di
Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti della Protezione Civile Strutture, Geotecnica, Geologia applicata all’Ingegneria
1
DIPARTIMENTO DI STRUTTURE, GEOTECNICA, GEOLOGIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA
ATTI DI DIPARTIMENTO
VOL. N. 2 ANNO 2005
2
CONFRONTO TRA DIVERSE PROCEDURE PER LA VALUTAZIONE DELLA
VULNERABILITA’ DI EDIFICI SCOLASTICI IN C.A.
SOMMARIO
La procedura VC di valutazione della vulnerabilità sismica di singoli edifici in c.a., sviluppata in
Italia per l’analisi di edifici pubblici viene confrontata, nel presente lavoro, con il metodo
giapponese IS. La procedura VC è stata sviluppata dopo il terremoto del Molise del 31.10.2002 per
essere applicata ad alcune scuole molisane ed è stata poi utilizzata estesamente su numerose edifici
scolastici in Basilicata e in Molise, subendo successivamente numerose modifiche migliorative
nell’ambito del progetto GNDT-SAVE. Il metodo giapponese è stato concepito nel 1977 da una
Commissione organizzata dal Ministero delle Costruzioni del Giappone ed è stato rivisto ed
aggiornato nel 1990 e nel 2001.
I due metodi sono stati applicati ad un campione di 8 complessi scolastici, per un totale di 18
edifici, situati nella provincia di Potenza. Per ogni edificio sono stati reperiti i dati di progetto, è
stata analizzata la documentazione progettuale e confrontata con lo stato di fatto, è stato svolto un
rapido rilievo, ed infine sono stati utilizzati tutti i dati a disposizione per pervenire ad una
valutazione di vulnerabilità, applicando i due metodi. Obiettivo principale dello studio è confrontare
i risultati ottenuti con i due metodi per poterne individuare limiti e punti di forza.
Parole chiave: Vulnerabilità Sismica, Edifici, Cemento Armato, Scuole, Metodi Semplificati
SUMMARY
In the present work, the procedure VC for the evaluation of the seismic vulnerability of single R/C
buildings, developed in Italy for the analysis of public buildings, is compared with the Japanese
method IS. VC was developed soon after the 31.10.2002 Molise earthquake to be applied to some
schools in Molise and was then extensively used in the analysis of schools in Basilicata and Molise.
It was considerably improved in the GNDT-SAVE Project. The Japanese method was set up in the
1977 by a Committee organized by the Japanese Ministry of Construction, and subsequently
updated in the 1990 and 2001.
The comparison among the two methods has been carried out by applying them to a sample of 18
building schools, all placed in the territory of Potenza province. For each building the available
technical documentation has been found, examined, and compared to the real structure, a rapid
visual survey has been carried out, and, finally, all available data have been used to get a
vulnerability evaluation by applying both methods. The main objective of this study is to identify
and compare applicability limits and advantages of both methods through the analysis of results on
the sample of examined buildings.
3
INDICE
1. INTRODUZIONE………………………………………………………………………………5
2. IL METODO IS………….……………………………………………………………………..8
2.1 Calcolo dell’indice sismico della struttura Is…………………………………………..8
2.2 La procedura di secondo livello………………………………………………………14
2.2.1 Calcolo del subindice E0 ........................................................................................ 14
2.2.2 Calcolo dell’indice di resistenza C ........................................................................ 15
2.2.3 Calcolo dell’indice di duttilità F............................................................................ 17
2.3 Calcolo dei subindici SD e T…………………………………………………………..19
2.3.1 Calcolo del subindice SD ....................................................................................... 19
2.3.2 Calcolo del subindice T ......................................................................................... 21
2.4 Valutazione delle prestazioni sismiche…….………..……….………………………...21
3. CONFRONTO TRA I METODI VC E IS...………………………………………....…………...25
4. CONCLUSIONI…………………...…………………………………………………………. 33
RINGRAZIAMENTI………………………………………………………………………………..34
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI………………………………………………………………….. 35
4
1. INTRODUZIONE
Nel presente lavoro vengono confrontati due metodi numerici semplificati per la valutazione
della vulnerabilità sismica di edifici in cemento armato: un metodo italiano (VC) e un metodo
giapponese (IS).
I due metodi sono stati applicati ad un campione di 8 complessi scolastici, per un totale di 18
edifici, situati nella provincia di Potenza.
La procedura VC è stata sviluppata nella sua prima versione a seguito del terremoto del Molise
del 31.10.2002, per essere immediatamente applicata ad alcune scuole del Comune di Bojano [1].
Essa è stata poi migliorata ed utilizzata estesamente su numerosi edifici scolastici in Basilicata, in
particolare della Provincia di Potenza, e in Molise, subendo poi ulteriori modifiche migliorative,
molte delle quali sviluppate nell’ambito del progetto GNDT-SAVE. Una descrizione dettagliata e
completa delle ipotesi di calcolo e della procedura nella sua versione più aggiornata è riportata in
[2]. Il metodo è stato applicato anche agli edifici scolastici della provincia di Campobasso,
nell’ambito delle attività di valutazione di vulnerabilità e rischio sismico degli edifici pubblici
strategici e speciali previste dalla Regione Molise (Decreto del Presidente della Giunta Regionale,
n. 29 del 6 agosto 2003), con riferimento alle “Linee guida per la valutazione della vulnerabilità
degli edifici scolastici” [3], redatte per fornire criteri ed indicazioni per il conseguimento di tale
valutazione.
