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M. Vona, A. Masi
Dipartimento di Strutture, Geotecnica, Geologia applicata all’ingegneria, Università della Basilicata,
Potenza, Italia
SOMMARIO: Una quota consistente degli edifici in c.a. italiani è stata realizzata tra la II guerra
mondiale e la fine degli anni ‘60. Tali edifici presentano caratteristiche costruttive, qualità dei
materiali e loro disposizione relativa, diverse da quelle degli edifici realizzati nei decenni
successivi, anche per la significativa differenza del quadro normativo di riferimento. Nel presente
lavoro sono state studiate alcune tipologie bidimensionali rappresentative di edifici in c.a. costruiti
prima degli anni '70. Dopo aver selezionato alcuni schemi bidimensionali tipici, è stata effettuata
una progettazione simulata tenendo conto delle norme vigenti e delle modalità costruttive tipiche
del periodo. La risposta sismica, valutata mediante simulazioni numeriche non lineari adoperando
un ampio gruppo di accelerogrammi naturali, è stata esaminata sulla base di alcuni parametri di
risposta rappresentativi del danno strutturale e non strutturale. Il ruolo delle tamponature e
dell’età di costruzione è stato particolarmente evidenziato anche attraverso un confronto con
risultati di studi precedenti.
ABSTRACT: Reinforced Concrete buildings currently represent over 50% of the total building
stock in Italy. Many of them, designed before the advent of seismic codes, were constructed in
the period ’50s-‘70s, showing peculia r structural characteristics and material qualities. In the
paper the seismic resistance of some plane frames representative of mid-rise building types
designed to vertical loads and constructed in the period pre-70s, has been evaluated. Based on a
purposely set up methodology, a simulated design of the structures has been made with
reference to the codes in force, the available handbooks and the current practice at the time of
construction. The seismic response is calculated through non linear dynamic analyses using
natural accelerograms relevant to Italian earthquakes. The seismic behaviour has been analysed
emphasizing the role of infills and, particularly, of the building age through a comparison with the
results of previous studies on post-70s structures.
1 INTRODUZIONE
In Italia gli edifici in c.a. costituiscono oltre il 50% del patrimonio edilizio e di essi una parte ri-
levante è stata costruita in assenza di norme sismiche su territori attualmente classificati. Inoltre,
una quota consistente degli edifici in c.a. è stata realizzata, in particolare nei grandi centri metro-
politani, tra la II guerra mondiale e la fine degli anni ‘60. Tali edifici presentano caratteristiche
costruttive, qualità dei materiali e disposizione relativa degli stessi, decisamente diverse da quelle
degli edifici realizzati nei decenni successivi, anche per le significative differenze normative (Ma-
si et al. 2001). Una sintesi significativa di quanto appena detto è ottenibile dall’elaborazione dei
dati ISTAT 1991 riferiti all’intero patrimonio abitativo nazionale, da cui si evince come ben 8.5
milioni di abitazioni in c.a., pari al 58% del totale, siano state progettate e realizzate con normati-
ve molto vecchie ed utilizzando metodi di calcolo e tecniche poco adeguati.
Per quanto riguarda la protezione contro il sisma, va ricordato che la classificazione del territo-
rio italiano è stata effettuata in gran parte soltanto a partire dal 1981 e sostanzialmente completa-
ta con la recente Ordinanza 3274 (OPCM 2003). Inoltre, anche nei casi di progettazione antisi-
smica, le prime normative italiane non erano in grado di conseguire in modo soddisfacente i livelli
di prestazione oggi richiesti rispetto al danno ed al collasso, come riconosce l’indicazione conte-
nuta all’art. 1 dell’Ord. 3274, che prescrive la verifica delle opere strategiche ed a rischio rile-
vante anche nel caso in cui esse siano state progettate con norme sismiche antecedenti al 1984.
Pertanto, il problema del deficit di protezione sismica delle costruzioni in generale, dunque anche
degli edifici in c.a., è molto più esteso di quanto scaturisca dall’analisi dei dati ISTAT e potrebbe
XI Congresso Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Genova 25-29 gennaio 2004
riguardare, oltre agli edifici progettati a soli carichi verticali in zone poi cla ssificate, anche quegli
edifici progettati con normative sismiche ormai obsolete o in zone in cui classificazioni successive
hanno determinato un incremento di sismicità.
