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Si consiglia però vivamente a tutti di partecipare, in quanto esse potranno essere
portate all’esame finale ove forniranno spunto per le domande orali e utile elemento
di valutazione del profitto.
Per quanto riguarda l’esame finale, esso è composto di una prova scritta della durata
di 4 ore e di una prova orale.
E’ obbligatorio, naturalmente, sostenere la prova orale nello stesso appello in cui si
sostiene la prova scritta.
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Contenuti del Corso
Compito della Tecnica delle Costruzioni è quindi quello di fornire agli Allievi
Ingegneri gli strumenti operativi per progettare e realizzare strutture sicure dal punto
di vista della garanzia della Pubblica Incolumità e che soddisfino ai requisiti
funzionali prefissati.
Resistenza
Stabilità (sia globale che locale);
Efficienza funzionale (intesa come capacità di manifestare un buon comportamento
in servizio, con deformazioni non eccessive, ridotto livello delle vibrazioni,
fessurazione del calcestruzzo contenuta o assente, ….);
Durabilità (intesa come la capacità di mantenere nel tempo le proprietà favorevoli
possedute al termine della costruzione).
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La metodologia delle progettazione strutturale
PREDIMENSIONAMENTO
CAPACITA’ DI DOMANDA DI
PRESTAZIONE PRESTAZIONE
R S
MODIFICA
DELLE CONFRONTO S≤ R SI
SEZIONI S (>,<,=)R ?
S> R NO
5
LEZIONI N° 2, 3, 4
Il problema della sicurezza è da sempre l’argomento centrale della ingegneria delle strutture.
Comunque per giungere ad una valutazione quantitativa (istituire una misura) della sicurezza
strutturale occorre arrivare al XIX secolo, segnatamente all’opera del Navier.
Prima di allora le costruzioni erano dimensionate in base a formule empiriche, desunte dalla
osservazione del comportamento di opere già realizzate. Sono noti casi di strutture collassate
subito dopo la costruzione per insufficienza di stabilità.
Tra le formule empiriche più accreditate ricordiamo quella del Sejourne, che fornisce lo
spessore della chiave dei ponti ad arco, basata sulla elaborazione statistica dei dati di più di
3000 opere e la tabella delle sezioni ammissibili per le travi di legno, pubblicata nel 1726 da
Jakob Leupold nel suo libro sui ponti.
Tornando a Navier, l’Autore, nel suo celebre testo sulla Resistenza dei Materiali (1a edizione
1826) si propone di fornire i mezzi per valutare la sicurezza delle varie membrature di una
costruzione.
Egli distingue, con grande chiarezza, tra tensioni effettive, valutate a partire dai carichi agenti
e tensioni di rottura, determinabili sperimentalmente.
Secondo l’Autore allo scopo di garantire la sicurezza non è sufficiente mantenersi
semplicemente al di sotto della tensione pericolosa, ma occorre anche mantenersi ad una
opportuna distanza da essa.
Tale distanza può essere misurata come differenza fra due tensioni:
= Rott - eserc
= Rott/eserc
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E’ evidente che è preferibile la seconda formulazione, in quanto secondo essa la distanza dalla
condizione di rottura può essere espressa da un unico numero adimensionale, mentra la prima
formula richiede necessariamente che vari al variare dei valori delle tensioni in gioco.
L’Autore non fornisce però una motivazione convincente di questa, peraltro ragionevole,
necessità.
La motivazione oggi comunemente accettata è la seguente: il coefficiente di sicurezza è un
numero volto alla “neutralizzazione” degli effetti delle incertezze e delle fluttuazioni insite
inevitabilmente tanto in Rott che in eserc.
In sostanza tutte le grandezze in gioco non hanno carattere deterministico, ma, al contrario,
aleatorio.
La loro modellazione convincente richiede l’applicazione dei metodi della teoria della
probabilità e della statistica.
Pertanto anche la sicurezza non può essere garantita in modo assoluto, deterministico, nel
senso che alla domanda: “Questa struttura è sicura?” non si può dare una risposta assoluta del
tipo “Si/no.”.
Nel caso di stato limite ultimo (rottura) il valore ammissibile della probabilità di rottura è
usualmente compreso tra 10-5 e 10-6.
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In questa filosofia generale la procedura di analisi della sicurezza si articola quindi nelle
seguenti fasi operative:
Esaminiamo innanzitutto il problema della modellazione delle incertezze sulla resistenza del
materiale, considerando un semplicissimo esempio relativo alla resistenza a compressione R
del calcestruzzo.
Si eseguano N prove di rottura di altrettanti provini, uguali fra di loro; per ogni prova si
determini il valore Ri corrispondente alla resistenza del generico provino i.
Si calcolino quindi le frequenze relative ni/N come rapporto fra il numero ni delle volte in cui
si ottiene Ri compreso tra R - R/2 e R + R/2 e si disegni quindi l’istogramma delle
frequenze relative.
0.25
n/N (Frequenza relativa)
0.20
0.15
0.10
0.05
0.00
0 100 200 300 400 500 600 700
R [Kg/cm2]
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Questo è un istogramma delle frequenze relative di eventi accaduti (realizzati) nel passato.
Come è noto, di problemi di questo tipo si occupa la Statistica.
Come si può notare i valori più elevati delle frequenze relative si presentano nella parte
centrale del diagramma, quelli più bassi alle estremità.
Il corrispondente modello di previsione considera R come una variabile aleatoria.
Con linguaggio non del tutto rigoroso dal punto di vista matematico, ma espressivo e
sufficiente per i nostri scopi, possiamo definire una variabile aleatoria come un insieme
probabilizzato di numeri.
Dello studio dei modelli probabilistici di previsione si occupa la Probabilità.
Una variabile aleatoria X è caratterizzata dalla sua funzione densità di probabilità f(x),
definita come:
Pr ob x X x h
f ( x) lim , di modo che sia:
h 0 h
Pr ob X x f ( x) dx
x
L’area complessiva sottesa dalla f(x) è pari ad uno, in quanto che la probabilità che si
verifichi un evento certo, e cioè che X sia minore di infinito, è pari ad 1.
Un tipo notevole di distribuzione di probabilità è quella Normale o Gaussiana, che è
caratterizzata dalla espressione seguente della densità di probabilità (vedi figura seguente):
2
1 x m
1
2
N m , ( x ) e
2
Tra le proprietà della distribuzione Gaussiana, si osserva che essa è simmetrica intorno al
valore medio di X, m = Xmed = E[X] e che quindi valgono le:
Essa presenta due punti di flesso, posizionati a sinistra e a destra del valore medio, da cui
distano uno scarto standard .
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f(r)
PUNTO DI FLESSO
R med R
Tale tipo di distribuzione ben si adatta, per il suo andamento, a modellare i risultati della
prova sperimentale che abbiamo descritto poc’anzi, come si può vedere osservando la figura
seguente.
0.25
n/N (Frequenza relativa)
0.20
0.15
0.10
0.05
0.00
0 100 200 300 400 500 600 700
R [Kg/cm2]
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Nel momento di formulare previsioni, si può quindi considerare la resistenza R del
calcestruzzo come una v.a. gaussiana.
La probabilità che la resistenza R sia minore del valore prefissato r può essere così calcolata
come:
Pr ob R r f ( r ) dr
r
Si perviene così in modo molto semplice alla definizione di resistenza caratteristica Rck del
calcestruzzo, che è il frattìle 5% della popolazione statistica delle resistenze, come:
Un modello simile può essere adottato per modellare le incertezze sul carico o meglio sul suo
effetto S.
Di nuovo si trova la definizione di carico caratteristico Sk come frattile 95% della popolazione
statistica dei carichi:
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Supponiamo in una prima fase che le due variabili aleatorie R ed S siano statisticamente
indipendenti. Allora le loro funzioni di distribuzione f(r) ed f(s) possono essere rappresentate
sullo stesso piano cartesiano.
f(r)
f(s)
Pr obR S
S
f (r )dr
Pr obS S f ( s )ds
Tenuto conto dell’ipotesi di indipendenza statistica delle due v.a., la probabilità che
simultaneamente R sia minore di S ed S sia uguale ad S è:
Pr ob R S e che S S f ( s ) ds
S
f ( r ) dr
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La probabilità di rottura si ottiene allora mediante integrazione su tutto il campo dei possibili
valori di S:
Consideriamo ora il caso, più generale, in cui le variabili aleatorie che governano il
problema non siano statisticamente indipendenti.
La capacità di prestazione R è una v.a., definita dalla sua funzione densità di probabilità f(r).
La domanda di prestazione S è definita da f(s).
R S o analogamente G = R-S 0
S=R
DOMINIO
R (STATO LIMITE)
DI
SICUREZZA
DOMINIO
DI
ROTTURA
R>S
R<S
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Con riferimento alla figura il dominio D in cui è soddisfatta la R S è il dominio di rottura e
quello D’ in cui R > S è il dominio di sicurezza.
La misura della sicurezza è data dalla probabilità che si verifichi l’evento stato limite: R S:
Pr ob (G 0) f (r , s ) dA
D
Poiché le due variabili aleatorie non sono statisticamente indipendenti occorre utilizzare la
funzione densità di probabilità congiunta delle due v.a.: f(r,s).
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Secondo la terminologia ricorrente questa procedura viene definita di Livello 3, intendendo
con tale termine una trattazione probabilistica completa del problema.
Tale procedura diviene rapidamente impraticabile al crescere del numero delle variabili
aleatorie in gioco e non di rado una soluzione in forma chiusa è impossibile, per il fatto che
spesso la condizione di stato limite non può essere espressa in forma analitica, quanto
piuttosto per mezzo di un algoritmo di controllo (caso di taluni fenomeni di danneggiamento,
quale ad esempio la fatica).
In questi casi il problema deve essere affrontato mediante tecniche avanzate, per esempio
tecniche di simulazione (p.es metodo Monte Carlo).
Sorge così spontanea l’idea di affiancare a quella rigorosa metodologie di analisi semplificate:
nascono così i modelli di Livello 2 e di Livello 1.
I metodi di Livello 2 si avvalgono come parametro misuratore della sicurezza, del cosiddetto
“indice di sicurezza” , legato alla probabilità di rottura dalla relazione:
Pf N 0,1 ( x) dx
in cui (.) è la funzione di ripartizione (integrale della funzione densità di probabilità) della
v.a. normale standard, caratterizzata da valore medio nullo e scarto standard unitario.
1 12 x 2
N 0,1 ( x) e
2
Con riferimento al problema studiato in precedenza, facciamo l’ipotesi che tanto S che R
siano variabili normali ed indipendenti (n.b. l’ipotesi di distribuzione normale è necessaria per
poter utilizzare il metodo di livello 2).
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Allora anche la funzione “stato limite”
G=R-S
f(G)
G
Pf = Prob(G<0)
Pr ob G G , vale:
Pr ob G G
G
f (G ) dg
N E [ G ], [ G ]
Possiamo trasformare la variabile aleatoria Normale G in Normale standard G’, caratterizzata
dall’avere valor medio nullo e scarto standard unitario, mediante l’operazione:
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G E[G ]
G'
[G ]
Allora si ha che:
G E[G ]
Pr ob G G
(G ) dg Pr ob G ' G ' [G ] f N E [ G ], [ G ] G ' dg ' .
G
f
N E [ G ], [ G ]
Quindi possiamo scrivere:
0 E[G ]
Pf Pr ob G 0
N E [ G ], [ G ]
f N E [ G ], [ G ] G ' dg '
0
f G dg [G ]
E[G ] E[ R] E[ S ]
[G ] R
2
2
S
in cui:
E[ R ] E[ S ]
R2 S2
assume il significato fisico notevole di distanza del punto E[G] dall’origine del sistema di
riferimento, motivo per il quale è anche denominato “distanza di sicurezza”.
Nel caso generale di problema multidimensionale torna utile studiare il problema anziché
nello spazio delle v.a. originarie X, in quello di variabili aleatorie normali standard Y
equivalenti.
X ed Y sono vettori ad n componenti che raccolgono le variabili interessate.
L’operazione di proiezione consiste nella relazione seguente:
X i EX i
Yi
X i
G(X) = 0
viene proiettata nel nuovo spazio di variabili normali standard ottenendo la:
Z(Y) = 0
La nuova condizione di stato limite può essere sviluppata in serie di Taylor, arrestandosi ai
termini del 1° ordine (da cui il nome del metodo First Order Second Moment, FOSM) di
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punto iniziale nell’origine:
Z
Z (Y) Z(Y) 0 Y0
Yi 0
Z
Ponendo i
Yi 0
si giunge alla:
Z(Y) 0 i y i 0
n
Si nota che questa è l’equazione di un iperpiano, tangente alla superficie Z(Y) nel punto di
minima distanza dall’origine.
Tale distanza è proprio il valore di , che rappresenta anche il raggio della sfera tangente alla
superficie di stato limite:
Z y
2
min
i
n
Il punto P in cui si verifica la tangenza tra l’iperpiano e la superficie di stato limite è detto
“punto di progetto”.
La soluzione del problema di minimo connesso al calcolo di può essere ottenuta per via
iterativa.
Nel caso, però, in cui la Z(Y) = 0 non sia espressa in forma analitica, non è possibile valutare
le derivate parziali di Z rispetto alle variabili normali standard ed il metodo di simulazione
diviene obbligatorio.
In ulteriori perfezionamenti del metodo presentato è stata rimossa la limitazione che X sia un
vettore composto di v.a. normali (metodo FOR), considerando anche la possibilità di v.a.
distribuite in modo qualsiasi, anche dipendenti, ricondotte, mediante opportune
trasformazioni, a v.a. normali e non correlate equivalenti.
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I metodi di verifica di Livello 1 sono quelli incorporati nelle normative tecniche.
Essi sono metodi cosiddetti semiprobabilistici, in quanto sono basati sui valori caratteristici
delle v.a. e sui coefficienti parziali di sicurezza.
A Livello 1 il problema della sicurezza si riconduce alla seguente disuguaglianza:
RK
S SK
R
in cui SK ed RK sono i valori caratteristici rispettivamente degli effetti delle azioni e delle
resistenze e S e R sono i coefficienti parziali di sicurezza sulle azioni e sui materiali.
Allo scopo di comprendere meglio il ruolo dei coefficienti parziali di sicurezza, supponiamo
di voler garantire la sicurezza alla rottura semplicemente con la relazione:
SK R K
o anche:
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Tale valore della probabilità di rottura è troppo grande rispetto a quelli comunemente
considerati ammissibili (10-5-10-6).
Il ruolo dei coefficienti parziali di sicurezza è allora proprio quello di diminuire il valore della
probabilità di rottura che proviene dall’uso del calcolo semplificato sopra descritto.
In sostanza i coefficienti parziali di sicurezza fanno passare i frattili 5% a frattili 5 per mille
ed i frattili 95 % a frattili 995 per mille:
R
Prob R k 0.005 ;
R
Prob S S S k 0.995
R
Pf Pr ob R K e che S S S K 0.005 x0.005 0.000025 2.5 x105
R
che è un valore ragionevole di probabilità di rottura.
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LEZIONI N° 5 E 6
Chiarito che occorre mantenere una distanza adeguata tra le condizioni di servizio e le
condizioni ultime (di rottura), osserviamo che esistono tre possibilità per applicare i necessari
coefficienti di sicurezza:
1) Amplificare le azioni di servizio (caratteristiche) e simultaneamente ridurre le
resistenze (caratteristiche) (metodo dei coefficienti parziali di sicurezza);
2) Amplificare le azioni di servizio e lasciare invariate le resistenze (calcolo a rottura);
3) Ridurre le resistenze e lasciare invariate le azioni di servizio (metodo delle tensioni
ammissibili).
La prima di queste tre possibilità corrisponde al quadro teorico circa la misura della sicurezza
strutturale che abbiamo delineato nelle lezioni precedenti ed è previsto il suo uso dalla
normativa italiana.
Il secondo corrisponde ad alcune normative straniere (Norme americane, Norme sovietiche,
ecc..).
Il terzo è stato utilizzato nel passato dalla maggior parte dei paesi del modo ed ancor oggi ne è
consentito l’uso, pur se in forma marginale, dalla normativa italiana.