Lo studio della vulnerabilità delle scuole della Provincia di Potenza era articolato in tre fasi,
nelle quali si opera a livelli di approfondimento crescenti. Oggetto della convenzione tra Università
della Basilicata e Provincia di Potenza, che si è svolta nel corso del 2003, è stata la sola fase 1,
finalizzata ad una prima valutazione di vulnerabilità e rischio sismico degli edifici scolastici di
competenza provinciale progettati senza criteri antisismici o non adeguati al sisma. Questa prima
fase di studio ha consentito di costruire una graduatoria del livello di vulnerabilità degli edifici
scolastici esaminati, sulla base della quale si sono potute definire delle priorità rispetto a decisioni
immediate (sgombero, interventi) oppure per indirizzare verso alcune lo svolgimento delle fasi
successive, maggiormente onerose, previste nella convenzione.
Nel corso dello studio svolto nella fase 1 sono stati raccolti tutti i documenti progettuali,
costruttivi e di collaudo reperibili, utili a fornire notizie sulle caratteristiche dell’opera. Sono state
raccolte anche informazioni sulle parti non strutturali, che possono contribuire alla definizione della
resistenza sismica dell’edificio.
5
Sono stati considerati documenti di particolare interesse:
• il progetto architettonico e quello strutturale;
• eventuali varianti in corso d’opera;
• computi metrici, libretti delle misure;
• certificati di prove sui materiali, relazione e certificato di collaudo;
• foto del cantiere e dei dettagli costruttivi;
• elaborati progettuali di interventi di ristrutturazione funzionale e architettonica;
• elaborati progettuali di interventi di riparazione e/o rafforzamento post-sisma.
6
valutazione della sicurezza secondo normativa. Per una descrizione dettagliata della procedura VC
utilizzata nel presente lavoro, si rimanda ai riferimenti [3] e [4].
I diciotto edifici scolastici esaminati con il metodo italiano VC sono stati analizzati anche con il
metodo giapponese (IS) al fine di evidenziare limiti e punti di forza delle due metodologie.
Il metodo IS è descritto nelle “Regole per la valutazione della vulnerabilità degli edifici esistenti
in cemento armato”. Esse furono pubblicate per la prima volta nel 1977 e riviste nel 1990 [5] e
successivamente nel 2001 [6]. Possono essere applicate per la valutazione delle prestazioni sismiche
di edifici esistenti in cemento armato danneggiati, esclusi gli edifici alti più di sette piani.
Il metodo consente di valutare le prestazioni sismiche di edifici esistenti in cemento armato
adottando una procedura articolata in tre livelli con approfondimento e complessità crescenti.
L’applicazione della procedura fornisce come risultato principale il valore dell’indice sismico della
struttura, Is.
L’adeguatezza di un edificio a resistere ad un evento sismico severo viene valutata confrontando
il valore calcolato di Is con valori standard Iso, ottenuti dalla precedente applicazione della
metodologia ad edifici integri e danneggiati colpiti da un evento sismico, ed in tal modo
identificando dei valori di soglia dell’indice sismico corrispondenti ai livelli di danneggiamento
effettivamente rilevati.
In questo lavoro si è adottato il metodo IS fino alla procedura di secondo livello, illustrata in
dettaglio nel capitolo 2, dove viene fornita anche una descrizione sintetica delle procedure di primo
e terzo livello.
7
2. IL METODO IS
Il metodo giapponese per la valutazione della vulnerabilità degli edifici in c.a. è descritto nelle
“Regole per la valutazione della vulnerabilità degli edifici esistenti in cemento armato”.
Le Regole furono pubblicate per la prima volta nel 1977, riviste nel 1990 [5] e successivamente
nel 2001 [6], da una commissione nominata dal Ministero delle Costruzioni. Esse possono essere
applicate nella valutazione delle prestazioni sismiche di edifici esistenti in cemento armato
danneggiati e non, esclusi gli edifici alti (oltre sette piani).
La valutazione si sviluppa tramite una procedura articolata in tre livelli con grado di
approfondimento crescente. Le prestazioni sismiche vengono determinate calcolando un indice
sismico della struttura, denominato Is, e confrontando tale indice con un valore standard Iso,
ottenuto dall’osservazione del danno prodotto dai passati terremoti e dalla applicazione della
metodologia prodotta su edifici in c.a. integri e danneggiati.
Inizio
Procedura di 1° livello
N S
Is(1)≥Iso
INCERTO
Procedura di 2° livello
N S
Is(2)≥Iso
INCERT
Procedura di 3° livello
N S
Is(3)≥Iso
INCERTO
8
La procedura da seguire è descritta nel diagramma di flusso riportato in figura 2.1, in cui sono
previste tre possibilità:
• Is ≥ Iso (percorso S), corrisponde ad una condizione di bassa vulnerabilità per tutti e
tre i livelli di procedura;
• Is << Iso (percorso N), corrisponde ad una vulnerabilità elevata che richiede un
intervento di rafforzamento o di demolizione della struttura;
• Is < Iso (percorso incerto), intesa come situazione incerta che si verifica quando Is è di
poco inferiore ad Iso (Is all’interno di un intervallo compreso tra Iso ed un limite
inferiore fornito dal metodo ancora sulla base dell’osservazione del danno prodotto
sugli edifici in c.a. dai passati terremoti) e che suggerisce una valutazione più
approfondita al livello superiore.
L’indice sismico della struttura viene calcolato, per ciascun piano dell’edificio e per ognuna
delle due direzioni principali in pianta, adoperando l’equazione (1):
Is = E 0 ⋅ S D ⋅ T (1)
dove:
E0: subindice sismico della prestazione strutturale
SD: subindice sismico della configurazione strutturale
T: subindice sismico del deterioramento dipendente dal tempo
Il valore Is relativo all’intero edificio, da confrontare con il valore di riferimento Iso, sarà quello
calcolato per il piano debole nella direzione debole.
