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3505
LA CIV] LTA‘ CATTÙLICA
«Bealus populus. cuius Dominus Deus eius»
SOMMARIO
EDITORIALE
3 Quale posto ha Dio nel buddismo?
ARTICOLI
17 P. Gilberl. Libertà e impegno
31 P. Van:an, Guido Maria Conforti e la pastorale diocesana mis
smnana
45 G. Salvim'. Guardare con ottimismo al futuro
NOTE E COMMENTI
58 M. Cuyàs. Lo scoglio della «qualità della vita»
CRONACHE
62 Chiesa: G. Marchesi, Algeria: il martirio di sette monaci trappisti
72 Italia: G. De Rosa. La stabilità monetaria. Le «Considerazioni
finali» del Governatore della Banca d’ltalia
82 Estero: A. Macchi, Le elezioni presidenziali a Taiwan
90 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
ABBONAMENTI ITALIA: un anno L. 90.000: due anni L. 160.000; tre anni L. 230.000;
un semestre L. 50.000: un quaderno L. 7.000. ESTERO (via superficie): un anno 5 H0: due
anni 5 200; tre anni S 280; un quaderno 3 IO. l versamenti possono essere effettuati: 1:)
tramite il conto corrente postale n. 588004. intestato a La Civiltà Carlo/ira. via di Porta
Pinciana. l - 00l87 Roma; b) sul c.c. bancario n. 89741 de La Civiltà Cattolica presso Rolo
Banca 1473. via Veneto, 74 - Roma. [IVA assolta dall'editore ai sensi dell'art. 74. 1° com
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SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
TORINO
Sergio Zavoli
mmnn A NOI
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Dalla camera alla bussola spaziale una lanterna
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S, Zavoli
Rimetti a noi
i nostri dubbi
Dalla cometa alla bussola spaziale
una lanterna continua a far luce sui nostri passi
Religione. pag 256. ml. L. 24000
Con la sua rubrica fissa («La lanterna») su Jesus, Zavoli rilancia la curiosità
e la passione di Diogene per l'uomo, di cui cerca le tracce in contesti diversi,
approdando a volte alla delusione, altre volte alla speranza.
In questa raccolta al lettore è offerta una ottima opportunità di rileggere i fatti
più importanti degli ultimi anni, coltivando il dubbio e il gusto della ricerca,
facendo un po’ di luce nel buio di quelle presunte certezze e di quelle tragi
che leggerezza che sembrano dominare la nostra esperienza oggi.
GUARDARE CON OTTIMISMO AL FUTURO, di GianPaolo Salvini S.I. -
L'articolo intende mostrare le contraddittorietà della società italiana e le inevitabili de
formazioni a cui è soggetta ogni visione di essa. Pur riscontrando molti e gravi problemi
irrisolti, il testo (che conserva in parte lo stile di intervento orale tenuto al Pontificio Se_
minatio Leoniano di Anagni [FR]) sostiene che nel panorama della società e della vita ita
liana prevalgono largamente gli aspetti positivi su quelli negativi, e ne indica alcuni degli
elementi più significativi, specialmente a livello di vita sociale ed economica. In una so
città sempre perfettibile, come ogni realtà umana, non mancano anche elementi evangeli
ci e di virtù umane che lasciano bene sperare per il futuro.
14 Civiltà Cattolica |996 III 45-57 quaderno 3505
CRONACHE:
s: RIA
Noi della rivista “il fisco” lo sappiamo da vent'anni e lo
sanno bene anche i nostri oltre 200.000 lettori!
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”
ESTERO: Le elezioni presidenziali a Taiwan, di Angelo Macchi S.I. - Dopo
aver delineato una sintesi della storia recente di Taiwan (isola di Formosa), si esaminano
le ragioni per cui le recenti elezioni presidenziali (25 marzo 1996), svoltesi per la prima
volta attraverso una consultazione popolare e democratica, rivestono una importanza
notevole sia per quanto riguarda i rapporti tra Taiwan e la Repubblica Popolare Cinese,
sia per lo Ifflfll.f internazionale dell'Isola.
I.‘ Cilnlti Cattolica I9% III 82-89 quaderno 3506
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA:
FILM:
1896-1996
SOCIETÀ’ CATTOLICA DI ASSICURAZIONE
servizio informazione rr/rlziosa
I‘
La Chiesa italiana informa
una agenzia di informazione religiosa
un servizio peri professionisti
dell ’informazione. . .
ma del quale possono servirsi
vantaggiosamente anche coloro
che hanno responsabilità pastorali,
sociali e politiche a tutti i livelli.
Uno strumento utile per comunità
parrocchiali, associazioni, scuole,
istituti religiosi, centri culturali. ..
IL DIALOGO
TRA LE RELIGIONI
Gli editoriali della Civiltà Cattolica
Presentazione di
EDITRICE ELLE DI CI -
LA CIVILTÀ CATTOLICA
LA CI VILTA‘
CATTOLICA «Benin: papa/m, ruiru Domimu Dm: IÌIIJ’»
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ANNO 147
1996
zara-w,
VOLUME TERZO
quaderni 3505-3510
Ora, nella «via» che il Buddha ha indicato non c’è posto per Dio
o il Divino. Non che egli ne neghi l’esistenza. Al contrario, il
Mq'jbima-nikqya (109, go) afferma che il Buddha, come tutti gli uo
DIO NEL BUDDISMO
del mondo, dai conflitti personali fino alle guerre tra le nazioni. In
breve si può far rimontare a questa falsa visione (delle cose) tutto il
male del mondo» (W. Rahula, L’errrerlgnement da Boua'dba, Paris,
1977, eh. VI: «La doctrine du Non-Sci: “anatta”»).
In realtà, l’lo è un aggregato di elementi diversi, materiali e men
tali (i cinque kharidba): dalla loro azione combinata nasce la perce
zione del mondo dell’io. Essi sono tenuti insieme dal «desiderio»,
dalla «sete», ma sono impermanenti, precari. Cosicché l’io non ha -._n.,.__.i_fi
consistenza né solidità, ma appare (nella vita) e scompare (nella
morte) in una serie infinita di rinascite, senza però che sia sempre lo
stesso «io» a rinascere, la stessa «anima» a passare in un altro corpo.
Un catechismo buddista moderno si chiede: «Che cosa dunque ri
nasce?» E risponde: «Il nostro voler vivere, il nostro carattere mo
rale. Questo forma il nucleo centrale del nostro essere e si crea, do
po la disintegrazione del corpo attuale, un nuovo corpo corrispon
dente esattamente alla sua natura». «Ma si tratta della stessa cosa che
si chiama “anima”?». «No, il Buddha considera un errore la creden
za in un’anima immortale. Il buddismo non insegna la trasmigrazio
ne di un’anima, ma la formazione nuova di un individuo nel mondo
materiale dei fenomeni, in virtù del voler-vivere (tanbrî) e del carat
tere morale (karma)». «Ma l’Io è identico a ciò che si chiama ani
ma?». «No, l’Io non è tin’entità durevole, una sostanza immateriale,
ma una data condizione che sorge dall’unione dei cinque kbandba».
Quindi, poiché non c’è nulla di sostanziale e di permanente, non un_\‘.,,
sia nel senso del buddismo primitivo (bîngra'rm) come Legge eterna
e Verità ultima, sia nel senso della scuola buddista della «via di
mezzo» (midbyamaka) fondata da Nàgiirjuna nel terzo secolo del
l'era cristiana, secondo la quale il D/mrmna va inteso come assoluta
Vacuità (Ikìîîîdffi), cioè assolutamente non-sostanziale, vuoto di
ogni relazione e di ogni concezione, e quindi assolutamente inco
noscibile per la mente umana e accessibile solo all’espcrienza misti
ca (la mistica del Vuoto). Infatti, per chi ha fatto l’espericnza della “-sua-f-_5iî
Vacuità, «il dolore esiste, ma non c’è nessuno che ne sia afflitto.
L’attività è un fatto, ma non c’è nessuno che agisca. Il cammino
esiste, ma non esiste chi lo intraprenda. Il nirvà'na c’è, ma di sogget
ti nirvànati non ce n’è» (Viruddbi Magga, citato da J. Masson, Mi
rtitbe dell’Aria, Roma, Città Nuova, 199;, 166). Il îIÌî’1/rÎfld c’è, ma è
vuoto, è il Vuoto, perché nel nirflrîna I’Io si è disgregato, il Sé si è
«estinto». Ma di quale «Vuoto» si tratta? Di un Vuoto-Pieno e di
un Vuoto-Nulla? E impossibile dirlo.
Altri vedono un equivalente del Dio cristiano nel nirva'na, che per
i buddisti è l’Assoluto, il Fine ultimo, la Realtà suprema. Solo che
del m'mîna non si può dire assolutamente nulla: esso è oggetto non
di conoscenza, ma di esperienza. Il Buddha l’ha sperimentato subito
dopo l’«illuminazione» (bodbz) e perciò già in questa esistenza è en
nato nel m'mi'na; ma, in genere, il perfetto illuminato (ara/ml) rag
giunge il nirva’na al momento della morte: esso allora è }mranirvina \fi-‘:g__
per giungere al nirwîna!) e gli hanno dato titoli onorifici, come Ara
bam' (il Perfetto), Bbagava' (il Fortunato, il Signore), Anuttara (I’In
comparabile), Subbaw'drî (1’Onnisciente), Cakkavattz' (il Maestro del «un!’_,.
-1. .
sa felicità per mezzo della morte e della risurrezione del Figlio suo,
incarnato in Gesù di Nazaret. L’uorno, perciò, in quanto persona,
in quanto Io, è fatto per la «pienezza della vita» in Dio-Amore.
Come si vede, si tratta di due visioni della realtà assolutamente
diverse e incompatibili. Ma, com’è evidente, la discriminante è il
posto che il cristianesimo e il buddismo assegnano a Dio: posto
che nel cristianesimo è essenziale e nel buddismo è inesistente. Ciò
tuttavia non significa che tra cristiani e buddisti un dialogo non sia
possibile né utile. Ci sembra anzi necessario sia per chiarire - in
spirito di reciproca stima e reciproco rispetto - le posizioni di
ognuno e in tal modo evitare falsità e malintesi, sia per creare le
basi per una collaborazione nel campo morale, nel quale buddismo
e cristianesimo hanno moltissimo in comune, e nel campo sociale
per la promozione della giustizia, della fraternità e della pace.
Quando si riflette su tre atteggiamenti fondamentali della morale
buddista _ la non-violenza (abîmra), la benevolenza amichevole e
disinteressata (maitrî) e la compassione verso tutti gli esseri che sof
freno (karumî) _, non si può non pensare alla consonanza profonda
che c’è tra questi atteggiamenti buddisti e l’essenza del cristianesi
mo, che è la «carità». Indubbiamente, manca nel buddismo la carità
verso Dio, che pure è il primo comandamento del cristianesimo e
che è il motivo e la sorgente dell’amore del prossimo; tuttavia que
sto, anche se non è fondato sull’amore di Dio, ma nasce dal deside
rio di «eliminare il dolore del mondo» e di aiutare gli esseri a libe
rarsi dal ramra'ra, è sempre amore disinteressato del prossimo soffe
rente e, dunque, è in profonda consonanza con la carità cristiana.
Pensiamo che su queste e altre convergenze tra buddismo e cri
stianesimo si possa sviluppare un dialogo che conduca a condivide
re, sia pure in qualche misura, l’esperienza spirituale delle due tradi
zioni, evitando ogni indebito sincretismo, e favorisca una collabo
razione nelle opere di carità, affinché sia alleviata, anche se non eli
minata, la sofferenza degli uomini, oppressi dal «dolore» (dubkba)
ma fatti per la «gioia» (muditfi).
La Civiltà Catto/ira
ARTICOLI
LIBERTÀ E IMPEGNO
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Solitudine e comunione
La libertà negata
beta. L’uomo non solo non può compiere esattamente ciò che
vuole, ma neppure può scegliere veramente ciò che vuole. Noi,
uomini, crediamo di avere coscienza di noi stessi, della nostra di
gnità, ma in realtà, dicono i tre autori, non abbiano veramente ac
cesso a noi stessi. Immaginiamo di essere liberi, ma facciamo il
gioco di forze occulte. Gli strutturalismi degli anni Sessanta hanno
potuto affermare, contro Cartesio, che «c’è un pensare in me», cioè
che io non penso. Immagino di pensare che voglio, ma in realtà
voglio ciò che non penso. Sicché, con i «maestri del dubbio», l’in
dividuo libero lodato dagli intellettuali dei tempi moderni finisce
per perdere ogni gloria.
La persona e l’individuo
non per tramite (ma con mezzi che sfuggono al comune cittadino)
dell’opinione extraparlamentare che agisce nella cerchia degli eletti
con la voce delle lobbier. Altro esempio dell’oblio del legame tra l’in
dividuo e la persona: la fedeltà dell’amore eterosessuale non è oggi
problematica anche perché gli uomini e le donne si riconoscono più
come individui «uguali», cioè senza originalità, che come persone
da amare a vantaggio delle loro differenze? Se l’alleanza dei diffe
renti grazie alla loro differenza diventa la giustapposizione dei simi
li interscambiabili, come potrebbe la fedeltà avere una ragion d’es
sere? La libertà di ognuno ne è realmente esclusa. La precarietà dei
nostri impegni umani sottolinea l’annullamento del senso dell’indi
viduo, della sua libertà e dunque della persona.
Le virtù dell’imPegflo
Possiamo ora descrivere alcuni tratti dell’impegno libero e au
tenticamente personale. La libertà che s’irnpegna non è quella che
si agita da ogni parte. Una tale libertà potrebbe rimanere nella soli
tudine delle nostre volontà impotenti di potere, e dunque nella
non libertà; potrebbe non incontrare nessuno, ma soltanto occa
sioni di applicazione dei suoi bei sentimenti, della sua bella gene
rosità, della sua bella dedizione, dei suoi sogni. Alcune dedizioni
sono volontà di potere immodeste. Non è così che costruiamo so
cietà civili giuste e rispettose, perché l’impegno della libertà sup
pone, per essere vero, le virtù dell’umiltà e della misericordia.
L’umiltà è un atteggiamento interiore che mi fa vedere gli altri
superiori a me e degni di un ascolto e di un rispetto assoluto. Essa
condiziona ogni impegno capace di generare una vera comunica
zione. Senza di essa, nascono continui scontri tra di noi a causa
delle nostre rivalità e delle paure che affollano spesso i nostri senti
menti. L’umiltà ci guarisce. Ovviamente, quando non e reciproca,
essa impedisce di riconoscerci reciprocamente. Essere umili da
vanti all’orgoglioso comporta il rischio di venirne schiacciato.
L’umiltà è talvolta pericolosa. La Croce del Signore lo esprime fin
troppo bene come anche i sostenitori della non-violenza. Ma può
anche condurre alla conversione dell’orgoglioso, alla sua guarigio
ne, come nel caso del centurione ritto ai piedi del Signore sofferen
te (Mt 27,54) o ancora nel caso di Gandhi che ha condotto un inte
ro subcontinente all’indipendenza senza quei bagni di sangue che
analoghe circostanze hanno conosciuto altrove. Tutto sommato,
l’urniltà riesce a promuovere la giustizia meglio dello scontro delle
armi, perché risveglia la libertà degli interlocutori, se almeno ne
sono capaci, se sono animati da una ferma volontà etica, invitan
doli a entrare in una dinamica di presenza gratuita, ad abbandona
re le loro volontà di manipolare l’altro a modo loro. L’umiltà con
diziona la vera comunicazione personale.
Non c’è più neppure impegno libero senza la misericordia, la
quale, secondo l’etimologia della parola, è un sentimento che na
sce dal più profondo del nostro cuore e che ci lega a colui che sof
fre; essa accompagna l’umiltà. Il cuore umile rifiuta di dominare
colui verso il quale si impegna; anzi, si propone di servirlo, anche
LIBERTÀ E IMPEGNO 29
l Pensiamo qui, ad esempio, alle comunità in cui vivono insieme persone handicappa
te e altre «che lo sono meno», particolarmente alle comunità dell'Area (Arrbe) fondata
per ispirazione di jean Vanier (cfr J. VANIER, La comunità, luogo del perdono e della fetta,
Milano, jaca Book, 1980). Le comunità Fede e Luce, che seguono la stessa ispirazione,
ma, nel quotidiano delle famiglie, testimoniano ugualmente modelli di vita capaci di illu
minare le nostre società sul rispetto delle persone e sulla giustizia reale.
30 LIBERTÀ E IMPEGNO
La libertà impegnata
3 Il vescovo e consacrato «non soltanto per una diocesi, ma per la salvezza di tutto il mon
do» (Arigenter, n. 58) e deve «con tutte le forze fornire alle missioni non solo gli operai della
messe, ma anche aiuti spirituali e materiali sia da sé direttamente, sia suscitando la fervida
cooperazione dei fedeli» (Lumen gentium, n. 25). Egli infatti è al contempo segno della presen«
m di Cristo Signore tra i credenti e nunzio della Parola di Dio a tutte le gend (ivi, n. 3|, e
Cbrirtm Domirua, n. 6). Da parte loro «i presbiteri hanno ricevuto nell’ordinazione uno spirito
veramente missionario, che fa guardare oltre i confini della propria diocesi, nazione o rito,
per andare incontro alle necessità della Chiesa intera» (Prerbtemmm ordiml‘, n. Io, e Optatam
totiu.r, n. 20). Sicché la Parlare: dabo vobi: afferma che «proprio perché all'interno della vita del
la Chiesa è l’uomo della comunione, il presbitero dev'essere, nel rapporto con tutti gli uomi
ni, l’uomo della missione e del dialogo» (n. 18).
4 Tanto il Comboni è un lottatore indomito, travolgente comunicatore e non di rado
allo sbaraglio (cfr Civ. Cab’. I996 Il menu), altrettanto il Conforti è di fragile salute,
«uomo della serenità e mitezza» (A. Roncalli), tutto Seminario e Curia. E se il Comboni è
decisamente un missionario di prima linea, che per otto volte fa la spola tra Italia e Su
dan, traendo proprio dalla sua esperienza il famoso Piano per la rigenerazione dell'Africa,
il Conforti è un missionario ruigerrerx'r, perché non andrà fuori diocesi se non per una visi
ta ai suoi missionari in Cina. Per la bibliografia di e su Conforti rinviamo a E. FERRO, Bi
bliografia ronfortiana commentata, Parma, ISME, 1995 e indichiamo la sigla utilizzata: FCT
O-IS=o/>era omnia delle Fonti Confortiane, a cura di F. TEDDORI (ivi, I966-95).
GUIDO MARIA CONFORTI 33
I due nuovi beati quindi, pur così diversi, sono tuttavia recipro
camente complementari proprio ai fini della nuova evangelizzazio
ne, perché la santità e i carismi di ognuno riguardano adesso, uffi
cialmente, tutta la Chiesa. Sicché ora anche i non comboniani e i
non saveriani possono ispirarsi a quella eredità, magari spingendo
si oltre, per esempio, nel coinvolgimento del laicato: secondo
un’altra delle intuizioni (rimaste nel cassetto) del Conforti7.
Ma vediamo più da vicino la «parabola» confortiana: anzitutto
osservando come nasce e matura una vocazione «contrastata»; poi
come diventa missionario e fondatore mi generis; infine come si
perfeziona nella via crucis quotidiana del breve episcopato a Raven
na _ la «Cina d’Italia» (Leone XIII) _ e in quello lungo a Parma,
dove, tra le altre scabrosità, dovrà affrontare il modernismo del
clero, la non facile ripresa del Movimento Cattolico, il tragico
sciopero del 1908 _ con occupazioni e violenze socialiste _, la
grande guerra del 191 5-18, le squadracce fasciste di I. Balbo8 e la
difficile riconciliazione tra Stato e Chiesa (1929).
7 Egli infatti, pur volendo missionari presbiteri _ secondo la prassi normale del suo
tempo f f, aveva incentrato tutto sulla «consacrazione missionaria» e significativamente
nell’elenco del personale dell'Istituto mandato a Roma per ottenere il Decrctmn laudi: fi
gurano 4 missionari in Cina, 7 professi (di cui 3 sacerdoti pronti a partire), 7 alunni e 2
catechisti laici (uno già pronto a partire con i 5 sacerdoti). Cfr FCT 14, 214. Ricordiamo
che quando in Cina appresero «la novità.» dei laici missionari (catechisti) quei missionari,
generosi ma tradizionalisti, scrisscro ch’cra «meglio non mandarli, perché sarebbero più
di peso che di aiuto» (FCT l, 31). E così, per rispetto verso quei missionari, il Conforti ri
nunciò a un progetto (né fu il solo: cfr ivi, p. 64) che pure aveva in mente e che, se realiz
zato, oggi avrebbe il sapore della profezia.
8 Nell'agosto 1922, mentre socialcomunisti e popolari * barricati nell’Oltretorrente (la
Pamta vecchia) «- resistevano alle camice nere di Balbo, mons. Conforti alì’ronta il geraraa fa
scista che, nel suo diario, registra: «Il Vescovo ha dichiarato, con nobili parole, di mettere a
disposizione tutta la sua autorità per un tentativo di pacificazione. [...] Nobilissimo è l’atro di
pietoso interessamento del Vescovo ma impossibile approfittare dell’offerta di pace». E tutta
via, impressionato da quell’uomo di Dio, pronto a fischiare la vita per il suo popolo, Balbo ci
ripenso e, all'alba, con migliaia di fascisti radunati per l’attacco decisivo, lasciò Parma La vo
ce popolare attribuì al Conforti il merito di aver evitato il peggio. Cfr F. B0ti'fl, Mom~ C. M.
Con arti, Parma, Quaderni di «Vita Nuova», 196;, 87-90.
Nato il 30 marzo 1865 a Casalora di Ravadese (oggi Comune di Parma), da ricca fami
glia contadina, ottavo di dieci figli, nel 1872-76 Guido e a Parma, ospite delle Maini (una
pia madre con figlia nubile, maestrina esemplare). Studia presso i Fratelli delle Scuole Cri«
stiane, dove matura la vocazione sacerdotale. Nel 1876 entra in Seminario -f ne era rettore
mons. A. Ferrari, poi cardinale arcivescovo di Milano _ e nel 1888 viene ordinato sacer
GUIDO MARIA CONFORTI 35
dote. Nel 1895 fonda il Seminario Emiliano per le Missioni Estere, che nel 1898 diventa
Istituto religioso (approvato dal vescovo), col quarto voto di andare in missione (l'appro
vazione romana giungerà nel 191.1). Vescovo di Ravenna nel 1901 e di Parma nel 1907, qui
consacra il primo vescovo saveriano della Cina (1912) e nel 1916, con Paolo Manna, fonda
l’Unione Missionaria del Clero. Nel 1928 visita i suoi missionari in Cina; nel 1919 raduna il
primo Capitolo dell’lstituto; nel 1951 conclude la sua giornata terrena.
‘0 Quando divenne vescovo di Parma, Conforti fece restaurare quel Crocifisso e lo
pose sull’altar maggiore della cattedrale (ora è conservato nella chiesa dei missionari sa
veriani). Nel periodo precedente il restauro lo tenne in casa e la sorella Merope testimo
nia che «si recava per visitarlo, rimanendovi a lungo in contemplazione, estatico e immo'
bile, come l'ho visto io stessa» (FC'I‘ 6, 526).
I‘ Più tardi comunque, quando Guido tornerà a Ravadese per vacanze o cure, i rap
poni miglioreranno e quando il padre si ammalò il suo don Guido lo assistette con amo
re filiale, portandogli i sacramenti. Morì tra le sue braccia l'8 marzo 189;.
12 E così fu. Dopo il pellegrinaggio, Guido, guarito, ordinato sacerdote il 22 settembre
36 GUIDO MARIA CONFORTI
1888, celebrò la prima messa nel Santuario di Fontanellato assistito dal suo maestro: A.
Ferrari. Tra le «grandi amicizie» del Conforti ricordiamo, oltre a Ferrari, Manna e Roncalli,
il beato Annibale di Francia e i vescovi di Cremona: Bonomelli e Cazmni. Cfr E. FERRO,
Bibliografia..., cit., un. 89 5., III, 145, 176-179, 102-208, 23;, 146-148, 153, 160 s.
‘3 Ma nel I89z mons. Miotti lo nomina, a soli 27 anni, canonico del Duomo, tentando di
orientare il suo zelo missionario ad inlra. Conforti nesta quindi a Parma: secondo il vescovo
per realizzare un'opera per «i giovanetti abbandonati» (cfr FCT 8, II) ma, secondo Dio, per
ché l’istituto missionario nascesse vicino al Seminario e potesse usufruire di quegli insegnanti.
‘4 Scriveva che, non avendo potuto dedicarsi personalmente «alle estere missioni»,
aveva pensato già da diversi anni di fondare. egli stesso un Seminario destinato a questo
«sublimissimo scopo». «Tale proposito, aggiungeva, né per volger di tempo, né per va
riar di circostanze, mai venne meno di me, che anzi si fece vieppiù forte, per modo da po
terlo ritenere, dietro consiglio pure di pie e illuminate persone, ispirato non altrimenti
che da Dio». Chiedeva poi un segno d’incoraggiamento per mettersi all'opera e chiudeva
dicendo: «Sacrificherò tutto me stesso, le mie sostanze e quanto sarà in mia mano per riu
scire nella santa impresa» (FCT 8, 89 ss).
GUIDO MA RIA CONFORTI 37
15 Non va dimenticata l'abilità del Magani che, proprio sostenendo l’opera confortiana e
moranrlone il fondatore - ancor più del Miotti * col nominarlo suo vicario generale nel
1895 (a soli 51 anni), poteva legarselo a filo doppio e, secondo le vedute umane, impedjme
’ulmiore fuga missionaria. Del resto, il viario Conforti assolse un ruolo insostituibile presso
mons. Magani, il cui temperamento da Saul richiedeva vicino un Davide (e cosi lo definiva).
1‘ Mons. Conforti si reca molto presto nella basilica e, sulla tomba dell’apostolo Pao
lo, pronuncia questo voto: «[...] firmissime propone ac statue, sub voti obligatione, me
totum dicare acque impendere pro conversione infidelium» (FCT 8, 3,5 I).
‘7 Ossia, percepita la vocazione adgente.r mentre e a servizio di una Chiesa locale, si vi
de quasi costretto a elaborare una spiritualità d’interazione tra località e universalità, se
condo i tre cerchi delineati oggi nella Redeu}>larir nim’o (n. 55). Ciò gli fu possibile in
quanto, come scriveva al Ledochowski, da sempre il Cuore divino e trafitto per amore lo
sosteneva, cosicché già nello «Schizzo di Regolamento» (1898) troviamo che «la devozio
ne al Sacro Cuore, che tanto ha patito per la salute degli uomini», è sorgente di protezio
38 GUIDO MARIA CONFORTI
ne per l'Istituto. Con l’occasione notiamo che, mentre in Francia si prega il Sacro Cuore
per la conversione dei peccatori o si accentua la riparazione, in Italia - grazie proprio a
Comboni e Conforti É il Sacro Cuore venne messo in relazione all’evangelizzazione. Cfr
]. LOZANO, Miniom~ Un progetto di vita, Bologna, EMI, 1993, 41-44.
‘8 È significativa la risposta data al card. D. Serafini, Prefetto di PmPuganda Fide, che pro
poneva di togliere i voti dalle Costituzioni, per una più rapida approvazione: «Esprimo il vo
to che le cose abbiano a rimanere nello stato quo anteg parendorni che il distacco da tutte le
cose della terra e il sacrificio totale ed irrevombile di tutta la vita per la più grande e santa del
le cause possano meglio contribuire al trionfo della medesima» (FCT 14, 705).
‘9 Di quella nomina merita di essere ricordato l’incontro con Leone XIII e il successi
v0 carteggio col card. Ferrari. Quando il Papa gli disse: «Vi ho destinato arcivescovo di
Ravenna», il Conforti si sentì venir meno e supplicò di risparmiargli un tale peso. Ma il
Papa, con quella maestà che non ammetteva repliche, rispose: «Non insistete oltre e mol
to meno fate insistere da altri, perché allora mi costringerete a darvi un imperioso co
mando. A] Vicario di Cristo bisogna obbedire prontamente. [...] Disponetevi dunque a
fare la volontà di Dio che vi sarà largo della sua grazia». Quella notte mons. Conforti eb
be la febbre. Al card. Ferrari, cui diede resoconto particolareggiato, scrisse: «Voglia il
cielo che quanti, con retto fine, hanno contribuito alla mia nomina, non abbiano poi, per
colpa mia, a pentirsi». Allusione evidente; ma il Ferrari gli rispose elegantemente: «Le fo
congratulazioni, e se non le vuole, allora le fo con Ravenna...» (FCT 11, 151 e l 56).
GUIDO MARIA CONFORTI 39
2° Mezzo secolo di anticlericalismo - nutrito dalle critiche al passato governo dei Papi
'- aveva inciso profondamente nella religiosità di quel popolo. Non si battezzavano i bam_
bini, le nozze si celebravano in municipio e nemmeno i defunti venivano portati in chiesa.
lnoltre Ravenna aveva avuto per cinque lunghi anni il vescovo, card. Galeati, paralizzato
per un incidente. Il successore, mons. Riboldi, era morto pochi mesi dopo la nomina. L'ar
Cidiocesi ravenmte non poteva quindi rischiare un altro vescovo inefficiente.
2‘ Nell’autografo, Pio X -» che inizia: «Siamo in due a chiederbe‘una carità» (il Papa
e mons. Magani) -« scrive: «Ho bisogno che mons. Conforti mi dica: Erre ego, nn'tle me»,
e conclude: «Pensando che verso S.E. mons. Magani Ella fu sempre figlio riverente e
timorosissimo, non dubito punto che vorrà fargli questa carità: carità che riguarderò co
me fatta a me stesso» (FCT 15, 129).
22 infatti, come scrive a Pio X, «le condizioni di questa diocesi, piuttosto lacrimevoli,
Sono dovute in gran parte ad un sistema di governo che io non mi sento di approvare e
col quale si prosegue ognora [...] e inutile tornerebbero all'uopo i miei buoni uffici, co
me già ebbi ad esperimentare per il passato» (FCT 15, 150). Dunque «il figlio riverente e
amatissimo», che aveva saputo nascondere per anni il turbamento, sollevava ora il velo.
40 GUIDO MARIA CONFORTI
sionario che parte non viene fornita altra arma all’infuori del Crocifisso,
perché questa possiede la potenza di Dio e per essa egli trionferà di tutto e
di tutti dopo di aver trionfato di se stesso». E difficile non scorgere, in que
sta insistenza sull’assenza delle armi e sul rifiuto di «aderenze potenti», una
critica alle colonie e alla perversità delle nazioni europee 26.
Per quanto riguarda infine la spiritualità missionaria del Presbitero, ricor
diamo l’incontro provvidenziale tra mons. Conforti e P. Manna del PIME, il
quale, per rilanciare la rnissionarietà nel popolo cristiano, aveva giustamen
te pensato di coinvolgere i suoi pastori. Quando il Manna espose il proget
to dell’Unione Missionaria del Clero, mons. Conforti ne fu subito conqui
stato e, suggerite alcune migliorie, presentò gli statuti a Roma per l’appro
vazione, che ottenne il 51 ottobre I916, divenendone il primo presidente.
Da allora -’ nonostante la precaria salute, il periodo bellico e le vicende
postbelliche (fascismo compreso) - Conforti sviluppa una mole di lavoro
incredibile: sia organizzativo sia, soprattutto, formativo. Egli infatti mostra
ai suoi preti e a quelli dell’Unione che lo slancio missionario si radica nella
stessa ordinazione presbiterale, sicché la «carità pastorale» « ossia quella
del Buon Pastore »* o è globale/universale, o non è (come dirà, nel 1992, la
Partom dabo vobix, al n. 2;: offioium amorir) 27.
30 Tenutasi a Parma dal IO al 16 novembre 1915, sull'onda delle novità che il Movi_
mento Catechistico veniva proponendo e che il Beato seguiva con molta attenzione. Cfr
.’\. LÀPPLE, Breve storia della raterberi, Brescia, Queriniana, 1985, 154.
3' Emblematieo quanto accadde al Congresso Eucaristico di Genova. Col segretario
entrò in una chiesa dove era esposto il SS. Sacramento per l’adorazione. S’inginocchiò a
pregare. Dopo un certo tempo chiese se era passata l’ora: «Sono passate due ore e mez
zo», rispose il segretario. L’arcivescovo si alzò confuso e uscì. Questo stesso atteggia
mento di raccolta preghiera veniva notato durante l'adorazione notturna nella chiesa di
Sin Rocco, ogni primo giovedì del mese, dalle ore 21 in avanti. Il vescovo vi partecipava
sCmpre, quando era a Parma. La gente ne era edificata e gli adoratori notturni crebbero
Scmprc più (cfr A. Luca, Sono lu/fi~., cit., 120 s).
3 Giustamente lo si è paragonato a san Francesco di Sales, ma ancor prima le donne
‘lfl popolo, che non sapevano nulla del Sales, nel loro intuito di fede lo paragonavano al
lo stesso Gesù: «Mo al S’gnor podevol esser pu bon dal nostor vescov? Poteva il Signore
essere più buono del nostro vescovo?» (A. LUCA, Sono tutti..., cit., ai; s).
44 GUIDO MARIA CONFORTI
33 Tra i «fioretti» di questo periodo ricordiamo che, 20 giorni prima della fine, recato
si in visita pastorale a Scurano, incontrò don Licinio Del Monte, risentito per certi atteg
giamenti della Curia. «Il vescovo -e raccontò don Licinio - procurò con tutta la sua af
fabilità di calmarmi [...]. Mi chiamò in camera, mi mostrò le gambe rigonfie per la malat
ria e con tono affaticato ma benigno disse: “Non porti rancore al suo vescovo, che presto
non avrà più”. Caddi in ginocchio, commosso fino alle lacrime; lui mi rialzò e abbracciò»
(A. LUCA, Sono tutti..., Cit., 198).
34 Il giorno dopo la beatificazione, nella messa di ringraziamento, 14 giovani saveria
ni hanno emesso la loro professione perpetua in San Paolo fuori le mura, nello stesso
luogo dov’era stata pronunciata dal Beato. Hanno professato in lingue diverse, a testi
moniare l'universalità della famiglia saveriana e la radicale missionarietà della Chiesa:
«Me totum dicare atque impendere, sub voti obligatione, pro conversione infidelium».
GUARDARE CON OTTIMISMO AL FUTURO
1 Basti ricordare come, dopo ogni votazione, ciascun partito si affanni a dimostrare la
propria vittoria, 0 la non sconfitta, facendo il confronto con quella, tra le votazioni pas
sate, che meglio si presta a un rapporto per esso favorevole.
GUARDARE AL FUTURO 47
Il mondo
2 Un eloquente ed esplicito esempio di questo è dato da numerosi dati riportati dai vari
Rapporti 111 lo sviluppo ranno che il Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP)
Slampa annualmente. Per il desiderio di apparire «oggettivi», essi presentano un bilancio
C05tiruito da una serie di indicatori statistici ordinati in due colonne, intitolate rispettiva
mente «progresso» e «deprivazione». La prima normalmente porta le percentuali, che di
mostrano che la situazione mondiale è in netto miglioramento. [A seconda le cifre assolute,
Che mostrano il peggioramento o almeno lo scandalo di quanto rimane ancora da fare.
48 GUARDARE AL FUTURO
L’Italia
3 Per quanto riguarda una delle misure spesso criticate dalla stessa Legge, cioè i «be
nefici» cui sono ammessi i detenuti giudicati meritevoli, e ritenuti favori ingenui perché i
detenuti ne approfitterebbero per evadere, si può ricordare che nel i995 sono stati con
cessi ió.i;i permessi premio. Gli evasi sono stati 141.
4 Cfr M. SIMONE, «Il Rapporto CENSIS 1995», in Civ. Cali. 1996 I 600-608.
5 Cfr il titolo del nostro editoriale sull’intervento del Papa a Palermo: «Aprire il cuore
alla speranza di un futuro migliore per l'Italia», ivi, 1996 I 5-16.
GUARDARE AL FUTURO 5!
Alcuni rett0rz'
mondo (75 anni per gli uomini, 81 per le donne). Quanto alla nata
lità, il benessere ha portato anche da noi alla sua diminuzione; sia
mo giunti al livello minimo mondiale e di tutti i tempi per una po
polazione rilevante e il dato non può non allarmare fortemente.
Ma è probabile che questa tendenza si modifichi, come è successo
in altri Paesi europei (in questo però siamo purtroppo alle previ
sioni opinabili, non alle constatazioni verificabili, per adesso).
Ma l’ltalia conta una società molto vivace e una schiera di perso
nalità ragguardevoli sia nelle professioni e negli affari sia nella vita
politica, nonostante la passione nazionale del tiro a segno (come no
tava un cronista estero) contro chiunque tenda a emergere come lea
der. «Il Paese recupera in vivacità ciò di cui manca in prospettiva» 6.
c) Il beneuere è largamente diffuso ed è ormai fenomeno di massa,
della maggioranza dei cittadini e non di una minoranza più o meno
esigua, come in passato. Tutta una serie di invenzioni moderne, che
creano istruzione e cultura, ma anche che alleviano la fatica, ad
esempio, alle casalinghe (come gli elettrodomestici), sono larga
menti diffusi e consentono alle donne di dedicarsi alla cultura, alla
cura di se stesse e di avere tempo libero per altre attività. Segno elo
qucnte ne è anche la scomparsa dell’emigrazione italiana, che ha im
poverito il nostro Paese di milioni di persone durante oltre un seco
lo. Viceversa, il nostro Paese è diventato appetibile ad altri. Il fatto
che i giovani non vogliano più emigrare dal Sud, ad esempio, è se
gno che ci si sta bene, o almeno meglio. Si fugge da luoghi invivibi
li, come dall’Albania, o dall’ltalia di molti decenni fa. Non dalle no
stre città e paesi, anche se offrono poche prospettive economiche.
Nei giorni festivi le città sono vuote, perché gli italiani, come nota
va Giovanni Mosca in una delle sue vignette, sono al mare e ai
monti per meglio meditare sulla gravità della situazione economica!
Anche perché in Italia a differenza, ad esempio, degli Stati Uniti, lo
Stato è povero, ma gli italiani sono ricchi. E lo Stato ad essere inde
bitato, non le famiglie, che sono anzi le meno indebitate d’Europa.
d) L’econornia nazionale ha gli squilibri che sentiamo elencare
ogni giorno, ma nel complesso è sana e solida, degna di una gran
de potenza industriale. Visto che l’economia è uno dei miti, e certo
uno dei pilastri, della vita moderna, ci soffermeremo su questo
aspetto un po’ più a lungo.
salì-w.
' Cfr CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELIA FEDE, Demtmn de Eullmnai’ia (5 maggio
1980), in AAS 71 (1980) 541-5 51; F. GIUNCIIEDI, «Il significato della vita e della morte og
gin, in Rioirlo di Teologia Morale 17 (1995) 511-514; G. HERRANZ, «Scienze biologiche e
qualità della vita», in Vita e Perm'ero 68 (1986) 414-414; J. O’CONNOR, «SIDA: Ciencia y
conciencia», in Dolentirun Hoavimur: 5 (1990) 14-15; E. SGRECCIA, «Respeto a la vita y bùs
queda de la calidad en la Medicina; aspeetos éticos», ivi, 10 (1995) 154-160.
CRONACHE
CHIESA
che dal Corano (s. 5, 52). La Chiesa, come la biblica madre dei sette
fratelli uccisi uno per uno dall’empietà di un re persecutore (cfr 7
Ma: 7), piange oggi i suoi sette figli che non sono più. Nel dolore
c’è la speranza - in forza della vittoria di Gesù risorto sull’odio e
sulla morte - che i sette monaci trappisti non siano morti invano
sul suolo insanguinato e scompaginato dell’Algeria moderna.
L'auto/atto
Dai tempi della guerra di liberazione dal dominio francese
(1954-62), l’Algeria sta vivendo alcuni dei giorni più insicuri della
sua storia. Il 26 dicembre 1991 si tenne nel Paese maghrebino il
primo turno delle elezioni politiche generali, che furono vinte dal
Fronte Islamico di Salvezza (FIS), partito d’ispirazione islamica
fondamentalista. Di fronte alla prospettiva sicura della vittoria dei
fondamentalisti al turno di ballottaggio, «il Governo, su pressione
delle forze armate, annullò il processo elettorale». Il FIS fu messo
fuori legge dalla magistratura, in quanto partito a carattere pretta
mente confessionale, non ammesso dalla nuova Costituzione‘. Tra
le file più estreme del FIS si sono costituiti lo EIS (Esercito Islami
co Armato), il FIDA (Fronte Islamico della DJIHAD Armato) e il
Gruppo Armato Islamico che opera, con ferocia, nella clandestini
tà. Tra Governo e opposizione è in atto una lotta spietata. Oltre ad
aver portato i suoi attacchi terroristici anche nel cuore della Fran
cia, il GIA ha preso di mira soprattutto giornalisti algerini e stra»
nieri residenti nel Paese. Il rapimento dei sette monaci trappisti,
avvenuto nella notte tra il 26 e il 27 marzo scorso, e la loro succes
siva barbara uccisione rientrano in questa strategia del terrore.
I sette monaci cistercensi, fratelli di religione appartenenti alla
trappa di Notre-Dame de l’At/ar e fratelli in spirito con tutta la na
zione algerina, vivevano nel silenzio del loro monastero, dediti al
la vita contemplativa e caritativa, secondo la loro specifica voca
zione monastica. Ricordiamo i loro nomi, le loro persone, assurte
improvvisamente all’attenzione del mondo e al martirio della fede:
padre Christian de Chergé, 59 anni, priore del monastero, parigino
di nascita, giunto in Algeria nel 1971. Fratel Luc Dochier, 82 anni,
da 50 anni in Algeria, medico della comunità, conosciuto e stimato
nella regione; senza distinzione alcuna, egli curava la povera gen
1 Cfr A. MACCHI, «Le elezioni presidenziali in Algeria», in Civ. Cntt. 1996 I 88.
64 CRONACHE
tale, esemplare figura di pastore, molto amato non solo dai cattolici
ma anche dai musulmani, da tutti gli algerini. Per 54 anni (1954-88)
era stato a capo dell’archidiocesi. Pochi giorni prima che Paolo VI lo
creasse cardinale (22 febbraio 1965), mons. Duval aveva chiesto e ot
tenuto la cittadinanza algerina. I due volumi delle sue lettere pastorali
sono raccolte sotto il titolo emblematico Paro/e dip1m~ Della «stabili
tà», a cui si votano i monaci trappisti secondo la tradizione benedetti
na e cistercense, anche il card. Duval aveva fatto una sua precisa scel
ta per amore al popolo algerino. Alla fine degli anni Cinquanta,
quando la guerra di liberazione si faceva sempre più dura e disuma
na, il card. Duval scriveva parole che oggi suonano profetiche:
«Ogni sofferenza inflitta ingiustamente a un innocente, ogni atto
contrario al diritto naturale, non possono avere altro risultato che
quello di rendere più difficile la costruzione della pace». Nel pome
riggio di domenica 2 giugno, nella chiesa di Nutre-Dame d’Afrique,
ad Algeri, sono state celebrate congiuntamente le esequie dei sette
trappisti e del card. Duval, fattisi tutti _ per vie diverse ma per una
comune motivazione spirituale - algerini con gli algerini.
L’uccisione così crudele dei sette monaci trappisti pone molti
interrogativi sui rapporti, passati e presenti, tra musulmani e cri
stiani. In prospettiva futura, si può anzitutto sperare ’- come ha
auspicato il vescovo algerino di Grano - che un fatto così tragico
costituisca per tutta la nazione algerina una svolta radicale, come
uno choc: «Se la loro morte potesse provocare in tutto il Paese un
soprassalto, un elettroeboe, il rigetto della violenza così inutile, allo
ra i nostri fratelli monaci non sarebbero morti invano». In un
mondo sempre più frantumato è salutare che dei testimoni domino
gratuitamente la loro vita: «La popolazione [algerina] sapeva che
la loro presenza non era affatto proselitista né aggressiva, ma silen
ziosa, consacrata interamente alla preghiera e ai semplici lavori in
torno al monastero» (Le Monde, 25 mai 1996, 3).
L’arcivescovo di Parigi, card. Jean-Marie Lustiger, in un’inter
vista al quotidiano parigino Le Monde (26-27 mai 1996, 8) - men
tre tutta la Francia era scossa da «stupore e indignazione» per l’ec
cidio dei monaci -, lanciava un appello all’«intelligenza e al cuore
dei musulmani al fine di troncare Podio». Prendendo l’avvio dal
testo del comunicato del GIA, in cui si affermava che «avevano
troncato la gola dei sette monaci in nome di Dio e del Corano»,
egli ribadiva: «Questo è inaccettabile per ogni uomo che crede in
Dio. lo conosco e rispetto i musulmani, coi quali noi condividia
mo la convinzione che Dio non vuole la morte e che egli è il Mise
CHIESA 69
" Cfr G. MARCHESI, «Il viaggio del Papa in Tunisia», in Civ. Colf. 1996 II 495 s ( d’: Il
Corano, s. 1, 156).
70 CRONACHE
--...__.______
5 «Il testamento di padre de Chergé scritto tra il 1993 C il ‘994- Una vita licmmcme
donata», in 01:. Ram, 10 giugno l‘3’96' “
72 CRONACHE
ITALIA
LA STABILITA MONETARIA
Le «Considerazioni finali» del Governatore della Banca d’Italia
fitto sono vicini ai massimi storici toccati negli anni Cinquanta allor
ché la crescita degli investimenti e della produzione era eccezional
mente vigorosa, in presenza di prezzi stabili. L’ampliamento dei mar
gini è il riflesso di un innalzamento dei prezzi che eccede di molto
quello dei costi unitari». Egli ha poi notato che anche in Italia il ciclo
produttivo dalla fine del 1995 sta flettendo: «Anche scontando una
rapida ripresa nel secondo semestre del 1996, la crescita dell’econo
mia italiana nell’anno in corso difficilmente raggiungerà la metà di
quella registrata nel 1995 (cioè sarà meno dell’r,5%). Prospettive di
sviluppo più stabile e un effetto positivo sugli investimenti possono
derivare solo da un calo dell’inflazione che risollevi il potere di ac
quisto delle famiglie e la domanda per consumi».
Che cosa si oppone alla possibilità che l’Italia riprenda una via di
sviluppo stabile? Risponde il Governatore: «Il livello del debito,
78 CRONACHE
ESTERO
La storia recente
La molta politico-diplomatica
L’alleanza con gli Stati Uniti consentì a Chiang Kai-shek di con
servare il ruolo internazionale goduto prima del suo trasferimento
a Taiwan. Ha infatti potuto continuare a rappresentare la Cina
presso le Nazioni Unite occupando il seggio di membro perma
nente del Consiglio di Sicurezza, dotato di diritto di veto al pari
delle altre quattro grandi potenze (USA, URSS, Regno Unito e
Francia). Questa posizione durò fino al 1971, anno in cui il presi
dente americano, Richard Nixon, avendo ormai deciso di porre fi
ne al coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra in Vietnam 6
volendo abbandonare il campo col minor danno possibile per gli
interessi americani in Estremo Oriente, mutò radicamente la stra
tegia politica fino ad allora seguita e riconobbe il Governo comu
nista come legittimo detentore del potere nella Cina continentale.
