Sei sulla pagina 1di 9

ARCHITETTURA

DEL FERRO
La nuova architettura del ferro

Con la Seconda rivoluzione industriale si raggiunse il culmine della


grandiosa corsa al progresso scientifico e all’evoluzione tecnologica

L’entrata in produzione delle ghise, dell’acciaio e del vetro rivoluzionò il modo di


costruire e le stesse tipologie degli edifici: intorno alla metà dell’‘800 emerse
una nuova figura professionale, l’ingegnere, a cui la preparazione tecnica nella
neonata scienza delle costruzioni aprì nuove possibilità

Gli architetti, dal canto loro, furono costretti a un ripensamento del proprio
ruolo: alcuni, incapaci di riconvertirsi alle nuove tecnologie, continuarono a
occuparsi di rivestire di forme esteriori le strutture degli ingegneri; altri
approfittarono delle straordinarie opportunità offerte dai nuovi materiali
Le prime grandi strutture
Uno di campi in cui l’architettura del ferro poté esprimersi nel modo più libero e
consono alle sue caratteristiche fu quello delle cosiddette «grandi strutture»: ponti,
viadotti, serre, stazioni ferroviarie, mercati coperti, padiglioni espositivi

Il primo ponte
realizzato interamente
in ghisa fu il Ponte sul
Severn o Iron Bridge,
presso Coalbrookdale
in Inghilterra, del 1779

Al 1823-1826 risale la La stazione Atocha di Madrid fu


prima serra in ferro e costruita tra il 1889 e il 1892 da
vetro di Vienna, lunga Alberto de Palacio, un architetto, già
180 metri e larga 13, poi allievo di Gustave Eiffel, specializzato
seguita da una seconda nell’uso dei nuovi materiali
Palmenhaus nel parco di
Schönbrunn
Il Palazzo di Cristallo
La tipologia dei padiglioni espositivi fu quella che consentì gli esiti migliori: per le
Esposizioni Universali, in cui si presentava il meglio della produzione industriale di
ogni Paese, le nuove strutture garantivano sicurezza, velocità e ampiezza di spazi

Per l’Esposizione Universale di Londra del 1851 il costruttore di serre Joseph Paxton
progettò l’enorme padiglione di ghisa e vetro denominato Palazzo di Cristallo
Il Palazzo di Cristallo
Con gli oltre 77.000 metri quadrati di superficie, il Palazzo di Cristallo diventava lo
spazio più vasto mai coperto da una costruzione nella storia dell’umanità: una
vera «cattedrale moderna», in quanto inno tecnologico alla civiltà industriale

La struttura si componeva di una navata


centrale a gradoni, lunga oltre mezzo kilometro,
su cui si innestava un transetto, coperto da una
gran volta a botte per non dover abbattere
alcuni alberi secolari del parco
La Galleria delle Macchine
Nel 1889, in occasione del primo centenario della Rivoluzione francese, Parigi
organizzò la sua prima Esposizione Universale, formata da tre diverse strutture: il
Palazzo dell’Esposizione, la Galleria delle Macchine e la Torre
Rispetto al Palazzo di Cristallo la Galleria mostra
soluzioni tecniche ancora più ardite:
• il vastissimo ambiente è coperto da una serie
di enormi arconi a campata unica senza pilastri
né appoggi intermedi
• il sistema statico basato sull’arco a tre cerniere
ha un ingombro minimo, perché poggiano a
terra solo le due basi incernierate degli arconi

Fu progettata dall’architetto francese Charles-


Louis-Ferdinand Dutert, che per il calcolo si
avvalse della collaborazione di tre ingegneri
Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017
La Torre Eiffel
Il simbolo dell’Esposizione del 1889, destinato a diventare il simbolo della città di
Parigi, fu la Torre, progettata dall’ingegnere francese Gustave-Alexandre Eiffel

Costruita tra il gennaio 1887 e il febbraio 1889, con i suoi 300 metri di altezza la Torre Eiffel
diventava il più alto edificio della Terra: alla fine, contrariamente alle intenzioni iniziali, non
fu smontata, in quanto ci si accorse che senza di essa il panorama di Parigi sarebbe mutato

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017


La Torre Eiffel
La Torre Eiffel si regge su quattro enormi piloni
disposti in modo arcuato al fine di scaricare
meglio l’enorme peso della costruzione

All’altezza del primo ripiano, altri quattro piloni


inclinati e sagomati si raccordano verso l’alto fino alla
seconda piattaforma e, nella parte terminale, fino al
terzo piano praticabile, i piloni si fondono in un unico
grandioso traliccio verticale

Alla base del progetto


c’è l’impiego della
travatura reticolare, un
sistema a maglie
triangolari formato da
due ali parallele (a)
saldate da aste verticali
e diagonali (b-c)
Galleria Vittorio Emanuele II
Benché la rivoluzione tecnologica compaia
in ritardo, anche in Italia l’architettura del
ferro conosce un periodo di fioritura

Una delle migliori prove è la Galleria Vittorio


Emanuele II di Milano dell’architetto Giuseppe
Mengoni, costruita tra il 1865 e il 1878

• Un’unica navata è intersecata al centro dal


transetto: all’incrocio si apre un ottagono coperto
da un tiburio vetrato
• I quattro bracci sono coperti da grandiose volte a
botte in ferro e vetro
• La formazione eclettica impedì al Mengoni di
compiere scelte linguistiche rigorose: le parti in
muratura risultano infatti appesantite dalle
decorazioni in stucco in stile neorinascimentale

Potrebbero piacerti anche