Il subindice E0 fornisce il contributo più importante nella valutazione delle prestazioni sismiche
della struttura. Nel calcolo di E0 vengono considerati la resistenza ultima e la duttilità degli elementi
strutturali, la modalità di rottura, il numero totale di piani ed il numero (posizione) del piano che si
sta esaminando. Fondamentalmente, il subindice E0 è proporzionale al prodotto tra l’indice di
resistenza C e l’indice di duttilità F:
E0 ∝ C ⋅ F (2)
Il calcolo degli indici C e F verrà di seguito dettagliatamente descritto con riferimento alla
procedura di secondo livello.
9
Il subindice SD tiene conto dell’irregolarità morfologica, nonché della distribuzione delle masse e
della rigidezza nell’edificio. Viene valutato elaborando opportunamente i dati rilevati sul campo.
Nella procedura di primo livello SD varia tra 0,43 e 1, mentre nelle procedure di secondo e terzo
livello varia tra 0,42 e 1,42.
L’influenza del deterioramento dell’edificio dovuta al passare del tempo è tenuta in conto con il
subindice T. Esso si valuta mediante indagini in sito e pesando opportunamente una serie di fattori
che influiscono sullo stato di conservazione dell’edificio. Nella procedura di primo livello T assume
valori compresi tra 0,7 e 1, mentre nelle procedure di secondo e terzo livello T varia tra 0,49 e 1.
I passi essenziali nell’applicazione della procedura ai diversi livelli vengono di seguito
sinteticamente descritti.
10
modalità di collasso, e alla duttilità delle colonne e delle pareti con l’assunzione di travi
infinitamente rigide. I subindici SD e T sono stimati in modo relativamente più complesso in
confronto a quanto effettuato nella procedura di primo livello.
Il valore calcolato dell’indice sismico della struttura, Is, va confrontato con valori dell’indice di
decisione sismica Iso leggermente diversi rispetto al primo livello. Per valori di Is maggiori di 0,6
l’edificio viene ritenuto “sicuro”. Per valori compresi tra 0,4 e 0,6 è opportuno eseguire valutazioni
più approfondite mediante la procedura di terzo livello. Per valori inferiori a 0,4 la probabilità di
danneggiamento severo è elevata e cresce al diminuire del valore dell’indice.
La procedura di secondo livello è sintetizzata nel diagramma di flusso riportato in figura 2.3, in
cui sono anche riportati valori di riferimento degli intervalli del valore di Iso, dal cui confronto con
il valore calcolato di Is, emerge il giudizio sulle prestazioni sismiche dell’edificio.
11
Inizio
consultando la tabella 2
IS = E0 ⋅ SD ⋅T
IS 0 = ES ⋅ z ⋅ G⋅U
IS<0,52 IS >0,8
IS ≥ IS 0
0,52 ≤ IS ≤ 0,8
Rafforzamento o
demolizione Livello superiore Uso dell'edificio
Figura 2.2 - Metodo IS: diagramma di flusso per la procedura di primo livello (con valori di riferimento di Is0 )
12
Inizio
IS = E0 ⋅ SD ⋅T
IS 0 = ES ⋅ z ⋅ G⋅U
IS<0,4 IS >0,6
I S ≥ I S0
0,4 ≤ I S ≤ 0,6
Rafforzamento o
demolizione Livello superiore Uso dell'edificio
Figura 2.3 - Metodo IS: diagramma di flusso per la procedura di secondo livello (con valori di riferimento di Is0 )
13
2.2 LA PROCEDURA DI SECONDO LIVELLO
Il subindice E0 si calcola con le equazioni (3) o (4), applicate, rispettivamente, ad edifici senza e
con colonne fragili, come definite in tabella 2.1.
Per un edificio senza colonne fragili, si calcola:
⎧ n + 1⎫
⎬ (C1 ⋅ F1) + (C 2 ⋅ F 2 ) + (C 3 ⋅ F 3)
2 2 2
E0 = ⎨ (3)
⎩n + i ⎭
in cui
n = numero di piani dell’edificio
i = numero del piano in considerazione
C1, C2, C3 = indici di resistenza per i gruppi 1 – 3
14
F1, F2, F3 = indici di duttilità per i gruppi 1 – 3
a2, a3 = fattori di riduzione della resistenza dei gruppi 2 – 3 rispetto al gruppo 1 per tenere conto
della compatibilità degli spostamenti.
Per il calcolo della resistenza ultima a flessione delle colonne si utilizza una delle seguenti
espressioni:
2
cMu=(0.8atfyD+0.12bD fc) (Nmax-N)/(Nmax-0.4bDfc) per Nmax ≥ N > 0.4bDfc
cMu=0.8atfyD+0.5ND (1-N/(bDfc)) per 0.4bDfc ≥ N > 0 (5)
cMu=0.8atfyD+0.4ND per 0 ≥ N ≥ Nmin
dove: b e D = base e altezza della sezione trasversale della colonna, N = sforzo normale
applicato dovuto ai soli carichi verticali, Nmax = bDfc+agfy, Nmin = -agfy, at = area armatura tesa della
colonna, ag = area totale armatura longitudinale colonna, fy = tensione di snervamento dell’acciaio,
fc = resistenza a compressione del calcestruzzo.
Per il calcolo della resistenza ultima a flessione delle pareti si utilizza l’equazione:
wMu=atlwfy+0.5awlwfy+0.5Nlw (6)
dove: at = area dell’armatura longitudinale tesa nelle colonne presenti nelle pareti a martello, aw =
area totale di armatura longitudinale della parete e lw = lunghezza della parete.