ESTERO 85
La malta democratica
Le elezioni Presidenziali
La competizione elettorale si è svolta tra quattro candidati: il
presidente uscente, Lee Teng-hui, leader del Kuornintang; Peng
Ming-min, esponente del movimento «indipendentista» confluente
nel Partito Democratico Progressista; Lin Yang-kang e Chen Lin
an, due esponenti della politica di «acquiescenza» verso Pechino e
favorevoli a una futura riunificazione di tutti i cinesi «continenta
ESTERO 89
RECENSIONI
CAMILLO RUINI, Chiesa del nostro tempo. Pro/urioni 1991-1996, Casale Monferrato
(AL), Piemme, 1996, 450, L. 45.000.
cliche papali, Sinodi dei vescovi, viag Il volume, come è stato sottolineato
gi apostolici di Giovanni Paolo Il) sia in occasione della sua presentazione a
in quella italiana e nella vita politica, Roma, è come un «mosaico» compo
sociale e civile del nostro Paese. sto di tante tessere che gradualmente e
Dal cap. XVI è ricorrente lo sguar cronologicamente si sono composte in
do al grande Giubileo del 2000 e alla unità. L'opera è stata definita un «li
sua più adeguata preparazione. Tra i bro involontario», ma non un insieme
grandi temi teologici spicca il risalto di frammenti. Ciò che dà unità ai sin
dato all'ecclesiologia, congiunta però goli interventi, pur circostanziati e da
col suo fondamento cristologico e tri rati, è l'anima del pastore che verso il
nitario; sono ben presenti anche i temi suo gregge si fa «voce» di Cristo, per
della fede, preghiera e spiritualità cri guidare l'intera comunità nazionale
stiana, della verità e libertà, delle tre verso l'incontro col suo Signore. Que
virtù teologali. Altri argomenti ricor sta dimensione pastorale e sostenuta,
renti sono quelli relativi alla morale in ogni singolo intervento, da una for
cristiana, sempre più insidiata dal sog te capacità di ragionare e dall'invito
gettivismo etico, alla cultura e necessi alla riflessione per quanti, nella Chiesa
tà della mediazione culturale per l'an italiana e nella società civile, hanno re
nuncio e la testimonianza del Vange sponsabilità. Nella consapevolezza,
lo, quindi la famiglia, la donna e i gio più volte espressa, che la CE] e una
vani, la scuola e l'educazione ecc. «struttura di servizio», la Chiesa italia
Frequente è il riferimento all'impe na sente e vuole operare nel Paese co
gno politico e sociale dei cattolici ita me «fattore di serenità», di reciproca
liani, fatto in occasione delle tornate fiducia e di riconciliazione, sapendo di
elettorali. Su quest'ultimo tema, sul essere nel suo intimo un «segno di co
quale più che per altri problemi si è munione» e di amore. Il libro, per
fermata l'attenzione dei mass-media, quanti lo leggeranno, sarà come un
emerge un progressivo passaggio da piccolo enebiridion della storia della
indicazioni più direttamente operative Chiesa italiana nel nostro tempo
al richiamo all'unità dei cattolici sui proiettato verso il nuovo millennio.
grandi valori dell'uomo e sui principi
ispirati dalla fede. G. Marrbesi
ROBERT F. O’TOOLE, L'unità della teologia di Luca. Un'analisi del Vangelo di Lara e
degli Atti, Leumann (T0), LDC, 1994, 26;, L. 22.000.
rato negli studi attuali, che non consi Nella terza parte del libro - «I di
derano a sufficienza né l’emergenza scepoli e l’azione salvifica di Gesù» w
del tema nel libro degli Atti, né la sua viene affrontato ampiamente il tema
rilevanza all’interno del Vangelo. del discepolato. Un primo capitolo
L’opera salvifica è continuata dai di tratta della risposta personale da dare al
scepoli di Gesù, come viene mostrato Signore che chiama. Un brano centrale
nel terzo capitolo di questa prima par è costituito dalla conversione di Come
te, prendendo in considerazione alcu lio, in cui i gentili ricevono lo Spirito
ni luoghi e situazioni emblematici: il Santo esattamente come i primi creden
modo in cui vengono presentate le fi ti giudei. Non soltanto lo Spirito, ma
gure di Stefano e di Paolo, il contenu tutte le diverse manifestazioni della vo
to della predicazione dei discepoli che lontà salvifica di Dio, secondo Luca,
è identico a quello di Gesù, la passione devono essere accolte con gioia, mera
di Gesù presentata come esempio per viglia, benedizione e lode. Luca amplia
la sofferenza, la persecuzione e il mal in modo significativo queste osserva
trattamento subiti dai cristiani. zioni che gli vengono dalle sue fonti,
Nella seconda parte -« «Come Dio facendone uno dei temi principali di
rende presente per i cristiani la salvez tutta la sua opera. In questo modo an
za realizzata in Cristo» _- si descrive il che il lettore partecipa pienamente alla
modo in cui la salvezza è resa operante gioia e alla meraviglia di chi fa espe
per i cristiani di tutti i tempi. In primo rienza di essere benedetto per ciò che
luogo, essa è universale, ma particola Dio ha compiuto, e per questo lo loda.
re rilevanza ha il rapporto tra Cristo e Dopo aver presentato sintentica
le categorie più svantaggiate: i deboli, mente il contenuto del testo, è utile ri
gli oppressi, i disprezzati. Si può dire cordare che la metodologia seguita pri’
che l’universalità della salvezza ha tut vilegia il contatto diretto con il testo
tavia referenti privilegiati. Questo te biblico. Assai scarni sono i commenti
ma era sicuramente presente nelle fon dell’A., il quale «si nasconde», per cosi
ti cui Luca fa riferimento, ma egli vi dire, dietro un’abbondante presenti!
dedica particolare attenzione. Tipica è zione della Parola di Dio. In questo
poi la dimensione personale della sal modo è il testo che si racconta, che co
vezza, come si vede soprattutto nei struisce la sua teologia. L’A. si limita,
brani che differiscono da quelli paral alla fine del volume, a trarre le conclu
leli di Marco. Luca sottolinea questa sioni da tutto ciò che precede, conclu’
dimensione personale in vari modi. sioni in cui lo spazio dell’interpretazio
Cura maggiormente la presentazione ne è assai ridotto in modo che il lettore
di un personaggio o della situazione possa trarre le sue, 0 meglio ancora, ac
che riguarda una persona, ad esempio costarsi direttamente, con l’aiuto di
nei racconti di miracolo. Al lettore uno strumento insieme scarno e ricco
vengono offerti più dettagli e infor come questo, al testo biblico. Una bi
mazioni circa le persone, i luoghi, i bliografia selezionata e un ampio indi-'
soggetti delle azioni. Luca interpella i ce analitico completano il testo.
lettori e presta infine particolare atten
zione alla persona di Gesù. D. .S'raiola
WYSTAN HUGH AUDEN, Gli iratiflntti o l’ieonografa romantim del mare, a cura di
GILBERTO SACERDOTI, Roma, Fazi, 1995, 171, L. 20.000
Negli ultimi mesi sembra essersi ri destato in Italia l’interesse per l’opera
RECENSIONI 93
del grande poeta inglese Wystan Hugh prigioniero della propria superiorità,
Auden, «il più grande poeta inglese di del proprio isolamento e del proprio
questo secolo», secondo Brodskij. Do rimpianto» (p. 7).
po la pubblicazione di L'età del/ansia. Il punto di partenza è costituito da un
Egloga barocca (Il Melangolo, I994) e di sogno raccontato da Wordsworth nel
la verità, Iii prego, tal/‘amore (Adelphi, Preludio. Un amico del poeta si addor
I994), l'editricc Fazi ripubblica un sag menta mentre legge il Don Cbirriotte e
gio del 1950 che porta per titolo un sogna di essere un deserto in cui un per
verso dell'Ote/lo di Shakespeare Gli ira sonaggio, metà beduino, metà Don Chi
li flutti o l'ironografa romantica del mare sciotte, cerca di salvare una Pietra (sim
che riproduce l'edizione stampata nel bolo della ragione astratta) e una Con
I987 dall'editricc Arsenale. chiglia (simbolo dell'arte e dell'immagi
Ha scritto VV~ Benjamin in Avan nazione) da un diluvio imminente. Cosi
guardia e rivoluzione che «nella prospet nascono i tre capitoli del volume, dalla
riva dell’epica la vita è un mare. Non triplice opposizione di mare/deserto,
vi è nulla di più epico del mare. Natu Pietra/Conchiglia, Ismaele (il primo be«
ralmente si possono assumere verso il duino)/Don Chisciotte. Nel primo capi
mare comportamenti molto diversi. tolo viene esaminato lo sfondo del qua
Per esempio ci si può sdraiare sulla dro in cui si muove l’eroe romantico:
spiaggia, ascoltare la risacca e racco città, porto, giardino, oasi, isola... Il mar
gliere le conchiglie che essa porta». Il re nel mondo biblico, classico e medie
mare è metafora della vita. Nel descri vale e simbolo del caos. Tante le citazio
vere la vita e le sue vicissitudini un’ ni dalla Generi all’Apora/ii're, da Orazio
epoca può eleggere, anche in modo all’Odima e a Dante, poste a conferma.
aternatico, una immagine che ne sveli In ogni caso il viaggio è una sofferenza,
il contenuto e la descriva. Il compito a o addirittura una punizione: i viaggi
cui Auden attende in Iratiflutti è pro non sono volontari e non rappresentano
prio quello di comprendere la natura un piacere. Per gli antichi il viaggio ave
di un'epoca e una sensibilità, il roman va valore in quanto spiegava il fato e la
ticismo, attraverso l'analisi del suo necessità e rivelava quelle forze che go
modo di trattare il tema del mare. Au vernano la sorte degli uomini: «Non al
den avverte il lavoro critico non come tro male è maggiore ai mortali dell'an
il frutto di un distacco asettico, ma co dar vagabondo» (Odirrea, libro XV).
me un gesto sottoposto alle stesse re Il senso del viaggio moderno spes
gole che governano l'ispirazione poe so promana dalla volontà d’infrangerc
tica. Così le sue pagine critiche poeti proprio il divieto fatale di Ulisse. I
camente parlano di poesia, attraver moderni infatti esaltano il viaggio co
sando con passione e rigore i versi e me manifestazione di libertà e come
l'ispirazione di Coleridge, Rimbaud, fuga dalla necessità e dallo scopo: è un
Melville, Baudelaire. Tratti di penna piacere o un mezzo per ottenerne. Il
collegano san Giovanni della Croce e viaggio porta alla «scoperta», permet
Tennyson, Lewis Carroll e Mallarmé te di accedere a qualcosa di «nuovo»,
in una geometria intertestuale che in originale e magari inatteso. Il viaggio
tende, come scrive il Curatore, «anda moderno dunque sostanzia l'indivi
re alla ricerca delle origini di un dilu dualità come «autonomia». L'io infatti
vio fin troppo reale e dei suoi rapporti viene separato dai confini della «casa»
con l'io; individuare le radici storiche e le fatiche e i rischi che costituivano
di quella nuova condizione sociale per le antiche sofferenze del viaggiatore
sfuggire alla quale l'eroe romantico si sono apprezzate in quanto inizio di
ritrova schiavo della propria libertà, una libertà che conferma l'individuali»
94 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
tà. Cosi il viaggiatore diventa coscien Nel contrasto tra le due figure di
te di una soggettività irriducibile, del Ismaele e Don Chisciotte emerge il ser
la sua identità. Per i romantici la stessa mone di padre Mapple su Giona, una
indeterminatezza del vagabondaggio, delle prove di iniziazione che l’Ismaele
così difficile da sopportare per Ulisse, del romanzo di Melville deve sostenere
e la fonte di quella liberazione che dà prima di intraprendere il viaggio della
valore al viaggio. Nel mondo postri coscienza che è la sua crociera sul Pe
nascimentale il mare diventa l'unico quod. La storia di Giona diventa come
luogo dove è possibile sperimentare la storia dell’eroe-artista romantico, dei
quell'acqua di vita di cui la città, sem suoi viaggi intrapresi per un motivo
pre più deserto abitato da una folla sbagliato, delle tempeste che l'hanno
anonima, e priva. sopraffatto e dei compiti che lo atten
Nel secondo capitolo emergono le dono dopo il naufragio: se Giona è un
verità individuate sia dalla Pietra, la ve eroe etico chiamato a diventare un eroe
rità geometrica, sia dalla Conchiglia, la religioso, l’artista è un eroe estetico
verità costruita dalla passione. Tuttavia chiamato a conoscere sé e il mondo, a
dietro le verità c’è anche il pericolo: le diventare, cioè, eroe etico. Quando,
verità dell’astrazione mancano di rap come Giona, sfugge al comando per
porti con la realtà storica e le verità del orgoglio e timore estetico, egli diventa
sentimento possono sommergere l’ un eroe religioso al contrario, demo
identità individuale e l’ordine sociale in niaco, rovesciato. Come punizione del
un diluvio anarchico. Spicca in questo rifiuto giunge il confronto con gli «ira
capitolo l’attenta analisi della simbolica ti flutti» fino a quando viene rigettato a
navale, che per acutezza ricorda quella terra per adempiere alla vocazione che
di Hugo Rahner nel suo Antenna Cru aveva rifiutato. Così come le tempeste
ei.t: la nave come umanità, la nave con» degli ultimi drammi di Shakespeare
tro la città, l'ambiente della nave. (Perù/e, Il raoeonto d’inoerno, La ternPe.rta)
Nel terzo capitolo emerge una oppo gli «irati flutti» sono uno strumento di
sizione kirkegaardiana. Ismaele, il pri morte e rinascita mediante il quale i
mo beduino, il figlio illegittimo che personaggi sono forzati a instaurare
Abramo scaccia nel deserto (nonché il nuove relazioni con se stessi e con gli
narratore di Mob_y Diek) e Don Chi altri, «rinsaviscono, e il mondo della
sciotte, la personificazione comica del musica e del matrimonio è reso possi
l’eroe religioso, sono i due estremi tra bile» (p. 39).
cui si muove la nuova figura dell'eroe Tra la Conchiglia, poetica eco del
romantico. E superfluo ricordare qui, mare, e la Pietra, sicurezza dell’elemen
tra I’Ismaele del deserto (Generi) e to letto dalla ragione, il ruolo dell’arti
l’Ismaele dell’oceano (Moby Diek), che sta appare essere quello dell’esplorato
il mare è certo insidioso, malsicuro e il re nomade per il quale il mero talento
naufragio può sempre minacciare ogni non basta più: «L’artista romantico è
tranquillo veleggiare, ma anche il de un Poe‘te maudit, cioè un individuo se
seno è un mare di sabbia sulla cui su gnato da qualche catastrofe come quel
perficie, increspata dal vento, si disc’ la di Achab, la quale gli fornisce quella
gnano le onde. Nel deserto, come nel passione che lo porta ad avanzare sem
mare, tutte le vie si aprono, solo per ri pre, fino ai limiti dello sfinimento» (p.
chiudersi alle spalle, tutte le strade si 16;). Ciò che più conta è che l’artista
confondono senza lasciare traccia. Au prenda coscienza di essere Ismaele,
den dedica al confronto tra mare e de l’esploratore delle possibilità.
seno nel romanticismo splendide pagi
ne (pp. 41-64). A. .S‘Padaro
RECENSIONI 95
La filato/in t‘rirtiana nei reca/i XIX e XX, voi. Il]: Correnti moderne del XX ruolo, a
cura ‘di GASPARE MURA - GIORGIO PENZD, Roma, Città Nuova, 199;, 1.072,
L. 145.000.
Con il terzo volume giunge a compi consente dunque anche una seconda
mento la traduzione italiana di questa conclusione: non è mai esistita né in
opera imponente di quasi tremila pagi passato né nei secoli XIX e XX una fi«
ne. Abbiamo già segnalato l'uscita dei losofia cristiana; e ci si può arrischiare
primi due volumi (cfr Civ. Cnt! 1994 I a dire che non si vede perché debba esi
99 e 1995 I 504 5). Si conclude cosi la stere. Il Magistero ha tutti i diritti di
storia articolata per aree geografiche e proclamare una dottrina filosofica in
per autori della filosofia cristiana o di compatibile con la dottrina cristiana;
quel vasto movimento di pensiero cri quanto al secondo passo di provare che
stiano che va dal 1800 al nostro secolo, non è conforme a ragione, non è vera
sono l’impulso del magistero pontifi filosoficamente, questo resta un campo
cio ma anche al di fuori e non sempre aperto al variare dei paradigmi della ra
in linea con le direttive ecclesiastiche. gione filosofica e all’intervento dei teo
Ore cosa infatti si deve intendere per logi che non sarà mai un sistema filoso
filosofia cristiana? Questa ricca miniera fico. Il compito storico e critico del
di informazione in tre solidi e accurati teologo sembra insuperabile e inovvia
volumi sul tema consente una prima ri bile, né la fede offre la possibiltà o ha
sposta: filosofia cristiana è un movimen bisogno per fondarsi di una filosofia
to storico di pensiero non riconducibile unitaria, di un sistema filosofico «cri
a unità di contenuto e tanto meno a un stiano». Il caso Rosmini aWc!~ Del resto
sistema coerente; l'unità è data da atteg lo stesso Coreth conclude il volume ri
giamenti di fondo dei vari pensatori. Si cordando che tutta la filosofia cristiana
tratta di cristiani che escludono sia il 6 in senso storiografico oggi risulta un
deismo sia il razionalismo della filosofia Problema storicamente superato, un
moderna e si fanno dunque carico, nella problema cioè occidentale e di storia
loro riflessione sui problemi aperti dalla occidentale; mentre si apre davanti un
filosofia moderna nei confronti della fe futuro di storia non più occidentale ma
de cristiana, sia della verità della divina planetaria e plurale.
rivelazione e fede sia della pretesa di va‘ I Curatori riconoscono onestamente
lidità propria della ragione umana stes che l’impatto della filosofia cristiana
sa, mirando a tenere insieme anziché se sulla filosofia moderna è stato debole;
parare le due istanze. si direbbe che la filosofia cristiana non
Sotto il nome di filosofia cristiana ci abbia trovato ascolto in quella moder
stanno dunque: la ripresa della filosofia na. Si deve onestamente riconoscere
scolastica con tutte le ambiguità di una che da parte dei filosofi cristiani non
dottrina a fonti disparate (medievali e sono mancate né disinformazione né
post-tridentine); la ripresa storico«filo sterili polemiche né incomprensioni
logica della teologia scolastica medie talvolta plateali o mancanze di rigore.
vale che non aveva una filosofia unita Ma non è mancato nemmeno il tentati
ria (tomisti, scotisti, occamisti che suc vo, specie in epoca più recente, di un
cedono a una teologia monastica e sa dialogo critico e rigoroso con la filoso
pienziale); i tentativi di un dialogo cri fia moderna. Anche questo è rimasto
tico e rigoroso da parte di credenti con inascoltato. Pure la filosofia moderna
la filosofia moderna a partire o no dalla ha dunque le sue belle chiusure precon
ripresa di questa o quella filosofia sco cette. Non ci si meraviglierà quindi che
lastica (Maréchal, Blondel...). L’opera la conclusione cui giunge il terzo volu
96 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
PIER FAUSTO PALUMBO, Roma nella letteratura .rtorim dalfanticbità ad oggi, un sag
gio su Roma e antiroma nella tortienga rtorim, Roma, Le Edizioni del Lavoro,
1994, 425, s.i.p.
ma sia al suo Impero: missione civile e che. Nel volume ci si ferma soprattut
religiosa al tempo stesso. La storiogra to sui nomi di Guglielmo Ferrero e
fia umanistica (Leonardo Bruni, Flavio Michail Rostovzev; ma forse vi si sa
Biondo, Lorenzo Valla...) lo seguirà a rebbe potuto aggiungere almeno un
modo suo, arricchendosi dei recuperi altro nome: quello di Emst Stein, ri
concettuali e metodologici resi possibi cordato fuggevolmente a p. 148.
li dallo studio diretto della letteratura L'immagine di Roma risultante da
classica latina e greca. La visione uma tale storiografia e varia, mutevole;
nistica sarà continuata in modo sempre può dirsi che ci siano tante immagini
più articolato e rafl’rnato dal Machia di Roma quanti sono gli storici che
velli, dal Guicciardini, dai teorici della hanno cercato di ricostruirla e inter
storia come Francesco Patrizi e Fran pretarla. Tali differenze diventano
gois Beaudoin, da storici ecclesiastici contrapposizioni in molti autori, tanto
post-tridentini, come il Baronio, Pietro che il prof. Palumbo può dedicare tut
Sforza Pallavicino, Famiano Strada, to un saggio di ben cento pagine alle
Enrico Caterino d’Avila, Guido Bend varie forme in cui si è espressa non so
voglio, Louis Pétau, Le Nain de Tille lo l'ammirazione entusiastica _ anzi
mont, e da storici civili, come Giovio, l'amore e il culto _ verso Roma come
Sigonio, Panvinio, per giungere ai città e centro propulsore dell'Impero
grandi eruditi del Settecento (jean Ma romano coi suoi ideali, ma anche l’in
billon, Bemard de Montfaucon, Fran sofferenza, il rancore, l'odio di autori
cois Catrou, Pietre Julien Rouillé, Lu romani dell'opposizione antbimperia
dovico Antonio Muratori, Gian Do le, e di autori punici, greci, illirici,
menico Mansi) e ai «filosofi» illuministi germanici, che hanno avuto ripetitori
(Montesquieu, Voltaire), ai quali si e portavoce fino a oggi (pp. 295-595).
riallaccia lo storico inglese Edvvard La composizione di questo volume
Gibbon. suppone vaste conoscenze storiche e
L'idea - o il fascino ideale di Ro una maturità di riflessione giunta ormai
ma - nei suoi vari momenti storici si al suo acme. L'A. espone fatti e idee con
trasmetterà al secolo XIX. Basti ricor una rara vigilanza espressiva: il suo stile,
dare la Roma repubblicana e imperiale un raffinato compromesso tra «parlato»
di Gottlieb Niebhur e di Theodor e «scritto», è tanto sfumato, limato e ce
Mommsen, la Roma paleocristiana di sellato che richiede nel lettore molta at
Gianbattista de Rossi e di Louis Du tenzione per coglierne tutte le allusioni,
chesne, la Roma medievale di Ferdi i sotu'ntesi e le implicazioni scientifiche
nand Gregorovius e di Alfred von ed etiche. Il volume offre tutte le possi
Reumont, la Roma papale di Leopold bilità sia di verifica del suo contenuto
von Ranke, Ludwig von Pastor ed sia di altre letture e altre ricerche sui nu
Erich Caspar. Con quest'ultimo nome merosi argomenti svolti o sfiorati. In
entriamo in pieno secolo XX, durante questo senso, l'indice dei nomi e della
il quale sono emersi gli studi e le gran materia rappresenta uno strumento effi
di sintesi sulla storia economica e so mce e indispensabile.
ciale di Roma, facilitata dalle numero
se scoperte epigrafiche e papirologi C. Ca,teizzi
: e frutto Marta Manzi, a cui è riuscito di mette cose davvero nuove e, al contempo, in
‘ ’Ittii re in parallelo, nello spirito dell'Open linea con gli inizi dell'evento cristia
Mirto Dei, la professione e la maternità ac no, perché furono le donne ad annun
upport cercata sette volte. ciare per prime, agli apostoli sbigotti
lunar La lettura di questo libro è un'espe ti, che il Signore era davvero risorto.
tutti li rienza forte, di quelle che lasciano un
solco nell'anima, per l’incontro con G. Cremart‘oli
MANUEL ALCALÀ, Ml_ljfl‘, Igleria, Sacerdorio, Bilbao, Mensaiero, [995, 469, s.i.p.
son, Vagaggini e altri, che la ritenevano non nell’ambito del manu: raeerdotale
un’ordinazione sacr-amentale vera e pro va ricercata l’esplicitazione di tale «ge
pria, anche se non vanno dimenticati i nio», bensì in quello del emana pro/ab:
pareri contrari di Martimort e altri. tirmn, scandagliando meglio nella reci
La terza parte fa il punto della situa procità del «fare teologia inclusiva»,
zione attuale, dopo l’Ordinatio sacerdo cioè della riflessione clerico-maschile
tali: di Giovanni Paolo Il dove, incon opportunamente integrata con quella
suetamente, viene usata la formula laico-femminile. Orizzonti decisamen
«prassi aperto/ira», anziché quella tra te nuovi, su cui attendiamo ulteriori
dizionale «prassi errlerialo», quasi a ri indagini pure di Alcalà, del quale lo
badire - pure in questo modo »- la diamo non solo il fluente dettato e la
classica
nita. formula:I’A.
E tuttavia, Roma lamia,a ricorda
fa bene mura ricchezza delle informazioni, ma an
che il suo dotare ogni libro di utilissi
re che il Papa attuale è quello che più mi indici onomastici e tematici.
di ogni altro ha valorizzato «il genio
femminile». Di qui la sua conclusione: P. Vanzan
SEGNALAZIONI
to; essa però da sola - cioè senza un zione che insegni ad assumere i dina
intervento della società e della politica mismi economici in un progetto per
- non crea, contrariamente a quanto sonale e sociale di autentico sviluppo.
aveva pensato A. Smith, il maggiore L’introduzione di Romano Prodi
benessere del maggior numero di per mette in rilievo l'attualità delle temati
sone. Il mercato regolato dalla libera che e delle soluzioni e soprattutto dei
concorrenza è un ideale mai raggiun delicati equilibri dello scenario politi
to. L’A. insiste sulla dimensione inter co italiano. A noi sembra che i proble
nazionale dell'economia: non si vede mi trattati siano assai complessi, anche
come l'economia di libero mercato, la a livello di ricerca teoretica. Merito
sciata alla sua logica e ai suoi dinami dell'A. è l'aver presentato i punti cen
smi mercantili, possa sfociare in un trali, i nodi economici ed etici, in una
ordine economico planetario, che ren prosa chiara e pacata. La trattazione
da giustizia al Terzo Mondo. Lo ave degli aspetti economici sarà facilmen
va messo in risalto Paolo VI nella Po te giudicata troppo breve dagli addetti
Pulorurn Progren'io; lo ha ribadito e svi ai lavori, i quali si domanderanno co
luppato Giovanni Paolo Il nella Solli me si innesti il discorso morale sulle
eitudo rei .roeialir. L'autorità politica de dinamiche economiche e sociopoliti
ve intervenire non solo per garantire che attuali. Anche gli studiosi di etica
le regole del libero mercato, ma per avranno le loro domande da porre. Il
indirizzarlo a una distribuzione più lettore medio, però, troverà gli ele
giusta dei beni. Gli eventi storici menti essenziali per una visione d'in
escludono il ritorno all'economia del sieme, per una prima lettura umana e
socialismo reale; ma escludono anche cristiana, delle varie proposte e delle
l'economia di stampo individualista varie soluzioni riguardanti il rapporto
tipica di certo liberismo. tra etica ed economia.
Per un progetto di solidarietà non
ci si deve neppure appellare a un pro F. Cultrera
getto «familistico» ovvero «corporatk
v0». Si esige il coraggio di progettare
un'economia ispirata al personalismo HERIBERT SMOLINSKI, Storia della
di matrice cristiana. A quella sorgente Ghiera, vol. 5°: EPoea moderna I, a
si deve attingere per una considerazio' cura di LUIGI MEZZADRI, Brescia,
ne più globale degli attori e dei desti Queriniana, 1995, 190, L. 28.000.
natari dell'economia: superare le stret KLAUS SCI-IATZ, Storia della Ghiera, vol.
toie dell’borno oeeonornieus, per cogliere 5°: EPoea moderna II, a cura di LUIGI
la finalità umana del progetto econo MEZZADR], ivi, 1995, 172, L. 26.000.
mico, per indirizzare i fatti economici
alla giustizia sociale. Non basta af I due tomi della terza parte di un’
frontare i problemi del fisco, dell’allo opera che si presenta come un contri
cazione e della ridistribuzione delle buto «a concepire la storia della Chie
ricchezze. Una riflessione approfondi sa non come un evento isolato, ma
ta scorge a monte una visione dell’uo nell’intreccio degli eventi» dell'epoca,
mo, ridotto a macchina di consumo; delineano «la complessa evoluzione
una visione, questa, che dev'essere su della chiesa allo sbocco del tardo me
perata. Donde il rilievo enorme che dioevo fino alle soglie della rivoluzio
assumono la cultura e l’educazione. ne francese» e «dalla rivoluzione fran
Una cultura che accetti il libero mer cese fino al Concilio Vaticano II nella
cato e sia nello stesso tempo attenta al prospettiva della chiesa mondiale».
le sue implicanze umane. Un’educa Una divisione classica che forse evoca
FILM 103
FILM
a cura di V. FANTUZZI
Un mgozgo, tre ragazze... (Francia i996). Regista: ERIC ROHMER. Interpreti prin
cipali: M. Poupaud, A. Langlet, G. Simon, A. Nolin.
L’estate, le vacanze. Non succede col fissare alle due ragazze un appunta
proprio nulla in questo film. Per gli mento alla stessa ora in due luoghi di
spettatori che vanno a vederlo perché versi, promette a entrambe che le ac
attratti dal titolo scelto dai distributori compagnerà lo stesso giorno a vedere la
italiani, Un ragazzo, tre ragagge..., che punta estrema della Bretagna... E Mar
promette avventure boccaccesche, la got? E solo un’amica con la quale ci si
delusione è assicurata. Ci sono stagio può confidare; eppure, è proprio lei,
ni della vita che si consumano nell’at forse, quella che lascerà un’impronta
tesa di qualcosa che ancora non c'è... meno evanescente nella vita di Gaspard.
Un giorno, forse, Gaspard sarà un no Il film è condotto da Rohmer con
to compositore. Un giorno, forse, in mano leggera. Gaspard e le tre ragazze
contrerà il grande amore. Per adesso è attraversano lo spazio delimitato dalle
solo un ragazzo che non ha ancora inquadrature muovendosi, sempre a due
trovato la sua dimensione... Se il suo a due, su traiettorie che si intersecano o
nome ha un senso, lo si può considera si divaricano per formare geometrie
re come una sorta di re magio che non astratte. Percorsi nei quali Gaspard, che
ha ancora avvistato la sua stella, 0 che sembra cambiare aspetto con la stessa
ha appena cominciato ad averne una facilità con la quale cambia interlocutri
percezione incerta e confusa. ce, rischia di perdersi. Alla fine troverà
Sulla spiaggia assolata Gaspard una scusa per lasciare Dinard, piantando
aspetta l’ipotetico arrivo di una ragaz in asso le ragazze. Che cosa rimane di
za, Léna, della quale si dice innamora tutto questo? Tracce sulla sabbia che la
to. Per ingannare il tempo dell'attesa marea della vita provvederà a cancellare
fa lunghe passeggiate con Margot, quanto prima? Al di là delle impuntatu
studentessa di etnologia che lavora in re di Léna e delle schermaglie di Solène,
un piccolo ristorante. Margot gli fa piace pensare che Gaspard serberà una
conoscere Solène, una bruna dalla cor memoria più viva dell’attenzione che gli
poratura statuaria e dal carattere voli ha dedicato Margot (la sola in compa
tivo. Nel frattempo arriva Léna che, al gnia della quale sente di essere se stes
contrario, è bionda, molto intelligen so); più matura delle altre due, ma anche
te, ma di umore variabile. di lui, Margot sa dargli qualcosa senza
Gaspard vorrebbe lasciare Léna e chiedere nulla. Contrariamente a quello
mettersi con Solène, ma per lui non è che molti pensano, l’arnicizia tra uomo e
ancora giunto il momento delle scelte donna può esistere e, quando c’è, non
definitive. Esita, si contraddice, finisce vale meno dell’amore.
Collegio degli scrittori de «La Civiltà Cattolita»: GianPaolo Salvini S.I. (direttore),
Giuseppe De Rosa S.I. (vicedirettore), Michele Simone S.I. (taporedattor'e), Guido
Valentinuzzi S.I. (segretario), Virgilio Fantuzzi 5.1., Paolo Ferrari da Passano S.I.,
Angelo Macchi S.I., Giovanni Marchesi S.I., Giandomenico Mucci S.I., Piersan
' dro Vanzan S.I.
Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 594/48 del 14 settembre 1948 - Speri. in abbonamento postale 50%
NOTA. Non è possibile dar conto delle molte opere che ci pervengono. Ne diamo intanto un
annuncio sommario, che non comporta alcun giudizio, e ci riserviamo di tornarvi Sopra secondo
le possibilità e lo spazio disponibile.
QP
w
,68
LA (11VILTA‘
CATTÙLICA
SOMMARIO
ARTICOLI
105 S. Mosso. Le ragioni etiche dello Stato sociale alla luce della dot
trina della Chiesa
116 V. J. Duminuco, Educazione cattolica: identità, contesto e peda
gogia '
131 G. Muori - R. Pacioc‘ca, La biografia di Giuseppe Capograssi fi
no al 1938. I. La giovinezza e gli studi
141 M. Alea/a’, Eugen Drewermann: eclissi teologica?
CRONACHE
163 Chiesa: G. Marchesi, La prima visita del Papa in Slovenia
173 Italia: G. De Rosa, 1 50 anni della Repubblica italiana
183 Estero: A. Macchi. II semestre di presidenza italiana dell’UE
ABBONAMENT1 lTALIA: un anno L. 90.000; due anni L. l60.000; tre anni L. 230.000:
un semestre L. 50.000: un quaderno L. 7.000. ESTERO (via superficie): un anno 5 110; due
anni 8 200: tre anni 8 280; un quaderno 5 10. l versamenti possono essere effettuati: a)
tramite il conto corrente postale n. 588004, intestato a La Civiltà Cattolica, via di Porta
Pinciana. I - 00187 Roma; 1)) sul cc. bancario n. 89741 de La Civiltà Callo/ira presso Rolo
Banca 1473. via Veneto, 74 - Roma. [lVA assolta dall'editore ai sensi dell'art. 74, 1° com
ma, lett. c). D.P.R. 633/l972 e successive modifiche]. Direzione. ammin. e gestione della
pubblicità: via di Porta Pinciana. l - 00187 Roma - te]. (06) 679.83.51 - fax (06) 69.94.0997.
_
EUGEN DREWERMANN: ECLISSI TEOLOGICA?, di Manuel Alcalà S.I. -
L'Autore, redattore della rivista Rogo'n] Fe, delinea la vita e le vicende di Eugen Dre
wermann. Viene riconosciuto al teologo tedesco un intento pastorale teso a sintetizzare
la teologia e la psicoterapia, il cui punto di partenza e il superamento dell'angoscia. Da
questo Drewermann passa a considerare la psicologia del profondo come chiave esegeti
ca di tutta la teologia. Allo stesso tempo riduce il cristianesimo a un metodo di salvezza,
squalificandone gli aspetti più dottrinali. Ma da qui al soggettivismo teologico di fondo
non c'è che un passo. Oggi il «fenomeno» Drewermann pare stia passando di moda; in
ogni caso conviene ricordare che il «luogo teologico» fondamentale del cristianesimo
non può essere né il mito, né il sogno, ma la «Parola (Logor) di Dio fatta carne» in Gesù
ed esplicitata nella sua comunità.
14 Civiltà Cnll’olr'ax 1996 III III-l52 quaderno 3506
CRONACHE:
Fortunato Pasqualino
su OREccl""'
m mo
_.-ul-..--.'.
F. Pasqualino
Gli orecchini di Dio
L’assurdo tra noi
Religione. pag 88. L 13000
Siamo servi - con orecchie forate per portare orecchini di schiavitù (secondo
la tradizione ebraica) e per un bisogno irrinunciabile di travestltlsmo - alle
dipendenze delle nostre paure. delle figure dominanti del padre-padrone e
del destino.
Pasqualino analizza a fondo la cultura della schiavitù, sottoponendone a una
critica serrata e brillantemente ironica luoghi comuni e contraddizioni.
La ricerca di una risposta lo obbliga a confrontarsi continuamente soprattut
to con il Vangelo e nella vicenda di Gesù, Pasqualino trova le tracce di quello
che potremmo essere e di quello che potrebbero essere la verità e la libertà.
ESTERO: Il semestre di presidenza italiana dell’UE, di Angelo Macchi S.I. - Il
semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea è stato caratterizzato principalmente
da due avvenimenti: la seduta inaugurale della Conferenza Intergovernativa (CIG), svol
rasi a Torino dal 29 al 31 marzo, e il Vertice semestrale dei Capi di Stato e di Governo te
nutosi a Firenze dal 21 al 1; giugno. Di entrambi questi avvenimenti si espongono i pro
blemi affrontati e le ombre e le luci circa la loro soluzione.
14 Civiltà Cattolica 1996 [Il IDI” quaderno 3506
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA:
Anastrong K. 101 - Bassani M. 205 - Brindisi 0. 199 - Caro Pizr... 206 ‘ Christophe P.
101 - D’Amstasio F. 208 - Del Rio D. 195 - Fanin L. 204 - Fiammingbi a Roma.‘ 1508-1608
100 - Fiocchi Nicolai V. 207 - Gómcz Ma'ngo De Carriquiry L. 192 - Italia V. 105 - Merlo
P. 196 - Minà G. 197 - Montagnini F. 195 » Pavlou T. 205 - Proredinenfa anrm'nirtrntiuv e
diritto di anno ai doamem’i 205 - Quacquarelli A. 191 - Rossi de Gasperis F. 207 « Rota E.
106 - Simpson W. C. 198
14 Cùnllll Cattolica l996 III I9l-2Ù quaderno 3506
VIRGILIO FANTUZZI
IL VERO FELLINI
(i tascabili de La Civiltà Cattolica, I)
IL DIALOGO
TRA LE RELIGIONI
Gli editoriali della Civiltà Cattolica
Presentazione di
EDITRICE ELLE DI CI -
LA CIVILTÀ CATTOLICA
f Manuali
EDIZIONI SAN PAOLO
di teologia
sistematica La teologia
cristiana
nel suo sviluppo storico
1 - Primo millennio
/I / Helmut Weber
, Qlo,
a
\-u
l di
...i
La Chiesa
pagg. 400 - L. 60.000 Trattato sistematico
di ecclesialo
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/_ à>o°o Hans Waldenfels
%
«P \«
\e‘ \ >.-.;,
k -;A:J
SAN PAOLO
ARTICOLI
1 Sulla difficoltà attuale a ripensare, in termini corretti ed efficaci, il «sociale» oggi, cfr
G. DE RITA, «Ripensare il sociale all'inizio degli anni '90», in CENSIS, Ripemare il roriale
agli inizi degli’ anni '90, Roma, AVE, 1991, 59-88.
4 Un ritorno al considerare i bisogni fondamentali dei poveri come oggetto della «ca
riti» e non come precise esigenze di «diritto» nei confronti della comunità umana, sarcb«
be un tornare indietro nello sviluppo della cultura europea almeno di un secolo. Cfr ].
ALBER, Dal/a carità allo Stato taria/e, Bologna, Il Mulino, i986.
108 LO STATO SOCIALE
7 Cfr Stormo: Tbeol., 11-“, q. 58, aa. 5-6; 5. Mosso, «Bene comune, struttura di peccato,
Solidarietà», in Civ. Cab‘. 1991 Ill 555-564.
110 LO STATO socmu:
8 Cfr anche COMMISSIONE ECCLESIALE GIUSTIZIA E PACE DELLA CEI, Slato i‘on'a/e ed edu
ragione alla rada/ila‘, cit.
I 12 LO STATO SOCIALE
13 Cfr ivi, nn. 51-56; cfr anche COMMISSIONE EPISCOPALE PERI PROBLEMI SOCIALI E DEL
LAVORO DELLA CELI, Democrazia erononira, sviluppo e bene romene, Roma, I994, nn. 49-; 5: il
paragrafo intitolato «Un nuovo modello di Stato sociale». Tra l'altro si afferma: «Il bino»
mio Stato-mercato, che ha costituito l'asse portante di tutta la società moderna e su cui si
sono retti i regimi di Stato sociale nel secondo dopoguerra, non e più sufficiente né adat
Io. E necessario far intervenire un terzo polo, il cosiddetto terzo settore o privato-socia
le, costituito da libere associazioni, volontariato, cooperazioni di solidarietà sociale, fon
dazioni e organizzazioni varie del tipo non profit. [...] In altri termini, è necessario pensare
a Stato, mercato e “terzo settore" come poli aventi pari dignità e in relazione tra loro»
(0- 55). Sul rapporto tra lo Stato sociale e il volontariato, vedi tra gli altri: R. M.
KRAMER, Volontariato e Stato rodale, Roma, Lavoro, 1987.
‘‘ GIOVANNI PAOLO II, Lett. enc. Centerirnru onnru, n. 49.
15 Cfr A. ORIOLI, «Dove la flessibilità è d'oro», in Il Sole-24 ore, II aprile I996.
114 Lo STATO SOCIALE
Identità 1.
numero di religiosi nelle scuole non permette più di dare per scon
tata la presenza di presupposti comuni condivisi da tutti o, almeno,
dalla maggioranza del corpo insegnante. I laici, in passato solo una
ristretta minoranza tra i ranghi quasi compatti dei religiosi, sono
ora diventati la maggioranza schiacciante in ogni scuola cattolica.
La loro presenza costituisce senz’altro motivo di arricchimento e le
istituzioni scolastiche cattoliche devono essere grate; però non va
dimenticato che questi laici provengono da un contesto ecclesiale
confuso e diverso rispetto all’ambiente cattolico della scorsa genera
zione, che si poteva ritenere chiaro, distinto e sicuro su ogni rispo
sta e pratica. Tali laici giungono nelle scuole con differenti retroter
ra, motivazioni e prospettive. È necessario chiarire, però, che si
commetterebbe un grave errore se si desse l'impressione che il biso
gno di chiarezza sull’identità sia dovuto soltanto all’aumento del
numero di laici tra il corpo insegnante. Anche il mutato contesto al
l’interno della Chiesa e delle Congregazioni religiose ha determinato
nei religiosi presenti nelle scuole cattoliche l’assoluto bisogno di
programmi sistematici per chiarire, sviluppare e incoraggiare il pro
prio coinvolgimento religioso nelle scuole.
Contemporaneamente, mentre il numero di religiosi insegnanti e
diminuito e i diversi retroterra culturali del corpo insegnante si sono
invece moltiplicati, è emersa, tra l’altro, la crescente necessità di mo
strare come la scuola cattolica si caratterizzi da un punto di vista reli ai-r,,.
gioso. Tale necessità nasce sia da un’esigenza interna, perché il corpo
insegnante e continuamente alla ricerca di una ridefinizione della sua
funzione e del suo scopo in una Chiesa che cambia, sia da un’esigenza
esterna, là dove i genitori e la comunità cattolica in genere sono sem
pre meno sicuri delle finalità dell’educazione cattolica e, nello stesso
tempo, sono chiamati a dare un maggiore contributo ad attività sco
lastiche più costose. In tal senso cercheremo di rispondere a grandi li
nee alla seguente domanda chiave relativa all’identità: «Che cosa ren
de “cattolici” una scuola, un college o una università?»
I) La Sacra Scrittura e la Tradizione ci aiutano a capire la natura
e la missione dell’educazione cattolica. Per esempio, la Genesi ci di
ce che Dio osserva la rreagione e la trova molto buona. Nel Nuovo
Testamento nostro Signore parla della continua attenzione di Dio,
della sua cura piena d’amore, non solo nell’lncarnazione, ma anche
in ogni respiro che facciamo: «Cinque passeri non si vendono forse
per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a
Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati» (La 12,6-7).
Questi sono soltanto due esempi, tratti della Sacra Scrittura, del co
'118 «EDUCAZIONE CATTOLICA»
.Ifide contertuali
Ma come, in modo specifico, queste sfide così pervasive, prove
nienti dal contesto in cui si vive, si pongono agli educatori cattoli
ci oggi? Ecco un primo elenco.
gliore, ma a quale prezzo? Tali questioni non possono essere lasciate sem
plicemente nelle mani di leader politici o di dirigenti di industrie; è diritto e
responsabilità di ogni cittadino giudicare e agire nei modi più appropriati
per formare la comunità umana. Le persone devono essere educate affin
ché diventino cittadini responsabili. Quindi, oltre alla trasmissione cultu
rale, è essenziale la preparazione per una partecipazione significativa alla
crescita culturale. Uomini e donne del terzo millennio avranno bisogno
indubbiamente di nuove conoscenze tecnologiche; ma soprattutto di espe
rienze per comprendere e criticare tutti gli aspetti della vita allo scopo di
prendere decisioni (personali, sociali, morali, professionali, religiose) che
abbiano la migliore influenza possibile sulla nostra vita.
I valori rrirtiani. Uno scopo dell’educazione orientata da valori come
quella cattolica - che forma uomini e donne per gli altri - non si rea
lizzerà mai se, all’interno dei programmi educativi cattolici, gli studenti
non sono spinti a riflettere sul valore delle implicazioni di ciò che stanno
studiando. Con rammarico, è stato accettato da parte degli educatori cat
tolici che la pura acquisizione del sapere non necessariamente umanizza.
È augurabile che tutti abbiano compreso che non esiste una educazione
senza valori. L’insegnamento comunica valori ed essi possono essere tali
da promuovere i valori cristiani, o da operare, parzialmente o interamen
te, con fini comuni al Vangelo di Gesù Cristo.
Ogni disciplina accademica, nell’ambito delle scienze sociali e umanisti
che, quando è onesta con se stessa, è ben consapevole che i valori trasmessi
dipendono dai presupposti relativi alla persona umana ideale usati come
punto di partenza. Le istituzioni educative cattoliche danno il loro contri
buto essenziale alla società inserendo nel processo educativo uno studio ti’
goroso e dettagliato sui problemi cruciali concernenti l’umanità. È per que
sta ragione che le scuole, i college: e le università cattoliche devono offrire
un’alta qualità accademica. Facciamo riferimento a qualcosa di ben diverso
dal mondo facile e superficiale degli slogan, delle ideologie, delle reazioni
puramente emotive e delle risposte che tengono conto solo di se stessi, delle
soluzioni semplicistiche e istantanee. L’insegnamento, la ricerca e tutto ciò
che è incluso nel processo educativo sono di un'importanza fondamentale
per le istituzioni cattoliche che rifiutano ogni visione parziale e deformata
della persona umana. Tutto ciò è in netto contrasto con quelle istituzioni
educative che spesso, poco saggiamente, eludono l’interesse centrale per la
persona umana, a causa di approcci frammentati alle specializzaziorfl.
Complem'tà~ L’abitua’ine alla riflerrione. I valori racchiusi in varie aree
nella nostra vita attuale sono presentati molto sottilmente. C’è la necessi
tà di scoprire i modi con cui permettere agli studenti di abituarsi alla ri
flessione, di esprimere un giudizio sui valori e sulle loro conseguenze
sulla vita umana scoperti nello studio delle scienze umane e positive, sul
la tecnologia sviluppata e su tutta la gamma di programmi politici e so»
ciali proposti sia da profeti sia da politici. Le abitudini non vengono for
mate soltanto da un avvenimento occasionale, ma si sviluppano sola
«EDUCAZIONE CATTOLICA» 125
mente attraverso una pratica costante e pianificata. Quindi tutti gli inse
gnanti nelle scuole, nei college: e nelle università cattoliche devono lavo
rare avendo come fine la formazione all’abitudine di riflettere in tutte le
materie, nei modi adatti alla maturità degli studenti ai vari livelli.
Il problema consiste nel come realizzare tutto questo. Per esempio,
quali sono le prospettive usate per impegnare gli studenti delle scuole
cattoliche nei corsi di storia, letteratura, scienze e cultura? E incluso in
esse il «povero»? Vengono sollevate domande significative su come i do
ni meravigliosi della creazione di Dio debbano essere usati e condivisi
con le persone meno fortunate? Questa prospettiva fondamentale del
l'educazione cattolica è radicata nella concezione biblica del dono. I teo
logi affermano che nelle Scritture tutti i doni p talenti, benessere - si
muovono in circolo. Per prima c’è la capacità di vedere che il dono viene
da Dio; poi, esso è ricevuto e se ne prende possesso; ancora, si cresce at»
traverso il dono condividendolo con gli altri; e, in ultimo, il dono ritor
ma a Dio attraverso le preghiere e il ringraziamento. Ma, nel momento in
cui la condivisione dovrebbe aver luogo, potrebbe sopravvenire la gran
de tentazione di trattenere il dono e trasformarlo in un mezzo per accre
scere il proprio potere personale. In questo modo la tentazione cresce a
dismisura cercando sempre più il potere attraverso la ricchezza; è qui che
vengono gettati i semi dell’ingiustizia. Una riflessione di questo tipo, per
esempio, può aiutare gli studenti a evitare soluzioni facili e false a pro
blemi reali che possono incontrare durante la crescita.
Senso di im‘ùkregga. Una delle principali ragioni che contribuiscono a
una diffusa ricerca di risposte facili è l’insicurezza nell’esperienza di mol \Ìl'èg,.
te persone, dovuta al crollo delle principali istituzioni umane che nor
malmente costituivano il contesto per la crescita dell'essere umano. Pur‘
troppo la famiglia, nucleo fondamentale della società umana, si sta disin
tegrando nelle nazioni di tutto il mondo. In molti Paesi del Primo Mon
do un matrimonio su due termina con un divorzio, con effetti devastanti
sugli sposi e specialmente sui bambini. Un’altra fonte d’insicurezza e
confusione è dovuta all’esperienza delle migrazioni di masse di popoli
sulla Terra. Milioni di uomini, donne e bambini sono stati sradicati dalla
loro cultura a causa dell’oppressione, delle guerre civili, della mancanza
di cibo o di mezzi di sopravvivenza. Gli emigranti meno giovani riman
gono legati alle radici culturali e religiose, ma i giovani subiscono le
conseguenze del conflitto culturale e si sentono obbligati ad acquisire i
valori culturali dominanti per poter essere accettati dalla nuova società.
In fondo al loro cuore, però, permangono dubbi circa questi nuovi valo
ti. L’insicurezza spesso viene espressa con atteggiamenti di difesa, di
egoismo o ponendo in primo piano il proprio «10», senza tener conto dei
bisogni degli altri. L'importanza della riflessione tesa ad acquisire il sen
. so della vita può aiutare gli studenti a comprendere le ragioni sottostanti
all'insicurezza che sperimentano e può aiutarli a cercare modi più co'
struttivi ed efficaci per affrontarla.
l 26 «EDUCAZIONE CATTOLICA»
Come fare?
La Pedagogia è il metodo attraverso il quale gli insegnanti accom
pagnano gli studenti nella loro crescita e sviluppo. La pedagogia,
arte e scienza dell’insegnamento, non può essere semplicemente ri
dotta a una metodologia. Deve includere una visione'del mondo e
della persona umana ideale da educare. Queste premesse offrono la
mèta verso la quale tutti gli aspetti della tradizione educativa sono
rivolti. Forniscono anche criteri di scelte di mezzi che possono esse
re usati nei processi educativi. Una pedagogia cattolica, perciò, de
ve assumere la visione del mondo annunciata da Cristo e deve sug
gerire modi più espliciti attraverso i quali i valori del Vangelo pos
sano essere incarnati nei processi cl’insegnamento-apprendimento.
Da un punto di vista cristiano il modello della vita umana -‘ e
quindi l’ideale di individuo educato in modo umano _ è la perso
na di Gesù. Egli insegna attraverso la parola e gli esempi che la
realizzazione dell’intero potenziale umano si raggiunge in ultima
analisi nell’unione con Dio, un’unione cercata e raggiunta attra
verso una relazione d’amore, corretta e misericordiosa con i nostri
fratelli e sorelle. L’amore di Dio trova vera espressione nell’amore
quotidiano per il prossimo, nella cura misericordiosa verso il po
«EDUCAZIONE CATTOLICA» 129
' Cfr D. MONDRONE, «L'anima cristiana di Giuseppe Capograssi», in Civ. Cali. 1959 I
l31-i95; R. 30221, «Il pensiero filosofico-giuridico di Giuseppe Capograssi. A vent’anni
dalla morte», ivi, 1976 Il I4I-I 52; D. MONDRONE, «“Pensieri a Giulia” di Giuseppe Ca
POgrassi. Un epistolario eccezionale», ivi, 1978 IV 125-158. Cfr anche l'editoriale «Il no
stro augurio», ivi, 1975 I 5-7.
2 Cfr G. Mucc1, «Giuseppe Capograssi e la Chiesa». ivi. 1994 IV 545-537
Le origini
I genitori
La madre, Concetta Faraglia (1854-1925), era donna semplice e
pia. In ossequio alla mentalità paesana che esigeva dalla donna la
sottomissione culturale all’uomo, aveva potuto compiere soltanto
Procuratore legale
‘0 ID., Pensieri a Giulia, cit., 549. L’A. scrive alla fidanzata il 14 settembre 1919.
“ È stata pubblicata soltanto in anni recenti. Cfr G. CAPOGRASSI, «Lo Stato e la storia.
Saggio sul realismo nel diritto pubblico», in lD., Opere, vol. VI], cit., 1990, 5-54.
«Quei poveri diavoli di milionari in casa di cui stavamo ignorano tutto quello che di go
dimento e di gratuita bellezza la loro proprietà può dare, e perciò è come non fossero proprie
tari: è come se un tiranno aspro li avesse condannati a stare addetti a quell'insieme di beni: 80
no pallidi, agitati, inquieti come condannati, e inappellabilmente condannati» (In, Pum'eri a
Giulia, voi. Il], cit., 1981, 482 s). L’A. scrive alla fidanmta il 21 giugno 1925.
13 In una lettera del 29 agosto 1920 alla fidanzata, Cflpograsgi comunicava la notizia di
aver ricevuto una cartolina di Santucci dalla Verna: «Quello spirito buono e puro ha pre
gato per me Santo Francesco, e gliene sono grato, gliene siamo grati» (11)., Pen.rieri a Giu
lia, vol. II, cit., 1979, 289 s).
GIUSEPPE CAPOGRASSI 137
L’arnicigia
' Il 2 agosto 1952 il Capograssi scriveva a Gabrio Lombardi: «Il più
caro e più vecchio dei miei amici sta per andarsene. Tutta la mia vita
è vissuta con lui. Preghi, la prego, per lui e per me» ‘4. Salvatore Pu
gliese (1888-1952) fil l’arnico di Giuseppe Capograssi. Si considerava
no e si chiamavano come fratelli: Toruccio e Peppino; e il loro affetto
si riversò sulle famiglie che formarono. Si erano conosciuti ragazzi,
nel 1899, al ginnasio di Sulmona, ma il loro rapporto si era consoli
dato al tempo degli studi a Macerata, quando si era venuta delinean
do stabilmente la complementarità dei loro caratteri. Quanto Giusep
pe era introverso, amante della lettura, privo di senso pratico, pro
blematico rispetto al futuro, tanto Salvatore era pieno di vita, con le
idee chiare sull’avvocatura che intraprese ben presto con successo,
alieno da ripiegamenti e sottigliezze e complicanze alle quali è incline
l’uomo di cultura. Nel 1912, Salvatore sposò Amalia Villa, di Palena
(CH), che nel 1914 gli diede due gemelli, Edoardo e Giulio. I giovani
coniugi abitavano a Roma al quartiere Prati. Conoscendo i vincoli
fraterni esistenti tra Giuseppe e l’amico, Concetta Faraglia chiese a
Salvatore e a sua moglie di ospitare presso di loro il figlio. Così, dal
1915 Capograssi visse in casa Pugliese in amicizia mai offuscata da al
Cuno screzio e, poiché Salvatore era uomo portato alle pubbliche re
lazioni e agli affari, delegò in qualche modo all’amico la formazione
dei figlioli, che ebbero in Capograssi un eccezionale tutor per i loro
studi e un’esemplare figura morale. Come suole ancora oggi dire, in
‘5 Diamo i titoli di alcuni articoli: «Gli umorisri francesi (Come si ride oggi)»; «Il rì‘
GIUSEPPE CAPOGRASSI l 39
Provvidenza e agli amici che sono gli strumenti dei quali la Prov
videnza si serve. Lavori con pazienza: la pazienza e la speranza; la
speranza è la vera fede nel Padre della luce e della consolazione» 17.
Capograssi sovraintendeva all’applicazione degli atti della De
putazione consorziale, organo di governo del Consorzio Generale,
e redigeva i verbali delle riunioni, le relazioni annuali presentate
all’Assemblea dei soci e i rendiconti consuntivi. Da un documento
del 1915, firmato da lui, si deduce che ebbe contatti diretti con il
presidente del Consorzio, Leopoldo Torlonia, che l’aveva consul
tato su delicati problemi di diritto pubblico 18. Come notava il Pio
vani, Capograssi «colpiva sempre l’attenzione dell’interlocutore
con la penetrazione dei suoi giudizi, con l’originalità dei suoi ar
gomenti, con la profondità della sua preparazione»”. Del resto,
già un anno prima di essere assunto al Consorzio, nel 1914, Capo
grassi aveva dato prova delle sue capacità e della sua competenza
in un saggio di vasto respiro anche bibliografico 20. Ma, nella sua
biografia, l’esperienza al Consorzio è legata ancora una volta a un
dono, il maggiore, che la Provvidenza gli aveva destinato nel luo
go e nell’ufficio meno propizi. Fu nel grigiore dei compiti ammi
nistrativi, nelle burocratiche stanze del Consorzio, che la vita gli
balzò definitivamente davanti nel volto dell’unica donna della sua
vita. Era un’impiegata del Consorzio. Si chiamava Giulia Rava
glia. Ma di ciò in un prossimo articolo.
1 Cfr Eugen Drewemrarm. [Vanna e: elgentlitb gelrt. Protokoll einer Verurteilung, Mùnchen,
1991. La traduzione francese di quest’opera: Le t'fl.l‘ Drentermmn. Le: d0mnmrtr, Paris,
'923, è più completa per quanto riguarda la bibliografia.
E. DREWERMANN, Strukturen de: Bo"ren, voi. l-lll, Paderborn, i988.
l44 E. DREWERMANN
sita del religioso 3. Nello stesso anno pubblica il primo volume della
sua opera monumentale, Psicanalisi e teologia morale. Angoseia e colpa
(1982), seguito, l’anno seguente, dal secondo, Cammini e deviazioni
dell’amore, e l’anno dopo, dal terzo volume, Alle frontiere della vita“.
Il significato di queste opere sta nell’estensione al campo etico della
sua intuizione fondamentale. Si direbbe che l’Autore riconosca e
concentri nell’angoscia esistenziale l’antico dogma cattolico del pec
cato originale, definito al Concilio di Trento. Un tale slittamento
psicologico, dal piano oggettivo a quello soggettivo, gli farà porre
come centro della redenzione la liberazione dall’angoscia e la tera
pia personale, il suo strumento privilegiato.
Nello stesso anno sviluppa chiaramente la sua teoria, nel primo
volume di Psicologia del profondo ed esegesi. Sogno, mito, racconto, saga,
leggenda, seguito l’anno seguente dalla seconda parte La verità delle
opere e delle Parole: miracolo, visione, profezia, aj>oealissi e Parabola 5. I
due volumi mostrano un Drevvermann veramente inebriato dalle
proprie scoperte. Con grande durezza condanna i metodi storico
critici come «archeologici» e si lancia chiaramente in direzione di
un’analisi del subconscio che vuole recuperare ogni tipo di arche
tipi, mitologie e paradigmi.
Nel 1986 pubblica Il tuo nome e come il sapore della vita. Interpretazione
Psicanalitiea della storia dell’infanzia, secondo il Vangelo di Luca 6. E l’ap
plicazione di tutta la sua teoria ai primi capitoli di Luca, cercando di
superare la teoria «redazionale» in favore di quella «simbolica». Sot
tolinea perciò che i tre episodi fondamentali del Vangelo lucano del
l’infanzia - annunciazione, Visitazione e natività - rivelano un pa
rallelismo con i miti di altre religioni anteriori. Il cristianesimo, cioè,
3 ID., Der to'dliebe Fortsrbritt, Regensburg, 1983; ID., Der Krieg und das Cbrislentum, R0
gensburg, 1982.
4 ID., Pgrrlsoanalyse una’ Moraltbeologie, vol. I: Angst send Sebula', Mainz, 1991; voi. Il: We
ge und Unnvege der Liebe, 1991; vol. III: An der Grenze de: Lebens, 1990 (tr. it. Psiranalin' e
teologia morale, Brescia, Queriniana, 1992, 458).
5 ID., Tiefen_bsyebologie und Exegm~ 1. Die Warbeit der Forum: Traum, Mjtbos, Ma"rrlmh
Sage und Legende, Olten, Walter, 1990; II. Die Warbeit der Werke und der Worte.‘ Wunden Vi‘
sion, Weissagnng, Apokalypre, Gleirlznis, ivi, 1990 (tr. it. Psirologia del profondo e esegesi. 1. 50‘
gno, mito, fiaba, saga e leggenda, Brescia, Queriniana, 1996).
6 ID., Dein Nome ist ivie der Gesebmark de: Lebens'~ Tief'enfîge‘lìologisrbe Deutung der Kindbeilf
gesrbiebte nor/1 dem Laekasevangeliunr, Freiburg, 1986.
12. DREWERMANN 145
7 10., Da: Mar/eurevangeliunr. I-II. Bilder non Erlàkung. Olten, 1987‘88 (tr. it. Il Vangelo
di Marco. Immagini di redenzione, vol. 11, Brescia, Queriniana, 1994).
8 G. LOHHNK _ R. Pmu-i, Tiefen}uyebobgie l'aria,» Exegex, Stuttgni't, Kath. Bibelwerk, 1987.
9 E. DREWERMANN, An ibren Frfieliten roll! Il)r rie erlunnen, Olten, 1990.
10 A. CORRI-25 _ W. KASPER (hrsg.), Tiefenpiyrbologirrbe Deulung dei Clanbenr? Arg/ragen
11'' Eltgfll Drewermann, Freiburg i. 8., Herder, 1988.
l46 E. DREWERMANN
Conflitti aperti
Il dialogo teologico richiesto dalla Conferenza episcopale ebbe
luogo il 6 luglio 1990. Vi parteciparono da una parte l’arcivescovo di
Paderborn, mons. Degenhardt, e il suo teologo, A. Klein, e dall’altra
E. Drewermann e P. Eicher. Il colloquio durò varie ore, incentrato
soprattutto su tre terni: 1) Rivelazione e storia; 2) Incarnazione di
Cristo; j) Impegni perpetui: sacerdozio definitivo e indissolubilità
del matrimonio. Non ci fu tempo per toccarne un quarto: la conce
zione
su varidel sacerdozio.
punti. Alla fine
Drewermann venne
però comunicato
si rifiutò cheilc’era
di firmare verbale, consi
\_.
U Cft la trascrizione, nelle opere, della nota n. i, 71116, abbreviata nella traduzione
francese, 5;-wS~
1'‘ Venne pubblicata sulla rivista francese L'atctrejoltrital, février 1992, con il titolo
«L’uomo che fa tremare la Chiesa».
l48 E. DREWERMANN
Porigioni di bare
2‘ Cfr E. BISER, «Der lndikator. Griindc und Folgen des Falles Drewermann», in
Stinmen der Zeit, maggio 1991, 191496.
25 Cfr M. CABALLERO, Hernene'utiea] Biblia, Estella, [994, ISO-17,.
2‘ Pormncu COMMISSIONE Bmuca, L'interpretazione della Bibbia nella Cbù~fa, Città del
Vaticano, Libr. Ed. Vaticana, i995.
152 E. DREWERMANN
27 Ivi, 59 s.
28 Cfr F. VON SCHONBORN, Eugen Drewermann, Rebell oder Prapbet?, Frankfurt - Berlin»
1995, 141.
