jas, ovvero il calore splendente del fuoco, acqua e cibo, vale a dire
tuuo ciò che è materiale e solido. l tre dementi, una vq_lta prodotti, vivono, per cosl
dire, di vira propria, contrapponendosi al Sat, che inf.Itti penetra in essi come prin­
cipio animatore, e dando origine ai vari fenomeni. La formula TIU t<·am asi, " Tll
sci il Tat "• msia l'Essere indifferenziato causa matciale 00 efficiente di tutto ciò
che <::�Ìste, "'prime efficacemente il pensiero fondamentale che tutto si riconduce al­
l'unica realtà dell'Essere. Nuo•;o è lo spirito che anima Udda!aka, che è straordina­
riamente attento al mondo esteri<Jre e partecipa d'un atteggiamento qua�i scientifico,
cercando di fondare le proprie affermazioni su prove cd esperimenti. Particolarmente
significativo il suo fare derivare il pcmicro dal cibo, in aperta polemica con il pri­
mato altro\·c attribuito al pensiero.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANOOCYA UPANI�AD
,
1
è fatto d'argilla : la forma particolare è questione di parole,
è un nome, la realtà è una sola, l'argilla;
5 . o caro, come da una palla di rame si conosce tutto ciò
che è fatto di rame : la forma particolare è questione di pa­
role, è un nome, la realtà è una sola, il rame;
6. o caro, come da un temperino per unghie si conosce
tutto ciò che è fatto di ferro: la forma particolare è questione
di parole, è un nome, la realtà è una sola, il ferro - così, o
caro, è questo insegnamento )) 2•
7. ({ Certamente i venerabili maestri non conoscevano
questo; se lo avessero conosciuto, come non me l'avrebbero
rivelato ? Ma, o venerabile, continua a insegnarmelo tu )),
((Va bene, o caro ll, rispose quello.

SECONDO KHAWA

l . « O caro, al principio questo [universo] era soltanto


l'Essere (Sat), uno, senza secondo. A questo proposito alcuni
dicono : Al principio questo [universoJ era soltanto Non es­
sere (Asat), unico, senza secondo. Di poi dal Non essere nac­
que l'Essere.
2. Ma come, o caro, potrebbe essere così? - soggiunse
egli -. Come dal Non essere potrebbe essere sorto l'Essere ?
Essere soltanto questo [universo] era al principio, o caro, uno,
senza secondo.
3. Esso pensò : " Vorrei moltiplicarmi, vorrei riprodur­
mi! ". E produsse il tejas. Il tejas pensò: " Vorrei moltipli­
carmi, vorrei riprodurmi ! ". E produsse l'acqua. Perciò sem­
pre quando arde [per il caldo o per le pene fisiche e morali],
l'uomo emette sudore : è perché l'acqua s'è prodotta dal tcjas.
4. Le acque pensarono : " Vorremmo moltiplicarci, vor­
remmo riprodurci! ", E produssero il cibo. Perciò sempre,
quando piove, c'è cibo abbondante: è perché il cibo si pro­
duce dalle acque n.

2. Occorre un proces,so d'astrazione dal caso particolare: in t:al modo si ginn�


gcd all'ultima realtà, conosciuta la quale tu!to è conosciuto.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'43

TERZO KHA!":JQA

1. (( Delle creature tre sono i modi di nascere : da un


uovo, da un essere vivente, da un germe 3•
2. Quella divinità O'Essere) pensò : " Orsù, io penetrerò
in queste tre divinità (le creature sorte nel triplice modo ora
detto) con la mia anima vivente, e farò apparire nome e
forma�
3. c renderò triplice ognuna di esse ". E penetrò in que­
ste tre divinità con la sua anima vivente e distinse nome e
forma
4. e rese triplice ognuna di esse. Apprendi ora da me, o
caro, come queste tre divinità siano ciascuna triplice>>.

QUARTO KHA�A

l. « L'aspetto rosso del fuoco è l'aspetto del tejas, l'aspet­


to bianco è quello dell'acqua, l'aspetto nero è quello del cibo.
Il fuoco in se stesso è quindi sparito: la forma particolare
è questione di parole, è un nome, in realtà esistono soltanto
i tre aspetti 5•
2. L'aspetto rosso del sole è l'aspetto del tejas, l'aspetto
bianco è quello dell'acqua, l'aspetto nero è quello del cibo.

3· Questo versetto sottolinea la legge di causalità che domina tutte le apparizioni


della natura e collega i modi di n:1scue delle creature con i tre elementi cosmici pri·
mamcnte produui dal Sat : il calore fa schiudere le nova, i nati vivi sorgono dalle
a�_quc del sacco embrionale, le piante sono come il cibo, impensabile senza l'umidità.
Ctr, Fa. EJXiERTr:>"', Tlu: Bcgìrmingo of lndiao Phìlasophy, London, 11}65, p. IJI, n. 3·
4· L'individualità (nome e forma) i: costituita dall'unione del principio anima­
tore coo gli elementi cosmici da =o prodotti. Ma tutto fuoriesce dall'Essere, che
adopera funzionalmente le sue varie capacità.
5· Gli dementi non esistono allo stato puro, bensì nelle manifestazioni della
rurura e"è sempre una m.:sço]anza : ciò si deduce osservando il fuoco (fiamma chiara,
nzzoni ro;;si, c�rboni neri), il sole, la luna, il lampo, nei quali si scorgono vari colori
(_ad "'empio nelle macchie soT:ui). In ogni prodotto possono dunque individuarsi i
componenti, ossia in ogni ciÌetto s'individua la causa, che è la sola r,.]tii. Ciò con­
tribuis.oe a rendere accettabile l'affermazione che, come dal cibo all'acqua e dall'acqua
al i�JU.S, dal t�ju.s si risale al Sat. unica r""-ltà.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CH.�!',:DOGYA UPANI�.W

Il sole in se stesso ;: quindi sparito: la forma particolare è


questione di parole, è un nome, in realtà esistono soltanto i
tre aspetti.
3. L'aspetto rosso della luna è l'aspetto del tejas, l'aspetto
bianco è quello dell'acqua, l'aspetto nero è quello del cibo.
La luna in se stessa è quindi sparita: la forma particolare è
questione di parole, è un nome, in realtà esistono soltanto i
tre aspetti.
4. L'aspetto rosso del lampo è l'aspetto del tejas, l'aspetto
bianco è quello dell'acqua, l'aspetto nero è quello del cibo.
Il lampo in se stesso è quindi sparito, in realtà esistono sol­
tanto i tre aspetti.
5. Riferendosi a questo, gli antichi che ciò conoscevano,
ricchi di grande dottrina e di grandi case [atte a ricevere
molti scolari] , solevano dire : '' Nessuno oggi potrà dirci
cosa nuova, non pensata, non conosciuta". Dalla considera­
zione di questi [aspetti] avevano infatti tratto la loro cono­
scenza.
6. Ciò che appariva rosso, sapevano che era l'aspetto del
tejas,ciò che appariva bianco, sapevano che era l'aspetto del­
l'acqua, ciò che appariva nero, sapevano che era l'aspetto dd
cibo.
7. Ciò che appariva sconosciuto sapevano che era una
mescolanza di queste tre divinità. Apprendi ora da me, o
caro, come queste tre divinità penetrate nell'uomo diventino
ognuna triplice Jl.

QUINTO KHAN"QA

1 . (( Il cibo mangiato si divide in tre parti : la parte più


grossolana diventa escremento, la mediana carne, la più sot-'
tile mente.
2. L'acqua bevuta si divide in tre parti: la parte più gros­
solana diventa urina, la mediana sangue, la più sottile re­
spiro.
3. Il tejas assorbito si divide in tre parti : la parte più
grossolana diventa l'osso [dello scheletro] , la mediana mi­
dollo, la più sottile parola.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CH.�NDOGY.\ UPANI�D

4. Costituita di cibo è la mente, o caro, costituito di acqua


è il respiro, costituita di tejas è la parola >>. tt Continua il tuo
insegnamento, o venerabile >>. ((Va bene, o caro n, rispos�
quel!o.

SESTO KHAl':JQA. 6

l. •( O caro, quando il latte viene sbattuto, la parte più


sottile viene a galla e diventa burro.
2. Del pari, o caro, quando si mangia il cibo, la parte
più sottile viene a galla e diventa mente.
3. Quando, o caro, si beve l'acqua, la parte più sottile
viene a galla e diventa respiro.
4. Quando, o caro, si assorbe il tejas, la parte più sottile
,·iene a galla e diventa parola.
5 . Costituita di cibo è la mente, o caro, costituito di acqua
è il respiro, costituita di tejas è la parola )). t< Continua il tuo
msegnamento, o venerabile 11. ((Va bene, o caro ))' nspose
quello.

SETTIMO KH.'1l:JDA

l. (( L'uomo è costituito di sedici parti 7, o caro. Non


mangiare per quindici giorni, [ma] bevi quanta acqua vuoi.
Il respiro è costituito di acqua: non sarà reciso, se si beve 11,
2. Egli non Il'.angiò nulla per quindici giorni. Poi gli si
avvicinò e chiese : r, Che cosa debbo recitare ? 11, << Recita gli
in� sacri, le formule, le melodie J). Ma egli replicò: tt Non
m1 sovvengono J>,
3 Allora il padre gli disse:
· <t O caro, è come se si fosse
appiccato un grande fuoco e fosse riÌnasto soltanto un car-

6. l k!J. 6 e 7 sono una specie di dimostrazione delle affermazioni audaci del


�:ù�;'<_i"preced�nte. Dapprima, con esempi tolti dall'ambito della vita comune, si
•· dtmùstra '' che la parte pii! �otti.le degli elementi va in alto, poi si mette in luce

lo stretto legame che <:Si,te tra cibù e pensiero e tra acqua e respiro.
7· l:n intero si compone di quanro quani; ogni quarto a sua .-alta si divide in
quattro p�ni. Vedi anche sopra, 4, 5. 9.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHiiNDOGYA UI'ANI��D

hone della grossezza d'una lucciola : con questo anche in se­


.,

guito non potrebbe accendersi un gran fuoco. Così, o caro,


delle tue sedici parti soltanto una sarà rimasta e con questa
tu non puoi percepire i Veda. Mangia!
4. E poi continuerai ad apprendere da me J). Quello man­
giò. Poi gli si avvicinò e a tutto quanto gli era chiesto sapeva
rispondere. Allora [il padre] gli disse :
5. {{ O caro, è come se si attizzasse, nutrendolo con l'erba,
l'unico carbone, della grossezza d'una lucciola, rimasto d'un
gran fuoco appiccato: con esso si accenderebbe allora una
gran fiamma.
6. Del pari, o caro, delle tue sedici parti soltanto una era
rimasta. Questa, nutrita con il cibo, s'è riattizzata e con que­
sta tu percepisci i Veda. Invero, o caro, costituita di cibo è
la mente, costituito di acqua è il respiro, costituita di tejas
è la parola JJ. Questo è l'insegnamento che egli ricevette -l'in­
segnamento che ricevette.

OTTAVO KHAJ':J];)A

l.Uddalaka, figlio di Arlll.Ia, disse al figlio Svetaketu:


({ Apprendi, o caro, la verità sul sonno. Quando si dice che
un uomo dorme, allora, o caro, egli è unito con l'Essere. Egli
è penetrato nel Sé (svam apita), perciò si dice che dorme
(svapiti) : è perché è penetrato nel Sé 8•
2. Come un uccello, legato a una corda, svolazza qua e
là e non trovando altrove sostegno si rifugia proprio là dove
era legato, così, o caro, il pensiero qua e là divaga e non tro­
vando altrove rifugio, si riposa sul respiro : infatti, o caro, al
respiro è legato il pensiero 9•
3. Apprendi da me, o caro, la [verità sulla] fame e [sul­
la] sete. Quando si dice che un uomo ha voglia di mangiare,

8. Ne! sonno profondo ci si immerge nel più profondo se stesso, che è identi­
ficato cnn l'Essere.
9· ll soffio vitale esiste prima dd pensiero, ovvern nel sonno, con o �za sogni,
si perde la conoscenza, non la vita.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA UPANl�D

è che le acque portano via ciò che ha mangiato 10• Come i


yocaboli goniiya, afvaniiya, pururaniiya, significano "condut·
tore di vacche, di cavalli, di uomini ", così con il vocabolo
a.(aniiyii si indica l'acqua. Ora tu dcvi sapere, o caro, che
[ogni] germoglio, sorto in siffatta maniera, certamente deve
11:
aycre una radice
4. e dove sarà la sua radice altrimenti che nel cibo ? Pari·
menti, o caro, tu devi in verità dal germoglio che è il cibo
risalire alla radice cheè l'acqua, dal germoglio che è l'acqua
risalire alla radice cheè il tejas, dal germoglio che è il tejas,
0 caro, risalire alla radice che è il Sat. Tutte le creature, o

caro, hanno la loro radice nel Sat, si basano sul Sat, sono fon·
date sul Sat.
5 . Ancora, quando si dice che un uomo ha voglia di
bere, è tejas porta via ciò che
che il ha bevuto. Come i voca·
boli goniiya, aSt•aniiya, pururaniiya significano " conduttore
di vacche, di cavalli, di uomini ", così con il vocabolo uda·
tlytl si indica il tejas. Ora tu devi sapere, o caro, che [ogni]

10. L'autore si serve d'una falsa etimologia dd vocaboli aJanii.vii e udanyii per
dimostrare come il cibo si:l. as.sorbito dall'acqll.l e l'acqua dal te;as. Quando si dcsì­
dcr-J mangiare. sì ha aianiiyii, ossia fame ma anche « acqua " (a.fa-nliyii, « con­
cr "•

duttrice o "'portatrice di cibo » : il cibo infatti è digerito ossia r� liquido dall'acqua


,

e trasformato nei vari umori dd corpo). Analogamente, quando si desidera bere, si


verifica udanyii, " s�te », ma anche " tejas » (uda-nyii, « asponatrice dell'acqua »
che ìnvcro >i dissecca, e l'etimologia qui è ancora più artificiosa, perché nyii non esi­
ste come equivalente di niiyii). Poiché prima Ckh. 8, :>, 3-4) è stato stabilito che il
cibo dipende dall'acqua e questa dal teias ed ora rimane stabilito che ogni �lemento
dipendente si riassorbe in qucllo che gli ha dato origine, o.ssia poiché viene dimostrata
\"era una parte d'una affermazione, sì considera dimostrata anche l'ulteriore dipen­
dcnz� dei ujas dal Sat c l'assorbimento del primo nel '"'onde. All'autore sembra
così. d'aver consolidato la tesi dell'assorbimento della parola nel pensiero, di questo
nel n:>piro, di questo nel tejas e del tejas: nel Sat, �he pure è basata, in parte, sul­
l'osservazione del progressivo spegnersi dclle facoltà vitali in un morente (da no·
tare che la. parola, manife;ta:ci.ane del tejas, si ritrae nclla mente, mani.festazione del
cibo: non unico né ultimo esempio delle contraddizioni esistenti anche all'interno
d'uoo stesso brano upan.i�dìco).
I l . Penso che con queste parole, e con quelle identiche di poco seguenti, l'au­
tore Yoglia richiamare l'import:IIIza del principio di .causalità; fame e sete hanno la
loro radice nel cibo e nell'acqua 0 megli<> ndl.a mancanza di cibo e di acqua. Il
commentawre indiano e molti traduttori intendono che s'alluda al corpo, prodotto
dal cibo c dall"acqua.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHiiNDOGYA DPANI��D

germoglio, sorto in siffatta maniera, deve certamente avere


una radice :
6. e dove sarà la sua radice altrimenti che nell'acqua? O
caro, dal germoglio che è l'acqua tu devi risalire alla radice
che è il tejas, dal germoglio che è il tejas, o caro, devi risalire
alla radice che è il Sat. Tutte le creature, o caro, hanno la
loro radice nel Sat, si basano sul Sat, sono fondate sul Sat.
Come poi, o caro, queste tre divinità, una volta pervenute
nell'uomo, diventino ognuna triplice, questo già è stato detto.
Quando, o caro, un uomo muore, la sua parola si ritrae nella
mente, la mente nel soffio vitale, il soffio vitale nel tejas, il
tejas nella suprema divinità. Qualunque sia questa essenza
sottile,
7. tutto l'universo è costituito di essa, essa è la vera realtà,
essa è l'Atman. Essa sei tu, o Svetakern >>. << Continua il tuo
insegnamento, o venerabile >>. (( Va bene, o caro >l, n spose
quello.

NONO KHA:t-JPA 1z

l . << O caro, succede come per le api che fanno il miele.


Dopo aver raccolto i succhi dalle piante più diverse, amalga­
mano il succo stesso.
2. Nello stesso modo che quei [succhi] non possono di­
stinguersi come il succo di questa o di quest'altra pianta,
proprio così, o caro, tutte le creature una volta che siano
penetrate nel Sat non sanno di essere penetrate nel Sat.

r�. Nei kh. 9 e JO s'illustra il concetto che rutto finisce nell'Essere, nel quale
non esiste coscienza né dell'individualità transeunte avuta qui sulla terra, né dd1a
provenimza remota dall'Essere indiffcrenriato, né della finale immersione nd1'u­
nità, né del fatto che ogni singola forma di vita è soltanto un aspetto della. vita
universale: rutto infatti si risolve nel Tat o Sat. Cfr. FR. R. H�M)f. Chtindogyopn­
nùad VI. Ein emt:l<ter Ver5r<eh, in " Festschrift f. E. Frau"•allner o, P· 156,
n� . 58-59· In questi e nei kha1}l}a seguenti non poswoo certamente disconoscersi la
bellezza delle immagini e la passione che anima il vcggenre. ma è del pari chiaro
che l'efficacia dimostrativa è limitata. Così nella similitudine tra fiumi e individui,
il te�tiu.m camparationù, che è l'identità sostanzi<>.le tra le indi,-idll:lzioni fenome­
niche dei singoli termini nci vari momenti dd1'esistenza e il loro sostraro comnne,
è evidente nd caso dei fiumi, fuoriusciti da nn nudeo comune c in esso ritornanti,
mentre nel caso degli individui l'ornosostanzi:ilitit wn il Sat è proprio la. nozione
da dimostrare.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA UPANI�AD

3.Qualunque cosa siano qui sulla terra - tigre, leone,


lupo, cinghiale, ve:me, farfalla, tafano o za�ar� - esse con­
_
tinuano la loro eststenza come Tat (Essere mdifferenztato).
4. Qualunque sia questa essenza sottile, tutto l'universo
(: costituito di essa, essa è la vera realtà, essa è l'Atman. Essa
sci tu, o Svetaketu JJ. u Continua il tuo insegnamento, o vene­
rabile n . '' Va bene, o caro )), rispose quello.

DECIMO KHAWA

l. " I fiumi, o caro, scorrono gli orientali verso oriente,


gli occidentali verso occidente. Venuti dall'oceano [celeste } ,
essi nell'oceano tornano e diventano [una cosa sola con l']
oceano. Come là giunti non si rammentano di essere questo
o quest'altro fiume,
2. proprio così_, o caro, le creature, che sono uscite dal­
l'Essere, non sanno di provenire dall'Essere. Qualunque cosa
siano qui sulla terra - tigre, leone, lupo, cinghiale, verme,
farfalla, tafano o zanzara - esse continuano la loro esistenza
come Tat.
3. Qualunque sia questa essenza sottile, tutto l'universo
è costituito di essa, essa è la vera realtà, essa è l'Atman. Essa
sei tu, o Svetaketu J>. << Continua il tuo insegnamento, o vene­
rabile ''· ((Va bene, o caro JJ, rispose quello.

UNDECIMO KHA:tJ:PA 13

l. " Se si colpisse alla radice un grande albero, ne usci­


rebbe la linfa, ma continuerebbe a vivere; se si colpisse alla
metà, ne uscirebbe la linfa, ma continuerebbe a vivere; se si
colpisse alla cima, ne uscirebbe la linfa, ma continuerebbe a
vivere. In quanto è compenetrato dalla forza vivificante, lieto
se ne sta, bevendo avidamente [dalle radici] .

'3· Simile alla. linfa. dell'a.lberil, esisw nella. creatura. un quid, presente il
<]uak c"è la vita. S'afferma che quesw quid è I'E�scre.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA UPANI�

2. Ma quando la forza vivificante abbandona un ramo,


questo secca; se ne abbandona un secondo, questo secca; se
ne abbandona un terzo, anche questo secca; se abbandona
tutto [l'albero], tutto [l'albero] secca. Proprio così, o caro,
sappi che
3. qui muore ciò che è abbandonato dalla forza vivifi�
cante, ma non è la forza vivificante che muore. Qualunque
sia questa essenza sottile, tutto l'universo è costituito di essa,
essa è la vera realtà, essa è l'Atman. Essa sei tu, o Sveta­
ketu n . << Continua il tuo insegnamento, o venerabile >>. << Va
bene, o caro >>, rispose quello.

DODICESIMO KHA�]/A H

l . « Prendi di là un frutto di nyagrodha! n. << Eccolo, o


venerabile )), <( Spaccalo >>. << Eccolo spaccato, o venerabile n.
<< Che ci vedi ? n. << Questi piccolissimi grani, o venerabile >>.
<< Bene, spaccane uno >>. << Eccolo spaccato, o venerabile n .
<< Che ci vedi ? n. « Nulla, o venerabile n , rispose quello.
2. Allora il padre gli disse : <<Da questa essenza sottile
che tu non percepisci, o caro, da questa essenza sottile nasce
invero questo grande albero.
3 . Stanne pur sicuro, o caro. Qualunque sia questa essen�
za sottile, tutto l'universo è costituito di essa, essa è la vera
realtà, essa è l'Atman. Essa sei tu, o Svetaketu n. << Continua
il tuo insegnamento, o venerabile n. << Va bene, o caro », ri­
spose quello.

TREDICESIMO KHAWA

l. « Getta questo sale nell'acqua, poi domattina accosta�


a me >>. E quello così fece. Poi [il padre] gli disse : « Prendi
dunque il sale che iersera hai gettato nell'acqua n. Egli lo
cercò, ma non lo trovò : era come completamente sparito.

14. n principio della vita esiste ncll'individuo, è invisibile ed è legato �


materia o è addirittura materiale, come la capacità di germogliace nd seme di
,yagrodha o i! sale disciolto nell'acqua.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHi\NDOGYA Ul'Al'<ìl)AD '5'

2. << Orsù, sorbisci un po' di quest'acqua [, prendendola]


dall"orlo. Come è ? Jl. <( È salata >>. << Sorbiscine un po' pren­
dendola dal mezzo. Come è? n. « È salata n. « Sorbiscine un
po' [prendendola] dall' [ altro] orlo. Come è? ». << È salata ll.
(< Mangi aci sopra qualche cosa [di salato come contropro­

\·a] . Poi siediti vicino a me». Quello così fece e disse : <c È
sempre [lo stesso] >>. [Il padre] allora disse : ({ O caro, tu
non \'edi quello che c'è qui, eppure c'è sicuramente.
3. Qualunque sia questa essenza sottile, tutto l'universo
è costituito di essa, essa è la vera realtà, essa è l'.Atman. Essa
sei tu. o Svetaketu >>. <c Continua il tuo insegnamento, o vene­
rabile ''- <(Va bene, o caro », rispose quello.

QUATTORDICESIMO KHA:r:n;:>A

l . « O caro, se si portasse via dal [paese dei] Gandhara


un uomo con gli occhi bendati e poi lo si abbandonasse in
un luogo deserto, costui - condotto via con gli occhi bendati,
abbandonato con gli occhi bendati - errerebbe verso oriente
o \·erso settentrione o verso occidente o verso meridione.
2. Se, sciogliendogli la benda, un uomo gli dicesse : " In
questa direzione è il [paese dei] Gandhara, prosegui per
questa direzione ! ", allora quello, domandando di villaggio
in villaggio, se è istruito e intelligente, potrà arrivare al [pae­
se dei] Gandhàra. Del pari l'uomo, quando abbia un mae­
stro, sa che tanto avrà di questo [errare] finché non sarà
liberato, ma poi arriverà 15•
3. Qualunque sia questa essenza sottile, tutto l'universo
è costituito di essa, essa è la vera realtà, essa è l'Aunan. Essa
sei �· o Svetaketu >>. (( Continua il tuo insegnamento, o vene­
rabtle >>. <c Va bene, o caro J>, rispose quello.

QUINDICESIMO KHANDA

1 . (( O caro, intorno a un uomo che abbia la febbre si


assiepano i parenti e chiedono: Mi riconosci? Mi ricorro-
"

I). ll maestro è: dunque necessario perché si faccia strada la comprensione


dclla ,-tticl.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'S'

sci? ". Finché la parola non si è ritratta nella mente, la men­


te nel soffio vitale, il soffio vitale nel tejas, il tejas nella su­
prema divinità, fino allora egli [li J riconosce 16•
2. Ma quando la sua parola si è ritratta nella mente, la
mente nel soffio vitale, il soffio vitale nel tejas, il tejas nella
suprema divinità, allora egli non ha più la coscienza.
3. Qualunque sia questa essenza sottile, tutto l'universo
è costituito di essa, essa è la vera realtà, essa è l'Atman. Essa
sei tu, o Svetaketu ''· (t Continua il tuo insegnamento, o vene­
rabile JJ. <1 Va bene, o caro ''• rispose quello.

SEDICESIMO KHAJ':-.'"l;)A t7

l . {{ Portano un uomo con le mani legate, o caro, gri­


dando : " Ha rubato, ha commesso un furto, arroventate per
lui l'ascia [per la prova del fuoco] ! ". Se ha commesso il
fatto [ma lo nega] , allora rende se stesso [preda dell']anrta
( = asatya, menzogna e opposto della vera realtà). Essendosi
avviluppato nell'anrta, poiché si rigira nell'anrta, afferra la
scure arroventata, si brucia, è condannato a morte.
2. Ma se non ha commesso il fatto, allora rende se stesso
[preda del J satya. Essendosi avviluppato nel satya, poiché si
rigira nel satya, afferra la scure arroventata, non si brucia, è
lasciato libero.
3. Ciò [che fa] in modo che quest'uomo non si bruci
- di esso è costituito l'universo, esso è la vera realtà, esso è
l'Atman. Esso sei tu, o Svetaketu 1>. Questo insegnamento
ebbe da lui, questo insegnamento ebbe.

16. La conoscenza C qui legata al calore corporeo, non al prnsiero (,-edi anche
sopra 8, 6).
17. Uddiilaka arnmc!le l'ordalia e ne tenta. una $piega<�:ione che conforti di
nuova pro"a l'asserita. onnip>teuza del principio supremo e unico (Sat o .ratya).
Tutto ripc.sa sul doppio significato di satya, che è « ,-erità » e sinonimo dd Sal
(in quanto il s�t è la vera rcahà), c sulla conseguente equivalenza di asaf)'a con
anrta, « menzogn a " · Dun<Jue il veritiero è aHoho dal satya che lo difende dal­
l'ardore dd fuoco come ,ma guaina; il menzognero si condanna P"�" la menzogna
che pronuncia, ossia p<:r la mancanza di salya.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
SETTIMO PRAPATHAKA '

PRIMO KHA!':l:ç>A

l . '< Dà l'insegnamento, o venerabile ! )>, così dicendo


Narada s'avvicinò a Sanatkumara. Questi allora gli disse:
,. Accostati con quello che conosci; io poi ti rivelerò cose più
alte ''·
2. Quello disse : << Io conosco il f!._gveda, o venerabile, il
Yajurada, il Siimat·eda, l'Atharvaueda come quarto, i poemi
epici e le antiche leggende come quinti, la grammatica, il
rituale dei morti, la scienza del far di conto, la divinazione,
la scienza dei tempi, la logica, l'etica, l'etimologia, la scienza
dei testi sacri, la scienza dei demoni, la scienza delle armi,
l'astronomia, la scienza dei serpenti, le belle arti 2• Queste
cose, o venerabile, io conosco.
3 . Io, o venerabile, conosco le formule sacre, ma non
conosco I'Atman, e invece io ho sentito dai pari tuoi che chi
conosce l'Atman supera il dolore. Io, o venerabile, soffro; o
venerabile, fammi superare il dolore n. [Sanatkumara] allora
gli disse : (( Tutto ciò che hai studiato è soltanto nome (ossia
limitato, perché la possibilità di espressione è sempre limitata).

I. Il brahmano NirJda si pone alla scuola di Sanatkumara, dio dclla guerra


c rappresentante della casta dei guerrieri. Si indaga che cosa sia il BrJhman : par­
•�nd" d"!Ia scienza brahmanica, attraverso varie fac<>ltà umane e fenomeni, <>gnuno
d�, quah è condizionato o supposto dal seguente e che perciò è apparizione par­
Zt:�le del Brahman, si giunge dapprima al priitw, quindi al bhùman, che tutto com·
prende e che è identico all'io. Alcu.ni m<Jmenti della ricerca ricordano la cosmo·
logia di Ld<.làlaka, ma non sempr;, è chiaro il motivo della superiorità affermata.
2• L'identificazione dd le varie scienze è basata sul commento attribuito a
Sai:tkara.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
254 CH::i.NOOGYA UPANI{lAD

4. In verità, nome (nrima) sono il J!.gveda, il Yajurveda,


il Siimaveda, l'Atharvaveda come quarto, i poemi epici e le
antiche leggende come quinti, la grammatica, il rituale dei
morti, la scienza del far di conto, la divinazione, la scienza
dei tempi, la logica, l'etica, l'etimologia, la scienza dei testi
sacri, la scienza dei demoni, la scienza delle armi, l'astrono­
mia, la scienza dei serpenti, le belle arti. Soltanto nome è
tutto ciò. Venera il nome [come Brahman] !
5. Chi venera il nome come Brahman, fin dove il nome
giunge, fin a quel punto può giungere a suo piacere >>. ({ O
venerabile, esiste qualche cosa di superiore al nome? Jl. <( Cer-­
tamente esiste qualcosa di superiore al nome 11. << Dimmelo, o
venerabile >>.

SECONDO KHA�QA

l. << La parola (vac), in verità, è superiore al nome. E la


parola che rivela il �gveda, il Yajurveda, il Siimaveda, l'A­
tharvaveda come quarto, i poemi epici e le antiche leggende
come quinti, la grammatica, il rituale dei morti, la scienza
del far di conto, la divinazione, la scienza dei tempi, la lo­
gica, l'etica, l'etimologia, la scienza dei demoni, la scienza
delle armi, l'astronomia, la scienza dei serpenti, le belle arti;
[è la parola che fa conoscere] il cielo e la terra, il vento e lo
spazio etereo, le acque e il tejas, gli dei e gli uomini, gli ani­
mali domestici, gli uccelli, le erbe e le piante, le bestie fino
ai vermi, agli insetti, alle formiche, [è la parola che fa cono­
scere] il giusto e l'ingiusto, la verità e la menzogna, il bene
e il male, il gradito e lo sgradito. Se non esistesse la parola,
né il giusto né l'ingiusto avrebbero il mezzo di rivelare [se
stessi] , non la verità e la menzogna, non il bene e il male,
non il gradito e lo sgradito. Soltanto la parola rivela tutto
ciò. Venera la parola [come Brahman] l
2. Chi venera la parola come Brahman, fin dove la paro­
la giunge, fin a quel punto può giungere a suo piacere n.
(( O venerabile, esiste qualche cosa di superiore alla parola? >>.
{( Certamente esiste qualcosa di superiore alla parola ». {{ Dim­
melo, o venerabile >>.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CH;\NDOGYA UPANI� 255

TERZO KHM:JQA

1. (( La mente (manas), in verità, è superiore alla parola.


Come il pugno contiene due frutti di amalaka o di kola o di
ak!a, così l a mente contiene parola e nome. Quando l'uomo
pensa : " Voglio imparare le formule sacre ", allora le impara;
" Voglio compiere le opere sacri.ficali ", allora le compie;
" Voglio scegliere figli e bestiame " 3, allora li sceglie; " Vo­
glio ottenere questo mondo e quell'altro ", allora si sforza di
ottenerli. La mente è l'.Atman, l a mente è il mondo, la mente
è il Brahman4• Venera la mente [come Brahman] !
2. Chi venera la mente come Brahman, fin dove la men�
te giunge, fin a quel punto può giungere a suo piacere J). (( O
venerabile, esiste qualche cosa di superiore alla· mente ? JJ.

<< Certamente esiste qualcosa ·di superiore alla mente n. (( Dim­


melo, o venerabil e )) .

l. << La determinazione (saitkalpa), in verità, è superiore


alla mente. Quando una persona si determina, allora pensa,
allora usa la parola, la usa nel [pronunciare il] nome. Nel
nome si realizzano 5 le formule sacrificali; nelle formule [si
realizzano] le opere sacrificali.
2. Tutte le cose [che esistono] sono incentrate sulla de­
terminazione, la loro essenza è la determinazione, la loro base
è la determinazione. Per effetto della determinazione si rea­
lizzarono cielo e terra, per effetto della determinazione si rea­
lizzarono il vento e lo spazio etereo, per effetto della deter­
minazione si realizzarono l'acqua e il tejas. Realizzatisi que-

3· Qssi3 lo stadio di padre di famiglia.


4· Si tratta evidentemente di uu'esaltazione momentanea. Tutte le apparizioni
e le facoltà ricordate sono sì Brahman, ma questo non si esaurisce in ognuna di esse.
5· Propriamente; « diventano unità », ossia acquistano la loro individualità,
esistono. Le formule sacrificali poi non esistono al di fuori delb forma attestata e
sono indispensabili per l'effettuazione dd rito.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
l
CHXNDOGY.� Ul'ANI�D

st:i si realizza la pioggia, realizzatasi la pioggia si realizza ù


cibo, realizzatosi il cibo si realizzano i soffi vitali, realizzatisi
i soffi vitali si realizzano le formule sacre, realizzatesi le for­
mule sacre si realizzano i sacrifici, realizzatisi i sacrifici si
realizza il mondo 6, realizzatosi il mondo si realizza tutto.
Questa è la determinazione. Venera la determinazione [come
Brahman] !
3. Chi venera la determinazione come Brahman ottiene
mondi reali, saldi, fondati, non soggetti a cambiamenti, es­
sendo egli stesso saldo, fondato, non soggetto a cambiamenti.
Fin dove giunge la determinazione, fin a quel punto può
giungere a suo piacere colui che venera la determinazione
come Brahman ''· (< O venerabile, esiste qualche cosa di supe­
riore alla determinazione ? ll. (( Certamente esiste qualcosa di
superiore alla determinazione n , (( Dimmelo, o venerabile>>.

QUINTO KHA�A

l. (
( La ragione (citta), in verità, è superiore alla deter­
minazione. Quando uno ha la ragione, allora si determina,
allora pensa, allora usa la parola, la usa nel [pronunciare il l
nome; nel nome si realizzano le formule sacrificali, nelle for­
mule [si realizzano] le opere sacrificali.
2. Tutte le cose [che esistono] sono incentrate sulla ra­
gione, la loro essenza è la ragione, la loro base è la ragione.
Perciò se uno sa molte cose, ma non ha la ragione, di lui si
dice : " Costui è come se non esistesse, per quante cose sappia;
se fosse veramente sapiente, non sarebbe così privo di ra­
gione ". Se poi uno sa poche cose ma ha la ragione, gli si
presta invece obbedienza. La ragione invero è il centro delle
cose, la ragione è l'essenza, la ragione è la base. Venera la
ragione [come Brahman] !
.
3. Chi venera la ragione come Brahman ottiene i mondi
che ambisce, mondi saldi, fondati, non soggetti a cambia-

6. All'atteggiamento quasi scientifico di Uddalaka si è qui so\-capposta un'in­


terpretazione sacerdotale dci divenire cosmico.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CH_\NDOGYA UPANI�AD 257

menti, essendo egli stesso saldo, fondato, non soggetto a cam­


biamenti. Fin dove giunge la ragione, fin a quel punto può
giungere a suo piacere colui che venera la ragione come Brah­
�un >J. '' O venerabile, esiste qualche cosa di superiore alla

rao-ione ? ,,_ '' Certamente esiste qualcosa di superiore alla ra-


"
.:rione n. '' Dimmelo, o venerabile )).
'

SESTO KHA�A

l. ''La riflessione (dhyana), in verità, è superiore alla


ragione. In certo modo la terra riflette 1, l'atmosfera riflette,
d cielo riflette, in certo modo riflette l'acqua, riflettono le
montagne, in certo modo riflettono gli dei e gli uomini. Per
questo tra gli uomini coloro che qui sulla terra raggiungono
la grandezza, sembra che abbiano ottenuto la ricompensa del­
la riflessione. Così gli uomini dappoco sono litigiosi, pronti
alla calunnia e alle rampogne; invece gli uomini superiori
sembra che abbiano ottenuto la ricompensa della riflessione.
Venera la riflessione [come Brahman} !
2. Chi venera la riflessione come Brahman, fin dove
giunge la riflessione, fin a quel punto può giungere a suo
piacere )). << O venerabile, esiste qualche cosa di superiore alla
riflessione ? >>. '' Certamente esiste qualcosa di superiore alla
riflessione !l. '' Dimmelo. o venerabile >>.

SETTIMO KHAJ'fi)A

. l. '' La conoscenza distintiva (vijftdna), in verità, è supe­


nore alla riflessione. Invero con la conoscenza distintiva
l'uomo conosce il �gveda, il Yajurveda, il Siimaveda, l'Athar­
uat'eda come quarto, i poemi epici e le antiche leggende
come quinti, la grammatica, il rituale dei morti, la scienza
del far di conto, la divinazione, la scienza dei tempi, la logi­
ca, l'etica, l'etimologia, la scienza dei demoni, la scienza delle

;. La tura e immota come un yogi11 medit3nte.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHA:NDOGYA UPANI�D
,
'

armi, l'astronomia, la scienza dei serpenti, le belle arti, [cono­


sce] il cielo e la terra, il vento e lo spazio etereo, le acque e
il tejas, gli dei e gli uomini, gli animali domestici, gli uccelli,
le erbe e le piante, le bestie fino ai vermi, agli insetti, alle
formiche, [conosce] il giusto e l'ingiusto, la verità e la men�
zogna, il bene e il male, il gradito e lo sgradito, il cibo, la
bevanda, questo mondo e quell'altro. Soltanto con la cono­
scenza distintiva si conosce. Venera la conoscenza distintiva
[come Brahman] !
2. Chi venera la conoscenza distintiva come Brahman,
ottiene invero mondi ricchi di conoscenza e di scienza. Fin
dove giunge la conoscenza distintiva, fin a quel punto può
giungere a suo piacere colui che venera la conoscenza distin­
tiva come Brahman >>. {( O venerabile, esiste qualche cosa di
superiore alla conoscenza distintiva ? )). (( Certamente esiste
qualcosa di superiore alla conoscenza distintiva >>. (( Dimmelo,
o venerabile ».

l. ({La forza (bala), in verità è superiore alla conoscenza


distintiva. Pur cento uomini dotati di conoscenza distintiva
uno solo, ricco di forza, fa tremare. Quando uno ha la forza,
allora può levarsi in piedi; levatosi in piedi, può attendere
[al maestro] ; attendendo [al maestro] , gli si asside vicino
[come discepolo) ; diventato discepolo, vede, ascolta, pensa,
intende, agisce, conosce [quanto il maestro dice). Grazie alla
forza sussiste la terra, grazie alla forza sussiste l'atmosfera,
grazie alla forza sussiste il cielo, grazie alla forza sussistono i
monti, grazie alla forza sussistono gli dei e gli uomini, gli
animali domestici e gli uccelli, le erbe e le piante, le bestie
fino ai vermi, agli insetti e alle formiche, grazie alla forza
sussiste il mondo. Venera la forza [come Brahman] !

8. Dalle facoltà ddl'uomo si passa agli elementi fisici c di questi si tratta in


ad"!"enza abbastan.za stretta con la dottrina di Uddalaka. Con il kfuzpifa 13° .;_
ritorna alle categorie psicologiche.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANOOGYA UPANl�AD '59

2. Chi venera la forza come Brahman, fin dove la forza


giunge, fin a quel punto può giUJ?-gere a suo piacere )), << O
. .
venerabile, estste qualche cosa di supenore alla forza? )),
,. Certamente esiste qualcosa di superiore alla forza >). (( Dim­
melo, o venerabile)),

NONO KHAWA

1. Il cibo (anna), in verità, è superiore alla forza. Per­


<'

ciò quando uno non prende cibo per dieci notti, se pur vive,
tuttavia non è capace di vedere, di udire, di pensare, di ca­
pire, di agire, di conoscere. Ma quando ritorna il cibo, vede,
ode, pensa, capisce, agisce, conosce. Venera il cibo [come
Brahman] !
2. ciii venera il cibo come Brahman ottiene mondi ricchi
dì cibo, ricchi di bevande. Fin dove giunge il cibo, fin a quel
punto può giungere a suo piacere colui che venera il cibo
come Brahman n. cc O venerabile, esiste qualche cosa di supe­
riore al cibo ? )), << Certamente esiste qualcosa di superiore al
cibo n. u Dimmelo, o venerabile >>.

DECIMO KHANI)A

l . « L'acqua (iipas), in verità, è superiore al cibo. Perciò


quando non c'è pioggia abbondante i viventi si affliggono
pensando che il cibo sarà di meno. Ma quando c'è pioggia
abbondante, pieni di gioia sono i viventi, al pensiero che ci
sarà molto cibo. Soltanto acqua che ha assunto vari aspetti
materiali sono la terra, l'atmosfera, il cielo, i monti, gli dei
e gli uomini, gli animali domestici e gli uccelli, le erbe e le
.
ptante, le bestie fino ai vermi, agli insetti e alle formiche :
sono acqua che ha assunto vari aspetti materiali. Venera l'ac­
qua [come BrahmanJ !
2. Chi venera l'acqua come Brahman, realizza ogni desi­
derio, è soddisfatto. Fin dove giunge l'acqua, fin a quel punto
può giungere a suo piacere colui che venera l'acqua come

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CH.bWOGYA UPANI�AD

Brahman ». (/ O venerabile, esiste qualche cosa di superiore


-l
'
';
all'acqua? ». << Certamente esiste qualcosa di superiore all'ac-
qua )). (< Dimmelo, o venerabile )).
1
UNDECIMO KHAJ:-JpA

l . << Il tejas, in verità, è superiore all'acqua. Perciò esso


trattiene il vento e infiamma l'aria 9• Allora si dice : " Fa
caldo, brucia, pioverà certamente " . È il tejas che, fatti que­
sti segni preliminari, produce poi l'acqua. Quindi arrivano i
tuoni con i lampi che rifulgono in alto e di traverso. Perciò
si dice : " Lampeggia, rimbomba il tuono, pioverà certamen­
te". È il tejas che, fatti questi segni preliminari, produce poi
l'acqua. Venera il tejas [come Brahman] !
2. Chi venera il tejas come Brahman, splendente egli
stesso ottiene mondi splendenti, rilucenti, da cui ogni tenebra
è scomparsa. Fin dove giunge il tejas, fin a quel punto può
giungere a suo piacere colui che venera il tejas come Brah­
man ll. (( O venerabile, esiste qualche cosa di superiore al
tejas? l>. (( Certamente esiste qualcosa di superiore al tejas >>.
« Dimmelo, o venerabile >l.

DODICESIMO KHAJ:'f.PA

l . (( Lo spazio etereo (iikiiSa), in verità, è superiore al


tejas. Nello spazio etereo si trovano il sole e la luna, il lampo,
le costellazioni, il fuoco. Grazie allo spazio uno può dlla­
mare, grazie allo spazio ascoltare, grazie allo spazio rispon­
dere; nello spazio uno gode, nello spazio uno si duole, nello
spazio uno nasce, verso lo spazio si tende nascendo [ , come
il germoglio] . Venera lo spazio etereo [come Brahman] !
2. Chi venera lo spazio etereo come Brahman ottiene
mondi spaziosi, luminosi, liberi, senza confini. Fin dove
giunge lo spazio etereo, fin a quel punto può giungere a suo
piacere colui che venera lo spazio etereo come Brahman » .

9· 11 ca!OI·e produce la calma assoluta che preced� il temporale.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANOOGYA UPA.Nl�AD

..- O venerabile, esiste qualche cosa di superiore allo spazio


etereo ? >J. '' Certamente esiste qualcosa di superiore allo spa�
zio etereo l>. (< Dimmelo, o venerabile >>.

TREDICESTMO KHANPA

1 . La memoria (smara), in verità, è superiore allo spazto


etereo 10• Perciò se molti, privi di memoria, se ne stessero in­
sieme, non potrebbero né udire, né pensare, né capire alcuno.
:'->'h quando acquistassero la memoria, allora udrebbero, pen­
serebbero, capirebbero. Mediante la memoria si conoscono i
figli. mediante la memoria si riconoscono gli armenti. Ve�
nera la memoria [come BrahmanJ !
2. Chi venera la memoria come Brahman, fin dove giun�
ge la memoria, fin a quel punto può giungere a suo pia�
cere J). << O venerabile, esiste qualche cosa di supenore alla
memoria? >>. u Certamente esiste qualcosa di supenore alla
memoria )). (( Dimmelo, o venerabile >>.

QUATTORDICESIMO KHAI':'JiìA

1 . ,, La speranza (aia), in verità, è superiore alla memo­


ria. Quando è accesa dalla speranza infatti l a memoria studia
le formule sacre, compie le azioni sacrifìcali, desidera figli e
armenti , desidera [i beni di] questo mondo e dell'altro. Ve­
nera la speranza [come Brahman] !
2. Per chi venera la speranza come Brahman tutti i desi­
deri si realizzano mediante l a speranza, le sue preghiere non
sono vane. Fin dove giunge la speranza, fin a quel punto può
giungere a suo piacere colui che venera la speranza come
Brahman >>. <' O venerabile_, esiste qualche cosa di superiore
alla speranza? >>. '' Certamente esiste qualcosa di superiore
alla speranza ». '' Dimmelo, o venerabile >>.

IO. L'auività umana, che si svolge nello spazio c in grazia di c:;,o, non po·
trebbe aver•i s""za !a memoria.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA liPANl�AP 1
,.
QUIN'TIICESIMO KHA�QA

1 . (( Il respiro vitale (priiiJa), in verità, è superiore alla


speranza. Come i raggi sono infissi nel mozzo della ruota,
così tutto è infisso nel respiro vitale. La vita procede in grazia
del respiro, il respiro dà la vita, dà [la vita) al vivente u_ n
respiro è padre, il respiro è madre, il respiro è fratello, il
respiro è sorella, il respiro è maestro, il respiro è sacerdote.
2. Se uno dice qualche mala parola al padre, alla madre,
al fratello, alla sorella, al maestro, a un brahmano, gli si
dice: " Vergogna a te! sei davvero un uccisore del padre, sei
davvero un uccisore della madre, sei davvero un uccisore del
fratello, sei davvero un uccisore della sorella, sei davvero un .,
uccisore del maestro, sei davvero un uccisore d'un brah­ ··l
tnano ". )
3. Ma se, uscito il soffio vitale, con uno spiedo li ammuc­
chia [sul rogo) e li brucia completamente, non gli si dice !

davvero : " Sei l'uccisore del padre, sei l'uccisore della ma­
dre, sei l'uccisore del fratello, sei l'uccisore della sorella, sei
l'uccisore del maestro, sei l'uccisore d'un brahmano " 11•
4. Invero è il respiro vitale che è [l'animatore di) tutti
costoro. Colui che così vede, così pensa, così conosce, diventa
un ativ"adin (vincitore nella discussione). Se gli dicono : '" Sei
un ativadin " , dovrebbe rispondere: " Sì, sono un ativiidìn ",
non deve negarlo n.

SEDICESIMO KHA1:--TPA

l. Però è veramente vittorioso nella discussione colui che


è tale in grazia della verità » 14• (( Possa io, o venerabile, vin-

u. I conceni di � vita, respiro, \'Ì\'en(e " sono rutti espressi con il vocabolo
priipa, che ha il significato di � \'i\·cnte » anche in 7, 10, 1.
n. Con la mone cessa di esistere l'indi,·iduo, esistono soltanto i corpi.
13. Atù·iiJin significa sia « colui che vince nella discussione "• sia � rolui che
parla troppo " ' si spiega così l'ultima frase, che indulg" alla solita passione per i
giochi di parok.
q. ll prii(Ja è la somma tra le entità fenomeniche, ma al di sopra di =
esiste la \"crità. Inizia pertanto un'altra ricerca per cui si sale (attra\"erso verità,

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CH.!.:NDOGYA- UPANI�D

cere nella discussione in grazia della verità ». << Ma bisogna al�


!ora desiderare di conoscere la verità (satya)! >>. cc lo desidero
di conoscere la verità, o venerabile! >>.

DICIASSETTESIMO KHA�A

l . <' In verità, quando si conosce veramente, allora si dice


b verità. Chi non conosce non dice la verità, soltanto chi cono�
sce dice la verità. Ma bisogna desiderare di conoscere la cono�
scenza (vijftlina) >>. << Io desidero di conoscere la conoscenza, o
venerabile l ll.

DICIOTTESIMO KHA�A

l. In verità, quando si pensa, allora si ha la conoscenza.


(\

Se non si pensa non si ha la conoscenza; soltanto quando si


pensa si ha la conoscenza. Ma bisogna desiderare di conoscere
il pensiero (matt) n . <( Io desidero di conoscere il pensiero, o
venerabile! >>.

DICIANNOVESIMO KHA!')."l;)A

l . cr In verità, quando si ha la fede, allora si pensa. Non


può pensare chi non ha la fede; soltanto chi ha la fede pensa.
J\la bisogna desiderare di conoscere la fede (Sraddha) )) , « Io
desidero di conoscere la fede, o venerabile! >>.

'VENTESIMO KHA�--ç>A

l . <t In verità, quando si compie perfettamente [il pro�


prio dovere] , allora si ha la fede. Non può avere la fede chi

cono<ecnza, pensiero, fede [e anche qui par di sorprendere u11 intervento sacerdo­
Iale ] , compimento del proprio dovcrc, sacrificio, :aspiraziooe alla felicità) al bhii­
man, alla pienezza ddl'i11finito che tutto comprende e nel quale si annulla ogni
differenza rra oggetto e soggetto della conoscenza.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CH::i.�DOGYA UPANI�AD 1
l
:
non compie perfettamente [il proprio dovereJ ; soltanto chi " :
compie perfettamente fil proprio dovereJ ha la fede. Ma biso­
gna desiderare di compiere perfettamente [il proprio dovere]
(niffhii) )) . << Io desidero di conoscere di compiere perfettamente
[il mio dovere ] , o venerabile ! 11.

VENTUNESIMO KHA�A

1. << In verità, quando si celebra [il sacrificio], allora si


compie perfettamente [il proprio dovere] . Non può compiersi
perfettamente [il proprio dovere] senza celebrare [il sacrifi­
cio] ; soltanto quando si celebra [il sacrificio] si compie perfet­
tamente [il proprio dovere J . Ma bisogna desiderare di cele­
brare [il sacrificio] (krtl) JJ, rr Io desidero di conoscere la cele­
brazione [del sacrificio] , o venerabile! >>.

VENTJDUESIMO KHANJ)A

1. << In verità, quando si desidera di ottenere la felicità,


allora si celebra fil sacrificio] . Senza desiderare di ottenere la
felicità non si celebra [il sacrificio) ; soltanto con il desiderio
di ottenere la felicità si celebra [il sacrificio] . Ma bisogna desi­
derare di conoscere la felicità (sukha) 1>. << lo desidero di cono­
scere la felicità, o venerabile! 11.

VENTITREESIMO KHA�QA

l. << In verità, ciò che è l'infinito è la felicità. Non c'è feli­


cità nel finito; soltanto l'infinito è felicità. Ma bisogna deside­
rare di conoscere l'infinito (bhuman) 11 15• « lo desidero di co­
noscere l'infinito, o venerabile ! J>.

15. Nella denominazione ddl'assoluto come bhiiman vi è un gioco di parok


con bhiiyas, « mperiore "• detto delle singole facoltà dci khaf}dtJ. 1-15. ll bh.-imlUJ
è il " supremo , tra tutti i fenomeni.

'
'
www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA UPANI�D

VENTIQUATTRESIMO KHA�l;)A

l . <( L'infinito si ha dove non si discerne nessun'altra cosa,


nessun'altra si ode, nessun'altra si conosce. Dove si scorge qual�
che altra cosa, si ode qualche altra cosa, si conosce qualche
altra cosa, allora sì ha il finito. L'infinito è l'immortale, men�
tre ciò che è finito è mortale ''· (< O venerabile, su che cosa
è fondato l'infinito ? ''· <l Sulla sua propria grandezza, op­
pure se I chiedi la più alta verità], non è fondato su nes.
suna grandezza.
2. Vacche e cavalli, elefanti, oro, schiavi e donne, campi
e case : questo chiamano qui sulla terra grandezza. Io non
intendo parlare così, non intendo parlare così (ossia di que�
sta grandezza) - egli soggiunse - e invero [in questo caso l
uno si fonda su una cosa diversa [da sé, mentre per l'infi­
16
nito ciò non avvieneJ

VENTICINQUESIMO KHAWA

l . Esso è in basso, è in alto, è a occidente, è a oriente,


è a meridione, è a settentrione, è tutto questo universo. Ora
la sua descrizione in rapporto all'io individuale: io sono in
basso, io sono in alto, io sono a occidente, io sono a oriente,
io sono a meridione, io sono a settentrione, io sono tutto
questo universo.
2. Ora la sua descrizione in rapporto all'Atman : l'At­
man è in basso, l'Atman è in alto, l'Atman è a occidente,
l'Atman è a oriente, l'Atman è a meridione, l'Atman è a
settentrione, l'Atman è tutto questo universo. In verità, co­
lui che così vede, così pensa, così conosce, costui ama l'At�
man, sì diverte con l'Atman, si congiunge con l'Atrnan,
gode dell'Atman, costui è veramente signore di sé e in tutti

16. L'infinito non conosce grandezza nel senso comune: la grandezza si basa
infatti sul possesso di cose dd tutto diffttenr.i, ciò che non può succedere per l'infi­
nito, a\ di fuori dd quale nulla esiste.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CH.\NOOGYA UPANI�AO

i mondi può muoversi a suo piacere. Ma quelli che la pen­


sano diversamente sono soggetti a un altro signore, godono
di mondi destinati a perire, né possono a loro piacere muo­
versi in tutti i mondi.

VENTISEIESIMO KHAI)ll)A

1 . In verità, per colui che cosl vede, cosl .pensa, cosl


conosce, dall'.\tman deriva il respiro vitale, dall'Atman de­
riva la speranza, dall'Atman la memoria, dall'Atman lo spa­
zio etereo, dall'Atman il teja.s, dall'Atman le acque, dal­
l'Àtman il comparire e lo sparire [di ogni cosa] , dall'At­
man il cibo, dall'Atman la forza, dall'Atman la conoscenza,
dall'Atman la riflessione, dall'Atman la ragione, dall'At­
man la determinazione, dall'Atman la mente, dall'Atman l
'

la parola, dall'Atman il nome, dall'Atman le formule, dal­


l'Atman gli atti rituali, dall'Atman tutto questo universo >> 17•
2. A questo proposito c'è una strofa :
Chi ha la retta visione non vede la morte, non la malat­
tia, non la sofferenza. Tutto vede colui che ha la retta vi­
sione, tutto raggiunge compiutamente.
Unico egli è, triplice, quintuplice, settemplice, nonuplo
e ancora si dice che è diviso in undici parti, in centoundici
e in ventimila 15•
Quando il cibo è puro, c'è purità interiore; se c'è pu­
rità interiore sicuro è il possesso della sacra tradizione ; se
si ha il possesso della sacra tradizione, tutti i nodi si sciol­
gono 19•
A chi s'è liberato da ogni macchia, il venerabile Sanat­
kumara mostra la riva oltre le tenebre. Lo chiamano [per­
ciò] Skanda ((( colui che salta oltre >>) - Skanda lo chiamano.

IJ. Qui termina l'insegnamento di Sanatkum:ira.


18. Ossia l'unica Tealtà si moltiplica negli innumerevoli individui particolari.
19. Se coglie ncl segno la mia interpretazione di sm[1i come possesso delb
«

tradizione sacra ,,, ,j ha qui una curiosa mescolanza di materialismo e di prroc­


cupazìone deric:ak.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
OTTAVO PRAPA'fHAKA

\ . fIl maestro dice : ] << Orbene, nel [corpo] che è la


città del Brahman, c'è un piccolo fior di ninfea, una casa
(ossia il cuore); dentro c'è un piccolo spazio vuoto. Ciò che
in esso si trova, questo bisogna cercare, questo in verità bi­
sogna cercar di conoscere >>.
2. Se gli obiettano: << Nella città del Brahman c'è un
piccolo fior di ninfea, una casa, e dentro c'è un piccolo spa­
zio vuoto : che cosa mai può trovarvisi che bisogni cercare,
che in verità bisogni desiderar di conoscere? ''•
3. [il maestro] deve rispondere: <<Quanto grande è lo
spazio [esteriore J , altrettale è lo spazio entro il cuore. In
esso in verità sono compresi cielo e terra, fuoco e vento,
sole e luna, il lampo e le stelle e ciò che quaggiù ognuno
possiede e ciò che non possiede: tutto in esso è compreso n .
4. Se gli obiettano : (( Se in questa cittadella del Brah­
man tutto è compreso, tutto ciò che esiste e tutti i desideri
(ossia ciò che deve accadere), quando è colta dalla vecchiezza
o quando [con la morte] si dissolve, che cosa rimane al­
lora? )),

I. N'ci kh. 1-6 si �fferma che lo �pazio all'imerno del cuore è la sede ddl'At·
m�n e il mondo dd Brahman : ll ogni cosa è racchiusa, sia quanto s'è realizzato,
sia quanto esiste in potenza. Ogni succcssD è o.ssicurato quand" si giunga alla sua
conos;:enza, pr�ticando il brahmacarya c percorrendo la via che dal cuore, attra­
verso le arterie e i raggi solari, conduce al sole. porta del mondo celeste. Della
perfena Sèl'enità che ivi si gode si ba un pregustamento nello stat<J di wnno pro­
fondo. In questo brano, come anche mi paragrafi seguenti, la felicità del mondo
del Brahmao sembra ancorata a eoncezioni piuttosto popolari.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANOOGYA UPANT�AD

5. [il maestro] deve rispondere : •< Ciò [che è dentro


al cuore J non invecchia per la vecchiezza dell'uomo, né è
colpito dal colpo che lo abbatte. Esso è la vera cittadella del
Brahman, in esso sono riuniti i desideri. Esso è l'Atman
libero da peccato, libero da vecchiezza, da morte, da dolore,
non soggetto a fame, a sete, i suoi desideri sono reali, le
sue immaginazioni sono reali 2• Come quaggiù le creature
si comportano in accordo con il comando ricevuto e qua­
lunque sia lo scopo cui tendono, una regione o un campo,
soltanto per esso vivono;
6. e come quaggiù si perde il mondo guadagnato con le
opere, così nell'al di là si perde il mondo guadagnato con le
opere sacrificali 3• Perciò coloro che se ne vanno senza aver
conosciuto l'Atman e i desideri reali, costoro non possono
muoversi a piacer loro in tutti i mondi. Ma coloro che se
ne vanno dopo aver conosciuto l'Atman e i desideri reali,
costoro in tutti i mondi possono muoversi a piacer loro.

SECONDO KHA�A

l . Se [uno di costoroJ desidera il mondo dei padri, al


solo concepirli i padri gli stanno davanti. Ottenuto il mon­
do dei padri, è felice.
2. Se desidera il mondo delle madri, al solo concepirle
le madri gli stanno davanti. Ottenuto il mondo delle madri,
è felice.
3. Se desidera il mondo dei fratelli, al solo concepirli i
fratelli gli stanno davanti. Ottenuto il mondo dei fratelli,
è felice.

2• Ossia ramo i desideri quanto le immaginazioni .ono destinate a realizzarsi,


perché hanno per oggetto la realtà. S'intende che questa possibilità è propria di
chi si sia liberato dalle false presunzioni (vedi più sotto, 3, 1).
3· Se limitato è il desiderio, limitata sarà la ricompensa. Le opere sa��·
legate come sono alla contingenza, non permettono quindi di realizzare qu� dw­
deri illimitati e infiniti che il vatc non sa ruttavia concepire òis�.aecati dalle UDIJl:l,­
ginazioni umane.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CH.\NDOGYA U!'ANI�AD

4. Se desidera il mondo delle sorelle, al solo concepirle


!c sorelle gli stanno davanti. Ottenuto il mondo delle so�
relle, è felice.
5 . Se desidera il mondo degli amici, al solo concepirli
gli amici gli stanno davanti. Ottenuto il mondo degli amici,
è felice.
6. Se desidera il mondo dei profumi e delle ghirlande,
al solo concepirli profumi e ghirlande gli stanno davanti.
Ottenuto il mondo dei profumi e delle ghirlande, è felice.
7. Se desidera il mondo del nutrimento e delle bevande,
al solo concepirli nutrimento e bevande gli stanno davanti.
Ottenuto il mondo del nutrimento e delle bevande, è felice.
8. Se desidera il mondo dei canti e della musica, al solo
concepirli canti e musica gli stanno davanti. Ottenuto il
mondo dei canti e della musica, è felice.
9. Se desidera il mondo delle donne, al solo concepirle
le donne gli stanno davanti. Ottenuto il mondo delle don­
ne, è felice.
l O. Qualunque sia lo scopo cui tende, qualunque sia il
desiderio che concepisce, al solo concepirlo esso per lui si
realizza. Ottenutolo, è felice.

TERZO KHA�QA

l . I desideri reali sono velati dal falso; benché stano


reali, il falso li ricopre. Invero se uno dei suoi muore, [l'uo­
mo J non ha più la possibilità di vederlo quaggiù.
2. Invece sia quelli dei suoi che quaggiù vivono, sia co­
loro che se ne sono andati, sia ogni altra cosa che, pur
desiderandola, non ottiene, tutto trova andando là (nell'in­
terno del cuore) : là infatti si trovano tutti i desideri reali
ma ricoperti dal falso. Come coloro che non conoscono il
luogo, pur passando ripetutamente sopra un tesoro d'oro na­
scosto, non lo trovano, così tutte queste creature, pur andan­
dovi ogni giorno [nel sonno profondo] , non scoprono il
mondo del Brahman [che in loro si troval , ostacolate come
sono dal falso.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CliANDOGYA UPANI�AD

3. In verità l'Atman [, che è la sola realtà,] è nel cuore.


L'etimologia della parola è hrdy aya-m (" questo è nel cuo­
re "), e da ciò deriva hrJayam. Ogni giorno in verità giunge
al mondo celeste colui che così sa.
4. E la calma serena che sorge dal corpo e, raggiunta
una suprema luminosità, si realizza nel suo vero aspetto, essa
è l'Atman - disse il maestro - è l'immortalità, la sicurezza,
è il Brahman. Il nome del Brahman in verità è sat-ti-yam.
5. Sat-ti-yam è composto di tre sillabe. Sat (" essente")
indica l'immortalità, ti indica ciò che è mortale \ yam con­
giunge entrambe le parti. Poiché congiunge (yam) entram­
be, si dice yam. Ogni giorno in verità giunge al mondo cele­
ste colui che così sa.

QUARTO KHANJ;lA

l . L'Atman poi è una diga, una barriera per separare i


mondi. Il giorno e la notte non riescono a superare questa
diga, né la vecchiezza, né la morte, né il dolore, né le buone
azioni, né le malvagie.
2. Ogni male da essa si ritrae: il mondo del Brahman
infatti è libero dal male. Perciò, superata questa diga, il
cieco non è più cieco, il ferito non è più ferito, il malato non
è più malato. Perciò, superata questa diga, la notte diventa
giorno : il mondo del Brahman è infatti per sempre lumi­
noso 5.
3 . E in verità, di coloro che trovano il mondo del Brah­
man mediante il brahmacarya, di costoro soltanto è il mon­
do del Brahman, e a Ior piacere in tutti i mondi possono
muovers1.

+ La sillaba ti ìndi<:a ciò che è " mortale », perché si trova nella parola
martya.
5· Mondo mortale c mondo immortale sono opposti e il ponte che permew:
il passaggio all'altra riva è la conoscmza dell'.i\nnan-Brahman, per 011en� _ la
quale è indispensabile il brahmacarya, cioè la vita casta e srudi<>sa. dd novtZl<>,
che vale rutte le manilestaz.icmi ddla vita religiosa, come viene spiegato con una
serie di dncubrazioni.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGY_.\ UPANJ�D '7'

QUINTO KHA�TJ?A

1 . Poi quello che chiamano sacrificio (yajfla) in realtà è


il brahmacarya: mediante il brahmacarya si trova infatti
colui che sa (yo jflatii). E quel che chiamano offerta (if!a)
in realtà è il brahmacarya: mediante il brahmacarya infatti
si trova l'Atman, dopo averlo cercato (ifrva).
2. E quel che chiamano sessione sacrìficale (sattriiym;a)
in realtà è il brahmacarya : con il brahmacarya si ottiene
infatti la salvezza (trii�za) dell'Atman, che è il reale (sat).
E quel che chiamano silenzio ascetico (mauna) in realtà è il
brahmacarya: con il brahmacarya infatti si pensa (manute),
una volta che si è trovato l'Atman.
3 . E quel che chian1ano digiuno (aniiiakiiyana) in realtà
brahmacarya: infatti l'Atman che si trova con il brah�
è il
macarya non va in rovina (na naiyatt). Quello poi che chia­
mano ritiro nella foresta (ara!'}ytiyana) in realtà è il brah�
macarya: Ara e �ya sono infatti due oceani nel mondo del
Brahman, nel terzo cielo [a cominciare] da qui 6• Là v'è il
lago Airarpmadi:ya, l'aivattha Sornasavana, la città del Brah�
man, Aparajita, il palazzo d'oro del Signore.
4. In verità soltanto a coloro che con il brahmacarya
trovano nel mondo del Brahman questi due oceani Ara e
Nya, soltanto a costoro appartiene il mondo del Brahman e
a lor piacere in tutti i mondi possono muoversi.

SESTO KHAI':J"QA

l . Invero le arterie del cuore consistono d'una sostanza


sottile rosso-bruna, bianca, azzurra, gialla, rossa. Anche il
sole là in alto è rosso�bruno, bianco, azzurro, giallo, rosso.

6. AniUakiiyana viene interpretato come a-n1iiaka-ayaml. " non andare alla


ro,·ina ''· Aromya. � foresta n, vien inteso come composto di Ara c Nya, nomi di
laghi del paradiso del Brahman (e la menzione di essi permette l'imroc.luzione di
altri p:<rticolari rld mondo del Brahman : cfr. in pane Kn"!- Up., r, 3): quindi
" eremitaggio " (ara(lyiiyana) equivale a « andare ncl mondo del Brahma" " e l<>
stesso significato viene attribuito a brahmacarya.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHA:<IDOGYA Ul'ANI�AD

2. Come una grande strada che corre tra due vtllaggi


tocca l'uno e l'altro, del pari i raggi del sole toccano en­
trambi i mondi, questo e quello. Dal sole essi si dipartono,
penetrando in queste arterie; dalle arterie si dipartono pene­
trando nel sole.
3. Quando uno, addormentato, in sé raccolto, in piena
calma, non scorge sogno, allora è penetrato in queste arte­
rie. Nessun male lo tocca, infatti egli è in possesso del ca­
lore [del sole ] .
4. Quando poi uno è giunto al grado estremo di debo­
lezza, coloro che gli stanno attorno gli chiedono : " Mi co­
nosci, mi conosci? ". Finché non è uscito dal corpo, fin
allora egli [li] riconosce.
5. Ma quando esce dal corpo, allora proprio per mezzo
di questi raggi sale in alto. Con [la sillaba] Om come vei­
colo giunge al cielo. Il tempo di pensarci e arriva al sole.
Questa è la porta del mondo [divino] , una porta aperta per
coloro che sanno, una porta sbarrata per coloro che non
sanno.
6. A questo proposito c'è una strofa:
Cento e una sono le arterie del cuore. Di esse una sol­
tanto giunge alla testa 7• Chi sale per questa giunge all'im­
mortalità; le altre servono per uscire in tutte le direzioni
- servono per usore l).

SETTIMO KHA�QA s

l . <( Quell"Atman che è libero da peccato, libero da vec­


chiezza, da morte, da dolore, non soggetto a fame, a sete, i
cui desideri sono reali, le cui immaginazioni sono reali,

7· Attraverso la Sujmmnii, ossia la carotide, si giunge alla surura sagittale,


donde si prosegue lungo i raggi del sole. ll concetto dell'ascensione dal cuore lungo
la Su�umn:i sarà S\'Ìiuppato nclla « fisiologia mistica � dd Yoga.
8. Prajlipati conduce gradualmente (k_h. 7-12) Indra alla conoscenza dcl vero
Atman. Questo non è l 'immagine riflessa nell'occhio e nell'acqua o l'anima nell�
stato di sognc,, soggette la prima alle traversie dd corpo, la seconda al ricordo di
quelle; ben<Ì lo si r.wvisa nello ;tato di sonno profondo, quando, serenamente rac­
colti in se stessi, non più si distingue tra soggetto e oggeuo della conoscenz.a e

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHAKDOGYA Ul'ANt�D 273

esso bisogna ricercare, esso bisogna desiderare di conoscere.


Tutti i mondi ottiene, tutti i desideri [realizza] colui che
trova questo Atman e lo riconosce n. Questo disse Prajapati.
2. Sia gli dei, sia gli asura udirono questo e a lor volta
dissero : " Orsù, mettiamoci a ricercare questo Atman, cer�
cando il quale s'ottengono tutti i mondi e [si realizzano]
tutti i desideri )J. Fra gli dei venne fuori Indra, fra gli asura

Virocana [re dei demoni] . Senza aver preso accordi si tro­


\'arono entrambi alla presenza di Prajapati, con in mano il
combustibile.
3. Per trentadue anni essi praticarono l'alunnato. Poi
Prajapati disse loro : (( Per desiderio di che cosa avete pra�
ticato [l'alunnato] ? Jl. Essi risposero: {( Ecco le parole che
ti attribuiscono, o venerabile: " Quell'Atman che è libero da
peccato, libero da vecchiezza, da morte, da dolore, non sog�
getto a fame, a sete, i cui desideri sono reali, le cui immagi­
nazioni sono reali, esso bisogna ricercare, esso bisogna desi�
derare di conoscere. Tutti i mondi ottiene, tutti i desideri
[realizza] colui che trova questo Àtman e lo riconosce " .
Per desiderio di esso noi siamo rimasti come discepoli n .
4. Prajapati allora disse loro : (( Quell'uomo che si vede
nell'occhio, è l'Atman - disse - è l'immortalità, è la sicu�
rezza, è il Brahman n . << E quello che si vede nelle acque, o
in uno specchio, chi è mai? n, (( È sempre lo stesso [Atrnan]
che si scorge in tutte le superfici [riflettenti] JJ, così egli ri­
spose.

OTTAVO KHA�A

. , l . <( Osservatevi ciascuno in una tazza d'acqua e ditemi


c1o che non ravvisate di voi stessi JJ. Entrambi s'osservarono
in una tazza d'acqua. Prajapati chiese loro : <( Che cosa ve-

(B.Up . 2, 4, u: 4, 5,
della percezione. Ma al contrario di YajD.avalkya, il quale .

'3) procl�ma 1.1 m�ncanza di wscienza dopo la morte, �cmplificata nel sonno pro­
fo�do Prajipati scmbn esitare di fronte a tale prospettiva di annichilamento e
:
qumd1 atu:ibnisce all'Atman godimenti sensWili, dei quali tuttavia non si ba ricor­
do quando si torna allo stato di veglia.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'74

dete? >>. Quelli risposero: << Tutto intero il nostro sé noi ve­
diamo riprodotto, o venerabile, fino ai peli, fino alle un­
ghie >>.
2. Allora Prajapati disse loro : <( Ornatevi bene, mette­

l
tevi delle belle vesti, assettatevi: poi guardatevi in una tazza
d'acqua >>. I due s'ornarono, si misero delle belle vesti, s'as­
settarono, poi si guardarono nella tazza d'acqua. Prajapati

l
disse loro : << Che cosa vedete? ».
3. Essi risposero : << Come noi, o venerabile, siamo ben
ornati, vestiti di ricche vesti, assettati, così pure costoro, o <

l
venerabile, sono ben ornati, vestiti di ricche vesti, assettati >>.
<< Questo è l'Atman - egli disse - è l'immortalità, è la sicu­

j
rezza, è il Brahman >>. Essi con il cuore rasserenato se ne
andarono.
4. Prajapati li guardò e disse: <<Se ne vanno senza aver
attinto, senza aver conosciuto il [vero1 Atman. Chiunque,
l
dio o demone, si contenterà di questa dottrina, perirà». Vi­
rocana con il cuore rasserenato se ne andò tra gli asura e a
essi rivelò la dottrina: << Quaggiù soltanto l'Atman bisogna
onorare, l'A.tman soltanto bisogna curare 9• Colui che quaggiù
onora l'Atman, cura l'Atman, ottiene entrambi i mondi, que­
sto e quell'altro l>.
5 . Perciò ancor oggi a uno che non dona, non ha fede,
non fa sacrifici, si dice : << Ahimè, tu appartieni agli asura ».
Questa infatti è la dottrina dei demoni: essi onorano il corpo
d'un morto con una veste, un ornamento [ottenuti) con l'ele­
mosina e con questo pensano che [gli] faranno conquistare
il mondo di là.

NONO KHA�A

l . Indra invece prima di raggiungere gli dei vide questo


pericolo: << Come [il sé riflesso nell'acqua] apparisce ornato
se il corpo è ornato, ben vestito se esso è ben vestito, assettato

l
se è assettato, così pure questo [séJ sarà cieco se il corpo è

9· Virocana idcntifi.CI l'Atman nel proprio corpo riflesso nell'acqiL:I.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
j
CHÀr."DOGY..
. UPANJ�AD 275

cieco. storpio se esso è storpio, mutilo se esso è mutilo. E in


sc�ruito alla distruzione del corpo esso pure perisce. Non vedo
<=>
in ci.ò nulla che sia utile ».
2. Di nuovo tornò con in mano il combustibile. Prajapati
g!i disse: (( Maghavat, te n'eri andato insieme con Virocana
�on il cuore rasserenato. Per desiderio di che cosa sei di nuovo
tornato r JJ. Quello rispose : <t O venerabile, come [il sé riflesso
nel\"acqua] apparisce ornato se il corpo è ornato, ben vestito
se e:;so è ben vestito, assettato se è assettato, così pure questo
l �é l sarà cieco se il corpo è cieco, storpio se esso è storpio,
mutilo se esso è mutilo. E in seguito alla distruzione del corpo
esso pure perisce. Non vedo in ciò nulla che sia utile JJ,

3. c, Questo [Auuan] è proprio così, o Maghavat - egli


disse - ma io te lo spiegherò più [ a fondo ] . Rimani altri
trentadue anni JJ. Egli rimase altri trentadue anni . Quindi Pra�
japati gli disse:

DECIMO KHA�A

1 . ,c Quello che nel sogno si muove felice, quello è l'At�


man - disse - esso è l'immortalità, è la sicurezza, è il Brah�
man 11. Con il cuore rasserenato quello se ne andò. Ma prima
di raggiungere gli dei, vide questo pericolo: << Se quaggiù il
corpo è cieco, questo [Àtman] non diventa cieco, se il corpo
è storpio esso non è storpiato. Esso non è tocco dai difetti del
corpo.
2. �an è colpito quando [il corpoJ è colpito, non è star�
pio perché quello è storpio. Eppure è come se lo battessero,
come se lo umiliassero, come se venisse a sapere cose spiace�
voli, addirittura come se piangesse. Io non vedo in ciò niente
dì utile )J .
3. Di nuovo tornò con il combustibile in mano. Prajapat:i
gli disse: <( Maghavat, te n'eri andato con il cuore rasserenato.
Per desiderio di che cosa sei di nuovo tornato? JJ. Quello dis�
se: (( O venerabile, se quaggiù il corpo è cieco, questo [At�
�an] non diventa cieco, se il corpo è storpio esso non è star�
p1ato. Esso non è tocco dai difetti del corpo.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHÀNDOGYA UPANI�AD 1
1
'

4. Non è colpito quando [il corpo] è colpito, non è stor­


j
pio perché quello è storpio. Eppure è come se lo battessero,
come se lo umiliassero, come se venisse a sapere cose spiace­
voli, addirittura come se piangesse. Io non vedo in ciò niente
di utile )). << Questo [Atman] è proprio così, o Maghavat -
replicò quello - ma io te lo spiegherò piÙ· [ a fondo ] . Rimani
i'
altri trentadue anni 11. Egli rimase altri trentadue anni. Quin­
di Prajapati gli disse :

UNDECIMO KHAI:-JJ;)A

l . << Quando uno, così immerso nel sonno, raccolto in sé,


non vede alcun sogno - questo è l'Atman, questo è l'immor�
talità, la sicurezza, questo è il Brahman >>. Con il cuore rasse­
renato Indra se ne andò. Ma prima d'aver raggiunto gli dei
vide questo pericolo : << Questo [Atman] non conosce allora
'
se stesso, cosi' da d"tre: " !o sono questo ", ne conosce le altre
creature. In realtà esso è precipitato nell'annullamento. Io non
vedo in ciò niente di utile >>.
2. Di nuovo tornò con il combustibile in mano. Prajapati
gli disse: (( Maghavat, te n'eri andato con il cuore rasserenato.
Per desiderio di che cosa sei di nuovo tornato ? >>. Quello dis­
se: (( O venerabile, questo [ .Àtman] non conosce allora se
stesso, così da dire: " Io sono questo ", né conosce le altre
creature. In realtà esso è precipitato nell'annullamento. lo non
vedo in ciò niente di utile )J.
3. (( Questo [ ÀtmanJ è proprio così, o Maghavat - repli­
cò quello - io te lo spiegherò più [ a fondo] , ma non altrove
[che in questa condizione di sonno profondo si trova l'.At­
man]. Rimani altri cinque anni >>. Così si giunse a cento e un
anno. Per questo si dice : (( Cento e un anno presso Praja.pati
passò come discepolo Maghavat >>. Prajapati gli disse :

'
l

www.scribd.com/Religione_in_Ita
J
'77

DODICESIMO KHA�A

1 . (( O Maghavat, mortale è questo corpo, soggetto alla


morte. Esso è la sede [temporanea] dell'Atman immortale,
incorporeo. Chi è congiunto con il corpo è tocco da piacere e
da dispiacere. né è possibile allontanare piacere e dispiacere
finché con il corpo è congiunto; ma quando s'è liberato dal
corpo, né piacere né dispiacere lo toccano.
2. Privo di corpo è il vento, privi di corpo sono la nube,
il lampo, il tuono. Come questi fenomeni, sorti dallo spazio
aereo, giunti che siano alla luce suprema, si realizzano eia�
scuno nel suo vero aspetto,
3. così questa calma serena, che sorge dal corpo, una volta
rao-o-iunta
1:>1'">
la luminosità suprema, si realizza nel suo vero
aspetto : è lo spirito supremo 10• Esso là si muove, scherzando,
giocando, godendosela con donne, carri, parenti, non ricor�
dandosi della sua appendice che è il corpo. Come un animale
da tiro è legato al veicolo, così il soffio vitale è legato al corpo.
4. Allorquando l'occhio si fissa nello spazio, [a far ciò]
è il personaggio che risiede nell'occhio; l'occhio è [soltanto
l'organo materiale] per vedere. E quello che decide d'odorare,
è l'Atman; il naso è [soltanto l'organo materiale] per odo�
rare. E quello che decide di parlare, è l'Atman; la parola è
l soltanto il mezzo] per parlare. E quello che decide di udire,
è l'Atman; l'orecchio è [soltanto l'organo materiale] per
ascoltare.

<o. L'argomentazione di Praj;ipati sembra la seguente: l'Atrnan è incorporeo,


è luce, quindi non conosce piacere e dolore, che sono legati al corpo. il paragone,
non molto limpido, vorrebbe spiegare come è possibile che l'Atman raggiunga la
p.-opria autenticità, che è di luminosità serena, una volta la.sciam il corpo, così
come gli clementi del temporale raggiungono la propria forma, che è incorpo­
rea, una V>Jita lasciato lo spazio, nel quale sono immersi come l 'Aanan nel corpo,
e d l quale fuoriescon>J, realizzandosi, quando si ha la stagione cald:., Subito dopo

:all'Atman liberato, che è dimentico del corpo ma non del rutto st:tccato d:a esso
(eh� infatti è denominato appendice), viene aruibuito il godimento di piaceri pura·
men� rnatcria\i; e in ciò é forse da vedersi, oltre che la persisteuza di motivi popo·
lan, ancne. l'attaccamento alla vita c ai suoi beni che occupa c preoccupa il vcg·
g"Ille, tanto cbe la felicit:ì non apparisce concepibile al di fuori ddlc immagina·
zioni terrene.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
1
CHANDOGYA UPANI�AD .1
5. E quello che decide di pensare, è l'A.tman; l a mente è ì
'
il suo occhio divino. In verità guardando con quest'occhio di­
!

j
vino, ossia con l'intelletto, i desideri che sono nel mondo dd
Brahman, ne gode.
'
6. Gli dei venerano quest'Atman: perciò tutti i mondi . ,
·l
sono in loro potere e tutti i desideri. Tutti i mondi ottiene e
l
tutti i desideri [realizza] colui che trova e riconosce quest'At­ l

man >J, Così parlò Prajapati - parlò Prajapati. .l


l
TREDICESIMO KHAJ)l];)A n
j'

l . Dal nero io san giunto al multicolore. Dal multicolore


io son giunto al nero. Scuotendo il male come un cavallo la
criniera, liberato come la luna dalla bocca di Rahu, lasciando
il corpo, con l'animo perfetto io entro nel mondo increato del
Brahman - io entro u.

