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Shivaismo kashmiro

Shivaismo kashmiro
Lo Shivaismo kashmiro un sistema filosofico e teologico costituito da movimenti religiosi e scuole esegetiche sorto nella regione del Kashmir intorno all'VIII-IX secolo[1] e poi protrattosi fino al XIV secolo.[2] Sviluppatosi nell'ambito di pi antiche tradizioni tantriche seguite dagli strati pi popolari, si successivamente allargato negli ambienti brahmanici, prima come religione dei capofamiglia, quindi anche come speculazione teologica.[3] Di carattere monistico, queste scuole aiva del Kashmir sostengono l'identit fra gli individui, l'universo e Dio, qui identificato con iva.[4]

Santuario dedicato a iva, Srinagar nella valle del Kashmir, II sec. a.C.. Si suppone che il nome con cui oggi noto, tempio di Adi Shankara, sia dovuto al fatto che il filosofo qui soggiorn quando visit la valle.

Shivaismo kashmiro

Origini e sviluppi dello Shivaismo kashmiro


L'indologo britannico Mark Dyczkowski osserva preliminarmente che il termine "shivaismo kashmiro" pu dare luogo a fraintendimenti, dato che il sistema di tradizioni e scuole che con questo nome viene usualmente indicato, non comprende tutte le tradizioni aiva del Kashmir, ma soltanto quelle che condividevano un preciso insieme di testi, i tantra non-dualisti (indicati con gama stra in queste tradizioni), tradizioni che quindi si possono definire moniste. Non quindi da ritenersi inclusa, nello Shivaismo kashmiro, un'altra importante tradizione che, sebbene in seguito si sia diffusa nelle regioni meridionali dell'India, ebbe origine proprio nel Kashmir: lo aivasiddhnta, tradizione aiva essenzialmente dualista che adottava come testi canonici anche i Veda.[5] Il termine, "shivaismo kashmiro", deriva da un testo di J. C. Chatterjee, Kashmir Shaivaism (Srinagar, 1914), che fu il primo a usare questo termine nell'accezione oggi adoperata.[5]

Carta geografica con in evidenza la regione del Kashmir, suddivisa nei territori oggi facenti parte di India, Pakistan e Cina

L'interesse per lo Shivaismo Kashmiro comincia verso la met del secolo passato ed lentamente proseguito fino ai nostri giorni. L'attrazione che lo Shivaismo ha per noi viene in parte dai risultati sull'origine e la natura dell'universo, che sembrano cos simili alle conclusioni dei moderni scienziati da apparire sorprendentemente moderni. (tradotto da J. C. Chatterjee, Kashmir Shaivaism, State University of New York Press, 1986 (1914))

Poco si conosce sulle origini di queste tradizioni aiva nel Kashmir, a quanto pare gi diffuse verso gli inizi del IX secolo, epoca nella quale ormai si d per certa l'esistenza di parte delle prime opere scritte di queste tradizioni, gli gama stra. Il regno del Kashmir, che in quei tempi era pi esteso dello stato federato indiano attualmente noto con questo nome, lo Jammu e Kashmir, era stato e ancora era culla di molte tradizioni religiose, non soltanto hindu, ma anche buddhiste[6], nonch patria di valenti grammatici, astronomi e matematici, terra quindi fertile spiritualmente e scientificamente.[7] Questi primi testi testimoniano l'esistenza di diverse sottoculture religiose che non si rifacevano all'ortodossia brahmanica dei Veda e dei Pura, ma possedevano carattere essenzialmente tantrico: tradizioni che avevano un seguito al di fuori dei circoli brahmanici, nelle fasce pi umili della popolazione, tradizioni quindi trasgressive, con culti e divinit proprie. Kalhaa, storico kashmiro del XII secolo, scrive di templi dedicati a iva esistenti nel Kashmir gi nell'epoca dell'impero di Aoka (III sec. a.e.v.). Le tradizioni tantriche, che non erano soltanto una prerogativa dell'induismo ma anche del buddhismo, sono suddivisibili a seconda delle divinit principali: quelle che qui interessano sono quelle che si riferiscono, anche se non esclusivamente, a Bhairava.[7] Bhairava ("Il Tremendo") ipostasi aggressiva e terrificante del deva iva, considerato essere, in alcune di queste tradizioni, la forma divina dell'Assoluto[8], Assoluto indicato con molti nomi, tra cui iva stesso o anche Paramaiva

Shivaismo kashmiro ("iva Supremo"). Molte delle tradizioni aiva hanno come fine spirituale proprio l'identificazione con Bhairava, divinit vista anche come quel potere che distruggendo la nescienza, conduce dal microcosmo al macrocosmo, dall'individuo al divino. Il ricongiungimento con l'Assoluto, o in altre parole, il riconoscimento della propria natura come essenzialmente divina, l'elemento comune, il fine soteriologico di tutte queste tradizioni.[7] Gli studiosi designano con Kula l'insieme di queste tradizioni religiose, tradizioni che possono definirsi akta (da akti, "potenza", "energia") in quanto l'energia divina personificata come dea e come tale venerata. Il nome, Kula ("famiglia"), associato a una coppia di di, Kulevara e Kulevar (rispettivamente "Signore" e "Signora della famiglia"), divinit di una delle pi antiche di queste tradizioni, la Prva-mnya ("trasmissione orientale" o anche "trasmissione antica"). Occorre rimarcare che in queste tradizioni, pur essendo contemplate e venerate non poche divinit, iva-Bhairava conserva sempre una supremazia di carattere metafisico: le dee sono Sue emanazioni, potenze che agiscono nel cosmo e nell'individuo.[9] Nell'insieme delle tradizioni del Kula occorre infine distinguere due successivi sviluppi: le tradizioni, o scuole religiose, del Trika e del Krama: la prima derivante dalla gi menzionata "trasmissione orientale", la seconda dalla "trasmissione settentrionale".[7] Col tempo queste tradizioni religiose cominciarono ad attrarre sempre pi adepti, fino a coinvolgere brahmani e personaggi altolocati. A partire dal IX secolo circa, alcuni di questi brahmani e pensatori diedero inizio a un'esegesi delle scritture tradizionali, gli gama stra, con l'intento di fornire cos una base teorica interpretativa che sancisse queste pratiche nell'ordinariet religiosa dell'epoca. Il punto pi alto fu raggiunto dal filosofo Abhinavagupta e dal suo discepolo Kemarja (XI secolo circa), che debellarono anche l'interpretazione dualistica dello aivasiddhnta nel Kashmir.[10] Ad Abhinavagupta si deve la sistematizzazione delle varie dottrine esposte dalle tradizioni aiva del Kashmir, la loro sintesi in una visione chiara, coerente e completa, tant' che attualmente col termine Shivaismo del Kashimr ci si riferisce tout court proprio alla visione che questo filosofo riusc a dare. Senza il suo apporto sarebbe forse difficile districarsi fra le varie scuole, individuarne gli elementi comuni e risolverne le divergenze.[11] Difatti, le scuole e tradizioni aiva kashmire cominciarono a declinare proprio poco tempo dopo l'epoca di Abhinavagupta e del suo discepolo Kemarja, con l'invasione musulmana del XII secolo, invasione che fece di quella regione un sultanato durato cinque secoli. In epoca moderna, per opera di alcuni seguaci e studiosi c' stata una ripresa di alcune di queste tradizioni. Fra questi va menzionato soprattutto lo Swami Lakshman Joo (1907 1991) che tradusse e comment molte scritture delle tradizioni aiva del Kashmir. Rmevara Jha, vissuto anch'egli nel XX secolo a Varanasi, si prodigato nella diffusione della dottrina formando diversi discepoli.

