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Da Casarsa a Roma
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era addirittura gongolante).
•Gli assomigli?
Sì, molto.
[…]
•La tua vita si è improvvisamente trasformata e
ha preso la strada che poi hai
seguito finora. È giusto?
Sì, a tre anni è cambiato tutto. Quando mia
madre stava per partorire ho cominciato
a soffrire di bruciore agli occhi. Mio padre mi
immobilizzava sul tavolo della cucina, mi apriva
l’occhio con le dita e mi versava dentro il collirio. È
da quel momento “simbolico” che ho cominciato a
non amare più mio padre.
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E’ Pasolini stesso ad affermare che ciò che è
divenuto lo deve anche a suo padre.
Contrariamente dal padre, per Pasolini la
madre sarà un punto di riferimento per
tutta la sua vita. Il loro rapporto può essere
descritto come un legame morboso e
simbiotico. L’amore di Per Paolo per la madre
Susanna Colussi è ben più grande
della “normale” affezione filiale, è un amore
assoluto, totale e ingombrante.
Pasolini – La scoperta di Roma – 1. Da
Casarsa a Roma
Ecco come Pasolini descrive sua madre
nell’intervista di Vogue Italia (1971):
•“ E tua madre com’era da giovane? Come te la
ricordi?
Bellissima. Era piccola, fragile, aveva il collo
bianco bianco e i capelli castani. Nei
primi anni della mia vita ho di lei un ricordo quasi
invisibile. Poi salta fuori
Improvvisamente verso i tre anni e da allora tutta
la mia vita è stata imperniata su di
lei. “
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Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia. "Finita, dico, nel tempo, non nella sua luce./Non
Sei insostituibile. Per questo è dannata si sa mai dove i decenni
alla solitudine la vita che mi hai data. conducono./Si sopravvive. I sensi sono sempre
E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame completi/i giorni del futuro hanno i
d'amore, dell'amore di corpi senza anima. vecchi segreti.../ti supplico, ti supplico: non voler
Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu morire/pensa a me solo al
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù: mondo, altro non posso dire"
ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso. Quando Pasolini e la madre si trasferiscono a
Era l'unico modo per sentire la vita, Roma, il fratello era già morto.
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita. Pier Paolo e il fratello Guido erano molto
Sopravviviamo: ed è la confusione
legati. Seppur con interessi culturali diversi,
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire. Guido ammirava profondamente suo fratello,
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile... “ con un’ intensità quasi nascosta, tanto da
sentirsi inferiore. E’ giusto ricordare che
Da: Supplica a mia madre 1964 Guido in molte occasioni prese le difese di
Pier Paolo, in quanto discriminato per la sua
Il messaggio della poesia è dato dalla omosessualità.
consapevolezza del poeta di avere avuto un
amore morboso verso la madre e proprio da
questo amore è nata l'angoscia della sua vita.
La madre è sempre insostituibile, anche se il
poeta desidera avere altri rapporti carnali.
L'amore per lei era stato l'unico modo per
dare un senso alla sua vita.
Pasolini ha amato, da sempre, la madre dalla
quale non si è mai distaccato ed è questo che
emerge come tema della poesia: l'amore
controverso ed irrisolto del poeta verso di lei.
Questo rapporto ha causato nel poeta un
conflitto edipico che sarà in seguito la causa
della sua "diversità sessuale" che lo porterà
alla solitudine. Ora però il poeta desidera Guido e Pier Paolo Pasolini
avere altri rapporti carnali, riservando però
l'amore spirituale ed affettivo alla madre. Il 12 febbraio del ‘45 Guido morì appena
Pasolini, prendendo coscienza di questo diciannovenne nei fatti legati all’eccidio di
amore, lo svela a se stesso per ricominciare Porzus, tragico e controverso episodio della
una nuova vita, caratterizzata sempre in ogni Resistenza Italiana in cui diciassette
caso dalla presenza centrale della madre, partigiani delle Brigate Osoppo furono
cosicché la prega di non andarsene e di trucidati da partigiani comunisti.
rimanere con lui sperando di vivere insieme
una vita che rifiorisce in primavera.
