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Fattori di vulnerabilità sismica nelle

architetture voltate di Torino Esposizioni

Seismic vulnerability factors in the vaulted structures


in Torino Esposizioni

Carlo Caldera*, Rosario Ceravolo*, Cristiana Chiorino**, Erica Lenticchia*,


Carlo Ostorero*

* Politecnico di Torino, Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Edile e Geotecnica (DISEG),


Corso Duca degli Abruzzi 24, 10129 – Torino, Italia. E-mail: carlo.caldera@polito.it,
rosario.ceravolo@polito.it, erica.lenticchia@poito.it, carlo.ostorero@polito.it
** Pier Luigi Nervi Project Association. E-mail: cristiana@pierluiginervi.org

Abstract Il complesso di Torino Esposizioni presenta due padiglioni principali,


conosciuti anche come i saloni B e C, entrambi progettati e realizzati da Pier Luigi
Nervi tra il 1947 e il 1953. In questo complesso Nervi ha avuto modo di utilizzare
per la prima volta su strutture di grandi luci la sua personale tecnica costruttiva, che
prevedeva l’uso congiunto ed esteso di ferrocemento ed elementi prefabbricati.
Questo contributo vuole analizzare e discutere i fattori di vulnerabilità sismica pre-
senti nei due saloni realizzati da Nervi. Infatti, entrambi i saloni, in linea con le
normative dell’epoca, sono stati concepiti e realizzati senza tener conto delle possi-
bili azioni sismiche. Sulla base di alcune modellazioni a elementi finiti dei Saloni
B e C, sono state condotte diverse analisi con l’obiettivo di: i) valutare la vulnera-
bilità delle architetture spaziali storiche rispetto alle azioni sismiche, con particolare
attenzione alla strutture di Nervi; ii) approfondire l’influenza degli elementi non
strutturali sulla risposta globale dell’edificio rispetto alle azioni dinamiche; iii) con-
tribuire a una migliore conoscenza del patrimonio architettonico di Pier Luigi Nervi.

Abstract Turin Exhibition Centre consists of the main Hall B and the smaller
adjacent Hall C, both designed and constructed by Pier Luigi Nervi (1947-1953). In
this work, Nervi combined for the first time his personal technique of ferrocement
in a large-scale project with an extensive use of prefabrication. This paper, in par-
ticular, reports on the on the seismic vulnerability factors affecting the two halls. In
fact, both halls were realized without accounting for seismic actions, in accordance
with the technical standards of the time. Based on finite element models, several
analyses of Hall B and Hall C were performed in order to: i) assess the vulnerability
of historical spatial structures to seismic actions, with special attention to Nervi’s
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structures; ii) investigate the influence of non-structural elements on the global dy-
namic response; iii) contribute to increase existing knowledge about Nervi’s great
legacy.

Keywords: patrimonio architettonico moderno; vulnerabilità sismica; Pier Luigi


Nervi; architetture spaziali storiche

1. Introduzione

La conservazione delle opere dell’architettura moderna, con le sue varie forme e


tipologie costruttive, costituisce una sfida per il recupero del patrimonio architetto-
nico [1][2][3][4]. Queste strutture, infatti, furono spesso concepite e realizzate senza
tener conto dell’azione sismica, ciò anche per via dell’assenza di adeguate norme
sismiche all’epoca della loro costruzione. In vista del recupero e di un riutilizzo di
questo emergente patrimonio architettonico, la valutazione delle performance si-
smiche delle strutture rappresenta una priorità per la loro conservazione.
In questo contributo verranno analizzati e illustrati gli elementi di vulnerabilità
sismica presenti in uno dei più iconici edifici realizzati da Pier Luigi Nervi: il Pa-
lazzo della Esposizioni di Torino, anche conosciuto col nome di Torino Esposizioni.
Nello specifico sono stati approfonditi gli aspetti legati alla risposta sismica delle
grandi strutture voltate presenti nel complesso di Torino Esposizioni. Le grandi aule
realizzate da Nervi, infatti, presentano dei fattori di vulnerabilità sismica che non
sono trascurabili in vista di riuso del complesso.
Per individuare questi fattori di vulnerabilità, a seguito di un’approfondita fase
conoscitiva, sono stati realizzati dei modelli a elementi finiti sui quali sono state
eseguite delle indagini numeriche al fine di individuare la risposta dinamica delle
strutture voltate realizzate da Nervi, i potenziali meccanismi di danneggiamento e
gli elementi più vulnerabili. È stato inoltre analizzato l’effetto del danneggiamento
sotto sisma dei muri di tamponamento e le conseguenti ricadute sul comportamento
dinamico globale della struttura.