Shivaismo kashmiro

Classificazione della tradizione scritta


La tradizione scritta dello Shivaismo kashmiro pu essere suddivisa in tre categorie: gama stra, Spanda stra e Pratyabhij stra.[12] Il termine stra significa regola, insegnamento, e indica genericamente una scrittura ritenuta sacra.

gama stra
Gli gama stra sono opere in versi[13] considerate di origine divina: gama vuol dire "tradizione", "tramandato". Trasmessi oralmente da maestro a discepolo, questi testi furono poi messi per iscritto in epoche pi recenti, ragion per cui spesso difficile risalirne all'et. I contenuti riguardano soprattutto il rito, le pratiche cultuali e yogiche, le regole di vita quotidiane, eccetera,[14] con argomenti che comunque spaziano notevolmente, fino all'architettura sacra, alla cosmologia e all'alchimia.[15]

Essi comprendono i 64 tantra non-dualisti (dvaita) che la tradizione vuole enunciati dal personaggio mitologico Tryambaka, figlio spirituale di Durvas, cui iva stesso affid il compito di diffondere lo shivaismo nel mondo. Tra questi testi ricordiamo: il Mlinvijaya Tantra, lo Svacchanda Tantra, il Vijnabhairava Tantra, il Netra Tantra, il Mgendra Tantra, il Rudraymala Tantra, la Partriik, il Tantrasadbhva, eccetera.[16] Il corpus anche noto col nome di Bhairava tantra o anche Bhairava gama.
Per approfondire, vedi Tantra (testi induisti).

Maschera raffigurante iva nel suo aspetto Bhairava, Nepal, XVI-XVII secolo

Accanto a questi tantra va senz'altro affiancato lo (o gli) ivastra, opera fondamentale per le scuole dello shivaismo kashmiro. Rivelati al mistico Vasugupta (VIII-IX secolo), questi stra costituiscono uno dei testi pi importanti per le scuole in oggetto.
Per approfondire, vedi Vasugupta.

Spanda stra
Gli Spanda stra sono testi che approfondiscono alcuni aspetti gi enunciati negli ivatra e negli gama stra; si tratta quindi, come anche per i Pratyabhij stra, di letteratura post-scritturale. Spanda significa "vibrazione", "palpitante", con riferimento all'aspetto dinamico della potenza divina. Spanda anche il nome di una delle quattro principali scuole dello Shivaismo Kashmiro. L'opera principale la Spandakrik (VIII-IX secolo), con i suoi commenti, fra cui lo Spandasadoha (commento soltanto dei primi stra), e lo Spandaniraya (commento del testo completo), entrambi del filosofo Kemarja.
Per approfondire, vedi Spandakrik.

Shivaismo kashmiro

Pratyabhij stra
I Pratyabhij stra sono gli scritti con contenuti di carattere principalmente metafisico e teologico. Pratyabhij termine usualmente tradotto con "riconoscimento", oltre che essere il nome di una delle scuole esegetiche dello Shivaismo Kashmiro. Il "riconoscimento" quello della propria natura divina, di cui, secondo la scuola, si dimentichi, inconsapevoli. Le opere pi importanti sono: la ivadi di Somnanda; la varapratyabhijkrik[17], l'opera fondamentale di Utpaladeva; i due relativi commenti di Abhinavagupta, la varapratyabhijvirmain e la varapratyabhijvivitivirmain; la Pratyabhijhdya di Kemarja. Accanto a questi occorre poi affiancare la grande sintesi operata da Abhinavagupta (X-XI secolo) nel suo fondamentale Tantrloka ("Luce sui Tantra").

Principali esponenti dello Shivaismo kashmiro


Vasugupta
Stante alla tradizione, Vasugupta (VIII IX secolo) ricevette in sogno da iva le indicazioni per recarsi sul monte Mahdeva e rinvenire l, su una lastra di roccia, gli aforismi che costituiscono gli ivastra, cos come il Dio stesso li aveva incisi. Estremamente concisi e spesso enigmatici, gli ivastra ("I sutra di iva") costituiscono il punto di avvio per le tradizioni aiva esegetiche del Kashmir: l'opera viene considerata fondamentale da tutte queste scuole e ad essa fanno riferimento gran parte degli esponenti di queste medesime tradizioni.[18]

Paesaggio caratteristico nella valle del Kashmir

Per approfondire, vedi Vasugupta.

Bhaa Kallaa
Autore, molto probabilmente, della Spandakrik ("Le strofe dello Spanda"), opera fondamentale della scuola esegetica dello Spanda, Bhaa Kallaa (IX secolo) fu allievo diretto di Vasugupta.[18]

Jnanetra
Jnanetra (IX secolo) (anche noto col nome di ivnanda) ritenuto il fondatore della scuola Krama, essendo stato, secondo la tradizione, direttamente iniziato dalla dea Magal, aspetto benevolente della dea Kl. Di lui si conserva un'unica opera, il Klik-stotra, inno dedicato alla Dea.[19]

Shivaismo kashmiro

Somnanda
Somnanda (IX secolo) con la sua ivadi ("La Visione di iva") da ritenersi il fondatore della scuola Pratyabhij.[18]
Per approfondire, vedi Somnanda.

Utpaladeva
Utpaladeva (X secolo), discepolo di Somnanda, port a compimento l'opera del maestro con la varapratyabhijkrik ("Le Strofe di riconoscimento del Signore").[18] Egli fu anche maestro del Krama e del Trika.[20]
Per approfondire, vedi Utpaladeva.

Bhskara
Bhskara (X secolo) fu uno degli esponenti della scuola dello Spanda: egli si riallaccia a Bhaa Kallaa, e quindi a Vasugupta, attraverso la successione di maestri: rkaa Bhaa, Mahdeva Bhaa, Prajrjuna, Pradyumna Bhaa. Bhskara scrisse un commento agli ivastra di Vasugupta, lo ivastravrttika.[18]

Abhinavagupta
Le tradizioni aiva del Kashmir furono sistematizzate dal filosofo Abhinavagupta (X XI secolo) nella sua opera pi importante, il Tantrloka ("La Luce dei Tantra"), un'opera in versi che si presenta come una sintesi originale delle tradizioni monistiche esistenti al suo tempo.[21] Abhinavagupta riusc ad appianare tutte le apparenti differenze e le disparit tra queste diverse scuole, offrendo cos un'unitaria, coerente e completa visione di queste tradizioni. A causa della lunghezza eccezionale (5.859 versi[22]) del Tantrloka, Abhinavagupta stesso forn una versione pi breve in prosa, nota come Tantrasra ("L'Essenza dei Tantra"). Nel lignaggio della Pratyabhij Abhinavagupta fu allievo di Lakmaagupta, e costui di Utpaladeva, commentando con due testi l'opera di quest'ultimo: la varapratyabhijvirmain e la varapratyabhijvivitivirmain.[18] Ma Abhinavagupta si riallaccia anche alla scuola dello Spanda, essendo stato anche allievo di Bhskara[18]; e alla scuola del Krama, essendo stato allievo indiretto di Utpaladeva.[23]
Per approfondire, vedi Abhinavagupta.

Kemarja
Discepolo illustre di Abhinavagupta, Kemarja (X XI secolo) si mosse, come il maestro, fra pi scuole e fu principalmente un prolifico autore di commenti. Nella tradizione dello Spanda comment due volte le Spandakrik con la Spandaniraya e lo Spandasadoha. Nella scuola della Pratyabhij scrisse il Pratyabhijhdya ("Il Cuore del Riconoscimento") cui accluse un commento. Kemarja scrisse poi uno dei due commenti pi importanti agli ivastra di Vasugupta, lo ivastravimarin, nel quale fornisce un'interpretazione che si discosta dalla tradizione esegetica dello Spanda.[18]
Per approfondire, vedi Kemarja.

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Jayaratha
Jayaratha (1150-1200 d.C.[24]), aggiunse il suo commento al Tantrloka nella sua opera fondamentale, il Tantrlokavrttika (o anche Tantrlokaviveka), compito di grande difficolt che egli persegu per tutta la sua vita[25]. Il filosofo forn cos spiegazioni contestuali, numerose citazioni e chiarimenti, senza i quali certi passaggi del Tantrloka sarebbero stati difficilmente accessibili al giorno d'oggi.

