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capitolo 2 -LA COMUNICAZIONE IN CLASSE - Patrizia Selleri

2. LA PROSPETTIVA CONTRATTUALE:

L'intersoggettività:
Processo costruito dalle caratteristiche dei contesti, i ruoli e le relazioni tra i partecipanti
della situazione comunicativa.
Elementi:

2.1. Il contratto didattico (Schubauer-Leoni, 1986)


Metafora che descrive la vita quotidiana in classe in termini di rapporti di ruolo tra insegnanti
e alunni.
Caratteristiche:
● asimmetria nella relazione tra insegnanti e alunni.
● aspettative da parte degli insegnanti: che gli alunni imparino.
● aspettative da parte degli alunni: che gli insegnanti insegnino loro i contenuti
disciplinari.
Per migliorare l'efficacia del lavoro didattico, bisogna distinguere e interpretare i vari eventi
comunicativi che accadono e saper gestire al meglio ognuno di loro sulla base del contratto
didattico.

2.2. Il contratto di comunicazione (Ragnar Rommetveit, 1979)


Ogni scambio comunicativo si svolge all'interno di una precisa architettura e dentro di una
struttura spazio-temporale che costruisce tra gli interlocutori una “storia in comune”.

Piaget, Carugati e Selleri:


Le ricerche hanno evidenziato due aspetti nello sviluppo dei bambini da 5 a 8 anni:
1. Si propone un compito a due bambini che singolarmente non riescono a risolvere.
Quando lavorano insieme, riescono. L'interazione sociale permette l'acquisizione di
strategie di soluzione più avanzate e stabili nel tempo grazie a un processo di
coordinamento dei punti di vista.
2. Gli scambi comunicativi prodotti per coordinare i punti di vista illustra il
funzionamento del contratto di comunicazione. La risoluzione è il risultato della
condivisione degli obiettivi e degli strumenti cognitivi utili alla soluzione e creano una
breve storia in comune.
Poiché il contratto di comunicazione e duraturo nel tempo, è parte integrante del contratto
didattico.

2.3. Cooperare per migliorare la comunicazione

4 massime conversazionali (Herbert Paul Grice, 1978):


1. Massima di quantità: partecipare senza esagerare con le informazioni e senza
rinunciare al coinvolgimento.
2. Massima di qualità: ogni intervento deve essere credibile veritiero e dimostrabile.
3. Massima di relazione: “Sii pertinente”.
4. Massima di modo: ordine, evitare frasi ambigue e non tenere la parola oltre il tempo
necessario.
In classe la comunicazione è contemporaneamente strumento e obiettivo dell'insegnamento
(l'insegnante sa comunicare meglio, ma anche insegna agli allievi a comunicare meglio, per
es.: nelle esposizioni orali, saggi brevi…). Per riuscire ad avere successo è importante
ricostruire il punto di vista dell'altro (es.: quando si scrive un saggio decentrare il proprio
punto di vista in favore di quello del lettore).

2.4. L’asimmetria dei ruoli


Le caratteristiche della comunicazione variano in relazione alla relazione sociale dei
partecipanti.
L'insegnante in posizione più elevata costruisce la struttura partecipativa dei membri della
classe e stabilisce chi deve parlare, quando e per quanto tempo.

Componenti della dominanza (Linell e Luckmann, 1991):


● La dominanza quantitativa: riferita a chi prende la parola più spesso e la tiene per più
tempo.
● La dominanza internazionale: riferita alle maggiori possibilità che un interlocutore ha,
rispetto agli altri, di condurre e orientare lo scambio comunicativo (es.: l'insegnante
quando indica quale argomento si tratterà la lezione).
● La dominanza semantica: riferita alla possibilità di selezionare gli argomenti ritenuti
pertinenti, ma anche alla possibilità di veicolare le situazioni.
● La dominanza strategica: si riferisce alla discrezionalità che un interlocutore ha
rispetto agli altri di poter fare scelte comunicative orientate a un obiettivo
sovraordinato.

2.5. Gli insegnanti

La figura dell'insegnante ha almeno tre diversi modi di essere:


● Una persona con una vita personale fuori della scuola.
● Un professionista dell'educazione.
● Un membro del corpo docente di quella specifica scuola.
Quando due o più di queste prospettive s’incrociano, la comunicazione può cambiare in
maggiore o minore misura, ma non c’è mai nulla di definito. Si sa però che gli insegnanti
meno direttivi creano un contesto più favorevole all'apprendimento poiché gli alunni possono
comunicare fra di loro scambiare idee e mettere in comune.

2.5.1. Il potere degli insegnanti: Quando alla relazione di dominanza si aggiunge una
sfumatura di controllo diretto di obbligo e di imposizione.
● Pianifica le attività anche se gli allievi non le condividono.
● Oltre alla classe suggerimenti per proseguire il lavoro.
● Decide quando invitare gli alunni a scriverti liberamente.
● Sceglie quale caratteristica evidenziare degli alunni.
● Definisce il significato di quanto è stato detto dagli alunni.
● Valuta la pertinenza degli interventi.
● Richiama, minaccia e punisce perché deve tenere la disciplina.
Gli interventi paternalistici evidenziano anche l’asimmetria di ruolo.
La relazione asimmetrica non è un elemento negativo, anzi, è necessaria per
realizzare una “zona di sviluppo prossimale”. Ma bisogna far sì che sia fonte di
progresso.

2.6. Gli alunni

Lo sviluppo delle abilità linguistiche e comunicative degli allievi sono molto legate alla sua
età, e il progresso deve essere sostenuto dall'adulto. Dobbiamo avere presente che i
bambini non sbagliano, semplicemente utilizzano le loro conoscenze in un modo che a noi
sembra insufficiente e incompleto. Quando uno scambio comunicativo non funziona l'adulto
e quello che deve chiedersi il perché. Creando una zona di sviluppo prossimale la qualità
della comunicazione migliorerà.

2.6.1. Il potere degli alunni


Il potere dell'insegnante è costruito con la partecipazione e il consenso degli studenti.
Loro come gruppo e come singoli possono alterare la dinamica della classe e
l'immagine dell'insegnante. L'insegnante deve avere la capacità di ricomporre
l’equilibrio comunicativo.

2.7. I turni

L'insegnante ha il ruolo di moderatore e deve gestire ordinatamente le attività comunicative


(turni di parola o turn-talking).
In classe è anche presente a volte la sovrapposizione di turni e le pause, ma l'insegnante ha
il ruolo di “regista” e deve decidere quando, come e a chi far parlare in certe situazioni. Sarà
molto importante che, dipendendo della situazione, sia flessibile a lasciar parlare e anche
capisca come reagire ai sensi dell’evoluzione della conversazione.

Il silenzio dell’insegnante ≠ silenzio della classe:


Il primo esplicita disapprovazione. Il secondo ha una funzione cooperativa nei confronti
dell'insegnante (non ostacola il suo lavoro, anche se non sempre significa interesse da parte
degli alunni.

2.8. Ironia e sarcasmo

Ironia è “caratteristico modo del discorso che dà alle parole un senso opposto, o modera o
dissimula il pensiero, sorta di umorismo che ha dello scherno; sarcasmo”.
Si può fare uso, poiché aiuta a rompere la quotidianità e l’approccio rigido che si può avere
in alcuni aspetti; ma sempre con cura (ironia bonaria) e solo siamo sicuri che gli allievi
capiranno bene il senso della frase, contenendo così gli aspetto asimmetrici della relazione.
Generalmente si deve anche accettare l’ironia da parte degli allievi.

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