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Le fonti dell’ascetismo II: smṛti

Smṛti

• Smṛti: “ricordo, memoria, tradizione” >


tramanda il messaggio della śruti in modo più
ampio e accessibile.

• La tradizione sacra (orale o scritta) di origine


umana intesa come trasmissione e memoria
delle verità sovrumane espresse nella śruti.
• Smṛti non è un insieme di corpora
direttamente “uditi/visti” come la śruti, ma
basati sulla memoria.

• Un autore competente, basandosi sul proprio


ricordo della trasmissione e sulla propria
penetrazione nella śruti, trasmette a sua volta
la tradizione che gli ha permesso di ottenere
certe conoscenze con modalità sue proprie.
• Della smṛti fanno parte vari generi testuali:
• 1. Sūtra/śāstra/smṛti
• 2. Itihāsa
• 3. Purāṇa (non parleremo)

• vedāṅga “membra del Veda” > scienze


ausiliarie, specifiche e complesse > strumenti
ermeneutici primari > aiuto collaterale per
salvaguardare e comprendere il significato del
Veda.
1. śikṣā “fonetica” > Pratiśākhya ecc.

2. vyākaraṇa “grammatica”, linguistica,


semantica, semiotica, filosofia del linguaggio =
Pāṇini, Aṣṭādhyāyī e successori.

3. nirukta “etimologia/derivazione” = Yāska


Nirukta, commento al Nighaṇṭu > lista di parole
difficili dal Ṛgveda > derivazione per assonanza e
non grammaticale.
4. chandas “prosodia-metrica” = Piṅgala (III a.C.) e
Chandaḥsūtra.

5. jyotiṣa “astronomia/astrologia” = Jyotiṣavedāṅga di


Lagūḍa (IV a.C.), astronomia con complessi calcoli
matematici e astrologia giudiziaria/genetliaca, come
anche la scienze dei segni e portenti.

6. kalpa “scienza rituale” = i testi fanno capo a raccolte


vediche > nel Veda le ingiunzioni sono in ordine
asistematico e sparse qua e là.
Questi testi sono i primi tentativi di porre un ordine >
4 categorie:

• A. Śrautasūtra “aforismi per i riti solenni”;

• B. Gṛhyasūtra “aforismi per i riti domestici”.


• Regole sui riti domestici (gṛhya) per capofamiglia >
saṃskāra “adeguamenti, perfezionamenti”
(imposizione del nome o primo taglio di capelli,
iniziazione vedica, matrimonio, funerale); 3/5
“grandi sacrifici” (mahāyajña).
C. Śulvasūtra “aforismi sulla corda” = per misurare con
una precisa unità di misura – “corda, cordino” (śūlva) –
l’area sacrificale, le varie parti dell’area, gli altari, i
mattoni con cui ergere gli altari.

D. Dharmasūtra “aforismi sulla norma” = espressioni di


norme connesse a doveri famigliari e sociali >
informazioni su gruppi sociali (varṇa) e stadi di vita
(āśrama): vita eremitica o ascetica della società
brahmanica antica!
trivarga “gruppo di tre/trittico” = tre dei quattro
fini/scopi della vita umana (puruṣārtha).
• Dopo i Dharmasūtra > sviluppi indipendenti di matrice
sacerdotale/brahmanica.

• In seguito > disciplina normativa e giurisprudenziale


vasta e sistematica Dharmaśāstra.
• Due esempi: Mānavadharmaśāstra e Yājñavalkyasmṛti.

• Nei secoli sorgono contenziosi interpretativi >


Dharmaśāstra ampliati > Dharmanibandha «digesti
normativi» > regole di vita ascetica, ordini monastici
e relazioni con la società.
• Questi > più antichi trattati composti sul rituale;
sono connessi ai Brāhmaṇa > portano il nome del
veggente loro autore.

• Testi costituiti da aforismi > sūtra = “filo” > √siv >


“cucire” (sutura) …

• Brevi formule per ordinare prescrizioni rituali e


presentarle sotto forma facilmente memorizzabile.
• sūtra > testo radicale “embrionale” delle discipline!

• Forma molto concisa, essenziale, di difficile


comprensione senza un supporto esegetico
(insegnamento orale)!

• Proposizione in prosa > spesso priva di forme verbali


finite > programmaticamente oscura, talvolta
criptica.
• Primi esempi aforistici VIII-VII a.C. > migliore uso
Aṣṭādhyāyī di Pāṇini (V a.C.) > influenza ogni
componimento aforistico successivo.

• Agevole memorizzazione > “filo” (siv «ciò che si usa


per cucire») > tiene unite le perle di collana o fiori di
ghirlanda = parti di un insegnamento complesso.

