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PLATONE E ARISTOTELE NELLA FILOSOFIA ANALITICA

INTRODUZIONE
La filosofia analitica è la concezione della filosofia come analisi del linguaggio ordinario. Si svolge
di una manera speciale tra gli anni 50’ e 60’, dopo le grandi opere di Wittgenstein, che anche
essendo austriaco svolge il suo insegnamento in Inghilterra, lo che farà sì che siano i filosofi
anglosassone colore che svolgeranno la filosofia analitica.

Si considerano Platone e Aristotele come i fondatori della filosofia analitica, da un punto di vista
moderno, lo che può causare un rischio di anacronismo e certe interpretazioni al margine della
storia continentale.

L’ANTEFATTO A OXFORD E CAMBRIDGE


L’incontro tra filosofia analitica e lo studio di Platone e di Aristotele in queste due università
(Cambridge e Oxford) si dà per un grande interesse che si dà sia allo studio di Platone che di
Aristotele già alla fine del 800’ già con un approccio di metodo linguistico filologico tedesco, che
culminerà in scuola storico filologica di studi sia di Platone che Aristotele.

Da altra parte in Cambridge questi studi filologici porteranno la venuta di Wittgenstein da parte di
G. E. Moore, chi sin dall’inizio del secolo aveva applicato all’etica i metodi dell’analisi linguistica
iniziati in Germania da Franz Brentano. Sarà in Cambridge dove Wittgenstein svilupperà la seconda
fase della sua filosofia, caratterizzata dall’analisi del linguaggio ordinario e dalla teoria dei giochi
linguistici.

AUSTIN E RYLE
Alla fine degli anni 30’, Ryle scrisse un articolo sul vero significato di αγαθον in Aristotele che è
riconducibile ad uno solo, chiamato nuclar meaning, lo che gli porterà poi ad analisi di molti altri
termini nel suo libro The meaning of a word. Poi nel 38’ scrisse un articolo sugli errori categoriali,
cioè quando si usa il linguaggio senza avere le regole della sintassi logica, che fa sì che le sentenze
abbiano senso, e non diciamo “sabato è letto”, che insieme queste parole non significano nulla. Un
altro articolo importante è quello sul Parmenide di Platone, dove, secondo Ryan, Platone lascia un
po' la metafisica delle idee per andare verso una ricerca logica.

Intanto, nel 52’ Austin viene chiamato ad insegnare a Oxford, dove fa le sue “Saturday mornings”.
In questo periodo elabora la teoria degli atti linguistici, con la distinzione tra discorso informativo e
performativo, che ha come base la distinzione aristotelica tra λογος αποφαντικος e λογος
σεμαντικος.

Un altro dato importante è che Ryan nel suo libro Plato’s Progress, finisce in cadere su certe
forzature della realtà storica, soprattutto riguardo alle posizioni dei dialoghi, affermando così certo
abbandono delle dottrine dell’idee, e un altro punto è quello sul terzo uomo, causando una tesi
secondo cui le idee sarebbero soggetti di un tipo speciale di predicazione, detta predicazione
paolina, perché è simile a quella impiegata in una lettera di San Paolo a proposito della carità.

STRAWSON E IL PROBLEMA DELL’IDENTITÀ


Peter F. Strawson è un importante esponente della filosofia analitica che si è interessato al problema
dell'identità, facendo riferimento anche alle tesi di Aristotele, soprattutto quelle presenti nelle prime
opere logiche come le "Categorie”. Nel suo libro "Individuals" del 1959, Strawson propone una
"metafisica descrittiva", volta a descrivere come è fatto il mondo a cui si riferisce il linguaggio.

Secondo Strawson, gli individui sono i corpi naturali a cui si riferiscono i fatti di tipo fisico, mentre
le persone sono i soggetti a cui si riferiscono sia i fatti fisici che quelli psichici. Per poter fare
riferimento agli individui nel linguaggio quotidiano, è necessario non solo identificarli, ma anche
reidentificarli in condizioni spazio-temporali mutate, utilizzando i "sortali" che indicano di quale
sorta è un individuo. Le distinzioni introdotte da Strawson tra sostanze e accidenti e tra particolari e
universali richiamano le categorie aristoteliche, evidenziando una corrispondenza tra le due
prospettive. Inoltre, David Wiggins, allievo di Strawson, ha fatto riferimento alla concezione
aristotelica della sostanza nel dibattito sull'identità, evidenziando l'influenza e la rilevanza delle idee
aristoteliche in questo contesto.

Hilary Putnam è un altro importante filosofo della corrente analitica che ha affrontato il problema
dei rapporti tra mente e corpo. Lui cerca di evidenziare l'influenza e la rilevanza delle idee
aristoteliche in questo ambito. Putnam ha criticato il suo precedente "funzionalismo", che
considerava la mente come un software indipendente dal supporto materiale in cui si trova,
aderendo invece a una posizione di tipo aristotelico chiamata "ilomorfismo". Secondo questa
concezione, la mente funziona solo se è strettamente unita a un corpo vivente, in modo che possa
subire l'azione causale della "forma" degli oggetti, che costituisce il rapporto di "intenzionalità”. La
collaborazione di Putnam con Martha C. Nussbaum, nota per i suoi studi sulla filosofia antica e
come pensatrice politica femminista, nel primo capitolo del libro sottolinea l'importanza di ritornare
alle radici aristoteliche per affrontare il Mind-Body Problem in modo più efficace.

COMMENTO
L'articolo mette in luce come il pensiero antico fornisca un terreno fertile per lo sviluppo di nuove
prospettive filosofiche, dimostrando la vitalità e la rilevanza delle idee di Platone e Aristotele nel
contesto contemporaneo e non solo, l’articolo vuole mostrare come questi autori sono stati inseriti
all’interno della filosofia anglosassone e il ponte con quella continentale tedesca soprattutto con il
suo metodo di analisi linguistico.

Inoltre, ritengo che si possa osservare come la filosofia analitica sia stata fortemente influenzata
dalla filosofia hegeliana, specialmente per quanto riguarda il desiderio di raggiungere una
conoscenza assoluta. Questo si manifesta nell'aspirazione a una comprensione completa dei testi
antichi, che potrebbe essere vista come un mezzo per avvicinarsi a una forma di comprensione che
si avvicina al vero significato della realtà.

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