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Atlante digitale del '900 letterario

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Pier Paolo Pasolini, La scoperta di


“Tu non sai a cosa si è ridotta mia madre. Io non posso
Roma più sopportare di vederla
soffrire in questo modo disumano e indicibile. Ho deciso
di portarla domani stessoa Roma, all'insaputa di mio
padre, per affidarla a mio zio; io non potrò stare
aRoma, perché mio zio mi ha fatto capire che non può
tenermici, ma spero che per
mia madre la cosa sarà diversa. Da Roma non so dove
andrò, forse a Firenze;
come vedi sono in ben tristi frangenti [...]. Se dunque
vorrai scrivermi qualcosa, il mio indirizzo per qualche
giorno almeno, sarà: presso Gino Colussi, via Porta
Pinciana, 34 Roma. Poi non so dove andrò e cosa farò;
la mia vita è a una svolta più che decisiva.”

Dall’ultima lettera scritta a Casarsa, il 27 gennaio


1950, indirizzata a Silvana Mauri.
Dalla mostra su Pasolini a Roma, Palazzo delle
Esposizioni, 2014

Da Casarsa a Roma

Stazione ferroviaria di Casarsa

Pasolini e la madre lasciano la casa di


Casarsa il 27 gennaio 1950. Arrivano alla
stazione Termini il giorno dopo: 28 gennaio
1950.
Da: Poeta delle ceneri (1966-67)

“Fuggii con mia madre e una valigia e un po’ di


gioieche risultarono false,
su un treno lento come un merci
per la pianura friulana coperta da un leggero e
duro
strato di neve.
Andavamo verso Roma.
Murales con il volto di Pasolini a Roma, Teatro India,
Testaccio
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Avevamo dunque, abbandonato mio padre lui trasferiva la sua passionalità non corrisposta in
Accanto a una stufetta di poveri, piccole osservazioni tipo il
col suo vecchio pastrano militare bicchiere fuori posto, l’asciugamano non lavato, il
e le sue orrende furie di malato di cirrosi e cibo troppo salato eccetera.
sindromi •E tua madre come reagiva?
paranoidee […]” Reagiva lamentandosi dolcemente.
•Ma di che cosa la rimproverava tuo padre?
P.P.P. se ne va dal Friuli dopo lo scandalo che si è La rimproverava di avere la testa nelle nuvole. Ma
abbattuto su di lui: è accusato di non era vero. Il fatto è che lui era
corruzione di minorenni e atti osceni in luogo fascista e lei no. Fra di loro non parlavano mai di
pubblico. Viene espulso dal PCI, ha politica, ma mio padre sapeva che
perso il posto di insegnante a Valvasone. La vasta mia madre pensava di Mussolini che era un
eco del processo mediatico, prima “culatta”, cioè “chiappe grosse”, come
ancora che giudiziario, gli fa capire l’impossibilità lo chiamava mia nonna. Stare nelle nuvole,
di rimanere in provincia. Il padre comunque, per lui voleva dire essere
poi rende la vita impossibile sia a lui che alla anticonformista, in contrasto con le leggi dello
madre Susanna… Stato, in dissidio con l’opinione dei
Come confessa nell’intervista di Dacia Maraini potenti.
pubblicata per la prima volta su •E tu intervenivi mai in favore di tua madre?
Vogue Italia, nel maggio 1971, i suoi genitori Ero semplicemente terrorizzato. Sentivo che lei si
non andavano d’accordo. Le scenate nevrotiche lamentava e che lui l’aggrediva, sempre. È stato
del padre alcolista erano all’ordine del giorno per l’incubo della mia vita. Tutte le sere aspettavo con
il giovane Pier Paolo che assisteva impotente e terrore l’ora della
terrorizzato. Gli atti di violenza del padre Carlo cena sapendo che sarebbero venute le scenate.
Alberto segnarono la vita del giovane scrittore. •Tuo padre beveva molto? Quando ha cominciato
a bere?
Sì, beveva e diventava aggressivo. Ha cominciato
pochi anni dopo il matrimonio.
Sempre in questa intervista Pier Paolo Pasolini
descrive il rapporto con suo padre.
Inizialmente padre e figlio erano molto legati,
tanto che lo scrittore stesso afferma che nella sua
vita la figura paterna era quasi più essenziale e
rilevante di quella materna. Carlo Alberto viene
quindi dipinto come un uomo allegro, affettuoso e
premuroso, attento ai bisogni del figlio. Tutto a un
tratto questo stretto legame cambia. Quando Pier
Pier Paolo Pasolini e Dacia Maraini Paolo aveva circa tre anni, inizia ad esserci un
rapporto drammatico e conflittuale tra i due. Carlo
•“ E in famiglia come andavano le cose? Tuo Alberto Pasolini ora è tirannico e violento.
padre e tua madre andavano
d’accordo?
Mio padre e mia madre non andavano d’accordo
per niente. Tutta la mia vita è stata
influenzata dalle scenate che mio padre faceva a
mia madre. Quelle scenate hanno
fatto nascere in me il desiderio di morire. Mio
padre era innamorato pazzo di mia
madre ma in un modo sbagliato, passionale,
possessivo. La cosa odiosa, poi, era che