Concetti dello Shivaismo del Kashmir


Anuttara, l'Assoluto
Anuttara uno dei termini con cui designato il principio ultimo nello Shivaismo kashmiro. Tra le molteplici interpretazioni abbiamo: "supremo", "realt insuperabile"[26]; "indicibile", "senza pari"[27]. Nella lingua sanscrita Anuttara associato alla prima lettera dell'alfabeto, "A" (in scrittura devanagari ""). L'Assoluto anche indicato in molti altri modi, a secondo del contesto e di ci che si vuol mettere in evidenza: Paramaiva (Supremo iva), o pi semplicemente iva; iva-akti (unione indissolubile di iva e akti); Kula (Coscienza suprema: cos nelle tradizioni del Kula)[27]; citi (coscienza)[28]; Bhairava (cos in alcuni testi degli gama stra).

La prima lettera dell'alfabeto sanscrito in scrittura devangar, simbolo dell'Assoluto

Come concetto, Anuttara differisce da quello di trascendenza in quanto, anche se l'Assoluto al di l di tutto, ci non implica uno stato di separazione dall'universo.[29] Paramaiva al di l del mondo ma anche nel mondo: Assoluto sia nel senso che Egli non dipende da altro (nirapeka), sia nel senso che tutto ci che esiste Sua espansione (prasra). Egli sia trascendente che immanente.[28]

Svtantrya, la libera volont autogenerata


Conosciuto sotto il nome di svtantrya, il libero arbitrio all'origine[30] stessa della creazione dell'universo. Paramaiva, infatti, essendo assolutamente indipendente, libero di agire come di non agire; Egli non nutre bisogni, ma tutto ci che fa attivit spontanea, gioco (lil) senza causa n fine alcuno. Il mondo, che Sua espansione, soggetto alla legge di causalit, ma Paramaiva non ne influenzato.[28] Svtantrya una delle qualit di Dio. I singoli soggetti coscienti possono partecipare in vari gradi a questa sovranit divina, possedendo un grado di libero arbitrio limitato dal loro livello di coscienza. Cos, tutti i soggetti sono dotati di libero arbitrio, ma generalmente ignorano questo potere. Questa ignoranza essa stessa un aspetto di Svtantrya, e pu essere rimossa solo da questa stessa volont divina. Una delle funzioni di svtantrya infatti quella di favorire la grazia divina (aktipta): la liberazione spirituale non garantita solo attraverso lo sforzo, ma dipende, in ultima analisi, dalla volont di Dio. Cos, il discepolo non pu che offrire se stesso e lasciare che la grazia divina scenda e dissolva le limitazioni che schermano la sua coscienza.

iva-akti, l'Assoluto come Coscienza-Energia


Secondo lo visione filosofica dello Shivaismo kashmiro, la coscienza (citi o anche savit) non una funzione del corpo, ma un ente non materiale indipendente (tattva) che il corpo supporta: coscienza come principio ontologico e non biologico. Essa presente non solo in ogni essere vivente, ma anche nella materia stessa, dove concepita come "coscienza sopita". Dunque, tutto coscienza, o, il che lo stesso dire, la coscienza quel sostrato che accomuna ogni cosa, l'essenza ultima. Questa essenza ultima, che perci Coscienza assoluta, un aspetto dell'Assoluto, aspetto che viene usualmente indicato con iva (il termine tecnico iva tattva). iva Coscienza assoluta.[31]

Shivaismo kashmiro L'attivit con cui Paramaiva emana il mondo diretta conseguenza della Sua beatitudine (nanda), essa dunque puramente spontanea, non finalizzata n causata. Questo dinamismo chiamato in molti modi a seconda della scuola: spanda ("vibrazione"); akti ("energia"); kriy ("attivit"); vimara ("attivit ideativa"), eccetera. In senso generico, adoperato il termine akti. akti non un attributo di Paramaiva, ma un Suo stesso aspetto, che viene messo in evidenza per affiancarlo all'altro, la Coscienza. In tal senso si usa anche l'espressione iva-akti per indicare l'Assoluto, quando si vuol mettere in evidenza questo Suo duplice aspetto. Paramaiva, l'unica Realt, Coscienza attiva, o anche Energia cosciente.[28] In questa connotazione, lo Shivaismo kashmiro differisce dall'Advaita Vednta, nel quale l'Assoluto, Brahman, invece descritto come Coscienza assoluta priva di qualsivoglia dinamismo. E di pi: la posizione vedantina criticata in quanto, si obietta, se Brahman fosse inerte, Egli non potrebbe conoscere s stesso, in quanto la conoscenza implica necessariamente un'attivit. Paramaiva invece autocosciente proprio in virt della sua stessa attivit (kriy).[28] Ogni individuo possiede s una coscienza limitata, ma essa potenzialmente assoluta, perch la Coscienza, essendo essenza ultima, non divisibile, al pi sopita o offuscata, latente, come appunto il caso dell'individuo non realizzato.[31]

Aham, il cuore di iva


Aham (letteralmente "io") il concetto di Realt suprema inteso come "cuore". considerato come lo spazio non duale interno a iva, e anche come il supporto dell'intera manifestazione[32], il supremo mantra[33], identico a akti[34].

bhsa, il mondo come riflesso


Lo Shivaismo kashmiro un idealismo assoluto: il mondo non che l'estensione di un'unica mente cosmica. Non quindi un idealismo soggettivo, per il quale il modo sarebbe una creazione della mente individuale: il mondo al contrario reale; ma nemmeno lo si pu definire un sistema realista, perch non esiste una realt altra dalla mente cosmica: tutto esiste nella Coscienza assoluta. Il mondo, estensione dell'Assoluto, non dunque una Sua trasformazione, e nemmeno qualcosa creato dal nulla. Abhinavagupta spiega questo concetto affermando[35] che il mondo il riflesso (pratibimba) della Coscienza da S stessa in S stessa.[36] Questo riflesso ci che il singolo individuo (au o anche pau) pu generalmente percepire; essendo egli limitato, la sua visione incompleta (apra)[31], e la Realt gli si presenta dunque come apparenza (bhsa) di qualcos'altro. Quest'apparenza, questo riflesso, per ben reale, in quanto ha innanzitutto una valenza epistemica. In secondo luogo non illusione, non "scambiare una cosa per un'altra", come invece sostiene l'Advaita Vednta. Il mondo non una realt altra e nemmeno illusione: iva che appare in quella forma che chiamiamo mondo.[36] Il considerare il mondo reale, non creato e dunque quale estensione dell'Assoluto, pur se riflessione, ha ovviamente ripercussioni etiche importanti: il tntrika non ritiene che l'umanit e la natura siano altro da s, egli ha un atteggiamento positivo e di rispetto[37] verso ogni manifestazione.[36]

Kula, la famiglia spirituale


Kula un concetto complesso, tradotto generalmente come "famiglia" o "gruppo". Come la trama di un tessuto si compone di tanti fili, cos la via tantrica si presenta su vari piani come una totalit formata da molte parti, interconnesse e complementari (il termine tantra pu essere reso con "trama di un tessuto"). Questa totalit chiamata famiglia in quanto i diversi elementi che la compongono hanno un legame comune unificante, che in definitiva il Signore Supremo stesso, iva.[38] Nelle dottrine relative alle tradizioni del Kula (o Kaula), l'attenzione lontana dalle elaborazioni filosofiche complesse ed pi diretta alla pratica. Per esempio, il Kaula propone una forma di alchimia del corpo in cui gli

Shivaismo kashmiro aspetti pi grossolani del proprio essere (impulsi, istinti, eccetera) si dissolvono in quelli pi sottili, in quanto tutti sono considerati come formanti un'unica famiglia (un kula), che si basa su iva come ultimo principio.[39]