Pasolini in una versione precedente ha
chiarito bene il finale della poesia,
scrivendone una variante:
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L'arrivo a Roma
« Quanto sia il dolore di mia madre, mio, e di tutti Opera di Kentridge sui “Muraglioni” del Tevere,
questi fratelli e madri e parenti non disegno della morte di Pasolini, 2016
mi sento ora di esprimere. Certo è una realtà
troppo grande, questa di saperli morti,
per essere contenuta nei nostri cuori di uomini. Pier Paolo Pasolini e sua madre
(...) Io per mio fratello posso dire che è arrivano alla stazione termini il 28
stata la sorte del suo corpo entusiasta che l’ha Gennaio 1950.
ucciso e che egli non poteva
sopravvivere al suo entusiasmo. Ora, gli ideali per “Ero povero come un gatto del Colosseo"
cui è morto, il suo dolcissimo
tricolore, lo hanno rapito in un silenzio che non è Dalla poesia Ilpianto della scavatrice del 1956.
ormai più nostro. E con lui tutti i suoi
eroici compagni. E solo noi, loro parenti,
possiamo piangerli pur non negando che ne
siamo orgogliosi, pur restando convinti che senza
il loro martirio non si sarebbe trovata
la forza sufficiente a reagire contro la bassezza, e
la crudeltà e l’egoismo, in nome di
quegli ideali per cui essi sono morti. (...) Ma noi
alla società non chiediamo lacrime,
chiediamo giustizia. »
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Il giovane, ventottenne, e sua madre si A pochi metri da casa sua vi è Piazza
trasferiscono in Piazza Costaguti, nel ghetto Mattei, dove si trova la celebre Fontana
ebraico di Roma, dove affitteranno una delle Tartarughe che Pasolini amava molto e
stanza nella casa dello zio.
che descriverà in “Alì dagli occhi azzurri”
(1965), raccolta di scritti in cui racconta le
“Sai, abito vicino al ghetto, a due passi dalla
chiesa di Cola di Rienzo: ti ricordi? Ho notti romane evocando frequentemente
rifatto ormai due o tre volte quel nostro giro del questa Piazza e i giovani che la vivono.
'47, e anche se non ho più ritrovato
quel cielo e quell'aria - dal tremendo grigio del “In piazza delle
ghetto al bianco di San Pietro in Tartarughe I
Montorio; l'ebrea seduta vicina a una catena quattro
contro la porta scura; il temporale con giovinetti che
l'odore di resina, e poi Via Giulia e palazzo reggono la
Farnese, quel palazzo Farnese che non si conchiglia,
ripeterà più, come se la luce dopo il temporale lo lucidi,
avesse scolpito in un velo - mi sono follemente
stordito e consolato. lucidi, sono
Anche adesso ho la testa ronzante dei gridi di l’unica cosa
Campo dei Fiori, mentre spioveva. Ma che sfugge alla
questo calore che mi invade come un riposo, lo presa del vento:
devo alla tua lettera: è qui sporca di come una schiuma per le strade nuove, non si
rossetto e di crema, del carnevale di Versuta e dei avvicinano di un millimetro dalla compattezza
fiori di Piazza di Spagna.” sacra, pura e seducente di quel nudo.”
Dalla lettera a Silvana Mauri del 10 Febbraio 1950 I giovani efebici con la loro nudità pudica
fanno senza dubbio riferimento al suo
Pasolini definisce Roma una “capitale piena
immaginario erotico.
di contraddizioni”: al tempo stesso devota (il Evoca questo periodo anche nella Prefazione
1950 fu l’anno del giubileo di Pio XII) ma alla raccolta di poesie del 1970:
anche follemente pagana. Lungo gli argini del
Tevere si vive una sessualità molto libera e “A Roma dapprima vissi a Piazza Costaguti vicino
al Portico d’Ottavia (il ghetto!), poi andai nel
radicalmente diversa dal Friuli. Il poeta,
ghetto delle borgate, vicino alla prigione di
frequentando le zone di Isola Tiberina e Rebibbia, in una casa restata definitivamente
Trastevere, in questi anni inizia a conoscere i senza tetto (tredicimila lire al mese di
“Ragazzi di vita” (romanzo pubblicato nel affitto). Per due anni fui un disoccupato disperato,
di quelli che finiscono suicidi; poi trovai da
1955). insegnare in una scuola privata a Ciampino per
A pochi metri da casa sua vi è Piazza ventisettemila lire al mese.”