15
La resistenza ultima e il meccanismo di collasso degli elementi verticali vengono determinati
confrontando la forza di taglio corrispondente alla resistenza ultima a flessione dell’elemento con la
loro resistenza ultima a taglio. Tali due quantità, denominate cQmu e cQsu per le colonne, e wQmu
e wQsu per le pareti, vengono calcolate con le equazioni (7) e (8).
cQmu =
(cMut + cMub) (7)
h0
cQsu = (0,053 pt0, 23 ( f c + 180) /( M / Qd ) + 0,12) + 2,7( p w f y ) 0,5 + 0,1σ 0 lim )bj
dove:
1 ≤ (M / Q d) ≤ 3
cQmu = forza di taglio corrispondente alla resistenza ultima a flessione della colonna
cMut = resistenza ultima a flessione della colonna valutata in testa
cMub = resistenza ultima a flessione della colonna valutata alla base
ho = altezza netta della colonna
cQsu = resistenza ultima a taglio della colonna
pt = 100at /(d ∗ b) , in (%)
Qualora si verifichi cQmu < cQsu, la colonna è di tipo flessionale, ossia la rottura è da attribuire
alla flessione. Viceversa, nel caso in cui cQmu ≥ cQsu, la colonna è di taglio.
16
Espressioni per il calcolo della resistenza ultima nelle pareti
a ⋅ wMu
wQmu = (8)
hw
wQsu = (0,053 p te0, 23 ( f c + 180) /( M /(Ql ) + 0,12) + 2,7 p weσ wy + 0,1σ 0 )bj
dove:
1 ≤ (M / Q l) ≤3
wQmu = forza di taglio corrispondente alla resistenza ultima a flessione della parete
wMu = resistenza ultima a flessione della parete valutata alla base del piano
wQsu = resistenza ultima a taglio della parete
a = 2 (a = 1 per l’ultimo piano)
hw = altezza della parete dalla base del piano alla sommità della parete
pte = 100at/(bel) in (%)
be = A/l (base equivalente parete), con A = area della sezione trasversale, l = lunghezza parete
pwe = awh/bes in (%)
awh = area staffe
s = passo staffe
j = braccio della coppia interna
σo = N/(bel) sforzo assiale della parete
b = larghezza della parete
I valori dell’indice di duttilità F degli elementi, da adottare nella procedura di secondo livello,
sono riportati in tabella 2.1 per ciascun componente verticale.
L’indice F può essere assunto costante e pari a 0,8 per le colonne con modalità di rottura fragile,
e a 1,0 per le colonne di taglio e le pareti di taglio.
Nelle colonne flessionali F può essere calcolato con l’equazione (9), sulla base del fattore di
duttilità μ determinato con l’equazione (10).
2μ − 1
F= (9)
{0,75(1 + 0,05μ )}
μ = μ0 - k1 - k2 (con 1 ≤ μ ≤ 5) (10)
dove:
17
μ =fattore di duttilità della colonna flessionale
μo = 10(cQsu/cQmu – 1)
cQsu = resistenza ultima a taglio della colonna
cQmu: forza di taglio corrispondente alla resistenza ultima a flessione della colonna
k1 = 2,0 (k1 = 0 se il passo dell’armatura trasversale è minore di otto volte il diametro
dell’armatura longitudinale)
k2 = 30(cτmu / fc - 0,1) (con k2 ≥ 0)
cτmu = cQmu / (b j), sforzo di taglio corrispondente alla resistenza ultima a flessione
b = larghezza della colonna
j = braccio della coppia interna della colonna
fc = resistenza a compressione del calcestruzzo
dove:
Ns: forza assiale totale nella colonna (compresa quella sismica)
b, D: base e altezza della sezione della colonna
pt: rapporto di armatura a trazione della colonna
ho: altezza netta della colonna
Nelle pareti flessionali F può essere calcolato con una delle equazioni (12) in funzione dei valori
della resistenza ultima a taglio, wQsu, e della forza di taglio corrispondente alla resistenza ultima a
flessione, wQmu:
18
F = 2,0 per wQsu/wQmu ≥ 1,3
L’influenza dell’irregolarità nella distribuzione delle rigidezze e/o delle masse sulle prestazioni
sismiche può essere stimata mediante il subindice SD, presente nell’equazione (1) per il calcolo
dell’indice finale della prestazione sismica Is.
Nella procedura di primo livello la valutazione di SD richiede il rilievo dei seguenti elementi
concernenti la struttura: irregolarità in pianta, rapporto dimensioni massima/minima in pianta,
ampiezza di eventuali giunti di espansione, atrio (estensione e eccentricità). Inoltre, vanno rilevati i
seguenti elementi relativi all’elevazione: esistenza di un basamento, irregolarità nelle altezze di
interpiano, esistenza di piani porticati.
Nella procedura di secondo livello, i dati precedenti vanno essenzialmente integrati con
informazioni che consentano di portare in conto in maniera più accurata l’influenza degli effetti
torsionali (eccentricità fra il centro di massa e il centro di rigidezza) e l’influenza della irregolarità
nella distribuzione lungo l’altezza delle masse o delle rigidezza.
Il valore dell’indice SD può essere calcolato con l’equazione (13) nella procedura di primo livello
e con l’equazione (14) nella procedura di secondo livello. La tabella 2.2 serve per la stima del
fattore Gi che rappresenta il grado di importanza per ciascun dato rilevato, e del fattore Ri che
rappresenta il grado di influenza di ciascun elemento sulle prestazioni sismiche dell’edificio.