I 36 tattva
Le scuole aiva moniste del Kashmir intendono l'universo come il processo di espansione dell'Assoluto, indicato con molti termini, a seconda della scuola e dei testi: spesso con Paramaiva ("iva supremo"), o pi semplicemente con iva; o anche Mahevara ("Grande Signore")[40]; Paramevara ("Signore supremo").[41][42] Nelle tradizioni del Kaula adoperato anche il termine Kula ("Famiglia", nel senso di "Totalit").[43] Nella tradizione del Trika l'Assoluto altres personificato come divinit, riferendosi cos a Bhairava, ipostasi terrifica di iva.[44] L'Assoluto, dunque, non crea il mondo, ma si espande o, come descritto nel Tantrloka, riflette S stesso in S stesso apparendo come mondo.[45] Essendo pertanto Egli sia al di l di ogni altra cosa esperibile, sia il principio da cui tutto scaturisce e di cui ogni cosa parte, da intendersi come avente contemporaneamente le qualit di trascendenza e immanenza. L'espansione dell'Assoluto, la cosmogonia, descritta attraverso un insieme di principi costitutivi, categorie (tattva) intese come Schema esemplificativo raffigurante le 36 categorie dello Shivaismo emanazioni dell'Assoluto stesso. Il numero e le kashmiro caratteristiche di tali categorie variano a seconda della scuola.[41][46] Il filosofo Abhinavagupta (X-XI sec.), nel capitolo IX del suo Tantrloka, sistematizzando la dottrina del Trika, espone un processo costituito da 36 tattva, rifacendosi alle categorie proprie della scuola Pratyabhij.[41][47] Questo stesso insieme poi interpretato, quando visto in senso inverso, come percorso spirituale, quella via salvifica che riconduce il singolo all'Uno, riunisce l'uomo a Dio.[47][42] Le 36 categorie descritte da Abhinavagupta delineano due cammini: il puro e l'impuro. Al primo cammino, detto puro perch al di l di ogni dualit, appartengono cinque categorie effetti di altrettanti aspetti dell'Assoluto, aspetti che in letteratura vengono dette potenze (akti). L'analogia adoperata per illustrare la connessione fra l'Assoluto e queste potenze quella del fuoco: il fuoco possiede i poteri di illuminare, riscaldare, cuocere, bruciare, eccetera, ma il fuoco e resta fonte unica di queste capacit, che dal fuoco stesso non possono essere scisse come entit autonome. Le potenze sono:[47] cit: "intelligenza"[48] La potenza intellettiva (cicchakti)[49] l'onniscienza di Paramaiva, descritta come Coscienza assoluta.[45] nanda: " beatitudine"

Shivaismo kashmiro La potenza di beatitudine (nandaakti) descritta come esuberanza spontanea, gioia di Paramaiva, qualcosa di simile al gioco (lil) di un bambino, o a una danza libera e beata. Paramaiva emana il mondo proprio per questa Sua capacit.[45] icch: "volont" La potenza di volont (icchakti) la potenzialit di farsi altro da S, di emanare cio il mondo.[45] jna: "conoscenza" La potenza di conoscenza (jnaakti) la capacit di ideazione, consapevolezza del molteplice all'interno dell'unit.[45] kriy: "attivit" La potenza di attivit (kriyakti) capacit di far apparire il molteplice, il mondo, sempre all'interno dell'unit.[45] Il cammino puro dunque costituito dalle seguenti cinque categorie:[47][42][50] 1.

10

iva ("propizio", "benevolo"), effetto della intelligenza: iva tattva la coscienza pura, inattiva e non manifesta; iva come Coscienza assoluta, soggetto irrelato; Io. questa la prima categoria che Abhinavagupta espone, lo iva tattva, che egli distingue pertanto dall'Assoluto, Paramaiva o iva tout court, ponendo[51] quest'ultimo al di fuori delle 36 categorie. Non cos il filosofo Utpaladeva (X sec.), esponente della scuola Pratyabhij, che intende Paramaiva come la prima delle categorie.[41] Cos commenta l'orientalista Raffaele Torella: Lo iva irrelato la prima delle manifestazioni dello iva supremo. Mentre lo iva supremo la realt assoluta nel suo perenne pulsare di oggettivit e soggettivit (all'interno della omnicomprensivit della Coscienza), il mondo della manifestazione caratterizzato dalla scissione tra soggetto e oggetto e dal loro contrapporsi come due realt separate.(Torella, in Vasugupta 1999, p. 51) akti ("potenza", "energia"), effetto della beatitudine: akti tattva l'altro polo dell'Io, la potenza che permette
all'oggetto di manifestarsi e al soggetto di poter affermare "Io sono"; Questo.[42] Mentre la prima categoria il soggetto, la seconda, akti tattva, l'oggetto: l'insieme di tutte le potenze dell'Assoluto che in questo stadio del cammino cominciano a delinearsi. Tali potenze, o pi semplicemente la potenza dell'Assoluto indicata, nelle varie scuole, con molti nomi e spesso personificata come dea, compagna di iva o di sue manifestazioni; anche oggetto di culto in molte tradizioni, specie le akta, come le dee Kl, Tripurasundar, Kualin, Prvat, eccetera. Nella scuola dello Spanda, la Potenza indicata anche col nome di spanda ("vibrazione"), realt dinamica onnipresente nella manifestazione.[52][53] Nella scuola del Trika descritta come avente un triplice aspetto, nelle tre dee Par ("Suprema"), Parpar ("Suprema-non suprema"), Apar ("Non suprema").[54] Nella scuola della Pratyabhij identificata con la capacit ideativa (vimara). Sulla personificazione della akti, cos si esprime l'indologo francese Andr Padoux: Si tratta quindi di tradizioni che si possono definire akta, dal momento che le dee sono personificazioni della akti, incarnazioni dell'Energia divina. Questa una, onnipresente, sovrana; le diverse dee adorate nei culti privati o pubblici, pur con le loro differenze a volte molto marcate, non sono altro che sue forme particolari.(Padoux, Op. cit., p. 80)

1.

Queste due prime categorie, iva tattva e akti tattva, o pi semplicemente iva e akti, non sono da intendersi come sequenziali, ma connotazioni della medesima Realt ultima: i due aspetti indissolubili dell'Assoluto: Coscienza e Energia. L'Assoluto, Paramaiva, Energia cosciente. L'espansione vera e propria ha inizio col terzo tattva: fin qui il soggetto e l'oggetto costituiscono un'unit indistinta. Adesso l'Assoluto, per effetto delle tre potenze di volont

Rappresentazione grafica dell'unit iva-akti mediante il nastro di Mebius

Shivaismo kashmiro (icch), di conoscenza (jna) e di attivit (kriy) vuole l'oggetto (il mondo in senso lato), lo concepisce, lo forma in S. La funzione dello akti tattva proprio quella di avviare questo processo.[45] 1. 1.

11

sadiva (iva "eterno"), effetto della volont: sadiva tattva l'affermazione del soggetto sull'oggetto; Io
sono questo.

vara ("signore"), effetto della conoscenza: vara tattva l'affermazione dell'oggetto sul soggetto; Questo
sono io. Con questo termine nell'induismo ci si riferisce a una divinit personificata: vara, il Signore, il Dio personale nella visione teista. In questo tattva l'accento cade sul "questo".

1.

uddhavidy ("conoscenza pura"), effetto della attivit: uddhavidy tattva lo stadio in cui soggetto e oggetto
si equilibrano e si conoscono distinti ma uniti; Io questo.

