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[1] DIMORE PALERMO

PALAZZO AJUTAMICRISTO

Il Palazzo prende il nome da Guglielmo Ajutamicristo, barone di Misilmeri e di Calatafimi, che


l'aveva fatto costruire per la sua famiglia tra il 1495 ed il 1501.
Questi, banchiere di origine pisana, arricchitosi nel giro di qualche decennio con il commercio di
formaggi e di cereali siciliani, stanco di abitare nell'arabo castello di Misilmeri, da tempo
desiderava realizzare nella capitale una "domus magna" che bene potesse rappresentare la sua
ricchezza e che risultasse da ornamento e decoro alla città stessa.
L'occasione gli fu offerta dall'arrivo a Palermo del celebre architetto Matteo Carnilivari (già
autore del Palazzo Abatellis, oggi Galleria Regionale della Sicilia), al quale egli affidò la fabbrica
del suo palazzo sulla strada di Porta Termini. Ma, a causa dell'eccessiva spesa, il palazzo venne
realizzato solo in parte, modificando i grandiosi piani stabiliti all'inizio.
Lo storico palazzo fu in quel tempo la dimora prediletta di ospiti illustri. Nel 1500 ospitò la regina
Giovanna, moglie del re Don Ferrante di Napoli; nel 1535 vi soggiornò l'imperatore Carlo V, non
potendo alloggiare nel Palazzo Reale non adatto alla sua magnificenza; nel 1544 vi dimorò Muley
Hassan, re di Tunisi, poco prima di essere accecato da suo figlio Ajaja; nel 1576 vi fu ricevuto Don
Giovanni d'Austria, fratello del re Filippo II, vincitore della battaglia di Lepanto alla quale aveva
preso parte anche l'ammiraglio Marcantonio Calefati con la flotta pisana.
Nel 1588 Margherita Ajutamicristo concesse il palazzo a Francesco Moncada, primo principe di
Paternò, per il canone di 390 onze annuali, concessione che ben presto si tramutò in proprietà.
Nell'800 i Moncada vendono il Palazzo alle famiglie Calefati di Canalotti e Tasca d'Almerita; a
tutt'oggi la famiglia Calefati detiene la sua parte di proprietà, mentre l'altra metà è stata acquistata
dalla Regione Siciliana.
(Palermo) PALAZZO BUTERA

Il Palazzo Butera è un complesso monumentale di Palermo situato all'interno del quartiere storico
della Kalsa. Di notevole interesse è il suo affaccio sul Foro Italico, con le cosiddetta Passeggiata
delle Cattive, da cui si domina per intero il Golfo di Palermo.
Il palazzo è ben visibile dal porto grazie all'accentuata bicromia dei prospetti che ne evidenzia in
lontananza il profilo. Insieme con la prospiciente Porta Felice costituisce la quinta scenica di
ingresso alla città di Palermo. Seppure l'impianto del palazzo sia databile alla seconda metà del
XVII secolo, l'attuale configurazione architettonica è di epoca settecentesca, ampiamente
rimaneggiata alla metà del secolo con l'apporto degli architetti Giacomo Amato per gli esterni,
Ferdinando Fuga per gli interni e di Paolo Vivaldi per il piano terrazzato. Altrettanto suggestivo il
prospetto verso la città, che si apre con una mirabile enfilade di saloni lunga decina di metri sulla
retrostante via Butera dove si trova l'ingresso principale al palazzo. Gli interni presentano una
definizione degli spazi chiaramente settecentesca per quanto eterogenea: dopo il rovinoso incendio
del 1759 vennero totalmente riconfigurati nelle veste aulica ancora leggibile a cui si sovrapposero
gli interventi successivi di gusto neoclassico e in epoca ancora più tarda vennero aggiunti altri
ambienti fra cui la cosiddetta Sala moresca. Gli apparati pittorici ottocenteschi sono attribuibili a
Elia Interguglielmi e documentano la fase di transizione dalla maniera tardo settecentesca a quella
propriamente neoclassica, con esiti di grande qualità.
Nel corso dell'ultimo secolo ulteriori cambiamenti hanno interessato gli interni del palazzo,
compresa la sostituzione dei pavimenti maiolicati e la parziale alienazione degli arredi
settecenteschi che hanno fatto perdere all'edificio parte del fascino originario.
È stato proprietà dei discendenti dei Principi di Butera fino a fine 2015, quando è stato acquisito dal
collezionista e gallerista Massimo Valsecchi. I lavori di restauro sono iniziati nel gennaio 2016.
(Palermo) VILLA WHITAKER