• Ancora > connesso alla metafora indoeuropea del


testo come “tela” (tessuto o ragnatela) > il sūtra ne
costituisce un filo.
• Paretimologie > √suc “indicare” > non significa ma
“suggerisce, allude”;

• √sup “dormire” > sūtra destinato per sua natura a


giacere dormiente, finché un commento non lo risvegli.

• Traduzione corrente: “aforisma” > sia singolo aforisma,


sia insieme degli aforismi che compongono l’opera.

• sūtra > polisemico (bahvartha) > polisemia non un difetto


> un quid pluris per soddisfare ogni funzione.
Itihāsa

• Molti testi raccontano: in origine il Veda era uno >


col decadimento gli intelletti umani non sono più in
grado di tramandarlo.

• Vedavyāsa > sistematizzatore all’inizio dell’era


attuale > lo divide in 4 raccolte e trasmette a 4
discepoli:
1. Paila > Ṛgveda;
2. Vaiśampayana > Yajurveda;
3. Jaimini > Sāmaveda;
4. Sumantu > Atharvaveda.

• A un quinto discepolo trasmette epiche e antiche


narrazioni:

• Romaharṣaṇa > itihāsa-purāṇa.


• itihāsa = testi storici ed epici > iti = “così”; ha =
“davvero, di certo, invero” e āsa = “fu,
accadde”.

• Elaborate narrazioni mitiche-epiche-storiche


> confini sfumati tra storia, epica e mitologia.

• Intento pedagogico di itihāsa e purāṇa.


• Insegnano a tutti a rendere sacri (= immagine del
divino) tutti gli ambiti della propria vita.

• Obiettivo > far realizzare all’uomo pienezza della vita


in questo e negli altri mondi.

• Documentano l’ascesa di lignaggi sacerdotali e regali


> affermazione di pratiche, luoghi, culti e divinità
(Śiva, Viṣṇu, Devī, ecc.).
• Tradizioni trasmesse da generazione in generazione,
con aggiunte convogliate nei testi stessi da classi di
bardi vaganti o stanziali.

• Arricchimento di particolari narrativi:

– A. verticali: di un luogo solo > stanziali;

– B. orizzontali: di vari luoghi > raminghi.


• Evidente relazione tra Veda e Itihāsa.

• Chāndogya Upaniṣad (7.1.2) > Nārada e Sanatkumāra >


complesso itihāsa-purāṇa = quinto Veda.

• upabṛṃhaṇa “magnificazione, accrescimento”:


śrutipratipannārthaviśādikaraṇam.

• itihāsa-purāṇa sono una sorta di commenti collaterali


alla śruti > analizzano e accrescono il significato
sintetico dei Veda, affinché sia più agevolmente
compreso.
• Alcune differenze tra śruti e smṛti.

• I testi vedici necessitano di training di recitazione, mentre


itihāsa e purāṇa sono più liberi.

• Per i Veda sono qualificati sacerdoti e i due volte nati


(primi 3 gruppi sociali).

• A itihāsa e purāṇa hanno tutti accesso.

• Mahābhārata e il Rāmāyaṇa.
• Tralasciamo i Purāṇa.
Mahābhārata

• Grande epopea dei discendenti di Bharata > eroe eponimo.

• corpus absolutissimus della smṛti “ciò che c’è qui c’è anche
altrove, ciò che qui non c’è, non c’è da nessuna parte”.

• Mahābhārata = enciclopedia sui 4 fini dell’uomo (dharma,


artha, kāma, mokṣa) > incastonati in un preciso contesto
narrativo.

• Sviluppo: ampio arco temporale > tra V a.C. (anche da


Maurya) e IV d.C. (dinastia Gupta) > forse radici più antiche.
• 18 libri (parvan) a loro volta suddivisi in 100 libri minori (=
parvan) + appendice > Harivaṃśa (3 libri).

• Attribuzione tradizionale > Kṛṣṇa Dvaipāyana Vyāsa >


rappresenta l’autorità sacerdotale garante dell’ortodossia > il
fulvo nato su un’isola dalla splendida Satyavatī e dal veggente
Parāśara.

• Autore diventa personaggio della narrazione > curatore,


compilatore analitico (vyāsaśailī) > sistematore e autore del
sapere arcaico > a lui attribuite varie opere.
• 2 recensioni > circa 100.000 quartine!

• 3 strati di trasmissione:

• 1. epico; 2. filosofico (Sāṃkhya-Yoga); 3. teologico-


devozionale.

• Centralità di Kṛṣṇa > tema devozionale della bhakti.

• Vari temi filosofici > Yoga, Sāṃkhya, Vedānta…


Bhagavadgītā

• “Il canto del glorioso signore”.

• Bhīṣmaparvan (25-42): 18 capitoli > 700 versi nella


vulgata decine di commenti e traduzioni (1° trad.
Wilkins 1785).

