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Conservatorio di Musica “Giuseppe Tartini” di Trieste

Dipartimento di Didattica della musica e dello strumento

Corso di Elementi di composizione per didattica della musica I


Prof. Virginio Zoccatelli
Studente: Alessandra Espro
Biennio Accademico di II livello

Analisi del XVII madrigale (II parte): Ma tu cagion


Dal libro quinto dei Madrigali a cinque voci (1611) di Carlo Gesualdo da Venosa

Carlo Gesualdo da Venosa (1566-1613)

Carlo Gesualdo è considerato uno dei più importanti madrigalisti del


tardo Rinascimento. Il suo status di privilegiato in quanto membro della
nobiltà del regno di Napoli, gli consentì grande libertà artistica nella
stesura delle sue composizioni. I suoi lavori, alcuni dei quali andati
perduti, inglobano sei raccolte di madrigali e tre raccolte di musica
religiosa.

Il compositore, anche a causa delle sue controverse vicende biografiche


(uccise nel 1560 la sua prima moglie e il suo amante), finì nell’oblio
per diverso tempo. La riscoperta delle sue partiture avvenne a partire
dal 1950: la sua personalità ambigua e affascinante attirò l’interesse di
alcuni compositori del 900, come Igor Stravinskij (Monumentum pro
Gesuando del 1960 e la trascrizione strumentale di tre madrigali e tre Sacrae cantiones completate
nelle parti mancanti) e Jürg Baur (Meditazione sopra Gesualdo del 1977 e Symfonische
Metamorphosen über Gesualdo del 1982). Direttamente accessibile e scevra da pregiudizi
accademici, la sua musica raggiunge oggi un vasto pubblico grazie alla sua forza espressiva e
originalità, in particolare nel campo armonico.

La struttura musicale dei madrigali di Gesualdo è tipicamente complessa e ricca di sfumature. Egli è
noto per la sua polifonia complessa, armonie intricate e contrappunti sofisticati, elementi che vengono
utilizzati per esprimere emozioni profonde e drammatiche, attentamente tradotte in musica attraverso
dinamiche, sfumature ritmiche, dissonanze, audaci modulazioni armoniche, il tutto in aderenza al
significato del testo.

In questo elaborato viene trattata l’analisi della seconda parte del madrigale XVII, parte del quinto
libro di madrigali a cinque voci.

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Il quinto e il sesto libro dei madrigali del Principe di Venosa
furono pubblicati quasi contemporaneamente nel 1611. Opere
tutte, a parte ogni ricerca di carattere espressivo, sulla linea
della più rigorosa arte contrappuntistica cinquecentesca. Per
quanto più propriamente concerne le ultime due raccolte di
madrigali, si nota una sostanziale continuazione degli
atteggiamenti espressivi maturati nei libri precedenti,
soprattutto nel quarto. Nella scelta dei testi, la predilezione per
poesie brevi e di limitate pretese letterarie (nel Quinto Libro, su
ventuno madrigali, uno solo, l'ultimo, è dovuto a un autore
illustre, Giovanbattista Guarini). In questo modo Gesualdo si
riserva da parte sua la massima possibilità d’intervento, sia dal punto di vista di un'autonoma
organizzazione strutturale del madrigale, sia da quello di una totale ricreazione semantica del
contenuto espressivo della poesia. la musica assume così il compito di dire ciò che è indicibile a
parole, articolato attraverso la contrapposizione di concetti e di momenti opposti. La tecnica
contrappuntistica si decanta sino a raggiungere una sorta di astratta e cristallina purezza.

Come già accennato, il madrigale Ma tu cagion è la seconda parte del XVII Poiché l’avida sede. I
due madrigali insieme formano un unico arco espressivo. Di seguito il testo:

Madrigale XVII
Prima Parte:
Poichè l'avida sete
C'hai del mio tristo e lagrimoso umore
Non è ancor spenta, o dispietato core,
Spengala il sangue mio
C'or verserà dal mio trafitto petto
Un doloroso rio.

Seconda Parte:
Ma tu, cagion di quella atroce pena
Che a la morte mi mena,
Mira, mal grado tuo, pietoso effetto
De la tua crudeltà, del mio tormento
Che morendo al mio duol, morte non sento.

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Analisi del testo “Ma tu cagion”

In questi versi l'autore cattura intensamente il tema dell'amore, della sofferenza e dell'assenza, comuni
nelle liriche d'amore del Rinascimento.

1. "Ma tu, cagion di quella atroce pena" - L'autore si rivolge direttamente all'oggetto del suo amore
e lo accusa di essere la causa del suo terribile tormento.

2. "Che a la morte mi mena" - questa pena è così intensa che lo sta portando verso la morte stessa,
sottolineando la profonda sofferenza che prova a causa della sua assenza.

3. "Mira, mal grado tuo, pietoso effetto" - L'autore chiede all'oggetto del suo amore di considerare
l'effetto della sua crudeltà, suggerendo che l'amato potrebbe essere spietato o insensibile alla sua
sofferenza.

4. "Del mio tormento che morendo al mio duol, morte non sento." - Questo verso esprime un
paradosso: l'autore afferma che, nonostante la sua sofferenza intensa, quando pensa all'oggetto del
suo amore, la sua morte sembra non avere importanza o non essere avvertita, suggerendo che l'amato
è così cruciale per lui che il dolore diventa trascurabile.

A
re
a Figure
SEZ. TESTO Contrappunto m Madrigalismi Cadenze Note
od
al
retoriche
e
Ma tu cagion Prevalentemente Intervalli di semitono
A omoritmico
Di quell’atroce Imitazione Gradi congiunti o di Catabasi Cadenza
B pena terza discendenti verso “pena”
“pena”
Ch’a la morte mi Imitazione Intervalli discendenti Catabasi + Cadenza
mena verso la parla “morte”. iperbole m.12 La
C Ascendenti verso maggiore
“mena”
Mira malgrado Imitazione stretta Piccolo intervallo Iperbole
tuo pietoso effetto discendente su “mira”
D Ampio Intervallo
ascendente su
“malgrado”
De la tua Omoritmico Cromatismo su Cadenza su
crudeltà, del mio “crudeltà” e “tormento” “crudeltà”
E tormento fa#
maggiore
Che morendo al Proposta omoritmica (che Intervalli discendenti su Catabasi Tutte le
mio duol morendo) segue “morendo”. (morendo) voci:
imitazione noema (duol) nota fa#
F sulla
parola
“duol”
Morte non sento Imitazione + omoritmia: Climax Cadenza
proposta del soprano (29) la
ripetuta omoritmicamente maggiore
G dalle voci “quinto, alto,
tenore” nella misura 30.
Le voci procedono tra
3
omoritmia e imitazione
fino a ricongiungersi
totalmente nelle ultime
due misure.

Conclusioni

I madrigali di Gesualdo sono un esempio straordinario della musica rinascimentale che esplora in profondità i
complessi aspetti dell'amore, dell'assenza e della sofferenza. Ogni sfumatura delle emozioni umane appare
come catturata in un’intricata struttura in cui parole ed elementi musicali comunicano in maniera tanto perfetta
e attenta tanto quanto, al contempo, riescono a trasmettere all’ascolto un senso di tensione infinita, tormentata
umanità e spiritualità. Tutto questo evidenzia l’incredibile modernità di Gesualdo, maestro visionario del suo
tempo.

Sitografia

https://bibliolmc.uniroma3.it/node/517

http://www.heinrichvontrotta.eu/Series/Compositori/Arcophon-06.html

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