QUATTORDICESIMO KHA�A

l. <( In verità lo spazio etereo rende palesi nome e forma


[determinando l'individualità]. Ciò che li comprende [ e su­
pera J è il Brahman, è l'immortalità, è l'Atman. Nella casa di
Prajapati giungo, alla sala di riunione. Io sono la gloria dei
brahmani, io son la gloria degli kratriya, io san la gloria dei
t-'aifya. lo ho ottenuto la gloria, io sono la quintessenza della
gloria. Che io non giunga più alla bianca, sdentata, mucosa
[matrice] - che io non giunga più alla matrice >J 13•

t L Chi conosce il rapporto tra la cavità del cuore («il nero •) e i variopinli
raggi del wle sprofonda, nel sonno profondo, nella fcliciti del Brohman.
12. Si ba qui un intraducibile gioco di parole fra k_rtim
it <>n, « cbe ba l'animo
purifica10 n, e akrta, « incrca10 n, che è epiteto dell'eterno mondo del Brahman.
IJ. 11 discepolo, cbe pnò appartenere a una delle prime tre caste, s'augura
di non più rinascere.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHANDOGYA UPANl�-I.D '79

QUINDICESIMO KHAl:'JPA

]_ Questo insegnò Brahma a Prajapati, Prajapati a Manu,


:\lanu a [tutte] le creature.
Colui che, ritornato dalla casa del maestro dopo aver stu�
Jiato i Veda secondo le prescrizioni, nel tempo rimasto libero
dopo il lavoro [fatto l per il maestro, nella sua famiglia, in un
luogo purificato si dedica allo studio dei sacri testi e prepara
r discepolil virtuosi, colui che, concentrandosi in se stesso, ri�
spetta tutte le creature, salvo che nei casi dovuti [per i sacri�
fizi J . in verità costui, comportandosi cosl per tutta la vita,
entra nel mondo del Brahman e non più ne ritorna - non ne
ritorna più.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
TAITTIRiYA UPANISAD
La Taittù1ya Up. appartiene alla scuola del Yajurveda nero, nel
quale le litanie e le formule pronunciate dall'ofliciante sono alternate,
scnz'ordine, con le istruzioni per il rito sacrificale. Essa si compone di
tre parti, staccate &a loro, chiamate valli, '' liane ''• denominazione che
sembra sottolineare il rapporto fra i testi precedenti e l'Upanirad, che
sorge in stretta aderenza con essi, ma aspira a una sempre più com­
pleta autonomia. Il legame con l'esegesi del sacrificio, rappresentazione
simbolica della vita dell'universo, è specialmente evidente nella prima
t'a/lì, dedicata in parte all'interpretazione delle formule mistiche e testi­
monia ddl'amichità del testo, rilevabile anche dal fatto che spesso al
rocabolo Brahman viene assegnato il significato di « formula sacrifi­
cale >>. Originale e propria di questa Up. è la teoria dei cinque koia,
o involucri che celano all'individuo la realtà dd Brahman; questo ri­
splenderà nella sua pura spiritualità, beatitudine e omosostanzialità con
l"anima individuale soltanto quando i koia siano stati allontanati, Ma
non perciò si nega la validità della terra e delle esigenze terrene, che
sono anzi semprt presenti alla mente del compilatore.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
PARTE PRIMA

LA L!ANA DELL'INSEGNAMENTO '

PRIMO A:t,HJVAKA

Mitra e Varul)a ci siano propizi! Ci sia propizio Arya�


man! Indra e Brhaspati ci siano propizi! Ci sia propizio Vi�l:).U
dai lunghi passi ! 2
Onore al Brahman ! Onore a te, o Vento ! Tu sei il Brah�
man visibile e di te, Brahman visibile, io parlerò. Parlerò del�
rordine cosmico, parlerò della verità. Il Tat mi protegga, il
Tat protegga chi parla 3• Protegga me, protegga chi parla!
O m! Pace, pace, pace !

SECONDO AI\"'UVAKA

Om ! esporremo l'insegnamento fonetico 4 : la lettera, l'ac�


cento, la quantità, la forza, la melodia, il collegamento [tra
le lettere]. Questo è il capitolo dell'insegnamento fonetico.

_
l. La prima ,·alli è dedicata alla iikeii, che significa sia ,, insegnamento fonc­
uco • sia � ius�gnamento " in senso lato. Comprende preghiere e benedizioni per·
rhé lo studio sia proficuo e inoltre isrruzioni e delucidazioni, il passaggio tra le
quali r:on è •ernpre agevole a ritro.-arsi.
"- Ben noto è il mito di Vigm che con tre passi percorse l'intero trimundio.
3· Tar, « quello •. , è denominazione del principio supremo, del quale non �
possibile altra determinazione se non quella che ne riconosce l'esistenza.
�- La correnez= nella lettura e nella recitazione della preghiera è indiopen­
>abilc perché l'azione sacrific:ale sia perfetta.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
TAITTIR{YA Ul'ANL�AO

TERZO ANUVAKA

1. La gloria sia con noi due (maestro e discepolo)! Con


noi lo splendore del Brahmani Ora esporremo l'arcana dot­
trina delle connessioni, nei suoi cinque piani, ossia in rap­
porto al cosmo, alla luce, alla scienza, alla generazione e in
rapporto all'io individuale. Queste son dette le grandi con­
nessioni 5•
In rapporto al cosmo : la terra è l'elemento anteriore, il
cielo l'elemento ulteriore, lo spazio è la congiunzione,
2. il vento è il modo della congiunzione. Questo per quel
che riguarda il cosmo. Per quanto riguarda la luce : il fuoco
è l'elemento anteriore, il sole l'elemento ulteriore, le acque
la congiunzione, il lampo il modo della congiunzione. Que­
sto per quel che riguarda la luce. In relazione alla scienza :
il maestro è l'elemento anteriore,
3 . il discepolo l'elemento ulteriore, la scienza la congmn­
zione, l'insegnamento il modo della congiunzione. Questo
per quel che riguarda la scienza. In rapporto alla generazio­
ne: la madre è l'elemento anteriore, il padre l'elemento ulte­
riore, la prole la congiunzione, la procreazione il modo della
congiunzione. Questo per quel che riguarda la generazione.
4. Per quanto riguarda l'io individuale: la mandibola è
l'elemento anteriore, la mascella è l'elemento ulteriore, la voce
la congiunzione, la lingua il modo della congiunzione. Que­
sto per quel che riguarda l'io individuale. Queste sono le gran­
di connessioni. Chi conosce le grandi connessioni ora dette,
costui ottiene discendenza, bestiame, splendore brahmanico,
alimenti e cose simili e i mondi celesti.

5· Si ricercano i nessi (saf!lhitri) eh� l�no tra loro, a diversi livelli, le varie
apparizioni. Lo spunto all'argomento è fornito dalla menzione nel cap. precedente
del vocabolo .faf[lhilii, armonico collegamento fra le lettere e anche fra le par�e del
Veda: poiché questo è il modello c il prototipo d'ogni cosa, SÌ spiega sia i'lJltro­
duzione dell'argomento, sia la terminologia grammaticale adottata. Si distinguono,
non sempre con rigore, l'effetto del collegamento e il modo di esso.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
TAITTIRiYA UPANI�AD

QUARTO ANUVAKA 6

l . Indra multiforme, possente signore dei canti vedici, che


gli stessi canti vedici ha superato a cagione della sua immor�
talità, mi salvi con la saggezza! Possa io diventare, o dio,
portatore d'immortalità! Che il mio corpo sia vigoroso! Che
la mia lingua sia dolcissima! Possa io ascoltare molto con le
orecchie. Tu, rivestito di saggezza, sei l'involucro del Brah�
man. Difendi per me quanto io ho udito. Dato che [la far�
runa J apporta, offre,
2. procura subito a me vesti, vacche, nutrimento e bevan�
dc. allora portami la fortuna lanuta insieme con le bestie,
St'tlhi1! A me vengano discepoli, Svahii! Vengano discepoli
da ogni parte, Svahii! Accorrano discepoli, Sviihiil Possano i
discepoli acquistare il dominio di sé, Sviihttl Possano i disce�
poli raggiungere la pace, Sviihii!
3 . Possa io essere glorioso tra gli uomini, Sviiha! Possa io
essere migliore di chi è ottimo, Sviihii! Possa io penetrare in
te, o Signore, St·tthii! O Signore, entra in me, Sviihii! In te
dalle mille manifestazioni, o Signore, in te io mi sento puri�
fìcato, Sviiha! Come le acque scendono giù per il declivio,
come i mesi si succedono, [con la stessa ineluttabile necessità]
i discepoli vengano a me, o creatore, da ogni parte, Sviihii!
Tu sei rifugio, illuminami, vieni a me.

QUINTO ANUVAKA

l . Blzii{t, Bhuvaf:z, Sval:z sono le tre mistiche giaculatorie 7•


A queste Mahacamasya ha aggiunto come quarta Mahal:z
(grandezza). Quest'ultima è il Brahman, è l'.Atman; le altre

6. Pnghicra dd maestro a Indra, perché conceda prosperità � successo nel­


l"in"ognamento. Interessante l'esplicita richiesta di beni materiali, verso i quali non
>i ha dunque :m<:ggiamento di rinuncia, bensì di equilibrato appr=mento.
7- Per mezzo delle tr� giacnlatorie tutto vicn messo in relazione con il sacri­
iido. Alle tre solite viene aggiunta come quarta la formula Maha�, che è il sim­
?olo del Brahman ed indica la co•a più elevata in ogni categoria, rappresentando
d completamento o la ba.., di rutti gli altri fenomeni.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
1

o86

divinità sono le membra. Bhii{z indica questo mondo,- Bhu­


va� è l'atmosfera, Sval; indica l'altro mondo,
2. Maha(1 è il sole. Tutti i mondi invero prosperano a
causa del sole. Bhii(z è il fuoco, Bhut'a{z è il vento, Svah è il
sole, Maha{J è la luna. Tutti gli astri invero prosper�o a
causa 'della luna. Blu7[1 indica i canti del F;.gr,;eda, Bhuvah
. le
melodie del Siimaveda, Sva[l le formule del Yajurveda,
3. Maha!z indica la scienza sacra. Tutti i Veda invero
grandeggiano a motivo della scienza sacra. Bhii[1 è il priit}a,
Bhut'a!z l'apiina, Sva(z il vyiina, Maha{1 è il cibo. Tutti i soffi
vitali invero hanno forza in grazia del cibo.
Quadruplice significato hanno queste quattro mistiche gia­
culatorie, quadruplice è il loro significato. Chi le conosce, co­
nosce il Brahrnan e tutti gli dei gli portano l'offerta.

SESTO ANUVAKA a

l . In quello spazio etereo che è dentro il cuore, in esso


risiede l'anima, costituita di pensiero, immortale, aurea. [L'n­
gola,] che pende come una mammella tra le due parti dd
palato, è il luogo dove si comincia la realizzazione di Indra
( Spirito Supremo). Separando le due parti del cranio là
=

dove i capelli si discriminano, [l'anima fuoriesce] e pronun­


ciando la formula Bhii& prende dimora nel fuoco, pronun­
ciando Bhuzia� prende dimora nel vento,
2. pronunciando Sva& nel sole, pronunciando Maha�
prende dimora nel Brahman. Ottiene il dominio di sé, ottiene
la padronanza della mente, diventa dominatrice della parola,
della vista, dell'udito, dell'intelligenza. Questo essa diventa e

8. Secondo Salikara è qui descril:t:J la via pcr la quale l'anima individuale


prende coscienza della sua vcra natura, ricongiungend<>Oi con lo Spirito Supremo.
La sede ddl'ani.ma è nd cuore, dal quale si dipane un'arteria (SUf'<mnii niir.>,
che lungo la gola e attraverso la testa giunge alla sutura >aginale, donde l'anitn2
fuoriesce per ascendere nei vari mondi che essa si conquisu a occonda delle for­
mule che ha pronunciato. La ma.sima felicità raggiungibile è quclla dd Braht112°
condizionato, ossia ancora leg;o.to alle immaginazioni uman�, che è pertanto oggetto
di veoerazion�, non di cono.sceoza.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
TAITnRÌYA Ul'ANI�AD

poi Ji \-enta il Brahman che ha per corpo lo spazio etereo, che


è costituito di verità, che gode del respiro, che è felice del
pensiero, che ha raggiunto la pace, che è immortale. Così tu
lo devi venerare, o Pracinayogya.

SETTIMO ANUVAKA

Terra, atmosfera, cielo, punti cardinali, punti intermedi ;


fuoco, vento.. sole, luna, stelle; acque, erbe, alberi, etere, cor­
po. Questo sul piano dell'esistenza materiale.
In relazione all'individuo : i soffi pr?it}a, apiina, t'yana,
udiWa, samiina; vista, udito, mente, voce, tatto; pelle, carne,
nervi, ossa, midollo. Avendo enunciato questa ripartizione,
l'asceta disse : (( Tutto l'universo è quintuplice. Al quintupli­
ce s'arriva attraverso il quintuplice � >>.

OTTAVO ANUVAKA

Om è il Brahman. Om è tutto l'universo. Om è il con­


senso. [L'adhvaryu dà il segnale all'agnidh] dicendo r< Om,
dà i:::llzìo alla recitazione ! n, e quelli allora recitano. Dicendo
Om si cantano le melodie. Dicendo Om, Som si pronunciano
le invocazioni. Dicendo Om l'adlwaryu dà la replica [ al ho­
tar]. Dicendo Om il sacerdote brahm&n esprime il suo con­
senso. Dicendo Om si consente l'agnihotra. Dicendo Om il
brahmano che sta per recitare il Veda s'augura di poter otte­
nere il Brahman. Ed in realtà ottiene il Brahman.

9· s�condo una concezione aosJi antica c diffusa in vari ambiti culturali, s.ia
le varie parti dell'universo, sia le singole parti c funzioni dell'uomo sono soggette
a una quintuplice dì>-isione. CIJ:-. B.Up., r, 4, IJ. Chi ravvisa il parallelismo tra
_
micro- e macrocosrno sale dall'�spttienza dd particolare all'esperienza c al possesso
del!'universale.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
TAITIIRiYA UPANI�i\.D

NONO ANUVAKA

C'è l'ordine cosmico e ci son lo studio e l'insegnamento


del Veda 10•
C'è la verità e ci san lo studio e l'insegnamento del Veda.
C'è l'ascesi e ci san lo studio e l'insegnamento del Veda.
C'è il dominio di sé e ci san lo studio e l'insegnamento
del Veda.
C'è la serenità interiore e ci san lo studio e l'insegnamento
del Veda.
Ci sono i fuochi sacrificali e ci san lo studio e l'insegna­
mento del Veda.
C'è l'agnihotra e ci son lo studio e l'insegnamento del
Veda.
Ci sono i doveri dell'ospitalità e ci san lo studio e l'inse­
gnamento del Veda.
C'è la condizione umana (con tutti i suoi doveri) e ci son
lo studio e l'insegnamento del Veda.
[Ci sono i doveri versoJ la prole e ci son lo studio e l'in­
segnamento del Veda.
C'è la necessità di proseguire la stirpe e ci son lo studio
e l'insegnamento del Veda.
C'è la procreazione e ci son lo studio e l'insegnamento del
Veda.
(( C'è soltanto la verità )> : questa è l'opinione di Satyava­
cas (veritiero) Rathithara.
<( C'è soltanto l'ascesi n : questa è l'opinione di Taponitya
(sempre rivolto all'austerità) Pauru�igi.
(( Ci sono soltanto lo studio e l'insegnamento del Veda
- dice Naka (che rifiuta il dolore) Maudgalya - in essi è
compresa l'ascesi, invero in essi è compresa l'ascesi ''·

Io. Lo studio e l'insegnamento del Veda sono indispensabili, anche se nOli


escludono gli altri doveri religiosi, la condotta morale e gli obblighi derivanti dalla
vita familiare e sociale. Alla fine sono ricordate, per essere implicitamente con·
dannate, le opinioni e<tremiste di tre mae<tri di dottrina.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
TAITTIJI.i:YA Ul'ANI�

DECIMO ANUVAKA

u Io sono colui che scuote l'albero; la [mial gloria è pari

alla cima d'un monte. Assolutamente privo di macchia, io


sono come la pura ambrosia che sta nel sole (ovvero: io sono
rambrosia che dà forza). Io sono un tesoro splendente, sag­
gio, immortale, inestinguibile (ovvero: saggio, pervaso d'im-
mortaI.tta) )) n.
'

Così è per TriSailku l'insegnamento del Veda.

UNDECIMO ANUVAKA
l . Dopo aver spiegato il Veda il maestro istruisce il disce­
pc>lo 12• Dì il vero. Segui la giustizia. Non trascurare lo stu­
dio del Veda. Dopo aver portato al maestro [al momento del
commiato] un'offerta gradita, non interrompere la linea del­
la discendenza. Non bisogna trascurare la verità, non biso­
gna trascurare il dovere, non bisogna trascurare la salute; non
bisogna trascurare il benessere, non bisogna trascurare lo stu­
dio e l'insegnamento del Veda.
2. Non bisogna trascurare il dovere verso gli antenati e
gli dei. Per te sia divinità la madre, divinità il padre, divinità
il maestro, divinità sia l'ospite. Le azioni non soggette a bia­
simo, queste bisogna fare, non le altre. Le azioni per noi vir­
tuose devi compiere, non le altre.
3. I brahmani che sono migliori di noi, devi onorarli con
l'offerta d'un seggio. Bisogna dare con fede, non dare senza
fede. Bisogna dare con magnanimità, bisogna dare con mo-

IL Sembra che il Veda canti le sue proprie lodi. L'albero rappresenta il


mondo, la cui vana apparenza deve essere disrruna. '<!Condo Saiù.:ara, perché si
verifichi la liberazione. Lo stesso Sai:tkara suggerisce un'altra intcrpr<:tazione, per
la quale il Veda sarebbe ciò che all'interno conferisce vitalità e forza all'albero dd
mondo: questo, scos.so, diffonde sugli uomini bcnes.sere e beni materiali.
12. Benché il fine ultimo delle Upani!ad sia il supcr.1mento del piano feno­
menico e quindi anche dell'azione, l'illuminazione tuttavia avverrà in seguito; in
arresa di qudla l'uomo non deve rinunciare al mondo, ma in esso ,·ivere, compor­
tandosi con l'.:quilibrio che gli consente la rctta valutazione dci valori umani.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
.·;
}

destia, bisogna dare con rispetto, bisogna dare con simpatia. i
'
Se poi hai dei dubbi sulle azioni sacrificali o sul modo di '

comportarti,
4. comportati come si comportano quei brahmani che
siano capaci di retto giudizio, abili, esperti, benevoli, dediti
al proprio dovere. Nei confronti di ciò che è soggetto a cri­
tica, comportati come si comportano quei brahmani che siano
capaci di retto giudizio, abili, esperti, benevoli, dediti al pro­
prio dovere.
Questo è il precetto, questo è l'insegnamento, questa è
l'arcana dottrina dei Veda. Questo è l'ammaestramento. Così
deve essere osservato, così invero deve essere osservato.

DODICESIMO ANUVAKA
Mitra e VaiUI).a ci siano propizi ! Ci sia propizio Aryaman !
Indra e B:rhaspati ci siano propizi l Ci sia propizio Vi�u dai
lunghi passi !
Onore al Brah.man! Onore a te, o Vento l Tu sei il Brah:..
man visibile, e di te, Brahman visibile, io ho parlato. Ho par­
lato dell'ordine cosmico, ho parlato della verità. Il Tat mi ha
protetto, il Tat ha protetto chi ha parlato. Ha protetto me,
ha protetto chi ha parlato. Om! Pace, pace, pace!

www.scribd.com/Religione_in_Ita
PARTE SECONDA

LA LIANA DELLA BEATITUDINE DEL BRAHMAN "

PRIMO AJ\"UVAKA

Om! Colui che conosce il Brahman raggiunge il punto


supremo. A questo proposito si recita questa [ strofe] : (< Il
Brahman è realtà, è conoscenza, è infinità. Chi sa che esso è
nascosto nel profondo del cuore [e anche risiede] nel supre­
mo cielo, costui realizza, con [la conoscenza di] questo sa­
piente Brahman, tutti i desideri JJ. Da questo Atman è sorto
lo spazio etereo, dallo spazio il vento, dal vento il fuoco, dal
fuoco le acque, dalle acque la terra, dalla terra le piante,
dalle piante il cibo, dal cibo l'uomo. L'uomo infatti è costi­
tuito dell'essenza del cibo. Tale ne è la testa, tale il fianco

'3· La '"'onda valli afferma l'a.solmezza del Brahman-Atma.n, unico princi­


pio dd cosmo come dell'uomo: da esso tutto promana in una progressione di ere·
sceme materialità. A livello ddl'csptrienza più ovvia, il Brahm:rn apparisce com­
p<><to di cibo, ossia di materia; ma il corpo materiale è animato dall'energia vitale;
<JUesta è retra dal pensiero, sede delle volizioni e del principio dell'io, che determi­
nano l'agire. S<.�pcr:iore al pensiero è poi la conoscenì:.a razionale, che ancora distin­
gue tra il soggetto c l'oggetto della conoscenza. Al di là d'ogni distinzione della
mente, c'è la pura beatitudine del Brahman, al di là dd\e coppie di contrari, al di
Lì di bene e di male. La vrn:U dell'intima essenza del Brahman sarebbe dim•Jstrata
dal fallo che chi ha rinunciato a rutto per il Brahman è felice: la fonte dcii;� feli­
cità non può quindi ess�re che il Bra.hman stesso. t; questa h teoria dei cinque
koia, o involucri che nascondono il principio unico, la cui immota felicità, non
npportabile ad alcuna misura. umana, si ra.ggiunge non subitaneamente, ma con
progrcssi\'o approfondimento.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
TllliTIR{YA Ul'liNI�AD

destro, tale il fianco sinistro, tale il tronco, tale la coda, che


è il fondamento. A tal riguardo c'è anche una strofa:

SECONDO ANUVAKA

'' Dal cibo nascono le creature che si trovano sulla terra.


Esse vivono invero di cibo e in esso ritornano al momento
della morte. Il cibo infatti è la prima delle cose create e per­
ciò è chiamato rimedio universale. Ogni cibo ottengono in
verità coloro che onorano come cibo il Brahman. Il cibo è
davvero la prima tra le cose create e perciò è chiamato rime­
dio universale. Le creature nascono dal cibo, crescono in gra­
zia del cibo. Il cibo è mangiato e mangia (ad) : per questo è
chiamato cibo (anna) )>.
Distinto da questo [involucro] costituito dell'essenza del
cibo e posto più all'interno, c'è un involucro fatto di soffi
vitali. Esso riempie il precedente, che ha la forma di uomo 14•
In conseguenza di questa somiglianza con l'uomo anche il se­
condo è simile ad un uomo. Il pr?it;a è la testa, il vyana il
fianco destro, l'apiina il fianco sinistro, lo spazio etereo è il
tronco, la terra è la coda, il fondamento. A questo riguardo
c'è una strofa :

TERZO ANUVAKA

" In conseguenza del soffio vitale gli dei respirano e anche


gli uomini e le bestie. Il respiro è la vita delle creature, per
questo è detto vita universale. Ottengono una vita completa
[di cento anni] coloro che onorano il soffio vitale come Brah­
man. Il respiro è la vita delle creature, perciò è chiamato vita
universale ''· L'aspetto suo corporeo è [simile a] quello del
precedente.

14. l vari koia sono detti di fanna umana, paché all'uomo soprattUtto si
rivolge l'attenzione nelle Upa"ifad, ma in effetti essi avvolgono rutti i ..ari feno­
meni.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
T.UTTildYA UPANI�AD 293

Distinto da questo [involucro] costituito di soffi vitali


e posto più all'interno, c'è un involucro costituito di pen�
siero. Questo riempie il precedente, che ha la forma di un
uomo. In conseguenza di questa somiglianza con l'uomo,
anche il secondo è simile a un uomo. Il Yajurveda è la sua
testa, il �gueda è il fianco destro, il Siimaueda è il fianco sini­
stro, l a regola sacrificale (ossia i libri dei Briihmarza) è il tron�
co, gli inni degli Atharvan e degli Angiras costituiscono la
coda, il fondamento Is.
A questo riguardo c'è una strofa :

QUARTO ANUVAKA
<< Dal [ Brahman] le parole arretrano insieme con il pen­

siero senza averlo attinto. [Soltanto] colui che conosce la bea�


titudine del Brahman, costui non ha più alcun timore >>.
L'aspetto suo apparente è [simile a] quello del prece­
dente.
Distinto da questo [involucro] costituito di pensiero e
posto più all'interno, è l'involucro costituito di conoscenza.
Questo riempie il precedente, che è foggiato a mo' di uomo.
In conseguenza di questa somiglianza con l'uomo, anche il
secondo è simile a un uomo. La fede ne è la testa, la giusti­
zia il fianco destro, la verità il fianco sinistro, la concentra­
zione il tronco, la potenza ne è la coda, il fondamento.
A questo riguardo c'è una strofa :

QUlNTO ANUVAKA
<(La conoscenza conduce il sacrificio al suo fine; essa con�
duce al loro fine anche le opere sacrificali. Tutti gli dei ono­
rano la conoscenza come Brahman supremo.

'5· Il pensiero è diretto al soddisfacim=to dei desideri e per questo trova la


sua espressione nei libri sacri dci V�da, insufficienti per giungere all'ultima realtà
io quanto incenmui sull'esaudimento delle richieste (infatti poco dopo si definirà
caratteristica del vero saggio non tanto la conoscenza dei Veda qnanto la mancanza
di desideri). L'involucro fatto di conoscenza è co.o;tiruito dalle virtù più alte; quello
di beatitudine è tutto composto dci vari gradi di essa.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
294 T.UTTIRIYA U1'ANI:rD
,
'

l
Se uno sa che il Brahman è conoscenza, se da esso non l
l
mai s'allontana, lasciati nel corpo
- i mali, realizza tutti i desi-
'
deri >>.
L'aspetto suo apparente è [simile a] quello del precedente.
Distinto da questo [involucro] costituito di conoscenza
e posto più all'interno, è l'involucro costituito di beatitudine.
Questo riempie il precedente, che è foggiato a mo' di uomo.
In conseguenza di questa somiglianza con l'uomo, anche il
secondo è simile a un uomo. Il piacere è la sua testa, la gioia
il fianco destro, la gioia suprema il fianco sinistro, la beati­
tudine il tronco, il Brahman ne è la coda, il fondamento.
A questo proposito c'è una strofa:

"
'
SESTO ANUVAKA

<< Davvero è come se non esistesse colui che affermi: '' ll


Brahman non esiste ". Si dice invece che veramente esiste colui
il quale sa che il Brahman esiste n,
j
'
L'involucro di beatitudine è [simile al] precedente. j
A questo riguardo sorgono delle questioni.
l

.l,
Colui che non sa, una volta che sia morto, va all'altro l
mondo? Oppure colui che sa, una volta morto, perviene al­
l'altro mondo 16 ?
Il [Brahman] manifestò questo desiderio: {( Possa io rool­
tiplicarmi, possa io generare! )). E si sottopose all'ascesi. Com­ j
l
piuta l'ascesi, generò questo universo, come esso è; avendolo
creato, entrò in esso; entrato in esso, divenne sat e tyat (ciò che
è presente e ciò che è trascendente), ciò che è espresso e ciò

j
che è inespresso, ciò che è rifugio e ciò che non è rifugio, ciò

16. ll dubbio riguarda chi è destinato a raggiungere il mondo dcl Brahman.


Per rispondere l'autore si rifà a miti cosmogonici e sembra giungere a ques� con­

or
clusione: comunque si pensi ddl'origine dell'universo (sia esso derivato dall'AIJOlli,i
ovvero dal caos indiffcrcnziato si sia p:u;sati all'essere, ossia all'ordine cosmioo, pa
virtù e impulso insiti nel caos primigenio) mno si ricondure al Brahman-Annan:
in esso ci s n la pace c la tranquillità, mentre terrore si ba quando si crede alla
dualità. Quindi, sembra essere la conclusione, è destinato a raggiungere il Brah·
man chi lo avvisa nella sua unidt.J. e nella sua es;enza di beacirudìne.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'95

che è conoscenza e ciò che non è conoscenza, ciò che è verità


e ciò che è menzogna. Diventò tutta la realtà come essa è,
cioè quanto viene chiamato reale (satya, sat + tyat).
A questo proposito c'è un versetto:

SETTIMO ANUVAKA
,, Al principio invero questo universo non esisteva; poi da
questa condizione passò all'esistenza, da sé solo costituendosi
il suo sé. Per questo è detto sukrta, ben fatto )),
Il st�krta in verità è la parte essenziale [dell'essere] , e
giungendo ad essa uno diventa beato. E chi mai potrebbe vi­
\Tre. chi respirare, se nello spazio non esistesse la beatitudine ?
È questa [beatitudine J che rende felici. Quando uno trova la
sicurezza e il fondamento in ciò che è invisibile, inespresso,
privo di corpo, senza sostegno esterno, allora raggiunge la
pace. Quando invece in questo [Assoluto] si ammette una
distinzione interna, allora sorge la paura. Essa è la paura di
[chi pensa d'essere] saggio, [ma] non riflette.
A questo riguardo c'è un versetto:

OTTAVO ANUVAKA
<< Per paura di lui spira il vento, per paura di lui sorge il

sole, per paura di lui Agni e Indra e, quinta, la morte si


muovono >>. Ecco le considerazioni che bisogna fare riguardo
alla beatitudine :
Immaginiamo un uomo giovane, un giovane buono, stu­
dioso. assai svelto, ben saldo, fortissimo, immaginiamo che la
terra intera sia per lui piena di ricchezze : questa è una feli­
cità umana.
Cento felicità umane sono una sola felicità dei gandharva
(genii) terrestri, come pure di un
saggio istruito nei Veda e
non oppresso dai desideri.
Cento felicità dei gandharva terrestri sono una sola feli­
i
cità de gandharva divini, come pure di un saggio istruito nei
Veda e non oppresso dai desideri.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
296

Cento felicità dei gandharva divini son pari a una sola


felicità dei Mani, che vivono in mondi di lunga durata, come
pure di un saggio istruito nei "Veda e non oppresso dai desi­
deri.
Cento felicità dei Mani, che vivono in mondi di lunga
durata, son pari a una sola felicità degli dei che son tali per
nascita, come pure di un saggio istruito nei l'eda e non op­
presso dai desideri.
Cento felicità degli dei che son tali per nascita equival­
gono a una sola felicità degli dei per i quali la divinità è
l'atto sacrifìcale (karmadeva), che con l'atto sacrificale son
diventati dei, come pure di un saggio istruito nei Veda e non
oppresso dai desideri.
Cento felicità degli dei per i quali la divinità è J'.atto sacri­
fie aie, che con l'atto sacrifìcale son diventati dei, equivalgono
a una sola felicità dagli dei [superiori] , come pure di un sag­
.l
1
gio istruito nei Veda e non oppresso dai desideri.
Cento felicità degli dei [superiori] son pari a una sola
felicità di Indra, come pure di un saggio istruito nei Veda e
non oppresso dai desideri.
Cento felicità di Indra son pari a una sola felicità di Brha­ ì
spati, come pure di un saggio istruito nei
dai desideri.
Veda e non oppresso l
.
'
.
Cento felicità di Brhaspati son pari a una sola felicità di
Prajapati, come pure di un saggio istruito nei Veda e non op­
presso dai desideri.
Cento felicità di Prajapati son pari a una sola felicità del
\
Brahman, come pure di un saggio istruito nei Veda e non "

l
oppresso dai desideri.
Ciò che nell'uomo si ritrova e pure nel sole, è unico.
Chi sa ciò, dipartendosi da questo mondo, giunge all'in­
i
volucro costituito di cibo, giunge all'involucro costituito di
soffi vitali, giunge all'involucro costituito di pensiero, giunge
all 'involucro costituito di conoscenza, giunge all'involucro co­
stituito di beatitudine.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
TAITTIRiYA UPANI{i-.\D '97

A questo riguardo c'è �a strofa :

NONO ANUVAKA

.. Dal [ Brahrnan] le parole arretrano insieme con il pen­


siero senza averlo attinto. Colui che conosce la beatitudine
dd Brahrnan non ha più alcun timore n.
In verità non lo tormenta il pensare : <·- Perché non ho com­
piuto il bene? Perché ho compiuto il male? >>. Chi sa questo
libera se stesso da questi pensieri, libera se stesso da questi
due pensieri chi questo sa. Tale è la dottrina segreta.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
PARTE TERZA
LA LIANA DI BH�GU "

l. Bhrgu, figlio di VarWJ-a, s'accostò al padre Yarut;la e


gli disse : << lnsegnami, o venerabile, il Brahman JJ. A lui que­
gli rispose : (( Il [Brahman] è cibo, soffio vitale, vista, udito,
mente, parola >> 18• Ancora gli disse: (( Quello dal quale le
creature nascono, per opera del quale una volta generate vi­
vono, nel quale morendo penetrano, questo devi cercare di
conoscere. Esso è il Brahman JJ.
Bhrgu praticò l'ascesi e, praticata l'ascesi,
2. conobbe che il Brahman è cibo. In verità dal cibo le
creature nascono, per opera del cibo una volta generate si
mantengono in vita, nel cibo morendo ritornano. Avendo
compreso ciò, di nuovo s'accostò al padre VarWJ-a ripetendo :
<< Insegnami, o venerabile, il Brahman >J. Quegli gli rispose:

(( Attraverso l'ascesi devi cercare di conoscere il Brahman. Il


Brahman è ascesi >J. Bh_rgu praticò l'ascesi e, praticata l'ascesi,
3. conobbe che il Brahman è soffio vitale. In verità dal
soffio vitale le creature nascono, in grazia del soffio vitale una
volta generate si mantengono in vita, nel soffio vitale moren-

T7· Bhrgu, indotto dal padre Varwp., in armonia con l'insegnamento della
valli pre�:ed=te, riconosce il Brnhman nella matttia, nel soffio vitale, nel pensiero,
nella conosccnza, nella beatirudine, il porro immoto delle inquicrudini umane.
Segue l'esaltazione del cibo, ossia dd Brabman nella sua matttialità più evidente,
che assorbe ogni distinzione nella snpa-iore unità del tnno.
L'autore accenna soltanto alle tre prime individuazionì dd Brahman, VISI2,

18.
udito e parola essendo sensi c come tali compresi nel soffio vitale. Io ogni modo
in seguilo si tratta degli involucri come elencati nella r•alli precedente.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
TAimRin. Ul'ANI�AD '99

do ritornano. Avendo compreso ciò, di nuovo s'accostò al


padre Varul).a, ripetendo : << Insegnami, o venerabile, il Brah�
man n . Quegli gli rispose : << Attraverso l'ascesi devi cercare
di conoscere il Brahman. Il Brahman è ascesi JJ. Bhfgu pra�
licò !"ascesi e, praticata l'ascesi,
4. conobbe che il Brahman è pensiero. In verità dal pen�
siero nascono le creature, in grazia del pensiero una volta ge�
nerate si mantengono in vita, nel pensiero morendo ritor­
nano. Avendo compreso ciò, di nuovo s'accostò al padre Va�
rul).a, ripetendo: << Insegnami, o venerabile, il Brahman JJ.
Quegli gli rispose: ({ Attraverso l'ascesi devi cercare di cono­
scere il Brahman. Il Brahman è ascesi JJ. Bh_rgu praticò l'ascesi
e, praticata l'ascesi,
5. conobbe che il Brahman è conoscenza. In verità dalla
conoscenza nascono le creature, in grazia della conoscenza
una \'olta generate si mantengono in vita, nella conoscenza
morendo ritornano. Avendo compreso ciò, di nuovo s'acco­
stò al padre Varui_la, ripetendo : « Insegnami, o venerabile,
il Brahman JJ. Quegli gli rispose : << Attraverso l'ascesi devi
cercare di conoscere il Brahman. Il Brahman è ascesi JJ. Bhrgu
praticò l'ascesi e, praticata l'ascesi,
6. conobbe che il Brahman è beatitudine. In verità dalla
beatitudine nascono le creature, in grazia della beatitudine
una volta generate si mantengono in vita, nella beatitudine
morendo ritornano.
Tale è la scienza di VarWJ-a partecipata a Bhrgu, stabilita
nel più alto cielo. Colui che la conosce, sta saldo, possiede il
cibo, diventa mangiatore del cibo, diventa grande per prole,
armenti, splendore brahmanico, grande per gloria.
7. Non bisogna biasimare il cibo. Questa è la regola 19• Il
soffio vitale è invero cibo 20, il corpo è mangiatore di cibo, il

19. L'esaltazione del cibo, ossia della materia, dalla quale tutto s"origin(l c
r:�lla quale rutto va a finire, contrasta con qu.anto detto finora, per il materialismo
che sembra volu propugn:rre. Secondo Sai:tkara si vuole mostrare un tipo di medi­
tazione sulla realtà più. direttamente evidente: questa ammette una distinzione tra
cibo e fruitore, che scompare quando si sia raggiunto l'Atman puro.
�o. n wffio è cibo in quanto sta dentro il corpo che lo utilizza.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
TAIITIRiYA UPANl�

corpo è fondato sul soffio vitale, il soffio vitale è fondato sul


corpo, e quindi il cibo è fondato sul cibo. Colui che sa che il
cibo è fondato sul cibo, costui è ben saldo, possiede il cibo,
diventa mangiatore di cibo, grande diventa per prole, armen­
ti, splendore brahmanico, grande per gloria.
8. Non bisogna far poco conto del cibo. Questa è la re­
gola. Le acque in verità sono cibo, sulle acque la luce si
fonda, sulla luce si fondano le acque e quindi il cibo è fon­
dato sul cibo21• Colui che sa che il cibo è fondato sul cibo,
costui è ben saldo, possiede il cibo, diventa mangiatore di
cibo, grande diventa per prole, armenti, splendore brahma­
nico, grande per gloria.
Bisogna fare gran conto del cibo. Questa è la regola.
9.
La terra in verità è cibo, lo spazio etereo è mangiatore di ci­
bo, sulla terra lo spazio è fondato, sullo spazio è fondata la
terra e quindi il cibo è fondato sul cibo 22• Colui che sa che il
cibo è fondato sul cibo, costui è ben saldo, possiede il cibo,
diventa mangiatore di cibo, grande diventa per prole, ar­
menti, splendore brahmanico, grande per gloria.
l O. Non bisogna rifiutare nessuno nella propria dimora.
Questa è la regola. Perciò in qualsiasi maniera bisogna pro­
curarsi molto cibo. [Di colui che così agisce] si dice: << fl
cibo gli è andato a buon fine >> (ossia : otterrà il rimerito dd­
l'offerta di cibo all'ospite). Se il cibo è stato preparato in mo­
do eccellente, è per lui (per il donatore) che è stato preparato
in modo eccellente. Se il cibo è stato preparato in modo me­
diocre, è per lui che è stato preparato in modo mediocre. Se
il cibo è stato preparato in maniera infima, è per lui che è
stato preparato in maniera infima.
Per colui che così sa, [il Brahman si configura] nella voce
come sicurezza, nel pra11a e nell'apana come capacità di ac­
quistarli e di conservarli, nelle mani come capacità d'agire,

:ZI. ll lampo è contenuto nelle nubi; l'acqua si produce ddla condensari<»>"


del vapore acqueo.
2.2. Lo spazio etereo sembra fondato sulla terra; la terra a sua volta è contor­
nata dallo spazio, nel quale vanno a finire le varie apparizioni terrene. c&. Ch.Up.,
4> 1-J·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
net ptedi come capacità di muoversi, nell'ano come capacità
d'evacuare. Queste sono le determinazioni [del Brahman] per
quel che riguarda l'uomo.
Per quanto riguarda le determinazioni celesti, [il Brah­
man apparisceJ come prosperità nella pioggia, come forza
nella folgore, come splendore nel bestiame, come luce nelle
stelle. come procreazione, immortalità e gioia negli organi
•rcnitali, come totalità nello spazio etereo.
"
Chi onori [il Brahman] come sostegno, possiede egli stes-
so un sostegno; chi lo veneri come grandezza, diventa egli
stesso grande; chi lo veneri come pensiero (manas) ottiene
egli stesso onoranza (miina); chi lo veneri come adorazione,
a lui si piegano i desideri ; chi lo veneri come formula magica,
possiede egli stesso la formula magica; chi lo veneri come
rito magico (per distruggere i nemici), intorno a lui muoiono
i rivali che lo odiano e i parenti ostili.
Ciò che si trova nell'uomo c ciò che si ritrova nel sole, è
umco.
Chi conosce ciò, quando lascia questo mondo, dopo aver
raggiunto l'involucro fatto di cibo, dopo aver raggiunto l'in­
volucro fatto di soffi vitali, dopo aver raggiunto l'involucro
fatto di pensiero, dopo aver raggiunto l'involucro fatto di co­
noscenza, dopo aver raggiunto l'involucro fatto di beatitudi­
ne. ''aga attraverso i mondi, mangiando a suo piacere, nve­
stendo l'aspetto che vuole e canta questo canto 23 :
(( Evviva, evviva, evviva!
lo sono il cibo, io sono il cibo, io sono il cibo !
lo sono il mangiatore del cibo, io sono il mangiatore del
cibo, io sono il mangiatore del cibo !
lo sono colui che congiunge insieme le due cose, io sono
colui che congiunge insieme le due cose, io sono colui che
congiunge insieme le due cose !

"3· C'è qui un intraducibile gioco di parole, basato sull'assonam:a tra siiman,
� canto » e .-iima, « identità » : nel canto infatti si esalta l'identità con il Brahman,
che è tutto ciÒ che di buono esiste ai vari livelli e nel quale ogni distinzione scom­
p�.re, cosicché è come se l'Assoluto donasse .C: a se stesso.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
TAITIIRiY.� UPANI�AD

Io sono il primogenito della legge cosmica; anteriore agli


dei, io risiedo nel grembo deU'immortalità.
Chi mi dona, costui mi ristora.
Io sono il cibo e mangio il mangiatore del cibo l
Io ho superato rutto l'universo l>,
Aureo splendore possiede colui che questo sa. Tale è la
dottrina arcana.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
AITAREYA UPANI�AD
L'Aitareya Upani[ad appartiene al ciclo del J!gveda e comprende
il IV, V e VI adhyiiya del secondo libro dell'Aitareya Ara!J-yaka. È tra
Le più antiche Upani1ad, come si rileva dalla lingua e dalla prepon­
deranza assegnata al mito cosmogonico e alle relazioni tra micro- e
macrocosmo. Nel primo adhyaya s'afferma l'assolutezza dell'Atman,
priJKipio e creatore dell'universo e soprattutto dell'uomo, che da Esso
pmmana e nel quale Esso penetra; nel secondo si tratta delle tre
nascite del!'Atman, ossia delle varie manifestazioni dell'Atman, che
�arà libero dal ciclo delle esistenze quando si sia riconosciuta la vera
sua natura, che è costituita di conoscenza (terzo adhyìiya) ed è perciò
identica al Brahman. Si ritrovano dunque i grandi temi della specula­
zione upanipdica (unità originaria, identità fra l'Atman e Brahman,
conoscenza come essenza dell'Assoluto) e analogo è il modo di proce­
dere, con accettazione di postulati, con utilizzazione di motivi tradi­
zionali formalmente conservati ma investiti di nuovi significati, con
l'accostamento, in un 'tentativo di struttura unitaria, di concezioni forse
all'origine tra loro estranee, Cfr. U. ScHNEIDER, Die Kompositùm der
Ait. Up., in " Indo-Iranian Journal », VII, 1963, pp. 58-69.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
PRIMO ADHYAYA

PRlMO KHABQA

l . In verità, al principio questo universo non era altro che


l'Atman, unico e solo. Nessun'altra cosa palpitava. Esso pen�
sò: (( lo voglio creare i mondi ! n .
2. Esso creò questi mondi : l'oceano [cosmico J , i raggi di
luce, [il dominio della] morte, le acque. L'oceano [cosmico]
è al di là del cielo, il cielo ne è il fondamento; i raggi di
luce sono l'atmosfera; [il dominio della] morte è la terra;
quelle che sono al di sotto sono le acque 1•
3. Esso pensò : (( Ecco i mondi. Ora voglio creare i guar�
diani dei mondi l). Traendolo fuori dalle acque, Esso foggiò
l'uomo [cosmico ] .
4 . E lo covò. Dopo che lo ebbe covato, l a bocca di lui
s'aperse come un uovo : dalla bocca sorse la parola, dalla
parola il fuoco. S'apersero le narici: dalle narici venne il re�
spiro, dal respiro il vento. S'apersero gli occhi: dagli occhi
sorse la vista, dalla vista il sole. S'apersero le orecchie : dalle
orecchie sorse l'udito, dall'udito i punti cardinali. S'aperse la
pelle: dalla pelle sorsero i peli, dai peli le erbe e le piante.
S'aperse il cuore : dal cuore sorse il pensiero, dal pensiero la
luna. S'aperse l'ombelico: dall'ombelico sorse l'apiina, dal�
l'apiina la morte. S'aperse il membro virile : dal membro vi�
rile sorse lo sperma, dallo sperma le acque 2•
l. L'acqua è prcponder.mte nel cosmo: essa circonda l'uni.-erso sia sopra ,;a

'otto. Cfr. Salllpatba Br., :l\.


"1, 1 , 6, 16: " Le acque stanno ncl posto più aho dd
cido c chi sca>"a qui trova proprio dell'acqua "·
2. In analogia con �.'V., 10, 90, il macraniropo originario è il mezzo per cui
b creazione si realizza. Ogni facoltà sorge in curri;pont.!enza dell'organo che l'cser-

www.scribd.com/Religione_in_Ita
AITAREYA UPANJ�

SECONDO KHAl';Q)A

l . Le divinità, una volta generate, si preapltarono nel


grande oceano [della vita] , ma [il creatore] ne aveva fatto
il regno della fame e della sete. Allora esse gli dissero : « Tro­
vaci una dimora, risiedendo nella quale possiamo mangiare
il cibo l l> 3•
2. Portò loro una vacca, ma esse dissero ; (( In verità non
ci basta >>. Portò loro un cavallo, ma esse dissero: (( In verità
non ci basta >>.
3. Portò loro un uomo ed esse dissero ; ({ In verità ciò è
ben fatto l ». L'uomo invero è una cosa ben fatta 4• Quindi
Esso disse loro : (( Entrate ognuna nella sua dimora! >>.
4. Il fuoco, fattosi parola, penetrò nella bocca; il vento�
fattosi respiro, penetrò nelle narici; il sole, fattosi vista, pene­
trò negli occhi; i punti cardinali, fattisi udito, penetrarono
nelle orecchie; le erbe e le piante, fattesi peli, penetrarono
nella pelle; la luna, fattasi pensiero, penetrò nel cuore; la
morte, fattasi apiina, penetrò nell'ombelico; le acque, fattesi
seme, penetrarono nel membro virile.
5. La fame e la sete dissero a Lui (all'Atman): <{ Trova
anche per noi [una dimora] ! >>. Esso rispose loro : « Tra que­
ste divinità io vi divido, io vi faccio partecipi di [quanto
tocca a] loro ». Perciò quando si raccoglie un'ablazione per

cita (e ciò 5crr:tbra rivelare uo certo materialismo arcaico) e a 5U3 volta è messa in
relazione con uno degli dementi universali: l'attenzione è quindi rivolta particol:w
mente all'uomo. TI rapporto aistente tra sensi ed elementi è talvolta chiaro, talallr.l
molto me.oo evidente. Tra parola e fuoco il rapporto è da vedersi nell'epit� �
« bocca degli dci » attribuito al fuoco del sacrificio; tra regioni celesti e udito il
rapporto e basato sul fatto che i suoni si diffondono nello spario; tra luna e �­
siero c'è forse la steSsa 5erenità. L'apiiTla è, rra i soffi vitali, quello che pr<:Siede
all'evacuazione e all"espulsione del feto ed i: messo in relazione con la moru: forse
in quanto la mone è la sorte comune dei nati (a meno che l'apiiTla noli sia qui i1
soffio che presiede alla consumazione, ovvero alla distru:cione, dd cibo).
3· L<: divinità, ossia le varie facoltà, sono soggene alle stesse miserie dcll'uomo;
quindi chiedono una sede, un organo se.osorio, per poter gustare il cibo, ossia l'og·
getto della percezione e dell'esperienza. .
4· Le divinità approvano l'uomo perch� è il loro principio. Lo �biO tra
sublimare nelle diVlll l
tà , che
micro- e macrocosmo è continuo, le facolti si sono
ora ridivengono sensi nell"uomo singolo.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
AITAREYA UPANI�AD 3°7

una qualsiasi di queste divinità, la fame e la sete hanno parte


di [quello che tocca a] ciascuna di esse 5•

TERZO KHAt':l':QA

1 . Esso pensò : {( Ecco i mondi ed ecco i protettori dei


mondi. Ora voglio creare per loro del cibo >l .
2. Esso covò le acque. Dopo che furono covate, da esse
sorse un corpo materiale : questo corpo che sorse fu il cibo.
3 . Questo così creato desiderò di fuggire. Esso tentò d'af­
ferrarlo con la parola, ma non poté afferrarlo con la parola.
Se l'ayesse afferrato con la parola, si sarebbe soddisfatti con
la sola menzione del cibo.
4. Tentò d'afferrarlo con il respiro, ma non poté afferrar­
lo con il respiro. Se l'avesse afferrato con il respiro, si sarebbe
soddisfatti con il solo fiutare il cibo.
5 . Tentò d'afferrarlo con la vista, ma non poté afferrarlo
con la vista. Se l'avesse afferrato con la vista, si sarebbe soddi­
sfatti con il solo vedere il cibo.
6. Tentò d'afferrarlo con l'udito, ma non poté afferrarlo
con l'udito. Se l'avesse afferrato con l'udito, si sarebbe soddi­
sfatti con il solo sentir parlare del cibo.
7. Tentò d'afferrarlo con la pelle, ma non poté afferrarlo
con la pelle. Se l'avesse afferrato con la pelle, si sarebbe sod­
disfatti con il solo toccare il cibo.
B. Tentò d'afferrarlo con il pensiero, ma non potè affer­
rarlo con il pensiero. Se l'avesse afferrato con il pensiero, si
sarebbe soddisfatti con il solo pensare al cibo.
9. Tentò d'afferrarlo con il membro, ma non poté affer­
rarlo con il membro. Se l'avesse afferrato con il membro, si
sarebbe soddisfatti con il solo eiaculare il cibo.

5· La presenza c la partecipazione di fame e sete :ùle operazioni delle divinità­


sensi sembrano sottolineare la precariet:à dei sensi di fronte ali'Atman, che (come
s·afkrmerà rra poco) li governa c permette il loro funzionamento.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
l
i\ITAREYA UPANI�AD !

l O. Tentò d'afferrarlo con l'apttna e [allora] poté consu­


marlo (iivayat). È quindi il vento (vttyu) quello che afferra il
cibo, è il vento quello che vive dì cibo 6•
I l . Esso pensò : t( Come può esistere questo [aggregato
umano] senza di me? n . E ancora: (( Per quale delle due
[vie] potrò penetrarvi? l>. Pensò: ({ Se si parla con la parola,
se si respira con il respiro, se si vede con l'occhio, se si ascolta
con l'orecchio, se si ha la percezione con la pelle, se si pensa
con la mente, se si inala con I'apiina, se si eiacula con il mem­
bro - allora chi sono io? '' 7•
1 2. Allora, avendo spezzato la sutura sagittale, penetrò
per questa porta e questa ha il nome di vidrti (fessura) ed è
[sede di] beatitudine. Dell'A.tman [penetrato nel corpo] tre
sono le dimore, tre gli stati di sonno : questa è una dimora,
questa un'altra e questa un'altra ancora s.
1 3 . Allorché fu nato, contemplò gli esseri e pensò: (( È
forse possibile parlare di un altro? >>. Esso riconobbe che l'uo­
mo cosmico era totalmente ripieno di Brabman e disse: << lo
ho riconosciuto ciò (idam) ''·
1 4. Pertanto Idarpdra (<( colui che ha visto ciò l>) è il suo
nome, Idarp_dra esso si chiama. Esso, che è Idarp.dra, arcana­
mente Indra vien chiamato. Gli dei infatti amano l'arcano,
- amano l'arcano gli dei 9•

6. s�condo U . ScH:<EIDEll, op. cit., i! contra�to fra la precedc:nte correlazione


apiina: mrtyu c l'attuale apiina: vayu (sostenuta con una delle solite elm:ubrazioni
linguistiche basate sull'as.onan:za), rivelerebbe una modificazione ddl'originaria ste­
sura, che considerava, nell'ambito della dottrina del vento-respiro, il prat_la come
la facoltà capace d'alk-rrare il cibo. L'insErZione dell'apiina sarebbe avv�nuta per
preparare (data la funzione dell'apiina nella generazione) rargomento dd =ndo
adhyiiya, ossia la manifestazione sulla terra dell'Atman. che passa dall'una esistenza
all'altra in un ciclo continuo. Il concetto di ciclo ddle esistenze deriva da alrre con­
sider:J.Zioni che non riguardano �oltanto la dottrina del vento-respiro.
7· L'Atrnan, che si presenta come l'elemenw unificatorc delle �-arie attività,
decide di penetrare nell'aggregato umano attraverso una delle due vie di entratll-.
che sono, secondo Saòkara, il piede o la sommiù della testa.
8. I rrc stati ddl'Atman nd corpo sono la veglia, il sogno, il sonno profondo
(anche lo stato di veglia è considerato sonno nei riguardi dell'illuminazione). Le
tr� dimore sarcbbem l'occhio destro, la mente, il cuore. .
9· L'Atman individuato riconosce l'identità con il Brahrnan di se stesso e di
ciò che ha creato (non esiste infatti una reale plurn.lità e non è quindi possibile par·
!are di cose o di persone distinte) e perciò ha il nome di ldarpdra_ che è il vero e
originario nome del din degli dei.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
SECONDO ADHYAYA

QUARTO KHA�A

1 . All'inizio è nell'uomo che giace l'embrione, ossia lo


sperma, che è l'ardore raccolto da tutte le membra 10• In verità
lJ'uomo] porta l'Atman in se stesso. Quando versa il seme
nella femmina, allora provoca la nascita dell'Atman. Questa
è la sua prima nascita.
2. Questo [seme] diventa una cosa sola con la donna, cosi
come fosse una delle sue membra. Perciò non le porta danno
ed essa fa crescere l'Àtman dell'uomo che è penetrato in lei.
3. Essa che nutre, deve essere nutrita: [infatti) porta un
,

feto. [ I l padre,] fin da principio, fin da prima della nascita,


prende cura [del figlio] . Poiché prende cura del figlio fin dal
principio, fin da prima della nascita, egli prende cura di
se stesso perché i mondi continuino. Invero è in tal modo
che i mondi si continuano. Questa è la seconda nascita del­
l'Ji.tman.
4. Il fìglio, che è l'Atman del padre, vien sostituito [al
e osto del padre J per compiere le azioni pie. Allora l'altro
Atman (quello del padre), dopo aver fatto quel che doveva
fare e aver compiuto la vita, se ne va e, andandosene di qua,

ro. Ossia !"Atman, che qui rivela chiaramente i suoi rapporti con la dntLrina
_
dd tuoco come principio di vita. Da notare che il secondo ad/,yiiyJ enumera le tre
nascite del!'Atma.n (concepirm:nto, naseita vera e propria, morte e conseguente rina­
«:Ìta) senza considerare che gi.à in r, 3, '3 s'era parlato di " na«:ita a[ momento

della penerra.zionc nel corpo.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
3" All'AREYA UPANI�AD

di nuovo rinasce. Questa è la terza nascita dell'Atman. A


questo propositoun asceta disse :
5. << Quando ancora ero nel grembo, io già ben conoscevo
tutte le nascite degli dei. Cento baluardi di bronzo mi osta­
colavano, eppure simile a falco io me ne volai via veloce­
mente >l. Così quando ancor stava nella matrice parlò Varna­
deva 11•
6. Ciò conoscendo, salito in alto, dopo la dissoluzione del
corpo, nel mondo celeste, realizzando tutti i suoi desideri, di­
venne immortale, - immortale divenne.

II. La srrofa rigvcdica (4, ::q, t) allude al mito del soma, rrafugato dall'aquila
per ordine di Jndra Qui vien interpretata come una diclù.arazione di vamadeva,
.

autore dell'innD, il quale onenne la liberazione dal ciclo dd\c esistenze (i cento
baluardi) riconnscendo la verità dell'origine dcll� varie facoltà ddl'Aonan.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
TERZO ADHYAYA

QUINTO KHAl';Jl?A

l . Chi è colui che dobbiamo venerare come [il vero] At­


man? Chi è l'j\tm_an, per mezzo del quale si vede, si ode, si
sentono gli odori, si pronunciano le parole, si discrimina il
dolce e l'amaro ?
2. Quello che è il cuore e la mente - ossia consapevo­
lezza. percezione, discernimento, sapienza, ingegno, intuizio­
ne, fermezza, pensiero, riflessione, impulso, ricordo, fantasia,
determinazione, forza vitale, desiderio, volontà - tutte que­
ste sono denominazioni della conoscenza.
3 . Essa è Brahma, essa è Indra, essa è Prajapati, essa
[comprende] tutti gli dei e i cinque elementi fondamentali
ossia terra, vento, etere, acque, luci; essa [comprende] le cose
nate per così dire dalla combinazione di [elementi] sottili,
cioè le diverse creature nate da uovo, da matrice, da vapore,
da semi, come cavalli, vacche, uomini, elefanti, tutto ciò che
respira e si muove, vola, è immobile. Tutto è guidato dalla
conoscenza, è fondato sulla conoscenza. Il mondo è guidato
dalla conoscenza, la conoscenza è il suo fondamento, la cono�
scenza è il Brahman.
4. Per mezzo di tale .Atman cosciente, essendosi innalzato
da questo mondo al mondo celeste, avendo realizzato tutti i · - '1')
desideri, [Vamadeva] divenne immortale, - immortale di­
venne.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KAUSITAKI UPANI�AD
L1 f.:.amlurki Upanirad, così chiamata dal nome d'un maestro ve­
dico che compare nel secondo adhyiiya, appartiene alla scuola del �gve­
d.1 e fa parte delle Upanifad più antiche, benché sia certamente poste­
riore alla B.Up. c alla Ch.Up.: infatti essa riprende alcuni temi di
quelle, come la dottrina escatologica del primo adhyiiya (cfr. B.Up.,
h. 2 e Ch.Up., 5· 3-10) e il dialogo tra Balaki e AjiitaSatru del quarto
(cfr. B.Up., 2, 1). Divisa in quattro << lezioni n che segnano un pro­
gressivo allontanamento da immagini e interessi terreni, volendosi così
significare la necessità della gradualità nell'impegno e nello studio, la
K.illlf. Up. agita il problema dell'unicità dell'esistente, ossia del Brah­
man, dapprima considerato come una sorta di divinità personale, poi
ra\·visato nel priil}a, quindi teorizzato come pura coscienza (Prajfult­
man), donde tutti i sensi, tutti i mondi si dipartono, aggettivazione
empirica dell'Assoluto.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
PRIMO ADHYAYA l

1 . Citra, discendente di Gangya, volendo fare un sacrifi�


cio, scelse r come officiante Uddalaka] Araçti, ma costui inviò
il figlio S\;etaketu, dicendogli : « Fa in modo che [Citra]
possa compiere il suo sacrificio n. Quando egli si fu seduto,
l Citra J gli chiese : << O discendente di Gautama, il mondo
nd quale [mediante il sacrificio] mi porterai è senza uscita,
oppure c'è qualche altra via da quello [dipartentesi] ? Non
condurmi in un mondo falso! n . Quegli rispose : << Non lo
so, ma lo chiederò al maestro )). Si recò dal padre e gli disse :

'< !\li è stato chiesto questo : come devo rispondere? )), Ma [il
padrel disse: << Neppure io lo so. Quindi, dopo aver condotto
a termine lo studio, prenderemo nell'assemblea quello che

gli altri hanno da darci. Vieni, andremo tutti e due! >>. E


preso il combustibile nella mano si avanzò verso Citra discen�
dente di GaiLgya, dicendo : << Voglio diventare tuo discepo�
lo n . [Citra] replicò : <<Tu sei degno della conoscenza del
Brahman, o Gautama, tu che non hai concepito alcun orgo�
glio. Vieni, io ti farò conoscere partitamente [ogni cosa] )),

I. Lo k<dln"ya Citra rivela al brahmano $vetaket:u e al padre suo il destino


ddl'anima dopo b morte. La luna accoglie ed esamina rutti i morti, facendo rka­
d,-e rulla terra nelle varie forme di esistenza chi non dà la giusta rispasta. Ma
quelli che riconoscono la propria identità con la luna (e quindi cnn l'anno e con le
sragioni, dalla luna determinati) procedono oltre sulla via d�li dei fino al mondo
dci Brahman, rappresentato come IH\a reggia ricchissima. Superati nri ostacoli,
deposti i propri condizionamenti , il morto si accosta al Brahman, assiso su un divano
0 parpzrika (di qui il nome di paryarika-vidyii dato alla dottrina qui eo;posta), costi­
tuito dai ;-ari oggetti c simboli del sacrificio. Le domande dd Brahman e le rispo­
ste date mcttonn in luce il rapporto che <:>iste trn le varie funzioni del Brahman e
l'uomo, il quale, identico al Brahman che è la verità, ne riproduce funzioni e
attiYitiì.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KAU�iTAKI UPANJ�AD

2. Secondo quanto disse, coloro che da questo mondo si


dipartono, tutti giungono nella luna. Mediante i loro soffi vi­
tali essa s'accresce nella prima quindicina del mese, nella se­
conda quindicina essa li fa rinascere. La luna infatti è la porta
del mondo celeste. Colui che dà la giusta risposta essa lo lascia
passare, ma chi non sa rispondere, trasformatolo in pioggia,
lo fa piovere qui sulla terra. E sulla terra questo rinasce come
verme, o insetto, o pesce, o uccello, o leone, o cinghiale, o ri­
noceronte, o tigre, o uomo, o altro [animaleJ , in questo o in
quel luogo - secondo le sue azioni e il suo sapere -. Quando
arriva [l'anima del trapassato alla luna ] , questa gli chiede
chi sia ed egli deve rispondere : (( O stagioni\ dalla [luna]
brillante, che ha quindici parti, che nasce [periodicamente],
che è la sede dei Mani, il seme [mio] è stato generato. E ora
inviatemi in un progenitore maschio, per mezzo d'un proge­
nitore maschio versatemi in una madre 3• Io nasco in aggiunta
come il tredicesimo, come il mese intercalare, insieme con il
padre dalle dodici parti. Questo io so, questo io conosco bene :
perciò, o stagioni, conducetemi all'immortalità. Grazie a que­
sta verità, grazie a questo ardore, io sono stagione, figlio delle
stagioni. Chi sono io? Io sono te! ))4• Allora [la lunaJ lo lascia
passare.
3 . Dopo esser giunto a questa via, alla via degli dei, egli
procede fino al mondo dì Agni, al mondo di Vayu, al mondo
di VarUl).a, al mondo di Indra, al mondo di Prajapati, al
mondo del Brahman. In questo mondo ci sono il lago Ara, i
Muhurta armati di mazze, il fiume Vijara, l'albero :ìlya, l'a­
rengo Salajya, la rocca Aparajita, i due guardiani della �
Indra e Prajapati, il palazzo Vibhu, il trono Vicakpq.a, il
divano Amitaujas 5•

2. Le stagioni sorvegliano l'accesso alla luna.


3· Questa prima strilla � pronunciata da chi desidera ritornare nd mondo
dei vivi.
_J
4- Queosta seconda strafa è pronunciata da chi desidera proseguire oltre la �a
lungo la strada degli dei. Probabilmente si allude a una nascita eccezionale, simile
a quella dd mese intercalare, destinata a pareggiare l'anno solare oon l anno_luna=
'

5· Le .-.�rie parti del mondo dd Brahman recano nomi simbolici, va�en�


interpretati. Ara sembra ricordare i " nemici » (an) dell'cwmo, come l'ira. l InVI­
dia ecc.; i Muhllrta sono gli « i<ranti » e ricordano la fuggevolezza dcl taPpo;

www.scribd.com/Religione_in_Ita
3'7

4 tr. Giunge al lago Ara e lo oltrepassa con [la sola forza


del J pensiero, ma coloro che non hanno la retta conoscenza
!à giunti vi affondano. Giunge ai Muhfuta, armati di mazza :
ma questi fuggono davanti a lui 6• Giunge al fiume Vijara e
lo oltrepassa con [la sola forza delJ pensiero. Quindi scuote
da sé le buone azioni e le cattive. I parenti che gli san cari
onengono le buone azioni, quelli che cari non gli sono otten­
�ono le cattive. Come chi, correndo su un carro, guarda alle.
due ruote. così egli guarda al giorno e alla notte, alle azioni
buone e alle cattive, e a tutte le coppie [di opposti} (caldo e
freddo. dolore e piacere, ecc.) 7• E libero dalle azioni buone,
libero dalle cattive, conscio del Brahman, verso il Brahman
s avna.
4b. La cara Manasi e Cak�u�i 8 che ne è il riflesso pren­
dono dei fiori e li portano, e così Jagati, Amba e Ambali e le
:1\tre apsaras capeggiate da Ambika. A esse il Brahman dice:
" Correte incontro [a lui] con la mia gloria. Egli ha rag�
giunto il fiume Vijara e non sarà più colto da vecchiezza JJ.
Cinquecento apsaras gli si fanno incontro : cento con corone
nelle mani, cento con unguenti, cento con polveri aromatiche,
cento con vesti, cento con frutti. Lo adornano con l'ornamen�
to dd Brahman ed egli, ornato dell'ornamento del Brahman,
conoscendo il Brahman, verso il Brahman s'avvia.
5 . Giunge all'albero I:lya e l'odore del Brahman penetra
in lui. Giunge all'arengo Salajya e penetra in lui il sapore del
Brahman. Giunge alla rocca Aparajita e penetra in lui lo
splendore del Brahman. Giunge ai due guardiani della porta,
Indra e Prajapati, ed entrambi dì fronte a lui fuggono. Giun�
ge al palazzo Vibhu e penetra in lui la gloria del Brahman.

\'iiara oigniiìca « senza vecchiezr.a »; Ilya è mesoo in rapporto con ifii, « terra n;
Silajya è interpretato come "' ciò che esiste, scompare e rinasce " (rat + la + ia);
.-\pM:ijita significa « invincibile n , Vibhu , " vasto n , Vicak�a, " che vede lon·
tano », Amitaujas, « dall'energia infinita "·
6. Ogni limitazione di tempo viene superata.
7· Tutte le determinazioni c tutte le distinzioni, retaggio dell'espcrienza terre·
str , non vengono neppure scorte da colni che s'avvia verso il trono dcl Brahman,

cos, come non si scorgono i raggi d'una ruota in movimento.
8, �lanasì e Cak�u�ì sono ninfe forse collegate con il pensiero e con la vista.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
·•

Giunge al trono Vìcak�a1_1a: [di questo] le melodie !Jrhat e


rathantara sono i piedi anteriori, le melodie Syaita e naudhasa
i piedi posteriori, le melodie vairiipa e vairaja i sostegni lon­
gitudinali, le melodie fakvara e raivata i sostegni trasversali.
[n tronoJ è la coscienza (prajfla), perché è con la coscienza
che si vede lontano. Giunge al divano Amitaujas: e questo è
il priiiJ-« 9• Passato e futuro sono i suoi piedi anteriori, benes­
sere e nutrimento i piedi posteriori, le melodie brhat e rathan­
tara i sostegni longitudinali, le melodie bhadra e yajftayajfiiya
la testata, gli inni e le melodie la parte anteriore dell'imbotti­
tura, le formule sacrifìcali la parte trasversale dell'imbottitu­
ra, i raggi della luna il materasso, l'udgitha la spalliera, il
benessere il cuscino. Qui risiede il Brahman 10• Colui che cosi
conosce sale sul trono ascendendovi dalla parte anteriore. ll
Brahman lo interroga: <l Chi sei? n. Egli deve rispondere :
6. << Io sono stagione, discendente delle stagioni, ho avuto
come matrice l'etere, sono sperma per la moglie, sono lo
splendore dell'anno, sono l'intima natura d'ogni creatura. Tu
pure sei l'intima natura d'ogni creatura; chi tu sei, questo io
sono n. [Il Brahman] gli chiede : << Chi sono io? >>. « Tu sei
il satyam Oa verità) n, deve rispondere. (( Che cosa è il sa­
tyam ? >>. << Ciò che è diverso dagli dei e dai soffi vitali, que­
sto è il sat; ciò che sono gli dei e i soffi vitali, questo è il tyam.
E [tutto] questo si esprime con la parola satyam 11• Cosi è
l 'intero universo e l'intero universo sei tu )), E questo è pure
espresso nella seguente strofa :
7. Quel grande veggente, costituito di Brahman, il cui
ventre è il yajus, la cui testa è il saman, il cui corpo è la re,

9· Questo passo mi sembra tipico del moxlo di procedere dei vati upani�dici:
dapprima trono e praj!Jii sooo equipanti perché sia il trono per la sua posizion"'
dc\'al::i, sia la coscienza permettono un'ampia visuale. Quindi :;i identificano divano
c prii!JO: ossia l'epitetopriif!a, quasi omofono di praj!lii, viene attribuito a un og­
getto assai simile al trono, Si prepara così il campo per l'identificazione tra priil}a e
projtiii della lezione successiva.
IO. La descrizione della residenza del Brahman è esemplificata certamente SO
mc.delli di regge di sovrani terreni. Voo.i W. RAu, Staat u1Jd Gcsel/.schaft im olt&IJ
!ndim, Wiesbaden, I957• pp. n5-I28.
. • .
n. Secondo questo luogo, 5at indica ciò che trascende l'espenenza do ":""!il
e delle divinità che li reggono, tyam ciò che ai sensi si riferisce. Divena .
opllll
o De
è esp.asa alrrove (ad es. in T.Up., 2, 6).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KAU�TAXI UPANl�J\D 3 '9

]'immutabile, questo deve essere riconosciuto come il Brah­


manu.
Il Brahman gli chiede ancora : << Con che cosa ti acquisti
i miei attributi maschili ? '' 13• c< Con il prii1Ja >>, deve rispon­
dere. i< E i miei attributi neutri ? )). << Con il pensiero n. « E i
miei attributi femminili ? ''· << Con la parola ». « E gli odo­
ri? ''· 1< Con l'olfatto n. « E le forme? n . cc Con la vista n. << E
i suoni? >>. << Con l'udito >>. <<E il sapore degli alimenti ? n.
<( Con la lingua ll . << E le azioni ? >>. << Con le mani >>. « E le
sensazioni piacevoli e dolorose ? >>. « Con il corpo ». << E il
piacere, la voluttà, la capacità di procreare ? )J. (C Con l'organo
genitale 1>. << E il modo di procedere? n. << Con i piedi >>. « E i
pensieri, il conoscibile, i desideri ? n. n Con l'intelletto )). Al­
lora il Brahman gli dice : « Hai conquistato il mio mondo,
esso è tuo, o caro ''· Il trionfo del Brahman, il successo del
Brahman, questo trionfo consegue, questo successo conquista
colui che così sa, colui che cosi sa.

SECONDO ADHYAYA 14

pra�w è il Brahman: questo affermò Kau�itaki. E


l . Il
di questo prii?}a, che è il Brahman, il pensiero è il messag­
gero, la vista è la sentinella, l'udito è il banditore, la parola è
la servente. E invero chi conosce che il pensiero è il messag­
gero del prii?}a, ossia del Brahman, costui ottiene un messag­
gero; chi conosce che la vista è la sentinella, costui ottiene una
sentinella; chi conosce che l'udito è il banditore, costui ot­
tiene un banditore; chi conosce che la parola è la servente,
ottiene una servente. Orbene a questo priir.za, ossia al Brah-

T2. Questa strofa sembra interpolata. In ogni modo nulla aggiunge di nuovo
alla rappresemaz.ione, legau alla liturgia, dd Brahma.n.
'3· ll Brahma.n trasmene le proprie funzioni e attività all'individuo. Nelle
tre prime domande c'è corrd.azione fra il genere dci vari atrributi e il genere di
prii1fa, manas, vile, soffio, meme, parola.
I�. La seconda lezione è costituita di brani staccati, nci quali si propongono
P"�" lo più riti e prescrizioni diretti al soddisfacimcmo di beni e desideri terreni . È
chiamata pni1f�Vidyii. in quanto il priir;a, comiderato entità suprema, è al centro
deU·attenzione.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
man, tutte le divinità (ossia i sensi) portano tributi senza che
esso ne chieda. E del pari tutte le creature portano tributi,
senza che li chieda, a colui che questo sa 15• Per lui questa è
la dottrina segreta: Non chiedere. Succede come quando uno
ha chiesto l'elemosina in un villaggio e senza aver ottenuto
nulla se ne sta seduto dicendo : <( Non mangerei nulla che da
costoro mi venisse offerto ll, e allora coloro che prima [lo]
avevano respinto lo invitano 16• Questo è il modo di compor­
tarsi di chi non chiede. Allora la gente gli dona il cibo e lo
invita dicendo : (( Noi vogliamo offrirti qualche cosa n .
2. Il prii1}a è il Brahman: questo affermò Pailigya. Per
quel che riguarda il prii�Ja, che è il Brahman, dietro la parola
si trova racchiusa la vista, dietro la vista si trova racchiuso
l'udito, dietro l'udito si trova il senso interno (l'intelletto), die­
tro l'intelletto si trova racchiuso il prii1}a 17• Orbene a questo
prii(la, ossia al
Brahman, tutte le divinità (ossia i sensi) por­
tano tributi senza che esso ne chieda. E del pari tutte le crea­
ture portano tributi, senza che li chieda, a colui che questo sa.
Per lui questa è la dottrina segreta: Non chiedere. Succede
come quando uno ha chiesto l'elemosina in un villaggio e
senza aver ottenuto nulla se ne sta seduto dicendo : << Non
mangerei nulla che da costoro mi venisse offerto >l, e allora
coloro che prima [lo] avevano respinto lo invitano. Questo è
il modo di comportarsi di chi non chiede. Allora la gente
gli dona il cibo e lo invita dicendo : << Noi vogliamo offrirti
qualche cosa ».
3. Ecco ora il modo di procurarsi un bene (o il modo di
procurare il bene d'una persona). Quando si mira a un deter­
minato bene (o al bene d'una determinata persona), nella not­
te della luna piena o della luna nuova, ovvero nella quindi-

15. Come i singoli sensi sono soggetti e rendono omaggio al soffio vitilc:, =SÌ
a colui che riconosce il Brahman nel prii(la toccano beni e il primato fra le creature:.
unche se non richiede nulh.
16. 1;: questa la prima allusione al costume della dlr.ar(lii, osstl alla p!'lltica, da
parte di chi è stato offeso o leso nci suoi diritti, di affrontare un sacrificio in modo
che l'etfeno nocivo ricada su chi ha commesso un"ingiustizia. ,

17. li pr&ra è i! wstrato di rutti i s<:nsi e pur de!l'imelletto, e da.� è pa: COSl
dire protetto, come da divasi involucri. Vedi la tenria dci kofa in Tmttmya Up., :l.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KAU�JTAKI UPANqAD

cina chiara, ovvero sotto una congiunzione favorevole, dopo


aYer preparato il fuoco, spazzato tutto attorno, disposta [l'er­
ba �aeraJ spruzzato [l'acqua sacraJ , piegato il ginocchio de­

stro. si fa l'ablazione di burro fuso con un cucchiaio e si dice :


,, La divinità chiamata parola è quella che fa ottenere : atten­
ua essa per me questo [beneJ da quel determinato individuo.
" �

Sr,Jhii per lei! La divinità chiamata olfatto è quella che fa


ottenere : ottenga essa per me questo [bene] da quel deter­
minato individuo. Sviihii per lei! La divinità chiamata vista
è quella che fa ottenere : ottenga essa per me questo [bene]
da quel determinato individuo. Sviihii per lei! La divinità
chiamata udito è quella che fa ottenere: ottenga essa per me
questo [beneJ da quel determinato individuo. Sviihii per lei!
La divinità chiamata mente è quella che fa ottenere: otten­
ga essa per me questo [beneJ da quel determinato individuo.
Sriilltl per lei l La divinità chiamata coscienza è quella che fa
ottenere: ottenga essa per me questo [beneJ da quel deter­
minato individuo. Sviihii per lei! >>. Quindi dopo aver aspirato
l'odore del fumo ed essersi cosparso le membra con il burro
sacrifìcale, mantenendo il silenzio, si recherà [dalla persona
designata] , dirà la cosa [richiesta] o manderà un messagge­
ro: sicuramente entrambi ottengono [il loro scopo] .
4. Ecco [il rito destinato a ottenere] l'amore [mediante
il sogt,.-iogamento] dei sensi. Se si desidera essere cari a un
fuomo] o a una [donna] o a più [uomini] o a più [donne ] ,
in uno dei giorni [sopraddetti ] si versa nel fuoco l'ablazione
di burro nel modo descritto e si dice : (( La tua parola in me
io libo, St'iihii l 18 Il tuo odorato in me io libo, St•iihii! La tua
vista in me io libo, St,iihii! Il tuo udito in me io libo, Sviihiil
Il tuo intelletto in me io Iibo, Sviihii l La tua coscienza in me
io libo,St'iihii! )). Quindi, dopo aver aspirato l'odore del fumo
ed essersi cosparse le membra con il burro sacrifìcale, mante­
nendo il silenzio, si recherà [dalla persona designataJ e cer-

18. La libagionc della parola e degli altri sensi significa probabilmente che
l'officiamc yersa in sé !e facoltà dell'altra persona, a sé avvincendola, ovvero diolrug­
g�ndo con il suo fuoco interiore gli eventuali osta�oli che al raggiungimento dei
suoi desideri ri &appongono,

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KAU�iTAKJ uPA.NJ�D

cherà di mettersi in contatto [con essa] o di parlarle stando


sopravvento : allora diventa sicuramente caro, sicuramente Io
ricordano [con simpatia] .
S . Ecco ora l a norma insegnata da Pratardana relativa al
controllo [del proprio ioJ : essa si chiama l'agnihotra inter­
no 19, Finché un uomo parla, non può respirare : allora egli fa
l'ablazione del respiro nella parola. Finché un uomo respira,
non può parlare: allora egli fa l'ablazione della parola nel
respiro. Queste due eterne, immortali ablazioni sempre l'uo­
mo compie, sia che vegli, sia che dorma. Le altre ablazioni
invece hanno una fine, poiché sono legate all'atto. Conoscen­
do ciò alcuni antichi non offrivano l'agnihotra [esteriore] 20•
6. L'uktlza è il Brahman 21: questo affermò S�kabhpl­
gàra. Bisogna venerarlo come la re, poiché tutte le creature
acclamano (abhyarc) lui, la sua eccellenza. Bisogna venerarlo
come yajus, poiché tutte le creature si sentono attratte (yu7)
verso di lui, verso la sua eccellenza. Bisogna venerarlo come
siiman, poiché tutte le creature si inchinano (saf!Znam) a lui,
alla sua eccellenza. Bisogna venerarlo come felicità, come glo­
ria, come splendore. Come esso tra gli inni di lode è il più
fausto, il più glorioso, il più splendente, così, in verità, colui
che ciò conosce diventa il più fausto, il più glorioso, il più
splendente tra tutti gli esseri. A questo riguardo l'adhvaryu
elabora l'intima essenza [del Veda ] , che si riferisce al sacri­
ficio, che è costituito di azioni sacrificali, e in essa intesse l'in­
sieme delle formule, nell'insieme delle formule il lzotar [inse­
risce] l'insieme degli inni, nell'insieme degli inni l'udgiitar
[inserisce] l'insieme delle melodie. Questa è l'essenza della
triplice scienza e del pari colui che così sa diventa invero l a

c
quintessenza di Indra n.

19. La vita è un continuo sacrificio, che supera e omprende I"agnihotra, os.sia

c
il sacrificio giornalmente offerto al Mahiiniir.lyar)il U�.
fuoco. Cfr. soprattutto •

a
20. Mi sembra pmbabile che qui si alluda a qualche antica setta dì asceli o di
meditanti sciolti da ogni rituale. . .
zr. L't<ktha è b parte re itata dell'inno sacrificale. Le successive
identifiC:JZlom
sono b sate su assonanze, che non possono es.sue rese in italiano.
22. Il sacerdote officiantc prende a oggcrro della sua meditarion�; ressenza dd
Veda, che è costiruito di formule, dì inni e di melodie. In tal mO'io ottiene il grado
più alto nel perfezionamento individuale, indicato come omosostanzialità ron Indr.l-
'
l

www.scribd.com/Religione_in_Ita
..
7 _ Ecco ora le tre venerazioni di Kau�itaki Sarvajit 23•
Kau?ltakì Sarvajit venera il sole che sorge. Dopo essersi legato
il cordone sacrificale24, aver portato l'acqua e aver riempito
tre volte la coppa dell'acqua, egli dice : ((Tu sei colui che
Je,·a: leva le mie colpe! JJ. Nello stesso modo venera il sole a
mezzogiorno : (< Tu sei colui che solleva : solleva le mie col­
pe! )). Nello stesso modo poi venera il sole al tramonto : <<Tu
sei colui che leva via: leva via le mie colpe! n. E allora le
colpe che ha commesso durante il giorno e durante la notte,
j ti sole] le porta via. Del pari [il sole] porta via le colpe,
l:ommeSse di giorno e di notte, di chi, così conoscendo, in
tal modo venera il sole.
Ba 15• Poi ogni mese, alla notte del novilunio, quando la
luna si vede a occidente, bisogna venerarla nello stesso modo
c gettarle contro due erbe verdi dicendo : (< Che il rrùo cuore

ardente sia posto nella luna, questo credo di saperlo 2". Che
io non debba piangere mai per qualche male che si riferisca a
mio fi.g!io! JJ. E allora la [sua] prole non mai muore prima
di lui.
Bb. Quando poi vuoi giacere deve toccare il cuore alla
moglie dicendo : << O voluttuosa, poiché il tuo cuore è posto
nella luna, per questo, o signora d'immortalità, che tu non
abbia mai a subire un male che si riferisca a tuo figlio! n . E
allora la prole [della donna] non mai muore prima di lei.
Be. Questo per quanto riguarda chi ha già un figlio. Chi
non ha figli [deve recitare questi mantra : J (\ Accresciti, in te
affluisca [il vigore del toro] ... Tutte le acque, tutte le forze
vitali in te affluiscano... Il germoglio che gli Aditya fanno
crescere... JJ v. Dopo aver recitato queste tre strofe, deve dire :
<( Non accrescerti con la nostra vita, la nostra discendenza.. i

nostri armenti ! Ma accresciti con la vita, la discendenza, gli

"'3· Cerimonia per purificarsi dalle colpe mediante l'adorazione dd sole.


2..J . È questa la menzione forse pit. antica dd cordone sacrificale, distintivo
d•lle caS!e supniori.
"'5· Cerimonia e riru�lc per ot!cnere che i figli prosperino.
26. La luna è la sede del cuore e di tutto ciò che sì riferisce alla generazione.
_
"'7· Sì tratt;! di strofe del Rgvedll (rispettivamente, I, ')I, r6 c 18) c della Taitti­
nya So1'!1hitii, n, 3, 5, 3, n, 4, 1 4, ' ·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
1
'

KAU�iTAlU UPANqAD '

armenti di colui che ci odia e di colui che noi odiamo 28• Io


mi volgo verso la [plaga] di Indra, io mi muovo seguendo
il giro del sole n 29• Così dicendo si muove verso la sua parte
destra.
930• Poi nel giorno della luna piena, quando la luna ap­
parisce a oriente, bisogna venerarla nel modo già detto e dire:
<< Tu sei il re Soma, lungiveggente, tu sei Prajapati dalle cin�
que bocche. Il brahmano è una tua bocca: con questa bocca
tu mangi i re, con questa bocca rendimi mangiatore di cibo.
Il re è una tua bocca: con questa bocca tu mangi il popolo,
con questa bocca rendimi mangiatore di cibo. Il falco è una
tua bocca : con questa bocca tu mangi gli uccelli, con questa
bocca rendimi mangiatore di cibo. Il fuoco è una tua bocca :
con questa bocca tu divori il mondo, con questa bocca ren­
dimi mangiatore di cibo. In te esiste una quinta bocca: con
questa bocca tu divori tutte le creature, con questa bocca ren­
dimi mangiatore dì cibo. Non decrescere insieme con la no­
stra vita, la nostra discendenza, i nostri armenti! Ma decresci
con la vita, la discendenza, gli armenti di colui che ci odia e
che noi odiamo l 31 Io mi muovo seguendo il [cammino] degli
dei, io mi muovo seguendo il giro del sole JJ. Così dicendo si
muove verso la sua parte destra.
Quando poi torna dopo essere stato assente, l'uomo
1 O 31,
deve fiutare la testa del figlio, dicendo : (( Membro da mem­
bro tu sei nato, sei prodotto dal cuore. Tu sei l'anima [roia],
o figlio, tu mi hai salvato. Possa tu vivere cento autunni ! )),

28. Li luna cresce per l'accedervi dci morti; l'auspicio che essa non s'accresca
per l'afflusso di determinate persone o cose equivale dunque a un augurio di lunga
vita P"'" ,;se.
:<9. O>sia compie il percorso che il sole compie nclla notte per arrivare dall'oc­
cidente all'oriente, la plaga di Indra. Il sole sempre ricompare, c sempre si rinnova,
di genera:z:ionc in generazione, la vita dell'uomo.
30. Cerimonia e rituale da compiersi al plenilunio per ottenere prosperità. La
luna i: simbolo di vita. c di distruzione (infatti i morti vanno a finire in essa) e
potenza distruttiva impetra il supplicante.
31. Penso che qui il cantore e.sprima l'augurio che la rinascita, raffigurata con
il decrescere della luna, tocchi ai .ruoi nemici, a lui stesso invece la liberazione. .
32. Cerimonia al ritorno da un viaggio per assicurare lunga ,·ira a un .6gb�,
il quale soltanto può cdebrare il sacrificio funeb•e e in tal modo operare per ti
bene del genitore.