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era addirittura gongolante).
•Gli assomigli?
Sì, molto.
[…]
•La tua vita si è improvvisamente trasformata e
ha preso la strada che poi hai
seguito finora. È giusto?
Sì, a tre anni è cambiato tutto. Quando mia
madre stava per partorire ho cominciato
a soffrire di bruciore agli occhi. Mio padre mi
immobilizzava sul tavolo della cucina, mi apriva
l’occhio con le dita e mi versava dentro il collirio. È
da quel momento “simbolico” che ho cominciato a
non amare più mio padre.

Ma quello di Pasolini con il padre non era


solo un rapporto conflittuale. Come spiega
nell’intervista del 1970 rilasciata a Jean
Duflot, il sentimento che nutriva verso Carlo
Alberto non era lo stesso che provava verso
sua madre, cioè un amore autentico e
incondizionato, ma è un affetto parziale,
legato alla sua omosessualità, quindi
un’attrazione puramente fisica.
Nonostante ciò Pasolini continua ad odiare la
Carlo Alberto Pasolini figura paterna che identifica come
simbolo di “autorità e di ordine, fascismo,
• “ [...] Tuo padre che mestiere faceva ? borghesia…”
Mio padre era ufficiale di fanteria. Nei primi anni L’alcolismo porterà Carlo Alberto Pasolini alla
della mia vita per me lui è stato più morte (19 dicembre 1958) per una
importante di mia madre. Era una presenza malattia al fegato. A causa della sua
rassicurante, forte. Un vero padre dipendenza, il suo atteggiamento diveniva
affettuoso e protettivo. Poi improvvisamente, sempre più scontroso e insofferente verso la
quando avevo circa tre
sua famiglia. (Vita di Pasolini –
anni, è scoppiato il conflitto. Da allora c’è sempre
stata una tensione antagonistica, citazione di Enzo Siciliano – 1983)
drammatica, tragica fra me e lui. Il suo amico Bernardo Bertolucci descrive
•Com’era tuo padre fisicamente? in un’ intervista del 15 gennaio 2013,
Un bellissimo uomo. Quando sono nato io, aveva rilasciata ad Alain Bergala, come Pier Paolo
ventotto anni. Era di statura non non fosse minimamente dispiaciuto o
troppo alta, bruno, molto forte, gli occhi scuri e provato per la morte di suo padre. Pasolini
limpidi, i lineamenti marcati. continua a vederlo solamente come “un
sottoufficiale abbastanza fascista”.
• E di carattere? A. Bergala, al termine della sua intervista,
Era violento, possessivo, tirannico. Prima dei tre riconosce che la forza e l’ispirazione di
anni me lo ricordo anche allegro. Pasolini sono state generate proprio dal
Poi, dopo i tre anni, non ricordo più un sorriso rapporto conflittuale con la figura paterna.
(quelle poche volte che rideva, però,

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E’ Pasolini stesso ad affermare che ciò che è
divenuto lo deve anche a suo padre.
Contrariamente dal padre, per Pasolini la
madre sarà un punto di riferimento per
tutta la sua vita. Il loro rapporto può essere
descritto come un legame morboso e
simbiotico. L’amore di Per Paolo per la madre
Susanna Colussi è ben più grande
della “normale” affezione filiale, è un amore
assoluto, totale e ingombrante.
Pasolini – La scoperta di Roma – 1. Da
Casarsa a Roma
Ecco come Pasolini descrive sua madre
nell’intervista di Vogue Italia (1971):
•“ E tua madre com’era da giovane? Come te la
ricordi?
Bellissima. Era piccola, fragile, aveva il collo
bianco bianco e i capelli castani. Nei
primi anni della mia vita ho di lei un ricordo quasi
invisibile. Poi salta fuori
Improvvisamente verso i tre anni e da allora tutta
la mia vita è stata imperniata su di
lei. “