19
q2i=[1-(1-Gj)Ri] i = a,b,c,d,e,f,g,i,j,k,l,m,n,o
q2i=[1,2-(1-Gi)Ri] i=h
20
l: l = E (E, distanza tra centro di rigidezza e centro di massa lungo la direzione ortogonale a quella
B 2 + L2
considerata, B e L, dimensioni in pianta)
n: rapporto tra i rapporti tra rigidezza e massa al piano superiore ed al piano in esame. La massa da considerare è
quella totale al disopra del piano, la rigidezza è quella traslazionale nella direzione considerata. In alternativa, la
rigidezza può essere calcolata come somma delle aree resistenti delle colonne e pareti.
Informazione Valore di T
Inclinazione dell'edificio o cedimenti differenziali 0,7
Edificio costruito su un'area bonificata 0,9
DEFORMAZIONE
Deformazione visibile di travi o colonne 0,9
Nessuna delle precedenti 1,0
Perdite di acqua e barre corrose 0,8
Lesioni visibili inclinate nelle colonne 0,9
FESSURE SU
PARETI O Molte lesioni visibili nelle pareti 0,9
COLONNE Perdite di aqua ma barre non corrose 0,9
Nessuna delle precedenti 1,0
Incendio ed elementi non riparati 0,7
INCENDI Incendio ed elementi riparati 0,8
Nessuna delle precedenti 1,0
DESTINAZIONE Composti chimici nell'edificio 0,8
D'USO Nessun composto chimico 1,0
Edificio costruito più di 30 anni fa 0,8
ETA'
Edificio costruito più di 20 anni fa 0,9
DELL'EDIFICIO
Edificio costruito meno di 20 anni fa 1,0
Deteriorazione grave delle finiture esterne 0,9
FINITURE Deteriorazione grave interna 0,9
Nessuna delle precedenti 1,0
Tabella 2.3 Informazioni sullo stato di fatto per il calcolo del subindice T (procedura di primo livello)
21
Nella procedura di primo livello l’indice T può essere ricavato assumendo i valori forniti nella
tabella 2.3. I valori più bassi trovati per ciascun elemento nella tabella 2.3 vengono assunti come i
valori dell’indice T per l’intero edificio.
Nella procedura di secondo livello l’indice T può essere calcolato con l’equazione (15).
T = (T1+T2+……..+TN) / N (15)
Fessure o
Deterioramento
deformazione
Elemento Estensione (valore di p2)
(valore di p1)
a1 b1 c1 a2 b2 c2
>1/3 0,017 0,005 0,001 0,017 0,005 0,001
SOLAI tra 1/3 e 1/9 0,006 0,002 0 0,006 0,002 0
<1/9 0,002 0,001 0 0,002 0,001 0
>1/3 0,050 0,015 0,004 0,050 0,015 0,004
TRAVI tra 1/3 e 1/9 0,017 0,005 0,001 0,017 0,005 0,001
<1/9 0,006 0,002 0 0,006 0,002 0
>1/3 0,150 0,046 0,011 0,150 0,046 0,011
COLONNE O
tra 1/3 e 1/9 0,050 0,015 0,004 0,050 0,015 0,004
PARETI
<1/9 0,017 0,005 0,001 0,017 0,005 0,001
VALORI DI subtotale
p1 e p2 totale p1= p2=
Tabella 2.4 Condizioni per la valutazione di T al piano generico nella procedura di secondo livello
22
b1:Fessure che interessano gli elementi non strutturali. Lesioni di taglio non molto evidenti nelle travi, pareti o pilastri.
Lesioni flessionali o fessure verticali evidenti nelle travi o pilastri.
c1: Altri tipi di lesioni rispetto ad a1 e b1. Deformazione verticale nei solai o nelle travi di altro tipo rispetto ad a1 e
b1.
a2:Lesioni nel calcestruzzo dovute all’ossidazione delle barre. Deterioramento del calcestruzzo dovuta ad agenti
chimici o altro.
b2:Ruggine delle barre dovuta alla pioggia e lesioni dovute all’acqua. Caduta delle finiture di cemento.
c2: Sfregi pesanti nel calcestruzzo dovuti alla pioggia, lesioni causate dall’acqua, agenti chimici ed altro. Piccoli
distacchi o lievi danni alle finiture.
Nella procedura di primo livello i dati possono essere raccolti traendo informazioni dal
proprietario ed effettuando una rapida ispezione dell’edificio.
Nella procedura di secondo livello lo stato di fessurazione e la presenza di deformazioni nella
struttura possono essere rilevate mediante un’accurata ispezione diretta, affiancata, in casi
particolari, da indagini in sito più approfondite, tra le quali:
(a) test per la valutazione della resistenza e del modulo di elasticità del calcestruzzo;
(b) controllo delle dimensioni e della disposizione delle armature;
(c) stima della capacità resistente (momento, taglio) degli elementi modificata dall’effetto di
eventuali fessure, deformazioni o difetti di esecuzione;
(d) valutazione della resistenza dei materiali considerando il deterioramento del calcestruzzo o la
corrosione delle armature.
Le prestazioni sismiche di una struttura vengono valutate confrontando l’indice sismico della
struttura Is con l’indice di decisione sismica della struttura Iso, calcolato con la seguente equazione
(17):
Iso=Es·Z·G·U (17)
dove:
Es = indice di riferimento della resistenza sismica, assumendo Es = 0,8 per la procedura di
primo livello, e Es = 0,6 per la procedura di secondo livello
Z = indice di zona in relazione al fattore di microzonazione, 0,7 ≤ Z ≤ 1,0
G = indice di terreno per effetti topografici, G ≥ 1,0; G = 1,0 per terreno comune; G = 1,1 in
altri casi (forte pendio, collina, ecc.)