Villa Malfitano Whitaker si trova a Palermo, nell'odierna Via Dante, 167 ed è sede della
Fondazione Whitaker.
Il progetto e la realizzazione risalgono al periodo che va tra il 1885 e il 1889 su progetto
dell'architetto Ignazio Greco su commissione di Giuseppe Whitaker, imprenditore discendente di
una famiglia inglese, stabilitosi a Palermo nella seconda metà del XIX secolo.
La villa, in stile neo-rinascimentale, si sviluppa su tre livelli; negli interni si trovano diverse sale
splendidamente decorate dove è conservata una ricca collezione di oggetti d'arte raccolti dal
proprietario durante i suoi numerosi viaggi come mobili, quadri, coralli, avori, porcellane e arazzi
fiamminghi del XVI secolo che la fondazione Whitaker oggi custodisce zelantemente. Diversi
anche i dipinti di Francesco Lojacono.Tra le sale va senz'altro segnalata "la sala d'estate" affrescata
da Ettore De Maria Bergler.
Il giardino è stato progettato da Emilio Kunzmann e si estende per circa 7 ettari. L'entrata sulla Via
Dante è caratterizzato da un'imponente cancellata in ferro battuto e la parte di giardino ad esso
adiacente è stata coltivata all'inglese, con vialetti che permettono un percorso tra le asimmetrie degli
spazi mentre la parte opposta è stata realizzata all'italiana, quindi caratterizzata da spazi disposti
geometricamente e in maniera simmetrica intorno alla villa. L'esemplare di Jubaea chilensis è
morto per un attacco di Rhynchophorus ferrugineus nel 2012 e ne rimane oggi solo il tronco.
All'interno si trovano piante rare provenienti da tutto il mondo come Tunisia, Sumatra, Australia,
America Meridionale e un vivaio che conservava circa 150 esemplari diversi di orchidee.
(Palermo)VILLINO FLORIO

Scalinata del Villino Florio di Palermo

Il Villino Florio all'Olivuzza è un edificio


storico monumentale, sito nei pressi della Zisa a
Palermo, in viale Regina Margherita.
Il villino, immerso in un giardino ora circondato
da alti edifici di nuova costruzione, venne
costruito per volere dalla famiglia Florio
dall'architetto Ernesto Basile e realizzato tra il
1899 e il 1902.

È una delle prime opere architettoniche in stile Liberty d'Italia e viene considerato uno dei
capolavori dell'Art Nouveau anche a livello europeo. Essendo Vincenzo Florio un uomo d'attitudine
cosmopolita e molto dedito ai viaggi, il Basile in questa opera sembra voler ricreare tutte le tappe
toccate dal ricco borghese inserendo nella struttura vari elementi, come facente parte di un
itinerario: ricurve superfici barocche, capriate tipicamente nordiche, torrette cilindriche che
rimandano ai castelli francesi, colonnine romaniche e bugnati rinascimentali sono tutti elementi
sapientemente miscelati a creare un capolavoro di eclettismo ed originalità. Terminata l'età d'oro
della famiglia, il villino cadde in disuso fino all'incendio del 1962, a seguito di attentato mafioso,
che ne danneggiò parte dell'interno. Dopo il restauro, ha ospitato gli uffici del Dipartimento
Regionale per l'Architettura e l'Arte Contemporanea ed è una delle sedi di rappresentanza della
Regione Siciliana. Tra il 2005 e il 2015 il giardino del Villino Florio è stato oggetto di un pesante e
discusso restauro
[2] DIMORE MESSINA