''

·l
www.scribd.com/Religione_in_Ita
Così dicendo pronuncia il suo nome. << Sii roccia, sii ascia, sii
oro invitto, splendore tu ti chiami, o figlio, possa tu vivere
cento autunni ! n. E pronuncia il suo nome. Poi l'abbraccia
dicendo : c< Come Prajapati ha abbracciato le creature perché
fossero protette, così io ti abbraccio ! n . Quindi gli mormora
airorccchio destro : n O Maghavat, o Indra, donagli [ ric�
chezze l! )l,
e all'orecchio sinistro : cc O Indra, procuragli le
pil1 grandi ricchezze ! Che tu non ti separi [dalla vita] ! Che
tu non t'ammali! Possa tu vivere cento autunni, o figlio ! Io
ti fiuto la testa pronunciando il tuo nome J>. Così dicendo gli
deve fiutare la testa dicendo : << Con il muggito delle vacche
io muggisco sopra di te J>, e tre volte deve muggire con il
mu<TL
""'
.-ito delle vacche sulla sua testa.
1 1 . Ora ecco il daiva-parimara 33• Il Brahman invero ri-
splende quando il fuoco arde, ma muore quando [il fuoco J
non arde più: allora il suo splendore va nel sole, il soffio nel
vento. Il Brahman invero risplende quando il sole brilla, ma
muore quando rtl solel non brilla più: allora il suo splen­
dore va nella luna, il soffio nel vento. Il Brahman invero ri­
splende quando la luna si scorge, ma muore quando [la luna]
non sì scorge più: allora il suo splendore va nel lampo, il
sofilo nel vento. Il Brahman invcro risplende quando il lam­
po riluce, ma muore quando [il lampo] non riluce più:
allora il suo splendore va nelle regioni celesti, il soffio nel
Ymto. Tutte queste divinità penetrate nel vento, incuneatesi
nel vento, non svaniscono e di nuovo da esso risorgono. Que­
sto per quel che riguarda il piano divino. Ora per quel che
riguarda il piano individuale.

33· Propriamente ,, mone cirrolare riguardante le divinità G i sensi ». Si tratta

di un rito magico destinato ad assicurare vittoria sui nemici mediante l'assorbi­


mento dclle dh·inità, ossia dei fenomeni naturali, nel vento e dci sensi nd soffio e
LI loro risurrezione. Il Brahman sembra realizzarsi soltanto nci fenomeni naturali
e nei semi e sparire con lo sparire di quelli. In realtà né quelli né il Brahman
muoiono. ma la loro essenza, che è quella dd Brahman, si trnsferisce in ultimo
rispctti.-amentc nel vento e nel soffio, che, identici per la corrispondenza tra macro­
" mic:roc.,;mo, sono quindi il sostrato di runo l'esistente. Cna versione più antica
si ha in Aitarcya Briihma�a, Vili, 28. doYe manca la parte rdati1·a al microcosmo,
ma il graduale compenetrarsi di vento, fuoco, sole, luna, pioggia, lampo apparisce
meglio gimtificato, anche se soltanto >.:1ramente fondato su osservazione acuta dei
fenomeni.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
l'' KAU�iTAKI UPANI�

12. Il Brahman invero risplende quando si parla con l a


voce, ma muore quando non si parla più : allora il suo splen­
dore va nella vista, il soffio nel soffio. Il Brahman invero ri­
splende quando si vede con la vista, ma muore quando non
si vede più: allora il suo splendore va nell'udito, il soffio nel
soffio. Il Brahman invero risplende quando si ode con l'udi­
to, ma muore quando non si ode più: allora il suo splendore
va nella mente, il soffio nel soffio. Il Brahman invero risplen­
de quando si pensa con l a mente, ma muore quando non si
pensa più : allora il suo splendore va nel soffio, il soffio nel
soffio. Tutti questi sensi penetrati nel soffio, incuneatisi nel
soffio, non svaniscono e di nuovo da esso risorgono. Allora se
anche le due montagne, quella meridionale e queila setten­
trionale, si gettassero contro colui che così sa con il proposito
di abbatterlo, non potrebbero abbatterlo. Ma coloro che lo
odiano e coloro che egli odia muoiono attorno a lui.
1 3 . Ora il modo di raggiungere la preminenza 34• Queste
deità (le facoltà umane), disputando intorno alla preminenza,
uscirono dal corpo. E questo, privo di respiro, rinsecchito,
giacque come un pezzo di legno. Allora la parola vi rientrò e
quello pur parlando con la voce rimase giacente. Vi entrò
allora la vista e quello, pur parlando con la voce e vedendo
con la vista, rimase giacente. Vi entrò l'udito e quello, pur
parlando con la voce, vedendo con la vista, udendo con l'u­
dito, rimase giacente. Vi entrò quindi la mente e quello, pur
parlando con la voce, vedendo con la vista, udendo con l'udi­
to, pensando con la mente, rimase giacente. Vi entrò poi il
soffio e subito quello sorse in piedi. Allora tutti questi sensi,
riconoscendo l a preminenza al soffio, penetrarono nel soffio,
che è l'Atman coscienteJS e tutti insieme uscirono dal corpo.
Entrati nel vento e diventati etere salirono al cielo. Nello
stesso modo colui che sa, avendo riconosciuto la preminenza

34· Disputa sulla preminenza degli organi di senso. Chi riconosce la superio­
rità del soffio oi identifica con il cosmico, ossia con il vento, perché con�
soffio
vuol dire co>crc, c dal ;·�nto i: portato nel regno dcll'immorulità.
35· Si accenna qui all'identificaziont ti:I priiQa e prajf!ii, che sarà il t;,ma ddb
terza lezione.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
al soffio, penetrato nel soffio, che è il sé cosciente, esce dal
corpo con tutti [i suoi sensi] e, penetrato nel vento, diventato
etere. sale nel ciclo e va dove stanno gli dei. Qua giunto, colui
che così sa diventa immortale, poiché immortali sono gli dei.
1 4. Ora poi la cerimonia tra padre e figlio o, come viene
chiamata, la trasmissione 36• Quando il padre è vicino a mo­
rire. chiama il figlio. Dopo aver cosparso la casa di erbe no­
velle, aver preparato il fuoco e posto vicino una brocca d'ac­
qua con una coppa, il padre giace rivestito d'una veste lavata
di fresco. Il figlio giunge e si china sopra di lui, toccando con
i propri organi dei sensi gli organi [del padre] , oppure [il
padre] può fare la trasmissione mentre il figlio gli è seduto
di fronte. Allora il padre gli trasmette [le proprie facoltà] :
,. In te io voglio riporre la mia parola )), dice il padre. ((La
tua parola in me io ripongo >>, risponde il figlio. ((In te io
Yoglio riporre il mio olfatto l), dice il padre. {( Il tuo olfatto
in me io ripongo >>, risponde il figlio. ((La mia vista in te io
voglio riporre n, dice il padre. <l La tua vista in me io ripon­
go 11, risponde il figlio. [( Il mio udito in te io voglio riporre )),
dice il padre. (( Il tuo udito in me io ripongo >>, risponde il
figlio. (( Il mio gusto in te io voglio riporre Jl, dice il padre.
(\ Il tuo gusto in me io ripongo >J, risponde il figlio. ((Le mie
azioni in te io voglio riporre >J, dice il padre. <l Le tue azioni in
me io ripongo J>, risponde il figlio. ((Le mie sensazioni piace­
voli e le mie sensazioni dolorose in te io voglio riporre >>, dice
il padre. << Le tue sensazioni piacevoli e le tue sensazioni dolo­
rose in mc io ripongo ;>, risponde il figlio. <l Il mio piacere,
la mia voluttà, la mia capacità di procreare in te io voglio ri­
porre 'l, dice il padre. 11 Il tuo piacere, la tua voluttà, la tua
capacit � di procreare in me io ripongo n, risponde il figlio.
•< La rma capacità di muovermi in te io vocrlio riporre n, dice

i padre. (<La tua capacità di muovermi i ; me io ripongo n,

nsponde il figlio. (t La mia mente in te io voglio riporre n,


.
dtce il padre. (( La tua mente in me io ripongo JJ, risponde il

36. Il padre trasmette al figlio le sue facoltà, che ri'·ivranno nella sua discen­
dEnza, 'ccondo una credenza certamente anteriore al dogma del ciclo delle esistenze.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KAU�ÌTAKI UPANI§AD

figlio. (( La mia coscienza in te io voglio riporre >l, dice il pa­


dre. (< La tua coscienza in me io ripongo >>, risponde il figlio.
Se [il padreJ non è in condizioni di parlare molto, deve
dire brevemente: <( In te io voglio riporre i miei priit;a (facol­
tà) J>. E il figlio deve rispondere : « In me i tuoi prii?la (fa­
coltà) io ripongo J>. Poi, muovendosi verso destra, [il figlio]
esce senza volgersi indietro. Il padre gli indirizza queste pa­
role: (( Gloria, dignità brahmanica, fama ti seguano! n . n
figlio allora lo sogguarda sopra la spalla sinistra, nasconden­
dosi [il volto] con la mano e coprendosi con una frangia del
vestito, mentre dice : <( Acquista i mondi celesti e le [loroJ
gioie! >>. Se il padre guarisce dalla malattia, dovrà stare sotto
la potestà del figlio o scegliere la vita dd monaco mendicante.
Se invece muore, deve essere seppellito come gli conviene, -
come gli conviene.

TERZO ADHYAYA37

l . In verità Pratardana Daivodasi giunse all'amata dimo­


ra di Indra per l'intrepidezza dimostrata in battaglia. Indra
gli disse : << Pratardana, sceglit:i una grazia >>. Pratardana ri­
spose : << Scegli tu per me [la graziaJ che tu ritieni più be­
nefica per una creatura umana! )), Indra a sua volta replicò:
<( In verità nessuno sceglie per un altro : scegli dunque m
stesso >>. (( Allora non è più una grazia per me )), disse Pra­
tardana. Indra allora non si staccò dalla verità, perché Indra

37· La tena la.ione, che insieme mn la quarta costituisce l'iitmat�idyii, « .ci=


del Sé», comprende l 'inse<'I!amenm di lndra a Pratardana. Imlra si ida:nifica con
il prii'}a, il soffio vitale, e "'questo a SUJ. voha non � altro che il prajl/litman, il sé
cosciente, ossia il soggetto dell'agire, nel quale confluiscono tutte le facoltà umane
(prii'}a, al plurale). Queste si esplicano mediante gli organi dci sensi, i quali a lor
volta producono gli oggetti dci sensi, ossia il fenomeno, che non esiste dlilliJ:ue se
non in quanto oggcuivazionc della coscienza. Il Sé cosciente" bisogna cercar � rag:
giungere, chC, colto qudlo, rutto sì coglie con =o. La co�lddctta dimostraZI?e di
Indra sì basa sul fatto che nel sonno ogni facoltà umana, compre<a la cosae-'lZ:I,
d�terminanlc per l'attivita di quelle, vicn meno all'infuori del soffio e riprende sol­
tanto con il ridesta:rsi della coscienza: sì stabilisce quindi una sorta d i idcnrità tra
prii'}a e prairfii, affermata con nobile c suggestiva eloquC"Dza, ma non certamente
prova�a.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KAU�iTAKI UPANI�AD 3'9

è la verità 38• Indra gli disse : (( Conoscimi! Questo penso che


sia la cosa migliore per una creatura umana, che mi conosca 39•
Io ho ucciso il trìcefalo figlio di Tv�!ar. Ho ucciso gli Arrui�
mukha. Ho gettato ai cani selvatici gli asceti. Rompendo mal�
ti accordi io distrussi nel cielo i Prahladiya, nell'atmosfera i
Pauloma, sulla terra i Kalakaiì.ja. Eppure a me, così come
sono, non fu toccato neppure un capello. A colui che mi co­
nosce non vien toccato neppure un capello qualunque cosa
commetta, sia un furto, sia un aborto, sia l'uccisione del padre
o della madre. [Qualunque] male abbia fatto non mai impal�
lidisce [per la paura della punizione] JJ,
2. Egli proseguì: (( Io sono il priiJ;a, il Sé cosciente. Come
tale venerami, come la vita, come l'immortalità. La vita è il
soffio e il soffio in verità è la vita. Finché il soffio permane
nel corpo, fìn allora vi è la vita. Con il soffio s'acquista in
questo mondo l'immortalità e con la coscienza si ottiene ciò
che è vero. Colui che mi venera come la vita, come l'immor�
talità, ottiene in questo mondo una vita completa (di cento
anni) e nel mondo celeste l'immortalità, l'indistruttibilità. Al�
cuni dicono che le facoltà dell'uomo tendono all'unità : nes-­
suno infatti può conoscere una cosa semplicemente con la paro�
la, una forma con la vista, un rumore con l'udito, un pensiero
con la mente. Ma intervenendo contemporaneamente le facol�
tà fanno conoscere partitamente tutti questi [oggetti) : quan�
do la voce parla tutti i sensi partecipano a questa azione, e
così quando l'occhio vede, l'orecchio ode, la mente pensa, il
respiro respira. Le .;::ose stanno così JJ. Questo disse Indra. Ma
tra le facoltà umane vi è un ordine di precedenza.
3. H Si vive [anche] senza la voce : infatti vediamo esi�
stere i muti. Si vive [anche] senza la vista : infatti vediamo
esistere i ciechi. Si vive [anche] senza l'udito : infatti vedia�
ma esistere i sordi. Si vive anche senza la mente : infatti ve�

38. lndra, alla replica di Pr:tta:rdana, mantiene fede alla promes5a di conceder­
gli una grazia �he consiste appunto nel decidere egli stesso.
39· Con la conoscenza della verilà, ossia, come si vedrà in '"guito, con il rico·
noscimcmo della sostanziale unicità dell'esistente, spariscono rutte le distinzioni di
bene e di male: 1" azioni non più appancngnno all'individuo, ché l'individuo ha
cessato di esistere. Subito dopo si allude ad azioni compiute da Indra, tutte detcr-·
minate da odio, violenza, ingiustizia.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
330

diamo esistere gli sciocchi. Si vive [anche} senza braccia, si


vive [anche] senza gambe : infatti vediamo esistere esempi
[di tali creatureJ . Ma il priit}a è in verità l'Atman cosciente.
Quando esso si è impossessato di questo corpo, lo fa stare in
piedi, per questo deve essere venerato come l'uktha40• Questo
è l'assorbimento di tutto nel priit;a. Quello che è il prtirza è
l'Atman cosciente. E quello che è l'Atman cosciente, questo
è il prii'l}a. Questa è la dimostrazione, questo è il mezzo di
conoscere ciò. Quando un uomo addormentato non scorge al­
cun sogno, è perché [i pr1ù;a] si unificano nello spirito vitale.
Allora la parola insieme con tutti gli oggetti definibili con un
nome penetra in esso, la vista con tutte le forme penetra [in
esso], l'udito con tutti i suoni penetra [in esso ] , la mente con
tutti i pensieri penetra [in esso ) . Quando si risveglia, come
da un fuoco ardente le scintille si diffondono in ogni dire­
zione, così da questo Atman le facoltà si dipartono verso la
loro sede, dalle facoltà [si dipartono] i sensi, dai sensi gli
oggetti. E il prii!za, ossia l'Atman cosciente, impadronitosi di
questo corpo, lo fa star ritto. Perciò bisogna venerarlo come
l'uktha. Questo è l'assorbimento di tutto nel prii!ld. Quello
che è il priù;a, esso è la coscienza e quello che è la coscienza,
esso è il prii!la. Ed ecco la prova, ecco il modo di compren­
dere. Quando un uomo malato è sul punto di morire, cade
in stato di debolezza e poi in stato di incoscienza. Allora la
gente dice : " [Il prii?Ja] se n'è già andato ? ''. Infatti non ode,
non vede, non parla, non pensa. Allora [i priiiJ-a] si unificano
nello spirito vitale. Allora la parola con tutti gli oggetti defi­
nibili penetra in esso, penetra la vista con tutte le forme, J?C�
netra l'udito con tutti i suoni, penetra la mente con tuttl 1
pensieri. E quando se ne va da questo corpo, se ne esce accom­
pagnato da tutti questi [sensi] ''·
4 41• (( La parola produce da questo [corpo] tutte le cose
definibili con un nome : con la parola [infatti] si arriva a

40. L'identificazione è basata sull'assonanza tra "t-thii, � star in piedi '"• e


"ktha.
4I. Gli oggetti dci •ensi esi>tono S<Jitanto se esiste il senso che li percepi..:c. A
lor volta i sensi, ossia le facoltà umane, non possono realizzaci se manca b cosci=
(§ 5· 6, 7)-

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KAU�ITAKI UPANI§AD

rutte le cose definibili con un nome. L'odorato produce da


questo [corpo 1 tutti gli odori : con l'odorato [infatti 1 si arri�
ya a tutti gli odori. L'occhio produce da questo [corpo] tutte
le forme : con la vista [infatti] si colgono tutte le forme.
L'udito produce da questo [corpo] tutti i suoni: con l'udito
f infattil si colgono tutti i suoni. La mente produce da questo
fcorpo] tutti i pensieri: con la mente [infatti] si giunge a
tutti i pensieri. Questo è il confluire di ogni cosa nello spirito
,·itale. Quello che è lo spirito vitale è la coscienza, quella che
è la coscienza è lo spirito vitale. Insieme questi due abitano
nel corpo, insieme ne escono. Ora esporremo come, in rap­
porto alla coscienza, tutti gli esseri si congiungano in unità >>.
5. ({ La parola è una parte tratta fuori da essa [coscien­
zaJ ; la cosa definibile con un nome è l'oggetto (bhUtamiitrii
= particella di sostanza) che all'esterno corrisponde [alla pa­

rola] . L'odorato è una parte tratta fuori da essa: l'odore è


l'oggetto che all'esterno corrisponde [all'odorato] . La vista è
una parte tratta fuori da essa: la forma è l'oggetto che all'e­
sterno corrisponde [alla vista] . L'udito è una parte tratta fuo­
ri da essa; il suono è l'oggetto che all'esterno corrisponde
f all'udito]. La lingua è una parte tratta da essa; il sapore dei
cibi è l'oggetto che all'esterno corrisponde [alla lingua] . Le
due mani sono una parte tratta fuori da essa; l'azione è l'og­
getto che all'esterno corrisponde [alle mani} . Il corpo è una
parte tratta fuori da essa; le sensazioni piacevoli e spiacevoli
sono gli oggetti che all'esterno corrispondono [al corpo] .
L'organo genitale è una parte tratta fuori da essa; piacere,
Yoluttà, capacità procreatrice ·sono gli oggetti che all'esterno
corrispondono f all'organo genitale) . I due piedi sono una
parte tratta fuori da essa; il muoversi è l'oggetto che all'e­
sterno corrisponde [ai piedi] . La coscienza è una parte tratta
fuori da essa; i pensieri, il conoscibile, i desideri sono gli og­
getti che all'esterno corrispondono [alla coscienza1 >>.
6. {( Quando con la coscienza si è penetrati nella parola,
con la parola si raggiunge ogni oggetto definibile con un
nome. Quando con la coscienza si è penetrati nell'odorato,
con l'odorato si raggiunge ogni odore. Quando con la coscien-

www.scribd.com/Religione_in_Ita
-"

33'

za si è penetrati nella vista, con la vista si raggiunge ogni


forma. Quando con la coscienza si è penetrati nell'udito, con
l'udito si raggiunge ogni suono. Quando con la coscienza si
è penetrati nella lingua, con la lingua si raggiunge ogni sa­
pore. Quando con la coscienza si è penetrati nelle due mani,
con le mani si raggiunge ogni azione. Quando con la coscien­
za si è penetrati nel corpo, con il corpo si raggiunge ogni sen­
sazione piacevole o dolorosa. Quando con la coscienza si è
penetrati nell'organo genitale, con l'organo genitale si rag­
briungono piacere, voluttà, capacità procreatrice. Quando con
la coscienza si è penetrati nei piedi, con i piedi si raggiunge
ogni capacità di muoversi. Quando con la coscienza si è pene­
trati nella mente, con la coscienza si raggiungono i pensieri,
il conoscibile, i desideri ll.
7. << lnvero la parola quando sia priva di coscienza non
permette di conoscere alcuna cosa definibile con un nome; si
dice [infatti J : <<La mia mente era altrove, non ho percepito
alcuna cosa definibile con un nome >>. Invero l'odorato quan­
do sia privo di coscienza non permette di conoscere alcun
odore; si dice rinfatti] : <<La mia mente era altrove, non ho
percepito alcuri odore >>. lnvero la vista quando sia priva di
coscienza non permette di conoscere alcuna forma ; si dice
[infatti] : << La mia mente era altrove, non ho percepito alcu­
na forma >>. Invero l'udito quando sia privo di coscienza non
permette di conoscere alcun suono; si dice [infatti] : « La
mia mente era altrove, non ho percepito alctm suono >J. Inver�
la lingua quando sia priva di conoscenza non permette di
conoscere alcun sapore; si dice [infatti] : t( La mia mente er�
altrove; non ho percepito alcun sapore ». Invero le mam
quando siano prive di coscienza non permettono di conoscere
alcuna azione; si dice infatti : (( La mia mente era altrove,
non ho percepito alcuna azione >>. Invero il corpo quando �a
privo di coscienza non permette di conoscere alcuna sensazto­
ne piacevole o dolorosa; si dice [infattiJ : '< La mia mente era
altrove, non ho percepito alcuna sensazione piacevole o dolo­
_
rosa ». lnvero l'organo genitale quando sia privo di cosoenza
non permette di conoscere piacere, voluttà, capacità procrea­
trice; si dice [infatti] : <'La mia mente era altrove; non ho-

www.scribd.com/Religione_in_Ita
..
KAU�JTA.KI UPi\NI§AD 333

percepito piacere, voluttà, capacità procreatrice l>, Invero i


piedi quando son privi di coscienza non permettono di cono­
scere alcun movimento; si dice [infatti] : <<La mia mente
era altrove, non ho percepito alcun movimento n , Invero sen­
za la coscienza nessun pensiero può realizzarsi e ciò che deve
essere percepito non viene percepito >l.
B. << Non bisogna cercar di conoscere la parola; bisogna
giungere a conoscere chi parla. Non bisogna cercar di cono­
�ccre- l 'odore; bisogna giungere a conoscere chi fiuta. Non
bisogna cercar di conoscere la forma; bisogna giungere a co­
noscere chi vede. Non bisogna cercar di conoscere il suono ;
bisogna giungere a conoscere chi ode. Non bisogna cercar di
conoscere il sapore dei cibi; bisogna giungere a conoscere chi
gusta il sapore dei cibi. Non bisogna cercar di conoscere l'a­
zione; bisogna giungere a conoscere chi agisce. Non bisogna
cercar di conoscere le sensazioni piacevoli o dolorose; bisogna
_giungere a conoscere chi prova le sensazioni piacevoli o dolo­
rose. .:.Jon bisogna cercar di conoscere piacere, voluttà, capa­
cità procreatrice; bisogna giungere a conoscere chi esperimen­
ta piacere. voluttà, capacità procreatrice. Non bisogna cercar
di conoscere il movimento; bisogna giungere a conoscere chi
si muove. Non bisogna cercar di conoscere il pensiero; biso­
gna giungere a conoscere chi pensa. Dieci sono gli oggetti dei
sensi che si riferiscono alla coscienza e dieci sono gli elementi
di coscienza (prajftamiitrti) che si riferiscono agli oggetti. Se
invero non ci fossero gli oggetti, non ci sarebbero gli elementi
di coscienza e se non ci fossero gli elementi di coscienza non
ci sarebbero gli oggetti, perché con una soltanto [delle due
categorie l non si realizzerebbe alcuna cosa. Eppure non c'è
pluralità. Come il cerchio è sostenuto dai raggi della ruota e
1 raggi sono sostenuti dal mozzo, del pari gli oggetti sono
sostenuti dagli elementi di coscienza e gli elementi di coscien­
za sono sostenuti dal priif}a. E questo priif}a è il Sé cosciente,
è beatitudine, non è soggetto a vecchiezza o a morte. Non
s�accresce per l'azione buona, non diminuisce per quella cat­
tiva. Invero è lui che fa compiere l'azione buona a colui che
vuoi sollevare fuori da questi mondi, è lui che fa compiere

www.scribd.com/Religione_in_Ita
334

l'azione cattiva a colui che vuoi far precipitare 42• Esso è il


custode degli uomini, è il sire degli uomini, è il padrone. Esso
è il mio Sé, questo bisogna sapere. Esso è il mio Sé, questo
bisogna sapere ».

QUARTO ADHYAYA 43
l . V'era un tempo Gargya Balaki, studioso [dei Veda],
ben conosciuto. Egli soggiornò tra gli USinara, i Satvan e i
Matsya, i Kuru e i Paftcala, i KaSi e i Videha 44• Un giorno si
recò da AjataSatru di Kasi e gli disse : (( Ti parlerò del Brah­
man! )), AjataSatru gli rispose : <( Mille [vacche] noi ti dare­
mo. A questa promessa la gente suole accorrere dicendo :
Ecco un [nuovo] Janaka, ecco un [nuovo] Janaka ! >> 45•
2. Nel sole, il grande. Nella luna, il cibo. Nel lampo, il
fulgore. Nel tuono, il fragore. Nel vento, Indra VaikUQ-tha.
Nell'atmosfera, la pienezza. Nel fuoco, l'irresistibile. Nell'ac­
qua, la verità. Questo in rapporto alle divinità (i fenomeni
cosmici). Ora in rapporto all'individuo. Nello specchio, il ri­
flesso. Nell'ombra, il compagno. Nell'eco, la vita. Nel suono,
la morte. Nel sogno, Yama. Nel corpo, Prajapati. Nell'occhio
destro, [lo spirito] della parola. Nell'occhio sinistro, [Io spi­
rito] della verità 46•
3. Balaki disse : t( Quel personaggio che sta nel sole, quel­
lo io venero [come Brahman] ». Ma AjataSatru gli replicò:

.p.. Tutto si riconduce all'unità e l'unico Attore, che i: il Sé cosciente, sem­


bra essere in grado di determinare il destino di ciascun individuo, ossia al Sé ven­
gono trasferite le caratteristiche attribuite dal comune sentimento religioso alle anti­
che divinità.
43· B:iliiki propone di identificare il Brahman negli spiriti che reggono i feno­
meni naturali e le varie facoltà umane, ma lo kfatriya AjiitaSatru uspingc le pro­
poste identificazioni per la loro Jimit<!tezza, che per altro condiziona la sorte stessa
dd ricercatore, secondo il già accennato rapporto tra conoscere ed essere. Parrendo
dall'esempio d'un uomo immerso in un sonno pmfondo, Aj:itaSatru aficnna che
tutti i sensi s'unificano nel soffio, che è il Sé cosciente, risiede nell'intimo del cuor:
e permea ogni creatura, dandole vit<! e attiviù. ll brano sembra un rifacimento d!
Brhadiira1}yaka Up., II, I , l·Ig.
44· Popoli abitanti per lo più nel MadhyadeSa, ossia nel territorio compreso
tra Gange e Jumna.
45· Re di Viddm, ben noto per- la sua liberalità.
ID
• •

una sona di indice dei punti che venanno sviluppati


46. Il paragrafo è
seguito.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
335

.. :\on farmi parlare di questo! Io lo venero come il primo,


come il sommo fra tutte le creature n. Invero colui che così lo
venera diventa il primo, il sommo fra tutte le creature.
4. Balaki disse : << Quel personaggio che sta nella luna,
quello io venero [ �ome Br �
an] >J. Ma AjataSatru gli r�­
plicò : (• Non farmt parlare dt questo ! lo lo venero come tl
Grande, il Biancovestito, il re Soma, lo spirito del cibo >>. In­
'-Tro colui che così lo venera, diventa spirito del cibo 47•
5. Balaki disse : << Quel personaggio che sta nel lampo,
quello io venero [come Brahman] >>. Ma AjaraSatru gli repli­
ch: (( �on farmi parlare di questo ! Io lo venero come spirito
dd fulgore)), lovero colui che così lo venera, diventa spirito
del fulgore.
6. Balaki disse : << Quel personaggio che è nel tuono,
quello io venero [come Brahman] J>. Ma AjataSatru gli re�
plicò : << Non farmi parlare di questo! Io lo venero come lo
spirito del fragore n . Invero colui che così lo venera, diventa
spirito del fragore.
7. Balaki disse : << Quel personaggio che è nel vento, quel�
lo io venero [come Brahman1 l). Ma Ajatafutru gli replicò :
<< Non farmi parlare di questo ! Io lo venero come !mira Vai­
kmgha, come l'armata invincibile J> 411• Invero colui che così
lo venera, diventa egli stesso vittorioso, invincibile, trionfatore
dei nemici.
8. Balaki disse: << Quel personaggio che è nell'etere, quel�
lo io venero [come Brahman) >J. Ma Ajata.Satru gli replicò :
<< Non farmi parlare di questo ! Io lo venero come il Brahman
nella sua pienezza, immutabile >> 49, Invero colui che cosi lo
venera, diventa egli stesso ricco di prole e di armenti e con
gloria, dignità brahmanica, [ottenendo iJ mondi celesti, giun­
ge a pienezza di vita.
9.
Balaki disse: << Quel personaggio che è nel fuoco, quel�

_ 47· La luna i: messa in rapporto, come al solito, con il cibo, la cui abbondanza
dipende dalla pioggia e dalle stagioni, entrambe kgatc alla luna e alle sue fasi.
. �S. Il Yéllto e Indra (Vaiku!_l�ha è dapprima epiteto di Indra, poi passerà o
"'�J;�U e al suo cielo) sono simili per l'impeto co·ersore.
49· L'etere riempie ogni cosa ed è definito come il Brahman immutabile:
.
il �rahman è qui dunque definito come una sorta di materia inerte, priva di capa·
nta d, e•·o\uzionc.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
lo io venero [come Brahman] l>. Ma Ajata5atru gli replicò_:
<< Non farmi parlare di questo! Io lo venero come l'irresisti­

bile �>. Invero colui che così lo venera, diventa egli stesso irre­
sistibile fra gli altri.
l o. Balaki disse : ({ Quel personaggio �he è nell'acqua,
.

-q�ello 10 venero (come Brahman 1 ·)), Ma A)ata.Satru gli repli­


co: {( Non farmt_ parlare d1_ questo! Io lo venero come lo spiri­
to del v�ro » 50• lovero colui che così lo venera, diventa egli
stesso sptnto .
. de] vero. Questo per quel che t1guarda le divinità
(1 fenomeni celesti). Ora per quel che riguarda l'individuo.
1 1 . Balaki disse: a Quel personaggio che è nello specchio,
quello io venero [come Brahman] ». Ma Ajata.Satru gli re­
plicò : « Non farmi parlare dì questo! Io lo venero come il
riftesso )>. Invero per colui che così lo venera, nella sua discen­
denza nasce uno [a lui] simile, non uno dissimile.
1 2. Balaki disse: (Ì Quel personaggio che è nell'ombra,
quello io venero [come BrahmanJ >>. Ma Ajata.Satru gli repli­
cò: <l Non farmi parlare di questo! Io lo venero come un
compagno che non mai s'allontana ». Invero colui che cosl lo
venera, trova un compagno, è uno che ha degli amici.
1 3 . Balaki disse : << Quel personaggio che è nell'eco, quel­
lo io venero [come Brahman] >>. Ma Ajata5atru gli replicb:
« Non farmi parlare di questo! Io lo venero come la vita >> st.
Invero colui che così lo venera, non perde coscienza prima
che il tempo sia compiuto.
14. Balaki disse : (( Quel personaggio che è nel suono,.
quello io venero [come Brahman] >>. Ma Ajatasatru gli repli­
cò: « Non. farmi parlare di questo! Io lo venero come la
morte » 52• Invero colui che così lo venera, non muore prima
che il tempo sia compiuto.
1 5 . Balaki disse : « Qud personaggio che addormentato
vaga nel sogno, quello io venero [.come Brahman] >>. Ma Aja-

50. L'acqua è io rapporto con il vero: è inumi per l'acqua che si gillf1l93�
5r. Forse la vita è messa n i ·ràppono con l' ec.o in q\1.3..01o sia l'una � l'altr.t
sono sohanto il ricordo o il riflesso di $noni scomparsi o di mondi lo.ntani. . •
52. Insolito è l'accost�mento tra il suono, che è simbolo della vita e a_d�­
rura della poten:za creatrice (la parola del Veda), è la morte. PCQbabilmente il �­
cicore· del brano ha ·voluto negare ogni "alare del suono, per f'Olcmict antiJitualÈ
stica e antis:�cerdotale.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
.-\.sceti itineranti. Stampa popolare moderna.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KAU�iTAKI UPANI�AD 337

taSatru gli replicò: << Non farmi parlare di questo! Io lo vene­


ro come il re Yama J), Invero a colui che così lo venera, ogni
cosa è qui sottoposta, [perché serva] alla sua preminenza 51,
1 6 . Balaki disse : << Quel personaggio che è nel corpo,
quello io venero [come Brahman] J), Ma AjataSatru gli repli­
cò: <'. Non farmi parlare di questo ! lo lo venero come Praja­
pati lJ >�_ Invero colui che così lo venera, è egli stesso ricco di
discendenza e di armenti e con gloria, dignità brahmanica
[ottenendo i 1 mondi celesti, giunge a pienezza di vita.
1 7. Balaki disse : « Quel personaggio che è nell'occhio
destro, quello io venero [come Brahman] >>. Ma AjataSatru
gli replicò : « Non farmi parlare di questo ! Io lo venero come
lo spirito della parola, lo spirito del fuoco, lo spirito della
luce 11 55• Invero colui che così lo venera, diventa egli stesso spi­
rito di tutti questi [fenomeni] 56,
18. Balaki disse : << Quel personaggio che è nell'occhio
sinistro, quello io venero [come Brahman] >>. Ma AjataSatru
gli replicò : << Non farmi parlare di questo ! Io lo venero come
lo spirito della verità, lo spirito del lampo, lo spirito del ful­
gore 11. lnvero colui che così lo venera, diventa egli stesso spi­
rito di tutte queste cose.
19. A questo punto Balaki si tacque. Allora AjataSatru gli
disse : << È tutto qui, o Balaki ? n . << È tutto qui n , rispose Ba­
laki. Allora AjataSatru riprese : l< Inutilmente. davvero, tu mi
hai fatto discutere, dicendomi: " Ti parlerò del Brahman " .
O Balaki, colui che ha foggiato questi personaggi, colui del
quale questo [universo] è l'opera, costui bisogna conoscere ».
Allora Balaki prese il combustibile in mano e si avvicinò [al
re1 dicendo : << Io voglio essere [tuo] discepolo n . AjataSatru
gli disse : <<Mi sembra contrario alla norma che uno k!atn'ya

53· :(:; e•·idente il rapporto esistente tra il sonno e Yama, dio dei morti, La
•upremazia promes<;a è poi fondata su uu legame etimologico tra Yama e y<>m,
" smtoporrc , .
5-\· Prnj�pati, in quanto creatore, i: collegato strettamente con il corpo.
55· Negli occhi e del pari nd sole, simboli della vita, si pensa che esista un
personaggio. All'occhio destro appartiene ciò che i: originario (parola, fuoco, luce,
la parola es<endo cullegata con il fuoco come d'ordinario), al sinistro dò che è
derivato {Yerità, lampo, fulgore).
56. Ossia gode di questi fenomeni.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
ammaestri un brahmano. Vieni tuttavia, io ti condurrò alla
conoscenza n. Prese Balaki per la mano e andò avanti. Giun­
s�ro a u n uomo c�e giace':a addormentato e Ajata�tru gli
disse: << Grande, Biancovestlto, re Soma ! >>. Ma quello rimase
a giacere. Allora lo toccò con il bastone e quello si alzò. Allora
AjataSatru gli disse : << Dove giaceva or ora quest'uomo ? Dove
si trovava or ora? Donde or ora è ritornato ? >>. Ma Bàlaki
non lo sapeva. Allora Ajatatatru riprese a dirgli: << Dove que­
st'uomo or ora giaceva, dove or ora si trovava, donde or ora
è tornato, [se questo vuoi conoscere, sappi che] ci sono delle
vene dell'uomo, chiamate hitil, che dal cuore si dipartono ver­
so il pericardio. Sottili come un capello separato in mille parti,
consistono d'una sottile essenza di color bruno, bianco, nero,
giallo, rosso. In esse ci si trova allor quando nella condizione
di sonno profondo non si vedono più sogni.
20. In questo prii�a dunque [i pra1}a] si congiungono in
unità. Allora la parola in esso si riassorbe con tutte le cose
definibili con u n nome; si riassorbe la vista con tutte le for­
me; si riassorbe l'udito con tutti i suoni, si riassorbe la mente
con tutti i pensieri. Quando si risveglia, come da u n fuoco
fiammeggiante le scintille sprizzano in tutte le direzioni, così

da questo .n..tman i prii!za (facoltà umane) si dipartono ognuna i'
verso la propria sede, dai priil}a si dipartono gli dei (i sensi),
dagli dei i mondi. E questo prii'f}a, che è il Sé cosciente, è
penetrato in quel Sé che è il corpo fino ai capelli, :fino alle
unghie. Come un rasoio è celato nella guaina, o la termite
nel termitaio, così questo Sé cosciente è penetrato in quel Sé
che è il corpo fino ai capelli, fino alle unghie. Attorno a que-
sto A.tman gli altri Atman si stringono, come i vassalli a�or-
no al feudatario. Come il feudatario si serve dei vassalh, o
come i vassalli si servono del feudatario, così questo prajiJiit-
man si serve degli altri Atman e gli A.tman si servono d�
prajfziitman. In verità finché Indra non ebbe conoscenza di
questo A.tman, fin allora i demoni riportarono vittoria. �a
non appena ne ebbe conocenza, uccise i demoni, riportò_ Vlt:
toria e ottenne predominio, sovranità, supremazia su tu� gli
dei n. Del pari colui che così sa, dispersi tutti i mali, ottl.en�
predominio, sovranità, supremazia su tutte le creature, colm
che così sa, colui che così sa.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KENA UPANISAD
La Kena Upani,>ad, così chiamata dalla parola iniziale, o Talava­
k:ira Up., dal nome della scuola del Siimo�·eda cui appartiene, si divide
in due parti, che contengono entrambe qualche elemento di dialogo
tra maestro e discepolo (cfr. r, r ; 4, 7). l primi due kha!ltfa costitui­
scono la prima parte, in versi, che è la più recente ed esamina il pro­
blema deil'inconoscibilità del Brahman, che è al di là d'ogni ragiona­
mento logico, cosicché soltanto colui che ravvisa l'insufficienza dei
mezzi conoscitivi può dire di realizzarlo. La seconda parte, in prosa,
ha il carattere d'una leggenda, diretta a illustrare la superiorità del
Brahman, che appare come una forza magica e nuova, sui vari ele­
menti della natura, simboleggiati dagli dei vedici, che da esso dipen­
dono e contro di esso nulla possono. Nell'epilogo l'inruizioo.e del Brah­
man, che è d'ordine mistico e non logico, è paragonata per la subita­
neità al balenar della folgore o a un ricordo ridestato nella mente.
Il Brahman è il fine di tutti i desideri, e la pratica ascetica, la vita
morale e il sacrificio, se pure non giungono a attenerlo, costituiscono
però il fondamento indispensabile dell'ascesa spirituale.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
PRIMO KHA�"'J)A

l . '' Per il comando di chi, per la spinta di chi vola il


pensiero? Per le arti di chi il respiro per primo si muove ?
Per il volere di chi vien pronunciata la parola? E qual dio
domina la vista e l'udito ? JJ,
2. ,( Quando si siano liberati [dal pensiero] che l'udito
sia [una proprietà] dell'orecchio, il pensiero della mente, la
parola della voce (c'è anche il respiro [considerato proprietà]
del respiro e la vista [proprietà] dell'occhio), i saggi, lasciato
questo mondo, diventano immortali 1•
3. L'occhio non vi giunge, non vi giunge la parola e
neppure il pensiero. Non sappiamo, non conosciamo in qual
modo possa essere insegnato. Esso è diverso da ciò che è cono­
sciuto e anche è al di là di ciò che è ignoto. Così abbiamo
udito dagli antichi che ce l'hanno spiegato.
4. Ciò che non può essere espresso con la parola, ciò per
mezzo del quale la parola viene espressa, questo sappi che è
il Brahman. Non è ciò che [il volgo j venera come tale 2•
5. Ciò che non può essere pensato con il pensiero, ciò per
mezzo del quale, dicono, il pensiero vien pensato, questo sap­
pi che è il Brahman. Non è ciò che [il volgo] venera come
tale.

I . Le varie facoltà dci sensi non soo proprie degli organi, bensì è l'f\trnan­
Brahman che, impcrsCIUtabile � profondo, regge ogni manifenaz..ione c dctcrrnina
ogni attività. Ho imeso yad nel primo verso come introduttio·o d'un'enumerazione,
u,;sia corrispondente pressappoco ai nosiri due punti dopo i verbi dicendi e scn­
tirndi.
:::. Si distingue tra il Brahman qualificato (5agu{<a), oggetto della venerazione
popolare, e il Brahm:m priYo di attributi (nirg<l,:a), wggcno della conoscenza e
Yiviii,atorc dci semi, il conoseitore incoltos.cibilc con la lr>gica.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KENA U.I'ANI�AD

6. Ciò che non può essere veduto con l'occhio, ciò per
mezzo del quale gli occhi vedono, questo sappi che è il Brah­
man. Non è ciò che [il volgo 1 venera come tale.
7. Ciò che non può essere ascoltato con l'orecchio, ciò per
mezzo del quale l'ascolto si realizza, questo sappi che è il
Brahman. Non è ciò che [il volgo1 venera come tale.
8. Ciò che non respira con il respiro, ciò per mezzo del
quale il respiro vien tratto, questo sappi che è il Brahman.
Non è ciò che [il volgo 1 venera come tale >>.

l . (( Anche se tu ritieni di conoscerlo bene, in verità tu


conosci appena un poco la forma del Brahman, ossia la parte
che di esso tu sei e la parte che di esso è negli dei. Pertanto tu
devi approfondire, io penso, ciò che [a tuo giudizio] ti è noto.-
2. " Io non credo di conoscerlo bene e neppure posso affer­
mare di non conoscerlo ". Chi di noi sa questo, lo conosce.
Non lo conosce invece chi dice " Non lo conosco " 3•
3 . Esso è conosciuto da colui che non lo concepisce con il
pensiero; colui che lo concepisce con il pensiero non lo cono­
sce. Ciò che è ignoto a coloro che usano la conoscenza distin­
tiva è conosciuto da coloro che di essa non si servono.
4. Esso può essere conosciuto quando sia stato concepito
per intuizione : allora si raggiunge l'immortalità. Con [lo
sprofondarsi in] se stesso s'acquista la capacità [di conoscere]
e con la conoscenza s'acquista l'immortalità.
5. Se qui sulla terra uno lo riconosce, allora la verità
trionfa. Se non lo riconosce, grande è la disgrazia! I saggi,
avendolo ravvisato in ogni creatura, lasciato questo mondo,
diventano immortali>>.

3· Poi�hé il Br<�hman è al di là d'ogni dicoramia logica, l"aifenoazione � la


negazione della con<!sce:nza, quando una escluda l'altra, non valgono ad csaunme
il mistcru, Come è ùeuo più avanti, il Bcahman si realizza con un'intuizione che
oupera le capacità logiche.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
K.ENA UPANI�AD 343

TERZO KH�A

] . (( Il Brahman una volta riportò una vittoria a favore


dezli dei e gli dei esultarono per la vittoria del Brahman.
Es�i pensarono : " Nostra è questa vittoria, nostra è questa
o-randezza ! ".
o
2.
Esso conobbe il loro [pensiero] . Si manifestò quindi a
loro; essi non lo riconobbero e si chiesero : " Chi è questo
.
Jantasma.� ".

3. Dissero ad Agni: " O Jatavedas, cerca di sapere chi sia


questo fantasma ". " Va bene " , egli rispose
4.
e gli s'affrettò contro. Esso gli chiese : "Chi sei tu? ".
Gli rispose : " Io sono Agni, io sono Jatavedas ".
5. " Orbene, qual'è la tua forza? ". " Ciò che è sulla terra,
tutto io potrei bruciare l ".
6. Allora il Brahman gli pose davanti un filo d,'erba, di�
cendog:li: " Brucialo ". [Agni] gli si gettò addosso con tutto
l'impeto, ma non lo poté bruciare. Allora s'allontanò di là
dicendo : " Non ho potuto riconoscere ciò che è questo fan�
tasn1a ".
7. Allora dissero al Vento : " O Vayu, cerca di sapere chi
sia questo fantasma " . " Va bene " , rispose quello
8. e gli s'affrettò contro. Esso gli chiese : " Chi sei tu ? ".
Gli rispose: " Io sono il Vento, io sono MatariSvan ".
9. " Orbene, qual è la tua forza ? ". " Ciò che è sulla ter�
ra, tutto io potrei portar via! " .
1 O. Allora il Brahman gli pose davanti un filo d'erba, di�
cendogli : " Portalo via ! " . [Vayu] gli si fece addosso con
tutte le forze, ma non poté portarlo via. Allora se n'andò di
là dicendo : " Non ho potuto riconoscere ciò che è questo
fantasma ".
1 1 . Allora dissero a Indra: " O Maghavat, cerca di sa�
pere chi sia quel fantasma " , " Va bene " , rispose quello e gli
s'affrettò contro, [ma] Esso gli sparì dinanzi.
12. In quella stessa regione del cielo Indra incontrò una
?onna bellissima, Urna, figlia del Himalaya. Indra le chiese :
·' Chi è quel fantasma? " >>.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
344 KENA UPANI�AD

QUARTO KHANDA

l . (\ Essa rispose: " È il Brahman. Per la vittoria del Brah­


man esultate dunque ! " 4• Allora egli seppe che esisteva il
Brahman.
2. Perciò questi dei, Agni, Vayu, Indra, sono superiori
in certo modo agli altri dei : infatti furono in più stretta vici­
nanza con Esso e per primi conobbero che era il Brahman.
3. Perciò Indra è superiore in certo modo agli altri dei:
egli infatti fu in più stretta vicinanza con Esso e per primo
seppe che era il Brahman.
4. Esso s'annuncia come fa il lampo : rifulge, si battono
le palpebre, mentre risuona un grido di sorpresa. Questo esem­
pio riguarda l'ordine cosmico.
.S. Ed ecco per quanto riguarda l'individuo. [Il Brahman
viene intuito come] quando qualcosa viene per così dire in
mente, per cui torna il ricordo e si ha all'improvviso [il bale­
nar d'] un'idea.
6. Il Brahman ha nome tadvanam (c'è desiderio di esso).
Con tal nome deve essere venerato. Tutte le creature cercano
colui che così lo conosce n .
7. (' Esponi la dottrina segreta ! >>. ((Ti è stata rivelata l a
dottrina segreta, ti abbiamo rivelato l a dottrina segreta del
Brahman.
8. Essa ha come base l'ascesi, il dominio di sé, l'azione
sacrificale, come corpo i Veda, come rifugio la verità.
9. Chi la conosce, sradicata ogni colpa, risiede nell'infini­
to, supremo mondo del cielo n .

4· N"el fano che il mi.,ero del Brahman sia welato da Urna, DÌ.nfa montana
e personificazione gui della sagg.ezza, qualche interprete vuoi vedere un'allll.'liooe
all' origine delle dottrine upani,adiche, sorte negli uerni delle foreste c delle m�n·
tagne. Altri sonoline>.no:> il wolo attribuito all'clcmcnto femminile, che in segmto
acqui,tcrà grande importanza nelle correnti religiose induistiche.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
ISA UPANI�AD

La !iii Up., così chiamata dalla parola iniziale, appartiene al Yajur·


1·eda bianco e costituisce il quarantesimo e ultimo capitolo della Vaja­
;a;Jeyì sa'!lhita. Nelle collezioni indigene delle Upani[ad figura al
primo posto. Tutto si riassume nel Sé, nell Assoluto denominato nel
' ,

pnmu \·erso H Signore ll (c&. B.Up., 4, 4, 24)- La consapevolezza di


ciò. ossia dell'identità tra il proprio sé e il sé universale, induce al
t!istacco spirituale dall'azione, che pertanto non più lega al mondo
t!elle apparenze. Ma l'Uno-tutto, al di sopra d'ogni distinzione della
mente umana, è la coincidentia oppositorum : e pertanto utile per rag­
giungerlo non è soltanto la conoscenza, bensì anche la nescienza, la
quale considera reale la molteplicità, inducendo alla valutazione posi­
tin della vita e dei suoi valori, e quindi a un comportamento morale,
anche se su un piano inferiore e propedeutico. La lfii Up., che è forse
la più antica delle Upanùad in versi, si chiude con una preghiera del
morente a PU:�n, ossia al Sole (che si ritrova in B.Up., 5, 15), che
au5pica il riconoscimento dell'unità universale, ma non trascura l'azio­
ne compiuta.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
l . Il Signore abita tutto ciò che nel mondo si muove.
._
Godi di ciò che concede e non bramare mai i beni d'alcuno 1 !
2. [ I n tal caso] s'esprima pure i l desiderio di vivere cen�
t'anni su questa terra, compiendo il proprio lavoro. Così, non
altrimenti che così, succederà [anche] a te: l'azione non
auiì più potere adesivo 2•
3.- In verità vi sono mondi demoniaci, avvolti da cieche
tenebre : laggiù vanno a finire, dopo morte, coloro che hanno
ucciso un essere vivente 3•
4. L'Unico è immobile, ma è più veloce del pensiero; gli
dei non lo raggiungono, quando dinanzi corre. Esso pur rima�
nendo fermo supera gli altri che s'affrettano. In esso il dio del
vento produce le acque 4,
5. Esso si muove e sta immoto, è lontano e del pari è vi�
cino, è al di dentro d'ogni cosa ed è al di fuori di tutto.
6. Ma di fronte a colui che riconosce nel proprio sé tutte
le creature e in tutte le creature vede il proprio sé, di fronte a
costui [l'Assoluto] non cerca più di sfuggire [e si palesa chia�
ramente] .

r. In questa strofe, pur interpretata in parte diversamente, G:indhl vedeva

'-'n:>Uclle più alte esortazioni :illa fratellanza universale. Analogo pensiero ricorre
nd\e Epistole ai Corinzi (I, 3, t6; 6, I9� li, 6, t6), nelle quali si considerano
•- tEmpio dd Signore » soltanto k creatnre umane, mentre l'aurore indiano estende
b >-llidarietà a tutto l'esisrente.
:2. Senza brama e senza attaccamento l'azione non determina una ricompensa:

b rinuncia viene trasferita dalla materialità dcll'atto all'intimo dell'individuo.


3- Interpreto iitmahan come � ucci'Ore d'un'anima, d'una creatura "· I prc­
ceai dclla temperJnza, della mancanza di anaccamento c il rispetto ddla vita, rac­
wmandati nelle prime tre srrofc, sono fondati rulla convinzione dell'unicità del­
l'esistente.
+ :s-cll'Assoluto, che per la sua natura � sottratto al principio di contraddi.
zione, tipicamente umano, il vento, che tutto prosciuga, fa nascere inl"CCc l'acqua.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
�l
iS.\ I;PI\.NI�AD

7 . Per colui per il quale il proprio sé ha dato origine a


tutte le forme del divenire, per colui che ha raggiunto la
conoscenza, quale illusione, quale angoscia può esistere, per
lui che ravvisa l'unità [dell'esistente] ?
8. Egli è diventato il primo principio [dell'universo1 \
incorporeo, invulnerabile, senza organi, puro, non tocco dal
male. Saggio vate, onnipresente, nato da se stesso, [l'Asso­
luto nella sua personificazione come Brahma] ha ordinato
dall'eternità le cose secondo la loro essenzialità.
9. Precipitano in cieche tenebre coloro che credono nell'i­
gnoranza e in tenebre ancor più fitte, per così dire, coloro che
della conoscenza [soltantol si compiacciono 6•
1 O. [L'Assoluto,] si dice, è diverso dalla conoscenza, di­
verso dall'ignoranza. Questo abbiamo udito dai saggi che ce
l'hanno insegnato.
1 1 . Colui che ben conosce contemporaneamente entram­
be, conoscenza e ignoranza, giunto fino alla morte con l'igno­
ranza, ottiene con la conoscenza l 'immortalità.
1 2 . Precipitano in cieche tenebre coloro che non credono
alla rinascita e in tenebre ancor più fitte, per così dire, coloro
che della rinascita [soltantoJ si compiacciono 7•

S· Con inkram, � seme n , i: probabilmente indicato il principio attivo dcll'u­


niverso, il dio Brahnii. pcrsonificazk,ne dell'Assoluto, che subito dopo vien chia­
mato saggio vate pffché dalla sua parola creatrice s'è sviluppato l'universo.
6. Ignoranza è anribuire il carattere di realtà, più o meno esdmiva, alla plu­
ralità fenomenica; cono.>eenza è riconoscere la sola realtà dell'L'no--tutto. N�lle
str. 9-10 si condanna il ricorso esclusivo all'una o •ll'altra; nella str. II si tenta una
concilìaz:ìooe tra via ddl'az:ione e via della cono�cem:a: la prima aiuta a giungere
fino alla morte (mrtY"'!' :lrtt'iiJ, o�sia a vivere la vita terrena con le sue neccs­
sità � le sue istanz:e, perché l'esperienza inferiore è gradino indispensabile sulla scala
dell'ascensione dello •pirito.
7- TI pensiero sembra simile a quello delle str. g---n . Negare la pos5ibilità d'una
rinascit;>, ossia credere che alla morte la dissoluzione sia tonlc e dc!initi,·a , significa
concentrare ogni cura sulla vita terrena, quindi seguire quelle leggi di moralità
attiva che I'Upanifad CffCJ di salvare, analogamente a quanto sarà prcdicam �la
Bhaga�adfiirii_ Altra imetpretazionc dd discusw pa.<so potrebbe essere: non estste

né dissol=ivne, ossia passaggio dall'essere al non C$Stte, né creazione, ossia pas-


. .
saggio dal non essffe a1l'essffe. Supera la morte (mrtyum tlrtt'ii) cd entt3 qwndi.
nell'immortalità soltanto colui che ravvisa la \"tta namra di enL""ambc, ossia colw
che riconosce la namra ctcrna dcll'Assoluto.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
iS.� UPANI�AD 349

1 3. [L'Assoluto,] si dice, è diverso dalla rinascita, diver­


so dall'assenza di rinascita. Questo abbiamo udito dai saggi
che ce l'hanno insegnato.
1 4. Colui che ben conosce contemporaneamente entram­
be. rinascita e dissoluzione, giunto fino alla morte con la dis­
soluzione, ottiene con la rinascita l'immortalità.
1 5 . Da un aureo disco è coperto il volto del vero. Levalo,
o Pu�an, affinché io, che ho per legge il vero, possa vederlo s !

1 6. O Pu�an, unico saggio, o tu che controlli, o Sole, o


tì.glio di Prajapati, dividi i tuoi raggi, raccogli il tuo splendo­
re! Quello che è il tuo aspetto più fausto, ecco io lo scorgo :
quella persona lassù, quella son io!
l 7. Il respiro [se ne vada 1 nel soffio immortale e questo
corpo .finisca in cenere. Om ! O coscienza, ricordati delle tue
azioni . ricordati ! O coscienza, ricordati delle tue azioni, ri�
cordati !
1 8. O Agni, che tu possa condurci per il retto sentiero alla
prosperità, o dio, o tu che conosci tutte le vie! Tieni da noi
lontano il peccato che travia! E noi ti renderemo il più alto
omaggio!

a ancor oggi nci riti funebri. Il morente, eh�, ravvi­


8. Le- str. I)-I8 sono us te
>ando la figura umana nel sole, simbolo dd Brabman, c-on questo s'è identificato,
è invitato a ricordare le azioni compiute, che detenninff3.llno la sua rinascita, men­
tre gli �piriti vitali, dip�ncnd'Jsi dal rogo incineo:arore dd corpo, si riuniranno ai
loro :uchclipi universali.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KATHA
. UPANISAD .

La Ka!ha o Kiifhaka Upanirad, appartenente alla scuola dei Kii­


thaka del Yajurveda nero, è divisa in sei valli, « liane », raggruppate
in due adhyiiya, <<letture ». La cornice esteriore è costituita dalla leg­
genda di Naciketas, che viene qui soltanto accennata e che meglio
conosciamo dal Taittìriya Briihma7Ja, 3, n, 8. Naciketas, figlio o
nipote di Uddalaka, discendente da Gotama, VajaSravas e Aruz:ta, preso
da grande zelo, desidera sacrificarsi perché fruttuosa sia la cerimonia
sacrificale del padre suo, evidentemente piuttosto parco nell'offrire le
proprie sostanze agli dei. Giunto al regno dei morti, inviatovi dal
padre irritato per le sue domande, attende per tre giorni il dio della
morte, Yama, il quale, per espiare la colpa di aver mancato ai doveri
dell'ospitalità, gli concede tre grazie. Nacìketas chiede la rappacifica­
zione con il padre, la conoscenza del rito da lui poi denominato Nttci­
keta, che garantisce l'acquisto dei mondi celesti, o addirittura del
Brahman, secondo 1, 3, 2, infine chiede di conoscere il mistero della
morte e il destino dell'uomo. Yama dapprima tergiversa e mette alla
prova Naciketas, alla fine acconsente al desiderio. L'insegnamento di
Yama, che non procede metodicamente, è che tutto si riconduce all'i·
dernità Atman-Brahman. Nell'intimo d'ognuno risiede l'Assoluto:
tutto è fondato in Esso, che è indescrivibile e del quale può affermarsi
soltanto che esiste. Per attenerlo non è sufficiente il sacrificio (la medi­
tazione sulle formule sacre tuttavia favorisce l'introspezione), ma oc­
corre la disciplina spirituale, il dominio dei sensi, la guida sicura d'un
maestro, almeno inizialmente, perché la sua vera realtà si manifesta
soltanto a chi Esso sceglie. Dopo la morte alcune anime si reincarnano,
ma chi ha riconosciuto la piena indipendenza: dei sensi rispetto all'a­
nima praticando il yoga, ossia contrQllando progressivamente l'attività
del corpo e della mente, giunge, guardando entro se stesso, alla felicità
del Brahman, che ha tuttavia anche una facies terrifica. La parte ori­
ginaria della Kiifhaka Up. sembra limitata alle tre prime valli; nella
seconda letrura si fa più evidente l'andamento antologico di questa
Up., che è tra le più conosciute e celebrate. Studio notevole è quello
di FR. WELLER, Versuch einer Kritik der Ka�hopani[ad, Berlin I953·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
PRIMO ADHYAYA

PRIMA VALLI

l . Desideroso f del cielo J , il discendente di VajaSravas


offrì [un sacrificio comprendente] tutte le sue proprietà. Egli
an�va un figlio di nome Naciketas.
2 . Mentre [le vacche costituenti] i doni sacrificati veni�
vano portate via, costui, benché fosse ancora un fanciullo, fu
preso dalla convinzione [che soltanto un sacrificio veramente
totale avrebbe avuto efficacia] , e pensò:
3. {< Hanno bevuto l'acqua, hanno ingoiato l'erba, sono
state munte, non hanno più forza... Colui che le offre andrà
in quei mondi che son detti privi di gioia JJ.
4. Disse allora a fsuoJ padre : (( E me, babbo, a chi mi
vuoi donare? )). E così per due e tre volte. Gli rispose allora
[il padreJ : '' Al dio della morte io ti dono 1 ll.
5. [Avviandosi al regno dei morti, Naciketas per confar�
tarsi disse : J '' Primo di molti [che mi seguiranno] io vado;
in mezzo a molti [che mi hanno preceduto e mi seguirannoJ
io vado. Qual è mai il disegno che Yama oggi intenderà man�
dare a termine per mezzo mio ?
6. Guarda indietro e guarda in avanti : come già gli ante�
nati [morirono], così del pari altri [moriranno J . Come il
grano l'uomo matura, come il grano egli di nuovo rinasce l).
[Una voce avverte Yama assente della presenza di Naciketas
e lo esorta a onorario come si conviene a un brahmano],
7. (( Un brahmano che entri in casa come ospite è simile
al fuoco. Questo è il modo di placarlo: porta dell'acqua, o
Yama!

www.scribd.com/Religione_in_Ita
354

8. Speranze e attese, amicizie gradite e sincere, sacrilici e


opere pie, figli e bestiame, tutto toglie un brahmano a un
uomo scriteriato, nella cui casa rimanga senza cibo >>. [Tor­
nato alla sua dimora, Yama disse a Naciketas : ]
9.
<< Poiché per tre notti sei rimasto nella mia casa senza
cibo, tu che, come brahmano, sei un ospite degno d'onore
- onore a te, o brahmano, e che la buona fortuna m'assista ­
scegli allora in compenso tre grazie >J .

l O. [Naciketas disse : ] << Che il [padre mio] discendente


di Gotama, tranquillizzato, sia ben disposto e privo d'ira ver-'
so di me, o Yama! Che lieto mi saluti quando io sia lasciato
libero da te! Questa scelgo come prima fra le tre grazie >>.
1 1 . [E Yama : ] << Lieto sarà [il padre tuo] come un
tempo : il figlio di Uddalaka, Aruçi (ossia Naciketas), è stato
da me lasciato libero. Felicemente dormirà le notti, senza più
ira, dopo averti veduto scampato dalle fauci della morte ».
1 2. [Naciketas allora disse : ] << Nel mondo celeste non
esiste paura: tu non ci sei, né si teme per la vecchiezza. Supe­
rate sia la fame sia la sete, vinta l'angoscia, si gode nel mondo
dei cieli.
1 3 . O Morte, tu conosci il fuoco che conduce al cielo;
rivelalo a me che son pieno di fede ! Gli abitatori del cielo
g?dono dell'immortalità. Questa io scelgo come seconda gra­
zta }),
1 4. << Io, che conosco il fuoco che conduce al cielo, voglio
rivelartelo: sta attento, o Naciketas! Sappi che esso significa
il raggiungimento dei mondi infiniti, che è il [loro] sostegno
e che è celato nel mistero >>.
1 5 . Gli disse del fuoco, origine del mondo, e di quali e
quante pietre [si costruisca l'altare] e come. [Naciketas] �­
peté ogni cosa come gli era stata detta. Allora Yama, soddi­
sfatto, parlò ancora.
1 6. Il Magnanimo, benevolo, gli disse : << Ancora un dono
io ti concedo oggi. Questo fuoco porterà il tuo nome : accetta
[questo dono simile a una] variopinta collana.
. .
1 7. Colui che conosce il triplice [fuoco] Nacik_eta, st�­
sce con i tre [fuochi] e compie il triplice sacrilicio [ quo11-
diano] , costui oltrepassa nascita e morte. Chi è riuscito a rav-

www.scribd.com/Religione_in_Ita
355

\·isare [l'intima essenza del fuoco] che conosce tutto l'esisten­


te, e lo ha venerato come il dio da supplicare, raggiunge la
pace per �pre. . _ .
.
.
1 8. Colrn che, conoscmto Il tnphce [fuoco] Niictketa,
ccnosciuta questa triade [di fuochi], costruisce, così ammae­
strato, l'altare per il fuoco Naciketa, costui, liberandosi in
antici po dai lacci della morte, libero da angosce, gode nel
rr.ondo celeste.
19. Eccoti il fuoco celeste, o Naciketas, che tu scegliesti
come seconda grazia. Tuo diranno questo fuoco le genti. Sce­
gli la terza grazia, o Naciketas >>.
·· 20. ,( Quel dubbio [che nasce] quando un uomo è mor­
to - alcuni infatti dicono : esiste ancora; altri : non esiste
più - proprio questo, ammaestrato da te, io vorrei risolvere.
Questa è la terza fra le tre grazie ».
2 1 . (( Pur gli dei soggiacquero a questo dubbio un tempo :
non è infatti cosa agevole da comprendere, la questione è sot­
tile. Scegli un altro dono, o Naciketas! Non tormentarmi,
liberami da questa [domandal ! )).
22. <' Anche gli dei dunque soggiacquero a questo dubbio
e tu hai detto, o Morte, che non è cosa facile a comprendersi!
�la non è possibile trovare un altro che la possa spiegare me­
glio di te: non può darsi altra grazia simile a questa )}.
23. << Scegli figli e nipoti destinati a vivere cent'anni, sce­
gli grandi armenti, elefanti, oro, cavalli, scegli una grande
estensione di terreno, vivi tu stesso tanti anni quanti ne de­
sideri!
24. Scegli, se lo ritieni un dono equivalente, ricchezze e
lunga vita. Sii grande sulla terra, o Naciketas! lo ti faccio
partecipe di [tutti i ] desideri.
25. Tutti i desideri che san difficili a soddisfarsi nel mon­
do dei mortali, tutti richiedili a tuo piacimento ! Ecco fan­
_ lle meravigliose,
cu� con carrozze e musiche- di eguali i mor­
tah non possono averne. lo te le dono, fatti da loro servire, o
�aciketas, ma non chiedere della morte ! JJ.
26. '' Destinate a vivere [soltanto] fino a domani, o
M?rte, [queste fanciulle] logorano il vigore di tutti i sensi di
cht è mortale. Anche una vita intera è poca cosa : tuoi siano i
-
cocchi, tuoi le danze e i canti.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
1.,

27. Un uomo non può esser soddisfatto della ricchezza.


Avremo forse la ricchezza, una volta che ti abbiamo veduto ?
Noi vivremo fintanto che tu lo vuoi. Questa soltanto è la gra�
zia migliore per me.
28. Chi mai, se è saggio, trovandosi in una condizione
bassa e triste, destinato a invecchiare e a morire, mentre [sa
che] esistono coloro che né invecchiano né muoiono e li ha
contemplati, pensando ai [fugaci] piaceri della bellezza e
dell'amore, si compiacerebbe d'una vita lunghissima ?
29. A noi rivela, o Morte, ciò su cui nasce il dubbio, ciò
che succede nel grande passaggio. Questa grazia che penetra
nel mistero, nessun'altra che questa sceglie Naciketas n.

SECONDA VALLI

l. [Yama disse : ] << Una cosa è il bene, un'altra cosa è il


piacere; entrambi con scopi differenti legano l'uomo. Chi fra
essi sceglie il bene, ha fortuna; perde il suo scopo chi preferi­
sce il piacere.
2. Il bene e il piacere si presentano davanti all'uomo. Il
saggio, avendoli esaminati attentamente, fa la sua scelta. Il
saggio antepone il bene rispetto al piacere. Lo sciocco sceglie
il piacere piuttosto che l'acquisto e il godimento [della vera
felicità] .
3 . Tu, o Naciketas, meditandovi su, hai lasciato i piaceri,
gradevoli e fascinosi; tu non hai accettato quella catena costi­
tuita dai beni terreni, alla quale tanti uomini soggiacciono.
4. Contrastanti e ben lontane sono l'ignoranza e qudla
che va sotto il nome di conoscenza. Io penso che Naciketas
sia desideroso di conoscere: i molti piaceri [che ti furono pro­
messi] non ti confondono.
5. Immersi nell'ignoranza, [pur] quelli che di per sé son?
intelligenti, ritenendosi dotti, vagano qua e là nel loro stordi­
mento, come ciechi guidati da un cieco.
6. Il passaggio all'al di là non apparisce chiaro per l�
sciocco, stordito, turbato per la passione della ricchezza. Egh
pensa : " [Soltanto] questo mondo esiste, altri non ve n'è ",
e così cade sempre di nuovo in mio potere.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
357

7. Molti non riescono neppure a udir parlare [del passag­


gio all'al di là J ; molti, pur udendone parlare, non sanno in­
'tenderlo; una rarità è un [maestro] capace che sappia spie­
g-arlo e lo possieda; una rarità chi, istruito da un esperto, giun­
'Ta a conoscerlo.
� 8. Insegnata da un uomo mediocre, [questa dottrina]
non è facile a comprendersi anche se vien ripetutamente me­
ditata. [D'altra parteJ se non è spiegata da altri, non è possi­
bile accedervi : infatti è più sottile del più sottile mezzo di
conoscenza, è cosa al di là del ragionamento.
9. Questa dottrina che tu hai ottenuto, o carissimo, non
può essere ottenuta con il ragionamento, ma insegnata da
altri essa diventa facilmente comprensibile. Tu sei davvero
saldo nella [ricerca della] verità: possiamo noi avere altri
simili a te che ci rivolgan domande, o Naciketas!
l O. Io so che ciò che si definisce tesoro [di azioni sacri­
ficati] non è cosa eterna : né infatti con ciò che è transitorio
può attenersi cosa duratura. Perciò io ho approntato il fuoco
).J.aciketa : con ciò che è destinato a perire ho acquistato cosa
eterna 1•
1 1 . O Naciketas, avendo ben considerato, tu saggio, hai
con fermezza negato che la soddisfazione dei desideri sia la
base del mondo, che l'infinità del sacrificio [permetta di rag­
giungere] la riva della tranquillità, che la potenza sconfinata
dell'inno sacrificate sia il sostegno [universale] .
1 2 . Concentrandosi in se stesso, il saggio giunge a rav­
Yisare il dio che è difficile da percepire, che è penetrato nel
mistero, arcano, }Xlsto nell'intimo [del cuoreJ , primordiale:
abbandona così gioie e dolori.
13. Il mortale che ha ascoltato ciò e l'ha compreso bene,
che, staccatosi da ciò che è legato ai fattori dell'esistenza ha
raggiunto questo sottile [Àtman], gode avendo raggiunto ciò
che è veramente degno di godimento. Io considero Naciketas
come un tempio aperto )) 2 •

T. Lo stesso Yama ha raggiunto la conoscenza praticando il rito del fuoco


1\JiiO.k�ta, che, in comrasto con le altre azioni sacrificali destinat� al conseguimento
di scopi limitati, p<>rmette di nggiung""e l'immortalità.
2. Ossia: pronto pEr accogìiere l'intuizione del Brahman-Atman.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'l
.'

K.A"fHA UPANl�

1 4. [Naciketas : ] <1 Rivela dunque ciò che tu consideri


diverso dal merito, diverso dalla colpa, diverso da ciò che è
fatto e da ciò che non è fatto, diverso da passato e da futuro ! ».
l S. [Yama: J << La parola che tutti i Veda insegnano, che
proclamano [esser pari a] tutte le austerità, per desiderio del­
la quale si compie lo studentato, questa in breve io ti rivelo :
essa è Om.
16. Questa sillaba è invero il Brahman, questa sillaba è
la cosa suprema, chi conosce questa sillaba, qualunque cosa
desideri, l'avrà.
l 7. Questo è il rifugio supremo, questo è il rifugio più
alto, chi conosce questo rifugio s'esalta nel mondo del Brah-
man.
18. Questo veggente non nasce, né muore, non ebbe ori­
gine né ha subito evoluzioni; innato, eterno, immortale, pri­
mordiale, esso non è ucciso quando s'uccide il corpo.
1 9. Se chi uccide pensa di uccidere, se chi è colpito a
morte pensa d'essere colpito, entrambi non hanno chiara no-­
zione : né quello uccide, né [questi] viene ucciso 3•
20. Più piccolo del piccolo, più grande del grande, l'At­
man è posto nel segreto della creatura. Chi è privo di desideri,
costui vede, libero da angosce, la grandezza dell'Xtman per
la grazia del creatore 4,
2 1 . Seduto, Esso va lontano, giacendo, va in ogni dove.
Chi, al di fuori di me, può conoscere il dio che racchiude la
gioia e l'infelicità?
22. Il saggio, riconoscendo che il grande, onnipresente
Atman si trova incorporeo nei corpi, stabile nelle cose insta­
bili, non è più tocco da angosce.
23. Non è possibile raggiungere l'Atman con l'insegna­
mento, e neppure con l'intelletto né con molta do - Lo �
può ottenere soltanto colui che Esso trasceglie; a costtn l'At­
man medesimo rivela la propria essenza 5•

3· Le nr. 18-19 ricompaiono in Bhagat'adgitii, 2, 2D-19, con qualche variario�e.


Il veggeote, ossia. l'li.tman-Brahman, è l'unica rea.ltà. L'uccidere o l'C5Sett u=so
sono soltanto apparenza: l'nnico ad agire è l'Atman.
.
4. Leggendo dhiituprasiidiit, in luogo di dhiitu}, pr", dovrà int=dO'Sl: « ama·
verso l'acquietamento dei sensi n.

5· Cfr. MurJt}. Up., ], 2, 3·

l
www.scribd.com/Religione_in_Ita
359

24. Chi non s'è staccato dal peccato, non è tranquillo, non
è concentrato, non ha la mente serena, non riesce a raggiun·
.:rerlo con piena conoscenza.
o
25. Chi sa in realtà dove risieda Costui, per il quale di·
gnità sacerdotale e casta guerriera non sono che un piatto di
riso c la morte il condimento ? ».

TERZA VALLI

l. (( I conoscitori del Brahman, coloro che conoscono la


dottrina dei cinque fuochi e hanno compiuto tre volte il rito
del fuoco Niiciketa, costoro chiamano ombra e luce i due
rAtman] , quello che gode la giusta [ricompensa] nel mondo
[conquistato per mezzo] delle sue azioni e quello che è pene­
trato nel mistero, nel punto più alto e più lontano [dell'uni­
Yerso] 6.
2. Possiamo noi possedere il [fuoco] Naciketa! Esso è un
ponte per coloro che, seguendo la via dell'azione sacrifìcale,
vogliono arrivare alla riva sicura, al Brahman supremo, im�
mortale 7•
3. Sappi che l'Atman è il padrone del carro e il corpo è il
carro, sappi che la ragione poi è l'auriga e la mente le redini.
4. I saggi chiamano i sensi cavalli, gli oggetti dei sensi
sono l'arena, la [personalità empirica] munita di anima, di
sensi e di mente la chiamano il fruitore.
5 . Colui che non possiede la ragione e non ha mai la
mente raccolta, costui ha i sensi indocili, come un auriga che
abbia cavalli cattivi.
6.Ma colui che possiede la ragione e ha la mente sempre
concentrata, costui ha i sensi docili, come un auriga che abbia
cavalli buoni.

6. Esiste una sola realtà, l'Atman, che può rro.·arsi in due co<1dizioni : anima
indi,·iduau, soggetta alla legge del karman, e anima liberata, che s'immagina, con
una sopravvivenza di concezioni arcaiche, "-"urta nel piÌI alto ciclo.
j. Penso che la strofa voglia esaltare il rito del fuoco come il mezzo migliore
di 5:1\ve:zza per coloro che s.ono ancora legati :ù sacrificio.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KA!JfA UPANI�AD

7. Colui che è privo dì ragione, senza criterio, sempre


impuro, costui non giunge alla sede [suprema], ma ricade
nel ciclo delle esistenze.
8. Ma colui che è dotato di ragione e di criterio ed è sem­
pre puro, giunge a quella sede donde non più si ritorna alla
vita.
9. L'uomo che ha come auriga la ragione e come redini
la mente, costui giunge al termine del cammino, alla sede
altissima di Vigm.
l O. Superiori ai sensi sono infatti gli oggetti [che deter­
minano le sensazioni ] , superiore agli oggetti è la mente, supe­
riore alla mente è la ragione, superiore alla ragione è il gran­
de Àunan [individualeJ 8•
1 1 . Superiore al grande [ .AunanJ è [ l'elemento primor­
diale J non evoluto, al non evoluto superiore è lo Spirito, su­
periore allo Spirito non v'è nulla: esso è lo scopo, esso è il
rifugio supremo.
1 2 . Nascosto in tutte le creature, questo Spirito non si
palesa, ma si fa vedere da coloro che acutamente indagano
con sottile, alta intelligenza.
1 3. Il saggio soggioghi parola e mente ; soggioghi poi [la
mente facendola rientrare] nella ragione, nel sé; soggioghi la
ragione [facendola rientrareJ nel grande .Aunan, poi nell'At­
man quieto 9•
1 4 . Levatevi, svegliatevi ! Avendo ottenuto la grazia [di
essere scelti], state attenti. Difficile da sormontare è la lama
tagliente d'un rasoio. I vari dicono che questa è la difficoltà
del cammino.

8. Nei testi postcr:iori del sistema Siitpkhya, buddhi, « ragione», e mu./ult,


« il grande », indicano entrambi l'organo o facoltà della ragione, di natura mate­
riale, che s'evolve dalla materia primordiale. Qui il grande Annan sembra in�re
il sé individuale ancora lepto ai condizionamenti della vita. La stessa strofe ncortt
in :l, 6, 7, dove allabuddhi è sostituito il $tlttva, probabilmente la n:alt:à empirica.
9· La strofe è di interpretazione assai dubbia. Probabilm�nte s'indica Ulla
ascesa graduale, che s'ottiene sopprimendo le funzioni più bass�, secondo le regole
poi codificate nel yoga, facendole penetrare in una sfera più elevata. Si passa �UII­
que dal controllo dci sensi e della mente a quello della ragione (qui deno[lll(lta
ll
jfliina), a quello dell'anima individuale (grande Annan) e si ra;;giunge infine La
purezza assoluDJ; dell'anima nel suo stato di perfezione.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
1 5 . Quando ha percepito ciò che è senza suono, senza
tatto, senza forma, imperituro, senza sapore, eterno, senza
odore, senza principio né fine, che sta al di là del grande
r .�tman] , che è duraturo, l'uomo è liberato dalle fauci della
n1orte 11.
1 6. Il saggio che racconta oppure ascolta l'immortale re�
sponso, dato a Naciketas dal dio della morte, s'esalta nel
mondo dd Brahrnan.
1 7. Colui che, purificato, narri in un'assemblea di brah�
mani oppure in una cerimonia funebre questo altissimo mi­
stero, allora si procura l'immortalità - si procura l'immor­

talità.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
SECONDO ADHYAYA

QUARTA VALLI

l. (( [Il creatore] esistente di per sé effettuò le aperture


verso l'esterno : perciò si vede verso l'esterno, non verso l'in­
terno. Qualche saggio, desideroso dell'immortalità, ritraendo
gli occhi [dalle cose sensibili] , vide dentro di sé l'Àtman.
2. Gli sciocchi inseguono i piaceri esteriori e incappano
nella rete della morte, aperta [per tutti]. Ma i saggi, _avendo
ravvisato l a [vera] immortalità, non ricercano quaggiù le
cose eterne in ciò che è transitorio.
3. [L'Atman individuale,] per mezzo del quale [si ha la
percezione di] forma, sapore, odore, suoni, contatti carnali,
è quello che permette la conoscenza. Che cosa rimane allora
di esso [al momento della morte] ? In verità Esso è il Tat 'a.
4.Conoscendo che il grande, onnipresente Atman è ciò
per cui esperimenta sia lo stato di veglia sia lo stato di sonno,
il saggio non è più colto da angoscia.
5. Di fronte a colui che intimamente conosce [nella sua
vera realtà] l'Atman individuale, ossia il fruitore del miele
(delle azioni], signore di ciò che fu e di ciò che sarà, [l'Uno,
lo Spirito] più non_ si cela. In verità Esso è il Tat.
6. [L'Uno non più si cela di fronte a colui] che [ corur
sce l'Atman] nato prima del tapas - [anche] prima de�e
acque cosmiche nacque -, [l'Atman] che, penetrato �el :Dll·
stero, vi risiede, che in [tutte] le creature sempre
.
In vtgila.
verità Esso è il Tat.

10. Os.si� l'�nima individuale è identica all'Assoluto. Si risponde così e:;plici·


tamcntc alla terza domanda di Naciketas.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KA!fiA UPANI�AD

7 [L'Uno non più si cela di fronte a colui che conosce]


_

colei che si congiunge con lo spirito vitale, Aditi costituita


di natura divina, che, penetrata nel mistero, vi risiede, che in
rtuttel le creature si moltiplicò. In verità Essa è il Tat 11•
8. Il fuoco che tutto conosce, che è riposto nel [cavo dei]
leoni.. ben custodito come nel ventre da donne incinte, deve
o;ni 6riomo essere invocato dagli uomini vigilanti, esperti nel
sacrificio 12• In verità Esso è il Tat.
9. Tutti gli dei sono fondati su colui dal quale il sole si
leva e nel quale va a tramontare; nessuno può oltrepassarlo.
In verità Esso è il Tat.
1 O. Ciò che è qui, è là; ciò che è là, è qui a sua volta.
Ottiene morte su morte colui che in questo mondo crede di
vedere della molteplicità.
l l . Soltanto con la mente può raggiungersi questa con­
vinzione : quaggiù non c'è molteplicità. Passa di morte in
mmte colui che in questo mondo crede di vedere della mol­
teplicità.
1 2 . Grosso come un pollice, lo spirito risiede nell'interno
[d'ogni creatura] , signore di ciò che fu e di ciò che sarà, né
più si cela [di fronte a colui che lo conosce]. In verità Esso
è il Tat.
1 3 . Grosso come un pollice, lo spirito è simile a una fiam­
ma senza fumo, signore di ciò che fu e di ciò che sarà. Tale
è oggi, tale sarà pur domani. In verità Esso è il Tat.
14. Come l'acqua caduta in una zona impervia si disper­
de per le montagne, così colui che vede molteplici i fattori
dell'esistenza si perde correndo dietro a essi.
1 5 . Come l'acqua pura, versata in acqua pura, tale rima­
ne, così [inalterata] , o Gautama, rimane l'anima dell'asceta
che possieda la conoscenza 11.

r tt
I r. A.ssai oscure e pwbabilmente cor o e sono le str. 6 e 7· Secondo una dif.
fusa .:oncezione cosmologica, le acque sono l'demento primevo : a Esse naturalmente
arncriore .1o I'Atman. Ho tradottOJ vyapaiyGtG con « sempre vigila • (letteralme"tc
" ha osscr..-ato ·•). Aditi è la madre degli dei ed è anch� la natura donde tutto si
pnxluce: essa pure 1: una forma dell'Atman.
IZ. La strofa i; ripresa da]!._. V., 3, 29, z.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KATH-� l!PANI�AD

QUINTA VALLI

l. <t Chi controlla il [corpo] dalle undici porte 13, che è


la città dell'eterno [Atman] dal retto pensiero, non è tocco
da dolore e, liberato [già in vita] , è [per sempre] libero. In
verità Esso è il Tat.
2. [L'.�tman] è [il sole che è come] un cigno nel puro
cielo, è dio nell'atmosfera [come folgore] , è sacerdote presso
l'altare, è ospite nella casa; risiede nell'uomo, risiede nello
spazio infinito, neli'ordine cosmico, nel firmamento. È figlio
delle acque, figlio della vacca [primordiale] , figlio dell'or�
dine cosmico, figlio del monte, è il grande ordine cosmico 14•
3. Porta l'espirazione verso l'alto, l'inspirazione verso il
basso. Tutti gli dei onorano quel nano che risiede nell'intimo
di ciascuno.
4. Quando l' [ A.tman J incarnato che risiede nel corpo si
dissolve, si libera dal corpo, che cosa rimane allora? In verità
Esso è il Tat.
5. Non per l'espirazione vive l'uomo, non per l'inspira­
zione; è per altro che essi vivono, per causa di ciò in cui en­
trambe [quelle funzioni] hanno il loro fondamento.
6. Orsù, ti rivelerò il Brahman misterioso, eterno, e ciò che
succede dell'anima una volta giunta alla morte, o Gautama.
7. Alcune anime cadono in una matrice per [rivestire
nuovamente] un corpo, altre passano allo stato vegetale, se­
condo le loro opere, secondo la loro conoscenza.
8. Lo spirito che veglia nei dormienti, costruendo :t pia­
cer suo, è la luce, il Brahman, esso è invero chiamato l'im­
mortale; su di esso si fondano tutti i mondi e nessuno può
andare al di là. In verità Esso è il Tat.
9. Come il fuoco, che è uno, penetrato in una creatura
s'adegua a qualsiasi forma, così l'anima, che è una, s'adegua
dentro ogni creatura a qualsiasi forma e pur rimane all'e­
sterno [come entità assoluta] .