Il quadro normativo di riferimento, dal dopoguerra ad oggi, presenta un’articolazione temporale
diversificata considerando i vari aspetti della progettazione realtivi alle norme specifiche per le
strutture in c.a., a quelle relative ai carichi e sovraccarichi ed, ancora, a quelle per le zone sismi-
che. In particolare, il Regio Decreto 16/11/1939 n. 2229 (R.D. 1939) ha regolato le modalità di
progettazione ed esecuzione delle costruzioni in c.a. per oltre trent'anni fino alla entrata in vigore
della legge n. 1086 del 5/11/1971 e dei relativi Decreti Ministeriali di attuazione. Alcuni elementi
appaiono particolarmente significativi nell’accertamento della resistenza sismica degli edifici tipici
dei due periodi, ante ’70 e post ‘70 Per quanto riguarda la conoscibilità delle strutture, il R.D. del
1939 non obbligava a depositare i calcoli statici, per cui risulta estremamente difficile reperire
documentazione tecnica. Inoltre, negli edifici ante ’70 sono presenti sempre barre lisce la cui in-
fluenza, per quanto molto rilevante sul comportamento sismico, è stata finora poco studiata in
campo sperimentale. Pertanto, l’accertamento della resistenza sismica di tali edifici presenta pe-
culiarità, incertezze e maggiori difficoltà rispetto agli edifici in c.a. degli anni ’70.
Nel presente lavoro, utilizzando le informazioni deducibili da progetti tipici dell’epoca, dalla
manualistica e dalle normative, sono state selezionate, progettare e studiate alcune tipologie bidi-
mensionali rappresentative di edifici in c.a. costruiti prima degli anni '70. In particolare, è stata
valutata la resistenza sismica di tre tipologie strutturali relative a telai non tamponati (o con tam-
ponature inefficienti), completamente tamponati e parzialmente tamponati. Inoltre, per meglio e-
videnziare il ruolo del periodo di costruzione, sono state studiate anche le medesime tipologie ma
progettate con criteri tipici del periodo post ’70, effettuando un confronto basato sulla stima dei
livelli di danno.
un riferimento ai carichi da considerare sulle strutture in c.a. è già contenuto nel R.D. del 1939, il
quale stabiliva che per il conglomerato armato si assumesse un peso proprio di 2500 kg/m3 e che
i carichi accidentali dovevano essere stabiliti in funzione del tipo, dell’importanza e della destina-
zione d’uso dell’opera da realizzare. Un’indicazione sulle azioni da assumere era contenuta an-
che nella legge 25/11/1962 n. 1684, la quale prescriveva per i solai per abitazione un sovraccari-
co accidentale di 200 kg/m2.
Tabella 1. Indicazioni schematiche per il progetto di travi e pilastri in c.a tratte da norme e manuali
Elementi strutturali Normativa Manualis tica
PILASTRI
Metodi della scienza delle costru- Pilastri intermedi calcolati a sforzo normale
Sollecitazioni: centrato. Pilastri perimetrali più armati per te-
zioni, condizioni più sfavorevoli di
N nere conto degli effetti flessionali
carico
N
H, b A = H ⋅b =
σ c ,amm
zione di forze orizzontali (anche del vento non si teneva conto, almeno in maniera esplicita) ma
tenendo conto soltanto dei carichi verticali. Ciò portava alla realizzazione di sistemi resistenti piut-
tosto deformabili ma privi delle necessarie capacità duttili. Oltre ai difetti “fisiologici” sopra men-
zionati, in alcuni casi si riscontrano situazioni da considerarsi anomale anche per la progettazione
a soli carichi verticali (errori): in edifici dalla forma geometricamente regolare (rettangoli allunga-
ti) si è potuta osservare in alcuni casi la presenza di nodi trave-pilastro con forti sfalsamenti tra
gli assi degli elementi strutturali e, raramente, la presenza di nodi trave-trave e di pilastri in falso.
Le caratteristiche lungo l'altezza risultano generalmente regolari. Nei casi in cui si è rilevata la
presenza di piani seminterrati, raramente le pareti di sostegno sono inserite nell'organismo struttu-
rale aspetto che potrebbe portare, in presenza di azioni sismiche, a effetti torsionali rilevanti. Fa
eccezione la situazione, non rara e molto importante ai fini del comportamento sismico degli edi-
fici, in cui si ha la presenza di un piano terreno o, raramente, di un piano intermedio totalmente o
parzialmente privo di tamponature (piano porticato). Le tamponature sono generalmente realizza-
te con una doppia fodera in laterizio forato, con tipologia e qualità dei materiali impiegati dipen-
denti dal periodo e dal luogo di costruzione.