Mattei, dove si trova la celebre Fontana
delle Tartarughe che Pasolini amava molto e Pasolini in Alì dagli occhi azzurri non si limita
che descriverà in “Alì dagli occhi azzurri” a descrivere la Fontana delle Tartarughe ma
(1965), raccolta di scritti in cui racconta le espande la sua descrizione all’intero tratto
lungo il Tevere.
notti romane evocando frequentemente
Ritroviamo nella raccolta la perfetta
questa Piazza e i giovani che la vivono. descrizione degli odori, dai più ai meno fetidi,
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dei suoni, delle zone che circondano il luccicante, borghese e timorata - si depone come
Tevere, del traffico in queste zone, delle una polverina disinfettante il profumo della notte
persone che come lui aspettano il tram e calda dell'anno scorso; e se nel connettivo delle
soprattutto si sofferma nella descrizione dei strade nuove e deliziosamente stupide
-deliziosamente, se preferite dai giovinetti abitanti
ragazzi danno vita alle sponde tiberine.
nei vicoli luridi - è rado, intermittente, dipanato, ci
sono certi posti in cui si concentra, si coagula, si
intrica, puzza e marcisce come un ganglio
infiammato.”
“Fra i tronchi degli alberi piatti e inodori e la
spalletta del fiume, sul breve tratto di
marciapiede dove si ammassano gli anonimi in
attesa del tram, che li porti verso i loro
appartamentini da pompe funebri – verso
Monteverde o le distese etrusche di San Paolo.”
“Da Ponte Sisto all'Isola Tiberina si stende un Pier Paolo Pasolini, Testaccio Monte dei Cocci, 1961
pezzo di Tevere paesano: a sinistra il Ghetto che foto©archivio Paolo Di Paolo
si mette a cantare improvvisamente,
a gola spiegata, in Piazza delle Tartarughe, al Le zone descritte permettono al poeta di
Teatro di Marcello, in Piazza Campitelli, a destra osservare le persone che vivono e che danno
la foresta materna di Trastevere. Di qua gli vita a questi luoghi “infebbrati”, che hanno
orizzonti sono occupati dagli spazi asfaltati del un odore “che scoperchia il cervello” e che
mattatoio, dei Mercati Generali, e, in fondo, sono ricchi di sessualità:
del San Paolo, domenicale e tirrenico, incallito
nella leggera sporcizia: di là si va a finire in
“La merce venduta dalla paragula del vicoletto del
Monteverde, enorme deposito di un Arar eterno,
Teatro di Marcello, è qualcosa di più specializzato
tra muraglioni papali e ferrivecchi, fin che si
delle violette e dei broccoli; le abbisogna un
arriva al Ponte Bianco, area di costruzione
sorriso più significativo, il che non vuol dire
spalmata di croste e disgustoso ciarpame fuori
affatto più supplicante o spudorato : e infatti c'è
uso; è di là che giungono nei lungoteveri
l'impazienza. Una inaspettata mamma che si offre
civili gli odori più stupendamente afrodisiaci: gli
al suo bambino...
odori che tentano ad arrendersi al vizio fino
Come? tutte le proibizioni e i divieti sono dunque
magari al sacrificio della vita il paese dei
infranti?
masochisti, delle zanoide, degli antenuli e
Sì, sì, la cosa si può fare, ma andiamo con calma,
degli impotenti. In mezzo alla normalità della
ragazzino mio... se te voi divertì, mamma tua te
finzione quotidiana, col traffico che, come un
la dà, se nun voi, embè, è uguale, ce ne stanno
immenso nodo gordiano di cui sia stata mandata
tanti de figli de fiji de 'na mignotta...
a memoria la formula risolutiva, si risolve di
momento in momento - sindrome sontuosa,
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Una sua notte... una sua notte in una Roma da Pasolini a Ponte Mammolo
far arrossire il giallognolo Belli - in una Roma
trasteverina dai ragazzi bruni come statue
incastrate nel fango... Il dialetto di questa Roma
troppo attuale, pieno dei vizi nazionali,
settentrionali - l'ultimo grido della sensualità... Ci
sono strati di questa Roma dentro gli occhi
inespressivi a forza di essere attratti dagli aspetti
di una felicità non da capitale ma da rione. Il
ragazzo che apposta la checca sul marciapiede di
una via generalizzata dall'odore delle pietre e
della nafta, che scivola giù da Piazza Mazzini, dal
Pincio, da Via Veneto, dal lontanissimo Corso
Trieste, e come un tentacolo fruga nell'anonimo di
Corso Vittorio, appena fuori dalle viscere di
Campo dei Fiori, dove la primavera ha già altri
odori, ben più laceranti.”
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“Povero come un gatto del Colosseo
vivevo in una borgata tutta calce e polverone,
lontano dalla città
e dalla campagna, stretto ogni giorno
in un autobus rantolante:
e ogni andata, ogni ritorno
era un calvario di sudore e di ansia.
Lunghe camminate in una calda caligine”
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lavorava come insegnante di Lettere alle
scuole medie, dalla prima al secondo
trimestre della terza, quando venne a
sostituirlo il cugino Nico Naldini, anche lui
poeta. Siamo nei primi anni Cinquanta,
quando la terra italiana ha ancora la faccia di
mille anni prima.