(TAORMINA) CASA CUSENI

Casa Cuseni è il museo delle belle arti e del Grand Tour della città di Taormina.
Il museo di Casa Cuseni è un'istituzione permanente e no profit. Il museo è specializzato in dipinti
del Grand Tour inglese in Sicilia ed in terra d'Oriente e custodisce le collezioni appartenute al
pittore britannico Robert Hawthorn Kitson. Casa Cuseni è stata dichiarata monumento nazionale
italiano [1]. Dal 2015, con apposito atto giuridico, è il Museo Ufficiale della Città di Taormina.
Nello stesso Anno [2], è entrata a far parte dell'Associazione Nazionale Case della Memoria [3], e
di Grandi Giardini Italiani
L'edificio principale è stato realizzato tra il 1900 ed il 1905 su disegni preparatori di Sir Frank
Brangwyn, oggi custoditi a Londra, alla Royal Accademy of Arts di Londra e per molto tempo
erroneamente attribuiti alla progettazione di un edificio, mai realizzato, il Kyoraku Art Museum di
Tokyo. Casa Cuseni è un insieme di cubi e doppi cubi sovrapposti, con un frontale colonnato in stile
Palladiano, realizzata utilizzando materiali locali. La pianta dell’edificio è la progettazione di a
House by the Sea dell'architetto londinese James Arthur Stratton, con colonnato palladiano, loggia
ed un garden facing sea [4], modificata in alcuni dettagli da Robert H. Kitson e da Sir Frank
Brangwyn.
Il Giardino Storico della Villa, realizzato tra il 1905 ed il 1930, è stato progettato da Robert
Hawthorn Kitson e da Sir Frank Brangwyn con il contributo di Sir Alfred East, Presidente della
Royal Society of British Artists ed Accademico Reale, e di Cecil Arthur Hunt, Vice-Presidente della
Royal Watercolour Society, due vedutisti britannici che hanno utilizzato gli elementi del paesaggio,
in questo caso il vulcano Etna ed il mar Ionio, come parte centrale di una grande composizione
scenica [5].
(LIPARI) CASA EOLIANA
L'architettura eoliana venne fortemente influenzata da quella
campana del XVI secolo, che in seguito ad una migrazione si
innestò su una precedente architettura di tipo greco-romano e
islamico. Nei secoli scorsi essa aveva di solito un solo vano a
forma cubica o di parallelepipedo, con una sola porta d'entrata e
due finestrelle tonde dotate di sbarre ai lati dell'ingresso. Era
insomma una costruzione che rispondeva soprattutto ad esigenze
di difesa dai pericoli esterni, in particolare eventuali invasioni o
scorribande di nemici provenienti dal mare. All'interno della
casa, nell'unico vano stava da una parte l'angolo cottura (detto
cufularu) e dall'altra i letti. In seguito, quando le esigenze di
difesa si fecero meno pressanti, si cominciarono a costruire
anche abitazioni a più vani in fila, dotate di finestre più grandi e
senza sbarre. Oggi, la casa eoliana ha la forma di un cubo
modulare cui possono essere aggiunti orizzontalmente o
verticalmente altri cubi. Ciò che ne risulta è una costruzione a forma di parallelepipedo a uno o due
piani, forata da numerose porte e finestre per permettere il passaggio dell'aria. I materiali edilizi
sono generalmente pietre o calce, senza l'uso di cemento. Vengono di solito utilizzati, soprattutto
nelle case più antiche, anche materiali di origine locale: blocchi di pietra lavica per le fondamenta,
pomice per le mura esterne, tufo per il pavimento delle terrazze. La casa eoliana moderna si
configura quindi come un'abitazione decisamente aperta verso l'esterno e il vicinato, anche grazie
alle condizioni climatiche che rendono possibile la vita all'aperto in tutte le stagioni dell'anno.
Il bagghiu (baglio) è una terrazza che si apre di fronte alla casa, larga quanto l'abitazione e con una
lunghezza all'incirca pari all'altezza della casa stessa. Tale spazio può essere utilizzato per i
momenti di rilassamento all'aria aperta e per lavori tipici quali l'essiccazione dei fichi e dell'uva.
I bisola sono muretti di pietra che delimitano la terrazza; fungono da sedili e sono spesso maiolicati.
Alle estremità, si raccordano con le pulèra tramite una sezione a quarto di luna detta pusaturi di
forma idonea a poggiare la testa se ci si sdraia sui bisola. Le pulèra sono colonne di forma
cilindrica, a sezione costante, poste ai margini della terrazza. Sostengono la loggia.
La loggia è un'orditura di travi in legno che poggia sulle pulera ed è ricoperta da canne e viti
rampicanti (o di assi in molte delle case moderne). Funge da copertura per il terrazzo e, nel periodo
di maturazione, offre grappoli d'uva a chi desideri coglierne. È posizionata più in basso rispetto al
tetto dell'abitazione. L'astricu è il tetto, perfettamente orizzontale, sostenuto da travi lignee e
composto dal cosiddetto battuto solare. Tale materiale è fatto di calce e lapilli vulcanici, sbattuti a
lungo con pestelli di legno. Il battuto solare isola la casa tanto dal freddo invernale quanto dalla
calura estiva. Il tetto è di solito utilizzato per la raccolta dell'acqua piovana, tramite grosse anfore o
raccogliendo direttamente l'acqua che cade sul tetto.
Situata all'esterno dell'abitazione, la pila è una vasca per lavare i panni, con il princu, un lavatoio in
pietra lavica da appoggiare sulla pila stessa. Furnu, Il forno, utilizzato per la cottura del pane e dei
dolci, è a forma di cupola, posizionato al lato della terrazza sopra un basamento usato per custodire
la legna da ardere. Vagnu, Il bagno in passato era posizionato solitamente all'esterno della casa (sul
lato nord della casa stessa, per evitare i venti gelidi), ma in costruzioni a due piani poteva essere al
piano di sotto rispetto alle stanze dell'abitazione. Nelle case moderne invece il bagno è situato
all'interno dell'appartamento.
[3] DIMORE CATANIA
(FIUMEFREDDO) CASTELLO DEGLI SCHIAVI