Entrando nel tema delle Normative tecniche occorre subito precisare che una fondamentale
classificazione le suddivide in norme cogenti (obbligatorie) e norme “consensuali”, il cui uso
non è obbligatorio.
In Italia, a differenza della maggior parte dei paesi del mondo, la realizzazione delle strutture
è disciplinata da norme di legge.
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Nell’articolo 1 viene precisato il campo di applicabilità della legge (strutture di cemento
armato, c.a. precompresso ed acciaio) e gli obbiettivi da raggiungere: “perfetta stabilità e
sicurezza delle strutture”, garanzia della “pubblica incolumità”.
Vengono precisati con chiarezza i ruoli delle varie figure professionali che intervengono nella
realizzazione di una struttura:
il progettista,
il direttore dei lavori,
il collaudatore,
e viene delineata la procedura da seguire, come riassunto nella seguente tabella.
PROGETTISTA
• Ingegnere
• PROGETTO IN 2
COPIE
• Architetto DENUNCIA DEI • RELAZIONE
• Geometra LAVORI ILLUSTRATIVA IN 2
(Al Genio Civile)
• Perito edile COPIE
DIRETTORE DOCUMENTI DI
DEI LAVORI CANTIERE
REALIZZAZIONE
• Ingegnere STRUTTURA • Progetto
• Architetto • Relazione Illustrativa
• Geometra • Giornale dei lavori
• Perito edile
RELAZIONE A
DIRETTORE STRUTTURA • Certificati prove materiali
DEI LAVORI ULTIMATA • Tesatura (per C.A.P.)
(Al Genio Civile)
• Verbali prove di carico
COLLAUDATORE:
COLLAUDO
(Ingegnere o Architetto CERTIFICATO DI
STATICO
iscritto all’Albo da COLLAUDO IN 2 COPIE
(Al Genio Civile)
almeno10 anni)
La legge preannuncia altresì l’emanazione di norme tecniche che verranno aggiornate con
cadenza biennale.
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Quelle attualmente in vigore sono contenute nel:
D.I. 14 Gennaio 2008 “Norme tecniche per le costruzioni”, che raccoglie in un quadro
organico tutte le norme precedentemente suddivise in più documenti.
Esso fornisce tutte le indicazioni necessarie e di esso parleremo in dettaglio nel seguito del
Corso.
Viene quindi preannunciata la emanazione in tempi brevi di specifici D.M., uno per ciascuno
dei temi indicati.
Occorre osservare che il programma di normazione è stato tutto completato, ad eccezione
della Normativa antincendio, che, non ha ancora un testo organico.
Viene poi indicata la procedura da seguire per la realizzazione delle opere in zone sismiche,
che presenta le seguenti differenze rispetto a quella della legge 1086:
Alla domanda deve essere allegato il progetto, in duplice copia, che deve essere “esauriente
per planimetria, piante, prospetti e sezioni ed accompagnato da una relazione tecnica, dal
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fascicolo dei calcoli delle strutture portanti, sia in fondazione che in elevazione e dai disegni
dei particolari costruttivi delle strutture”.
Al progetto deve inoltre essere allegata una relazione sulle fondazioni.
b) Non si possono iniziare lavori senza preventiva autorizzazione scritta dell’ufficio del Genio
Civile.
D.I. 14 Gennaio 2008 che si occupa delle azioni sismiche nel cap. 3.2 e delle costruzioni in
zona sismica nel cap. 7.
Nel documento vengono definiti i carichi da peso proprio ed i sovraccarichi accidentali sugli
impalcati, i carichi di neve, i carichi da vento e le variazioni termiche.
Il D.I. 14 Gennaio 2008 è stato seguito da una Circolare esplicativa (Circolare 2 febbraio
2009, n. 617), che contiene istruzioni utili per la sua applicazione.
Per quanto riguarda la sola edilizia è stato emanato il D.P.R. 6/6/2001 n° 380: “Testo unico
delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia”, che raccoglie parte della
materia della legge 1086 e della legge 64, senza varianti significative ai nostri fini.
Occorre poi ricordare che a livello Europeo è in corso uno sforzo di normazione unitario nel
settore delle costruzioni, che fa capo gli Eurocodici. Gli Eurocodici che riguardano la
progettazione strutturale sono circa 60, raccolti sotto le seguenti denominazioni:
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Name EuroNorm reference
L’impiego degli Eurocodici sarà possibile quando sono disponibili gli Annessi Tecnici
Nazionali, nei quali saranno precisati i valori numerici dei parametri che sono lasciati alla
libera determinazione dei vari Paesi Membri.
Gli Annessi Tecnici Italiani sono in corso di redazione.
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LEZIONI N° 7 E 8
In Italia l’inizio della fase di aggiornamento della normativa tecnica secondo le metodologie
semiprobabilistiche (Livello 1) può farsi coincidere con la pubblicazione del D.M. 30.5.1972,
relativo alle norme sulle costruzioni in cemento armato, in cemento armato precompresso ed
in acciaio.
A partire da quella data la verifica della sicurezza strutturale può essere eseguita in
conformità con il “metodo semiprobabilistico agli stati limite”, in alternativa al classico
“metodo delle tensioni ammissibili”.
Ciò in linea di principio: in pratica la limitata estensione delle prescrizioni normative,
soprattutto per quanto riguarda la possibilità di impiego nelle zone dichiarate sismiche ha di
fatto operato in senso frenante.
Difatti fino al penultimo aggiornamento della normativa sulle azioni sismiche, il D.M.
16.1.1996 “Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche” era proibito applicare tale
metodo di verifica in zona sismica e cioè nella maggior parte del territorio nazionale.
Le nuove Norme tecniche per le costruzioni (D.I. 14-01-2008) hanno reso, in pratica,
obbligatorio l’impiego del metodo agli stati limite.
a) “stati limite ultimi”, associati al collasso o ad altre forme di cedimento strutturale che
possono mettere in pericolo l’incolumità delle persone;
b) “stati limite di servizio”, che corrispondono a condizioni superate le quali non risultano
più soddisfatte le esigenze di esercizio desiderate.
Gli stati limite possono essere raccolti nella lista seguente, che è una lista aperta, nel senso
che nel tempo possono essere individuati ulteriori stati limite che si aggiungono a quelli già
noti.
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Stati limite ultimi
1) perdita di equilibrio della struttura o di una sua parte considerata come corpo rigido;
2) rottura di sezioni critiche;
3) trasformazione della struttura in un meccanismo;
4) instabilità;
5) rottura per fatica;
6) dissesto per deformazione eccessiva (elastica o di fluage);
7) degrado o corrosione che rendano necessaria la sostituzione della struttura o di sue parti
fondamentali;
8) instabilità aerodinamica flesso-torsionale (flutter dei ponti sospesi).
La verifica della sicurezza nei confronti dei vari stati limite consiste nell’accertare che i valori
delle sollecitazioni prodotte dalle azioni di calcolo Sd = F Sk non superino le resistenze di
calcolo Rd = Rk/ R relative allo stato limite considerato, cioè:
RK
F SK
R
Nel caso delle verifiche allo stato limite ultimo (rottura) si tratta, in sostanza, di maggiorare i
carichi di esercizio di circa il 40-50%, in modo da prefigurare una situazione di crisi per le
sezioni resistenti.
Per quanto riguarda le strutture isostatiche gli effetti dei carichi, in termini di caratteristiche di
sollecitazione (N, T, M, Mtorcente), sono direttamente proporzionali ai carichi stessi, perché
le suddette caratteristiche di sollecitazione si valutano con i metodi della statica dei corpi
rigidi, cosicché si perviene alla medesima valutazione di Sd tanto applicando i coefficienti F e
i ai carichi di esercizio, quanto applicando i medesimi coefficienti agli effetti dei carichi di
esercizio.
Invece nel caso delle strutture iperstatiche l’aumento dei carichi dal livello di esercizio a
quello dello stato limite ultimo dà luogo ad una ridistribuzione dei momenti flettenti e delle
altre caratteristiche di sollecitazione rispetto ai valori forniti dalla analisi elastica della
struttura iperstatica, sottoposta alla azione dei carichi di esercizio.
Quindi si ottengono due risultati diversi applicando i coefficienti F e i ai carichi di esercizio
e risolvendo la struttura iperstatica in campo non-lineare, ovvero applicando i coefficienti
medesimi agli effetti dei carichi di esercizio. Difatti in questo secondo caso non viene attivata
la ridistribuzione dei momenti flettenti e delle altre caratteristiche di sollecitazione.
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Il problema del cumulo delle azioni delle costruzioni al fine di individuare le combinazioni di
calcolo da utilizzare nelle verifiche è molto complesso, ma può essere risolto in forma
approssimata, sufficiente per le applicazioni tecniche, con l’ausilio della normativa.
Il D.I. 14.01.2008 “Norme tecniche per le costruzioni”, Cap. 2, forniscono in proposito le
seguenti indicazioni:
essendo:
G1 il valore caratteristico delle azioni del peso proprio;
G2 il valore caratteristico delle azioni dei carichi permanenti portati;
P il valore caratteristico della forza di precompressione;
Qk1 il valore caratteristico dell’azione di base di ogni combinazione;
Qki i valori caratteristici delle azioni variabili tra loro indipendenti;
i i coefficienti parziali di sicurezza delle azioni;
ij = i coefficienti di combinazione delle azioni.
30
I valori dei coefficienti di combinazione sono riportati nella tabella seguente:
Allo scopo di interpretare il significato delle colonne della tabella precedente occorre chiarire
che nelle verifiche agli stati limite ultimi si distinguono:
- lo stato limite di equilibrio come corpo rigido: EQU
- lo stato limite di resistenza della struttura compresi gli elementi di fondazione: STR
- lo stato limite di resistenza del terreno: GEO
Inoltre è opportuno precisare che, con riferimento alla durata percentuale relativa ai livelli di
intensità dell’azione variabile, si definiscono:
- valore quasi permanente 2j×Qkj: la media della distribuzione temporale dell’intensità;
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- valore frequente 1j×Qkj: il valore corrispondente al frattile 95 % della distribuzione
temporale dell’intensità e cioè il valore che è superato per una limitata frazione del periodo
di riferimento;
- valore raro (o di combinazione) 0j×Qkj: il valore di durata breve ma ancora significativa
nei riguardi della possibile concomitanza con altre azioni variabili.
Allo scopo di comprendere meglio le modalità d’uso delle regole di combinazione dei carichi,
è utile fare un esempio di applicazione.
Si voglia determinare il valore di calcolo del momento flettente agente sulla sezione
d’incastro di una trave di c.a. di un edificio situato in zona sismica.
Il calcolo del telaio di cui fa parte la trave ha condotto ai seguenti valori di sollecitazione:
Nel determinare le combinazioni di carico si è fatto circolare tra i vari tipi di carico
accidentale (escluso il sisma) il ruolo di carico accidentale “di base”. Come si può vedere
dall’esempio numerico non è detto che sia immediatamente individuabile quale sia la
condizione di carico non sismica che produce il momento flettente più gravoso.
32
Nel caso di un edificio in zona sismica che sia sottoposto ai seguenti carichi elementari:
P = Peso proprio
Port = Permanente portato
QV = Accidentale verticale per edifici di abitazione
QN = Neve
SX = Sisma in dir X
SY = Sisma in dir Y
E’ da notare che non si presenta l’equivoco che talvolta poteva trarre in inganno nell’uso della
revisione precedente della normativa circa il valore del carico accidentale da considerare
simultaneamente alle azioni sismiche: il carico QV è sempre il valore ridotto del carico
accidentale caratteristico.
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LEZIONI N° 9, 10, 11 E 12
COSTRUZIONI DI ACCIAIO: IPOTESI DI BASE E METODI DI VERIFICA
L’acciaio da carpenteria è una lega Fe-C a basso tenore di carbonio, dall’1 al 3 per mille circa.
Gli acciai da costruzione sono prodotti mediante laminazione a caldo e sono disponibili sotto
forma di:
Prodotti lunghi
- laminati mercantili (angolari, L, T, piatti e altri prodotti di forma);
- travi ad ali parallele del tipo HE e IPE, travi IPN;
- laminati ad U
Prodotti piani
- lamiere e piatti (lamiere in rotoli, lamiere “da treno”)
- nastri
Profilati cavi
- tubi prodotti a caldo
Prodotti derivati
- travi saldate (ricavate da lamiere o da nastri a caldo);
- profilati a freddo (ricavati da nastri a caldo);
- tubi saldati (cilindrici o di forma ricavati da nastri a caldo);
- lamiere grecate (ricavate da nastri a caldo)
Dal punto di vista meccanico gli acciai da carpenteria sono caratterizzati da quattro parametri
principali:
1) Tensione di rottura a trazione: ft
2) Tensione di snervamento: fy
3) Resilienza
4) Allungamento percentuale a rottura
A parte la resilienza, che si ricava da una prova su una barretta intagliata, con intaglio a forma
di V, eseguita mediante il pendolo di Charpy, gli altri tre parametri sono ricavati da una prova
a trazione.
34
Le Norme Italiane prevedono l’impiego dei seguenti tipi di acciaio:
In grassetto sono indicati i tipi di acciaio più frequentemente impiegati in Italia: S235, S275,
S355.
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Comportamento sperimentale dell’acciaio nella prova di trazione.
1. Limite di proporzionalità
2. Limite elastico
3. Limite superiore di snervamento
4. Limite inferiore di snervamento
5. Tensione di rottura
6. Rottura effettiva per decoesione della sezione
A partire dal punto 5 si verifica il fenomeno della strizione, che comporta una sensibile
riduzione localizzata della sezione trasversale del campione. L’area della sezione passa dal
valore iniziale AINIZ al valore effettivo AEFF.
N
Per effetto della strizione la tensione effettiva agente EFF è più grande di quella che
AEFF
N
si può calcolare con riferimento alla sezione iniziale: . Il ramo cadente del
AINIZ
diagramma -, che si nota tra il punto 5 e il punto 6, si manifesta solo se l’area della sezione
del provino è supposta costante fino alla rottura.
36
2) Cicli di carico e scarico senza inversione di segno
Lo scarico avviene secondo una linea praticamente rettilinea e parallela al tratto iniziale
elastico-proporzionale.
Il materiale si comporta come elastico nel nuovo ciclo di carico.
Nel tratto 2-3-4 manca il ginocchio dello snervamento ed il tratto lineare è molto meno esteso.
Tale comportamento è noto come effetto Bauschinger.
37
Modelli matematici di comportamento
E (caso monoassiale)
C
(caso pluriassiale)
D
Caso 3
38
Criterio di snervamento
Come è noto il criterio di snervamento è la legge che definisce il limite di elasticità per
qualsiasi combinazione di tensioni.
Nel caso dell’acciaio da carpenteria il criterio di snervamento appropriato è quello di von
Mises (criterio del lavoro specifico di cambiamento di forma) che coincide con quello della
ottaedrica.
Naturalmente è sufficiente fissare l’attenzione su uno stato di tensione piano, perché non
esistono componenti strutturali metallici tridimensionali.
id 12 22 1 2 x2 y2 x y 3 xy2
Trazione semplice
N
adm
Aeff
In cui l’area efficace è l’area dell’asta depurata degli eventuali fori per i bulloni.
39
Flessione semplice
M
adm
W
In cui l’area efficace è l’area dell’asta depurata degli eventuali fori per i bulloni.
Nel caso di applicazione del metodo agli stati limite la verifica si esegue confrontando fra loro
caratteristiche di sollecitazione.
Gli stati limite ultimi da verificare, ove necessario, sono:
- stato limite di equilibrio, al fine di controllare l’equilibrio globale della struttura e delle sue
parti durante tutta la vita nominale comprese le fasi di costruzione e di riparazione;
- stato limite di collasso, corrispondente al raggiungimento della tensione di snervamento
oppure delle deformazioni ultime del materiale e quindi della crisi o eccessiva
deformazione di una sezione, di una membratura o di un collegamento (escludendo
fenomeni di fatica), o alla formazione di un meccanismo di collasso, o all’instaurarsi di
fenomeni di instabilità dell’equilibrio negli elementi componenti o nella struttura nel suo
insieme, considerando anche fenomeni locali d’instabilità dei quali si possa tener conto
eventualmente con riduzione delle aree delle sezioni resistenti.