Pasolini e sua madre Susanna Colluso

Inoltre da questo suo strettissimo legame


con la madre deriverà la sua incapacità di
concedere la propria anima ad altri che non
siano lei, la madre, ad altri è concesso
solo il corpo. Tutto ciò condannerà quindi lo
scrittore alla solitudine.
“ E' difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.

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Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia. "Finita, dico, nel tempo, non nella sua luce./Non
Sei insostituibile. Per questo è dannata si sa mai dove i decenni
alla solitudine la vita che mi hai data. conducono./Si sopravvive. I sensi sono sempre
E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame completi/i giorni del futuro hanno i
d'amore, dell'amore di corpi senza anima. vecchi segreti.../ti supplico, ti supplico: non voler
Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu morire/pensa a me solo al
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù: mondo, altro non posso dire"
ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso. Quando Pasolini e la madre si trasferiscono a
Era l'unico modo per sentire la vita, Roma, il fratello era già morto.
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita. Pier Paolo e il fratello Guido erano molto
Sopravviviamo: ed è la confusione
legati. Seppur con interessi culturali diversi,
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire. Guido ammirava profondamente suo fratello,
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile... “ con un’ intensità quasi nascosta, tanto da
sentirsi inferiore. E’ giusto ricordare che
Da: Supplica a mia madre 1964 Guido in molte occasioni prese le difese di
Pier Paolo, in quanto discriminato per la sua
Il messaggio della poesia è dato dalla omosessualità.
consapevolezza del poeta di avere avuto un
amore morboso verso la madre e proprio da
questo amore è nata l'angoscia della sua vita.
La madre è sempre insostituibile, anche se il
poeta desidera avere altri rapporti carnali.
L'amore per lei era stato l'unico modo per
dare un senso alla sua vita.
Pasolini ha amato, da sempre, la madre dalla
quale non si è mai distaccato ed è questo che
emerge come tema della poesia: l'amore
controverso ed irrisolto del poeta verso di lei.
Questo rapporto ha causato nel poeta un
conflitto edipico che sarà in seguito la causa
della sua "diversità sessuale" che lo porterà
alla solitudine. Ora però il poeta desidera Guido e Pier Paolo Pasolini
avere altri rapporti carnali, riservando però
l'amore spirituale ed affettivo alla madre. Il 12 febbraio del ‘45 Guido morì appena
Pasolini, prendendo coscienza di questo diciannovenne nei fatti legati all’eccidio di
amore, lo svela a se stesso per ricominciare Porzus, tragico e controverso episodio della
una nuova vita, caratterizzata sempre in ogni Resistenza Italiana in cui diciassette
caso dalla presenza centrale della madre, partigiani delle Brigate Osoppo furono
cosicché la prega di non andarsene e di trucidati da partigiani comunisti.
rimanere con lui sperando di vivere insieme
una vita che rifiorisce in primavera.
Pasolini in una versione precedente ha
chiarito bene il finale della poesia,
scrivendone una variante:

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L'arrivo a Roma

Funerale di Guido Pasolini

Il 21 giugno 1945, il corpo di Guido Pasolini -


riesumato in località Bosco Romagno - viene
portato a Casarsa, e lì tumulato: per
l'occasione Pier Paolo compone un elogio
funebre, nel quale fra l'altro afferma:

« Quanto sia il dolore di mia madre, mio, e di tutti Opera di Kentridge sui “Muraglioni” del Tevere,
questi fratelli e madri e parenti non disegno della morte di Pasolini, 2016
mi sento ora di esprimere. Certo è una realtà
troppo grande, questa di saperli morti,
per essere contenuta nei nostri cuori di uomini. Pier Paolo Pasolini e sua madre
(...) Io per mio fratello posso dire che è arrivano alla stazione termini il 28
stata la sorte del suo corpo entusiasta che l’ha Gennaio 1950.
ucciso e che egli non poteva
sopravvivere al suo entusiasmo. Ora, gli ideali per “Ero povero come un gatto del Colosseo"
cui è morto, il suo dolcissimo
tricolore, lo hanno rapito in un silenzio che non è Dalla poesia Ilpianto della scavatrice del 1956.
ormai più nostro. E con lui tutti i suoi
eroici compagni. E solo noi, loro parenti,
possiamo piangerli pur non negando che ne
siamo orgogliosi, pur restando convinti che senza
il loro martirio non si sarebbe trovata
la forza sufficiente a reagire contro la bassezza, e
la crudeltà e l’egoismo, in nome di
quegli ideali per cui essi sono morti. (...) Ma noi
alla società non chiediamo lacrime,
chiediamo giustizia. »

Dall’elogio funebre a suo fratello del 1945

Foto della stazione Termini nel 1950

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Il giovane, ventottenne, e sua madre si A pochi metri da casa sua vi è Piazza
trasferiscono in Piazza Costaguti, nel ghetto Mattei, dove si trova la celebre Fontana
ebraico di Roma, dove affitteranno una delle Tartarughe che Pasolini amava molto e
stanza nella casa dello zio.
che descriverà in “Alì dagli occhi azzurri”
(1965), raccolta di scritti in cui racconta le
“Sai, abito vicino al ghetto, a due passi dalla
chiesa di Cola di Rienzo: ti ricordi? Ho notti romane evocando frequentemente
rifatto ormai due o tre volte quel nostro giro del questa Piazza e i giovani che la vivono.
'47, e anche se non ho più ritrovato
quel cielo e quell'aria - dal tremendo grigio del “In piazza delle
ghetto al bianco di San Pietro in Tartarughe I
Montorio; l'ebrea seduta vicina a una catena quattro
contro la porta scura; il temporale con giovinetti che
l'odore di resina, e poi Via Giulia e palazzo reggono la
Farnese, quel palazzo Farnese che non si conchiglia,
ripeterà più, come se la luce dopo il temporale lo lucidi,
avesse scolpito in un velo - mi sono follemente
stordito e consolato. lucidi, sono
Anche adesso ho la testa ronzante dei gridi di l’unica cosa
Campo dei Fiori, mentre spioveva. Ma che sfugge alla
questo calore che mi invade come un riposo, lo presa del vento:
devo alla tua lettera: è qui sporca di come una schiuma per le strade nuove, non si
rossetto e di crema, del carnevale di Versuta e dei avvicinano di un millimetro dalla compattezza
fiori di Piazza di Spagna.” sacra, pura e seducente di quel nudo.”

Dalla lettera a Silvana Mauri del 10 Febbraio 1950 I giovani efebici con la loro nudità pudica
fanno senza dubbio riferimento al suo
Pasolini definisce Roma una “capitale piena
immaginario erotico.
di contraddizioni”: al tempo stesso devota (il Evoca questo periodo anche nella Prefazione
1950 fu l’anno del giubileo di Pio XII) ma alla raccolta di poesie del 1970:
anche follemente pagana. Lungo gli argini del
Tevere si vive una sessualità molto libera e “A Roma dapprima vissi a Piazza Costaguti vicino
al Portico d’Ottavia (il ghetto!), poi andai nel
radicalmente diversa dal Friuli. Il poeta,
ghetto delle borgate, vicino alla prigione di
frequentando le zone di Isola Tiberina e Rebibbia, in una casa restata definitivamente
Trastevere, in questi anni inizia a conoscere i senza tetto (tredicimila lire al mese di
“Ragazzi di vita” (romanzo pubblicato nel affitto). Per due anni fui un disoccupato disperato,
di quelli che finiscono suicidi; poi trovai da
1955). insegnare in una scuola privata a Ciampino per
A pochi metri da casa sua vi è Piazza ventisettemila lire al mese.”
Mattei, dove si trova la celebre Fontana
delle Tartarughe che Pasolini amava molto e Pasolini in Alì dagli occhi azzurri non si limita
che descriverà in “Alì dagli occhi azzurri” a descrivere la Fontana delle Tartarughe ma
(1965), raccolta di scritti in cui racconta le espande la sua descrizione all’intero tratto
lungo il Tevere.
notti romane evocando frequentemente
Ritroviamo nella raccolta la perfetta
questa Piazza e i giovani che la vivono. descrizione degli odori, dai più ai meno fetidi,