Situato sulla via Marina, anticamente via Mulinelli, che da Fiumefreddo di Sicilia conduce verso
Marina di Cottone, il castello è un'espressione del barocco rurale siciliano del '700.
Il nome del castello proviena da una leggenda. Si narra che, circa due secoli fa, un abile medico
palermitano, Gaetano Palmieri, salvò da una gravissima malattia il figlio del Principe di Palagonia,
il Gravina-Crujllas che gli donò un appezzamento vicino al fiume Fiumefreddo. La moglie Rosalia
però amoreggiava con un certo Nello Corvaja di Taormina. Un giorno dei pirati turchi si diedero
al saccheggio e rapirono i due sposi ma mentre stavano per fuggire furono raggiunti da alcuni
giovani con il Corvaja che salvò i Palmieri. Per ringraziare il Padre Eterno fu eretta una chiesetta
alla Madonna della Sacra Lettera, e fu costruita la loggia nella quale vennero poste le due statue
di turchi, come in attesa di essere liberati dai compagni, per questo è detto castello "degli Schiavi".
Il castello è oggi di proprietà della Famiglia Platania, baroni di Santa Lucia. All’ingresso del
castello vi è un maestoso portale con un arco di pietra lavica raffigurante, al centro, un saraceno dal
viso arrabbiato, sormontato da una conchiglia tipica del migliore barocco catanese di quel periodo.
L'arco poggia su due false mensole che stanno come a sostenere i due laterali lavici del portale.
Tutto il portale alterna rettangoli spianati (con una linea chiusa incavata per tutto il perimetro, posta
all'interno di questo di 2,5 cm.) con altrettanti aventi una piramide, atipica al vertice, in rialzo.
Appena entrati si viene subito colpiti dalla loggia (alta 3 metri e larga 4,5 per 3 metri) presente sulla
sommità del castello, dalle cui aperture stanno “affacciate” le caratteristiche statue dei due mori e
dalla quale il padrone delle terre poteva controllare i lavori nei campi. Gli interni della villa sono
formati da un piano inferiore collegato con lo scantinato, dove non sembra esserci traccia di
palmento, ma era, ed è, un luogo fresco dove mantenere a buona conservazione cibi e vini. In
questo suggestivo ambiente è presente una botola, dalla quale inzia un passaggio sotterraneo che
portava probabilmente alla Torre Rossa di FIumefreddo.
Al piano superiore troviamo otto stanze, ricolme di pregevoli oggetti.
PALAZZO VALLE

Il Palazzo Valle è un edificio rappresentativo del barocco catanese[1] ed è ubicato a Catania al


numero civico 122 di Via Vittorio Emanuele II nel centro storico della città.
L'edificio è una delle opere più eleganti dell'architetto Gian Battista Vaccarini che ebbe gran parte
nella ricostruzione di Catania dopo il disastroso terremoto del Val di Noto del 1693. Costruito in
stile barocco consta di un piano botteghe con annessi mezzanini e quindi del piano nobile residenza
del proprietario. La facciata è molto ricca con balconi ad andamento curvilineo.
L'architetto Francesco Fichera lo descrive: «palazzo dotato di un fascino di grandiosità austera,
dovuto alla semplicità del telaio del massiccio edificio, ricinto entro basse lesene, coronato da una
sobria cornice».
La parte più importante è il portale d'ingresso sormontato dal ricco timpano che regge la mensola
aggettante del ricco balcone centrale del palazzo.
Dall'androne si dipartono due scale che portano al piano nobile del palazzo, che dispone di un
cortile interno mai sistemato definitivamente.
PALAZZO PEDAGAGGI