U = indice d’uso legato all’importanza dell’edificio, U ≥ 1,0; U=1,0 per edifici comuni.
23
I valori standard dell’indice Es sono stati ottenuti dall’applicazione della metodologia descritta
ad edifici integri o danneggiati da terremoti avvenuti in Giappone tra il 1968 e il 1995.
Assumendo i coefficienti Z, G, U presenti nella (17) di valore unitario, dunque considerando
soltanto le caratteristiche dell’edificio nel calcolo di Iso, si ottiene che il valore di riferimento di Iso
applicando la procedura di secondo livello è pari a 0,6.
24
3. CONFRONTO TRA I METODI VC E IS
I due metodi, VC e IS, sono stati applicati ad un campione di 8 complessi scolastici, per un totale
di 18 edifici, situati nella provincia di Potenza.
Per ogni edificio, le caratteristiche strutturali richieste per l’applicazione delle due metodologie
sono state ricavate dalla documentazione di progetto, laddove disponibile, successivamente
confrontata con lo stato di fatto, oppure da un rilievo visivo e da alcune indagini in-situ.
L’elaborazione dei dati raccolti ha fornito una valutazione della vulnerabilità espressa in termini
diversi per i due metodi, ma che comunque consente un confronto, in parte qualitativo, tra i risultati
ottenuti.
I risultati dell’applicazione del metodo italiano VC sono riportati in tabella 3.1, in termini di
PGA, ossia di accelerazione di picco al suolo che provoca la crisi della struttura, e di TS, ossia di
periodo di ritorno del terremoto corrispondente all’accelerazione di picco trovata, utile per stimare il
rischio di collasso dell’edificio conseguente anche alla pericolosità sismica del sito.
I valori di PGA riportati in tabella sono quelli calcolati al piano critico e nella direzione critica.
25
Per valutare TS si è fatto riferimento alle mappe di pericolosità sismica del territorio italiano
predisposte nel 2001 dal Servizio Sismico Nazionale (SSN). Da tali dati di pericolosità, relativi ad
alcuni valori del periodo di ritorno, si è valutato, per interpolazione e considerando il valore di PGA
specificamente calcolato per ogni singolo edificio scolastico, il valore TS riportato in tabella 3.1. Va
evidenziato che dalle mappe del SSN è possibile ricavare, assumendo due diverse leggi di
attenuazione, due possibili valori del periodo di ritorno corrispondenti alla PGA calcolata, ossia un
valore medio, oppure un frattile più cautelativo, pari alla media più una deviazione standard (valori
TS riportati in tabella).
Per facilitare il confronto relativo tra i valori di PGA ottenuti per i diversi edifici, i risultati del
metodo VC sono mostrati in figura 3.1, ordinati per PGA decrescente e riportando in ascissa
l’identificativo ID degli edifici.
0,2
0,1
0,0
6 5 3 8 7 10 9 2 11 15 16 14 12 18 1 13 4 17
ID-Scuola
26
ID Edificio scolastico Is
6 Ist. Professionale (n°3) Corpo C 0,815
14 Sc.Elementare (n°8) 0,797
16 Sc. Elementare (n°6) Corpo 2 0,761
12 Ist. Professionale (n°2) Corpo C 0,745
18 Sc. Materna (n°7) 0,684
15 Sc. Elementare (n°6) Corpo 1 0,682
13 Ist. Professionale (n°2) Corpo D 0,681
8 Liceo (n°5) Corpo Aule 0,676
17 Asilo Nido (n°1) 0,567
11 Ist. Professionale (n°2) Corpo B 0,553
5 Ist. Professionale (n°3) Corpo B 0,491
9 Liceo (n°5) Palestra 0,422
10 Ist. Professionale (n°2) Corpo A 0,412
7 Ist. Professionale (n°3) Corpo D 0,362
3 Ist. Superiore (n°4) Corpo C1 0,218
1 Ist. Superiore (n°4) Corpo A 0,206
2 Ist. Superiore (n°4) Corpo B 0,167
4 Ist. Superiore (n°4) Corpo C2 0,160
Tabella 3.2 Risultati ottenuti applicando la procedura di secondo livello giapponese
0,4
0,3
0,2
0,1
0
6 14 16 12 18 15 13 8 17 11 5 9 10 7 3 1 2 4
ID-Scuola
27
Il terzo gruppo, infine, composto da 5 edifici, presenta un valore dell’indice Is minore di 0,4. Per
queste strutture è da ritenere che il danneggiamento atteso in caso di sisma sia elevato e, dunque,
vanno previsti interventi che vanno dal rafforzamento fino alla demolizione e ricostruzione, qualora
risultasse economicamente più conveniente.
I due metodi forniscono, rispettivamente, risultati finali in termini di Is, indice convenzionale di
struttura, e di PGA, picco di accelerazione al suolo che provocherebbe il collasso dell’edificio,
valori che, per il loro significato fisico e per le modalità di calcolo adottate, non sono confrontabili
in termini numerici.
Peraltro, in termini qualitativi, dall’esame dei grafici nelle figure 3.1 e 3.2 si nota che:
1) in entrambi i metodi la scuola con la più bassa vulnerabilità risulta essere la ID-6;
2) la ID-4 è la peggiore nel metodo IS e la penultima nel metodo VC;
3) per quanto riguarda le posizioni relative nell’ambito delle due graduatorie, gli scarti maggiori si
hanno per le scuole ID-2, 3 5 e 7 (valori relativi maggiori nel metodo VC) e per le scuole ID-12,
13, 14, 16, 17 e 18 (valori relativi minori nel metodo VC).