- stato limite di fatica, controllando le variazioni tensionali indotte dai carichi ripetuti in
relazione alle caratteristiche dei dettagli strutturali interessati.
Per strutture o situazioni particolari, può essere necessario considerare altri stati limite ultimi.
r
C 1
y
y
in cui y è la curvatura allo snervamento ( y ) e r è la curvatura al raggiungimento
y AN
La Normativa Italiana individua, sulla base del valore di C , quattro classi di sezioni.
classe 1 quando la sezione è in grado di sviluppare una cerniera plastica avente la capacità
rotazionale richiesta per l’analisi strutturale condotta con il metodo plastico di cui al
§ 4.2.3.2 senza subire riduzioni della resistenza. Possono generalmente classificarsi
come tali le sezioni con capacità rotazionale C3;
classe 2 quando la sezione è in grado di sviluppare il proprio momento resistente plastico, ma
con capacità rotazionale limitata. Possono generalmente classificarsi come tali le
sezioni con capacità rotazionale C1,5;
classe 3 quando nella sezione le tensioni calcolate nelle fibre estreme compresse possono
raggiungere la tensione di snervamento, ma l’instabilità locale impedisce lo sviluppo
del momento resistente plastico;
classe 4 quando, per determinarne la resistenza flettente, tagliante o normale, è necessario
tener conto degli effetti dell’instabilità locale in fase elastica nelle parti compresse
che compongono la sezione. In tal caso nel calcolo della resistenza la sezione
geometrica effettiva può sostituirsi con una sezione efficace.
La Normativa fornisce delle tabelle per individuare la classe di una sezione, tabelle che qui
appresso si riportano per comodità di studio.
41
c
42
43
Per completare l’informazione si nota che la tabella 4.2.II fa riferimento al parametro ke,
rimandando all’Eurocodice EN 1993-1-5.
Osservato preliminarmente che il documento citato indica il parametro con il nome di k, si
riportano qui appresso gli elementi necessari per determinarlo.
Secondo l’Eurocodice k è il fattore di instabilità corrispondente al rapporto di sforzo
=2/1, desumibile dai prospetti 4.1 o 4.2 a seconda dei casi.
44
45
Tornando alle esame delle tabelle della Normativa Italiana, si può vedere che la tabella 4.2.I si
riferisce alla classificazione dei profili a doppio T e dei tubi quadri, sia laminati che saldati,
sulla base della geometria delle anime.
La tabella 4.2.II classifica invece i profili laminati a doppio T e a C e i profili scatolari saldati
sulla base della geometria delle ali.
Infine la tabella 4.2.III classifica gli angolari (profili ad L) ed i tubi.
46
Passiamo ora ad esaminare la seconda tabella.
47
Il profilo sia sottoposto a flessione semplice.
Bisogna applicare tanto la tabella 4.2.I che la 4.2.II.
La geometria della sezione prevede per l’anima uno spessore t = 5,6 mm e una lunghezza c =
159 mm.
Pertanto il rapporto c/t vale 159/5,6 = 28,39.
Il valore del parametro , dipendente dalla qualità dell’acciaio è pari a 0,92.
Poiché 28,39 è minore di 72 (che vale 72 x 0,92 = 66,24) la sezione può essere attribuita alla
classe 1.
Per completare l’analisi della sezione occorre esaminare anche la tabella 4.2.II.
Occorre determinare di nuovo i parametri c e t riferiti alle ali del profilo.
La geometria della sezione prevede per le ali uno spessore t = 8,5 mm e una lunghezza c =
35,20 mm.
Pertanto il rapporto c/t vale 35,20 /8,5 = 4,14.
Con riferimento alla appropriata colonna della tabella (la prima), poiché 4,14 è minore di 9
(che vale 9 x 0,92 = 8,28) la sezione può essere attribuita alla classe 1.
La sezione quindi è di classe 1.
Consideriamo ora il caso di un profilo HEA 300 realizzato con acciaio S275, avente tensione
caratteristica di snervamento di 275 N/mm2.
48
Bisogna applicare tanto la tabella 4.2.I che la 4.2.II.
La geometria della sezione prevede per l’anima uno spessore t = 8,5 mm e una lunghezza c =
208 mm.
Pertanto il rapporto c/t vale 208/8,5 = 24,47.
Il valore del parametro , dipendente dalla qualità dell’acciaio è pari a 0,92.
Con riferimento alla appropriata colonna della tabella (quella centrale), poiché 24,47 è minore
di 33 (che vale 33 x 0,92 = 30,36) la sezione può essere attribuita alla classe 1.
Per completare l’analisi della sezione occorre esaminare anche la tabella 4.2.II.
Occorre determinare di nuovo i parametri c e t riferiti alle ali del profilo.
La geometria della sezione prevede per le ali uno spessore t = 14 mm e una lunghezza c =
118,75 mm.
Pertanto il rapporto c/t vale 118,75 /14 = 8,48.
Con riferimento alla appropriata colonna della tabella (la prima), poiché 8,48 non è minore di
9 (che vale 9 x 0,92 = 8,28) la sezione non può essere attribuita alla classe 1.
Peraltro, poiché 8,48 è minore di 10 (che vale 10 x 0,92 = 9,20) la sezione può essere
attribuita alla classe 2.
Si ricava quindi che, per quanto riguarda l’anima, la sezione è di classe 1, mentre, per quanto
riguarda le ali, la sezione è di classe 2. Nel suo complesso la sezione è di classe 2, poiché si
considera la classe di valore più alto.
49
LEZIONE N° 13
Identificata la classe cui appartiene l’asta, la modalità di verifica dell’asta dipende dalla
classe del profilato.
Se il profilato appartiene alle classi 1 o 2, si può adottare il metodo plastico altrimenti, se il
profilato appartiene alle classi 3 o 4, si deve necessariamente adottare il metodo elastico.
Nel caso della classe 4 si deve tener conto anche della riduzione della sezione per effetto dei
fenomeni di instabilità locale e si deve cioè considerare una opportuna sezione efficace Aeff.
Tipicamente alla classe quattro appartengono i profili piegati a freddo, ma anche alcune
sezioni laminate possono farne parte, se di spessore sottile.
a) VERIFICA A TRAZIONE
La verifica a trazione si esegue in campo plastico per tutte le classi (in quanto l’instabilità
locale della classe 4 non si può verificare nella trazione semplice) e consiste nel controllare
che sia:
N Ed
1
Nt , Rd
A f yk
N pl , Rd (resistenza plastica della sezione lorda)
M0
0.9 Anet ftk
Nu , Rd (resistenza a rottura della sezione netta)
M2
50
b) VERIFICA A COMPRESSIONE
La verifica a compressione si esegue anch’essa in campo plastico per tutte le classi e consiste
nel controllare che sia:
N Ed
1
N c , Rd
A f yk
N c, Rd per le sezioni di classe 1, 2 e 3
M0
Aeff f yk
N c, Rd per le sezioni di classe 4
M0
L’andamento delle tensioni sulla sezione è il seguente:
Non è necessario dedurre l’area dei fori per i collegamenti bullonati, se i bulloni sono inseriti
nei fori, poiché si suppone che le deformazioni plastiche allo SLU siano così grandi da
chiudere il gioco tra fori e bulloni.
M Ed
1
M c, Rd
51
in cui M Ed è il momento flettente di calcolo
e N c , Rd è la resistenza di calcolo a flessione retta che si valuta tenendo anche conto della
presenza di eventuali fori in zona tesa per collegamenti bullonati, e vale:
W pl f yk
M c , Rd M pl , Rd per le sezioni di classe 1 e 2
M0
Wel ,min f yk
M c , Rd M el , Rd per le sezioni di classe 3
M0
Weff ,min f yk
M c , Rd per le sezioni di classe 4
M0
L’andamento delle tensioni nella sezione è riportato nella figura seguente, la parte di sinistra
si riferisce alle sezione di classe 1 e 2, la seconda a quelle di classe 3.
A titolo di esempio nel caso di profili IPE 200 il rapporto tra il modulo di resistenza plastico e
W pl 220, 6
quello elastico vale 1,135 e quindi di tale ordine di grandezza è il vantaggio
W pl 194,3
nell’utilizzare l’analisi rigido-plastica rispetto a quella lineare con snervamento ai lembi
estremi della sezione.
E’ evidente che la sensibile differenza incoraggia ad utilizzare la prima procedura, finché
possibile.
Negli elementi inflessi caratterizzati da giunti strutturali bullonati, la presenza dei fori nelle
piattabande dei profili può essere trascurata nel calcolo del momento resistente se è verificata
la relazione:
dove Af è l’area lorda della piattabanda, Af,net è l’area della piattabanda al netto dei fori.
52
d) VERIFICA A TAGLIO
La verifica a taglio non risente della classificazione delle sezioni e consiste nel controllare
che sia:
VEd
1
Vc , Rd
Av f yk
Vc, Rd
3 M 0
“ Av Ab b h **
53
Area resistente a taglio Av di alcuni profili di tipologia ricorrente.
In presenza di torsione, la resistenza a taglio del profilo deve essere opportunamente ridotta.
Per le sezioni ad I o H la resistenza a taglio ridotta è data dalla formula
t , Ed
Vc, Rd ,red Vc , Rd 1
1, 25 f yk 3 M 0
dove t , Ed è la tensione tangenziale massima dovuta alla torsione uniforme. Per sezioni cave,
invece, la formula è
1 t , Ed
Vc, Rd ,red Vc , Rd
1, 25 f yk
3 M 0
La verifica a taglio della sezione può anche essere condotta in termini tensionali (verifica
elastica) nel punto più sollecitato della sezione trasversale utilizzando la formula
Ed
1, 0
f yk 3 M 0
54
e) VERIFICA A FLESSIONE E TAGLIO
Se il taglio di calcolo VEd è inferiore a metà della resistenza di calcolo a taglio Vc,Rd
VEd 0,5Vc, Rd
si può trascurare l’influenza del taglio sulla resistenza a flessione, eccetto nei casi in cui
l’instabilità per taglio riduca la resistenza a flessione della sezione.
Se il taglio di calcolo VEd è superiore a metà della resistenza di calcolo a taglio Vc,Rd bisogna
tener conto dell’influenza del taglio sulla resistenza a flessione.
Posto
2
2VEd
1
Vc , Rd
la resistenza a flessione si determina assumendo per l’area resistente a taglio Av la tensione di
snervamento ridotta (1 - ) fyk.
Per le sezioni ad I o ad H di classe 1 e 2 doppiamente simmetriche, soggette a flessione e
taglio nel piano dell’ anima, la corrispondente resistenza convenzionale di calcolo a flessione
retta può essere valutata come:
Av2
pl , y
W f yk
Av2 f yk
4 t w
M y ,V , Rd W pl , y M y ,c , Rd
M0 4 tw M 0
M N , y , Rd M pl , y , Rd 1 n 1 0,5 a M pl , y , Rd
M N , z , Rd M pl , z , Rd per n a
55
n a 2
M N , z , Rd M pl , z , Rd 1 per n a
1 a
essendo:
Mpl,y,Rd il momento resistente plastico a flessione semplice nel piano dell’anima,
M pl,z,Rd il momento resistente plastico a flessione semplice nel piano delle ali,
e posto:
n N Ed N pl , Rd
a A 2bt f A 0,5
2 5n
M y , Rd M z , Rd
1
M N , y , Rd M N , z , Rd
con n 0,2 essendo n = NEd / Npl,Rd. Nel caso in cui n < 0,2, e comunque per sezioni generiche
di classe 1 e 2, la verifica può essere condotta cautelativamente controllando che sia:
M y , Rd M z , Rd
1
M N , y , Rd M N , z , Rd
56
Per le sezioni di classe 4, le verifiche devono essere condotte con riferimento alla resistenza
elastica (verifica tensionale); si possono utilizzare le proprietà geometriche efficaci della
sezione trasversale considerando la eventuale presenza dei fori.
57
LEZIONE N° 14
Gli elementi strutturali compressi sono presenti nelle colonne degli edifici, nelle travi
reticolari, nelle strutture di controvento, ecc …
Le colonne degli edifici per abitazione sono di solito costituite da un unico profilato HE.
Le colonne possono anche essere composte, con elementi di collegamento a calastrello oppure
a traliccio.
58
Nel caso degli elementi strutturali compressi è essenziale valutare la qualità dell’equilibrio.
Come è noto dai Corsi precedenti l’equilibrio elastico può essere stabile, instabile,
indifferente.
Naturalmente l’equilibrio elastico delle strutture deve essere stabile
Per la valutazione della stabilità dell’equilibrio delle aste semplici sono disponibili due
modelli di calcolo:
1) Il primo (Asta di Eulero) prevede le seguenti
ipotesi:
a) l’asta è perfettamente rettilinea;
b) la sezione trasversale è costante;
c) il carico è centrato (M = 0);
d) il materiale èperfettamente ed indefinitamente
elastico.
Se le imperfezioni geometriche relative alla non rettilineità dell’asse non superano il valore di
1/1000 della luce libera di inflessione e se le imperfezioni strutturali sono quelle derivanti dai
normali processi industriali a produzione controllata, si adotta come modello di calcolo
59
dell’asta industriale, imperfetta, il modello dell’asta di Eulero e si tiene conto delle
imperfezioni adottando le curve d’instabilità delle Norme, che sono divise in 5 categorie,
secondo il prospetto della pagina seguente.
Le curve di instabilità sono espresse in termini di , in cui il coefficiente è il
rapporto tra la tensione critica e la tensione di snervamento. Esso dipende dal tipo di sezione e
dal tipo di acciaio impiegato e si desume, in funzione della snellezza adimensionale,
A f yk
per le sezioni di classe1, 2 e 3
N cr
Aeff f yk
per le sezioni di classe 4.
N cr
dalla formula:
1
1, 0
2 2
1,2
1,0 a0
a
0,8
b
0,6
c
0,4
d
0,2
0,0
0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0
60
61
RICHIAMI E CHIARIMENTI
Determinazione del carico critico Ncr che separa la configurazione rettilinea stabile dalla
configurazione rettilinea instabile (carico di biforcazione).
M int M est
in cui
EJ d2y
M int EJ 2 (considerando l’espressione linearizzata della curvatura)
r dx
M est N y
Si ha allora:
d2y
EJ 2 N y
dx
d2y N
y0
dx 2 EJ
62
Posto, per comodità:
N
2
EJ
Si ottiene:
d2y
2
2 y 0
dx
y C1 sin x C2 cos x
yx 0 0 ; yx l0 0
C1 sin 0 C2 cos 0 0 C2 0
C1 sin l 0
k
sin l 0 l k
l
N
Sostituendo il valore di nella 2 , si ha:
EJ
k k 2 2 EJ
2
N cr
N cr
l EJ l2
63
Dividiamo ora l’equazione precedente, membro a membro, per l’area della colonna, A:
N cr 2 E J
2
A l A
N cr
Il primo membro rappresenta la tensione critica: cr .
A
Ricordiamo poi che il rapporto tra il momento d’inerzia e l’area di una sezione corrisponde al
J
quadrato del raggio d’inerzia i: i 2 .
A
Si ottiene quindi:
2E
cr 2
i2
l
l
i
e si ha:
2E
cr
2
2E
f yk
p2
A f yk f yk 2E 2
N cr cr p E p
2 2
64
cr
f yk
Si può quindi esprimere l’iperbole di Eulero in funzione di dividendo cr per fyk.
Si ottiene allora:
cr N cr 1
2
f yk A f yk
2E
L’iperbole di Eulero cr diventa quindi:
2
1
2
65
LEZIONI N° 15 E 16
INSTABILITÀ (CONTINUAZIONE)
cr
fy
66
Quindi tanto minore è cr, a parità di e di , tanto minore è il coefficiente .