2. Il complesso di Torino Esposizioni

Il complesso di Torino Esposizioni (o Palazzo delle Esposizioni di Torino) fu


realizzato nel 1948 in occasione del 31-esimo Salone Internazionale dell’Auto. Il
progetto di Nervi e Bartoli propose un nuovo sistema costruttivo che combinava,
per la prima volta in maniera considerevole, l’uso della prefabbricazione e del fer-
rocemento. Il complesso è costituito da diversi corpi di fabbrica che erano stati
ideati per ospitare diverse funzioni; tra questi il Salone B (1947-48, con successivo
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ampliamento nel 1954) e l’annesso Salone C (1949-50) costituiscono i principali


padiglioni del complesso.
I due Saloni costituiscono uno dei maggiori esempi di architettura spaziale mo-
derna [5][6][7][18], sviluppando uno spazio interno che si estende senza interru-
zione di continuità anche nei locali laterali delle navate. Il Salone B, in particolare,
fu concepito come una cattedrale costituita da una navata centrale e due navate la-
terali, completata da un’abside semisferico [8]. Il Salone C, invece, presenta una
configurazione a pianta aperta sormontata da una copertura a volta a padiglione ner-
vata sostenuta da quattro elementi ad arco inclinati. L’impianto era già stato speri-
mentato da Nervi negli hangar di Orbetello, distrutti durante la seconda guerra mon-
diale, ma che in Torino Esposizioni viene ulteriormente sviluppato attraverso
l’impiego di nuove soluzioni tecnologiche. Nervi adottò per entrambi i Saloni delle
soluzioni che fossero staticamente efficienti ed economiche, pur realizzando delle
coperture a guscio sottile di grandi luci. Per ottenere i risultati da lui prefissati, Nervi
dovette risolvere diverse problematiche, tra cui gli strettissimi tempi concessigli per
la realizzazione del progetto [9][10][11].
Il Salone B fu il primo ad essere costruito: inaugurato il 15 settembre del 1948
la sua prima configurazione presentava una navata, larga 90 m e lunga 110 m, sor-
montata da copertura ondulata a volta sostenuta da due serie continue di pilastri
inclinati.
La suggestiva volta è composta dall’accostamento di onde di ferrocemento, di
pochi centimetri di spessore (mediamente appena tre), raccordate trasversalmente
da diaframmi e svuotate sui fianchi per consentire il passaggio della luce. La sottile
superficie ondulata del Salone B venne realizzata utilizzando degli elementi prefab-
bricati in ferro-cemento, facili da montare in opera, la cui doppia curvatura assicura
la resistenza per forma dell’intera volta. Ogni tre onde, un elemento a ventaglio
raccoglie le spinte e le trasmette ad un pilastrone inclinato fino in fondazione [8].
Nel 1950 venne realizzato un ulteriore padiglione espositivo: il Salone C. Su una
pianta rettangolare di 50x65 m, la copertura a volta a padiglione nervata, sfrutta la
tecnologia già precedentemente utilizzata per la costruzione della semi-cupola del
Salone B, per cui verrà depositato un nuovo brevetto nerviano [12]. Quattro archi
di cemento armato sorreggono la travatura di bordo su cui convergono le nervature
incrociate del padiglione. Il solaio perimetrale è invece realizzato con travi ondulate
prefabbricate in ferrocemento. Gli archi di sostegno sono inclinati secondo la risul-
tante delle forze, corrispondente alla somma della spinta dell’arco e dei solai peri-
metrali [10][11].

Le strutture portanti dei Saloni B e C

Gli edifici appartenenti al patrimonio architettonico richiedono un accurato pro-


cesso di documentazione finalizzato a raccogliere quante più informazioni possibili
sull’edificio. La disponibilità di disegni originali è fondamentale per la definizione
delle caratteristiche geometriche e dimensionali della struttura, nonché per la clas-
sificazione degli elementi e dei materiali impiegati. La prima fase per la definizione
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del modello ha riguardato il reperimento dei progetti architettonici ed esecutivi ori-


ginali, oltre alle relazioni di calcolo, presso il C.S.A.C. - Centro Studi e Archivio
della Comunicazione dell’Università di Parma [13]. I dati così ottenuti, hanno co-
stituito la base per la realizzazione del modello meccanico agli elementi finiti fina-
lizzato alla diagnosi strutturale dell’edificio.

Fig. 1 Vista assonometrica del punto di intersezione tra la navata principale del Salone B e
l’abside nervato, con l’individuazione dei principali elementi strutturali.