Nel primo caso si tratta di edifici per i quali i risultati del metodo VC forniscono, nell’ambito del
campione esaminato, valori di vulnerabilità più bassi, che porterebbero a collocare tali edifici in
una fascia di priorità minore nella predisposizione di un programma di interventi (valutazioni più
accurate, rafforzamento, ecc.). Il contrario accadrebbe se il programma di interventi venisse
costruito sulla base dei risultati del metodo IS.
Situazione diametralmente opposta si otterrebbe nel caso degli edifici ID-12, 13, 14, 16, 17 e 18.
Gli scarti descritti al punto 3) dipendono in larga misura dalle differenze nei valori della
resistenza sismica (accelerazione spettrale che provocherebbe il collasso) calcolati con i due metodi,
oltre che dal fatto che nel metodo IS si tiene conto anche della irregolarità e dello stato di degrado
strutturale.
A tale riguardo appare utile effettuare un confronto tra i risultati dei metodi VC e IS in termini di
accelerazione spettrale.
Nel metodo VC, l’accelerazione spettrale al piano i-esimo è data da:
Vres , i
Sai (VC ) =
∑ Fi
dove:
Vres,i = taglio resistente al piano i-esimo
28
hi ∑ wi
Fi = γ i wi , con wi = peso al piano esimo e γ i = .
∑w h i i
Nel metodo giapponese, l’accelerazione spettrale si ottiene moltiplicando l’indice di taglio Ci,
pari a Vres,i/∑wi, ossia taglio resistente al piano in esame diviso per il peso totale al di sopra di tale
piano, per l’indice di piano ϕi che tiene conto della distribuzione delle masse in elevazione, della
forma modale e della posizione del piano in considerazione. Nella procedura di secondo livello il
termine ϕi è posto pari a (n+1)/(n+i).
Pertanto, l’accelerazione spettrale al piano i-esimo è data da:
Vres , i
Sa i (IS ) = ϕ i
∑ wi
I valori di Sa valutati, al piano critico e nella direzione critica, con i due metodi, ed i loro
rapporti, sono riportati in tabella 3.3 e mostrati nei grafici delle figure 3.3 e 3.4.
29
0,4
Sa (VC)
0,3 Sa (IS)
Sa
0,2
0,1
0,0
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18
ID-Scuola
2,0
1,5
Sa(VC) / Sa(IS)
1,0
0,5
0,0
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18
ID-Scuola
Il grafico in figura 3.4 mostra che il rapporto tra i valori Sa(VC) e Sa(IS) è significativamente
superiore all’unità negli edifici ID-2, 3 5 e 7, e di poco superiore all’unità nell’edificio ID-1; in tutti
gli altri casi si ha un valore minore o uguale ad 1.
Le differenze riscontrate nel calcolo della Sa con le due metodologie sono dovute principalmente
alle differenze nella valutazione del taglio resistente (posizione del punto di flesso, contributo di
eventuali pareti e tamponature), nonché al modo meno accurato con cui il metodo IS porta in conto
la distribuzione delle forze sismiche lungo l’altezza dell’edificio (coefficienti φi) rispetto al metodo
VC (coefficienti γi).
30
In particolare, il metodo IS, nel calcolo del taglio resistente, tratta in modo diverso l’altezza delle
pareti rispetto a quella dei pilastri, ossia per le pareti non viene considerata l’altezza di interpiano
ma l’altezza misurata dal piano critico alla sommità dell’edificio. Ciò equivale a trattare la parete
come una mensola, ossia come un elemento talmente rigido da non risentire dell’effetto di vincolo
delle travi presenti ai vari piani. Pertanto, nel metodo IS il contributo delle pareti risulta
generalmente inferiore rispetto al metodo VC.
Nel metodo VC il taglio resistente viene calcolato considerando variabile la posizione del punto
di nullo del diagramma del momento nei pilastri in funzione del piano (primo livello, livelli
superiori) e del tipo di vincolo presente (fondazione, tipologia della trave in elevazione). Al primo
livello si assume che il punto di nullo del momento flettente sia posto a 0,55 dell’altezza h del
pilastro oppure a 0,8h, rispettivamente nella direzione in cui è presente o assente una trave
emergente. Ai livelli superiori si assume il valore di 0,5h in entrambe le direzioni
indipendentemente dalle travi presenti. Nel metodo IS il taglio resistente è dato dalla somma dei
momenti ultimi alle estremità del pilastro divisa per l’altezza del pilastro e non tiene conto del grado
di vincolo esercitato dalla trave presente. Ne consegue che il punto di nullo del diagramma del
momento, in presenza di valori resistenti uguali alla base ed in testa come accade tipicamente, viene
posto sempre a 0,5h.
Inoltre, nel metodo VC, qualora siano presenti tamponature efficaci, nel calcolo del taglio
resistente viene portato in conto il loro contributo; nel campione esaminato ciò ha rilevanza soltanto
nelle scuole ID-5 e 7 che, infatti, hanno valori di Sa più elevati nel metodo VC.
Infine, nel metodo IS viene portato in conto il ruolo della irregolarità (indice SD) e del degrado
strutturale (indice T). Per valutare quanto potrebbero incidere tali due fattori nella stima
dell’accelerazione spettrale valutata con il metodo VC, in figura 3.5 vengono riportati i valori di
Sa(VC) moltiplicati per SD e T così come sono stati valutati applicando il metodo IS.
Esaminando i valori riportati in figura 3.5 emerge che l’accelerazione spettrale Sa(VC)
diminuisce in 13 edifici ed aumenta nei restanti 5 edifici. Le riduzioni, dovute prevalentemente
all’indice SD, sono rilevanti nelle scuole ID-5, 6, 7, 15 e 16, mentre i casi in cui si ha un incremento
di Sa(VC) sono relativi ad edifici regolari (con un indice SD che varia tra 1 e 1,17) privi di degrado
strutturale.