Con riferimento alla posizione del vano scala e/o del nucleo ascensore, si è riscontrato che tali
elementi di collegamento verticale sono quasi sempre disposti in posizione simmetrica, non già
per ragioni di tipo strutturale quanto per ragioni architettoniche e funzionali. Eccezioni sono pos-
sibili, soprattutto nel caso di edifici con limitate dimensioni in pianta, per i quali la disposizione del
vano scala non è condizionata in modo determinante dalla distribuzione degli spazi interni.
dimensioni medie della maglia strutturale sono state assunte pari a 5m x 5m in pia nta, con
un’altezza di interpiano di 3m. Si è così individuata una serie di schemi strutturali che si differen-
ziano per la rigidezza dei traversi, che possono essere travi emergenti (telaio RB), travi a spesso-
re (telaio FB) e travetti di solaio (telaio NB). Inoltre, è stata considerata anche la presenza e la
posizione delle tamponature, ottenendo le tre tipologie BF (telaio non tamponato), IF (telaio tam-
ponato) e PF (telaio parzialmente tamponato). Dall’incrocio dei tre schemi strutturali e della pos-
sibile disposizione delle tamponature, si ottengono i diversi modelli esaminati (figura 1), rappre-
sentativi di tipologie ampiamente diffuse nel patrimonio edilizio italiano e tali da fornire un quadro
delle possibili combinazioni presenti all'interno degli edifici esistenti.
Sempre al fine di consentire un confronto diretto con gli schemi post ‘70, nelle tipologie struttu-
rali bidimensionali esaminate i traversi sono costituiti da elementi con le medesime dimensioni già
adottate per i telai post 1970, a differenza del caso in cui sono assenti le travi (tipologia NB) in
cui la fascia di solaio di 1 metro, considerata collaborante, e costituita, secondo le consuetudini
dell’epoca, da 3 travetti 8x22 cm.
Rigidezza
traversi
Distribuzione
tamponature
le staffe è stato assunto pari a 6 mm, valore riscontrato frequentemente nei progetti e nella ma-
nualistica. I travetti del solaio presentano piccole variazioni nelle percentuali di armature ma sono
disposti con un interasse di 33 cm invece che 50 cm. Maggiori dettagli, incluse le carpenterie de-
gli elementi progettati, sono riportati in (Masi 2003b).
criteri antisismici in cui, come più volte ricordato, la presenza di opportuni accorgimenti nella di-
sposizione delle armatura cambia significativamente, in positivo, la risposta in campo plastico de-
gli elementi e delle strutture nel loro insieme.
Pertanto, a partire dalla impostazione riportata nel classico testo di Park R. e Paulay del 1975,
sono state poi considerate, per ricondursi al caso delle costruzioni esistenti poco duttili, le indica-
zioni tratte prevalentemente da Panagiotakos (1998) ed ancor più dal capitolo Assessment of e-
xisting buildings, redatto da Priestley e Calvi, del Bollettino CEB 240 (CEB 1998). Per quanto
riguarda i valori delle deformazioni ultime si è assunto, per il calcestruzzo, ε cu = 0.005 (calc e-
struzzo non o scarsamente confinato), e per l’acciaio ε su = 0.02.
I risultati ottenuti sono stati espressi in termini di duttilità di curvatura disponibile, pari al rap-
porto φ u/φ y tra la curvatura ultima φ u (valore minimo tra i due calcolati con riferimento a ε cu =
0.005 e ε su = 0.02) e la curvatura al limite elastico φ y. Infine, è stato assunto un valore
dell’incrudimento pari a 1.5%, coerente con quanto osservato nelle sperimentazioni. I valori mi-
nimi delle duttilità di curvatura disponibili, variabili in base al livello ed al telaio di appartenenza nel
caso dei pilastri, sono riportati in tabella 3. Per quanto riguarda le travi i valori minimi sono gene-
ralmente pari a circa 16.
Tabella 3. Duttilità disponibili per i pilastri delle varie tipologie di telaio considerate.