Palazzo Pedagaggi a Catania, sorge in Via Vittorio Emanuele ad


est di Piazza Cutelli occupando l'intero isolato fra queste e le vie
Luigi Sorrentino e Pedagaggi.
Fu edificato a partire dal 1803 dal barone di Pedagaggi su progetto
dell'ingegnere Salvatore Zahra Buda, mentre l'ingegnere Mario
Musumeci si occupò di seguirne i lavori fino al completamento
definitivo nel 1809. Don Vincenzo Guttadauro, barone di
Pedagaggi, aveva ricevuto in eredità dal padre, Don Enrico, I
Principe di Emmanuel un'ala a sua scelta del vicino Palazzo
Reburdone ma venuto in conflitto col fratello Luigi, II principe di
Emmanuel, scelse di costruirsi una sua casa indipendente. Morto
senza figli nel 1819, il barone lasciò alla pronipote Eleonora
Guttadauro tutti i suoi beni compreso il palazzo che passò, per il matrimonio di Eleonora, ai Paternò
Castello di Carcaci fino alla vendita nel 1859 al Barone Calì, la cui famiglia lo tenne fino al 1889
quando fu venduto al Banco di Sicilia per poi passare in parte all'Università degli Studi di Catania
che vi ha installato il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali.
Il progetto del palazzo prende ad esempio quella del Palazzo Reburdone, non tanto per i legami
parentali fra i proprietari quanto per la struttura in sé, la più moderna in quel momento disponibile
in città. Così l'architetto adegua le caratteristiche essenziali di Palazzo Reburdone (la serie portale-
androne-corte-scalone-loggia in prospettiva e l'infilata di stanze col salone angolare in fondo) allo
spazio più contenuto di Palazzo Pedagaggi. Al Piano nobile il salone principale, ora aula magna di
Scienze Politiche, presenta le proporzioni del diapente cioè di 2/3, al posto del diapason del
modello avito e viene affrescata dal trapanese Giuseppe Errante che si occupa anche delle tele delle
sovrapporte, con scene mitologiche e monocromi.
(VIZZINI) CUNZIRIA

La Cunziria è un vecchio borgo del settecento a Vizzini, Sicilia. Il luogo è divenuto palcoscenico
naturale per rappresentazioni teatrali.
Nel luogo sorgevano delle casupole, costruite in pietra locale di colore ferrigno, disposte sulle
collinette che per la loro esposizione al sole favorivano l'essiccazione delle pelli che venivano
lavorate. La tessitura muraria e le concezioni volumetriche, ma soprattutto il dettaglio
architettonico, laddove ancora visibile, è strettamente legato alle tradizioni costruttive di questa
parte della Sicilia. Grazie alla sorgente vicina, vi è abbondanza di tannino, estratto dalla pianta di
sommacco, prezioso per il procedimento artigianale. La pulitura e il trattamento avveniva all'interno
di vasche scavate nella roccia, alcune delle quali poi interrate, ed oggi nuovamente visibili grazie a
recenti scavi. Esso rappresenta un esempio di architettura rurale e della cultura agricola dell’epoca.
Ad oggi, rimangono i ruderi della chiesetta di Sant’ Egidio, che pare risalire all'epoca romana.
L’attività della Conceria comincia il suo declino intorno la fine degli anni ’20 del novecento fino
agli anni ’60, quando la pratica della concia venne definitivamente abbandonata. Il luogo è di
grande di suggestione grazie al suo decentramento all'interno di una vallata aperta con lo sfondo
degli altipiani ricoperti da manti di fico d’india.
La Cunziria divenne lo scenario di quel famoso Duello Rusticano narrato da Giovanni Verga, ma
fu anche il luogo romantico vissuto segretamente da Turiddu e Lola. La leggenda narra di come i
due amanti si incontrassero in quelle notti di luna piena, del loro consumare alle beffe di Alfio,
marito della donna. Ma il loro osare fu ben presto scoperto, le voci si sparsero nel paese
raggiungendo anche del carrettiere licodiano appena rientrato da Francofonte. L’uomo sentendosi
disonorato sfido il giovane in uno scontro che rimarrà nella storia. Un triangolo amoroso che lo
scrittore verista ripropose nella sua novella, amplificandone toni passioni, sentimenti di una terra
che continua ad affascinare per tradizioni e folklore.
(BRONTE MANIACE) DUCEA DI NELSON

Il complesso denominato Ducea Nelson, si trova a circa 13 chilometri da Bronte, ubicato su un