Fig. 2 Rappresentazione dei principali elementi strutturali dal Salone C


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3. I fattori di vulnerabilità sismica

Nella fase preliminare del progetto di restauro e rifunzionalizzazione che inte-


resserà l’edificio è importante affrontare diverse analisi e valutazioni. L’Italia è un
paese in cui il patrimonio architettonico è soggetto a rischio sismico, per cui la fase
di conoscenza è un passaggio chiave su cui vengono fatte le dovute considerazioni
per pianificare i successivi interventi. Per questo motivo i modelli, geometrici e
meccanici, costituiscono uno strumento fondamentale per la fase conoscitiva di que-
ste importanti strutture, poiché grazie ad essi è possibile capire il comportamento
statico della struttura e il suo stato di salute, oltre alla sue prestazioni sotto azioni
sismiche.
La fase di conoscenza è fondamentale per individuare e classificare gli elementi
strutturali dell’edificio, così come i materiali impiegati e la concezione strutturale
con cui Nervi ha realizzato i due Saloni (Fig. 1-2-3). Dai suoi scritti, oltre che da
altri fonti in letteratura, è stato possibile ricavare varie informazioni relative al fer-
rocemento, al calcestruzzo e alle murature [12][13][14][15][16].

Solaio piano primo (E) Solaio copertura (F) Timpano anteriore (G)

Volta (A)

Abside (B)

Solaio (C)

Timpano (D)

Solaio (M)

Volta (H) Pilastri inclinati (I) Ventagli (L)

Fig. 3 Schema planimetrico con i principali elementi strutturali dell’edificio

Per prevedere la risposta della struttura soggetta ad azioni dinamiche, sono state
estratte le principali forme modali della struttura, quali derivanti da classiche analisi
agli autovalori. Dall’analisi qualitativa dei modi di vibrare è possibile effettuare
delle prime valutazioni sulla propensione degli elementi costitutivi della struttura a
raggiungere le condizioni critiche a seguito di sollecitazioni dinamiche. Di seguito
sono riportati i principali fattori di vulnerabilità sismica dei macro-elementi presenti
dei Saloni B e C.
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Il Salone B

Sistema Timpano posteriore, Volta (SAP) e Abside

L’elemento voltato in SAP (A), funge da transizione architettonica e strutturale


tra la semi-cupola dell’abside (B) e la volta a botte ondulata (H) (Fig. 3). Questi
ultimi, presentando una differente concezione geometrica e spaziale, sono caratte-
rizzati da frequenze proprie di oscillazione differenti, che causano movimenti quasi
totalmente indipendenti tra di loro e comportano un’intrinseca vulnerabilità alle
azioni orizzontali che si ripercuote sugli elementi di unione (la volta in SAP e il
timpano (D)). Nel modello con murature di tamponamento si evidenziano movi-
menti nel piano dell’abside [17]. Il meccanismo risulta fortemente influenzato dalla
presenza dei muri di tamponamento, che conferiscono rigidezza nel piano. La Fig.4,
infatti, mostra come un eventuale danneggiamento dei tamponamenti del timpano
comporterebbe un’accentuazione delle deformazioni della volta in SAP, a causa del
loro mancato contributo. In Fig. 5 è riportata una fotografia dove è possibile notare
dei deterioramenti presenti in corrispondenza di punti simmetrici della volta in SAP.

Fig. 4 Confronto tra i due modelli, dove a sinistra è riportato l’edificio integro, mentre a
destra la configurazione che considera il danneggiamento dei muri di tamponamento.

Un altro elemento critico è costituito degli esili pilastri a sostegno dell’abside,


aggravati dell’ingente massa esercitata da (A) e (C) (Fig. 3). Si riconosce la possi-
bilità di accostamento con un meccanismo di collasso locale, simile a quello del
piano debole, che si verifica quando sono presenti differenze significative tra la ri-
gidezza e la resistenza di uno dei piani dell’edificio e la restante parte.
7

Fig. 5 Lesioni presenti in corrispondenza della volta in SAP

Timpani e volta a botte ondulata

Uno dei maggiori fattori di vulnerabilità riguarda il comportamento dei timpani


in calcestruzzo armato e dei tamponamenti in laterizio (elementi D e G) in relazione
al loro movimento fuori dal piano (ribaltamento), influenzati dalla volta (B) e dalla
copertura del salone. Questi elementi si attivano sia singolarmente che in modo si-
multaneo, evidenziando spostamenti sia in fase che in controfase. Questo compor-
tamento dipende principalmente dalle azioni della grande volta a botte ondulata.
Infatti, dalle analisi è stato possibile osservare come i movimenti legati alla spinta
della volta (H), coinvolgano il timpano anteriore, comportandone il ribaltamento
fuori dal piano (Fig. 7). Per quanto riguarda il timpano posteriore (D), il comporta-
mento è influenzato non solo dalle azioni della volta ondulata, ma anche dalla pre-
senza della semi-cupola dell’abside. La compresenza delle azioni spesso contrap-
poste di questi due macroelementi si ripercuote sul timpano causandone
deformazioni sia nel piano che fuori dal piano. Questi meccanismi costituiscono un
importante fattore di vulnerabilità che influenza il comportamento globale della
struttura (Fig. 6). Un altro elemento che presenta evidente coinvolgimento nella ri-
sposta dinamica dell’edificio è rappresentato dalla grande volta a botte ondulata. La
copertura, infatti, oltre a interessare una grande luce, è costituita da elementi pre-
fabbricati estremamente sottili, il cui unico contributo irrigidente è dato dei dia-
frammi in corrispondenza della sezione finale di ogni concio, che evitano lo sver-
golamento delle membrature (Fig. 7).