Queste prime cinque categorie rappresentano dunque il passaggio dall'unit indistinta soggetto-oggetto dell'Assoluto, alla coppia soggetto e oggetto identificabili e ancora uniti. L'universo non esiste ancora, ma l'Assoluto ha ora riconosciuto in s la possibilit di farsi altro. La sesta categoria, quella che pone termine al cammino puro (uddha) aprendo l'impuro (auddha), my, altro aspetto della potenza divina stessa, potenza[55] di auto-limitazione. My tattva non quindi "illusione" nel senso che il Vednta d a questo termine, ma potenza dell'Assoluto, potenza creatrice dell'universo esperibile. Questo potere causa di una serie di cinque limitazioni, dette kacuka ("corazza" o "guaina"[56]). Sono dunque queste cinque limitazioni, insieme alla my stessa, a costituire la prima parte del cammino impuro, caratterizzato dalla comparsa di dualismi e incompletezze:[47][42][57] 1.

my ("arte", "illusione"): abbandono dell'Unit; percezione del tutto come molteplice; pluralismo.
My tattva separa l'unit indistinta soggetto-oggetto delineatasi nell'Assoluto in due entit separate: il soggetto e l'oggetto. Questa scissione provoca, nell'oggetto, la perdita dei poteri dell'Assoluto: sono le cinque limitazioni, le kacuka. Cos l'orientalista Giuseppe Tucci: Cotesta maya, che un aspetto della stessa potenza divina, limita come soggetto ed oggetto, nel tempo e nello spazio, la unicit indiscriminata della coscienza: l'anima allora si rifrange illusoriamente come molti, dimentica ormai della propria essenza: e quei molti si riconoscono come individui (purua).(Tucci, Op. cit., p. 118)

Le cinque limitazioni sono:

kal ("frazione", ignoranza"): limitazione dell'onnipotenza; percezione del potere di azione come limitato. 1. vidy ("conoscenza", "scienza"): limitazione dell'onniscienza; conoscenza parziale; dualismo
1. conoscente-oggetto della conoscenza. 1. 1.

rga ("passione", "desiderio")[58]: limitazione della perfezione, senso di incompletezza; dualismo


soggetto-oggetto del desiderio.

niyati ("necessit", "destino"): limitazione dell'onnipresenza; senso di finitezza; localit. 1. kla ("tempo", "stagione"): limitazione dell'eternit; percezione del tempo come lineare; causalit.
La seconda parte del cammino impuro ricalca invece, con alcune differenze interpretative, l'insieme delle 25 categorie del Skhya, con un processo di individuazione che d luogo allo spirito (purua, concetto plurale indicante il complesso di tutte le "anime", soggetti limitati), alla materia (prakti, intesa non soltanto come substrato materiale, bens anche mentale), all'intelletto, al senso dell'io, al senso interno, ai cinque sensi di percezione, ai cinque sensi di azione, ai cinque elementi sottili e infine ai cinque elementi grossi.[59]
Per approfondire, vedi Skhya.

La differenza fondamentale col Skhya sta nel fatto che mentre secondo quest'ultimo purua e prakti sono princpi antitetici e ultimi, qui essi sono considerati entrambi emanazioni dell'Assoluto: prakti Coscienza in forma di materia inseziente (coscienza dormiente[60]); purua Coscienza limitata e pluralmente individuata. Tale

Shivaismo kashmiro differenza ha conseguenze nella dottrina della liberazione (moka) e quindi ripercussioni etiche notevoli: mentre nel Skhya la liberazione svincolarsi dall'illusorio legame con la materia, che quindi vista come limitante se non nemica, qui la liberazione ritorno a uno stato di unit col Tutto, materia compresa.[45] Nella molteplicit dei soggetti che sono cos derivati dall'Assoluto, trovano quindi luogo gli individui, frazioni nelle quali la coscienza originaria si ritrova offuscata: l'Assoluto si riconosce cio come insieme di singoli dalla consapevolezza limitata, individui in realt dimentichi della propria condizione divina, schermati dalle cinque corazze, le kacuka di cui sopra, che se da un lato hanno consentito all'universo e al molteplice di manifestarsi, nel contempo limitano l'individuo impedendone il riconoscimento come emanazione di Dio.[61]

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L'Assoluto, il mondo e l'individuo

Paramevara colui che mette in scena il dramma del mondo, unico desto nel mondo addormentato.

[62] Pratyabhij ; citato in Vasugupta 1999, p. 122.

Dunque, secondo le scuole dello shivaismo kashmiro, tutto ci che , stato e sar, ogni soggetto conoscente, ogni oggetto della conoscenza, ogni mezzo di conoscenza: tutto nell'universo manifestazione dell'Assoluto, una forma di iva (quando inteso come dio personale), un Suo riflesso (bhsa), l'incessante evolversi (parima) della Sua emanazione, della Sua [42] coscienza. Su questo, cos si esprime uno dei testi fondamentali delle tradizioni kashmire, il Vijnabhairava Tantra:

iva Naarja, iva Re della danza, statua presso il CERN di Ginevra, dono del governo indiano nel 2004. La danza una metafora dei cicli di creazione, della perenne trasformazione del mondo manifesto.

Quel principio che ha come qualit la coscienza presente indifferentemente in tutti i corpi, sicch colui che mediti come il tutto sia essenziato di esso, diventa vincitore del mondo. (Vijnabhairava Tantra 98 (LXXV); in Vijnabhairava. La conoscenza del tremendo, Op. cit., 2002)

E nelle Spandakrik (VIII-IX sec.) leggiamo:


L'anima individuale sostanziata dal tutto, poich da essa che sorge ogni cosa, tale identit con il tutto essendo mostrata dalla natura del suo percepire la realt; ne consegue che non v' stato nelle parole, negli oggetti significati, nel pensare che non sia iva. A presentarsi come realt fruibile sempre e comunque il fruitore, e il fruitore soltanto. (Spandakrik II.3-4; citato in Vasugupta 1999)

La coscienza non qui da confondersi con le forme di conoscenza, come mette in guardia il filosofo Kemarja (X-XI sec.) commentando il primo stra degli ivastra:

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Dal momento che la natura propria del tutto la coscienza, proprio per questo le varie forme di conoscenza sono impotenti, inidonee a farla conoscere: infatti sulla coscienza che anche la loro facolt di rendere manifesto qualcosa si [63] appoggia, e, inoltre, in base al principio su esposto , la coscienza non pu essere velata da alcunch, proprio perch costantemente autoluminosa. (Kemarja, ivastravimarin, commento a I.1; citato in Vasugupta 1999, p. 54)

Quando iva immanifesto, l'universo, tutti i possibili universi esistono in nuce in iva stesso, cos un universo viene emanato non appena in Lui si ha uno schiudersi (unmea) della coscienza. Con una significativa metafora cos le Spandakrik esprimono questo concetto:
(SA) yasyonmesanimebhy jagata pralayodayau ta akticakravibhavaprabhava ankaramstuma (IT) [64] Rendiamo lode al Benigno , da cui scaturisce la gloria delle potenze; al suo aprirsi e chiudersi di ciglia sorge l'universo e si dissolve.

(Spandakrik I.1; citato in Vasugupta 1999, p. 64)

Similmente, l'universo viene riassorbito al chiudersi (nimea) degli occhi di iva: quando la coscienza si richiude in s stessa, l'universo scompare, e tutto pu cominciare da capo. Questa cosmogonia ciclica ben messa in evidenza dalla metafora della danza: iva infatti il "Re della danza" (naarja):
Con una parte tu (Nivsa VII
[66] [65]

sei il s interiore, il danzatore, l'occultatore del tesoro.

;citato in Vasugupta 1999, p. 122)

iva Naarja all'interno dell'arco di fuoco che simboleggia la distruzione, stringe il amaru, il tamburo che emette il suono primordiale che genera il creato, il tamburo a forma di clessidra che coi due triangoli vertice contro vertice, richiama all'unione del liga e dello yoni, del fallo e della vagina, simboli delle prime due categorie, iva tattva e akti tattva: il soggetto e l'oggetto (aham e idam), il dio e la sua potenza, la coppia (ymala) cosmica. Cos il filosofo Abhinavagupta (X-XI sec.), sistematore delle tradizioni aiva, descrive la coppia cosmica:
La fusione, quella della coppia iva e akti, l'energia della felicit da cui emana tutto l'universo: realt al di l del supremo e del non-supremo, essa chiamata Dea, essenza e Cuore [glorioso]: l'emissione, il Signore supremo. (Abhinavagupta, Tantrloka III, 68-69; citato in Lilian Silburn 1997, p. 45)

