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Sul rito vedico e oltre

• Questione vedica fondamentale > rito e sacrificio (yajña).

• Fonte > Veda stesso, Brāhmaṇa e Kalpasūtra “Aforismi ritualistici”


(Śrautasūtra, Gṛhyasūtra, Dharmasūtra e Śūlvasūtra).

• Ascetismo > antropo-tecnica e tendenza metafisica divincolata dal


dominio ritualistico > rinunciante è senza casa (a-niketa), senza fuoco
(an-agni) = rinuncia a una dimensione sacrificale.

• Testi e contesti di rinuncia usano in modalità controfattuale pratiche,


immagini e dottrine del dominio sacrificale.
• Inoltre > nei gradi iniziatici preliminari di rinuncia ci sono
interiorizzazioni dei riti > poi superate.

• Rito > completamente superato per colui che ha per scopo la sola
conoscenza.

• Va trattato sommariamente per comprendere quello che il mondo


della rinuncia brahmanica trascende.

• Poi > esistono due teorie principali sull’origine dell’ascetismo in India


> entrambe coinvolgono il mondo rituale.
• Rito e sacrificio > Fritz Staal, The Vedas (2008, 239-240):

A final word about the terms ‘ritual’ and ‘sacrifice’. I have proposed to
distinguish them from each other by using ‘ritual’ for the general category and
reserving ‘sacrifice’ for a ritual in which an animal is ritually killed. I am not
the first who made a distinction between the two terms.

• Rito = atto liturgico generico;

• Sacrificio = atto rituale che prevede uccisione di un animale.


• I riti e sacrifici di vari generi:
• 1. sacrifici solenni (śrautayajña) > intera comunità > officiati da
sacerdoti professionisti: aśvamedha, rājasūya > per kṣatriya eseguiti da
brāhmaṇa; vājapeya > per brāhmaṇa eseguiti da brāhmaṇa.

• Commissionati da facoltoso committente (yajamāna “colui che sacrifica


per sé”, con la moglie) > operati da 16 officianti (4 primari > ognuno ha
4 accoliti/aiutanti).

• 3 sottogruppi: 1) sacrifici di luna piena e luna nuova (darśapūrṇamāsa);


2) sacrifici con vittime animali (paśubandha); 3) sacrifici del soma
(somayāga > jyotiṣṭoma).
• 2. sacrifici domestici (gṛhyayajña) > svolti nel nucleo domestico.
• Riguardano sacerdote (brāhmaṇa) e suo focolare domestico (āhitāgni)
> anche saṃskāra “adeguamenti, perfezionamenti” > riti di passaggio
(16, 18, 32, 52, 56).

• Nell’epoca successiva > anche 3/5 “grandi sacrifici” (mahāyajña)


quotidiani > per estinguere 5 debiti (ṛṇa) e espiare uccisioni
involontarie quotidiane > dovute a 5 strumenti di morte (pañcasūnā):
1. focolare; 2. macina; 3. scopa; 4. mortaio; 5. brocca per l’acqua.
• ṛṣi-ṛṇa “debito verso i veggenti” > si paga con brahmayajña > studio del
Veda (svādhyaya);
• pitṛ-ṛṇa “debito verso gli antenati” > si paga con pitṛyajña > libagioni
d’acqua agli antenati (tarpaṇa) > generare almeno un figlio maschio;
• deva-ṛṇa “debito verso gli dei” > si paga devayajña > compiere
complesso di atti rituali e cultuali;
• mānuṣya-ṛṇa “debito verso gli uomini” > si paga con nṛyajña > onorare
ospite come divinità (vaiśvadevātithya).
• bhūta-ṛṇa “debito verso gli esseri” > pagato con bhūtayajña > offerte a
tutti gli esseri di cibo lasciato prima di mangiare.
• Nomenclature post-vediche > utili per cogliere universo sacrificale e
il suo superamento:

• 3. riti quotidiani (nityakarma): riti domestici > compiuti in precisi


momenti della giornata (crepuscoli) > non danno merito
nell’esecuzione ma demerito nel tralasciarli.

• 4. riti occasionali (naimittikakarma): riti compiuti per eventi


particolari o importanti congiunzioni astrali.
• 5. riti opzionali o facoltativi (kāmyakarma) > atti per soddisfare certe
divinità e ottenere benefici precisi > nascita di figli, ricchezze, beni
materiali o poteri.