terreno pianeggiante di fondo valle sulla riva sinistra del torrente Saraceno. Comprende l'ala
gentilizia, un tempo residenza dei Nelson (impropriamente detta il Castello) oggi trasformata in
Museo, i resti dell’antica abbazia benedettina dedicata a Maria Santissima, fatta costruire da
Guglielmo II° il Buono, la chiesetta di Santa Maria di Maniace ed un grande lussureggiante parco.
Sorse intorno al 1173, probabilmente sulle rovine di una preesistente costruzione basiliana, per
volontà della Regina Margherita, per durevole memoria della battaglia vinta da Giorgio Maniace
contro i Saraceni. Il terremoto che l’11 Gennaio 1693 colpì la Sicilia Orientale, abbatté anche
molte parti del monastero. Il sisma colpì specialmente le strutture poste ad oriente e fece rovinare
la grande torre di difesa adiacente l’abside della chiesa, abbattendo altre parti già fatiscenti. Nel
1799 l'antica Abbazia di Santa Maria di Maniace fu donata all’Ammiraglio Horatio Nelson da
Ferdinando III in premio della soffocata repubblica partenopea. Il complesso della Ducea è
articolato su pianta anulare a perimetro quadrangolare con edifici con una e due elevazioni, allineati
lungo i fronti perimetrali, che si affacciano sulla campagna, sul lussureggiante parco e sui due
cortili interni a pianta rettangolare.
L’insieme nella sua semplicità ha un aspetto maestoso. Per due cancellate si accede al porticato
d’ingresso e quindi ad un primo cortile dove è ubicata la croce in pietra lavica eretta in memoria di
Orazio Nelson. Lateralmente, a destra, si accede alla interessante chiesa tardo-normanna di Santa
Maria ed al cortile quadrato con pozzo in pietra lavica, intorno al quale originariamente erano
raccolti i piccoli laboratori, i magazzini, le stalle, il granaio. Sulla sinistra, al piano sopraelevato,
erano gli appartamenti signorili dei Nelson, ora adibiti a museo. All’esterno del complesso sono
visibili i resti di due torrette facenti parte del sistema difensivo dell’abbazia. Un grande parco,
che si estende all'interno e all'esterno per circa quattro ettari, arricchisce il Castello.
Con accesso dal primo cortile è possibile visitare il giardino inglese, voluto dai Nelson.
All'esterno, di fronte all’ingresso della Ducea, si estende un lussureggiante parco, diviso da un viale
centrale che, in mezzo ai maestosi platani e agli eucaliptos, ospita un museo all’aperto di sculture
in pietra lavica con opere di artisti di fama mondiale. Nel parco si vedono ancora i resti del borgo
contadino, denominato "Borgo Caracciolo" costruito dal 1941 al 1944 dallo stato italiano (la Ducea
era stata sequestrata) e successivamente demolito nel 1964 dalle ruspe degli eredi Nelson.
[4] DIMORE DI SIRACUSA

(NOTO) PALAZZO NICOLACI

Palazzo Nicolaci di Villadorata sorge a Noto


ed è sito in via Corrado Nicolaci, dove si
svolge ogni anno l'Infiorata.
La facciata, in stile barocco, è caratterizzata
da un ampio portale fiancheggiato da due
grandi colonne ioniche e sormontato da un
balcone, nonché da sei balconi più piccoli (tre
per lato), sorretti da mensoloni scolpiti uno in
modo diverso dall'altro, con le sembianze di
leoni, bambini, centauri, cavalli alati, chimere
e sirene. L'interno è suddiviso in novanta vani,
alcuni dei quali sfarzosamente decorati, come
il salone delle Feste. Il pianterreno è sede
della biblioteca comunale "Principe di Villadorata".
Il palazzo è tuttora abitato da alcuni esponenti della famiglia Nicolaci[1].
(PALAZZOLO ACREIDE) PALAZZO LOMBARDO CAFICI

Il

Palazzo Lombardo Cafici si trova lungo via Garibaldi, risale al XVIII sec. e vanta la più lunga
balconata barocca del mondo. I mensoloni raffigurano mascheroni antropomorfi con vivaci
espressioni grottesche. Fu edificato dagli JUDICA, la famiglia palazzolese più prestigiosa in quel
periodo. IL palazzo testimonia, nei particolari, la ricchezza architettonica del tardo barocco con
decorazioni di gusto spiccatamente neo - classico. Maestoso è il portale con arco a tutto sesto, con
ai lati tre lesene riccamente decorate da capitelli corinzi. E' il centro del Barocco di Palazzolo, il
settecentesco Palazzo Judica - Cafici (oggi Caruso) con la sua bellissima balconata, definita da
molti come la più lunga balconata barocca del mondo e i suoi mensoloni grotteschi, 27 in tutto,
differenti l'uno dall'altro. Il design architettonico della facciata risente ancora di un tardo influsso
barocco, mentre i mensoloni ed altre decorazioni sono ispirati a gusti neoclassici. E' ubicato al
centro del Corso Vittorio Emanuele (C.so principale), era di proprietà della famiglia Judica, una
delle più ricche e in vista di Palazzolo Acreide fino a circa il 1930. Si racconta che all’interno del
palazzo, prima che lo stesso venisse smembrato e venduto in multiproprietà, esistessero
trecentosessantacinque aperture, pari ai giorni di un anno solare. Nel palazzo si possono notare sia
la testimonianza architettonica, che e i motivi del tardo barocco, i quali fondendosi formano delle
decorazioni di gusto spiccatamente neo-classico. Ultimamente, il palazzo ha subito un radicale
restauro architettonico e strutturale a causa dei danni riportati dal terremoto del 1990. (Commento
di Antonio Macchetti)
[5] DIMORE DI RAGUSA
(VITTORIA) VILLA PANCARI