'3· Le undici porte sono i cinque semi dì percezione, i cinque sensi. di azione
e la menle.
14. Sttofa del �.V., (4, 40, 5), che canta Agni nelle sue varie fOI"me.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
l O. Come il vento, che è uno, penetrato in una creatura
s'adegua a qualsiasi forma, cosl l'anima, che è una, s'adegua
dentro ogni creatura a qualsiasi forma e pur rimane all'e�
sterno.
1 1 . Come il sole, occhio dell'universo, non è tocco dalle
malattie dell'occhio, che sono al di fuori [di esso] , così l'ani�
ma universale, che è una, pur stando dentro una creatura, non
è tocca dali'angoscia del mondo, perché è al di fuori.
1 2. Unico, onnipotente, l'Atman, stando dentro le crea­
ture, fa apparire distinta l a sua unica forma; per i saggi che
lo riconoscono esistente nel proprio io c'è gioia immortale,
non per gli altri.
1 3 . Eterno fra gli eterni, intelligente fra gli intelligenti,
unico fra molti, Esso largisce grazie; per i saggi che lo rico­
noscono esistente nel proprio io c'è eterna pace, non per gli
altri ''·
1 4. [Naciketas] : (t [I saggi] pensano che la formula
" Esso è il Tat " sia la suprema, indescrivibile felicità. Ma co­
mc potrei io giungere a intendere il Tat? Risplende, brilla ? ''·
1 5. •t In Esso non brilla il sole, né la luna e le stelle, non
i lampi e tanto meno il fuoco : tutto risplende quando Esso
risplende, tutto questo universo risplende della sua luce 11 15•

SESTA VALLI

1 . (< Questo eterno aivattha con le radici in alto e i rami


in basso è la luce, è il Brahman, invero è detto l'immortale.
Su di esso si fondano tutti i mondi e nessuno può andare al
di là. In verità Esso è il Tat.
2. Tutto questo mondo, comunque sia, fu creato al muo­
versi del respiro vitale. Chi conosce questa [causa di] grande
terrore, questa folgore brandita, diventa immortale 16•

'5- La stc.<sa strof<: si ritrm·a in Svet_ Up . 6, 14 c J[,.,uj. Up., :>. 2, 1 1 . Come


.

n•m sono i sensi che percepiscono gli oggetti. così non ò: il sole a risplendere, ma è
<ohanto l'Annan ad agire.
r6. L'albero di aSE,,mha (FicliS religiosa) con le radici in :Ùto è simbolo del
mnndo, diramante-i dall'unica radic� che è il Br.thman. Ma qui ["aivauho sembra

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KApiA {,'l'ANI�

3. Per paura di lui arde il fuoco, per paura di lui brilla


il sole, per paura di lui corrono Indra e il vento e la morte
per quinta.
4. Se qualcuno riesce a risvegliarsi [spiritualmente] sulla
terra prima della dissoluzione del corpo, allora è adatto a
ottenere un [nuovo] corpo tra le creature nei mondi [ce­
17
lesti] •

5. Come in uno specchio, così nel proprio sé; come in un


sogno, così nel mondo dei Mani; come attraverso l'acqua,
così nel mondo dei gandharva; come in ombra e luce, cosi
18
nel mondo del Brahman apparisce [ l'Atman-Brahman] •

6. Avendo intuito che la natura dei sensi è diversa [dalla


natura dell'anima] e che [ i sensi] sorgono e spariscono ori­
ginandosi distintamente [da essa] , il saggio non più soffre
_
angosCia.
7. Superiore ai sensi è la mente, suprema rispetto alla
mente è la realtà [empiricaJ , sopra la realtà [empirica] c'è il
grande Atman, supremo rispetto al grande Atman è [l'elemen­
19
to primordiale] non evoluto •

8. Superiore al non evoluto è lo Spirito, che pervade ogni


cosa ed è privo di qualificazione. Chi l'ha riconosciuto si li­
bera e s'avvia all'immortalità.
9. La sua forma non si presenta allo sguardo; nessuno lo
vede con l'occhio; esso può essere concepito dal cuore, dal
pensiero, dalla mente. Coloro che lo riconoscono diventano
immortali.
1 O. Quando i cinque sensi di conoscenza insieme con la
mente cessano l'attività e la ragione più non opera, allora si
dice [che si è raggiunta] la meta più alta.

identifi<:ato con il Brahman, con il quale ebbe origine quando la ,-ita ebbe inizio;
gli vengono pertanto amibuite le <JUalità dell'Assoluto, tra cui il ttrrore che esso
ispira a causa del mista-o che lo circonda. Si giustifica quindi la presenza ddla
str. 3, che prubabilmente è presa da altro contesto,
17. Il premio dclla conos<:=z.a è, ancora miticamemc, visto nell'oneoiroento
d'una vita più fdice.
r8. L'unica realtà apparisce chiar:�mente se la si ri<:erca nel proprio s.é; appa­
risce poi nella sua complcrezza nella piena luce del mondo dd Brahman! in altre
parole � immaneme e trascendente. Altrimenti apparisce confusa e indistinta.
19. Cfr. I, J, H>.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
I l . Questo fermo dominio dei sensi lo chiamano yoga.
L'uomo allora non è più turbato : yoga infatti è principio
l d'una nuova vita] e fine [dei turbamenti determinati dal
mondo esterno] .
1 2 . Non con la parola, non con la mente né con l'occhio
è possibile percepire [l'Assoluto J : come può essere percepito
se non dicendo : " [Esso] è " ?
1 3. Soltanto con le parole " [Esso] è " può essere perce­
pito, quando s'abbia la [conoscenza della] vera natura di en­
trambi 2t'. La sua vera natura risplende quando sia percepito
con le parole : " [Esso] è ".
1 4. Quando tutti sono acquetati i desideri che sono nel
cuore, allora il mortale diventa immortale: qui in terra gode
Jel Brahman.
1 5 . Quando qui sulla terra tutti i legami del cuore sono
infranti, allora il mortale diventa immortale. Questo è l'inse­
gnamento.
1 6. Cento e una son le arterie del cuore, una di esse esce
\Trso il cranio. Risalendo per essa si raggiunge l'immortalità;
le altre servono per uscire in tutte le direzioni 21•
1 7. Della misura d'un pollice, lo spirito, l'interna anima
abita sempre nel cuore d'ognuno. Occorre strapparla dal pro­
prio corpo con fermezza 22, come il filo d'erba dalla sua guai­
na. Bisogna riconoscerla come la luce, l'immortale, come la
luce, l'immortale bisogna riconoscerla J>.
l 8. Naciketas allora, avendo ascoltato questa dottrina
esposta da Yama e la completa teoria del yoga, raggiunto il
Brahman fu libero da passioni e da morte. Così pure sarà per
altri che così conosca l'.Atman universale.
Insieme ci protegga, insieme ci giovi ! Insieme possiamo
agire virilmente ! Ci illumini ciò che abbiamo ascoltato ! Che
non abbiamo mai a odiarci! Om , pace, pace, pace 23 !

:w. So!ranto quando si conooo la na01ra, ossia !"identità smtanziale, del ricer­
catore e dclla cosa da ricercar:si, p<Jtrà affermarsi che il Brabman esiste. Non è
pmsihilc una detcrrrùnazionc più precisa.
:n. La stessa strofe si trol·a in Cf1.Up., 8, 6, 6, dove meglio s'accorda con il
contesto.
22. Ossia riconoscendola diversa dal corpo.
:::•] . La strofe bene auspicante per il maestro e per il ùisccpolo si ritroYa idrn­
tica alla fine della T.Up.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
MUNDAKA UPANI�AD
La Mmyfaka Up., che appartiene a\J'Atharvaveda, è una delle
Fpanirad più celebrate e commentate nell'India. Il titolo sembra signi­
li.c:ne che essa si rivolge a un ordine di asceti che seguivano il voto
.-Iella '' rasatura n del capo; ma potrebbe pure alludere all'effetto del­
l'insegnamento in essa impartito, che è tale da '' radere n, ossia distrug­
gere, l'errore. La conoscenza dell'identità tra Atman e Brahman, che
si raggiunge quando si sia purificato l'animo per mezzo dell'ascesi e
della condotta moralmente pura, conferisce la liberazione dal ciclo delle
esistenze, l'assorbimento e, a quanto sembra, la dissoluzione nell'As­
soluto; il rito e il sacrificio, in quanto ancorati alle cose terrene, per­
mettono soltanto una felicità transitoria. L'Assoluto è l'origine di tutto,
si muove nell'intimo di ognuno, ma tutto trascende ed è il traguardo
da raggiungere. È chiamato Brahman, Atman, Puru� ((( spirito uni­
versale ") e Tat; ma non c'è equivalenza completa fra i termini, se è
vero che il Puru� in 3, r, 3 è detto matrice del Brahman. Frequenti
sono i contatti e le derivazioni da altre UpaniJad, cosicché la Mul_Jrf.
Up. deve essere considerata tra le più recenti delle UpaniJad vediche.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
PRIMO MlJNJ;>AKA

PRIMO KHA�A

l . Brahma fu il primo degli dei. Creatore dell'universo,


protettore del mondo, egli espose la scienza del Brahman,
fondamento d'ogni altra scienza, al figlio maggiore Atharvan.
2. La scienza del Brahman, che Brahma aveva rivelato ad
Atharvan, Atharvan a sua volta l'espose ad Angir, questi a
Bharadvaja Satyavaha, Bharadvaja ad Arigiras, sia la supe­
riore, sia l'inferiore.
3. Saunaka, possessore di grandi ricchezze, avvicinatosi
secondo il dovuto ad Aligiras, gli chiese: << O signore, qualJ:
la cosa che, conosciuta, permette di conoscere tutto ? ».
4. A lui quegli rispose : r< I conoscitori del Brahman ·di­
cono che bisogna conoscere due scienze, la superiore e l'in­
feriore 1•
5 . Di esse l'inferiore è costituita dal �gveda, dal Yajur­
t'eda, dal Siima.veda, dall'Atharvaveda, dalla fonetica, dalla
ritualistica, dalla granunatica, dall'etimologia, dalla metrica,
dall'astronomia 2 • La [scienza] superiore è quella per mezzo
della quale si raggiunge l'Indistruttibile.

T. Esiston•' due scienze, l'inferiore, costituita dai testi sacri e dalla pratica dci
riti, c
!a superiore. Soltanto quest'ultima permette di raggiungere il Brahman, dal
quale si gencra e od quale si ric<Jngiunge tutto il creato, in un circolo senza fine:
infatti - dice l'Upanisad anticipando le conclusioni- il Brahman si genera dall'a­
�cesi, che è uguale alla conoscenza, e l'ascesi a '"" voha si genera d:tl Ilrahman
mdividuato, m>-ia dall'Assoluto che è presente nell'interiorici umana.
2. È questa una ddk più antiche enumerazioni dci Vediitiga, " membri dd
T'eda n, e sottolinn la derivazione dclle varie scienze da!la consid�=zione del sacri­
ficio.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'l

37' MUJ;:IJ?AK.A UPANI§AD

6. Invisibile, inafferrabile, senza famiglia né casta, senza


occhi né orecchie, senza mani né piedi, eterno, onnipresente,
onnipervademe, sottilissimo, non soggetto a deterioramento,
Esso è ciò che i saggi considerano matrice di tutto il creato.
7. Come il ragno emette [il filo] e lo riassorbe, come
sulla terra crescono le erbe, come da un uomo vivo nascono i
capelli e i peli, così dall'Indistruttibile si genera il tutto.
8. Il Brahman si forma per mezzo dell'ascesi, da esso na­
sce l'alimento, dall'alimento il respiro vitale, la mente, la
verità, i mondi e ciò ch'è immortale nelle azioni.
9. Da colui che tutto conosce, che sa tutto, per il quale
l'ascesi è costituita dalla conoscenza, da costui nasce questo
Brahman, ossia l'individualità e l'alimento >>.

SECONDO KHA�QA l

(( Questa è la verità :
l . Le azioni sacrificali, che i poeti videro [e descrissero]
nelle raccolte degli inni sacri, sono state ripetutamente realiz�
zate dinanzi ai tre [fuochi del sacrificio] 4• Effettuatele sem�
pre, voi che bramate il vero : questa è la via che vi condurrà
al mondo [che si conquista] con le opere buone.
2. Quando la fiamma balena, essendo stato acceso il fuo­
co sacrificale, allora in mezzo alle due porzioni di burro lique�
fatto bisogna gettare le offerte [del sacrificio] .
3. Se uno compie l'agnìhotra senza accompagnarlo con i
riti del novilunio e -del plenilunio, [del giorno iniziale] delle

3· Il rito e il culto, rettamente eseguiti, permett<mo di raggiungere un"esisren=


elevata e felice, ma pur sempre transitoria: l'increato non può raggiungersi par�
t"'ldo da ciò che è stato creato. Soltanto il ricorso a un maestro spirituale potrà
consentire di superare il mondo con tutte le sue contingenze di bene e di male.
Assai brw;co è il passaggio dall'esaltazione dcl sacrificio alla svalutazione dd mede­
simo (str. 7); ma le Upllnisad sono opera di poeti e di mistici, i quali procedono J'C':
illuminazioni improvvise, per accenni, per antifrasi, non seguono uo filo rigoroso di
ragionamento.
4· l tre fuochi, giirhapaty<J, iihauaniya e dakfi'Ja, sono posti rispettivamente
a occidente, a oriente e a meridione del luogo del sacrificio, e simboleggiano il sole,
la terra, la luna.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
MU�AKA UPANI�AD 373

tre stagioni, dell'offerta dei primi raccolti, senza [tributare le


dovute onoranze agliJ ospiti, oppure se non lo compie, o non
[o dedica a tutti gli dei, o non lo compie secondo le regole,
per costui [le manchevolezze riscontrate] distruggono tutti
i mondi fino al settimo 5•
4. La Nera, la Terribile, la Rapida come il pensiero, la
Tutta rossa, la Tutta fumosa, la Scintillante e la Divina tutta
splendente, queste sono le sette lingue balenanti [del fuoco
sacro J .
5 . Se uno compie il sacrificio quando queste scintillano,
porgendo le offerte sacrificali al tempo dovuto, esse, [comeJ
raggi di sole, lo conducono dove risiede l'unico signore de�
gli dei.
6. Dicendogli " Vieni! vieni ! ", le risplendenti offerte
scortano il sacrificatore su per i raggi del sole, rivolgendogli
parole gentili e onorandolo: " Questo è il mondo del Brah­
man, puro e perfetto, a te [riservatoJ ".
7. f Simili aJ instabili barche sono le diciotto forme di sa�
crificio 6 nelle quali s'esprime l'opera inferiore (l'atto rituale).
Gli sciocchi che considerano questa come il sommo bene,
ricadono nella vecchiezza e nella morte.
8. Trovandosi immersi nell'ignoranza, sicuri di sé, rite�
nendosi saggi, gli sciocchi s'aggirano urtandosi a vicenda, co­
me ciechi guidati da un cieco.
9. Variamente immersi nell'ignoranza, puerilmente essi
pensano : " Abbiamo raggiunto il nostro scopo ! ". Legati al�
l'azione, oppressi da ciò che non comprendono a causa della
passione, una volta che hanno esaurito [il frutto dell'azione
c] il mondo [che quella ha determinatoJ , precipitano [di
nuovo nel sarruiira] .
1 O. Convinti che il sacrificio e le azioni meritorie siano il
meglio, quegli sciocchi non conoscono-null'altro di superiore.
Dopo ayer goduto sulla cima dell'universo del loro buon agi�
re. cadono in questo mondo o [anche] in uno più basso.

5- Secondo una diffusa tradizione i mondi terreni e celesti sono sette.


6_ r8 è un numero tradizionalmente sacro; qui indic::o tutte le forme dd sacri·
liciu.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
l
374

l 1 . Coloro invece che nella foresta sono dediti all'ascesi e


alla fede, sereni, saggi, vivendo d'elemosina, puri, attraverso
la porta del sole giungono là dove sta lo Spirito Universale,
l'immortale, l'immutabile Atman.
1 2. Un brahmano, considerando che [l'acquisizione dei]
mondi [ ultraterreni 1 è fondata sull'azione, può- essere preso
dalla disperazione al pensiero che ciò che è increato non può
discendere da ciò che è creato. Per aver la conoscenza, allora,
deve rivolgersi, con il combustibile in mano [come un alun­
no] , a un maestro, esperto delle dottrine sacre, assorto nel
Brahman.
1 3. S'avvicina a lui con rispetto, con lo spirito placato,
del tutto sereno, e il saggio a lui rivela secondo verità questa
scienza del Brah_man, per la quale giunge a comprendere
l'indistruttibile Spirito Universale, la verità }).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
..-!
l
SECONDO MUJ:li?AKA

'' Ecco la verità :


l . Come da un fuoco ben acceso a migliaia si dipartono
scintille che hanno la stessa natura, così dall'Indistruttibile,
o caro, diverse creature nascono e in esso poi ritornano.
2. Divino, incorporeo è lo Spirito Universale; esso com�
prende ciò che è esteriore e ciò che è interiore, è innato. Sen�
za respiro, senza intelletto, puro, è superiore all'Indistrutti�
bile. che a sua volta tutto trascende.
3. Da Lui nascono il respiro vitale, l'intelletto e tutti gli
organi dei sensi, l'etere, il vento, la luce, le acque, la terra,
sostegno di tutto.
4. Il fuoco è la [sua] testa, la luna e il sole sono i [suoi)
occhi, i punti cardinali sono le [sue] orecchie, i Tleda rivelati
son la [sua] voce, il vento il [suo] respiro, il mondo è il
[suo] cuore, la terra [procede] dai [suoi] piedi, egli è l'ani�
ma interiore di tutte le cose create.
5 . Da Lui [proviene] il fuoco, per il quale il sole costi�
tuisce il combustibile, dalla luna [ vien] la pioggia, [dalla
pioggia nascono] le piante sulla terra, quindi il maschio versa
il seme nella femmina: dallo Spirito Universale sono state
generate molte creature 7•
6. Da Lui [derivano) gli inni, la melodia, le formule
sacrificati, l'iniziazione, i sacrifici, tutti i riti e le offerte sacri�

7· In q1.1csta strofe sono enumuate brevemente le tappe ddla dottrina dci cin­
que fuochi. Vedi Ch.Up., 5, 3-10.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'
1,:

fìcali, l'anno, il sacrificatore e i mondi dove brilla la luna e


dove brilla il sole.
7. Da Lui sono stati in varia guisa generati gli dei, gli
esseri celesti, gli uomini, le bestie, gli uccelli, il prat;a e l'a­
pana, il riso e l'orzo, l'ascesi, la fede, la verità, la castità e le
regole.
8. Da Lui derivano i sette priit_Ja, le sette fiamme, il com­
bustibile, le sette ablazioni, i sette mondi dove si muovono i
prii'(l«, che stanno nell'intimo [d'ognuno] disposti a sette a
sette 8•
9. Da Lui [procedono] gli oceani e tutte le montagne,
originati da Lui scorrono i fiumi d'ogni tipo, da Lui [proven­
gono J tutte le piante e la linfa vitale, cosicché può dirsi che
Egli, come anima interiore, dimora in ogni creatura.
IO. Lo Spirito Universale è l'universo: azione, ascesi,
Brahman, immortalità suprema. Colui che lo riconosce ripo­
sto nel profondo [del cuore] , costui quaggiù scioglie i nodi
dell'ignoranza, o caro >>.

SECONDO KHAJ;ipA

l . << Il rifugio supremo (ossia il Brahman) s'è manifestato,


,
esSo che porta il nome di " moventesi nel profondo . . Ciò che
si muove e respira e palpita negli occhi 9 in Esso è fissato.
Sappiate che Esso è migliore dell'Essere e del non Essere, che
è superiore alla conoscenza, che è il meglio per le creature.
2. Esso è fulgente, più sottile del sottile, in Esso risiedono
i mondi e i loro abitanti, Esso è l'indistruttibile Brahman, è
il respiro, la parola, l'intelletto, Esso è la verità, l'immortale.
Sappi, o caro, che Esso è il [bersaglio] da colpire.

8. Sec<>ndo Sankam i serre prOr;a sono gli organi dci sensi ndla tesl:l {�•
orecchie, narici, bocca); le sette fi= sono prodotte dall"attiYici di què:gli org:uu;
il combustibile è costituito dal complesso degli oggetti dei sensi; le obbzioni sono
le percezioni di questi oggetti; i sette mondi infine si formano oune risultato della
percezione.
.
9· 11 battito delle palpebre è caratteristico dei mortali; gli dci hanno rocchio
fisso.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
....;..
MU�AKA UPANI�AD 377

3. Avendo preso per arco la grande arma costituita dalle


Upani.fad, e avendola tirata con la mente che è giunta a [com­
prendere] la natura del Tat, s'incacchi la freccia acuita dalla
meditazione. Sappi che questo eterno è il [bersaglio] da col­
pire. o caro.
4. Si dice che la sillaba Om è l'arco 10, l'.Atman è la frec­
cia, il Brahman è il traguardo. Senza distrazioni, questo biso­
gna colpire. Come la freccia [s'immedesima nel bersaglio, in
eo-ual
o
modo] l'uomo otterrà l'identità con il Tat.
5. In Esso sono tessuti il cielo, la terra e l'atmosfera, la
mente insieme con tutti gli organi di senso : riconoscetelo co­
me L�tman unico-esistente. Lasciate ogni altro discorso. Que­
sto è il ponte dell'immortalità.
6. In Esso, come i raggi nel mozzo della ruota, si con­
giungono le arterie; Esso si muove [celato] all'interno, pur
manifestandosi in varie guise. Meditate sull'Atman, conside­
randolo come la sillaba Om. La fortuna vi assista nel passag­
gio al di là delle tenebre.
7. Colui che tutto conosce, tutto sa, del quale sulla terra
si contempla la grandezza, questo Atman è fisso nel firma­
mento, nella celeste cittadella del Brahman.
8. Esso è fatto di pensiero, regge lo spirito vitale e il cor­
po, risiede nell'alimento. Controllando il cuore i saggi lo con­
templano per mezzo della conoscenza, Esso che risplende im­
mortale, costituito di felicità.
9. Si spezza il nodo del cuore, si sciolgono tutti i dubbi,
si dissolvono tutte le azioni quando si riconosce il [Brahman
nelle sue due forme] superiore e inferiore.
1 O. Dietro un aureo sublime velo 11 risiede il Brahman
puro, indiviso, brillante, luce delle luci: Esso è quello che
conobbero i conoscitori dell'Atman.
I l . Là non riluce il sole, non la luna e le stelle, non bril­
lano i lampi, per non parlar del fuoco; tutto l'universo risplen-

IG. La meditazione sulla sillaba Om, sirr.bvlo ddi'Assoluto, è il fulcro ddl'in­


<cgnamcnto delle Upnnifad.
Il. Cfr. B.Up., 5, 15.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
MU�AKA UPANI�AD

de se Esso risplende, tutto questo universo brilla della sua


luce 12•
1 2 . Questo è il Brahman immortale. Il Brahman si di­
stende a oriente e a occidente, a Sud e a Nord, in alto e in
basso. Il Brahman è il Tutto, è l'ottimo >).

12. Cfr. Ka(h. Up., 2, 5, 15; S;·e:. Up., 6, 14.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
TERZO M�AKA

PRIMO KHA�T)A

l . <( Due alati, stretti amici, sono attaccati allo stesso albe­
ro. L'un d'essi mangia i dolci fichi, l'altro senza mangiare
guarda attentamente.
2. Su un albero eguale lo spirito individuale, imprigio­
nato, soffre, accecato dalla sua impotenza; quando vede l'al­
tro, il signore sovrano nella sua soddisfazione e nella sua mae­
stà, è libero dal dolore 13•
3. Quando il meditante distingue l'aureo creatore, il so­
\Tano, lo Spirito Universale, che è matrice del Brahman, al­
lora, rag.!:,riunta la conoscenza, dopo essersi liberato del bene e
del male, senza macchia, raggiunge l'identità suprema.
4. Esso è il soffio vitale che risplende in tutte le creature.
Colui che comprende, colui che conosce, non parla senza cri­
terio. Si compiace dell'Atman, gode dell'Atman, e, pur com­
piendo le azioni sacrifìcali, diventa il migliore dei conoscitori
del Brahman.
5. Con la verità, con l'ascesi, con la retta conoscenza, con
la castità continua è possibile [cercare di] ottenere questo
�\.tman. Costituito di luce, puro, Esso abita dentro il corpo.
Gli asceti lo contemplano quando hanno cancellato le loro
colpe.
6. La verità vince, non la menzogna; attraverso la verità
passa la via che porta al mondo degli dei. Lungo di essa i

'3· l due uccelli rappresentano uno l'individuo ancor rivolto ai godimenti,


l'al:ro l'a!Ccta che è giunto alla contemplazione
del Brahman. S<·et. Up., 4, 6-7.
Cfr.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
veggenti che hanno realizzato i loro desideri giungono là
dove si trova il Tat, la suprema dimora della verità.
7. Il Tat risplende, grande, divino, inconcepibile nella sua
forma, più sottile del sottile; lontanissimo, distante, Esso è
pur qui vicino sulla terra, nascosto nell'intimo [del cuore]
per coloro che [rettamente] vedono.
8. Non è possibile raggiungerlo con l'occhio, né con le
parole, né con gli altri organi dei sensi, o con l'ascesi H o con
l'azione sacrificale. Chi ha l'animo puro per la luce della co­
noscenza lo vede nella sua interezza quando medita.
9. Questo Atman sottile può essere conosciuto [soltanto]
con il pensiero, nel quale il respiro è. penetrato con le sue cin­
que forme: tutto il pensiero delle creature è [infatti] intes­
1
suto con i soffi vitali 5• Quando [il pensiero] è purificato,
risplende allora l'Atman.
l O. Qualsiasi mondo con la mente si formi, qualsiasi desi­
derio concepisca, chi ha l'animo puro tale mondo conquista e
tale desiderio. Chi desidera la felicità onori dunque il conosci­
1
tore dell'Atman )) 6•

SECONDO KHAJ)J"OA

] . ({ Costui (il conoscitore dell'�\tman) conosce l a sede su­


prema del Brahman : fondato su di esso l'intero univer�
rifulge, puro. I saggi, che, privi di desideri, venerano lo Spt­
rito Universale, passano oltre [ogni] impurità.

14. La contraddi:;:ione con la str. 5 è. evidente; ma, se !"ascesi è indispensabile


premessa, il riconoscimento dell'identità Annan-Brahman supera ogni piano uma­
no, rivelandosi come un'illumillllz.ione mistica eh<: nulla ha a che fare con la rnor:de
o b ragione.
rs. Le forze vitali >i riassumono nel pensiero, che, pur da quelle sostenuto,
ne è in certo modo l'espTessione più alta. Quindi purificare il pensiero significa
purificare completamente l'individuo.
16. Come ad es. in Ch.Up., 8, :2, lo, ancbe qui alla raggiunta conoscenza
viene auribuito un valore pratico: residuo ddl':wrica concezione che amibuisce alla
verità e alla conoscenza il carattere magico di forza operante di per sk., o, !=
meglio, indizio d'un atl:lcc�mento alla vira che l'idealismo prevalente non nesce
dd tutto ad annullare.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
2. Colui che nella mente concepisce desideri, costui rina­
sce ora qui ora là secondo i desideri. Per chi ha placato i desi­
deri e si è preparato interiormente, già qui in terra tutti i desi­
deri si dissolvono.
3. Non è possibile raggiungere l'Àtman con l'insegna­
mento, e neppure con l'intelletto né con molta dottrina. Lo
può ottenere soltanto colui che Esso trasceglie ; a costui l'At­
11•
man medesimo rivela la propria essenza
4. L'Atman non può essere raggiunto da chi non ha forza,
c neppure attraverso la distrazione o un'ascesi irregolare. Sol­

tanto l'animo di colui che, saggio, si sforza con i mezzi [ adat­


ti] , entra nella dimora del Brahman.
5 . Avendolo ottenuto, i veggenti che sono soddisfatti del­
la conoscenza, che si sono preparati interiormente, privi di
passioni, placati, avendo ottenuto in ogni dove colui che dap­
pertutto penetra, saggi, con lo spirito raccolto, penetrano nel
Tutto.
6. Coloro che hanno come scopo ben determinato la cono­
scenza del l'edanta, gli asceti che si san purificati praticando
la rinuncia, tutti costoro, al momento supremo, del tutto im­
mortali, san liberi nei mondi del Brahman.
7. Le quindici parti [della natura umana] ritornano ai
loro fondamenti 18, tutti i sensi ritornano agli elementi cosmi­
ci corrispondenti. Le azioni e il sé costituito di conoscenza,
tutti s'unificano nel principio supremo indistruttibile.
8.Come i fiumi che scorrono si dissolvono nell'oceano
perdendo la loro individualità, così il saggio, liberato dall'in­
dividualità, s'immerge nel divino Spirito Universale, più alto
della cosa più alta.
9. Colui che conosce questo supremo Brahman diventa il
Brahman, e nella sua stirpe non nasce chi non conosca il Brah­
man. Supera il dolore, supera il male, libero dai legami inte­
riori diventa immortale.

17. Non può prcscindt:ni dalla condotta pura, come più volte è stato ripetuto;
ma al Brahman giungono soltanto gli detti dal Brahman stesso. In questa afferma·
zìonc è da vedersi il primo spunto della posteriore dottrina della grazia divina sal­
vatriçc del devoto fedde. Cfr. Kllfh. Up., I, 2, 23.
18. Cfr. Pra.fna Up., 6, 4, dove in •eahà le parti enumen.te sono 16.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
l O. Ciò è stato dichiarato nel verso sacro :
Coloro che compiono i riti sacri, esperti nei Veda, devoti
al Brahman, che, pieni di fede, se stessi sacrificano all'Unico
veggente, a costoro, dopo che abbiano secondo il rito prati­
cato il voto [della rasaturaJ del capo, deve essere insegnata
questa scienza del Brahman JJ.
1 1 . Questa è la verità che un dì proclamò il veggente An­
giras. Chi non ha compiuto il sacro voto non può apprenderla.
Onore ai sommi veggent:i, onore ai sommi veggent:i!

www.scribd.com/Religione_in_Ita
PRASNA UPANISAD

La Praiml. Up. è tra le più re<:enti delle Upani[ad antiche. Come si


rileva dal titolo, essa è composta di sci domande rivolte al venerabile
Pippiilada da sei asceti, i nomi dei quali compaicno, insieme con quello
dell'interrogato, nell'Atharvaveda, cui la Praina Up. appartiene. Le
domande riguardano l'origine delle crearun; i componenti dell'indi­
viduo, l'origine e le forme dello spirito vitale, la natura del sonno, ciò
che s'ottiene con la sillaba sacra Om, le sedici parti dell'individuo.
Sostanzialmente !a PraJna Up. presenta, avvicinandosi così alle teorie
proprie del Yoga, una fisiologia del priif}a, energia vitale che trova la
sua estrìnse<:azione percepibile nel respiro: in esso tutto è fondato, ma
a sua volta esso procede dall'Atman. Conoscendolo nella sua vera realtà,
dunque riconoscendo la sola realtà dell'Atman-Brahman, s'ottiene la
fdicità del raggiungimento dell'Assoluto, che è prefigurata nello stato
di sonno profondo.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
PRIMO QUESITO

l. Om ! Onore al Brahman supremo! Hari, Om l Suke­


San Bharadvaja, Saibya Satyakama, SauryayaQ.in Gargya,
Kausalya ASvalayana, Bhargava Vaidarbhi e Kabandhin Ka­
tyayana erano dediti al Brahman, erano fissi sul Brahman,
ricercavano il Brahman supremo. Essi una volta s'accostarono
al venerando Pippalada con il combustibile in mano [come
discepoli], pensando : << Egli certamente ci rivelerà ogni [se­
greto 1 J>.

2. Il saggio disse loro : {( Ancora per un anno voi persi­


sterete nell'ascesi, nella continenza, nella fede. Poi porrete le
domande che vi aggradano. Se conosceremo [la risposta],
allora vi riveleremo tutto )J.
3. [Trascorso l'anno,] allora Kabandhin K.atyayana s'ap­
pressò e chiese: <t O venerando, donde provengono le crea­
ture ? J>.

4. A lui quegli rispose : << Prajapati, desiderando di pro­


creare, si dedicò ali' ascesi. Essendosi dedicato all'ascesi, gene­
rò una coppia. il prii?la (energia vitale) e l a materia (rayi),
pensando che gli avrebbero dato prole ·molteplice 1•

l . Prajiipati, che è la pcrsonificazionc attiva ddl' Assolctto, produce, c quindi

�- spiriw c materia, e il tempo nelle sue ,-arie suddivisioni, è il cibo donde si gene­
rano lo sperma c quindi le creature. La spiegazione biologica della vita n�wral·
mente non <:Sclctdc che aachc l'altra parte dell'essenza dd creatore, lo spirito, sussi­
'ta ndlc Uèature e ndla loro creazione. La menzione d'un3 parob 0 d'un concetto
port:l con .•é argomenti connessi con quelli: cusl a propo,iw dell'anno, ùe\ 'ole e
ddla luna ,-icn fatto di parbrc delle due vie c dd dc•tino dd!'uumo dopo la mon�.
Chi è 3U;�ccnr> �lla materia ritorna sulla t�rr�-

www.scribd.com/Religione_in_Ita
5. In verità il priit;a è il sole e la materia è la luna. Mate­
ria in verità è tutto ciò che ha forma e pure ciò che forma
non ha. Per questo in verità la forma è materia 2•
6. Il sole, quando si leva, entra nella regione orientale e
allora raduna le energie vitali dell'oriente nei suoi raggi.
Quando entra nella regione meridionale, nell'occidentale, nel­
la settentrionale, nella regione inferiore, in quella superiore,
in quelle intermedie, quando illumina l'universo, allora ra­
duna nei suoi raggi tutte le energie.
7. Così si leva il fuoco [del sole ] , questa forza univer­
sale, onniforme. E questo è espresso in una strofa :
8. È onniforme, aureo, tutti vede, è lo scopo supremo, è
l'unica [fonte di] luce, risplende : si leva il sole, che ha mille
raggi, che si muove in cento guise, che è l'energia vitale delle
creature.
9. Prajapati è l'anno 3; duplice è il suo cammino, a Sud
e a Nord. In verità coloro che vedono realizzato il Tat (= As­
soluto) nelle opere e nei sacrifici, costoro sì acquistano soltan­
to il mondo della luna 4• Costoro ritornano ancora I sulla ter­
ra] . Per questo i saggi che desiderano prole ricorrono al
[camminoJ meridionale. Il cammino dei Mani è materia.
1 O. Ma attraverso il I cammino] settentrionale, se si ri­
cerca il Sé per mezzo dell'ascesi, della continenza, della fede,
della conoscenza, si conquista il sole. Questo è il soggiorno
delle energie vitali, questa è l'immortalità, la sicurezza, l a
meta suprema. Di là non si ritorna più. Questa è l a fine I dd­
le rinascite] . A questo proposito c'è una strofa:
1 1 . Alcuni dicono che è il padre dai cinque piedi, dali�
dodici forme, abitante nella metà superiore del cielo. Altn

::�. Priina e sole s.ono entrambi quintessenz.a o simbolo dell'energia vitale; rayi
è la materia, ma anche b ricchezza in me<si e armenti, che i: legllta all'andamwto
delle stagioni e quindi alle fasi lunari.
3· Praj3.pati. è il sole c la luna, quindi è anche l"anno, da quelli determi.nat?•
come in seguito sarà identificato con il mese e con il giorno che s.on sempre 111
rapporto con gli astri. I due cammini sono le due parti dell'anno nelle quali il sole
declina rispettivamente verso Snd e verso Nord.
4· Coloro che son dediti soltanto al rito rimangono nell'ambito della maRna,
.

ossia della \una. Cfr. la dottrina dei cinque fuochi in B.Up., 6, ;>; Ch.Up., 5•
3-1o; &uf. Up. , 1.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
dicono che, tutto conoscendo, nell'altra [parte del cielo risie­
dendo] , è assiso su un [carro] con sette ruote e sei raggi 5•
1 2. Prajapati è il mese, la quindicina oscura è la materia,
la quindicina chiara è l'energia vitale. Per questo i saggi com­
piono il sacrificio nella quindicina chiara, gli altri nell'altra 6•
1 3 . Prajapati è il giorno e la notte. Di essi il giorno è
renergia vitale, la notte è la materia. Sciupano l'energia vita­
le coloro che di giorno si congiungono in amore. La continen­
za è unirsi in amore di notte.
1 4. Prajapati è il cibo; dal cibo proviene lo sperma, da
questo nascono le creature.
1 5. Coloro che seguono la regola di Prajapati generano
una coppia [di figli] . Il mondo del Brahman tocca a coloro
che praticano ascesi e continenza, a coloro nei quali la verità
è ben salda.
1 6. Il mondo senza macchia del Brahman tocca a coloro
nei quali non c'è doppiezza, né menzogna, né illusione >>.

SECONDO QUESITO

l . Poi fu la volta di Bhàrgava Vaidarbhi a chiedere : << O


venerabile, quante forze sorreggono la creatura, quali illumi­
nano questo [corpo dall'interno] 7 e quale è la migliore ? JJ,
2. Pippalada gli rispose: << Queste forze sono l'etere, il
vento, il fuoco, l'acqua, la terra, la parola, l'intelletto, la vista
e l'udito. Questi [ultimi quattro] , avendo illuminato [il cor­
po] , dissero : " Siamo noi che puntelliamo [il corpo simile a]
canna e lo sosteniamo ".
3 . Il respiro, il migliore, disse loro : " Non cadete in er­
rore ! Son io che, diviso in cinque parti, puntello il corpo e lo

J. Enigma riferentesi al sok, tratto da l:{. V., I, 164, 12. I cinque piedi e le
dodici forme sono k >tagion.ì (le due stagi•1ni fredde q<.�i valgono pu una) e i
dodici m�i. Le sette ruote del carro del tempo sarebbero i sette cavalli dd cocchio
mlare, i sei uggi le sei stagioni.
6. ll SJcrificio dei saggi non con>iste m:lla matcrialità dci riti, mJ, secondo il
,•.IO, nell'ascesi, nella continenza ecc. Per questo viene collegato qui con la quin­
dicina meno lègata alla materia.
7· O"ia gli danno vita e attività.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
sostengo ". Di fronte a queste parole gli altri rimasero incre­
duli 8•
4. Il respiro orgogliosamente fece finta di fuggire verso
l'alto. Ma quando tentò di fuggire, allora anche tutte le altre
[facoltà] fuggirono e, come riprese il suo posto, tutte ripre­
sero il loro posto. Come le api s'alzano in fuga seguendo la
loro regina che s'invola e quando essa ritorna al suo posto
tutte riprendono il loro posto, così fecero la parola, l'intel­
letto, la vista, l'udito. E lieti così Io glorificarono :
5. " Egli è il fuoco che arde. Egli è il sole, è la pioggia, è
Indra, è il vento, è la terra, è la materia. Egli è il dio, egli è
ciò che è e ciò che non è, egli è ciò che è immortale.
6. Come i raggi sono infissi nel mozzo, così tutte le cose
[sono fondate] sul respiro : gli inni, le formule sacrificati, le
mel �ie, i sacrifici, la casta dei guerrieri e quella dei brah­
mam.
7. Come Prajapat:i tu ti muovi nel grembo, sei tu in veri­
tà che rinasci; a te le creature recano omaggio, a te che ri­
siedi [nel corpo] insieme con i sensi.
8. Tu sei il migliore sacerdote degli dei, tu sei la prima
offerta per i Mani, tu sei la pura condotta degli asceti discen­
denti di Atharvan e di Angiras 9•
9.
Per la forza tu sei Indra, o respiro. Tu sei Rudra, il
protettore. Tu sei il sole che si muove nell'atmosfera. Tu sei
il signore degli astri.
l O. Quando tu fai cadere la pioggia, o respiro, le crea­
ture si riempiono di gioia, pensando: " Ci sarà cibo a vo­
lontà ".
1 1 . Tu sei un vratya 10, o respiro. Sei !"unico saggio, sei

8. Cfr., per una �ontesa simile t;a i sen5i, che riconoscono la '"Peri•>rità dd
respiro. poi celebrato come fonte di rutto. B.Up., 6, 2; Ch.Up., 5, I sgg.; Km1!·
Up., 2, 14.
9· :\Iitici veggtnti, .alltori di inni ddl".4than•at•L'da e del �gvL'da.
10. I 1•ri.itya oono stirpi arie non brahmanich�. �mmesse ndl "ortudossia sol��
dopo il compimemo di cfrtÌ riti propiziarorii. Il prfi!'"· antffiorc a ogru cosa.. qlliildi
anche ai riti, non è purificato; rn.a di pmificar<i non av""a bisogno, in qnanto
puro per narura. L'apparente biasimo � risolve dllnque in una lode.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
colui che tutto assorbe, sei il signore dei buoni. Noi [ti] do�
niamo il cibo, tu sei nostro padre, o MatariSva u.
1 2. Rendi sempre benefico quel tuo aspetto che si trova
nella parola, nell'udito, nella vista, nell'intelletto ! Non allon�
tanarti!
1 3 . Dal potere del respiro dipende tutto ciò che nei tre
mondi si trova. Proteggici come una madre i figli, procuraci
felicità e saggezza! " JJ.

TERZO QUESITO

l. Di poi fece la sua domanda Kausalya ASvalayana : <l O


yencrabile, donde proviene il prti:f}a 12? Come penetra nel cor�
po? Come si dispone, dopo essersi diviso? Per qual via fuori�
esce ? Come s'atteggia interiormente ed esteriormente ? 11 13•
2. Pippalada gli rispose : (( Tu fai domande ben difficili.
[Considerando però che] sei il migliore tra i ricercatori del
Brahman, per questo ti risponderò.
3. Il prii!Ja proviene dall'Atrnan. Come l'ombra s'estende
se c'è un corpo, così [l'energia vitale si esplica] se c'è questo
l Atman J 14• Penetra nel corpo in seguito all'attività della
mente 15•
4. Come un sovrano dispone i suoi ministri ordinando di
governare questo o quel villaggio, cosi il pr1i1}a dispone al loro
posto le altre sue forme.

1 1 Oo.Sia: riconosciamo la tua supcri<>rità. M3J.ariSva (più spesso MiitariSvan)


� uome dd fuoco, ma anche o.lel Yt'llto, controparte wsmica dd respiro.
I�. Ricordiamo che duplice è l'accezione di prli'J"' io senw proprio è il re·
,piro che rioiéd<: nella bocca c nel naso e p=ette anche la vista e l'udito; in senso
l�t·� l" l"ener�a vit�le che apparisce n�Uc cinque forme qui di seguito elencate,
ognuna dellè qu�li è messa in relazione con un demcnto.
I3· Ossia : quali sono gli aspetti macrm:osmici t microcosmici delle •·arie forme
ùdl'energia Yìtalc?
'+ In realrii ùuoque esiste soltanto l'Atman, a frome del quale l'energia vitale
h� la stè5Sa consistenza d'un'ombra. L'affermazione è ben !ungi dall'essere dimo·
>trau.; anzi il passo costiruisce un buon esempio della mernalità dci vari <.�pani�a­
dici. che dai paragoni tratti dall'osservazione di fatti natillali si serYODD per lumeg·
giare le intuizioni della pnopria. mente.
15. Cfr. str. w. Dalla mente sorgono le volizìoni e i desideri che determinano
l"nione.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
39"
5. Il priitya pone l'apiina negli organi d'escrezione e di
generazione. Nell'occhio e nell'orecchio, e insieme nella boe�
ca e nel naso, il priit;a pone se stesso. Nel mezzo sta il samdna,
che distribuisce in modo eguale (samam) il cibo offerto e da
16•
cui wrgono le sette fiamme
6. Nel cuore risiede l'Atman. Là ci sono centouna arteria
e di nuovo cento per ognuna di esse. Su ognuna di queste
ultime ci sono p.ooo arterie minori 17• In queste si muove il
vyiina.
7. L'udiina, che si muove verso l'alto, attraverso una di
queste arterie conduce al mondo dei virtuosi quando c'è me­
rito, al mondo dei peccatori quando c'è colpa, al mondo degli
uomini quando ci sono entrambi [i comportamenti] .
8. Esteriormente il priitla è il sole : questo si leva infatti
favorendo la forza vitale che sta nell'occhio 1�. La divinità che
risiede nella terra sostiene l'apiina dell'uomo. Que1lo che è lo
spazio [atmosferico] intermedio è il samiina. Il vento è il
vyiina.
9. Lo splendore [del fuoco] è l'udana : perciò colui nel
quale il calore vitale
l O. s'è estinto, con i sensi concentrati nella mente, con i
pensieri [che aveva al momento della morte] , per mezzo di
questo [ udiina] si ricongiunge all'energia vitale per [ avviar­
sì a] nuove rinascite. L'energia vitale, unita allo splendore,
[lo] porta insieme con l'anima nel mondo corrispondente ai
suoi pensieri 19•
1 1 . Per colui che così sapendo conosce l'energia vitale, la
sua prole non si perde [e per questo] diventa immortale lll. A
questo proposito c'è una strofa :

16. La menzione delle sette fiamme dd sacrificio è determinata dal fatto


clle il nutrimento è con.1idcrato un sacrificio offerto al fuoco della digestione.
Cfr. soprattutto MahiiniiriiyatJa Up.
r7. La teoria dclle p.ooo arterie esistenti nel cmpo dell'uomo sarà pai oggt:ttO
di studio da parre delle scuole yoghichc.
rS. Non esiste la '"i!ta senza la luce del sole.
19. Al momento della mone i vari semi rientrano nella mente e questa nel
respiro, che mrna al suo a�hetipo. Cfr. C!..Up., 6, 8, 6. La credenza che la sorte
futura dipenda dai penoieri avuti al momento della morte sembra assai arcaica.
�o. Come spesso accade, il beneficio della conoscenza è qualche co:;.a di lega�
alla vita terrena: l'immortalità di cui si parla è infatti legata all'adempimento de�
riti funebri affidati ai figli.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
39 '

1 2.
Colui che conosce l'origine, il modo d'entrare [nel
corpo] , la disposizione, la quintuplice potenza e l'intima na�
rura dell'energia vitale, raggiunge l'immortalità - raggiunge
]'immortalità n.

QUARTO QUESITO

l . Poi s'avvicinò per interrogarlo Sauryayal).in Gargya :


,. O venerando, che cos'è che dorme nell'uomo e che cosa sta
s\·eglio? Qual è quella facoltà che vede i sogni ? E chi gode
b gioia [del sonno] ? E su che cosa tutti sono fondati ? ll.
2. Pippalada gli disse : (t O Gargya, come i raggi del sole,
Guando tramonta, tutti si concentrano in un solo disco splen­
dente, ma poi, quando si leva, di nuovo da esso si dipartono,
così tutto è concentrato nella mente, il migliore tra gli organi
di senso. Perciò l'uomo non ode, non vede, non fiuta, non ha
il gusto, non ha il tatto, non parla, non può afferrare, non
o-ode,
o
non evacua, non si muove: si dice che dorme.
3. Soltanto i prttf}a, simili a fuochi, vegliano in questa.
fortezza. L'apttna è il fuoco giirhapatya, il vyiina è l'anvtthii�
ryapacana, il prtt1}a [in senso stretto] è il fuoco iihavaniya,
poiché questo è derivato (pral}l) dal gilrhapatya21•
4. Il samiina è chiamato così perché distribuisce in modo
eguale (samam) le due offerte che sono l'inspirazione e l'espi�
razione; l'intelletto è il sacrificatore, l'udiina-poi è il frutto del
sacrificio, esso che ogni giorno solleva fino a1 Brahman il sa­
crifìcatore.
5 . Nel sonno è [l'intelletto] la facoltà. che gode della sua
maestà. Ciò che ha visto, lo rivede ; ciò che ha udito, lo ria­
scolta; ciò che ha provato in diversi paesi e regioni, lo prova
ancora; ciò che ha visto e non visto, udito e non udito, godu-

:!I. Dci tre fuochi del sacrificio, il giirhapatya corrisponde alla terra, I'aflii"
<·anlya l'ano·iihii.ryaparona all'atmosfera : secondo 3, 8 l 'ultimo dovrdJbe
al cielo,
corrisp"ndcre, anziché al ••yiina, al samiina. Per que>to si wntirtll3 invece l'imma­
gine di 3· 5, comparando a vari momemi. <.lei sacrificio imelletto e tldiina, per
mezzo del qual<:: l'anima esce dal corpo congiungrndosi, tcmpor�neamrnte nel son­
no e dclinitivam<:nte quando si sia raggiunta b. conoscenza, con il Brahman-Atman.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
\.
.

to e non goduto, ciò che è reale e ciò che è irreale, tutto esso
vede, esso che è il tutto n.
6. Quando è sopraffatto dalla luce ldell'Atman], l'intel­
letto non vede più i sogni. Allora nel corpo c'è la felicità n.
7. O caro, come gli uccelli riposano sull'albero che è la
loro abitazione, così tutto riposa sull'Atman supremo :
8. la terra e le sue parti, l'acqua e le sue parti, il fuoco e
le sue parti, il vento e le sue parti, l'etere e le sue parti, l'oc­
chio e le cose da vedere, l'udito e le cose da udire, il fiuto e le
cose da fiutare, il gusto e le cose da gustare, il tatto e le cose
da tastare, la parola e le cose da dire, le mani e le cose da
prendere, gli organi della generazione e il piacere, gli organi
d'escrezione e le cose da espellere, i piedi e la marcia, l'intel­
letto e i pensieri, l'intelligenza e le cose da comprendere, la
coscienza dell'io e quello che la impressiona, il peflsiero e l'og­
getto del pensiero, la luce e le cose da illuminare, l'energia
vitale e quello che essa sostiene.
9.Lo spirito rindividualel , che è costituito di conoscen­
za, è colui che vede, che tocca, che ode, che fiuta, che gusta,
che pensa, che comprende, che agisce. Esso si fonda sul su­
premo, indefett:ibile Àtman 24•
l O. Giunge all'Essere Supremo, indefettibile, colui che
riconosce l 'indefettibile, puro, senz'ombra, senza corpo, senza
colori. Egli sa tutto, egli diventa tutto. A questo proposito c'è
una strofa :
1 1 . O caro, colui che conosce l'indefettibile nel quale ri­
siedono lo spirito costituito di conoscenza, le forze vitali e gli
elementi insieme con i sensi, costui sa tutto e penetra in ogni
cosa JJ.

22. Nel sonno tutti i sensi sono stati assorbiti dalla mente, nella qnal� p<'1"­
mane il ricordo di esperienze avute in questa o in precedenti esi�tcnze (lè cose non
udite a nan gc;.dute).
23. I d�sideri, in"onsei ma sussistenti nello stato di sogno, nel sonno profondo
sono sopraffatti dalla luce ddl'Atman-Brabman. È C\"idente che si tratta dell'espo­
sizione d'una teoria già acc�ttata.
. .
rrcttù; qwn�
24. L'attività dci sensi presuppone una dualità di soggetto e di o&,
può m·ersi soltanto per lo spirito individuato, anche se esso trae tali pos5ibilit:à d�
percezione e di a.zionè dal fatto di fondarsi sull"Atmom-Brahm�n, con il quale
e

sostanzialmente identico.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
393

QUINTO QUESITO

l . Poi fu la volta di Satyakama Saibya a domandare : << O


,-enerando, chi tra gli uomini medita fino alla morte sulla
sillaba Om qual mondo con ciò conquisterà? l>.
2. Pippalada gli rispose : << In verità, o Satyakama, la sii�
laba Om ( AUM) è il Brahman superiore e l'inferiore. Per­
=

ciò chi la conosce ottiene con questo solo mezzo l'uno o l'altro
fmondol .
3. Quando egli medita su una sola lettera (A), illuminato
da quella soltanto, torna rapidamente alla terra. Gli inni [del
J!.greda] lo riconducono al mondo degli uomini e qui, dedito
alrascesi, alla continenza, alla fede, gode di grande stima 25•
4. Se poi s'assorbe nel pensiero con due lettere (A, U),
vim trasportato dalle formule [del Yajurveda] nell'atmosfe­
ra. al mondo della luna. Dopo aver goduto la prosperità nel
mondo della luna, torna in terra.
5. Colui che medita sull'essere supremo per mezzo delle
tre lettere (A, U, M), ossia con l'intera sillaba Om, giunge
allo splendore del sole. Come il serpente si libera della pelle,
così egli pure è libero dal male. Dalle melodie [ del Samave­
da] vien sollevato al mondo del Brahman e da questo, che è
il sommo ricettacolo dei viventi, contempla lo Spirito Supre­
mo che abita nel cuore [d'ognuno] 26•
A questo proposito ci sono due strofe :
-6. Le tre lettere portano la morte quando siano impiegate
troppo unite o troppo staccate. Quando siano impiegate cor­
rettamente durante l'attività esteriore, l'interiore e l'intenne­
dia 27, colui che sa non ha più paura.

25. Bcncht' ancor soggetto alla trasmigrazione, l'uomo che ha una limitata
comprcnsi<;ne deUa sillaba Om, altrove chiam�ta veicolo pcc superare !"oceano de!le
�-<iSJcnzc. s'de,·a tuttavia spiritualmente c rinascc inoltre come uomo. condizione
indispensabile pu conoscere integrJ!mcote il Brahman.
26. �el Brahm�n si riconducono le anime individuali che non tornano più
sulla terra c che hannn. con progressivo approfondimento, scoperto nelle manife­
'·L<zìooi particolari !"identità con l'As«•luto.
"-7· Ossia durante la veglia, il sonno pwfondo c il wnno con sogni.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'
'

394

7. Con gli inni [del �gveda s'ottiene] questo [mondo l,


con le formule [del Yajurveda] l'atmosfera, con l e melodie
[del Siimaveda] ciò che è annunciato dai vari. Per mezzo del­
la sola sillaba Om colui che sa giunge a quel [mondo] su­
premo che è pieno di pace, non tormentato dalla vecchiezza,
dalla morte, dalla paura >l.

SESTO QUESITO

l. Quindi s'avvicinò per interrogarlo SukeSan Bharadva­


ja: (< O venerando, il principe Hira.J).yanabha Kausalya venne
da me e mi chiese : " Bharadvaja, conosci l'essere dalle sedici
parti ? ". Al principe io risposi : " Non lo conosco; se lo cono­

scessi forse non te lo direi? Invero chi dice una menzogna si


dissecca fin dalle radici : perciò io non son solito proferir men­
zogna ". Egli in silenzio salì sul carro e s'allontanò. Io lo
chiedo a te: dove è questo essere ? )l.

2. Pippalada gli rispose : {{ O caro, è qui, nell'interno del


corpo, che abita quell'essere dal quale si generano le sedici
parti.
3. Questo [essere] pensò : " Per la partenza di chi an­

ch'io partirò ? Per il permanere di chi anch'io permarrò [nel­


le varie manifestazioni] ? " 28•
4. Esso generò il prii1J-a. Dal prii�Ja [vennero fuori] la fede,
l'etere, il vento, la luce, le acque, la terra, i sensi, l'intelletto, il
cibo. Dal cibo [vennero fuori] il vigore, l'ascesi, i versi del
Veda, l'azione sacrificale, i mondi e nei mondi il nome (ossia
l'individualità).
5. I fiumi che scorrono andando verso l'oceano, una volta
raggiunto l'oceano, scompaiono, la loro individualità si perde
e si dice soltanto che c'è l'oceano. Così le sedici parti dal sag-

:Ul. L'Essere Supremo, che è identico con l'anima indi•·idnale e da cui s'ori­
ginano le sedici parti elencate nella str. 4, si realizza ncl mondo Yisibile attraverso
il priiiJil, che ne è l'immagine c il simbolo. Il numero delle mar>ifestazioni dell'Es­
sere Supremo corrisponde alle pani attribuite :ùl'uomo in Ch.Up., 6, 7·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
395

cr
"io, che tendono verso l'Essere Supremo, una volta raggiunto
l'Essere Supremo, scompaiono, sì perde la loro individualità
e si dice soltanto che c'è l'Essere Supremo ?J. Esso è indivisi­
bile, è immortale.
A questo proposito c'è una strofa:
6. Come i raggi nel mozzo, in lui sono fissate le [sedici]
parti. Riconoscetelo come l'Essere Supremo che deve essere
conosciuto, affinché la morte non vi tormenti 11.
7. Pippalada disse a quelli : (( Questo io so del Brahman
supremo. Di esso cosa più alta non esiste ll.
8. Lo onorarono dicendo : (( Tu sei nostro padre, tu che
ci trasporti alla riva oltre [i flutti del]l'ignoranza. Onore ai
sommi asceti, onore ai sommi asceti! u .

:>g. Owero: dopo l a morte non c'è coscienza. Cfr. B.Up., 4, 5·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
SVETÀSVATARA UPANI�AD

La St·et. Up., appartenente al Yajun•eda nero, prende il nome dal


�aggio cit3tO in 6, 21, il quale comunicò l'insegnamento in essa conte­
nuto a una comunità di asceti probabilmente non ortodossi, se sono
Jcfiniti come coloro che avevano superato l a regola dei quattro stadi
Jdla ,-ira (6, 21). Accresciutasi con il passare del tempo, ricca dì cita­
zioni dai Veda e dai Briihmar;a, la Svet. Up. si rivela, anche per
ragioni linguistiche, tra le più recenti delle Upanirad antiche. La ten­
Jt:nza prn·alente è nettamente teista : nella dottrina dell'Atman-Brah­
man YÌenc infatti sviluppato l'elemento dell'interno reggitore, cosic­
ché 1'.-\ssoluto si configura come dio personale, denominato spesso
i�,-'-lf:l o Rudra-Siva, causa materiale e causa efficiente dell'universo,
creatore ma anche protettore e guida delle creature, immanente e tra­
scendente, al di là delle contraddizioni. Dalla grazia della divinità, cui
�i ri\-olgc con fiducioso abbandono (bhakll), il fedele spera la libera­
zione. Questa consiste nel diventare una cosa sola con la divinità, ossia
nd riconoscere nel proprio io la divinità per mezzo del yoga, cioè
della concentrazione di tutte le facoltà umane. L'Assoluto, non pil1
impersonale e immobile, si configura in una triplicità di aspetti : na­
tura, io individuale e dio. Compaiono nella Svet. Up. concetti desti­
nati in seguito a grande fortuna, come la bhakti e la capacità di evol­
\"Crsi dell'_-\swluto, che saranno i punti focali rispettivamente della
Bhagavadgltà e delle sette tantriche, mentre la concezione della
prakf·ti e delle anime inattive richiamano idee proprie del Siimkhya,
che vien citato in questa Upani[ad e che nella sua prima fase è d'al­
tra parte anch'esso teista. Ben a ragione quindi la Svet. Up. è stata defi­
nita " b porta d' accesso all'lnduismo ll,

www.scribd.com/Religione_in_Ita
PRIMO ADHYAYA t

1 . I sostenitori dd Brahman dicono : << Il Brahman ha


forse qualche causa? Donde siamo sorti? In virtù di che cosa
viviamo e su che cosa siamo fondati ? Dominati da chi, nelle
gioie e nei dolori, noi giungiamo alla [attuale] condizione, o
conoscitori del Brahman ?
2. Forse bisogna pensare [che a dominare sianoJ il tem­
po, la natura, la fatalità, il caso, gli elementi, la matrice fem­
minile, il principio maschile, o l'azione congiunta dì que­
sti? ''· (( No certo, poiché esiste I'.A.tman [che noi conside­
riamo causa e origine del tutto] >>. << Ma anche I'.A.tman non
è onnipotente, a causa delle gioie e dei dolori [che esso
prova] n 2•
3. Coloro che hanno indagato per mezzo della medita­
zione [la realtà] , hanno contemplato [la trinità costituita da]
dio, .A.tman, Sakti, celata dai suoi propri attributi; unico è
colui che domina tutti questi principi causali dal tempo fìno
all'Atman.

1. Nd cap. I della So·.Up., sì enuncia il concetto del triplice Brahman, nel


quale si distinguono narura o materia primordiale (iakti o pmk_rtr), anima indivi­
dua\� e <lio personale. Si ha quindi una diversità nell'unità sostanziale. La vera
rcahà 5i raHisa nel proprio io, nel quale essa si ritrova come il fuoco nascosto nella
matrice, per,;istcnd" nella meditazione, nella pratica della vrrit"- e nell'usce<i.
2. l'n sostenitore dd Brahmun immobile e impersonale cerca di mostrarne la
priorità con una serie di domande puramente retoriche e nega le soluzioni prc;cn­
tarc da altre scuole, che al Brahman conr•apponevano il <empo, o, fatalisticamen<e,

il .:aso, o, matcrialisticam"'!te, lo spontaneo evolversi ddla naru:ra, o l'uno o l" altro


principio fisico. Un contraddittore sostiene la priorità dell')\tman, ossia del sé indi­
\'idnale ed empirico, ma anche questa soluzione viene respinta. Subito dopo sì
afferma l'unicità del triplice Brahman.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
SvETASvATARA UPANI�An

4. [Noi diciamo che nel suo aspetto di natura il triplice


Brahman] è come una ruota \ che è divisa in tre parti 4, do­
tata di sedici estremità 5, cinquanta raggi 6 e venti raggi acces­
sori 7, sei gruppi di otto membri 8, che è soggetta soltanto al
10
desiderio �, che segue tre diverse vie , la cui falsa concezione
1
dell'Uno ha due cause distinte 1•
5. Noi diciamo �he è come [un fiume] le cui acque siano
i cinque organi di senso, i terribili coccodrilli le cinque fonti
[delle sensazioni] 11, le onde i cinque prii1ya, la prima sorgente
i cinque mezzi di percezione, i vortici siano i cinque [oggetti
13
dei sensi] , l'impeto sia costituito dai cinque dolori , [un
fiume] diviso in cinquanta parti H, con cinque bracci 15•
6. In questa grande ruota dell'universo, che tutti sostenta
e in cui tutti hanno fine. vola un ha1psa 16• Quando ha rico­
nosciuto che distinti sono il suo sé e colui che mette in moto
[la ruota] , allora soddisfatto di ciò se ne vola all'eternità.
7, Questo sommo Brahman è stato così cantato : in esso
esiste una trinità, l'anima individuale, il fondamento [fisico]
e l'immortale (ossia dio). Allorché i conoscitori del Brahman
hanno conosciuto la diversità che qui esiste [tra le suddette

3· La ruota è simbolo della materia primordiale o del mondo apparente, che


vengono in .eguito p�ragonari a un fiume im�tuoS<>. La descriziane riprende molte
concezioni dd Silf!lkhya.
4· I tre gura o modi ddla realtà: .rattva, raja.r, tamas.
5· I cinque dementi, i cinque org�ni dell1 conascenza, i cinque organi di
senso c la mente.
6. Le cinquanta condizioni psichiche enumerate in SJmkhyakiirikJi, 46.
i· I diECi sensi e i loro oggetti.
8. 1) Le ono �ause della prak_rti, ossia i cinque elementi, la mente, il ..:nso
dell'indh·iduazione, l"intelleno; 2) le ono parti del corpo; 3) le ono perfezioni;
4) le olto condizioni di esistenza; 5) le ono divinità; 6) le otto Yirrù.
9· Lettaalmente: « che ha come unico legame la multi.fonne [brama] •·

.
10. Forse le rre vie di liberazione: karma·, itiiina- e Mak_ti· mJrga.
n. Le due cause dell"obnubilazione sona le buone c le cattive azioni, che 1n
ogni caso legano al sam.rtira.
J.l. Forse si �nude ai cinque elementi, base degli oggetti dei sensi.
. .
13. l cinque dolori s<>n<> la dimora come embrione, l� nasci1a, la vecchJ:ua, la
malattia, la morte.
'4· Vedi nota 6.
15. Ignoranza, senso dell'io, bram�. odio, pa>sione.
I6. Simbolo ddl"anima individuak

www.scribd.com/Religione_in_Ita
SvETASvATARA tJt•ANt�AD

cose ] , si dissolvono nel Brahman, lui hanno come scopo su�


premo, son liberi dalla rinascita.
8. Il Signore porta in sé riuniti il perituro e l'imperituro,
ciò che è evoluto e ciò che non è evoluto. L'anima individuale,
che non è onnipotente, è legata, perché fruisce; quando
conosce il dio è liberata da ogni legame.
9. Quello che conosce e quello che non conosce, entrambi
sono eterni, libero [l'uno] , non libero [l'altro] . Eterna è pure
[la prak_rti] , che è congiunta a colui che ne fruisce come og·
getto da fruirsi. L'infinito, onniforme sé è inattivo. Quando
si riconosce questa trinità (anima individuale, natura, dio),
[si ravvisa} il Brahman 17•
1 O. Peritura è la prakrti; immortale, imperituro è lo
splendore divino, che, unico dio, regna su ciò che è perituro
e sull'anima individuale. Con il meditare su di lui, con il
tendere [ a lui] e alla fine ancora con il diventare una sola
cosa [con lui] , sparisce ogni illusione.
1 1 . Quando si è riconosciuto dio, cadono tutti i vincoli;
quando cessano le sofferenze, non più si verificano nascita e
morte; quando si medita su di lui, si ha, come terzo stadio, il
dominio su ogni cosa dopo che il corpo è annichilito. Nell'As�
saluto si è ottenuto tutto ciò che si desidera.
1 2. Questa [trinità] deve essere riconosciuta, poiché da
sempre è riposta nell'anima. Non c'è nulla più alto di questa
da conoscere. Quando il fruitore ha riconosciuto l'oggetto da
fruirsi e colui che dà l'impulso, tutto è detto : questo è il tri�
plice Brahman.
1 3. Come non si scorge l'aspetto del fuoco nascosto nella
sua matrice, eppure non si è perduta la sua vera qualità, anzi
[il fuoco] può aversi di nuovo dalla matrice del legno, così
davvero entrambi (dio e prakrti) per mezzo della sillaba Om 18
r possono ritrovarsi] nell'individuo.

17 Ndk str. 8-9 ancora si distingue tra i vari aspetti del llrahman: la prakrti,
che è l'oggetto da fruirsi (bhogy<•). il s.é individuale, che <o il fruitore (bhoktar), c
il dio, che è inani,·o in quanto libero da ogni kgame e da ogni illusione, ma che
domina e mette in moro b ruota delle c,;istcnze (prcrirar). La prakrti ;, peritura nel
'<'nso che l'apparenza che es•a assllme i: dcstinata a modificarsi.
18. L3 sillaba sacra Om è simbolo della suprema reald.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'l

19
1 4. Facendo del proprio corpo l'ara�i inferiore e della
sillaba Om l'ara�i superiore, insistendo nella confricazione,
ossia nella meditazione, si otterrà di contemplare dio, come
[il fuoco1 nascosto.
1 5 . Come l'olio nei semi di sesamo, come il burro nel
latte, come l'acqua nel letto dei fiumi e il fuoco nei rami dis­
seccati, così si afferra quell'Atman [universale] nell'anima
[individuale] , chi ricerchi con la verità e con l'ascesi
1 6. quell'Atman onnivadente che si trova, come il burro
nel latte [, nell'anima individuale]. Questo è il Brahman, che
ha la sua radice nella conoscenza del sé individuale e nell'a­
scesi, che è lo scopo supremo delle Upani.yad, lo scopo supre­
mo delle Upani.yad.

SECONDO ADHYAYA zo

l. Savitar, dapprima concentrando la mente, [poi] espan­


dendo i pensieri, portò dalla terra [in cielo] il fuoco, aven­
done percepito lo splendore.
2. Con la mente concentrata noi, secondo le forze, [sacri­
fichiamo] per incitamento del dio Savitar, per ottenere il
cielo.
3. Savitar, dopo aver controllato gli dei, che con la mente
raggiungono il cielo, con il pensiero il firmamento, li possa
incitare a produrre una gran luce. .
4. Controllano la mente, controllano i pensieri, i saggt
sacerdoti del sommo sacerdote. Egli, solo conoscitore delle leg­
gi, ha diviso i doni sacrifìcali. Grande è la fama del dio Sa­
1
vitar 2 •
5. Io offro a voi due l'antica preghiera con l'omaggio. I
versi di lode si diffondono come [raggi di] sole nel [loro]

19. Le aror:i sono i pezzi di legno confricando i quali si ottiene il �OC0-


20. Dopo un'invocazione al dio Sa,·itar, acciocché illumini e inan a racco­
gliersi e a controllare la mente, si celebra come mezzo di liberazione la pratica _dd
yoga, La cui teoria e i cui effetti vengono compiutamente espo<ri. Le strofe a Savuar
sono tratte da testi brahmanici; alcune s.i ritrovano anche nel J!.gvcdo<.
21, Vedi: �.v·., 5, 81, r.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
SvETASvATARA UPANI�AD

cammino. Tutti i figli dell'immortalità li odono, quando


lquei versi] siano giunti alle celesti dimore 22•
6. Là dove il fuoco arde dopo la confricazione, dove il
,·ento vien sottoposto a controllo 23, dove abbondante scorre il
mma, là si sviluppa la forza del pensiero.
7. Attraverso Savitar e il suo incitamento possa raggiun­
gersi il Brahman primordiale! Là devi porre la matrice : al­
lora il merito delle tue buone azioni non è andato perduto 2�.
8. Il saggio, tenendo immobile il corpo, con le tre parti
superiori (torso, collo, testa) erette, facendo rientrare gli orga­
ni di senso insieme con la mente nel cuore, mediante la barca
del Brahman potrà attraversare tutte le correnti che arrecano
terrore.
9. Regolata l'inspirazione qui [nel corpo] , controllati i
movimenti, egli deve espirare attraverso una narice, una volta
cessata l'inspirazione. Senza distrarsi, il saggio potrà dominare
la mente, come quel carro cui erano aggiogati cavalli cattivi 25•
l O. [Il saggioJ pratichi il yoga in un posto che sia piano,
pulito, libero da ghiaia, fuoco, sabbia, [riccoJ di !aghetti si­
lenziosi, gradevole alla mente, ma che non offenda l'occhio
[con l'eccessiva luce] , pieno di antri e di angoletti riparati
dal vento.
I l . Nebbia, fumo, sole, vento, fuoco, lucciole, lampi, cri­
stallo, luna: queste sono le apparizioni preliminari che prean­
nunciano nel yoga la manifestazione per quanto riguarda il
Brahman.
1 2. Quando la terra, l'acqua, il fuoco, il vento e l'etere si
sono sublimati, quando il [corpo,] costituito di questi cinque
elementi ha raggiunto l'eccellenza [procuratagli] dal yoga,
non più malattia, non più vecchiezza, non più dolore vi è per
colui che ha ottenuto un corpo foggiato dal fuoco del yoga.

22. Vedi t.Jl., 10, 13, 1, con varianti. Si tratta d'un inno rln,lto al Havir­
dhana, ossia ai carri in cui Yenivano portate al luogo dd sacrificio le piante dd
soma.
23. Ossia dove si pratica il controllo dd repiro. Tutta la strofa sembra signifi­
care che il sacrificio ha un valore purificatorio e promuove lo >viluppo della meme.
"4· Vedi: �.V., 6, I6, r8. La traduzione i: tutt"ahw che sicura.
25. Sì ha qui un'allusione a K.Up., r , 3, 4·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
4°4 Sv::ETii.SvATARA UPAm�D

1 3. Leggerezza, salute, mancanza di bramosia, purezza di


colorito, armonia di voce, gradevole profumo, scarsezza di
urina e di escrementi rivelano i primi effetti del yoga.
1 4. Come uno specchio cosparso di terra risplende chia­
ramente, una volta che sia ben pulito, del pari l'anima incar­
nata, quando abbia ravvisato la vera natura dell' Atman, ha
raggiunto, essa sola, il suo scopo, è libera dal dolore.
1 S . Quando colui che si è concentrato scorge, insieme con
la vera natura dell'Atman, che è simile a lampada, la vera
natura del Brahman, si rende libero da ogni legame, perché
ha conosciuto il dio innato, immutabile, sciolto da ogni realtà
[fenomenica] .
1 6. Questo dio pervade tutte le regioni ; nacque per primo
e ancora è nel grembo; è nato e nascerà; è rivolto verso gli
uomini, ma pure volge ovunque lo sguardo.
1 7. Onore, onore al dio che è nel fuoco, che è nelle ac­
que, che in tutto il mondo è penetrato, che nelle erbe risiede
e nelle piante!

TERZO ADHYAYA26

l . Colui che, solo avvalendosi d'una magica forza, domi­


na come sovrano assoluto, come sovrano assoluto domina tutti
i mondi, colui che, solo, [ è presente1 al primo sorgere e al
rinascere [dei mondi J
: coloro che conoscono ciò diven­
-

tano immortali.
2. Unico è Rudra. A nessun altro s'affianca colui che que­
sti mondi domina come sovrano assoluto. Egli è rivolto verso ·

le creature, [maJ è terrifìco al tempo della distruzione, egli


che [pur] aveva creato tutti gli esseri e ne era il protettore.
3. Il dio unico, che volge dappertutto gli occhi, dapper­
tutto volge il volto, dappertutto giunge con il braccio, dapper-

:26. L'Assoluto apparisce ora sotto forma di Rudra-Siva. ora è definito Sommo
Signore, ora è id.:ntificato con il Brahman astratto dclla speculazione sacerdot:l.le,
ora è chiamato Pur�a. il gigante primigenio da cui rutto l'esistente fuoriesce. Ma
questo principi!! è anche l'Atrnan individuale. Rltrova dio in se stesso colui che
gode « la grazia del creatore "· Frequenti sono le strofe riportate da ahri resti.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
SVET.HVATAR.-1. UPANI�AD

tutto giunge con il piede, creando il cielo e la terra, [come un


fabbro) insieme li salda, con le braccia e con le ali [che attiz­
zano con il loro battito il fuoco].
4. Colui che, causa e origine degli dei, di tutti signore,
come dio Rudra, come gran saggio produsse un tempo il ger­
me d'oro n, costui ci provveda una limpida intelligenza.
5 . O Rudra, con quel tuo aspetto benevolo, non terribile,
non malefico, con questo aspetto sommamente benigno, o tu
che abiti nelle montagne, guarda a noi !
6. O tu che abiti nelle montagne, quel dardo che nella
mano porri per colpire rendilo benefico, o tu che proteggi i
monti ! Non uccidere uomo o animale l
7. Coloro i quali hanno riconosciuto come Signore colui
che è al di là di questo [universo] , che è al di là di Brahma 28,
il grande, che in tutte le creature, secondo i corpi, è celato,
che, unico, ogni cosa in sé comprende, costoro diventano im­
mortali.
8. lo conosco questo grande Puru�a, che al di là delle te­
nebre riluce come il sole. Chi l'ha conosciuto supera la morte.
Non esiste altro cammino per giungere [all'immortalità].
9. Tutto è compenetrato da questo Puru�a : nulla esiste
che sia al di là di lui, nulla che stia al di qua, nulla è più pic­
colo, nulla è più grande; egli soltanto, fermo come un albero,
si erige nel cielo.
l O. Ciò che sta al di sopra di questo [universo] è privo di
forma, privo di male 29• Coloro che ciò conoscono diventano
immortali, ma gli altri devono affrontare il dolore [della ri­
nascita J .
I l . Il beato è volto, testa, collo d'ognuno, dimora nella
cavità [del cuore] d'ogni creatura, pervade tutto : per questo
è [detto] l'onnipresente Siva.
1 2. Il Puru�a è veramente il supremo signore, è lui che
favorisce il bene. L'imperituro possiede una perfezione senza
macchia, egli che è luce.

"-7· L'uovo wsmico da cui si pn><lnsse l'univer>o. Cfr. 4• 12 e forse anche 5, l.


28. Il dio Brahm:i è il demiurgo, non l'ultima realtà.
29. La differenziazione i: il principio del dolore.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
13. Grande come un pollice, il Pur�a, l'interno reggito­
re, sempre abita nel cuore degli uomini; con il cuore, con la
mente, con il pensiero egli può essere concepito. Coloro che
conoscono ciò diventano immortali.
14. Mille teste ha il Puru�a, mille occhi, mille piedi. Do­
po aver interamente ricoperto la terra, [ancora] la supera di
dieci dita.
1 5 . Il Pur�a in verità è tutto questo [universo], ciò che
è stato e ciò che sarà, ed è il signore deli'immortalità, poiché
per mezzo del cibo s'accresce oltre misura 30•
1 6. Da ogni parte ha mani e piedi, da ogni parte ha oc·

chi, testa, volto, da ogni parte ha orecchie: tutto avendo rico­


perto nel mondo, sovrasta.
l 7. [Noi onoriamo] colui che apparentemente possiede
le facoltà di tutti i sensi, che [in realtà] di ogni senso è privo,
il signore, il padrone di tutto, il grande rifugio di ognuno.
1 8. Quando è incarnato nel [corpo,] città dalle nove por·
te, lo spirito individuale tende verso l'esterno 31, esso, c�e è
signore di tutto il mondo, di ciò che è fermo e di ciò che si
muove.
19. Senza mani e senza piedi, egli, rapido, afferra. Vede
senza occhi, ode senza orecchie. Conosce quello che deve es­
sere conosciuto e nessuno lo conosce, lui chiamano il primi·
genio, il grande Puru�a.
20. Più sottile del sottile, più grande del grande, l'At­
man è posto nella cavità [del cuore] di ogni creatura. Chi,
per la grazia del creatore, ravvisa in questo, libero da deside­
ri, il signore, la maestà, diventa privo di dolore.
21. Io conosco questo che non è colpito da vecchiezza,
primigenio, come l'Atman d'ogni creatura, come colui che
penetra dappertutto per la sua potenza. I maestri del Brah­
man dicono che pone fine alla rinascita, lo chiamano eterno.

30. La strofa, che è. ripreS3 da �-r., X, go, 2, sonolinea, come spesso ndle
Upanirad, l'importanza dd cibo, ossia della materia.
. ,
31. Si volge agli oggetti dci sensi, invece di raccogli=i e di ritrovare m se la
propria natura divina.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
SvE.Tii.SvATARA UPANJ�AD

QUARTO ADHYAYAn

l . L'unico dio che, senza colore, per effetto della sua po�
tenza crea molti colori in vario modo per i suoi propositi se�
greti, in [lui che è] il principio alla fine tutto si dissolve : ci
provveda egli una limpida intelligenza!
2. Egli invero è il fuoco, è il sole, è il vento, è anche la
luna, è la purezza, è il Brahman, è l'acqua primordiale, è
Prajapati.
3. Tu sei donna, sei uomo, sei fanciullo, sei fanciulla. Tu
vacilli come un vecchio con un bastone. [Appena] nato, tu
rivolgi il tuo volto dappertutto.
4. Tu sei l'uccello neroazzurro, sei l'uccello verde con gli
occhi rossi 33, tu sei [la nube J che genera il lampo, tu sei le
stagioni, tu gli oceani. Tu, da cui tutte le creature sono sorte,
attraverso la tua potenza ti riveli come ciò che non ha inizio.
5 . Un aja monta godendo una ajii rosso-bianco-nera, che
ha generato molta prole della sua stessa natura. Un altro aja
la lascia, poiché ne ha già goduto 34•
6. Due alati, stretti amici, sono attaccati allo stesso albero.
L'un d'essi mangia i dolci fichi, l'altro senza mangiare guar�
da attentamente.
7. Su un albero eguale lo spirito individuale, imprigiona�
to, soffre, accecato dalla sua impotenza; quando vede l'altro,
il signore sovrano nella sua soddisfazione e nella sua maestà,
è libero dal dolore.
8. Colui che non conosce l'immortale inno sacro, su CUl

}�- Con frequenti citazioni dal R. V., c da altri tcsr:i. si celebra il dio unico,
'"premo c immanente, chiamato Rudra o Siva. Egli i: il grande Mago che produce
I'illusi.:me del mondo apparente, il quale ha ya\ore soltanto perché è compenetrato
da particelle della >u..a �<>enza, ossia dalle anime individuali.
33· Sei tanco la cornacchia. quanto il pappagallo.
_'\--!• Aja e ajii significano sia « capro " e � capra n. sia " innato "• con riferi·
mento allo spirito e alla prak_rti. li pr;mo capro è simbolo (come subito dopo nel
caso degli uccdli) dell'anima individuale ancora legata ai legami dell'affezione; il
•ccondo "- >imbolo ddl'anima liberata. I tre ç,,]ori della prakrti s.orw quelli attri­
buiti ai rre modi di essere della matcria: bianco è il •attva, rosso il raja•, nero il
tamas.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
,,, §VET.\SVATARA UPANqAD

si fondano nel più alto cielo gli dei, che vantaggio avrà del­
l'inno ? Ma quelli che lo conoscono, qui insieme sono assisi 35•
9.Strofe, offerte, sacrifici, voti, passato, futuro, ciò che
dicono i !leda : da ciò il mago crea tutto questo universo e in
ciò l'altro (l'anima individuale) è tenuto dai lacci dell'illu­
siOne.
l O. Bisogna dunque sapere che l'illusione è la natura e il
grande Signore è il mago. Tutto questo mondo è compenetra­
to di entità che sono particelle di lui.
1 1 . Colui che, unico, è il signore d'ogni matrice, colui
nel quale tutto questo universo si unisce e si dissolve : quando
si riconosce questo generoso signore come il dio da adorare,
si giunge per sempre alla pace suprema.
1 2. Colui che, come origine e causa degli dei, signore di
tutti, come dio Rudra, grande veggente, vide la nascita del­
l'embrione d'oro, ci provveda costui una limpida intelligenza.
1 3. È signore degli dei, in lui i mondi son fissati, è signo­
re dei bipedi e dei quadrupedi: quale dio dobbiamo noi ono­
rare con sacrifici ?
1 4. Quando si sia conosciuto Siva, [ossiaJ colui che, più
sottile del sottile, giace nel mezzo delle acque [primordiali],
che è il creatore di tutto, dalle molte forme, che unico com­
prende tutto l'universo, si giunge per sempre alla pace su­
prema.
l S. Egli nella temporalità è il protettore del mondo, il
signore di tutto, celato in tutte le creature. Quando si sia rico­
nosciuto in tal modo lui, verso cui aspirano saggi e dei, si
recidono i lacci della morte.
1 6. Quando si sia riconosciuto Siva, celato in tutte le crea­
ture, come l'infinitamente sottile, simile alla crema sopra il
burro chiarificato, quando si sia riconosciuto come dio colui
che abbraccia tutto runiverso, ci si libera da ogni legame.
l 7. Questo dio, il creatore di tutto, il sé macrocosmico,
sempre abita nel cuore degli uomini; con il cuore, con la
mente, con il pensiero egli può essere concepito. Coloro che
conoscono ciò diventano immortali.