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dei suoni, delle zone che circondano il luccicante, borghese e timorata - si depone come
Tevere, del traffico in queste zone, delle una polverina disinfettante il profumo della notte
persone che come lui aspettano il tram e calda dell'anno scorso; e se nel connettivo delle
soprattutto si sofferma nella descrizione dei strade nuove e deliziosamente stupide
-deliziosamente, se preferite dai giovinetti abitanti
ragazzi danno vita alle sponde tiberine.
nei vicoli luridi - è rado, intermittente, dipanato, ci
sono certi posti in cui si concentra, si coagula, si
intrica, puzza e marcisce come un ganglio
infiammato.”
“Fra i tronchi degli alberi piatti e inodori e la
spalletta del fiume, sul breve tratto di
marciapiede dove si ammassano gli anonimi in
attesa del tram, che li porti verso i loro
appartamentini da pompe funebri – verso
Monteverde o le distese etrusche di San Paolo.”

Immagine dell’ Isola Tiberina nel 1900

“ Roma così ultima e vicina che solo chi la vive in


piena incoscienza è capace di esprimerla…”

Dalla raccolta Alì dagli occhi azzurri” (1965)

“Da Ponte Sisto all'Isola Tiberina si stende un Pier Paolo Pasolini, Testaccio Monte dei Cocci, 1961
pezzo di Tevere paesano: a sinistra il Ghetto che foto©archivio Paolo Di Paolo
si mette a cantare improvvisamente,
a gola spiegata, in Piazza delle Tartarughe, al Le zone descritte permettono al poeta di
Teatro di Marcello, in Piazza Campitelli, a destra osservare le persone che vivono e che danno
la foresta materna di Trastevere. Di qua gli vita a questi luoghi “infebbrati”, che hanno
orizzonti sono occupati dagli spazi asfaltati del un odore “che scoperchia il cervello” e che
mattatoio, dei Mercati Generali, e, in fondo, sono ricchi di sessualità:
del San Paolo, domenicale e tirrenico, incallito
nella leggera sporcizia: di là si va a finire in
“La merce venduta dalla paragula del vicoletto del
Monteverde, enorme deposito di un Arar eterno,
Teatro di Marcello, è qualcosa di più specializzato
tra muraglioni papali e ferrivecchi, fin che si
delle violette e dei broccoli; le abbisogna un
arriva al Ponte Bianco, area di costruzione
sorriso più significativo, il che non vuol dire
spalmata di croste e disgustoso ciarpame fuori
affatto più supplicante o spudorato : e infatti c'è
uso; è di là che giungono nei lungoteveri
l'impazienza. Una inaspettata mamma che si offre
civili gli odori più stupendamente afrodisiaci: gli
al suo bambino...
odori che tentano ad arrendersi al vizio fino
Come? tutte le proibizioni e i divieti sono dunque
magari al sacrificio della vita il paese dei
infranti?
masochisti, delle zanoide, degli antenuli e
Sì, sì, la cosa si può fare, ma andiamo con calma,
degli impotenti. In mezzo alla normalità della
ragazzino mio... se te voi divertì, mamma tua te
finzione quotidiana, col traffico che, come un
la dà, se nun voi, embè, è uguale, ce ne stanno
immenso nodo gordiano di cui sia stata mandata
tanti de figli de fiji de 'na mignotta...
a memoria la formula risolutiva, si risolve di
momento in momento - sindrome sontuosa,

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Una sua notte... una sua notte in una Roma da Pasolini a Ponte Mammolo
far arrossire il giallognolo Belli - in una Roma
trasteverina dai ragazzi bruni come statue
incastrate nel fango... Il dialetto di questa Roma
troppo attuale, pieno dei vizi nazionali,
settentrionali - l'ultimo grido della sensualità... Ci
sono strati di questa Roma dentro gli occhi
inespressivi a forza di essere attratti dagli aspetti
di una felicità non da capitale ma da rione. Il
ragazzo che apposta la checca sul marciapiede di
una via generalizzata dall'odore delle pietre e
della nafta, che scivola giù da Piazza Mazzini, dal
Pincio, da Via Veneto, dal lontanissimo Corso
Trieste, e come un tentacolo fruga nell'anonimo di
Corso Vittorio, appena fuori dalle viscere di
Campo dei Fiori, dove la primavera ha già altri
odori, ben più laceranti.”