La scuola, un minuscolo istituto privato, stava
a Ciampino, non lontano dalla chiesa ed era
intitolata a Francesco Petrarca.: l’autobus
Capolinea "Rebibbia"
delle sette, vicino alla garitta del carcere,
come testimoniano ancora i tanti muratori ed Da “La religione del mio tempo”
operai che all’epoca viaggiavano con lui e che
ne ricordano ancora la presenza nel “Ah, il vecchio autobus delle sette, fermo /al
quartiere. capolinea di Rebibbia, tra due /
baracche, un piccolo grattacielo, solo / nel sapore
Con l’autobus arrivava fino a Portonaccio, poi del gelo o dell’afa… / Quelle
prendeva un altro autobus fino alla stazione facce dei passeggeri / quotidiani, come in libera
Termini e da qui il trenino locale fino a uscita / da tristi caserme /,
dignitosi e seri / nella finta vivacità di borghesi /
Ciampino. Erano viaggi molto lunghi, ma
che mascherava la dura, l’antica/
Pasolini non perdeva un minuto di tutto quel loro paura di poveri onesti.”
tempo: poteva pensare, scrivere, riflettere…
Gli autobus sono pieni la mattina. Essi
rappresentano la difficoltà di vivere e Pasolini
lo sa.
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piedi / coi nipoti – in camerette sporche […]. stipendio, / dignità della mia falsa giovinezza,/
Quella periferia tagliata in lotti / tutti miseria da cui con interna umiltà /
uguali, assorbiti dal sole / troppo caldo, tra cave e ostentata asprezza mi difendo…”
abbandonate, rotti argini, tuguri,
fabbrichette. Sul treno per Capannelle Il viaggio sta quasi
terminando, ma Pasolini non cessa di
L’autobus arriva all’altro capolinea. Il approfittare del percorso per pensare.
passaggio tra la condizione del viaggiatore
Pasolini e la descrizione dei quartieri borghesi Ah, raccogliersi in sé, e pensare!
di piazza Bologna e via Morgagni è Dirsi, ecco, ora penso – seduti
immediato. Sul sedile, presso l’amico finestrino.
Posso pensare!.…
“Giungeva l’autobus al Portonaccio /, sotto il
muraglione del Verano: / bisognava ….. Poeta, è vero,
scendere, correre attraverso / un piazzale ma intanto eccomi su questo treno
brulicante di anime, / lottare per carico tristemente di impiegati
prendere il tram, / che non arrivava mai o partiva come per scherzo, bianco di stanchezza,
sotto gli occhi,/ ricominciare a eccomi a sudare il mio stipendio,
pensare sulla pensilina / piena di vecchie donne e dignità della mia falsa giovinezza,
sporchi giovanotti /, vedere le miseri da cui con interna umiltà
strade dei quartieri tranquilli /, Via Morgagni, e ostentata asprezza mi difendo….
Piazza Bologna, con gli alberi / gialli ……..
di luce senza vita, pezzi di mura.”
Ma penso! Penso
Sull’Appia Nuova, un po' di tempo fa, Nel mio angoletto,
sto l’intera mezz’ora del percorso,
passavano due tram: uno andava a
da San Lorenzo alle Capanelle,
Capannelle e l’altro arrivava a Castel dalle Capannelle all’Aereoporto,
Gandolfo. Fino a vent’anni fa questi due a pensare, cercando infinite lezioni
tram, i soli mezzi di trasporto, arrivavano alla a un solo verso, a un pezzetto di verso.
stazione Termini. Erano due “tranvetti” blu, Che stupendo mattino! A nessun altro
come li chiamavano a Roma, che Uguale! …
funzionavano già da prima della guerra, con
carrozze molto semplici e andavano a Da “La religione del mio tempo”, 1961
corrente. Il vecchio tranvetto, che ora non c’è
più, è per Pasolini occasione e momento per Contributo
ricordarsi del suo essere poeta e insegnante.
M. Angelucci, L.Capuzzi, G.Falcone, M.V. D’Urso,
“Poeta, è vero /, ma intanto eccomi su questo G. Galifi, F. Ginesi, G. Giujusa, F. Lagravinese, F.
treno /carico tristemente di Mattioli, G. Martorana, L. Picchione, R. Pieroni, G.
impiegati /, come per scherzo, bianco di Valentini, V G (L.C. T. Lucrezio Caro, Roma)
stanchezza /, eccomi a sudare il mio
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