35· L"ossenanz:. !iturglca vi=e indicata come mezzo di liberazione.. Cfr. I, 13-

www.scribd.com/Religione_in_Ita
SvLTASvATARA UPANI�\D

1 8. Quando c'era la tenebra [del caos primordiale] , allo­


ra né giorno esisteva, né notte, né il Sat, né l'Asat. Soltanto
Siva esisteva, solo. [EgliJ era l'indefettibile, il fausto [ splen­
dore 1 del sole :'!6, e da esso si produsse l'intelligenza primi­
r�cma.
o
1 9. Nessuno lo prese sopra, di traverso o nel mezzo. Per
lui. il cui nome è Grande Gloria, non c'è immagine.
20. La sua forma non può essere scorta, nessuno lo vede
con l'occhio. Coloro che con il cuore, con la mente lo rico­
noscono come colui che risiede nel cuore, diventano immor­
tali.
2 1 . << Tu sei l'innato - così molti timidi si rivolgono a
Rudra - con quello che è il tuo volto benigno, proteggimi
sempre ! >>.
22. Non danneggiarci nei figli, nella discendenza, nella
nostra vita, nei nostri armenti, nei nostri cavalli! O Rudra,
non uccidere, irato, i nostri uomini l Con le offerte votive, noi
invero ti invochiamo che ti assida [al banchetto sacrificale l !

QUINTO ADHYAYA 37

l. Entrambe, conoscenza e non conoscenza, sono poste


nell'indefett:ibile, eterna città del Brahman ( = cuore), dove
stanno celate. Destinata a perire è la non conoscenza, immor­
tale è la conoscenza. Ma colui che domina conoscenza e non
conoscenza è l'altro [distinto da entrambe, il dio supremo] 38•
2. Questi, unico, è signore d'ogni matrice, di tutte le for­
me e di tutte le matrici; al principio [del mondo] egli con­
cepì come figlio il saggio Kapila con [tutta la sua] scienza
e lo vide nascere 311•

3G. :t que>to il primo ;·crso della giiyatii, la famosa preghiera al Sole di �- V.,
3· fu, Io.
37· Nella cono�'enz.a del dio supremo, dd sommo Brahmau (r-6), l'anima
indi,·iduale, �he vaga di esistenza in esisten� (7-12), trova la liberazione (IJ-141-
38. Poiché l'uno e il molt�plice sono contenuti nel Brahman-Xnnan, in �sso
pure si ritrovano la �onoscrnza dell'L'no e la conoscenza del molteplice, che si limita
�ll'apparenza e non è perciò vera.
39· 1'. probabile che si alluda al rnitico fondatore dcl sistema Sarr<khya, che
nella sua formulazione più antica è certamente tcista. Kapila però significa anch�

www.scribd.com/Religione_in_Ita
SVETASVATAkA DPANI�AD

3. Questo dio produce in modo vario un'illusione dopo


l'altra su questa terra e la riassorbe. Dopo averla di nuovo
creata, del pari il signore la porta alla fine: il magnanimo
esercita una sovranità universale.
4. Come il [sole, simile a] toro, risplende illuminando
tutte le regioni del cielo, in alto, in basso e per traverso, così
questo unico dio, beato, fausto, regge tutto ciò che è sorto da
una matrice.
5 . Egli, che è il luogo di nascita di tutto, può far progre­
dire ciò che di propria natura si sviluppa e tutte [le creature]
che possono svilupparsi [per intervento esterno] e attribuisce
a tutte le loro caratteristiche : egli, che è unico, governa tutto
questo universo.
6. Questo [insegnamento 1 è celato nelle Upani.rad del
Veda, che son da tenersi segrete. Il dio Brahma lo riconosce
come origine del Brahman 40• Gli antichi dei e i veggenti che
conobbero ciò, in verità son diventati della sua stessa essenza
e [perciò] immortali.
7. [L'anima individuale,] dotata di qualità determinate,
compiendo azioni che producono una ricompensa, fruisce dd­
l'azione compiuta. Passibile di ogni forma, soggetta ai tre
gtt!Ja, avendo a disposizione tre strade [come dio, come uomo,
come animale,] essa, signora delle facoltà sensorie, vaga [nel
ciclo delle esistenze1 secondo le sue proprie azioni.
B. È grande come un pollice e simile al sole nell'aspetto,
essa che è dotata di volontà e del principio dell'io. Ma appa­
risce anche in altra maniera, grande soltanto come la punta
d'una lesina, essa che è [congiunta J con le qualità dell'intel­
ligenza e con le qualità proprie dell'io individuale41•
9. L'anima individuale da un lato, sappilo, è la centesima
parte [di ciò che resta] d'un capello diviso in cento parti,
dall'altro essa può raggiungere l'infinità.

« rossiccio n, e quindi potrebbe qui �ven;i un riferimento all'CS5erc primigenio


« dal colore rossiccio o �ureo », ossia a Hira'1yagar:.ha, l'uovo coomico. Cfr. 3•
4 e 4, 1� . .
40. La dottrina del Veda i: consid�rata il fondamento dd tuno, anteriore qu1ndi
al demiurgo Bmhma.
41. Vario i: l'aspetto attribuito all'anima empirica, ne � h relazione con le
qualità e facoltà che possiede.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
SvETASv.uARA tTPANI�D 4"

l O. Non è maschio, non è femmina, non è neppure an­


drogino. Qualunque corpo assuma, da esso vien [soltantol
racchiusa.
1 1 . Per mezzo delle ablazioni [della facoltà] dell'imma­
ginazione, del tatto e della vista, attraverso cibo, acqua, piog­
gia si verifica lo sviluppo e l a nascita dell'anima [indivi­
dualel 42• Incarnata, questa giunge, secondo determinate con­
dizioni, nei luoghi stabiliti [per la rinascita] , in corpi corri­
spondenti alle sue azioni.
1 2. L'anima incarnata sceglie vari corpi, grossolani o sot­
tili, secondo le sue qualità [determinate dall'azione compiu­
ta l · Secondo la qualità delle azioni e le qualità individuali si
scorge un altro motivo perché si unisca [nuovamente] con
quei [corpi ) .
1 3. Quando si sia riconosciuto come dio colui che è senza
principio e senza fine, che nel mezzo delle acque [primor­
diali] ha creato ogni cosa, che assume molteplici aspetti, che
unico, tutto comprende, si è liberi da ogni legame.
14. Coloro che hanno riconosciuto come dio colui che
deve essere compreso durante l'esistenza, l'incorporeo, il dio
Siva che cagiona la vita e la morte, che produce la creazione
con le [sue varie) parti, costoro hanno abbandonato [per
sempre] il corpo.

SESTO ADHYAYA 43

l . Alcuni saggi erroneamente dicono che [la causa] è la


forza insita nelle cose, altri dicono che è il tempo. Ma è la
potenza di dio nel mondo [la causa] per cui si mette in moto
la ruota dell'universo.
2. Egli è colui che invero comprende tutto il mondo, il
conoscitore, il creatore del tempo, privo di qualificazioni, on-

42. Si allude probabilmente alla dottrina dci cinque fuochi. nella quale le
tappe dclla discesa ddl"anima destinala a reincarnarsi sono raffigurale come allret­
tanti sacrifici.
43· Nd cap. sesto si esalta ancora la funzioflc dd dio personale, origine c
creatore dd tutt<>, cbe apparisce molteplice ma cbe io realtà è. distinto dalla crea­
zione, rifugio esclusiYo per colui cbc ne riconosce l'assolutezza c l"unicid
i..

www.scribd.com/Religione_in_Ita
4" SV<:Tii:SVAHRA UPANI§AD

nisciente: da lui dominata, si sviluppa la creazione, che è da


concepirsi come terra, parte acquea, fuoco, vento, etere.
3. Dopo aver prodotto questa creazione e averla di nuovo
riassorbita, dopo essersi unito volta a volta con [ i vari ele�
menti della] realtà, ossia con l'unico [Puru�aJ , con le due
[forme della materia, evoluta e inevoluta] , con i tre [ gu?za1 .
con gli otto [principi della materia, cioè i cinque elementi,
l'intelletto, il senso dell'io, il senso interno,] e pure con il
tempo e con le qualità sottili proprie dell'io individuale,
4. dopo aver prodotto la creazione costituita dai tre gu!la
e aver stabilito ogni condizione di esistenza, quando queste
cose più non esistono, al tempo della distruzione della crea­
zione, egli, distruttore dell'opera [sua] , si allontana dalla
realtà [fenomenica], distinto [da essa] 44•
5 a, b. Egli è concepito come l'inizio, il principio e la
causa dell'unione [apparente tra se stesso e il fenomeno] , è
al di là del tempo (kiila) che è triplice ed è privo di distinzioni
(akala).
6 a, b. Egli è diverso e superiore alle apparizioni, legate
al tempo, dell'albero [della vita] , egli da cui il mondo visi­
bile procede.
5 c, d. Dopo aver venerato questo dio che assume tutte le
forme, che è diventato il mondo, che è degno di essere ado­
rato, che giace nel nostro pensiero, primordiale,
6 c, d. dopo averlo riconosciuto come il sostenitore del di­
ritto, il distruttore del male, come il signore della prosperità,
come l'immortale che giace dentro di noi, [pur] contenendo
tutto,
voglia il cielo che noi possiamo trovare questo signore
7.
supremo tra i signori, suprema divinità tra le divinità, supre­
mo sovrano tra i sovrani, che è dio nell'al di là [e] padrone
del mondo, degno di essere adorato.

44· D dio, che si unisce con i principi ddla rcal!à (come son<> enumerati nd
che riassorbe in sé l'univa-w al u'mpo delle
Sihpkhyil) per produrr<' la creazione e
periodkh<' distruzioni del cosmo, è tuttavia ben distinw dalle singole cose crdte
(dr. str. 6 "• b). Secondo �aflbr� k qualità dell'io individuale wno i desideri e
le passioni.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
5VF.TÀ5VATARA UPANI�AD 4'3

8. Per lui non c'è azione né strumento d'azione. Non c'è


nessuno a lui simile o che sia superiore. Si sa invece della sua
potenza, suprema e molteplice, che dipende dalla sua natura
e opera basandosi sulla sua intelligenza e sulla forza.
9. Nd mondo non c'è alcun padrone per lui, né signore,
né c'è un contrassegno per lui. Egli è la causa, egli è il signa�
re del primo degli organi di senso (ossia del respiro), non c'è
per lui progenitore né signore.
IO. L'unico dio che, come un ragno con i fili, s'avvolse,
per propria natura, con le [entità] derivanti dalla materia
primordiale, ci procuri l'accesso al Brahmani
l l . Il dio unico è celato in tutte le creature, pervade ogni
cosa, è il sé intimo d'ogni creatura, sovrintende alla crea�
zione, in ogni creatura abita, è il testimone, il vendicatore, è
solo e privo di qualificazioni.
1 2. È l'unico dominatore fra molte [anime] inattive, egli
che rende molteplice un solo seme 45• Per i saggi, che lo rico­
noscono come dimorante nel proprio sé, per questi c'è eterna
felicità, non per gli altri.
1 3. Eterno, adempie i desideri delle [animeJ eterne, do­
tato di intelligenza [adempie i desideri] di chi ha intelli­
genza, unico [adempie i desideri] di molti. Chi ha ricono­
sciuto come causa di ciò il dio che si raggiunge per mezzo
della discriminazione 46, è libero da ogni legame.
1 4. Là non riluce il sole, non la luna e le stelle, non bril·
\ano i lampi, per non parlar del fuoco ; tutto l'universo ri­
splende se egli risplende, tutto questo universo brilla della sua
luce 41i bis.
1 5 . Egli, che è l'unico haf!1sa nel centro di questo mon­
do, è pure il fuoco penetrato nell'oceano 47• Chi l'ha così cono-

45· Sec('lndo il Sil't'khy� alla materia, unica, si contrappongono le anime, in!Ì·


nit� e inattive.
46. Ovvero: per mezzo dd Sil'!!khya, d d qu�le ricorrono di frequente ele­
menti, sia pure in un:1 formulazione più antica di quella codificat:t nelle opere siste­
matiche, d':ùtra p:rrte di gran lunga posteriori alle Upanirad.
Cfr. Ka!h. Up., l, 5, rs; Mm;d. Up., :z, :>.. n.
.J.IS his.
47· La duplice caratterizzazione come haT[IS<J c wme fuoOJ sottolinea la plu­
ralità di apparizioni del dio.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
4'4 SvnASVAT.I.RA UPANI�AD

sciuto supera la morte. Non esiste altro cammino per giun­


gere [all'immortalità] ,
16. Egli è creatore d'ogni cosa, onnisciente, causa di se
stesso, conoscitore, creatore del tempo, privo di qualificazioni,
in possesso d'ogni scienza, signore della materia primordiale
e dell'anima individuale, padrone dei gu!la, causa della libe­
razione dal ciclo delle esistenze, del permanere in esso e del
rimanerne invischiati.
1 7. Colui che, della stessa sua sostanza, immortale, cono­
scitore, onnipresente, custode di questo mondo, è fisso nel Si­
gnore, costui domina per sempre questo mondo 48• Non altra
causa si conosce per la sua eccellenza.
1 8. In quel dio che al principio [d'ogni era cosmica] ge­
nera Brahma e gli consegna i Veda, io, desideroso di salvezza,
cerco rifugio, in lui che è illuminato dalla propria intelli�
genza,
19. in lui che è indiviso, inattivo, sereno, senza biasimo,
senza macchia, ponte supremo verso l'immortalità, simile a
fuoco che ha consumato tutto il combustibile.
20. Soltanto quando gli uomini potranno avviluppare il
cielo come una pelle, soltanto allora ci sarà la fine del dolore
[anche} senza conoscere dio 49•
2 1 . Avendo conosciuto il Brahman per la forza dell'ascesi
e per la grazia di dio, Sveta.Svatara rivelò compiutamente quel
sommo mezzo di purificazione, caro aUe schiere dei veggenti1
a coloro che avevano superato i quattro stadi della vita.
22. Nelle Upani.[ad fu in un tempo antico proclamato il
segreto supremo. Non bisogna consegnarlo a chi non abbia
raggiunto la pace, a chi non sia figlio o a chi non sia disce-
polo.
.
23. A colui che ha grande devozione a dio e come a di�
così al maestro spirituale, a questo magnanimo soltanto n�
splendono le verità rivelate - a questo magnanimo soltanto
risplendono.

�8. L'anima liberata ha recuperata le caratteristiche della su.a aswlutczza pa


mezzo della de•;ozione manifestata al dio.
49· :E: e\·idente qui l'allw;ione all'esiw!nza di sette atee.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
�ÙKYA UPANISAD
La Mii1}rfiikya Upani!ad appartiene all'Atharvaveda benché porti il
nome d'una scuola rigvedica, ed è anch'essa tra le più recenti delle
Upanùad antiche. Assai breve, la Ma. Up. insiste singolarmente sull'i­
dentità tra ii.tman individuale e Brahman e studia la mistica equiva­
lenza dell'Assoluto con la sillaba sacra Om, nella quale tutto l'universo
è compreso. L'Atman-Brahman ha quattro modi di essere, corrispon­
denti ai quattro stati della coscienza umana. Agli stati di veglia, di
sonno con sogni, di sonno profondo, già considerati in B.Up., 4, 3, q,
\·iene infatti aggiunto un quarto stato, tur"iya o caturtha : esso si distin­
gue dallo stato di sonno profondo, nel quale il distacco dalla materia­
!ità è pur completo, senza emozioni o ricordi, per essere definitivo.
Il punto di partenza della costruzione è forse nell'osservazione che nel
sogno ci si figura come reali delle apparizioni che reali non sono;
quindi è pos�ibile che la stessa consistenza del sogno abbiano le espe­
rienze dello stato di veglia che hanno ispirato le larve del sogno. Sol­
tanto il silenzio del sonno profondo o meglio ancora d'un distacco
ddinith-o sarà la più opportuna immagine dell'Assoluto, che è al di là
d'ogni possibilità logico-discorsiva. Tali concezioni riecheggiano la
convinzione antica che al di là di ciò che è espresso esista l'inespresso,
al primo superiore (dr. B.Up., 5, 14, 3-4), mentre lo iato che si rico­
nosce esistere tra l'Assoluto, ovvero il summum bonum, ed ogni con­
cepimento umano condurrà fatalmente alla negazione del fenomeno e
delle esigenze con questo connesse. E infatti la Mii. Up. è strettamente
collegata con la kiirikii o commentario attribuito a Gauc;Japada (mae­
stro del maestro di .Sari.kara, vissuto quindi all'inizio del VIII sec.
d. C.), che è la prima esposizione sistematica del monismo assoluto e
della dottrina illusionistica che sarà perseguita con rigorosa coerenza
da Sari.kara. La kti.rikii, che è diviso. in quattro parti, delle quali la pri­
ma congloba la nostra Up., costituisce in realtà un'opera a sé stante ed
è in ogni modo lontana dall'epoca e dallo spirito delle altre Upanirad
vediche, per le quali il mondo è ben reale, come ineludibili sono le
esigenze materiali e morali che l'accettazione del mondo comporta.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
l.La sillaba Om è tutto l'universo. Eccone la spiegazio­
ne. Il passato, il presente, il futuro : tutto ciò è [compreso
nella] sillaba Om. E anche ciò che è al di là del tempo, che
è triplice. è [compreso nella] sillaba Om.
2. Infatti ogni cosa è il Brahman; l'Atman è il Brahman.
Questo Atrnan ha quattro modi di essere.
3. Il
primo modo di essere si chiama vaifviinara ed è
quando si ha lo stato di veglia, si ha la conoscenza delle cose
esteriori, sette membra 1, diciannove aperture z e si godono gli
elementi materiali.
4. Il secondo modo di essere si chiama taijasa (luminoso)
ed è quando si ha lo stato di sogno, si ha la conoscenza delle
cose interiori 3, sette membra, diciannove aperture e si godono
gli dementi sottili.
5 . Quando l'uomo addormentato non concepisce alcun
desiderio, non scorge alcun sogno, allora si ha [lo stato di]
sonno profondo. Il terzo modo di essere si chiama priijila ed è
quando si ha lo stato di sonno profondo, s'è raggiunta l'unità 4,
si è costituiti soltanto di conoscenza, soltanto di gioia, si gode
l� gioia, si ha per apertura (o strumento di JXrcezione) il pen­
siero.

r. In genere si rimanda a Ch.Up., 5, 18, 2, dov� l'enumerazione comprende


però ben più di sette dementi. Forse si allude ai sette m·gani di percezione della
te;ta (occhi, orecchie, naso, bocca).
2. Le diciannove apenurc sono gli organi o le facoltà che permettono \'espe­
rknza dd mondo: i cinque orgaru di senso, i cinque organi che consentono di
parlare, agire, muoversi, generare cd evacuare, i cinque prà1}a, e infine la mente,
l'intelletto, il senso dell'io, il pensiero.
3· Gli oggetti di cui l'anima ha esperienza nel sogno sono interiori in quanto
da essa foggiati per se stessa; esiste ruttaYia ancora la dualità di soggetto c di og­
getto, �he permette appunto la conoscenza distinti,·a e l'esperienza.
4- Manca cioè ogni distinzione tra soggetto e oggdtu ùcl conmcere.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
4''

6. [Quando si trova in questa condizione, l'Atman] è il


signore di tutto, è l'onnisciente, è il reggitore interno, è il
principio di tutte le cose, poiché è l'origine e la fine delle
creature 5•
7. Si considera come quarto [modo di essere] quello che
è privo di conoscenza delle cose interiori, privo di conoscenza
delle cose esteriori, privo della conoscenza di entrambe. Esso
non è costituito soltanto di conoscenza, non è conoscitore né
non conoscitore. Esso è invisibile, inavvicinabile, inafferrabi­
le, indefinibile, impensabile, indescrivibile, ha come caratteri­
stica essenziale di dipendere soltanto da se stesso; in esso il
mondo visibile si risolve, è serenità e benevolenza, è assoluta­
mente non duale. Esso è l'Atrnan: esso deve essere cono­
sciuto.
8. Per quel che riguarda i fonemi, questo Àtman corri­
sponde alla sillaba Om, considerandone gli elementi costitu­
tivi. Gli elementi costitutivi corrispondono ai modi di essere,
e i modi di essere corrispondono agli elementi costitutivi, os­
sia ai suoni A U M 5 bis.
9. Lo stato di veglia, vaiSviinara, corrisponde alla lettera
A, che è il primo elemento, per il fatto che ottiene (iip) [tut­
to], oppure per il fatto che è il primo (adt) 6• In verità ottiene
tutti i desideri e diventa il primo colui che così conosce.
l O. Lo stato di sogno, taijasa, U,
corrisponde alla lettera
che è il secondo elemento, per il fatto d'essere più alto (utkar­
�a) [del precedenteJ o per il fatto di partecipare (ubhayatva)
degli altri due [stati fra i quali si trova] . In verità colui che
così conosce tiene alta la tradizione della conoscenza [nella.

5· Nel terzo stato, dì sonno profondo, sì è dd rutto disancorati dalla molte­


plicità fenomenica e sì contempla la vera r,.,ltà. :Ma cessato il sonno si ri=na al
mondo visibile: il terzo stato è quindi rranseunte e si ìpotizza allora un quarto
stato, nd quale le caratteristiche dd terzo sono rese assolute e definitive e che, in
quanto ii distacco dal mondo è completo, sfugge a ogni determinazione.
5 bis, Il dittongo O viene .c:omp�to negli elementi cosùtutiv:ì, A + U.
. .
6. Lo stato di veglia c la lcnera A hanno eguali caratteristiche, tra l'altro uu­
zianù con A: sono primi di determinate serie, inoltre entrambi a ottengono tutto �.
ossia sono pr=ti dappertutto, b lettera A in quanto è la più frequente nd voca­
lismo ario, lo stato di veglia in quanto consente a rutti gli uomini la conoscenza
comune.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
4'9

sua famiglia], è indifferente [a gioie e dolori] e nella sua


stirpe non nasce chi non conosca il Brahman 7•
1 1 . Lo stato di sonno profondo, priijfta, corrisponde alla
lettera M, che è il terzo elemento, per il fatto che crea (miti)
o che [in esso] si dissolve (apitt) [l'universo] 8• In verità co�

lui che così conosce crea tutto questo universo e lo riassorbe


'
m se.
1 2. Il quarto [stato] non corrisponde a un [singolo] ele�
mento 9, è inavvicinabile, in esso il mondo visibile si risolve,
è benevolenza, è assolutamente non duale.
Così la sillaba Om è in verità l'Atman [nei suoi quattro
stati] . Colui che così conosce penetra nel sé [assoluto J con il
sé [individuale].

l· Fra lo stato di rogno e la lerrera U l'analogia consiste nell'essere l'uno c


l'altra in mtzzo fra gli altri stati o le altre let\ere. Inoltre lo stato di sogno è più.
deYato rispetto allo stato di \'eglia per quanto riguarda il distacco dalle apparenze
e dalle sensazioni gro.solane; la_ lettera U è �ollegata (v. ad es. Dhyiinahindu Up. ,
9-IT c dr. J, VARENKE, Upanishads du Yoga, Paris, •971, p . 72) con l'atmosfera,
mentre A corrisponde alla terra (da escludere invece �he si voglia alludere a un'c­
\cntualc classificazione dci �<.Ioni rig<.�ardo a.lL! loro altezza). Colui che è indiffe­
rente poi è equidiSiame fra le coppie dci cantrari.
S. L'acco�tamemo Cra lo stato di sonno profondo e la lettera M sembra basato
mltanto sul fatto che le qualità proprie del primo cominciano mn M. Infatti « crea­
::ione e " distruzione � pmsono esse,-e indicate entrambe con miti, derivante ndb

prima ac�càone <hl mi, minati. nella seconda da mi, miniiti; in quest'ultimo caso
peri, il tesm deli'UpatJif•Td sostiruisce a miti (in \'crità non attestato in questo signi­
ficato) .>piti. Ch" poi tutto fuoriesca dill'Àtman e in esso si risolva è in accordo
(on il soggerrivismo idealistico prevalente nelle Upani[ad.
9· Bensì .tUa mistica sillaba Om nel suo complesso, o, meglio, alla sonorità
nasale inùi.<tinta che permane dopo la pronuncia delle lettere dd suono s;�.cro. Cfr.
Rr<Jhmabindll Up.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
MAITRAYM:flYA UPANI�AD
La Maitriiya!Jìya Upanifad appartiene al Yajurveda nero, e precisa­
mcme alla scuola dei Maitriiyaniya. Essa sembra aver subìto rimaneg­
giamcnti e imerpolazioni, �Ì da apparire. nella versione più diffusa,
come una sorta di centone di sentenze e concetti frequenti e tipici ddle
Upani,;ad più antiche. Secondo J. A. B. VAN BurTENEN (The Maitriiya­
!Jiya Up., 's-Gravenhage, 1962), che ha studiato accuratamente le varie
n:censioni (oltre alla vulgata esiste anche una redazione meridionale
che esclude i capp. 6 e 7), l'Vpani.rad originaria è stata collazionata
con uu altro testo, probabilmente di intitolazione consimlle, attestato
soprattutto nella cosiddetta recensione meridionale. Il testo originario,
qui preso come base della nostra traduzione, prende le mosse dalla
considerazione dell'agnihotra, ossia del sacrificio al fuoco celebrato
giornalmente ai due crepuscoli. Il fuoco, in cui tutto si riassume (ciò
che è adombrato nell'epiteto di mangiatore di cibo attribuitogli), è
simbolo del Brahman, che si manifesta appunto nel fuoco sacrificate,
nel sole e nel prii!Ja, ossia nel respiro che è equivalente al calore pro­
prio di ogni individuo. Con il sacrib.cio al fuoco si rinnovano la vita
e l'atti\·ità sia nel microcosmo sia nel macrocosmo e si è così indotti
alla meditazione sull'identità fondamentale che soggiace a tutte le
apparizioni. Pensare al proprio sé significa quindi pensare al Brahman
e c'è pertanto analogia tra l'onorare il Brahman con le formule sacre
e il badare a se stessi provvedendo alla nutrizione, alla quale vien
attribuito carattere di offerta rituale. Cfr. il sacrificio ai soffi vitali,
trattato particolarmente nella Mahiiniiriiyara Up. Il Brahman si pre­
senta in due forme, delle quali la materiale è il presupposto dell'im­
materiale, che d'altra parte è la sola vera: ossia, la perfetta immobile
serenità s'acquisisce attraverso la forza realizzatrice dell'esperienza.
Interessante è l'affermazione che attraverso vari gradi si giunge all'u­
nione con il Brahman, il che ricorda la dottrina dei cinque involucri
del Brahman di cui parla la Taittiiiya Up., come pure il fatto che al
Brahman vengono attribuite qualità convenienti a una divinità per­
sonale.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
I

In verità la disposizione [dei sacri fuochi J per gli antichi


era un sacrificio al Brahman. Perciò colui che sacrifica, dopo
averli disposti, deve meditare sui fuochi come fossero l'At­
man. Allora il sacrificio è completo, è veramente perfetto 1
(r, r).
Esso (il fuoco ovvero l'Assoluto) si presenta in due forme,
il priilJa e il sole. Questi sono i due sentieri, che si dipartono
come il giorno e la notte (6, 1).
Quello che, stando nell'interno della ninfea del cuore,
consuma il cibo, è identico con il fuoco che, stando nel cielo,
consuma ogni creatura come se fosse cibo. La ninfea [del
cuore] in verità è lo spazio etereo. I quattro punti cardinali
e i quattro punti intermedi costituiscono i petali._ Lungo lo
stelo, prii:J;a e sole si dipartono verso il basso (ossia verso la
manifestazione visibile dell'Assoluto). Bisogna onorarli con la
sillaba Om, con le vyiihrti [ Bhii�, Bhuvab, Svab 1 e con la
Siit'Ùr12 (6, 2).
Il Brahman ha due forme, una materiale e una immate­
riale. Quella materiale è priva di verità; quell a immateriale è
quella vera, è il Brahman, è la luce. La luce è il sole e questo
è la sillaba Om. Questa si manifestò e si divise in tre parti.
Om ha tre parti (A, U, M) e per mezzo di queste tutto l'uni­
verso è intessuto e ordito in essa (6, 3).

I, U sacrificio al Bcah.man, ossia il sacrificio perfetto, ir.1plica conoscenza della


\'erità suprema, cioè dell'unicità dell'esisteote. Soltanto ravvisando l'omosostanZÌa·
lilà I.-a fuochi sacrificali c se stc:sso il sacrificio sarà dunque complero.
2. La sacra sillaba Om riassume nelle lettere che la compongono l'universo;
le vyiih!"li sono il mezzo con cui il creatore produsse le varie pani dell'univcr>o; la
�iiLù�l è l'elogio solenne del sole.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
4'4

In veritj_ questo universo [al principio] era inespresso.


Prajapati, che è la verità, dopo aver praticato l'ascesi, pronun­
ciò successivamente le sillabe Blzii�, Bhuva�, Sua�. Queste
costituiscono la parte più solida del corpo di Prajapati : Svab
è la testa, Bhuva� è l'ombelico, Bhii� rappresenta i piedi, il
sole è l'occhio. La malzaii miitrii del Puru�a (= Brahman) ri­
siede infatti nell'occhio. L'occhio è la verità 3• Perciò bisogna
meditare sulla formula Bhii�, Bhut'a�, St�a� (6, 6).
H Questo desiderabile [splendore l di Savitar l l : Savitar è

il soie. Esso deve essere scelto da colui che desidera raggiun­


gere l'Atman; cosl dicono gli interpreti del Veda.
(< Meditiamo sullo splendore del dio J ) : il dio
Savitar. è
Io penso a quello che è chiamato il suo splendore : così dicono
gli interpreti del 1/eda.
<< Perché stimoli i nostri pensieri >> : stimoli i nostri pen­

sieri, ossia l'intelligenza : così dicono gli interpreti del Veda.


<< Splendore >> : quello che è riposto nel sole e la pupilla nel­

l'occhio hanno il nome di bhargas (« splendore >>): così dico­


no gli interpreti del Veda (6, 7).
Esso è il signore dell'anima, Sambhu, Bhava, Rudra, Pra­
japati, il creatore di tutto, Hirat_lyagarbha, la verità, il prii�za,
il haf!lsa 4, il precettore, Vi�.lfU, Narayat_la, Arka, Savitar, il
creatore, il dispensatore, il grande sovrano, Indra, Indu. Esso,
che riluce, come fuoco celato dal fuoco, celato dall'uovo d'oro
dalle mille aperture 5, esso bisogna desiderar di conoscere, esso
bisogna ricercare (6, 8).
Così esso ha due aspetti (sole e prii?za). Colui che così sa
medita sull'Atman soltanto, sacrifica soltanto all'Atman 6
(6, 9)·

3· Al di là ddk varie parti visibili dell'universo esiste una quarta pane, qui
chiamuta mahati mìitrii, che risiede ne! wle ovvo:m nell'occhio ed è la pane dd­
l'Assoluto che rimane al di là dell'individuaz.ione empìric:�. Cfr. •'Jiir;uful(jiiJ Up
.•

Brahmabindu Up.
4· L'epitew di cigno dato al Brahman-fuoco è d"vuto al fano che esso dap­
pertutto si spinge.
5· L'uovo d'oro è l'uoivc,-so sensibile, attraverso il quale traluce l'Assolulo.
6. Colui che sa che i due aspetti del Brahman, quello macrocosmico e quello
microcmmico, sono identici, può sostitui,-e al rito &acrific:�!c la meditazione sul pm·
prio sé.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
425

Dell'individuo la forma superiore è il cibo, perché il priit;.a


è costituito di cibo. Se invero uno non mangia, perde la men�
te, l'udito, il tatto, la vista, la parola, l'odorato e il gusto e
lascia gli spiriti vitali. Ma se mangia, prospera negli spiriti
vitali e possiede mente, udito, tatto, vista, parola, gusto e
odorato (6, n).
Il Brahman ha due aspetti, il tempo e il non tempo. Quel�
lo che è prima del sole è il non tempo, incompleto. Quello
che comincia con il sole è il tempo ed è completo. Del [Brah�
man] completo l'aspetto è l'anno. Dall'anno invero nascono
le creature, nell'anno, una volta nate, crescono, nell'anno
muoiono. Perciò l'anno è Prajapati come tempo. Esso è il cibo,
è il nido del Brahman 7 ed è l'Atman (6, rs)-
Al principio in questo universo soltanto il Brahman esi�
steva. Illimitato verso l'oriente, illimitato verso il mezzogior�
no, illimitato verso l'occidente, illimitato verso settentrione,
illimitato di sopra, illimitato da ogni parte. Esso è costituito
Ji etere. Da questo etere esso desta questo universo. Da que�
sto esso sorge e in esso va a finire. Di questo Brahman la for�
ma luminosa è quella che arde nel sole lassù, nel fuoco senza
fumo [e nel cuoreJ . Quello che è nel fuoco e quello che è nel
cuore e quello che è nel sole, sono in realtà una sola cosa.
Nell'unità con l'Uno va colui che così sa (6, 17).

II

Il fuoco [giirhapatya, costruitoJ con cinque mattoni, è


l'anno8• I suoi mattoni sono la primavera, l'estate, la stagione
delle piogge, l'autunno, l'inverno. Questo fuoco, poiché ha

;. ll Brahman risiede nell'anno, che è b realizzazione empirica dcll'Assohno.


�- l fuochi sacrificali vengono identificati con terra, atmosfera, ciclo. Dalle
fonc cbe dominano in ciascuna di queste parti dell'universo (anno, ossia tempo
cui rutto sulla terra è soggetto, vento o soffio vitale, Indra o sole), immaginate
antwpomorficamente, colui cbc compie il sacrificio conosc.:ndo la verità viene sol­
kvato gradatamente fino al Brahman, dove gode beatinrdine infinita. La quarta
tappa dell'asc�a è denominata Atmllvid: si tratta forse del Brahman che ha preso
coscienza di se stesso e che diventa allora il tramite P"�" mi dall'indiffercnzìato c
dal!'incvo!uto si passa ai vari momenti della creazione. Cfr. v. BurnNEN, op. cù.,
p. 33·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
,,, MAITRAYAI:''iYA UPANI�

una testa, due fianchi, un torso e una coda, è simile a un


uomo. La [terra] è il primo pilastro sacrificale di Prajàpati.
Avendo sollevato il sacrificante con le mani fino all' atmosfe­
ra, lo offre al vento.
Il vento è il prii1J-a. Il fuoco [dak!ÙJa] è il pr41Jil. I suoi
mattoni sono il prii1Ja, il vyiina, l'apana, il samiina, l'udana.
Questo fuoco, poiché ha una testa, due fianchi, un torso e una
coda, è simile a un uomo. L'atmosfera è il secondo pilastro
sacrifìcale di Prajapati. Avendo sollevato il sacrificante fino al
cielo, lo offre a Indra. Indra è il sole. Il fuoco [iihavaniya] è
pure il [solel - I suoi mattoni sono il �gveda, il Yajurueda, il
Siimaveda, I'Atharvaveda, l'epica e i Purii!Ja. Questo fuoco,
poiché ha una testa, due fianchi, un torso e una coda, è simile
a un uomo. Il cielo è il terzo pilastro sacrificale di Prajapati.
Con le mani fa l'offerta del sacrificante all'Atmavid. Poi l'At­
mavid, avendolo sollevato, lo offre al Brahman. Là ottiene la
beatitudine, la felicità (6, 33).
Il fuoco garhapatya è la terra, il fuoco dal(jit;a è l'atmo­
sfera, il fuoco ahavaniya è il cielo. Essi sono il pat:amana, il
piivaka, lo iuci. II [sacrificante] fa un'offerta di cibo nella
[propria] bocca 9• Per questo bisogna venerare il fuoco, co­
struirgli l'altare, lodarlo, meditarvi. L'uccello color dell'oro,
che risiede nel cuore e nel sole, lo smergo, il cigno, il fulgore,
il toro è [pure] in questO fuoco IO : noi rendiamo Omaggio. n
[sacrificante] deve meditare sul <( desiderabile fulgore del
sole » (6, 34).
Onore al fuoco, che sulla terra risiede, che protegge il
mondo : dona il [tuo] mondo a colui che sacrifica!
Onore al vento, che nell'atmosfera risiede, che protegge
il mondo : dona il [tuo] mondo a colui che sacrificai
Onore al sole, che nel cielo risiede, che protegge il mondo:
dona il [tuo] mondo a colui che sacrifica!

9· I fuochi sacrificali (propriamente pavamiina, p<ivaka e iud sono epiteli


delle oblazioni, tra.sferiti ai fuochi nei quali le oblaz.ioni sooo gettate) rapP=ll:m0
l'universo, m.:1 questo sì trova nell'intimo dì cia5cuno, in quanto il fuoco ddla dige­
stione non è diverso dai fuochi sacrificali o dal sole.
10. L'uccdlo color dell'oro è simbolo dcll'Atman-Bnhman, che è dappertutto
e si configura nelle quattro creature non umane dalle quali Satyakiima riceve l'in·
segnamento in Ch.Up., 4, 5 <gg.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
4'7

Onore al Brahman, che in ogni dove risiede, che ogni cosa


protegge : dona il tutto a colui che sacrificai
Da un aureo vaso è celato il volto del vero : rimuovilo, o
Piipn, per [poter scorgere] Vi�I).U, che ha il vero come legge.
Quel personaggio che è nel sole, quello son io 11 !
Esso è colui che ha il vero come legge. Ciò che costituisce
la solarità del sole è il suo aspetto splendente 12• [Ma] ciò che
sta nel mezzo del sole e pure nell'occhio e nel fuoco, questo
è il Brahman, questo è l'immortalità, questo è il fulgore, que­
sto è colui che ha il vero come legge. Ciò che sta nel mezzo
del sole è l'immortalità; di esso la luna e i priif}« sono i ger­
mogli, esso è il Brahman, esso è l'immortalità, esso è il ful­
gore, esso è colui che ha il vero come legge. Ciò che sta nel
mezzo del sole risplende [comeJ la formula Om, iipo jyoti
raso'mrtam Brahma Bhiif;,. Bhuuaf;,. Sva� Om.
Colui che scorge il costituito di otto parti, il puro, il cigno,
il signore dei tre fili, il sottile, l'eterno che ha due aspetti,
fulgente di splendore, costui vede ogni cosa 13•
Ciò che sta nel mezzo del sole è la sillaba Ud ( Om). =

[Da esso] sorgono i due raggi di luce 14• Esso è il conoscitore


che ha per legge il vero, esso è il Yajus, è il calore, è il fuoco,
è il vento, è il soffio vitale, è l'acqua, è la luna, è lo splendore,
è l'immortalità, è il Brahman, è l'oceano di luce. In esso co­
loro che sacrificano sprofondano come nel mare. Qui è l'uni­
cità del Brahman, perché in esso sono raccolti tutti i desideri.

11. Cfr. B.Up., 5• 15, 1 ; Iia Up., 15-16, dove le strofe ricorrono con qual·
che variante. Il Brahman già prima i: stato Eqniparato a VU;':lu, dd resto stretta­
mente collegato con il sole.
12. L'essenza del sole (dalla quale vien distinto l'aspetto esteriore) 1: il Brah­
man. donde derivano lllll3 e priif}tJ, i quali rappresent:ann forse emblematicamente
b \"arierà dci fenomeni. ll Brahman risplende come la formula chiamata .fims
(iipo jyotì rrno 'm(ttJm}, alla quale vengono aggiume altre interiezioni sacre.
13. Alcuni degli epiteti dell'Assoluto come fuoco o sole meritano una spiega­
zione. Esso ha due aspetti, uno microcosmico. l'altro macrocosmico: in tal modo
ha otto pani, cioè i: perfetto nei due aspetti, la perfezione essendo indicata dalla
completezza dci quattro quarti. Il cigno, come s'l: detto, è epiteto del sole in
quanto si spinge dappertutto; i tre fili sono i Veda, o forse i tre elementi costiru·
tiYi dell'universo.
q. Forse nell'unità dell'Assoluto si produce il principio della differenziazione.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
,,,

A questo proposito si dice : (< Come una lampada agitata


da un vento leggero, [soltantoJ un lieve chiarore manda co­
lui che sale tra gli dei. [Ma] chi così sa, in verità è il cono-­
scitore, ravvisa la dualità, giunge sicuramente all'unità e s'im�
medesima in essa n 15•
Coloro che sempre si sollevano [tra gli dei] come gocce
[sollevate dal vento J , come la folgore [che esce] dalla luce
[celataJ fra le nubi nel più alto cielo, costoro invero, luci
splendenti per l'origine, corris_lX:mdono alle lingue del fuoco
[, non all'essenza del fuoco] 16 (6, 35).
Due sono le forme del Brahman nel suo aspetto di luce:
una è quella pura, l'altra è quella destinata a crescere 17• Per­
ciò bisogna sacrificare sull'altare con formule, erbe, burro
fuso, carne, focacce, riso bollito e cose di questo genere e pure
con i cibi e le bevande lasciate dal fuoco bisogna sacrificare
nella bocca per aumentare il vigore, per ottenere il mondo
beato, per ottenere l'immortalità.
A questo proposito si dice : Chi desidera il cielo deve of­
frire l'agnihotra. Con I'agniHoma 18 conquista il mondo di
Yama, con l'ukthya il mondo della luna, con il [rito] !orfaSin
il mondo del sole, con l'atiriitra il mondo di Indra, con il sa­
crificio che dura mille anni il mondo di Prajàpati (6, 36).
La forma del [ Brahman puro,] che risiede nello spazio
etereo, è la luce suprema 19• In verità, la forma del [Brahman

Ij. Non il ricc.rrere agli dei conferisce la liberazione, ma soltanto la cono­


scenza dcll'un.ìtà assoluta.
16. ll concetto sembra il seguente: coloro che s'innalzano agli dci non s'iden­
tificano con il Brahman-fuoco, per la derivazione dal quale appariscono tunavia
luminosi, ma ne sfiorano soltanto l'essenza, così come le lingue delle fiamme sono
in certo modo clifferrnti dal I'Ìvo del fuoco.
q. Mentre la forma pura del Brahman è sciolta da ogni vincolo materiale,
la forma incarnata, rusia l'aspetto dinamico dcll'Assoluto, che si realizza rome
sole nel macwcosmo e comE prii'.'tl nel microcosmo, richiede sacrifici c otlcrte:
come altrove nclle Upanisad -i ammene i! rito e si accetta la vita, la conserva­
zione della quale è configurata come un sacrificio al soffio vitale.
18. L'agn'-f:oma, pwpriamente � inno di lode ad Agni », è la forma_ �
_ •

semplice del sacrificio di somt1 ed è accompagnato dalla recitaZione di d� ��;


l'ukthy" e il fOdafi71 sono carallcrizzati dalla recitazione di quindici e sedia IWil;
con l"atiriitr" infine si continuava /in nella none il rito sacrificale.
Ig. Il v. Bt!ITENEN i: intervenuto drasticamente nclla ricosrruzìone di que'lto
brano. Il Brahman, che è luce infinita ed è pure la sillaba Om, sì manife'lta rome

www.scribd.com/Religione_in_Ita
puro,] che risiede nello spazio etereo, è la sillaba O m. Que­
sta si manifesta in triplice modo : nel fuoco, nel sole, nel
prii?Ja e per sua virtù [il fuoco] arde, [il sole] sorge, [il re­
spiro J si muove sempre. Perciò bisogna meditare sullo splen­
dore infinito con la sillaba Om. Esiste poi una vena, chiamata
,, ricca di cibo n . Essa fa giungere l'ablazione gettata nel fuo­

co fino al sole; il succo che di là trabocca piove in forma di


mlgitl1t1; da questo [nascono] i soffi vitali, dai soffi vitali le
creature.
A questo proposito si dice : << [La vena] fa giungere al
sole l'offerta che si fa nel fuoco; il sole la fa piovere con i
suoi raggi; da essa [nasce] il cibo lJ (6, 37; 7, n).
Chi offre l'agnihotra spezza la rete della cupidigia; inol­
tre lacera l'involucro che in quattro strati avvolge il Brahman;
quindi avendo trapassato lo spazio che sta al di là [dei quat­
tro involucri] egli scorge l'immortale.
A questo proposito si dice : << Dentro il sole si trova la
luna; dentro la luna si trova il fuoco; dentro il fuoco si trova
il sattva ; dentro il sattva si trova l'immortale JJ 20•
Il Brahman che è esaltato due, tre volte con [ l'invocazio­
ne l Maha(J, come dio è penetrato nei mondi.
Venerazione all"Om ! Venerazione al Brahmani (6, 38).

Ili

Agni, la gayatri, il trivrt, il rathantara, la primavera, il


pril!la, le stazioni lunari, i Vasu sorgono a oriente, riscaldano,
si sciolgono in pioggia, cantano l'inno di lode, rientrano e
guardano attraverso un foro21 (7, r).
fu<><o, sole, pTiina_ Fra le tre manifestazioni c'i:, per mezzo di una '""""• un rap­
pono continuo di scambio, attraverso il quale si riconosce l'origine celeste della
materialità f:ITlpirica. L't�dgjthu, ossia la pane essenziale del canto sacro, è costi­
tuito dall'es<t::I\Z3. del sole, on-em dalla sillaba Om.
:w. Il Brahm<�.n i: avvolto da quattro involucri e anche si trova al centro di

�uanro co=rchi conc=trici, formati da sole, luna, fuoco, sattt•a, che qui sembra
md1care ciò che esiste di più. alto c puro, sempre però nell'ambito dell'individua"
zione fenomenica.
:n. Tutto fuoriesce e tutto ritorna nel Brahman. come i raggi solari che él3l
su-le appunto si diparwno e nel sole rientrano. ,..-ci <ci gruppi di otto membri eia-

www.scribd.com/Religione_in_Ita
43°

Indra, la tri!tubh, il paftcadaia, il brhat, l'estate, il vyiina,


la luna, i Rudra sorgono a mezzogiorno, riscaldano, si scio!�
gono in pioggia, cantano l'inno di lode, rientrano e guardano
attraverso un foro (7, 2).
I Marut, la jagati, il saptadaia, il vairiipya, la stagione
delle piogge, l'apiina, il [pianeta] Sukra (Venere), gli Adi­
tya sorgono a occidente, riscaldano, si sciolgono in pioggia,
cantano l'inno di lode, rientrano e guardano attraverso un
foro (7, 3).
I ViSvadeva, I'anuffubh, l'ekavù:nsa, il vairaja, l'autunno,
il samiina, il [pianeta] Vani.Q.a, i Sadhya sorgono a setten­
trione, riscaldano, si sciolgono in pioggia, cantano l'inno di
lode, rientrano e guardano attraverso un foro (7, 4).
Mitra e Varlll).a, la paiJkti, il trù;ava e il trayastrif!lfa, il
iiikvara e il raivata, l'inverno e la stagione della brina, l'uda­
na, gli Arigiras e la luna sorgono allo zenith, riscaldano, si
sciolgono in pioggia, cantano l'inno di lode, rientrano e guar­
dano attraverso un foro (7, 5).
Il pianeta Saturno, i nodi ascendente e discendente, i ser­
penti, i r«k.yasa, gli yak.fa, uomini, uccelli, Jarabha (animali
favolosi), elefanti e altre creature sorgono al nadir, riscaldano,
si sciolgono in pioggia, cantano l 'inno di lode, rientrano e
guardano attraverso un foro (7, 6).
Il Brahman in verità è l'Atman che sta nel cuore, il picco­
lissimo, onniforme, simile a un fuoco fiammeggiante. Tutto
questo universo è suo nutrimento. In esso sono intessute tutte
queste creature. Quello che è nel fuoco e quello che è nel
cuore e quello che è nel sole, sono in realtà una sola cosa.
Onore a te, che, onniforme, risiedi nel vero cielo (7, 7).

scuno che compaiono in questa saione della Upanirad, il primo vocabolo è il


oome d'lUla divinici, il �ondo d'una strofa, il terzo d'uno stom.a, ossia d'un
modo dì camare un inno, il quarto indica l'inno, il quinto una stagione, il sen_o
uno dei soffi vitali, il settimo un corpo celeste, l'ot.:avo una clas,.,.-di dei o serm­
dei (ma il sesto gruppo è piuttosto eterogeneo nel contenuto). Questi f<::tiOmeni.
appactmcnci al mondo, attraversano le varie \'Ìcende della vita {rappresentate come
le fasi di entità 3Strali, che 3l cader della notte rientrano nella sfera cdeste e
appaiono come corpi celesti luminosi); di conrro sta l'Uno, i mmobile e non sog­
getto a varù>zioni.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
La Mahiinr1riiyat}a Upani1ad appartiene alla scuola del Yajurveda
nero, è d'epoca piuttosto tarda e deve il suo titolo al poema in onore
di �araya.t).a, anima del mondo, spirito supremo immanente in ogni
wsa, che occupa la parte centrale di essa. Esiste in varie recensioni :
qui viene tradotta la recensione r1ndhra, come edita d a J. VA:tmNNE,
Lr Mahr1niiriiya1}a Up., 2 tomi, Paris, 196o.
La MN. Up. è una sorta di breviario, senza indicazioni liturgiche,
per il brahmano che ha rinunciato al mondo (saT(lnyiisin), ma che non
rifìuta il rito : questo viene infatti celebrato, sia pure in maniera spiri­
tuale e tutt'affatto particolare. Dopo aver meditato sul mito cosmogo-­
nico, il saf!I-nyiisin esalta il Brahman-Atman, fondamento e vivificatore
dell'universo, che si presenta come un dio personale (sia pure con qual­
che esitazione tra le denominazioni neutra e maschile), è variamente
denominato (Prajapati, Niiràya.t).a-Vi�l)U, Brahm:in o Brahmà [ma­
schile], Puru�), è presente nel cuore d'ognuno e interviene con la
grazia per farsi riconoscere (c&. Svetiifvatara Up., 3, 20 e K5!haka Up.,
1 , 2, 20). Purifìcatosi con abluzioni e con la recitazione di formule, il saf!I-·
11_viisin celebra, consumando il pasto, il prii1}iignihotra, ablazione ai
soffi vitali: poiché ha reso se stesso e le sue cose simili ad ambrosia
degna di essere offerta, ogni atto ha valore sacrale e quindi nell'atto di
mangiare si scorge un sacrificio offerto al proprio fuoco interiore. In
tal modo il Sù'?Jnyiisin realizza in sé l'universo e ottiene la comunione
con lo spirito supremo. Il culto mentale (manasa yajfia) deve la sua
origine all'accettata superiorità del pensiero e del silenzio, con quello
connesso, nei confronti de!la parola e dell'espressione e sembra sottin­
tendere la possibilità, riservata a pochi eletti, di conferire valore nuovo
e sacro a oggetti e atteggiamenti dell'esperienza comune; ma non ci
pare da escludere che il sacrificio ai soffi vitali, compiuto giornalmente,
significhi o adombri la convinzione dell'ineludibilità della vita e delle
sue esigerlze.
L'interpretazione della MN. Up. è resa possibile dal confronto con
i trattati giuridici (soprattutto Baudhr1yana Dharmaiiistra, 2, 7, 12)
che descrivon('- il rituale del culto mentale, sorta di compromesso tra
la rinuncia completa e l'integrazione nell'edificio religioso brahmanico.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
n dio elefante Ganesha. Stampa popolare moderna.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
I'

1-2. Nell'oceano infinito, al centro dei mondi, oltre il


cielo, più grande di ciò che è grande, penetrando negli astri
con il suo splendore, Prajapati si muove dentro l'embrione
[d'oro ] .
3-4. Il Tat i n cui tutte le cose si riconducono e da cui hlt­
te si dipartono, il Tat sul quale san fondati tutti gli dei, il Tat
è il passato, il Tat è il futuro, il Tat stesso [riposa] nel supre­
mo, eterno cielo.
5-6. Il Tat avvolse lo spazio etereo, il cielo e la terra, con
lo splendore, con il fulgore fa brillare il sole, i vari lo hanno
tessuto nelle acque primordiali 2: esso [riposaJ nel supremo,
eterno [cielo e pureJ nelle creature.
7-8. Il Tat da cui fu messa in moto la creazione del mon­
do, che con l'acqua diffuse i viventi sulla terra e attraverso le
piante penetrò negli uomini e negli animali, nelle creature
immobili e in quelle che si muovono:
9-10. null'altro è più grande di esso e pure [nulla] è più
piccolo di quello che è più alto dì ciò che è alto, più grande
di ciò che è grande, che è l'Uno, il non evoluto, che ha infi­
nite forme, che è il tutto, il primordiale al di là delle tenebre 3•

I. Nella prima se?.ione del\'Upanifad si celebra Prajàpaci, prima creatura dd­


l"uni,-e:rso, del quale tuttavia è_ creatore, anim�ture e principio, immanente e tra­
sccndmte al tempo stesso. Egli è_ il Tat, o.ssia ciò che è., i: il Brahman, i: l"Atman,
in lui tutte le persone divine si riassumono: la conrucenxa di lui, che è_ quella
dell'idcnùtà Aunan-Br�hman, libera dalla morte. Frequenti sono le strofe tratte
dalle Satphìtii vediche.
:z. A.!la creazione dell'universo. immaginar� come il lavoro d'un tessitore, han­
no partecipato i vcggenti, autori dci canti vedici, che banno assistito alla nascita
dell'embrione d'oro, foggiato dagli artigiani divini ViSvakarman e Tva�!aL
3· ll primordiale al di là delle tenebre è il fuoco, cui l'Atman, che seguito in
sostiruisce Prajap:ui come uno-tutto, i: identificato.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
,.

434

1 1 - 1 2.
MAHAN.\Rii:YAJ:!A UPAm�

li Tat è l'ordine cosmico e la verità, è il sublime


l
Brahman dei veggent:i. Offerte e doni, ciò che in varia guisa
è nato o nasce, tutto sostiene [Prajiipati, ] centro dell'uni­
verso !
1 3- 1 4. Ciò che è Agni e Vayu, ciò che è il sole e la luna,
ciò che è l'ambrosia splendente, ciò che è il Brahman, ciò che
è l'oceano [primordiale] , (tutto] è Prajapati.
1 5- 1 6. Tutte le divisioni del tempo sono nate dal Puru�a \
che è il l�po : i secondi, i minuti, le ore, i giorni e le notti,
_
senza eccezwm.
1 7- 1 8 . (( Le quindicine, i mesi, le stagioni, l'anno si svol­
gano regolarmente ! )} : [colui che cosi dispose] è colui che
munse le acque e anche lo spazio atmosferico e il cielo 5•
1 9-20. Non è possibile afferrarlo di sopra, né di traverso,
né al mezzo; nessuno lo domina; il suo nome è Grande
Gloria.
2 1 -22. La sua forma non cade sotto la vista; nessuno lo
può vedere con l'occhio; vien concepito per mezzo del cuore,
del pensiero, della mente; coloro che lo conoscono diventanO
immortali 6•
23-24. Nato dalle acque e dall'essenza della terra, si svi­
luppò da Vìtvakarman; Tv�tar ne andò foggiando la forma:
questa è tutta l'origine dell'Atman cosmico al principio.
25-26. lo conosco questo Pur� grandioso, che ha il co­
lore del sole, che sta al di là delle tenebre. Chi cosi lo conosce
diventa immortale : non esiste altra via per giungere [ all'im­
mortalità).
27-28. Prajapati si muove dentro l'embrione [d'oro];
egli, che è innato, si moltiplica in varia guisa. I saggi cono­
scono dove nasce, i sapienti ambiscono il luogo [d'origine]
dei [suoi) raggi.
.
29-30. Onore alla sacra luce che risplende per gli de1, che
.

degli dei è il cappellano 7, che è nata prima degli dei!

4· Prajiipati è det!O puru�a in qllllnto anima dd mondo.


.
5· Prajiipati trasse da tutto l'universo l'essenza, che poi disrribul ordinando
tutti i fcnomrni.
6. Cfr. S<·et. Up., 3, 13; K.Up., z, 6, g.
7· D cappellano degli dci è il fuoco. Cfr. str. 10.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
435

3 1 -32. Facendo nascere [questa] sacra luce, gli dei al


principio dissero : (( Gli dei saranno sottomessi alla volontà.
del brahmano che cosi sappia [la vera natura di essa] J>.
33-34. Pudore e bellezza sono le due tue spose; il giorno
e la notte sono i fianchi, le stelle il corpo, gli AS:vin la bocca.
:Mandami verso il [mondo] desiderato ! Mandami verso il
I mondo] di là! Mandami verso tutto !·
35-36. Al principio, egli si sviluppò come aureo embrio­
ne; nato, divenne l'unico signore dell'universo. Egli fissò la
terra e il cielo 8 : a qual dio dobbiamo sacrificare con l'abla­
zione ?
37-3& [ll dio] che, con la potenza, divenne l'unico so­
vrano del mondo, di ciò che respira e di ciò che socchiude gli
occhi, e domina chi ha due gambe e chi ne ha quattro : a
qual dio dobbiamo sacrificare con l'ablazione ?
39-40. [Il dio] che dà l'anima, che dà la forza, di cui
tutti, anche gli dei, venerano l'insegnamento, per cui l'immor­
talità e la morte 9 sono [soltanto] un'ombra : a qual dio dob�
biamo sacrificare con l'ablazione ?
4 1 �42. [Il dio] che, con la potenza, dicono che signoreg�
gi le [montagne] coperte di neve, e l'oceano insieme con il
fiume Rasa w, [il dio] le cui braccia sono le regioni celesti : a
qual dio dobbiamo sacrificare con l'ablazione?
43-44. [Il dio] verso cui guardano le due masse sostenute
dalla [sua] protezione, tremanti nell'intimo 11, [il dio J sul
quale [fondandosi] il sole si diffonde al levarsi : a qual dio
dobbiamo sacrificare con l'ablazione ?
45-46. [Il dioJ da cui il cielo possente e la terra furono
fissati, da cui furono puntellati il sole e la volta celeste, [il
dio] che nell'atmosfera misura lo spazio : a qual dio dobbia­
mo sacrificare con l'ablazione?

8. La tern e il cielo al principio della creazione non avevano ancora un


posto stabile. Cfr. srr. 43· Le srr. 35·50 corrisponduno a l).. V., w, 121, I-8.
9· Ossia il mondo degli dei e il mondo degli uomini.

1 0. ll fiume Rasli scorre ai limiti della terra e separa il mondo degli uorniai
da quello dci demoni.
II. Le due masse dd ciclo e della terra, �ncord ondeggianti, perché non fis­
sate, all'inizio della creazione.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
47AB. Quando le grandi acque [cosmiche] ricevettero
l'intelligenza universale u dando origine a Agni, allora sorse
[Prajapati] unico principio di vita degli dei : a quale dio dob­
biamo sacrificare con l'ablazione ?
49-50. [Il dio] che, con la potenza, vide le acque [ pri­
mordialiJ quando ricevettero l'intelligenza universale dando
origine a Agni, il dio supremo che tra gli dei era l'unico : a
qual dio dobbiamo sacrificare con l'ablazione?
5 1 -52. Egli è il dio che è per tutte le regioni celesti, per
primo nacque dentro l'embrione [d'oro] , in varie forme na­
sce e nascerà; il suo viso è volto indietro, il suo viso è volto
verso tutte le direzioni.
53-54. Da ogni parte guarda, in ogni parte si rivolge, le
mani agiscono dappertutto, così i piedi ; con le braccia, con le
ali piega cielo e terra, dando [così loro] origine, egli, l'unico
dio.
55-56. Egli è il Vena 13 che vede [ogni cosa] , che cono­
sce tutte le creature, nel quale tutto l'universo si ritrova come
nel nido comune, in lui questo mondo unico si forma e si
distrugge, egli è intessuto, onnivadente, in [tutte] le creature.
57-58. Il gandharva
che conosce l'ambrosia riveli la pa­
rola celata nel mistero! Tre quarti sono celati nel mistero : chi
sa ciò può diventare padre del sole 14!
59-60. Egli è il nostro amico, il padre, il distributore, egli
conosce le funzioni e tutti gli esseri; [egli conosce il luogo]
dove gli dei, nel terzo [mondoJ , gustando l'ambrosia, otten­
nero le [loroJ funzioni.
6 1 -62. [Colui che sa] immediatamente conquista ciclo e
· terra,
i [tre] mondi, le regioni celesti e la [regione della]
luce; dopo aver dipanato la trama dell'ordine cosmico, h a

12. Mentre nel testo rigvedico si parla di " embrione », ricordato nell'Upani

fad alla str. 35, qui sì vuoi sottolineare l 'origine razionale dì mno l'esistente, di
cui il primogenito è il fuoco.
13. Venu è epiteto di una creatura che tutto vede e comprende.
q. Prajiipati è definito gandharva, che nel �-V. è pwpriamente epiteto dd
sole. Della parola creatrice in �.V., lO, 164, 45 b si dice che roltamo un quano
è �onoscimo. Chi p0$sicdc la conoscenza diventa egli stesso Pcajiipati, che è padre
dd sole in quanto ne ha fissato il hwgu e le funzioni.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
437

visto il Tat, è diventato il Tat [presente] in [tutte] le crea­


ture.
63-64. Dopo aver percorso i [tre] mondi, veduto [tutte]
le creature, percorso tutte le regioni e i quarti del cielo, Pra­
japati, primo nato dell'ordine cosmico, da se stesso ( = per la
propria potenza) è diventato l'anima del mondo.

65-66. Ad [Agni,] meraviglioso signore dell'assemblea


rituale, al caro amico di Indra, ho domandato come grazia la
saggezza.
67-68. Ardi, o Agni, allontanando da me l'annientamen­
to, portami bestiame, mezzi di vita, le varie regioni dello
spazio !
69-70. O Agni, il mondo non faccia del male alle vacche,
ai cavalli, ai servi [nostri] ! Vieni, o Agni, tu che porti [la
luce] l Avvolgimi con lo splendore!

IIl

7 1 . Noi desideriamo conoscere il (mistero del] Puru�a.


Meditiamo sul [mistero del] grande dio dai mille occhi ! Ru­
dra ci riveli il Tat!
72. Noi desideriamo conoscere il [mistero del] Purusa.
Meditiamo sul grande dio! Rudra ci riveli il Tat !
73. Noi desideriamo conoscere il [mistero del] Purup.
Meditiamo sul [dio GaneSa] dalla proboscide curva ! L'ele�
fante ci riveli il Tat !
74. Noi desideriamo conoscere il [mistero del] Purup.
Meditiamo su CakratuJ:_lçla (NandikeSvara, aiutante di Siva) l
Nandin ci rivdi il Tatl

15. Le <cZioni seconda e terza contengono invocazione ad Agni, simbolo di


Praj3pati c dcll'Atmo.n, e ad altre divinità perché sia svelato il mistero dell'As·
.
solu\o. L<: str. Jl·Bz sono imitazioni della oiivilri vffi.ica (cfr .J:!. V., J, 6z, Io).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
75. Noi desideriamo conoscere il [mistero del] P�a.
Meditiamo su [ Skanda] dal grande esercito! Colui che ha
sei volti ci riveli il Tat!
76. Noi desideriamo conoscere il [mistero del] Puru�.
Meditiamo su [Garuçla] dalle ali d'oro ! Garuçla ci riveli il
Tat!
77. Noi desideriamo conoscere [il mistero di] colui che
è l'anima dei Veda. Meditiamo sull'embrione d'oro! Il Brah­
man ci riveli il Tat!
78. Noi desideriamo conoscere [il mistero di] Naray�a.
Meditiamo sul dio che possiede i tesori! Vi�1_1u ci riveli il Tat!
79. Noi desideriamo conoscere il [mistero del] dio dalle
unghie di diamante. Meditiamo sul [dio] dalle acute zanne !
L'uomo-leone (quinto avatiira di Vi�1_1u) ci riveli il Tat!
80. Noi desideriamo conoscere il [mistero del dio] splen­
dente. Meditiamo sul [dio] che genera la grande luce! ll sole
ci riveli il Tati
8 1 . Noi desideriamo conoscere [il mistero di Agni] co­
mune a tutti gli uomini. Meditiamo su Agni l Agni ci riveli
il Tat!
82. Noi desideriamo conoscere [il mistero dì] Katyayani.
Meditiamo sulla dea fanciulla! Durga ci riveli il Tat!

IVl6

83-84. La dea che è la prima tra mille, che ha cento ra­


dici e cento boccioli, l'erba dUrvii che distrugge gli incubi,
porti via ogni mio peccato 17•
85-86. Tu che t'accresci stelo su stelo, nodo su nodo, del
pari, o dUrvii, fa che noi duriamo per cento, per mille [gene­
razioni].

t6. Cominciano l e operazioni purificatorie. n recitante si comporta come ..,


si apprestasse a compiere dlettivam<':ntc l'abluzione, ma in realtà si ttatta d'una
cerimonia soltanto mentale. Quasi tuUi i mo.ntra, diretti a ottenere la pro�one
di varie entità, sono rratri dalle raccolte vediche.
17. Viene consacrata l'erba dUruii., un mazzo ddla quale deve tenersi in mano
durante l'inter:a ablllzione.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
439

87-88. Tu che fai durare, che prolunghi [la nostra discen­


denza] per cento, per mille [generazioni] : o dea, o mattone
[fatto di erbeJ , vogliamo onorart:i con un'ablazione.
89-90. O tu che sei percorsa da cavalli, che sei percorsa
da carri, che sei percorsa da Vi�I).U, tu sei la [terra] portatrice
di ricchezze 1 Ti onorerò con deferenza, ad ogni passo pro­
teggim i 18!
9 1 -92. Tu sei la terra, la vacca lattifera, tu sorreggi, tu
porti il mondo, tu sei stata sollevata dal nero cinghiale dalle
cento zampe !
93-94. O argilla, distruggi il mio peccato ciò che io ho .

commesso di male! O argilla, tu fosti concessa dal Brahman


e consacrata da KaSyapa 1�,
95-97. O argilla, donami la ricchezza, in te tutto è ripo­
sto. O argilla così stabilita, ogni [colpa] da me allontana e io
andrò alla dimora suprema con il male distrutto da te!
98-99. O Indra, rendici coraggiosi di fronte a ciò di cui
noi abbiamo paura ! O generoso, sforzati per proteggerei in
questo [ritoJ . Distruggi i nemici, disperdi gli avversari !
l 00-1 O 1 . Datore di felicità, capo della [nostraJ tribù, uc­
cisore di Vrtra, vittorioso sui nemici : Indra, il toro, marci
alla nostra testa, [il dio 1 che dà la felicità, che libera dalla
paura !
1 02-103. Ci benedica Indra, dalla grande gloria! Ci be­
nedica Pii�an, signore di tutti i tesori ! Ci benedica Garuçla, il
cui passo nessuno può arrestare 20 ! Ci benedica Brhaspati !
104-105. Il soma dà coraggio quando lo si sia bevuto,
sgorga spumeggiando, è uno scrosciante [fiume ) , è un poten­
te guerriero, esso che è spremuto dai viticci. Tutti gli arbusti
e le piante, che [pur1 son cose simili, non ingannarono
Indra 21•

18. Consacrazione dell'argilla con cui ci si asperge il oorpu.


19. Ka.Syapa è: epireto di Vi�l).U nd ruo secondo tn•atiira come tartaruga, ma
potrebbe anche riferir;;i a Prajapati, cui impresa analoga viene attribuita, Dd pari
il cinghiale poco sopra citato può essere PrajJpati o Viw.u nd suo terzo avatiira.
:>o. Lc1teralmcnte: la cui ruota è sicura.
:n. Jndra. che secondo la srrofc rigv<:<lica (lo, !!<}, 5) non fu ingannato da
ahrc piante che cer<::"·ano di sostituirsi al .romu, aiuterà il fedde a scoprire gli
inganni dci demoni.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
44°

l 06-1 O 7. Il Vena ha scoperto dal bordo splendente il


Brahman che nasce per primo all'oriente; ne ha rivelato le
forme basilari, le più vicine [e in esso ha visto] la fonte del­
l'essere e del non essere22•
1 08-1 09. O terra, sii propizia, senza spine, aperta! Con­
cedi a noi la tua larga protezione!
T I 0- 1 1 2. [La terra] che si riconosce dal profumo, inac­
cessibile, sempre fausta, ricca di concime, signora di tutte le
creature: io la prego per [ottenere] felicità. Mi tocchi la buo­
na fortuna e la mia cattiva sorte svanisca l
1 1 3 . In verità, gli dei capeggiati da Vigm con i loro inni
hanno conquistato questi mondi, sì che non possono più
perderli.
1 1 4-1 1 5 . n grande lndra che ha per braccio la folgore,
che ha [la coppa chiamataJ $orjaSin, [ci J conceda la prote­
zione ! Il liberale ci dia la benedizione e uccida chi ci odia.
1 1 6� 1 1 7. O Brhaspati, rendi [me], che spremo cantando
il soma, simile a Kak�ivat figlio di USij 23 ! E un corpo inerte,
[come] in conseguenza dell'impurità rituale, tocchi a colui
che ci odia!
1 1 8�1 1 9. La condotta tradizionale è un filtro disteso, pu�
rifìcati dal quale si va oltre il male. Purificati da questo filtro
puro possiamo noi superare il nemico, il male!
1 20� 1 2 1 . O Indra, tu che stai insieme, congiunto, con i
Marut, bevi il soma, o eroe, o vincitore di Vrtra, tu che [lo]
conosci ! Uccidi i nemici, disperdi gli avversari, concedici la
sicurezza da ogni parte !
122-123. Le acque, le piante ci siano amiche! E siano
ostili a colui che ci odia e a colui che noi odiamo!
124� 1 25 . Acque, siate di conforto! Tenetecì sotto la [vo­
stra J protezione, per [poter ottenere] grande gioia e splen�
dore !
126� 1 27. Del vostro liquido benefico a noi date parte co­
me madri amorose [che offrono il proprio latte] .

22. Sì invoca a protezione il Brahman nel suo asperro di sole, quale fu sco-
perto dal v�na, per il quale c.fr. str. 55· .
23. Kak,Pvat, cui sono attribuiti parecchi inni del �g<•e-da, ebbe da Brhaspau
il don<> dcll'i<pÌr.lzion� poetica.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
1 28-129. Noi vogliamo metterei a disposizione di colui
per l raggiungereJ la cui dimora voi ci ristorate, o acque, e
ci date [nuova] vita 14!
130. Io mi rifugio presso Varul).a dal corno d'oro l Pre­
gato [da me] , concedimi una via di salvezza !
1 3 1 - 1 3 3 . Se io ho mangiato delle cose impure, se ho ac­
cettato doni da malvagi, se ho agito male in pensiero, parole,
opere, Indra, Varuç.a, Brhaspati e Savitar mi purifichino an·
cora e sempre.
1 34. Onore ad Agni, che brilla nelle acque! Onore a
Indra, onore a Varuç.al Onore a Varlll).i ! Onore alle acque !
1 35 . La furia, l'impurità, l'irrequietezza delle acque :
[tutto] questo svanisca!
1 36-137. [Il male che ho fatto] mangiando troppo, be­
vendo troppo, impadronendomi con la violenza dei beni [al­
trui] , [tutto] ciò il re Varlll).a allontani da me con la mano l
1 38-140. Senza peccato, senza passioni, emancipato, libe­
ro da colpe, salito nel più alto cielo possa io abitare insieme
con il Brahman! E Varlll).a che sta nelle acque mi purifichi,
egli che toglie ogni sozzura t
1 4 1 - 1 42. O Gange, o Yamuna, o Sarasvati, o Sutudri in­
sieme con la Paru�çll. accogliete questo mio inno di lode ! O
Marudvrdha insieme con l' Asikni e la Vitasta, o Arjikiya
insieme con la S�oma, ascoltate !
1 43-144. L'ordine cosmico e la verità nacquero dal tapas
acceso 25; da esso nacque la notte, da esso l'oceano ondoso.
145-146. Dall'oceano ondoso nacque l'anno; [questo]
sovrano di ogni cosa che batta le palpebre divise il giorno e
la notte.

"-l· La strofe, app�rteneme a �.V., IO, 9, 1-3, probabilmente significa: noi


'iamo simili a cantori che, compio!lld o il bagno purificatorio, sono indotti dall'acqua
ristorauice ad affrettarsi presso la dimora di colui che intende br celebrare un
sacrificio.
"-5· Il tapas, ossia l'ardore come principio cosmogonico (qui però si dice che
fu acceso forse da Prajipati, il demiurgo), è esaltato nell'inno 10, 190 del �.V.,
riportato nelle str. 143-149· Al tapas, che è anche il calore che si sprigiona dall'a­
scesi e l'ascesi stessa, sono riconosciute delle virtù purifica1rici, che ne con<entono
l'inserzione in questa sezione.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
1 47�1 48. Il dispensatore creò per ordine il sole e la luna,"
il cielo e la terra, lo spazio etereo e la luce.
1 49� 1 5 1 . Da quelle macchie che son nella terra, nel cie�
lo, nell'atmosfera, da queste V�a, purificatore del peccato,
i veggenti, gli dei liberino la terra, il cielo, le acque!
1 5 2 - 1 5 5 . Colui che nel mezzo dell'universo è il guardia­
no dell'universo, [Varuç.a che concede] i mondi puri, la [luce]
aurea della morte, la luce dorata che domina il cielo e la terra,
ci conceda [quei mondi e quella] luce !
1 56-158. L'acqua rifulge e io sono luce. La luce risplende
e io sono il Brahman. Io, quale io sia, sono il Brahmani Sì,
sono il Brahman, il Brahman io sono l In verità, io offro me
stesso in libagione ! Sviihiil
159�1 60. C'è il peccatore che infrange il voto della casti�
tà, che ruba, che uccide un brahmano, che viola il talamo del
maestro e c'è Vanll!a [, signore] delle acque, che purifica dal
peccato : è per opera sua che si è liberi dalla colpa.
1 6 1 � 1 63. ((Tu che dimori nello spazio etereo, non fare
che io pianga! 1 > : così dicono i saggi. [Simile all'] oceano, al
momento della creazione originaria il soma risonò generando
le creature, esso, il re dell'universo. Esso sta sul filtro di lana,
come un toro sul dorso [della vacca] : il soma, che è il succo
spremuto, ha acquistato grande forza�.

vn

1 64� 1 65 , Spremiamo ilsoma per Agni, che bruci le ric­


chezze di chi è nemico ! Agni faccia che noi passiamo oltre
ogni difficoltà e pericolo, come con una barca [sì passa] oltre
un fiume.
1 66� 1 67. Io ho cercato rifugio presso la dea Durga, dal
color del fuoco, che riluce dì splendore, la [dea] solare che

:>6. Le oper=ioni purificatorie si concludono con una strofe rigvedica (�J, 'll•
40) esaltante il somtz, la cui dirompmte vitalità
è auspicata per l'officiantc.
:>.7- La quinta sezione comprende preghiere, rivolte soprattutto ad Agni, per·
ché siano superati gli ostacoli c si ouenga il ltlptzs, l'ardore già esaltato ndlc
str. r43-149-

www.scribd.com/Religione_in_Ita
443

si compiace dei frutti dell'azione. Onore, perché [ci] guidi


in una fausta traversata.
1 68-1 69. O Agni, di nuovo con le [tue) benedizioni por­
taci oltre tutte le difficoltà. Sii per noi una fortezza ampia,
poderosa, spaziosa. Felicità e benessere alla [nostra] discen­
denza !
1 70- 1 7 1 . Fa che noi passiamo, o Agni, oltre ogni diffi­
coltà e pericolo, come con una barca [si passa] oltre un fiume !
Invocato con riverenza come da Atri 28, sappi essere, o Agni,
il protettore dei nostri corpi.
1 72-173. Invochiamo Agni, vittorioso in battaglia, il si­
gnore della vittoria, il terribile, [perché discenda] dalla dimo­
ra altissima! Agni, il dio, faccia che noi passiamo oltre ogni
difficoltà! Agni resista al pericolo!
1 74 - 1 7 5 . Tu che sei l'antico, da onorarsi nei sacrifici, il
hotar eternamente giovane, su qual [seggio] ti assidi ? O
Agni, ristora il tuo corpo e procura a noi il benessere!
1 76-177. O Indra, tu ti sei impadronito del dolce [lattel
sparso dalle vacche. Possiamo noi andare insieme, dietro di
te, fino al [cielo di] Vi�Q.U, culmine del firmamento, abita­
zione comune di Vi�u [e dei suoi fedeli]. Si possa godere
[questa gioia futura già J qui nel mondo!
1 78-1 80.Bhii(z è il cibo. Al fuoco, alla terra, sviihiil Bhu­
ua(l è il cibo. Al vento, all'atmosfera, Sviiha! Suvar è il cibo.
Al sole, al cielo, Sviihii! Bhii(z, Bhuva!z, Suvar sono il cibo.
Alla luna, alle regioni celesti, Sviihii! Onore agli dei! Per i
Mani, Sviihii ! Bhu!z, Bhuva(z, Suvar! ll cibo ! Om 29 !
1 8 1 - 183. Bhii(t ! Al fuoco, alla terra, Svilhii! Bhuva(z ! Al
vento, all'atmosfera, Sviiha! Suvar! AI sole, al cielo, Sviiha!
Bhii(z, Bhuva(z, Suvarl Alla luna, alle regioni celesti, Sviihii!
Onore agli dei ! Ai Mani, Svadhii! BhiiJ;, Bhuva(z, Suvarl Il
fuoco ! Om !

28. Atri è un v�ggente vedico eh� Agni salvò dall'incenerimento. Talvolta i!


oalvataggio è attribuito agli AS,·in.
29, Jn questa oblazione mentale resa a varie divinità le formule sacrificali
costituiscono la sostanza stessa ddl'oblazionc.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
444

1 84� 186. Bhii[t ! Al fuoco e alla terra e alla grandezza,


St/iihiil Bhuva� ! Al vento e all'atmosfera e alla grandezza,
Svahii! Suvarl Al sole e al cielo e alla grandezza, Sviihii!
Bhii�, Bhuva[t, Suvar! Alla luna, e alle costellazioni e alle
regioni celesti e alla grandezza, Sviihii! Onore agli dei! Ai
Mani, Sviidhiil Blzii[t, Blzut'ab, Suvar! La grandezza! Om!
1 87�1 88. Proteggici dal peccato, o Agni ! Sviihii! Proteg­
gici, tu che conosci tutto, Svahiil Proteggi il sacrificio, o tu
che sei ricco di splendore, Sviihii! Proteggi l'universo, tu che_
hai celebrato cento sacrifici, Sviihiil
189-1 90. Proteggici, o Agni, per effetto della prima (in­
vocazione] , proteggici per effetto della seconda, proteggi il
[nostro] vigore con la terza, o dio, proteggi per effetto della
quarta invocazione, Sviihii!
1 9 1 - 1 93. L'eccelso tra i metri vedici, che, assumendo
ogni forma, è penetrato nei metri [partendo] dai metri, ln­
dra primigenio, potente [dio] dei buoni, ha parlato : [questa
è J la dottrina segreta. Onore alla [forza di] Indra, ai veg­
genti, agli dei. Ai Mani, St'adhii! Bhiib, Bhuva�, Suvar! Il
metro vedico ! Om !
1 94-195. Onore al Brahman ! La mia memoria sia senza
debolezze ! Possa io ricordare ciò che è stato udito dalle orec­
chie ! Non uccidere in me [la memoria] ! Om!
1 96-1 98. L'ardore è l'ordine cosmico, l'ardore è la verità,
l'ardore è la tradizione sacra, l'ardore è la pace raggiunta,
l'ardore è il controllo interiore, l'ardore è la tranquillità, l'ar­
dore è la generosità, l'ardore è il sacrificio. Bhu&, Bhuvab,
Suvar! Dopo che si è così adorato il Brahman, questa [adora­
zione] è l'ardore.
1 99-200. Come d'un albero fiorito va lontano il profumo,
così lontano si diffonde il profumo del retto agire; come ci si
avventura [con prudenza] su una lama di spada posta su un
fossato pensando : (( Se oscillerò di qua o di là cadrò nel fos­
sato )), del pari si stia in guardia dal peccato.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
445

VI"

2 0 1 -202. Più piccolo del piccolo, più grande del grande,


L'\.tman è posto nel segreto della creatura. Chi è libero da
angoscia, costui, per la grazia del creatore, ravvisa in questo
[ .�tman] che è inattivo, il signore e la sua maestà.
203-204. Da lui derivano i sette prii!ta31, le sette fiamme,
il combustibile, le sette lingue, i sette mondi dove si muovono
i prii!Ja, che stanno nell'intimo [di ognunoJ disposti a sette a
sette.
205-206. Da lui [procedono] gli oceani e tutte le monta­
gne, [originati] da lui scorrono i fiumi di ogni tipo, da lui
[provengonoJ tutte le piante e la linfa vitale, da lui originata
è la nostra anima interiore.
207-208. Brahma tra gli dei, guida tra i poeti, veggente
tra i sacerdoti, bufalo tra gli animali, aquila tra i rapaci, [ for­
tissimo come ferro di] ascia tra gli alberi, il soma attraversa
il filtro scrosciando.
209�21 O. Un aja monta godendo una ajii rosso-bianco�
nera, che ha generaco molta prole della sua stessa natura. Un
altro j
aa la lascia, poiché ne ha già goduto 32•
2 1 1 �2 1 2. [L'Atman è il sole che è come un] cigno nel
puro cielo, è dio nell'aunosfera [come folgore] , è sacerdote
presso l'altare, è ospite nella casa; risiede nell'uomo, risiede
nello spazio infinito, nell'ordine cosmico, nel firmamento. È
figlio delle acque, figlio della vacca [primordiale], figlio del�
l'ordine cosmico, figlio del monte, è il grande ordine cosmico.
2 1 3�214. Si è mescolato il burro. Il burro è la matrice, è
posto nel burro, il burro è la sua casa. O Agni, in piena auto�

30. L.1 sesta sezione compr�nd� un poema in onore di Vi!':'U·Nirayai:tJ., che


simboleggia l'anima dell'universo c risiede nel cuore dell'uomo. Il celebrante, reci­
tando queste <tmfc tr:m;, dalle varie raccolte vediche c intese a esaltare la supre·
rnazia di varie entità riru:ili, come il wma, il bUITO, il miele, che sono identificate
con NàràpQ.a, riconosceri in se stesso la presenza del signore supremo. Interes­
sante !':illusione, nella prima strofa , alla ,, grazia » del creatore.
m
31. Abitual ente si contano cinque prih)a. Qui i prii'!a indicano forse i sette
organi dci S<:Dsi del capo (orecchie, occhi. narici , boc,a) c corrispondono a!le sene
filmme del sacrificio.
3"· Cfr. S<•et. Up., 4• 5·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
nomia conduci [gli dei] ! Sii felice ! O toro, conduci l'abla­
zione accompagnata dallo Sviihii!
2 1 5-2 1 6. L'onda del miele è salita dall'oceano e con gli
steli [del soma] ha raggiunto l'immortalità, che è il nome
segreto del burro sacrale, [detto anche] lingua degli dei, om­
belico dell'universo 33•
2 1 7-21 B. Noi vogliamo celebrare il nome del burro : in
questo sacrificio vogliamo sostener[lo] con l'omaggio. Il sa­
cerdote brahmtfn ascolti il [nome] rivelato : il bufalo dalle
quattro. corna l'ha emesso.
2 1 9-220. Quattro sono le sue corna, tre i piedi, due le
teste, sette le sue mani; legato tre volte il toro muggisce : il
gran dio è penetrato tra i mortali.
2 2 1 -222. Foggiato in tre modi, nascosto dai Pal).i, il bur­
ro gli dei l'hanno scoperto nella vacca. Indra ne ha generato
una parte, il sole un'altra, una terza l'estrassero con la [pro­
pria] potenza dal [poetaJ veggente.
223-224. Rudra, il gran saggio, che al principio, prima
degli dei, vide tutti i pensieri, [vide] la nascita dell'embrione
d'oro, il dio ci fornisca d'una salda memoria.
225-226. Nulla esiste che sia al di là di lui, nulla che stia
al di qua, nulla è più piccolo, nulla è più grande ; egli soltanto,
fermo come un albero, si erige nel cielo; tutto è compenetrato
da questo essere.
227-228. Alcuni hanno ottenuto l'immortalità non con
l'opera sacrificale, non con la discendenza, non con la ric­
chezza, ma con la rinuncia. [Soltanto] gli asceti penetrano
questo [mistero] luminoso, posto nel segreto al di là dd
cielo.
229-230. Coloro che hanno come scopo ben determinatn
di conoscere la verità dei Vcda, gli asceti che si sono purificati

33· Le strofe 215·=2 corrispondono a R. V., 4. sH, T·4· che esaltano il burro
rituale, chiamato micle, equiparatO a} 50nul e assimilato all'immortalità. n bufalo
mostruoso è il simbolo del soma. Il burro si trova nella vacca primordiale, liberata
dalla prigionia dci demoni Pal)i pc:r opera di lndra. Esso ha tre forme: burro pro­
priamente detto, soma (collegato �on il sole che gli ba dato la forza ardente),
essenza della parola .aera, propria del veggcntc.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
447

praticando la rinuncia, costoro, al momento della morte, del


tutto immortali sono liberi nel mondo del Brahman.
23 1 -232. La ninfea che sta nel mezzo della cittadella [del
corpoJ , piccola, libera dal male, dimora del supremo [Brah­
man] , e lo spazio etereo che si trova dentro di essa, piccolo,
libero da angosce : questo bisogna venerare.
233-234. Il suono [ Om ] , che è pronunciato all'inizio dei
Veda ed è posto anche alla fine dei Veda, che è al di là di ciò
che è coinvolto nella dissoluzione della natura, è il signore
supremo.
235-236. [Invochiamo] il dio dalle mille teste, il dio che
tutto vede, che a tutti dà la prosperità, Narayar;ta, il dio uni­
versale, eterno, la parola suprema,
23 7-238. Narayar;ta sommo sotto ogni riguardo, eterno,
signore universale. Tutto questo universo è quell'essere, tutto
ha qui il fondamento.
239-240. [Invochiamo] il signore di tutto, il signore del­
l'anima, l'eterno, benefico, immobile, Narayaç.a degno di es­
sere conosciuto, anima di tutte le cose, meta suprema.
2 4 1 -242. Narayaç.a è la suprema luce, è l'anima, Nara­
yaç.a è il sommo ! Naraya.Q-a è la suprema, intima essenza del
Brahman, Narayal).a è il sommo!
243-244. Narayal).a è il meditante supremo ed è la medi­
tazione. Naraya.Q-a è il sommo! E tutto questo universo che si
vede o che si ode,
245-246. tutto, interiormente ed esteriormente, Naraya.J,la
l'ha compenetrato e vi risiede. [Invochiamo] il poeta infinito,
eterno, che arriva fin dove [arrivaJ l'oceano, che a tutti dà la
prosperità.
247-248. Simile a un calice di ninfea, il cuore, rivolto
verso il basso, si trova una spanna sotto la nuca e [una span­
na] sopra l'ombelico.
249-250. Risplende, incoronato di fiamme, esso che è il
grande santuario del tutto; circondato dalle vene, pende, simi­
le a un calice [di ninfeaJ .
2 5 1 -252. Nel suo interno c'è una piccola cavità : in essa
tutto [l'universo] è fondato, dentro di essa c'è un grande fuo­
co, una fiamma universale [che brilla] in ogni parte.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
253-254. Esso è il sole, il veggente non soggetto a vec­
chiezza, che, [lì) posto, ripartisce il cibo; esso [lì] giace, ma
i suoi raggi si diffondono per traverso, in alto, in basso.
255-256. [Il cuore-sole] riscalda il suo corpo dalla pianta
dei piedi fino alla testa : nel suo intimo è posta la fiamma del
fuoco, che, piccola, s'innalza,
257-258. risplendente come il lampo [che sorge] dal
seno della scura nube, sottile come la barba della spiga del
riso, gialla, rilucente, grossa come un atomo.
259-260. Nel centro di questa fiamma è riposto l'Atman
supremo : esso è Brahma, è Siva, è Hari, è Indra, è l'immor­
tale, è il supremo sovrano 34 !
2 6 1 -262. In verità, è il sole questo disco che qui riscalda,
è il complesso degli inni sacri, è la raccolta degli inni sacri, è
il mondo degli inni sacri. E quanto alla fiamma che riluce
nel disco, sono le melodie, è il mondo delle melodie.
263-264. E l'essere che è nella fiamma [che arde] nel
disco è il complesso delle formule sacrificali, è la raccolta del­
le formule sacrificali, è il mondo delle formule sacrificati. E
questo essere d'oro che brilla dentro il sole in verità è la tri­
plice scienza.
265-266. Il sole in verità è lo splendore, il vigore, la for­
za, la gloria, è l'occhio, è l'orecchio, è l'anima, è il pensiero,
è la volontà, è Manu, è 1v4"tyu, Satya (nome di vari esseri di­
vini), Mitra, Vayu, è lo spazio etereo, è il soffio vitale, è il
guardiano dei mondi, è Ka, è Kim 35,
267-268. è la felicità, è il Tat, è la verità, il cibo, l'am­

brosia, è la vita, è l'universo, è la beatitudine suprema, è l'es­
sere esistente per se stesso. Quando si dice che l'anno è Praja­

pati, [si vuoi dire che] è il sole ; il personaggio [che è nel
sole] è il sovrano di [tutte] le creature.