Dalla raccolta Alì dagli occhi azzurri” (1965)

Murales nel quartiere Testaccio di Roma

Pasolini e Ponte Mammolo

Nell’estate del 1950, Pasolini è disoccupato


e quindi è costretto a trasferirsi con la madre
a Ponte Mammolo, quartiere di periferia non
lontano dal carcere di Rebibbia.
Presto il padre si unirà a loro in questo
appartamento con due camere separate da
una piccola cucina (via Giovanni Tagliere, 3 –
Qui Pasolini visse fino alla primavera del
1954). In via Tagliere numero 3, oggi trova
sede la Casa internazionale della poesia.

“La Roma domenicale di Ponte Garibaldi ferve di


gioventù scarpigliata come spazzatura,
carta velina, cenci.”

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“Povero come un gatto del Colosseo
vivevo in una borgata tutta calce e polverone,
lontano dalla città
e dalla campagna, stretto ogni giorno
in un autobus rantolante:
e ogni andata, ogni ritorno
era un calvario di sudore e di ansia.
Lunghe camminate in una calda caligine”

Da “Il pianto della scavatrice”, inserita nella


raccolta “Le ceneri di Gramsci”, pubblicata nel
1957, quasi all’indomani dell’enorme successo
incontrato dal suo primo romanzo “Ragazzi di
vita” (1955).

“Stupenda e misera città che mi hai insegnato ciò


Via Tagliere prima... che allegri e feroci gli uomini
imparano bambini, le piccole cose in cui la
grandezza della vita in pace si scopre …
a difendermi, a offendere, ad avere il mondo
davanti agli occhi e non soltanto in
cuore, a capire che pochi conoscono le passioni in
cui sono vissuto. …. Stupenda e
misera città che mi hai fatto fare esperienza di
quella vita ignota: fino a farmi
scoprire ciò che, in ognuno, è il mondo…”.

Questa Borgata non ha scordato Pasolini e la


sua figura e la sua letteratura vengono
ricordate anche oggi nel 2016 da giovani
Via Tagliere dopo
artisti con elogi e lodi artistiche.
“Abitammo in una casa senza tetto e senza
intonaco,
una casa di poveri, all’estrema periferia, vicino a
un carcere.
C’era un palmo di polvere d’estate, e la palude
d’inverno.
Ma era l’Italia nuda e formicolante,
coi suoi ragazzi, le sue donne,
i suoi “odori di gelsomini e povere minestre”,
i tramonti sui campi dell’Aniene, i mucchi di
spazzature:
e, quanto a me,
i miei sogni integri di poesia”.

Da ”Poeta delle ceneri” (1966-67) Il vecchio autobus, Ciampino e Pasolini

Da via G. Tagliere lo attendeva un viaggio


piuttosto lungo per arrivare a Ciampino,dove

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lavorava come insegnante di Lettere alle
scuole medie, dalla prima al secondo
trimestre della terza, quando venne a
sostituirlo il cugino Nico Naldini, anche lui
poeta. Siamo nei primi anni Cinquanta,
quando la terra italiana ha ancora la faccia di
mille anni prima.
La scuola, un minuscolo istituto privato, stava
a Ciampino, non lontano dalla chiesa ed era
intitolata a Francesco Petrarca.: l’autobus
Capolinea "Rebibbia"
delle sette, vicino alla garitta del carcere,
come testimoniano ancora i tanti muratori ed Da “La religione del mio tempo”
operai che all’epoca viaggiavano con lui e che
ne ricordano ancora la presenza nel “Ah, il vecchio autobus delle sette, fermo /al
quartiere. capolinea di Rebibbia, tra due /
baracche, un piccolo grattacielo, solo / nel sapore
Con l’autobus arrivava fino a Portonaccio, poi del gelo o dell’afa… / Quelle
prendeva un altro autobus fino alla stazione facce dei passeggeri / quotidiani, come in libera
Termini e da qui il trenino locale fino a uscita / da tristi caserme /,
dignitosi e seri / nella finta vivacità di borghesi /
Ciampino. Erano viaggi molto lunghi, ma
che mascherava la dura, l’antica/
Pasolini non perdeva un minuto di tutto quel loro paura di poveri onesti.”
tempo: poteva pensare, scrivere, riflettere…
Gli autobus sono pieni la mattina. Essi
rappresentano la difficoltà di vivere e Pasolini
lo sa.