Al numero civico 35 di Via Nino Bixio è posto il Palazzo Pancari – Rizza, elegante edificio in stile
liberty costruito nel 1913 per volere della famiglia Pancari che commissionò la sua costruzione
all’architetto Carlo Sada. Questo palazzo, che poi passò alla famiglia Rizza, oggigiorno è sede del
Consiglio Comunale della città di Vittoria.
Il prospetto del palazzo comprende una facciata di due ordini orizzontali avente un corpo centrale
leggermente più avanzato. L’ordine inferiore, solcato da lastroni di pietra, presenta al centro
un’elegante portale arcuato delimitato da due eleganti pilastri (su cui sono posti due lampioncini in
ferro battuto) e avente al posto dell’architrave due lesene a spirale poste alla fine dell’arcata, nella
cui sommità è collocata una bella inferriata in ferro battuto raffigurante raffinati motivi floreali; a
fianco vi sono sei finestre (tre per lato) di forma rettangolare sormontate da timpani triangolari (a
base aperta) recante al centro fregi floreali, sorretti da pilastrini. L’ordine superiore presenta al
centro un grande balcone sorretto da mensoloni con motivi floreali in bassorilievo, racchiuso da
un’elegante inferriata in ferro battuto e avente tre aperture rettangolari delimitate da pilastrini con
vari fregi geometrico – floreali, di cui quella centrale sorretta da un timpano spezzato al cui centro è
posto lo stemma della famiglia a cui apparteneva l’edificio, mentre sulle altre vi sono timpani
triangolari simili a quelli sulle finestre di fianco al portale. A fianco vi sono quattro balconcini (due
per lato) ad unica apertura, con mensoloni, inferriate e timpani simili a quelli citati in precedenza.
Un elegante frontone merlato orla la facciata dell’edificio.
L’interno del Palazzo Pancari – Rizza si affaccia su un grande ed elegante cortile interno con
portali, finestre e balconate in stile liberty con raffinate fregi geometrico – floreali.
(MODICA) CASA MARTORINA
BAGLIO SAN GIACOMO
La frazione di San Giacomo Torre (Bello Cozzo) appartiene al comune di Ragusa, dista
14,60 chilometri dal medesimo comune cui essa appartiene.
Ad un chilometro della frazione si incontra la fattoria Musso, notevole masseria del feudo
di San Giacomo costruita nel 1787. La massiccia costruzione, oggi alquanto manomessa,
mostra la possanza delle sue murature che prive di finestre ostentano merlature sulla
parte alta dei suoi prospetti. La costruzione gode di una
grande visibilità delle aree dell’ ex feudo dal quale si gode la
campagna circostante con tantissimi uliveti. Da visitare
all’interno la chiesetta costruita nella seconda metà dell’800 ,
l’ampio baglio e la casa padronale ,architettura spontanea,
costruita con pietra da taglio,( stipiti e archi ) calcare duro
(basolati e soglie) e calcare tenero per il resto della muratura.
Palazzo di san giacoom o vaglio san giacomo

Splendido esempio di costruzione in pietra viva eseguita con tecnica "a secco". Collocazione storica
esatta sconosciuta, ma di probabile origine nell'epoca delle dominazioni arabe in Sicilia. La
funzione esatta di questa costruzione ad oggi rimane in dubbio anche se molto probabilmente venne
usata come meridiana solare e/o come astrolabio oltre che come posizione di avvistamento vista la
posizione geografica in cui è sita. Il muraglio, muragghiu in siciliano, è edificato nei terreni di
pertinenza del feudo della masseria Musso presso la località di San Giacomo del comune di Ragusa,
masseria conosciuta anche col nome di Torre e probabile ricostruzione del medievale casalibus
Bermisuci e relativo feudo.
[6] DIMORE DI ENNA