• 6. riti di espiazione (prāyaścittakarma) > eseguiti dopo atti colpevoli


(pāpa) > proibiti (niṣiddha) o per aver omesso riti prescritti (vihita).
• Termini per sacrificio: yajña, medha, kratu, yāga, homa > primari yajña e
karman > molteplici valenze.

• Śatapatha Brāhmaṇa (1.1.2.1) > yajñó vaí kárma “il sacrificio è invero un
atto” > deriva √kṛ (greco kraíno, latino creo) = “fare, fabbricare, creare”.

• karman > “azione, atto, attività” > azione fra tutte più elevata: perfetta
> un fare sacro (sacrum facere/operari) > sacrificio (vedico).

• karman > in seguito diviene un processo, che va dall’atto al frutto, fino


alla retribuzione dell’atto.
• Epoca vedica > le leggi dell’universo sono identificate alle leggi del
dominio sacrificale (bandhu) > karman attività eccellente, apertura al
cosmo.

• Il karman conforme all’ordine è dharma > grazie al quale l’uomo


realizza il proprio destino in questa vita e nei cieli (svarga).

• dharma > yāgādir eva dharmaḥ «Il sacrificio è invero il dharma» >
norma, ordine, la legge per eccellenza = sacrificio (yajña) sorregge e
condiziona il cosmo.
• L’atto compiuto secondo le prescrizioni vediche produce nell’agente
benefici sottili che lo accompagnano nell’aldilà.

• L’atto garantisce un frutto > ben eseguito sprigiona una forza


causante capace di vincolare persino la volontà degli dei.

• Atto contrario al dharma = adharma comporta sanzioni > decadimento


in questa vita che si trascina nell’esistenza futura > la pena va
scontata!
• Ab origine > rito = ritus= “ciò che è conforme all’ordine” > sanscrito ṛta =
suprema legge/ordine cosmico che governa universo e gli dei > connessa col
sacrificio => ṛta > dharma.

• ṛta > etimologicamente = corso corretto e ordinato delle cose > dalla vita
terrena agli eventi naturali e cosmici > garanzia di stabilità.

• Atto rituale > contribuisce alla continua palingenesi del cosmo > durante
l’anno col sacrificio si ripete simbolicamente sul piano umano
emanazione/dissoluzione e vita/morte del mondo.

• La manifestazione stessa è frutto di un sacrificio > smembramento del


Macrantropo (puruṣa).
• Sintesi >
• Sacrificio = abbandono nel fuoco sacrificale (= bocca delle divinità) di
oblazioni accompagnate da formule (mantra) > invito agli dei a
impossessarsi dell’offerta abbandonata nel fuoco.

• Divinità nutrita è benevola > ergo diviene benefica = restituisce


nutrimento con pioggia > vegetali/animali per nuovi sacrifici = ciclo.

• Parte liquida delle offerte diventa vapore sottile e sale > nutre gli dei
e parte resta latente nei cieli > deposito bancario di meriti > con la
morte si uniscono al vapore sorto dalla pira.
• Vediamo alcuni passaggi:

• Centro > fuoco > sprizza da 2 legnetti secchi > araṇi > tavoletta di śamī
posta orizzontalmente = araṇī e bastoncino cilindrico di aśvattha
usato verticalmente = manthani.

• Inserimento di manthani nella cavità creata in araṇī (= yoni > vulva,


matrice) > si ruota con 2 mani in senso alterno > o con corda.

• Produzione di calore per confricazione > si sprigiona fuoco > chiara


simbologia sessuale.
https://www.youtube.com/watch?v=xK3mqQHF8A4
• Dei invitati a prender posto su tappeto erboso (barhis) > ricopre area
sacrificale > altare sacrificale (vedi) in mattoni di varie misure.

• Sacrifici solenni > vittima sacrificale (paśubandha-haviryajña) >


accensione di 3 fuochi (agni):

• 1. fuoco offertorio (āhavanīya) posto a est dell’area sacrificale;


• 2. fuoco domestico (gārhapatya) posto a ovest;
• 3. fuoco meridionale (dakṣiṇa) posto a sud.
• 16 Officianti > ṛtvij “colui che sacrifica secondo il ritmo stagionale” o
“colui che sacrifica al momento giusto”.