La mattina “Quanta vita / l’essere corso ogni


mattina tra resse / affamate, da una
povera casa, perduta / nella periferia, a una
povera scuola /, perduta in altra
periferia: fatica / che accetta solo chi è preso alla
gola /, e ogni forma
dell’esistenza gli è nemica.

Il percorso dell’autobus è descritto con una


nitidezza formidabile. La via Tiburtina non
Pasolini con allievi e colleghidella Scuola Media finisce mai e sta pian piano sviluppandosi.
“F.Petrarca” di Ciampino
La via Tiburtina “Quella corsa sfiatata tra le
strette / aree da costruzione, le
prodaie bruciate /, la lunga Tiburtina… Quelle file
di operai, / disoccupati, ladri,
che scendevano / ancora unti del grigio sudore /
dei letti – dove dormivano da

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piedi / coi nipoti – in camerette sporche […]. stipendio, / dignità della mia falsa giovinezza,/
Quella periferia tagliata in lotti / tutti miseria da cui con interna umiltà /
uguali, assorbiti dal sole / troppo caldo, tra cave e ostentata asprezza mi difendo…”
abbandonate, rotti argini, tuguri,
fabbrichette. Sul treno per Capannelle Il viaggio sta quasi
terminando, ma Pasolini non cessa di
L’autobus arriva all’altro capolinea. Il approfittare del percorso per pensare.
passaggio tra la condizione del viaggiatore
Pasolini e la descrizione dei quartieri borghesi Ah, raccogliersi in sé, e pensare!
di piazza Bologna e via Morgagni è Dirsi, ecco, ora penso – seduti
immediato. Sul sedile, presso l’amico finestrino.
Posso pensare!.…
“Giungeva l’autobus al Portonaccio /, sotto il
muraglione del Verano: / bisognava ….. Poeta, è vero,
scendere, correre attraverso / un piazzale ma intanto eccomi su questo treno
brulicante di anime, / lottare per carico tristemente di impiegati
prendere il tram, / che non arrivava mai o partiva come per scherzo, bianco di stanchezza,
sotto gli occhi,/ ricominciare a eccomi a sudare il mio stipendio,
pensare sulla pensilina / piena di vecchie donne e dignità della mia falsa giovinezza,
sporchi giovanotti /, vedere le miseri da cui con interna umiltà
strade dei quartieri tranquilli /, Via Morgagni, e ostentata asprezza mi difendo….
Piazza Bologna, con gli alberi / gialli ……..
di luce senza vita, pezzi di mura.”
Ma penso! Penso
Sull’Appia Nuova, un po' di tempo fa, Nel mio angoletto,
sto l’intera mezz’ora del percorso,
passavano due tram: uno andava a
da San Lorenzo alle Capanelle,
Capannelle e l’altro arrivava a Castel dalle Capannelle all’Aereoporto,
Gandolfo. Fino a vent’anni fa questi due a pensare, cercando infinite lezioni
tram, i soli mezzi di trasporto, arrivavano alla a un solo verso, a un pezzetto di verso.
stazione Termini. Erano due “tranvetti” blu, Che stupendo mattino! A nessun altro
come li chiamavano a Roma, che Uguale! …
funzionavano già da prima della guerra, con
carrozze molto semplici e andavano a Da “La religione del mio tempo”, 1961
corrente. Il vecchio tranvetto, che ora non c’è
più, è per Pasolini occasione e momento per Contributo
ricordarsi del suo essere poeta e insegnante.
M. Angelucci, L.Capuzzi, G.Falcone, M.V. D’Urso,
“Poeta, è vero /, ma intanto eccomi su questo G. Galifi, F. Ginesi, G. Giujusa, F. Lagravinese, F.
treno /carico tristemente di Mattioli, G. Martorana, L. Picchione, R. Pieroni, G.
impiegati /, come per scherzo, bianco di Valentini, V G (L.C. T. Lucrezio Caro, Roma)
stanchezza /, eccomi a sudare il mio

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