Affinché la verifica di stabilità sia soddisfatta, si deve controllare che la tensione di
compressione sulla sezione sia inferiore alla tensione critica cr . La Normativa Italiana
riconduce la verifica di stabilità ad una verifica formalmente analoga a quella di resistenza
nella maniera seguente:
N Ed cr
A M1
Dividendo ambo i membri per f yk si ottiene:
N Ed cr N Ed M 1 cr N Ed
1
A f yk f yk M 1 A f yk f yk A f yk M 1
dove
N Ed è l’azione di compressione di calcolo,
N b,Rd è la resistenza all’instabilità nell’asta compressa, data da
cA fyk
N b,Rd = per le sezioni di classe 1, 2 e 3,
gM 1
cAeff fyk
N b,Rd = per le sezioni di classe 4.
gM 1
La snellezza deve essere minore di 200 per le membrature principali e di 250 per le
membrature secondarie.
Nel caso in cui lo schema statico della colonna compressa non sia quello di trave appoggiata,
la lunghezza libera di inflessione deve essere valutata mediante la:
0 = b
67
più curve cr o cr -
68
69
70
71
72
La tensione massima al bordo della sezione vale allora:
N M
smax = +
A æ N ö÷
Wel çç 1 - ÷
èç N E ø÷÷
Allo scopo di non creare una discontinuità con la formula di verifica che si utilizza nel caso di
compressione centrata (M = 0) è conveniente dividere il primo membro della sommatoria per
il coefficiente della colonna (il più piccolo tra quelli relativi alle due direzioni principali):
N M fyk
smax = + £
cA æ N ÷÷ö gM 1
Wel çç 1 - ÷ø÷
çè N E
eseguendo quindi una verifica al limite elastico (tensione di snervamento fattorizzata al lembo
della sezione).
La precedente relazione può essere riscritta in termini di curva di interazione moltiplicando
gM 1
ambo i membri per . Si ottiene allora:
fyk
N gM 1 M gM 1
+ £1
c fyk A æ N ö÷
fykWel çç 1 - ÷
çè N E
÷÷ø
N Ed ⋅ gM 1 M yeq,Ed ⋅ gM 1
+ £1
cmin ⋅ fyk ⋅ A æ N ÷÷ö
fyk ⋅ Wy ççç 1 - Ed ÷
èç N cr ,y ø÷
La formula può essere estesa alla pressione eccentrica deviata (2 momenti flettenti):
73
dove:
cmin è il minimo fattore χ relativo all’inflessione intorno agli assi principali di
inerzia;
Wy e Wz sono i moduli resistenti elastici per le sezioni di classe 3 e i moduli resistenti
plastici per le sezioni di classe 1 e 2,
Ncr,y e/o Ncr,z sono i carichi critici euleriani relativi all’inflessione intorno agli assi
principali di inerzia;
Myeq,Ed e Mzeq,Ed sono i valori equivalenti dei momenti flettenti da considerare nella verifica.
Se il momento flettente varia lungo l’asta si assume, per ogni asse principale di inerzia,
Nel caso di asta vincolata agli estremi, soggetta a momento flettente variabile linearmente tra i
valori di estremità Ma e Mb, |Ma|≥|Mb|, si può assumere per Meq,Ed il seguente valore
74
75
LEZIONI N° 17 E 18
76
77
78
Il concetto di snellezza equivalente
79
Il carico critico elastico Ncr può essere espresso come:
1
N cr ,id
1
N cr G A
Nel caso più generale di asta non a parete piena, ma a traliccio o calastrellata, il carico critico
può essere espresso come:
1
N cr ,id , in cui Sv è la rigidezza a taglio del traliccio.
1 1
N cr Sv
Le Norme tecniche prevedono anche la possibilità che sia presente almeno
una eccentricità non intenzionale del carico assiale, dovuta alle imperfezioni,
L
espressa tramite una deformata sinusoidale avente valore massimo: e0
500
Il corrispondente momento dovuto alla deformata (del II ordine) agente
sull’asta vale:
N Ed e0 N Ed e0 N Ed e0
II
M Ed
N
1 Ed 1 1 N Ed N Ed
1 N Ed 1
N cr ,id N cr S v N cr Sv
in analogia con quanto già visto nel caso della instabilità delle colonne presso inflesse.
Se l’asta composta è costituita da due montanti collegati fra di loro, come nella figura
seguente,
80
Lo sforzo normale di progetto agente sul singolo montante vale:
N Ed M Ed N Ed M Ed Ac
N c , Ed
2 h0 2 W
J eff
in cui Ac è l’area del corrente W 2 , Jeff è il momento d’inerzia efficace della sezione
h0
composta (precisato più avanti) ed MEd comprende sia il momento effettivamente applicato,
I II
M Ed , che quello dovuto alle imperfezioni dell’asta, M Ed .
Si ha quindi:
N Ed M Ed h0 Ac
N c , Ed
2 2 J eff
in cui :
h0 è la distanza tra i baricentri dei correnti,
Ac è l’area di ciascun corrente
ed MEd vale:
N Ed e0 M Ed
I
M Ed M I
Ed M II
Ed
N N
1 Ed Ed
N cr Sv
Sv e Jeff assumono valori diversi in funzione della tipologia della colonna composta.
La verifica dei calastrelli e degli elementi di parete dei tralicci nei campi estremi può essere
eseguita considerando la forza di taglio nell’asta composta
M Ed
VEd
L
Per i calastrelli si devono considerare anche il momento flettente e lo sforzo di taglio dovuto
al funzionamento a telaio dell’elemento.
81
Aste composte tralicciate
Naturalmente devono essere verificati nei riguardi dei fenomeni di instabilità sia i diagonali
sia i correnti. La verifica consiste nel corrente che sia
N c , Ed
1, 0
N b , Rd
N Ed M Ed h0 Ac
N c , Ed
2 2 J eff
cA fyk
N b,Rd = per le sezioni di classe 1, 2 e 3,
gM 1
cAeff fyk
N b,Rd = per le sezioni di classe 4.
gM 1
82
La rigidezza equivalente a taglio della tralicciatura, Sv, può essere ricavata, in funzione dello
schema di tralicciatura adottato, dalla Tabella C4.2.II della Circolare di applicazione delle
NTC.
Nelle aste composte calastrellate le verifiche dei correnti e dei calastrelli possono essere
condotte utilizzando la distribuzione di forze e sollecitazioni indicata in Figura considerando
sia lo sforzo normale che il taglio di progetto.
83
In cui Jc è il momento d’inerzia della sezione del corrente e è un coefficiente di efficienza
che vale:
L J1
con ; i0 ; J1 0,5h02 Ac 2 J c
i0 2 Ac
La verifica di aste composte costituite da due o quattro profilati, vedi Figura C4.2.10, posti ad
un intervallo pari alle spessore delle piastre di attacco ai nodi e comunque ad una distanza non
superiore a 3 volte il loro spessore e collegati con calastrelli o imbottiture, può essere condotta
come per un’asta semplice, trascurando la deformabilità a taglio del collegamento, se gli
interassi dei collegamenti soddisfano le limitazioni della tabella C4.2.III.
84
Nel caso di angolari a lati disuguali, tipo (6) di Figura C4.2.10, l’instabilità dell’asta con
inflessione intorno all’asse y di Figura C4.2.10 può essere verificata considerando un raggio
d’inerzia
i0
iy
1,15
La spaziatura massima tra gli elementi collegati da imbottiture è molto esigua, se si vuole
trascurare l’effetto deteriorante del taglio, 15-20 cm. Ciò è certamente penalizzante per le
applicazioni.
Può essere utile tener conto della deformabilità a taglio della trave composta, utilizzando
indicazioni di bibliografia.
Si può fare riferimento alle Istruzioni CNR 10011, le quali prescrivono:
85
La smellezza equivalente così definita può essere utilizzata per eseguire la verifica ad
instabilità con la stessa procedura impiegata per le colonne sottoposte a solo carico assiale.
86
LEZIONE N° 19
87
88
89
90
91
Esempio numerico
bh 2 15 2502
Wel 156250 cm3
6 6
bh 2
15 2502
Wp 234375 cm 2
4 4
Le considerazioni qui svolte possono essere estese al caso di momento flettente variabile
lungo la trave e di sezioni trasversali a doppio T, ma, per ragioni di tempo, non affronteremo
tali problemi.
92
LEZIONI N° 20 E 21
SISTEMI DI COLLEGAMENTO
93
I valori dei coefficienti parziali di sicurezza per le unioni sono i seguenti:
Fp ,Cd 0, 7 f tb Ares
94
in cui ftb è la resistenza a rottura del bullone (non la resistenza allo snervamento) del bullone
ed Ares è l’area resistente del bullone, misurata nella zona filettata del gambo.
M k d Fp ,Cd k d 0, 7 f tb Ares
in cui d è il diametro del bullone e k è un fattore che è indicato sulle confezioni dei bulloni e
delle viti e che varia, orientativamente, tra 0,10 e 0,22.
Indichiamo invece con A l’area della parte non filettata del gambo.
Per quanto possibile la filettatura deve rimanere all’esterno delle lamiere, risultato che si
ottiene avvalendosi anche della presenza delle rosette.
Per le resistenze delle varie classi di bulloni si veda Tabella 11.3.XII.b della Circolare di
applicazione delle Norme tecniche.
95
Il calcolo è convenzionale e viene eseguito in campo plastico, non tenendo conto delle
concentrazioni di tensione intorno ai fori e presupponendo, per effetto della plasticizzazione
delle viti, la distribuzione uniforme degli sforzi fra i bulloni di una stessa unione.
96
Verifica delle unioni a taglio
nel caso in cui il piano di taglio intersechi la parte filettata della vite.
In caso contrario la resistenza di calcolo, sempre per ogni piano di taglio, è:
Si fa presente che nel fenomeno del taglio interviene la resistenza a taglio del materiale ftaglio ,
che tramite il criterio di snervamento di Von Mises può essere correlata alla resistenza a
ft
trazione ft : ftaglio 0,577 f t .
3
Fb , Rd k f tk dt M 2
α=min {e1/(3 d0) ; ftb/ft; 1} per bulloni di bordo nella direzione del carico applicato,
α=min {p1/(3 d0) – 0,25 ; ftb/ft ; 1} per bulloni interni nella direzione del carico applicato,
k=min {2,8 e2/d0 – 1,7 ; 2,5} per bulloni di bordo nella direzione perpendicolare al carico
applicato,
97
k=min {1,4 p2 / d0 – 1,7 , 2,5} per bulloni interni nella direzione perpendicolare al carico
applicato,
Per quanto riguarda d0, si fa presente che la Normativa prevede che i fori devono avere
diametro uguale a quello del bullone maggiorato al massimo di 1 mm, per bulloni sino a 20
mm di diametro, e di 1,5mm per bulloni di diametro maggiore di 20 mm.
Nel caso di unione sottoposta a trazione i bulloni sono sottoposti a trazione. Le verifiche
devono assicurare che non si verifichi la rottura per trazione dei bulloni e il punzonamento
delle lamiere.
Fb , Rd 0,9 f tb Ares M 2
98
2) Punzonamento della lamiera
ft
ftaglio 0,577 f t
3
B p , Rd 0, 6 d m t p ftk M 2
in cui dm è il più piccolo valore tra il diametro del dado ed il diametro medio della testa del
bullone;
tp è lo spessore del piatto ed
ftk e la resistenza caratteristica a rottura per trazione della lamiera.
Nel caso di presenza sia della trazione che del taglio, si può utilizzare la formula di
interazione lineare:
Fv , Ed Ft , Ed
1
Fv , Rd 1, 4 Ft , Rd
Ft , Ed
con la limitazione 1
Ft , Rd
99
LEZIONI N° 22 E 23
L’applicazione della regola può essere controllata confrontando i risultati che si ottengono
dalla sua applicazione con quelli contenuti nella tabella delle specifiche delle Norme.
640
Come abbiamo già detto, tutti i bulloni, anche quelli delle classi inferiori 4.6, 5.6 e 6.8,
devono essere serrati.
E’ consigliabile utilizzare la forza di serraggio:
Fp ,C 0, 7 ftb Ares
100
a cui corrisponde la coppia di serraggio:
M k d Fp ,C k d 0, 7 f tb Ares
in cui d è il diametro del bullone e k è un fattore che è indicato sulle confezioni dei bulloni e
delle viti e che varia, orientativamente, tra 0,10 e 0,22.
Non è necessario però applicare un valore preciso del pre-carico.
Soltanto per i bulloni delle classi 8.8 e 10.9 è consentito di tener conto del pre-carico in sede
di verifica.
La forza trasmissibile per attrito da parte di ciascun bullone e per ogni piano di contatto tra gli
elementi da collegare vale:
Fs , Rd Fp ,C M 3 0, 7 f tb Ares M 3
Poiché i bulloni delle classi 8.8 e 10.9 possono essere impiegati anche nelle giunzioni a taglio,
è interessante confrontare le forze di taglio che possono essere trasmesse in quel caso e nel
caso di collegamento ad attrito, considerando in entrambe i casi le aree della zona filettata Ares
e l’ipotesi più favorevole sul coefficiente di attrito (0,45).
a) Unione a taglio
b) Unione ad attrito
101
Confrontiamo la capacità portante delle unioni a taglio ed attrito.
Nel caso di unioni realizzate con bulloni 8.8 si ha:
Fv , Rd 384
1,90
Fs , Rd 202
Fv , Rd 400
1,58
Fs , Rd 252
Come si vede la capacità portante maggiore si realizza con le unioni a taglio, che sono in
grado di trasmettere un carico che vale circa il 60% di più di quella delle giunzioni ad attrito.
D’altra le unioni ad attrito presentano il vantaggio di una minore deformabilità, dovuta sia
all’assenza di movimenti del gambo all’interno del foro, sia all’assenza di assestamenti
plastici della zona di contatto fra gambo e foro.
Peraltro il vantaggio delle unioni ad attrito su quelle a taglio si manifesta principalmente nelle
condizioni di servizio, a causa della miniore deformabilità delle giunzioni e, quindi, della
struttura.
E’ quindi anche ragionevole progettare unioni che si comportino ad attrito nelle condizioni di
servizio ed invece possano scorrere allo stato limite ultimo, comportandosi così come unione
a taglio.
In questo caso le azioni da considerare nel progetto dell’unione ad attrito sono quelle derivanti
dalla combinazione di esercizio rara. Peraltro la sicurezza alla rottura va garantita con una
ulteriore verifica come unione a taglio.
La verifica di una giunzione ad attrito sottoposta a taglio consiste quindi nel confrontare la
forza di taglio relativa ad un bullone ed ad un piano di scorrimento prodotta dai carichi di
progetto esterni con la forza interna corrispondente dovuta all’attrito e controllare che la
prima sia minore della seconda.
102
II) Giunzioni ad attrito soggette a forze di trazione
Consideriamo ora una unione formata da bulloni ‘lenti’, bulloni cioè per i quali non si tiene
conto nel calcolo della forza di serraggio. Per semplicità supponiamo che i bulloni siano tutti
uguali. Applicando alla unione una forza di trazione centrata F, detta forza si divide in parti
uguali fra gli n bulloni e dà luogo alla tensione di trazione:
F
Ares
n
103
Nel diagramma di sinistra è riportato l’andamento del legame Forza-allungamento di un
bullone lento.
Evidentemente esso corrisponde esattamente a quello che si otterrebbe eseguendo
semplicemente una prova di trazione su solo bullone: la forza esterna F passa integralmente
attraverso il gambo della vite.
Nel diagramma di destra è invece riportato l’andamento del legame Forza allungamento di un
bullone serrato.
La preliminare esecuzione del serraggio del bullone ha prodotto una forza di trazione Nb nel
bullone e, di conseguenza, un allungamento del gambo dello stesso che vale O’.
Per l’equilibrio la stessa forza Nb, però di compressione, è stata conferita alle lamiere, che
hanno subito un accorciamento.
L’allungamento del bullone in conseguenza dell’applicazione della forza F avviene quindi a
partire dal punto O’.
La forza esterna F si ripartisce, nel tratto O’B, fra le lamiere e la vite, per poi passare
integralmente nella vite a partire la punto B, in corrispondenza del quale si verifica il distacco
delle lamiere.
Sperimentalmente si trova che, nel tratto O’B, circa il 20 % di F viene sopportato dalla vite,
mentre il residuo 80% viene sopportato dalle lamiere.