• Poi il committente/sacrificante (yajamāna) e consorte (patnī) > paga


onorario agli officianti, procura vittime sacrificali e varie sostanze.

• Est > erezione del palo sacrificale (yūpa).

• Principali 4 > con specializzazioni diverse:


• hotar “oblatore” recita strofe di Ṛgveda;

• udgātar “cantore” canta sāman di Sāmaveda;

• adhvaryu “sacrificatore” compie operazioni rituali (karman)


mormorando formule liturgiche di Yajurveda;

• brahmán > supervisione immobile e attenta > Atharvaveda.


• Fondamento = atto primario > immolare una vittima (animale o
vegetale) accompagnando l’oblazione con attività fisiche e vocali.

• Uccisione vittima per soffocamento (morte naturale = vecchiaia) >


evitare sangue (morte violenta = anzitempo) > contamina l’area.

• Si chiede a vittima il permesso di sacrificarla > assicurandole premio


nei cieli e rinascita da uomo > assenso per bocca dell’officiante.
• Fulcro > concetto di trasferimento > committente/sacrificante offre se
stesso in sacrificio (ātmayajña) > vittima sacrificale è vittima vicaria.

• Ogni sacrificio è un sacrificio umano (puruṣamedha) > l’immolazione


si esegue scambiando il corpo del sacrificante con un animale.

• Antecedente mitico > Puruṣa (Ṛgveda 10.90; anche Prajāpati)


progenitore delle creature/macrantropo > si offre in sacrificio per
iniziare il processo cosmogonico > dall’uno nasce il molteplice.
• Malamoud, p. 111:

L’uomo è il paśu per eccellenza; è in testa all’elenco degli animali del villaggio
atti a essere immolati, in un certo senso anzi è l’unica vittima autentica, e il
vero sacrificio è quello che ha per offerta il sacrificante stesso, poiché gli altri
animali non sono che i sostituti di quell’uomo che è il sacrificante.

• Sacrificio primordiale > macrantropo (puruṣa, Ṛgveda 10.90) > modella


i riti sulla terra.

• Ogni sacrificio replica il sacrificio primordiale > Śatapatha Brāhmaṇa


(7.2.1.4, 7.3.2.6): “Ciò ch’è fatto qui è ciò che fu fatto dagli dei”.
• Aitareya Brāhmaṇa 2.11 > “Noi dobbiamo fare ciò che fecero gli dei al
principio”.

• Cosa fecero gli dei? Ṛgveda 10.90 sacrificarono di puruṣa >


macrantropo, Essere sommo.

• Un rituale analogo e quest’inno sono messi in scena nella notte


iniziatica che precede il saṃnyāsa > ultimo imprimatur rituale prima
della totale uscita dal rituale.
• https://www.youtube.com/watch?v=r10RxUayVEQ&list=PLKAFIQmMfJJms35f-HlUn4pADf2_w2K
y1&index=1
• https://www.youtube.com/watch?v=sdEj7GjTlrI
• Dunque > i gesti del sacrificio imitano gli avvenimenti mitici del modello
primordiale > il rito è il mito agito.

• 1. Sacrificare = riprodurre sacrificio del puruṣa > oblandosi/smembrandosi


stabilisce modello per l’atto sacrificale umano.
• E>
• 2. Sacrificare = porre rimedio al primo sacrificio (molteplicità) > costruire
altare per ricomporre corpo di Puruṣa-Prajāpati smembrato.

• Dunque > sacrificio = rottura unità primordiale e ricostituzione di essa.


• agnicayana “impilaggio [dell’altare] del fuoco” > ricomporre demiurgo
rivitalizzandolo col soffio vitale del fuoco.

• Altare in forma umana (pravargya) > riporre testa (kapāla = calderone).

• Oltre a ripetere sacrificio cosmogonico si ricostruisce l’unità


primordiale persa per esigenze manifestative.

• Inoltre > si dona un posto nei mondi celesti a yajamāna > gli si forma
corpo immortale.
• https://www.youtube.com/watch?v=RYvkYk7GvJ0
Connessione

• Rito > migliore degli atti sulla terra > è comunque un atto > karman.