Fig. 6 Ribaltamento del timpano posteriore


8

Fig. 7 A sinistra, il ribaltamento del timpano anteriore, a destra i movimenti della grande
volta a botte ondulata.

Il Salone C

Per quanto riguarda il Salone C, i cui modi più importanti sono riportati in Fig.
8, la principale problematica è rappresentata dai movimenti fuori dal piano degli
arconi in cemento armato, come è sottolineato dall’alto fattore di partecipazione dei
modi a essi associati. Il comportamento è determinato dalla grande massa mobilitata
da questi modi caratterizzati da frequenze proprie relativamente basse. Si può inol-
tre osservare come, laddove non efficacemente contrastati, i movimenti fuori dal
piano degli arconi costituiscano un serio fattore di vulnerabilità per strutture spaziali
di questo tipo, in quanto possono provocare ribaltamenti, martellamenti e intera-
zioni tra elementi strutturali e non strutturali (per esempio come nel caso dei solai
ondulati).

Fig. 8 (a) Movimenti flessionali nel piano degli arconi inclinati (b) Movimenti flessionali fuori
dal piano degli arconi inclinati.
9

Inoltre, al movimento fuori dal piano degli archi sono associate scarse capacità
di dissipazione e dunque amplificazioni sismiche potenzialmente importanti
[15][16].
Un altro aspetto critico è legato al modo di vibrare traslazionale della calotta
rigida in ferrocemento della volta, rispetto alle più deformabili nervature libere si-
tuate nella parte inferiore della volta. In conseguenza della particolare concezione
strutturale di Nervi, questo modo ricade in una zona amplificata dello spettro di
risposta sismica della struttura. Inoltre, a causa della bassa duttilità associata a que-
sto tipo di meccanismi, eventualmente attivati anche da sismi moderati, le nervature
possono andare incontro a fenomeni di interazione locale con la copertura.

4. Conclusioni

Il lavoro ha riguardato la modellazione e l’analisi del comportamento dinamico


dei Saloni B e C di Torino Esposizioni, progettati e costruiti da Pier Luigi Nervi tra
il 1947 e il 1950. Lo scopo della ricerca è stato quello di ottenere una migliore com-
prensione della risposta sismica e della vulnerabilità di questo tipo di strutture, in
vista del loro riuso. La analisi hanno messo in evidenza una vulnerabilità intrinseca
che affligge questo tipo di strutture rispetto alle azioni sismiche. Una vulnerabilità
che è accentuata soprattutto per la presenza di elementi strutturali pesanti, concepiti
senza tenere in considerazione eventuali azioni dinamiche.
Nel caso del Salone C i meccanismi di danneggiamento più critici sono quelli
corrispondenti al movimento degli archi al di fuori del loro piano. Un altro fattore
di vulnerabilità è associato alla traslazione della calotta sommitale rispetto alla fa-
scia nervata più debole. Per quanto riguarda il Salone B, invece, data la complessità
dello schema strutturale, gli elementi di vulnerabilità dell’edificio sono stati indivi-
duati a livello di diversi macroelementi.
Le vulnerabilità si concentrano principalmente a livello del sistema costituito dal
timpano posteriore, dalla volta in SAP e dall’abside. In particolare, il fattore di ir-
regolarità strutturale dovuto all’abside, la cui presenza comporta una complessa in-
terazione con la volta a botte del salone, il timpano posteriore e la volta di collega-
mento in SAP. Questo tipo di comportamento è in qualche modo simile a quello
tipico degli edifici con grandi aule, incluse le chiese.
Un altro fattore di vulnerabilità è costituito dai dei due timpani (elementi D e G),
che sono caratterizzati da movimenti al di fuori del loro piano, a causa dell’influenza
della copertura ondulata in ferrocemento e dalla volta a botte in SAP.
Inoltre, è emerso come la risposta dinamica di questo tipo di strutture sia forte-
mente influenzata dagli elementi non strutturali, così come dal loro progressivo dan-
neggiamento durante l’evento sismico.

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