RUBRICA DELLO SPETTACOLO
«Pare che questo titolo strano sia stato suggerito all'autore dai
suoi studi assidui nel campo della fisica. Egli deve aver notato che
la scienza naturale si serve spesso di paragoni etici per avvicinare
alla cerchia dell’umano sapere fenomeni assai lontani; e così, in un
caso morale, deve aver voluto ricondurre una similitudine chimica
alla sua origine spirituale; tanto più che c’è una natura sola nel
l’universo e che anche nel regno della serena libertà della ragione
s’insinua irresistibilmente la torbida necessità delle passioni, le cui
tracce non possono essere cancellate che da una mano superiore, e
forse neppure in questa vita». Con queste parole, che esprimono la
concezione fondamentale dell’opera, Johann Wolfgang Goethe
annunciava in un comunicato anonimo, pubblicato da un giornale
nel settembre del 1809, la prossima pubblicazione di un nuovo ro
manzo, Le aflinita‘ elettive. Il titolo era stato ricavato dal Dizionario
difi.rim (1787-95) di F. S. T. Gehler, dove la formula (in latino at
trartio elettiua duplex) viene usata per indicare un fenomeno chimi
co in base al quale due elementi associati, sotto l’azione simultanea
di due altri elementi dotati di determinate proprietà, si disgregano,
associandosi con questi ultimi in due nuove coppie, per legge di
reciproca attrazione.
Il romanzo
glie, gli parve che la luce del giorno penetrasse nella stanza gravida
di presagi e che il sole illuminasse un rnisfatto».
La natura, intervenendo con maliziosa ironia, sembra fare ven
detta di quel doppio adulterio spirituale: dalla «strana notte
d’amore» nasce un bambino che porta i tratti degli amanti assenti
(il volto del Capitano e gli occhi di Ottilia). Carlotta e il Capitano,
dopo essersi scambiati il primo bacio, quasi senza rendersi conto
di quello che fanno, sentono aprirsi l’abisso sotto di loro e trovano
la forza di distaccarsi e resistere alla reciproca attrazione. «Non
possiamo impedire che questo momento testi per noi un ricordo
incancellabile - dice Carlotta al Capitano riprendendosi dopo il
momentaneo cedimento _-, ma dipende da noi fare in modo di
non dovercene vergognare». In tutt’altra maniera si comportano
Edoardo e Ottilia. Troppo giovane e inesperta per resistere al fuo
co della passione l’una, deciso l’altro a non negarsi un piacere che
per lui coincide col massimo della felicità. «
Mentre la maggior parte dei commentatori del romanzo vede in
Ottilia il fulcro dell’intera opera, non sono mancati coloro che
considerano Edoardo come il centro malefico attorno al quale si
coagula l’intreccio degli avvenimenti narrati. Essi rimproverano
non senza motivo al barone la debolezza del carattere, che lo fa
schiavo dell’istinto e della passione; non lo ritengono capace di ac
cedere per un solo istante a una lucida visione di ciò che sta acca
dendo; reputano colpevole l’inerzia che lo trattiene dall’interveni
re per evitare una prevedibile catastrofe. Avendo scoperto la sim
patia di Carlotta per il Capitano, invece di considerarla come un
156 «LE AFFINITÀ ELE‘I'I'IVE»
I! film
Parola e immagine
I biografi di Goethe ritengono che alla nascita del romanzo non
sia estranea un’attrazione che il poeta, non più giovane né libero,
avrebbe provato per la giovanissima Minna Herzlieb, graziosa fi
glioccia di certi suoi amici di Jena. Il libro è pervaso dalla dolce me
stizia che accompagna gli amori destinati a consumarsi nel fuoco
della rinuncia. Ottilia è una figura idealizzata sulla quale Goethe ri
versa, come autore del romanzo, un sentimento che ha dovuto re
primere nella vita. Delicata, gentile, fragile, nella sua apparente pas
sività Ottilia è guidata da una sorta di necessità di natura. Il suo
amore per Edoardo è qualcosa che è in lei, ma non dipende da lei.
Essa ama cosi come respira, vede, sente. Edoardo può trovarsi ac
canto a lei o essere lontano, abbandonarsi agli impulsi della passio
ne, come è nella sua indole, oppure fuggire, andare alla guerra -
«UE AFFINITÀ ELETTIVI?» 159
Ottilia. Carlotta, nel cogliere tre rose nel giardino (una per sé, le
altre due per Edoardo e Ottone) ne divelle dallo stelo una quarta
spargendone i petali sul terreno.
Dall’immanenza all’utopia
Non è facile riassumere a parole un film il quale a sua volta pro
pone la sintesi di un romanzo. Procedendo di questo passo ci si ren
de conto di come, senza perdere di vista i fatti, sia possibile disco
starsi non poco dall’intento per il quale un’opera è nata. Il romanzm
come abbiamo ricordato con le parole stesse di Goethe, ha come ar
gomento un conflitto tra «la serena libertà della ragione» e «la torbi
da necessità delle passioni», che, manifestandosi nella coscienza del
«LE AFFINITÀ rauarrrvm 161
1 Lo stesso Giovanni Paolo Il, nell’udienza generale successiva, concessa ai fedeli riu
niti in piazza San Pietro (12 maggio I996), ha dato una sintesi o rilettura molto positiva
del suo viaggio: «Nel Cenacolo della Chiesa che è in Slovenia per un rinnovato slancio
missionario», in On. Rom, 23 maggio 1996, 1 e 4.
CHIESA 165
aplal: mia, posta sulla via che conduce da Lubiana verso Trieste e Gori
su: 1 zia, famosa per le sue grotte carsiche. Postumia appartiene alla dio
110 se cesi di Koper (Capodistria), fondata già nel secolo VI. Nel piccolo
i dil aeroporto della città, il Papa ha incontrato i giovani sloveni che
2110 1 hanno dialogato lungamente con lui. La domenica 19 maggio è
“0.1 stata dedicata interamente alla diocesi di Maribor con due momen
:o, (il ti salienti: la concelebrazione della messa - alla presenza di circa
I 5014 150.000 fedeli -« nello stesso aeroporto di Maribor, dove il Santo
110 e Padre era giunto in aereo da Lubiana; nel pomeriggio, entro le ar
cate gotiche della cattedrale _- dove è sepolto il vescovo, venera
bile mons. Anton Martin Slomàel-r, figura di spicco della storia del
la Chiesa e della Slovenia nel secolo scorso, poeta e scrittore, fon
datore di una congregazione religiosa - il Papa ha incontrato il
mondo della scienza e della cultura. Il pellegrinaggio sloveno si è
concluso nel tardo pomeriggio, ancora con la cerimonia ufficiale
di congedo. Rientrato in aereo a Roma, nella tarda serata Giovan
ni Paolo II è tornato in Vaticano.
2 Nel suo primo discorso, appena giunto in Slovenia, il Santo Padre ha potuto affer_
166 CRONACHE
mare: «La prima visita pastorale del Papa in Slovenia avviene dopo il raggiungimento
dell’indipendenza. Questa situazione, nuova per la storia del vostro popolo, aggiunge un
ulteriore motivo di letizia alla mia presenza tra voi. La Sede Apostolica, che ha salutato
con favore la costituzione del nuovo Stato, riconoscendone tra i primi l’indipendenza e
ribadendo con forza il diritto dei popoli alfaulodeterminagione, ha seguito con particolare at_
tcnzione le vostre vicende e ha apprezzato il modo pacifico e democratico con cui avete
raggiunto la piena sovranità», in 01:. Rom., 19 maggio I996, 4.
CHIESA 167
la: mi mo. Infatti il messaggio cristiano era giunto nella regione, allora
*oazizc parte dell’lmpero romano, a partire dalla fine del secondo secolo.
Ma grazie soprattutto ai missionari benedettini, giunti dall’lrlan
da, il popolo sloveno è stato incluso nella cerchia dei popoli della
rer/Jubliea cbrirtiana, ossia in quel vasto cerchio dei «movimenti eu
ropei religiosi, culturali, sociali, politici ed economici»3 costituito
dal Sacro Romano Impero, fondato da Carlo Magno (800).
Nello stesso secolo IX il cristianesimo si rafforzava in Slovenia
con l'opera missionaria dei santi Cirillo e Metodio. Nell’867 il Pa
pa Adriano II confermò la loro opera evangelizzatrice e d’incultu
razione autorizzando l'uso della lingua slava nella liturgia. Morto
Cirillo a Roma, Metodio, vescovo della Moravia e della Pannonia
- in cui rientrava la Slovenia di allora -, ricevette un forte soste
gno dal principe sloveno Kocelj. A quell’epoca della cristianizza
zione del popolo sloveno appartengono - oltre i due fratelli mis
sionari di Salonicco - altri santi fondatori: i vescovi Virgilio,
Modesto e Paolino. Infine, alle origini cristiane della storia e del
l’identità nazionale della Slovenia sono legati anche gli scritti più
antichi della lingua slovena, come i Monumenti di Friringa (X-XI se
colo); si tratta di testi in sloveno a carattere religioso (catechetico e
omiletico) redatti in caratteri latini. Questa particolarità linguisti
ca, insieme a molti altri fattori storici di alleanze politiche e di in
flussi culturali, condurranno il popolo slavo della Slovenia ad ave
re una caratterizzazione più occidentale che orientale.
Passando poi per varie signorie feudali, legate soprattutto al
mondo germanico, nel I278 la Slovenia è entrata nell’orbita degli
Asburgo, sotto i quali, con qualche interruzione, è rimasta pratica
mente sino alla prima guerra mondiale, ossia fino alla dissoluzione
dell’Impero austromngarico. Nel 191 8 la regione è. stata annessa al
Regno di Serbia, Croazia e Slovenia; nel 1941 è stata invasa dai na
zisti: il territorio fu diviso tra il Reieb e l’Italia; al tempo fu teatro
di una dura guerra civile. Alla fine della seconda guerra mondiale
(1945), la Slovenia è entrata a far parte della Federazione Iugosla
va, fondata da Tito. Dal 1919 al 1941 -« nell'unico periodo moder
no di relativa autonomia - nella Slovenia era stata molto forte la
presenza dei cattolici nella vita politica, economica, intellettuale e
culturale della nazione. Tale presenza viene praticamente annullata
. 3 M. BENEDIK, «I 12,0 anni di storia cristiana del popolo sloveno», in On. RMI~ - 5‘):
fiale, I6 maggio I996, z.
168 CRONACHE
«Quale: è l'ora della verità per l’Europa. I muri sono crollati, le corti
ne di ferro non ci sono più, ma la ifidb circa il remo della vita e il valore
della libertà rimane più forte che mai nell'intimo delle coscienze e del
le intelligenze» (ivi, 8). Questo pensiero forte sta al centro del discor
so di Giovanni Paolo Il rivolto, domenica pomeriggio, nella catte
drale di Maribor, ai rappresentanti del mondo della cultura, dell'arte
e della scienza in Slovenia. Lo stesso pensiero fa come da cerniera tra
l’evocazione del passato, antico e moderno, della storia slovena e il
futuro già iniziato con la nuova situazione politica del Paese. Evo
cando il passato, il Santo Padre non ha potuto non tornare su quel
vincolo stretto tra fede e cultura realizzato fin dall'origine della na
zione slovena: «Il patrimonio spirituale in cui si sostanzia la vostra
cultura deve molto, perciò, all’ispirazione cristiana. [...] Ogni autenti
co incontro del Vangelo con una determinata cultura avrà in essa un
processo di;bunfioagione e di wiluppo che ne rivela, col passare del tempo,
le recondite potenzialità. Questo è avvenuto anche nell'incontro del
cristianesimo col genio sloveno. I vostri antenati hanno riconosciuto
in Gesù Cristo il loro Salvatore e, a contatto col Vangelo, hanno ap«
profondito a poco a poco il loro senso morale», ma anche estetico,
come possono testimoniare musicisti, poeti, scrittori, pittori e filoso
E, che Giovanni Paolo II ha ricordato. Tra questi ultimi sono stati
menzionati, in particolare, Fran Mikloéiè, rettore dell'Università di
Vienna e padre della filosofia slava, e il filosofo France Veber.
172 CRONACHE
federale del Paese, piangano per aver tradito chi è morto per la li
bertà e che non si commemora con le lacrime di coccodrillo, ma
coi fatti. E i fatti sono qui, nella Padania, una nazione appena nata,
una nazione ancora bambina, ma che crescerà forte, rigogliosa e
soprattutto libera, perché è il frutto dell’amore». E allora che fare?
La soluzione proposta dall’on. Bossi era la trattativa: «lo penso
che occorre sedersi intorno a un tavolo e trattare: ci sono delle co
se da negoziare. L’unico posto in cui si può trattare e Mantova, se
de del parlamento della Padania, 0 Venezia, sede del governo della
Padania. Ma la trattativa dovrà farsi tra il popolo padano e il popo»
lo latino-meridionale, per vedere se si può rimanere insieme in uno
Stato federale». Ad ogni modo, rilevò l’on. Bossi, «oggi parte una
corsa inarrestabile che porterà all’indipendenza della Padania, me
diante una rivoluzione gandhiana che costringerà il colonialismo
romano a venire a patti o a subire lo schiantamento».
A sua volta, l’on. Maroni propose (da non collaborazione, la resi‘
stenza fiscale e la disobbedienza civile». «Potremmo, egli aggiunse,
disdettare le locazioni ministeriali romane negli stabili del Nord e
abolire in Padania le tasse più odiose, tipo quelle sulla casa. I sindaci
della Lega hanno detto no alla collaborazione col potere centrale e
non dovranno avere solo compiti amministrativi ma anche politici.
Quanto alle guardie verdi, e il nostro servizio d’ordine, parte inte
grante della lotta di liberazione della Padania. Le guardie verdi ef
fettueranno una lotta non violenta, pacifica, ma determinata».
Tra i leghisti a Pontida, il 2 giugno, c’era anche l’on. Pivetti, già
presidente della Camera, in camicia verde, sul podio con l’on. Bos
si. Accennando a quanto poco prima era avvenuto a Roma, essa
disse: «Si sono chiusi dentro per celebrare la fine di questi cin
quant’anni di Repubblica, di uno Stato che non ha voluto e saputo
riconoscere alla gente la libertà che chiede. Bisogna avere il corag
gio di aprirla quella porta». Sembra che queste parole fossero di
spiaciute al presidente Scalfaro, che volle vedere al Quirinale l’on.
Pivetti per un «chiarimento». La preoccupazione del presidente
Scalfaro era la minaccia leghista all’unità del Paese che, come disse
il 5 giugno, era «intoccabile»: una minaccia grave, che non tutti
sembravano prendere sul serio. Eppure, quel 2 giugno la secessio
ne del Nord sembrava porsi sulla via del non ritorno.
do dal 5,7% al 7,4% e ottenendo sei seggi. Alla Lista Dil'll, passata
dal 4,4% al 5,8%, andarono tre seggi, mentre uno andò al PRI Lista
Dini. Il Partito Socialista con l’r,g% dei voti guadagnò tre seggi e la
Rete col 4,2% ne ottenne quattro. Nessun seggio andò alle liste au -6'”5z.:31ì'MQÉE R‘GÌ’FÙC‘H'EÉÙ-R“KSÌÙ.IZFE
Il «cinquantennio democristiano»
della sua carica ideale: talune deficienze che c’erano state anche nel
passato divennero dominanti. Si affermarono così spesso l’affarismo,
il clientelismo, l’occupazione delle istituzioni e la loro lottizzazione, il
sottogovemo. Scriveva la nostra rivista il 2 febbraio 1980 in occasio
ne del XIV Congresso della DC: «Non possiamo non rilevare con
rammarico lo scontento e la delusione che hanno suscitato nell’elet
torato più sensibile un certo costume politico della DC, che in molti
casi appare più preoccupato degli interessi materiali personali e di
corrente e della conquista e della conservazione del potere che del be
ne del Paese e dei grandi valori umani da tradurre in fatti politici con
creti; una certa mancanza di ideali e di prospettive che tende ad ap
piattire la vita politica, dando forza all’accusa che la DC sia essenzial
mente un partito di “occupazione del potere”; soprattutto, taluni
scandali e comportamenti disonesti, ai quali il partito non ha sempre
reagito con adeguati rimedi e provvedimenti disciplinari». Si deve
dunque onestamente riconoscere che col passare degli anni - anche
per l’impossibilità di un’altemanza al governo del Paese, dovuta a
motivi di ordine internazionale - la crisi morale, prima ancora che
politica, della DC si è andata aggravando; nello stesso tempo però,
per lo stesso dovere di onestà e di oggettività, si deve riconoscere che
anche negli anni Settanta e Ottanta, la DC ha costituito la spina dor
sale del Paese, che gli ha permesso di superare i terribili «anni di
piombo» e momenti assai difficili di crisi sociale ed economica senza
che venisse messa in pericolo la democrazia e senza che venisse arre
stato lo sviluppo economico che ha portato l’Italia a divenire, da Pae
se contadino e povero, uno dei Paesi più industrializzati del mondo.
Così i primi 50 anni della nostra Repubblica, segnati in maniera
forte e determinante dalla presenza e dall’azione politica dei catto
lici, sono stati anni duri e difficili, ma non sono stati anni perduti
per il Paese. Piuttosto va meditata la lezione che gli uomini miglio
ri É non solo cattolici! - del passato cinquantennio hanno lascia
to: un Paese può essere «grande» e «civile» soltanto se in coloro
che hanno responsabilità politiche e sociali ci sono impegno per il
bene comune, disinteresse, vero amore di patria, onestà profonda e
capacità di guardare lontano, e in tutti i cittadini senso di solidarie
tà, impegno nel lavoro e senso del dovere. Se questo vale per tutti,
vale in maniera particolare per i cattolici impegnati in politica, se
vogliono lasciare un segno positivo - sia pure modesto - nel se
condo cinquantennio della nostra Repubblica.
ESTERO
Il Vertice di Firengfe
RECENXIONI
L’America Latina, dal Rio Grande tere latinoamericane, nei suoi aspetti
alla Terra del Fuoco, tranne natural_ sia letterari sia linguistici, ha raggiunto
mente il Brasile, gode del beneficio di un auge considerevole. Scrittori quasi
avere una lingua unificante: l’idioma sconosciuti sono diventati oggetto di
ispano-americano, normalmente chia vari studi e riedizioni: è il caso di suor
mato castigliano. Durante il nostro se Jua.na de la Cruz 0 di Felipe Huamàn
colo e, specialmente, man mano che ci Poma de Ayala. Uno dei problemi che
si avvicinava alla celebrazione del V evidentemente è affiorato, con il sorge
centenario dell’arrivo di Colombo nelle re di una prospettiva più critica Cl€l
Indie Occidentali, il problema delle let processo della conquista spagnola, e il
RECENSIONI l93
DOMENICO DEL RIO, I gentili e 1'Italia. Storia di purioni, trionfi e di anmrqze, Mila
no, Corbaccio, 1996, 522, L. 45.000.
In questi ultimi anni la storia dei ge prefissato non una storia completa del
suiti ha attirato vivamente il grosso I’Ordine, ma solo dei gesuiti in Italia,
pubblico; molti hanno visto il film Mir escludendo per altro gli aspetti più tipi
.I'ion, i più colti hanno letto i volumi del camente pastorali e soffermandosi sugli
Lacouture (cfr Civ. Cali. 1995 IV 100). episodi più pubblici che hanno contras
In questo filone s’inserisce ora il lavoro segnato l'attività dell’0rdine, nel suo
di Del Rio, noto vaticanista. L'A. si è rapporto con i vari Stati italiani e, dopo
194 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
il 1861, col nuovo Regno d'Italia. Del e con l’avvento, dopo tre anni di in
Rio, senza essere uno storico di profes certezze, del nuovo generale, l’olande
sione, mostra quasi sempre, tranne casi se (rimasto lunghi anni nel Levante) p.
rari e tutto sommato di poco conto, Kolvenbach, le iniziative del p. Sorge.
un’informazione buona delle vicende Il volume si mostra benevolo nei
dei gesuiti; possiede uno stile vivace, confronti della Compagnia di Gesù,
che attira e quasi avvince il lettore; sol benevolenza non danneggiata dall'im
leva problemi interessanti, forse più nia che trapela in varie pagine, relative
implicitamente che esplicitamente, sen all’Otto e Novecento. L’A. non si
za pretendere di darne una soluzione; commuove troppo davanti agli attac
procede con una serie di medaglioni o chi di Gioberti, non si scandalizza da
di capitoli brevi, che si succedono rapi vanti alla durezza di molte pagine del
damente, lasciando nel lettore molti in la Civiltà. Non fa né un’apologia né
terrogativi, ma anche il desiderio di una critica, racconta (o piuttosto de
proseguire senza interruzioni la lettura. scrive, a flarber) e passa avanti. Certa
Le prime 150 pp. si fermano sul mente l’atteggiamento dei gesuiti ita
l’origine e l’espansione dei gesuiti in liani, soprattutto nell’Ottocento, si
Italia, su alcuni loro campioni famosi comprende meglio solo tenendo pre
(Bartoli, Segneri, Sforza Pallavici sente il contesto storico dell’epoca,
ni...), sulla loro espulsione da Venezia con il forte e diffuso anticlericalismo
nel 1605, sulla soppressione dell’Ordi (descritto in questi mesi proprio da al
ne nel 1775. L’A. si ferma più a lungo cuni opuscoli del Grande Oriente Ita
sull’Otto e Novecento, seguendo liano su I Pf'0lagoltill’l): quasi tutta la
spesso da vicino La Civiltà Cattolica, classe dirigente italiana, da Depretis a
di cui riporta ampi brani. Tocchiamo Crispi a Zanardelli, era duramente
così con mano la mentalità intransi ostile alla Chiesa e manifestò questo
gente e il tono non di rado un po’ acre spirito con le leggi laiciste sull'asse ec
degli scrittori (analogo del resto a clesiastico, sul religiosi, sul matrimo
quello di molti loro avversari, a co nio, sulla scuola.
minciare da Garibaldi...), la lotta con Era ben difficile a quei religiosi, im'
tro alcuni capisaldi del liberalismo ra pegnati nella difesa di principi e di
dicale e laicista dell’Ottocento, l’inge ideali sempre validi, conservare la se
nua convinzione che «i Piemontesi», renità, concepire la possibilità di dia
anche la mattina del 20 settembre logo, riconoscere la necessità storica
1870, non sarebbero entrati in Roma, dell'unificazione italiana. La loro azio
la notevole apertura sociale che prelu ne, se approfondì il fossato tra le due
de alla Rerum novarunt. Per il Novecen parti, contribuì a dare coraggio e fer
to, basta ricordare le pagine relative me convinzioni ai cattolici, troppo
alla controversia modemistica, che eb spesso bistrattati. È un peccato che
be nel p. E. Rosa, a lungo direttore di 1’A., avvinto dalle pagine della Civiltà
questo periodico, uno dei campioni; Cattolica, non si sia fermato sulle con
l’atteggiamento largamente benevolo dizioni concrete in cui vivevano quei
verso il fascismo. Non potevano man_ gesuiti dopo la dispersione liberale:
care pagine dedicate a protagonisti comunità ristrette, ricostituite alla me
ben noti, Tacchi Venturi (di cui si esa glio e guardate con sospetto dalle au
gera l’influsso su Mussolini), Lomban torità, specie dal guardiasigilli Villa,
di... Il volume si spinge alle ultime vi che dava un’interpretazione estensiva
cende della Compagnia, con il genera della legislazione vigente; superiori
lato del p. Arrupe, terminato con le solleciti di salvare la sostanza della vi
sue drammatiche dimissioni nel 1981, ta religiosa anche in quei frangenti...
RECENSIONI 195
La Lettera agli Efesini è stata og contenuto della lettera, le cui parti, qua
getto di numerosi studi, come si può le più quale meno, si riconducono ad es
verificare con facilità scorrendo l'am si: al mistero, che ricompare in punti si
pia bibliografia riportata in fondo al gnificativi; alla ricapitolazione, che va
volume. Il testo di cui ci occupiamo sempre richiamata come una spiegazio
appartiene al genere letterario del ne» 57).
commentario «classico» (nel senso mi A partire da queste considerazioni
gliore del termine). Un'ampia intro viene diviso il corpo della Lettera (p.
duzione affronta le questioni fonda 57 s) e poi strutturato il commento del
mentali: il genere letterario, il mondo testo. Esso prevede alcune tappe fisse:
della Lettera, il rapporto con quella ai una bibliografia specifica iniziale, la
Colossesi, con Qumran, i destinatari, traduzione del testo biblico corredata,
l'occasione, l'autore. Più delicato è de se necessario, da alcune note di critica
cidere in base a quale principio divide testuale e poi il commento analitico dei
re il testo per poterlo commentare. singoli versetti. Il commento esegetico
Vengono rifiutati criteri di tipo litur è piuttosto tecnico, sostenuto da una
gico e si sceglie come significativo serie di note critiche a pie’ di pagina, e
l'orientamento cristologico. Questo è richiede un certo impegno. Non siamo
anche il principio scelto da R. Penna infatti di fronte a un testo di divulga
che fa dell'espressione «uomo nuovo» zione, ma a un libro di consultazione e
il perno della struttura letteraria dello di studio nel quale ampio spazio occu
scritto. Egli ritiene infatti che la Chie pa il confronto con gli autori che si so
sa, rappresentando il superamento no occupati della Lettera o di singoli
della divisione conseguito in Cristo, problemi. Manca una parte esplicita
costituisca l'uomo nuovo. mente teologica e neanche alla fine del
L'A. contesta tale interpretazione che volume viene offerta qualche nota in
non ritiene cosi fondamentale e assume questo senso. Il libro invece si conclu
un altro approccio cristologico basato de semplicemente quando il testo da
sul «mistero» enunciato in 1,9.10, dove commentare e finito. Non c'è nessuna
si illustra il proposito di Dio di «far co conclusione, nessun epilogo, coerente
noscere a noi il mistero» che consiste nel mente col genere scelto. Il testo è cor
«ricapitolare in Cristo tutte le cose». redato da un indice dei passi biblici e
«Nei concetti di mistero e di ricapitola dei nomi ricorrenti nel commento.
u‘one viene enunciato fin da principio il Si tratta di un libro di studio, come
196 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
PAOLO MERLO, Liberi per vivere secondo il Logos. Principi e criteri dell'agire morale in
San Giustino filosofo e martire, Roma, LAS, 1995, 576, L. 50.000.
Giustino nasce agli inizi del Il seco ma non nega la libertà. L'uomo è esse
lo a Flavia Neapolis, l'antica Sichem, re ragionevole; in forza della sua razio
da coloni pagani. Alla ricerca della ve nalità egli è responsabile della scelta tra
rità studia le dottrine platoniche, per vizio e virtù: visione intellettuale della
approdare poi al cristianesimo. Coro libertà e della responsabilità, in coeren
na la sua vita con il martirio a Roma za con certo pensiero greco, non atten
intorno al 16;. Dei suoi scritti, in lin to alla fondamentale componente voli«
gua greca, rimangono le due A}>ologie riva. Omettiamo la retribuzione finale,
e il Dialogo a Trifone. Il suo pensiero ribadita da Giustino, per andare al noc
etico riveste grande importanza, per ciclo del suo pensiero, strettamente
ché egli ama il confronto critico con la teologico: Dio ha creato l’uomo libero,
cultura greca e con l'Antico Israele, gli ha dato una legge razionale, cioè
convinto com'è che la luce del Logos conforme al Logos, il quale è eterno;
abbia esercitato il proprio influsso presente e attivo nell’Antica Legge e
non solo sulla legge antica, ma anche nella cultura pagana, egli si è fatto L10
sul pensiero dei filosofi pagani. Per mo e ci ha dischiuso le «porte della lu
brevità concentriamo l'attenzione sul ce». La dottrina cristiana, quindi, è net
legame che unisce il Verbo alla rifles tamente superiore al pensiero pagano.
sione e all’agire etico dei pagani. al quale tuttavia è riconosciuta una va
La cultura del tempo nega la libertà, lenza positiva: la razionalità che è mista
perché si sente dominata dal Fato: ad a errori. Essa rende possibile il dialo
esso Giustino contrappone la capacità go, ma non sottopone la dottrina cri
di autodeterminazione, insita nell’esse stiana al paganesimo. Il Logos istruisce
re umano in forza dell’atto creatore di ciascuno di noi sulla legge morale, im
Dio: filosofia e legislazione conformi mutabile ed eterna, conosciuta da tutti i
alla «retta ragione» (si tenga presente popoli, sintetizzata nel doppio coman
che «ragione», in greco, suona Logos) damento dell’amore di Dio e del pros
suppongono e confermano la nostra li simo. Il duplice precetto sta alla base di
bertà. La profezia, di cui abbonda I’AT, ogni criterio di discriminazione tra vi
afferma la previsione infallibile di Dio, zio e virtù.
RECENSIONI I 97
GIANNI MINA, Un continente dexaparee‘ido, Milano, Sperling & Kupfer, 1995, 275,
L. 26.500.
sa latinoamericana, in nome del Van ma religiosa di quei popoli, della vita ;?""Ù
HH’QRH
E’E Ì'Z-I
i!
gelo, ha scritto in difesa degli oppressi nelle favelas o quelle di R. Menchù, si
e delle vittime rimangono come uno dimostrino di una bruciante attualità.
dei momenti più belli della storia con La grafia di molti nomi locali è nel te
temporanea, e non vanno dimenticati, sto alquanto «capricciosa», ma si potrà
ma la testimonianza va ora resa effica correggere in successive edizioni. Ciò
ce nelle nuove circostanze, in parte che rimane è il vibrare di un’utopia
cambiate. In questo senso temiamo che il dramma delle situazioni alimen
che l'America Latina di cui parla l’A. ta da solo e un anelito di liberazione
sia realmente un po’ desaParecida. Ciò che non viene meno.
non toglie che alcune pagine, come
quelle di frei Berto che parla dell’ani G. Salvini
111111 so irlandese mons. Hugh O’Flaherty sia percorsi di fuga in Francia per gli avia
chi: il suo nuovo mp0, il maggiore Sam tori abbattuti e dava loro addirittura
Derry, dal quale d'ora in poi avrebbe ri istruzioni nel caso venissero abbattuti
uri r cevuto gli ordini relativi alla sua missio sopra Berlino. Inoltre, con la sua auto
Îà'à
E
? ne. Nel complesso, l'attività di Derry, rità - e il suo denaro - appoggiava le
O’Flaherty e Simpson rappresentò un operazioni che si svolgevano a Roma.
brillante successo, nonostante alcune In breve, l'interessante operazione di
tragedie e tradimenti. Simpson scrisse il soccorso umanitario di cui ci stiamo
racconto delle sue esperienze subito do occupando non costituiva il semplice
po la fine della guerra, quando i ricordi sforzo personale di una manciata di vo
erano ancora freschi e ciò costituisce lontari, bensì un’operazione militare
un'aggiunta rivelatrice per la cronaca di debitamente autorizzata. Simpson sol
Roma Città Aperta. leva soltanto per un attimo il velo del
Ma si trattò al tempo stesso di un «segreto d’ufficio» quando ci dice che
È’ÎE“ brillante successo dei Servizi Segreti Derry e un altro assistente, John Fur
britannici, l'MI9 (Mi/flag Intelligence n. man, vennero ingaggiati dopo a Lon
9) dell'Ufficio della Guerra di Londra. dra dall'M19, il quale aveva ancora
L’«Organizzazione Roma» di Derry, molti compiti da svolgere e aveva biso
î‘Hi-E‘E=Efi come era nota nei racconti ufliciali, era gno di esperti «in fughe ed evasioni».
in realtà l'applicazione del piano di Simpson e rimasto a Roma in servizio,
«Fuga ed Evasione» dell’Ml9. Questo «per pagare un debito d'onore», come
introduceva di nascosto le attrezzature egli stesso dichiara.
per l'evasione nei campi dei POW (Pri
ronm‘ of War), come Colditz; creava R. A . Grabam
ONOFRIO BRINDISI, don Arpreno, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 1995, 24;,
L. 22.000.
una forte verve poetica e profetica dalla cristianesimo, la sua giovinezza e bel
quale si lascia trascinare. Il suo rac lezza, la sua capacità di fermentare po
contare è, si, ricco di vivacità, di colo sitivamente la società: elementi morti
ri, di pensiero, ma talvolta anche ri ficati dall’usura del tempo e dall’ap
dondante e monocorde su taluni temi. piattimento delle coscienze.
Comunque sia, questo don Aspreno è L’A. è parroco del duomo di Vibo
un romanzo che suscita problemi, so Valentia, animatore culturale (a lui si
pratturto pastorali, mette sotto accusa deve l’istituzione del «Premio interna
metodi e consuetudini che sanno di zionale della Testimonianza»), poeta e
paganesimo, pone impietosamente il narratore forbito. Deve molto amare
dito su piaghe secolari che sclerotizza Teilhard de Chardin, la cui presenza in
no la vita cristiana, denuncia ipocrisie don Aspreno si fa molto sentire.
e violenze ammantate di pietà. Inoltre
sottolinea l’aspetto umanizzante del F. Castelli
Fiammingbi a Roma: 1508- 1608. Artisti dei Paesi Bassi e del Principato di Liegi a Ro
ma durante il Rinascimento, Milano, Skira, 1995, 567, s.i.p.
RH‘-9LDfl'’IZm'InBuH'‘E
trentenne Rubens ne parte, per tornare (in primis dello stesso Mantegna, ma
definitivamente ad Anversa), vengono anche di Jacopo de’ Barbari, di Ago
esaminati nel loro contesto culturale stino Veneziano, di Marcantonio Rai
«fiammingo», aggiornato sulle novità mondi, di Giulio Bonasone) che arri
veneziane e soprattutto raffaellesche e vavano in gran numero nel Nord Eu
michelangiolesche, i diversi «romani ropa dalla Penisola; i cartoni di Raf
sti», ossia gli artisti del Cinquecento faello per gli arazzi degli Atti degli
inizi Seicento così definiti, nel corso Apostoli, giunti nel 1517 a Bruxelles
del XIX secolo, da Alfred Michiels e da (l'antica capitale dei duchi di Borgo
Eugène Fromentin. Comune a questi gna) e seguiti, nel 1510, dall’arrivo di
pittori è un secondo apprendistato, ef un allievo di Raffaello, Tommaso
fettuato al di qua delle Alpi, per con Vincidor. Quest'ultimo (conosciuto
RECENSIONI 20|
PAUL CHRISTOPHE, I poveri e la povertà nella rtoria della Cbie.ra, Padova, Messagge
f°, 1995. 593, L- 15.000.
KAREN ARMSTRONG, Storia di Dio. 4000 anni di religioni monoteiste, Venezia, Marsi
lio, 1995, 492, L. 58.000.
Non si tratta di una storia di Dio di Marx, Freud, Nietzsche hanno di’
ma della nozione religiosa di Dio nelle chiarato morta e che sembrano confer
religioni monoteiste (con un capitolo mate dall'epoca attuale della secolariz
sulle religioni cosmobiologiche) e del zazione.
l'idea filosofica di Dio, che le critiche Quali sono le conclusioni? L’bom
SEGNALAZIONI 203
mpien.r è stato religiorur, cioè ha cercato Dio, realtà trascendente; un'idea non
e trovato nella religione un significato attinta alla realtà di Dio né che attinge
alla vita, «ha creato un nuovo motivo in alcun modo la sua realtà e dunque
di fiducia contro il senso di vuoto e de non soltanto non verificabile ma nep
solazione» che sentiva. La religione pure falsificabile; un mero prodotto
con la sua nozione di Dio ha offerto un soggettivo estraneo al vero o falso di
rimedio, esercitando una «funzione scorso su Dio; un'idea perciò solo
pragmatica», più rilevante «di quanto pragmatica. Nella storia della nozione
non lo sia il suo rigore logico o scienti di Dio religiosa o filosofica, cristiana
fico». E oggi? forse non c'è più biso o no, sarebbe dunque irrilevante la ri
gno oggi di questa nozione di Dio e cerca del vero Dio e tutti i tentativi di
della sua funzione pragmatica. Ma è non cadere nell'errore, nel falso, nel
troppo presto per trarre conclusioni o l'eresia circa Dio. Consta invece il
previsioni certe e affidabili. L'esperien contrario. Anche circa la fede cristiana
za del fare a meno di Dio è troppo re l'A. ha la sua idea, inaccettabile obiet
cente. Non si sa dunque se l'uomo riu tivamente. Alla domanda: Gesù e ri
scirà a farne a meno per sempre o se in sorto? risponde: «Circolava voce che
vece ricorrerà daccapo alla nozione di fosse risorto»; i discepoli lo credevano
Dio. Potremmo essere di fronte a un’ perché credevano alle sue apparizioni
analisi della rilevanza sociale della reli o di averlo visto. Una fede al quadra
gione per problemi pertinenti alla vita to, un credere di credere: un circolo
umana in questo mondo. Il rapporto intrasoggcttivo, una convinzione di
con Dio e il suo senso e valore autono aver la prova di ciò di cui si è convin
mo non rientrerebbero allora nell'argo ti. Dio resta sempre una realtà trascen
mento di quest'opera. Ma non è così. dente cioè «separata» fuori tiro, come
L'A. ha due tesi che sono inaccetta intende I’A., non il mistero di cui la fe
bili. La prima: la teologia negativa de avverte e adora la presenza.
proverebbe che l'uomo non può farsi
che un'idea provvisoria, relativa di G. Pirola
SEGNALAZIONI
tica comunione d’amore»; sapendo Esso offre pure una sollecita risposta
che «l’espressione massima di questa all’invito di Giovanni Paolo Il conte
comunione d’amore dev’essere identi nuto nella sua recente Lettera aposto
ca a quella dei primi secoli del cristia lica Orientale Lumen: conoscere e ap
nesimo: poter celebrare insieme, orto profondire sempre meglio la ricchezza
dossi e cattolici, la divina eucaristia» teologica della Chiesa d'Oriente, per
(p. XIII s). Nella conclusione, I’A. ri ché «la venerabile e antica tradizione
leva che «parlare di cristologia neo-or delle Chiese orientali [è] parte inte'
todossa non gnifica parlare di una grante del patrimonio della Chiesa di
cristologia che sia sostanzialmente di Cristo» (0L, n. I).
versa dalla cristologia ortodossa del
passato e soprattutto dalla cristologia P. Pesca
dei Padri della Chiesa» (p. 245).
Per I’A. non è possibile comprende
re la cristologia ortodossa senza «com LUCIANO FANIN, La crescita nello SPiri
prendere tutto il contesto teologico del to. Lineamenti di teologia sPiritna/e,
mondo ortodosso», comprese le «sfu Padova, Messaggero, 1995, 222, L.
mature del [...] linguaggio cristologi 20.000.
co» dei teologi ortodossi, che «costitui
scono un tocco di assoluta novità e Nella premessa l’A. scrive: «L’
creatività» (ivi). Anche i singoli capito obiettivo è quello di offrire e di deli
li sono preceduti da una breve introdu neare un percorso di studio della “spi
zione e terminano con una altrettanto ritualità”, uno fra i possibili, dal mo
breve conclusione. Ciò aiuta didattica mento che necessariamente si dovrà
mente il lettore a cogliere subito fare una scelta di campo. Ci si muove
l’aspetto centrale della esposizione e a rà con l’intento di offrire una solida
sintetizzare facilmente gli elementi es ossatura ad un discorso di “teologia
senziali della trattazione, conferendo al spirituale”, ma contemporaneamente
volume anche la caratteristica di un te si vorrà offrire uno strumento che aiu
sto abbastanza chiaro, per eventuali ti nell’ambito personale a consolidare
corsi sull’argomento specifico, nei Se la propria vita interiore fornisca i
minari o in altri Centri teologici. dati essenziali e principali dello studio
Le problematiche trattate toccano i attuale nel settore scolastico ren
vari aspetti del mistero cristologico: il da idonei ad operare meglio nell’im
motivo dell’incamazione, la persona di pegno pastorale della “nuova evange
Gesù Cristo, la sua coscienza, il miste lizzazione” [...]; offra alcuni elementi
ro pasquale, il rapporto tra pneumato per un primo discernimento spirituale
logia, cristologia e mariologia; soffer di quanto avviene in sé e attorno a sé
mandosi anche sul modo proprio di nella prospettiva di una possibile “let’
concepire e fare teologia nella ortodos tura teologica” del vissuto cristiano»
sia contemporanea. La cristologia (p. 5 s). Il progetto, come viene indi
neo-ortodossa, fa osservare l’A., non è caro dopo queste parole nella sua con’
una pura e arida speculazione circa la cretezza metodologica, è indubbia
persona di Gesù Cristo; è, invece, una mente impegnativo. Il libro si svolge
realtà vitale, anzi mistica, che porta a in nove capitoli e una appendice. a=n._'-A>»:=
penetrare con tutto il proprio essere Il capitolo iniziale è orientato verso
nel mistero ineffabile del Dio-Trinità, una definizione della spiritualità, Cl[€
amore relazionale e comunionale. viene ripresa da Ch.-A. Betnard: «E
Il volume costituisce un apprezza quella disciplina teologica che, fonda
bile contributo al dialogo ecumenico. ta sui principi della rivelazione, studia
SEGNALAZIONI 205
creare uno stretto legame tra testo e vicario foraneo, ne fece un'accurata
lettore. Uno dei motivi della sintonia esplorazione, arrivata fortunatamente
autore-lettore è la parabola di appro sino a noi in un manoscritto che ci
fondimento, di cammino verso una zo permette di conoscere alcune partico
na interiore, di disperazione e di vita, larità della catacomba e alcune iscri
di abbandono e di attesa, che è territo zioni poi andate distrutte: esso si con
rio della memoria, del desiderio, del serva ancora presso l'archivio parroc
«ritorno» a se stessi e del confronto in chiale di Rignano Flaminio. Natural
tcriore. In questo territorio l'iniziativa mente della catacomba di Santa Teo
di Rota ha inteso addentrarsi. dora ebbe a occuparsi più volte il de
Rossi e non solo per la serie interes
A. .S‘padaro sante delle sue iscrizioni datate. Infine
l'A. di questa guida che noi presentia
mo ai lettori pubblicò nel 1986 un'edi
VINCENZO FIOCCHI NICOLA], La rata zione critica delle iscrizioni cristiane
romba di .f. Teodora a Rignano Flami della catacomba e poi nel 1988 una de
rio, Città del Vaticano, Pontificia scrizione completa di essa nel suo vo
Commissione di Archeologia Sacra, lume su I cimiteri paleorrii'tiani del La
1995, 72, con 37 figure, in parte a gio. 1. Etruria meridionale, pp. 506-522
colori, L. 15.000. (Cfr Civ. Catt. 1988 III 540).
Le iscrizioni della catacomba sono
La Pontificia Commissione di Ar in questa guida spiegate nelle pp.
cheologia Sacra ha inaugurato una 56-46 e sono soprattutto naturalmente
nuova ricca serie di guide illustrate al quelle datate con data consolare. Non
le catacombe di Roma e dell'Italia, in compare tra esse quella apparente
formato quadrato di cm. 20x10, piena mente doppia di un Antemii e una le
mente adeguate alle ultime scoperte. beriane: (n. 51 della silloge critica del
La presente riguarda una catacomba 1986). lo ritrovo qualche cosa di simi
non grande, ma molto importante le in una nota del Marini del codice
perché abbastanza bene conservata e Varie. lat. 9090, scheda 4528: In meme
ricca di 77 iscrizioni ad essa pertinen terio prope Rignano a .rrbedir Sarrarii
ti, arrivate in qualche modo fino a Apollo/ili: DP SEVERIANI D F C
noi, delle quali ben 19 datate ancora INSTREQVIESCIT ebri.rrnon, che forse
del secolo IV (dall'anno 339 in poi). E vorrà dire defune‘ltu‘ inrequiem't Cbri.rto,
la catacomba di Rignano Flaminio, formula che traduce un pensiero nor
una cittadina sulla via Flaminia, a cir male nell’epigrafia cristiana antica.
ca 40 chilometri da Roma. Essa co
nobbe presto il cristianesimo e se ne A. Ferma
ricordano tre martiri: Abbondio, Ab
bondanzio e Marciano. La catacomba
è detta di Santa Teodora, la pia donna FRANCESCO Ross1 DE GASPERIS, La
del secolo III a cui si attribuisce la fon roeeia rbe ti ba generato (D! 32,18)
dazione di tal cimitero per i cristiani. ( Tutte le nortre urgenti in le, .fa/
Esso si cominciò a scoprire, per 87,7). Un Pellegrinaggio nella Terra
quanto sappiamo, nel secolo XVII e se Santa come erereigio rpirituale, Roma,
ne asportarono corpi creduti di santi ADP, 1995, 178, L. 25.000.
martiri nel 1628 e 1651; nel 1702 il
Boldetti fu mandato a farne una rico Da vari anni i gesuiti italiani, in pic
gnizione. Ma nella metà del secolo coli gruppi, trascorrono, come mo
XVIII il canonico Giambattista Tomai, mento di formazione permanente, un
208 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
soggiorno di due mesi in Terrasanta, Sacra Scrittura. Utile quindi per per
imperniato in lezioni bibliche e visite sone che vogliano dare alla propria vi
guidate ai Luoghi Santi. Direttore di ta spirituale una base precisa e certa.
questa iniziativa è l'A., noto biblista,
conosciuto per l'insegnamento e le I. M. Gangi
pubblicazioni e soprattutto per il radi
camento e l'amore verso Gerusalem
me e la Terrasanta. Egli suole corona FRANCO D’ANASTASIO, San Gabriele
re questa iniziativa con un corso di ot del!’Addolorata. Un messaggio di spiri
to giorni di Esercizi Spirituali. Il libro tualità, Teramo, Eco, 1995, 542,
che presentiamo è precisamente il cor con ill., L. 35.000.
so da lui tenuto in questi ultimi anni.
Data la perculiarità del gruppo a cui L’A. è un noto studioso della spiri
si rivolgeva, le riflessioni qui presentate tualità di san Gabriele (1858-62). Inda
si inquadrano in uno schema largamen gando i miracoli che dal 1892 hanno
te ignaziano e si arricchiscono di riferi assicurato al Santo la fama di taumatur
menti alle Costituzioni della Compagnia go, l'A. ne analizza le conseguenze sui
di Gesù. Ma ciò che lo caratterizza è che graziati, così che l'intervento prodigio
il tutto è concepito come una ripresa so risulta, nelle numerosissime testi
sintetica dell'itinerario biblico geografi monianze, legato a un messaggio spiri
C0 e spirituale compiuto nei due mesi. tuale che cambia l'esistenza. In partico
Luoghi e avvenimenti richiamati nelle lare, se ne ha un’esemplificazione nel
16 «meditazioni» diventano occasione bellissimo connubio spirituale tra san
per riprendere, chiarificare e approfon Gabriele e santa Gemma Galgani. Il
dire concetti e punti fondamentali della lettore potrà conoscere la spiritualità
Rivelazione biblica. Il deserto, il Sinai, del Santo incentrata sulla dignità del
il Giordano, Gerusalemme, Nazaret, sacerdozio e sulla devozione alla Ma
Cafamao, il Golgota offrono lo spunto donna Addolorata, espressa nel .S‘imbolo
per rivivere i cardini essenziali della vi Mariano. La sua è la santità del nascon
sione ebraico-cristiana della storia della dimento, segnata dalla morte mistica,
salvezza, manifestativa della vita e del presto seguita dalla morte fisica. Il li
l'amore di Dio, che trova il culmine nel bro è completato dalle fotografie dei
l'Incarnazione del Figlio, e sorgente miracolati, da quelle della basilica co
della nostra vita di figli. struita in suo onore e da molte infor
Sono considerazioni che hanno la mazioni di carattere devozionale e turi
larghezza e la sicurezza della Parola stico utili a coloro che desiderano re
divina, perché sono affidate a una ric carsi su quel luogo di culto.
chezza straordinaria di riferimenti di
retti e di copiosissime citazioni della G. Forlizgi
Collegio degli scrittori de «la Civiltà Cattolica»: Gianpaolo Salvini S.I. (direttore),
Giuseppe De Rosa S.l. (vicedirettore), Michele Simone 5.]. (caporedattore), Guido
Valentinuzzi S.l. (segretario), Virgilio Fantuzzi S.I., Paolo Ferrari da Passano S.I.,
Angelo Macchi S.l., Giovanni Marchesi S.I., Giandomenico Mucci S.I., Piersan_
dro Vanzan S.l.
Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 594/48 del 14 settembre 1948 _ Sped. in abbonamento postale 1°'/'
Finito di stampare il 19 luglio 1996
SO.GRA.RO. _ SOCIETÀ GRAFICA ROMANA S.p.A. - via I_ Pettinmgo 39 - 00119 Roma » ttl- 4HHH'
OPERE PER VENUTE
NOTA. Non è possibile dar conto delle molte opere che ci pervengono. Ne diamo intanto un
annuncio sommario, che non comporta alcun giudizio, e ci riserviamo di tornarvi sopra secondo
le possibilità e lo spazio disponibile.
AP
,57
.csX
LA CIVILTA‘
CATTOLICA
3507 / 3508
_* V , i
LA Cl VI LTA‘ CATTOLICA
«Beatus popu/us. cuius Dominus Deus eius»
SOMMARIO
ARTICOLI
209 J. Galot. Assunzione e morte di Maria
223 G. Salvini. La missione della Compagnia di Gesù e la promozione
della giustizia
238 H. Schóndorf, Rene Descartes. La fondazione della filosofia mo
derna
251 F. Caste/Ii. Un «signore dello spirito»: Stefano Jacomuzzi
263 C. Marucci, Il Nuovo Testamento e la critica testuale
CRONACHE
278 Chiesa: P. Vanzan, La preparazione al sacramento del matrimonio
288 Italia: G. De Rosa. Gli italiani e la pena di morte
298 Estero: A. Macchi. Boris Eltsin rieletto presidente della Russia
ABBONAMENTI ITALIA: un anno L. 90.000; due anni L. 160.000; tre anni L. 230.000;
un semestre L. 50.000; un quaderno L. 7.000. ESTERO (via superficie): un anno S 110; due
anni 5 200; tre anni 8 280; un quaderno 8 10. l versamenti possono essere effettuati: a)
tramite il conto corrente postale n. 588004. intestato a La Civiltà Cattolica. via di Porta
Pinciana. l - 00187 Roma; b) sul c.c. bancario n. 89741 de La Ciw'lrà Cattolica presso Rolo
Banca 1473. via Veneto. 74 - Roma. [IVA assolta dall'editore ai sensi dell'art. 74. 1° com
ma. lett. e). DPR. 633/1972 e successive modifiche]. Direzione. ammin. e gestione della
pubblicità: via di Porta Pinciana, 1 - 00187 Roma - tel. (06) 679.83.51 - fax (06) 69.94.09.97.
«E» Unione Stampa Periodica Italiana - ISSN 0009-8167
LA CIVILTÀ CATTOLICA
Sommario del quaderno 3507-3508 (3-17 ago.rto 1996)
I RACCONTI
DELL’APOCMISSE
a cura di Fulvio Panzeri
e Roberto Righetto
k?’
I racconti Ù<’Îjv
' MM @lîlxfl
dell’Apocalisse
a cura di F. Panzeri e R. Righetto
Religione, pag 200. L 23 000
CRONACHE:
0
rîitîg....
- coevi’
1 1 S C O
--
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m ‘n‘
in manu
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA:
Benericetti R. 5Io - Berrariou e l'Urnanerirno 514 - Biolo S. 522 - Bux N. 550 - Calero A.
M. 558 - Carlucci Z. 542 - Casalegno C. 541 - Casetti F. 556 - Centurione A. M. 550 _ Cot
tier G. 507 « Crei’rere in.rieme in ronnm'là 559 - Cuna A. 5x4 - E.regeri e minimi nei Padri (Ith‘.
IV- VII) 517 - Felici S. 517 - Fiaccadori G. 5I4 - Fischer G. 508 - Gallippi A. 557 - Gatti
A. 514 - Gennari M. 514 - Gesché A. 558 - Giordano G. 519 - Greshake G. 519 - Hilberg
R. 551 - Holloway Ross R. 555 - Hood W. 552 - Insolera V. 541 - La Vecchia M. T. 540 -
Leone S. 527 - Manca G. 550 - Matrimonio (Il) nella giuri'rprudenga 559 - Mazzei M. 554 »
Menozzi D. 525 - Meynet R. 526 - Odegitrin (L') della mtIedra/e 5 50 - O.rpìk (L’) fino 5 56
- Ortolini E. V. 519 - Penco G. 518 - Peri C. 520 - Quay P. M. 516 - Ricci S. 514 - Riess J.
B. 555 - Rinser L. 5x 5 - Tellini G. 5II - Tiberia V. 5 55 _ Tra.rnndenga divina 521 - Universa
lità ( L’) dei diritti umani e il panino tri.rliana del '500 512 - Valli A. M. 556
DISCHI:
Amigo V. 544 - Battiaro F. 545 - Draa' man wa/king 545 - Marcianò S. 544 - Ruggiero A.
545 - Toto 545
La Civiltà Cattolica ma III 307-344 quaderno 3507-3511!
VIRGILIO FANTUZZI
IL VERO FELLINI
(i tascabili de La Civiltà Cattolica, I)
IL DIALOGO
TRA LE RELIGIONI
Gli editoriali della Civiltà Cattolica
Presentazione di
EDITRICE ELLE DI CI -
LA CIVILTÀ CATTOLICA
CUILIUNI CHI‘ I'HUI-U
Ferdinando Castelli
SAN PAOLO
L
ARTICOLI
‘ Ivi, 770.
2I2 ASSUNZIONE E MORTE DI MARIA
Gesù aveva detto, della figlia di Giairo, «la bambina non è morta,
ma dorme», prima di rivolgersi alla piccola: «Fanciulla, io ti dico,
alzati!» (M: 5,;8-41). In un modo simile aveva dichiarato: «11 no
stro amico Lazzaro si è addormentato», prima di gridare: «Lazza
ro, vieni fuori!» (Gli 11,11-45). Per Gesù la morte è un sonno; egli
ha il potere di risvegliare da questo sonno. Tale verità trova un’ap
plicazione privilegiata nel caso di Maria: quando mori si addor
mentò in un sonno per essere risvegliata da suo Figlio. L’applica
zione e anche più universale, come mostra il racconto della morte
di Stefano, primo martire. Lapidato dai nemici di Gesù, fu ricevu
to da lui: «si addormentò» (A! 7,60).
Affermare la morte di Maria significa affermare un evento pieno
di valore, evento che affida qualcuno al potere sovrano di Cristo.
L'immagine della dormizione ci fa cogliere meglio questa ricchez
za di significato. La tradizione ci invita a non lasciare perdere il va
lore della dormizione, che dà una luce non soltanto sulla sorte fi
nale di Maria ma sulla fine di ogni vita umana.
" BENEDETTO XV, Lett. apost. Inler rodaliria, in AAS 10 (1918) 181.
‘2 T13000510 DI ALESSANDRIA, .l"rrrnone nella Damigione, cit.
218 ASSUNZIONE E MORTE DI MARIA
era manifestato per la fede cristiana dagli inizi della vita della Chiesa,
quello del docetismo. I doceti dubitavano della realtà della carne di
Gesù e consideravano l’Incarnazione come una semplice apparenza.
Il pericolo di questo errore rinasce sempre, perché il fatto del Figlio
di Dio fatto carne rimane un fatto stupendo, che richiede una fede
audace. Se Maria fosse scomparsa da questo mondo senza la morte,
un dubbio avrebbe potuto nascere sulla realtà della sua carne e, di
conseguenza, sulla realtà della carne di suo Figlio.