3�· L"insistenza nella descrizione del cuore, che è al centro di tutto come il
so!c è al centro dell'universo, si spiega, nota acutamente il YM\E,.,'iE, op. cit., r. �·
p. r53, con la necessità di fondare teorkamente il culto mentale, basato sW.l'est­
stenza nell'intimo dell'individuo del fuoco sacrificale e della di�inità cui l'obb-
zione sarà offerta.
35· Ossia il dio, o il principio, sconosciuto.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
MAHÀNÀRÀYAI:i"A lJPANlfAD 449

269. Ottiene di congiungersi, di vivere insieme con il


Brahman, ottiene di congiungersi, di eguagliare, dì vivere in�
sieme con gli dei colui che così sa. Questa è l'Upani.fad.

VII 36

270�273. Onore al signore della distruzione ! Onore a co�


lui che pone termine alla distruzione ! Onore al dio che si
volge in alto! A colui che ha per caratteristica di volgersi ver�
so l'alto ! Onore a colui che è l'oro ! A colui che ha per carat�
teristica di essere l'oro ! Onore a colui che è il bel colore l A
colui che ha per caratteristica di essere il bel colore ! Onore a
colui che è la vita ! A colui che ha per caratteristica di essere
la vita ! Onore all'Arciere! A colui che ha per caratteristica di
essere l'Arciere!
274�276. Onore a Siva ! A colui che ha per caratteristica
di essere Siva! Onore a colui che è una fiamma! A colui che
ha per caratteristica di essere una fiamma ! Onore a colui che
è l'.�tman! A colui che ha per caratteristica di essere l'At�
man! Onore al Supremo! A colui che ha per caratteristica di
essere il Supremo ! Questa [litania] che considera tutte le ca�
ratteristiche, [applicabile ancheJ a Soma e a SUrya, utilizza
come mezzo di purificazione la mano e le formule 37•
277-278. Io mi rifugio presso colui che sempre rinasce.
Onore, onore a colui che sempre rinascel Io sono, io sono, io
non sono eccellente ! Assistinù ! Onore a colui che è l'origine
dell'esistenza !
279-28 l . Onore al dio della prosperità! Onore all'antico,
all'ottimo, a Rudra ! Onore a colui che è il Tempo! Onore a
colui che pone fine al tempo! Onore a colui che è la forzai
Onore a colui che pone fine alla forza! Onore a colui che
vince la forza! Onore a colui che vince tutte le creature ! Ono­
re a colui che esalta lo spirito !

36. Formule per ottenere la pur:ificazione, rivolte in gran parte a Rudra-Siva;


le ultim� strofe della sezion� sono rivolte alla Terra madre. identificata con Aditi,
origine di runo l'esistente, e alle acque, essenza e primo principio dell'universo.
37· Forse perché la recitazione: dclle: formule è accompagnata da determinati
movime:mi della mano (ny,f<<>).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
45° MAH.�NARAYA!;'A UPAN!�AD

282-283. Onore alle tue forme terrifiche e a quelle non


terrifìche, o Arciere, a quelle contemporaneamente terrifi.che
e non terrifiche, a tutte e sempre, o Rudra !
284. Noi desideriamo conoscere il [mistero del] Puru�a.
Meditiamo sul grande dio ! Rudra ci riveli il Tat!
285-286. Signore di tutte le scienze, signore di tutte le
creature, signore della preghiera, signore deila formula sacri­
ficale : Brahma mi sia propizio, infatti egli è sempre propizio
Om l
287-288. Onore a colui che ha il braccio d'oro, che è del
color dell'oro, che ha l'aspetto aureo, che è il signore dell'oro.
Al consorte di Ambika, al consorte di Urna, al signore degli
animali, onore, onore l
289-290. Questo essere nero-bruno, votato alla castità, dai
molti occhi [noi l'onoriamo come fosse) l'ordine, la verità, il
Brahman. Onore a lui, che ha tutte le forme!
291-292. Rudra in verità è tutto : onore a Rudra! Rudra
è lo spirito sommo, è il bene, è la grandezza. Onore, onore!
293-294. L'universo intero, il vario mondo, ciò che in va­
ria guisa nacque e ancora nasce : Rudra è tutto. Onore a
Rudra !
295-296. A Rudra, generoso, preveggente, potente, quale
preghiera potremo rivolgere che sia gradita al cuore ? Rudra
è l'intero universo : Onore a Rudra!
297-298. Per colui che usa un cucchiaio di legno speciale
per l'ablazione al fuoco, le ablazioni sono ben fondate e [sa­
ranno] di poi ben fondate.
299-300. Del [tuo] splendore fa come un'ampia rete!
Avanza, simile a un re potente per il corteggio ! Tu che t'af­
fretti dietro l'avida rete, sei l'arciere: colpisci i demoni con i
[dardi] più ardenti 38 l
3 0 1 -302. Le tue [fiamme] ondeggianti volano rapida­
mente; tu che brilli vivamente, afferra [ i demoni] con forza!

38. Le strofe 299-3oS corrispondono a un inno del ]J.gvcda (4. 4• 1-5) dedi·
cato ad Agni nd suo aspetto terrifico di fuoco della foresta. Il fuoco è parago­
nato a un re cacciatore seguiw dai satelliti, ma è nello stCS!lo tempo la rde dis=
nella quale cadono i demoni ostili, ossia le pa»ionì da cui si chiede di essere �be­
rati P"' interv=to di Rudra-Siva, alla cui penona è qui rivolto l'inno rigvedu:o.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
45'

Tu che sei libero da ogni legame lancia con la lingua [frecce1


ardenti in tutte le direzioni, le faville [che son come] uccelli!
303-304. Invia le tue spie, tu che sei il più veloce ! Sii per
la nostra tribù un guardiano non mai ingannato! Chi ci vuoi
male, da vicino o da lontano, non giunga mai sul tuo cam­
mino, o Agni !
305-306. Alzati, o Agni, tendi [l'arco] contro i nemici,
riducili in cenere, o tu dai dardi acuti ! O tu che ti accendi,
abbatti e brucia, come un cespuglio secco, colui che ci ha fatto
del male !
307-308. Levati, caccia lontano da noi [i nemici] ! Pale­
sa, o Agni, le divine qualità ! Distruggi la resistenza di costoro
che son posseduti dai demoni! Uccidi i nemici, siano essi o no
del nostro sangue !
309-31 1 . Aditi [comprende] gli dei, i gandharva, gli
uomini, i Mani, i demoni : di tutte queste creature è la madre,
essa, la pingue, la grande, la maestosa, l'incitatrice, la riso�
nante, la mobile, la vasta, la distesa, essa che è tutti gli esseri.
Quando gli fu domandato : << Come è, chi è ? >J , la risposta di
Vasi��a fu : tt Essa è la veritiera, l'immortale )).
3 1 2-316. Le acque in verità sono questo intero universo,
le acque sono tutte le creature, le acque sono i soffi vitali, le
acque sono le bestie, sono il cibo, sono l'ambrosia, le acque
sono la regalità universale, sono la regalità individuale, sono
la regalità autonoma, le acque sono i metri, sono le luci, sono
le formule sacrificati, le acque sono la verità, sono l'insieme
delle divinità. Bhii&, Eh uva�, Suvar! Le acque ! Om!

Vlii 39

3 1 7-318. Le acque purifichino la terra e la terra, purifi­


cata. mi purifichi! [Le acque eJ il signore del Brahman puri­
fichino [la terra e la terra] purificata dal Brahman mi puri�
fichi !

39· Continuano le fonnulc purificatorie. Viene ,;.!}t;�ta soprattutto l3 giiyatri o


siirit:rl, la famosa s<rofe dgvedica (3, 62, 10) esaminata nelle sue varie parti (divi­
nità cui � ri\'Oita, metro, uso ecc.) c identificata con l'intero univer;o, con la sii-

www.scribd.com/Religione_in_Ita
45'

3 1 9-320. Se [ho mangiato] dei resti che non dovevano


essere mangtat:l, se ho compiuto qualche mancanza, se ho
accettato il dono degli empi, le acque mi purifichino da tutto!
Svahii!
3 2 1 -322.
Agni e Manyu (dio dell'ira) e i signori dell'ira
mi guardino dai peccati commessi per ira. Il peccato di giorno
commesso con la mente, con la parola, con le mani, con i
piedi, con il ventre, con il sesso, il giorno lo cancelli !
323. E ciò che di male è in me, questo io l'offro in abla­
zione e me stesso [offro] nella matrice dell'ambrosia, nella
verità, nella luce! St•iihiil
324-325. Il sole e Manyu e i signori dell'ira mi guardino
dai peccati commessi per ira. Il peccato di notte commesso
con la mente, con la parola, con le mani, con i piedi, con il
ventre, con il sesso, la notte lo cancelli!
326. E ciò che di male è in me, questo io l'offro in abla­
zione e me stesso [offro] nella matrice dell'ambrosia, nel sole,
nella luce !Sviihii!
327�328. Om: questo [ mantra costituito d'una] sola sil�
laba rappresenta il Brahman: la divinità è Agni, lo r{i è il
Brahman, l'uso è per ottenere l'identità, la comunione con lo
spirito supremo.
329�330. Venga la dea che esaudisce i desideri ! [Venga
il mantra Om] che equivale all'imperituro Brahman! La gii�
yatri è la madre di tutti i metri : godi di questa mia preghiera.
3 3 1 �333. Il peccato commesso di giorno, dal giorno è
cancellato. Il peccato commesso di notte, dalla notte è cancel�
lato. O gran dea che possiedi ogni colore, o Sarasvati, o tu che
conosci la scienza delle sandhyii 40,
334�335. tu sei l'energia, sei la potenza, sei la forza, sei
lo splendore ! Tu sei il nome e la funzione degli dei, sei l'in�

!aba sacra Om, con il Brahman, la wmunionc con il quale è assicurata dalla reri�
razione di es.a. Il Brahman <: l'immona!ità, è: l'amb.:osia, che è simile al miele,
al soma, al burro, al succo, i quali vengono alla \or volta ricordati c celebrati
insieme con la saggezza, derivante dalla conoscenza esotrnca conces!Oa dalla grazia
divina: si otterrà così la purificaz.ione dai peccati più gravi.
40. Le sandhyii (propriamente " crepuscolo ») indicano i riti cdebr:Hi all'alba,
al mez:zGgiorno c al tramonto del wle.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
453

tero universo, sei la vita universale di tutti, sei la vita dell'uni�


verso ! Sei la vincitrice [del male1 ! Om ! giiyatri,
Io invoco la
invoco la siivitri, invoco Sarasvati, invoco i veggenti del Veda,
invoco Sri !
336-337. Della giiyatri, giiyatri è il metro, ViSvamitra è
lo rii, Savitar è la divinità, Agni è la bocca, Brahma è la testa,
Vigm è il cuore, Rudra è la crocchia dei capelli, la terra è la
matrice.
338-339. Dotata dei cinque soffi vitali, prii?la, apiina, vyii­
na, ttdiina, samiina, la gilyatri è di color bianco, appartiene
alla stessa famiglia di Sarp.khyayana 41, ha ventiquattro sillabe,
tre parti, sei cavità, cinque teste; il suo uso si ha durante l'ini­
zlaztone.
340. Om equivale a Bhii�, a Bhuva[z, a Suvar! Dm è la
grandezza, Om è l'uomo, Om è il tapas, Om è la verità!
3 4 1 . Om equivale alla formula della siivitri: Meditiamo
sul desiderabile splendore del dio Sole, che dia impulso alle
nostre menti !
342. Om è [la formula detta SìromantraJ : Le acque, la
luce, il succo, l'ambrosia, il Brahman! Bhiif;, Bhuvaf;, Suvar!
Om 42!
343-344. O tu che sulla terra sei nata sulla cima più alta,
sulla sommità della montagna, tu sei stata lasciata libera dai
brahmani! Va' dunque, o dea, come più t'aggrada.
345-346. lo ti ho lodato, tu sei la dea che concede grazie,
sei la madre dei Veda e due volte nata stimoli nel fuoco [le
nostre energie] . La dea se ne torni nel mondo del Brahman,
dopo avermi concesso lunga vita sulla terra, ricchezza, splen­
dore brahmanico !
347-349. Il sole ardente è [il primo degli] Aditya, il
[suo] splendore effonde [l'essenza] imperitura. Essi versano
miele, esso è il succo e il succo è la verità! Le acque, la luce,
il succo, l'ambrosia, il Brahmant BhUl;, Bhuval;, Suvar! Om!

"Il· Nome di un celebre maestro Yedico.


.p. Questa formula (: chiamata Hromantra, « formula capitai-=», ed è rac­
comandata negli esercizi di controllo del re<piro, tipici dd Yoga.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
454 MAHAN::i.RiiYA�A UPANI�AD

350. Mi tocchi il Brahman ! Mi tocchi il miele! Mi toc­


chino il Brahman e il miele!
35 1 . Nei [tuoi] confronti io sono per te quello che è un
fanciullo [indifeso] , o Soma che distruggi gli incubi, o irre­
sistibile! lo offro in libagione quei soffi vitali che [in realtà]
sono tuoi, o Soma!
352-353. Colui che dà a un brahmano questo [ mantra
chiamato] Trisupan;a senza che sia domandato, costui can­
cella la colpa d'aver ucciso un brahmano. Quei brahmani che
recitano il TrisuparJJa ottengono il soma, purificano la loro
discendenza fino al millesimo grado.
354. Om ! Con la saggezza [s'ottiene] il Brahman, con
la saggezza il miele, con la saggezza, in verità, [s'ottengono]
miele e Brahman !
355-356. Oggi, o divino Savitar, procuraci il beneficio
d'aver dei figli ! Caccia lontano l'incubo ! O divino Savitar
caccia lontano tutti i mali e portaci ciò che è fausto l
357. Miele [portano] i venti a chi è puro, miele versano
i fiumi. Ricche di miele siano per noi le piante !
358-359. La notte e l'aurora siano miele ! Ricca di miele
sia la superficie terrestre ! Miele sia per noi il padre cielo !
L'albero sia ricco di miele, ricco di miele il sole, ricche di
miele siano per noi le vacche!
360-36 l . Colui che dà a un brahmano questo [ mantra
chiamato) Trisupart}a senza che sia domandato, costui can­
cella la colpa d'aver procurato un aborto. Quei brahmani che
recitano il Trisupar'}a ottengono il soma, purificano la loro
discendenza fino al millesimo grado.
362. Om ! Con la saggezza s'ottiene il Brahman, con la
saggezza il miele, con la saggezza, in verità, s'ottengono mie­
le e Brahman !
363-364. Brahma tra gli dei, guida tra i poeti, veggente
tra i sacerdoti, bufalo tra gli animali, aquila tra i rapaci, [fo�­
tissimo come ferro di] ascia tra gli alberi, il soma attraversa il
filtro scrosciando ( = 207-208).
365-366. [L'.Atman è il sole che è come un] cigno nel
puro cielo, è dio nell'atmosfera [come folgore], è saa::r ote �
presso l'altare, è ospite nella casa; risiede nell'uomo, ns1ede

www.scribd.com/Religione_in_Ita
455

nello spazio infinito, nell'ordine cosmico, nel firmamento. È


.figlio delle acque, figlio della vacca primordiale, figlio dell'or­
dine cosmico, figlio del monte, è il grande ordine cosmico
( = 2II-2I2).
367. Per l'inno ti [onoriamo} , per lo splendore ti [ono­
riamo] !
368-3 7 1 . I canti, simili a fiumi, scorrono tranquillamente,
purificandosi interiormente nel cuore, nella mente. lo consi­
dero i rivoli del burro sacrificale: nel loro mezzo c'è un'aurea
canna nel quale giace l'aquila che produce il miele distribuen­
dolo agli dei. Intorno a essa stanno sette bionde [lingue di
fuoco] , che versano a piacer loro rivoli d'ambrosia 43•
3 72-373. Colui che dà a un brahmano questo [ mantra
chiamato] TrùuparJ_la senza che sia domandato, costui can­
cella la colpa consistente nell'uccisione d'un nobile. Quei brah­
mani che recitano il Trisupart;a ottengono il soma, purificano
la loro discendenza fino al millesimo grad9.
3 74-375. Gradendo [il nostro inno] è venuta a noi la
divina saggezza, ViSvaci benevola, ben disposta. Favoriti da
te, favorendoti [ a nostra volta, lasciando] da parte i cattivi
discorsi, noi vogliamo proclamare l'alta [parola], [divenuti
per tua grazia] esperti nelle scienze.
376-377. Favoriti da te si diventa poeti, o dea, si ottiene
la qualità di brahmdn, si diventa felici! Favoriti da te si trova
un ricco tesoro ! Favoriscici [colmandoci] di ricchezze, o sag­
gezza!
3 78-381. Indra mi dia la saggezza! La divina Sarasvati
mi dia la saggezza. Mi concedano la saggezza i due ASvin dal­
le corone di ninfee e quella tra le apsaras che è la saggezza
stessa e quello tra i gandhan•a che è lo spirito. La saggezza,

+3· �elle str. J6ll·J71 (i primi versi sono tratti dal già citato inno di f. V.,
+ 51:') dalla considerazione del burro sacrifica!e si passa alla contemplazione della
parola e del canto:o poetico, doke come il burro. Continuando nella proliferazione
delle immagini e degli accenni, si ricordano il soma. {la cr .-erga d'oro », simbolo
dcll'cncrgia tipica del membro virile e della bevanda rituale), l'aquila, stretta­
meme congiunra con il mito del soma., e le serre fiamme del s�crificio: tutto è
simbolo o equivalente dell'ambrosia, che a sua \'olta i: la bc,·anda ddl'immona­
lità e l'immortalità su:ssa.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
la divina Sarasvatl dal dolce profumo rru sta favorevole !
Sviihii!
382-383. V1eni a me tu che sei la saggezza, che hai soave
profumo, che assumi tutti gli aspetti, che hai il color dell'oro,
[sempre] attiva! Forte, ricca di latte, la saggezza dal volto
augurale mi sia benigna!
384-386. Agni mi conceda la saggezza, la discendenza,
la sua luce ! Indra mi conceda la saggezza, la discendenza, la
[sua] luce t Siirya mi conceda la saggezza, la discendenza, l a
[sua] luce !

IX�

387-388. S'allontani la morte, ci tocchi l'immortalità! Il


sole ci conceda la sicurezza! Come la chioma d'un albero, la
prosperità si stenda su di noi ! Che Indra ci sia amico l
389-390. O morte, segui un altro cammino, quello che
è tuo, che è diverso dalla via degli dei [donde non si ritorna] !
A te che osservi, che ascolti [tutti noi] io dico: cc Non col­
pire la nostra progenie, non [colpire] gli uomini ! n.

3 9 1 -392. Con il pensiero noi afferriamo il vento, il respi­


ro, Prajapati che è il custode dell'universo. Ci protegga dalla
morte, ci difenda dal peccato! Dotati di lunga vita, possiamo
noi giungere alla vecchiezza!
393-394. O Brhaspati, tu hai portato la liberazione dal­
l'al di là che appartiene a Yama, [ci hai liberatoJ dalla male­
dizione. Gli ASvin, medici degli dei, hanno allontanato la
morte da me con tutte le loro forze, o Agni !
395-396. Gli dei seguono Hari che toglie [i peccati], è
signore di tutto, è il dominatore dei pensieri. Il Brahman, che
è simile a lui, mi segua ! Non distruggere la strada! Avanza!
397-398. Attizzando il fuoco con i trucioli, possa io otte­
nere i due mondi ! Avendo raggiunto la fortuna nei due mon­
di, io passo oltre la morte !

4+ Si rivolgono al dio della morte e a divene divinità del!� prt:ghi<:rc arre :t


pres<:rvare dalla morte, �he è considerata come una conseguenza del peccato.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
457

399-400. O morte, non colpire, non uccidere ! Non to­


gliermi, non levarmi· il vigore l Non colpir la mia prole, o
poderosa, non la vita e noi t'onoreremo con un'ablazione, tu
che vedi gli uomini!
4 0 1 -402. Non colpire di noi né chi è grande, né chi è
piccolo, né chi cresce, né chi è già cresciuto, né il padre, né
la madre, o Rudra, non colpire i nostri cari corpi !
403-404. Non colpirci né nella discendenza, né nella
vita, né nelle vacche e neppure nei cavalli. Adirato, o Rudra,
non colpirci! Noi ti onoreremo con ablazioni.
405-406. Tu solo e non altri, o Praja:pati, domini tutte
queste creature. Ci tocchi ciò per il cui desiderio ti facciamo
ablazioni ! Possiamo essere signori delle ricchezze !
407-408. [Il dio] che benedice, che regna sulla tribù, il
signore uccisore di V.rtra e vincitore dei nemici, Indra, il toro,
marci davanti a noi, egli che beve il soma e dà la sicurezza.
409-4 1 O. Noi offriamo una libagione a Tryambaka, a
[SivaJ dal soave profumo, che accresce la prosperità. Possa
io, come una zucca dal suo picciolo, essere distaccato dalla
morte, non dall'immortalità!
4 1 1-412. I mille e diecimila lacci che tu possiedi, o morte,
per uccidere l'uomo, noi li allontaniamo tutti per mezzo della
magia del sacrificio.
4 1 3-4!6. Alla morte, Sviihii! Alla morte, Sviihiil Del pec­
cato commesso dagli dei tu sei l'espiazione: Sviihiil Del pec­
cato commesso dagli uomini tu sei l'espiazione: Sviihiil Del
peccato commesso dai Mani tu sei l'espiazione: Svahiil Del
peccato commesso da me stesso tu sei l'espiazione : Svithiil
Del peccato commesso da un altro tu sei l'espiazione : Svahiil
Del peccato commesso da noi tutti tu sei l'espiazione : Svaha!
4 l 7-4 2 1 . Del peccato commesso di giorno e di quello
commesso di notte tu sei l'espiazione: Sviihii! Del peccato
commesso da addormentati e di quello commesso da svegli
tu sei l'espiazione : Sviihii! Del peccato commesso nd sonno
profondo e di quello commesso da svegli. tu sei l'espiazione :
Sviihii! Del peccato commesso con coscienza e di quello com­
messo senza saperlo tu sei l'espiazione : Sviihii! Tu sei l'espia­
zione del peccato, del peccato : Sviihii!

www.scribd.com/Religione_in_Ita
422-423. Quel grave peccato che abbiamo commesso con­
tro di voi, o dei, con la parola o per storditaggine, questo pec­
cato rigettatelo, o dei, sul nemico che ci vuoi male.
424-426. Il desiderio ha prodotto [il peccato] . Onore,
onore! Il desiderio ha prodotto [il peccato] ! È il deside­
rio ad agire, non son io che agisco. Il desiderio è l'attore,
non son io l'attore. Il desiderio è quello che fa agire, non son
io quello che fa agire. Questa [ablazione] è per te, o deside­
rio! Al desiderio, Sviihii!
426-429. L'ira ha prodotto [il peccato J . Onore, onore!
L'ira ha prodotto [il peccato] ! È l'ira ad agire; non son io
che agisco. L'ira è quella che agisce; io non agisco. L'ira è
quella che fa agire, non son io quello che fa agire. Questa
[ablazione] è per te, o ira! All'ira, Sviihii!

430-433. Io offro grani di sesamo, ricchi di succo, ben


pestati, odorosi : portino gioia nel mio cuore, Sviihii! Le vac­
che, l'oro, la ricchezza, cibo e bevande: per lo splendore di
tutte [queste cose ] , Sviihii! Fortuna, successo, prosperità, buo­
na fama, mancanza dì debiti, [splendore] brahmanico, ab­
bondanza di figli, fede, saggezza, conoscenza: Agnì conceda
[tutto ciò ] : Sviiha!
434-439. Neri sono i grani di sesamo, bianchi, benefici,
obbedienti. I grani dì sesamo mi purifichino dal peccato, da
qualunque male mi sia giunto, Sviihii! Se ho mangiato duran­
te la prima cerimonia funebre il cibo d'un ladro, se ho ucciso
un brahmano, se ho violato il talamo del maestro, se ho ruba­
to le vacche, se ho bevuto liquori spiritosi, se ho commesso
l'aborto : i grani di sesamo porcino la pace, Sviihii! Fortuna,
successo, prosperità, buona fama, mancanza di debiti, [splen-

45· Preghiere e ablazioni con grani di sesamo per ottenere dal fuoco la puri­
ficazionc dci corpo e dell'anima, nonché beni terreni. I costituenti del corpo sono
minuziosamentc elencati ed è fatta pure allusione alla reoria dci cinque involucri
che costituiscono l'Atman. Cfr. T.Vp., :z.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
459

dare] brahmanico, abbondanza di figli, fede, saggezza, cono­


scenza : Agni conceda [tutto ciò] : Sviihii!
440. In me si purifichino [i cinque soffi vitali,] priùy.a,
apiina, vyiina, udiina, samiina! lo sono luce ! Possa io essere
senza peccato, senza colpa, Sviihii!
4 4 1 . In me si purifichino parola, pensiero, occhio, orec­
chio, lingua, naso, seme, intelligenza, desiderio, volontà! Io
sono luce! Possa io essere senza peccato, senza colpa, Sviihii!
442. In me si purifichino pelle, epidermide, carne, san­
gue, grasso, midollo, nervi, ossa! Io sono luce! Possa io essere
senza peccato, senza colpa, Svii/zii !
443. In me si purifichino testa, mani, piedi, fianchi, dor­
so, ventre, gambe, organo genitale, ano! Io sono luce ! Possa
io essere senza peccato, senza colpa, Sviihii!
444. Levati, o spirito [del fuoco] ! O tu che sei giallo,
rossiccio, dagli occhi fiammeggianti, dà, dà [la purezza] l
In me si purifichino tutte le cose concesse ! lo sono luce! Possa
io essere senza peccato, senza colpa, Sviihtt!
445. In me s i purifichino l a terra, le acque, l a luce, il
vento, l'atmosfera! Io sono luce ! Possa io essere senza pec­
cato, senza colpa, Sviihtt!
446. In me si purifichino udito, tatto, vista, gusto, odo­
rato ! lo sono luce! Possa io essere senza peccato, senza colpa,
St'iiha!
44 7. In me si purifichino ragione, parola, corpo, azioni !
lo sono luce ! Possa io essere senza peccato, senza colpa, Sviiha!
448. Dal senso dell'io, che è [in me) latente [ , possa io
essere liberato} ! Io sono luce ! Possa io essere senza peccato,
senza colpa, Sviillii !
449. In me l'Atman si purifichi! lo sono luce ! Possa io
essere senza peccato, senza colpa, Sviihii\
450. In me si purifichi l'Atman interiore ! Io sono luce !
Possa io essere senza peccato, senza colpa, Sviihii!
45 1 . In me si purifichi l' Atman supremo l lo sono luce !
Possa io essere senza peccato, senza colpa, Sviihii\
452. Alla fame, Svii/zii! Alla fame e alla sete, St'iihtt! Al­
l'ottenimento [della fortuna], Svaha! All'uso delle strofe sa­
cre, Sr;iihii!

www.scribd.com/Religione_in_Ita
453. Al sommo signore, Sviihii! lo distruggo il male della
fame e della sete, la sfortuna massima !
454. Allontana da me la sventura, l'insuccesso e ogni pec­
cato, Sviihii!
455A56. In me si purifichi l'Atman, i cui cinque involu­
cri sono costituiti da cibo, respiro, mente, conoscenza, beati­
tudine ! lo sono luce! Possa io essere senza peccato, senza col­
pa, Sviihàl

XI "

457. Ad Agni, Svahii! A tutti gli dei, Svahii! Alla solida


terra, Sviihii! Alla sede immota, Sviiha! Alla sede imperitura,
Sviihii! Ad Agni che compie sacrifici auspicali, Sviihii!
458. Alla giustizia, Sviihii ! All'ingiustizia, Sviihii! Alle
acque, Svaha! Alle piante e agli alberi, Svaha!
459. Ai demoni, agli dei, agli uomini, Svahii! Alle [divi­
nità] domestiche, Sviihii! Alle case, Svaha! Alle divinità della
casa, Sviiha ! A tutti i demoni, Sviihii!
460. Al desiderio, Sviihii! All'atmosfera, Sualui! Ciò che
nel mondo palpita e si muove ha nome bhaga : a questo nome
[divino ] , Svaha!
46 1 . Alla terra, Svahal All'atmosfera, Svaha! AI cielo,
Sviiha! Al sole, Sviihii! Alla luna, Sviihii! Alle costellazioni,
Sviihii!
462. A lndra, Sviihii! A Brhaspati, Sviihtt! A Prajapati,
Svaha! Al Brahman, Sviihii! Ai Mani, Svadhii! Agli dei,
St•iihii! Onore a Rudra, al signore degli animali, Svtthti!
463. Agli dei, Svtihii! Ai Mani, Svadhiil Onore agli spi­
riti! Agli uomini, Hanta ! A Prajapati, Sviihii! A l supremo Si-
·

gnore, Sviihii!
.

464. Simile a fonte inesauribile dalle cento, dalle mille


correnti, possa io avere messi inesauribili dalle mille correnti.
Al deposito della ricchezza, Sviihii l

46. Nelle sezioni undecima e dodicesima si hanno ancor� innx:az.ioni a varie


rntità, anche ostili, e formule da recira.-si a bassa voce, affermanti l'unica realià
dello Spirito Supremo.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
465-466. Gli spiriti che di giorno e di notte vagano desi�
derosi di offerte sono i servi di Vituda (essere demoniaco). A
costoro io, desideroso di prosperità, offro l'ablazione; in me il
signore della prosperità generi la prosperità, Sviiha!

XII

467�468. Om : esso è il Brahman. Om : esso è Vayu. Om :


esso è l'Àtman. Om : esso è la verità. O m : esso è tutto l'uni�
verso. Om : esso è il corpo. Om : onore !
469�4 7 1 . Si muove dentro tutte le varie creature, nel se�
greto [del cuore ] . Tu sei il sacrificio, sei la formula Vafaf,
sei Indra, sei Rudra, sei Vi�l)-U, sei il Brahman, sei Prajapati,
tu sei l'acqua.
472. Le acque, la luce, il succo, l'ambrosia, il Brahman !
Bhil�l, Bhuvab, Suvar! Om !

XIII 47

473. Fondandomi fiduciosamente sul prii1Ja, 10 offro m

libagione l'ambrosia!
474. Fondandomi fiduciosamente sull'apina, io offro m

libagione l'ambrosia!
475. Fondandomi fiduciosamente sul vyiina, 10 offro m

libagione l'ambrosia !
4 7 6. Fondandomi fiduciosamente sull' uddna, io offro in
libagione l'ambrosia!
477. Fondandomi fiduciosamente sul samiina, io offro in
libagione l'ambrosia!

47· Formule: pe-r il rito del prli'}tignilwtra: l'iniziato, consumando il suo pa­
sto, offre in libagione: nel fuoco esistente nel proprio intimo l'ambrosia che è costi·
tuit:a dalle: sue wse e da se stesso, compiendo un sacrificio spirituale per il quale
il sommo spirito Nariya-'_la, penetrerà in lui rinvigor=do le singole facoltà.
,

www.scribd.com/Religione_in_Ita
478. Possa la mia anima ottenere l'immortalità nel [ mon­
do del] Brahmani
479. Tu sei il giaciglio dell'ambrosia 48•
480. Fondandomi fiduciosamente sul priif}a, io offro in
libagione l'ambrosia ! E tu, benevolo, entra in me, perché io
non sia distrutto. Al priif}a, Sviihii!
48 1 . Fondandomi fiduciosamente sull'apana, io offro in
libagione l'ambrosia ! E tu, benevolo,· entra in me, perché io
non sia distrutto. All'apiina, Svii/zii!
482. Fondandomi fiduciosamente sul vyana, io offro in
libagione l'ambrosia ! E tu, benevolo, entra in me, perché io
non sia distrutto. Al vyana, Sviihii l
483. Fondandomi fiduciosamente sull'udiina, io offro in
libagione l'ambrosia! E tu, benevolo, entra in me, perché io
non sia distrutto. All'udana, Svii/zii!
484. Fondandomi fiduciosamente sul samdna, io offro in
libagione l'ambrosia ! E tu, benevolo, entra in me, perché io
non sia distrutto. Al samiina, Sviiha!
485. Possa la mia anima ottenere l'immortalità nel [mon­
do del j Brahman!
486. Tu rivesti come coperta l'ambrosia.
487. Fondandomi fiduciosamente sul priira, io ho offerto
in libagione l'ambrosia. Con questo cibo rinvigorisci il prii!IO!
488. Fondandomi fiduciosamente sull'apiina, io ho offer­
to in libagione l'ambrosia. Con questo cibo rinvigorisci l'a-
piina! ·
489. Fondandomi fiduciosamente sul t'yiina, io ho offerto
in libagione l'ambrosia. Con questo cibo rinvigorisci il vyiina.
490. Fondandomi fiduciosamente sull'udana, io ho of­
ferto in libagione l'ambrosia. Con questo cibo rinvigorisci
l'udiina.

48. Le formule delle str. 4i9 e 486 sono rivolte all'acqua, con la quale il
celebrante si purifica la bocca prima e dopo l'offerta. Cfr. B.Up., 6, 1, 14;
Ch. Up., 5, 2, 2.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
4 9 1 . Fondandomi fiduciosamente sul samiina, io ho offer­
to in libagione l'ambrosia. Con questo cibo rinvigorisci il
samiina.

XIV49

492-493. Il Puru�a, della grandezza d'un pollice, è pene­


trato nel pollice. Il signore di tutto l'universo, il signore che
gode di tutto, si rallegri [in me] !
494-495. La parola sia nella mia bocca, il respiro nelle
narici, la vista negli occhi, l'udito nelle orecchie, la forza nel­
le braccia, il vigore nelle gambe l Tutte le membra siano sane !
La [tua essenza] sottile penetri nel mio corpo l Onore a te,
non portare offesa!
496-497. Gli uccelli dalle belle ali si sono aggruppati in­
torno a Indra, i veggenti della famiglia di Priyamedha. cer­
cano rifugio [presso il dioJ 50• Dissipa le tenebre, riempi il
nostro occhio, libera noi che siamo come presi in mezzo a
una rete !
498. Tu raccogli i soffi vitali. Entra in noi, tu che sei
Rudra, che determini la fine! Rinvigorisciti con questo cibo !
499. Onore a Rudra e a Vi�.t;tu ! Salvaci dalla morte l
500-50 l . Tu, o Agni, sorgi dalla luce, tu che brilli. Tu
sorgi dalle acque, dalle pietre, hl nasci dagli alberi, dalle
erbe. Tu nasci puro, o signore degli uomini.
502-504. Sta presso di me in grazia della benefica [ obla­
sione1 ! Sta presso di me in grazia della gradita [ablazione] !
Sta presso di me in grazia della ben compiuta [ablazione] !
Sta presso di me in grazia dello splendore brahmanico [che
ho ottenuto] ! Sta presso [di me) seguendo il buon esito del
sacrificio! Onore a te, o sacrificio! Onore a te, onore a te!

49· Si ri'·o!gono preghiere a Nhlyal).a, chiamato con i nomi di varie divi­


nità c invitato a stabilirsi nell'animo del sacrificante insieme con i soffi vitali, rin­
vigoriti dall'offerta mema\c appena compiuta.
50. Come gli uccelli o i veggenci. vedici cercano Indra, così tutti ambiscono il
prii;>iignihotro, che garantiso: la comunio!!e con lo spirito oup;emo.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
XV SI

. 505. La verità è la cosa più eccellente, la cosa più eccel­


lente è la verità ! Con la verità non si precipita mai dal mondo
celeste, perché la verità è [propria1 dei giusti. Per questo ci
si compiace della verità.
506. Il tapas [ è la cosa più eccellente] , dicono alcuni.
Non c'è tapas superiore al digiuno : infatti il tapas più eccel­
lente è una cosa difficile a raggiungersi, assai difficile a rag­
giungersi. Per questo ci si compiace del tapas 52•
507. Il dominio [di sé è la cosa più eccellente1 , dicono
sempre coloro che praticano il brahmacarya. Per questo ci si
compiace del dominio [di sé] .
508. La pace [è la cosa più eccellente] , dicono gli eremiti
che vivono nella foresta. Per questo ci si compiace della pace.
509. L'elargizione [è la cosa più eccellente] , così dicono,
lodando, tutte le creature. Niente è più difficile a farsi dell'e­
largizione. Per questo ci si compiace dell'elargizione.
5 1 0. La legge [è la cosa più eccellente], dicono altri.
Tutto l'universo è soggetto alla legge. Niente è più difficile a
praticare che la legge. Per questo ci si compiace della legge.
5 1 1 . La procreazione [è la cosa più eccellente] , così pen­
sa la maggior parte della gente. Perciò si nasce in moltissimi.
Per questo moltissimi si compiacciono della procreazione.
5 1 2. I fuochi del sacrificio [sono la cosa più eccellente] ,
dicono alcuni. Per questo bisogna approntare i fuochi.
5 I 3. L'agnihotra [è la cosa più eccellenteJ , dicono altri.
Per questo ci si compiace deii'agnihotra.

51. Ncll'ulrima sezione s'esalta, in due modi diversi (5<>5-517 e 518-53t), la


rinuncia, che è superiore ai precetti morali, alle pratiche rituali c alla stessa cono­
scenza esoterica ed è identificata con la divinità suprema personale, qni definita
Brahmin o Brahma, in cui rutto si riassume. Infine si assicura, a colui che rico­
noscerà od proprio io il principio divino immam:nte in tutte le cose c che resta
così avvolto in un'aura di sacralità, per cui tutto ciè· che lo concerne è di per sé
un sacrificio, il nggiungimcnto dd.l'immonalità, ossia il ricongiungimento con la
magnificenza dd Brahm:in.
52. Taptu indica, qui e in segnito, più che l'ascesi o l'ardore con esoa con�
giunto, l'insieme dci doveri inerenti alla condizione d'appartenenza. Da notare
che l'eccellenza d'una cosa è fatta dipendere dalla difficoltà ddl'otrenimento.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
5 1 4. Il sacrificio [ è la cosa più eccellente] : con il sacri�
ficio infatti gli dei hanno raggiunto il cielo. Per questo ci si
compiace del sacrificio.
5 1 5. TI [culto] mentale [è la cosa più eccellente] , cosi
dicono coloro che sanno. Per questo coloro che sanno si com�
piacciono del [culto] mentale.
5 1 6. La rinuncia [è la cosa più eccellente] , dice il sacer�
dote brahmrin. Infatti il sacerdote brahmrin è la cosa più eccel�
lente, la cosa più eccellente è il sacerdote hrahmtln. In verità la
rinuncia è superiore a tutte le altre cose, che sono inferiori.
5 1 7. [Lo stesso succederà per] chi così sa: questo è il
significato segreto.
5 1 8. Supaq1a, discendente di AruQ.a e di Prajapati, s'av­
vicinò a Prajapat:i padre [di tutti gli esseri] e disse : << Signore,
quale cosa ritieni che sia la suprema ? ». A lui quello rispose :

5 1 9. << In grazia della verità soffia il vento, in grazia della


verità brilla il sole nel cielo. Il fondamento della parola è la
verità, sulla verità tutto l'universo è fondato. Per questo si
dice che la verità è la cosa suprema.
520. In grazia del tapas gli dei al principio diventarono
dei, in grazia del tapas i veggent:i scoprirono la luce, in grazia
del tapas respingiamo i rivali, i nemici, sul tapas tutto l'uni­
verso è fondato. Per questo si dice che il tapas è la cosa su�
prema.
5 2 1 . In grazia del dominio [di sé] si scuote il peccato,
in grazia del dominio [di sé] coloro che praticano il brahma�
carya giunsero alla luce, il dominio [di sé] è cosa assai diffi­
cile da ottenere per le creature, sul dominio [di sé] tutto
l'universo è fondato. Per questo si dice che il dominio [di sé]
è la cosa suprema.
522. Pacificati in grazia della pace, si è benevoli, in gra­
zia della pace gli asceti trovarono il cielo, la pace è cosa assai
difficile da ottenere per le creature, sulla pace tutto l'universo
è fondato. Per questo si dice che la pace è la cosa suprema.
523. L'elargizione, il salario dei preti, è la corazza dei
sacrifici. Nel mondo tutta la gente sta dietro a chi elargisce.
Con l'elargizione si sono respinti i nemici, in grazia dell'e­
largizione i nemici diventano amici, sull'elargizione tutto

www.scribd.com/Religione_in_Ita
l'universo è fondato. Per questo si dice che l'elargizione è l a
cosa suprema.
524. La legge è il fondamento di tutto quanto si muove,
nel mondo la gente s'affretta verso chi sia più giusto, in gra­
zia della legge s'allontana il male, sulla legge tutto l'universo
è fondato. Per questo si dice che la legge è la cosa suprema.
5 25. La procreazione è il fondamento [di tutto] ; nel
mondo colui che tira convenientemente il filo della discen­
denza si libera dal debito verso i padri, in verità [la procrea­
zione] rappresenta per la discendenza la liberazione dal de­
bito [verso i padri] . Per questo si dice che la procreazione è
la cosa suprema.
526. I fuochi rituali sono la triplice scienza e il cammino
che porta agli dei. n fuocogiirhapatya rappresenta il �gveda,
la terra, [la melodia] rathantara; il fuoco anviilzarya rappre­
senta il Yajurveda, l'atmosfera, [la melodia] viimadeuya; il
fuoco iihavanlya rappresenta il Samaveda, il mondo celeste,
[la melodia] brhat. Per questo si dice che i fuochi del sacri­
ficio sono la cosa suprema.
527. L'agnihotra sera e mattino rappresenta per le case
l'espiazione, il sacrificio propiziatorio, l'offerta augurale, è la
introduzione alle grandi cerimonie, è la luce del mondo cele­
ste. Per questo si dice che l'agnihotra è la cosa suprema.
528. Alcuni dicono che [la cosa supremaJ è il sacrificio.
Con il sacrificio gli dei ottennero il cielo, con il sacrificio vin­
sero i demoni, con il sacrificio i nemici diventano amici, sul
sacrificio tutto l'universo è fondato. Per questo si dice che il
sacrificio è la cosa suprema.
529. li rito di purifìcazione consacrato a Prajapati è men­
tale. In grazia di questo [rito] mentale, ossia in grazia dello
spirito, si scorge ciò che è bene, con lo spirito i saggi hanno
procreato la stirpe, sul [rito] mentale tutto l'universo è fon­
dato. Per questo si dice che il [culto] mentale è l a cosa
suprema.
530-5 3 1 . Coloro che riflettono dicono che il Brahman è
la rinuncia. Il Brahman è l'universo, è la felicità somma, è
l'essere esistente di per sé, è la formula ({ l'anno è Prajapati ».

www.scribd.com/Religione_in_Ita
532. L'anno è il sole e l'essere che è nel sole è il signore
supremo, è il Brahman, è l'Atman.
533. I raggi con i quali il sole riscalda san gli stessi per
cui Parjanya piove; in grazia di Parjanya nascono erbe e pian�
te, dalle erbe e dalle piante si produce il cibo,
534. con il cibo s'ottengono i soffi vitali, con i soffi vitali
la forza, con la forza il tapas, con il tapas la fede, con la fede
la saggezza, con l a saggezza la riflessione, con la riflessione
la ragione, con la ragione la pace, con la pace la coscienza,
con la coscienza l a memoria, con la memoria il ricordo, con
il ricordo la conoscenza, con la conoscenza si fa conoscere [al
discepolo] l'Atman.
535. Perciò quando si dà [ a qualcunoJ del cibo si danno
tutte queste cose : dal cibo provengono i soffi vitali, dai soffi
vitali delle creature proviene la ragione, dalla ragione la cono-­
scenza, dalla conoscenza la beatitudine, il Brahman, la sede
[beata].
536. Colui dal quale tutto questo universo è stato tessuto,
terra, atmosfera, cielo, regioni celesti principali e secondarie,
è quell'Essere quintuplo, dalle cinque anime 53 : egli è tutto
questo universo, è ciò che è stato e ciò che sarà. Formato dal
desiderio di conoscere, nato dall'ordine cosmico, possiede ogni
ricchezza, è l a fede, è la verità, è il maestoso al di sopra delle
tenebre.
53 7. Conosciutolo con la mente, con il cuore, non t'av·
vicinerai più alla morte, conoscendo [la veritàJ !
538. Per questo si dice che la rinuncia ha superato [tutti J
i tapai.
539. Soddisfatto della ricchezza, tu sei potente; tu sei co­
lui che nel priit;a raduna [gli elementi vitali] , o Brahmilnl
Tu sei il creatore di tutto, tu dai l'ardore al fuoco, il fulgore
al sole, lo splendore alla luna. [O soma,] tu che sei stato
preso con l'adatto mestolo, io [ti destino J al BrahmiD, alla
magnificenza !

53· Allusione alla teoria d ei cinque involucri dell'Atman d i T.Up., 2.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
540. Si concentri la mente dicendo Om l Questa è la gran�
de dottrina, il segreto degli dei.
5 4 1 . Chi così sa ottiene la maestà del Brahm:ln.
542. Con questa scienza si ottiene la maestà del Brahm:ln.
Questa è la dottrina segreta.
543. Per colui che così sa, nel sacrificio il sacrificatore è
l'anima, la sposa è la fede, il combustibile è il corpo, l'altare
è il petto, il mazzo di erbe sacrifìcali è costituito dai capelli,
la scopa è la crocchia, il palo del sacrificio è il cuore, il burro
chiarificato è il desiderio, la vittima è l'ira, il fuoco è il tapas,
il salario dei sacerdoti è il dominio [di sé], che distrugge [le
passioni], il hotar è la voce, l'udgatar è il respiro, l'adhvaryu
è l'occhio, il sacerdote brahmdn è la mente, l'agnidh è l'orec­
chio;
544. la consacrazione è il fatto di vivere, l'ablazione è il
fatto di mangiare, l'assunzione del soma è il fatto di bere, la
preparazione alla spremitura del soma è il fatto di godere, il
pravargya 54 è costituito dal camminare, dal sedersi, dal le­
varst;
545. I'ahavaniva è la bocca, rofferta è costituita dalle for­
mule rituali, l'obl�ione è ciò che conosce, il combustibile è
ciò che manb>ia sera e mattina, le tre spremiture del soma sono
ciò che [mangia] al mattino, a mezzogiorno e alla sera;
546. l'alternarsi [dei sacrifici] del plenilunio e del novi�
lunio è l'alternarsi del giorno e della notte, i sacrifici che si
compiono all'inizio delle tre stagioni principali sono le quin�
dicine e i mesi, i sacrifici di animali sono le stagioni, i cicli
dei giorni sacrificali sono le varie annate. In verità questo
sacrificio [è come quello che] impegna tutte le proprietà.
L'abluzione alla fine del sacrificio è la morte.
547. In verità questo sacrificio quotidiano durerà fin
quando si morirà di vecchiaia. Chi, così sapendo, muore nel
periodo in cui il sole procede verso Nord (tra il solstizio d'in�
verna e quello d'estate), giunto alla magnificenza degli dei,
ottiene l'intima comunione con il sole.

54· La cerimonia introdutùva al sacrificio di soma.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
548. Chi poi muore nel periodo in cui il sole declina
verso mezzogiorno, giunto alla magnificenza dei Mani, ot�
tiene l'intima comunione con la luna e quivi rimane.
549. Il brahmano che conosce ottiene queste due magni�
ficenze del sole e della luna e dopo ottiene la magnificenza
del Brahman,
550. e dopo ottiene la magnificenza del Brahmin.
Questa è la dottrina segreta.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
UPANI�AD POSTVEDICHE,
SETTARIE E DEL YOGA

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHAGALEYA UPANI$AD

La Chiigaleya Upanifad, così chiamata dal nome del maestro cui è


attribuita l'esposizione della dottrina, appartiene a una scuola del Yajur­
veda nero e sembra, sia per ragioni linguistiche sia per il contenuto,
piuttosto tarda. Essa esamina il problema della morte : perché, nono­
stante il compimento dei riti, il corpo si dissolve e che cosa permane
dopo la morte? La risposta è che l'Atman è il principio della vita:
il corpo ritorna ai suoi componenti materiali, cosi
alla sua dipartita
come un carro può dirsi esistere finché ci sia il conducente che tiene
unite le varie parti di esso e lo guida. L'insegnamento è posto sulla
bocca di asceti fanciulli, con un'allusione forse a B.Up., 3, 5, I, dove
s'afferma che bisogna ritornare alla semplicità infantile per conoscere
la verità, il che significa che non con le sole forze della ragione s'at­
tinge il vero, il possesso del quale non è del resto prerogativa della
casta brahmaoica. La similitudine del carro e del corpo è conosciuta
da Ka!h. Up., 1, 3, 3·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
I. I saggi tenevano una sessione sacrificale vicino alla Sa�
rasvati. Esclusero dalla consacrazione Kava� Ailn�a [, che
pur si trovava] fra loro, perché era figlio d'una serva. Essi
dissero : (( Sarebbe contrario al J!.gveda e al Yajurveda, con�
trario al Samaveda n. Egli allora disse : « Signori, se celebrate
questo sacrificio, se recitate il J!.gveda, il Yajurveda, il Siima­
ueda, ciò è [dovuto alla] potenza di chi? ». Essi dissero :
({Noi siamo brahmani : per costoro le cose stanno cosl >>.
2. Egli disse : << Poiché voi fate la consacrazione a vostro
piacere, che è ciò per cui siete brahmani ? ». Essi risposero :
<< Hanno offerto per noi l'ablazione upaghiita secondo il �gve­
da e il Yajurveda, hanno fiutato le nostre teste, hanno fatto
la [nostra] iniziazione, per questo siamo brahmani >>. Allora,
mostrando il sacerdote A.treya, il cui corpo giaceva non lon­
tano, disse : << [Gli] è stata fatta l'ablazione upaghiita secon­
do il �gveda e il Yajurveda, gli è stata fiutata la testa, è stato
iniziato : ma [tutto] questo non ha superato [la morte] >>.
<< Come mai? n, chiesero.
3. Egli disse : << Nella [foresta] Naimi�a i Sunaka tene­
vano una sessione sacrificale. Fra essi il sacerdote A.treya aveva
il compito di dar inizio a tutti [i riti sacri,] alle formule d'a­
dorazione e d'invito, alla cerimonia del mattino, al praiiga e
all'iijya (inni cantati al sacrificio del mattino), al marutvatiya
(inno in onore di Indra alla libagione di mezzogiorno), alla
r preghiera per la] consacrazione dei [vasi] mahiivira, alla
formula per attizzare il fuoco, per ottenere il re [Soma] , per
la spremitura [del soma], alle [formule] d'accompagnamen­
to, di invocazione, alle strofe di tre, quindici, diciassette, tren­
tun versi. Dove è andato ciò? n. Quelli rimasero zitti e, rag�

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHAGALEYA UPANl�AD

gruppatisi attorno quanti erano, dissero : <t Dacci l'insegna­


mento, nor sramo tuoi [discepoli] l>. Ma quello sorridendo
disse : (( Badate bene, non commettete errori. Un inferiore
non sarebbe capace di istruire dei superiori ll . Quelli dissero :
(< Non darci l'insegnamento; comunque tu sei la (solaJ via
di salvezza >>.
4. Quello disse : <t Radunatevi nel Kuruk�etra e mettetevi
al servizio degli [asceti] fanciulli. Essi vi riveleranno quello
che volete sapere >>. Allora quelli si radunarono e s'avviarono
verso il Kuruk§etra e s'avvicinarono agli [asceti] fanciulli.
Costoro conobbero ciò che desideravano coloro che s'erano av�
vicinati e dissero : << Come mai vi siete messi al servizio degli
[ascetiJ fanciulli, voi che siete capi di grandi famiglie, dalla
grande dottrina, uomini eminenti? Infatti capi di grandi fa­
miglie, dalla grande dottrina, uomini eminenti abitano nel
Kuruk�etra >>. Quelli si guardarono l'un l'altro e riconobbero :
<< Quel [ Kav�a Ailu�a] non ci ha ingannato dicendoci di
badare a questi [asceti] fanciulli >>. E dissero a quei vene­
randi : « Voi rendete inutile la parola che è in noi. Colui [ci]
ha mandato qui e man mano ci siamo accostati siamo scevri
di invidia, come chi ha ottenuto la fede >>.
5 . Quelli dissero: << Che cosa desiderate da noi? )), Allora
quelli dissero : << Nel [bosco] Naimi§a i Sunak.a tenevano una
sessione sacrificale. Fra essi il sacerdote Àtreya aveva il com­
pito di dar inizio a tutti [i riti sacri J , alle formule d'adora­
zione e d'invito, alla cerimonia del mattino, al praiiga e al­
l'ajya, al marutvatiya, alla [preghiera per la] consacrazione
dei [vasi] mahiivira, alla formula per attizzare il fuoco, per
ottenere il re [Soma], per la spremitura [del soma] , alle
[formule] d'accompagnamento e d'invocazione, alle strofe di
tre, quindici, diciassette e trentun versi. Dove è andato a fini­
re ciò [che ha fattoJ , poiché egli giaceva come giace un cada­
vere ? >>. Quelli dissero : <( I nostri predecessori ci insegnarono
a non parlare a chi non fosse rimasto per un anno. Rimanete
per un anno e poi saprete >>. Quelli rimasero per un anno.
.
6. Allora gli [asceti] fanciulli dissero : « Voi brahmam
siete rimasti per un anno. Dunque vi diamo l'insegnamento ».

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CHÀGALEYA UPANI� 477

E avendoli presi con loro andarono sulla strada. Essi allora


incontrarono un carro che correva scricchiolando e [gli asceti
fanciulli] dissero : << Guardate ! ». << Che cosa ? [Noi vediamo]
soltanto un carro, o cari ». << È proprio così. E come appare ?
Come un [cavallo] di Balkh avvicinandosi salta scalpitando
con gli zoccoli, proprio come [un torrente salta] con le onde
spumeggianti, così questo [carro] salta mentre i cavalli s'av�
vicinano e le ruote girano rapidamente. E come [il cavallo]
incontrandosi con un avversario nitrisce, così questo [carro]
scricchiola. E come quel [cavallo] corre di qua e di là, sem­
bra rattrappirsi e rattenere lo scalpitio o si slancia, così questo
carro di qua e di là corre, sembra rattrappirsi e rattenere la
corsa o si slancia. E come quello conduce alla [sua] dimora
il re o il ministro del re così questo conduce alla dimora il
conducente ». Essi dissero: << È proprio così >l. « È così >>. E
seguirono la traccia di quel [carro] e arrivarono al termine
[del viaggio] nella serata.
7. Quando il cocchiere, tolto il giogo ai cavalli, spinta
[la vetturaJ da parte, se ne fu andato, allora [il carroJ si dis­
solse. " Avete visto ? Come [è successo] ? » . Quelli dissero :
<< Come noi vediamo che questo ammasso di legna è slegato
[e cade a terra] , così questo [carro] è caduto in terra. Non
si muove, non si volge, non va avanti ». Gli asceti fanciulli
dissero : « Poiché esso è in tali condizioni, che cosa se ne è
andato da lui? >>. << Il cocchiere >>. << È proprio così - essi dis­
sero - L'Atman è quello che spinge [il corpo], gli organi dei
sensi sono i cavalli, le vene sono le cinghie, le ossa sono le
redini, il sangue è l'olio [dei meccanismi J , l'azione è la fru­
sta, la parola è lo scricchiolio, la pelle è la copertura. Come
quel [carro] , lasciato da colui che lo spinge, non si muove:
non scricchiola, del pari questo [corpo] , lasciato dal sé co­
sciente (prajfititma1l), non parla, non si muove, non respira.
Ma si putrefà, i cani gli s'affollano intorno, calano i corvi, si
precipitano gli avvoltoi, gli sciacalli [lo] divorano >>. Essi rico­
nobbero subito [che le cose stavano così] . Toccando i piedi,
dissero agli I asceti J fanciulli : << Noi non possediamo nulla
con cui ripagare [l'insegnamento ricevuto] JJ. E, giungendo
le mani, resero omaggio.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
Questo disse il venerabile Chagaleya.
A questo proposito ci sono alcune strofe :
Come un carro, dal cocchiere abbandonato, per nulla si
muove, così succede per il corpo, quando sia abbandonato
dall'.Atrnan. Come per quello ci sono i mozzi, le ruote, il
giogo, l'asse, la copertura, la frusta, i cavicchi, [così per il
corpo umano ci sono le diverse membra del corpo] .

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KAIVALYA UPANI�AD
La Kait•alya Upani[ad, che pur è tra le più antiche Upani[ad non
vediche, introduce nello stesso tempo alle Upani[ad settarie, di epoca
più recente, In modo riassuntivo essa predica il modo di raggiungere
lo stato di k_aivalya, ossia di (( isolamento » da ogni contingenza legata
al ciclo delle esistenze, riconoscendo, attraverso la contemplazione inte­
riore e la rinuncia, l'unità dell'Uno-tutto, che giace nel profondo del
cuore ed è personificato in Siva. Interessanti sono le citazioni e i punti
di contatto sopratrutto con la Svet. Up., con la quale la Kaivalya Up.
divide l'esplicito riferimento alle pratiche yogiche e la denominazione
del Supremo Spirito come Siva.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
.,._
)
f
,• '

j· . l

• J
.. ,
JW

'.
l't' lP

Asceti in posizione Yoga.


Mattonella di rivestimento del tempio di Harwan
(Kashmir; rv-v secolo)

(Roma, Museo Nazionale d'Arte. Orientale).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
PRIMO KHA.l"::J];)A

1 . Allora .AS:valayana, accostatosi al venerabile Brahma,


disse : (< O venerabile; rivela la scienza del Brahman, suprema,
ricercata sempre dai buoni, segreta, affinché senza indugio,
distrutta ogni colpa, il saggio giunga a Colui che è più alto
di ciò che è alto » .
2 . A lui disse allora [Brahma,] l'antico progenitore:
<< Cerca di conoscere [la verità] per mezzo della fede, della
devozione, della meditazione, del Yoga.
3 . Non con le opere, non con la progenie, non con il
r donar] denaro, con la rinuncia soltanto alcuni son giunti
all'immortalità. Posto al di là del firmamento, risplendente
nel segreto [del cuore] è il luogo in cui penetrano gli asceti.
(� Mn. Up 227-228).
.•

4. Coloro che hanno come scopo ben determinato la co­


noscenza del Vediinta, gli asceti che si son purificati prati�
cando la rinuncia, tutti costoro, al momento supremo, del
tutto immortali, son liberi nei mondi del Brahman ( = M.Up.,
3, 2, 6; Mn.Up., 229�230).
5. In un luogo solitario, stando in una positura comoda,
puro, con il collo, il capo, il corpo eretti, giunto che sia all'ul�
timo stadio della vita, controllando tutti i sensi, inchinandosi
con devozione al maestro,
6. mediti sulla ninfea del cuore, [che deve essere] libero
da passioni, puro; concentrandosi su colui che nel centro [del
cuore] abita, privo di colpe, di angosce, inconcepibile, invisi­
bile, dalle forme infinite, fausto, placato, immortale, fonte
del Veda,

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KAIVALYA UPANI�AD

7. [concentrandosi su colui] che è senza uuzto, senza


metà, senza fine, sull'unico Signore, che è costituito di pen­
siero e di beatitudine, che è senza forma, che è meraviglioso,
sul compagno di Urna, sul Supremo Signore, il Sire dai tre
occhi, dalla nera gola, sommamente sereno, l'asceta giunge
alla fonte di [tutto] l'esistente, al testimone di tutto, che è al l
'
di là di ogni tenebra. '

8. Egli è Brahma:, è Siva, è Indra, è l'Immortale, il su­ '
'
premo, il Signore di se stesso, è Vigm, è la vita, è il Tempo,
è Agni, è la luna,
9. è tutto ciò che è stato e ciò che sarà sempre. Conosciu­
tolo, uno supera la morte. Non c'è altra via per la liberazione.
l O. Chi vede se stesso in tutte le creature e tutte le crea­
ture in se stesso giunge al Brahman supremo, non per un'al­
tra causa.
1 1 . Facendo del proprio corpo I'ara!Ji inferiore e della sil­
laba Om l'ara!Ji superiore, insistendo nella confricazione, os­
sia nella conoscenza, il saggio brucia il male ( St'et. Up.,
=

I, 14).
1 2. Quando l'anima è avvolta dall'illusione, si ottiene un
corpo e si agisce. Nello stato di veglia si è soddisfatti dei vari
piaceri consistenti in donne, cibi, bevande e così via.
1 3. Nel sonno l'anima individuata gode felicità e dolori
nei mondi creati dalla propria illusione. Nello stato di sonno
profondo, scomparso ogni fenomeno, si esperimenta una for­
ma di beatitudine, immersi nell'oscurità.
1 4 . Ma per effetto delle azioni compiute in altre esistenze
l'anima incorporata di nuovo passa allo stato di sogno e di
veglia. Nei tre stati l'anima incorporata prova sentimenti di
gioia e da essa [sorge] tutto questo bello, vario [mondo]. li
fondamento [di tutto] è [però il Brahman,) la beatitudine,
l'intelligenza pura, in cui i tre stati di coscienza si riassor­
bono.
15. Da Esso nascono il respiro vitale, l'intelletto e tutti
gli organi di senso, l'etere, il vento, la luce, le acque, la terra,
sostegno di tutto (= M.Up., 2, I, 3).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KAlVALYA UPANl�

1 6. Quello che è il Brahman supremo, l'anima di ogni


cosa, il principale sostegno d'ogni cosa, ciò che è più sottile
del sottile, ciò che è eterno: Esso è te, tu sei il Tat.
1 7. Quando si riconosca ciò che si manifesta fenomenica�
mente negli stati di veglia, di sonno e di sonno profondo co�
me il Brahman, come il se stesso, sì è liberi da ogni vincolo.
18. Da ciò che appare nei tre stati di coscienza come
oggetto di fruizione, o fruitore, o fruizione, da questi io sono
distinto, io, l'eterno Siva, testimone [di tutto] , puro pen­
siero '.
19. Da me ogni cosa sorge, in me rutto è fondato, in me
tutto scompare, io sono il Brahman, senza secondo.

SECONDO KHA�QA

20. Io sono più piccolo di ciò che è piccolo, e del pari io


sono grande, io sono questo variopinto universo, io sono il
primordiale, il Puru�, il Signore d'oro, io sono Siva.
2 1 . Senza mani e piedi, io ho potenza inconcepibile, io
vedo senza occhi, io odo senza orecchie, io [tutto) conosco,
io son di varia forma, nessuno mi conosce, io san sempre co­
soenza.
22. lo sono colui che deve essere conosciuto per mezzo
dei molti Veda, io ho creato il Vediinta, io conosco i Veda;
né merito né demerito esistono per me, non distruzione, non
rinascita, non corpo, non sensi, non intelletto.
23. Non terra, non acqua, non fuoco esistono per me, non
vento, non etere. Conoscendo la natura dello Spirito Supremo,
che è nascosto nel segreto [del cuore) , che è senza secondo,
che è privo di parti,
24. che è il testimone di tutto, che è al di là di ciò che è
e di ciò che non è, si raggiunge la pura natura dello Spirito

r. Parla l'asceta che ha avuto !"esperienza ddl'unità. Si noti che vengono

ricordati i tre stali di coscienza menzionati in B.Up., 4• 3, non i quattro stati di


coscienza della Mil:ufiil;ya Up.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KAIVALYA Ul'ANI�AD

Supremo J), Chi recita la litania iatarudriya 2 diventa [come


se fosse] purificato dal fuoco, dal vento, dall'Atman, è libero
dal peccato d'aver bevuto bevande inebrianti, d'aver ucciso un
brahmano, d'aver rubato oro, è libero dal peccato di non aver
compiuto ciò che doveva compiere. Perciò, se recita questa
preghiera sempre o anche una volta sola, l'asceta che ha supe­
rato gli dirama giunge a Colui che non ha [bisogno di aver]
raggiunto la liberazione 3• Così s'ottiene quella conoscenza che
distrugge l'oceano del ciclo delle esistenze. Perciò così con<r­
scendo s'ottiene il kaivalya, il kaivalya s'ottiene.

2• La litania Satarttdriya è un inno dd Yaiurv"da in onore di Rudr.l. Si è


pensato che la Kait·. Up. sia una sorta di esplicazione o di appendice di questa
litania. o\·viamente composta in ambiente &i,·..ita.
3· Siva è P"" natura al di là di ogni condizionamento,

www.scribd.com/Religione_in_Ita
BA�KALA-MANTRA UPANI�AD
La Bti.rkala-Mantra Upani[ad (il titolo allude a una scuola del
�gveda) è un componimento che arieggia gli inni vedici. L'Upanirad
appartiene invece a un'epoca piuttosto tarda : dò si ricava sia dal con­
tenuto tipicamente upani�adico, incentrato sul tema dell'unità di tutto
l'esistente e della presenza in esso del supremo principio, sia dalla for­
ma, che è un'imitazione dello stile del �- V., di cui moltiplica le carat­
teristiche morfologiche e sintattiche. Indra, presa forma d'ariete, rapi­
sce in cielo Medhatithi (il mito è conosciuto da �- V., 8, 2, 40) e gli
ri,·da la dottrina salvatrice, consistente nel riconoscere che tutto l'esi­
stente si riassume in lui. Indra, che dal soma bevuto prende vigore per
uccidere Vrtra che si nascondeva nelle viscere delle montagne, è il sole
e il fuoco che porta le offerte agli dei, è il vento e la luna, è trascen­
dente e immanente, tutto sorveglia e si trova nel profondo del cuore,
è al di là d'ogni possibilità d'ottenimento, è tutto ciò che esiste.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
T . Trasformatosi in ariete, il saggio Indra s'avvicinò a
Medhatithi, figlio di Kru;tva, e lo rapì in cielo. Questi allora,
con il fiato mozzo, interrogò [Indra] e lo pose davanti al
punto principale :
2. {{ Chi mai sei tu, che differisci [da tutti] ? Io non ho
proprio la possibilità di conoscere [chi tu sia ] . Tu ti muovi
graziosamente : vedendoti così, nessuno direbbe [che sei] un
ariete.
3. Non hai toccato terra alzandoti. Chi mai è capace di
saltare verso quel [cielo] ? Dl dunque chi sei tu, tu che sei
il più sapiente di tutti. Il Brahman, che è costituito di gioia,
non [ti] potrà toccare in modo nocivo.
4 . Indra, che sorveglia gli uomini, toro che vince i più
forti, trionfante, con la [sua] potenza veglia su di me. Il dio
che compie imprese terribili [ti] colpisca con il forte [ vajra] ,
se non segui la legge.
5. Dove mi vuoi condurre contro la mia volontà? Dov'è
la tua abitazione, o essere meraviglioso? In qualche luogo no­
stro padre dorme, egli che non sa [che io sono stato] rapito
né [conosce] il rapitore.
6. [E anche lo ignorano gli dei] che abitano a occidente,
a meridione, a oriente e nelle due altre direzioni. Eppure io
non ho mai cessato di adorarli. Certamente non sanno che io
mi trovo a tal punto del cammino, essi dall'apparenza ingan­
natrice, che non vengono a me )>.
7. L'altro, sorridendo, levò le sue angosce, dicendo :
{( Qual pensi che sia il rifugio? Senza averti condotto alla mia

dimora io non lascio te che così protesti.


8. Fra i cantori io sono quello che dona [l'offerta1 ,
io son quello che consuma il succo di latte e soma. Io, ve-

www.scribd.com/Religione_in_Ita
BA�KALA-MANTRA UPANI�AD

gliando su tutti i mondi, ho versato il nutrimento nella bocca


degli dei.
9. Gli involucri dell'uovo cosmico sono la mia sede. Io
sono distinto [dal fenomeno ] , io sono unito, io, il poderoso.
lo [ho ucciso] il drago che abitava sulla montagna. Io, terri­
bile, concedo pure l'aiuto per mezzo del forte [ vajra].
l O. Io ho traEtto le interiora delle montagne, ciò che
Indra ha fatto con le [sue] armate 1• Chi mai [mi] conosce?
Chi [mi] rivelerà? Chi affronterà l'agguato del distruttore?
1 l . Chi ha veduto la protezione da me [concessa] a chi
adora, il favore universale [donato] in tutti i mondi ? Io per
natura assumo ogni forma, grazie ai miei poteri, io che in
realtà unico risplendo.
l 2. Io veglio su tutto, controllando da vicino. Chi altri
ha mai raggiunto la mia grandezza ? Io, distendendomi su
cielo e terra porto la calda bevanda [dell'offerta] per la pro­
tezione delle creature.
1 3. lo conosco bene quella via del sacrificio, conosco
l'ombelico dell'universo. Io, amico, padre, madre di questo
universo, in ogni dove porto le fiamme del cielo e dell'at­
mosfera.
1 4 . Io ho conosciuto i Veda e i sacrifici, gli inni e le ric­
chezze; io faccio ardere quel [fuoco] che sembra sgorgare
dalle acque celesti nel mezzo dell'oceano 2•
1 5 . Io sono il sommo fuoco che il sacerdote adlwaryu ha
acceso sui mattoni chiamati lokampr1J-ii, che [il cantore] esal­
ta con i canti, quaggiù e nel cielo, superando i termini [del
cielo] come un uccello [supera il limite] delle nubi.
1 6. Io, che mi muovo su un carro che non cade, con i
mozzi a dodici raggi, ho una sola ruota 3• Io, risplendendo
giorno dopo giorno, nutrendo il corpo, porto l'ambrosia.

J. L'ariete divino si paragona quindi a Indra wa non s'identiJica con lui.


;2. Si allude al mito del fuo.:o S<>ttùmarino, prodotto dall'asceta Auna per
distruggere i ruoi nemici e seppellito nell'acqua perché non bruciasse i tre mondi.
E poi noto che il fuoco è considerato figlio dell'acqua, forse perché il fuoco dd
lampo brilla nelle nnvole grevi di pioggia.
3· Colui che si muove su una sola ruota è il sole.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
Bii.�_ALA-M_-\NTM UPANI�AD

1 7. Io, purificando in ogni dove le regioni del cielo, i


punti cardinali e i punti intermedi, percorro l'universo. Io
[come l una] ho deposto nel grembo [della terra] tutte le
erbe medicinali, con le quali gli uomini adoranti possono sod­
disfare il mondo 4•
18. Io mi muovo nel mezzo dell'universo, raggiungendo
i confini in alto e in basso. Colui che sa che io mi trovo na­
scosto nel segreto, costui è sul punto di raggiungere la quiete.
1 9. Io sono apparso qui sulla terra sotto cinque, dieci for·
me, sotto una sola forma, sotto mille, infinite forme. [Cono­
scendo che] questo universo è stato disteso da me, uno lo
ottiene. Se [secondo alcuni] le cose stanno diversamente per
quanto mi concerne, [costoro] non hanno la vera conoscenza.
20. Né il cantore giunge fino a me, né alcuno mi rap;­
giunge con i canti [ sacrificali] , non chi digiuna o chi rende
o�aggio mi ha ottenuto. Eppure tutti da ogni parte s'avvi­
emano.
2 1 . Dov'è la [bestia] nociva, dov'è l'animale da preda,
dov'è mai l'ariete ? lo sostengo tutto questo universo partita­
mente. Il fatto che le creature abbiano paura di me, dipende
proprio soltanto dalla mia [natura] : esse non potrebbero di­
vorare me, io potrei divorarle una dietro l'altra 5•
22. Poiché tu hai esercitato già prima in molti modi
l'ascesi in onor mio, io mi sono trasformato in ariete per la
tua buona sorte. Tu hai intrapreso il cammino della rfttitu­
dine per la tua fortuna : giungi dunque alla mia veritiera na­
tura, che è unica.
23. lo sono la luce, io sono l'ordine cosmico, la libera­
zione dai legami, io sono quel che fu, che è, che sarà. Io sono
te, io sono io e te. Sappi che tu sei me. Non dubitare per
effetto della [tua mente troppo] semplice.

4· La luna. per i rapporti che ha con l'alternarsi delle st:J.gioni e quindi con
lo S\"Ìiuppo della veget:J.zione, è detta « signora delle erbe medicinali n .
5· Considerat:J. la reale natura dell'ariete, scompaiono le int<"rJ'ielazioni legate
al fano puro e =plice del rapimento, che è legato all'apparenza. Nell'unità
sostanziale ddl'esistcnte sussiste tuttavia una dualità dì divoratore e di divoralo,
per cui all'Assoluto può attribuirsi anche un aspetto tcrrifico. Akmn � congiuntivo
di ghas, con o privarìYo; onukfom � forma riprodott:l. ipoteticamente sulla 3� prs.
pl. e attribuita alLa I"' prs. sing.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
24. In verità io sono colui che tutti comanda, colui che
sorregge, colui che prende ogni aspetto, sono Rudra che puni­
sce, san Prajapati immortale, io sono il cigno privo di ango­
sce, senza vecchiezza, antico, che si muove [sulle acque pri­
mordiali] 6•
25. Io sono il cantore che in ogni dove si volge, che dap­
pertutto è presente, che, supremo, veglia sugli uomini. Io sono
dappertutto, io sono potente. Io soltanto sono tutto ciò che
quaggiù esiste ll.

6. Intendo prarjifi come nominativo d'un non attestato prarjitin, " del quale
è propria la punizione », e tamana, leneralmente q sf:llza respiro • , come sinonimo
di « imm"rtalc », che è al di li. del soffio vitale. ll cigno che vaga oulle acque
primordiali è un 'immagine abbastanza frequente pcr indicare l'ani.ma universale
prima della manifestaZione dcll'univcr<o sensibile.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
P�AGNIHOTRA UPANI�AD
La Prii!Jiignihotra Upanirad esalta il « sacrificio giornaliero ai soffi >•,
ossia il pasto considerato, dopo la purificazione effettuata per mezzo di
abluzioni e recitazioni di formule sacre, vediche o d'impronta vedica,
come un'offerta alle diverse facoltà dell'uomo, assimilate a determinate
deità. Cfr. Mahiiniiriiya!la Up. Come l'ablazione s'offre nel fuoco, cosl
il cibo s'offre nei cinque fuochi esistenti nel corpo dell'uomo, secondo
teorie particolarmente sviluppate nelle scuole yoghiche. Esplicita è an­
che la correlazione tra momenti o elementi del sacrificio e membra o
atteggiamenti dell'uomo, che assurgono a un valore sacrale. Mentre gli
altri testi dello stesso genere riservano la pratica di questo rito a deter­
minate categorie di iniziati, la Prii1}ii0 promette la liberazione a tutti,
purché muoiano a Benares: e questo è un tratto tipicamente induista
e denuncia l'epoca pi�ttosto tarda di questa Upanifad.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
1-3. Ora esporremo il sacrificio [che si compie] nel pro­
prio corpo, che costituisce l'essenza di tutte le Upanifad, che
supera la conoscenza della trasmigrazione, nel quale l'inno
sacro è costituito dal cibo : l'uomo infatti può liberarsi dal
ciclo delle esistenze anche [persistendo] in questo corpo, pur
senza celebrare I'agnihotra, pur senza il Yoga fondato sul
SiinJ-khya 1•
4. Secondo la regola propria [di questo rito, il sacrifi­
cante,] dopo aver deposto sul suolo il cibo, lo consacra con
le tre [strofe che irùziano] << Le erbe di cui Soma è il re JJ e
con le due [strofe che irùziano] << O signore del cibo JJ.
5. << Le erbe di cui Soma è il re, numerose, dai cento
aspetti, possano, per l'impulso di B:rhaspati, liberarci dall'an­
goscia!
6. Ricche di frutti e sterili, spoglie di .fiori o piene, pos­
sano, per l'impulso di Brhaspati, liberarci dall'angoscia i
7. Io ti lego insieme la pianta naghiiri{ii (Costus Speciosus),
che dà vita; che ti dia lunga vita e cacci da te i demoni l
8. O signore del cibo, concedi a noi del cibo sano, rinvi­
gorente ! Fa prosperare colui che offre, concedi forza a noi, al
[nostro] bestiame !
9. Quel cibo [che io mangio J spesso, impuro se prima
toccato dai [demoni}
l O. Rudra o dai PiSaca, il signore lo renda tutto senza
pericolo e benefico ! Al Signore, Sviihii! )).
1 1 - 1 2. [Poi dice : J r< Tu agisci, [o Prajapati,] nell'inter­
no delle creature, nel segreto, tu che volgi il volto in ogni

1. Ossia: pur senza pratiche dichiaratamente senarie.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
494

direzione, tu sei il sacrificio, sei il Brahman, sei Rudra, se1


Vigm, sei l'interiezione Vafa!)
13. Le acque sono luce, essenza, immortalità, Brahmani
Bhu&, Eh uva!;, Sva!;, Om l Onore [alle acque] 2 !
14. Le acque purifichino l a terra e d essa, purificata, mi
purifichi! [Le acque eJ BrahmaQ.aspati purifichino [la terra
e questa,] purificata dal Brahman, mi purifichi!
15� 1 7. Se [ho mangiato] dei resti impuri, se ho com­
messo qualche cattiva azione, se ho accettato dei doni dagli
indegni, di tutto mi purifichino le acque. [O acqua,] tu sei
l'ambrosia, sei il giaciglio dell'ambrosia. Io libo questa ambro­
sia nel soffio vitale. In me, o caro, sei stato onorato 3• Al prdf}a,
Svahii! Sviihiil Al vyiina, Svtihii! All'udana, Sviihii! Al samii­
na, Sviiha ! >>.
18. Dicendo così� sacrifica al pr?i1}a [tenendo il ciboJ con
il mignolo e il pollice, all'apana [ tenendolo] con l'anulare
[e il polliceJ , al vyana [ tenendoloJ con il medio [e il pol­
lice] , al samiina [ tenendolo] con l'indice [ e il polliceJ , all'udii­
n« [tenendolo] con tutte [le dita] ,
19. In silenzio offre una sola [ablazione] al [fuoco]
ekar[i, due al [fuoco] ahavanlya, una sola al [fuoco] dak­
{itza, una al [fuoco] garhapatya, una al [fuocoJ sarvapraya­
fcittiya (che tutto espia)4•
20. Poi, dopo aver sorbito l'acqua dicendo : « Tu rivesti
come coperta l'ambrosia, io ti uso per [ottenere] l'immorta­
lità >>, di nuovo prenda dell'acqua e di nuovo la sorbisca.
21. Dopo aver preso dell'acqua nella mano sinistra e aver
toccato il cuore, mormori queste formule:
22. << Il soffio vitale è Agni, è l'Atman supremo avvolto
dai cinque soffi : possa esserci sicurezza per tutte le creature !
Possa non esserci per me timore l

2.
Questa formula è chiamata S:immantra o « formula capi1ale "·
3· L'interpretazione dì questa fra"! è assai dubbia. A me sembra probabile
che il celebrante si rivolga al proprio soffio vitale, che dal sacrificio compiuto ot­
tiene 'igore.
4- I fuochi del sacrificio corrispondono ai cinque fuochi interni (cfr. str. :z8
sgg.).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
495

23. Tu sei tutto, sei comune a tutti gli uomini, hai tutte
le forme. Tutto ciò che nasce, da te è portato; in te [offerte] ,
tutte le ablazioni [vanno] dove tu risiedi come [il dio)
Brahma eternamente immortale n .
24. [Versa un po' d'acqua sull'alluce del piede destro di­
cendo : ]
25. << È il grande dio, questo essere che è posto nella pun­
ta del pollice5• Io lo irroro d'acqua: esso aUa fine di questo
[rito si troverà] nella dimora degli immortali ».
26. In verità sull'.Atman bisogna meditare dicendo : (\ Io
faccio l'agnihotra >>; [l'Atman] è infatti [come] il figlio di
tutti [e quindi a tutti è caro] . Poi [il sacrificante] presenta le
ablazioni per porre termine al sacrificio nel proprio corpo di­
cendo : << Io porto a termine il sacrificio >>.
27. Ci sono quattro fuochi sacrificali [nell'uomo] : come
si chiamano ?
28. Qui [nel corpo] si trova un fuoco chiamato solare,
che ha la forma d'un disco solare ed è avvolto da mille raggi 6;
dopo essere divenuto l'ckarp:, si trova nella testa.
29. Il fuoco chiamato dentale ha la forma d'un quadrato
e, dopo essere divenuto il fuoco iihavanl.ya, si trova nella bocca.
30. Il fuoco chiamato corporeo favorisce l a digestione, di­
vora le ablazioni, ha la forma d'una mezza luna; dopo esser
divenuto il fuoco dakfi�a si trova nel cuore.
3 1 . Il fuoco chiamato addominale, dopo aver consumato
interamente nell'individuo ciò che si mangia, si beve, si lecca
o si divora, dopo esser divenuto il fuoco giirhapatya, si trova
nella regione dell'ombelico.
32. n [fuoco] prayaicittiya sta sotto le tre donne (le tre
arterie Iq.a, Piògala, S�wnna) e, risplendente come la luna,
effettua la procreazione.