A partire dalla decompressione delle lamiere tutto il carico esterno passa esclusivamente
attraverso i bulloni.
Il carico di decompressione costituisce perciò il carico ultimo.
104
105
Calcoliamo ora la forza nel collegamento che produce la decompressione delle lamiere, Fdec.
Essa si realizza quando la Forza nella lamiera, FLAM, è proprio pari alla forza di serraggio
Fp ,C :
Poiché:
A
FLAM F
A ALAM
si ha:
A
Fp ,C Fdec
A ALAM
e, quindi:
A ALAM 1
Fdec Fp ,C Fp ,C 1, 20 Fp ,C
A 0,85
106
LEZIONI N° 24 E 25
UNIONI SALDATE
107
108
109
Le norme italiane considerano, per le saldature a cordone d’angolo, due procedimenti di
verifica.
Il primo opera sulla sezione di gola (con le tensioni ivi agenti) ed è espresso dal criterio di
resistenza:
ftk
^2 + 3 ( ^2 + ||2 ) £
M2
in cui:
ftk = resistenza a rottura del più debole materiale degli elementi collegati
= 0,80 per acciaio S235, 0,85 per acciaio S275, 0,90 per acciaio S355, 1,00 per acciaio
S420 e S460.
Il secondo metodo di verifica opera invece sulla sezione di gola ribaltata (con le tensioni
corrispondenti) ed è espresso dalle relazioni:
in cui:
fyk = tensione di snervamento caratteristica
I coefficienti e sono funzione del tipo di acciaio, come riportato nella tabella seguente.
1 2
1
2
110
111
112
113
114
Resta da stabilire il valore fu,w.
Si pone fu ,w £ w fyk
I valori di w sono:
S235 : w = 1,20
S 275, S355: w = 1,00
S 420, S 460: w = 0,90
I valori di 1 e 2, differenziati per tipo di acciaio, sono quelli della tabella precedente, che
qui si riporta per comodità di lettura.
1
2
ì
ï 0,85 fyk (S 235 ) (a)
ï
ï
n^ 2
+ t^ + t|| £ ï
2 2
í0,70 fyk (S 275 - S 355 ) ( b )
ï
ï
î0,62 fyk (S 420 - S 460 ) ( c )
ï
ï
ì
ï1,00 fyk (S 235 ) (d )
ï
ï
ï
n^ + t^ £ í0,85 fyk (S 275 - S 355 ) ( e )
ï
ï
î 0,75 fyk (S 420 - S 460 ) ( f )
ï
ï
Giustificazione dei valori delle tensioni di riferimento nelle eq. (a), (b), (c), (d),(e), (f).
115
LEZIONI N° 26, 27 E 28
116
Fv , Ed Ft , Ed Ft , Ed
1, con la limitazione 1
Fv , Rd 1, 4 Ft , Rd Ft , Rd
117
118
119
120
LEZIONE N° 29
NODI INCASTRO
121
122
123
124
ad uno.
125
126
LEZIONE N° 30
La verifica degli stati limite di esercizio è volta, come già preannunciato, a garantire
l’efficienza funzionale delle costruzioni.
Nel caso delle costruzioni di acciaio gli stati limite di esercizio da considerare sono i seguenti:
Per quanto riguarda l’ultimo punto, abbiamo già avuto modo di parlarne nello studio dei
collegamenti ad attrito, quando abbiamo evidenziato che l’efficacia delle unioni ad attrito non
necessariamente deve essere garantita fino allo stato limite ultimo.
In questo caso, interessante anche dal punto di vista economico, l’efficacia del collegamento
ad attrito deve essere garantita fino allo stato limite di servizio e lo stato limite ultimo deve
invece essere garantito considerando la giunzione come non presollecitata.
127
Un primo provvedimento che si può prendere per ridurre lo spostamento verticale delle travi,
è quello di realizzare le travi stesse già pre-deformate verso l’alto, conferendo ad esse prima
del montaggio un contro freccia (o monta). Naturalmente ciò può solo neutralizzare gli effetti
del peso proprio e dei carichi permanenti.
Inoltre bisogna controllare per via numerica che la deformabilità/spostamento non superi
valori limite che sono indicati dalle norme tecniche come frazione della lunghezza
dell’elemento inflesso.
Le norme definiscono lo spostamento totale della linea d’asse della trave come:
tot = 1 + 2
128
Negli caso degli edifici gli spostamenti laterali alla sommità delle colonne devono essere
limitati ad una opportuna frazione dell’altezza della colonna () e dell’altezza complessiva
dell’edificio (), utilizzando, anche in questo caso, la combinazione caratteristica (rara).
Una ulteriore motivazione del controllo dello spostamento nel caso degli edifici è quello di
limitare gli effetti del secondo ordine, che comportano la traslazione in orizzontale del punto
di applicazione dei carichi verticali, con evidente aggravio delle sollecitazioni nelle
membrature (effetto P-).
Le limitazioni sugli spostamenti laterali sono assegnate in funzione dell’altezza totale
dell’edificio (H) e dell’altezza di interpiano (h).
Vengono limitati, a seconda dei casi, lo spostamento complessivo () o lo spostamento di
interpiano ().
129
Per quanto riguarda lo stato limite di vibrazioni, le verifiche devono essere eseguite con
riferimento alla combinazione frequente.
Nel caso di solai caricati regolarmente da persone, la frequenza naturale più bassa della
struttura del solaio non deve in generale essere minore di 3 Hz.
A questo proposito si ricorda che la frequenza prevalente delle azioni prodotte dai passi delle
persone è intorno a 2 Hz. Il criterio della verifica è quindi quello che le strutture siano
caratterizzate da frequenze naturali più elevate della eccitazione dovuta al movimento delle
persone, in modo da evitare fenomeni di amplificazione della risposta dinamica.
Nel caso di solai soggetti a eccitazioni cicliche il controllo sulla frequenza naturale deve
essere più stringente ed è opportuno che essa non sia inferiore a 5 Hz.
In alternativa a tali limitazioni potrà condursi un controllo di accettabilità della percezione
delle vibrazioni.
130
LEZIONE N° 31
131
Esaminando la figura osserviamo una ulteriore importante caratteristica, e cioè che
l’andamento del legame - in compressione è non lineare e che quindi il modulo elastico E
varia con il livello tensionale.
Invece in trazione il legame - è con ottima approssimazione lineare.
La non-linearità in compressione rivela che la rottura è preceduta da fenomeni di
danneggiamento progressivo: micro fessurazione, che trova innesco all’interfaccia tra pasta di
cemento ed aggregati ove si verificano concentrazioni di tensione, ed infine fessurazione.
Se la prova a compressione prosegue dopo che è stato raggiunto il valore massimo della
resistenza a compressione – approssimativamente in corrispondenza di una deformazione
unitaria del 2 ‰ – si nota presenza di un ramo cadente che, materialmente, può essere
percorso solo se la prova viene condotta a velocità di deformazione costante mediante una
macchina di prova che opera in controllo di spostamento. Per raggiungere tale obiettivo
occorre che la macchina, dopo che è stato raggiunto il carico massimo che il provino di
calcestruzzo è in grado di sopportare, sia in grado di regolare automaticamente (ridurre
opportunamente) il carico applicato in modo che si realizzi la desiderata velocità di
deformazione .
La resistenza a compressione del calcestruzzo è influenzata dallo stato di tensione che agisce
secondo direzioni ortogonali a quello conferito dalla macchina di prova.
Per meglio chiarire il concetto, immaginiamo di eseguire delle prove sperimentali, portando a
rottura tre cubetti di calcestruzzo.
Durante la prova il primo campione sia sottoposto alla tensione verticale v ed a tensioni
orizzontali h nulle. Il secondo, invece sia sottoposto alla tensione verticale v ed a tensioni
orizzontali h=v. Il terzo, infine, sia sottoposto alla tensione verticale v ed a tensioni
orizzontali h=v/2.
La presenza di tensioni di compressione orizzontali ha l’effetto di innalzare il valore del
carico di rottura e di diminuire la pendenza del ramo cadente oltre il picco della resistenza
(fenomeno del confinamento).
Questa osservazione suggerisce l’uso di elementi trasversali al carico (staffe) con funzione
cerchiante.
Nella figura seguente è rappresentata la curva limite (luogo delle condizioni di rottura) per lo
stato di tensione biassiale (che è quello che ricorre più di frequente nella pratica), ricavata da
H. Ruesch sulla base di una estesa sperimentazione.
132
Si nota l’incremento della resistenza a compressione nella sollecitazione biassiale con tensioni
principali uguali, entrambe di compressione (circa +15%).
Si tratta peraltro di un incremento modesto, perché nella terza direzione la tensione è nulla
(stato di tensione biassiale) e la dilatazione del calcestruzzo micro fessurato si può sviluppare
senza impedimenti.
Durante l’esecuzione di una prova a compressione i piatti della macchina di prova esercitano,
mediante l’attrito, un’azione di confinamento sul conglomerato, che “falsa” il valore della
resistenza a compressione e dipende dalla forma (rapporto base/altezza) del provino stesso.
Per questo motivo la resistenza misurata su cubetti (per esempio di 15 cm di lato) – resistenza
cubica – è maggiore di quella misurata su provino cilindrici (d = 15 cm, h = 30 cm) –
resistenza cilindrica.
133
A questo proposito le Norme italiane suggeriscono di valutare la resistenza cilindrica fc come
l’83% della resistenza cubica Rc: fc = 0,83 Rc.
Per quanto riguarda il legane costitutivo in compressione del calcestruzzo, le Norme Italiane,
così come la maggior parte di quelle Internazionali, suggeriscono di utilizzare un modello
semplificato del tipo “parabola-rettangolo”, che ignora la presenza del ramo cadente oltre il
picco in compressione.
Il ramo in trazione viene normalmente ignorato dalle normative tecniche, anche se il suo ruolo
è fondamentale nel comportamento a fessurazione.
La sua modellazione è rilevante nel comportamento degli elementi poco o per nulla armati,
che richiedono l’applicazione di concetti della meccanica della frattura non-lineare.
134
LEZIONI N° 31 E 32
Prima di addentrarci nei dettagli della teoria tecnica del cemento armato, è utile richiamare
alcune nozioni sul comportamento sperimentale di componenti di c.a.
Consideriamo una trave appoggiata di c.a., caricata in mezzeria con un carico concentrato P.
Supponiamo di eseguire una prova di carico, facendo aumentare il valore di P dallo zero, fino
al valore cui corrisponde la rottura per flessione della trave.
Diagrammando sul piano P-f, il valore della forza contro la freccia in mezzeria si ottiene un
diagramma che ha un andamento approssimativamente costituito da tre tratti rettilinei, che
corrispondono a tre “stadi” di comportamento del componente considerato.
Nel I stadio il calcestruzzo teso è reagente tanto a compressione che a trazione, poiché le
tensioni di trazione risultano inferiori a quelle di rottura.
Trattandosi di sezioni non omogenee, si può operare sulla sezione ideale omogeneizzata,
pensata, cioè, trasformata interamente in calcestruzzo.
P III stadio
II stadio
II stadio convenzionale
I stadio
f
Fig. 31-1 - Andamento della freccia in mezzeria in funzione del carico.
135
A tale scopo basta moltiplicare le aree metalliche per il rapporto dei moduli elastici n = Es/Ec.
Il momento d’inerzia di una sezione di cemento armato calcolato nel I stadio viene utilizzato
per la interpretazione dei risultati delle prove di carico eseguite nel corso del collaudo statico,
allo scopo di calcolare la freccia teorica da confrontare con la freccia misurata, ed in genere
per valutare le frecce degli elementi prevalentemente inflessi sotto l’azione del carico di
servizio.
Il I stadio termina con la fessurazione del calcestruzzo teso ed inizia il II stadio.
Naturalmente la prova di carico può continuare dopo la fessurazione se è presente armatura i
zona tesa in quantità sufficiente a sopportare il Momento flettente che ha prodotto la
fessurazione.
In tutto il II stadio il calcestruzzo teso è fessurato. Ciò vuol dire che il calcestruzzo è non
reagente a trazione in corrispondenza delle sezioni fessurate. Tra due sezioni fessurate invece,
a causa dell’aderenza con le barre di acciaio tese che lo attraversano, il conglomerato
continua ad essere teso e collabora con l’acciaio fornendo un contributo irrigidente (tension
stiffening). Il contributo irrigidente del conglomerato teso, è normalmente trascurato nella
valutazione della capacità portante, mentre è preso in considerazione nella valutazione
dell’ampiezza delle lesioni e nel calcolo degli spostamenti delle travi, quando interessa,
appunto, prevederne il comportamento in fase fessurata.
Nel metodo di analisi alle Tensioni Ammissibili si adotta l’ipotesi che il calcestruzzo teso sia
non reagente, fin dal carico P=0, come cioè se esso fosse prefessurato già prima della messa
in carico. In sostanza l’ipotesi di calcestruzzo teso non reagente prefigura un II stadio
convenzionale, che non è preceduto dal I stadio (calcestruzzo teso reagente), come avviene
per il II stadio effettivo.
In tal modo il II stadio convenzionale corrisponde alla parallela al II stadio effettivo passante
per l’origine.
Questa semplice regola di costruzione rende lineare il legame carico-effetto del carico.
136
La teoria basata sul II stadio convenzionale è stata adottata per le verifiche di resistenza
nell’ambito del metodo delle Tensioni Ammissibili.
Il metodo agli Stati Limite, invece, utilizza le analisi condotte nel I e nel II stadio per le
verifiche agli stati limite di esercizio (deformazione, fessurazione, tensioni in esercizio) ed
allo stato limite ultimo di fatica, che, pur essendo uno stato limite ultimo, è dovuto alla
ripetizione dei carichi di esercizio.
Le analisi nel III stadio vengono utilizzate per le verifiche agli stati limite ultimi di resistenza.
Nel caso di calcolo agli stati limite (III stadio), la normativa (DM.14/01/2008 “Norme
tecniche per le costruzioni” e Circolare 02/02/2009) fornisce le seguenti indicazioni:
137
138
139
140
141
LEZIONE N° 34
L’esperienza mostra che tra una barra di acciaio ed il calcestruzzo in cui essa è immersa si
sviluppa un legame di aderenza. Se la lunghezza della parte di barra incorporata nel getto è
sufficiente, una prova di estrazione della barra stessa si conclude con lo snervamento della
barra, senza che si verifichi il suo sfilamento.
Questa caratteristica, unitamente alla somiglianza, del tutto casuale, dei coefficienti di
dilatazione termica dell’acciaio e del calcestruzzo ( 10-5), ha reso di fatto possibile lo
sviluppo della tecnologia del cemento armato.
Il problema della valutazione della lunghezza di ancoraggio di una barra tesa può essere
affrontato mediante il semplice modello rappresentato nella figura seguente.
considerazione del fatto che essa viene valutata con una prova a rottura, si ha per l’equilibrio
alla traslazione:
d2
F s d lanc ad
4
La lunghezza di ancoraggio vale quindi:
s 1
lanc d
ad 4
I valori di s e di ad dipendono dai materiali utilizzati e sono forniti dalla normativa.
142
Utilizzando il Metodo agli Stati Limite (secondo il D.M. 14/01/2008) impieghiamo
calcestruzzo avente resistenza caratteristica cubica Rck = 30 N/mm2 ed acciaio ad aderenza
migliorata tipo B450C, che ha resistenza caratteristica di snervamento f yk 450 N / mm 2 .
Si ha quindi:
s f yk 450 N / mm 2 in cui non va applicato il coefficiente parziale di sicurezza
Quindi:
f ck 0,83 30 24,90 N / mm 2
f ctk 0, 70 2,56 1, 79 N / mm 2
1, 79
ad 2, 25 2, 68 N / mm 2
1,5
Quindi la lunghezza di ancoraggio vale:
s 1 450
ld d d 41,9 diametri
ad 4 2, 68 4
Inoltre ai punti 4.1.2.1.1.4 e 4.1.2.1.8 vengono riportate alcune ulteriori indicazioni e cioè che
nel caso di armature molto addensate o ancoraggi in zona di calcestruzzo teso, la resistenza di
aderenza va ridotta, diminuendola di almeno 1,5 volte.