31
0,4
Sa
0,3
Sa*SD*T
Sa ; Sa*SD*T
0,2
0,1
0
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18
ID-Scuola
Figura 3.5 Confronto tra le accelerazioni spettrali valutate con il metodo VC e le stesse Sa moltiplicate per i fattori di
irregolarità e di deterioramento, SD e T, forniti nel metodo IS.
32
4. CONCLUSIONI
Dai risultati ottenuti dall’applicazione dei due metodi emergono alcune considerazioni di seguito
sintetizzate:
• La vulnerabilità sismica delle strutture viene valutata calcolando il valore dell’accelerazione al
suolo che provocherebbe il collasso (PGA) nel metodo italiano VC, e l’indice di resistenza (Is)
nel metodo giapponese IS.
Rispetto al metodo IS di secondo livello, in tale valutazione il metodo VC appare più accurato
poiché oltre alle capacità duttili globali, portate in conto anche nel metodo IS, tiene conto in
maniera semplice ed efficace delle caratteristiche dinamiche della struttura (amplificazione
spettrale, forma modale) e del contributo delle tamponature (in termini di resistenza o di capacità
dissipativa), aspetti male o per nulla considerati nel metodo IS.
Per altri aspetti, il metodo IS appare più completo di quello italiano poiché porta in conto in
termini quantitativi fattori quali l’irregolarità e lo stato di degrado dell’edificio.
• Nella valutazione della resistenza globale della struttura, per gli edifici costituiti solo da pilastri,
il metodo VC appare più attendibile del metodo IS sia nel calcolo del momento ultimo che del
taglio resistente.
Nel metodo VC il calcolo dei momenti ultimi viene condotto tramite la costruzione dei domini di
interazione N–M, mentre nella procedura giapponese si utilizzano formule semplificate.
Nel metodo VC il calcolo del taglio resistente viene effettuato differenziando schematicamente
le diverse condizioni di vincolo a cui possono essere soggetti i pilastri, a differenza di quanto
avviene nel metodo giapponese per il quale il punto di flesso viene di fatto posto sempre a metà
dell’altezza del pilastro.
• In presenza di pareti, nel metodo IS il taglio resistente viene sottostimato, mentre nel metodo VC
le pareti non vengono distinte dai pilastri anche se viene portata in conto la possibile crisi
anticipata per taglio.
In tal senso, le analisi ancorché limitate e preliminari effettuate in questo lavoro ed i confronti
riportati in [7] hanno fornito alcuni spunti, tra i quali il considerare fattori quali l’irregolarità e lo
stato di degrado dell’edificio, portati in conto nel metodo IS tramite gli indici SD e T, il portare in
conto il contributo resistente delle pareti considerando con maggiore attenzione le reali azioni di
vincolo presenti lungo l’altezza. Il lavoro di messa a punto e di perfezionamento del metodo italiano
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VC, tuttora in corso, ha portato a formulare la nuova versione descritta in [2], che, conservando la
semplicità di calcolo, ne ha migliorato l’accuratezza [7].
RINGRAZIAMENTI
Questo lavoro è stato svolto con il contributo del Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti,
nell’ambito del Progetto SAVE (Strumenti Aggiornati per la Vulnerabilità sismica del patrimonio
Edilizio e dei sistemi urbani) coordinato da M. Dolce e G. Zuccaro, del Programma Quadro 2000-
2002 - tema 1 – “Valutazione del rischio sismico del patrimonio abitativo a scala nazionale” .
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
[1] M. Dolce, 2003. Relazione sulla vulnerabilita’ sismica e sulla sicurezza della scuola
elementare “Amatuzio” del Comune di Bojano.
[2] M. Dolce, C. Moroni, 2005. La valutazione della vulnerabilità e del rischio sismico degli
edifici pubblici mediante le procedure VC (vulnerabilità c.a.) e VM (vulnerabilità muratura),
Atti del Dipartimento di Strutture, Geotecnica, Geologia applicata all’ingegneria, N. 4/2005.
[3] M. Dolce, A. Masi, C. Moroni, A. Martinelli, G. Cifani, G. Cialone, A. Lemme, 2003. Linee
guida per la valutazione della vulnerabilità degli edifici scolastici, Regione Molise, ottobre
2003.
[4] M. Dolce, A. Masi, C. Moroni, D. Liberatore, M. Laterza, F. Ponzo, A. Cacosso, G.
D’alessandro, M. Faggella, R. Gigliotti, G. Perillo, L. Samela, G. Santarsiero, G. Spera, P.
Suanno, M. Vona, 2004. Valutazione della vulnerabilità sismica di edifici scolastici della
Provincia di Potenza, Atti del XI Convegno Nazionale L’Ingegneria Sismica in Italia,
Genova, gennaio 2004.
[5] M. Hirosawa, S. Sugano, T. Kaminosono, 1995. Essential of Current Evaluation and
Retrofitting for Existing and Damaged Buildings in Japan, IISEE-JICA.
[6] S.Otani, 2003. Seismic Vulnerability Assessment and Retrofit - State of Pratice in Japan,
Proc. of fib Conference Concrete Structures in Seismic Regions, Athens, May 2003.
[7] M. Dolce, C. Moroni, D. Cardone, 2005. Validazione su prove sperimentali della procedura
VC per le valutazioni di vulnerabilità e rischio sismico di singoli edifici in c.a., Atti del
Dipartimento di Strutture, Geotecnica, Geologia applicata all’ingegneria, N. 5/2005.
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