La metafora dell'unione sessuale, spesso rappresentata nell'iconografia classica con la coppia iva e Prvat abbracciati in uno stato di beatitudine eterno, o con l'immagine della dea Kl che cammina o giace sul corpo immobile di iva col pene eretto, si presta qui a indicare proprio quelle prime due categorie che aprono il cammino puro. la Dea, akti, che, nella metafora, suscitando il desiderio di iva, apre il cammino, un nuovo ciclo di emanazione.[42] Ancora Abhinavagupta, nell'incipit della varapratyabhijvirmain, cos omaggia la coppia che deriva dall'Assoluto:
Mi inchino davanti all'Assoluto non-duale onnipervadente, il supremo iva-akti, che nel suo stato di assenza di desiderio e perfezione, prima di tutto si illumina come puro "Io sono" [il soggetto puro] e poi allo scopo di separare la sua potenza attiva si divide in due [il soggetto e l'oggetto] e che per sua natura continua ad emanarsi ed estendersi [nella Creazione] e di nuovo si dissolve in se stesso. (Abhinavagupta, varapratyabhijvirmain 1.1.1; citato in Mishra 2012, p. 29)

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Un altro simbolismo che forse meglio rispecchia l'unit ancora inseparata di soggetto e oggetto, di soggetto e oggetto con-fusi, quella di Ardhanrvara, il "Signore met donna": iva uomo nella met destra del corpo e donna nell'altra. Al termine del cammino puro, quando l'Assoluto si ormai reso soggetto e oggetto distinti ma ancora insieme, my tattva che opera la scissione di tale unit, dando quindi la possibilit all'Assoluto di farsi universo. Cos Kemarja:

iva Ardhanrvara, il Signore met donna

Nell'ambito del s che simile all'etere si manifesta infatti una contrazione, a cominciare dal piano dello iva irrelato fino al piano del soggetto illusorio, dovuto al potere della grande My , tesa com' all'occultamento della vera natura; potere, questo, che ha le sue radici nella potenza di Libert, e dunque del Supremo Signore stesso. (Kemarja, ivastravimarin, commento a I.2; citato in Vasugupta 1999, p. 56)

dunque, anche nel cammino impuro, sempre e solo Paramaiva che continua a operare in assoluta libert (svtantrya): Paramaiva l'unico a possedere libera volont. L'individuo solo apparentemente libero, o meglio lo fintanto che la sua coscienza non si riconosca come quella dell'Assoluto. In altre parole, il libero arbitrio dell'individuo limitato finch egli non si ricongiunge con Paramaiva:
Il mondo dunque come un raggio, un bagliore, per colui che ha raggiunto tale condizione; l'universo, in altre parole, gli appare come una sua propria irradiazione. (Kemarja, ivastravimarin, commento a III.8; citato in Vasugupta 1999, p. 121)

O, come molto pi sinteticamente si era gi espresso Vasugupta nei suoi fondamentali ivastra:
Il visibile il corpo. (Vasugupta, ivastra I.14; citato in Vasugupta 1999, p. 72)

All'individuo, pur nella sua mancanza di libero arbitrio, non allora preclusa la strada verso la beatitudine e la libert: egli, in quanto emanazione dell'Assoluto, possiede natura divina ma ne dimentico, inconsapevole:

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La natura divina che lo yogin raggiunge non qualcosa che prima non fosse, ma null'altro che la sua stessa intima natura di cui egli era soltanto incapace di prendere coscienza bench fosse manifesta, per colpa delle costruzioni mentali suscitate dalla potenza di My. Attraverso la graduale illustrazione dei mezzi suddetti proprio questa natura divina viene portata alla luce. (Kemarja, ivastravimarin, commento a III.45; citato in Vasugupta 1999, pp. 158-159)

La liberazione (moka) dell'individuo, conseguibile secondo queste scuole con percorsi e mezzi differenti a seconda della tradizione, perci intesa come un processo inverso a quello di emanazione, un processo di regressione che pu ricondurlo a Paramaiva, riassorbirlo nell'unit originaria:
(SA) (IT) tadaparijne svaaktibhirvymohitat sasritvam Trasmigrare permanere nella convinzione di essere separato. (Kemarja, Pratyabhijhdaya, 12)

Centrale, pur con molte differenze interpretative e operative, spesso il ruolo di quella stessa entit che ha aperto il cammino puro cominciando a delineare la distinzione fra soggetto e oggetto, la akti, la multiforme potenza di Dio, la Dea[42]:
Essa la forma di tutto ci che cosciente. L'origine della conoscenza, la percezione della realt, l'istigatrice dell'intelletto. (Devbhgavata Pura I.1.1
[67]

Le quattro scuole dello Shivaismo del Kashmir


Lo shivaismo kashmiro giunto a quelle profondit del pensiero umano dove le varie correnti della sapienza umana sono unite in una sintesi luminosa. (Rabindranath Tagore, citato in G.N. Raina, The call of the spirit proved irresistible
[68]

Come si detto, nell'ambito dello shivaismo kashmiro possiamo distinguere tradizioni religiose poi evolutesi come scuole, e scuole filosofiche che a queste hanno fatto riferimento. I nomi che pi ricorrono sono Kula, Trika e Krama fra le scuole tradizionali, e Spanda e Pratyabhij fra le scuole esegetiche. In realt il Trika sia una tradizione religiosa sia una scuola esegetica, in quanto elaborazione del filosofo Abhinavagupta e dei suoi successori.

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Il Kula e il Trika
Con il termine Kula, o Kaula, gli studiosi cos tendono oggi a etichettare un insieme variegato di tradizioni religiose originatosi da sette shivatite molto antiche, quali a esempio i Kplika, i Pupata (II secolo) e i Lkula, tradizioni lontane dall'ortoprassi dei Pura, sette che adottavano culti trasgressivi, visionari, prediligendo divinit terrifiche anzich benefiche.[69] Non propriamente corretto perci definire il Kula una scuola, quanto piuttosto un alveo nel quale sono confluite visioni con alcuni fondamentali tratti in comune: lessico, teologia, pratiche rituali. Occorre per ricordare che tradizionalmente il Kula ritenuta una tradizione fondata da Macchanda, ritenuto discendente del mitico Tryambaka, enunciatore dei 64 testi tantrici non dualisti, gli gama stra.[18]

Kula in sanscrito significa "famiglia", nel senso di "totalit": con questo termine nella letteratura religiosa tradizionale ci si riferisce invece all'insieme delle potenze divine che dnno origine alla realt sensibile, una totalit che espressione della potenza dell'Assoluto, quindi realt suprema e indifferenziata.[18]
Per approfondire, vedi Kaula.

Una riproduzione schematica del trilbjmaala, il mandala del tridente e dei loti, adoperato in uno dei culti visionari della scuola del Trika.

Nell'insieme del Kula si sono successivamente distinte quattro correnti principali, che tradizionalmente sono associate ai quattro punti cardinali. Dalla tradizione orientale, la Prva-mnya, si ritiene sia originato il Trika, che in quanto scuola esegetica stata successivamente sistematizzata dal filosofo Abhinavagupta.[70] Trika vuol dire "triade": il sistema interpretativo della scuola infatti caratterizzato da un insieme di triadi, espressioni del triplice aspetto della realt: iva, Potenza, Uomo.[18] Fra i testi principali, oltre i Tantra non dualisti (fra i quali principalmente il Mlinvijaya, il Devyymala, il Tantrasadbhva e il Vijnabhairava Tantra): il commento ivastravimarin di Kemarja agli ivastra di Vasugupta; il Tantrloka di Abhinavagupta, e il relativo commento di Jayaratha, il Tantrlokavrttika.
Per approfondire, vedi Trika.

Krama
Il termine krama significa "progressione", "gradazione" o "successione", termini intesi come "progressione spirituale", "perfezionamento graduale dei processi mentali" (vikalpa): "successione degli stati che la coscienza attraversa nel suo manifestarsi"[71]. Questa scuola, originaria dell'Uiyana, nell'attuale Pakistan, si sviluppata a partire dal VII secolo d.C. come esegesi della tradizione tantrica del Kula denominata Uttara-mnya ("tradizione settentrionale"), tradizione centrata sul culto della dea Kl.[72] La scuola pone l'attenzione sui movimenti energetici, raffigurati come ruote che girano e tradizionalmente associati alle potenze Divine (akti). Lo sviluppo della coscienza consiste nel ritrovare in ogni movimento la ruota principale, il cui centro la Coscienza Suprema, attorno a cui girano le ruote secondarie. Il divino femminile risveglia e dirige il movimento, la Dea proietta l'universo azione centrifuga e iva, Coscienza Suprema, lo riassorbe azione centripeta. Concentrandosi sull'azione delle Potenze, il Krama pone particolare enfasi sulla trasmissione attraverso le donne. I testi di questa corrente finora pervenuti sono assai pochi, tra questi senz'altro il Klik-stotra di Jnanetra. Opera perduta di Abhinavagupta invece il Kramakeli. Occorre poi menzionare il Mahnayapraksha, di autore ignoto, contemporaneo o di poco posteriore ad Abhinavagupta, che descrive i processi delle energie e le pratiche volte a

Shivaismo kashmiro prenderne coscienza.[73]


Per approfondire, vedi Krama (induismo).