Ciò comporta che viene di conseguenza aumentata la lunghezza di ancoraggio.
In ogni caso la lunghezza di ancoraggio deve essere di almeno 20 diametri e superiore a 150
mm.
L’aderenza tra acciaio e calcestruzzo viene anche impiegata per realizzare il collegamento tra
due barre tese mediante sovrapposizione. La lunghezza della zona di sovrapposizione è
proprio pari alla lunghezza di ancoraggio.
143
LEZIONI N° 35 E 36
Nel caso delle sezioni inflesse di cemento armato, la verifica di sicurezza allo stato
limite ultimo di resistenza consiste nel controllare che sia soddisfatta la relazione:
M Ed M Rd
144
Scopo della corretta progettazione di una sezione inflessa è quello di garantire la
realizzazione della rottura di tipo duttile, per le seguenti ragioni:
a) la rottura fragile avviene in modo improvviso, senza segni premonitori, dati dalla
apparizione di ampie fessure, che consentono di prendere immediati
provvedimenti di salvaguardia;
b) nelle strutture iperstatiche, che nelle costruzioni di c.a. sono molto frequenti per
la facilità con cui si realizza la continuità fra solette e travi e fra travi e pilastri, il
comportamento duttile delle sezioni inflesse consente la ridistribuzione dei
momenti flettenti rispetto alla distribuzione elastica iniziale, come abbiamo già
avuto modo di osservare;
c) nelle zone sismiche la duttilità delle sezioni favorisce la dissipazione di una parte
della energia cinetica trasmessa alla costruzione dalle accelerazioni impresse
alla fondazione dal terremoto.
LE IPOTESI DI BASE
Il modello di calcolo utilizzato per il calcolo del momento flettente ultimo è definito
dalle quattro ipotesi seguenti:
145
Il valore della tensione ultima di compressione è:
f ck Rck 0.83
f cd cc 0.85
c 1.5
In cui il coefficiente cc=0.85 tiene conto della lunga durata di applicazione dei
carichi, f ck è la resistenza caratteristica cilindrica, che si ottiene da quella cubica
146
DETERMINAZIONE DELLA PERCENTUALE DI ARMATURA CORRISPONDENTE
ALLA ROTTURA BILANCIATA.
Consideriamo una sezione rettangolare (b x H), a semplice armatura, di cui sia nota
la modalità di crisi per rottura bilanciata, nella quale si verificano simultaneamente la
deformazione massima del calcestruzzo compresso e l’incipiente snervamento
dell’acciaio teso.
Proponiamoci di determinare la quantità di armatura associata alla rottura bilanciata.
Le deformazioni marginali della sezione sono note, dalla definizione di rottura
bilanciata:
cu
kbil con Es = 200000 N/mm2
cu f yd / Es
147
Per determinare l’area dell’acciaio scriviamo l’equazione di equilibrio delle forze
interne lungo l’asse della trave:
C-T=0
T = As fyd.
Si ricava pertanto:
C f cd kbil bd
As
f yd f yd
As f cd kbil
bil
bd f yd
148
30 x 0.83
f cd 0.85 14.11 N / mm 2
1.5
0.0035
kbil 0.641
0.0035 450 / (1.15 x 200000)
Mult = C x z = T x z
Si ottiene perciò:
cu
M ult T z f yd As d 1 0, 416
cu f yd / Es
149
DETERMINAZIONE DELLA PERCENTUALE MINIMA DI ARMATURA.
Consideriamo una sezione rettangolare (b x H), con armatura disposta solo in zona
tesa (armatura semplice).
Ci proponiamo di determinare la quantità di armatura necessaria ad impedire la
rottura immediata della sezione subito dopo la fessurazione.
Valutiamo innanzitutto il momento flettente che produce la fessurazione della sezione
inflessa dotata di semplice armatura.
Prima della fessurazione la sezione di cemento armato è integra (reagisce anche il
calcestruzzo teso) e, per effetto del momento esterno applicato, MEst, si determina
all’interno della sezione lo stato di tensione nel calcestruzzo rappresentato in figura.
Esso non è simmetrico rispetto all’asse neutro (che dista y dal lembo compresso)
solo perché l’acciaio di armatura, As, “attrae” l’asse neutro verso il lembo teso.
1
Sc bH 2 nAs d
2
150
L’area Ac, è, invece:
Ac bH nAs
1
bH 2 nAs d
y 2
bH nAs
Es
Per n si può assumere il valore di prima approssimazione n = 7.
Ec
Una volta nota la posizione dell’asse neutro è possibile determinare il momento
d’inerzia della sezione interamente reagente omogeneizzata Jc e quindi il valore
della tensione nel calcestruzzo teso, che vale:
M Est
t H y
Jc
La fessurazione si verifica quando la tensione nel calcestruzzo raggiunge il valore
della resistenza a trazione per flessione, pari a 1,20 fctm. Consideriamo il valore
medio della resistenza a trazione e non quello caratteristico corrispondente perché il
primo conduce ad un momento di fessurazione più elevato e quindi ad una
percentuale minima di armatura più alta. Per lo stesso motivo consideriamo unitario il
coefficiente parziale di sicurezza.
Il momento di fessurazione è quindi pari a:
Jc
M fess 1, 20 f ctm
H y
L’armatura minima è quella che è in grado di garantire alla sezione una resistenza a
rottura pari al momento di fessurazione.
La determinazione della resistenza a rottura della sezione di cemento armato dotata
di semplice armatura verrà trattata più avanti. Rimandiamo ad allora la prosecuzione
dello studio del problema.
151
LEZIONI N° 37 E 38
Il problema consiste nel determinare il valore del momento interno ultimo Mult e quindi
nel controllare che esso non sia inferiore ad Md.
C=T
Mult = C x z = T x z
Dopo il caso particolare della rottura bilanciata, consideriamo il caso generale in cui
la percentuale di armatura effettiva sia minore di quella critica, corrispondente alla
rottura bilanciata, cosicché la rottura della sezione sia di tipo duttile.
La causa primaria della crisi è lo snervamento dell’acciaio teso, che si allunga a
tensione costante e che induce crescenti accorciamenti unitari nel calcestruzzo
compresso, fino al 3.5 ‰, che corrisponde alla rottura del calcestruzzo e dell’intera
sezione.
Sappiamo dunque che nella situazione di collasso della sezione duttile la
deformazione massima del calcestruzzo è pari al 3.5 ‰ e che la tensione nell’acciaio
152
è pari a quella di snervamento, ma non conosciamo il valore della deformazione
dell’acciaio, a causa della perfetta plasticità del legame costitutivo.
Non conosciamo quindi la posizione dell’asse neutro, ma sappiamo che il diagramma
delle tensioni nel calcestruzzo ha la forma di una parabola-rettangolo completa,
perché le deformazioni corrispondenti variano tra lo 0 ed il 3.5 ‰.
T = fyd As
C = 0.81 fcd by
153
Nota la posizione dell’asse neutro, risulta nota in modo completo la sezione
resistente e si conosce anche il valore della deformazione dell’armatura tesa,
mediante la proporzione:
cu : y = s : (d - y)
s = cu (d - y)/y
z= (d -0.416 y)
Mult = Cz = Tz
Quindi si ha che:
oppure che:
Md Mult
154
COMPLETAMENTO DEL CALCOLO DELL’ARMATURA MINIMA
Le informazioni che ora sono disponibili sulla valutazione del Momento ultimo di una
sezione inflessa per la quale sia nota la modalità di crisi di tipo duttile, consentono di
completare la valutazione della armatura minima della sezione rettangolare.
Come si ricorderà il Momento esterno che produce la fessurazione vale:
Jc
M fess 1, 20 f ctm
H y
Esso deve essere uguale al Momento ultimo che può essere sopportato dalla
sezione quando è armata con l’armatura minima As,min.
Si ha allora:
Jc
1, 20 f ctm f A d 0, 416 y
H y yd s ,min
Si ottiene quindi:
f ctm Jc
As ,min 1, 20
f yd H y d 0, 416 y
Jc bt H 2
W ed inoltre d 0,95 H e z d 0, 416 y 0,9 d .
H y c 6
Sostituendo si ottiene infine:
2
f Jc f b d 1
As ,min 1, 20 ctm 1, 20 ctm t
f yd H y d 0, 416 y f yd 6 0,95 0,9 d
f
0, 246 ctm bt d
f yd
valore che è molto vicino a quello indicato dalla Normativa.
155
Consideriamo ora il caso della crisi di tipo fragile, che si verifica in presenza di
sezioni inflesse in cui la percentuale di armatura tesa è superiore a quella bilanciata.
Sono incognite tanto la distanza y = kd dell’asse neutro dal bordo compresso che il
valore della deformazione dell’acciaio teso.
da cui si ricava:
s = cu (d - y)/y
C = 0.81 fcd by
156
Invece la risultante di trazione, T, dipende dalla deformazione unitaria dell’acciaio
teso, s, in quanto l’acciaio stesso, non snervato, si trova in campo elastico lineare:
T = s As = Es s As = Es As cu (d - y)/y
e semplificando si ha:
y
2 0,81 f cd b
Quindi si ha che:
Md Mult
157
PROGETTO CONDIZIONATO DELLE ARMATURE NEL CASO DELLE SEZIONI
DUTTILI
cu
M ult T z f yd As d 1 0, 416
cu f yd / Es
158
Se Mmax < Md la sezione non è in grado di sopportare il momento di progetto in
condizioni di rottura duttile ed occorre far ricorso alla doppia armatura.
Md = Tz.
T = fyd As
C = 0.81 fcd by
Poiché l’equilibrio secondo l’asse della trave deve essere rispettato (C = T),,
possiamo scrivere:
e ricavare:
f yd As
y
0,81 f cd b
z = d - 0.416 y
f yd As
z d 0, 416
0,81 f cd b
Possiamo ora utilizzare l’equazione di equilibrio alla rotazione ed ottenere:
f yd As
M d f yd As d 0, 416
0,81 f cd b
f yd2 0, 416 2
As f yd d As M d 0
f cd 0,81 b
f yd2 0, 416
f d
2
f yd d 4 Md
f cd 0,81 b
yd
As
f yd2 0, 416
2
f cd 0,81 b
Semplificando si ottiene:
0, 416 M d
d d2 4
0,81 f cd b
As
0, 416 f yd
2
0,81 f cd b
160
PROGETTO LIBERO E CONDIZIONATO CON L’AUSILIO DI TABELLE
Poniamo:
d Md / b
As M d b
cu
k
cu s
C = 0.81 fcd k bd
T = As fyd = fyd bd
z= d(1 - 0.416 k)
Md = Cz = Tz
da cui si ricava:
161
Md
d
0.81 f cd kb 1 0.416 k
d Md / b
si ottiene:
1
0.81 f cd k (1 0.416k )
da cui si ricava:
Md Md
As Md b
f yd (1 0.416 k ) d f yd (1 0.416 k ) M d / b
avendo posto:
1
f yd (1 0.416k )
0.81 f cd k
f yd
162
LEZIONI N° 39 E 40
d M Ed / b
bd 2
M
*
*2
La corrispondente armatura è:
As* *bd
M M Ed M *
M
C'T '
d d'
163
Aggiungiamo armatura senza modificare il diagramma delle deformazioni unitarie che
abbiamo prescelto, in modo di non alterare le caratteristiche di duttilità della sezione,
fissate inizialmente con la scelta dei valori marginali delle deformazioni unitarie.
Entrambe le armature che andiamo ad aggiungere sono snervate: quella tesa (As)
perché si trova in corrispondenza della armatura As, che è snervata, quella
compressa ( As' ) perché la sua distanza dal lembo compresso del calcestruzzo è tale
che le deformazioni unitarie non possono scendere molto al di sotto del 3.5 ‰ e
comunque sono superiori al valore di snervamento.
Pertanto le due armature sono uguali e la loro determinazione è molto semplice:
M
As' As
d d ' f yd
Nel complesso, quindi, la sezione risulta armata con l’area tesa: As As e con l’area
compressa As' .
C+C’ = T
2) calcolo del momento ultimo mediante la relazione (equilibrio alla rotazione intorno
all’asse neutro):
C = 0.81 fcd by
C’ = fyd A’s
T = fyd As
0,81 f cd by f yd As' f yd As 0
165
Nota la posizione dell’asse neutro, risulta nota in modo completo la sezione
resistente.
Resta da controllare se l’ipotesi fatta circa l’acciaio compresso, e cioè che esso sia
snervato, risulti confermata.
Occorre quindi valutare la deformazione dell’armatura compressa, mediante la
proporzione:
cu : y s' : y d '
yd'
s' cu
y
f yk
s'
s Es
MEd MRd
166
Anche in questo caso occorre valutare la posizione dell’asse neutro y = kd tramite
l’equazione di equilibrio delle forze interne C + C’= T.
T = fyd As
C = 0,81 fcd by
yd'
's cu
y
3 y d'
0,81 f cd by Es 3,5 10 As f yd As
y
Sviluppando si ottiene l’equazione di secondo grado determinatrice della posizione
dell’asse neutro:
167
0,81 f cd by 2 Es 3,5 10 3 f yd A y
s Es 3,5 10 3 As d ' 0
A E 3,5 10
2
Es 3,5 103 f yd s s
3
f yd As2 4 0,81 f cd b Es 3,5 103 As d '
y
2 0,81 f cd b
dy
s cu
y
yd'
's cu
y
Infine si può valutare il momento ultimo della sezione:
MEd MRd
168
CONSIDERAZIONI SULLE SEZIONI INFLESSE CON DOPPIA ARMATURA
Le sezioni inflesse con armatura doppia simmetrica non possono andare incontro alla
rottura con acciaio compresso snervato, perchè questo comporterebbe che la forza
di compressione nell’acciaio compresso C’ sia uguale in valore assoluto a quella di
trazione T nell’acciaio teso:
C’ = T
C + C’ = T
Pertanto l’acciaio compresso deve restare in campo elastico, in modo che possa
essere:
C = T - C’
Tenuto conto del fatto che la deformazione unitaria allo snervamento dell’acciaio è
un poco minore del 2 ‰, che l’acciaio compresso si trova a pochi centimetri di
distanza dal lembo compresso del calcestruzzo e che la deformazione unitaria del
calcestruzzo è pari al 3,5 ‰, si raggiungono valori elevati della formazione
dell’acciaio teso.
Ciò comporta che nel caso di una sezione rettangolare armata con armatura doppia
simmetrica non si può verificare mai la condizione di rottura bilanciata ed essa va
sempre incontro ad una rottura di tipo duttile.
169
L’IMPIEGO DELLA DOPPIA ARMATURA NON SIMMETRICA PER LA RIDUZIONE
DELLA FRAGILITÀ
C + C’ - T = 0
C = 0,81 fcd b y
cu
y d
cu s
C’ = A’s fyd.
170
La risultante delle tensioni di trazione nell’acciaio As:
T = As fyd.
Si ricava pertanto:
0,81 f cd y
As As ,bil As'
f yd
Allora si può osservare che una soluzione per ridurre la fragilità delle sezioni inflesse
è quella di aggiungere armatura in zona compressa.
171
LA VERIFICA DELLA SEZIONE A “T”
Il caso b) può essere trattato in modo analogo a quello di una sezione rettangolare
con doppia armatura.
Quindi il diagramma delle deformazioni unitarie prevede il calcestruzzo al 3,5 ‰ e
l’acciaio teso con una deformazione superiore a quella di snervamento.
Peraltro è facile osservare che una modalità di rottura di questo tipo comporta
un’armatura tesa molto elevata, per bilanciare il contributo del calcestruzzo
compresso che ha una superficie molto grande per la presenza dell’ala della “T”.
Non ha quindi senso ipotizzare anche la presenza di acciaio compresso.
172
C = 0.81 fcd b’y
T = fyd As
C – C’ – T = 0
Infine si ricava:
f yd As f cd b ' b s
y
0,81 b ' b f cd
173
Tabella per la determinazione dei parametri del diagramma parabola rettangolo
cmax
1.7500 0.6198 0.3676
174
La soluzione y può essere determinata utilizzando una procedura iterativa secondo
lo schema seguente:
mediante la 0
y s ;
cu
y0
compressa mediante la i
yi s e si ritorna al punto c).
cu
yi
Come si può notare si tratta di una procedura complicata.