San Germano di Costantinopoli esprime la stessa idea rivolgen
dosi a Maria per giustificare la sua morte: «Se tu hai lasciato la
Terra, è per attestare, senza possibile illusione, la realtà del mistero
di questa stupenda Incarnazione, è perché, alla vista del tuo abban
dono di questo mondo, si creda che il Dio nato da te è perfetta
mente uomo, figlio di una vera madre sottomessa alle leggi delle
necessità naturali secondo le disposizioni di un decreto divino,
conformemente alle leggi comuni della vita»“.
Osserviamo che le necessità naturali non sono l’unico motivo
della morte di Maria. Queste necessità vengono riassunte nel dise
gno divino di salvezza con un significato più alto. Abbiamo già
sottolineato il legame che esiste tra morte e risurrezione. «Senza
una morte preventiva, scriveva Severo di Antiochia, come potreb
be aver luogo la risurrezione?» 14. In Cristo si trova il modello di
questo legame. Come suo Figlio, Maria è stata impegnata nella
morte in vista della risurrezione. Ma ella ha anche mostrato così la
realtà della sua carne umana, sottomessa alle leggi della natura.
L'ipotesi dell’immortalità potrebbe compromettere la verità di
una natura simile a quella degli altri uomini. Sembra attribuire a
Maria un’esistenza di ordine prodigioso, sottomessa ad altre leggi
e vicina al regno dei fantasmi. Non sarebbe conforme al grande
principio del mistero dell’Incarnazione, che ci ha dato un Cristo
uomo come tutti noi, con la sola eccezione del peccato.
‘7 FRANOOIS DE SALES, Srrnmn pour la fin de fAr.ronption (1602), in 10., CEwm compli
.m, t. VII, Annecy, I896, 449.
"3 ID., Trait! de l’arrlour de Dica, l. VII, e. 14, ivi, t. V, Annecy, 1894, 54-57.
222 ASSUNZIONE E MORTE DI MARIA
“ Il testo deriva dalla relazione tenuta dall'autore al XIII Convegno di Studio degli
alunni dei gesuiti in Italia, svoltosi a Bari, presso l’lstituto «Di Cagno Abbrescia», il
zz-z; marzo 1996 sul tema La missione dei gesuiti e la Promozione della giustizia.
Le opere .roriali
Sin dai primi anni di vita della Compagnia di Gesù non sono
mancate iniziative che oggi possono venire inserite a pieno diritto
nella promozione della giustizia sociale. La fede del resto tende
sempre a tradursi in opere, che hanno inevitabilmente rilevanza
sociale. La carità infatti è la faccia operativa della fede e il suo cri
terio di autenticità. Basti ricordare la cura di sant’lgnazio per i po’
veri di Roma o le iniziative a favore delle prostitute (Casa di Santa
Marta). Egli ricoverò nella sua casa di Roma 400 sinistrati, senza
contare le altre 3.000 vittime della carestia dell’inverno 1558 che
cercò di aiutare in altre maniere 1. Quando Ignazio e i suoi primi
compagni erano in viaggio, il fondatore dei gesuiti voleva sempre
che alloggiassero negli ospedali (di allora!) in modo da poter accu
dire gli ammalati più abbandonati e più soli. In seguito, su scala
maggiore, si possono ricordare, tra l’altro, come forme di impe
gno sociale, le riduzioni del Paraguay, per salvare gli indio: dall’as
servimento ai coloni bianchi e dallo sterminio o, più semplicemen
te, le prediche di p. Vieira in Brasile per difendere gli indigeni e gli
schiavi africani dalle violenze dei colonizzatori bianchi, e così via.
I gesuiti nel corso dei secoli hanno dedicato la maggior parte dei
loro sforzi alla predicazione diretta del Vangelo, all’insegnamento,
alla cultura. Ma non sono mai mancati, e per fortuna non mancano
neppure oggi, gesuiti situati nei posti di frontiera dell’emargina
zione e della povertà, che hanno cercato di rispondere alle necessi
tà più urgenti delle vittime della società. Molti gesuiti del resto
hanno fatto ambedue le cose. La-fede annunciata infatti deve tra
dursi in opere di carità, in quanto è possibile efficaci. Altrimenti è
morta. Sant’lgnazio, oltre a intuire lo spirito profondo del Vange
lo, reagiva del resto anche a Lutero e alla sua proclamazione di una
salvezza opera della sola fede, senza le opere.
gruppi impegnati (JOC, JEC ecc.) nei Paesi sviluppati, dopo il 1965
ricevette impulso soprattutto nel cosiddetto Terzo Mondo, dove le
conseguenze delle ingiustizie mondiali erano e sono tuttora più do
lorose. In particolare è stata l’America Latina, nella quale i gesuiti
sono presenti in forze, ad avvertire l’urgenza del problema sociale e
la sfida che esso costituisce per la stessa fede. In America Latina si
vive infatti il dramma di un continente in grande maggioranza cat
tolico, le cui strutture sociali sono però spesso profondamente ini
que. Molti credenti perciò si chiedono come possa il cristianesimo
essere credibile se i cristiani non riescono a incarnarlo nelle struttu
re sociali, a renderlo visibile in una società più giusta e fraterna. Ol
tre agli elementi forniti dal Concilio Vaticano II (nella Gaudium et
:j>er), sono stati determinanti per porre il problema a tutta la Chiesa,
e alla Compagnia, la Pojiulorum progrem‘o (1967), la Conferenza del
l’episcopato latinoamericano tenutasi a Medellin (I968) e il Sinodo
dei vescovi del I97I. L’esortazione apostolica Eoangelii mmtiandi
(1975) poi si è incaricata di sottolineare il nesso inscindibile tra pro
mozione della giustizia ed evangelizzazione e questo elemento co
stituisce un punto fondamentale per capire anche il cammino dei ge
suiti. La Compagnia infatti ha raccolto la sfida e si è impegnata pro
fondamente, sino al punto di rasentare, dopo la Congregazione Ge
nerale (CC) 52“, lacerazioni al proprio interno (a causa del modo
d’intendere la promozione della giustizia e il tipo d’impegno in es
sa), incomprensioni e persecuzioni in vari Stati e continenti.
Il Primo documento esplicitamente dedicato dal governo centrale
dell’Ordine all’apostolato sociale è una lettera del p. Generale, J.
B. Janssens, intitolata «Istruzione sull’apostolato sociale» (10 otto
bre 1949). In essa lo scopo dell’apostolato sociale viene così defini
to: «Ottenere che la maggioranza degli uomini e, in quanto lo con
sente la condizione terrena, anche tutti, godano della quantità 0
del minimo di beni terreni e spirituali, anche nell’ordine naturale,
di cui l’uomo ha normalmente bisogno per non sentirsi umiliato e
disprezzato» 2. Lo stesso Generale promosse anche iniziative con
crete tra le quali è bene ricordare il movimento dei preti operai, i
centri sociali (ad esempio la rete dei CIAS [Centro de Invertzègario'ny
Arrio’n Serial] in molti Stati latinoamericani, le scuole professiona
li). Per l’Italia si può ricordare il Centro Studi Sociali di Milano,
con la rivista Aggiornamenti Sociali (che nasce appunto nel 1950), a
3 È noto che nel testo proposto si diceva «la lotta», ma il termine venne ammorbidito
perché non si pensasse alla lotta di classe. Oggi il termine di lotta per la giustizia sociale è
stato ripetutamente impiegato dalla Cmmimu: amuu, ma senza alcuna reazione contraria.
‘ Citato in G. SALVINI, «Il Sinodo e la giustizia nel mondo», in Aggiornamenti toria/1' 15
(1912) 9;
GESUITI E PROMOZIONE DELLA GIUSTIZIA 229
5 Ivi, 94.
6 Il messaggio della Chiesa, e dei documenti della Compagnia, incontrò difficoltà a im
porsi in conseguenza dei diversi contesti storici in cui veniva recepito. Nel 1973 il discorso
di p. Arrupe al Congresso degli ex alunni, che si svolgeva a Valencia (Spagna) sul tema
«Uomini per gli altri», provocò le proteste del presidente, uno spagnolo, che si
7 Per uha storia e un’analisi del Decreto 4°, dei problemi in esso dibattuti e delle sue
conseguenze Cfr J.«Y. CALVEZ, Fede e giustizia, Assisi (PC), Cittadella, 1986.
8 Dichiarazione: i gentili oggi. Noto come Decreto 2° e posto all’inizio della sezione che
raccoglie i documenti relativi alla risposta della Compagnia alle istanze del nostro tempo.
230 GESUI'I'I E PROMOZIONE DELLA GIUSTIZIA
9 Ivi, n. 5.
1° CONGREGAZIONE GENERALE 32-, Decreto 4°, n. 18 s.
ossum E PROMOZIONE DELLA GIUSTIZIA 231
Ci furono cosi anche abusi, che crearono amarezze,e agli occhi di alcu
ni rischiarono di squalificare lo stesso Decreto 4° nelle sue intuizioni po
sitive. Taluni atteggiamenti eccessivi, però, più che al Decreto 4°, posso
no venire imputati al clima generale dell’epoca, riscontrabile anche pres
so sacerdoti secolari e religiosi di altri Ordini, con analoghe conseguen
ze. Da un lato ci furono gesuiti scarsamente sensibili al problema sociale,
anche per il grande benessere delle classi sociali tra cui operavano. Dal
l’altro alcuni, impressionati per i danni del capitalismo selvaggio di cui
erano testimoni, sembrarono operare scelte anticapitalistiche di segno
opposto, senza percepire adeguatamente quanto avveniva, ad esempio,
nei Paesi comunisti. Atteggiamento forse inevitabile in un mondo pola
rizzato come quello dei decenni passati.
Alcuni gesuiti assunsero compiti direttamente politici, sindacali o di go
vemo 12. Compiti che possono pure venire assunti in particolari circostanze
“ lit/era del fard. .S‘egretario di Stato al)’. Generale. 2 maggio 1975. Allegato: Speziali rano
rnandogioni riguardanti «lumi durati.
‘2- Gli esempi sono innumerevoli, ma non sono da porre tutti sullo stesso piano, né
vanno necessariamente tutti condannati, data la varietà delle situazioni e dei tempi. Così,
ad esempio il p. Robert F. Drinan divenne il primo sacerdote cattolico deputato al Con
gresso americano durante il Governo Nixon e si schierò tra quanti richiedevano
l’inlpeafbemnt del Presidente, mentre un altro gesuita, J. J. Mcl.aughlin, abile scrittore,
collaborava alla stesura dei discorsi dello stesso Nixon. Un gesuita, Couture, divenne
ministro in Quebec (Canada) nel Governo Lévesque e un altro, F. Cardenal, nel Gover
no sandinista in Nicaragua.
-
232 GESUI'I'I E PROMOZIONE DELLA GIUSTIZIA
nella vita di un Paese, ma che sono tipicamente laicali, anche perché la poli
tica è fatta per dividere, è il mondo del contingente e dell’eflimero, e un sa
cerdote e religioso dovrebbe esprimere altri valori, senza con questo disin
teressarsi della storia o estraniarsenc. E infatti dovettero poi o rinunciare al
l’incarico o uscire dall’Ordine. Altri si impegnarono tanto nell’azione socia
le e politica diretta da dare l’impressione di dimenticare la dimensione della
fede, data forse troppo facilmente per scontata o garantita. Il Decreto 4° af
fermava esplicitamente chc compito del gesuita era «il servizio della fede, di
cui la promozione della giustizia è un’esigenza assoluta», ma alcuni parlava
no di «servizio della fede e promozione della giustizia» come se le due cose
fossero sullo stesso piano 13. Anzi la seconda, intesa come militanza attiva,
in molte drammatiche situazioni, sembrava essere chiaramente più urgente
e quindi la prima poteva aspettare, anzi essere di fatto dimenticata. La stessa
azione sociale venne da alcuni considerata diffusione della fede. Altri si pro
fessionalizzarono in modo eccessivo (non soltanto però nel campo sociale,
ma anche in quello scientifico, letterario 0 amministrativo), diventando
esperti di riforma agraria, economisti, monetaristi, sociologi ecc., per me
glio lottare contro le strutture ingiuste della società, ma facendo scomparire
del tutto o quasi la propria dimensione sacerdotale, tanto che alla fine prefe
rirono uscire dall’Ordine e formarsi una famiglia o dedicarsi a tempo pieno
alla propria missione sociale «laica». I Superiori dell’Ordine vennero accu
sati di aver autorizzato troppi esperimenti arrischiati e di non aver saputo
orientare con sufficiente energia l’impegno sociale di molti confratelli. Fu
un momento di grande sofferenza ma anche di maturazione.
La libertà
per sua natura non può essere costretto a nessuna presa di posizio
ne. Già la tradizione lo affermava, in quanto vi vedeva la caratteri
stica fondamentale di ogni certezza e della responsabilità personale
di un valore e di un agire cosciente, ma ora con Cartesio questa real
tà particolare dello spirito umano non abbraccia solo l’ambito della
morale, ma anche quello della conoscenza e del sapere.
Con il dubbio l’uomo non soltanto appartiene al mondo, ma vi
si contrappone, anche se Cartesio non giunge agli eccessi di altri fi
losofi posteriori che non assegnano più al soggetto alcun posto nel
mondo. Per lui l’uomo appartiene sempre all’ordine della realtà,
ma come spirito assume una posizione particolare ed è, in genere,
del tutto diverso rispetto alla realtà che lo circonda. Il dubbio, reso
possibile dalla libertà, rivela non solo un distacco dal mondo degli
oggetti ma anche una rottura con il passato. Distanziandosi da ciò
che aveva appreso in gioventù e in buona fede dagli altri o dalla
propria esperienza, e che aveva ritenuto vero, Cartesio respinge
anche il sapere tradizionale. Ma con questo egli non intende anco
ra contestare tutti i contenuti tradizionali. Egli anzi in campo reli
gioso e sociopolitico desidera attenersi completamente alla tradi
zione e alle sue norme.
la libertà come fondamento di un nuovo sapere. La forza negativa della
libertà, che si esprime nel distacco di sé da ogni possibile forma di
conoscenza e di scienza, già nell’antichità ha condotto allo scettici
smo. Cartesio si richiama alle correnti scettiche non per portarle alle
loro estreme conseguenze, ma per utilizzarle in vista di una nuova
fondazione del sapere. Essa precede pertanto l’influsso negativo
della libertà, che pone in dubbio ogni certezza tradizionale. Dalla li
bertà negativa del dubbio scaturisce quella positiva attraverso il sa
pere che pone in grado di agire. Il riconoscimento che la propria
esistenza è qualcosa di insostituibile sembra imporsi per necessità
intrinseca, al di là di ogni libertà. Ma altrove Cartesio afferma che
ogni giudizio è un atto di libertà e richiede una libera attenzione.
Quando egli, con la celebre espressione del suo Dirtourr, definisce
l’uomo signore e padrone della natura non fa altro che trarre una
deduzione dal fatto che l’uomo e signore e padrone della propria
conoscenza e della propria scienza. Quello che nella tradizione stoi
ca, a cui Cartesio si richiama nella terza massima della sua «morale
provvisoria», serve allo scopo pratico della propria autodetermina
zione, ossia il fatto che noi siamo signori soltanto del nostro pensie
ro, diventa ora l’orientamento decisivo di tutta la nostra conoscenza
teorica, che ci apre la via al dominio tecnico della natura.
242 CARTESIO
Quello che Dio afferma nel senso pieno del termine lo crea, senza
alcun presupposto su cui possa fondarsi. Prescindendo da questa
distinzione tra la libertà umana e quella divina, Cartesio pone le
premesse di un pensiero che in seguito vedrà nella libertà umana
l’origine di ogni conoscenza e la fonte di una realtà completamente
nuova. Anche se egli non è mai giunto a queste conseguenze estre
me, esse sono già implicite nella sua tesi della equivalenza tra il vo
lere umano e quello divino.
Egli vede però nella semplice possibilità del si e del no, nella li
bcrtà dell’«indifferenza», soltanto il livello più basso della libertà.
Il senso e lo scopo della libertà e la sua vera attuazione consistono
nella scelta del bene. In questo modo egli conferma la dottrina del
la libertà della tradizione antica e medievale, secondo cui la scelta
del bene è la forma più alta di libertà, poiché afferma colui che è il
bene per natura, ossia Dio. Soltanto che Cartesio ha fatto consiste
re espressamente la somiglianza tra l'uomo e Dio nella libertà pu
ramente astratta dell’indifferenza. Come si possono conciliare le
due cose? Cartesio collega la concezione classica della libertà con
una concezione moderna, ma sembra che esse non siano compati
bili tra loro senza una qualche soluzione di continuità.
La libertà e la generosità. La virtù più alta dell’uomo è associata
alla sua libertà. Cartesio la fa consistere nella generosità Qge’nérosite'),
poiché essa collega la vera e autentica stima di sé con l’attenzione
agli altri. Egli vede in essa un sano connubio tra la percezione del
proprio valore e l’apertura verso gli altri, priva di pregiudizi. Il
fondamento della stima di noi stessi, da cui può solo derivare un
comportamento nobile nei confronti degli altri, sta nella nostra li
bertà, che è strettamente legata alla virtù. Secondo il filosofo fran
cese la dignità di ogni uomo sta nella sua libertà, che serve solo a
compiere il bene. Se siamo fermamente decisi a questo, abbiamo
tutti i diritti alla stima di noi stessi. La libertà è una prerogativa
esclusiva di ogni uomo, di cui egli deve essere orgoglioso. In sin
tonia con la terza Massima della morale provvisoria, Cartesio os
serva che noi possediamo soltanto la libera disponibilità della no
stra volontà e che siamo responsabili solo dell’uso di questa volon
tà. Come mezzo per rafforzare e considerare in noi questa genero
sità egli nomina perciò in primo luogo quello che consiste nel
prendere coscienza del significato singolare che possiede questa Il
beta volontà.
Egli osserva acutamente che il prestare attenzione agli altri è
possibile soltanto a colui che fa attenzione a se stesso, non per via
244 CARTESIO
5 K. HAMMACHER (hg), Di: Leidem‘rbaften der Ice/e, Hamburg, 1984, 51 (art. go).
6 Sesta Meditazione, paragrafo 1;.
7 Cfr la lettera a Elisabetta, del 28 giugno 1645.
8 In una lettera di Cartesio del marzo 0 dell’aprile 1648, indirizzata probabilmente a
]ean de Silhon, segretario del card. Mazarino, si legge: «Desidero aggiungere solo una
parola, e cioè che la filosofia, di cui mi occupo, non è così barbara o selvaggia da rifiutare
ogni movimento dei sentimenti; io anzi pongo soltanto in questi ultimi tutta la dolcezza
e la felicità di questa vita». E cosi si trova scritto nella lettera a Hector-Pierre Chanut,
ambasciatore francese a Stoccolma, del 1° novembre 1646: «Sembra del resto che dal fat
to che io abbia studiato i sentimenti lei tragga la conclusione che io non li abbia affatto;
devo dirle al contrario che nello studiarli li ho trovati tutti così belli e utili per questa vi
ta, che la nostra anima non avrebbe alcun motivo di rimanere un minuto di più unita al
corpo, se non fosse in grado di percerpirli».
CARTESIO 247
Teoria e pratica
tedesco e da Marx. Si può però vedere qui anche una specie di cal
colo delle probabilità, che è disposto ad affrontare il rischio più al
to, perché soltanto cosi si ha la possibilità di conseguire il guada
gnu più ampio. Come nel fondare la metafisica mediante una teoria
della conoscenza Cartesio è dominato dall’idea della certezza asso
luta, che esclude anche la più piccola ombra di dubbio, cosi egli
nelle sue riflessioni pratiche relative alla morale provvisoria si la
scia guidare da considerazioni che restano nell’ordine delle proba
_I.
a. _. ._
bilità. Così, ad esempio, la seconda Massima assume come criterio
di scelta anzitutto la probabilità maggiore e infine la probabilità
come tale. Se ci siamo decisi, dobbiamo considerare ciò che è pro
babile come se fosse sicuro. A livello teorico egli procede invece
proprio in senso opposto: qui dobbiamo ritenere insicuro e perciò
rifiutare quello che è solo semplicemente probabile, per poter dar
valore soltanto a ciò che è assolutamente sicuro.
L’argomentazione delle Meditazioni conduce anzitutto alla cer
tezza della mia esistenza in quanto essere spirituale. Ma Cartesio
pone il problema di Dio. Il motivo che egli adduce è che soltanto
Dio può garantire la verità di conoscenze chiare e distinte. Ma
questo motivo potrebbe essere alquanto superficiale. E interessan
te comunque che le prime Meditazioni di Cartesio affrontino una
tematica che già era decisiva per Agostino: il problema di Dio e
della propria anima. Per il filosofo francese sono in relazione tra
loro queste due realtà? La risposta che si dà di solito a una tale do
manda è la seguente: il fondamento della conoscenza è il mio spiri
to, il fondamento dell’esistenza è invece Dio. Ma questa risposta
potrebbe far ritenere che per Cartesio il fondamento della cono
scenza e quello dell’essere coesistano l’uno accanto all’altro. Ma
non è così. E vero che Cartesio nella terza Meditazione inizia la
sua prima «prova di Dio» parlando dell'idea di Dio che c’è nel mio
pensiero e tenta poi di mostrare che al contenuto di questa idea
spetta un’esistenza realeÀMa questo ragionamento di scuola non
rivela ancora quanto egli pensa in proposito. Per Cartesio, Dio
non è un oggetto del mio pensiero accanto a molti altri. Alla fine
della sua argomentazione egli afferma anzi che il mio spirito nel
suo insieme è identico al pensiero di Dio. Oppure, detto in termini
opposti: io sono immagine e somiglianza di Dio, come sta scritto
in Gn 1,26. Non si tratta quindi, o non si tratta soltanto, di provare
come vera un’idea del mio spirito tra molte altre, per il fatto che
questo ragionamento viene utilizzato per le altre riflessioni. Se fos
se cosi, la prova di Dio si collocherebbe più o meno senza legami e
250 CARTESIO
&‘e.T8îc~.'a.rsfi~f’î-àÉ'~
do semplice, chiaro, dove il domani era senza paure» (p. 94). Anche
la morte _ nella sua visione - «ci sarebbe stata amica, dopo le an
gustie e le pene, dopo il cammino umile e buono sulla terra». Ari
drea aveva anche scoperto che le proposte di Gesù erano tutte posi
tive: proposte di vita, di amore, di beatitudine, da condividere con
tutti, perché tutti sono oggetto dell’amore del Padre. Insomma, do
po che Gesù aveva fatto cadere su coloro che lo ascoltavano la
«pioggia delle beatitudini», Andrea aveva concluso che «solo vicino
a lui, ormai, era possibile vivere e che tutte le altre cose, senza di lui,
non sarebbero state altro che inganni e delusioni» (p. 167).
Chi era Gesù? Andrea sa che «è il Cristo di Dio», come ha pro
clamato Simone, a nome di tutti. Ma il mistero che avvolge il Mac
stro gli sfugge, talvolta gli incute paura, sempre lo disorienta. Gli
eventi della sua vita? «Labirinti in cui mi perdo». Questo perdersi,
però, significherà ritrovarsi nello splendore della fede che salva.
Accanto ad Andrea c’è suo fratello Simone (Pietro), «il pescato
te più bravo di tutta la sponda del lago, da Betsaida a Magdala»,
«viso franco e forte», robusto e sodo che «pare intagliato nella pie
tra», generoso e irruente. Poi Giovanni, un «giovane biondo, qua
si un ragazzo», tutto interiorità, mentre suo fratello Giacomo è
scuro di capelli e di pelle, e ha il fuoco negli occhi: «un figlio del
tuono». Giuda vibra dall’ansia di annunciare la rivoluzione armata
contro i romani e vuole che Gesù sia proclamato re. Quando lo
sente dire: «Riponete le spade che tenete nascoste sotto le tuniche.
Nessuno colpisca mai un fratello nel mio nome» (p. 210), si allon
tana da lui per sempre. Maria, la madre di Gesù, appare poco, in
controluce. E tutta presa dal pensiero di quel suo figlio, a lei così
vicino e così lontano, nel cui mistero anche lei si smarrisce.
prodare alla fede. Del resto, l’uomo non potrebbe reggere allo
splendore della rivelazione piena dell’lncarnazione; perciò anche
Gesù ne parla con sobrietà, per flash, facendo intuire. A proposito
della Trasfigurazione egli fa queste importanti considerazioni:
«Per gli altri sarà sempre come se tutto Parco delle passioni mi fosse
sconosciuto e la mia umanità si dovesse raccogliere in un punto estremo,
molto alto e sottile, quasi senza più spessore di terra, continuamente tesa
agli orli di una luce incomprensibile, in cui perdersi e svanire. Così pen
seranno quelli che chiamo amici e non dubiteranno mai che invece la tra
scorro tutta incessantemente la mia natura di uomo, in ogni momento,
dal principio alla fine, senza che nulla di essa mi resti ignoto o mi sia evi
tato. E non sarà mai una cosa pacifica» (p. 52 s).
«Le prendo il viso tra le mani e lo alzo verso di me. Le lacrime ne han
no scoperto lo splendore perduto. Dove sono, donna, i tuoi lacci, la rete
del tuo cuore, le catene delle tue braccia? Nei suoi occhi vedo passare
s. JACOMUZZI 259
tutti gli ardori, le passioni, i gesti della sua vita, e le ombre e le colpe, co
me volesse offrirmeli perché li prenda su di me. E infine scorgo nelle sue
pupille riflesso il mio volto. Il mio volto! Non ho mai pensato al mio
volto, a come esso sia fatto, a come gli altri mi vedono e mi descrivono a
quelli che chiedono di me. E adesso lo vedo rispecchiarsi in lei» (p. 121).
2 In realtà il NT della Bibbia stampata per iniziativa del card. Ximenes de Cisncros, il"
civescovo di Toledo, e detta Complnterm'r (cioè di Alcali, in latino Complùtum) era gli
pronto il 10 gennaio 1514 (cfr L. M. ALONSO SCHOKEL, «La Bibbia Poliglotta Complutcn
se», in Civ. Cd“. 1995 I 366-371), ma per diversi motivi la pubblicazione dell'intera Bib
bia dovette venire dilazionata fino al 12 marzo I 5 20, di modo che spcttò a quella di Bra
smo l'onore di essere edilio prinnpr del NT greco.
3 Per questo scritto il motivo è senz’altro il fatto che la sua canonicità è stata incerta o
SCHMID,
addirittura
Einleiteeng
negata innelle
da: Chiese
NT, cit.,
orientali
99 e 645-648).
per diversi secoli (cfr A. WIKENI-IAUSER -
Il. N'I' E LA CRITICA TESTUALE 265
4 Questo papiro ha così definitivamente sepolto tutte le teorie secondo le quali 611 sa
rebbe stato composto dopo il 100.
5 Diciamo certa perché, secondo O’Callaghan (cfr Civ. Cali‘. 1988 IV 269-172) e altri,
uno dei MS rinvenuti nella grotta 7‘ di Qumran sarebbe un frammento di Mr, databile
perciò a prima del 70 d.C. La proposta è stata fortemente avversata da altri esegeti, so
pratrutto da K. Aland.
6 Il nome deriva dalla città di Pergamo, nella quale fu inventato un procedimento spe
ciale che rese ottimale la qualità del prodotto (cfr PLINIO, Naturali: Hirtoria, I. XIII, 21 s).
7 Dal greco mi/hv («di nuovo») e Ipdw («MSCIIIO»).
8 A tutt'oggi possediamo 65 palinsesti neotestamentari maiuscoli.
9 Si tratta del MS 0189 conservato allo Staatlirbe.r Mumm di Berlino (P. 11.765); si trat
ta di una sola pagina, alquanto danneggiata, contenente A! 5,5-n~
266 11. NT E LA CRITICA TESTUALE
secolo infine inizia anche per gli scritti biblici l’uso della carta 10,
che dal XV secolo in poi è l’unico materiale usato per la stampa.
La concreta organizzazione di una Pagina di un antico MS può es
sere assai diversa. Oltre al tipo di caratteri usati (maiuscoli o minu
scoli), si danno codici a una (cfr D, Berne Cantabnégienrz'r), due (ad
esempio A), tre (ad esempio B, Vaticano) 0 quattro colonne (cfr 5');
si danno codici bilingui e precisamente con la traduzione a fronte (ad
esempio DM) oppure addirittura con il testo tradotto scritto, più pic
colo, sopra il rigo greco (cosi fa, ad esempio, il rodex Boernerianur [G°,
IX secolo]). Nei MS antichi il testo è scritto normalmente senza alcu
na interruzione, né tra i periodi né tra una parola e un’altra; alcuni in
vece hanno più o meno frequenti capoversi a periodo compiuto
(scrittura colometrica: cfr D"). A margine o alla fine ci sono spesso
indicazioni varie del copista che non appartengono al testo sacro (ad
esempio indicazioni sticometriche); importante è alla fine del MS,
quando esiste, il coloj>bon (xolmpa'w), perché esso, se non consiste in
motti, benedizioni o maledizioni, da informazioni (da vagliare criti
camente) su luogo, tempo e altre circostanze della scrittura.
La lettura del testo è resa difficile al non competente anche dalla
totale mancanza di quella divisione in capitoli e versetti di cui ci ser
viamo noi oggi 11, oltre che naturalmente dalla totale mancanza di
accenti e di altri segni diacritici, introdotti dai filologi alessandrini a
partire dal Il secolo d. C., ma affermatisi soltanto in epoca bizanti
na. Va ricordato infine che, a partire dal IV secolo, si registra un
crescente lusso nella confezione dei MS, che raggiunge il suo culmi
ne nelle pergamene irnbevute nella porpora e scritte a caratteri
d’oro o d’argento (cfr codice: purpurei, anni, argenta), destinati di so
lito a essere regalati a sovrani o a personaggi altolocati”. Nello
stesso senso vanno quei codici che vengono sempre più arricchiti di
illustrazioni, anche a tutta pagina, relative a scene bibliche (il più fa
moso, sotto questo profilo, è il eodex Ror.mnenrir [2, VI secolo]).
lo Già usato in Cina nel I secolo d. C. questo materiale fu conosciuto dagli arabi attra
verso prigionieri di guerra cinesi a Samarcanda nel 751 e si diffuse rapidamente in tutti i
territori islamici. A partire dal XII secolo circa la carta fu introdotta anche in Europa at
traverso la Spagna, la Sicilia e l’Italia. La più antica fabbrica di carta in Italia fu quella di
Fabriano (1276).
H La divisione in capitoli da noi usata oggi fu introdotta per la prima volta da Ste
phan Langton, cancelliere della Sorbona (t 112.8); quella in versetti nella 4‘ edizione dello
Steghanus (1551).
l Sia Giovanni Crisostomo (In ]ob. bora. 52,2) sia Gerolamo (Ep 18; ;z, 1; 107, Il;
Praef. in Job) hanno fortemente condannato tali sprechi.
11. NT E [A CRITICA TESTUALE 267
Quanto agli agenti della trarmiw'one si suppone che, nei primi decen
ni dopo la nascita dello scritto in questione, supponiamo di una Let
tera dell’apostolo Paolo, la sua diffusione a scopo di uso liturgico o
dottrinale sia stata operata mediante copie approntare da privati. A
partire dal 200 circa, con il moltiplicarsi delle comunità e lo specializ
zarsi degli usi, si può supporre che i cristiani siano ricorsi sempre più
frequentemente a copisti di professione che allora lavoravano nei co
siddetti scrijrtoria. Questi furono all'inizio in genere pagani e, per la
struttura non molto organizzata delle comunità, non sottoposti a
controlli di tipo dottrinale. A partire dalla metà del IV secolo invece
controllo ed eventuale correzione vanno supposti sempre più forti e
dettagliati in dipendenza 1) dall'afferrnazione del cristianesimo prima
come re/1gio licita poi di Stato, 2) dalla conseguente creazione di rcrib
torio cristiani (conventi benedettini!) e j) dal controllo sempre più ac
curato dell'autorità ecclesiastica. Quasi tutti i MS portano tracce di
revisioni e correzioni di diversi tipi (cancellazioni, sopralineari, mar
ginali eco). Alcuni MS tradiscono fino a sei «mani».
268 il. NT E LA CRITICA TESTUALE
13 I lezionari sono di due tipi, corrispondenti ai due libri della liturgia bizantina: il SJM
xarion e il Mermlugian. Essi corrispondono all’incirca al nostro laionario delle feste mobili
(dipendenti dalla data della Pasqua) e rispettivamente di quelle fisse dell'anno liturgico.
IL NT E LA CRITICA TESTUALE 269
H Ad esempio il codice più antico che riporta I.J guerra giadaira di Flavio Giuseppe
(tra gli autori più letti dell'antichità e contemporaneo di Luca) è il Paririnu: Gr. 142; (P)
270 n. NT E LA CRITICA TESTUALE
za non è affatto per così dire miracolosa; essa trova la sua sempli
cissima spiegazione nell’importanza vitale di tali testi religiosi per
le persone che li hanno copiati e usati, i quali da un certo secolo in
poi furono i monaci amanuensi. Questa circostanza, che può essere
sfruttata anche in chiave apologetica, si tramuta ben presto quasi
in uno svantaggio, data la comprensibile difficoltà di portare tale
massa di testimonianze sotto un comune denominatore e soprat
tutto per le difficoltà che nascono dalla presenza di moltissime dif
ferenze dei vari MS tra di loro in merito allo stesso testo. Il tentati
vo di dare una risposta il più possibile scientifica a quest’ultimo
problema è lo scopo del primo «passo» dell’esegesi neotestamenta
ria, detto comunemente critica termale.
CRITICA TESTUALE
del X-XI secolo. Per Svetonio (nato nel 70 d. C.) il miglior MS è il rodex Menuniamu (Pari
gi) del IX secolo. Per l’Arbi/leide di P. Stazio il MS più antico è il Puteana: (P) della fine
del IX secolo. Gli Anna/e: e le Hirtoriae di Tacito infine hanno le loro testimonianze fon
damentali in due MS conservati a Firenze: il Medicea: I (IX secolo) e il Medina: I] (seconda
metà dell’XI secolo). Il codice completo più antico di Omero è del X secolo.
15 Cfr H. ZIMMERMANN, Neutertanentlirbe Metbodenlebre, cit., 18 e 51 (it. 10 e 24).
IL NT E LA CRITICA TESTUALE 271
‘6 I più noti problemi di critica testuale sono il finale lungo (detto anche «canonico»)
di Mc, la pericope detta dell'adultera (Go 7,55-8,11), il cosiddetto Comma Iobanrmrm ( I Cv
5,7-8) e il tenore originario di M! 5,52; 19,9. Su quest'ultima crrur interfirelum cfr il nostro
«Clausole matteane e critica testuale», in Rivi.rta Biblica 58 (1990) 501-525.
272 IL NT E LA CRITICA TESTUALE
Le varianti
17 Cfr risp. L. P. PORTER, «Pap. Bodmer XV and the Text of the Codex Vaticanus», in
]wmml flf Bib/im/ Lilerafm 81 (196:) 565-572 e C. M. Mmmm, Ilprobluna della reeemiorla
lini del rudiee B alla luce del papiro Boa'rner XIV, Roma, PIE, 1966, con l'articolo riassuntivo
di K. ALAND, in New Tertament Studia 11 (1964-65) |_2|_
‘8 Erasmo stesso riconosce in seguito la sua mancanza di scientificità, definendo la sua
opera «praecipitatum verius quam editum» (lettera a W. Pirkheimer del 2 novembre 1517)
19 La denominazione si rifà alle parole introduttive che gli Elzevier premisero alla lo’
ro 2‘ edizione (16 g, 3): «Texturn ergo habes nunc ab omnibus reception, in quo nihil immu
tatum aut corruptum damus».
IL NT E LA CRITICA TESTUALE 273
%î‘à'É.îi ~;ì~iÎ-É ti della storia del testo e della critica testuale vanno ricordati: Wett
stein, Bengel, Semler, Griesbach, Hug, Lachmann, Tregelles, Ti
schendorf, Westcott e Hort, cui riuscì di sbaragliare definitivamente
il textu.r rereptm, Hermann von Soden, Gregory, il gesuita A. Merk,
Eberhard Nestle e suo figlio Erwin, che assieme a K. Aland sono
stati gli artefici di quel testo critico del NT che porta il loro nome e
ha avuto fino ad oggi ben 27 edizioni. Questo testo e quello del
Merk sono stati usati da intere generazioni di studiosi rispettiva
mente protestanti e cattolici. Geneticamente parlando essi sono sen
z’altro affidabili e, se ben usati, sufficienti per gli scopi dell’esegesi e
della dogmatica, soprattutto se li si confronta con le edizioni dei se
coli precedenti. Essi hanno il grande vantaggio di segnalare a fondo
pagina praticamente tutte le varianti significative note, cosicché il
1=-_.Q<=‘»fy"-g_\‘e".r~a competente può farsi personalmente un’idea dei motivi che hanno
portato a inserire nel testo una variante piuttosto che un’altra.
Per venire incontro a chi desiderasse una discussione più appro
fondita dei motivi pro e contro le diverse varianti, il Metzger ha pub
blicato un utilissimo volume di accompagnamento alla 5" edizione
del GNT. Anche tali edizioni tuttavia sono da considerarsi oggi al
meno insufficienti, in corrispondenza a un «salto di qualità» della cri
tica testuale, dovuto anche alle nuove possibilità tecniche. Per capire
la problematizzazione di quest’ultimo decennio sono indispensabili
due richiami: il primo concernente la fenomenologia degli errori pre
senti nella trasmissione del testo; il secondo relativo alla storia del te
sto che ha dominato nei primi 50-60 anni di questo secolo.
Quanto alla causa degli errori dei capirti, va ribadito che con tale
termine si indica qui ogni cambiamento della fonte da cui si copia,
anche se si trattasse di un oggettivo miglioramento (ad esempio,
dell’eliminazione di un errore grammaticale della fonte). L’interes
se di tale tipo di analisi è ovvio: soltanto chi conosce la «logica»
dell'errore è in grado di riconoscerlo e di spiegarne la presenza.
In questo senso allora si danno due tipi fondamentali di errori
dei copisti (che non erano normalmente dei dòtti): quelli involon
tari e quelli intenzionali. I primi, di gran lunga i più frequenti, so
no in primo luogo errori legati alla vista, tipici di chi copia singo
larmente da un testo che sta di fronte. I più frequenti risultano es
sere: l’erronea divisione delle parole, lo scambio di una o più lette
re, la dittografia (si scrive due volte una parola presente una volta
sola nell’originale), I’aplografia (fenomeno contrario al preceden
te: di due termini uguali, presenti nell’originale, se ne tralascia
uno) e l’errore detto di Homoioteleuton (si tralascia involontaria
274 IL NT E LA CRITICA TESTUALE
mente
Un’altra
unserie
rigo di
0 un
errori
intero
e poi
periodo
legatacompreso
all’udito tra
ed due
è tipica
finalidi quegli
21 Anche il recente ottimo studio del Parker su tale MS (Codex Bega, Cambridge,
276 IL NT E LA CRITICA TESTUALE
Conclusione
1991) conferma tale concezione. Secondo questo esegeta esistono forti argomenti palco
grafici e storici a favore dell’ipotesi che D sia stato scritto a Berytus (l'odierna Beirut) C
che le sue fonti siano della prima metà del III secolo.
IL NT E LA CRITICA TESTUALE 277
sabilità nel testimoniare quei valori al mondo (n. 2). Perciò, richia
mandosi a FC e a successivi testi magisteriali 1, si rivolge «alle Con
ferenze episcopali, ai singoli vescovi e ai loro collaboratori nella
preparazione al matrimonio» (n. 5), sia reiterando l’invito a curare
gli opportuni direttòri (n. 14), sia offrendo questi spunti di rifles
sione, pertinenti esclusivamente la preparazione (n. 15)2.
Anzitutto notiamo l’ellisse intorno alla quale ruota il Documento:
il :oggetto è la comunità - poiché nella pastorale familiare si incrocia
no le varie componenti e dimensioni -, mentre il nucleo qualificante
l’itinerario al sacramento del matrimonio è la Parola, che, professata
e celebrata, deve farsi poi «segno vivente nella famiglia, Chiesa do
mestica» (n. 16). Per realizzare ciò è necessaria una programmazione
diocesana e parrocchiale che suppone operatori, luoghi, strutture e
un vivace scambio di esperienze pastorali. «Risulta anche importante
conoscere le forme di catechesi e di educazione che vengono offerte
agli adolescenti, sui vari tipi di vocazione e sull’amore cristiano, gli
itinerari che vengono elaborati per i fidanzati, le modalità con cui
vengono inserite in questa formazione le coppie di sposi più maturi
nella fede e le migliori esperienze volte a creare un clima spirituale e
culturale idoneo per i giovani che si avviano al matrimonio» (n. 18).
E, pur riconoscendo che le tappe della preparazione al matrimonio
non sono definibili rigidamente, e che non si può fissare l’età dei de
stinatari o la durata dei corsi, «tuttavia è utile conoscerle come itine
rari e strumenti di lavoro, soprattutto per i contenuti da trasmettere.
Sono articolate in preparazione remota, prossima e immediata» (n.
21), cui segue la parte dedicata alla celebrazione del matrimonio 3.
1 Tra i documenti più recenti vengono citati il Codex lari: Canonin', il Codex Canonuln
Errlerianun Orienta/hm, il Caterbirno della Chiara Cotto/ira, la Carta dei Diritti della Fami
glia, la Lettera alle Famiglie Grati.rrimalrl rane, l’enciclica Euangelium vitae e il documento
Serraalità umana.‘ imita‘ e rignj/Ìrato, pubblicato dallo stesso Consiglio l’8 dicembre 1995.
2 Anche il Direttorio CE] si apre con «Le attuali trasformazioni» (nn. 4-7), analizzando
sobriamente luci e ombre, ma rifiutando il pessimismo di molti, circa la «morte della fami
glia» (cfr Quarto Rapporto CISF nulla famiglia in Italia, Cinisello Balsamo [MI], San Paolo,
1995), e sottolineando gli aspetti positivi, benché minoritari, quali: la rinnovata e «più sere_
na visione della sessualità; una più forte coscienza della libertà personale da cui nasce
più nitida l’esigenza di rispettare la dignità di ogni persona (sia nei rapporti coniugali, sia in
quelli familiari) _; un più diffuso riconoscimento della dignità della donna e dei suoi ruoli
nella vita privata, familiare e pubblica; una accresciuta consapevolezza delle responsa
bilità proprie dei genitori nel procreare e nell’educare i figli; una rinnovata percezione della
necessità di sviluppare confronti e relazioni di amicizia e di mutuo sostegno tra famiglie;
una riscoperta della missione ecclesiale e della responsabilità sociale di ogni famiglia» (n. j).
3 Nel Direttorio CEl, le parti corrispondenti o in parallelo sono: cap. 11, «Chiamati al
280 CRONACHE
I'amore», ossia la vita come vocazione all'amore, con le grandi tematiche di matrimonio
e verginità, sessualità e castità, cammino vocazionale, catechesi e coeducazione; cap. III,
«Fidanzamento tempo di Grazia», comprendente la preparazione generale e remota, par
ticolare e immediata, la responsabilità delle parrocchie e le indicazioni sui contenuti, i
metodi, la durata e l'obbligatorietà; cap. IV, «La celebrazione del matrimonio», che insi
ste sul fatto ecclesiale («realtà evangelizzante»), lo svolgimento esteriore e la varia casisti
ca (matrimonio di battezzati non credenti, misti, interreligiosi e dei minorenni).
CHIESA 28 I
9 Al n. 48 ci si augura che «la durata dei corsi non sia breve al punto da ridursi a mera
formalità. Dovranno invece poter fornire il tempo sufficiente per una buona e chiara pre
sentazione degli argomenti fondamentali sopra indicati. La cura pastorale suggerirà le
modalità per raggiungere la mèta. Per esempio, sarebbe necessaria almeno una intera set
timana o quattro fine-settimana, comprendenti il sabato e la domenica, o un pomeriggio
mensile durante tutto l'arco di un anno».
286 CRONACHE
Pier.randro Vangafl S. I.
tuazione pratica, perché nella celebrazione del matrimonio si attui l’indicazione della C0
stituzione sulla Liturgia (Salmi‘arm‘tm: Canrilium, n. 32), in modo che si veda anche ester»
namente l’uguaglianza dei fedeli e inoltre sia evitata ogni apparenza di lusso.
“ La Congregazione per la Dottrina della Fede insegna che non si può trattare il ma
trimonio dei cristiani come qualcosa di privato, e richiama la dottrina e la disciplina della
Chiesa: «Fedele alla parola di Gesù Cristo, la Chiesa afferma di non poter riconoscere co
me valida una nuova unione, se era valido il precedente matrimonio. Se i divorziati si so
no risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta
con la legge di Dio e perciò non possono accedere alla Comunione Eucaristica»
(CONGREGAZIONE PER LA DO‘ITRINA DELLA FEDE, Lettera ai uerrovi rirra la ruegiane della C0
mun'one Ellmrirtim da parte di fedeli divorziati ri.rpo.rali, n. 4, 14 settembre 1994).
12 Anche il Diretlorio CE] (n. 102 s) lamenta che troppo spesso la pastorale si limita al
la preparazione e celebrazione, abbandonando subito dopo le giovani coppie a se stesse.
Spetta quindi alla comunità nel suo insieme - e non solo ai «gruppi familiari» più impe_
gnati ‘ accogliere le nuove coppie e apprezzare il messaggio di vita e di speranza che es
se donano a tutti col fatto stesso di esserci. Prima ancora di chiedere loro «prestazioni pa
statali» bisogna non farle sentire ai margini della comunità.
288 CRONACHE
ITALIA
di coloro che sono contrari alla pena di morte. La stessa cosa deve
dirsi della condizione economico-sociale: quanto più questa si ele
va tanto più cresce la contrarietà alla pena di morte.
La conclusione che si può trarre da questi dati è che la pena di
morte è tanto più ammessa e accettata quanto maggiore e l’età e
più basso è il livello culturale ed economico-sociale. Si può quindi
prevedere che quanto più crescerà il livello culturale e socio-eco
. .‘I_‘À_ nomico della popolazione italiana, tanto più diminuirà il numero
‘i.v_*«f- ._-I.
dei favorevoli alla pena di morte.
della persona umana alla vita: diritto che essa conserva anche quan
do si macchia di delitti gravissimi, perché anche allora non cessa di
essere persona.
Ma allora -« si potrebbe obiettare - lo Stato è senza efficace di
fesa contro i delinquenti e gli assassini? A questa obiezione si deve
rispondere che ciò che nuoce alla società non è la persona del de
linquente, ma la sua attività criminosa. E quindi diritto dello Stato
reprimere e impedire che il delinquente compia azioni delittuose, e
può fare ciò limitando la libertà del delinquente con la pena del
carcere, anche molto prolungato; ma non può andare oltre, to»
gliendo la vita al delinquente. Se lo facesse, andrebbe oltre il suo
diritto, che verte sull’attività delittuosa del delinquente, non sulla
sua persona e sul diritto che egli ha alla vita.
C’è poi una seconda ragione contro la pena di morte che ci sem
bra - anch’essa - molto valida, ed è che la pena deve avere, cer
to, anche un carattere punitivo e sanzionatorio di un delitto com
messo, ma soprattutto deve avere carattere medicinale, cioè deve
servire per correggere chi ha fatto il male e aiutarlo a-emendarsi.
Ora, è evidente che la pena di morte non può avere carattere medi
cinale, perché non serve a correggere il delinquente, ma semplice
mente lo sopprime. In realtà, anche il peggiore criminale ha la pos
sibilità di riabilitarsi, come è dimostrato da molti fatti avvenuti. La
cosa è difficile, ma non impossibile, soprattutto per il cristiano che
conosce la potenza della grazia e l’universalità della Redenzione
operata da Gesù. Condannate a morte un uomo significa negargli
la possibilità di redimersi.
Dal punto di vista cristiano si deve dire che il Dio cristiano è il
«Dio della vita» e non della morte e che Gesù è contro ogni forma
di violenza e, quando Lui stesso ha subito la violenza suprema del
la Crocifissione, la sua reazione è stata il perdono, cioè il supera
mento della violenza e la sua abolizione. Si deve poi aggiungere
che per il cristianesimo l’uomo e «immagine» di Dio e, in quanto
tale, ha diritti inalienabili, quale quello della vita. Ora il peccato e
il male oscurano l’immagine di Dio nell’uomo, ma non la cancella
no: perciò anche il peggiore assassino non perde né la sua dignità
di persona né il suo diritto alla vita.
Del resto la grande tradizione cristiana dei primi secoli della
Chiesa ha respinto la pena di morte, tanto che alcuni cristiani rinun
ziavano alle carriere di giudice e di soldato per non dover irrogare o
eseguire condanne a morte. Fu nel Medioevo che la Chiesa, proba
bilmente per riferimento all’Antico Testamento, che ammetteva la
XTALIA 297
ESTERO
1 Ecco i nomi degli undici candidati: Boris Eltsin, Gennadi Zyuganov, Vladimir Zhi
rinovsky (ultranazionalista), Mikail Gorbaciov, Grigori Yavlinsky (economista), Ale
xandre Lebed (generale dell’esercito), Sviatoslav Fjodorov (ofralmologo), Aman Toulev
(comunista), Iouri Vlassov, Vladimir Bryntsalov (multimilionario), Martin Chakkoum
(uomo d’affari).
ESTERO 301
gli effetti sul piano dei rapporti internazionali non appaiono del tut
to chiari: si recò in visita ufficiale a Pechino ristabilendo amichevoli
rapporti con la grande potenza asiatica e concludendo un accordo
di «distensione militare», sottoscritto, oltre che dalla Cina e dalla
Russia, anche dalle tre confinanti Repubbliche asiatiche dell’ex
URSS, Khazakistan, Tagikistan e Kirghizistan. L’accordo denomi
nato «Trattato di Shanghai», impegna ognuno dei cinque Paesi a
non attaccare militarmente gli Stati firmatari, a non svolgere eserci
tazioni militari rivolte contro gli alleati, a informare gli altri quattro
Partner sugli scopi di ciascuna esercitazione e a stabilire rapporti di
amicizia e di collaborazione. Il 24 aprile 1996, giorno precedente al
la firma del Trattato di Shanghai, la Russia e la Cina avevano siglato
a Pechino un «patto» di collaborazione strategica» per il prossimo
secolo, che si propone la costruzione di un «nuovo ordine mondiale
politico ed economico giusto ed equo» (cfr Radio Vaticana-Radio
giornale, 26 aprile 1996).
Gli ostacoli che Eltsin doveva affrontare e superare per la sua
rielezione erano di natura interna. Le sue possibilità di vittoria di
pendevano dalla sua capacità di aggregare attorno al proprio nome
almeno la maggior parte delle forze politiche favorevoli al rinno
vamento, alla democratizzazione e all’economia di mercato. I lea
der che Eltsin poteva sperare di portare dalla sua parte erano Cher
nomyrdin, Gaidar, Lebed, Fjodorov e Yavlinsky. Non poteva in
vece contare su Gorbaciov, la cui candidatura mirava esclusiva
mente a creare una «terza via» tra Zyuganov e Eltsin. Non si deve
dimenticare che Gorbaciov fu umiliato e detronizzato da Eltsin
dopo il tentato colpo di Stato del 1991. Dei leader aggregabili che
abbiamo sopra menzionati, quello che avrebbe potuto svolgere un
ruolo determinante per la vittoria 0 per la sconfitta di Eltsin si rite
neva fosse Yavlinsky. Tra i due leader non c’era amicizia, ma con
flittualità. Ciò che li accomunava era l’anticomunismo e, quindi, la
determinazione di impedire la vittoria di Zyuganov. Ma le ragioni
dei loro contrasti erano profonde e avevano origini generazionali,
culturali e politiche.
Candidandosi per le presidenziali, Yavlinsky aveva proposto un
programma i cui punti fondamentali creavano seri problemi a Elt
sin: la lotta contro i monopoli (tra cui il gigante mondiale del gas,
«Gasprom», fondato e protetto dal capo del Governo in carica,
Chernomyrdin); una politica di sostegno (creditizio e fiscale) alle
piccole e medie imprese; la revisione delle imprese statali da priva
tizzare; la fine immediata della guerra in Cecenia e l’allontanamento
ESTERO 303
dal Governo dei suoi responsabili, tra i quali, in primo luogo, il ini
nistro della Difesa, gen. Graciov, fedele e stretto collaboratore di
Eltsin. Yavlinsky era consapevole che la sua era una candidatura
debole, perché appoggiata soltanto dai ceti sociali più dinamici e
colti delle grandi città. Ma la sua forza politica stava nella possibilità
di condizionare il successo di Eltsin e di costringerlo quindi a trat
tare sia sul programma sia sull’assegnazione degli incarichi di Go
verno. Yavlinsky, su invito di Eltsin, accettò d’incontrarlo. Sull’esi
to dell’incontro non ci sono state dichiarazioni ufficiali. Eltsin la
sciò intendere che si erano aperte buone prospettive per un accor
do. Ma Yavlinsky smentì. Può darsi che l’ottimismo di Eltsin e il
pessimismo di Yavlinsky facessero parte della loro tattica elettorale.
Comunque sul problema della Cecenia Eltsin, dichiarando pubbli
camente di essere disposto a recarsi nella tribolata Provincia per in
centrare i capi della guerriglia e rilanciare un suo piano di pace, mo
strò di avvicinarsi ai punti del programma di Yavlinsky. Fonti gior
nalistiche hanno diffuso voci secondo le quali, nelle due ore di col
loquio, Eltsin e Yavlinsky avrebbero parlato, oltre che del pro
gramma, anche degli incarichi di Governo. Secondo tali voci, Elt
sin, in cambio del ritiro di Yavlinsky dalla competizione, si sarebbe
mostrato disposto ad affidargli la vicepresidenza del Governo e il
Ministero dell’Economia oltre a sostituire il gen. Graciov con il
gen. Lebed al Ministero della Difesa. Prescindendo dalla fondatezza
di tali voci, è risultata comunque vera la notizia che Eltsin aveva in
contrato anche il gen. Lebed, e alla luce di ciò che è avvenuto dopo
il primo turno elettorale, l’incontro deve aver portato i due interlo
cutori a un accordo importante per entrambi.
Con l’approssimarsi della data delle elezioni appariva sempre più
probabile che i due principali contendenti sarebbero stati Eltsin e
Zyuganov. Il punto di forza della campagna elettorale di Zyuganov
erano la struttura ancora ben radicata sull’intero territorio e l’appa
rato sopravvissuto dell’ex Partito Comunista. Eltsin, che non dispo
neva né di una struttura né di un apparato di partito, si affidava al
prestigio della sua carica e all’uso dei grandi mezzi di comunicazio
ne. La maggior parte dei giornalisti erano schierati con lui e «non
provavano imbarazzo ad abbandonare ogni apparenza di obiettività
e imparzialità» (la Repubblica, 15 maggio 1996). Aleksej Pushkov,
cronista del primo canale televisivo, ne dava la ragione: «Con Eltsin
sappiamo che, a dispetto di tutti i suoi difetti, la libertà di espressio
ne è garantita; mentre se al Cremlino arriva Zyuganov, per noi e per
tutto il Paese cornincerebbero tempi molto duri» (ivi).