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Spanda
Il termine spanda, che vuol dire "vibrazione", "energia vibrante", stato introdotto da Vasugupta e ripreso dal suo discepolo Bhaa Kallaa nella Spandakrik (VIII-IX secolo)[74]. Nella scuola esegetica che da quest'opera prende il nome, il Principio ultimo concepito come un movimento perpetuo, fonte di ogni creazione e dissoluzione. L'essenza di questa vibrazione l'estatica coscienza, potenza di iva, in perenne rinnovo.[75] Sebbene il metodo proposto sia graduale, il nucleo di questa filosofia definito come un "salto" o un'improvvisa adesione al Reale che trascende completamente la divisione tra conoscente e conosciuto, e che consente allo yogi di vedere tutto l'universo come il proprio "corpo" o come l'espansione della propria energia. Chi raggiunge tale stato chiamato Yogevara, "Signore degli yogi". I testi pi importanti di questa scuola sono il Vijnabhairava Tantra, di autore ignoto; e quelli classificati come Spanda stra: gli ivastra di Vasugupta, col commento ivastravrttika di Bhskara; la Spandakrik, coi commenti Spandaniraya e Spandasadoha di Kemarja, e lo Spandavitti di Bhaa Kallaa.
Per approfondire, vedi Spanda.

Pratyabhij
Il termine pratyabhij vuol dire "riconoscimento", con riferimento al fine spirituale della scuola: riconoscimento della propria natura come divina, il riconoscersi cio in iva, Realt Ultima, descritto come Suprema Coscienza e Signore Supremo.[18] La scuola Pratyabhij stata fondata alla fine del IX secolo da Somnanda e sistematizzata dal suo discepolo Utpaladeva. Le opere fondamentali sono quelle del Pratyabhij stra: gli ivadi e la ktavijna di Somnanda; la varapratyabhijkrik di Utpaladeva; i due commenti di Abhinavagupta a quest'opera: la varapratyabhijvirmain e la varapratyabhijvivitivirmain; il Pratyabhijhdya di Kemarja. Questa scuola pu essere definita come anupya, cio "priva di mezzi", dal momento che l'identificazione dell'"io" individuale con l'"io" universale non richiede nessuna disciplina psico-fisica o pratica religiosa particolare, ma soltanto la comprensione metafisica della natura divina quale essenza unica nel mondo.
Per approfondire, vedi Pratyabhij.

La liberazione
Come tutte le altre darana hindu, anche lo Shivaismo kashmiro mostra al seguace un fine che la liberazione (moka), intesa qui come affrancamento da quelle impurit (mala) che offuscano la vera natura del s, quindi come la riacquisizione di uno stato che gi preesisteva. Il filosofo Utpaladeva esprime questo concetto descrivendolo come "diventare ci che si gi diventati"[76].[77] Le impurit sono di tre tipi: ava mala, che d luogo all'ego, al senso dell'io cio, identificando, erroneamente, la Coscienza assoluta (iva) con quella dell'individuo (au); myya mala, che origina il dualismo soggetto-resto del mondo; krma mala, che causa l'azione volontaria (karman) finalizzata all'ottenimento di qualcosa.[77]

Shivaismo kashmiro Queste tre impurit sono conseguenza una dell'altra: l'auto-limitazione della Coscienza genera il senso di differenziazione, che a sua volta spinge ad agire per cercare di possedere qualcosa che si reputa non avere, o viceversa, disfarsi di qualcosa che si ritiene negativo.[77] Cos Abhinavagupta:
Il krma mala arriva quando l'agente nello stato di ignoranza e imperfezione, ha il senso della dualit e svolge l'azione sotto forma di virt o di vizio, il che porta alla rinascita e a raccogliere i frutti delle azioni. (Abhinavagupta, varapratyabhijvirmain, 3.2.5; citato in Mishra 2012, p. 332)

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La liberazione quindi il riconoscimento (pratyabhij) della propria natura quale Coscienza assoluta:
Diventa simile a iva. (Vasugupta, ivastra, III.25; citato in Vasugupta 1999)

"Diventare ci che si gi" dunque diventare iva, riconoscersi Dio. Questo traguardo non inteso come premio post-mortem, ma come obiettivo da ottenere nella vita attuale. Colui che raggiunge il moksa detto liberato in vita, jvanmukti. Il liberato in vita non vive affatto in uno stato di isolamento, non un rinunciante, al contrario in egli ben vivo il senso di unit col mondo. Il suo agire non per finalizzato, non karman: kriy, attivit spontanea e gioiosa, assolutamente non egoistica, puro gioco interamente abbandonato nel S:[77]
Colui che si identifica con il S universale e sa 'che tutto questo la mia gloria', rimane nella 'ivait' anche di fronte alle determinazioni prevalenti [la dualit]. (Utpaladeva, varapratyabhijkrik, 4.1.12; citato in Mishra 2012, p. 344)

Il jvanmukti non rinuncia n al mondo n ai suoi piaceri, come illustra questo testo delle tradizioni del Kula:
Il sole asciuga ogni cosa nel mondo, il fuoco consuma ogni cosa (e ancora il sole e il fuoco si mantengono puri); cos anche lo yogin, pur sperimentando tutti i piaceri, non contaminato dal peccato. (Kulrava Tantra, 9.76; citato in Mishra 2012, p. 340)

Note
[1] Dyczkowski, Op. cit., p. 4. [2] Padoux, Op. cit., p. 82. [3] Flood, Op. cit., p. 220 e p. 227. [4] Flood, Op. cit., p. 227. [5] Dyczkowski, Op. cit, nota 12, p. 222. [6] Si rammentano, fra gli altri Nrop e Padmasambhava, considerato il diffusore del Buddhismo in Tibet. [7] Dyczkowski, Op. cit, introduzione. [8] Cos Mark Dyczkowski, indologo britannico che ha dedicato molto del suo impegno allo studio delle tradizioni tantriche aiva: [9] Padoux, Op. cit., p. 76 e p. 80. [10] Flood, Op. cit., pp. 227 e segg. [11] Mishra 2012, cap. 1. [12] Jaideva Singh, Pratyabhijnahrdayam, Op. cit., introduzione. [13] Padoux, Op. cit., p. 51. [14] Flood, Op. cit., p. 218. [15] Alain Danilou, iva e Dioniso, traduzione di Augusto Menzio, Ubaldini Editore, 1980. [16] Torella, in Vasugupta 1999, p. 23 e segg. [17] varapratyabhijkrik significa di fatto "Strofe (krik) di Riconoscimento (pratyabhij) del Signore (vara)". [18] Raffaele Torella, in Vasugupta 1999. [19] Christopher Tompkins and Christopher Wallis, An Introduction to the Tantric 'Krama' lineage of Kashmir (http:/ / shaivayoga. com/ kashmir-manuscripts_files/ Intro_Krama. pdf), shaivayoga.com. [20] Padoux, Op. cit., p. 83. [21] Cos l'indologo francese Andr Padoux: [22] Alexis Sanderson, Tantric Studies in Memory of Hlne Burnner, p. 371.