(LEONFORTE) VILLA GUSSIO

Villa Gussio-Nicoletti è una dimora storica del XVIII secolo, riconosciuta e tutelata come Bene
Culturale ed ubicata nel cuore verde della Sicilia, tra le colline ennesi e diverse riserve naturali.
All'interno della Villa si trovano cinque sale museo al piano nobile, tutte diverse e riccamente
decorate con affreschi e stucchi originali nelle volte, damascato in tensione e boiserie in legno alle
pareti, pitture alle porte, arredamenti dell’epoca, profusione di cristalli, porcellane, argenti e
splendidi pezzi di antiquariato.
La villa dispone di 47 camere e 2 suite, ristorante museo etno-antropologico, bar enoteca, trattoria -
pizzeria con forno a legna, sala lettura, sala congressi, beauty farm, 2 piscine, 2 campi da tennis.
Villa Gussio-Nicoletti è una dimora storica del XVIII secolo, riconosciuta e tutelata come Bene
Culturale ed ubicata nel cuore verde della Sicilia, tra le colline ennesi e diverse riserve naturali. Fu
una delle più grandi aziende vitivinicole siciliane dell’ottocento.
Qui, un senso di calda ospitalità aleggia nell’aria: è il segno inconfondibile del gusto dell’antico
proprietario della tenuta, il Barone Francesco Gussio, tipico esponente della piccola nobiltà rurale
siciliana dell’Ottocento e ultimo rappresentante di quei “gattopardi” isolani consapevoli di essere gli
epigoni di un’epoca di splendori ormai destinati al tramonto …ma tutt’oggi vero nume tutelare del
luogo!
Dopo due lunghi anni di lavori ed opere di restauro conservativo, nel mese di Settembre 2005, gli
antichi cancelli di “Villa Gussio Nicoletti Hotel Golf & SPA Resort” sono stati riaperti per mostrare
la Villa e la tenuta dei Gussio ai nuovi Ospiti in tutto il loro antico splendore.
(PIAZZA ARMERINA/VAL GUARNERA) PALAZZO PENNISI
miniera Floristella

A volere il palazzo Pennisi di Floristella nella sua forma attuale fu il dott. Agostino Pennisi Pennisi,
barone di Floristella, (1832 - 1885). Egli affidò la progettazione della monumentale facciata ad uno
dei più noti architetti italiani del tempo, il fiorentino Mariano Falcini, che la disegnò in puro stile
neoclassico. Lo stesso Barone arricchì il palazzo con un osservatorio meteorologico-sismico, e
collocò in alcune sale le sue collezioni mineralogica e numismatica.
Nel 1989 l'edificio è stato dichiarato monumento di interesse storico-artistico da parte della Regione
Sicilia.
[7] DIMORE DI AGRIGENTO
(PALMA DI MONTECHIARO) PALAZZO DUCALE

Il palazzo ducale fu costruito dopo che il primo venne inglobato nel Monastero delle Benedettine
( 1653-1659 ). Acquisito dal demanio comunale e recentemente restaurato dopo anni di grave
degrado, mostra un esterno semplice e compatto con due grandi facciate, una verso il mare e l'altra a
oriente, unite a livello del piano nobile da un balcone angolare.

L'edificio è caratterizzato da una estensione di soffitti a lacunari lignei dipinti che coprono le otto
sale del primo piano e corrono su due fasce parallele, l'una verso il mare e l'altra verso la collina.

Si distinguono i soffitti delle sale delle armi, quella degli Ordini militari e questri e religiosi, quella
dedicata interamente all'Ordine di San Giacomo della Spada di cui il duca Giulio era aggregato,
quella con lo stemma ducale dei Tomasi, inquartato con gli emblemi dei Caro, La Restia, Traina e
infine la sala angolare che conteneva l'arme dei Tomasi col leopardo rampante sul profilo del monte
a tre cime. Qui si trova la decorazione più sfarzosa con i lacunari più profondamente intagliati e
dipinti in bianco, rosso e oro.
I locali del piano terra ospitano la Biblioteca "Giovanni Falcone".
[8] DIMORE DI TRAPANI
(PETROSINO) BAGLIO WOODHOUSE

Il baglio fu fatto edificare nel 1813 da John Woodhouse, commerciante inglese, che scoprì il vino
“Marsala” e lo esportò in tutto il mondo. Nelle antiche strutture di questo “baglio inglese”,
chiamato dalla gente del luogo u bagghiu gnisi, furono prodotti i mitici Soleras 1815 e Waterloo
1815 . A testimonianza dell’ antico splendore ora rimangono, oltre al portale d'ingresso, solo pochi
elementi originali e gli affreschi raffiguranti pampini di viti, nel piano superiore. Il portale del
baglio è stato utilizzato come emblema del Comune di Petrosino.

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