304 CRONACHE
RECENSIONI
Questo saggio di filosofia della cul co della libertà e di ogni seria cultura,
tura è cosa di singolare interesse, certo intenta unicamente a creare «intellet
una delle cose migliori prodotte re tuali organici» disposti all’uso funzio
centemente in materia in campo catto nale della verità, disposti cioè a menti
lico. È difficile sintetizzare la ricchez re per servire la «verità» del potere e
za dei temi e delle suggestioni che dei suoi fini pratici.
contiene. Ci limitiamo a presentare Purtroppo liberarsi dall'ideologia
una delle tesi di fondo che regge il non significa riconquistare ed esercita
saggio: l'idea costruttiva della storia, re automaticamente la libertà. Il Cottier
un’idea oggi ampiamente in crisi insie Sottolinea acutamente che il 1989 non
me alle ideologie. Si suole dire che do ha affatto segnato l’inizio di un risorgi
po il 1989 «è finita la storia», nel senso mento del gusto della libertà e della ve
che gli assetti politici invalsi dopo rità. Piuttosto ne è derivato, contro le
quell’anno hanno enervato gli stimoli aspettative ottimistiche dei più, l’orien
dell’agire storico. Si è usciti, infatti, tamento al positivismo teorico e all’in
dalla cultura delle ideologie (tra le differentismo etico. E ciò è avvenuto
quali massima è stata quella marxista), nel tempo in cui la tecnica celebra la
che sono sempre, come ha detto Fran sua massima potenza oggettiva messa a
cesco Botturi, protesi dello spirito, servizio dell’irrazionale potenza degli
impalcature rigide finalizzate all’azio sterminati desideri dell’uomo contem
ne e, come tali, strumenti che non poraneo. Sorge cosi (è ancora parola
danno libertà agli spiriti e paralizzano del Botturi) la sinergia di tecnica e di
la stessa libertà nella storia. Quando desiderio, con tutti i rischi di arbitrio,
esse entrano in crisi o crollano, entra di violenza (specialmente nell’ambito
no in crisi, contemporaneamente, sia della corporeità e della sessualità) e di
la libertà che non è stata esercitata, sia scetticismo (specialmente contro chi
la storia che è costruzione della liber propone un’etica forte). Ma perciò
tà. Il Cottier conduce un’approfondita stesso nasce «l’uomo senza certezze e le
analisi della natura e degli effetti del sue qualità», come si esprime il Cottier
l’ideologia identificandola con il bloc riprendendo una formula di Gian Pao
GEORG FISCHER, Il libro di Geremia, Roma, Città Nuova, 199;, 200, L. 20.000.
Il libro del profeta Geremia ci offre mi sono lasciato sedurre» (Gr 20,7).
un modello di come opera e agisce il L’A. dal 1988 si è occupato approfon
Signore nel cuore dell’uomo. Infatti ditamente della teologia del libro di
esso testimonia in che modo il profeta Geremia, uno studio che ha portato
venga sempre più coinvolto dall’an alla stesura del volume che presentia’
nuncio della parola di JI-IWH. Gere mo. Lo scopo del commento del Fi
mia stesso lo afferma in una sua pre scher è quello di scoprire i tesori spiri
ghiera: «Mi hai sedotto, Signore, e io tuali contenuti nel libro più lungo del
RECENSIONI 309
uno straniero (cfr pp. 177-180). Ampie ca religiosità vissuta a livello ecclesiale.
parti del libro risalgono a una redazio Il commento del Fischer vuole rendere
ne più recente, la quale continuava il comprensibile la religione alla luce della
messaggio di Geremia dopo la sua figura di Geremia: egli, definito nella
morte. Essa mostra, negli oracoli con tradizione cristiana il «padre della pre
tro le nazioni (Ger 46,51), come ]HWH ghiera», racchiude in sé tre dimensioni
agisca con coloro che si ribellano con (cfr p. 55): quella sacerdotale (Ger 1,1),
tro di lui. Gli atteggiamenti delle na quella profetica (Ger 1,5) e quella regale
zioni straniere rispecchiano quelli (l’«edificare» in Ger 1,10). Esse sono, se‘
‘ stessi di coloro che rischiano di allon condo il Vaticano 11, le dimensioni che
ww -. tanarsi da Dio: l’orgoglio, l’arroganza formano la Chiesa nella sua interezza
ÌÌefly.à._
e la vanità (cfr pp. 181-190). (Aperto/item aetnwitatern, n. 2). Vale la
Si assiste oggi, nel mondo occidenta pena di meditare, con l’ausilio di questo
“--i-ii le, alla nascita di numerosi movimenti commento, la persona di Geremia come
religiosi al di fuori della Chiesa. Una modello di tutta la Chiesa.
delle ragioni di tale fenomeno può esse
re individuata nell’assenza di un’autenti A. Wneberjzfenning
persona divina del Figlio, senza tema di sostanza con il Padre. La missione
tizzare chiaramente questo aspetto per temporale del Figlio è vista come una
il quale non ha ancora il linguaggio prosecuzione della missione eterna in
adatto a esprimerlo. L'analisi del pen tratrinitaria del Figlio dal Padre» (p.
siero offre l’occasione per delineare 32;). A volte l'insistenza sulla divinità
anche l'antropologia del Santo. del Signore mette un poco in ombra la
La terza parte, la più estesa, è dedica sua umanità, pur conservando sempre
ta alla soteriologia del Crisologo. Il pri integra la verità di fede; la sua preoc
mo capitolo delinea la sua preparazione cupazione, determinata dall'eresia, era
nell'AT e nel NT. Il secondo è dedicato‘ infatti l'affermazione della divinità se
al concepimento del Figlio di Dio; il condo l'ortodossia nicena contro gli
terzo alla sua nascita. Il quarto svolge il ariani. Nell'ambito della storia del
significato soteriologico dell'Incarna pensiero cristiano il Crisologo viene
zione. Il quinto espone le vicende del classificato come rappresentante della
ministero di Gesù dal battesimo ai mi tradizione latina occidentale. Gli indi
racoli; sono i segni che attestano la di ci delle citazioni bibliche, dei termini e
vinità del Signore ed esprimono il suo degli autori chiudono il volume.
valore salvifico. I capitoli sesto e setti Lo studio è condotto con grande
mo studiano l'esposizione del Crisolo precisione e accuratezza. Il lettore può
go sulla passione, la morte e la risurre trovarvi una esposizione chiara del
zione di Cristo, illustrando in esse pensiero del santo dottore, ben collo
l'opera della Trinità e il manifestarsi cato nelle problematiche cristologiche
della libertà di Cristo. L'ultimo tratta del suo tempo. Il lavoro costituisce un
della seconda venuta di Cristo. contributo imprescindibile nella ricer
«Il Crisologo, scrive R. Benericetti ca del pensiero cristologico e teologi
nella conclusione, predica una cristo« co del Crisologo.
logia discendente. Il Figlio di Dio si è
incarnato permanendo in comunione G. Ferrara
GINO TELLINI, L'Arte della prosa.‘ Alfieri, Leopardi, Tommaseo e altri, Firenze, La
Nuova Italia, 1995, 566, L. 30.000.
tuale è lo studio sui vari epistolari del vinzioni sono trasferite anche nei Pro
Metastasio, che viene proposto, in messi Sposi: al capo ottavo e nei capito
gran parte, come una guida alla realiz li sul dramma di Gertrude. Manzoni,
zazione dei suoi melodrammi e di Al nelle sue lettere, porta in primo piano
fieri, nel cui epistolario dominano fi i valori assoluti che devono informare
nalità pratiche e la necessità di dare e la vita di ogni uomo. Molto rivelatrici
ricevere notizie. Ad esso spettano di questo atteggiamento sono la lette
umili e strumentali incarichi di servi ra a Marco Coen e la missiva dolorosa
zio: di qui la differenza tra I’Alfieri del 6 maggio 1850 allo scapestrato fi
delle opere letterarie caratterizzate glio Filippo, che si era oberato di de
dallo Sturm und Drang e dal superomi biti. Ha sapore di novità, almeno sul
smo e I’Alfieri dell’epistolario che si piano divulgativo, l'analisi del Mano
presenta come uomo della semplice scritto di un prigioniero: opera del livor
vita quotidiana. Netta la differenza tra nese Carlo Bini, antitetica a Le mie pri
i carteggi di Foscolo, Leopardi e Man gioni di S. Pellico per il suo spirito sar
zoni: nel primo domina I’Io passionale castico-caricaturale.
e drammatico, la tensione agli ideali e Nella seconda metà dell'Ottocento
le delusioni; giustamente viene rileva nasce la letteratura scapigliato-umori
ta l’osmosi umana e stilistica tra il car stica, che, secondo Dossi, si afferma in
teggio amoroso con AreseFagnani, quelle epoche nelle quali tutte le regole
I’Ortis e I’Ode all’amica risanata: opere della vita antecedente sembrano dissol
composte tra il 1801 e il 180;. versi. In questa linea si pongono le No
Anche nell’epistolario del Tomma te azzurre del Dossi e le narrazioni
seo dominano I’autobiografismo e umoristiche di Faldella e Cagna. Dopo
l’autoanalisi: però emerge anche lo la fioritura e la crisi del romanzo stori
scontro tra la debolezza della carne e co, dovuta alla difficile coesistenza tra
l’esigenza di un’alta moralità, di una storia e invenzione, s’impone negli an
fedeltà al messaggio evangelico, sino ni Quaranta il romanzo intimistico con
all’autoinquisizione, all’autopunizio autoanalisi, con narrazione di fatti con
ne. Nell’epistolario leopardiano domi temporanei e con proiezione dell’io
nano il «core» e il ripiegamento su di narrante sui protagonisti della vicenda.
sé, anche se dominati dalla ragione, Esempio caratteristico di ciò è Fede e
che smonta le varie illusioni. L'intrec Bellezza, del Tommaseo: un romanzo
cio tra «core» e ragione caratterizza che va giustamente rivalutato e che
anche la poesia leopardiana, soprattut non fu capito dal contemporanei; in‘
to i canti del «Ciclo di Aspasia». giustamente Manzoni lo definì «un mi
Ugualmente sono rilevanti nelle lette scuglio di Giovedì grasso e Venerdì
re leopardiane il riferimento alle pro santo», per il susseguirsi di sensualità e
prie sventure psicofisiche e il bisogno bisogno di conversione. Chi ne intui la
di affetto: ciò si evidenzia soprattutto novità e il valore fu invece il Capuan2,
nelle tre lettere al fratello Carlo del 25 che espresse il proprio consenso nella
novembre 1822, del 20 febbraio 182;, premessa alla terza edizione del roman
del 50 maggio 1826. È quasi del tutto 20 Giacinta. Fede e Bellezza costituisce
assente il rapporto tra l'io leopardiano un intreccio tra vari generi letterari: il
e il mondo sociale che lo circonda. memorialistico, l’epistolare, il diaristi
Nell’epistolario manzoniano non co; esso si differenzia dall’Ortis, perché
emerge la «voce del cuore», anzi lo rifiuta il mito dell’io eroico e si p0n€
scrittore non crede nella forza rivela sul piano dell’amore familiare, dome‘
trice del cuore e vede il cuore piutto stico con la tensione alla personale re
sto come guazzabuglio; queste con denzione morale-religiosa.
RECENSIONI 313
Utile è l’analisi dei «Ritratti» della prose meno studiate e che si pongono
Teotochi-Albrizzi, dove si susseguo fuori del grande filone realistico-stori
no i profili calzanti dei maggiori e mi co del Manzoni e veristico del Verga.
nori letterati contemporanei; lei riu Emerge la cura di una lettura obiettiva,
stiva a far parlare, confessare i vari in allo scopo di individuare le componen
terlocutori per cui Foscolo, nella lette ti specifiche dei vari scrittori. Qualche
ra del 24 novembre 1806 la definiva volta il linguaggio appare poco chiaro.
«la dea della persuasione». Il volume Qualche rara valutazione particolare
termina con qualche proiezione nel non è del tutto condivisibile: si pensi
primo Novecento: abbiamo trovato alla definizione de Le mie prigioni del
interessante e con spunti nuovi il sag Pellico come «catechismo di intimistica
essi gio sui manoscritti di Palazzeschi, la rassegnazione» 2;). Valido il contri
sciati in eredità all’Università di Firen buto su Palazzeschi, scrittore del buffo
ze, e soprattutto sul suo romanzo ine e del grottesco; forse andava sottoli
dito Interrogatorio della eonte.rra Maria neata maggiormente la sua capacità di
pubblicato nel 1988 a cura di F. Bagat trasmettere profondi messaggi umani
ti presso la Mondadori. anche attraverso il genere buffo-grotte
.3
Avfa‘î-î- Dopo una panoramica presentazione sco: come l’anabasi e catabasi dell’uo
del saggio, ci permettiamo qualche ri mo di fumo nel Codire di Pere/a‘.
flessione. Lo studio è un contributo
utile, perché precisa le caratteristiche di G. Bortone
PAUL M. QUAY, T/Je M_ytter_y Hidden for Age: in God, New York, Lang, 1995,
458, s.i.p.
Il p. Quay è morto alla Lago/a Uni come il singolo cristiano attraversa gli
uemìfy di Chicago il 10 ottobre 1994, «stadi biblici» della graduale trasfor
all’età di 70 anni. Nonostante il suo mazione verso la somiglianza a Cristo.
dottorato in Fisica teoretica, al secon_ Anche se utilizza come tramite la sua
do posto nei suoi interessi c’era la teo poderosa e raffinata erudizione, la
logia. Egli ha scritto sia di morale sia preoccupazione dell’A. è pratica e
di spiritualità. Alla sua morte aveva la concreta. Alcune motivazioni che lo
qualifica di Rmarrb Profeuor di Filo spinsero a meditare su questo argo
Sofia nella stessa Università. mento provenivano dal prof. Alfred
Il progetto di questo libro, uscito Shatkin dell’Istituto di Tecnologia del
postumo, venne inizialmente concepi Massachusetts, un ateo convinto che
to nel 1964, a seguito delle conversa costrinse Quay a rispondere a difficili
zioni dell’A. con il gesuita Winoc de domande sui motivi per i quali i catto
Broucher, e poi nel 1969, come risul lici non solo non sono migliori ma
tato di ulteriori ricerche svolte a Four spesso sono peggiori degli atei. Per
vière grazie ai colloqui con il p. Henri ché si verifica questo fenomeno di
de Lubac. Il libro è in effetti una rico «pagani battezzati»? Il libro merita ap
gnizione sul pensiero di de Lubac ed è prezzamento: auguriamo che possa es
stato elaborato nella sua forma attuale sere tradotto in altre lingue.
dopo essere apparso inizialmente co Il volume si divide in tre saioni:
me corso universitario, poi come rac Adamo e Cristo; Ricapitolazione in Cri’
colta di conferenze e ancora sotto for sto; la Chiesa, il Nuovo Israele. La mèta
ma di saggi. Di conseguenza esso è il della vita cristiana è la maturità, e matu
risultato di 50 anni di meditazione sul rità in Cristo significa carità 0 amore,
tema della Ricapitolazione, ovvero su come afferma sant’lgnazio nella Con
ruscens;om 317
templazione sull’Amore. L’A. illustra tivo nei confronti della stessa fonte e ci
con dovizia di particolari i passi inerenti impedisce di comprendere appieno il
alla presentazione che la Sacra Scrittura significato della Bibbia, in particolare
fa della crescita spirituale. Le difficoltà ' dell’AT. Esso è diventato una raccolta
errneneutichc sperimentate da varie ge di testi per soli tecnici, non è più una
nerazioni di pensatori e scrittori cristiani visione della storia e la spiegazione del
vengono poste in evidenza con uno stile l’esistenza umana. Quay chiama tutto
chiaro e diretto. La definizione del «si ciò «la rivincita di Marcione: la scom
gnificato spirituale della Scrittura» è parsa dell’Antico Testamento» (pp.
particolarmente ben delineata e precisa. 596-422). Inoltre, a partire dall’lllumi
Sembra che per l’Occidente abbia rap nismo anche il senso letterale della
presentato una calamità il distacco della Scrittura è diventato bersaglio dei dot
cultura dalla fede nella rivelazione divi ti, ai quali Paul Johnson fa riferimento
na. Fede e ragione vennero separate da con il termine «intellettuali». L’attuale
un divorzio, anche se molto gradual favore che riscuote l’analisi culturale è
mente e spesso non intenzionalmente. il sintomo, non la causa, di un prece
Siamo giunti alla fine dell’attuale mil dente fenomeno rclativo alla perdita
lennio spesso privi di fede, sia in Dio sia del trascendente. L’amore di Dio è sta
nell’uomo. I surrogati si sono dimostra to sostituito dalla preoccupazione per
ti tutti insufficienti, quando non addirit sé. Per inciso, Quay non ha dubbi sul
tura funesti. fatto che san Tommaso d’Aquino non
P. Quay descrive il progressivo de debba essere classificato tra i razionali
clino spirituale dell’Occidente tra il Ri sti. Tommaso infatti non aveva né per
nascimento e l’epoca contemporanea. so né trascurato il significato spirituale
E i cattolici non hanno sempre motivo della Scrittura (p. 414 s). Dopo alcuni
di vantarsi: essi infatti hanno perso il commenti sul cristianesimo fuori del
senso spirituale della Scrittura proprio l'Occidente, e sul suo futuro in quei
come i protestanti. Il risultato è la per luoghi, il libro si conclude con alcune
dita del senso cristiano della dipenden riflessioni sul futuro.
za da Dio e dalla Sua rivelazione. Il si
gnificato letterale preso da solo è ridut B. Van Hoae
Esegeti e rata/Ieri ne:~ Padri (rur~ I V- VII). Comzegna di Media e aggiornamento. Facoltà
di Lettere crirtiane e ela.triebe (Pantifiriurn In.rtitretrm Alfieri: Lntinitatir). Roma
25-27 marzo 1993, a cura di SERGIO FELICI, Roma, LAS, 1994, 187, L. 55.000.
GISBERT GRESHAKE, EH"? Preti. Teologia e ipirittlalità del rninzlrtero sacerdotale, a cui
ra di ENZO VALENTINO OTTOLI'NI, Brescia, Queriniana, 19952, 540, L. 55.000.
di confine, l'obiettivo si sposta sempre consapevolezza che Dio è già nella sua
più in un avanti sconosciuto, solleci esperienza, prima ancora di essere col
tando l'attesa, come in un rapporto to. Nella preghiera tutto viene ridi
nuziale, con i relativi stati, fino alla mensionato, perché vi emerge che sol
sfida e al trionfo sull'assenza. Il mito tanto Dio è indispensabile.
di Amore e Psiche, riletto dall’A., Un merito del libro è di rendere più
mette in evidenza la natura oscura del accessibili, attraverso il linguaggio di
la preghiera, cui fa da ostacolo la resi retto dei Padri e le esemplificazioni
stenza. Il uialor supera le insidie della dell’A., le prospettive vertiginose dei
distanza, nella difficile coniugazione mistici.
del tempo con l'eternità, della parola
umana con il silenzio divino, nella G. Forliggi
L’uniuertalità dei diritti umani e il pen.riero cristiano del '500, a cura di SALVINO
BIOLO, Torino, Rosenberg & Sellier, 1995, 252, L. 57.000.
Tra.rrendenga divina. Itinerarifilosofia’, a cura di SALVTNO BIOLO, ivi, 316, L. 50.000.
:llm vece le due vie storiograficamente quan va che esiste l'Atto puro o la forma
îl'tdir to a fonti e teoreticamente quanto a pro esemplare; anche se poi l'atto si nomi
cui cedimento e principi; legge la via aristo ma come Nota 0 come Forma Uno Be
litii‘i telica all’esistenza del Motore Immobile ne. Asserire la trascendenza da parte
come atto puro e Nora come confuta della ragione finita non significa pene
zione della conclusione platonica di Dio trarne il senso; e dunque anche l’ana
“F
mi come Anima semovente, appoggiata co logia che afferma la differenza assoluta
m’è la prima sul principio di causalità tra Infinito e finito non infirma la tra
ti: motrice e finale, la seconda su quello di sccndenza divina, non separata però
esemplarità. La prima conduce a una ri né irrclata totalmente al finito. II di
gorosa concezione della trascendenza, il battito ricco e fecondo, anche per le
Nous che pensa se stesso; la seconda con implicazioni della tesi di Berti rispetto
la dottrina della partecipazione e del alla critica heideggeriana all’ontoteo
l’analogia la compromette. logia (la metafisica cui Heiclegger ha
Melchiorre risponde che «l’Atto aderito da cattolico, ma non l’unica
puro di Aristotele e la forma esempla metafisica e soprattutto non quella ari
re di Platone non sono che due modi stotelical), è seguito da altri contributi
per rispondere a un’unica esigenza», la validi anche se troppo disomogenei
7‘ha“‘fl*t-Î negatività presente nell’essere che di per renderne conto con una considera
viene, che non può rinviare a un nulla zione globale.
originario, pena la contraddizione. E
dunque: con lo stesso principio si pro G. Pirola
Per apprezzare a fondo la validità toli, tutti introdotti con essenziali dati
culturale, - dottrinale e storica - di editoriali e bibliografici e con adeguati
questa raccolta, conviene iniziarne la inquadramenti storico-dottrinali. Al
lettura dalle 17 fittissime pagine di bi terna, così, testi conciliari: cattolici
bliografia. Vi risalta infatti l’insospetta (Niceno Il [787], Costantinopolitano
ta (almeno per i «non addetti») quantità IV [870], Tridentino [1563,] e Vaticano
e qualità di studi, ricerche, testi e pub II [1965], e scismatici (Pistoia [1785]); i
blicazioni varie, oggi reperibili in argo due Codici di diritto canonico del 1917
mento e, insieme, l'esemplare precisio e del 198 3,; interventi pontifici (da Ur
ne con cui I’A. ne usa. Così provvisto, bano VIII, Benedetto XIV e Pio VI a
egli prima svolge, in 35 pagine, «La Pio XII e Paolo VI), di poteri laici (Car
questione delle immagini visive nella lo Magno, Elisabetta I d’Inghilterra e.
storia cristiana» dalle origini del pro Ivan il Terribile...) e di eretici (Eutiche,
blema, la crisi iconoclasta e gli sviluppi Wycliff, Lutero, Calvino.)
nell’Occidentc medievale, alla Riforma Ma soprattutto testi di santi e dotto
protestante, le risposte cattoliche, il ri (da Gregorio di Nissa, Gregorio
controllo e devozione della Controri Magno, Bernardo, Bonaventura e
forma..., e al deprecabile tramonto del Tommaso d’Aquino a Carlo Borro
l’arte sacra nell’odierna cultura in via meo e Roberto Bellarmino...), seguiti
di generale secolarizzazione. Quindi da personaggi variamente qualificabi
egli riporta i relativi 75 documenti, or li, quali un Gersone e un Savonarola
dinandoli cronologicamente in 59 capi e, in Francia: Lacordaire, Beuron, Ré
324 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
MARIO GENNARI, Storia della Bildung. Formazione dell'uomo e rtoria della cultura in
Germania e nella Mitteleuropa, Brescia, La Scuola, 1995, 444, L. 50.000.
Un libro tutto da leggere, che talora le». Non è un testo semplice, infatti,
avvince come fosse un romanzo «diffici questa Storia della Bildlfilg, il cui contenu
RECENSIONI 325
to è già tutto spiegato nel sottotitolo che biro pedagogico, l’A. offre tutta una
l’accompagna: Formazione dell’uomo e sto serie di spaccati notevoli anche a livel
ria della cultura in Germania e nella Mittel lo della cultura mitteleuropea, non ul
euro/>a, a partire dalla dissoluzione del timo di quelle francese e italiana.
l’impero romano (ma con qualche ac Già si è detto che non è un’opera per
cenno anche al periodo precedente) sino tutti. Lontana da ogni velleità di mera
ai giorni nostri. Anzi, in particolare, informazione, essa si caratterizza so
l’attenzione privilegiata è portata sui se prattutto come una «lettura» che si pro’
coli XIX e XX, e con più dovizia di ana pone agli studiosi di razza, i quali, pur
lisi e maggiore attenzione informativa e padroni di una particolare scienza e di
interpretativa proprio su questo nostro uno specifico punto di vista, posseggo
secolo. Tutt’altro che divulgativo, è no squisite competenze storiche e subi
sempre scritto però in forma piana e scono il fascino della storia. È un volu
scorrevole, ma con uno stile e una for me, infatti, che affonda profondamente
ma letterari, tipici di chi ha indubbia in un accurato patrimonio storico di
mente la penna facile e un eloquio forbi dati e di interpretazioni, il quale fa da
to e colto. È un libro prezioso, da cen scenario formidabile a molteplici even
tellinare lentamente come un rogna: ti culturali e alla storia della Bildimg e
d’annata, che si presta a passare dallo della sua evoluzione che vengono qui
scrittoio (dove annotarlo minuziosa raccontati. Quella della Bildung è la sto
mente e respirarlo a piccole dosi) al co ria di un uomo sempre diverso nella
modino, dove certi squarci di apertura sua formazione, un ideale di uomo che
storica si offrono come vere e proprie varia nel tempo e si modifica temporal
pagine di narrativa elevata, che concilia mente, a seconda dei contesti storico e
no il riposo dopo una giornata di «ozii culturale da cui viene e che egli vuole
latini». Un libro da non consegnare a contribuire a creare. Interessante è il
chiunque ma solo a chi ha veramente il modo con cui Gennari presenta il pen
gusto di letture profonde e avvincenti. siero e l’opera dei grandi artefici, mo»
Un’opera, mirabilmente sospesa tra delli e maestri della Bila’ung, di essa, do
pedagogia e storia della pedagogia (te ve il racconto storico del periodo e del
desca e mitteleuropea), tra filosofia protagonista si alterna a quello temati
dell’educazione, filosofia teoretica e cc, per perdersi poi l’uno nell’altro così
storia della filosofia, tra storia della da seguire le sinuose vicende del Gei.rt
cultura e cultura, comunque; con alcu in una «partitura sinfonica» di cui l’A.
ne interessanti notazioni anche di ca si configura come un abile interprete
rattere psicologico, storico-artistico, ed esecutore.
musicale, linguistico. Un «romanzo in Ci vengono così incontro Mei.rter
filigrana», che sottende vari altri «ro Eclthart e Lutero, Leibniz e Bach,
manzi», un discorso in controluce do Kant e Goethe (che si dispiega per tre
ve la storia della Bi/dung (formazione capitoli), Hegel, Freud e Vienna, Sche
culturale dell'uomo) si caratterizza co ler e Manu, la Repubblica di Weimar e
me il percorso privilegiato che apre a l’ebraismo tedesco, la culturayiddirb e il
tutta una serie di altre storie culturali e «mito» hitleriano, la Repubblica Fede
della storia stessa; anche di storia della rale di Germania, e la caduta del muro
Chiesa e del cristianesimo «dove ac di Berlino, in un intreccio interessante
canto alle cattedrali crescono e si dif che riporta a unità le tante frazioni di
fondono pure le Università». Profon un «dire per diverse strade». Su tutto
damente amante del popolo e della campeggia la finalità educativa della
cultura tedesca (il lettore non può non Bildratg e lo scopo che Gennari si pre
accorgersene) come pochi altri in am figge in questa sua fatica decennale: ri
.
326 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
ROLAND MEYNET, Il Vangelo recando Lum~ Analiri retorica, Roma, Ed. Dehonia
ne, 1994, 756, L. 85.000.
munque orientato alla comprensione rare l'analisi retorica non «un» meto
10h del senso del testo, la terza tappa consi do, accanto ad altri, ma una tappa fon
link ste nell’illustrare il messaggio proprio a damentale di ogni approccio esegeti
partire dall’organizzazione del testo co. Finora abbiamo parlato di metodo
che è stata scoperta e giustificata. retorico, di analisi retorica, ma più
Come si vede, si tratta di un approc correttamente bisognerebbe parlare di
cio insolito, che richiede pazienza per un momento da cui l’esegesi non può
entrare nel linguaggio e nel modo di prescindere. Sempre in ordine all’in
procedere, un po’ insoliti per l’esege telligenza del testo, come si pratica la
si, ma che ripaga ampiamente della fa critica testuale e si pongono in atto
tica fatta. Forse anche il lettore più pa una serie di operazioni testuali, così
ziente, che ha seguito tutte le giustifi bisognerebbe presentare la struttura o
cazioni fornite a livello di organizza l’otganizzazione del testo che si pren
zione del testo, resterà a volte perples de in esame prima di passare all’esege
so di fronte a qualche interpretazione, si vera e propria. Questo è un passo
o francamente non convinto. Anche propedeutico, ma indispensabile, in
l’A. condivide questi sentimenti per ordine a una comprensione meno ar
ché il metodo è convincente a livello bitraria del testo.
teorico, ma in pratica ancora esigui so Si può allora valutare la pretesa di
no stati i tentativi di applicarlo a un questo libro, al di là del fatto che non
complesso ampio come un libro. E sempre è tutto convincente, e anche la
più semplice giustificare l’organizza posta in gioco. Se preso sul serio,
zione di una pericope che quella di un quanto detto potrebbe provocare un
intero Vangelo. Siamo quindi di fron cambiamento radicale nel modo di fare
te a un’opera sperimentale da incorag esegesi ed è ciò che, evidentemente, si
giare soprattutto per ciò che di positi augura l’A. Segnaliamo, infine, come
vo può offrire all’esegesi. È giunto pe nota critica, il fatto che l’edizione italia
rò il momento di chiarire che, non so ma contiene numerosi errori tipografici
lo R. Meynet, ma anche gli altri autori (pp. 7. 9. 1;. 16 ecc.) o di traduzione,
che praticano questo metodo avrebbe non certamente imputabili all’A.
ro rimostranze da fare a quanto è stato
detto. Essi infatti tendono a conside D. .S‘roiola
SALVINO LEONE, Bioetim, fede e cultura, Roma, Armando, 1995, 310, L. 50.000.
SEGNALAZIONI
Storia
Saera Cuore di Geni, così denominato E noto che i nuraghi sono costru
per diffondere il relativo culto, iniziava zioni megalitiche caratteristiche della
il suo cammino anche tra gravi diffi Sardegna, di forma troncoconica, con
coltà, il cui superamento è legato al no un solo vano interno, di rado più, co
me del padre Camillo Viglione, che struiti a secco con blocchi di pietra
fonderà poi Villa Buon Consiglio a squadrati, i più semplici nell’età enco
Napoli e Villa San Pietro a Roma. litica, i più complessi nell'età del
Il libro è di notevole interesse stori bronzo, costruzioni che per avventura
CO, mentre fa emergere in primo piano ebbero specialmente scopo difensivo e
l'incidenza dei fatti generali sulle realtà precisamente anche contro la penetra
particolari, la cronaca del quotidiano, zione dei Romani, ma poterono servi
le condizioni economiche giuridiche e re anche da templi e da santuari.
amministrative delle popolazioni, i co Il p. Centurione discute di tutte
stumi anche nei giudizi e pregiudizi queste cose con i dotti del suo tempo,
della medicina, l'origine di strutture ar Vittorio Angius, Alberto Della Mar
chitettoniche tuttora esistenti, e l’in mora, Giovanni Spano ed Ettore Pais,
treccio del vissuto di personaggi più o con grande libertà personale, senza
meno noti, sempre tuttavia affascinanti mancare loro tuttavia di rispetto. Il
nella cornice della storia locale. suo editore moderno Giacobbe Manca
gli dedica una «premessa critica» di
G. Forligzi ben 95 pagine, nelle quali riprende in
esame tutte le questioni già affrontate
dal Centurione, confrontandole con
ALBERTO MARIA CEN'I'URIONE, Studii quanto poi si è detto su di esse in
recenti rojira i Nuragbi e loro importan utrarnque Parte»; e mettendo in giusta
ga, Prato, Giachetti, 1888, edizione luce l’impegno personale, la sagacia di
anastatica con premessa critica di osservazione e il grande servizio che il
GIACOBBE MANCA, Nuoro, Solinas, dotto gesuita ha reso alla storia della
1995, 96+ 162, s.i.p. causa dei nuraghi. Naturalmente egli
si serve per ciò anche di varie illustra
A. M. Centurione nacque a Genova zioni, proprio come il p. Centurione
il 24 marzo 1854 ed entrò nella Com per il suo discorso, già nella Civiltà
pagnia di Gesù il 25 marzo 1851; morì Cattolica, con una trentina di originali
nel 1889 nel Collegio di Monaco Prin figure nuragiche in bianco e nero.
cipato. Scrisse la Vita di Virginia Cen
turione Brace/li, fondatrice del Rifugio del A. Ferrua
Monte Calvario, Genova, Arcivescovi
le, 1873, e la Vita del P. Federim Maria
Tornielli, Torino, Speirani, 1880. Ma L'Odegitria della rattedrale. Storia, arte,
la sua opera più importante è quella culto, a cura di NICOLA BUX, Bari,
che gli pubblicò il Giachetti di Prato Edipuglia, 1995, 16;, con 25 figg.
nel 1880 (è inesatto l'anno 1888 a p. 1) in parte a colori, L. 20.000.
col titolo .l"tudii recenti J'0Pfd i Nuraghi e
loro importanza. Questa in verità era 08qyéw significa mostro la via e bo
una seconda edizione, riveduta e cor deglretria è colei che mostra la via. Sto’
retta, di quanto egli aveva già scritto, ricamente tale nome è dato a una Ma
sotto il medesimo titolo, negli anni donna del monastero Costantinopoli
1885-87 nella Civiltà Cattolica, con le tano degli Hodegoi, le guide dei cie
stesse figure, nei volumi della serie chi, che nel tempo dell'assedio turco a
XIII 1, z, 4 e 5. Costantinopoli venne trasferita nella
.
SEGNALAZIONI 33 l
chiesa di San Salvatore in Chora e ivi della sua Tra.rlatio e sull’ultimo restau
distrutta. È il più classico tipo di Ma ro compiuto negli anni 1992-94. La
donna bizantina, largamente diffuso bellissima figura a colori della facciata
anche in tutta l'Italia meridionale. La della copertina ci presenta il quadro
vergine vestita di ricco manto purpu quale è dopo il restauro: le 23 figure
reo siede stringendo a sé col braccio delle pagine 141-155, in parte a colori,
sinistro il bambino Gesù benedicente, ci fanno conoscere i diversi stati in cui
indicandolo con la destra. Testimo venne a trovarsi l’immagine dopo i va
nianze sicure di un'immagine del ti ritocchi e rifacimenti e aggiungono
l’Odegitria venerata nella cripta della otto sigilli arcivescovili con immagini
cattedrale di Bari l'abbiamo solo nel della Madonna nel retto.
secolo XVI. Fu detta per molto tempo
Madonna di Costantinopoli e solo te A. Ferma
centemente ha recuperato il proprio
titolo di Odegitria, intorno agli anni
Trenta, in seguito alla settimana pro RAUL HILBERG, La distruzione degli
Oriente rbri.ttiano, che si svolse a Bari Ebrei d’ Europa, 2 voll., Torino, Ei
nel settembre del 1956. naudi, 1995, 1.585, L. 38.000.
Il laboratorio della Soprintendenza
ai beni artistici, storici e ambientali del Alla vastissima produzione storica
la Puglia ha compiuto negli anni sulla Sboab, lo sterminio degli ebrei
1991-94 un attento restauro del quadro durante la follia nazista, si aggiunge
dell'0dcgitria: è risultato che essa è quest'opera, tradotta ora in italiano,
opera cinquecentesca, compiuta forse ma apparsa la prima volta in inglese
su modello più antico e ritoccata due nel 1961 e poi ampiamente rifatta, do
secoli dopo. Il Bambino fu fatto com po l'apertura degli archivi dell'ex
pletamente nudo, con una collanina di URSS, in cui sono conservati moltissi
coralli, e tiene nella destra protesa una mi documenti tedeschi. Scopo dell’A.,
colombina: la destra della Madonna e nato in Austria, e fuggito per motivi
molto più bassa, posata sul grembo, la razziali negli Stati Uniti nel 1959, do
sua veste e rossa e il manto azzurro. ve ha insegnato, nel Vermont, sino al
Il Centro di studi storici della Chiesa 1991, è documentare e ricostruire l’in
di Bari ha organizzato in questa occa fernale macchina di sterminio messa
sione un seminario di studio l'1 1 mag in moto dai nazisti. Infatti, se le deci
gio 1992, reso agevole dal sostegno del sioni vennero prese da pochi capi, la
Capitolo Metropolitano della Cattedra realizzazione del piano fu resa possibi»
le e affidato a un componente del suo le dalla burocrazia e da una complessa
Comitato scientifico, don Nicola Bux, macchina organizzativa alla quale par
professore di teologia orientale e litur teciparono milioni di persone (e non
gia comparata nell’Istituto di Teologia certo solo le 55) e alle volte le stesse
ecumenica «San Nicola» di Bari. I lavo vittime. Militari, ferrovieri, impiegati
ti di questo seminario compaiono ora ecc. furono infatti ingranaggi indi
nel presente volume, che è l'11° degli spensabili del piano di sterminio, alle
«Studi e materiali per la storia della cui tappe intermedie le vittime finiro
Chiesa di Bari». Sono otto studi e due no talvolta per collaborare, non intra
appendici di autori diversi, tra cui na vedendo alcuna possibilità di fuga.
turalmente l'organizzatore prof. N. La miriade di documenti riportati
Bux, sulla storia del culto della Madon non lascia dubbi in proposito, provo
na di Costantinopoli a Bari e anche nel cando un doloroso interrogativo su co
resto della provincia, sui documenti me popoli civilissimi abbiano potuto
332 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
Della Sicilia antica, cioè anteriore al VITALIANO TIBERIA, I mosaici del XII
dominio romano, ha scritto ampia ruolo di Pietro Cavallini in Tanta Ma
mente Paolo Orsi e, dopo di lui, Bia ria in Trastevere. Restauri e nuove ipo
gio Pace i quattro volumi, Arte e fil/il te.ri, Todi (PC), EDIART, 1996, 234,
tà della Sicilia antira (Milano, 1955), con 52 figg. a colori e 64 in bianco e
che finora hanno fatto testo. L. Bema nero, L. 60.000.
bò Brea nel 1957 ha pubblicato a Lon
dra Siti/y before tbe Greel'u'~ R. Ross La basilica di Santa Maria in Tra
Holloway è un americano, docente stevere è una delle più antiche chiese
universitario, che nell’ultimo venten parrocchiali di Roma. Un titula: eretto
nio ha fatto varie campagne di scavi e da papa Callisto al principio del III se
di studi in Sicilia; nel 1991 ha pubbli colo fu trasformato da papa Giulio
cato il presente volume a Routledge (557-352) in una grande chiesa detta
presso R. Stoneman, volume che vie titalur Iii/ii et Callirti, di cui si sono
ne ora presentato dalla SEI di Torino trovati alcuni resti sotto l’odierna ba
in elegante veste italiana. silica: l’altare stava nel mezzo della
Il suo tema è, come abbiamo detto, chiesa e il popolo si adunava nelle na
la Sicilia prima della conquista romana, vi laterali. Questa basilica fu rifatta
in quanto ci è rivelata dagli scavi ar dalle fondamenta da Gregorio IV ver
cheologici di circa un secolo; ma l’A. so l'anno 828 e di nuovo, a un livello
ha ceduto alla grande attrattiva dell’ar più alto e in più vaste proporzioni, da
334 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
mune di Foggia riuscirono a mettere te, su diversi artisti del nostro Rinasci
un controllo agli scavi archeologici e mento. Anche questo esce contempo
soprattutto alle scoperte occasionali. raneamente da G. Braziller di New
Nel presente magnifico volume in York e dalla SEI di Torino.
4° della Banca del Monte di Foggia, Luca Signorelli nacque a Cortona
Marina Mazzei, con la collaborazione intorno al 1450 e vi morì nel 1525. Fu
“"’;'R'ÉE ‘ÉE:%E_É di una dozzina di altri studiosi, ci of discepolo di Piero della Francesca e
fre dapprima una storia degli inter lavorò lungo tempo a Firenze, ritraen
venti più o meno ufficiali degli ultimi do da quell’ambiente l'aspra fisicità
tempi e dei loro risultati intorno ai delle sue figure, l’interesse per l'anato
monumenti dell'antica Arpi. Quindi mia e il felice tratto nel disegno. I suoi
ci presenta gli ipogei della necropoli e affreschi che decorano la Cappella
in particolare quello di Ganimede e Nuova 0 Cappella di San Brizio nel
quello detto delle anfore, e soprattut braccio destro del transetto del duo
to quello della Medusa, nel vestibolo mo di Orvieto furono eseguiti tra il
del quale c’è un'iscrizione lunga cm 1499 e il 1504, proseguendo un'opera
30, di qualche secolo a. C., in dialetto cominciata dall’Angelico nel 1447, e
messapica, con lettere alte cm. 3-1,5 costituiscono una delle opere più affa
ARTOS PINAVE, cioè Artos dipinse, scinanti dell'arte rinascimentale.
illustrata in particolare dal dott. Carlo Brizio o Brietiu.r è un santo vescovo
De Simone alle pp. 211-212. di una città dell'Umbria al tempo di
La parte terza del volume tratta in Diocleziano, secondo Adone e il marti
generale delle architetture e dei mate rologio romano, festeggiato il 9 luglio:
riali impiegati nei sepolcri ipogei della forse è da riconnettere con il santo
Daunia, con speciale attenzione a Brim’u: o Brirtio vescovo di Tours, suc
quelli di Arpi e a quello della Medusa, cessore di san Martino, festeggiato il 9
cioè dei capitelli, degli stucchi, dei pa luglio. Il Signorelli nella volta ha finito
vimenti a mosaico, delle pitture parie l’opera dell'Angelico, con i restanti CO
tali, delle varie specie di ceramica e 11’ celestiali; nelle parti superiori delle
terrecotte, del vasellame marmoreo, pareti ha svolto i quadri della grande e
dei vetri, delle oreficerie, degli ossi, tragica fine del mondo: la predica del
delle armi e oggetti di uso domestico. l’Anticristo, la fine di questo mondo
Termina il volume con una copiosissi sensibile, la risurrezione della carne, i
ma bibliografia di pp. 555-548 a tre dannati che entrano nell‘lnferno, l’in
colonne, che testimoniano il grande coronazione degli eletti che entrano nel
interesse dimostrato dagli studiosi de Paradiso. Nelle parti inferiori delle pa_
gli ultimi 50 anni per i monumenti ned sono dipinti pensatori e poeti den
dell’antichissima Daunia. tro tondi e riquadri. Nella p. 19 con
elegante disegno geometrico della cap
pella di San Brizio il Riess ci fa vedere
JONATHAN B. Ru=.ss, Lara Signorelli. chiaramente quale posto occupino sul
La cappella di San Brigia a Orvieto), le sue pareti le singole scene descritte
Torino, SEI, 1995, 122, con 56 figg. in questo libro. Ogni tavola è accom
per lo più a colori e a piena pagina, pagnata nella pagina adiacente da un
L. 50.000. elegante e preciso commento sia for
male sia estetico.
Jonathan B. Riess è professore di Nella sopracoperta e riportata 21 co
Storia dell'Arte nell'Università di Cin lori la risurrezione della carne, che ri
cinnati negli Stati Uniti. Ha già pub torna per parti nelle tavole di pp. 55,
blicato diversi volumi, come il presen 57 e 59. Nella p. 2 c'è I’Infemo, un
336 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
particolare della tavola di p. 67. Nella settimo: «Conclusioni», tutt'e due dello
p. 1 c'è tutto il duomo di Orvieto, vi stesso Casetti, si adegua a livello di
sto dall'esterno. Nella p. 117 c'è un quanti, in genere, si occupano (e si
utile glossario dei termini tecnici usati preoccupanol) del vicendevole impatto
nella descrizione dei monumenti pit socio-culturale (di mantenimento o in
torici. Nel risvolto della copertina c'è novativo?), tra una TV diventata ormai
l'elenco di altri cinque simili volumi «ospite fisso» di ancora (più o meno)
su altrettanti grandi artisti italiani già tradizionali italiani nuclei familiari.
pubblicati dal nostro A. e due in pre Non apocalittico, né integrato, egli
parazione su Piero della Francesca ed può scrivere: «La conclusione di queste
Ambrogio Lorenzetti: tutti famosi ricerche è che i giornali, il cinema e, in
pittori come Luca Signorelli. primis, la televisione non hanno tutte le
“colpe” che sono spesso loro attribui
te. Più che operare in prima persona,
«Mass Media.» - Informatica portano allo scoperto quello che nel
l'ambito domestico è latente; favori
a cura di E. BARAGLI scono il nascere di complicità o di con
flitti; di responsabilità 0 di fughe, ma
solo se già trovano un terreno predi
L'ospite fisso. Televisione e mass media nelle sposto; svolgono funzioni di supplenza
famiglie italiane, a cura di FRANCESCO quando incontrano vuoti, mentre la lo
CASETI'I, Cinisello Balsamo (MI), San ro azione rimane circoscritta quando si
Paolo, 1995, 257, L. 28.000. inseriscono in tessuti forti» (p. 17).
Come si vede, pur nella sua validità
Promossa dal milanese CISF (Centro metodica, la ricerca approda a esiti
Internazionale Studi Famiglia) e da piuttosto ridotti rispetto all'attuale,
quattro altri enti interessati alla comu complessa ed evolutiva, problematica
nicazione televisiva; ideata e diretta da etnoculturale ed eticosociale della te
Fr. Casetti, docente all'Università di levisione, ormai fagocitata nella mul
Trieste e alla Cattolica di Milano; con timedialità telematica. Essa, infatti, si
dotta da sei esperti, quasi tutti operanti limita alle vere «famiglie», cioè ai
nella stessa: tra il gennaio 1995 e il set (sempre meno numerosi) nuclei do
tembre 1994 si è svolta una ricerca sul mestici saldi, fecondi e di almeno me
comportamento televisivo di 32 fami dia cultura; e, per giunta, a famiglie
glie italiane, diverse per composizione particolarmente interessante ai modi
del nucleo domestico, per livelli so d'uso della televisione, in quanto con
cio-culturali e per collocazioni geogra sapevoli oggetto della ricerca e inter
fiche: Milano e Rimini per l'Italia set vistati in argomento. Probabilmente a
tentrionale, Brindisi e Pozzallo (R6) risultati meno rincuoranti condurreb
per quella meridionale. Questo volume bero inchieste condotte su «conviven
ne raccoglie gli atti, i dati e gli esiti. ze» che di «famiglia» spesso hanno «»
Nei cinque capitoli del corpus centrale, se l'hanno! - soltanto il nome.
nell'appendice metodologica e con le
conclusive esemplari indicazioni bi
bliografiche, fornisce un eccellente ALDO MARIA VALLI, A noi la linea. La
modello di rigorosa indagine etnogra televisione in famiglia, Milano, Ares,
fica a livello universitario o, comun 1995, 155, L. 24.000.
que, per «addetti ai lavori». Mentre col
primo capitolo - «Quasi di casa. Mass Pur nelle sua modestia editoriale, tre
media, televisione e famiglia» - e col risorse personali dell’A. lo accreditano
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA 337
tra le guide più pratiche e valide in ar» risorse globali di informazioni e colla
gomento. La risorsa professionale di borazione a oltre 20 milioni di
giornalista televisivo: egli è vice capore persone [...] negli Stati Uniti, Canada,
dattore al Tg3; quella di padre di farmi Messico, Europa, Russia, Cina, Singa
glia, con tre figli, per la loro giovane età pore, Australia e Nuova Zelanda». E
ancora tele-novizi; e specialmente quella la Santa Sede? Un comunicato stampa
di una visuale del teleutente da formare informa che la stessa, il 24 novembre,
e da difendere, prima e soprattutto, qua‘ aveva deciso di parteciparvi; e, di fat_
le integrale «persona umana»: educata, to, presto col D0rnain VA (Vaticano
cioè, a scelte personali e sociali sempre Cfr p. 86), suoi Dicasteri, Uffici e or
consapevoli per adeguata informazione, ganismi collegati (Musei vaticani, Bi
e responsabili per retto senso morale. blioteca, Govematorato ecc.) potran
Così lo stile espositivo è interlocutorio no mettere in rete: file: (Cfr p. 109), te
familiare; situazioni, problemi e propo sti, immagini e suoni; e sulle Honlepa
ste vengono coordinate e svolte in un’ ger (Cfr p. 158) vaticane saranno dispo
unica struttura espositiva. Infine - par nibili i bollettini della Sala stampa e
ticolare non frequente in guide del ge del Vatiean Information Servire, il Ra
nere » rilievi e proposte culturali ed diogiorna/e della Radio Vaticana, l’An
eticosociali, più che alla qualità dei nuario della Santa Sede; quindi anche
«contenuti/messaggi» della televisione, i documenti del Santo Padre e dei vari
si interessano soprattutto all'impatto Dicasteri; nonché il servizio postale
psicosocio-culturale proprio della tele« E. mail (cfr p. 96).
visione quale linguaggio-comunicazio Per quanto straordinario, l’inciden
ne icono-sonora, che impone al teleu te resta un semplice episodio della
teme una fittizia gradevole «realtà vir globale rivoluzione socioculturale
tuale», a discapito della concreta vissuta condizionata dall'invasione della tele
realtà quotidiana. Di qui l’opportuna ri matica, ormai in tutte, si può dire, le
vendicazione «A noi la linea!» (e: A noi attività umane, e perciò anche dei re
il telecomando!) da parte delle famiglie lativi linguaggi; ai quali perciò occor
che intendano vivere, e far vivere ai re iniziarci, se non vogliamo restare
propri figli, un’esistenza non alienata erranti, analfabeti, dal dialogo sociale.
nella droga della «realtà virtuale». Meritano quindi gratitudine le guide
che ne provvedono i relativi lessici.
Tra i quali spicca il professore d’infor
AGNELLO GALLIPPI, Internet. Parola per matica presso l’Università di Macerata
parola, Milano, Tecniche Nuove, A. Gallippi, del quale i nostri lettori
1995, 291, L. 25.000. conoscono già Glo.r.rario d’inforrnatira
(cfr Civ. Calt. 1986 V 206) e Dizionario
Nelle pagine I 5 i-152 di questo d’infornlatiea (ivi, 1994 Il 516). Ed ecco
glossario si precisa che «Internet, con oggi questo suo Parola per parola, pri
lai minuscola, indica qualsiasi insieme mo dizionario inglese-italiano su In
di reti di computer che siano collegati tcrnet, contenente «le traduzioni, le
per mezzo di protoeol (cfr p. 22;) co spiegazioni e spesso l'origine di circa
mune; mentre, con la I maiuscola, de mille termini più in uso presso il po
nomina la emergente rete informatica polo delle reti, oltre ai consigli utili
mondiale costituita da migliaia di reti per orientare i “novizi”, e alle princi
fisiche, che si possono scambiaredati pali abbreviazioni in un linguag
per mezzo del protoeollo TCP/IP (cfr p. gio mantenuto il più possibile sempli
259). Il risultato è un gbergbaee (Cfr p. ce, in un tentativo di equilibrio tra
71) «che dall’inizio del 1995 fornisce comprensione e rigore» I).
338 SEGNALAZIONI
con chiarezza ciò che conosciamo cir z’altro la comparsa dell'uomo. Nel
ca la psiche umana e belluina. Mette in l’evoluzione ci sarebbe stato dapprima
evidenza che mentre uomo e animali un lento e graduale perfezionamento
hanno in comune le facoltà sensitive delle facoltà sensitive, ma, a un certo
(sensazioni, memoria, immaginativa, punto, si sarebbe verificato un salto
estimativa e altro), benché in forma e essenziale con la comparsa delle facol
grado diverso, solo l'uomo gode del tà intellettive, ossia dell'anima spiri
l'intelligenza e della libera volontà che tuale. L'opera è pregevole per la chia
sono facoltà spirituali. Donde il lin rezza dell'esposizione, la precisione
guaggio-sirnbolo, che implica la spiri dei dati, la solidità della dottrina.
tualità. Gli animali non l'hanno. Si ar
restano al linguaggio-segnale, che im V. Marroggi
porta solo la memoria sensitiva. Dopo
aver esposto ciò che si osserva in na
tura a tale proposito, l’A. espone i va VINCENZO INSOLERA, Sequela e Servi
ti esperimenti, compiuti negli Stati gm~ La Comunità di Vita CriJ/iana,
Uniti, per insegnare agli antropoidi il Roma, CVX, 1995, 79, L. 6.000.
linguaggio umano. E, poiché questi
non hanno la parola, gli sperimentato Segnalando ai nostri lettori (cfr Civ.
ri si servirono del linguaggio dei muti Cab‘. 1995 I 424), per la settima volta,
e di macchine con tasti. Gli esperi pubblicazioni dell'A. prossimo ai 90
menti sono quelli dei coniugi Gard anni, potevamo ritenere che fosse l'ul
ner, con lo scimpanzé Washoe; dei co tima. Eccolo, invece, più che mai atti
niugi Premack con lo scimpanzé fem V0, con un nuovo contributo alla co
V. Gill,
mina puredicon
Sarah; D. uno scimpanzé fem
M. Rumbaugh e noscenza di quelle che per quattro se
coli hanno splendidamente operato
mina Lana e da altri. Infine sono ri nella Chiesa e nel mondo come «Con
portati gli esperimenti di H. S. Terra gregazioni Mariane», passate, in que
ce, professore di Psicologia alla Co sto postconcilio a «Comunità di Vita
lumbia University, con lo scimpanzé Cristiana». Ci regala un libretto ele
Nim. L'esposizione è chiara e ricca di gante e sostanzioso, che, memore del
osservazioni acute e pertinenti. Le le sue imprese passate, prepara e impe
conclusioni sono ben diverse da quel gna nella rievangelizzazione mediante
le che alcuni degli sperimentatori in la sequela e il servizio a Cristo nella
un primo tempo avevano proposto e Chiesa e nel mondo, nel respiro degli
poi ritrattato. Gli antropoidi non ap E.Ierrigi ignaziani e nell’affidamento
prendono il linguaggio umano. alla Madonna. Utile complemento sto
Riguardo ai dati paleoantropologi rico, giuridico e ascetico la finale bi
ci, concernenti Horno babili: e Homo bliografia essenziale.
ereetur, l’A. distingue quelli certi da
quelli dubbi. Ritiene che la lavorazio E. Barag/i
ne grezza degli utensili e l'accensione
del fuoco, in certi modi, non importi
no l'intelligenza astrattiva (facoltà spi CARLA CASALEGNO, Le più grandi storie
rituale); può essere sufficiente l'intelli di amore di tutti i tempi, Casale
genza pratica o estimativa, che e co Monferrato (AL), Piemme, 1995,
mune agli animali superiori. L'intelli 188, L. 40.000.
genza astrattiva si richiede invece nel
l’invenzione di riti religiosi o anche L'A., docente di materie letterarie in
magici. La loro presenza attesta sen un liceo classico di Torino, tra l'altro ha
342 SEGNALAZIONI
P. Di Girolamo E. Bang/i
DISCHI 343
DI.S‘CHI
a cura di G. ARLEDLER
Collegio degli .trrittori de «La Civiltà Gatto/ira»: Gianl’aolo Salvini 5.1. (direttore),
Giuseppe De Rosa S.I. (vicedirettore), Michele Simone S.I. (caporedattore), Guido
Valentinuzzi S.I. (tegretario), Virgilio Fantuzzi S.l., Paolo Ferrari da Passano S.I.,
Angelo Macchi S.I., Giovanni Marchesi S.I., Giandomenico Mucci S.I., Piersan‘
dro Vanzan S.l.
Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 594/48 del 14 settembre 1948 - Sped. in abbonamento posflk 50%
31%.n._n-
Collegio degli rerit/ori de «La Civiltà Collo/fax»: Gianpaolo Salvini S.I. (direttore),
Giuseppe De Rosa S.I. (vicedirettore), Michele Simone S.l. (mporedattore), Guido
Valentinuzzi S.I. (regretario), Virgilio Fantuzzi S.I., Paolo Ferrari da Passano 5.1.,
Angelo Macchi S.I., Giovanni Marchesi S.I., Giandomenico Mucci S.I., Piersan_
dro Vanzan S.I.
Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 594/48 del I4 settembre 1948 - Sped. in abbonamento postale ‘0%
Finito di stampare il 1 agosto I996
SO.GRA.RO. » SOCIETÀ GRAFICA ROMANA S.p.A. - via I. Pettinengo 59 v ooI;9 Roma - tel. 0454i4‘
OPERE PER VENUTE
NOTA. Non è possibile dar conto delle molte opere che ci pervengono. Ne diamo intanto un
annuncio sommario, che non comporta alcun giudizio, e ci riserviamo di tomarvi sopra secondo
le possibilità e lo spazio disponibile.
I‘?
37
,65)?
LA QIVILTA‘
CATT()LICA
umv.orìiiutzn.
"(W 14 1396‘
CUFIFIENT SEFIlALS
La concezione di Dio nel Corano - Il contributo
dei cattolici all’unità europea - Internet: espe
rienze di due gesuiti astronomi - La vita di
Giuseppe Capograssi: l’incontro con la moglie,
Giulia - Volontariato e Sacra Scrittura - Mi
granti, rifugiati e diritto alla riunificazione
delle famiglie - La terza visita del Papa in Ger.
mania - Il fenomeno dell’alcolismo in Italia -
Un film su Edith Stein: «La settima stanza»
3509
LA CI VI LTA‘ CATTOLICA
«Beatus populus. cuius Dominus Deus eius»
SOMMARIO
EDITORIALE
345 Dio nel Corano
ARTICOLI
359 H. Delétraz, Il contributo dei cattolici all’unità europea
373 G. Consolmagno - Ch. Corbally. Internet: esperienze di due ge
suiti astronomi
384 G. Mucci - R. Paciocca, La biografia di Giuseppe Capograssi fi
no al 1938. Il. L’incontro con Giulia
391 L. Alonso Schò'kel. Volontariato e Bibbia
NOTE E COMMENTI
401 G. Salvini. Mobilità umana e precarietà. Il caso dei rifugiati e
quello della riunificazione delle famiglie
CRONACHE
413 Chiesa: G. Marchesi, La terza visita di Giovanni Paolo II in Ger
mamo
423 Italia: 6. De Rosa, L'alcolismo in Italia
ABBONAMENTI ITALIA: un anno L. 90.000; due anni L. l60.000; tre anni L. 230.000:
un semestre L. 50.000: un quaderno L. 7.000. ESTERO (via superficie): un anno S 110; due
anni S 200: tre anni S 280; un quaderno S 10. I versamenti possono essere effettuati: a)
tramite il conto corrente postale n. 588004. intestato a La Civiltà Cattolica, via di Porta
Pinciana, I - 00187 Roma; b) sul c.c. bancario n. 8974] de La Civiltà Cattolica presso Rolo
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ma, letl. e), DPR. 633/l972 e successive modifiche]. Direzione, ammin. e gestione della
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@ Unione Stampa Periodica Italiana - ISSN 0009-8167
LA CIVILTÀ CATTOLICA
Sommario del quaderno 3509 (7 cettembre 1996)
Editoriale. DIO NEL CORANO - Nell’editoriale si spiega il nome dato a Dio nel
l’islàm: Allih. Se ne mettono in rilievo i caratteri essenziali: l’unicità e la libertà assoluta Si
parla poi dei rapporti, nell’islàm, tra Dio e l’uomo, e l'uomo e Dio. Dio è creatore dell'uomo,
è misericordioso e provvidente, eastiga gli «infedeli», ma premia col Paradiso i «credenti».
L'uomo nei riguardi di Dio è «servo» e deve «temerlo» ed essergli «sottomesso». Nel Corano
si parla anche dell’amore di Dio per gli uomini (ma per i «credenti», non per i megatori»).
Tuttavia l'assoluta trascendenza di Allah impedisce che tra Lui e i «credenti» si stabilisca un
rapporto di intimità profonda e di comunione sia in questa vita, sia nell'altra. Perciò l’islàm
non ha visto con favore l'esperienu mistica dei ridi, che pure si è sviluppata in esso in misura
notevole; il cristiano d'altronde, leggendo il Corano, si trova a disagio, sentendo la distanza
che separa Allah, il Dio «lontano», dal «Dio con noi», che è il Dio di Gesù Cristo.
La Civiltà Cattolica I996 III 345-358 quaderno 3509
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per em1ssium- di I'11flurv 1‘ nnuu'ulu 11 uwtpn-mlrlm
Telefax 06/3217808
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I Illlll\| \lmh‘lli 1 le I\II'IIIÌIDIIÌ I\;:
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LA BIOGRAFIA DI GIUSEPPE CAPOGRASSI FINO AL 1938. Il. L’incontro
con Giulia, di Giandomenico Mucci S.I. - Raffaele Paciocca - Nella biografia di Giu
seppe Capograssi (1889-1956), l’insigne filosofo del diritto e umanista cattolico del quale
ricorre quest'anno il quarantesimo anniversario della morte, occupa un posto centrale la
figura di sua moglie, Giulia Ravaglia (18924975). L'articolo la presenta sulla base di
quanto di lei scrisse il marito e dicono i testimoni superstiti, i quali sono concordi nell'af
fermare che i due coniugi vivevano in simbiosi spirituale e culturale, sereni e affabili con
tutti. L'articolo segue quello già pubblicato (cfr Civ. Catt. 1996 III 151-140) sulla giovi
nezza e la prima formazione del filosofo e precede un successivo e ultimo articolo che ri
costruirà la sua carriera di professore universitario fino al 1958.
La Civiltà Cattolica 1996 III 386-19” quaderno 3509
CRONACHE:
Vito Magno
V. Magno
Un po‘ di... Dio
Cronaca e vangelo
attraverso la nota rubrica radiofonica
«Ascolta si fa sera»
Fleirgrone, pag 240, L 25 000
Oltre due anni (gennaio 1994 - primavera 1996) di riflessioni settimanali trasmes
se dalla Radio italiana nella rubrica Asco/fa si fa sera. ,
L'ipotesi di base è che c'è un po‘ di... Dio in tutto quello che avviene. Si tram
di tracce minime ma chiare di una presenza che, a prima vista, sembrerebbe
improbabile, solo che si pensi a tragedie come quella di Sarajevo 0 qUe|la _
Rwanda, a temi come quello della condizione femminile e come quelli della fami
glia e della procreazione. Eppure proprio la dove fatti e discorsi paiono scartare
a priori la presenza di Dio, Egli sfida le nostre categorie e svela il suo «VOIÌO”»
ITALIA: L'alcolismo in Italia, di Giuseppe De Rosa S.I. - Servendosi di numerosi
studi e ricerche sull’alcolismo in Italia, la cronaca informa i lettori su questo grave pro
blema. Spiega anzitutto che cos’è l’alcolismo, ricordando che, come afferma l’Organizza
zione Mondiale della Sanità, esso è una «malattia progressiva, irreversibile e mortale»,
per poi chiedersi che cosa spinga una persona all’abuso dell’alcool. Passa quindi a esami
nate la situazione del consumo dell’alcool in Italia, servendosi di un’indagine della Doxa,
con un particolare accenno all’uso che ne fanno i giovani. Parla del consumo «eccedenta
rio» dell'alcool, che conduce all’alcolismo cronico. Rileva infine l’inutilità del proibizio
nismo e auspica la diffusione delle associazioni di recupero degli alcolisti, come pure
l’approvazione di una legge che limiti la pubblicità televisiva dei superalcolici.
la Civiltà Cnn‘oliu I996 III ‘Lì-(‘91 quaderno 3509
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA:
Abou S. 435 - Bechtel G. 444 - Bianchi G. 440 - Bonhoeffcr D. 444 _ Bramato F. 458 -
Chapelle A. 442 - Danuvola P. 445 - Diritti umani 445 - Eisenman R. H. 454 - Herdonia
441 « Jucci E. 434 - Mertens 441 - Monaco F. 445 - Nuove (Le) relazioni indm'irin/L'pri
1m‘ I‘ÌJ’Il/ldli eprorpetliife 440 - Pellegrini A. 459 - Penzo G. 456 - Pisciotta P. 445 - Piso A.
457 - Pizzi P. 445 - Qurrah T. A. 445 - Uboldi R. 446 - «Vita ffllll'tfl'dla» 442 - Welte B.
456 _ Wise M. 454
FILM:
1896-1996
SOCIETÀ’ CATTOLICA DI ASSICURAZIONE
nelle librerie cattoliche
IL DIALOGO
TRA LE RELIGIONI
Gli editoriali della Civiltà Cattolica
Presentazione di
EDITRICE ELLE DI CI -
LA CIVILTÀ CATTOLICA
J
in corso di stampa
IL SINODO
DEI VESCOVI
IX ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
(2-30 ottobre 1994)
La vita consacrata
e la sua missione
nella Chiesa e nel mondo
‘ \l
"a TRASMISSIONE
*""';"
i t
DATI
" CI sono nuove strade
per far vlagglaro I datl.
Senza traf'flco,
senza Ilmltl dl volocltà.
Un tempo le fabbriche erano collegate alle
stazioni ferroviarie dai binari. cosi le mate«
rie prime e i prodotti finiti potevano viag
giare più velocemente. Oggi materie prime
a prodotti finiti. per la maggior parte delle
Aziende, si chiamano dati e informazioni.
E quel binari. sempre più indispensabili, li
chiamano in modo piu tecnologico: ITAPAC.
C‘LAN. INTERBUSINESS. ATM. Sono le nuove
strade che vi permettono di trasmettere le
informazioni In tempo reale. aggiungendo
qualità al vostro lavoro. È proprio per per
lare di qualità che Telecom ltaiia ha creato
Manager. il sistema che gestisce tutto le
telecomunicazioni delle Aziende. Manager è
il servizio di Outsourclng che VI libera da ogni
problema tecnico e organizzativo. mettendo
a vostra disposizione un esperto con cui soe«
gliene le soluzioni più giuste U lai
per la vostra Azienda. Anche
per la trasmissione dei dati.
EDITORIALE
Per parlare del posto di Dio nell’islàm e del modo in cui il suo
mistero e vissuto dai musulmani, non possiamo non iniziare nella
maniera in cui inizia il Corano, la «recitazione» (al-Qur‘eîn): «Nel
nome di Dio, clemente e misericordioso! Sia lode a Dio, il Signore
del Creato, _ il Clemente, il Misericordioso, _ il Padrone del di
del Giudizio! - Te noi adoriamo, Te invochiamo in aiuto: -’ gui
daci per la retta Via, «- la via di coloro sui quali hai effuso la Tua
grazia, la via di coloro con i quali non sei adirato, la via di quelli
che non vagano nell'errore». Infatti, in questa tira (il Corano e di
viso in 114 capitoli detti reîra, ognuna delle quali è divisa in a'ja't,
cioè versetti), che è insieme una professione di fede, un inno di Io
de e una preghiera, e che per tale motivo è recitata all'inizio della
ra/Et (la preghiera rituale, che ogni fedele ha l'obbligo di fare cin
que volte al giorno), di ogni azione importante e al momento della
morte, 'è contenuta'in germe la concezione che di Dio ha l’islàm.
Questa prima euro‘ del Corano e chiamata al-Fa'tiba (1'Aprente),
non solo perché «apre» il Corano, ma anche perché «apre» l’animo
del murlim («dato ad Allah», cioè di colui che si abbandona con fi
ducia ad Allah) a sottomettersi alla volontà del Misericordioso (ar
Rabmdtt) e del Clemente (ar-Rabîm). Infatti tutta la vita, religiosa e
sociale, pubblica e privata del credente in Allah si svolge nella
«sottomissione» (ix/dm) ad Alliih, il quale, per mezzo del suo invia
to Muhàmmad, nel Corano ha indicato la «retta via».
* * *
Chi è, dunque, Dio nell'islàm? Il nome _ Allah - viene da
quello di «dio» (17%) in uso presso gli arabi preislamici (cfr i nomi
semitici di Dio: ’el, ’elodl1), a cui è stato premesso l’articolo al: così,
fisico e carnale e quindi ritiene che i cristiani credano che Gesù sia il
figlio carnale di Dio: questo, per lui, è lo scandalo supremo, perché
«non è da Dio prendersi un figlio» (s. 19, 55): «I giudei hanno detto:
‘Uzzyr (Esdra) iii figlio “di Dio!” e han detto i cristiani: “Il Cristo è
il figlio di Diol”. Questo dicono con la loro bocca imitando il dire
di coloro che prima di loro ripugnarono alla Fede. Dio li maledica!
In quale grave errore sono caduti! Si sono presi i loro dottori e i lo
ro monaci e il Cristo figlio di Maria come “Signori” in luogo di
Dio, mentre erano stati esortati a adorare un Dio solo: non c’è altro
Dio che Lui, glorificato ed esaltato oltre quel che a Lui associano.
Vorrebbero spegnere la Luce di Dio con gli aliti della loro bocca,
ma Dio non lo consente: Egli vuol rendere perfetta la sua Luce, an
che se vi ripugnino gli empi» (s. 9, 30-52).
In realtà, per Muhaîmmad, Gesù è soltanto «un semplice servo
(‘abd) di Dio»: «0 Gente del Libro! Non siate stravaganti nella vo
stra religione e non dite di Dio altro che la Verità! Ché il Cristo
Gesù figlio di Maria non è che il Messaggero di Dio, il suo Verbo
che Egli depose in Maria, uno Spirito da Lui esaltato. Credete in
Dio e nei suoi Messaggeri e non dite: “Tre”! Basta! E sarà meglio
per voi. Perché Dio è un Dio solo, troppo glorioso e alto per avere
un figlio! Cristo non ha disdegnato di essere un semplice servo di
Dio» (s. 4, 171-172). Muh’immad nega esplicitamente la divinità di
Gesù, chiamando i cristiani «empi»: «Certo, sono" empi quelli che
dicono: “Il Cristo, figlio di Maria, è Dio”, mentre il Cristo disse:
“0 figli d’Israele! Adorate Dio, mio e vostro Signore”. E certo
chi a Dio dà compagni, Dio gli chiude le porte del paradiso: la sua
dimora è il Fuoco, e gli ingiusti non avranno alleati. E sono empi
quelli che dicono: “Dio è il terzo di Tre”. Non c’è altro Dio che
un Dio solo, e se non cessano di dire simili cose un castigo crudele
toccherà a quelli di loro che così bestemmiano. Il Cristo figlio di
Maria non era che un Messaggero di Dio, come gli altri che furono
prima di lui, e sua madre era una santa, ma ambedue mangiavano
cibo» (s. 5, 72-75). Probabilmente Muhaîmmad, avendo sentito che
i cristiani credevano nella Trinità, pensa che la Trinità sia compo
sta da Dio, da Gesù e da Maria: «E Quando Dio disse: “0 Gesù,
figlio di Marial Sei tu che hai detto agli uomini: ‘Prendete me e
mia madre come dei oltre a Dio’”? E rispose Gesù: “Gloria a Te!
Come mai potrei dire ciò che non ho il diritto di dire?”» (5. 5, 116).
***
si2i Dio è un Dio solo» (s. 16, 21). «Dio! Non c’è altro Dio che Lui,
«ché l’Iddio a cui appartengono i nomi più belli» (s. 20, 8). Il secondo
ma: carattere essenziale è la sua assoluta libertà: Egli può fare quello
io: che vuole e nessuno può chiedergli conto di quello che fa: «Egli
-.-»pgQ_ -q,_ìÉ-= perdona chi vuole e tormenta chi vuole. A Dio appartiene il domi
nio dei cieli e della Terra e dello spazio fra essi. Dio è sovra ogni
cosa potente» (s. 5, 17.19). Osserva A. Bausani: «11 Dio coranico
può anche cambiare idea, abrogare quello cha aveva detto poc’an
zi; anzi, generalmente, quasi tutte le prescrizioni coraniche, quasi a
voler sempre rammentare questa libertà di Dio, sono corrette da
frasi che suonano “a meno che Dio non voglia altrimenti” e simili.
Quindi è inesatto parlare di “fatalismo coranico”: si bene bisogna
parlare di libertà assoluta di Dio e di dipendenza totale dell’uomo
dall’unico e vero motore ed attore dell’universo» (A. Bausani, Il
Corano, Firenze, Sansoni, 1955, LVIII).
Infatti Dio «fa entrare chi vuole nella sua misericordia» (s. 42,
8), «travia chi vuole e dirige chi vuole» (s. 55, 8). «A Dio appartie
ne il Regno dei cieli e della terra, Egli crea quel che vuole, concede
a chi vuole femmine, concede a chi vuole maschi, oppure appaia
assieme maschi e femmine, e rende chi egli vuole sterile. Egli è sa
piente possente» (s. 42, 49-50). In realtà, per il Corano, Dio fa tut
to: non esistono le «cause seconde». L’uomo non è libero: egli
«non può volere nulla se non lo vuole Dio» (5. 29, 29).
In terzo luogo il Dio coranico è «creatore dei cieli e della terra»,
«che aggiunge al Creato ciò che egli vuole», e che ha creato tutto
con perfezione: «Colui che creò sette cieli l’uno sull’altro, e tu non
puoi scorgere nella creazione del Misericordioso ineguaglianza al
cuna. Volgi in alto la vista: vedi tu fenditure? E \Îolgi ancora in al
to due volte la vista: tornerà a te la vista affaticata e stancata» (s.
35, I; S- 57, 3-4)
***
e gli uomini c’è una distanza infinita, che nel cristianesimo è col
mata dall’Incarnazione del Figlio di Dio, il quale, facendosi uomo,
unisce Dio all’uomo e l’uomo a Dio, facendo di Dio il Padre degli
uomini e degli uomini i figli di Dio. Per l’islàm, che rifiuta l’Incar
nazione come la più grave bestemmia contro Dio, Allah nonè
«Padre» e gli uomini non sono «figli», ma Allah è il «Padrone», il
«Signore» e gli uomini sono suoi «servitori», nei riguardi dei quali
egli non ha nessun «obbligo».
Scrive A. Bausani, parlando della teologia musulmana, codificata
da Al-Ghazzzîli (T un): «Dio, dice esplicitamente Gazziili, può libe
ramente tralasciare di imporre obblighi ai suoi servi, o è ugualmente
libero di imporre loro obblighi che sia loro impossibile di eseguire,
può farli soffrire senza peccato e premiarli senza merito. Ha diritto a
imporre agli uomini obblighi la cui esecuzione sia loro possibile e
obblighi la cui esecuzione sia loro impossibile. Dio non è nemmeno
obbligato a far quel che è più convincente per i suoi servi. Gazzilî
aggiunge ancora che Dio non è in alcun modo obbligato a premiarei
buoni per le buone azioni e a castigare per le colpe. Il premio è atto
puramente gratuito di Dio, a cui l’uomo non ha alcun essenziale di
ritto» (A. Bausani, L’Ir/am, Milano, Garzanti, 1987, 25 s).
***
in Lui» (s. 5, 159). «Dio ama quelli che lo temono» (s. 9, 4.7). «Se
veramente amate Dio, seguite me e Dio vi amerà e vi perdonerà i
vostri peccati, perché Dio è indulgente, pietoso. Obbedite a Dio e
al suo Messaggero, e se voi gli volgeretc le spalle, sappiate che Dio
non ama i negatori» (s. 3, 51-52). «0 voi che credete! Se qualcuno
di voi rinnega la sua religione, ebbene, Dio susciterà uomini che
egli amerà come essi ameranno Lui, umili con i credenti, fieri con i
miscredenti, combattenti sulla via di Dio» (s. 5, 54). Sarebbe, per
ciò, falso dire che il Corano ignora l'amore di Allah per gli uomini
e degli uomini per Allàh, anche se l'amore di Allah è soltanto per i
«credenti» e non per i «negatori», che sono in primo luogo gli ido
latri e poi anche gli ebrei e i cristiani, dichiarati in maggioranza
«empi» e bestemmiatori, perché danno un figlio a Dio!
Tuttavia l'assoluta trascendenza di Allah impedisce che tra Dio e
i «credenti» si stabilisca un rapporto d’intimità profonda. Allàh ha
pietà e clemenza per la debolezza degli uomini peccatori, che si pen
tono delle loro colpe e credono nel messaggio che Egli trasmette lo
ro per mezzo del suo messaggero, Muhzîmmad, e nei Segni, il più
grande dei quali è il Corano, il quale non solo è «ineffabile», perché
«è un Libro possente, al quale la Vanità non s’accosta, né davanti,
né dietro, Libro rivelato da un Savio, Degno di Lode» (s. 16, 41
42), ma è anche inimitabile, tanto che «se pur si adunassero uomini
e ginn per produrre un Corano come questo, non vi riuscirebbero,
anche se s’aiutassero l’un l’altro» (s. 17, 88). Ma Allah non entra in
comunione con gli uomini: Egli parla loro solo attraverso Muhim
mad. A loro volta, gli uomini hanno fiducia in Allah e si abbando
nano a Lui; ma non possono entrare in comunione di amore con
Lui, né in questa vita né nell'altra. L’amore di Allah non è perciò
della stessa natura della carità, virtù teologale, che è partecipazione
all’agape divina. L’islàm ignora la divinizzazione dell'uomo e la real
tà del soprannaturale. Il Paradiso infatti consiste non nell'unione
con Dio, ma nel godimento di beni molto simili a quelli di questo
mondo, anche se la descrizione della felicità del Paradiso fatta dal
Corano va intesa, probabilmente, in senso simbolico.
In altre parole, il Corano non incoraggia l’esperienza mistica, da
un lato, e, dall'altro, non è favorevole all’ascetismo. Per quanto ri
guarda la vita e le pratiche ascetiche, è detto nel Corano (s. 5,
87-88): «0 voi che credete! Non privatevi, come fossero illecite,
delle buone cose che Dio vi ha reso lecite, senza però passar la mi
sura, ché Dio non ama i trasgressori. Mangiate delle cose lecite e
buone che Dio vi dà provvidente e temete quel Dio in cui credete».
356 DIO NEL CORANO
La C[viltà Cattolica
ARTICOLI
tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola,
perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Cv 17,20-21),
5) Infine, secondo l’invito di Giovanni Paolo Il, l’adattamento
dello sforzo di evangelizzazione al nuovo contesto europeo. A tal
fine la Chiesa deve rivedere il suo contenzioso con la modernità.
La riabilitazione di Galilei segna un passo in tal senso; ma, tra Ga
lilei e noi, rimangono ancora vari secoli di incomprensioni e di
ipoteche da eliminare. Al Concilio Vaticano 11, sotto l’impulso
dello Spirito Santo, la Chiesa cattolica ha operato il suo «aggiorna
mento»; ma quante sclerosi istituzionali e quanti attaccamenti di
identità 0 autoritari, quante diffidenze e sospetti paralizzano anco
ra lo slancio missionario e impediscono che il Concilio produca
tutti i suoi frutti nella società europea in questo scorcio della mo
dernità. Soltanto quando volgerà uno sguardo sereno ed evangeli
camente critico sulla modernità, la parola della Chiesa ritroverà la
sua credibilità nelle società occidentali. Soltanto dopo avere valu
tato in una maniera giusta la crisi contemporanea della modernità,
lo sforzo di evangelizzazione della Chiesa porterà i suoi frutti nel
contesto nuovo della post-modernità. .
Concludendo, il contributo della Chiesa all’unità dell’Europa è
molteplice: esso si esercita il più delle volte indirettamente in manie
ra diffusa nell’opinione pubblica. Mancando una dottrina europea,
l’apporto della Chiesa cattolica si concentra su un’analisi dei valori
spirituali, etici e culturali operanti in Europa. La Chiesa - è vero
- tende a dare fiducia agli attori della costruzione europea nelle
sfere molto tecniche degli affari europei, in particolare nel campo
dell’economia. Ma le prese di posizione ecclesiali, spesso percepite
come dedotte da principi generali poco attenti alla complessità delle
situazioni concrete, non guadagnerebbero se adottassero un proces
so più induttivo e ‘più vicino allo stato concreto della costruzione
europea? In altri termini, la fede non dovrebbe stimolare i cristiani a
porsi in ascolto dello Spirito all’opera in Europa e a considerare il
loro posto e ruolo nell’Europa di oggi a partire da questa contem
plazione e analisi delle realtà ideologiche, politiche, economiche,
sociali, culturali, religiose... dell’Europa contemporanea? Sempre
meno il discernimento spirituale può fare a meno delle competenze
tecniche. La riflessione cristiana, se vuole contribuire concretamen
te all’unità europea, non può dunque essere elaborata indipendente
mente dai processi attivati dall’unificazione dell’Europa.
INTERNET: ESPERIENZE DI DUE GESUITI ASTRONOMI
classificano gli spettri delle stelle con grande precisione sono però
una merce alquanto rara e, per di più, molto dispersa geografica
mente. L’estate scorsa, avendo bisogno di un secondo parere su un
particolare spettro, mi rivolsi a uno di questi rari esperti, il mio
amico Richard, vecchio compagno di studi a Toronto, che ora la
vota in North Carolina.
Inviai un messaggio a Richard dicendo: metterò lo spettro sul mio
n'toftp; e tu mi dirai se ci trovi qualcosa che lo rende un po’ speciale.
(Un ritoftp è uno spazio della memoria del mio computer accessibile a
qualunque altro utente collegato a Internet). Richard, dopo aver rice
vuto nel suo computer lo spettro in questione in forma digitale, ne ha
richiamato l’immagine sullo schermo e lo ha confrontato con vari
spettri di stelle campione. Entrambi abbiamo nelle memorie dei no
stri mmPuter una serie identica di tali spettri campione. Nella stessa
giornata Richard mi rispose via e-mzz'l: «Ho capito il tuo problema.
Lo spettro è simile a quello della stella ). Bootis; ma non ha tutte le
caratteristiche necessarie per poter essere assegnato a questo tipo».
La mia opinione veniva così confermata e io potei continuare l’analisi
delle altre stelle della serie che stavo studiando, senza preoccuparmi
di elaborare una teoria che spiegasse come mai, in questo particolare
gruppo di stelle, ce ne fosse una simile a /l Bootis, che è un tipo molto
peculiare. Questo genere di corrispondenza tramite Internet, chiama
to «classificazione tramite e-mail», è piacevole ed efficace in quanto il
rapido e ripetuto scambio di pareri tra due persone bene al corrente
nel campo degli spettri stellari facilita notevolmente la soluzione dei
problemi connessi con la loro classificazione.
Da quando sono arrivato a Tucson (Arizona), al Vatimn Ohm‘
vator_y Researrb Group, la facilità con cui posso ottenere e scambiare
dati in modo rapido e in forma digitale ha cambiato radicalmente il
mio modo di fare ricerca. La comunità dei colleghi è ora a portata
di mano ogni giorno: le reti di computer sono nate proprio a questo
fine e l’esempio che ho portato è tra quelli che meglio ne dimostra
no l’utilità. Fortunatamente coloro che si collegano con Internet
non sono soltanto gli astronomi classificatori di stelle. Sarebbe
una comunità ben modesta.
Durante l’estate del 1994 io, Guy, e il mio amico Gary eravamo in
trepida attesa di due visitatori che avrebbero avuto a che fare con i
due telescopi Zeiss collocati sul Palazzo Pontificio di Castelgandolfo.
376 DUE ASTRONOMI E INTERNET
stra Home Page e quando avrà formulato delle domande precise per
il suo articolo (o servizio radio 0 TV), potremo risentirci».
Disponendo del programma adatto è possibile «viaggiare» su
Internet e leggere le Home Page di qualunque sito nel mondo. Le
ditte commerciali vi pubblicizzano i loro prodotti, le Università vi
mettono le informazioni utili ai futuri studenti e le organizzazioni
scientifiche se ne servono per diffondere programmi di congressi e
i relativi moduli di iscrizione. Ci sono Home Page che descrivono
gli ultimi giochi elettronici (con suggerimenti su come vincere),
film, attività di circoli culturali o sportivi, dichiarazioni di partiti
politici ecc. Naturalmente non mancano Home Page individuali, re
lative cioè a singole persone, sulle quali è possibile trovare anche
le foto più recenti dell’ultimo nato o della famiglia in vacanza. Una
Home Page tipica dà sullo schermo del computer una descrizione del
sito, corredata di foto e disegni. Alcune parole possono essere
scritte in un colore diverso: se, col moure, vi si porta sopra il «pun
tatore» e si «clicca» il tasto di selezione, si ottiene una nuova pagi
na che dà informazioni più dettagliate sull’argomento indicato dal
la parola stessa. È anche possibile portarsi su un’altra Horrze Page di
un romjmter diverso posto in un’altra parte del mondo.
La Home Page della Specola Vaticana (all’indirizzo: bitjx//rlauiur.
ar.arigona.edu./uo/) con le pagine annesse, oltre che aiutare i giorna
listi poco informati, si presta a molti usi, come, ad esempio, forni
re ai colleghi astronomi informazioni tecniche sul nostro nuovo
telescopio: il che è particolarmente utile per quelli che intendono
venire a compiere osservazioni con esso. Naturalmente le informa
zioni vengono modificate man mano che il telescopio si arricchisce
di nuovi strumenti ausiliari. Le pagine WWW sono quindi un mez
zo ideale sia per aggiornare le informazioni sia per renderle pron
tamente accessibili. Il sistema permette a un qualunque surfer (na
vigatore) _ così viene chiamato chi si collega alla rete per puro
divertimento, in cerca di pagine interessanti _ di imbattersi nel
l’Osservatorio Vaticano e scoprire un’attività della Chiesa Cattoli
ca del tutto inattesa. A questo proposito, chiunque voglia mettersi
in contatto con noi, basta che scriva l’espressione chiave Vatican
Obrervatory per localizzare la nostra Home Page attraverso uno dei
molti indici, chiamati .rearrb engine: (motori di ricerca), disponibili
su Internet. Sulle nostre pagine si trovano anche i link: (collega
menti) che permettono di inviare messaggi a uno qualsiasi degli
astronomi vaticani. Certo, c’è il pericolo di essere inondati da
troppi messaggi; ma, fortunatamente, questo ancora non succede.
380 DUE AS'I‘RONOMI E INTERNET
Com/urione
Il mio amico Cliff Stoll non è mai venuto a Roma; ma il libro che
382 DUE ASTRONOMI E INTERNET
7 G. CAPOGRASSI, Permìrri a Giulia, voi. I, cit., 185. Lettera del 19 aprile 1919.
GIUSEPPE CAPOGRASSI 387
L ‘incontro
-*
I1 matrimonio
‘3 Alla vigilia del matrimonio, memore forse di un attaccamento eccessivo alla sorte
dei suoi genitori e alla sua riuscita negli studi, Capograssi scriveva a Giulia: «Ringrazia
mo tutti e due il Signore dell’amore che ci ha dato, della forza che non ci ha negato, e
preghiamo che perdoni, che mi perdoni - e tu pure perdona _ tutto quello che io ti ho
fatto soffrire» (ivi, vol. III, 661. Lettera del 17 febbraio 1924).
390 GIUSEPPE CAPOGRASSI
14 10., Perm’m' dalle leh‘ert, Roma, Studium, 1958, 55. Cfr lettera citata alla nota 9.
15 10., Pemieri 4 Giulia, vol. I, cit., 256 s. Lettera del 19 luglio 1919.
VOLONTARIATO E BIBBIA
Nel suo emotivo discorso di addio a Efeso Paolo cita una frase di
Gesù: «[...] ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse:
Vi è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20,55) (,uaxógzóv éarw
;uîU.ov _ó:óóvm 1’7‘ Àapfldvew). Un detto tanto importante non si legge
nei Vangeli. Si tratta di una dimenticanza, di una distrazione? Non è
certó l’unico caso. Gli studiosi hanno inventato una denominazione
per questi detti, li chiamano agrajzba, che significa «non scritti».
L’ultimo Vangelo sembra scusarsi alla fine del penultimo capitolo
attuale (probabilmente l’ultimo in origine): «Molti altri segni fece
Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in que
sto libro» (Go 20,50). Alla fine dell’ultimo capitolo attuale dice: «Vi
sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero
scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a
contenere i libri che si dovrebbero scrivere» (Go 21,15). Benché si
parli di segni e di azioni, le frasi però possono essere ragionevol
mente estese agli insegnamenti. D’altra parte, anche se la frase non
figura nei Vangeli, la dottrina ad essa corrispondente non vi è as
sente. A noi interessa la frase, che conserva la sua eterna giovinezza.
Nessuna frase risulta migliore di questa come motto del volontaria
to, che è il tema di cui ci occupiamo. E a causa dell’ampiezza del te
ma, che si presenta anche sotto diversi aspetti, limiteremo la nostra
riflessione all’uso dei derivati dalla radice ebraica NDB.
bile. Se esso ha una base storica, il fatto ricordato nel Canto risale
al sec. XII-XI a. C.: una battaglia di israeliti contro una confedera
zione cananea. La parte più famosa del Canto e l’intervento di
Giaele che uccide il generale cananeo Sisara. Buona parte del Can
to ricorda la partecipazione delle tribù alla battaglia. Non c’era
servizio militare obbligatorio, era esiguo l’esercito regolare; quasi
tutto dipendeva dall’entusiasmo e dall’apporto delle tribù. Vale a
dire, dei volontari. Il Canto comincia così:
gli altri, esortandoli con energia ad andare in soccorso dei propri fra
telli, esponendosi con lui al pericolo. Tutti si lanciarono pieni di co
raggio...» (2 Mac 1 1,7-8). Allo stesso modo prima della battaglia con
tro Nicanore: «Li esortò leggendo testi della Legge e dei Profeti e in
fiarnmò i loro animi ricordando la battaglia che avevano sostenuto. E
mentre li riempiva di entusiasmo, li istruì...» (2 Mar 15,9-10). Il greco
usa n@00vpog e varianti. Il verbo adoperato in ebraico e una forma ri
flessiva di NDB, che sarà il nostro filo conduttore. A tale significato
sembra riconducibile il discusso Sol 1 IO, 5, che abbiamo tradotto «il
tuo esercito è di volontari il giorno della mobilitazione» (you gain tbe
bomage ljjour people tl)e da) ofyour POWtf‘. REB).
Un caso a parte è quello di Finees nella versione di Sir 45,25. La
relazione sull’episodio in Num z;,n esalta «lo zelo» del sacerdote
s‘c=i-HqS! per i diritti del Signore. La versione del Siracide unisce «lo zelo»
all’iniziativa volontaria, all’impulso del sacerdote.
Spirito generoso
Esiste anche l’aggettivo nadib, che può essere sostantivato come
ogni altro aggettivo. Esso ci rivela qualcosa di più.
Comincio dal Sa! 51,14, il cui contesto è estremamente importan
te. Dopo il Sa] 50, nel quale il Signore accusa il suo popolo, nel Sal
51 un personaggio risponde confessando il peccato e chiedendo per
dono e una correzione o cambiamento radicale. Non si tratta di un
proposito umano di emenda, ma di una supplica affinché Dio cambi
l’uomo «creando in lui un cuore nuovo». La petizione è espressa
con una triplice epiclesi o invocazione di un triplice spirito: spirito
fermo, spirito santo (di consacrazione), spirito generoso.
Il mandato nobile e attraente della legge è fallito, perché si è
scontrato con la fragilità umana (cfr Sa] 19). Soltanto un dinamismo
che si sia installato all’interno dell’uomo raggiunge il fine proposto.
Con tale dinamismo l'uomo può sentirsi mosso alla esecuzione. Dal
dinamismo derivano due conseguenze: l’uomo agisce spinto da un
impulso suo e superiore, che proviene dal suo intimo: non si accon
tenta del minimo richiesto dalla legge, ma anzi va più in là volonta
riamente, generosamente. Questo è il mistero della trasformazione:
lo possiamo chiamare grazia o spirito, come fa il Salmo.
Aggiunge qualcosa questo versetto? Sì, il passaggio dal penti
mento alla generosità. Sant'Ignazio di Loyola propone un collo
quio per concludere una meditazione sui peccati perdonati: «Che
cosa ho fatto per Cristo? Che cosa devo fare per Cristo?». Ma è una
generosità «ispirata» da Dio.
L’aggettivo può significare semplicemente «volontario», come
mostra 7 Cr 28,21: «[...] ti aiuteranno in questo lavoro anche molti ar
tigiani validi che si offriranno come volontari». A volte l’aggettivo è
accompagnato da un genitivo di specificazione «volontario di cuore
(cioè dal cuore generoso), nobile di animo» (Et 55,5.22; 2 Cr 29,51).
Nobiltà d’animo
Volontariato laico
Le migrazioni oggi
1 Cfr Pomu=1c10 CONSIGLIO DELLA PASTORALE PERI MIGRANTI 1201.1 ITINERANTI, Porro!!!
in rituagione pretorio nella mobilità unarm~' implicazioni partorofi~ Atti della XIII Riunione Ple
naria. Valitarm, 24-27 ottobre 1995, Città del Vaticano, s.e., 1996, 25 5. A questo volume de
gli Atti faremo, in particolare, riferimento.
2 GIOVANNI PAOLO II, «Discorso ai partecipanti alla riunione plenaria», ivi, 6.
RIFUGIATI E FAMIGLIE 403
I rifugiati
Quella dei rifugiati e stata definita dal Papa la più grande trage
dia del nostro tempo, e il loro numero sembra aumentare in modo
inarrestabile. In un anno, dal 51 dicembre 1995 allo stesso giorno
del 1994, l’insieme dei rifugiati assistiti dall’Alto Commissariato
delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR o UNl-ICR in inglese) è
passato da 25.055.000 a 27.418.900, con un aumento del 19,04%. Si
assiste a un lento e precario rimpatrio dei rifugiati verso Cambo
gia, Laos, Guatemala e a quello più ordinato verso il Mozambico,
ma ci sono ancora esodi massicci in Africa, dal Ruanda e Burundi,
mentre sono più che mai attuali gli esodi da Liberia, Somalia e Su
dan. E soltanto lentamente sembra avviarsi il rientro dei profughi
nella ex Iugoslavia. Le disumane condizioni di vita dei milioni di
profughi sono periodicamente documentate anche sui teleschermi,
ma la realtà supera spesso ogni immaginazione.
«Ciò che distingue un rifugiato da un emigrante è la rapidità con
la quale deve essere presa la decisione di partire, come anche la co
strizione e il timore. Generalmente c’è poca scelta per la destina
zione, spesso verso Paesi stranieri e inospitali»‘.
L’emigrazione di rifugiati, perché rientri nella definizione adot
tata dalla Convenzione del!’ONU per i Rifugiati, deve avvenire come
risultato di una persecuzione. Ma molti Stati ricchi, come quelli
europei e gli Stati Uniti, richiedono che la persecuzione sia dimo
5 Ivi, 4. o
6 In molti casi di guerre civili il blark out imposto sulle notizie rende ancora più diffici
RIFUGIATI E FAMIGLlE 405
Il rimpatrio
13 L'hanno ratificata solo 8 Stati su 56, e cioè Spagna, Francia, Paesi Bassi, PortogaL
IO, Italia e Svezia (tra i membri dell’UE), inoltre Norvegia e Turchia.
410 RIFUGIA'I'I E FAMIGLIE
“ «L’accordo sullo Spazio Economico Europeo (BEE) comporta anche la libera cir«
colazione delle persone e dei servizi. Dopo l'adesione aII’UE della Svezia e della Finlan
dia, e il referendum negativo della Svizzera, fanno parte di questo accordo, oltre che gli
Stati membri dell’UE, la Norvegia, l’lslanda e il Liechtenstein» (G. OOLUOVI, «La riuniti‘
cazione familiare...», cit., 22.8, n. 9).
RIFUGIATI E FAMIGLIE 411
15 Ivi, ago 5.
16 La Risoluzione prevede che, dopo un certo termine, i membri della famiglia possa
no essere autorizzati a titolo personale (indipendentemente cioè dalla persona che hanno
raggiunto). La misura sembra quanto mai opportuna specialmente per tutelare contro
possibili ricatti i membri di famiglie provenienti da Stati musulmani, il cui rtahi.r persona
le viene riconosciuto dallo Stato di destinazione, ad esempio, in materia di divorzio, ri
pudio o di eredità.
412 RIFUGIATI E FAMIGLIE
‘7 Ivi, 257.
‘8 Cfr, per una rapida carrellata, G. FILIBECK, «Il diritto alla riunificazione familiare
nella dottrina sociale della Chiesa», ivi, 259-246.
CRONACHE
CHIESA
iuimc piano più ciò che non è stato pronunciato a viva voce che quanto è
stato affermato effettivamente dal Papa nella globalità del suo inse
gnamento. Poco spazio è stato dato, per esempio, al grande impe
gno ecumenico profuso da Giovanni Paolo II, come anche al vasto
suo magistero sui valori della solidarietà e della giustizia, contro
«un radicale individualismo» economico ed etico, per la costruzio
ne di una nuova Europa fondata appunto su giustizia e solidarietà,
dignità umana e misericordia verso i più bisognosi.
L’avvio a una presentazione riduttiva, alquanto sbilanciata, della
visita papale in Germania è stata data da un passaggio dell’omelia
del Santo Padre durante la messa per la beatificazione dei due marti
1'l - sotto il nazismo «-, a Berlino (2; giugno 1996). Nella stessa
=_\'\“î fi’g grîìa"g omelia i passaggi non letti sono stati ben rette; dodici nel complesso
dei nove discorsi svolti dal Papa. Nel passo, che ha dato adito alle
più strane interpretazioni, sino a far scrivere di un voluto «silenzio»
dell’attuale Pontefice sui cosiddetti «silenzi» di Pio XII, durante la
guerra, contro il nazismo, Giovanni Paolo Il parlava della felicità e
gioia di Bemhard Lichtenberg, che, prigioniero a Dachau, ricevette
- tramite il suo vescovo _ un messaggio personale di Pio XII, «in
cui gli venivano partecipati interiore vicinanza e paterno riconosci
mento». Quindi l’omelia continuava affermando: «Chi non si limita
a polemiche di poco conto sa molto bene cosa pensava Pio XII del
regime nazista e quanto ha fatto per aiutare le innumerevoli persone
perseguitare da quel regime» (OJ'I. Rom., 24-25 giugno 1996, 8-9). I
giornalisti avevano tra mano il testo integrale, pubblicato poi altret
tanto integralmente dal quotidiano della Santa Sede. La verità è che
da parte del Papa e del suo seguito non c’è stata nessuna intenzione
censoria dell’operato di Pio XII; del resto è noto a tutti quanto Gio
vanni Paolo 11 sia naturalmente e culturalmente antinazista e antico
munista, e quanto sia un estimatore del suo illustre predecessore. Il
motivo di questo e degli altri «tagli» - anche se i giornalisti non vi
hanno creduto - è molto più semplice: siccome i discorsi del Papa
in Germania erano pochi (solo nove), ricchi però di dottrina e piut
tosto lunghi, alla vigilia del viaggio è stato incaricato un amanuense
di indicare tra parentesi quadre passaggi del testo tedesco che il
Santo Padre _ nella lettura - avrebbe potuto omettere senza alte
rare il filo logico del discorso. Così è stato fatto e a questo criterio
_ non ad altri fini reconditi - lo stesso Giovanni Paolo II si è atte
nuto. Per il futuro e per la storia conterà ovviamente il discorso
scritto pubblicato per intero.
Ora, per una valutazione più completa, ripercorriamo le princi
416 CRONACHE
pali tappe del pellegrinaggio papale, per poi entrare nei contenuti
della meditazione svolta da Giovanni Paolo Il.
rimonia di congedo: prima del discorso del Papa, gli hanno rivolto
il loro saluto rispettivamente il sindaco di Berlino, Eberhard Diep
gen, che ha invitato il Santo Padre a firmare il Libro d’Oro della
città; il presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, mons.
Karl Lehmann; il cancelliere Helmut Kohl. Poco prima della mez
zanotte il Papa ha fatto rientro in Vaticano.
Il significato della giornata papale a Berlino, vissuta tra l’evoca
zione del passato, che suona ancora sinistro per i contemporanei, e
la meditazione storica e religiosa, in prospettiva futura per tutta
l’Europa, può essere espresso con la sintesi che lo stesso Giovanni
Paolo II ha fatto, parlando ai fedeli, in Vaticano, nell’udienza di
mercoledì 26 giugno 1996. Molto eloquente è stata la scelta di Ber
lino come seconda tappa del viaggio papale in Germania, una città
in cui si compendia il passato remoto e la storia più recente della
nazione tedesca e dell’Europa: già residenza dei re di Prussia, Ber
lino fu capitale dell’Impero germanico, poi della cosiddetta Re
pubblica di Weimar e infine del Terzo Reicb; dal 1990 la città è di
nuovo capitale della Germania riunificata, anche se Governo e
Parlamento mantengono la loro sede ancora a Bonn, finché nella
nuova capitale federale non saranno pronte le strutture necessarie.
«Il nome Berlino - ha detto il Santo Padre -, nell’animo delle
persone della mia generazione, continua a evocare terribili e zio/orari
ricordi. Questa città, infatti, come capitale del Terzo Reicb costituì
il centro di infauste iniziative di carattere politico e militare, che
gravarono pesantemente sulle sorti dell’Europa, soprattutto delle
nazioni confinanti. Da Berlino, nel 1959, scaturì la tremenda deci
sione di iniziare la seconda guerra mondiale. Fu là che trovarono
attuazione gli inumani progetti dei campi di concentramento e, in
particolare, il programma della cosiddetta “soluzione finale”, de
cisa alla conferenza di Wannsee, cioè lo sterminio degli ebrei abi
tanti in Germania e in altre nazioni d’Europa, la tristemente famo
sa Sboab. A Berlino è purtroppo legata un’enorme quantità di do
lore e di sofferenze: le ferite non sono ancora del tutto rimargina
te. È stato, per questo, molto rignificatioo cbe proprio a Berlino ii
ria molta la beatificazione di due martiri dell’ideologia e della violen
za nazionalsocialista: il parroco Bemhard Lichtenberg e il giovane
sacerdote della diocesi di Miinster, Karl Leisner, ordinato clande
stinamente nel campo di Dachau. Entrambi sono morti vittime del
sistema totalitario, che non poteva “tollerare” il loro atteggiamen
to pastorale, e hanno sacrificato la vita per Cristo».
«Un indubbio significato storico» ha rivestito _ per Giovanni
420 CRONACHE
Sono quindi una parte della resistenza che dio ge.rnrnte Kirr/1e [la
Chiesa tutt’intera] ha opposto a quel sistema che disprezzava Dio e
l’uomo». Rivolgendosi poi direttamente ai fedeli della comunità
ecclesiale, Giovanni Paolo II ha esortato vivamente le famiglie a
essere luogo di educazione alla fede, oltre che di cura reciproca tra
genitori e figli, tra giovani e anziani; ai vescovi e ai sacerdoti ha
raccomandato di aiutare tutto il popolo di Dio a curare l’esperien
za di fede dei battezzati, servendo la causa dell’unità e della comu
nione nella Chiesa, seguendo da vicino i giovani e quanti sono fal
liti o rassegnati (cfr ivi, 2; giugno 1996, 5).
Gioie e speranze, meriti e problemi antichi e nuovi della Chiesa
in Germania sono stati oggetto del lungo e articolato discorso del
Papa ai vescovi della Conferenza Episcopale Tedesca, riuniti a Pa
derborn. Dopo aver ricordato la riconciliazione tra il popolo polac
co e quello tedesco, avviata dai vescovi delle due nazioni già ai tem
pi del Concilio Vaticano II, Giovanni Paolo II ha subito ribadito la
centralità dell’essere Chiesa anche in una moderna società pluralista:
«Come Chiesa dobbiamo percepire in modo più intenso il compito
di essere la coscienza morale della società. Come cristiani dobbiamo
diventare nuovamente “sale della terra” e “luce del mondo” (Ml
5,15-14)». Uno dei più gravi problemi per la Chiesa cattolica e anche
per le altre Confessioni cristiane in Germania è connesso col «gran
de vuoto», col «grande disorientamento» della «situazione desolante
nella quale lo Stato della Repubblica Democratica Tedesca ha la
sciato le persone per quanto riguarda il loro anelito e la loro ricerca
in ambito religioso». A seguito dell’ateismo di Stato, oggi - secon
do diverse statistiche -, «più del 70% delle persone nei nuovi Là'n
der non appartengono ad alcuna confessione religiosa» (On. Rom,
24-25 giugno 1996, 6). Di qui la necessità inderogabile per tutta la
Chiesa _ inclusi i fratelli della Riforma _- di annunciare nuova
mente insieme alle genti d’Europa il messaggio gioioso del Vange
lo, con grande fiducia nella presenza di Cristo risorto, uniti nella
speranza verso un futuro di libertà, verità e giustizia per tutta «la
nuova casa Europa». Perché la Chiesa, nel suo insieme, possa attua
re pienamente la sua missione evangelica, Giovanni Paolo II ha in
dicato tre obiettivi che sono altrettante sfide per tutti i cristiani (cat
tolici, protestanti e ortodossi): la rievangelizzazione, la riconcilia
zione e la purificazione delle coscienze alla luce del mandato di Cri
sto che ha fondato la sua Chiesa sull’unità e l’amore.
Ilb [i ITALIA
i Iii:
una
L’ALCOLISMO IN ITALIA
igi: i
1 Esiste nel nostro Paese un Osservatorio permanente sui Giovani e l’A/tool, che finora
ha pubblicato otto quaderni (Roma, Otet; l’ottavo presso l'editore Logica): ne è presidente
G. De Rita mentre presidente del Comitato scientifico è il prof. Tempesta. Il quaderno n. 6
f’ Gli Italiani e l'Aleool. Comuni, tendenze e atteggiamenti (ivi, 1994) fÀ riporta i dati di un'in
dagine che la Doxa ha condotto per incarico dell’Osservatorio nell’autunno del 1995. Nello
stesso anno l’Eurispes pubblicò il 5° Rapporto sull’alcolismo in Italia: Dentro falrool. Uno
studio approfondito su tutta la problematica dell’alcolismo è stato condotto pure nel volu
me di C. PIERLORENZI - A. SENNI, L'Almlll'lll0 (Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1994).
Infine Luciana Michelin, che da molti anni si occupa W per combatterla f della pubblicità
dei superalcolici in TV e sulla stampa, e che nel 1987 ha fondato i Gruppi di Solidarietà con
lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di prevenire I’alcolismo, ha
pubblicato il volume Il bittbier‘e renza ipot (Roma, ELiDir, 1994), che, pur nella sua brevità,
oflre un quadro esatto della situazione dell’alcolismo in Italia e imposta una politica di edu
cazione al consumo dell’alcool. Il tema dell’alcolismo è toccato anche nei volumi L'Uomo
Rifiutato, vol. I: A. SCALA, Un mondo in miri; vol. II: D. DE LUCIA (ed), Emarginazione e dira
gi’o mentale (Napoli, «Spazi della Mente», 1994).
3 Ivi, 21.
426 CRONACHE
Valutazione dell’alcolismo
RECENSIONI
SELIM ABOU, Diritti e culture dell’uomo, Torino, SEI, 1995, 125, L. 18.000.