Una soluzione più rapida può essere ottenuta impiegando per il calcestruzzo, al
posto del diagramma parabola-rettangolo, un diagramma semplificato di tipo
rettangolare che si estende per 0,80 y a partire dal lembo compresso.
C1 = 0.80 fcd by
C2 = fcd (b’ – b)s
T = fyd As
Il coefficiente tiene conto della posizione del diagramma rettangolare delle tensioni
rispetto alla zona (b’ – b) x s. In via approssimata si può assumere = 1.
Si ottiene allora:
e quindi:
f yd As f cd b ' b s
y
0,80 f cd b
Determinata, secondo una delle due procedure sopra indicate, la posizione dell’asse
neutro, si può valutare il Momento ultimo della sezione con le procedure viste in
precedenza.
176
LEZIONI N° 41, 42 E 43
I STADIO
Finché non si verifica la fessurazione del calcestruzzo teso la trave inflessa è integra
e si comporta, con buona approssimazione, come un solido elastico lineare.
Al suo interno è presente uno stato di tensione rappresentabile mediante il flusso
delle linee isostatiche di compressione e di trazione.
L’intensità e le direzioni delle tensioni principali in ciascun punto della trave possono
essere determinati costruendo il corrispondente cerchio di Mohr.
A titolo di esempio in un punto che si trova in corrispondenza dell’asse neutro ed in
prossimità dell’appoggio di sinistra si ha che le tensioni normali sono nulle e sono
presenti solo tensioni tangenziali.
Il primo stadio termina con la comparsa delle prime fessure, che si producono
quando le tensioni di trazione superano la resistenza a trazione del calcestruzzo.
Esse si verificano ortogonalmente alle isostatiche di trazione e quindi parallelamente
alle isostatiche di compressione.
Pertanto le fessure sono verticali (anche per la simmetria) in mezzeria e poi tendono
ad assumere andamenti curvilinei, paralleli a quelli delle isostatiche di compressione
all’avvicinarsi degli appoggi.
Le prime lesioni si verificano, naturalmente, nella sezione di mezzeria della trave
dove la tensione di trazione al lembo inferiore è più grande.
II STADIO
Per tutto il II stadio la trave è fessurata. Le lesioni aumentano di numero e di
ampiezza finche la fessurazione non si stabilizza. Le lesioni sono ortogonali alle
isostatiche di trazione e sono oblique in prossimità degli appoggi.
178
( da E. Mörsch, Der Eisenbetonbau,1909)
179
III STADIO
La trave raggiunge lo stato limite ultimo.
Dal punto di vista qualitativo i fenomeni pericolosi (stati limite) che possono verificarsi
sono i seguenti:
A) lo snervamento delle armature tese;
B) lo per schiacciamento del calcestruzzo compresso.
180
CASO DELLE STRUTTURE ARMATE A TAGLIO
La prima teoria moderna della sollecitazione di flessione e taglio del c.a. è dovuta ad
E. Mörsch, che, nel 1902, ebbe l’incarico dalla Ditta Wayss & Freytag di studiarne la
teoria.
Egli utilizzò come modello di calcolo della trave fessurata una trave reticolare
composta, parte di calcestruzzo e parte di acciaio. Tale modello di calcolo è
isostatico e pertanto e applicabile tanto nel II stadio che nel III stadio.
Il corrente inferiore e le aste inclinate di sono di acciaio, il corrente superiore e le
aste inclinate di sono di calcestruzzo.
L’altezza del traliccio è z=0,9 d (braccio delle forze interne) e la distanza fra due nodi
successivi è pari a:
Una seconda sezione “b” conduce alla forza Fs nelle aste di acciaio inclinate:
181
Peraltro la pratica tecnica prevede che le armature trasversali siano disposte ad
interasse s inferiore rispetto a quello che deriva dall’applicazione del modello di
traliccio.
Per realizzare un interasse tra i nodi (e le staffe) minore, si può utilizzare un traliccio
“multiplo”, prevedendo di accostare fra di loro n tralicci semplici e sfalsandoli in
direzione longitudinale della quantità s.
E’ immediato verificare che il numero di tralicci necessari a realizzare l’interasse s è
dato da:
Supponendo poi che i tralicci multipli siano uguali fra di loro è ragionevole stabilire
che il taglio totale esterno si ripartisca in n parti uguali fra i vari tralicci semplici.
Per quanto riguarda i carichi applicati, nel III stadio (stato limite ultimo di resistenza)
occorre considerare i carichi di esercizio moltiplicati per i corrispondenti coefficienti
parziali di sicurezza e opportunamente combinati fra di loro.
Per quanto riguarda le tensioni nei materiali, nel III stadio occorre considerare le
tensioni di crisi: ai fini della progettazione strutturale si utilizzano le tensioni
caratteristiche divise per i coefficienti parziali di sicurezza.
La verifica al taglio nel III stadio consiste nel confrontare fra loro il taglio di calcolo
esterno VEd, dovuto ai carichi applicati “di calcolo”, comprensivi cioè dei coefficienti
parziali di sicurezza, ed il taglio di calcolo interno VRd, corrispondente alla più piccola
tra la capacità portante dell’acciaio teso e quella del calcestruzzo compresso delle
bielle.
La verifica consiste quindi nel controllare che sia:
182
VEd VRd
Per quanto detto i tagli di calcolo interni VRd sono dunque due:
Fs = fyd Asw
ed utilizzando la:
Asw
VRsd 0,9 d f yd cotg cotg sin
s
Nel caso di staffe verticali: = 90° (cotg = 0, sin = 1.), ponendo (caso più
frequente) = 45° (cotg 45° = 1.) si ottiene:
Asw
VRsd 0,9 d f yd
s
Nel caso di barre piegate: = 45° (cotg = 1, sin = 2 / 2 = 0.707), ponendo (caso
più frequente) = 45° (cotg 45° = 1.) si ottiene:
183
Asw 2 Asw
VRsd 0,9 d f yd 1 1 0,9 d f yd 2
s 2 s
Occorre però tener conto del fatto che numerosi meccanismi resistenti collaborano a
sopportare il taglio esterno di calcolo in aggiunta alla resistenza delle armature
trasversali:
Per questi motivi è ragionevole pensare che non tutto il taglio di calcolo debba
essere affidato alle armature metalliche, per lo meno se non sono presenti fenomeni
dinamici rilevanti, che possano diminuire il contributo di alcuni dei meccanismi
resistenti sopra detti.
1 cotg 2,5
45 21,8
184
Queste limitazioni derivano dalla applicazione al taglio del cemento armato della
teoria della plasticità dovuta a B. Thürlimann.
Considerando di nuovo la formula generale per il calcolo del taglio portato dalle
armature metalliche
Asw
VRsd 0,9 d f yd cotg cotg sin
s
nel caso di presenza di sole staffe, ma con inclinazione variabile delle bielle di
calcestruzzo di ha:
Asw
VRsd 0,9 d f yd cotg
s
L’area di acciaio necessaria è quindi:
VRsd
Asw s
0,9 d f yd cotg
Si può vedere che l’area delle staffe diminuisce al diminuire di (che fa aumentare
cotg).
Simultaneamente si verifica un aumento delle forze nelle bielle compresse di
calcestruzzo, che però non costituisce di solito un problema, in quanto la resistenza
delle bielle compresse è esuberante ed un aumento delle forze nel corrente inferiore
teso.
Con riferimento al caso di presenza di sole staffe si può valutare la forza nelle barre
di acciaio inferiori, T, in prossimità degli appoggi con la sezione di Ritter “c-c”.
T = R x cotg
Nel caso della verifica del calcestruzzo delle bielle compresse non ha interesse la
divisione del taglio esterno fra gli n tralicci semplici, perché, ai fini del calcolo della
tensione media di compressione, basta dividere la forza obliqua totale per l’area della
sezione normale della biella, pari al rettangolo avente area:
in cui bw è la larghezza della sezione della trave o l’anima della sezione (se è a T).
La biella di calcestruzzo si rompe quando
Fc = V/sin
si ottiene:
186
Il coefficiente riduttivo 0.5 applicato ad fcd tiene conto della riduzione di resistenza
delle bielle compresse dovuta alla presenza di fessure parallele alle bielle stesse.
Questa riduzione si trova anche nell’Eurocodice 2, dove è espressa, in modo più
articolato dalla formula:
f
0, 6 1 ck
250
30
0, 6 1 0, 6 1 0,12 0,528
250
valore assai vicino a quello delle Norme Italiane.
187
IL CASO DELLE TRAVI NON ARMATE A TAGLIO
VRd 0,18 k 100 1 f ck
13
c 0,15 cp bw d
0,18 k 100 f1 ck
13
c bw d vmin
k 1 200 / d
12
2
vmin 0, 035 k 3 2 f ck1 2
in cui:
188
LA REGOLA DELLA TRASLAZIONE DEL DIAGRAMMA DEL MOMENTO
FLETTENTE
Dal punto di vista operativo, la verifica di sicurezza di una trave di cemento armato si
svolge in due fasi (progetto condizionato):
Vengono impiegati, quindi due modelli diversi: il primo è quello della trave a parete
piena (si studiano solo sezioni piane), il secondo è quello della trave reticolare.
Vediamo, innanzitutto qual è l’andamento delle forze nei ferri inferiori nei due casi.
Con riferimento ad un traliccio avente le bielle compresse inclinate a 45° e le aste
tese trasversali inclinate a 90° (ma non è una restrizione significativa), si vede che
l’andamento delle forze di trazione nel corrente inferiore varia a gradini,
mantenendosi costante tra un nodo e l’altro.
Viceversa nella trave a parete piena tale andamento è parabolico e tocca quello a
gradini in corrispondenza dei nodo della trave reticolare, mantenendosi altrove
sempre al suo interno.
189
Se ne deduce che la verifica delle armature longitudinali con la procedura della trave
a parete piena è, quasi sempre, a sfavore di sicurezza.
Volendo continuare ad utilizzare i due modelli sopra detti in modo indipendente,
occorre armonizzarli fra di loro.
Ciò si può fare traslando verso gli appoggi il diagramma del momento flettente,
affinché si abbia che le forze di trazione corrispondenti sono sempre maggiori o
uguali a quelle del traliccio. Si effettua, cioè la traslazione di z del diagramma del
momento.
Poiché il traliccio è normalmente multiplo si può fare una traslazione pari a z/n, in cui
n è il numero dei tralicci. Nella pratica si adotta n=2 e quindi si trasla di z/2.
Consideriamo la figura seguente, relativa ad una trave realizzata con sole staffe e
proponiamoci di determinare la forza di trazione T nell’acciaio teso inferiore.
Con riferimento alla sezione di Ritter “a”, scriviamo la condizione di equilibrio alla
rotazione rispetto al polo A.
Si ottiene:
P
T z R 3 z cotg 2 z cotg P z cotg 0
2
P
T z R 3 z cotg 2 z cotg P z cotg
2
Osserviamo che il valore del taglio V nella sezione “a” è:
P
V R P
2
190
Sostituendo nell’equazione di equilibrio alla rotazione l’espressione del taglio V si
ottiene:
P
T z V z cotg R 2 z cotg z cotg
2
Si nota che il momento flettente nel punto B si può scrivere come:
P
M B R 2 z cotg z cotg
2
Considerato che il taglio nella sezione “a” è e uguale a quello nel punto B, a destra
del nodo, si ha allora:
T z M B VB ,dx z cotg
1
T M B VB ,dx z cotg
z
La seconda relazione individua il valore dello sforzo di trazione T.
La prima indica che il valore del momento da utilizzare per determinare T si ottiene
aggiungendo al valore del momento flettente determinato sulla trave a parete piena,
il termine aggiuntivo:
M B VB ,dx z cotg
Questa relazione esprime la regola della traslazione del momento flettente, che va
traslato di L z cotg . Nel caso il cui sia = 45°, si ha: L z .
In presenza di n tralicci multipli si può scrivere:
z
T z M B VB ,dx cotg .
n
Nel caso ricorrente in cui i tralicci siano almeno due, si può porre: n= 2 e si ottiene,
z
per = 45°, che la traslazione va effettuata di .
2
191
LEZIONI N° 44 E 45
PROBLEMI DI VERIFICA
La procedura di verifica dei pilastri di c.a., sottoposti a sforzo normale e momento
flettente, è basata sulla costruzione della curva di interazione M,N della sezione
assegnata.
La curva di interazione è la frontiera dello stato limite ultimo di resistenza per la
sollecitazione composta di forza normale e flessione retta, cioè il luogo dei punti Mult,
Nult, corrispondenti alle condizioni di rottura della sezione.
La verifica consiste nell’accertare che il punto rappresentativo delle sollecitazioni di
progetto (Md,Nd) sia all’interno della frontiera suddetta.
Esaminiamo ora il procedimento da utilizzare per la costruzione per punti della curva
di interazione M,N di una assegnata sezione rettangolare sottoposta a pressione
eccentrica retta.
Le ipotesi di base che si utilizzano sono le stesse quattro già viste con riferimento al
caso della flessione semplice e cioè:
192
Allo scopo di procedere alla costruzione della curva è opportuno individuare quali
siano i diagrammi delle deformazioni unitarie sulla sezione che la portano a rottura.
Ad ognuno dei diagrammi di rottura corrisponde un unico punto del dominio di
rottura, di coordinate Mult, Nult.
Affinché un diagramma di sia un diagramma di rottura occorre che in esso si
verifichi almeno una della seguenti condizioni:
il calcestruzzo sia deformato al 3,5 ‰ (tra il 2 ‰ ed il 3,5 ‰ nel caso della
pressione eccentrica con centro di pressione interno al nocciolo centrale d’inerzia
– sezione interamente reagente);
l’acciaio teso sia snervato
193
Una volta selezionato un diagramma di rottura, che ha la caratteristica di passare per
uno dei punti A, B o C, è automaticamente definita la posizione dell’asse neutro e,
quindi, i diagrammi delle tensioni nei due materiali costitutivi: sono quindi note le
tensioni nel calcestruzzo e nell’acciaio.
E’ utile precisare che la retta che separa i campi 2 e 3 è individuata dal fatto che ad
essa corrisponde il primo snervamento delle armature compresse.
Ad essa corrisponde la posizione dell’asse neutro:
d y1
sF 0, 0035
y1
Ad esempio si può partire dalla trazione pura (diagramma A-D) e, ruotando intorno al
punto A, che funge da perno, si possono considerare tutti i diagrammi di
deformazione fino a quello A-B.
Quindi si può continuare facendo perno sul punto B ed arrivare fino al diagramma
B-E, che corrisponde alla condizione in cui il calcestruzzo diventa tutto reagente.
Infine ruotando intorno al punto C si giunge alla condizione di compressione pura
(centrata).
194
Il dominio di interazione M-N di una sezione rettangolare avente armatura doppia
simmetrica ha l’aspetto seguente:
Una versione semplificata della curva può essere costruita a mano determinando le
coordinate dei punti più significativi:
- la compressione centrata, A;
- la rottura bilanciata, B;
- la flessione semplice, C;
- la trazione centrata, D (che ha, però, importanza ridotta nelle applicazioni).
195
Determiniamo ora i punti A, B, C e D nel caso della sezione rettangolare dotata di
armatura doppia simmetrica As = A’s.
MA = 0
NA = C + C’ + T = fcdbH + 2 As fyd
MD = 0
ND = - 2 As fyd
196
ed è biunivocamente legata ad una particolare percentuale di armatura, detta
appunto “critica”, nel caso di armatura semplice.
C = 0,81 fcd b y
0,83 Rck
La tensione ultima nel calcestruzzo è: f cd 0,85
1,5
La posizione dell’asse neutro è nota e vale:
cu
y d
cu sy
0.0035
y d 0.648 d
0.0035 450 / (1.15 x 206000)
f yk
C’ = A’s fyd , in cui f yd
1,15
T = As fyd.