• In quanto atto sottostà a regole strutturali > necessita di:

• 1. agente (kartṛ) qualificato (adhikārin) per nascita (janmanā), condotta


e nozioni (karmaṇā),
• 2. che agendo secondo un preciso modus operandi (itikartavyatā),
esegue atti e usa strumenti (karaṇa) adeguati,
• 3. per ottenere (sādhya) un risultato (phala) determinato.
• Riti interiorizzati > stesso iter attore-strumento-azione-effetto.

• Interiorizzazione in Āraṇyaka e Upaniṣad > upāsana (identificazione


simbolica) > trait d’union tra rito e visione conoscitiva (> bandhu).

• Prāṇāgnihotra Upaniṣad > prāṇāgnihotra > per chi eseguiva agnihotra


nella vita famigliare > oblare un’offerta nel fuoco interiore > cuore =
centro dell’altare sottile dell’individuo.

• Come il fuoco esteriore è ravvivato dal vento, così il fuoco interiore è


alimentato dal soffio interno (prāṇa).
• Offerta interiore > inspirazioni ed espirazioni (prāṇāpānau):
Sono le due oblazioni senza fine d’ambrosia che si offrono continuamente e
senza interruzioni, durante la veglia e nel sonno; mentre tutte le altre oblazioni
hanno una fine, poiché non sono nulla più che una semplice attività. E, in
verità, quelli che un tempo avevano compreso tutto ciò, si astenevano dal
compiere l’agnihotra [esteriore].

• Superiorità dell’atto interiore continuo > non svilisce efficacia


dell’esteriore.

• Scopo > rendere vita umana sacra in ogni anfratto, mediante


consapevolezza di ogni moto, interno ed esterno: ogni respiro, ogni
battito è un sacrificio.
Nuove accezioni di karman

• Ambito più ampio rispetto al rito > segue sviluppo testuale!

• Sviluppo normativo > azioni proibite per certi gruppi non lo sono per
altri > azioni ingiunte per alcuni e non per altri.

• Impatto di karman sulla società > basata su canoni rituali.

• Idea di base > se la manifestazione è un sacrificio anche la vita


quotidiana lo è.
• Conseguenze degli atti > essere membro di gruppo sociale dalla
nascita indica una certa condotta di vita nell’esistenza precedente.

• La nuova nascita comincia dalla morte nell’esistenza precedente


(Mānavadharmaśāstra 12.16-21, 40).

• Primo periodo upaniṣadico (dottrina 5 fuochi) > karman assume


nuove tinte > diventa dottrina segreta del sé.
• Dottrina sui frutti di tutti gli atti > oltre il rito, coinvolge ogni atto,
anche secolare.

• Dottrina del karman > retribuzione degli atti > come avviene per il
rito, ogni atto si riflette nell’universo intero > tutto è connesso.

• Dottrina del karman > legata a insegnamenti sul segreto della morte >
se ne parla in disparte.
• BṛUp 3.2.13 > dialogo tra Yājñavalkya e Ārthabhāga > a domande più
profonde Yājñavalkya prende per mano Ārthabhāga > ne discutono in
privato: parlano del karman.

• 3° richiesta di Naciketas in Kaṭha Upaniṣad: “Che cosa accade al sé


quando la morte arriva?”; Yama “È un segreto” (5.6) > poi lo rivela
(5.7).
• karman come retribuzione degli atti > soluzione al problema della
teodicea > problema della giustizia di Dio.

• Homo faber fortunae suae > azioni passate determinano destino futuro
> pūrvajanmakṛtaṃ karma taddaivam iti kathyate |.

• ChāUp 5.10.7-9 (e 2.23.1; cfr. BṛUp 4.4.1-5) > karman determina


rinascita >
• nasce bene chi ben si comporta e ben agisce (= vedavihita);
• nasce male chi mal agisce e male si comporta (= vedaniṣiddha).
• Legge del karman è chirurgica > inalienabile, inappellabile e infallibile
legge di retribuzione.

• Il frutto sottile di un atto deve por forza darsi > ricade solo su chi l’ha
compiuto > se non durante l’esistenza presente, anche in quelle
future > la forza cinetica dell’atto deve necessariamente esaurirsi!

• È un’altra faccia della legge causa-effetto: un atto causa un


frutto/risultato = effetto > a sua volta avrà reazioni > dunque nuove
azioni, nuove conseguenze, nuovi effetti, ad infinitum …

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