Shivaismo kashmiro
[23] Padoux, Op. cit., p. 83 [24] Navijan Rastogi, Introduction to the Tantrloka, p. 92. [25] Navijan Rastogi, Introduction to the Tantrloka, p. 102. [26] Jaideva Singh, Para-trisika Vivarana, pp. 20-27. [27] Lilian Silburn, La kualin o L'energia del profondo, traduzione di Francesco Sferra, Adelphi, 1997, p. 44. [28] Mishra 2012, cap. 3. [29] Paul Muller-Ortega, The Triadic Heart of Shiva, p. 88. [31] Mishra 2012, cap. 2. [32] Jaideva Singh, Par-trik Vivaraa, p. 194. [33] Jaideva Singh, Par-trik Vivaraa, p. 180. [34] Jaideva Singh, Par-trik Vivaraa, p. 127. [35] Tantrloka, 3.44 (citato in Mishra 2012, cit., p. 234). [36] Mishra 2012, cap. 5. [37] Le tradizioni tantriche si sono sempre mostrate aperte a tutti, opponendosi cos al sistema dell caste. Non solo, la donna, essendo ritenuta espressione concreta della akti, tutt'altro che emarginata. (Mishra 2012, cit., cap. 1). [38] Paul Muller-Ortega, The Triadic Heart of Shiva, p. 102. [39] Paul Muller-Ortega, The Triadic Heart of Shiva, p. 60. Cfr. anche John R. Dupuche, Abhinavagupta. The Kula Ritual, as Elaborated in Chapter 29 of the Tantrloka, p. 87. [40] Flood, Op. cit., p. 227. [41] Torella, in Vasugupta 1999, p. 28. [42] Vassallo, cit. [43] Torella, in Vasugupta 1999, p. 88. [44] Gnoli in Vijnabhairava. La conoscenza del tremendo, Op. cit., p. 16. [45] Mishra 2012, cap. 4. [46] Padoux, Op. cit., nota 3, p. 66. [47] Tucci, Op. cit., pp. 116-120. [48] Cos traduce Giuseppe Tucci, e d'altronde: vedi spokensanskrit.de (http:/ / spokensanskrit. de/ index. php?script=HK& beginning=0+ & tinput=cit+ & trans=Translate& direction=SE), e anche Mc Donnel A pratical sanskrit dictionary (http:/ / dsal. uchicago. edu/ cgi-bin/ romadict. pl?page=68& table=macdonell& display=simple): "intelletto", "mente". Tuttavia in letteratura si incontra anche cit tradotto con "coscienza": cos per esempio Padoux (Op. cit., p. 84), Flood (Op. cit., p. 227). [49] Cfr. Gabriel Pradpaka, Sanskrit alphabet and the levels of Creation - Part 1 (http:/ / www. sanskrit-sanscrito. com. ar/ en/ sanskrit-first-steps-first-steps-4-1/ 415), sanskrit-sanscrito.com.ar. [50] Torella, in Vasugupta 1999, p. 29. [51] Tantrloka, 11, 21.22 (citato in Mishra 2012, cit., p. 143). Abhinavagupta suddivise quest'opera in 37 capitoli. [52] Torella, in Vasugupta 1999, p. 24. [53] Padoux, Op. cit., p. 85. [54] Flood, Op. cit., p. 228. [55] Paramrthasra, 15 (citato in Mishra 2012, cit., p. 207). [56] Cos Mishra, cit. [57] Torella mette in evidenza che a volte le 36 categorie sono distinte in tre cammini, anzich due: il puro (i primi cinque tattva); il puro-impuro (questi secondi sei tattva); l'impuro (gli ultimi venticinque tattva), p. 29. [58] L'opposto di rga dvea, "avversione"", "repulsione". Questi due aspetti rappresentano un unico stato d'animo, quello che nasce dal senso di separazione dall'oggetto, e quindi dal desiderarlo o avversarlo. Cos Mishra, cap. 4, cit. [59] Torella, in Vasugupta 1999, p. 29. [60] Cos si esprime Aurobindo (cfr. Mishra 2012, cit., p. 217). [61] Torella, in Vasugupta 1999, pp. 29-30. [62] Cos scrive Kemarja nel suo ivastravimarin, commentando il stra III.9. Raffale Torella commenta in nota: Il brano citato doveva appartenere al pi lungo dei due commenti che Utpaladeva dedic alla sua varapratyabhijkrik, ora perduto. [63] Tutto coscienza. [64] ankara nel testo originale, appellativo di iva. La ruota delle potenze (akticakra) sono le potenze dell'Assoluto, quelle che dnno origine al cammino puro. [65] Mahevara, il "Grande Signore", appellativo di iva. [66] Uno dei diciotto gama dualistici-non dualistici: vedi Tantra (testi induisti). [67] Citato in Alain Danilou, Miti e di dell'India, traduzione di Verena Hefti, BUR, 2008, p. 293. [68] http:/ / www. koausa. org/ Saints/ LakshmanJoo/ article1. html [69] Padoux, Op. cit., p. 76. [70] Padoux, Op. cit., p. 78. [71] Navijan Rastogi, The Krama Tantricism of Kashmir, pp. 6-12. [72] Andr Padoux, Op. cit., p. 79.

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Shivaismo kashmiro
[73] [74] [75] [76] [77] Introduzione all UNIQ-nowiki-0-6ff942583b273668-QINU Essenza dei Tantra (Abhinavagupta), Raniero Gnoli. L'attribuzione non certa: non pochi studiosi assegnano quest'opera a Vasugupta stesso. Jaideva Singh, Spanda-Kriks, The Divine Creative Pulsation, p. XVIII. Cfr.: varapratyabhijkrik, 2.3.17. Mishra 2012, cap. 8.

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Bibliografia
Vijnabhairava. La conoscenza del tremendo, traduzione e commento di Attilia Sironi, introduzione di Raniero Gnoli, Adelphi, 2002. Gavin Flood, L'induismo, traduzione di Mimma Congedo, Einaudi, 2006. Kamalakar Mishra, Tantra. Lo ivaismo del Kamr, traduzione di P. Zanoni, Lakm, Savona 2012. Andr Padoux, Tantra, a cura di Raffaele Torella, traduzione di Carmela Mastrangelo, Einaudi, 2011. Lilian Silburn, La Kualin o L'energia del profondo, traduzione di Francesco Sferra, Adelphi, 1997. Giuseppe Tucci, Storia della filosofia indiana, Editori Laterza, 2005. Maria Vassallo, Alcuni aspetti cosmogonici dello ivaismo tantrico kamro (http://www.mediaevalsophia.net/ _fascicoli/04/art._Vassallo_Alcuni aspetti cosmogonici dello_ivaismo_MS4. pdf?phpMyAdmin=45359ee9ec0e3d22eaea414acdb2f07a), mediaevalsophia.net. Vasugupta, Gli aforismi di iva, con il commento di Kemarja, a cura e traduzione di Raffaele Torella, Mimesis, 1999.

Bibliografia in lingua non italiana


(EN) Mark S. G. Dyczkowski, The Doctrine of Vibration: An Analysis of Doctrines and Practices of Kashmir Shaivism, Motilal Barnasidass, 2000 (1989). (EN) Paul Muller-Ortega, The Triadic Heart of Shiva. (EN) Jaideva Singh, Para-trisika Vivarana by Abhinavagupta. (EN) Jaideva Singh, Pratyabhijnahrdayam (http://www.abhidharma.ru/A/Simvol/Indyizm/Cadxy/Jaideva Singh/0003.pdf), Motilal Barnasidass, 1987 (1963).

Voci correlate
Shakti Shiva Tantra Tantra (testi induisti)

Collegamenti esterni
(EN) Sito ufficiale del Ishwar Asrham Trust (http://www.ishwarashramtrust.com/), fondato da Lakshman Joo. (EN) Video (http://www.youtube.com/watch?v=qJa1PE_9kPg&feature=share) della conferenza della d.ssa Maria Syldona della Society for Scientific Exploration (SSE) su Shivaismo Kashmiro e Scienza moderna.
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Fonti e autori delle voci

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Shivaismo kashmiro Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=60415197 Autori:: DonatoD, Eumolpo, Massimiliano Panu, Pracchia-78, Thildared, 4 Modifiche anonime

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