197
Pertanto lo sforzo normale ultimo Nbil si determina immediatamente perché è proprio
uguale a C:
ecrit
M bil
2
N bil H 0, 416 y As f yd ( d d ' )
N bil 0,81 f cd by
198
Nel caso del punto C (flessione semplice) l’acciaio compresso non può essere
snervato, la deformazione ultima del calcestruzzo è pari al 3,5‰ e quella dell’acciaio
teso è molto maggiore della deformazione allo snervamento.
T = fyd As
C = 0,81 fcd by
yd'
's cu
y
199
L’equazione di equilibrio diviene pertanto:
3 y d'
0,81 f cd by Es 3,5 10 As f yd As
y
Sviluppando si ottiene l’equazione di secondo grado determinatrice della posizione
dell’asse neutro:
0,81 f cd by 2 Es 3,5 103 f yd A y
s Es 3,5 103 As d ' 0
A E 3,5 10
2
Es 3,5 103 f yd s s
3
f yd As2 4 0,81 f cd b Es 3,5 103 As d '
y
2 0,81 f cd b
dy
s cu
y
yd '
's cu
y
Infine si può valutare il momento ultimo della sezione:
200
PROBLEMI DI PROGETTO CONDIZIONATO
I problemi di progetto condizionato dei pilastri si affrontano utilizzando una delle
seguenti procedure.
Md
d
b H 2 f cd
Nd
d
b H f cd
Percentuale meccanica d’armatura:
As f yd
d
b H f cd
201
3
2.8
2.6
2.4
2.2
2
1.8
1.6
1.4
1.2
1
0.8
0.6
0.4
0.2
0 0
0 0.
-0.2 25
0.
-0.4
50
0.
-0.6
75
-0.8 0.
0
.0
-1 =1
d
-1.2
-1.4
-1.6
-1.8
-2
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
d
202
LEZIONE N° 46
Il modello di calcolo adottato nel caso della torsione è costituito da una trave
reticolare tubolare.
Si tratta, in sostanza di un traliccio di Mörsch spaziale formato da correnti
longitudinali di acciaio e da puntoni di calcestruzzo.
Si suppone reagente esclusivamente la “crosta” di calcestruzzo disposta all’esterno
della sezione, di spessore t.
Per questo motivo consideriamo una sezione trasversale della trave cava (poiché
tubolare) che così si viene a determinare.
Il valore delle tensioni tangenziali che agiscono sulla sezione cava può essere
calcolato applicando la formula di Bredt:
T
2 At
T
F t z z
2A
F T
Fd z
sin 2 A sin
T cos T cot g
Fl Fd cos z z
2 A sin 2A
T
Fs Fd sin z
2A
T cot g
F l
2A
um
Nel caso in cui il passo delle staffe sia inferiore a z cot g , è possibile considerare la
presenza di n tralicci multipli sfalsati fra di loro del passo s, con:
204
z cot g
n
s
e determinare quindi:
T z T
Fs s
2 A n 2 A cot g
La verifica a torsione nel III stadio consiste nel confrontare fra loro il valore della
torsione di calcolo esterna TEd, dovuta ai carichi “di calcolo” applicati, e la torsione di
calcolo interna TRd, dovuta al contributo resistente dell’acciaio, sia quello delle staffe,
che quello delle barre longitudinali.
Dovrà inoltre essere accertato che le bielle di calcestruzzo compresse non si
rompano per schiacciamento.
I valori della torsione di calcolo interna TRd sono dunque tre:
F f A
l yd l ,
205
Utilizzando l’espressione:
T cot g
F l
2A
um f yd Al
TRld 2 A l f yd cot g
A
um
Fs As f yd
ed utilizzando la:
T
Fs s
2 A cot g
si ricava il momento torcente ultimo per le staffe:
As
TRsd 2 A f yd cot g
s
Nel caso della verifica del calcestruzzo delle bielle si osserva che una biella di
calcestruzzo si rompe quando
F T
Fd z,
sin 2 A sin
si ottiene:
206
Si può poi scrivere:
sin 2 1 1 1
sin 2
sin cos sin cos
2 2 2 2
cos 1 cot g 2
2
1
sin 2 sin 2
e quindi si ottiene:
cu f cd' 0,5 f cd
t = A/um
0, 4 cotg 2,5
Si osserva che 68,2° = 90° - 21,8° e che quindi il campo di variazione dell’angolo è
simmetrico rispetto al valore medio 45°.
207
Nel caso, peraltro frequente nelle applicazioni, di presenza di sollecitazioni
composte, la Norma Italiana fornisce le seguenti indicazioni:
b) Torsione e taglio.
Per la verifica delle bielle compresse deve risultare:
TEd VEd
1
TRcd VRcd
Il calcolo delle staffe può effettuarsi separatamente per la torsione e per il taglio,
cumulando quindi le aree delle sezioni.
Per l’angolo delle bielle compresse deve essere naturalmente utilizzato lo stesso
valore per la torsione e per il taglio.
208
LEZIONE N° 47
ELEMENTI SNELLI
Nel caso di pilastri singoli la normativa italiana consente di trascurare gli effetti del II
ordine se la snellezza non supera il valore limite:
0 C
lim 15, 4
i
dove:
(0,7 C2,7);
rm M 01 M 02 è il rapporto fra i momenti flettenti del I ordine alle due estremità
a) rottura della sezione per raggiungimento della cu (2 ‰ ≤ cu ≤ 3.5 ‰) (punto B);
b) instabilità dell’asta per divergenza dell’equilibrio (punto C).
La crisi del primo tipo differisce da quella dei pilastri tozzi (punto A) per il fatto che il
momento MB è fornito dalla somma NBe + NByB, in cui yB è il valore massimo della
deformata dell’asta.
La curva OB viene costruita per punti dal basso, facendo crescere lo sforzo normale
fino ad NB e determinando per ogni valore di N la configurazione equilibrata
corrispondente dell’intera asta.
Una volta nota la deformata si valuta il suo valore massimo ymax ( a metà della
lunghezza libera di inflessione) e quindi il momento flettente corrispondente:
MB = NB (e + ymax).
I valori M,N individuano un punto sulla curva OB.
Quando nella fibra più compressa (al bordo) della sollecitazione più sollecitata il
calcestruzzo raggiunge la deformazione di rottura cu, il punto rappresentativo dello
stato di sollecitazione (M, N) tocca la frontiera del dominio di interazione nel punto B.
210
La crisi del secondo tipo (punto C) è segnalata dall’esistenza di un valore di picco
della forza N, cui fa seguito un ramo cadente.
Per descrivere il fenomeno può essere utilizzato il diagramma “momento -
spostamento massimo”.
211
Consideriamo un pilastro singolo incastrato al
piede in A e libero in sommità in B.
Con riferimento alla figura si adotta l’ipotesi
semplificata di descrivere la sua deformata
mediante la funzione:
x
y sin
0
0
per x si ha y sin
2 2
per x 0 si ha y sin 0 0
x
y' cos
0 0
2
x
y sin
''
0 0
1
y ''
r
2 2
1
Per x 0 si ha sin , da cui si ricava:
2 r 0 2 0
20 1 20 1
2 r 10 r
20 1
10 r
212
si definisce “colonna-modello”.
M = MI + MII
in cui MI è il momento del primo ordine ed MII è il momento aggiuntivo, del secondo
ordine, MII = N .
1 2
M 1Rd max M Rd N d 0
r 10
in cui M 1Rd è il momento resistente del I ordine disponibile per l’assorbimento della
sollecitazione di calcolo M d ;
1
Il momento M Rd si individua là dove la differenza tra l’ordinata della curva M Rd ,
r
tracciata per lo sforzo normale di calcolo Nd e quella rappresentativa dell’effetto del II
ordine raggiunge il suo massimo valore (vedi figura alla pagina seguente).
1
Questa procedura richiede quindi la conoscenza del diagramma M Rd per N = Nd
r
della sezione di base.
E’ da notare, comunque, la semplificazione rispetto al caso generale, in cui la
1
conoscenza del legame M Rd è richiesta in ogni sezione, al fine di procedere, per
r
integrazione, alla determinazione della linea elastica.
213
Esistono estese tabellazioni di queste curve, per esempio nel Bollettino CEB n° 123
“Design manual on Buckling”.
Inoltre alla pagina “Materiale didattico” del sito del Corso si può scaricare una
procedura excel che calcola il diagramma momento curvatura ed esegue le verifiche
di stabilità.
214
LEZIONE N° 48
ELEMENTI TOZZI
sbalzo.
I tiranti ed i puntoni del modello di calcolo sono disposti seguendo tali linee, secondo
a
lo schema seguente, nel quale è opportuno che sia 0,5 1.
d
216
Un esempio di corretta disposizione di armature, tratto da F. Leohnardt, è
rappresentato nella figura seguente.
Con riferimento al caso a), si scrive l’equilibrio alla rotazione rispetto al punto P:
Ae
ZA H
zk
ZV A
ZA H
A
ZS
sin
Una possibile disposizione delle armature è rappresentata nella figura seguente.
218
Le Norme Italiane precisano che le verifiche di sicurezza devono essere condotte nei
riguardi di:
- resistenza dei tiranti costituiti dalle sole armature (Rs);
- resistenza dei puntoni di calcestruzzo compresso (Rc);
- ancoraggio delle armature (Rb).
- resistenza dei nodi (Rn).
E che deve risultare la seguente gerarchia delle resistenze Rs < (Rn , Rb , Rc).
Con riferimento alla mensola di c.a. si ha:
a 0, 2d
Rs As f yd P
0,9d
c P a 0, 2d
Rc 0, 4 b d f cd (avendo posto: cot g )
1 2
sin 0,9d
con c=1 per sbalzi di piastre non provvisti di staffatura e c=1,5 per sbalzi di travi
provvisti di staffatura.
Si osserva che il coefficiente 0,4 riduce la resistenza del calcestruzzo, come nel caso
del taglio, nel qual caso, però, esso vale 0,5. Siamo quindi in presenza di un ulteriore
coefficiente di sicurezza pari a 0,5/0,4 = 1,25.
Viceversa il termine 1 2 è equivalente a quello 1+ cotg 2 del taglio e serve a
valutare l’altezza della sezione del puntone di calcestruzzo.
219
PUNZONAMENTO
220
Ad esempio se il carico N è applicato tramite un pilastro quadrato di lato a, il
perimetro di calcolo risulta:
u = 4(a + 4d)
FR VRd 0,18 k 100 l f ck
13
c bw d
in cui bw = u.
l lx2 ly2
221
LEZIONI N° 49, 50 E 51
La normativa italiana sul c.a. prevede cinque tipi di verifiche in condizioni di esercizio:
a) verifiche di deformabilità,
b) verifiche di vibrazione,
c) verifiche di fessurazione,
d) verifiche delle tensioni di esercizio,
e) verifiche a fatica per quanto riguarda eventuali danni che possano compromettere
la durabilità.
VERIFICHE DI DEFORMABILITÀ
222
VERIFICHE DI FESSURAZIONE
stato limite di formazione delle fessure, nel quale, per la combinazione di carico
prescelta, la tensione normale di trazione nella fibra più sollecitata è:
f ctm
t
1, 2
con
f ctm 0,30 f ck2 3 per classi di calcestruzzo C50/60
stato limite di apertura delle fessure nel quale, per la combinazione di carico
prescelta il valore limite di apertura delle fessure è pari ad uno dei seguenti valori
nominali:
w1=0,2 mm
w2=0,3 mm
w3=0,4 mm
La scelta del tipo di stato limite da prendere in considerazione può essere fatta in
funzione dei seguenti parametri:
condizioni ambientali
sensibilità alla corrosione dell’armatura
avvalendosi della tabella seguente, che indica anche il tipo di combinazione di carico
da utilizzare ed il valore nominale dell’ampiezza delle fessure da usare come
confronto.
223
Gruppi di Condizioni Combinazione di Armatura
esigenze ambientali azioni Sensibile Poco sensibile
Stato limite wd Stato limite wd
a Ordinarie Frequente Ap. Fessure w2 Ap. Fessure w3
Sia Ac l’area della sezione trasversale del calcestruzzo ed As l’area della barra di
acciaio.
Applichiamo alla barra una forza di trazione F.
Per effetto delle tensioni tangenziali di aderenza la forza di trazione nell’acciaio Fs si
trasferisce in parte nel calcestruzzo (Fc). Il trasferimento è in equilibrio ad una
distanza dall’inizio dell’asta trasf pari alla lunghezza di ancoraggio valida per la
F Fs Fc
s c
s Fs
s
Es As Es
c Fc
c
Ec Ac Ec
Sostituendo nella equazione di congruenza si ottiene:
225
Fs F
c
As Es Ac Ec
AE A nAs E
F Fc 1 s s Fc c in cui si è posto nc s
Ac Ec Ac Ec
Si ottiene quindi:
Ac nAs
Fc F ; Fs F
Ac nAs Ac nAs
F F
c ; s n
Ac nAs Ac nAs
forza corrispondente è:
F fess f ct Ac nAs
226
La lunghezza della zona di trasferimento trasf si determina scrivendo l’equilibrio tra la
Fc c Ac ad trasf
c Ac c Ac
trasf
ad ad As 4
sm
w s sm im im
Es
in cui
227
sm è la deformazione unitaria media dell’acciaio tra due lesioni;
im è l’interasse medio tra due lesioni consecutive;
sm è la tensione media dell’acciaio.
F Fs F F Fc F
Fsm F c
2 2 2
im Fc i
Ma : Fc ad e quindi: Fsm F F ad m
2 2 4
La tensione media nell’acciaio si ottiene dividendo la forza media per l’area della
barra:
Fsm i 4 i
sm s ad m s ad m
As 4 2
Possiamo porre im trasf con compreso tra 1 e 2, nel senso che la lunghezza di
trasferimento non ha spazio per estendersi completamente per due volte (si
formerebbe una nuova fessura)
228
Possiamo calcolare la deformazione unitaria media dell’acciaio:
1 im 1 trasf
sm s ad s ad
Es Es
c Ac c Ac
trasf
ad ad As 4
Si scrive:
1 c Ac
sm s
Es 4 As
As
Definendo la percentuale di armatura si può scrivere:
Ac
1 c
sm s
Es 4
1 c 1 c c
s sm im s trasf s
Es 4 Es 4 ad 4
Semplificando si ottiene:
c c
w s
4 Es ad 4
229
Stato limite di apertura delle fessure
Possiamo ora tornare allo studio dello stato limite di apertura delle fessure.
Il controllo dell’ampiezza delle lesioni consiste nell’accertare che wd non superi i
valori w1, w2 o w3 a seconda del caso.
Il valore di calcolo wd è dato da:
wd = 1.7 wm = 1.7 sm sm
230
231
232
233
234
235
236
In alternativa è possibile controllare la fessurazione senza eseguire un calcolo diretto, ma
con sole prescrizioni sulle armature:
237
Confrontiamo ora l’espressione ottenuta nello studio teorico della fessurazione:
1 c s c
sm s 1
Es 4 Es 4 s
s sr
2
(N.I) sm 1 1 2
Es s
Si osserva che 1 2 , ma che il termine sottrattivo tra parentesi è diverso, in
4
quanto a un numeratore compare la tensione nell’acciaio dovuta al momento di
fessurazione ed inoltre esso è di secondo grado. Il nostro termine di 1° grado deriva
dalla semplificazione assunta in merito alla costanza delle tensioni di aderenza.
2
(N.I.) srm 2 c k1k2
10 r
c
im
ad 4
Si nota in entrambe le formulazioni la dipendenza dal rapporto .
c
Il rapporto è tenuto in conto dal coefficiente k1.
ad
1
Il termine corrisponde a k2 = 0,25 valido per la trazione pura, che corrisponde al
4
caso che noi abbiamo studiato.
238
STATO LIMITE DELLE TENSIONI IN ESERCIZIO
Nel caso di elementi piani (solette, pareti, ecc..) gettati in opera con calcestruzzi
ordinari e con spessori di calcestruzzo minori di 50 mm i valori limite vanno ridotti del
20%.
Come si vede la verifica allo stato limite delle tensioni di esercizio comporta la
valutazione delle sollecitazioni in due condizioni di carico specifiche, quella rara e
quella quasi permanente.
239