• Centro ideale del Mahābhārata e della guerra > 18


libri, guerra 18 giorni, 18 eserciti > 18 armate.
• Macrocosmo del Mahābhārata si condensa nel
microcosmo della Bhagavadgītā.

• Si pone come vertice = lume che chiarisce,


irradiandosi attraverso l’intero poema.

• Scaturita dal dubbio angosciante di Arjuna > dipana


le nebbie del dubbio.

• Bhagavadgītā sintesi armonica di Sāṃkhya-Yoga e


Vedānta upaniṣadico.
• Summa del sapere brahmanico: bhakti, segni
buddhismo, ritualismo e superamento ascetico del
sacrificio.

• Fondamentale importanza per la metafisica del


Vedānta.

• Triplice canone dottrinale (prasthānatraya) del


Vedānta:
– śrutiprasthāna > Upaniṣad;
– smṛtiprasthāna > Bhagavadgītā;
– nyāyaprasthāna > Brahmasūtra.
• Lettura piana > piacevole come poema con intento
narrativo o accademica, come testo.

• Lettura riflessiva > meditativa/contemplativa > per


di attingerne il senso profondo > letta dal praticante,
dal rinunciante (sādhaka) > sensi nascosti del testo.
• Lettura riflessiva > 2 opzioni:

• 1. nel suo contesto come apice narrativo e


intellettuale del Mahābhārata;

• 2. estraendola e astraendola dal contesto come canto


devozionale e speculativo indipendente.
Primo caso:

• Propriamente > Bhagavadgītā: bhagavān “il glorioso” >


Kṛṣṇa = divinità suprema (īśvara) che da inarrivabile,
inattingibile, invisibile, senza perdere la propria
trascendenza diviene per lo yogin raggiungibile,
attingibile, visibile, immanente.

• bhagavān è dotato (-vān) di bhaga > termine indicante


una gloria sestuplice (Viṣṇupurāṇa 6.5.47):
1. aiśvarya = signoria, potenza;
2. vīrya [dharma] = vigore, forza [rettitudine, giustizia];
3. yaśa = gloria, fama;
4. śrī = opulenza, ricchezza;
5. jñāna = conoscenza sintetica;
6. vijñāna = conoscenza analitica.

Bhagavadgītā = insegnamento di chi è dotato di tutte


queste eccezionalità al grado sommo.
Secondo caso:

• Se leggiamo la Bhagavadgītā come testo indipendente


> è Ātmagītā “Il canto del sé”.

• Istruzione che il supremo > dona al sé invischiato


nelle miserie del mondo.

• L’Assoluto parla al sé per indicargli la via per


condurlo a realizzare la propria natura inalterabile >
identica all’Assoluto.
• Bhagavadgītā ripercorre il messaggio della śruti > è
sommamente autorevole > parificata al Veda >

• Gītopaniṣad > famoso del Gītāmāhātmya:

sarvopaniṣado gāvo dogdhā gopālanandanaḥ |


pārtho vatsaḥ sudhir bhoktā dugdhaṃ gītāmṛtaṃ mahat ||
• Quasi una pausa centrale nella narrazione convulsa
pre/post bellica, quando gli eserciti sono schierati
sul campo di battaglia.

• La scena si svolge in mezzo al Kurukṣetra (campo dei


Kuru > dharmakṣetra) > al centro dello spazio che
separa gli eserciti che si fronteggiano > metafora:
• CARRO corpo (cavalli = sensi) >>> AURIGA = ātman
>>> COMBATTENTE = jīva (partecipa al mondo).

• L’anima = sé individuale (jīva) interroga il sé supremo


(brahman) = divinità suprema onnisciente e
compassionevole e uomo dilaniato dal dubbio.

• La Gītā prende per mano l’uomo e lo conduce


dall’oscurità alla luce, dal dubbio alla chiarezza.
• Ogni capitolo ha un titolo diverso, con la parola yoga
“metodo per” > ogni capitolo può essere praticato.

• Colofone:

Così termina la X lettura, intitolata Y nel dialogo tra Kṛṣṇa e


Arjuna relativo alla scienza dell’Assoluto e sulla dottrina del
metodo, in cui si espongono gli insegnamenti segreti
denominati Bhagavadgītā.
• Mitologema complesso > dialogo tra divino e umano
o dialogo tra maestro e discepolo > testo di
dimensione universale.

• Aspirazione atemporale la cui eco si trova in ogni


fase dell’esistenza.

• L’insegnamento si pone come risposta a molteplici


interrogativi.
• Appello calato nel quotidiano: lotte esteriori e
interiori, dubbi e sofferenze > bisogno profondo di
aggrapparsi a una voce saggia.

• Ogniqualvolta si legge BG, essa si rinovella > è


inesauribile, sempre attuale e puntuale.

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