Ecco un libro il cui esiguo formato le», andando «a ritorcersi contro colo
è inversamente proporzionale al suo ro a beneficio dei quali era stato pro«
valore. Vi sono raccolte le lezioni che clamato» e traducendosi in «diritto alla
l’A., gesuita libanese e preside della chiusura, alla repressione e, al limite,
Facoltà di Lettere e Scienze Umane al diritto alla morte» (p. 19). Nel secondo
1’Università Saint-fora,” di Beirut, ha capitolo - «L"‘umanità dell’uomo”:
tenuto al prestigioso Colle‘ge de France, paradossi e contraddizioni» - si trac
a Parigi, nel maggio 1990: il tempo cia il quadro concettuale di tre diverse
trascorso non ha tolto nulla alla perti visioni universaliste: quella razionali
nenza delle sue riflessioni, anzi ne fa sta, queUa empirica e quella formalista.
risaltare la capacità precorritrice. L’A. Nel terzo capitolo - «Fondamento e
affronta una questione centrale nella funzione dei umani» - si per
problematica relativa ai diritti umani, corre il laborioso e complesso itinera
quella della loro universalità e del loro rio che conduce all’elaborazione dei di
fondamento. Se si pensa che l'univer ritti dell’uomo, considerati «nella loro
salità è stato uno dei nodi più difficili posizione di intermediazione tra il di
da sciogliere durante la Conferenza ritto naturale da cui derivano e il dirit
mondiale sui diritti dell’uomo (tenuta to positivo che sono chiamati a regola
si a Vienna nel 1995) e che la ricerca re» 57). Nel quarto e ultimo capito
del fondamento di tali diritti sembra lo _ «Diritti umani e relatività delle
ormai definitivamente accantonata, ci culture» - si parte dalla duplice valen
si può render conto dell’audacia con za di ogni persona quale «cittadino,
cui l’A. ha scelto i suoi obiettivi. condizionato dalle determinazioni cul
La materia è divisa in quattro capi turali» e quale «uomo, capace, in virtù
toli. Nel primo - «Il “diritto alla dif della sua ragione e della sua libertà, di
ferenza” e le sue trasformazioni» - si superare queste determinazioni» (p.
esamina il profilo del diritto alla diffe 86), per affermare che «il superamento
renza che, concepito inizialmente come dei limiti di una cultura si effettua con
uno strumento per tutelare la specifici cretamente nella prospettiva del con
tà culturale di ogni popolo, si trasfor fronto con altre culture», un confronto
ma nel «dogma del relativismo cultura regolato dalla categoria dell’universali
tà «in quanto orizzonte naturale della essere ritenuti vero: borniner. A p. 91,
ragione» (p. 88). Si presentano poi di I’A. scrive che «la Dichiarazione del
versi aspetti del processo di accultura 1948 stipula espressamente il diritto
zione e si rileva l’importanza del con dei popoli a disporre di se stessi», ma
tributo culturale che le popolazioni del nella Dichiarazione universale dei di
Terzo Mondo possono offrire agli oc ritti dell’uomo, adottata dalle Nazioni
cidentali: «Li richiamano ad alcune di Unite il 10 dicembre 1948, non figura
mensioni della vita che la civiltà indu un esplicito articolo sul diritto all’au
striale avanzata tende a lasciarsi alle todeterminazione, che sarà formulato
spalle» 101). Il capitolo si conclude solo con la Dichiarazione sulla con
mettendo in luce la deriva compiuta cessione dell’indipendenza ai Paesi e
dalle scienze umane «nell’eludere ogni ai popoli coloniali, adottata dalle Na
riferimento all’idea di uomo», fino «a zioni Unite il 14 dicembre 1960. Infi
trasformarsi in semplici scienze sociali» ne, nel pur ampio apparato bibliogra
(p. 104) ed evocando il fondamentale fico, sorprende l’assenza di tre volumi
principio dell’unità del genere umano di particolare interesse per la tematica
con due citazioni tratte dagli scritti di trattata dall’A., Autour de la nouvelle zie’
Lévinas e di Montesquieu. claration univerrelle de: droit: de l'bonme,
Un testo pensato con rigore concet pubblicato daII’UNESCO nel 1949; Le
tuale e con accuratezza critica, corre fondetnent de: droit: de l'bonrnre, conte
dato da utili rinvii bibliografici, redat nente gli Atti dell'incontro organizza
to in modo chiaro e articolato. Sia to dall’lstituto Internazionale di Filo
consentito segnalare due piccole im sofia a L’Aquila, nel 1964; Pbiloropbi
precisioni e una lacuna. A p. 78, si ri col Foundationr of Hurnan Rigbtr, pub
corda opportunamente un documento blicato daII’UNESCO nel 1986.
di Papa Paolo III, assai significativo e Dobbiamo essere grati all’Editore
purtroppo poco noto, definito in nota che fornisce al lettore uno studio pre
come «un’Enciclica del 1557». Si trat zioso, in grado di offrire un sicuro
ta della Bolla Sublimi.t Dem’, del 2 giu orientamento tra i molteplici termini
gno 1557, della quale si sarebbe potu di un dibattito antico e complesso.
to citare anche l’affermazione centra
le, secondo cui gli indiani dovevano G. Filibeck
ra qumranica e i rapporti che essa ha lemiche più aspre tra gli addetti ai la
avuto con la letteratura giudaica e cri vori è il modo in cui il lavoro è stato
stiana. I 50 testi qui raccolti, infatti, presentato e il significato che gli è sta
provengono dalla quarta grotta di to attribuito. Innanzitutto, come si
Qumran e sono accompagnati dalla evince dal sottotitolo, l’opera tende a
trascrizione del testo ebraico, il che presentarsi come un’assoluta novità:
può favorire un’ulteriore indagine da la presentazione di testi precedente
parte di chi abbia familiarità con la lin mente inediti, un dato ribadito ripetu
gua ebraica. Inoltre, la possibilità di tamente anche nell’lntroduzione («la
confrontare il testo originale permette presentazione di cinquanta testi rima
di valutare alcune particolarità, giochi sti inediti fino ad ora», p. 1; si afferma
di parole, allusioni ecc., che in una tra inoltre che i due AA. hanno lavorato
duzione vanno necessariamente per «senza dipendere dal lavoro di nessun
duti. Di questi testi finora mancava la altro», p. 4; «abbiamo esaminato l’in
traduzione italiana o esisteva soltanto tero corpus delle fotografie in totale
in forma parziale, per cui è sicuramen autonomia e senza dipendere dall’ope
te positivo potervi accedere in forma ra di nessun altro», p. 9). Queste affer
integrale. Concretamente i testi pre mazioni sono in parte esagerate, in
sentati sono raggruppati in capitoli parte false, poiché i due AA. hanno
che riguardano: racconti messianici e utilizzato anche, senza neppure men
visionari, profeti e pseudoprofeti, in zionarlo, il lavoro di altri specialisti,
terpretazione biblica, calendari e turni presentato in occasione di convegni,
di servizi sacerdotali, testi legali, inni in versione preliminare, in attesa della
ecc. Un repertorio vasto ed eteroge pubblicazione degli atti ufficiali. Tut
neo dal quale il lettore potrebbe essere to questo non viene detto e ciò ha sca
disorientato se i singoli testi non fos tenato l’ira comprensibile degli inte_
sero preceduti da un’introduzione. ressati. Nella Presentazione si cita ad
Detto questo in senso generale, biso dirittura la dura protesta scritta di un
gna sapere che questo libro ha suscitato gruppo di qumranisti i quali, dopo la
una serie di reazioni non propriamente pubblicazione del volume, denuncia
benevole tra gli esperti del settore. In no la disonestà del modo di procedere
nanzitutto la valutazione complessiva da parte dei due AA. Su altre questio
del volume deve tenere conto delle due ni più tecniche si potrà con frutto leg
parti fondamentali di cui l’opera si gere la Presentazione dell’edizione ita
compone: un conto, infatti, è il testo liana nella quale viene ricostruita la
presentato e la sua traduzione, un altro polemica sorta in campo scientifico,
le introduzioni ai singoli testi raccolti. ma anche spiegato da parte di un vero
In primo luogo, come gli stessi AA. competente il perché di quello che fil
ammettono, il testo e dunque la tradu tra tra le righe e non viene esplicitato.
zione che essi ne fanno spesso presen Il lettore è sorpreso dalla differenza di
tano molti problemi. A volte si tratta di tono che si può notare tra la Presenta
lacune che rendono ardua una ricostru zione all’edizione italiana che, con to
zione di ciò che manca, altre volte la no professionale e misurato, chiarisce
frammentazione del manoscritto susci le varie questioni legate al libro in
ta problemi circa la collocazione dei questione e I’Introduzione, il cui tono
singoli frammenti. Questa situazione, e, se cosi ci possiamo esprimere, tipi
di per sé comune a molti testi antichi, camente americano: infarcito di frasi
condiziona inevitabilmente l'interpre entusiaste («Tra i documenti della pre
tazione di alcuni passi. sente raccolta parecchi esibiscono la
Quello che però ha suscitato le po più sublime e inverosimile bellezza»,
436 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
GIORGIO PENZO, Nietzscbe allo specchio, Roma - Bari, Laterza, 1995, 252, L.
27.000.
BERNHARD WELTE, L’ateismo di Nietzsche e il cristianesimo, Brescia, Queriniana,
1994, 8;, L. 15.000.
Questi due volumi, di cui il primo Italia». Anche cosi circoscritto, il tema
appare in prima ristampa, ripropongo non è certamente nuovo, come risulta
no oltre una ventina di ricerche e studi dalla succosa introduzione storico-bi
già pubblicati altrove. Ma non si tratta bliograiica dedicatagli dal Bramato
di una semplice raccolta ripetitiva e (vol. I, pp. 15‘36). La scomparsa del
materiale. I singoli contributi hanno l’Ordine dei Templari (1514), voluta
subito aggiunte e correzioni, talora da Filippo IV il Bello e decretata da
suggerite anche dalle risultanze delle Clemente V, divise fin dal Trecento an
numerose pubblicazioni che la storio che la storiografia italiana in «innocen
grafia internazionale va facendo nel tisti» (Giovanni Villani, Dino Compa
campo della «templaristica». Il lettore gni) e in «colpevolisti» (Francesco Pi
può formarsi un'idea di tale storiogra pini, Albertino Mussato, Tolomeo da
fia dando una scorsa alla bibliografia Lucca). Tale divisione non è scompat
posta in fondo al primo volume 0 spar sa del tutto neppure negli storici dei se
sa nei numerosi regesti e in alcune pa coli seguenti, alimentata del resto da
gine del secondo volume. pregiudizi politico-religiosi e, spesso,
Come indica il titolo generale, l’ope da una conoscenza troppo vaga o su
ra non è dedicata alla storia dei Tem perficiale delle fonti di prima mano
plari in genere, ma dei «Templari in Il pregio delle ricerche e degli studi
RECENSIONI 439
del Bramato sta proprio in questo sfor anzi in uno stadio preparatorio, più di
zo tenace di entrare in contatto con le partenza che di arrivo. Ciò diventa
fonti primarie (narrative, diplomatiche, molto comprensibile quando si vede,
pubbliche, private...) e d’indagare sen fra l’altro, che egli ha già potuto com
za preoccupazioni apologetiche o pole pilare 647 regesti di altrettanti docu
miche. Tale sforzo gli ha già consenti menti diplomatici attinenti al suo te
Io di scrivere pagine molto attendibili ma (vol. II, pp. 75-255). Franco Cardi
sulle origini dei Templari a Gerusa ni nella presentazione scrive: «Per la
lemme un ventennio dopo la conquista prima volta, la storia delle fondazioni
della prima crociata (verso il I I I 8-29) e templari in Italia viene esaminata alla
sulla loro espansione in Palestina e nel luce delle fonti documentarie, di quel
la Cristianità latina in generale; sulla lo le riflesse, della letteratura moderna a
ro introduzione in Italia, partendo dal nostra disposizione; per la prima vol
Piemonte; sulla proliferazione delle lo ta, siamo dinanzi a uno strumento di
ro case-conventi (dornur) in tutta la Pe lavoro e di approfondimento che se
nisola e nelle Isole adiacenti, soprattut gna l’inizio della possibilità di studia
to per il favore goduto presso Innocen re scienficamente la storia dei templari
zo III e i principi latini della Palestina, i nella penisola italica» (vol. I, p. 8). Nel
normanni, gli svevi e via dicendo; sul condividere pienamente questo giudi
l’attività religiosa e culturale svolta dal zio su un’opera che, oltretutto, e for
Templari in Italia. nita opportunamente di buoni indici
Ma, a quanto lo stesso Bramato la degli autori e dei nomi di persona e di
scia intendere, l’estendersi delle sue luogo, deploriamo due difetti che, alla
esplorazioni e delle sue scoperte nel lunga, diventano fastidiosi: la scorret
campo delle fonti primarie e seconda« tezza ortografica di nomi e vocaboli
rie va arricchendo sempre più la sua stranieri _ soprattutto tedeschi -
preparazione storica non solo sul pia nelle note e nelle liste bibliografiche,
no dei dati di fatto, ma, anche su quel come pure l’incostanza o l’incomple
lo delle prospettive e delle interpreta tezza con cui talora sono riferiti i titoli
zioni; perciò la sua ricostruzione stori di articoli, volumi e collezioni.
ca dell’Ordine dei Templari in Italia è
sempre in fieri, cioè in via di sviluppo; C. Calziggi
E una tesi di dottorato in teologia che è risalito fino al Medioevo nella sua
sostenuta alla Università Gregoriana e elaborazione moderna della questione
presentata da uno dei due relatori, C. del carattere scientifico della teologia.
Huber. Il tema, riconoscibile sotto la L’opera è interessata dichiarata
sua modernizzazione nel titolo, è la mente a esporre il pensiero di Occam
questione se la sacra dottrina sia scien in merito; invano si cercherebbe una
za teoretica o pratica, questione che di discussione degli opposti argomenti
vide le due scuole francescana e dome delle due scuole. Il punto di partenza è
nicana del Medioevo e quali siano gli quello fissato da Pannenberg e cioè
argomenti probanti delle due tesi; ma l’opzione dei francescani per la tesi
c’è una ragione di attualità nel ripro che la teologia e scienza pratica. Di
porre tale questione e cioè la teologia sponendo ormai della edizione critica
di Pannenberg (Epirtunologia e Teologia) di Occam dal I986, l’A. è libero da
440 RASSEGNA BI BLIOGRAFICA
quei problemi testuali filologici che, gelica da cui è cresciuta la pianta del
congiunti con le polemiche tra nomi I’Ordine, sintetizzata nell'espressione:
nalisti e antinominalisti, rendevano Deu.r dirtiru‘te nominari poteri quia dirtinr
difficile l’interpretazione corretta e pa te amari debet. Crediamo che sia da giu
cata del testo occarniano. Egli si pro stificare, in questo senso soprattutto,
pone appunto di fare opera d’interpre l’aggiunta di due capitoli sul cristo
tazione, dire con esattezza e acribia, centrismo della teologia francescana e
seguendo il filo delle questioni, argo sulla teologia trinitaria di Occam, ol
menti pro e contro, il pensiero di Oc tre che ovviamente quello di dare un
cam In materia. saggio del modo di fare teologia di
L’A. manifesta anche una buona pa Occam dopo averne delineato lo sta
dronanza della logica di Occam con tuto scientifico. L’opera non è di facile
tutti i problemi sottostanti, e dell’on lettura e qua e là non manca qualche
tologia del singolare, come la chiama passo in latino di non facile traduzione
Huber nella prefazione. Ma il Pellegri per errori di stampa (p. 47 n. 55 corsi
ni ha anche un altro intento: mettere vo; p. 58 n. 7; p. 60).
in evidenza la base della teologia fran
cescana, Occam incluso, radice evan G. Pirola
SEGNALAZIONI
Le nuove relazioni industriali: primi risul balzo verso uno sviluppo qualitativa
mri e pro.fpezriue, a cura di GIUSEPPE mente migliore. La valorizzazione del
BIANCHI, Roma, ISRIL, 1995, 192, capitale umano è considerata la chiave
L. 20.000. del successo economico oltreché civi
le. Si delineano i confini di una società
Il mondo del lavoro, incalzato dal permanentemente attiva in grado di
l’innovazione tecnologica, dalla com assicurare a tutti un’occupazione e un
petizione efficientistica e dalla crisi reddito all’interno di regimi di orario
dello Stato sociale, sta vivendo una flessibili, in grado di meglio equilibra
stagione di grande incertezza connes re le aspettative delle persone con le
sa alle difficoltà di ridefinire un suo esigenze produttive delle imprese.
ruolo e una sua presenza nell’ambito Per l’Italia, è noto che la politica
dei processi di ristrutturazione econo della concertazione ha trovato il suo
mica e finanziaria che stanno interes punto più elevato di realizzazione con
sando tutte le società sviluppate. As le intese del luglio 199;, miranti a de
sestati equilibri sociali vengono messi finire una politica dei redditi compati
in discussione dalle politiche di risana bile con il controllo dell’inflazione e
mento del debito pubblico. Entra in con la ripresa di uno sviluppo stabile.
crisi un modello di vita che aveva sa E merito del volume curato da G.
puro coniugare, senza eccessivi trau Bianchi fornire una serie di dati e di
mi, benessere economico, solidarietà valutazioni in ordine ai comportamen
sociale e libertà politica. Ma nello ti pratici derivati da tali intese, al fine
stesso tempo le trasformazioni in atto di verificarne la coerenza applicativa.
sono lontane dal far ritenere che la Questo lavoro di analisi ha riguardato
storia sia finita. Si dischiudono anche gli esiti della tornata contrattuale del
prospettive positive. La società del 1994, lo sviluppo delle nuove rappre
l’informazione può pilotare un nuovo sentanze sindacali nelle aziende e alcu
SEGNALAZIONI 441
ne fra le più importanti esperienze di o meno bene in diversi lotti. Nel 1608
relazioni partecipative nelle aziende. «Don Giovanni de Guevara di Bovino
La qualità del lavoro è stata favorita pro Persona nominanda acquistò per
dalla collaborazione di alcune grandi 20.000 ducati da Marcantonio Carac
imprese e Associazioni settoriali che ciolo duca di Mottola il territorio di
hanno costituito una sorte di «Labora Ordona, dell’estensione di carta 30;.
torio» permanente di relazioni indu 3.1». La pemma nominanda era il Colle
striali presso I’ISRIL. Tale collabora gio Romano dei gesuiti di Roma, che
zione tra un Istituto parauniversitario lo trasformarono in azienda modello e
e il mondo delle imprese va sottoli bella residenza rurale sino al 1767, in
neata, perché il progredire degli studi cui fu incamerata dal Tanucci e diven
sulle relazioni industriali presuppone ne sito regio del Governo di Napoli.
un interscambio di analisi e di espe Dal novembre 1962 una missione
rienze tra chi opera nei campi distinti archeologica belga, guidata dal prof.
ma integrati della teoria delle relazioni Joseph Mertens, ha cercato di fare per
industriali e della politica delle rela l’antica Herdonia quello che non molti
zioni industriali. anni prima una simile missione belga
aveva fatto per l’antica Alba Fuceru,
G. .S‘aluini presso Avezzano: uno scavo totale.
Dopo 31 anni questo lussuoso volume
ci rende conto dell’opera da essi com
Herdam'a. Scoperta di una città, a cura di pinta, con la voce unita degli archeo«
]OSEPH MERTENS, Foggia, Banca logi belgi e di alcuni loro collaborato
del Monte, 1995, 400, con 592 figu ri italiani: 15 in tutto.
re in parte a colori, s.i.p. Essi ci rifanno tutta la storia, spe
cialmente monumentale di questa cit
Ordona, frazione di Orta Nova tà, dalla sua origine del neolitico e del
(FG) con circa 1.700 abitanti sino al le età del bronzo e del ferro, all’epoca
1975, è oggi Comune autonomo sulla Daunia del V e VI secolo a. C. e del
riva orientale del Carapelle. Ma fu cit l’epoca soprattutto romana, con una
tadina Apula antichissima, detta Her descrizione minuta della città in tutte
dom'a o Herdoniae, posta sulla via Mi le sue parti, la sua vita pubblica e pri
nucia poi Traiana, a 50 miglia da Be vata, le sue arti, la viabilità, la produ
nevento e 140 da Brindisi. Durante la zione agraria, la circolazione moneta
seconda guerra Punica fu un po’ dei ria, le case dei vivi e dei morti, i prin
Romani e un po’ di Annibale. Poi fu cipi del cristianesimo. Scarsa purtrop
colonia latina governata da pmetore: e, po è la documentazione epigrafica
con l’impero, municipio governato da (pp. 235-144) che ci dia notizie della
quattuomiri, probabilmente della tribù città romana. Nulla in essa parla della
Papiria. Il cristianesimo penetrò pre religione cristiana. Dobbiamo finora
sto in Ordona, perché il martirologio contentarci dell’epitaffio di un Maxi
Geronimiano ne ricorda due martiri IIIIIJ' figlio di un C. Vergiliu: Maxifmu'
Felice e Donatus. Fu presto diocesi e (CIL. IX 695), per quel poco che in es
il vescovo Saturnino partecipò al Si so appare di cristiano.
nodo romano del 499. La città venne Questo egregio e bellissimo libro è
totalmente distrutta nel 665 da Co stato prima scritto in francese. Per noi
stante li, ma ne restò qualche memo è un’eccellente versione italiana del
ria sino al tempo di Federico 11. Poi dott. Giuliano Volpe.
tutto il territorio di Ordona diventò
un vasto campo agricolo coltivato più A. Ferma
442 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
di scelte vitali proprie di «consacrati»: ché viene restituito alla sua diocesi,
religiosi e sacerdoti. Suo merito specia nella quale muore intorno all’anno 830.
le e rendere della religione, del cristia Egli fu uno dei primi rappresentanti
nesimo, della vita consacrata - e in della Chiesa del Vicino Oriente a scri
particolare del celibato - una liberan vere opere teologiche e apologetiche in
te visione umano-divina di vicendevo arabo, in un ambiente ormai arabizzato
le dono nell’amore, libera dai troppi si e politicamente dominato da sovrani
lenzi e vuoti, divieti e rinunce, che in musulmani.
passato appesantivano e intristivano - Sul modello dei trattati iconoduli di
non solo nel pensiero laico, ma anche san Giovanni Damasceno, Teodoro
in certe grigie ascetiche nostrane - lo Abù Qurrah fonda la sua difesa delle
stato e le scelte di «consacrati». immagini sacre sulla Sacra Scrittura,
la tradizione della Chiesa cattolica e
E. Baragli l'insegnamento dei SS. Padri. Tutta
via egli si distingue dal suo maestro
spirituale per gli accenni alle dure cri
TEODORO ABU QURRAH, La dtfe.ra delle tiche dell’islàm al culto delle icone.
icone. Trattato rulla venerazione della im Mostrando una conoscenza approfon
magini, traduzione dall’arabo e intro dita del Corano e della tradizione pro
duzione a cura di PAOLA PIZZI, Mila fetica, confuta con decisione e fermez
no, Jaca Book, 1995, 192, L. 28.000. za l’accusa di idolatria mossa dal mu
sulmani agli iconoduli cristiani.
Sebbene l’uso delle immagini sacre La Curatrice si è laureata in Lingua e
fosse tassativamente proibito nell’AT, Letteratura Araba presso l’Università
tuttavia già nei primi secoli del cristia di Roma «La Sapienza», dove ha pre
nesimo se ne faceva un largo uso, non sentato come tesi di laurea la traduzio
solo presso i cristiani, ma anche pres ne di quest'opera di Teodoro Abù
so gli ebrei, naturalmente oggetto di Qurrah sotto la direzione del prof. Re
culto relativo. E ci saranno state an nato Traini. Poi si è specializzata nella
che esagerazioni. Ma esse non poteva conoscenza della lingua araba e della
no giustificare le reazioni violente che cultura islamica presso il Pontificio
si ebbero in Oriente da parte degli im Istituto di Studi Arabi e Islarnistica,
peratori isaurici del secolo VIII, Leo nonché presso l’Università di Tunisi.
ne III e il figlio Costantino Coproni
mo, che culminarono nello pseudo A. Ferrua
concilio ecumenico di Costantinopoli
del 75 2, e furono certo favorite dal ca
liffi arabi, i quali in quel secolo domi Diritti umani, a cura di PAOLO
navano in Egitto e nella Siria, e dalle DANUVOLA - FRANCO MONACO, Ca
idee che sempre nutrirono i musulma sale Monferrato (AL), Piemme,
ni contro le immagini sacre. 1995, 172, L. 20.000.
Teodoro Abù Qurrah nacque in
Edessa circa il 750, si fece monaco a Gli AA. si propongono di fornire ai
San Saba e circa l’anno 800 fu fatto ve lettori uno strumento di lavoro e di ri
scovo di Harràn nel nord della Siria, flessione per accrescere nelle scuole e
dove compose la sua difesa delle imma nei vari gruppi di lavoro o ricerca un
gini. Rimosso dal patriarca di Antio senso più esatto dei diritti umani e del
chia dalla sua sede, ritorna al suo mo le difficoltà che si incontrano per far
nastero e compie varie spedizioni apo progredire il loro rispetto. A noi sem
stoliche nelle regioni dell’Oriente, fin bra che essi abbiano perfettamente rag
444 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
giunto il loro obiettivo. Il libro che of piccola antologia del pensiero del no
frono al pubblico contiene testi precisi to teologo della Chiesa confessante te
sul fondamento biblico dei diritti uma desca. Un’antologia però scelta con
ni e sul magistero dei Papi; conviene un intento direttamente spirituale e
soffermarsi, tra le altre, sulle pagine pastorale. Si tratta infatti di z; predi
che affrontano il rapporto tra la giusti che e di qualche altro breve scritto oc
zia e la carità, le quali, sottolineando la casionale. Colpisce la chiarezza di vi
loro specificità e la loro complementa sione e di proposizione della sequela
rità, risponderanno alle domande di di Cristo, che va concepita in assoluta
parecchi (pp. 42-44). La situazione in fedeltà al suo Vangelo e alla sua mis
ternazionale è esposta con competenza sione di Crocifisso. E va vissuta in
e chiarezza e messa in relazione con le una coscienza netta che tutto è grazia
disposizioni della Costituzione italiana; salvatrice sua, ma anche impegno sen
così sono affrontati la Dichiarazione za tentennamenti nella confessione
del 1948, la Conferenza di Vienna e il della fede e nella fedeltà quotidiana al
diritto dei popoli, i diritti delle mino la costruzione di un mondo in cui la
ranze e I’educazione ai diritti umani. Parola di Dio sia davvero l’ultima e
L’ultima parte - «Spunti di lavoro» decisiva parola.
N merita una menzione speciale; desti Di norma la predica è costruita co
nata a rendere più agevole I’educazione me esegesi semplice e sicura di un bre
ai diritti umani, essa indica non soltanto ve testo scritturale preso dalla celebra
le Organizzazioni presso le quali e pos zione liturgica occorrente. Sono così
sibile procurarsi materiale per l'insegna sottolineati i tempi forti di Avvento,
mento, ma offre anche una serie di pic Natale, Quaresima e Pasqua. Mentre
coli dossier: che contengono la sintesi dei le varie domeniche che fanno da anel
problemi più delicati: la dignità della lo di congiunzione si prestano a rifles
persona umana, i diritti umani nella Co sioni che mettono in evidenza punti
stituzione italiana, la situazione degli caratteristici della vita cristiana (per
extracomunitari ecc. Bisogna augurarsi dono, amore ai nemici, pace...) E un
che questo libro abbia un’ampia diffu contatto immediato con la Parola di
sione e che una prossima edizione esa Dio, accettata senza riduzioni mini
mini anche la storia della Chiesa nello mizzatrici, che, pur mantenendo il sa
sviluppo del problema dei diritti umani. pore della sua origine protestante,
L’opposizione che essa manifesta in al proprio perché fedele al testo, non ha
cune occasioni nei confronti delle teorie nulla di non accettabile anche al letto
dominanti contribuisce in effetti in una re cattolico. Tutto può scuotere pro«
maniera positiva a una loro evoluzione, fondamente e aiutare a interrogarsi
chiedendo che sia presa in considerazio con assoluta sincerità. Un libro che in
ne la dimensione religiosa dell’uomo. vita a riflettere in modo non superfi
ciale e può anche insegnare come si
]. ]oblin possa proporre con coraggio il Van
gelo anche all’uomo di oggi.
visita, tutta per la città di Mazara, fu l’8 Uboldi, noto giornalista, si distingue
maggio 1993 e coincise con la celebra per un senso di commossa partecipa
zione del IX centenario dalla fondazio zione; segno che l’A., studiando e do
ne della diocesi, giubileo indetto dallo cumentandosi sulla vita di Caterina
stesso Sommo Pontefice con bolla del (1547-80), deve averne per primo su
20 marzo 1992. I ricevimenti e gli in bito il fascino. Questo avvertimento
contri festosi si conclusero con una so cresce nel libro fin oltre l'ammirazio
lenne concelebrazione a San Vito a ma ne, interrotto solo da più lucide pagi
re, punto focale della religiosità maza’ ne pregne di descrizione storica, con
rese. Significativo il momento offerto cause ed effetti, indispensabili per far
riale, che vide una lunga sfilata di offe luce sul complesso secolo XIV e per
renti con ogni specie di doni di caratte comprendere la vita della Santa, forte
re mazarese e poi l’offerta al Santo Pa mente coesa con il suo contesto stori
dre di una medaglia d’oro commemo co. In esso lei incide e si forma, carat
rativa del IX centenario della diocesi, terizzandosi, in modo carismatico,
ideata dal prof. Gianni di Stefano (e nella facoltà di piegare gli eventi al
rappresentata nel testo in due tavole a suo volere. E non era che una giovane
colori con il recto e il verso) e un dono illetterata, divenuta edotta nella scrit
di 100 milioni da parte delle comunità tura da adulta, fino alla competenza
parrocchiali della diocesi, per le attività delle Lettere e del Dialogo. E si direbbe
caritative del Papa. un politico, se non fosse che le sue
L’A., responsabile dell'Ufficio stam« azioni erano ispirate da Dio, sotto un
pa diocesano per la visita di Sua Santi impulso fortissimo d’amore per la
tà, ci ha lasciato in questo volume una Chiesa, divenendone la coscienza.
documentazione interessantissima delle Caterina è una santa completa, in lei
due visite di Giovanni Paolo Il alla la mistica rimanda alla storia, e vice
diocesi Mazarese. Il suo libro è ornato versa; ma nella cella di Fontebranda
di 56 tavole a colori, belle e interessan emerge la sua natura più intima e per
ti, ma difficilmente citabili, perché in sonale, che concentra tutta la sua so
pagine fuori testo e non numerate. Alla cialità verso Dio. E l’assolutezza e il
sua narrazione e valutazione di questi distacco dal mondo, che solo un duali
memorabili eventi egli ha voluto ag smo medievale poteva concepire,
giungere due serie di testimonianze al aprendo direttamente nell’estasi il cul
trui da p. 59 a 45 e da p. 161 a p. 202, mine unificante delle nozze mistiche.
l’ultima delle quali da La Civiltà Catto L’A. si è trovato a osservare la stra
lira del 1995 Il 476-485, del nostro p. na coincidenza tra le visioni dei santi e
Giovanni Marchesi. le rappresentazioni dell’arte sacra. E
Il volume del prof. Pisciotta è il se forse una risposta c’è, se anche Jung ha
sto della «Collana di atti, fonti e studi afl‘ermato che tra il contenuto spiritua
per servire alla storia della Chiesa in Si le della Chiesa, precisamente nelle sue
cilia», diretta dal prof. G. di Stefano. forme dogmatiche, e l’inconscio esiste
un’affinità naturale. E un’ultcriore
A. Ferma prova, se non è un abbaglio, che l'uo
mo è preadattato al mondo spirituale, C
che non è impossibile perciò affinare
RAFFAELLO UBOLDI, Caterina da Siena. una capacità visiva particolare, per 11‘
La grande tanta, Milano, Camunia, quale l’arte, in quanto modello di mal
199;, 204, L. 26.000. tà adeguate alla struttura dell’incon
scio, è l’equivalente della cosa per la
Tra il libri agiografici, questo di conoscenza. L’arte dà, in un certo sen
FILM 447
FILM
a cura di V. FANTUZZI
«Se vuoi essere tutto, non desiderare l'epoca nei confronti delle donne, nel
di essere qualcosa». «La fede è una luce 1952 riceve un incarico presso l'Uni
oscura che non basta alla mente». «Chi versità di Miinster. Un anno più tardi
cerca la verità, cerca Dio senza saper ha inizio la persecuzione contro gli
Io». Non è facile conferire sullo scher ebrei. Espulsa dall'Università, Edith
mo una dimensione plastica a parole si sente libera di dar corso a un'aspira
come queste. Sono frasi pronunciate zione coltivata da tempo. Nel I95 5 en
dall'attrice Maia Morgenstern, inter‘ tra nel Carmelo di Colonia, dove pren
prete del ruolo di Edith Stein, protago‘ de il nome di suor Teresa Benedetta
nista del film La rettirna stanza della re della Croce.
gista ungherese Marta Meszaros. L'ambiente del convento non sna
Ebrea di origine (nata nel 189I a tura la personalità di Edith, che ha la
Breslavia nella Slesia), prima allieva e possibilità di proseguire le sue ricer
poi assistente del filosofo Edmund che nel campo filosofico. Per deside
Husserl (il «padre» della fenomenolo rio delle superiore scrive diversi libri,
gia) all'Università di Gòttingen, Edith tra i quali Errerefinito e E.rrere eterno. Il
si converte al cattolicesimo e riceve il suo nuovo stato non la mette tuttavia
battesimo nel 1922. Dopo aver supera al riparo dalle persecuzioni contro gli
to diverse difficoltà, dovute alla chiu ebrei, che in Germania si vanno facen
sura dell'ambiente accademico del do sempre più accanite. Sapendo di
448 FILM
Col/tgio degli m'ilf0fi de «LA Civiltà Cattolica»: Gianpaolo Salvini 5.1. (diretlore),
Giuseppe De Rosa S.l. (vicedirettore), Michele Simone S.l. (caporedattore), Guido
Valentinuzzi S.I. (regrelario), Virgilio Fantuzzi S.I., Paolo Ferrari da Passano S.I.,
Angelo Macchi S.I., Giovanni Marchesi SJ~, Giandomenico Mucci S.I., Piersan
dro Vanzan S.l.
AUIOIÌZ7JZIOA'ÌC del Tribunale di Roma n. 594/48 del 14 settembre 1948 - Sped. in abbonamento postale 10%
Finito di stampare Il 6 settembre 1996
suonano. . SOCIETÀ GRAFICA ROMANA S.p.A. . via I. Pettinengo 59 - ootyg Roma - Id. 4H34H‘
OPER E PER VENUTE
Pastorale Varie
D’AMBROSIO D., Lo rpirito del Signore e‘ m di me. ANDRISANI G., Taeeuino eaxertano. Religione,
Rtflem'oni e orientamenti nel meramente della trerima, politim e varia umanità, Caserta, Saggi Storici
Roma, Ed. Deh0niane, 1996, 48, L. 2.000. Casertani, 1996, 275, L. 40.000.
DE VANNA U., Ragazzi & ragazze. Come 1'0I10 CARPINTERI A., La tendenza nella fii'iea al ra
cambiati. Come eredono. Come vivono inrieme, Leu peramento degli .rebemi preeortituiti.‘ il raro dei ti.rte
mann (T0), LDC, 1996, 175, L. 14.000. mi eomplexri, s.l., Nobile Accademia di Santa
Enrbiridion della Conferenza Epi.reopale Italia Teodora Imperatrice, 1995, 86, s.i.p.
no. Deereti, dirbiaragioni, doeamenti pa.rtorali per CECI G., Luigi Sturzo. Il profeta eoraggioro dei
la Cbie.ra italiana, vol. 3: 7997-7995, Bologna, tempi moderni, Torino, SE], 1996, Xl-Hl, L.
EDB, 1996, XXXIV-1.570, L. 68.000. 15.000.
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diverte rituagioni, Padova, Messaggero, 1996, politira. Per un protagonifmo della Iorieta‘ rivi/e nel
95, L. 10.000. Mezzogiorno (S. CARNEVALE - D. P171u'r1), Na
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ne, 1996, 150, L. 15.000. mio della Cbie.ra Gatto/ira, Salerno, Elea, 1996,
Tempi nuovi per la pa.rtorak~ Centro Orienta 125, L. 22.000.
mento Partorale, ivi, 1996, 256, L. 26.000. DI MONDA A., LA rpiritualità di Paola Eli.ra
TONELLI R., Per la vita e la speranza. Un pro_ betta Cerioli, fondatrice delle Suore della Sarra Fa
getto di pai‘torale giovanile, Roma, LAS, 1996, miglia, Comonre di Seriate (BG), Ferrari, 199;,
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lo attraverso la nota rubrica radiofonica «Ascolta si Dio. Filosofia e teologia nel dibattito contemporaneo
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Maria di Gesù Deluil-Martiny, fondatrice delle Fil ZAVOLI S., Rime/ti a noi i nostri dubbi. Dalla
glie del Cuore di Gesù, Roma, Ed. Dehoniane, cometa alla bussola spaziale una lanterna continua a
1996, 188, L. 18.000. far luce sui nostri passi, Torino, SEI, 1996, X
RUIN1 C., Per un progetto culturale orientato in 244, L. 24.000.
senso cristiano, Casale Monferrato (AL), Piem ZOFFOLI 12., Vita futura e dogma del Purgato
mc, 1996, 95, L. 10.000. rio, Udine, Segno, 1996, 207, L. 15.000.
NOTA. Non è possibile dar conto delle molte opere che ci pervengono. Ne diamo intanto un
annuncio sommario, che non comporta alcun giudizio, e ci riserviamo di tomarvi sopra secondo
le possibilità e lo spazio disponibile.
I\P
i,r~ 3_‘l’
“' (156
i LA CIVILTA‘
‘ CATTOLICA UNIV. OF MICH.
DEC 0 3 1995
CURRENT SERIALS
3510
LA CI VILTA CATTOLICA
«Beatus populus. cuius Dominus Deus eius»
S O M M A R IO
EDITORIALE
449 La rivelazione cristiana. Natura. Possibilità. Esistenza
ARTICOLI
463 F. Castelli, Carlo Bo: la letteratura come vita
477 P. Ferrari da Passano, Il ruolo della Magistratura
490 S. Mosso. L'opzione preferenziale per i poveri: dall’assistenza al
la condivisione
500 Ph. Laurent, Ridurre il debito dei Paesi più poveri
CRONACHE
508 Chiesa: G. Marchesi, Recenti interventi del Papa su ricerca teolo
gica e libertà, famiglia ed economia
517 Italia: G. De Rosa, I primi cento giorni del Governo Prodi
527 Estero: A. Macchi, La vittoria di Netanyahu nelle elezioni in
Israele
ABBONAMENTI ITALIA: un anno L. 90.000; due anni L. 160.000; tre anni L. 230.000:
un semestre L. 50.000; un quaderno L. 7.000. ESTERO (via superficie): un anno S 110: due
anni S 200; tre anni 8 280; un quaderno 5 IO. I versamenti possono essere effettuati: o)
tramite il conto corrente postale n. 588004, intestato a La Civiltà Cattolica. via di Porta
Pinciana. I - 00187 Roma: b) sul cc. bancario n. 89741 de La Civiltà Cattolica presso Rolo
Banca 1473. via Veneto, 74 - Roma. [IVA assolta dall'editore ai sensi dell’art. 74. 1° com
ma. lett. c), DPR. 633/1972 e successive modifiche]. Direzione, ammin. e gestione della
pubblicità: via di Porta Pinciana. l - 00187 Roma - te]. (06) 679.83.51 - fax (06) 69.94.0997.
® Unione Stampa Periodica Italiana - ISSN 0009-8167
LA CIVILTÀ CATTOLICA
E. Guerriero
Il sigillo di Pietro
Flelrgone, pag. 176. L. 22000
Figura dominante nella storia della Chiesa e nella tradizione cristiana quel
la di Pietro. ,
In quest'opera se ne traccia una «biografia» sviluppando le informazi0fll
- scarna ma storicamente attendibili - contenute nel Nuovo Testament0
con il criterio della verosimiglianza. Un lavoro di ricostruzione quindi. nell0
svolgimento del quale l'Autore si muove con tatto e discrezione, con com
petenza e serietà, ottenendo un risultato globale convincente.
4__1.-1
L'OPZIONE PREFERENZIALE PER I POVERI: DALL'ASSISTENZA AL
LA CONDIVISIONE, di Sebastiano Mosso S.I. - Nel disegno di Dio ogni uomo è,
nello stesso tempo, affidato all'altro uomo e, a sua volta, chiamato a prendere in affida
mento l'altro uomo. Da qui nasce la categoria cristiana della condivisione: la consapevo«
lczza vissuta, cioè, che essendo gli uomini appunto affidati gli uni agli altri, non c'è nes
suno che non sia radicalmente «povero», ossia bisognoso dell'aiuto degli altri; e, nello
stesso tempo, non c'è nessuno che non sia radicalmente «ricco», ossia che non abbia pos
sibilità e responsabilità di donare qualcosa agli altri. Sulla base di tale prospettiva l’Auto
re, ordinario di teologia morale nella Facoltà Teologica della Sardegna (Cagliari), impo
sta la sua analisi dell'opzione preferenziale per i poveri.
1‘ Civiltà Cattolica 1996 111 M quaderno 3510
CRONACHE:
ITALIA: I primi cento giorni del Governo Prodi, di Giuseppe De Rosa S.I. -
Vengono esaminati tre avvenimenti significativi dei mesi di luglio e agosto: l'istituzione
di una Commissione Bicamerale per le riforme istituzionali; l'approvazione del Docu
mento di Programmazione Economica e Finanziaria per il triennio I997-99; l'attività
svolta dal Governo Prodi nei suoi primi cento giorni di vita. Questa è stata intensa, spe
cialmente in campo economico con la manovra finanziaria, nel campo delle telecomuni
cazioni con la presentazione del disegno di legge Maccanico, nel campo della giustizia e
della Pubblica Amministrazione con i disegni di legge dei ministri Flick e Bassanini e nel
campo scolastico, nessuno dei quali però è stato finora approvato dal Parlamento. Tutta
via è ancora troppo presto per darne un giudizio. Si dà però atto della sua efficicnza,
mentre se ne mettono in rilievo alcune difficoltà sia esterne sia interne.
La Civiltà Cattolica 1996 Il] 517-526 quaderno 3510
""’.. TRASMISSIONE
4""! DATI
CI sono nuove strade
per far v|agglaro I datl.
Senza tra‘l'l'lco,
senza Ilmltl dl velocità.
Un tempo le fabbriche erano collegate alle
stazioni ferroviarie dai binari. cosi la meta
rie prime e i prodotti finiti potevano viag
giare più velocemente. Oggi materie prime
Ae_ -_u-._ -_
--
e prodotti finiti. per la maggior parte delle
Aziende. si chiamano dati o informazioni.
E quei binari, sempre più indispensabiii. si
chiamano in modo piu tecnologico: iTAPAC.
C-LAN. INTERBUSINESS. ATM. Sono le nuove
strade che vi permettono di trasmettere le
informazioni in tempo reale. aggiungendo
qualità al vostro lavoro. È proprio per por
lare di qualità che Telecom itaiia ha creato
Manager. il sistema che gestisce tutto le
telecomunicazioni delle Aziende. Manager è
il servizio di outsourclng che vi libera da ogni
problema tecnico o organiaativo. mettendo
a vostra disposizione un esperto con cui sce‘
gliere le soluzioni più giusto _IÙI-
per la vostra Azienda. Anche
per la trasmissione dei dati. _---__--J
ESTERO: La vittoria di Netanyahu nelle elezioni in Israele, di Angelo Macchi
S.I. - Il 29 maggio 1996 si sono svolte le elezioni politiche in Israele. La nuova legge eletto
rale prevede l’elezione diretta del Capo del Governo (con una scheda) e dei membri del
veloci‘: Parlamento (con una seconda scheda). L’esito delle elezioni ha sorpreso l’opinione pubbli
ca mondiale. Il primo ministro in carica, Shimon Peres, convinto sostenitore del processo
III. di pace è stato sconfitto di misura dal leader del Likud, Benjamin Netanyahu. Nella cronaca
si espongono i fatti e le ragioni che presumibilmente hanno sovvertito il risultato previsto.
I.fl la Civiltà Cattolica 1996 III 527-535 quaderno 3510
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA:
Ballanti G. 550 - Brena G. L. 556 - Caircel Orti V. 549 - Clément 0. 547 - Climaco G.
549 - Conte G. 540 - Denzinger H. 546 - Fiori A. 558 - Forestier S. 542 - Gregorio Ma
gn0 547 - Hiinermann P. 546 - Kortirig G. 543 _ Monaei nelle città 545 - PlItfd/ÌJ'M0 (11) nelle
origini eri.rtiane 540 - Riggi C. 549 - Soave S. 559 - Sorrentino D. 548 - Tasca A. 559 - To
niolo G. 548 - Toso M. 544
DISCHI:
NOVITÀ
Otto B. Knoch
Le due lettere di Pietro
La lettera di Giuda
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Un importante commento alle lettere di Pietro e Giuda, scritto da uno dei maggiori esegeti
a livello internazionale, per la collana «Il Nuovo Testamento Commentato»
Romano Guardini
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Manuali
di teologia
sistematica Î La teologia
CÌ'lSlllllld
nel suo sviluppo storico
I - Primo millennio
V Helmut Weber
96
La Chiesa
pagg. 400 - L. 60.000 finita“) sistematico
di ecclesiale la
cotto a
Hans Waldenfels
a.)
A ______J/
SAN PAOLO
)J
EDITORIALE
LA RIVELAZIONE CRISTIANA
Natura. Possibilità. Esistenza
tuale delle prove dell’esistenza di Dio. In ogni caso, gli atei e gli
agnostici - che riteniamo sinceri e di buona volontà -, anche se
non accetteranno le prove da noi proposte, dovranno pur ammet
tere che quelli che affermano che Dio esiste in base alle prove ra
zionali della sua esistenza non lo fanno a cuor leggero 0 in base a
un sentimentalismo religioso, ma in forza di argomenti capaci di
superare il vaglio di critiche rigorose.
Il secondo risultato da noi raggiunto con l’uso della ragione ri
guarda non l’esistenza di Dio, ma il suo Essere: «C/Ji è Dio». Si tratta
di un risultato in negativo e, tuttavia, anch’esso importante. In realtà,
con la nostra ragione noi giungiamo a conoscere quello che Dio non
è, non quello che Dio è. Così conosciamo che Dio non è un essere ma
teriale, corporeo, non vive nel tempo e non si trova in un punto
qualsiasi dello spazio, non fa numero con gli altri esseri, cosicché si
possa dire «Dio+ gli altri esseri creati»; conosciamo che Dio non cor
risponde a nulla di ciò che possiamo pensare, dire o immaginare di
Lui, e che quindi tutte le rappresentazioni e le immagini che gli uo
mini si fanno di Dio, tutti i pensieri e tutte le idee - anche le più su
blimi _ provenienti dalla mente umana a suo riguardo non colgono
la realtà di Dio, che resta infinitamente «al di là». Certamente ’- e lo
abbiamo affermato precedentemente molte volte - Dio ha lasciato,
nelle realtà da Lui create, vestigia, segni e impronte del suo Essere;
perciò, riflettendo sulle perfezioni create, possiamo, servendoci del
l’analogia, conoscere qualche cosa della realtà di Dio; ma la nostra
conoscenza resta radicalmente imperfetta, cosicché resta sempre vera
l’affermazione di san Tommaso d’Aquino: «Dio è (e resta) al di sopra
(rapra) di quello che di Lui diciamo o pensiamo» (Summa Tbeol. 1, q.
1, a. 9, ad 5); anzi, «sorpassa (6’Xîé’dil) quanto conosciamo di Lui» (De
Potentia, q. 7, a. 5, ad 14).
**>l<
Così per la ragione umana, per quanti sforzi geniali l'uomo possa
fare, Dio resta inaccessibile e inconoscibile nel suo profondo miste
ro. Ciò significa che l’uomo può conoscere realmente Dio solo se e
nella misura in cui Egli si rivela e si manifesta a lui per grazia. Ecco
allora la domanda: Dio, eterno e infinito, si è realmente «rivelato»
agli uomini? Questa domanda può essere, a sua volta, divisa in tre
questioni: I) Che cos’è la rivelazione? 2) È possibile la rivelazione?
3) C’è stata, storicamente una rivelazione autenticamente divina? La
prima questione è semplicemente terminologica. Invece le altre due
sono d’importanza radicale e, purtroppo, oggi da molti teologi so
LA RIVELAZIONE CRISTIANA 451
.2i‘
LA RIVELAZIONE CRISTIANA 461
La Civiltà Cattolica
ARTICOLI
"‘ L’articolo riprende le linee portanti del saggio introduttivo al volume Carlo Bo. Una
vita per la letteratura, Cinisello Balsamo (MI), San Paolo, 1996.
1 A. ALTICHIERI, «Intervista a Carlo Bo», in Corriere della Sera, 15 gennaio 1991.
2 C. ALTAROCCA, «Intervista a Carlo Bo», in LA Itampa, 8 aprile 1995.
I suoi maestri
3 Ivi.
CARLO BO 465
4 C. BO, «Della lettura», in 1D., Letteratura ronn vita, a cura di S. PAUTASSO, Milano,
Rizzoli, 1994, 61. Questo grosso volume è un’antologia critica, curata con intelligenza e
buon gusto. Alla prefazione di Jean Starobinski segue una preziosa testimonianza di
Giancarlo Vigorelli. Chiude il volume (1.670 pagine) un’intervista a C. Altarocca e. la bi
bliografia delle opere e della critica. Le pagine citate nel testo, senza indicazione contra
ria, si riferiscono a questo volume.
466 CARLO BO
mm
verità: mezzi per raggiungere l’assoluta necessità di sapere qualcosa
i {mi di noi, o meglio di continuare ad attendere con dignità, con co
‘2, l'w scienza una notizia che ci superi e ci soddisfi» (p. 5 s).
bl’îfî Chi era quel giovane che, in un silenzio esterrefatto - come ri
ferisce Giancarlo Vigorelli (p. XIV), presente al Convegno -, lan
nSm~=
ciava un problema quasi alternativo alla critica crociana? che cita
mi
va Dostoevskij, Rimbaud, Mallarmé, Claudel, Gide, Riviere? che
si dichiarava assertore del primato della coscienza?
mi:
Nato a Sestri Levante nel 1911, alunno dei gesuiti all’Istituto
-si
Arecco di Genova, dove ha come professore di greco Camillo
;c‘l
Sbarbaro, approda presto a Firenze dove si laurea in Lettere e si
specializza in Letteratura francese. Qui conosce Giovanni Papini,
mm
«uno scrittore che ha dominato tanta parte del nostro passato», e
al
gli scrittori del Frontespizio al quale collabora regolarmente. Nel
1955 pubblica jarque: Riviere e tre anni dopo Delle immagini giovanili
di Sainte-Beuue, che lo rivelano critico attento e aperto. Seguono
numerosi altri titoli che lo consacreranno studioso di alto livello
‘la’
per ampiezza di orizzonti, acutezza critica, connotazione etica e
"-‘RîJ-FlH(';'à.-<
spirituale. Nel 1958 inizia l’insegnamento di Letteratura francese
all'Università di Urbino della quale, dal 1947, è rettore magnifico.
Nel 1984 è nominato senatore a vita. I suoi puntuali e numerosi in
terventi critici, su quotidiani e riviste, fanno di lui uno dei testimo
ni più attenti non solo della letteratura contemporanea - soprat
tutto italiana, francese e spagnola - ma anche delle vicende italia
ne, culturali, religiose, sociali.
5 P. BARGELLINI, Pian dei Giullari, vol. XI, Firenze, Vallecchi, 1955, 20;.
468 CARLO BO
6 M. SANTORO, Letteratura italiana del Noverento, Firenze, Le Monnier, 1980, 282. Più
volte Bo ha sostenuto l’indipendenza della letteratura da ogni tipo di potere, politico, re
ligioso o ideologico che sia. I grandi autori «f egli ripete - devono essere liberi per po
ter fornire delle risposte ai grandi problemi della vita.
CARLO 90 469
Una letteralltf'a per l'uomo. Compito della letteratura 4 ha affermato Bo - è di «non far
dimenticare a chi legge quelle che sono le grandi speranze e le grandi attese dell’uomo,
per non far dimenticare quei minimi segni che nei nostri anni riusciamo a cogliere, di di
gnità e di amore del vero. La letteratura serve solo a questo: non può ambire ad altre ra«
gioni, ma già facendo questo può dimostrare di non essere stata inutile e vana, di non es
sere stata un gioco» (citato in Il mn‘tro tempo, 11 marzo 198:).
8 C. Bo, Don Mazzo/ari e altri pmi, Vicenza, Locusta, 1979.
472 CARLO no
ti, don Italo (Mancini), don Rebora, don De Luca, don Cesare
(Angelini), padre Turoldo, gli ultimi quattro Papi. Controluce ap
paiono anche don Dossetti e padre Daniélou (poi cardinale). Alcu
ni Bo li ha frequentati, altri studiati, tutti amati. Amati non tanto
perché persone di cultura, poeti o scrittori, quanto perché profeti,
cioè testimoni di Dio e difensori della dignità dell’uomo. Costitui
scono il «ramo verde» della Chiesa: di quella Chiesa che Carlo Bo
ama. Essa non è un ammasso di cervelli -- ci ripete lo Scrittore -
o un corpo monocorde; è pluralismo e polifonia, sempre attenta,
però, a sintonizzarsi con Cristo che in essa vive e opera.
w Citato in D. PORZIO, Inrontri e rrontri ton Crirto, Milano, Ferro-Massimo, 1971, 650 s.
474 CARLO rio
tico. Infine le analisi del nostro scrittore hanno come punto di rife
menu: rimento e di soluzione ultima la rivelazione cristiana.
mm Queste analisi non lasciano mai il lettore indifferente. Siamo an
a stai mra erirtiani?, per esempio, è un volume inquieto e inquietante per
ucci vari aspetti; un volume che strappa, talvolta con troppa violenza,
ib0i‘t il velo delle nostre ipocrisie e dei nostri patteggiamenti con gli im
111210 pegni del nostro battesimo; un volume spesso duro e amaro, tutta
30 q. via positivo e stimolante, non di rado percorso da vibrazioni che
la pc ricordano Léon Bloy e Charles Péguy. Le pagine più vive sono
non quelle che prospettano un coraggioso esame di coscienza perché la
ti, 1: testimonianza evangelica abbia la forza di una perenne rivoluzione
o di interiore. Talune pagine lasciano perplessi e non sempre possono
essere sottoscritte, ma tutte e sempre rivelano sincerità d’ispirazio
ne e coraggio d’impostazione“.
Tra le tante idee disseminate nelle raccolte di interventi voglia
mo segnalarne alcune, ricorrenti e importanti. La prima: il cristia
nesimo è essenzialmente rivoluzione, si ripete da più parti. Occor
re però ricordare _ ammonisce Bo, facendo eco a Péguy - che la
rivoluzione più urgente deve realizzarsi dentro di noi, nella nostra
anima. Si chiama conversione. «La conversione dal male al bene,
dall’errore alla verità, dall’ingiustizia alla giustizia. Cristo - che
per molti oggi è appena l’immagine di un rivoluzionario _ ha
adoperato delle armi tutte spirituali, e soltanto spirituali» 12.
La seconda idea ricorrente sottolinea il senso della partecipazio
ne, della comunione e quindi, nei confronti del mondo laico, di un
dialogo aperto, senza confusione di ruoli e di dottrine, ma anche
senza preconcetti, in spirito di leale collaborazione“. Isolarsi e
chiudersi in se stessi equivale a tradire la fede cristiana. «Essere
con Cristo non deve significare una tacita giustificazione per l’ab
bandono della lotta vera: evidentemente vuole dire che, oltre alla
difesa della persona umana, è necessario accrescere la dignità co
mune di questa persona. Essere con Cristo non può significare
l’oblio delle responsabilità, ma piuttosto il calcolo delle nostre col
pe e il proposito di rimediare ai gravi danni che ne derivano» 14.
H C. 80., .l‘iama arm7ra rri.rtùni?, Firenze, Vallecchi, 1964. A nostro parere è tra gli scritti
piu significativi di C. Bo. Per molti aspetti si accosta a BlorbNater di Frangois Mauriac.
‘2 ID., «Cristianesimo e laicismo. La mano resa», in lD., .Îu/Ie tratte del Dio na.rea.rto, cit., 58.
13 Cfr ID., «Necessità e senso di una partecipazione», in 10., Scandalo della .gt>eranga,
cit., 97 s.
‘4 ID., «Il dovere del Cristiano», ivi, 168.
476 CARLO BO
15 11)., «San Tommaso non risponde», in ID., Sul/e tram del Dia na.rmrto, cit., 19 s.
‘6 10., «Il dovere del cristiano», in 10., Jrnnda/o della rimanga, cit., 196 s.
IL RUOLO DELLA MAGISTRATURA
1 Cfr P. FERRARI DA PASSANO, «La divisione dei poteri dello Stato», in Civ. Ca”. 1996
Il 246-259.
2 Nei sistemi giuridici di matrice liberaldemocratica ha assunto particolare importanza
anche l'attività di controllo della legittimità di una norma ordinaria rispetto ad altre norme
ritenute fondamentali e, per questo, poste a fondamento di tutto l'ordinamento. Anche in
tal caso potremmo dire che il giudice è incaricato dell’applicazione di norme, ma qui la nor
ma da applicare e quella di rango superiore: deve determinare se la norma fondamentale si
applica o meno ai casi regolati dalla norma di rango inferiore.
non sono state direttamente poste dal legislativo, e cioè nelle norme
consuetudinarie e nei principi generali dell’ordinamento giuridico.
In questo caso siamo sempre nell’ambito dell’applicazione della
norma vigente, perché anche codeste regole sono da considerarsi in
vigore per volontà del potere legislativo. Ma anche quando si abbia
a disposizione una norma scritta, il meccanismo non e automatico.
È sempre necessaria da parte del giudice un’attività di interpretazio
ne. La portata di tale attività può essere molto ridotta nei casi in cui
il caso concreto rientri perfettamente nella norma astratta e il signi
ficato della regola sia chiaro; ma, più ci si allontana da questa otti
male condizione, più è richiesto l’intervento del giudice.
In tutti i casi poi »- a ben guardare - per quanto si parli di atti
vità di applicazione della legge, si intende piuttosto dire che al po
tere giurisdizionale compete farla applicare da altri soggetti. Infatti
anche la Pubblica Amministrazione è chiamata ad applicare la leg
ge, ma la differenza sta nel fatto che per essa la norma da applicare
riveste la natura di regola di comportamento, per cui sarebbe più
esatto dire che essa è chiamata non tanto ad applicare quanto a ese
guire la legge. Al giudice invece non spetta, in prima istanza, dare
esecuzione a una norma di comportamento, ma, nel caso contro
verso, determinare a chi e come compete tale esecuzione.