5· Secondo la tradizione esoterica, sull'alluce del pied;, destro è prigioniero


l'Atman-Brahma.n, che sarà liberato gra7;ie a riti particolari, rome in questa caso,
o alle pratiche dd Yoga.
6. Per meglio sottolineare l'assoluta proposta identità tra fuochi interni e fun·
chi del sacrificio, ai primi viene attribuita la forma che il rituale esigeva che aves­
sero i secondi.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
33-34. Di questo sacrificio [celebrato] nel COfjX.l, munito
del palo sacrificale e della corda, chi è il sacrifìcatore? Chi è
la signora? Chi sono gli officianti, i sovrintendenti, le coppe
sacri1ìcali, le ablazioni, l'altare principale, l'altare settentrio­
nale, la coppa per raccogliere il soma, il carro, l a vittima?
35. Chi è l'adhvaryu, chi sono il hotar, il briihma1Jiic­
cha1!1-sin (aiuto del sacerdote brahm(m), il pratiprasthatar (aiuto
dell'adhvaryu), il prastotar (aiuto dell'udgiitar), il maitrdva­
runa (aiuto del hotar), l'udgiitar, il dhiirtipotar (sacerdote ad­
detto alla purificazione dell'acqua) ?
36. Quali sono le erbe sacre, il cucchiaio, la coppa per il
burro chiarificato, le due libagioni di burro, le due porzioni
di burro (per Agni e Soma), le offerte preparatorie, le offerte
accessorie, l'offerta del latte ?
3 7. Quali sono la recitazione degli inni, la recitazione del­
la formula beneauspicante, qual è l'ahif[1sd1, quali sono i
quattro patnisa1(lyiija (ablazioni a Agni, Tva�tar, Soma e alle
spose degli dei), che cosa è il palo, la corda, che cosa sono le
offerte vegetali, il salario dei sacerdoti, la purificazione finale ?
38. Di questo sacrificio [celebrato] nel proprio corpo,
munito del palo sacrificale e della corda, il sacrificatore è
l'Atman, la signora è l'intelligenza, gli officianti sono i Veda,
l'adhvaryu è l'io, il hotar è il pensiero,
39. il hrahma1Jiicchaf!1sin è il priil}a, il pratiprasthiitar è
l'apiina, il prastotar è il vyiina, l'udgiitar è l'udiina, il mai­
triivarul}a è il samiina,
40. l'altare principale è il corpo, l'altare settentrionale è
il naso, la coppa per raccogliere il soma è la testa, il carro è
costituito dai piedi, il cucchiaio è la mano destra, la coppa
per il burro chiarificato è la mano sinistra,
4 1 . le due libagioni di burro sono le orecchie, le due por­
zioni di burro (per Agni e Soma) sono gli occhi, il dhtiriipotar
è il collo,

7· La domanda rdativa all'ahi'?ua rimane senza risposta. Alle str. 4+ e 4i


infatti l'ahù!'sii, come del resto è normale, apparisce esigen= o qualità dcll'110mO,
non dcmento dd sacrificio.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
497

42. i sovrintendenti sono gli elementi sottili, le offerte pre­


paratorie sono gli elementi materiali, le offerte accessorie sono
le qualità,
43. l'offerta di latte è la lingua, la recitazione degli inni
è costituita dai denti e dalle labbra, la recitazione della for­
mula beneauspicante è il palato,
44. i patnisalfJyiija sono memoria, compassione, tolleran­
za, rispetto per la vita (ahirrzsii).,
45. il palo sacrificale è la sillaba Om, la corda è la spe­
ranza, il carro è la mente, la vittima è il desiderio, le erbe
sacre sono i capelli, le coppe sacrificali sono gli organi di per­
cezione, le ablazioni sono gli organi d'azione,
46. l'insieme delle offerte è il rispetto per la vita, il sala-
rio dei sacerdoti è la rinuncia,
4 7. la purifìcazìone finale [si ottiene] con la morte.
48. Tutte le divinità sono così poste nel corpo.
49-50. L'uomo che muoia a Benares o reciti questo testo
sacro, pur dopo una sola vita potrà ottenere la liberazione -
potrà ottenere la liberazione.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'

ATHARVASIRAS UPANI�AD

L'AtharvaJiras Upani[ad, <(Culmine dell'Atharvaveda 11, costituisce,


insieme con le tre Upanirad che seguono, un esempio delle Upanirad
settarie, di epoca piuttosto tarda, che identificano in una determinata
divinità personale l'Assoluto impersonale cui era giunta la speculazione
delle Upani[ad più antiche. Essa è intesa a celebrare Rudra-Siva, chia­
mato anche ISana o MaheSvara, nel quale si riconosce il Brahman, il
principio unitario che tutto produce e in cui tutto ritorna, che dimora
nel cuore dell'individuo e che tutto compenetra. Suo simbolo è la sil­
laba Om e soprattutto la quarta semilettera, ossia la risonanza nasale
che permane dopo la pronuncia della sillaba. Alla fine del capitolo V
si trova un accenno al costume di cospargersi testa e membra di cenere,
proprio della setta dei Piiiupata (attestata a partire dalla metà. del primo
millennio d. C.), che considerano le anime individuali come la bestia
(palu) legata alla corda (paia) dell'ignoranza, che Siva tiene e che
Siva potrà distruggere.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
I

Om ! Gli dei si recarono nel mondo celeste e chiesero a ·


Rudra: (( Chi sei ? ». Egli rispose: (( lo sono l'Unico, io fui
al principio, sono e sarò, nessun altro esiste che sia da me di­
stinto. Io dall'interno [della materia primigenia] penetrai
nell'interno [di ognunoJ , penetrai nell'interno dello spazio
etereo. Io sono eterno e transeunte, visibile e invisibile, io sono
il Brahman e il contrario del Brahman. Io sono l'oriente e
l'occidente, il meridione e il settentrione, lo zenith e il nadir,
io sono le regioni principali del cielo e le regioni intermedie.
lo sono il principio maschile, il principio neutro e il principio
femminile. Io sono la [sacraJ gayatri, la siivitr"i [rivolta al
sole J , io sono la trif!ubh [di undici sillabe] , io sono la jagati
[di dodici sillabe ] , io sono l'anuf!ublz [di otto sillabe] , io
sono l'inno sacro. Io sono il fuoco giirltapatya, il fuoco dakfi1Ja,
il fuoco ahavanlya. Io sono la verità. Io sono la vacca. Io sono
Gauri. Io sono il �gveda, il Yajurueda, il Siimaveda, le formule
dell'Atharvaveda. Io sono il primigenio, l'ottimo, il migliore.
lo sono l'acqua, il fuoco, io sono nascosto, io son l'eremita. lo
sono ciò che è imperituro e ciò che è perituro. lo sono la ninfea
azzurra, io sono ciò che purifica, ciò che è terrifico, ciò che è
dentro e ciò che è fuori, io sono la luce [che vien) dali'orien­
te. Così io sono per tutti. Colui che mi conosce così, conosce
tutti gli dei, tutti i "Veda con le parti aggiuntive. E, con la mia
forza, son io che rendo perfetto il Brahman per mezzo di
[tutto] ciò che al Brahman si riferisce, la vacca per mezzo
del toro, il brahmano per mezzo della dignità sacerdotale,
l'ablazione con il burro chiarificato, la vita con il nutrimento,

www.scribd.com/Religione_in_Ita
la verità con il lproferire il] vero, la giustizia con la giu�
stizia n 1•
Allora gli dei si rivolsero a Rudra, gli dei guardarono
Rudra, gli dei meditarono su Rudra. Poi, alzando le braccia,
gli dei pronunciarono l'elogio :

II

1 . Om ! Rudra è il Beato ed è pure Brahma : onore, onore


a lui!
2. Rudra è il Beato ed è pure Vi�l).U: onore, onore a lui!
3. Rudra è il Beato ed è pure Skanda: onore, onore a lui!
4. Rudra è il Beato ed è pure Indra : onore, onore a lui!
5. Rudra è il Beato ed è pure Agni: onore, onore a lui!
6. Rudra è il Beato ed è pure Vayu : onore, onore a lui!
7. Rudra è il Beato ed è pure Su.rya: onore,.onore a lui!
8. Rudra è il Beato ed è pure Soma: onore, onore a lui!
9. Rudra è il Beato ed è pure gli otto prenditori
(cfr. B.Up., 3, 2, I-g): onore, onore a lui !
l O. Rudra è il Beato ed è pure gli otto superprenditori:
onore, onore a lui!
I l . Rudra è il Beato ed è pure Bhii� : onore, onore a lui!
1 2. Rudra è il Beato ed è pure Bhuva?1 : onore, onore
a lui!
1 3. Rudra è il Beato ed è pure St�a� : onore, onore a lui!
1 4. Rudra è ii Beato ed è pure Maha& : onore, onore a lui l
1 5. Rudra è il Beato ed è pure la terra : onore, onore
a lui!
1 6. Rudra è il Beato ed è pure l'atmosfera: onore, onore
a lui!
1 7. Rudra è il Beato ed è pure il cielo : onore, onore a lui!
P
1 8. Rudra è il Beato ed è ure l'acqm : onore, onore a lui!
1 9 . Rudra è il Beato ed è pure il fuoco : onore, onore
a lui!

r. È quindi Rudra colui che agisce nclle più urie evenienze.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
ATHARVASutAS UPANI�

20. Rudra è il Beato ed è pure il tempo : onore, onore


a lui!
2 1 . Rudra è il Beato ed è pure Yama: onore, onore a lui!
22. Rudra è il Beato ed è pure la morte : onore, onore
a lui!
23. Rudra è il Beato ed è pure l'immortalità: onore, ono­
re a lui!
24. Rudra è il Beato ed è pure lo spazio etereo : onore,
onore a lui!
25. Rudra è il Beato ed è pure l'universo : onore, onore
a lui!
26. Rudra è il Beato ed è pure la materia bruta : onore,
onore a lui!
27. Rudra è il Beato ed è pure la materia sottile : onore,
onore a lui!
28. Rudra è il Beato ed è pure il bianco : onore, onore
a lui!
29. Rudra è il Beato ed è pure il nero : onore, onore a lui l
30. Rudra è il Beato ed è pure il tutto : onore, onore a lui!
3 1 . Rudra è il Beato ed è pure la verità: onore, onore
a lui!
32. Rudra è il Beato ed è pure il mondo: onore, onore
a lui!

III

Bhii� è il tuo inizio, Bhuva{z è la metà, &'a� è la testa. Tu


sei l'onniforme, sei l'unico Brahma. Tu sei duplice, triplice,
sei la pienezza, sei la pace, sei la prosperità. T� sei ciò che è
offerto e ciò che non può essere offerto, sei ciò che è dato e
ciò che non è dato, sei il tutto e il contrario di tutto, l'intero
e la parte, ciò che è fatto e ciò che non fu fatto, sei superiore
a ogni perfezione, sei lo scopo supremo! Abbiamo bevuto il
soma, siam diventati immortali, siamo entrati nella luce, ab­
biam trovato gli dei! L'inimicizia come potrebbe agir contro
di noi, come potrebbe la frode degli uomini, o immortale ?
(JI.. V., 8, 48, 3).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
Anteriore al sole e alla luna è lo spirito sottile. Ma questa
sillaba [ Om] con la propria forza inghiotte tutto ciò che è
contenuto ndl'universo, ciò che deriva da Prajapati, ciò che
è sottile, ciò che è simile al soma, lo spirito, ciò che è afferra�
bile per il [fatto di essere] non afferrabile, l'essere con il suo
essere, ciò che è simile al soma per il [fatto di essere] simile
al soma, ciò che è sottile per il [fatto di essere J sottile, ciò che
è simile al vento per il [fatto di essereJ simile al vento. Ono­
re, onore a essa, alla distruggitrice, alla grande inghiottitricd
Nel cuore sono poste tutte le divinità, nel cuore son fis­
sati tutti i sensi, nel cuore stai tu che sempre domini le tre
lettere [A, U, M ] .
è volta a Nord, i piedi a Sud. Rivolto a Nord è il
La testa
suono Om, il suono Om è la sillaba santa (pra?Jat'a), il praf}a!/a
è onnipresente, l'onnipresente è infinito, l'infinito è salvifico,
il salvifico è sottile, il sottile è puro, il puro è simile al lampo,
ciò che è simile al lampo è il Supremo Brahman, il Supre­
mo Brahman è l'Uno, l'Uno è Rudra, Rudra è il Signore, il
Signore è il Beato MaheSvara.

IV

Ma perché è chiamato il suono Om ?


Perché non appena
è pronunciato fa sollevare tutti i soffi vitali. Per questo è chia­
mato il suono Om.
Ma perché è chiamato prat;ava? Perché non appena è pro­
nunciato fa rivolgere ai brahmani (pratJ-iimayatt) e rende favo­
revole la scienza sacra composta dal �gveda, dal Yajurt'eda,
dal Siimaveda e dall'Atharvat'eda. Per questo è chiamato pra­
?}ava.
Ma perché è chiamato onnipresente ? Perché non appena
è pronunciato arriva in tutti i mondi come l'olio in una fo­
caccia di sesamo, quietamente compenetrandosi e immedesi­
mandosi in [ogni singolo mondo, a sua volta] fondato e intes­
suto [su un altro fondamento] . Per questo è chiamato l'anni­
presente.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
ATHARVASIRAS Ul'ANI�AD 5°5

Ma perché è chiamato infinito ? Perché non appena è pro­


nunciato il suo limite non può essere scorto né di traverso, né
sopra, né sotto. Per questo è chiamato in.Enito. Ma perché è
chiamato salvifico? Perché non appena è pronunciato libera
e salva dal grande terrore del concepimento, della nascita, del­
le malattie, della vecchiezza, della morte, della trasmigrazione
delle anime. Per questo è chiamato salvifìco. Ma perché è
chiamato puro (iukla)? Perché, non appena è pronunciato,
risuona (klandate) e stanca (klamayatz). Per questo è chiamato
puro.
Ma perché è chiamato sottile? Perché, non appena è pro­
nunciato, diventato sottile si impadronisce dei corpi e domina
tutte le membra. Per questo è chiamato sottile. Ma perché è
chiamato simile al lampo? Perché, non appena è pronuncia­
to, rende luminosa [ogni cosaJ nella grande oscurità [del
mondo] sensibile. Per questo è chiamato simile al lampo.
Ma perché è chiamato il Supremo Brahman? Perché su­
pera ogni perfezione, è lo scopo supremo. Potente (brhat) con
la potenza rende forti (brr;hayatt). Per questo è chiamato il
Supremo Brahman. Ma perché è chiamato l'Uno ? Perché
dopo aver divorato tutti i soffi vitali assorbendoli, egli, eterno,
li raccoglie e poi li riemette: [allora] gli uni vanno al loro
padrone, altri verso il loro, altri si dirigono a Sud, a Est, a
Nord, a Ovest. Il punto di raccolta di tutti è qui e insieme
[ad essiJ , diventato unico, egli si muove. Per questo è detto
l'Unico fra le creature.
Ma perché è chiamato Rudra? Perché soltanto i saggi
(rp) scorgono subito (dru-tam) la sua essenza e non gli altri
fedeli. Per questo è chiamato Rudra.
Ma perché è chiamato Signore, egli che domina tutti gli
dei con la potenza creatrice e suprema? (( A te, o eroe, noi
eleviamo il canto, come vacche non ancora munte, o Indra,
[a te] che sei il signore di ciò che si muove, che sei l'occhio
del cielo, che sei il signore di ciò che è stabile >> (R.-V., 7• 32,
22). Per questo è chiamato il Signore.
Ma perché è chiamato Beato (Bhagamt) MaheSvara? An­
che i fedeli (bhakta) hanno parte della conoscenza e [così egli

www.scribd.com/Religione_in_Ita
l.
"

so6 ATHARVAiiiRAS Ul'ANI�-'\D

li] favorisce ; egli riassorbe in sé e dì nuovo ricrea la parola


[dd l'eda] e, avendo rinunciato a ogni apparenza, si esalta
e grande rimane attraverso la conoscenza dell'Atman e la
potenza del yoga. Per questo è chiamato il Beato Mahe.Svara.
Questa dunque è la storia di Rudra.

Questo dio pervade tutte le regioni; nacque per primo e


ancora è nel grembo; è nato e nascerà; è rivolto verso gli
uomini, ma pure volge ovunque lo sguardo ( = St,et. Up.,
2, r6).
Unico è Rudra. [Onore a Lui] che non ha un secondo,
che domina questo mondo come sovrano assoluto. Egli, ri­
volto verso le creature, al tempo della distruzione riassorbe
tutti gli esseri, egli che li aveva creati e ne era il protettore
( St;et.
= Up., 3, 2, con varianti). Colui che, unico, è signore
d'ogni matrice, colui per opera del quale tutto_questo universo
sì muove : quando si riconosce questo signore, questo spirito,
come il dio da adorare, sì giunge per sempre alla pace supre­
ma. ( Svet. Up., 4, II, con varianti).
=

Quando si sia lasciata la terra, origine della rete costituita


dal nesso causale, e saggiamente si sia deposto in Rudra [il
karmanl accumulato, si riconosce in Rudra l'Unità, eterna,
primordiale, che con l'energia creatrice fa sì che le creature
pieghino i lacci della morte.
Con la quarta semilettera [del suono sacro Om] , una

volta che sia penetrata nell'anima, si conquista la pace, la


libe1azione delle creature dai vincoli.
La prima lettera [del suono Om J , sacra a Brahma, è rossa
quanto al
colore; chi la medita sempre giunge al mondo di
Brahma.
La seconda lettera, sacra a Vigm, è nera quanto al colore;
chi la medita sempre giunge al mondo di Vi�l).U.
La terza lettera., sacra a !Sana, è bruna quanto al colore;
chi la medita sempre giunge al mondo di !Sana.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
La quarta semilettera, sacra a tutti gli dei, impercettibile,
vaga per il cielo, pura, simile al cristallo quanto al colore; chi
la medita sempre giunge al mondo della felicità.
Perciò bisogna venerare questa [sillaba]. Gli asceti dico·
no che è senza suono (aviik), né c'è possibilità di percepirla.
Questa è la via rivolta a settentrione per la quale gli dci, i
Mani, i veggenti giungono allo scopo supremo, superiore a
ogni perfezione. Essa è grande come la punta d'un capello,
sta nel mezzo del cuore, è un dio onnipresente, è d'oro, è
desiderabile. Per coloro che, saggi, la scorgono nel profondo
dell'animo, per costoro c'è la pace, non per gli altri. In essa
avendo abbandonato l'ira, il desiderio, la terra e il suo con­
trario, origine della rete costituita dal nesso causale, avendo
saggiamente riposto in Rudra il [ karman] accumulato, si
riconosce che Rudra è l'Unità. Rudra invero per l'eternità, la
primordiale forza creatrice, l'ascesi, è il dominatore. Ciò che
si chiama fuoco è cenere, ciò che si chiama vento è cenere,
ciò che si chiama acqua è cenere, ciò che si chiama terra è
cenere, cenere è il cielo, tutto è cenere, l'intelletto e anche gli
occhi. Poiché il voto dei Piifupata è di cospargersi le membra
di cenere, perciò questa è la formula rituale dei PiiSupata,
affinché ci sia per le creature la liberazione dai lacci.

VI

A Rudra che è penetrato nel fuoco, nelle acque, nelle erbe


e nelle piante, che tutti i mondi ha creato, a Rudra sia reso
omaggio, [comeJ ad Agni.
A Rudra che è penetrato nel fuoco, nelle acque, nelle erbe
e nelle piante, che tutti i mondi ha creato, a Rudra onore,
onore!
A Rudra che è nelle acque, nelle erbe e nelle piante, che
sorregge alto l'universo, che, sostegno della terra, la sorregge
sotto due o tre forme, insieme con i serpenti che san nell'at­
mosfera, a Rudra onore, onore!

www.scribd.com/Religione_in_Ita
.\

508 ATHAII.VASIRAS Ul'ANI�

Dopo che Atharvan cud insieme la testa e pure il cuore, il


soma dal cervello fa piovere l'energia vivificatrice, dalla testa.
In verità la testa di Atharvan è il ben chiuso rìcettacolo dei
sensi : infatti il priif}a difende la testa e pure [la difendono]
il cibo e la mente 2•
Non le regioni celesti, non l'atmosfera, non questi mondi
sono protetti dagli dei : in Lui tutto questo universo è con­
testo, diversa da Lui non c'è altra cosa.
Non c'è cosa anteriore a Lui o posteriore, nulla che fu o
che sarà. Egli fa volgere così questo universo dopo averlo pe­
netrato con mille piedi e una sola testa.
Il tempo è sorto dall'eternità, dal [principio del} tempo
si dice che Egli tutto pervade. Tutto pervade infatti il beato
Rudra. Quando giace volgendo le sue spire 3, Rudra assorbe
allora le creature. Quando esala il respiro, nascono le tenebre,
nelle tenebre sorgono le acque; quando con un dito agita le
acque, l' [acquaJ agitata diventa fredda, nel freddo diventa
schiuma, dalla schiuma nasce un uovo, dall'uovo Brahma, da
Brahma il vento, dal vento la sillaba sacra Om, dalla sillaba
sacra la siivitri, dalla iivitrl la
s gayatrl, dalla gayatri nascono
i mondi.
Si lodano l'ascesi e la verità perché stillano quel miele che
sempre persiste (ossia la liberazione). In verità questa è la su­
prema ascesi, è la formula <<Le acque, la luce, il succo, l'im­
mortalità, il Brahman ! Bhiifl, Bhuvaf:t, Svafz ! Om! n. Onore!

2. Le due strofe appanengono ad Atlwn·aveda, 10, 2, 26-27, le lezioni dd


quale testo ho seguito, Con esse, inserite bruscamente in un contesto estraneo,
l'autore giustifica il titolo dell'Up. c sembra prcssapoco voler dire: dell'uomo,
creato da Atharvan (il sacerdore inventore dd culto del fuoco), la parte princi­
pale è la test:!, dove sale il 5ama che purifica e dà energia e do,·c si rrovauo le
principali facoltà dell'uomo, ossia il respiro, la capacita di cibarsi · e il peusiero;
questa Up., che è « la testa di Atharvan », come tale deve perciò essere onorai::!
c recil::!ta,
3· ll serpente è associato a Siva, alle cui braccia s'attorciglia; più spesso C
rappresentato come il giaciglio dove giace Vi)Q.u ncl sonno cosmicv che precede
l'inizio dell'eyoluzione dell'universo.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
ATHARVA51RAS UPANI�

Il brahmano che studi questo (( Culmine dell'Athar­


vaveda )), se è ignorante della scienza sacra diventa dotto, se
non è iniziato diventa iniziato, è purificato da Agni, è puri­
ficato da Vayu, è purificato da Silrya, è purificato da Soma,
è purificato dalla verità, è conosciuto da tutti gli dei, è medi­
tato da tutti i Veda (ai quali diventa superiore), è [come se
si fosse] bagnato in tutti i luoghi sacri, esegue tutti i sacrifici.
[È come se] mormorasse sessantamila volte la giiyatri, cen­
tomila volte le storie e le leggende antiche e le lodi di Rudra,
diecimila volte la sillaba sacra Om. Purifica fin dove arriva il
suo sguardo. Purifica fino alla settima generazione. Così ha
promesso il Beato.
Chi recita una volta questo (( Culmine dell'Atharvaveda JJ
diventa virtuoso, puro, conscio [del valore] delle sue azioni.
Se la recita due volte, raggiunge [Siva,J signore delle schiere
divine. Se la recita tre volte penetra così nella verità che è la
sillaba Om. La verità, Om ! La verità, Om !

www.scribd.com/Religione_in_Ita
MUDGALA UPANISAD

La Mudgala Upanirad prende il titolo dal nome d'un asceta vedico,


cui nel MahiibluJrata viene attribuita particolare costanza nel ricercare
la pace suprema rifiutando ogni allettamento di gioie anche celesti.
Essa è un documento dei tentativo d'armonizzare dottrine indù con la
tradizione vedica, il cui studio vien raccomandato : interpreta infatti
alla luce della teologia visnuitica il celebre Pururasiikta (J!.. V., 10, go),
o inno del macrantropo primigenio, dalle cui membra si generò tutto
l'esistente. Secondo il sistema dei Paflcarr1tra, che s'afferma forse nei
secoli intorno all'era volgare, Vigm, chiamato anche Vasudeva, KnJ].a,
Hari, Narayal)a, e qui identificato con il Brahman e con il Puru�a, ha
quattro manifestazioni o emanazioni (vyiiha), che portano nomi di
persone appartenenti alla leggenda di Kp�ça e che rappresentano le
tappe successive dell'evoluzione, per cui dal primo principio si sviluppa
il mondo delle cose e delle creature. I quattro vynha sono Vi�u-Vasu­
deva, origine di tutto e autore della liberazione, Sailkaqal_la (materia
primigenia e anima universale), Pradyumna (origine razionale del
cosmo), Aniruddha (coscienza individuale, individuazione empirica
dell'Assoluto, attiva nel mondo). Esposta la teologia visnuitica, che
comporta l'abbandono al dio, l'Up. parla delle varie apparizioni dci
Brahman, che è la cosa più alta ai vari livelli, ma che in realtà è al di
fuori d'ogni condizionamento, e conclude enunciando le regole del­
l·apprendimento e i frutti della raggiunta conoscenza.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
I

lo sono il Brahman perfetto, oggetto del famoso Purufa­


sii.kta, costituito di felicità assoluta, noto con il nome di Som­
mo Purusa.
l . Noi esporremo delle considerazioni sul significato del
PurufasUkta. Nella Puru.JaSaf[lhita 1 si parla succintamente del
significato del Purufasiikta 2•
I. Raccolta peraltro non identificata.
2. Ripono il Ptm<[asiikta nclla traduzione di V..u.ENTINO P��ESso, Inni del
�gucda, Bologna, 1929-31, vol. Cl!', pp. 148-rsr.
r) Il Puru�a avc\"a mille teste, mille occhi, mille piedi; egli, avendo circon­
dato da ogni parte la terra, J., sovrasti> ancora di dieci dita.
2) Il Puru� è tutto questo (universo), cii'. che fu c ciò che sarà. Ed è signore
dell'immortalità [degli dei] che cresce sempre più mediante il cibo (sacrificale).
3) Tanta è la grandezza di lui, e anche più grande di così: è il Puru�a: un
quarto di lui sono tutti gli =eri, tre quarti di lui è l'immortale nel cielo.
4) Per tre quarti il Puru� alto salì, un quano di lui sì riproduss.e qui [in
qua;to mondo]; di qui si i: disteso in tutte le direzioni, in ciò che m�ngia e in
ciò che non marrgia.
5) Da lui nacque Virlij, da Vir:ij il Puro,... Egli come nacque sorpassò la
tnra di fronte e da tergo.
6) Quando gli dei distesero [apprest:lronol il sacrificio col Puru'i<'- come offer­
ta, la prima,·era fu il burro fuso, l'estate la lcgrra, l'autunno l'ablazione.
7) (Come) s�crificio il Puru�a, nato nel principio, aspersero sul barhis; lo
sacrificarono gli dci, i Siidliya e i veggenti (rfl).
8) Da questo sacrificio completamente offerto fu raccolto il burro fuso, spruz­
zato (con lane acido) : ne fecero gli animali dell'aria, della foresta e del villaggio.
9) Da questo sacrificio completamente offeno nacquero le re e i siiman, da
questo nacquero i chandas, da questo il yajus.
10) Da questo nacquero i cavalli e le bestie che da entrambe le parti [sopra
e sottol banno i denti (incisivi); da questo nacquero i buoi, da questo nacquero
le �:apre e le pecore.
n) Quando divisero il Puru!a, in quante parti lo fecero? Che cosa (è chia­
mata) la sua bocca, cbe le braccia, che cosa sono chiamate le coscie e i piedi?
12) D brilf,mar;a fu la sua bocca, le braccia divennero il riijanya [il guer­
rierol , le sue coscie il vaiiya, dai piedi nncque il .ffidra.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
5'4 MUDGAL!r. UPANI�AD

[Nella strofa che comincia con le parole] {( Mille teste


egli possiede )), la parola Sa ( Egli) indica l'Infinito. E cosl
=

le parole (< di dieci dita le sovrastò J) significano che s'estende


per infinito spazio.
2. Con la prima [strofe] si parla dell'onnipresenza di
Vi�I)-U per quanto riguarda lo spazio. Con la seconda si parla
dell'onnipresenza di Vi�Q.U per quanto riguarda il tempo.
3. Con la terza 3 s'afferma che Vigm concede la libera­
zione. Con la strofe iniziante con etavan (;; tanta è la sua gran­
dezza ll) s'asserisce la potenza di Vi�l)U.
4. Con la stessa strofe alternativamente si dice che [Vi-.
�l)U] può avere quattro vyuha. Con la strofe iniziante con
tripad ('' per tre quarti JJ) si celebra la potenza di Aniruddha 4•
5. Con la [quinta strofe] iniziante con <<Da lui Vira:j [è
sorto] JJ, si parla della nascita della prakrti e del purufa da
Pada Narayarya, ossia da Vigm.
6. Con la [sesta strofa] iniziante con <<Quando gli dei n,
si parla del sacrificio della creazione e [si dice che] sette fu­
rono i paridhi 5 e i legni combustibili.
7. Con la [settima strofe] iniziante con (( Come sacrifi­
cio )), si parla del sacrificio della creazione, e con essa si parla
pure della liberazione 6•

13) La luna nacque dalla mente, il sole nacque dall'occhio; dalla bocca lndr.�.
e Agni, dal respiro nacque Vayu.
14) Dall'ombelico originò l'annmfer"-, dalla testa il cielo, dai piedi la lernl,
dall'on:crhio i punti cardinali: così formarono i mondi.
15) Sette furono i legni recingenti (il fuoco) [pmidhi], rre volle sene l�
da bruciOJ.re furono posti, quando gli dei distendendo il sacrificio legarono il Pu­
rn�a (come) bestia sacrificale.
16) Col sacrificio gli dei sacrificarono al sacrificio' questi furono i primi usi.
Questi potenti tennero dietro nel cielo, dove sono gli antichi Siidhya, gli dei.
3· In realr.à si tratta del secondo verso della se<:onda strofa. In quanto signore
dell'immortaliià, Vi��u è l'autore della liberazione.
4· Aniruddha è la quarta parte dd Supremo Principio che appare sulla terra.
Subito dopo è chiamato P�da Nataya�a, o.ssia la quarta parte di Karayal):l, e rap­
presenta l'energia attiva della divinità agente nel mondo; da es>a si. producono la
materia primigenia e il principio che la �ivifica, individuazionc funzionale dello
Spirito Snpremo, lo stesso nome del quale porta.
5· I p<Jridhi wno dci pez.z.i di legno fresco posti attorno al fuoco del sacri­
ficio per delimitarlo.
6. Conoscere la verità sull'origine dell'universo, ossia sul sacrificio origina­
Iio, significa Iaggiungcrc la liberazione, la quale ovviamente s'ottiene: ricn:ando

www.scribd.com/Religione_in_Ita
MUDOAI..A liPANqAD

8. Con la [strofe ottava] iniziante con ((Da questo ))' si


parla della creazione delle creature viventi. Con le due strofe
inizianti con (( Io conosco !l, si parla della potenza di Vi�I).U �.
9. Con la [ sedicesima strofe] iniziante con (r Col sacri­
ficio Jl, si riassume ciò che riguarda la creazione e la libera­
zione. Colui che cosi ciò conosce potrà essere liberato.

II

Ora nella Mudgala Upanifad viene spiegata diffusamente


l'eccellenza del PurufasUkta. Dopo aver esposto la conoscenza
del Bhagavat a Indra 8 che s'era inchinato per ascoltare [spie­
gazioni] sottili, Vasudeva ancora gli insegnò ciò che costi­
tuiva il segreto più alto per mezzo dei due PurufasUkta, ossia
delle due sezioni. Si dice [infatti] che ci son due sezioni [del
PurufasUkta] . Il Puru�, che è denominato come Sa, dopo
aver lasciato il mondo che non è percepibile con la conoscenza
da chi ha nome e forma (ossia dall'individuo), e che è estre­
mamente difficile a conoscersi per chi è immerso nel samsara,
per il desiderio di salvare gli dcr e le altre [creature] to�men­
tate dalle affiizioni e cose simili, assunse un aspetto fausto in
tutte le infinite parti [del suo corpo], datore di liberazione al
solo guardarlo. Con questa forma penetrò nel mondo, costi­
tuito dalla terra e così via, superando la misura d'infinite mi­
glia. Il Puru§a Narayar;ta era ciò che è stato, ciò che era sul
punto di accadere e ciò che sarebbe stato. Ed era pure colui
che garantiva la liberazione a tutti. Ed Egli è più grande
d'ogni grandezza, nessuno gli è superiore. Il grande Puru�a,
essendosi diviso in quattro parti, con tre rimase nel cielo più
alto. Con la quarta parte, ossia Aniruddha Natayat).a, tutte le
cose vennero all'esistenza. Come Pada Narayaç.a creò la ma-

in sé qud sacrificio di se stessi, offrendo quindi se stessi :ù dio, il che •ignifica


abbandonaroi a lui con dc''"Zionc fidcmc.
i· Le strofe inizianti con � Io conosco » fan p�rte ddla \ìtani.:> Uttara Niirii­
)'«�w, che è la seconda parte dd Puru!asiik_ta, si troYa i n V<iiasaneji Sa'!'ftit<1, 31,
18 �g. cd esalta la potenza del PufU.?a, unica sahezza e fonte d'ognuno.
S. Ind:ra è il rappresentante ddla religione vedica, mi va,uden imcgna i
principi della nuova rdigionc.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
'
'

MUDGALA l;PANI�AD

teria per formare il mondo. Poiché era perfetto nel corpo, non
poteva produrre l'opera della creazione. Aniruddha Narayat;ta
[creò quindi Brahma 9 e1 gli insegnò il modo di creare. << O
Brahma, avendo considerato i tuoi organi di senso come i
sacerdoti del rito, avendo considerato il solido corpo con le
sue giunture, che costituisce l'involucro, come l'Oblazione,
avendo considerato me come il fruitore dell'ablazione e la pri­
mavera come il burro sacrificale, l'estate come il combusti­
bile, l'autunno come il succo [ sacrificale], e avendo così get­
tato nel fuoco l'ablazione, il [tuo] corpo è considerato, per il
contatto corporeo, come Vajra 10• Di poi avendo creato le ani­
me di tutte le creature con i loro doveri e [le anime di coloro]
che appariranno in futuro, ecco che il mondo costituito di
cose immobili e mobili è fatto>>. Bisogna meditare sul fatto
che attraverso la relazione esistente tra le anime e il Sé uni­
versale, s'è descritta anche la natura della liberazione finale.
Colui che conosce il sacrificio della creazione [conosce] la na­
tura della liberazione e ottiene una vita completa.

III

Il dio che è unico, penetrato in varie appanztoni, nasce,


l'innato, in varie forme. Gli adhvaryu lo venerano come Agni;
dicono infatti che è il yajus, poiché controlla (yunaktz) tutto
questo universo 11• I chandoga [lo venerano] come siiman,
poiché su di esso tutto l'universo si fonda 12• I serpenti [lo
venerano] come il veleno. I conoscitori dei serpenti come il
serpente. Gli dei come il vigore, gli uomini come la ricchezza,

9· Brahma è il demiurgo che crea, o meglio organizza, la materia origina­


ria, per mezzo del sacrificio di se stesso. La sua funzione è quella di supcrare in
qualche modo il vuoto che esiste tra il principio spirituale c la materialità delle
cose.
10. Ossia: tu diventi manifestazione sensibile dell'A>soluto. Tah·olta pajro.
indica infatti un vyiiha.
rr. Lo adorano come la di,-i.nità suprema, identificanda fuaco c fannula ;aera.,
che entrambi sono collegate con il sacerdote officianre. Per altra etimologia di
yaj<<t, cfr. B.Up., 5, J3, z.
IZ. Tutte ]e singole pani dell'universo sono simili (rama) al dio supremo,
che perciò è il vero fondamento. Cfr. B.Up., r , 3· u.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
MUDGALII. UPANI�AD

gli asura come la forza creatrice [degli dei] , i Mani come


l'ablazione funebre, gli esperti nella scienza degli esseri so­
vrannaturali come un essere sovrannaturale. I gandharva [lo
venerano] come un'apparizione trascendente, le apsaras come
un gandharva. Come lo si venera, così si diventa. Perciò il
brahmano riconosca l'identità del proprio io con il Brahman
supremo configurato come Puru�. Colui che così sa, acquista
questa natura.

IV

Il Brahman è al di là delle tre afilizioni, è libero dai sei


veli, ha superato i sei flutti [dell'esistenza], è al di là dei sei
involucri, è privo delle sei modifìcazioni inerenti all'esistenza,
è libero da tutte queste e altre simili caratteristiche.
Le afllizioni, che possono sorgere da se stessi, da altre crea�
ture e dalle forze divine [della natura], sono triplici e [riguar�
danaJ colui che agisce, l'azione, ciò che deve essere fatto,
colui che conosce, la conoscenza, ciò che deve essere cono�
sciuto, colui che fruisce, la fruizione, ciò che deve essere
fruito. I sei veli sono pelle, carne, sangue, ossa, nervi, midollo.
I sei nemici sono il desiderio, l'ira, la cupidigia, la follia, l'or�
goglio, l'invidia. I cinque involucri sono costituiti di cibo,
soffio, manas, conoscenza e beatitudine. Le sei condizioni sono
l'individuazione ( concepimento), la crescita, la maturità,
=

la decadenza, la distruzione. Le sei onde sono fame, sete, af�


fanno, follia, vecchiezza, morte. I sei errori sono la famiglia,
la stirpe, la casta, l a classe sociale, lo stadio della vita, le cir­
costanze esteriori. Attraverso l'unione con questi [ condizio­
namenti] lo Spirito Supremo s'individualizza, non altri�
menti.
Chi sempre studia questa Upanifad è [come se fosseJ pu­
rificato dal fuoco, dal vento, dal sole; è privo di malattie, è
eminente, diventa ricco in figli e nipoti, diventa dotto, si libe­
ra dai grandi peccati, è libero dal [peccato di] aver bevuto
liquori, di aver frequentato donne proibite, di aver attentato
alla madre, alla figlia o alla nuora, è libero dal [peccato di]
aver rubato dell'oro, di aver abbandonato la [propria} ara

www.scribd.com/Religione_in_Ita
MUllGAL'\. UPANI�AD

sacrifìcale e il proprio ambiente, è libero dal [peccato di] non


obbedire al maestro, di aver sacrificato per un indegno, dì
aver mangiato ciò che non era lecito, di aver ricevuto doni da
un fuoricasta, è libero dal [peccato di] aver avvicinato la don­
na d'altri, non è più oppresso da passioni, ira, cupidigia, fol­
lia, invidia e così via. È libero da ogni male, diventa il �a
già in questa vita.
Perciò non bisogna rivelare questa interpretazione dd
Pururasiikta, che è un segreto assoluto, un segreto regale co­
nosciuto soltanto dagli dei, più segreto del segreto, a chi non
sia consacrato, a chi non sia dotto nei Veda, a chi non prati­
chi i riti sacrificali, a chi non sia devoto di Vi�Q.U, a chi non
pratichi il Yoga, a chi parli troppo, a chi dica cose spiacevoli,
a chi si sia dedicato allo studio da meno di un anno, a chi sia
scontento, a chi non abbia studiato i Veda.
Invero il maestro che così sappia, se è saggio, deve rive­
lare il significato del Puru!asUkta in un luogo puro, sotto una
costellazione favorevole, dopo aver controllato i suoi soffi e
aver meditato sul Pur�a, al discepolo che gli sta vicino, [par­
landogliJ all'orecchio destro. Non deve parlare in modo va­
rio, [altrimenti] si esaurirebbe. Deve dare istruzioni all'orec­
chio più d'una volta.
Così facendo, sia lo studente sia il maestro già in questa
esistenza diventano il Puru�. Questa è l'Upani!ad.
La parola s'è stabilita nella mia mente ! Pace!

www.scribd.com/Religione_in_Ita
G�APATI UPANI�AD

La Gaf}apati Upanifad, detta anche Atharvaiirfa Up., « testa del­


l'Atharvaveda n (ossia da recitarsi prima delle formule atharvaniche),
è dedicata all'esaltazione di Ga�;tapati o Ga1_1-eSa, divinità del seguito di
Siva o figlio di Siva, il cui culto, ancor oggi vivo nell'India, soprat­
tutto nel Maharagra, ebbe un periodo di particolare fioritura intorno
al X secolo d. Cr. Ga�;tapati, che è raffigurato con la testa d 'elefante,
una sola zarrna, un ventre prominente ed è il dio della saggezza (viene
generalmente invocato all'inizio delle opere letterarie perché rimuova
gli ostacoli), è identificato con l'Assoluto, di cui è la forma visibile :
da ciò l'epiteto di Saccidiinanda, « costituito di essere, di pensiero e di
beatitudine >J con cui è invocato nella str. 4· A chi conosce il versetto
magico (str. 8) e lo integra con altre osservanze sono promesse sapien­
za, ricchezza, infine la liberazione. Come le altre Upanirad settarie,
anche la Gaf}apati Up. si propone di dare un testo in armonia con le
dottrine genericamente chiamate vediche a culti largamente dil!usi di
divinità popolari.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
l . Om l Onore a te, che sei Gaq.apati t Tu sei [la formula]
(( Questo sei tu n resa visibile. Tu solo sei il creatore. Tu solo
sei il conservatore. Tu solo sei il distruttore. Tu solo sei [la far�
mulaJ « Tutto questo universo è Brahman >> 1• Tu sei l'Atman
reso visibile, per sempre!
2. [Dicendo ciò,] io esalto l'ordine cosmico, io esalto la
verità.
3. Proteggi me! Proteggi il [maestro] che parla, proteggi
il [discepolo] che ascolta, proteggi colui che dà, colui che
elargisce [l'insegnamento] , proteggi colui che ripete, proteggi
l'allievo. Proteggi di dietro, proteggi davanti, proteggi da sini�
stra, proteggi da destra, proteggi di sopra, proteggi di sotto�
proteggimi sempre, proteggi da ogni parte!
4. Tu sei costituito di parola, tu sei costituito di pensiero,
tu sei costituito di beatitudine, tu sei costituito di Brahman.
Tu sei l'unico, o tu che sei costituito di essere, pensiero e bea�
titudine. Tu sei il Brahman reso visibile. Tu sei costituito di
conoscenza [assolutaJ , sei costituito di conoscenza distintiva 2•
5. Tutto questo mondo nasce da te. Tutto questo mondo
per te sta saldo. Tutto questo mondo in te si dissolverà. Tutto
questo mondo verso di te si volge. Tu sei la terra, l'acqua, il
fuoco, il vento, il cielo. Tu sei le quattro parti della parola �-

l. GaQapati rappr�s=ta la dottrina monistica d�lle Up., espr�ssa nci 1luzhii­


d"k;•a citati (Ch.Up., 6, 8, 7; 3, 14, I); in"!tre riassume in sé la forza di Brahma,
Vi�I.m,Si,·a.
2. La conoscenza distintiva si ha quando ancora si distingue tra soggetw e
oggetto ddla conoscenza.
3· Della pawla ,-edica, eh� è la paroh creatrice, gli uomini conoscono sol­
tanto un quarto; gli altri tre quarti rimangono segreti nd ciclo (.l;{.V., 1,
164, 45).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
,,
'

5" GA�APATl UPA!'II�

6. Tu sei al di là dei tre elementi costitutivi [della mate�


ria] , sei al di là dei tre stati [dell'anima, veglia, sogno, sonno
profondo } , sei al di là della triade individuale di corpo, [pen­
siero, parola,] sei al di là del tempo che è triplice (passato,
presente, futuro). Tu sempre sei fondato sulla radice [ dell'u­
niverso ] . Tu sei costituito della triplice forza [creatrice, con­
servatrice, distruttriceJ , su di te i yogin meditano continua­
mente. Tu sei Brahma, sei Vi�-�m, sei Rudra, sei Indra, sei
Agni, sei Vayu, sei il sole, sei la luna, sei la formula sacra
Bhu(1, Bhuva(1, Sva�.
7. Dopo aver pronunciato la prima [lettera] della parola
ga?}a (G) e subito d_opo la prima delle vocali (A), rimane da
ultimo l'anusviira (M). Questa sillaba (Gain), segnata [anche1
con la mezza luna 4, quando è unita alla [sillaba] salvatrice
(ossia Om ), in verità è la vera formula della preghiera : essa
�a per prima parte G, per parte mediana A, per ultima parte
M ed è sormontata da un punto. L'intonazione nasale è ciò
che unisce [gli elementi della sillaba] , il fatto di pronunciarli
insieme costituisce la [loro] unità. Questa è la scienza di Ga�
nda, il metro è una giiyatri difettosa, la divinità è GaQ-apati 5•
8. OM, Gam! Rendiamo omaggio al dio che ha un solo
dente, meditiamo sul [dio] che ha la proboscide curva, ciò
che noi chiediamo il dio [dalla testa diJ elefante possa con­
cederci !
9. Ha un solo dente, ha quattro mani, porta nelle mani il
laccio, ha il pungolo, [con la terza mano fa] il gesto di allon­
tanar la paura, [con la quarta] il gesto di donare, ha un topo
sullo stendardo, h a il ventre rosso e prominente, le orecchie
sembrano dei ventilabri, rossa è la veste, cosparse di rosso san­
dalo le membra, lo si onora con fiori rossi. Compassionevole
verso i devoti, il dio è l'immortale causa del mondo, si mani�
festa all'inizio della creazione, è superiore alla prakrti e al

4· Con la mezza luna sormontata da un punto s'indica l'amm.iika, che è


un suono nasale assai simile all'anu.wiira. Le sillabe Om e Ga;,, devono essere
pronunciate l'rima dd manrra citato al § 8.
5· ll verseno è nn adattamento dclla famosa savitri del J!..g<'erla; perciò
è
detto che sì trana di nna giiyatii difettosa.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
purufa 6• Il yogm che cos1 medita su di lui è sommo tra i
yogm.
l O. Onore al sire dei Vrata ! Onore al signore dei Ga-9-a !
Onore al signore dei Pramatha 7! Onore a te, che hai il ven­
tre prominente, che hai un solo dente, che distruggi gli osta­
coli l Onore al figlio di Siva, a colui che è l'immagine della
grazia!
1 1 . Chi recita questo testo, quintessenza dell Atharva '

Veda, diventa una sola cosa con il Brahman, non è avvinto da


legami, sempre gode felicità ed è libero dai cinque peccati
capitali 5• Chi lo recita di sera distrugge i peccati compiuti
durante il giorno, chi lo recita di mattina distrugge i peccati
compiuti nella notte, chi lo recita sera e mattina rimane senza
peccato, chi lo recita sempre non trova alcun ostacolo e rea­
lizza dharma, artha, kiima e mokfa. Non bisogna rivelare
questo testo a chi non è degno di essere ammaestrato. Se mai
uno lo rivelerà per errore commetterà peccato. Qualunque
desiderio si formuli, con questo si soddisferà, dopo aver ripe­
tuto questo [ mantra] mille volte.
1 2. Chi onora con questa [strofe] Ga.ç.apati diventa elo­
quente; chi digiunando la mormora nella quarta notte (con­
sacrata a GJD.apati del mese Bhadra, agosto-settembre) diven­
ta sapiente; secondo un detto dell'Atharva Veda colui che sa
come comportarsi riguardo a Brahma e agli altri [dei] non
è mai colto da paura.
1 3 . Chi sacrifica con delle foglie di diirvii (Panicum Dac­
tylon) diventa simile a VaiS:ravaq.a (dio delle ricchezze); chi
sacrifica con dei grani abbrustoliti acquista gloria e·sapienza;
chi sacrifica con mille focacce ottiene ciò che desidera; chi
sacrifica con della legna irrorata di burro fuso ottiene tutto,
tutto ottiene.

6. Pr<Jk_rti e puntJ<J, materia e spirito, non sono, come per il Siirp.khya, gli
elementi primevi, bensì le prime manifestazioni dello spirito in cui tun:o si risolve.
7· Vrita, Gal)a e Pramatha sono geni del seguito dì Siva.
8. Rubare, bere liquori spiritosi, violare h comone del maestro, uccidere un
brahmano, uccids-e nna vacca.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
5'4 G.I.J:!APATI UPANI�AD

1 4. Se si fa rettamente apprendere [questo testoJ a otto


brahmani, s'acquista lo splendore del sole; se si recita durante
un'eclisse di sole, sulla riva d'un grande fiume o vicino a una
statua [di Gal).apati), si realizza [la potenza delle] formule
sacre. È libero da grandi ostacoli, è libero da grandi colpe, è
libero da grandi peccati, onnisciente diventa, diventa onni­
sciente colui che questo sa!

www.scribd.com/Religione_in_Ita
DEVÌ UPANI�AD

La Detii Up. è assai popolare nd Bengala. Devi, o Durga, paredra


di Si\·a, presenta se stessa come il tutto e viene lodata dagli dei come
l'origine e la fine di tutte le apparizioni. Essa è costituita di conoscenza,
è presente in ogni creamra, è al di l à di ogni comprensione ed è
quindi la composizione dei contrari. Della Grande Dea vengono &Ot­
tolineate la capacità d'intervento nelle cose umane e le virtù salvifiche,
che si manifestano a chi medita sulla sua figura e pronuncia i man­
tra, ossia le formule cui sono attribuite, secondo il costume dell'Indui­
smo tantrico, poteri occulti sia per quanto riguarda l a loro sostanza,
rappresentativa della divinità, sia per quanto riguarda la loro efficacia.
Il ricorso a strofe vediche, più o meno modificate, è abbastanza fre­
quente e si giustifica con il desiderio di fare rientrare ndla tradizione
sacra culti di origine estranea e più recente; la str. 13 è imitazione della
siit•itrl vedica; i mantra (str. 14, 20-21, 22-23) sono invece indicati eso­
tericamente, sostituendo cioè alle singole lettere o gruppi di lettere i
loro nomi segreti (ad es. yoni, u matrice n, indica la lettera E; Agni,
« fuoco n, indica la lettera R). All'ambiente medievale riportano gli
accenni all'efficacia della ripetuta recitazione del testo, al culto degli
idoli e alla festa dì Durgà.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
l. Tutti gli dei s'accostarono alla Dea e chiesero : (( Chi
sei tu, o grande dea ? )).
2. Essa rispose : << La mia natura è quella dd Brahman,
da me procede l'universo fatto di spirito e di materia, al tem­
po stesso costituito di vuoto e di assoluto. Io sono felicità e
dolore, conoscenza e. ignoranza, da conoscersi come Brahman
e come il contrario del Brahman, così come ha proclamato
I'Atharva Veda.
3. lo sono i cinque elementi e il loro contrario, io sono
tutto l'universo ! lo sono il Veda e il contrario del Veda, io
sono la scienza e la nescienza, io sono innata e sono nata, io
sono il basso, l'alto, il traverso.
4. lo mi muovo con i Rudra, con i Vasu, con gli A.ditya,
con tutti gli dei. lo sono il sostegno di Mitra e Varuç.a, di
Indra, di Agni, degli ASvin 1•
5. Io genero Soma e Tvagar, Pn�an e Bhaga, io genero
Vi�l).U dall'ampio passo, Brahma e Prajapati.
6. lo distribuisco la ricchezza al sacrificatore che offre
con zelo l'ablazione e spreme il soma. Io sono la regina, io
raccolgo le ricchezze, io creo il padre [di tutti gli dei] sul
culmine [dell'universo] l
7. n mio luogo di nascita è nell'oceano, dentro le acque )).
8. Gli dei esclamarono : « Onore alla dea, alla grande
Dea, alla benevola onore eterno l Onore alia materia primor­
diale, alla fausta ! Con i sensi domati, noi ci inchiniamo a Lei!
9. lo mi rifugio presso la dea dal colore del fuoco, che
brilla per il suo ardore, che � simile al sole, che si compiace

I. Le strofe 4, 5, 6, 7 corrispondilno in pane a 1':.-V., 10, I:!), I-3 , 7• inno


dedicato alla parDia.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
DEVi Ul'ANI�D

dei frutti del sacrificio, che è difficile e facile a raggiungersi.


Ella distrugge le tenebre.
1 O. Gli dei la generarono come parola divina, gli animali
di tutte le specie essa pronunciano. Essa, l'incantevole parola,
simile a vacca che concede il suo latte, la forza, lodata venga
a noi ! (�.V., 8, 100, n . )
1 1 . [Essa che è simile alla] notte della distruzione uni­
versale, che è lodata dai brahmani, l a sposa di Vigm, la ma-
dre di Skanda, Sarasvati, Aditi, la figlia di Dak�a, purifica· ...;
trice, benevola : noi ci inchiniamo !
12. Essa è la grande Lak�mi, noi la riconosciamo, essa è
ogni perfezione, mcditiamola. La dea ci ispiri 2!
1 3 . Essa, che è tua figlia, o Dak§a, nacque come Aditi \
gli dei fausti, fratelli dell'immortalità, le tennero dietro (-B.. V.,
ro, 72, 5)·
1 4. L'amore (ka), la matrice (e), il piacere (i), il dio che
porta il fulmine (la), il segreto del cuore (hrlffJ), ha, sii, Mata­
riSvan (ka), la nube (ha), Indra (la), ancora il segreto dd
cuore (hriin ), l'universo (sakalii) insieme con l'illusione
(hrim) : questa è, compiuta in tutte le sue parti, la madre di
tutto, la scienza suprema, la sillaba Om [, simboleggiata nel
mantra Ka-e-i-la Hritiz Ha-sii-ka-ha-la Hrtm Sa-ka-la Hrifn] 4•
1 5 . Essa è la forza propria dell'anima! Essa, tenendo nel­
le mani il laccio, l'uncino, l'arco, le frecce, signoreggia tutto
l'universo. Essa è la grande, celebrata dottrina.
1 6. Chi così conosce supera l'angoscia.
1 7. Onore sia a te, o Be:ita ! La madre ci protegga da ogni
parte.
18. Essa riassume in sé gli otto Vasu, gli undici Rudra, i
dodici Aditya, essa riassume in sé tutti gli dei, quanti bevono
il soma e quanti non lo bevono, essa riassume in sé gli spiriti
maligni, gli asura, i rakJas, i demoni mangiatori di carne, i

2. Questa strofe è un'i.mìt:!Zione della siivitii vcdica.


3· Aditi, � l'Infinità », ovvero ''la Libertà "• è la madre degli dei, figlia
di Dak.J;a, simbolo dell'intelligenz:a creatrice e ordinarrice dell'universo.
4· Le varie le1.tere �ostiruenti il ml7.ntra sono indicate con dci nomi segreti.
che soltanto il icdele conosce.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
DEVi UPANI�AD 5'9

folletti, i semidei ; essa rappresenta il sattva, il rajas, il tamas,


essa è Prajapati, Indra, Manu 5; essa rappresenta i pianeti, le
costellazioni, le stelle; essa è costituita di tempo, dall'istante
al minuto e così via. Io la canto sempre,
19. la dea che distrugge la sofferenza, che dà la gioia e
la liberazione, che è infinita, vittoriosa, pura, che dà rifugio,
la benevola che palesa la propria benevolenza !
i, congiunto con il fuoco
20. L'etere (h) unito alla lettera
6
(r), rallegrato dalla mezzaluna (m) : questa è la parte essen­
Ziale del mantra della Dea, che esaudisce tutti i propositi.
2 1 . Su questo mantra monosillabico meditano gli asceti
dalla coscienza pura, costituiti di somma felicità, oceani di
conoscenza.
22. Parola (aùn), illusione cosmica (hritiz) sorta dal Brah­
man (klim), quindi la sesta [co,p.sonante] (c) unita al volto
(ii), il sole (rit), insieme con l'orecchio (u) e il bindu (m),
23. la terza (ii) dopo questi otto [suoni] uniti insieme ag­
giunta a Narayal).a (tf), il vento (y) unito con il labbro infe­
riore (az), quindi vicce : si ha così il fiume costituito di nove
onde 7• Possa dare grande felicità !
24. Io onoro [la Dea] che giace nel centro della ninfea
del cuore, che risplende come il sole del mattino, che tiene il
laccio e l'uncino, la mite; le sue mani fanno il gesto di esau­
dire e di rassicurare, ha tre occhi, è vestita di rosso, concede
ogni grazia ai fedeli.
25. lo mi inchino a te, o Dea, che distruggi la grande
paura, che salvi nelle più grandi difficoltà, che sei costituita
di grande compassione !

5· Osoia le divinità dd ciclo e dell'atmosfera � il primo uomo.


6. S'allude alla formula Hril!l; con !.a mczzalnna è indicato il suono n�s�le
.
(anuniin'ka), che può es�ere appunto scritto con il segno ...:...
7· Le nove onde sono costiruite dalle varie sillabe che formano il mantra
Aili1, Hr'im, Klim, Ciimu.n Dayai, Vicce, denominato " formula di Mahacat;u;li >>,
altro nome di Durgii (le lettere qAYAl SOJno considerate ognuna a sé e si rag·
giunge quindi il numero di nove). L'interpretazione mistica di questi ma1ura, per
qud che vale, è: quasi completamente affidata alle cluçubrazioni dei commentatori
indigeni.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
530 DEVi UPANI�

26. Gli [dei) capeggiati da Brahma non conoscono la


tua vera natura : per questo si dice che sei l'inconoscibile. Non
si conosce alcun limite : per questo si dice che sei l'infinita.
Non puoi essere percepita: per questo si dice che sei l'invisi­
bile. Non si conosce la tua origine: per questo si dice che sei
l'innata. Tu sola in ogni dove ti trovi: per questo si dice che
sei l'unica. Pur sola tu rivesti ogni forma: per questo si dice
che sei la molteplice. Per questo si dice che i tuoi nomi sono :
Inconoscibile, Infinita, Invisibile, Innata, Unica, Molteplice.
2 7. Essa è la madre dei mantra, la dea che è caratteriz­
zata dalla conoscenza dei suoni, è al di là d'ogni conoscenza,
è costituita di pensiero. Essa vede il vuoto [che è la sostanza]
delle cose vuote 8•
Nulla è superiore a essa, che è celebrata con il nome
28.
di Durga. Io mi inchino a Durga, difficile da accostare, alla
dea che distrugge la sfortuna; pauroso del ciclo delle esisten�
ze, [io mi inchino] davanti a colei che fa attraversare l'oceano
delle esistenze >>.
29. Chi studia questo [testo,] capitolo principale dell'A­
thart•a Veda, ottiene il frutto che s'acquista recitando cinque
[altri J capitoli principali deli'Atharva Veda.
30. Chi, avendo conosciuto questo capitolo principale del­
l'Atharva Veda e avendolo recitato dieci milioni di volte,
erige un idolo [della Deal , ottiene il frutto d'un'adorazione
perfetta. Ma [basta recitarlo] centootto volte [ponendosi] a
oriente di esso : questa è la regola tramandata dell'adorazione.
3 l . Chi lo recita dieci volte, costui è subito liberato dai
peccati e supera le maggiori difficoltà per la grazia della
Grande Dea.
32. Chi lo legge al mattino, cancella il peccato commesso
durante la notte. Chi lo recita alla sera, cancella il peccato
commesso durante il giorno. Chi vi si dedica sera e mattino,
[pur] malvagio diventa senza peccato. Se lo si recita nella
notte alla quarta vigilia, s'ottiene la pe�ezione della parola.

8. Os.sia vede l'ultima realtà, non definibile se non ncgar.ivamente o come


vuoto as.soluto, ddlc cose fenomeniche, le quali son destituite d'<>n'intima validità
in quanto proiezioni illusorie ddl'Aswlmo.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
DEVi UP.-\Nli?Ai> 53 '

Se lo sì recita davanti a un idolo nuovo, si realizza la presenza


della divinità. Se lo si recita al momento della consacrazione,
s'ottiene che i soffi [divini] abitino [nell'idolo] 9• Chi lo reci­
ta nel mese iiSvina, al martedì 10, davanti alla Grande Dea,
passa al di là della grande morte, colui che così sa. Questa è
l' Upanitad.

9· L'idolo diventa cmì veramente !'abit<�zione della divinità.


ro. OS>ia durame la nnttc della fest� di Durga, che si cckbra tra l'ottavo e
il nono giorno dd mese iii•>in" (s�ttembrc·ottobrd

www.scribd.com/Religione_in_Ita
YOGATATTVA UPANI�AD
La Yogatattvll Upanirad, « Upanirad della verità del Yoga JJ, di cui
esistono varie redazioni considerevolmente divergenti tra loro, nel testo
commentato da Narayai_la che abbiamo scelto sembra radunare, senza
sistematicità, pensieri e temi propri di scuole yogiche. Dopo un accen­
no all'eterno ripetersi delle esistenze, si insiste sull'efficacia della medi­
tazione sulle singole parti della sillaba Dm; grazie a questa medita­
zione, come pure per mezzo del pratyiihiira e del priitpiyffma, l'anima
inizia la sua ascesa dal cuore, che è la sua sede finché sussistono i
legami con la materia, cosicché, pura come lucido cristallo, trapassa il
hrahmarandhra o sutura sagittale e si ricongiunge con il Brahman, o
con Vi�I_lll, esaltato al principio come Supremo Spirito. Un accenno
al luogo da scegliersi per esercitare il Yoga, unico mezzo di salvezza,
conclude questa Upanisad piuttosto frammentaria, che presenta note­
volissime difficoltà nell'interpretazione.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
PRIMO KHA:tfPA

l . Om! Io voglio rivelare, per desiderio del bene dei de�


voti, la verità del Yoga. Chi l'ascolta e la studia si libera da
ogni peccato.
2. Vi�l).U, grande yogin, grande asceta, dal corpo smisu�
rato 1, risplende sul cammino della verità come una lampada,
egli, lo Spirito Supremo.
3. Ognuno, dopo aver bevuto il latte e premuto i seni,
gode di quella matrice nella quale, quando fu gravida, è stato
generato.
4. Quella che era madre, diventa poi sposa; la sposa di�
venta madre, il padre diventa figlio e il figlio di nuovo padre.
5. Come i secchi legati a una ruota idraulica che girano
[continuamente ] , così per il ciclo delle esistenze [la creatura]
esperimenta i [vari 1 mondi, dopo esser passata attraverso ogni
condizione di vita.
6. Tre sono i mondi, tre sono i Veda, tre sono i momenti
sacri della giornata, tre sono gli dei [maggiori] , tre sono i
fuochi sacrifìcali, tre [essenze] costituiscono i gu!la : tutte
queste cose sono fondate sulla sillaba Om, che è triplice.
7. Colui che medita anche sulla semisillaba, dopo che è
stata esaurita la sillaba dai tre fonemi (A, U, M), costui tutto
l'universo raggiunge, e ottiene la sede suprema.
8. Come il profumo è nel fiore, come il burro è nel latte,
come l'olio è nel seme di sesamo, come l'oro è nelle pepite,
9. così nel cuore c'è una ninfea ed essa è inchinata verso
il basso, ha gli steli ritti ed ha in basso un segno : in essa
giace lo spirito.

1. In ViHIU risiorlono infiniti universi, secondo N:ir:i:yal)a.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
YOG.HATTVA UPANI�AD

SECONDO KHA�QA

l . Quando si pronuncia la lettera A, la ninfea diventa


splendente; quando si pronuncia la lettera U, la ninfea st
chiude; quando si pronuncia la lettera M, si percepisce il
niida; la semisillaba nasale è invece priva di movimento 2•
2. Colui che ha controllato l'anima con il Yoga, devoto
sempre al Sommo Spirito, diventa simile a un puro cristallo,
simile in certo modo a un raggio di sole.
3. Con le mani e i piedi [concentrati] sulla testa, simile
a tartaruga 3, [il yogin] si concentri su se stesso e così raccolga
l'aria in tutte le nove aperture 4•
4. Bloccate poi le nove porte, f si rimane] così respirando
ed espirando [all'interno del corpo] : si dice che questo è il
kumbhaka immobile, simile a una lampada in mezzo a una
giara 5•
5. Quando il soffio si libera ascendendo, si ha come una
rottura del [ brahmarandhra] simile a petalo di ninfea : si
riconosce allora il [ Brahman] senza macchia, che sta sulla
fronte, --in mezzo alle sopracciglia 6•
6. In un luogo che non sia impervio, che sia privo di
vento, deserto, tranquillo, sicura è la sorte per coloro che,
grazie al Yoga, hanno realizzato la loro vera natura.

2. Son qui rappresentati gli effetti della meditazione sui \"ari suoni costi­
tuenti la sillaba Om (A, U, M più !a semisillaba o risonanza nasale). L'immobi­
lità della semisillaba si traduce nell'acquisizione definitiva, da parte del prati­
cante, dello stato raggiunto, nel quale s::i percepisce il nJda, OSJ;ia il brmio indi­
stinto prodotto dall'ascesa dell'aria nel eDipO sottile, che altrove (Ha'!ll4 Up., 4)
è detto essere il Brahman.
3· Ossia probabilmente: riducendo tutto alla meditazione. 0 paragone con la
tartaruga è solitamente impiegato per illu51rare il pratyiihiira, ovvero il ritirarsi
dagli oggetti dei 5Cll>i, cbe tuttavia vien dopo il controllo del respiro nelle enun­
ciazioni teoriche del Yoga.
4· Leneralmente, il preceno viene espresso come un invito rivolto ai yogi" :
« Raccogliete, raccogliete il respiro! ».

5· li kumbhaka, è il momento piU imporrante


o ritenzione dell'aria inspirnta,
dd priiT}iiyiim.J e produce una situazione simile a quella d'una lampada in mezzo
a una giara, che è il corpo, alla giara simile per la fragilità e per la funzione \imi­
tatrice che entrambi banno nei confronti dello spazio.
6. Tra le sopracciglia ;, posto l'ii;iùicakra, « <:entro dd com;.ndo •, che è b.
sede delle facoltà superiori e dello stesso Brahman.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
KSURIKA UPANI�AD

La K!urikii Upanirad, « Upanirad del coltello >>, iosegna a raggiun­


gere l'immortalità per mezzo della concentrazione dello spirito (dhii­
ra!fii), che, simile appunto a un coltello, recide i legami che vincolano
l'anima alla materia e alle passioni. La dhiirarzD è preceduta dalle varie
pratiche prescritte dal Yoga, in particolare dal controllo dei respiro
(pril1Jilyiima), che, una volta trattenuto nel corpo, viene fatto circolare
nelle varie membra seguendo sostanzialmente la via descritta nella
fisiologia mistica del Yoga, con il superamento dai vari cakra o centri
posti lungo il canale della Su�umnà e con la recisione di vari punti
vitali (marman), posti nel piede, nei polpacci, nelle cosce. Trapassati i
cakra e distrutti i punti vitali, l'individualità del yogin si dissolverà,
come svamsçe la luce d'una lampada che ha consumato l'olio che
l'alimentava.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
l. lo voglio rivelare il [segreto del ) coltello, che è la con­
centrazione dello spirito (dhiira1_1ii) per realizzare il Yoga :
chi, praticando il Yoga, l'otterrà, non rinascerà più. Questi
san l'essenza e il significato dei Veda, come è stato insegnato
dal Signore che esiste di per sé.
2. Scelto un luogo tranquillo, e qui fissatosi in una posi­
tura [adatta, il devoto] deve concentrare lo spirito nel cuore
[ritraendolo dagli oggetti dei sensi], come una tartaruga ri­
trae le sue membra.
3. Con la [recitazione della] sillaba Om, nella quale si
ritrovano dodici parti 1, a poco a poco bisogna riempire d'aria
l'intero corpo e, dopo aver chiuso tutte le porte,
4. con il petto, il volto, i fianchi, la gola rivolti gradual­
mente verso il cuore, [il devoto] deve far circolare nel corpo
i soffi che san entrati attraverso il naso.
5. Avendo così introdotto il respiro, poi a poco a poco [il
devoto] lo deve espellere. Quando abbia fatto penetrare sta­
bilmente nel corpo [il respiro] nella misura fissata per mezzo
del pollice 2, concentrandosi,
6. conduca [l'aria] intorno alle caviglie, ai polpacci, alle
ginocchia e dalle cosce [la faccia risalire] fino all'ano e al
pene, per tre volte [ripetendo la pratica]

1. La sillaba Om <: considerata composta di quattro parti (A, U, M e la riso·


nanza nasale che segue la pronuncia della sillaba); ogni parte a sua volta è con­
<.iderata dotata di tre aspetti.
2. ll yogin compie le tre fasi del controllo dd respiro: introdotta l'aria per

mezzo d'una respirazione ritmata (piiraka), si tura con il pollice le narici e chiude
gli orifizi amavcrso cui l'aria potrebbe sfuggire (kumbhaka), quindi fa circolare
l'aria nelle varie parti del corpo e infine la espelle (recaka).

www.scribd.com/Religione_in_Ita
54° K�UIUKÀ Ul'ANI�AD

7. e la conduca al luogo dove il soffio risiede [ abitual­


menteJ , nella regione dell'ombelico. Qui si trova il canale
Susumna, circondato da molti canali, il sottile, il rosso, il
giallo, il nero, l'arancione, il bruno.
8. [Il yogin] introduca [l'aria J nella Su�umna, sottilis­
sima, leggera, bianca: lungo essa elevi i soffi, come un ragno
[s'arrampicaJ su un filo,
9. fino al cuore, simile a una rossa ninfea, la grande di­
mora dello spirito, chiamato nei testi vedant:ici <<il piccolo
fior di ninfea )). Superatolo, giunge alla gola, donde [l'am­
brosia colaJ colmando quel canale 3•
l O. Preso l'acuto coltello della mente, lucente per la cono­
scenza, recida nome e forma di quel punto che è Posto sopra
il piede 4•
l l . Per mezzo [della concentrazione] dello spirito, dedi­
candosi sempre al Yoga, [il devoto,] simile alla folgore di
Indra, con la forza della meditazione e degli esercizi di con­
centrazione recida il punto che ha nome tt polpaccio ».
12. Poi per mezzo di esercizi quattro volte ripetuti, il
yogin effettui senza esitare la recisione del punto che è tra le
cosce, liberando in tal modo gli spiriti vitali 5
1 3 . e radunando poi nella gola il complesso ddle niilfi :
si dice che tra queste centouno siano le migliori.
1 4 . A sinistra deve far buona guardia la Içla, a destra la
Pirigala; tra di esse c'è il posto migliore [, riservato alla Su­
�umna] . Chi lo conosce, conosce i Veda.
1 5 . La Su�umna è posta nd profondo, è pura, è sostan­
ziata di Brahman. Attorno ci sono le settantaduemila n4tfi-,

3· Ho tradotto secondo l'intaprer:azione dì J. VAI!f.NNE (Upanisaads du Yoga,


Paris, I9JI, p. 107), cile qui scorge un'allusione a un fatto altrimenti conosciuto
nelle pratiche yog:iche, ossia alla produzione deil'ambrmia misteriosamente sttreta
nella parte posteriore della cavità orale, bevendo la quale il yogin ottie::�e l'imroor­
talità. Il testo consente pure d'intendere: « ... giunge alla gola., conrrollando [il
respiro e] sc:mpre occupando quel canal e " ·
4 · Ossia: distrugga completamente quel punto vitale (marman) cile, secon�o
la tradizione esoterica, è posto sopra l'alluce e nel quale si crova prigioniero l'At­
man-Brahman. Testo e traduzione sono tutt'altro che sicuri.
5· Leneralmente: � ... avendo condono [l'aria] in mezzo alle cosce, trapassi
il marman che compona la liberazione dei soffi ».

www.scribd.com/Religione_in_Ita
54'

per le quali [la Su�umna] è il guanciale [su cui sono poste ] .


Per mezzo della meditazione esse vengono recise, soltanto la
Su�urnna non viene recisa.
16. Con il coltello, che ha come pura lama il Yoga, che
brilla d'immacolato splendore, il saggio può, con la potenza
[della concentrazione] , recidere le cento vene già in questa
vita.
1 7. Come si profuma con i fiori di gelsomino un guan�
c:iale, così [il devoto] faccia sì che il canale [della Su�umna]
lo sia con le condizioni di nascita buone o cattive 6•
l B. Coloro che così sono disposti sono liberati da una
nuova rinascita.
19. Allora con lo spirito consapevole, stando nella sua
solitudine, senza passioni, conscio della realtà del Yoga, [il
devoto] è senza desideri.
20. Come un uccello, spezzato il laccio, senza paura s'in­
nalza nel cielo, così l'anima, recisi i legami, supera allora
l'oceano delle esistenze.
2 1 . Come una lampada, bruciato [l'olio] , al momento
dell'estinzione sparisce, così il yogin, bruciato tutto il suo kar�
man, dissolve la propria individualità.
22. Il yogin che abbia reciso i legami con il [coltello del­
la concentrazione dello spirito,] che ha come lama le varie
parti [della sillaba Om], che è reso acuto dalla disciplina dei
so� �
? c e è affilato sulla cote della rinuncia, non più è tenuto
pngwmero.
23. Quando si libera dai desideri, [il yogin] raggiunge
l'immortalità; liberato da tutte le passioni, recisi i legami, non
più è tenuto prigioniero - non è tenuto più prigioniero.

6. In altre parole il devoto, durante l'ascesa, si libera di ogni legame che


condìzion� uo� nuova esistenza, depositandolo sull� pareti dell� Su�umni, che
viene per così dire impregnata delle engrafie determinate dall'�zione compiuta.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
BRAHMAB!NDU UPANI�AD

Questa breve Upanifad, probabilmente di poco anteriore a Sail.kara,


è catalogata &a le Upanifad del Yoga, ma alle pratiche di esso non
accenna, 5e non per quanto riguarda la meditazione sulla sillaba Om.
Questa rappresenta l'unica realtà, il Brahman, e nelle sue parti costitu­
tive comprende tanto lo Sabdabrahman, ossia il Brahman immanente
e individuale nei suoi tre stati di veglia, sogno e sonno profondo,
quanto il Brahman trascendente, denominato Aiahdabrahman, che sta
al di là della parola ed è simboleggiato con la risonanza nasale che
permane dopo la pronuncia delle vocali e che si trascrive con un punto
(bindu, da cui il titolo della Upanifad). La via per giungere al Brah­
man supremo, che si riflette nell'illusoria individualità organica e psi­
cologica, è l'abbandono della pluralità sensibile e la concentrazione
totale delle facoltà, che giunge al suo culmine quando sì superi anche
l'attività del pensiero, che vìen dissolto nell'unità suprema. L'equipa­
razione finale del Brahman con Vasudeva, ipostasi di Vi�u-Krsna,
dimosrra il carattere relativamente recente dell'operetta.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
l . Om t Lo spirito, si dice, può essere duplice : puro e im�
puro. Quando è impuro foggia dei desideri, quando è puro
è libero da desideri.
2. In verità lo spirito per gli uomini può essere causa di
schiavitù o di liberazione: si dice che porta alla schiavitù
quando è attaccato agli oggetti dei sensi, porta alla liberazione
quando è libero dagli oggetti.
3. Poiché è cosa desiderabile la liberazione dello spirito,
libero dagli oggetti dei sensi, colui che desidera la liberazione
deve sempre rendere lo spirito libero dagli oggetti dei sensi.
4. Quando lo spirito, lasciato l'attaccamento agli oggetti
dei sensi, raccoltosi nel cuore, giunge a sospendere l'attività,
questa è la condizione più alta.
5. Bisogna raccogliere [lo spirito] nel cuore finché [tut�
to] s'annulli. Allora si ha la conoscenza e la liberazione : ciò
che è diverso è cultura libresca.
6. Non è concepibile, né è inconcepibile; è concepibile e
inconcepibile [nello stesso tempo} : quando si sia liberi da
prevenzioni si realizza allora il Brahman.
7. Bisogna cominciare il yoga con la [meditazione sulla]
sillaba [Om] e realizzare il supremo [Brahman meditando
sulla sillaba] senza la vocale. Con [il raggiungimento della]
condizione che sta oltre la vocale s'ottiene l'essere, non il non
essere.
8. In verità il Brahman è indiviso, senza determinazioni,
senza difetto. Quando si sia riconosciuto tt lo sono il Brah�
man JJ, sicuramente si realizza il Brahman.
9. Quando lo si sia riconosciuto come senza determina�
zioni, infinito, al di là della logica e della comparazione, in�
commensurabile, senza principio, si ha la felicità suprema.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
BRAlL\fABI�U Ul'ANI�D

l O. [Per esso] non si può parlare di distruzione, né di


nascita, né di oggetto d'adorazione, né di signoria, né di desi­
derio di liberazione, né di liberazione: questa è la suprema
verità.
I l. Un solo Atman bisogna pensare che ci sia nello stato
di veglia, di sogno e di sonno profondo. Per chi ha superato
questi tre stati, non c'è più rinascita.
1 2 . Unico, esso dimora come anima individuale in ogrù
creatura e apparisce uno e molteplice, come la luna nell'acqua.
1 3 . Come l'etere è compreso in una giara [e], distrug­
gendosi la giara, si distrugge la giara, non l'etere, così [ avvie­
ne per] l'uomo, simile a una giara.
1 4. La pluralità delle forme si dissolve sempre di nuovo,
come una giara ; [l'individuo] ignora che si sia dispersa, ma
[ dissoltesi le apparenze] ha per sempre raggiunto la cono­
scenza.
1 5. Finché è avvolta dall'illusione della parola, [l'anima]
dimora nel loto [del cuore] . Quando le tenebre si san dissi­
pate, scorge allora l'unità assoluta.
1 6. L'eterna parola è il sommo Brahman? Quando essa
sia ridotta a nulla, [allora si ha] ciò che è eterno. Perciò colui
che sa mediti sull'eterno se desidera la propria pace 1•
1 7. Due scienze bisogna conoscere, il Brahman sotto for­
ma di parola e quello che è superiore. Chi s'immerge nel
Brahman sotto forma di parola giunge al Brahman supremo.
18. Il saggio, dopo aver studiato i trattati per realizzare
conoscenza profana e religiosa, abbandoni totalmente i trat­
tati, come chi cerca il grano [lascia] la paglia 2•
19. Il latte delle vacche di vario colore ha un unico colo­
re. La conoscenza è simile al latte, i [ricercanti) variamente
segnati san come le vacche.

I. Intendo la prima frase come una proposta che viene respinta. Infarti sia
nella str. sia nella str. 17 la parola è chiarnmente indicata come uoa tappa sulla
15
via che porta all'acquisizione dd Brahman supremo, che è al di là d'ogni sensa­
zione e d'ogni distinzione razionale.
2. Cfr. str. 5 c anche B.Up., 3, 5, '·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
BRAHMABINDU UPANI�-UI 547

20. Come il burro è nascosto nel latte, così in ogni crea�


tura v'è la conoscenza. Bisogna scuotere sempre [ogni crea�
tura] , servendosi del raziocinio come d'un frullino.
2 1 . Prendendo come corda l a conoscenza s'attizzerà quin�
di il fuoco, [ossia si raggiungerà l'identità J di cui si dice :
<< lo sono il Brahman, indiviso, senza difetto, supremamente
quieto >J.