Livello Pilastro Telaio RB Telaio FB Telaio NB
I Esterno 4.9 5.5 3.7
Centrale 3.7 4.3 4.7
II Esterno 7.5 8.4 4.6
Centrale 3.6 4.2 4.3
III Esterno 10 10.0 8.4
Centrale 6.6 7.5 4.9
IV Esterno 10.3 10.4 10.2
Centrale 10.1 10.1 9.7
1.8 0.40
1.6 0.35
1.4 0.30
1.2
Drift/h [%]
0.25
Aeff [g]
1.0
0.20
0.8
0.15
0.6
0.4 0.10
0.2 0.05
0.0 0.00
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6
PGA [g] PGA [g]
8 8
7 7
6 6
5 5
DPmed
DTmed
4 4
3 3
2 2
1 1
0 0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6
PGA [g] PGA [g]
RB FB NB
Figura 3. Andamento dei parametri di risposta per i telai senza tamponature (BF).
1.8 0.40
1.6 0.35
1.4 0.30
Drift/h [%]
1.2
0.25
Aeff [g]
1.0
0.20
0.8
0.6 0.15
0.4 0.10
0.2 0.05
0.0 0.00
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6
PGA [g] PGA [g]
8 8
7 7
6 6
5 5
D Tmed
DPmed
4 4
3 3
2 2
1 1
0 0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6
PGA [g] PGA [g]
RB FB NB
Figura 4. Andamento dei parametri di risposta per i telai tamponati (IF).
1.8 0.40
1.6 0.35
1.4 0.30
1.2
Drift/h [%]
0.25
Aeff [g]
1.0
0.20
0.8
0.15
0.6
0.4 0.10
0.2 0.05
0.0 0.00
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6
PGA [g] PGA [g]
8 8
7 7
6 6
5 5
D Tmed
D Pmed
4 4
3 3
2 2
1 1
0 0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6
PGA [g] PGA [g]
RB FB NB
Figura 5. Andamento dei parametri di risposta per i telai parzialmente tamponati (PF, piano porticato).
tipologie BF e IF, si verificano i massimi valori di drift, pari a circa 1.5%. Anche a causa del con-
tenuto in frequenze dell’input sismico considerato, il telaio NB presenta i valori massimi più bassi,
pari a circa l’1.15%, ossia paragonabili a quelli rilevati nel corrispondente telaio nudo. Valori in-
termedi si rilevano nel telaio FB.
Per quanto riguarda le richieste di duttilità, si conferma l’incrementarsi del danneggiamento
per intensità sismiche maggiori di 0.3g. In particolare DPmed cresce rapidamente arrivando fino a
valori intorno a 7 nei telai RB e FB (ossia circa 7 volte maggiori rispetto ai valori rilevati nei telai
completamente tamponati) e pari a circa 4.5 nei telai privi di travi. Notevoli sono anche le richie-
ste di duttilità nelle travi emergenti, mentre minori, ma comunque consistenti, sono quelle nelle
travi a spessore.
Telai non tamponati (BF) Telai tamponati (IF) Telai con piano porticato (PF)
5 RB 5 RB 5 RB
4 4 4
3 3 3
LD
2 2 2
1 1 1
0 0 0
0.05 0.15 0.25 0.35 0.45 0.05 0.15 0.25 0.35 0.45 0.05 0.15 0.25 0.35 0.45
PGA [g] PGA [g] PGA [g]
5 FB 5 FB 5 FB
4 4 4
3 3 3
LD
2 2 2
1 1 1
0 0 0
0.05 0.15 0.25 0.35 0.45 0.05 0.15 0.25 0.35 0.45 0.05 0.15 0.25 0.35 0.45
PGA [g] PGA [g] PGA [g]
5 NB 5 NB 5 NB
4 4 4
3 3 3
LD
2 2 2
1 1 1
0 0 0
0.05 0.15 0.25 0.35 0.45 0.05 0.15 0.25 0.35 0.45 0.05 0.15 0.25 0.35 0.45
PGA [g] PGA [g] PGA [g]
Ante70 Post70
Figura 6. Confronto tra i livelli di danno EMS98 stimati per i telai ante ‘70 e post ‘70.
I diagrammi riportati in figura 6 mostrano che i telai ante ‘70 subiscono, per le massime inten-
sità considerate, danni generalmente superiori rispetto a quelli post ’70, con differenze anche sul-
la evoluzione del danneggiamento che inizia ad intensità minori e cresce più rapidamente. Crolli
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totali (Ld = 5) appaiono prevedibili soltanto nei telai ante ’70 con piano porticato, laddove i corri-
spondenti telai post ’70 subirebbero al più crolli parziali (Ld = 4). Ciò è in parte causato, in parti-
colare nei telai ante ’70, dalle basse duttilità disponibili nei pilastri del piano terra, zona ove si
concentrano le plasticizzazioni nella tipologia con piano portic ato.