Ma se, una volta posta una norma, spetta a soggetti diversi dal
giudice darne esecuzione, ciò vorrebbe forse dire che - in una so_
cietà che probabilmente non esisterà mai -’ se ciascuno facesse il
proprio dovere, cioè quanto è richiesto dalla norma, il giudice reste
rebbe senza lavoro? Ci stiamo avvicinando al problema cruciale: il
giudice e il potere giurisdizionale hanno senza dubbio una qualche
relazione con l’applicazione della legge, ma ciò che specifica questa
relazione probabilmente si cela proprio nell’analisi delle circostanze
in cui tale intervento si dà. Si può dunque avanzare l’ipotesi che per
il potere giurisdizionale si tratti di «applicazione del diritto», ma A7)!
rÙ’immente «nei casi controversi» o «quando vi sia stata una violazio
ne del diritto», o, come si usa dire preferibilmente per farvi rientrare
anche i casi di «giurisdizione volontaria», quando non si è avuta «at
mazione spontanea dell’ordinamento»3, per cui si rende necessaria
un’attività di «sostituzione»4 del giudice ai soggetti che in primi:
Il «giudicato»
.-_W .‘<=EL Con il termine «giudicato» e con quello sinonimo di «cosa giu
dicata» innanzitutto si intende indicare la pronuncia del giudice di
ventata definitiva. È infatti principio fondamentale del diritto che
non si debba riaprire l’indagine e il dibattito processuale su una
questione già decisa in modo definitivo, sulla quale cioè si sia già
sviluppato l’iter processuale in tutte le sue previste potenzialità fi
no a giungere a un giudizio ormai irreformabile. La nozione di co
sa giudicata nasce dall’esigenza di tutelare il bisogno di certezza
del diritto e di garanzia per tutti i protagonisti della circolazione
giuridica. Connessa alla nota della definitività, il giudicato presen
ta anche quella della pienezza dell’efficacia. Per giudicato infatti si
intende anche quella pronuncia del giudice che ormai esplica in
pienezza tutti gli effetti in vista dei quali è stata pronunciata.
La dottrina (e anche il diritto positivo) distingue tra cosa giudica
ta «formale» e cosa giudicata «sostanziale» (o materiale). Con la pri
ma espressione si intende la pronuncia del giudice non impugnabi
mo cpm Questi dati, rielaborati dalla dottrina, hanno dato luogo a diverse
Lap1iurcn teorie. Una ha visto nel giudicato una «presunzione di verità»: la de
.m, finitività della pronuncia del giudice si tradurrebbe in termini giuri
sidisringx dici nella presunzione legale che ciò che ha definito il giudice corri
ztosihx sponda alla verità e che non si possa ammettere alcuna prova in
i prima contrario. Altri5 hanno parlato di «finzione di verità», nel senso che
miliari. la pronuncia del giudice - corrispondente o no alla realtà, questo
dei poco importa _ sarebbe causa formale di creazione di nuovo dirit
I0fil'lfii‘ to, quello appunto dichiarato nella sentenza (viziata o no di falsità).
mi?“ Attualmente la dottrina è divisa tra due principali schieramenti: da
una parte coloro che attribuiscono al contenuto della sentenza una
portata rortangiale, nel senso che ciò che viene deciso dal giudice in
modo definitivo interviene nell’ordinamento come un ulteriore atto
di creazione di diritto tra le parti (sia che corrisponda alla situazione
precedente sia che non corrisponda); e, dall’altro, coloro che attri
buiscono alla pronuncia definitiva del giudice un valore puramente
profuma/e, nel senso che soltanto vincolerebbe i futuri giudici che
dovessero occuparsi o dello stesso rapporto giuridico già deciso o
di rapporti connessi 0 dipendenti, nel primo caso astenendosi dal
giudicare una seconda volta e nel secondo giudicando la causa a lo
ro affidata sulla base della prima già decisa. Per i primi le sentenze
sarebbero costitutive di diritto 6. Ma se questo fosse vero allora an
che un giudice che si pronunciasse di nuovo sulla stessa questione
modificherebbe la situazione giuridica vanificando proprio il fonda
mento dell’istituto «cosa giudicata», cioè l’esigenza di definitività
della pronuncia. Per i secondi le sentenze passate in giudicato
avrebbero portata meramente processuale, ma cosi lascerebbero in
variato proprio il rapporto giuridico concreto che, in caso di sen
tenza ingiusta, rimarrebbe privo di rimedio.
Secondo Liebman proprio il problema costituito dalla sentenza
«ingiusta» (nel senso di non corrispondente alla realtà) ha mostrato
l’insostenibilità di questi due gruppi di teorie 7, per cui egli ne ha
avanzata un’altra, per cosi dire intermedia, che si basa sul
l’«accertamento» nel quale propriamente consisterebbe la natura
5 F. C. VON SAVIGNY, Sirterna del diritto romano attuale, Torino, 1898, citato da E. T.
LIEBMAN, «Giudicato: I», in Enrir/opea'ia giuridira, vol. XV.
6 Per alcuni lo sarebbero soltanto le sentenze «ingiuste», cioè quelle che dichiarassero
in modo difforme dal vero, in quanto nel caso di sentenze «giuste», cioè conformi al ve
to, la fonte di diritto resterebbe quella previa alla sentenza e all’accertamento del giudice.
7 Cfr E. T. LIEBMAN, «Giudicate: I», cit.
482 IL RUOLO DELLA MAGISTRATURA
II «provento»
3 Ivi.
9 Per intenderci, oltre alla sentenza, rientrerebbero in questa categoria l’usucapionc,
la rescrizione, la transazione ecc.
0 Il discorso che segue, sia pure con i dovuti adattamenti, crediamo possa valere an
che per la «giurisdizione volontaria».
IL RUOLO DELLA MAGISTRATURA 483
I j>rz'mìj>i eortitugianali
“ Alcuni importanti principi si trovano nella prima parte della Costituzione, quella
dedicata a «i diritti e doveri dei cittadini» e, in particolare, nel titolo I che tratta de «i rap
porti civili». Qui abbiamo gli articoli dal 14 al 17 che raggruppano alcune norme di im
portanza basilare per la tutela del cittadino (e anche dello straniero) di fronte al potere
giurisdizionale dello Stato. Norme più propriamente sulla struttura del potere in questio
ne le troviamo invece nella seconda parte della Costituzione e » «Ordinamento della Re
484 IL RUOLO DELLA MAGISTRATURA
16 Comma terzo: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di
umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Comma IV: «Non è am
messa la pena di morte, se non nei casi previsti dalle leggi penali militari di guerra».
17 Se questa fosse ammessa si vanificherebbe, per certi reati, la proclamata funzione
rieducativa della pena. Su tale problema delicato si veda da ultimo GIUS. DE ROSA, «Gli
italiani e la pena di morte», in Civ. Cali. 1996 III 288-298.
18 Art. 102, primo comma: «La funzione giurisdizionale è esercitata da magistrati or
dinari istituiti e regolari dalle norme sull’ordinamento giudiziario»; secondo comma (pri
ma finte): «Non possono essere istituiti giudici straordinari o giudici speciali».
1 Lo stesso art. 102, nella seconda parte del secondo comma, prevede la possibilità di
486 IL RUOLO DELLA MAGISTRATURA
Il giudice
A conclusione del nostro esame ci poniamo la domanda su quali
debbano essere le note del soggetto cui lo Stato affida la funzione
giurisdizionale. Non intendiamo qui elencate le doti morali che un
giudice deve avere per poter svolgere correttamente la funzione
che gli è domandata. Queste sono sicuramente molto importanti,
ma qui non ci interessano. Al contrario cerchiamo di mettere in lu
ce quei caratteri che _- potremmo dire - costituiscono il vero
giudice come organo dello Stato di diritto. Dato dunque che le no
te caratteristiche della figura del giudice sono evidentemnte corre
late alla sua funzione e all’obiettivo di questa, escluso _ a parer
nostro - che il giudice sia una semplice «bocca» della legge, e
considerandolo invece quale organo dello Stato al quale è deman
3‘ Art. 1 11, secondo comma: «Contro le sentenze e contro i provvedimenti sulla liber
tà personale, pronunciati dagli organi giurisdizionali ordinari o speciali, e sempre am
messo il ricorso in Cassazione per violazione di legge. Si può derogare a tale norma sol
tanto per le sentenze dei tribunali militari in tempo di guerra». L'art. n 3 prevede la pos
sibilità, senza limitazioni, della tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi
contro gli atti della Pubblica Amministrazione. Come si comprende non si tratta qui del
principio del doppio grado della giurisdizione, perché la Costituzione non obbliga a che
ogni controversia sia valutata nel merito successivamente da due giudici, possibilità che
peraltro la legge ordinaria nel nostro ordinamento largamente prevede. Nella Costituen
te in verità ci si pose la questione anche perché a quel tempo, in virtù della legislazione
fascista in materia (1951), non era ammesso appello per le sentenze pronunciate dalla
Corte d’as5ise. Si decise poi di demandare il tutto al legislatore ordinario. L’introduzione
della Corte d'assise d'appello si deve alla riforma del 1951.
32 Mentre cioè non si può arrestare lo sviluppo della scienza giuridica e quindi impe
dire che nel corso del tempo la stessa Cassazione riveda i suoi criteri interpretativi, si è al
meno cercato che vi sia uniformità su tutto il territorio italiano evitando di ripristinare
/ come avrebbe voluto qualche costituente \ le Cassazioni regionali.
IL RUOLO DELLA MAGISTRATURA 489
1 Cfr P.-H. KOLVENBACH, «La Chiesa “con i poveri”», in Civ. Cm. 1995 1V452’461.
2 Cfr ERNST, Il Vangelo rotonda Luca, vol. 1, Brescia, Morcelliana 198;, 556-540.
pensiero, vedi tra l'altro: E. LÉVINAS, 1.4 trara'a del/‘Altra, Napoli, Pironti, I985; L.
ALICI, «La persona e il volto: l’orizzonte della responsabilità», in M. MARTINI (ed), La
Filamfia del dialogo. Da Buber a Le'uinar, Assisi (PG), Cittadella, I995, I89-2I I.
6 E. WIESEL, La notte, cit., 67.
7 Cfr DUPONT, Le beatitudini, vol. 1, Roma, Ed. Paoline, 1972, 52I-575.
494 DALL‘ ASSISTENZA ALLA CONDIVISIONE
‘Illll01 punto, affidati gli uni agli altri, non c’è nessuno che non sia radical
triti mente «povero», ossia bisognoso dell’aiuto degli altri; e nello stesso
cosi tempo non c’è nessuno che non sia radicalmente «ricco», ossia che
li“? non abbia possibilità e responsabilità di donare qualcosa agli altri;
ÙED' che non abbia radicalmente bisogno di essere «salvato» e nello stes
;vnm so tempo che non abbia possibilità e responsabilità di «salvare».
Tutti gli uomini condividono la stessa dignità e, nello stesso tempo,
ali la stessa povertà esistenziale. Non c’è nessuno che possa sottrarsi al
la Condivisione della propria esistenza con gli altri.
Soltanto sulla base di questa prospettiva di condivisione si può
impostare in modo corretto l’opzione preferenziale per i poveri. Es
sa non è l’atto di «degnazione» di una parte dell’umanità, la parte
«ricca», che «può permettersi» di chinarsi sull’altra parte «povera».
Essa è la coscienza _ esprimentesi operativamente - di essere dei
«poveri», i quali hanno cose da spartire con altri «poveri», che que
ste cose non hanno. È la coscienza che, proprio perché noi uomini
F*.=‘-!E'-ÎB siamo tutti costitutivamente poveri, dobbiamo affidarci agli altri e,
a propria volta, dobbiamo prendere in affidamento gli altri.
Se il «servizio» ai poveri, anche quello della Chiesa, non venisse
inteso in questa prospettiva di solidale «condivisione» e «com-pas
sione» operativa, non rispecchierebbe più la logica del governo di
Dio sul mondo. Rischierebbe di assumere la logica della degnazione
del potente verso l’impotente, la logica dell’imposizione del libero
sul non-libero; una logica estrinsecista, separatista, non basata sulla
solidarietà. Non sarebbe la logica evangelica, basata sulla realtà di un
unico Padre e di un unico Salvatore, rispetto al quale tutti sono fra
telli bisognosi radicalmente di salvezza 8. Il servizio assumerebbe la
logica che proprio Dio, l’unico «potente», ha rifiutato per amore. Ta
le opzione per i poveri non annullerebbe la povertà, ma la perpetue
rebbe, affermandola in linea di principio. Ne muterebbe la qualità, in
quanto vincerebbe, forse, la povertà materiale, ma sancirebbe la po
vertà più profonda, ossia la dipendenza, l’inferiorità e il vassallaggio
dell’altro, confermando nello stesso tempo la propria superiorità, la
propria non-povertà. Violerebbe profondamente la dignità del pove
ro, consolidando l’elemento più profondo della sua povertà, che è
l’«esclusione» dalla partecipazione alla vita di persona in quanto tale.
9 Cfr R. ALVES, Teologia della speranza umana, Brescia, Queriniana, 1971, 14°.
DALL‘ ASSISTENZA ALLA CONDIVISIONE 497
dente del Sinai (E: 5): «Ora va’! Fa’ uscire tuo fratello da questa si
tuazione». E l’uomo è spiazzato: «Chi sono io per andare?». Come
Mosè, l’uomo vorrebbe vedere con chiarezza il volto e il nome di
Dio e capire tutte le implicazioni e motivazioni di questo appello al
la ‘sua responsabilità, secondo la propria, immediata, ragionevolez
za. Perché dovrebbe coinvolgersi, condividere i rischi della sorte
storica del povero, rischiando il fallimento, quando Dio onnipoten
te potrebbe, Lui stesso, liberare il povero di forza? L’uomo, posto
di fronte al povero, si trova obbligato a uscire dagli schemi cono
sciuti e ordinati del suo vivere e del suo ragionare ordinario.
L’incontro con il povero è per il cristiano, 0 meglio, per ogni
uomo, un «luogo» privilegiato _ forse il più alto,\dopo 1’Eucari
stia _ della sua possibilità di «esperienza» di Dio. E il luogo della
reale accoglienza o del rifiuto di Dio nella sua vita. In questo senso
si può con verità affermare che il povero è «sacramento» di Dio.
Ma così, ogni uomo, nella misura in cui, come abbiamo detto so‘
pra, è anche, sempre, esistenzialmente «povero», ossia bisognoso
che un altro lo aiuti e lo salvi, a sua volta, quando nella sua vita ri
conosce e accetta questa condizione, diviene segno, «sacramento»
di Dio per gli altri. Diviene uno di quei «piccoli» che sono benedi
zione per coloro che danno loro, secondo la logica di Dio sul mon
do, «anche solo un bicchiere d’acqua fresca» (Mt 10,42).
In ciò si radica la proposta evangelica di «farsi poveri», anche
materialmente, per il regno dei cieli. Questa proposta ha almeno
due significati: da un lato, esplicitare in forma di vita la radicale,
nativa povertà esistenziale di ogni uomo, bisognoso di essere sal
varo dall’amore di Dio e dei fratelli; dall’altro lato, esplicitare in
forma di vita la scelta di condividere la situazione dei poveri fatti
tali dagli altri uomini; cioè assumere in pienezza nella propria vita
la logica amorosa di Dio, la logica della condivisione.
Da oltre dieci anni il peso del debito dei Paesi in via di sviluppo
costituisce una delle maggiori preoccupazioni della Chiesa, a moti
v0 del suo impatto sia sulle possibilità di sviluppo sia sulle condi
zioni di vita delle popolazioni povere. Per Giovanni Paolo II esso
è un problema grave, urgente e complesso, che richiede una rifles
sione etica fondata sulla giustizia e sulla solidarietà. Dietro sua ri
chiesta, l’allora Pontificia Commissione Inrtitia et Pax pubblicò,
nel dicembre 1986, un documento intitolato Al rerw’gio della cornu
nità umana, un approccio etico del debito internazionale 1. Questo docu
mento, che si caratterizza per la sua precisione e la sua apertura,
costituisce un punto significativo di riferimento.
In altre occasioni ufficiali Giovanni Paolo II è ritornato sull’ar
gomento; in particolare alla IV Assemblea generale dell’Episcopa
to latinoamericano (Santo Domingo, ottobre 1992), egli ha parlato
dell’«indebitamento internazionale dalle terribili conseguenze so
ciali», mentre, nel suo documento finale, il CELAM IV insiste e di
scute sulla validità del debito: «Il problema del debito estero nonè
solamente economico, ma umano, perché causa un impoverimento
sempre maggiore e ritarda la promozione dei più poveri. Ci inter
roghiamo sulla sua validità.»
Da parte sua, il Segretariato generale dell’Episcopato francese,
nel giugno 1995, analizzò le evoluzioni in atto e attualizzò il docu
mento della Pontificia Commissione Iurtitia et Pax in un lungo stu
dio intitolato: «A che punto è il debito internazionale? Nuovi ap
3 L’ONU ha tenuto due Conferenze (1981 e 1990) per fissare un programma particola
re di aiuto ai PMA (attualmente 48, identificati in base ad alcuni criteri di povertà).
‘ Il loro indebitamento totale è dell’ordine di 100 miliardi di dollari USA.
RIDURRE IL DEBITO DEI PAESI Più POVERI 503
Soluzioni aperte
Le misure prese dal G7 aprono a soluzioni che richiedono alcu
ne osservazioni. Se non si è parlato di una cancellazione pura e
semplice del debito multilaterale dei PMA, è perché il FMI e so
prattutto la BM vogliono conservare, sui mercati finanziari inter
nazionali, la loro credibilità di gestori severi. La BM attinge sui
mercati di capitali la maggiore parte delle somme che poi concede
in prestito a tassi più bassi 6; la sua credibilità la aiuta a farlo nelle
migliori condizioni.
D’altro canto, il G7 si preoccupa di fornire al FMI i fondi neces
sari per rispondere ai bisogni dei Paesi in via di sviluppo, special
mente i PMA; ciò in accordo con la FASR, pur evocando, in termi
ni velati, la possibilità di utilizzare una parte dello rtork aureo che
tiene in deposito, a titolo di garanzia di una sana gestione ma che
di fatto è improduttivo: «Se ciò si rendesse necessario, il FMI do
vrebbe considerare l’ottimizzazione della gestione dei propri attivi
al fine di facilitare il finanziamento della FASR. Ciò permetterà al
FMI di sostenere la stabilizzazione macroeconomica e le riforme
strutturali nei PMA, a favore della loro crescita» 7.
6 Nell’ambito dell’AlD (aiuto pubblico allo sviluppo) che concerne i Paesi in via di
sviluppo, i prestiti della BM sono a lungo termine e senza interessi (eccetto lo 0,75 per le
spese di amministrazione). I fondi dell'AlD vengono rinnovati periodicamente tramite
un appello agli Stati membri ricchi e secondo i bisogni. Nel I996, siamo alle Il‘ ricostinr
zione del fondo.
7 Il fondo aureo del FMI proviene dal fatto che, in base ai suoi statuti, la quota-pan!
versata da ogni Stato membro per farvi parte, viene pagata, per I /4 in oro e per i 5/4 in
RIDURRE IL DEBITO DEI PAESI PIÙ POVERI 507
valuta. L’apporto dei Paesi fondatori f che erano quelli più sviluppati * ha costituito
un fondo aureo rilevante, il cui valore si è ampiamente accresciuto dopo che l’oro non è
più moneta di riserva, ma materia prima (un’oncia d’oro è passata da 55 a quasi 400 dolla
ti USA).
8 Cfr gli studi recenti deII'OCSE per il 199;.
CRONACHE
CHIE)"A
l GIOVANNI PAOLO II, «La libertà propria della ricerca teologica non è mai libertà nei
confronti della verità», in On. Ronr., 15 novembre I995, 6.
2 Il documento conciliare dedicato alla Divina Rivelazione e alla sua interpretazione è
la costituzione dogmatica Dei Verbum. Cfr COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE,
«L’interpretazione dei dogmi», in Civ. Catt. 1990 Il 144-173.
5l0 CRONACHE
5 H. DE LUBAC, Cattolicirnm. Arpmi rociali del dogma, Milano, Jaca Book, 1978, 175
CHIESA 515
6 In Oss. RonL, 14 marzo 1996, 4. La Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia.
svoltasi dal 6 al 9 marzo 1996, sul tema «La famiglia e l'economia nel futuro della socie
tà», ha elaborato una serie organica di «Raccomandazioni», intitolate: Un’econonn'a per la
famiglia, ivi, (testo originale in lingua inglese); per la tr. it. cfr ivi, 16 marzo 1996, 4.
517
ITALIA
ES TE R0
1 Secondo alcune fonti i fatti si sarebbero svolti così. Ayash faceva uso di un telefono
portatile. I servizi israeliani riuscirono a scoprirne il numero intercettando i segnali rarli0
emessi da tali apparecchi e furono in grado di provocare un guasto al telefono. Ayash in
caricò un suo collaboratore di portare l'apparecchio a riparare in un negozio di Galî.gll
cui proprietario lo inviò a una ditta israeliana specializzata. I servizi segreti di Tel Aviv
intercettarono l'apparecchio e fecero si che ad Ayash ne venisse consegnato provvisori?’
mente uno in prestito in attesa che il suo venisse riparato. Al ricevitore dell'apparecchio
venne applicato un piccolo ma potente esplosivo. La mattina della morte di Ayash i ser
vizi gli hanno telefonato ed, essendosi accertati che la voce era proprio la sua, hanno fat
to esplodere l'ordigno con un telecomando (cfr Time, January 15, 1996).
ESTERO 529
'...4
ESTERO 531
L'operazione «Furore»
Le elezioni
Conclusasi l’operazione «Furore», la campagna elettorale e entra
ta nel vivo. Un sondaggio compiuto alla fine di aprile metteva in lu
ESTERO 533
Angelo Macchi S. I.
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
RECENSIONI
RECENSIONI
L’A. cerca comunque di inserirsi in un fica della ricerca teologica trae partito
dibattito scientifico ancora attuale, sia dalla proposta di Lonergan sia da
mostrando i vantaggi conoscitivi della quella di W. Pannenberg.
proposta metodologica di Lonergan, Ci sembra che questo testo non evi
che risulta più comprensiva a confron ti diverse sfide e interrogativi di fondo
to con quella di Popper ed epistemo oggi aperti. E già per questo merita
logicamente più specifica rispetto a un’attenzione particolare. Un utile in
quella sociologizzante di Th. S. Kuhn. dice di nomi chiude il volume, che
In sede filosofica l’A. non segue Lo raccomandiamo ai nostri lettori.
nergan fino in fondo, e quanto alla
proposta di una impostazione scienti M. Sinone
L’A. descrive in queste pagine di fa ancora e con i resti delle Riduzioni trai
cile e attraente lettura, un suo viaggio 25 complessi «patrimonio dell’umani
in Argentina e Paraguay, più precisa tà» da salvare.
mente in quella regione della «mesopo L’A. affrontò questo viaggio di stu
tamia» sudamericana, dove i gesuiti nei dio con una preparazione storica e cul
secoli XVII-XVIII crearono quella spe turale sufficiente per poter compren
cie di «regione autonoma» e autoctona dere quella realtà nella sua complessi
degli indio: guarani, indipendente dai tà. Perciò non si limita a descrivere le
governatori locali ma sottoposta al Re rovine delle Riduzioni o la loro situa
spagnolo, le Riduzioni. Definire da un zione attuale di cittadine turistiche o
ex gesuita espulso dall’Ordine «Regno agricole, ma inquadra il racconto del
gesuitico del Paraguay» in un’opera suo viaggio in un ampio contesto sto
voluminosa del 1770 « dopo la caccia rico precedente e posteriore alle Ridu'
ta dei gesuiti dalla Spagna e dal suo Im zioni, mitico-religioso degli indiox,
pero _, che è un attacco basso e calun culturale e letterario, in quanto tiene
nioso contro gli autori e organizzatori conto di opere letterarie (romanzi) di
delle medesime; definite anche da Leo grandi autori recenti, ambientati nelle
poldo Lugones nel 1904 «Impero ge Riduzioni. A queste aggiunge risultati
sumco» in un suo «saggio storico» o in o valutazioni di viaggiatori del secolo
altri termini similari, l’opera sociale, scorso e di studiosi più recenti, la sto
culturale, religiosa venne definita dai ria accennata delle Riduzioni e di alcu
protagonisti «repubblica cristiana» non ni gesuiti di estrazione internazionale
nel senso attuale di «democrazia» come che vi lavorarono. Nel 1759 su 59 ge'
credeva il Lugones, ma nel senso suiti operanti nelle Riduzioni go erano
classico-umanistico di «Stato», cioè di spagnoli, ma 29 erano non spagnoli.
Rerpablim, benché non perfetta, essen Di ogni Riduzione visitata vengono
do sottoposta a un Re. In essa si attuò offerti i dati essenziali della fondazio
una delle esperienze più valide di eleva ne, dei fondatori e del seguente svi
zione sociale-culturale-religiosa di un luppo. Di alcune indica le migrazioni
popolo o di una etnia primitiva, sal alla ricerca di una zona più produttiva
vandone sia alcune tendenze fonda o più sicura di fronte alle incursioni
mentali socioeconomiche, sia la lin degli schiavisti «paulisti» provenienti
gua. Non per niente I’UNESCO anno dalle zone limitrofe del Brasile, prima
vera questa regione con quanto rimane che i gesuiti ottenessero il consenso
RECENSIONI 539
ANGELO TASCA, Nam'ta e avvento del farrirmo, a cura di SERGIO SOAVE, Firenze,
La Nuova Italia, 1995, 58;, L. 55.000.
che agisce come storico, ma nel con scista, che tanta incidenza ha avuto nel
tempo anche Come militante. È lo la vita del Tasca e delle persone che,
stesso Tasca a dare suggerimenti in tal come lui militanti in forze politiche di
senso, li dove scrive: «Quando mi ac altro orientamento, hanno conosciuto
cinsi al lavoro, mi accorsi [...] che era la via dell’esilio. Ricerca personale cer
impossibile spiegare agli altri la vitto tamente, ma con valenze relazionali
ria mussoliniana dell'ottobre 1922, molto forti, che testimoniano i contatti
senz’averne chiariti a me stesso i pre_ avuti dagli antifascisti, caratterizzati
cedenti. Perciò, prima di diventare un anche dal desiderio di comprendere il
dialogo col lettore, la mia ricerca è sta come mai della vittoria fascista.
ta durante il periodo d’incubazione un Il nostro giudizio positivo sull’opc
lungo soliloquio. La mia affermazio ra si fonda sugli elementi sopraindica
ne: “Definire il fascismo, e anzitutto ti: ricerca condotta prima di tutto per
scriverne la storia”, è il frutto di que una comprensione personale degli av
sta esperienza personale» (p. 5). venimenti che hanno modificato la vi
La lettura, che scorre veloce poiché ta dell’A. e, più in generale, quella de
l’A. coniuga il rigore nella ricostruzio gli italiani; ricerca quindi non asservi
ne storica dei fatti con uno stile narrati ta né alle esigenze editoriali né a quelle
vo semplice e coinvolgente, e aiutata del pubblico, i cui risultati sono stati
anche dalla prefazione di Soave, che, in espressi in modo semplice e coinvol
modo pertinente, situa la redazione gente, ma non per questo meno rigo
dell’opera nel contesto in cui è stata at roso. Positivo appare anche il fatto
tuata. Le varie vicende relative alla che l’opera, pur essendo dichiarata
composizione di quello che avrebbe mente frutto di un militante politico
dovuto essere un breve saggio, ma che avversario del fascismo, in genere non
in realtà è. diventato un libro assai arri dà origine a una lettura interpretativa
colato nei contenuti storici presentati e dei fatti in senso pregiudizialmente
nelle loro reciproche connessioni, sono ideologico, espressione di un mani
narrate dallo stesso A. nella prefazione cheismo politico, secondo il quale la
all’edizione italiana del 1950. Il volume ragione e il bene stanno tutti dalla
appare così nascere non perché solleci propria parte, e viceversa il torto e il
rato da esigenze editoriali, ma come ri male dalla parte avversa.
sultato di una ricerca personale di com
prensione del perché della vittoria fa S. Maggolini
Il pluralismo nelle origini cristiane. Scritti in onore di Vittorio Subilia, a cura di GINO
CONTE, Torino, Claudiana, I994, 220, L. 40.000.
mm‘ tenuta al servizio funebre, Paolo Ricca pronunciava un giudizio sulla genui
indica nella «gelosia per l'Eterno», cioè nità dell'esperienza religiosa del giu
li’. 2 nell'essere Patrionne' pour le Seigneur, il daismo. Per quelli che avevano accol
sentimento fondamentale della vita e to l'Evangelo senza passare attraverso
mini dell'opera del Subilia, testimone della tale esperienza, egli affrontava, però,
«santità» di Dio, da difendere, per una in modo radicale la questione della
lùliîî fede perfetta, contro ogni manipolazio legge, della libertà e dell'obbedienza.
ne, sempre possibile per gli errori o i Dedicato in modo esplicito a un set
calcoli di individui e di istituzioni. In tore delle ricerche del Subilia è il sag
tale ordine di pensieri il Ricca affronta, gio di Gino Conte sul «cattolicesimo
nel successivo saggio, il problema della incipiente nel Nuovo Testamento» (p.
a"‘-=*“"F‘=Ì“-~geî‘ î îi
5:?
‘in?’ clericalizzazione del cristianesimo, of 81). Nell’intento di delineare le fasi e
frendo «appunti sulla vittoria dei chie gli ambiti di tali ricerche, l’A. ne illu'
rici nella Chiesa antica» (p. 4 5), evento stra i risultati più significativi, notan
di portata funesta, in cui si annidereb do la prospettiva orientata all'attualità
bero, anche secondo il Subilia, i germi culturale ed ecclesiastica, secondo
della scristianizzazione. In questa ottica queste direttrici: il rapporto con il cat
vengono analizzati i testi della più anti tolicesimo, la questione sacramentale,
ca letteratura cristiana, nei passi in cui il confronto interconfessionale e con il
si intravedono i termini di tale proble« fondamentalismo sia evangelico sia
ma, dagli scritti di Clemente Romano, cattolico.
Giustino, Ignazio d'Antiochia, Ireneo Il saggio di Francesco Erasmo Sciu
di Lione e Clemente Alessandrino. Dal to è dedicato in particolare a un’opera
confronto dei testi risulta, secondo il del Subilia del 198;, da ritenersi come
Ricca, che solo all'inizio del terzo seco il suo testamento spirituale, dal titolo
lo si trovano testimonianze di un mini «.S'olu.r Cbrirtur». Il metraggio orirtiano nel«
stero clericalizzato. la prospettiva protertante, e nella quale
Concisione di dettato e vastità di te l'idea di fondo è che «credere nel
matiche possono rendere arduo al let l’Evangelo non significa propugnare
tore il saggio di Franeois Vouga sul certe verità o accettare certe dottrine,
Frit'bkatboligirmur, nel cogliere le «os ma significa nel modo più totale crede
servazioni su implicazioni e conse re in Cristo» (p. 98). Il discorso si allar
guenze ermeneutiche di un concetto ga in una prospettiva tesa a mostrare
per la storiografia del cristianesimo che, cosi come Dio, anche Cristo «può
primitivo» (p. 55). Nell’individuare i essere confessato, non dimostrato»
contenuti di questa categoria di lettura (ivi), nel solco dell'idea apofatica, di
della primitiva condizione cristiana, si cui si ha la massima espressione ne La
nota che le diverse definizioni presup mirtira teologia di Dionigi l'Areopagita.
pongono l'idea di evoluzione, con la Brunero Gherardini prende lo spun
ridda di problemi sui quali sono ben to dal volume del Subilia che ha per ti
note le controversie tra gli studiosi. tolo Geni nella più antica tradizione ori
Si resta nell'ambito di questi temi rtiana, del 1954, presentato da G. Mieg
con il saggio di Bruno Corsani, dedi« ge come l'avvio a «una serie di pubbli
cato alla crisi in Galazia nello sviluppo cazioni in cui l'interesse scientifico
del cristianesimo primitivo, determi s’unisca a quello della fede» (p. 104).
nata dai rapporti di Paolo con la legge Sottolineando alcuni elementi di fondo
giudaica e, indirettamente, col giudai della trattazione, riferita ai tre titoli cri
smo. Dopo aver posto a confronto va stologici di profeta, figlio di Davide e
rie interpretazioni degli studiosi, l’A. servo dell'Etemo, l’A. prende atto del
ricorda che, comunque, Paolo non convincimento, riguardo alla cristolo
542 RASSEGNA BIBLIOGRA FlCA
«Per me una vetrata è una parete tra golare tecnica del vetro placcato, atta a
sparente posta fra il mio cuore e il cuo consentire particolari effetti di lavora
re del mondo»: questa frase di Chagall zione e di colore.
(Vitebsk, 1887 - St. Paul de Vence, Il volume di S. Forestier, tradotto
1985) dice come l’artista abbia scoperto dal francese nella serie dedicata a tutta
nell’antica arte del vetro uno strumen l’opera di Chagall, documenta con
to espressivo di elezione, del tutto grande dovizia di illustrazioni questo
adatto a ospitare al meglio il suo mon ricco percorso creativo. Grandi tavole
do poetico e il suo stile. Eppure Cha a colori consentono di apprezzare la
gall arrivò tardi a questa forma artisti sequenza delle opere ncll’insieme e nel
ca, per la prima volta nel 1950, dietro dettaglio, ma anche di ripercorrere il
sollecitazione del domenicano M. A. processo inventivo attraverso i boz»
Couturier - animatore in Francia del zetti, i disegni e le maquetter; si rendo
la rivista L'art ram‘ - che lo invitò a no così accessibili particolari figurati
decorare il battistero della moderna e vi che mai potrebbero essere visti dal
celebre chiesa di Assy, opera dell’archi vero, anche se non è evidentemente ri
tetto Novarina, al cui arredo partecipa producibile il bagliore luminoso del
rono alcuni dei più celebri artisti con colore. Quello che ha impegnato Cha
temporanei. Da allora, ininterrotta gall è un mondo intero di narrazioni
mente fino alla morte, Chagall lavorò bibliche e di invenzioni simboliche, a
sul tema della vetrata, realizzando una lui familiare fin dall’infanzia, e tradot
quindicina di complessi decorativi, in to nel suo stile così caratteristico, in
seriti sia in edifici moderni, come la si una gamma di colori brillante e inten
nagoga di Ein Karim in Israele, il pa sa; ma ci sono anche vetrate astratte o
lazzo delle Nazioni Unite a New York quasi monocromatiche, affidate mag
0 la chiesa dei Rockefeller a Pocantico giormente al disegno. Le immagini
Hills, sia in chiese antiche, come le cat «fiabesche» care all’artista e il suo gu
tedrali di Metz e di Reims, la Collegiata sto per il colore trovano nell’irreale
di Santo Stefano a Magonza, la cappel mondo creato dalla luce sulle vetrate
la dei Cordiglieri a Sarrebourg in Fran una delle espressioni più convincenti.
cia. A partire dal cantiere di Metz, nel Belle ancora alcune soluzioni compo
1959, l’artista inaugurò una feconda sitive che utilizzano vetrate affiancate
collaborazione con il maestro vetraio o a più pannelli come se fossero un
Charles Marq del laboratorio jaques campo unico: così, per esempio, a Ma
Simon, che mise a punto per lui la sin gonza, e a Metz nel «Piccolo» e «Gran
__..L
RECENSIONI 543
GEORG KORTING, Die esoteriscbe Slruktur des jo/Jannesevangeliums, Teil 1-2, Regens
burg, Pustet, 1994, 447; 88, s.i.p.
Il Vangelo di Giovanni ha una strut scibili tre parti che costituiscono «la
=I tura? Questa è la domanda da cui muo fondamentale struttura semantica del
ve la ricerca che è sfociata nel libro che testo» (p. 75). Nel Prologo avremmo
_ . _i -ua-sl presentiamo. Anzi, più esattamente, il una testimonianza di tipo innico-me
volume si interessa dell'unità letteraria ditativo sul movimento di Gesù, il
del Quarto Vangelo. Evidentemente quale procede dal Padre come Parola
non è il primo A. a porsi questo pro eterna che comincia a vivere all'inter
blema, come si può ricavare anche no di un’esistenza storica. Interessante
scorrendo l'ampia introduzione che l'osservazione che viene fatta dall’A. a
passa in rassegna gli studi sul tema. Per conclusione dell'analisi del Prologo:
offrire a sua volta una risposta, l’A. si per caratterizzare il pensiero di Dio
serve di criteri tipo sia formale sia non viene utilizzato uno schema tem
contenutistico-teologico (p. 6;). In porale, ma uno schema di movimento.
particolare, egli organizza la sua dimo Si può allora dire che esso, che ha co
strazione di tipo formale soprattutto fa me oggetto il cammino di Gesù, è
cendo osservare, mediante accurate l'elemento fondamentale del testo ini_
analisi, come la ripetizione del numero ziale del Quarto Vangelo, ma si ritro
tre sia un criterio di organizzazione va anche all'interno della prima parte
formale del testo evangelico. Nel suo del Vangelo. I capp. I-6 infatti sono
modo di procedere è rilevante il fatto fortemente marcati da espressioni che
che egli non parta dall'analisi di testi indicano il cammino di Gesù (2,12;
singoli per approdare poi al significato 4,46.51.55; 6,2549). Questo tema del
complessivo di pericopi e di sezioni, cammino serve a mettere in evidenza
ma faccia il contrario: soltanto a partire il filo che percorre questi testi, un filo
da una visione globale si collocano nel che può essere unificato attorno al te«
la giusta luce i singoli testi. Di fatto, ma del passaggio da ciò che è vecchio
nelle tre parti che strutturano il com al nuovo. Tutti i primi racconti illu
mento alla struttura del Vangelo, egli strano questo principio fondamentale:
presenta l’organizzazione di fondo del al posto della vecchia acqua il vino
la sezione e poi analizza nel dettaglio i nuovo, al posto del vecchio Nicode
singoli testi. mo un uomo nuovo, al posto del vec
Egli ritiene che nel Prologo del chic luogo di culto uno spirito nuovo.
Vangelo (1,11-18) sia già contenuta la Attraverso il suo cammino, Gesù ren
struttura di fondo riscontrabile nel re de testimonianza al Padre e alla novità
sto del testo. In esso sarebbero ricono che Egli rappresenta.
544 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
MARIO TOSO, [Ve/fare Son‘et)z L'apporto dei pontefici da Leone XIII a Giovanni Paolo Il,
Roma, LAS, 1995, 553, L. 51.000.
Preside della Facoltà di Filosofia e or do tra di esse, per trovare risposte per
dinario di Filosofia sociale presso l'Uni tinenti a tutti i bisogni dell'essere
versità Pontificia Salesiana di Roma, umano, così da realizzare meglio il be
l’A. ci offre una rilettura storico-teo ne comune (pp. 451-455). Ne deriva
retica della dottrina sociale della Chiesa un profilo di Stato che, lungi dal ri
(DSC), rivisitata attraverso l’insegna durre la solidarietà a una sola dimen
mento degli ultimi Pontefici, su un tema sione, deve attuarla raccordandosi con
di grande attualità: la riforma del [Ve/fa le altre sfere (persone e forze) impe
re State, e indica le vie perché evolva gnate in tale ambito: rendendola più
verso la migliore formula della Welfare decentrata e partecipativa, rispettando
Jocieg o «società del benessere». Ciò l'autonomia dei soggetti e coinvol
non significa ridurre al minimo il ruolo gendoli nella gestione o erogazione
dello Stato, bensì correlare in modo dei vari servizi sociali (pp. 454-458).
nuovo tanto un disegno socio-economi Queste tesi, che l’A. illustra orga
co «globale», quanto una visione antro nizzando mirabilmente un vastissimo
pologica «integrale»: armonizzando nel materiale, per quanto d’indole squisi
miglior modo possibile le varie dimen tamente etico-religiosa, contagian0
sioni - personali e pubbliche o sociali beneficamente la progettualità socio
-« e i vari diritti e doveri. politica generale. Infine va osservato
Secondo gli ultimi Papi, infatti, per che, trattandosi di indicazione a livel
risolvere la crisi dello Stato assisten lo di grandi orizzonti, devono essere
ziale bisogna valorizzare le antiche e continuamente tradotte, attraverso le
nuove aree di solidarietà (famiglia, varie mediazioni tecniche, nei vari set
corpi intermedi e «terzo settore»), fis tori e contesti.
sando nuove responsabilità in tutte le Per tutti questi motivi il tema della ri
sfere esistenti, per favorire una comu forma dello Stato sociale, benché sia
nicazione e/o uno scambio più fecon d’indole politica, viene qui immesso nel
SEGNALAZIONI 545
SEGNALAZIONI
Monaci nelle città. Libro di Vita, Casale singolare (almeno da noi): le comunità
Monferrato (AL), Piemme, 1995, monastiche di Gerusalemme. Si tratta
171, L. 14.000. di persone che si consacrano total
mente al Signore ma rimanendo nel
E un libro veramente singolare, che mondo e con la caratteristica di realiz
si riferisce a una esperienza ancora più zare nel mondo il carisma monacale.
546 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
Formando comunità ben strutturate del vescovo come capo della Chiesa lo
senza essere però troppo istituziona cale, non si sia ritenuto opportuno fare
lizzate, dove liturgia, vita comune, alcun riferimento anche alla missione
adorazione, tempo in cella, lavoro re del Pastore di quella universale.
tribuito, accoglienza discreta trovino
il loro posto nell’armonia. Questo li I. M. Gangi
bro esprime in maniera chiara ma sin
tetica la linea di spiritualità che deve
animare tali fraternità. Vuole stabilir HEINRICH DENUNGER, Enrbiria’ion ,9rrn
ne come un polo di unità e, senza esse bolorurrr, definitionarrr et derlarationurn de
re una regola propriamente detta, se rebu.rfidei et rnorarn, edizione bilingue,
gna l’itinerario che ne dà gli orienta a cura di PETER I‘IUNERMANN, Bolo
menti di fondo. È diviso in tre sezio gna, EDB, 1995, 1.851 + [578], L.
ni: come va concepita la Fraternità: 155.000.
l’ambito in cui realizzare amore, pre
ghiera, lavoro, silenzio, accoglienza; Opera utilizzata soprattutto da cd
come si caratterizza nel carisma di loro che più direttamente sono impe
«monastica»: giusta concezione del gnati nella ricerca teologica, esce an
monachesimo, attuale ancora oggi, in che nell’cdizione bilingue italiana,
castità, povertà e obbedienza, confer che, aggiornata con nuovi testi tratti
mate dai voti, e in umiltà; e infine «di dai documenti del Vaticano II e dal
Gerusalemme»: cioè nel cuore della più recente Magistero papale, consen
città e nel cuore del mondo, come mo te un approccio alla dottrina della
mento di vita ecclesiale, come riferi Chiesa anche ai non addetti ai lavori,
mento alla Gerusalemme di Gesù e la cui conoscenza del greco e del lati
come preparazione a quella celeste, ca no, insufficiente o inesistente, non
ratterizzata dal frutto della gioia. avrebbe permesso la lettura e com
Elenco arido di titoli e sottotitoli; prensione dei documenti raccolti. Pur
ma il libretto è tutto vivificato da un condividendo le osservazioni formu
tono di spiritualità intensa e Convinta, late dal p. Congar in un suo articolo
che si costruisce in continua citazione del 1971 a proposito dei possibili ri_
della Sacra Scrittura e trova conferma schi dell’uso di questo strumento di
nella riproposta grande tradizione del lavoro, che potrebbe essere adoperato
monachesimo orientale e occidentale. in una maniera superficiale, ingenua e
Con il richiamo di come vivere, in per irriflessa, si vuole nel contempo sotto
fetta consequenzialità al battesimo, lineare quella che ci pare essere una
l’Assoluto di Dio, il senso vero della positività di questa operazione edito
vita che prepara all’incontro con lui, riale, ovvero la traduzione in lingua
nella sequela della chiamata ai consigli italiana dei testi raccolti.
evangelici, in austerità di ascesi e sem Tradurre in lingua parlata significa
plicità di testimonianza ai fratelli; il tut rendere accessibile a un maggior nu
to da uomini moderni, nel cuore della mero di persone il contenuto del do
città, ma come se si fosse nel deserto: cumento tradotto. In particolare, a
presenti nel mondo ma nel distacco dal nostro modo di vedere, questo ap
mondo. Libretto veramente prezioso proccio sembra importante per favori
per chiunque ami una vita spirituale re, soprattutto nei credenti, a volte
piena e intensa. Ci ha solo un po’ mera molto impegnati sotto il profilo pasto
vigliato che, parlando - e bene - rale, ma assolutamente ignoranti circa
della dimensione ecclesiale e giusta i contenuti della loro fede, un corretto
mente mettendo in rilievo la funzione approccio al Magistero ecclesiastico e
SEGNALAZIONI 547
l hm) passaggio verso il terzo millennio. tica versione italiana è quella di Genti
il: lJI Come simpatica eco del passato resta le da Foligno del 1491. Per ora la mi
luna anche il suo italiano, che non disde gliore edizione è quella del gesuita
gna eleganze quali: anco, giusta le francese Matteo Rader (Paris, Cramoi
Itik‘ norme, dìssemi... Quisquilie, rispetto sy, 1655, in folio), con versione latina
lfià'l al sempre attuale incitamento ed e lunga introduzione, riprodotta nella
ma esempio a «farsi santi». Patrologia Graeca del Migne (88, 652
con 1.161), e al Rader ancora si rifanno
E. Baragli tanto P. Trevisan in Corona Patrum .l"a
lesiana, 8-9 (Torino, 1941), come an
che continuamente il nostro Curatore
GIOVANNI CLIMACO, La scala del Para C. Riggi. La sua è una versione breve
diso, a cura di CALOGERO RIGGI, Ro mente commentata, ma dotata di una
ma, Città Nuova, 199;, 395, L. introduzione con molte buone osser
50.000. vazioni (però a p. 5;, nota 42, leggi
Paris 1633, come abbiamo detto più
Giovanni nacque nella Palestina in sopra). I frequenti riferimenti a Cas
torno all'anno 579 e visse da monaco siano e alle sue opere (cfr p. 576) ci di
nei pressi del Sinai, dedicandosi agli mostrano come esse siano state tradot
studi sacri, onde fu soprannominato ò te in greco prima del 640.
CI’XOAGO'I'ULóI; (qui vacat studiis). A 60 an La sovracoperta del volume ci pre
ni fu eletto abate del grande monaste senta a colori un'episodio della Scala
ro del monte Sinai, che Giustiniano del Paradiso tratto da un manoscritto bi
aveva circondato di robuste mura. Da zantino del sec. XI. Due giovani aiuta
esso alla cima del famoso monte, su no un vecchio a salire gli ultimi gradini
cui Mosè s'intrattenne a colloquio con di una lunga scala ritta contro il cielo.
Dio (Es 19,20-25), saliva una ripida
scalinata tracciata nella roccia. Essa al A. Ferrua
la mente dell'abate Giovanni richia
mava la scala del cielo vista da Gia
cobbe e i 50 anni della vita nascosta di VICENTE CARCEL ORTI, Martires espa
Gesù; e infine venne a rappresentargli fioles del siglo XX, Madrid, BAC,
la vita del monaco, come una grande 1995, XV-659, s.i.p.
scala per cui sale al cielo, in cui sono
2 5 i vizi più pericolosi e sette le virtù Dal tempo delle persecuzioni roma
che la sorreggono e la distinguono. ne e, più tardi, di quelle dei califfi mu
Cosi nacque il KÀfy.atE ‘roii Ilatpa8eloou sulmani, la Chiesa spagnola non cono
diviso in 50 ).óym. o gradus, ciascuno sceva persecuzioni sanguinose come
con diversi qóì.uit o note. E all'A. ne quella comunista degli anni 1951-56,
provenne tanta fama, che fu sopran della quale il volume è la storia più
nominato KÀIIMXE, come si direbbe in completa. Esso contiene un'introdu
italiano della Scala e in buon latino zione generale sulle ragioni della per
piuttosto Scalae-Scalanm~ Giovanni secuzione di quegli anni con le sue ca
morì intorno al 649. ratteristiche e le biografie dei 218 mar
Il libro di Giovanni ebbe subito tiri, molti dei quali giovani e giova
una grande diffusione, fu tradotto in nissimi, che Giovanni Paolo II ha
varie lingue orientali oltre la latina e onorato con la beatificazione.
se ne hanno ancora più di 50 mano I martiri sono raggruppati secondo
scritti greci. Il che rende molto diffici l'ordine cronologico della beatificazio
le una vera edizione critica. La più an ne. Di ciascuno di loro, una scheda
550 DISCHI
personale dice l’essenziale sia sulla vita troverà tutta l’informazione richiesta
sia sulla fama di santità sia sulla biblio per comprendere un caso storico al li
grafia. Tutti i dati sono stati fedelmen mite tra verità e romanzo e la necessa
te confrontati con gli atti dei processi ria presentazione dello .rtatur quaertiomlt
canonici. Sono molto ben fatti la bi e ipotetiche soluzioni che vanno dal
bliografia generale e i vari indici. I reli quasi-vero al falso-autentico, passando
giosi e le religiose diedero un tributo per il quasi-falso e il falso-d’autore. Ve
eccezionale di fede e di sangue. Tra di rità della vicenda e autenticità delle
essi, indimenticabili, i 27 passionisti di Lettere non sono dunque ancora in sal
Daimiel e di Turón, i 71 fratelli del v0 da ogni critica, dopo le osservazioni
l’Ordine Ospedaliero di san Giovanni di Benton. Queste sono, come sosten
di Dio e i 51 claretiani di Barbastro. ne Dronke nel Convegno di Treviri
del 1979, insufficienti a provare con
G. Muori clusioni troppo negative ma non prive
di forza. È pur vero che le Lettere de
scrivono certi particolari dell’insegna
GRAZIELLA BALLANTI, Pietro Abelar mento e della scuola monastica e catte
da. La rinarrita reo/artica del XII reto drale che, per quanto ne sappiamo,
lo, Firenze, La Nuova Italia, 1995, non sono conciliabili con altre testimo
517, L. 45.000. nianze del tempo.
La biografia si snoda quindi sulla
La storia di Abelardo ed Eloisa non base di ipotesi interpretative rese ne
cessa di suscitare interesse e attenzione cessarie dallo stato dei documenti e da
da parte di storiografi, romanzieri e ti ampliamenti che corrispondono a pro
nità, come prevede I’A., per stimolare blemi recenti e ad interessi storiograf
anche i registi di telenovele o telero ci circa il Medioevo propri delle ten
manzi. Il sottotitolo dell’opera è un po’ denze attuali (la questione femminile,
fuorviante: chi legge troverà una bio l’amore, il matrimonio, la castità mr»
grafia di Abelardo (ed Eloisa) condotta nacale e il celibato sia di monaci sia di
sul filo delle Lettere e dell’abbondante clerici). Ma l’A. ha sempre l’avverten
bibliografia esistente. Il pensiero di za di segnalare in nota il carattere di
Abelardo e le sue innovazioni nel cam ipotesi di certe interpretazioni che
po filosoficoaeologico sono menziona propone e sembra dell’idea, non in
te, ma non costituiscono affatto l’og giustificata del resto, che: «Ma forse
getto di ricerca di questa opera. per interpretare alla lettera un testo
Il lettore farà bene a cominciare dal come l’epistolario occorre soprattutto
1’Appendice, dove I’A. passa in rasse fantasia» (p. 484).
gna critica la bibliografia relativa, non
esclusi neanche i romanzi migliori; e lì G. Pirola
DISCHI
a cura di G. ARLEDLER
1 Un asterisco ("‘) indica le riviste di stampa e le rubriche dello spettacolo; due asteri
schi (‘“) indicano le note e commenti.
INDICE DEL III VOLUME DEL 1996 553
CRONACHE
CHIESA
ITALIA
ESTERO
vola P. 445 - De Carli G. 97 - Del Rio D. 195 - Denzinger H. 546 - Diritti umani 445 - Ei
senman R. H. 454 ' E.rege.ri e catecberi nei Padri (rerc. IV- VII) 517 - Fanin L. 204 - Felici S.
517 - Ferraro G. 100 - Fiaccadori G. 514 - Fùmmingbia Roma: 1508- 1608 200 « Filato/io (la)
cri.rtiana nei reco/i XIX e XX 95 « Fiocchi Nicolai V. 207 - Fiori A. 558 - Fischer G. 508 « F0
restier S. 542 - Galippi A. 557 - Gatti A. 514 - Gatti G. 101 - Gennari M. 524 - Gesché A.
558 - Giordano G. 529 - Gómez Mango De Carriquiry L. 192 - Gregorio Magno 547 - Gre
shake G. 519 - Herdonia 441 « Hilberg R. 551 - Holloway Ross R. 555 - Hood W. 552 - Hu
rrlanitatirfragrrrenta 100 - Hiinermann P. 546 < Korting G. 545 - Iadanza M. 100 - Insolera V.
541 - Italia V. 205 - Jucci E. 454 - La Vecchia M. T. 540 - Leone S. 527 - Manca G. 550 4
Matrimonio (Il) tre/h giarLrpr-adenga 559 - Mazzei M. 554 - Menozzi D. 525 - Merlo P. 196 -
Menens J. 441 - Mcynet R. 526 - Mezzadri L. 102 - Minà G. 197 - Monaci nelle città 545 -
Monaco F. 445 _ Montagnini F. 195 - Mura G. 95 - Nuove (Le) relazioni indiutrùli: primi 11'
rultati e prospettive 440 - Odegitr'ia (L’) della cattedrale 550 - Orpite (L’) fino 556 ’« O’Toole
R. F. 91 - Ottolini E. V. 519 - Palumbo P. F. 96 - Pavlou T. 205 - Pellegrini A. 459 - Penco
G. 528 - Penzo G. 95, 456 - Peri C. 520 - Pisciotta P. 445 - Piso A. 457 - Pini P. 445 ’ Plura
lirmo (Il) nelle origini t‘r'i.rtiarle 540 - Procedimento amministrativo e diritto di accetto ai documenti
205 - Quacquarelli A. 191 - Quay P. M. 516 - Qurrah T. A. 445 - Ricci S. 514 - Riess ). B.
555 - Riggi C. 549 - Rinser L. 515 - Rossi de Gasperis F. 207 - Rota E. 206 - Ruini C. 90 -
Sacerdoti G. 92 - Schatz K. 102 - Simpson W. C. 198 - Smolinski H. 102 - Soave S. 559 -
Sorrentino D. 548 - Tasca A. 559 - Tellini G. 511 - Tiberia V. 555 - Toniolo G. 548 - Toso
M. 544 - Tra.rcendenga divina 522 - Uboldi R. 446 - Univerralità (L’) dei diritti umani e il
ro ni:/iena del '500 522 « Valli A. M. 556 - «Vita comecrata» 442 - Welte B. 456 - Wise M. 454
DISCHI:
Amigo V. 544 - Battiato F. 545 < Beethoven L. (van) 551 _ Corelli A. 551 - Dead man aul
king 545 - Homer 550 - Marcianò S. 544 - Ruggicro A. 545 - Toto 545 - Verdi G. 551
FILM:
Ragazzo (Un), tre ragazze... 105 - Settima (La) stanza 447
ERRATA CORRIGE
Collegio degli scrittori de «La Civiltà Cattolica»: GianPaolo Salvini S.I. (direttore),
Giuseppe De Rosa S.I. (vicedirettore), Michele Simone S.I. (caporedattore), Guido
Valentinuzzi S.I. (segretario), Virgilio Fanmzzi S.I., Paolo Ferrari da Passano S.I.,
Angelo Macchi S.I., Giovanni Marchesi S.I., Giandomenico Mucci S.I., Piersan‘
dro Vanzan S.l.
Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 594/48 del 14 settembre 1948 - Sped. in abbonamento postale I°'/'
sibile dar conto delle molte opere che ci pervengono. Ne diamo intanto un
NOTA. Non e pos che non comporta alcun giudizio, e ci riserviamo di tomarvi sopra secondo
annuncio sommano,
le possibilità e lo spazio disponibile.
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