22. Esso, che è la sede di tutte le creature, abita in tutte


le creature. Per il favore [da esso manifestato] verso tutti, io
sono il Tat, io son Vasudeva, io sono il Tat, io son Vasudeva !

www.scribd.com/Religione_in_Ita
HM!lSA UPANI�AD

La Ha'!lsa Upanif(Jd, che è un testo assai tardo, prende il nome da


un epiteto indicante l'anima individuale, simile a un t( uccello J)

(harpsa = amer), migrante d'esistenza in esistenza fin quando non


raggiunga la liberazione, ossia finché non riconosca la propria identità
con il Brahman, o Siva, il Supremo Spirito, il Paramaharpsa, e non
abbandoni la ninfea del cuore, do\'e risiedono le passioni e i condizio­
namenti propri dell'individualità. I mezzi per raggiungere lo scopo
sono lo studio e le pratiche yogiche : l'anima s'eleverà, superando i sei
cakra e otteoendo via via poteri meravigliosi, che s'accompagnano con
il percepimento di suoni mistici, che sono le varie tonalità del brusio
indistinto (niida) provocato dall'aria inspirata durante la circolazione
nel corpo sottile. Bisognerà tuttavia trascurare l'acquisizione di tali
poteri: l'emancipazione comporta il distacco da ogni fenomeno umano.
In particolare viene raccomandata la ripetizione del mantra Harpso,
Haf!Iso. Il vocabolo è anche onomatopeico del ritmo respiratorio (Haf!l
ncll'inspirazione, So nell'espirazione}, ma nell'iterazione può essere
inteso anche come So 'ham, So 'ha m, (( Quello son io >), con la quale
&ase s'afferma l'identità dello spirito individuato con lo spirito uni­
versale. L'importanza attribuita al marltra sottolinea certamente la pri·
mazia riconosciuta al controllo del respiro, ma anche, a nostro parere,
la necessità di accettare la vita.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
1 . Gautama disse: « O signore che conosci ogni legge,
che sei esperto d'ogni scienza, con qual mezzo si desta la co­
noscenza del Brahman? )),
2. Siva rispose: (( Dopo aver riflettuto su tutti i Veda e
aver conosciuto la dottrina di Siva, ascolta allora da me la
verità, o Gautama, [come fu] rivelata da Parvati.
3. Essa è un segreto che non deve essere divulgato, è si�
mile a un tesoro [riservato] per chi pratica il Yoga, essa che
concerne la conoscenza completa dell'anima e che dà come
frutto la gioia e la liberazione.
4. Io voglio esporre la dottrina del Hatpsa e del Para�
mahatpsa a [te] che sei un novizio padrone di te, in pace,
devoto al maestro.
[La dottrina] è che sempre bisogna ripetere " Ha1pso,
Haf!Jso ". Con tale suono [il respiro] penetra e permane in
tutti i corpi, come il fuoco nel legno, come l'olio nel sesamo.
Chi lo conosce non va alla morte. Dopo aver chiuso l'aper�
tura anale, [il praticanteJ deve far salire il soffio dal centro
chiamato adhiira fino al mat}ipUraka t, dopo essere passato
attorno per tre volte allo svadhi-r!hiina; deve poi, superato
l'aniihata, trattenere i soffi nella viJuddhi, meditare sull'ajna

1. Se:ondo la fisiologia mistica dd Yoga, l'aria inalata ncl corpo deve esservi
trattenuta e poi fatta salire fino alla sommità del capo per il canale della Su!lllllnà,
lungo la quale si trovano sette cakra, o centri. Questi sono: adhiira, o miiliidhiira,
posto alla bao;e della spina dorsale, s.•iidhi!�Mna (regione dei genitali), manipUraka
(regione dell'ombelico), aniihata (regione del cuore), viiuddhi (regione della gola),
a;na (regione t:ra le sopracciglia), brahmarandhra (surura sagittaleJ, che permette
all'aria di uscire e all'anima dì raggiungere il Brahman. Salendo lungo questa via
sì produce un ronzio incessante (niida), che è simile alla risonanza nasale che per·
mane dopo la pronuncia della sillaba sacra Om.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
55' HA�SA UPANI�D

e sul brahmarandhra, realizzare di essere la sillaba Om (ossia


l'Assoluto), e riflettere continuamente sul ronzio che, [ salen­
do] dal centro adhara fino al brahmarandhra, è simile a un
puro cristallo: questo si dice che è il Brahman, il supremo
Atman.
5. [Del mantra Ha'f!ZSO, Hat_nso] l'autore è il Hamsa \
il metro è una mistica gttyatii [di otto sillabe], la diVinità
[cui è dedicato] è il Paramaha1psa, la parte iniziale è Ham,
la parte conclusiva è So, la parte centrale è So 'ham. Di giorno
e di notte si deve ripetere [questo mantraJ 21.6o6 volte \
[pensando] al sole, alla luna, al [Signore J privo di macchie,
al [Brahman] immerso nel mistero : [in tal modo] si riani­
merà lo spirito che risiede nel corpo. Questo [ mantra, unito]
all'invocazione rituale " Ad Agni e Soma, Vaura(', è usato
per il rito del nyiisa 4, che impegna le membra e le mani,
cominciando dal cuore. Alla fine del rito si deve meditare sul­
l'.Atman, ossia sul Haf!Jsa che giace nel cuore dagli otto petali.
6. [Del Haf!J-sa il corpo è così costituito : J Agni e Soma
sono le ali, Om è la testa, il punto che sovrasta la mezzaluna
è l'occhio o la bocca, Rudra e Rudra.ç_i sono i piedi e gli arti,
Kala e Agni i due lati del corpo (destro e sinistro), conoscenza
e rinuncia 5 i due altri lati (superiore e inferiore).
7. Ed esso è il Paramaha�sa, Io Spirito Supremo, che ri­
splende come dieci milioni di soli e penetra in tutto l'universo !
[Finché risiede nella ninfea del cuore] ci sono otto impulsi
[corrispondenti agli otto petali della ninfea] : nel petalo
orientale c'è inclinazione alle azioni sacre, nel petalo sud-

z. Ogni mo.r>tro. è catalogato secondo l'autore, la divinità cui è dedicato, il


metro e così ''ia.
3· n numero dato corrisponde prcssapoco al numero delle inspirazioni com­
piute durante la giomata.
4- n r>yiiso. è una pratica rdigiosa consistente nd toccare cene parti dd corpo
mentre si pronunciano delle formule stabilite.
5· Interpreto questi due ultimi termini seguendo il commentario di N.iiri­
yal)a. Il punto che sovrasta la mezzaluna è l'indicazione grafica ddla nasalit'i
(-.;_.. ) . P.. poi evidente che la corrispondenza tra le varie parti dell'anima, immagi·
nata in forma d'uccello, e le divinità, gli clem=ti rituali e le virtù citate vuoi
indicare l"omososr�nzialità dell'esistente, come apparisce anche più chiaramente
dal!a frase iniziale del paragrafo seguente.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
HAlJISA UPANI[IAD 553

orientale sonno, ignavia e così via, nel meridionale tendenza


alla crudeltà, nel sudoccidentale inclinazione al male, nell'oc­
cidentale tendenza al piacere, nel nordoccidentale desiderio di.
viaggiare e cose simili, nel settentrionale tendenza alla ses­
sualità, nel nordorientale [desiderio di] ricchezze e possesso.
8. Nel mezzo [della ninfea del cuore] c'è la rinuncia,
negli steli lo stato di veglia, nel pericarpo lo stato di sonno,
nell'androceo lo stato di sonno profondo. Il quarto stato [lo si
raggiunge] quando si è abbandonata la ninfea [del cuore] .
Quando l'anima s'è dissolta nel niida, allora si dice che c'è lo
stato che è al di là del quarto, al di là del pensiero, al di là
dello stesso mantra Haf!tso, Haf!tsO. E tutto così avviene per
effetto del [ mantraJ Harpso, Harpso : da esso il pensiero [del
devoto] è mosso 6• [Il devoto] giunge a godere il niida ripe­
tendo [il mantra] dieci milioni di volte: tutto così avviene
per effetto del [ mantra J Harpso, Harpso. Il niida si manifesta
in dieci modi : dapprima come ciflt, poi come ciliciflt, il terzo
grado è come il suono d'una campana, il quarto è come il
suono d'una conchiglia, il quinto è come il suono d'una cor­
da, il sesto è come un battito di mani, il settimo è come il
suono d'un flauto, l'ottavo è come il suono d'un tamburo, il
nono è come il suono d'una cassa armonica, il decimo è come
il rumore d'un tuono. Bisogna tralasciare il nono grado [e i
precedenti} e concentrarsi soltanto sul decimo.
9. Al primo grado [di realizzazione del nada] si ha un
suono simile a cilicifli, al secondo questo scompare, al terzo
sopravviene [come] una spossatezza, al quarto la testa trema,
l O. al quinto il palato trasuda [ambrosia} 7, al sesto si
beve l'ambrosia, al settimo si conosce il mistero, all'ottavo si
possiede la parola,

6. TI concetto alla base di queste frasi sembra essere che il superamento del
piano fenomenico, ossi;, il raggiungimento dd quarto stato e d'uno stato addirit·
tura superiore al quarto, avviene in virtù d'una sublimazione, non d'una nega·
zionc delle capacità individuali. Analogamente nel centro dcl cuore, sede delle
passioni, c'i: la rinuncia.
7· Nella parte posteriore della cavità orale si ba una produzione di ambrosia.
che assicura l'immortalità al yogin capace di raccoglierla.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
554 �SA UPANI�AD

l l . al nono il corpo diventa invisibile e si ha la vista di­


vina, senza macchia, al decimo si raggiunge il sommo Brah­
man, nell'identità fra Atman e Brahman.
1 2. A questo punto l'intelletto si dissolve e nell'intelletto
si bruciano desideri e dubbi, peccati e buone azioni. Appare
l'eterno Siva, nella forma di Sakti, onnipresente, rilucente di
per sé, puro, illuminato, senza fine, senza macchia, per sem­
pre acquietato JJ.
Questa è la spiegazione dei Veda - la spiegazione dei
Veda.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INDICI

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSARIO - INDICE DEI NOMI

A : prima lettera del suono sacro Om ( = AUM); simbolo dello stato di


veglia, 393· 418, so6, 535 sgg.
Abhipratlirin Kak!aseni; personaggio della Ch. Up., 215 sg.
Adhilra ; v. miiliidhiira.
Adhvaryu: sacerdote che mormora, durante il sacrificio, le formule del
Yajurveda, I4, 59· 99· 224· 4)8, 516.
Adhyaya; (( lettura JJ, parte d'un testo sacro, passim.
Adi : terza parte del settemplice siiman; inizio, principio, 187 sgg.
Aditi: u l'Infinità », personificata come madre degli A.ditya, classe di
divinità cui appartiene il sole, 63, 113, r9l) sgg., 202, 210, 212, 451,
'9-7 sg.
Advaita ; ((non dualità >�, denominazione del sistema monistico di
Sail.kara, 17.
Agni: dio del fuoco sacrificate; A. Vaifviinara è il fuoco comune a
tutti gli uomini, simbolo del calore vitale e della funzione della
digestione, 71, 81, II3 sg., 117, 144, 147 sgg., r66, 201, 215, 295,

316, 343 sg., W sgg., 494, 502 e passim.


• 1.gnidh: aiuto del Hotar (v.), 287, 4J8.
Agnldhrlya : uno dei fuochi del sacrificio, 197.
Agnihotra ; sacrificio giornaliero da compiersi al mattino e alla sera;
è sostituito dal priif}iignihotra, 233 sgg., }221 372, f2I sgg., 464 sgg.,
491 sgg. e passim.
Agnifroma: ((lode ad Agni JJ: sacrificio solenne di soma tipico del­
l'epoca vedica, della durata di cinque giorni, ..p8.
Ahaf!J Brahmàsmi: « Io sono il Brahman JJ, uno dei mahiit•iikya, affer­
mante l'unità di tutto l'esistente, 20, 72.
.;,Aha'!Jkiira ; coscienza dell'io, principio dell'individuazione, 392, 400,
4 10.
Ahauaniya: fuoco sacrificale, che, posto a oriente, porta le offerte
agli dei, 197, 222, 225, 391, 426, 466 sgg., 494 sg.
Ahi'f!Jsii: precetto tipico del Giainismo ma accolto da tutte le correnti
religiose indiane, imperante di « non nuocere lJ ad alcun essere
vivente, 29, 210, 49fi sg.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
sss GLOSSA.RlO - INDICE DEI NOMI

Airaf!lmadiya : lago dd mondo del Brahman, 271.


Aitareya Upanirad, 303·311.
Aja, Ajii: <(capro, capra J\ e " innato, innata >l, denominazione e sim-
bolo dell'anima e della materia, 407, 445·
Ajiita.fatru : re di Benares o KaSi, 83 sgg., 313, 334 sgg.
Ajlla: cakra posto nella regione delle sopracciglia, 536, 551.
Ajya: canto del sacrilìcio del mattino, 475 sg.
Akiifa : spazio etereo, che permette la localizzazione di tutte le mani­
festazioni e che si ritrova nell'intimo del cuore, 30, &t-, 86, 111,
120 135, r8r, 205, 236, 26o, 291, 335
sgg., e passim.
Akbar: imperatore moghul (1556-t6os), r8.
Akta : frutto della Terminalia Bellerica, adatto per intagliare i dadi,
255·
Akfara : (( indefettibile » e <(sillaba n, no sgg., 171 sg., 452 e passim.
Allah Upanirad, 9·
Ama: « quello >l, denominazione del trascendente e del principio
maschile, 68, Itis:, 177 sgg., 228.
Amalaka : frutto del mirobalano, 255.
Ambii, Ambtili, Ambikii: nomi di Apsaras e anche di Durga, 317, 450.
Amitaujas : nome del divano dd Brahman, 316 sgg.
Amrta: <<ambrosia >> e « immortalità», 69, 82, 199 sgg., 455, 461 sg.,
494 e ptmim.
Ana Priil}a, 77, 228.
=

Antihata; cakra posto nella regione del cuore, 551.


Ananda : <<beatitudine >>, essenza del Brahman, 118, 291 sgg. e passim.
Anandamaya Ko1a : <<involucro fatto di beatitudine ))1 nome dell'ul-
tima e intima parte della personalità umana, 291 sgg.
Anandavalli: seconda parte della T. Up., 291 sgg.
Ananta : re dei serpenti, 508.
Andhra : regione del Dekkhan centro-occidentale, 431.
Aitgir: nome d'un saggio mitico, 371.
Atigiras: nome d'un saggio; denominazione d'una stirpe di veggenti
vedici cui. è attribuita, insieme agli Atharvan, la composizione
dell'A. V., 174• 293, 371, 382, 388, 430.
Anna: <<cibo n, tutto ciò che è materiale, 184, 228, 243 sgg., 259, 292,
298 sgg., 406.
Annamaya Ko1a : <<involucro fatto di cibo ))' la parte più materiale ed
esterna della personalità, 291 sgg.
Aniruddha: vedi vyUha.
Anquetil Duperron A. H.: (I73I·I8os) autore della tradu:.o.ione in latino
dell'Oupnek'hat, 18, 22.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSARIO - !!>.'DICE DEI NOMI 559

Anrta : ciò che è contrario allo rta, 143, 252.


AntarOtman : il sé interiore, 367, 376.
Antarikta : tt atmosfera », 147 e passim.
Antory«min: tt interno reggitore », epiteto attribuito all'Atman, 33,
HYJ sgg., 406, 418.
Anumati: dea del piacere amoroso, 16:5.
AnunOsika: suono nasale indicato con ...:... , 522.
Anuf!ubh : strofe vedica costituita di quattro ottonari, 148, 430, 501.
AnusvOra : suono nasale indicato con � o con M, 522.
Anuviika : t( capitolo », 283 sgg.
AnvOharyapacana: fuoco sacrifica\e posto a mezzogiorno, su cui si pon­
gono le offerte ai Mani; è detto pure dak_.siT}a, 221, 237, 391, 466.
ApOna: uno dei cinque pr41}a (v.); presiede all'evacuazione e all'espul­
sione del feto, 104, 117, 174, 238, 287, 292, 305 sgg., 390 sg., 430,
461 sg. e pa.s.sim.
Aparajitii : rocca nel mondo del Brahman, 271, 316 sg.
Apas: le acque primordiali, 29, 62, 78, 84, 154 sgg., 229 sgg., 241 sgg.,
259, 440 sg., 451 e passim.
Apsaras: ninfe celesti, 317, 455, 517.
Ara e Ara : lago nel mondo del Brahman, 271, 316 sg.
Arari: nome dei due pezzi di legno che, confricati, producono il
fuoco, 402, 482.
AraT}yaka: libri u silvestri », interpretanti misticamente il sacrificio,
15 sg., 59·
Arjlkiyii: nome di fiume, 441.
Arka sole, 62, 424·
=

Artabhiiga JitratkiJrava : interlocutore di Yajfiavalkya, 101 sgg.


Artha: (( utile n, vantaggio materiale, uno dei fini della vita secondo
la dottrina del trivarga (v.), 523.
AruT}a: personaggio mitico, ro6, 351, 46s·
AruT}i: patronimico di Uddàlaka e di Naciketas, 154, 234 sgg., 241,
354·
Aruilmukha; genti vinte da Indra, 329.
Aryaman: uno degli Aditya, 283, 290.
AJabdabrahman: l'Assoluto che sta al di là del suono, della parola,
della capacità logico-discorsiva, i quali, limitati come sono dal loro
carattere umano, sono impossibilitati a esaurirne l'infinita com­
plessità, 32, 543 sgg.
Asana : u posizioni » adatte per facilitare la meditazione nel Yoga, 38.
Asanya Prill}a Mukhya Prii'f}a.
=

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GWSSARIO - INDlCE DEI NOMI

Asat: <<non esistente >l, sorta di caos originario preesistente alla mani­
festazione, o meglio all'organizzazione, dell'universo sensibile, 29,
31• 2p, 4°9·
Asiknl: nome d'un fiume, 441.
Airama: le quattro << condizioni di vita l> degli appartenenti alle caste
più elevate (brahmactirin, discepolo, g:hastha, capo di famiglia,
viinaprastha, eremita, satpnyiisin, asceta errante libero da ogni
legame con il mondo), 28, 484-
Asura : demoni, figli di Prajapati, 135, 273 sgg., 517, 528.
Aivala : sacerdote, imerlocutore di Yaj.ftavalkya, 98 sgg.
Aivalayana: interlocutore della Kaivalya Up., 481.
Aivamedha: sacrificio del cavallo, il rito più solenne deU'età vedica.
Per un anno intero un cavallo veniva lasciato libero, seguito dall'e­
sercito del re sacrificante, al dominio del quale le terre percorse
dovevano essere assicurate. Infine il cavallo, simbolo di forza e di
vigore, veniva sacrificato, dopo che simbolicamente s'era accoppiato
con la prima regina, 61, 64, 103 sg.
Aivapati Kaikeya : regnante e conoscitore di dottrine arcane, 233 sgg.
Aivattha : Ficus Religiosa, 271, 36s·
Aivin : gemelli divini che annunciano la luce e soccorrono chi li invoca
nei pericoli o nelle malattie, 95 sg., t66, 435, 443• 455 sg., 527.
Atharva>'·iras Upani!ad, 35, 499-509.
Atharvaveda : << Veda del!'atharvan o sacerdote del fuoco ll, quarto
Veda, contenente per lo più formule e scongiuri magici e a lungo
non riconosciuto nel corpus canonico, 14, 19, 87, 293, 369, 383, 415,
499· 508, 519 e passim.
Atidhanvan Saunaka : maestro, 180 sg.
Atigraha: <t superprenditori >l, oggetti dei sensi, senza i quali gli organi
dei sensi non entrano in attività, 101 sg., 502.
A!iki: moglie di U�ti, 181 sgg.
Atiriitra : sacrificio di soma, prolungato fino alla notte, 428.
Ativiidin: « colui che vince nella discussione n ovvero tt colui che par-
la troppo n, 262.
Atman: propriamente pronome riflessivo, tt se stesso n, indica il prin­
cipio della vita nell'individuo, l'anima individuale, che è identica
con il principio della vita cosmica, ossia con il Brahman, 13, 20
e passim.
Atmavid : t< conoscitore dell'Atmau l), epiteto forse del Brahman nella
sua prima ìndividuazione empirica, 425 sg.
Àtreya: sacerdote brahmanico, 475 sg.
Atri : veggente vedico, 88, 443·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSA-RIO - INDICE DEI NO}Il

Aurangzeb : imperatore moghul (tfis8-I70'J), 18.


Aurobindo Ghosh : filosofo e mistico indiano (t872-1950), 17 sg.
Aurva : fuoco sottomarino esistente nel mezzo dell'oceano, 488.
Avabhrtha: bagno purificatorio dopo la conclusione del sacrificio, 210.
Avatiira: <>discesa >J o manifestazione sulla terra, in forma umana o
ferina, dell'Assoluto, con riferimento specialmente a Vi�u, 438 sg.
Avidyii: <<ignoranza )) della vera realtà, 134, 172, 348, 356, 373, 400,
4"9·
Avyakta : <<il non evoluto >>, condizione precedente alla distinzione
della pluralità fenomenica, 36o, 366, 401.
Ayiisya Angira.>a : nome d'un veggente vedico, attribuito anche al
respiro vitale che sta nella bocca, in quanto essenza vivificante del­
le membra (atigiiniitp rasa), 66 sg., I74·

Bahispavamiina: inno introduttivo del sacrificio, 184.


Baka Diilbhya ; nome d'un udgiitar, 174, 184.
Ba!Jki: v. Gìirgya Biiliiki-
Barhìs : sorta di glaciglio di erbe sul quale venivano invitati ad ass!-
dersi gli dei in occasione del sacrificio, 513.
Barku ViirPJ«: maestro, 121.
Bii!kala-Mantra Upanifad, 35• 485-490-
Baudhtiya11a Dharmafdstra : trattato giuridico, composto fra il 500 e
il 200 a. c., 431.
Bhadra : nome d'una melodia; nome d'un mese, 318, 523.
Bhaga : epiteto di diverse figure divine, << eccellenza, beatitudine l>, 527.
Bhagavadffttii : << canto del Beato ))' pocmetto filosofico-religioso appar-
tenente al VI libro del Mahiibhiirata, contenente la dottrina di
K.f-?Da, imperniata sull'azione disinteressata compiuta per amor
di dio, 24, 28, 33, 348, 358, 397·
Bhagat•at: « venerabile, beato >1, epiteto di Vi�_r:�u ma anche del Brah­
man e di Siva, 505, 515.
Bhakti : " devozione fiduciosa >> del fedele verso la divinità, special­
mente Vi�.çtu-Kn.çta, pronta ad aiutare il devoto e a farlo « parte­
cipe >> (rad. bha1) della natura divina, 17, 33 sg., 36, 397, 400.
Bha!l : radice significante (( parlare », 63.
Bharadvr1ju : veggente Yedico, 87.
Bhargas: « splendore l> dell'occhio e del sole, 424·
Bhtirgat•a Vaidarhhi: interlocutore della Pr. Up., 385, 387.
Bhilskararaya : commentatore delle Upani!ad (sec. XVIII), 17.
Bhava : epiteto di Siva, 424·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSS_�RlO - INDICE DEI NOMI

Bhogya : <<ciò che deve essere fruito JJ, epiteto della prakrti (v.), ovvero
della natura nelle sue varie manifestazioni, 401.
Bhoktar: « fr-uitore », ossia lo spirito individuato, che risulta cosl legato
al pluralismo fenomenico, 401.
Bhrguvalli: terza parte della T. Up., 298 sgg.
Bhrgu Varu!Ji: antico saggio, 298 sgg.
Bhii�, Bhuva�, Sva� : le tre formule sacre (vyà�rh) indicanti rispetti­
vamente la terra, l'atmosfera, il cielo, 143, rg6, 224 sg., 285 sg.,
423 sg. e pauim.
Bhujyu Liihyayani: interlocutore di Yaj6avalkya, 103 sg.
Bhiiman : « l'infinito lJ, 253, 263 sg.
Bhiitamiitrii: particella di sostanza, 331 sgg.
Bindu : segno diacritico indicante l'anusviira, 543·
Brahmll: personificazione del Brahman neutro, primo aspetto della
Trimiirti, derrùurgo cui è riservato il compito di creare il mondo
sensibile, traendolo fuori dal caos primigenio, tg, 348, 405, 410, 414,
43 1, 453 sg., 464, 516 e passim.
Brahmabindu Upanifad, 32, 419, 424• 543-547·
Brahmacarya: il primo degli iilrama (v.), 26], 270 sg., 464 sg.
Brahmaciirin : discepolo nel primo degli iiSrama (v.), astretto allo stu-
dio e alla castità, 215.
Brahmadatta Caikitiineya : nome d'un udgiitar, 68.
Brahmaloka: mondo del Brahman, 136, 269 sgg., 316 sgg.
Brdhman: l'Assoluto, di natura spirituale, identico all'Atman (v.),
causa efficiente e materiale dell'intero universo, 15, 19 e passim.
Brahmdn : il quarto sacerdote che in silenzio sorveglia lo svolgimento
del rito e interviene per ovviare agli errori o alle omissioni degli
altri sacerdoti, 14, rg, 32, 99 sg., 223 sgg., 287, 446, 455, 46s"·
Briihma!Ja: appartenente alla prima casta; testo liturgico relativo ai
singoli Veda; denominazione dei capitoli di alcune Upanifad, n,

15 sg., 32, 35, 64, 293, 397 e passim.


Bràhma!JiicchaT[Isin : aiuto del sacerdote brahmJn, 496.
Brahma'!'Aspatì, Brhaspati : dio vedico, u signore della formulazione
dei sacri testi )), 68, 174• 195, 283, 290, 296, 439 sg., 456, 493 sg.
Brahmarandhra : '' foro del Brahman n o {< foro che conduce al Brah­
man », sutura sagittale attraverso la quale fuoriesce l'anima indivi­
duale per riunirsi all'Assoluto, 37, 533 sgg., 551 sgg.
Brhadaraf}yaka Upanifad, n, 20 sgg., 5g-r68, 173, 226, 313, 388 e
passim.
Brhat: nome d'una melodia, 192, 318, 430, 466.
Brhaii: nome d'una strofa, 68.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSAli.IO • INDICE DU NOMI

ro.Buddhi: u intelligenza», riflesso, nell'individuo, della conoscenza pro­


pria dell'Assoluto, 36, 36o, 392, 410.
Budila Aivatarilivi: brahmano ricercante la verità, trasformato in ele­
fante, 147 sgg., 233 sgg.

Caikitiiyana Diilbhya : dotto brahmano, 180.


Cakra : ''centri)' o ostacoli in forma di fiore di ninfea, posti, secondo
il Yoga, lungo il canale della Surumnii, 37, 537 sgg., 549 sgg.
Cakralu"!J-tfa : epiteto di Nandin, aiutante e cavalcatura dì Siva, 437·
Ciik_sufi: ninfa del mondo del Brahman, 317.
Ca!Jtfiila : uomini dì casta infima, 233, 240.
Candra : dio della luna, 83, 156 sg., 2_32, 3o6, 315 sgg., 386 e passim.
Caturtha: v. Tur"iya.
Chiigaleya Upanirad, 35, 473-478.
Chandas: inno metrico, 176, 513.
Chandoga : cantore, 169, 516.
Chiindogya Upanirad, n, 16, 24 sgg., 30 sgg., 59, 132, 151, r69-279,
313, 388 e passim.
Citra Giiilgyiiyani: principe edotto delle dottrine segrete, 315.
Cii/a Bhiigavitti : maestro, r6r.

Da: sillaba iniziale di dama, n dominio dì sé ))' diina, ''liberalità )J,


dayii, '' compassione n, che sono i principali doveri del brahmano,
141 sg.
Dadhyafic .Atharvat}a : essere mitico, 95 sg.
Dakra : personaggio mitico, simbolo dell'intelligenza creatrice, al quale
è attribuita la funzione di demiurgo, yz8.
Dakri!'a: v. anviihiiryapacana, 225• 372, .p6, 494 sg.
Dàrii SIJUkoh : principe moghul (1615·1"659), studioso delle religioni
indiane, 18.
Deva, Devatii: divinità celesti; denominazione degli organi di senso,
66.
Deva{iputra : matronimico di Knl)a, zn.
DevanJgari: scrittura indiana, degna della <1 città degli dei )J, 17.
Devaylina: << via degli dei );, per la quale sì sale al cielo per non più
tornare sulla terra, 26, 1_32, 145, 154 sgg., 223, 229 sgg., 316 sgg.,
386.
Det•"i: " la dea )}1 epiteto della paredra di Siva, 525 sgg.
Devi UpaniraJ, 35· 525-531 .
Dhiira!Jii: " fissazione " della mente s u un oggetto circoscritto, sesto
membro del Yoga, 38, 537 sgg.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSARIO - INDICE DEI NOMI

Dhariipotar: aiuto del sacerdote brahm&n, addetto alla purificazione


dell'acqua, 496.
Dharma: tutto ciò che s'attiene al dovere religioso e alla giustizia,
secondo la concezione del trivarga (v.), 73, 81, 523.
Dhan;a: pratica per ottenere soddisfazione d'un affronto, 320.
Dhlitar: divinità vedica, ordinatrice del creato, 166.
Dhylina : ((meditazione >>, settimo membro del Yoga, 38, 257·
Dhyiinabindu Upanirad, 419.
DUr: epiteto del priil}a, 66.
Durgli: ((l'inaccessibile JJ, consorte di Siva, figlia del Himalaya, 438,
442, 525 sgg.
Diirva: erba sacra, usata nel sacrificio, 438, 523.

Ekarri: fuoco sacrificale, 494 sg.


Ekavìtpia: nome d'uno storna, 430.

Ga!la : esseri semidivini, seguaci di Siva e capeggiati da Ga.I_1-apati o

Ga�da, 437, 519 sgg.


Ga!Japati Upanirad, 35, 519-524·
Gandhiir a: regione e popolazione intorno all'odierna Peshawar, 251.
Gandharva: esseri serrùdivini, musici celesti, 62, 130, 295, 436 e passim.
Giindhl, M.K.: (186g-tg48) sua opinione sulle Upani;ad, 347·
Gardabhìvipita Bhiiradviija : maestro, 121.
Gargl VJcaknavi : interlocutrice di Yajfi.avalkya, 106, 110 sgg.
Gargya Baliiki: interlocutore di AjataSatru, 83 sgg., 313, 334 sgg.
Garhapatya : ((domestico Jl, il fuoco centrale del sacrificio vedico, desti-
nato a non spegnersi mai, 197, 221, 391, 425 sg., 466, 494 sg.
Garurja : uccello divino, cavalcatura di Vigm, 438 sg.
Gautjapada: autore della Klirìkii, commentario alla Mii. Up., 17, 415.
Gauri: consorte di Sin (v. Durgii), 501.
Gautama: nome di farrùglia di Uddalaka Aruçi e nome d'un veggente
vedico, 87, 106 sg., 155 sgg., 230 sgg., 351 sgg., 551-
metro vedico, costituito di tre versi di otto sillabe ciascuno, e
Gayatr"i :
denominazione della slivitri (v.), composta appunto con tal metro,
147 sgg., 199, 204 sgg., 409, 429, 451 sgg., 501, 508, 522, 552.
Ghora Angirasa : maestro di KHI)a Devakiputra, 211.
Gliiva Maitreya Baka Dalbhya.
=

Goituti Vaiyiighrapadya: discepolo di Satyakama, 228.


Graha: <( prenditore l•, epiteto degli otto organi di senso, 101 sgg., 502.
Grhastha : capo di farrùglia, astretto ai doveri dd secondo iiJrama (v.),
279·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSiiJllO - INDICE DEI NOMI

Gu!la: i tre costituenti o modi di essere (sattva, rajas, tamas) della


prakftì o natura, dal variabile rapporto fra i quali tutto procede
secondo il Sii-rp khya (v.), 31, 400, 410, 412, 414, 535·

Ha-rpfa: cigno o oca selvatica, simbolo dell'anima migrante. L'itera­


zione del vocabolo è considerata rappresentativa dell'attività rcspi­
Tatoria, 400, 413, .f24, 549 sgg.
Hatpfa Upani[ad, 536, 549-55+
Hanta : invocazione usata per rivolgeTSi agli uomini, 144, 46o.
Hari: epiteto di Vi�I)U (<< color del fuoco ))), t8, 448, 456, 5n.
Haridrumata Gautama: maestro di Satyakàma, 217 sgg.
Hd!hayoga : t< Yoga violento ''• denominazione d'un tipo d i Yoga diret­
to a ottenere una realizzazione spirituale, che si traduce nel supe­
ramento delle capacità e delle necessità abituali dell'uomo, per
mezzo d'una costrizione imposta con la disciplina alle funzioni fisi­
che e psichiche, 38.
Havirdhana : carri impiegati per portare sul luogo del sacrificio le
piante del soma, 403.
Hiilkiira: la sillaba sacra Hiil, pronunciata come introduzione al canto
rituale, 160, 184> 186 sgg.
Hira7_1yagarbha: <<il germe d'oro))' epiteto del demiurgo cui è attri­
buito l 'ordinamento, o la manifestazione sensibile, dell'universo,
410, 424· 435· 446·
HitJ: <<benefiche ''• epiteto delle p..ooo vene o canali che si dipartono
dal cuore (hrdaya), mettendolo in comunicazione con il sole, ai cui
raggi esse corrispondono. In esse l'anima si ritira durante il sonno,
86, 124, 128, 338.
Hotar: sacerdote cui è assegnata la recitazione degli inni del !J.. V., 14,
99 sg., 177, 224 e passim.
Hrdaya: cuore, 30, 86, n6, 122, 132, 142, 144, 205 sgg., 26] sgg., 423,
447 sgg., 535 sgg. e passim.
Hu m : interiezione usata nel sacrificio e nella meditazione, 185.

ltfti: nome d'una mitfi (v.), corrente lungo la spina dorsale; divinità
pastorale, 37, 16], 495, 540.
!datpdra : nome arcano di lndra, 308.
ilya : albero nel mondo del Brahman, 316 sg.
lndha: nome di Indra, « il fiammeggiante )>, 123.
lndra : divinità vedica, re degli dei, amante della guerra e attaccato ai
piaceri della vita, 73 e passim.
lnJradyumna Bhd/lavr:ya : ricco brahmano ricercante la verità, 233 sgg.
lndu: dio della luna, 424.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSARIO - INDICE DEI NOMI

lfiina, i.fvara ; u il Signore n, nome di Siva, dio e principio supremo,


73. 397• 499 sgg., 506.
iJa Upanirad, n, 28, 59· 134, 149, 345-349, 427·
ltihiisapurii�a; poemi epici e leggende antiche, gr, 120, 139, 201,
253 sgg.

Jabiilii : madre di Satyakàma, 122, 216 sgg.


Jagaii: strofe vedica di quattro versi di dodici sillabe ciascuno, 210,
430, 501.
famadagni: veggeme vedico, 87.
Jana Sarkariikrya : ricco brahmano ricercante la verità, 233 sgg.
ftinairuti Pautriiya!Ul; principe o ricco signore, protettore di Raikva
(v.), 213 sgg.
Janaka : re di Videha, celebrato per liberalità, 83, 98, 119 sgg., 149, 334·
fiinaki Aya�sthii!la: maestro, 161.
fiitavedas : <<conoscitore delle creature n, epiteto di Agoi, 343·
Jitvan Sailini : maestro, ug.
[ivanmukta : << liberato in vita )), l'asceta che già in questo mondo ha
raggiunto la perfezione, 27, 39, I33·
Juhil: cucchiaio per le Jihagioni, 208.

Ka: pronome interrogativo, designante il primo principio, concepito


sotto forma personale ma non passibile d'ulteriore determinazione,
448.
Kabandha Atharvara: nome d'un gandharva, 107.
Kabandhin Kiityiiyana : interlocutore della Pr. Up., 385.
Kahola Kau/itakeya : interlocutore di Yajfiavalkya, 105.
Kaivalya: << isolamento l' da tutto ciò che è legato al mondo e alle sue
apparizioni, 479 sgg.
Kaivalya Upanirad, 35, 479"�4-
Kakfivat: veggente vedico, 440.
Kiila : il tempo, 399, 411 sg., 425, 482, 503, 522.
Kiilakiilija: demoni combattuti da Indra, 329.
Kam: << felicità l>, epiteto del Brahman, 221.
Kiima; « amore >>, uno dei tre fini della vita dell'uomo, 523.
Kanva: padre di Medhatithi, 48J·
Kiil}va : scuola dei Viijasaneyin, seguaci del Y. V. bianco, 59·
Kapila: mitico fondatore del sistema Sarpkhya, 409.
Karmadeva: dei tran�itori, che son giunti alla loro provvisoria dignità
per mezzo delle opere compiute, 29f}.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSA!I.IO - INDICE DEI NOMI

Karman: anticamente 11 azione sacrificale ))' poi << azione >> in generale,
che comporta un<[imerito da usufruire su questa stessa terra dove
s'è compiuta 1' azione, in questa o in una vita successiva, che è
determinata quindi nella condizione di partenza dalla qualità.
morale dell'azione compiuta, 24 sgg., 34, ro3, n8, 133, 317, 345
sgg., 359> 400, so6, 54'·
Karu{Jii : << compassione n, precetto e sentimento fondamentale del bud­
dhista verso tutte le creature, 29.
KiiJi = Benares, no, 334·
Kaiyapa : veggente vedico; epiteto di VigJ.U nel!'avatara come tarta­
ruga, 87, 439·
Kafha o Kiifhaka Upanirad, 11, 25, 27, 33 sgg., 351 36], 378, 381, 403, -

413, 431, 434· 473·


Katyiiyanl: consorte di Siva; moglie di Yajfiavalkya, 89, 137, 438.
Kausalya AJvalayana : interlocutore della Pr. Up., 385, 389.
Kaufitaki: maestro di dottrina, 1']6 sg., 319, 323 .

Kaufitaki Upanirad, n, 26, 30, 34, ]8, 83, 132, 156, 271, 313-338,
386 sgg.
Kava;a Ailii;a : saggio di umili origini, 475 sg.
Kena Upani;ad, n, 339-344·
Kha: spazio etereo, 221.
Kha'!�a, '' sezione >>, passim.
Khilakii{J�a : 11 parte aggiuntiva », terza sezione della B. Up., 59·
Kim : pronome interrogativo neutro, indicante il primo principio im-
personale, 448.
Kola : frutto della Zizyphus Jujuba, 255·
KoJa : i cinque l< involucri », costiruiti di cibo, respiro, mente, cono­
scenza, beatitudine, in cui s'evidenzia il Brahrnan-Atman, Uh, 291
sgg., 320, 421.
Krf'.w : avatiira di Vi�1_1u (v.).
Krf1Ja Deva{iputra : discepolo di Ghora Aiigirasa, 2II.
Krta : il colpo vincente al gioco dei dadi, 213 sgg.
Kratriya : guerriero, appartenente alla so:onda casta, 73, 83 sgg., 146
sg., 233, 278, 315, 334, 337·
K;urikJ. Upani[ad, 537-541.
Kubera : dio della ricchezza, 208.
Kumi!rakarita : maestro, 163.
Kumbhaka : ritenzione dell'aria inspirata nel torace paragonato a una
« giara ))' 536, 539·
Kul}dalini: « l'avvoltolata n, nome dell'energia vitale che, secondo la
fisiologia mistica del Yoga, giace alla base della colonna vertebrale

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSARIO - INDICE DEI NOMI

e che, destata con apposita procedura, s'innalza fino a raggiungere


la sommità del capo per ricongiungersi con _lo Spirito universale,
37 sg.; v. anche 533 sgg.
Kuru : popolazione abitante nei pressi dell'odierna Delhi, 98, us, 334·
Kumkretra : <<campo dei Kuru >>, regione pianeggiante nei pressi delc
l'odierna Delhi, 476.

Lakrmi : dea della fortuna, consorte di Vi�ry.u, 528.


Layayoga : « yoga della dissoluzione >>; metodo per eseguire la distru­
zione del pensiero, ossia il superamento di ciò che, in quanto pen­
siero, ancor partecipa dell'attività e dell'individualità terrene, 38.
Lokamp[1Jéi : nome dei mattoni impiegati nella costruzione dell'altare
del fuoco, 488.

M: terza lettera della sillaba sacra Om, simbolo dello stato di sonno
profondo, 393. 4I8 sg., so6, 535 sgg.
Madhuka Paiilgya : maestro, I6I.
Madhukéi"!tfa ; <! sezione del miele ))' comprendente le due prime let-
ture della B. Up., 59·
Madhva; filosofo indiano (sec. XIII), commentatore delle Up., I] sg.
Madhyandina : scuola dei Viijasaneyin, 59-
Madra : popolazione del Panjab, 103, w6.
Maghavat: << liberale », epiteto di Indra, 275 sgg., 325, 343·
Mahacamasya: nome d'uno rri, 285.
Maha� : sacra interiezione, 285 sgg., <f29, 502.
Mahiiruiriiya'/}0 Upanifad, n, 234, 322, 390, .pt, 431-469, 481, 491.
Mahéiriir(ra : regione attorno a Bombay, 519.
Mahat : << il grande >>, organo o facoltà della ragione, che evolve,
secondo il Siltpkhya, dalla materia primordiale, 360.
Mahaii Miitril; <<grande misura >>, parte dell'Assoluto che rimane al
di là d'ogni individuazione empirica, 424·
MahéiviikJa: « grande parola n, quintessenza dell'insegnamento del-
le Up. 20, 521.
Mahiivira : nome dei vasi usati nel sacrificio, 475 sg.
Mahefwra: « grande Signore ll, epiteto di Si va, 499 sgg.
Mahidiisa Aitareya : antico saggio, maestro delle dottrine dell'Ait. Up.,
:uo.
Mahiman : nome delle coppe usate nel sacrificio de!l'a�'vamedha, 6r sg.
Maitriivaru"!a: aiuto del hotar, 496.
Maitriiya"!iya : scuola del Y. V. nero, fH.
Maitriiya"!iya Upanirad, n, .p1-430.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSAlUO - lNDtCE D:El NOMI

Mailreyi: moglie prediletta di Yaj6avalkya, 89 sgg., 137 sgg.


e: Manas : « mente n, organo di senso che presiede all'attività dei sensi e
appartiene alla sfera dell'individualità fenomenica, 32, 77 sg., 122,
:2:1.4, 244 sgg., 255, 291, 299 sgg., 332, 431 e passim.
MtinMa YaJt1a: << Culto mentale >;, 431, 466.
Miinasi: ninfa del mondo del Brahman, 317.
Mtir;r!Ukya Upani[ad, n, 22, 415-419, 424• 483.
Ma�ipuraka: cakra (v.) situato nella regione dell'ombelico, 551.
ManoTJUlya Koia : << involucro costituito di pensiero Jl, costituente una
parte della personalità umana, 293·
Mantra : formula sacra o versetto usati nella liturgia, 35, 323, 438,
452, 522 sgg., 549·
Manu: il primo uomo e il primo legislatore, p., 204, 279, 448, 529.
Manyu: personificazione dell'ira, 452.
Marman : punti vitali esistenti, secondo il Yoga, in varie parti del
corpo, 537 sgg.
Marudvrdhti: nome di un fiume, 441.
Marut: dei del vento, 73, 203, 430, 440.
Marutvaiiya: inno cantato al sacrificio di me=ogiorno, 475 sg.
Miitariivan : epiteto del dio del vento e del fuoco, 343, 389, 528.
Matsya : popolazione abitante nella regione del Jumna inferiore, 334·
Mtiyti: <<forza magica, illusione n : dapprima è la potenza magica che
hanno gli dei di manifestarsi sotto varia forma, poi è il velo che
impedisce di vedere la vera natura dell'Assoluto e quindi è lo
stesso mondo fenomenico, che è pura parvenza di fronte alla sola
realtà dell'Assoluto, 28, 408.
Medhiitithi: figlio di KaJ;�.va, rapito in cielo da Indra, 485 sgg.
Afimil'!lsii: dapprima <<ricerca !!, poi denominazione d'un sistema
rivolto all'interpretazione della liturgia sacrificale, 17.
Mitra : uno degli Adùya, 283, 290, 430, 527.
Mokfa : << liberazione, emancipazione n, stato dell'anima emancipata
dai leganù del mondo materiale, 523.
Mrtyu: dio della morte, 62 sgg., 73, 195, 295, 305 sg., 448, 456 sg.
Mudgala Upanirad, 35, 5l l-518.
Muhi,rta: misura di tempo, istante, guardiano del mondo del Brah-
man, 316 sg.
Mukhya pni�a: il respiro nella bocca, 172 sgg.
Muktikii Upani[ad, 9·
1./U/iidhiira : uno dei cakra (v.) posto alla base della colonna verte.
brale, 551 sgg.
Mu�tfaka Upani[ad, I I , 22, 358, 365, 369-382, 413, �� sg.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
57° GLOSSARIO - INDICE DEI NOMI

Niiciketa: rito del fuoco, cosl denominato dal giovane Naciketas, cui
fu rivelato dal dio Yama, 351 sgg.
Naciketas: protagonista della K. Up., r6, 351 sgg.
Nada : <<risonanza ''• sia della sillaba Om, sia della Kur;ij.alinl quando
s'innalza lungo la Sufumnii, 536, 549 sgg.
Nil{ii: <<canali '' lungo i quali, secondo il Yoga, circola nell'individuo
l'energia vitale, 37, 86, 540 sgg.
Naimira : foresta sacra, dove fu narrato H Mahiibhiirata, ry4, 475 sg.
Nrika Maudgalya : maestro, 163, :288.
Nandike1vara, Nandin : cavalcatura e aiutante di Siva, 437·
Niirada : antico veggente, 253 sgg.
Niiriiya� : <<colui che viene tra gli uomini >>, epiteto del demiurgo e
poi specialmente di Vi�u; commentatore delle Upanifad (sec. XIV),
17, 36, 424, 431 sgg., 438, 445 sgg., 461 sg., SU sgg., 529, 533·
Naudhasa: nome d'una melodia, 318.
Neti, Neti: determinazione puramente negativa dell'Atman; significa
11 No, no! >>, ovvero <<Non cos�, non così », 8g, 117, 124, 136, 140.
Nìdhana: parte finale della melodia, 187 sgg.
Nirgu�a : <1 privo di attributi >>, epiteto del Brahman scevro d'ogni con­
dizionamento e al di là d'ogni immaginazione umana, 341.
Nirvii'l}a : la condizione in cui 11 s'estinguono >> desideri, interessi, im-
maginazioni della vita empirica, 541.
Nivid : formula d'invito al sacrificio per gli dei, 112.
Niyama : « obblighi », secondo dei membri dd Yoga, 38.
Nya : nome d'un lago nel mondo del Brahman, 271.
Nyagrodha : Ficus Indica, 250.
Nyasa : pratica religiosa, consistente nel toccare determinate parti del
corpo mentre si pronunciano delle formule rituali, 449, 552.

Om: sillaba sacra, divisa dapprima in tre, pot m quattro fonemi


(A, U, M e la risonanza nasale che permane dopo la pronuncia dei
tre primi fonemi), 22, 32, 171 sg., rg6, 287, 358, 383, 393• 415 sgg.,
429, 499 sgg., 533 sgg., 539 sgg. e passim.
Oupnek'hat: traduzione persiana di cinquanta Upanirad fatta eseguire
nel r657 da Dara Shukoh, 18, 22.

Pada : 11 piede, verso », 148.


Paingya : maestro, 320.
Pallcadaia : nome d'una strofa, 430.
Pallciila : popolazione abitante nei pressi di Delhi, gS, 115, 154> 229,
334·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSARlO - INDICE DEI NOMI 57'

PaficariitTa : setta vi;ç.uitica per la quale Vi�1_1u è la prima causa del


cosmo, su.
Pii.!Ji : demoni vinti da Indra, 446.
Parikti : nome d'una melodia, 430.
Paramaha'f!1SO : epiteto del Supremo Spirito, 549 sgg.
Param(q!hin : epiteto dei Supremo Spirito, 46o, 40'·
Paridhi : pezzi di legno usati nel sacrificio, 514.
Parikfit : eroe mitico, 103.
Parjanya : dio vedico della pioggia, 73, 87, 156, 230, 239, 467.
Paruf!JÌ, 441.
Pii.rvaii: « la montanina ll, consorte di Siva, 551.
Paryarikavidyii: u scienza del palanchino ll, esposta nella prima parte
della Kaur. Up , . 315 sgg.
Piiiupata: setta Sivaitica, per la quale il Signore Supremo è Siva Pa-
Supati, (t signore degli animali >>, 499, 507·
Pataftcala Kiipya : maestro, 103, 106.
Patafijali: autore del Yogasiitra, di epoca incerta (IV sec. d. C.?), 35·
Patnisaf!1yiija : ablazioni a varie divinità, 496 sg.
Pauloma: schiere di demoni vinti da Indra, 329.
Piivaka, Pavamii.na: « purificatore », epiteto delle offerte e anche dei
fuochi sacrificati, 426.
Pingalii : una delle principali niiçli, 37, 495, 540.
Pippaliida : maestro dì dottrina, 383-395.
Pìiiica : esseri demoniaci, 493·
Pitryiina : 11 cammino dei padri o dei Mani », donde si roma sulla terra
dopo una sosta nel!a luna, 26, 13
2, 154 sgg., 229 sgg., 316 sgg., 386.
Prabhuvimita: palazzo nel mondo del Brahman, 271.
Priiclnaiiila Aupamanyava: ricco brahmano, ricercante i supremi veri,
233 sgg.
Priiclnayogya : nome d'un discepolo; altro nome di Satyayajfì.a, 235,
287-
Pradyumna: v. vy11ha.
Prahliitliya : demoni vinti da lndra, 329.
Prajiipati: t< signore delle creature >>, dio vedico padre dei deva e degli
asura, creatore dell'universo sensibile; nelle Upanirad è posposto al
Brahman e alle divinità personali come Vi�I}U e Siva, 62 sgg., 78,
141 sgg., 22.f, 272 sgg., 324 sgg., 337, 38:; sgg., -f24 sgg., 431 sgg.,
437 sgg., 493 sgg. e passim.
Priijfia: te l'intelligente », epiteto dell'Atman nello stato di sonno pro­
fondo senza sogni, 417 sgg.
Prajfiii : « conoscenza, coscienza», 120, 128, 3II, 318, 326, 328 sgg.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
572 GLOSSAlUO - INDICE DEI NOMI

PrajfJamatrii: <<elemento di coscienza )l, 333·


Prajiìiitman: l'Atman quando è in possesso della conoscenza suprema,
313, 328 sgg., 338, 477·
·-Prakrti: « natura », sostanza primordiale da cui s'evolve il cosmo,
397 sgg., 407, 514-- 522 sg.
Prffrta : in senso stretto indica il respiro e talvolta l'odorato; in senso
più largo designa l'energia o forza vitale, che è la controparte micro­
cosmica del vento, è per alcuni il primo principio e circola nel
corpo diversificata in cinque soffi (apiina, udiina, vyiina, samiina,
prii7Ja propriamente detto). Talvolta ha il significato generico di
organo di senso, la cui attività dipende dall'esistenza del respiro,
29 sg., 37, 64 sgg., Bo sg., 146 sg., 152 sgg., rJ8, 226 sgg., 238, z6z,
zgz, 313, 319 sgg., 326 sgg., 338, 376, 383-395, 421 sgg., 461 sgg. e
passim.
Priil}fignihotra : « sacrificio ai soffi vitali l>, sorta di sacrificio simbolico
che si compie consumando il pasto giornaliero dopo apposite ceri­
monie purificatorie, attribuendo (o riconoscendo?) carattere sacro a
fatti della vita comune, 431, 461, 463, 491 sgg.
Pranagnihotra Upani[ad, 35, 491-497-
Prii'l}amaya Koia: (( involucro costituito di prii?Ja n, costituente parte
dell'entità umana, 292 sg.
Pra'l}ava Om., 504.
=

Prli!liiyiima: « controllo del respuo n, terzo fra i membri del Yoga,


38, 533 sgg.
Prapti!haka : « recitazione ll, parte d'un testo, 171 sgg.
Praina Upanifad, I I , 24, 381, 383-395·
Prastiiva : preludio dell'inno, 182 sgg., t86 sgg.
Prastotar: aiuto dell'udgatar, �. 182 sgg., 187, 496·
Pratardana Daivodiisi: re discepolo di lndra, 322, 328 sgg.
Pratihiira : parte dell'inno, r8z sgg., t86 sgg.
Pratihartar : aiuto dell'udgJtar, 182 sgg., 187.
Pratiprasthiitar: aiuto de!l'adhvaryu, 49ll-
Priitrda : alwmo, 146.
Pratyiihiira : « ritrazione " dagli oggetti dei sensi, quinto membro del
Yoga, per cui il yogin si chiude al mondo esteriore e si fissa nella
meditazione, 38, 533 sgg.
Praiiga : inno cantato al sacrificio del mattino, 475 sg.
Praviiha�a Jaivali: re dei Paficala, esperto delle dottrine segrete, 154
sgg., t8o sgg., 229 sgg.
Pravargya: cerimonia introduttiva del sacrificio dì soma, 468.
Prayaicitiiya: fuoco che s'immagina esistere nella regione genitale, 494·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSARIO • INDICE DEl NOMI 573

Preritar: t< impulsore ;J, epiteto del dio supremo 10 quanto mette in
moto la ruota delle esistenze, 40I.
Priyamedha: veggente vedico, 463.
Punarmrtyu : « rimorte ;1, termine dell'esistenza nell'aldilà, di cui oscu­
ramente parlano i BriihmaT}a, senza esplicitare se essa comporti un
ritorno in questo mondo, 20, zs, 64, 76, I02.
Piiraka: 1< riempimento l> dei polmoni per mezzo dell'aria inspirata, 539·
Purii1J a: « antichi testi >>, risalenti alla prima metà del primo millennio
d. C. nella loro stesura attuale, fonti inestimabili per la conoscenza
di riti, credenze, atteggiamenti dell'Induismo, 91, 120, 139, 201,
253· .p6.
Purohita : ,, preposto ll, il cappellano del re, gB, 434·
Purufa: " uomo, spirito ». Indica sia il macrantropo originario da cui
rutto l'esistente si genera, sia lo Spirito Supremo in cui tutto si
risolve e cht: tutto domina, sinonimo pertanto di Atman, Brahman,
Vigm, Siva; è anche sinonimo talvolta dello spirito individuato,
69 sg., 76, 125 sgg., 205, 369, 404 sgg., 407, 424, 431, 437 sgg., SI I
sgg., 523 e passim.
Purufasiikta : l'inno IO, go del �· V., secorido il quale tutto l'universo
s'è prodotto dal macrantropo originario, che sacrificò sé a se stesso,
sn sgg.
Pii!an: n il nutritore », dio vedico rappresentante la forza nutritiva
del Sole, con il quale viene poi identificato, 73, 149, 345• 349, 427,
439· 527.

Rad!Uikrishnan S.: (1888-vivente) filosofo e uomo politico indiano, 18.


Rtihu : demone che inghiotte la luna e il sole provocando le eclissi, 278.
Raikva : asceta e maestro, 30, 213 sgg.
Roikvapar!W : villaggio di Raikva, 215.
Roù•ata: nome d'una melodia, 318, 430.
R.Jjana: nome d'una melodia, 194·
� Rojas : u passione, colore lJ, uno dei tre gu!Ja (v.) o modi di essere
della materia primordiale, 400, 407, 529.
Rajayoga : " Yoga regale l>. i:: la forma più alta di Yoga, che accom­
pagna alle p1atiche fisiopsichiche del Ha�hayoga esercizi dì devo­
zione e meditazioni, allo scopo di superare il piano fenomenico, ciò
che consegue al dominio ottenuto sul corpo e sullo spirito, 38.
Riij!ii: nome d'una parte dell'universo, 208.
Rokfas, Riik!asa : demoni nottivaghi, 135, 430, 528.
Ramakn"shna: (1836-1886) mistico bengalese, g.
Riimiinuja : mi�tko indiano dei secc. XI-XII, 17.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
574 GLOSSAlliO • INDICE DEI NOMI

Ram Mohan Ray : (t772-t833) riformatore indiano, 18.


Railgariimiinuja : commentatore delle Upanirad, 17.
Rathantara : nome d'un siiman, 191, 318, .pg, 466.
Rayi: materia, res, 385 sg.
�c: strofe o verso o anche inno di lode, Ifls, 171 sg., 175 sgg., 513 e
passim.
Recaka: <t espulsione 11 dell'aria trattenuta nel corpo, 539·
Revati: nome d'una melodia, 193·
�gveda: ''scienza degli inni 11, il più antico dei Veda, comprendente
ro28 inni destinati a essere recitati dal hotar nelle varie fasi del
sacrificio, 14> 19, 31 e passim.
�i: saggio ispirato, che ha '' veduto l' gli inni vedici, 452, 513.
lf.-ta; tfordine cosmico lJ, del quale son guardiani Mitra e Varu�a (v.).
Rudra : divinità vedica che poi confluirà nella figura di Siva. Come
sostantivo plurale indica una classe di divinità, personificazione dei
venti tempestosi, assai temute e quindi oggetto di culto per con­
quistarsene la benevolenza. L'etimologia è discussa; forse Rudra
significa « il Rosso JJ ed è quindi equivalente di Siva e come questo
divinità prearia, 34, 73, 113, 209, 397, 404 sgg., 446, 449 sgg., 499
sgg.
RudrtlTji : paredra di Rudra, 552.

Sa: « egli n. Denominazione del Puru� e dell'infinito, 514 sg.


Sii: (<questa 11. Denominazione di ciò che è percepibile con i sensi e
del principio femminile, 68, 16:;, 177 sgg.
Sabda : « suono 11, 32, 85, 336.
Sabdabrahman: l'Assoluto manifestantesi come parola, come suono,
32, 543 sgg.
Sac-Cid-.iinanda : uessenza, coscienza, beatitudinell, epiteto dato ail'Ar
saluto nel tentativo d'interpretarne la varia natura 519 sgg. .
.

Sadhya : gruppo di divinità capeggiate da Brahma, 203, 430, 513.


Sagu1_la: << qualificato», epiteto del Brahman non ancor sciolto dalle
immaginazioni terrene, 341.
Sahamiinii: nome mistico d'una parte dell'universo, :mB.
Saibya Satyaktima : interlocutore della Pr. Up., 385, 393·
Sakti: u potenza, energia 11 talora personificata come la consorte di
Siva, il quale per mezzo di lei esplica la sua attività; sinonimo di
prakJti, 37, 399, 554·
Sakvari : verso della melodia 1iikvara, 193, 318, 430
Siilajya: arengo nel mondo dd Brahman, 316 sgg.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSARIO - INDICE DEI NOMI 575

Samiidhi ; u enstasi n, assorbimento nell'Assoluto, ultimo dei membri


del Yoga, 38.
Siiman; << melodia >> del canto liturgico, I6, 68, I6g sgg., I77 sgg.,
186 sgg.
Samiina : uno dei priif}a, t( il soffio comune n che è collocato nel petto
e permette la digestione, n7, 175, 239, 287, 390 sg., 430, 461 sg. e
passim.
Siimllirauas: discepolo di YajD.avalkya, 98.
Siimaueda : (t scienza delle melodie )), terzo Veda che raccoglie i canti
di pertinenza dell'udgiitar, 14, I6 e passim.
Sambhu: u datore di prosperità », epiteto di Siva, 424·
Smphita : le quattro « raccolte )) di �- V., Y. V., S. V., A. V.; ((col­
legamento >> fra varie lettere o varie parole, g, 284, 433-
SiiT?Jl(hya : dottrina filosofica che nella sua forma classica ammette un
dualismo sostanziale tra spirito e materia (puru!a e prakftz). Deve
il suo nome alle analisi e alle <( classificazioni >> che hanno per
oggetto il progressivo evolversi delle individualità fenomeniche dalla
prakftì in seguito allo spezzarsi dell'equilibrio &a i tre modi d'es­
sere o gul'}a deUa prakrti stessa. Concezioni tipiche dd S. si hanno
nelle più recenti delle Upani[ad vediche, 31, 36o, 397 sgg., 409,
412 sgg., 493• 523.
SiiT?Jl(hyal(iiril(ii : « strofe sul Saf!ll(hya ))' opera attribuita a lSvaraknJ;J.a
risalente forse ai secoli intorno all'era volgare ed esponente i prin­
cipi del sistema, 400.
Siif!lkhyiiyana: maestro vedico, 453·
Sarpsiira : rr ciclo delle esistenze '' determinate dall'azione compiuta,
25 sgg., I03, 373, 400, 409 sgg., 515, 535 e passim.
Saf!iuargavidyii: « scienza del Pigliatutto ''• attribuita a Raikva, 213
sgg.
Sanatkumiira o Sl(anda : dio della guerra, 253 sgg.
Sandhyii: crepuscoli del mattino e della sera e cerimonia che si com­
pie al loro giungere, 452.
Siil'}.t/ilya : maestro di dottrina, 22, 207, 211.
Smikara : filosofo brahmanico (788-820 d. Cr.), massimo rappresentante
de!l'Advaita Vediinta, che predica l'illusorietà di tutte le apparenze
rispetto all'unica realtà del Brahman; è anche autore d'un famoso
commento alle Upani_sad vediche, 9, 17, :28, 59, �. 66, 79. 87, 135,
I j8, H)O. 207, 233, 253, 286, 289, 299, 308, 412.
Saiil(ariinanda : autore d'un commento ad alcune Upanifad (XIV sec.),
'7·
Sa1il(ar[al'}a: v. ttyiiha.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSARIO - INDICE DEl NOMI

Sannyiisin o Saf!Jnyiisin : v. aJrama, 43'·


Saptadala : nome d'uno storna, 430.
Sarabha : animale favoloso, 430.
Sarasvati: dea della parola e dell'eloquenza, consorte di Brahma;
fiume dell'Indostan, Iftj, 441, 452 sgg., 475> 528.
Sat: <<ciò che è », denominazione dell'Assoluto donde tutto fuoriesce.
Talvolta indica invece la realtà sensibile (B. Up., 2, 3, 1 ; T. Up.,
2, 6), 29, 31, 88, 169, 241-252, 2940 318, 409·
Satapatha Briihmaf_la : '' Briihmal}a dei cento sentieri n, testo esegetico
del Yajurveda bianco, 25, 59, 124, 207, 234, 305.
Satarudriya : inno del Y. V., 16, 1-66, dedicato a Rudra-Siva nei suoi
cento aspetti, 484.
Sattva : <<bontà, chiarezza 11, uno dei tre guf}a della prak_.rti nel Sii'f!l­
khya; ciò che esiste di più alto e di più puro nel mondo fenome­
nico, 36o, 400, 407, 429, 529.
Satvan : popolazione delt'Indostan, 334·
Satya : ({ il vero JJ, la realtà assoluta, ma talvolta la realtà sensibile
(B. Up., 1, 6, 3); nome di vari esseri divini, 82, 143, 252, 263, 270,
295, 318, 448.
Satyakiima ]iibiila : maestro di umile origine, 12, 122, 161, .216 sgg.,
.2.28, 426.
Satyavacas Riithltara ; maestro, 288.
Satyaviiha Bharadviija : maestro, 371.
Satyayajiìa Paulu[i : ricco brahmano, ricercante la verità, 233 sgg.
Saunaka : maestro, 371.
Saunaka Kiipeya : personaggio della Ch. Up., 215 sg.
Sauryiiyaf}in Giirgya: interlocutore della Pr. Up., 385, 391.
Savitar : << l'incitatore », epiteto e ipostasi del Sole, 184, 402 sg., 424•
441• 453 sg.
Siivitii: la strofe rigvedica (3, 62, 10) in onore del Sole, recitata ogni
mattina, 147 sg., 160 sg., 423, 437, 451 sgg., 50I, 508, 525·
Schopenhauer A.: (1788-I86o) sua opinione sulle Upani[ad, t8.
Siddhi: « poteri JJ straordinari raggiunti dal yogin, 39·
Sikfiì: << insegnameoto JJ fonetico, 283.
Sikfiivalft : prima sezione della T. Vp., 283 sgg.
Silaka Siiliivatya : brahmano, 180 sg.
Sinh•iifi: dea protettrice dei parti, 16) sg.
Siromantra : l< mantra della testa n o « formula capitale >J, recitata in
occasione del prii'l}iignihotra, 427, 453, 494·
s;,. , "" b'"cfico », cpitcw •potrop•ico (o �oc� >m�ntr""'onc di
parola dravidica significante " il Rosso ") d'una divinità probabil-

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSAli-lO - INDICE DEl NOMI 577

mente prearia, conglobante elementi di diversa ongme e assurta,


insieme con Vi�I).U, a posizione dominante a partire dalle più
recenti delle Up. vediche. In Siva coesistono caratteristiche contra­
stanti: è infatti dio degli asceti e della fecondità, è terrifico (come
Rudra) e pronto ad aiutare i fedeli, distrugge i mondi alla fine
d'ogni periodo cosmico e conduce la danza orgiastica che simboleg­
gia il divenire dell'universo. Per i suoi seguaci Siva è il dio supremo
e unico, il Grande Signore, causa efficiente e materiale dell'universo,
che tutto in lui si riassume, 34, 36 sg., 397, 407 sgg., 448 sgg., 479
sgg., 499 sgg. e passim.
Skanda: dio della guerra, 438, 502, 528.
Sm(li : la tradizione <<rammentata >>, comprendente testi normativi di
particolare autorità, tuttavia non appartenenti alla Jruti (v.), 266.
$01jaiin : nome d'una coppa usata nel sacrificio; rito che dura sedici
giorni, 42f!, 440.
Som: interiezione rituale, 287.
Soma: liquore estratto da un vitigno ignoto, sorta di bevanda dell'im­
mortalità offerta in libagione agli dei, e la sua personificazione
come dio. È anche sinonimo della luna, cui venne equiparato per
la somiglianza del colore, 68, 71, 83 sgg., n6, 156, 195, 230 sgg.,
310, 324, 335 sgg., 439 sgg., 468, 496 e passim.
Somasavana: albeso del paradiso del Brahman, 271.
Sraddhii: <<fede 11, 232, 263, 467.
Sriiddha : sacrificio offerto ai Mani, 361.
Sri = Lak�ml, 453·
Sruti: la rivelazione « udita », la sacra conoscenza dei testi del Veda.
Stobha: interiezione usata nel canto liturgico, 184 sg.
Stoma; modo d'esecuzione del canto liturgico, 175• 430.
Stotra : canto liturgico, 175, 182 e passim.
Suhhfitii : nome d'una parte dell'universo, 208.
Suci : <<puro )), epiteto d'un'offerta e t;mche d'un fuoco sacrificale, 426.
Sudhanvan Angirasa : gandharva, 103.
Sadra : appartenente alla quarta casta, 73, 214 sg., 513.
Sukeian Bhiiradviija : interlocutore dalla Pr. Up., 385, 394·
Sukra : « seme, luce n, principio attivo dell'universo, probabile epiteto
di Brahma; nome del pianeta Venere, 348, 430.
SUkfma Sarira : <<corpo sottile ))' non pescepibile ai sensi, che porta le
engrafie delle azioni compiute ed è il supporto indispensabile per­
ché l'anima passi da una forma d'esistenza a un'altra, 34, 132.
Sunaka : nome d'una setta d'asceti ( = cinici?), 475 sg.
Supar�a: personaggio mitico, 465.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSARIO - INDICE DEI NONI

SUrya : dio del sole, chiamato anche Aditya, 143, 149, 189, 199 sgg.,
212, 271 sg., 323, 386, 448 e passim.
SurkabhriJgiira : maestro, 322·
Suromii: nome d'un fiume, 441.
Surumnii; una delle natjì, lungo la quale l'anima o la Km;u;lalìoi
ascendono fino al forarne occipitale, 37, 272, 286, 495, 537 sgg.
Surupti: stato di sonno profondo senza sogni, 21 sg., 127 sgg., 276,
308, 338, 392, 415 sgg., 482, 553·
Sutudii: nome d'un fiume, 441.
Sviidhiffhiina: cakra posto nella regione dei genitali, 551.
Svadhii: interiezione usata nelle offerte ai Mani, r44, 4l'io.
Sva�, Svar o Suvar: una delle vyiihrti, simboleggiante il sole, 143, 159,
196 e passim.
Sviiha : interiezione usata nel rivolgersi agli dei, 144, 158 sgg., 46o sgg.
e passim.
Svapna : << sonno Jl, immagine della morte e della beatitudine finale,
21 sg., 126 sgg., 275, 308, 391, 415 sgg., 482, 553·
Svara : « suono n, 1]4-
Svayambhil: (<esistente di per sé n, epiteto del Brahman, 348, 539 e
passim.
Svetaketu : figlio di Uddalaka, 154 sgg., 169, 229 sgg., 241-252, 315 sgg.
Svetilivatara Upanirad, u, 28, 34 sg., 36s, 378 sg., 397-414, 431, 479 e
pas.<im.
Syaita : nome d'una melodia, 318.

Tadvanam : nome mistico del Brahman (« c'è desiderio di lui n), 344·
Tagore Rabindranath ; poeta e mistico indiano (t861-194I), 18.
Taija.<a : « luminoso u, uno dei quattro stati dell Atman, corrispon­
'

dente al sonno con sogni, 418 sg.


Taittiriya : scuola del Y. V. nero, 281,
Taittiriya Upanirad, n, 20, 35, 75, 130, 281-302, 318, 320, 3ft;, 421,
45'· 40·
Tajjalan : nome segreto del Brahman (secondo Sailkara s'allude al fatto
che tutto nasce, si dissolve e respira in esso), 207.
Talavakiira : scuola del Siimaveda, 339·
eTama.< : « oscurità n, uno dei tre gu!Ja del SiiTfl-khya, 400, 407, 529.
Tantra : propriamente « trama d'un tessuto J), poi dottrina, libro dot-
trinale che vuole insegnare a realizzare !"infinita potenzialità che è
propria dell'uomo per la presenza in lui dell'energia creatrice che
regge l'intero universo, 35·
Tapas: « calore )> prodotto dal praticar l'ascesi e l'ascesi stessa, 63, 145,
1 96, 294, 2!}8, 362, 372, 385, 441 sgg., 464 sgg. e pa.<Sim.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSARIO - INDICE DEI NOMI 579

Taponitya Paurufi.f!i : maestro, 288.


Tat: pronome dimostrativo neutro, assunto per indicare l'Essere, la
Suprema Realtà, per cui nessuna determinazione è esauriente, 241
sgg., 283, 362 sgg., 369, 433 sg. e passirn.
Tat Tvam Asi: 11Tu sei il Tatn, uno dei mahiiviikya o &asi quintes­
senziali delle Upani[ad, esprimente la convinzione dell'unità sottesa
a tutte le manifestazioni, 20, 241-252, 521.
Tei(l$ : « splendore, calore luminoso JJ, uno dei tre elementi primordiali
emanati, secondo Uddalaka, dal Sat, 20 sg., 241-252, 254 sgg., 258
sgg., 266, 433, 467 e passim.
Trayastrùpfa: nome d'uno storna, 430.
Trayi Vidyii : « triplice scienza >> costituita dai tre primi Veda, 14, 176,
322; 448.
Tri!lava: nome d'uno storna, 430.
TrifaiJku: re mitico, 289.
Trif!uhh: strofe vedica di quattro endecasillabi, 209, 430, 501.
Trisuparpa: mantra purificatorio, 454 sg.
Trivarga: u i tre scopi JJ dell'esistenza umana, che sono artha, utilità,
vantaggio materiale, dharma, tutto ciò che s'attiene alla giustizia e
alla religione, k_iima, attività e piacere sessuali. Soltanto un equili­
brato contemperamento di queste varie esigenze della vita indivi­
duale e associata consente di giungere al mokfa, ossia di liberarsi
dal ciclo delle esistenze etemamente r:innovantisi, 28.
Trivrt: nome d'una strofa, 429·
Tryarnbak_a: epiteto di Siva '' trioculo », 457·
Turiya: il « quarto J> stato dell'Atman, che ha superato la veglia, il
sonno con sogni e il sonno profondo ed è al di là d'ogni legame
con il mondo fenomenico; è simboleggiato dalla risonanza nasale
che permane dopo la pronuncia della sillaba Om, 22, 148, 415 sgg.,
553·
Tvaf!ar : divinità vedica, ordinatrice del creato, g6, r65, 329, 433 sg.,
4g6, 527·
Tyam, Tyad: ciò che trascende l'esperienza umana, 88, 114, 294 (con­
tra 318).

U: seconda lettera della sillaba sacra Om, simbolo dello stato di sonno
con sogni, 393, 418, 506, 535 sg.
Udiina : uno dei cinque prii�a, il soffio ascendente .seguendo il quale
l'anima sale al forarne ocdpitale per lasciare il corpo, 104, n7, 239,
287, 390 sg., 430, 461 sg. e passim.
Udailka Saulhiiyana : maestro, 120.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
CLOSSA1LIO - INDICE DEI NOMI

Udaralii!l'filya : discepolo, I8o sg.


Uddiilaka Aru!Ji: maestro, padre di Svetaketu e forse di Naciketas,
31, ro6 sgg., 154 sgg., 229 sgg., 233 sgg., 7.fi-252, 3I5, 35I e passim.
Vdgittar: cantore delle melodie del Siimaveda, 14, 99 sgg., I78 sg., 468
e passim.
Udgitha: la parte più importante del silman, 64 sgg., 171 sgg., 186
sgg., 318, 429.
Udumbara : Ficus lnfectoria, 162.
Uktha : strofe da cantarsi, 81 sg., I46, 179, 322, 330.
Ukthya : rito caratterizzato dalla recitazione di vari inni, .p8.
Umii Haimavaii: consorte di Rudra-Siva, 343 sg., 450, 482.
Upadrava: parte del siiman settemplice, I87 sgg.
Upaghiita : tipo di ablazione, 475·
Upakosala Kamaliiyana: discepolo di Satyakama, 220.
Vpani[ad: probabilmente '' seduta segreta, insegnamento esoterico 11.
Altri interpretano « venerazione >>; altri ancora << correlazione 11, 9
sg. e passìm.
Upasad o Upasada : cerimonia preliminare al sacrificio di soma, 158,
210.
U[asta Ciikriiya�a: interlocutore di Yàj6avalkya, 104 sg.
Urasti Ciikriiya1Ja: maestro, 181 sgg.
Viii : padre di Kak�ivat, 440.
UJinara : popolazione dell'Indostan, 334·
Uttaranàriiya!Ja: seçonda parte del Purufasiikta, 515.

Vac : ''la parola J) considerata anche come creatrice dell'intero universo


e divinizzata (v. anche fabdabrahman), 32, 63 sgg., 77 sgg., ll9 sg.,
144, 151 sgg., 172 sg., 22f, 226 sg., 254> 319 sgg 326, 528 e passim.
.•

Vaik«1J!ha: epiteto di Indra, passato poi a Vi��u e al suo cielo, 84,


335·
Vairiija : nome d'un siiman, 193, 318, 430.
Vairiipa : nome d'un siiman, 192, 318.
Vairiipya : nome d'un inno, 430.
Vailravar:a : patronìmico di Kubera, 523.
Vailviinara : « comune a tutti gli uomini », epiteto di Agni e dell'At­
man; nome simbolico dello stato di veglia. 144, 226, 233 sgg., 417-
Vaifya : appartenenti alla terza casta, dei commercianti e degli agri­
coltori, 73, 233, 278, 513.
Viijapeya : <{bevuta per ottenere la forza >>, uno dei sette tipi di sacri­
ficio di soma, r62.
Viijasaneyin : scuola del Yajurveda bianco, che vien perciò chiamato
Viijasaney"i Saf!lhitii, 345, 515.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSAF.lO - INDICE DEI NOMI

Vajalravasa : patronimico di Udd:llaka, padre di Nadketas, 351 sgg.


Vajro : folgore-diamante, arma d'Indra; forse nome d'un vyiiha, 487
sg., 516.
Valli: < diana l>, sezione di un testo, .28r sgg.
Viimadeva : veggenre ved.ico, 72, 310 sg.
Viimadevya : nome d'un saman, 192, 466.
Viinaprastha : « abitante nelle selve », brahmano che vive il terzo
iiirama (v.).
Varu�a: dio vedico, regnante sul cielo stellato e sulle acque primor­
diali, custode dello rta e implacabile punitore dei malvagi, 73,
ll5 sg., 195, 202, 208, 283, 298, 316, 430, 441 sg., 527.
Varu�i: ipostasi femminile di Varu.ry.a, 441.
Vara!: interiezione usata nel rivolgersi agli dei, 144. 461, 494·
Vasir!ha: veggente vedico, 87, 451.
Vasu : classe di dei capeggiati da Agni, 73, n3, 1çfo sg., 201 sg., 209,
429• 527 sg.
Vasudeva : ipostasi ed epiteto di Vi�I_lu·KHJ?.a, 511 sgg., 543• 547·
VaUfa!: interiezione rituale, simile a Va;a!, 552.
Viiyu: dio del vento, 29 sg., 81, 103 sg., 166, 195, 213 sgg., 283, 308,
316, 343 sg., 434, 448.
Veda : la u scienza sacra » dei brahmani. Comprende �- V., Y. V.,
S. V. e, redatto e accolto nell'ortodossia posteriormente, l'A. V. Per
ognuno dei Veda si hanno le Sa'!lhitii, i Briihma[Ja, gli Arat;yaka
e le Upanirad. In senso stretto con Veda s'indicano le Sarp-hitii,
risalenti in parte all'epoca della penetrazione aria nell'India e testi­
monianza preziosa delle più antiche fasi delia religiosità indiana,
dapprima incentrata sul sacrificio,12, 14, 32 e passim.
Vediiilga : « membra deiVeda n, scienze necessarie per la compren­
sione dei testi sacri, 371.
Vediint4: <<fine del Veda ''· Con tale vocabolo s'if!dicano le Up., che
sono la parte conclusiva dd Veda e, in senso più tecnico, il sistema
filosofico, ispirato a un rigoroso monismo, che ha il massimo rap­
presentante in SaiJ.kara e che considera illusorio tutto ciò che è per­
cepibile con i sensi,14, 17, 38r, 481, .f83·
Vena : « colui che vede " • sorta di spirito che conosce la rivelazione,
436. 44°·
Vibhu: palazzo del mondo del Brahman, 316 sg.
Vicak,ra�a: trono del mondo del Brahman, 3r6 sgg.
Vidagdha Siikalya : interlocutore dì Yajfìavalkya, 112 sgg., l22.
Videha: popolazione abitante a Nord"Ovest dell'odierna Patna, 98,
no, n9 sgg., 334·

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSARIO - INDICE DEI NOMI

Vidyii: <<scienza n che vien distinta in inferiore (scienza dei riti) e


superiore (scienza dell'Atman), 134, 172, 348, 356, 37I sg., 409, 546
e passim.
VijarJ : fiume nel mondo del Brahman, 316 sg.
Vij11iina: <<conoscenza, coscienza n, 86, 92, 110, n8, 125, IJ2, 135, 257,
263, 299, 467 e passim.
Vijftrinamaya Kofa : u involucro fatto di conoscenza n, uno dei com­
ponenti della personalità umana, 293 sg.
Virama: u rinuncia n, 146.
VirJj : sposa dì lndra; immagine umana che appare nella pupilla dd­
l'occhio sinistro; sorta di creatore secondario; nome d'una strofa,
123 sg., I8s, 2I6, 5 13 sg.
Virocana: Te dei demoni e Tappresentante d'una dottrina vagamente
materialistica, 273 sgg.
Viiirfiidvaita: u non dualità del[l'Uno che è] ricco d'attributi n, siste­
ma filosofico-religioso di Ramanuja, r8.
Vipm : divinità vedica e induista, cui è demandata la conservazione e
la protezione dell'univeTSo e delle creature. Con V. e con i suoi
numerosi avatiira e vyUha è specialmente collegato il culto della
b hakti, I8, 36, 165, 283, 36o, 427, 438 sg., 482, so6, sn sgg., 527•
543 e passim.
Vifuddhi: cakra posto nella regione della gola, 551.
Vifviicì: epiteto della dea della saggezza, 455·
Vifve Deva o Viivadeva : originariamente ((tutti gli dei ''• poi nome
d'una determinata classe di divinità, 73, I85, 1<)6 sgg., 430.
Viivakarman: ((creatore di rutto n, personificazione del potere crea-
tivo, 433 sg.
ViJvamitra : veggente vedico, 87, 453·
Vifvifvasu: genio lascivo, 16<;.
Vitastii : nome d'un fiume, 441.
Vituda : essere demoniaco, 461.
Vratya: stirpi arie non brahmaniche, 388.
Vrtra : demone che teneva prigioniere le vacche celesti (le acque?),
vinto da lndra, 439 sg., 485.
Vyiihrti: u interiezione sacra n, ·423·
Vyana: uno dei cinque prii!Ja, il ((soffio trasversale >l che presiede alla
circolazione del sangue, 104, n7, 174 sg., 238, 292, 390 sgg., 430,
461 sg. e prwim.
Vyilha : (<emanazione ll. Secondo la teologia visnuitica propria spe­
cialmente dei Paftcariitra, dal supremo principio, che è anche la
causa unica della liberazione, si sviluppa progressivamente il mondo

www.scribd.com/Religione_in_Ita
GLOSSARIO - INDICE D:El NOMI

delle cose e delle creature, attraverso varie manifestazioni, che sono


i vyaha e che portano nomi di persone appartenenti alla leggenda
di Knl)a. Il supremo principio è Vig:tu, o Vasudeva, o NarayaJ:_J.a;
sue progressive emanazioni sono Sailkar?J?.a (la materia primigenia
e l'anima universale), Pradyumna (origine razionale del cosmo),
Aniruddha (la coscienza individuale), S I I sgg.

Yajamlina: ''colui che ordina il sacrificio JJ, pagandone le spese e


godendone i frutti, 69, 99, 1g6, 224, 4g6.
Yajtia : u sacrificio ''• centro del culto vedico, 75, 196, 209 sg., 224, 271,
281 sgg., 372 sgg. e passim.
Yajflaualkya Vitjasaneya : celebre maestro upani�dico, 13, 21, 59, 70,
� sgg., 98.-140, 151, 161, 273.
Yajftaual{iya Kitl}#a : sezione della B. Up., comprendente la terza e
quarta lettura, 59·
YajiiJyajfiìya : nome d'un siiman, 193 sg., 318.
Yajflopavlta : il cordone sacrificale, portato dai membri delle caste più
alte, 323.
Yajurveda: '' Veda delle formule sacrificati >J, di pertinenza del!'adh­
varyu. Si distingue il Y. V. bianco, che comprende soltanto le for­
mule, dal Y. V. nero, che comprende anche elementi di commento
e di esplicazione, I{. 59, 91, 139, 146, 253 sg., 281, 345, 351, 397,
f2I, 431, 473 e passim.
Yak,>a : essere semidivino, abitante nelle foreste, 430.
Yama: dio della morte, 73, n6, 208, 337, 351 sgg., .p8, 456, 503.
Yama: " obblighi l>, prescrizioni negative costituenti il primo membro
del Yoga, 38.
Yamunii: nome di un fiume, Jumna, 441.
Yoga : <; controllo n, dominio dei diversi componenti della personalità
umana per mezzo di una disciplina fisio-psichica. In tal modo s'ot­
terrà l'unione (altro significato legittimamente attribuito al voca­
bolo) tra l'anima individuale, monda di ogni legame con ciò che è
terreno e accidentale, con lo spirito universale, designato sia come
Brahman, sia come Grande Signore. li termine indica ogni metodo
che s'ispiri a queste concezioni, ma in senso stretto si riferisce al
sistema esposto da Pat�jali e dai suoi successori, che si rifanno
tuttavia a dottrine antichissime nell'India, 35 sgg., Bo, 351, 367, 383,
397• 402 sgg., 481, 533 sgg. e passim.
YogasUtra : « aforismi sul Yoga », opera attribuita a Pat:ai'ijali, che
espone dottrine e pratiche del Yoga classico, 35·
Yogatattva Upanirad, 533-536.
Yogin : seguace del Yogil, 38, zs7, 522 sg., 535 sgg.

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INDICE DELLE TAVOLE

Frontespizio del I volume dell'Oupnek'hat di A. H. Anquetil-


Duperron . . . . . , . . . . . . . . . . . p. 32

Offerta Sacrale . )) 208

Asceti itineranti )) 336

Il dio elefante Ganesha )) 432

Asceti in posizione Yoga " 4Bo

www.scribd.com/Religione_in_Ita
INDICE DEL VOLUME

lntrodu:zione P- 7
Nota bibliografica )) 41
Abbreviazioni )) 55

UPANI�AD VEDICHE

BrhadaraJ.?.yaka Upani�ad P- 59
Chandogya Upani�ad >J Iii9

Taittiri:ya Upani�ad ' 2lh

Aitareya Upani�d )) 3°3


Kau�itaki Upani�ad )) 3 13
Kena Upani�ad )) 339
ISa Upani�d )) 345
Kaçha Upani�ad )) 351
Muçtr)aka Upani�d )) 369
PraSna Upani�d . )) 383
SvetaSvatara Upani�ad )) 397
MaJ.?.4iikya Upani�ad )) 415
Maitrayaçtiya Upani�ad )) ofll
Mahanarayaçta Upani�d )) 431

UPANI�AD POSTVEDICHE, SETTARIE E DEL YOGA

Chagaleya Upani�ad P· 473


Kaivalya Upani�d ' 479

Ba�kala.Mantra Upani�ad ' •'s


Praçtagnihotra Upani�ad ' 49'
AtharvaSiras Upani�d - ' 499

www.scribd.com/Religione_in_Ita
il'''DICE D:EL VOLUME

Mudgala Upani�d . p. 5"


Gagapati Upani?d " 5I9
Devi Upani�ad " 5'5
Yogatattva Upani�ad " 533
K�urika Upani�d "
537
Brahmabindu Upani�d " 543
Haq1sa Upani?d . . . " 549

Glossario- indice dei nomi )) 557

Indice delle taYole " 585

www.scribd.com/Religione_in_Ita

Potrebbero piacerti anche