Per quanto riguarda il ruolo delle tamponature, emergono importanti differenze confrontando i
livelli di danno nei telai non tamponati (BF) e con tamponature uniformi (IF). Nel secondo caso la
presenza delle tamponature condiziona fortemente la risposta al punto da rendere il danneggia-
mento sostanzialmente uguale tra telai ante e post ’70, fino ad intensità dell’ordine di 0.3-0.35g.
Per livelli di PGA più elevati le tamponature subiscono danni rilevanti e, pertanto, forniscono un
contributo limitato alla capacità resistente globale con evidenti conseguenze sui livelli di danno, in
modo particolare nei telai FB. In termini generali, sia per la tipologia BF che per quella IF, sono
prevedibili al più danni di livello 3, ossia danni strutturali moderati.
7 CONCLUSIONI
E’ stata valutata la resistenza sismica di alcune tipologie di edifici in c.a. a struttura intelaiata
progettati per soli carichi verticali secondo i criteri tipici del periodo compreso tra il dopoguerra
ed i primi anni ’70. In particolare, sono state esaminate tre tipologie strutturali relative a telai non
tamponati o con tamponature inefficienti, completamente tamponati o parzialmente tamponati.
Per evidenziare il ruolo del periodo di costruzione sono state considerate anche le medesime tipo-
logie post ’70 con le quali sono stati operati confronti basati sui livelli di danno prevedibili.
I risultati delle analisi hanno mostrato come le massime accelerazioni efficaci, ossia i massimi
tagli resistenti alla base, si riscontrino nei telai tamponati, con valori fino a 3 volte maggiori di
quelli delle corrispondenti tipologie non tamponate. I valori del drift ed, in particolare, delle richie-
ste di duttilità sia nei pilastri che nelle travi, sono nettamente più elevati nei telai con piano porti-
cato. Si rileva una limitata differenza nella risposta globale tra telai con travi emergenti ed a
spessore, che mostrano valori massimi dell’accelerazione efficace, del drift e delle richieste di
duttilità nei pilastri sostanzialmente coincidenti, anche se con una maggiore tendenza al degrado
per il telaio con travi emergenti. Al contrario, per quanto riguarda le richieste di duttilità nelle tra-
vi, valori elevati, fino a circa 7, si verificano nelle travi emergenti.
In termini generali si conferma quanto ottenuto in studi precedenti, ossia la notevole influenza
delle tamponature sul comportamento sismico locale e globale negli edifici progettati per soli ca-
richi verticali. Esse condizionano sfavorevolmente la risposta quando hanno una distribuzione ir-
regolare in elevazione, come accade in presenza di un piano porticato. Al contrario, se i pannelli
di tamponatura sono distribuiti regolarmente lungo l'altezza, il loro contributo appare nettamente
favorevole.
Per quanto riguarda il ruolo dell’età di costruzione, dai risultati emerge un comportamento si-
smico mediamente peggiore dei telai ante ’70 rispetto a quelli post ’70. I primi, per le massime in-
tensità considerate e per la tipologia con piano porticato, possono arrivare al collasso totale, la d-
dove i corrispondenti telai post ’70 subirebbero al più crolli parziali.
Infine, va precisato che le valutazione effettuate fanno riferimento a modelli bidimensionali
rappresentativi di strutture reali di qualità medio-buona. E' da ritenere che l'analisi di modelli tri-
dimensionali relativi a strutture di diversa qualità possa portare a variazioni nella risposta sismica
e nei livelli di danno stimati. Nonostante ciò, con il presente lavoro si ritiene di aver fornito un uti-
le contributo nell’accertamento della capacità resistente degli edifici progettati nel periodo ’40-
’70, sia per quanto riguarda l’approccio mediante progetto simulato che nella stima degli ordini di
grandezza caratteristici delle capacità disponibili, problema di ancor più stringente attualità a se-
guito della emanazione delle nuove norme tecniche per le zone sismiche.
RINGRAZIAMENTI
Questo lavoro è stato realizzato con il contributo finanziazio del Servizio Sismico Nazionale nel-
l'ambito della Convenzione di ricerca "Vulnerabilità sismica degli edifici in c.a. - Parte II".
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