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The Tao of Physics. An Exploration of the Parallels between Modern Physics and Eastern Mysticism, Bantam Books,
New York 1975
L'autore
Fritjof Capra è un fisico di origine austriaca, divenuto da noi assai noto dopo la traduzione in italiano di The Tao of
Physics, pubblicato in lingua inglese nel 1975, al quale hanno fatto seguito diverse altre opere, tradotte in italiano, quali Il
punto di svolta (Feltrinelli, Milano 1982), Verso una nuova saggezza (Feltrinelli, Milano 1986), La rete della vita (Rizzoli,
Milano 1996), La scienza della vita (Rizzoli, Milano 2002).
Nato nel 1939 e conseguito il dottorato in fisica a Vienna nel 1966, Capra respira profondamente l'atmosfera della
contestazione studentesca del '68, approdando, negli anni successivi, a quella visione "ecologistico-religiosa" che ne
rappresenta una sorta di "mutazione evolutiva" post-marxista, e che ha introdotto nel mondo occidentale diversi elementi
culturali estrapolati dalle filosofie e dalle religioni orientali, trapiantandoli fuori dal loro contesto originario e non senza for
zature, in Europa e in America. Nel 1995 fonda, in sintonia con una c ultura ormai divenuta di moda, il Center for
ecoliteracy, la cui finalità è quella di « porre nuovamente i bambini in contatto con il mondo della natura» («reconnect
children to the natural world»), con una pedagogia funzionale a formare in loro una mentalità ecologista.
Il libro
Il successo del Tao della fisica è stato favorito certamente dal clima culturale New Age che si è diffuso anche in Italia a
partire dagli anni '90 del XX secolo, mentre sarebbe stato impensabile solo qualche anno prima. Questo clima che ha
favorito il successo del libro è, obiettivamente, però, un elemento che non favorisce una corretta comprensione della
portata epistemologica delle problematiche che l'autore solleva. Infatti esso favorisce una comprensione orientata in
senso irrazionalistico e un po' magico, anche di quelle tesi che, se comprese in una maniera corretta, sono meritevoli di
essere chiarificate e approfondite; cosa che cercheremo almeno in parte di fare, pur nei limiti di una esposizione sintetica
come questa. Va detto, comunque, ad onor del vero, che nella letteratura odierna non mancano altri libri, ben più validi,
che propongono quelle stesse tesi in una maniera sistematica, rigorosa e, soprattutto, scevra da spurie contaminazioni
con il fenomeno New Age.
Nell'opera l'autore ritiene di recuperare la "parte migliore" della cultura occidentale, cioè la scienza recente, quella che, a
suo avviso, sta muovendosi nella direzione giusta, cioè alla scoperta di alcuneconoscenze fondamentali, quelle
stesse che, come egli sostiene, i "mistici orientali" po ssiedono da tempo immemorabile. A questo proposito si deve però
osservare come alcune di queste conoscenze fondamentali, citate da Capra, non si trovano certo solo nelle concezioni
dell'estremo Oriente, ma sono presenti nella stessa filosofia greca, in particolare in quella aristotelica, e nella filosofia
medioevale come in quella di Alberto Magno e Tommaso d'Aquino. Pensiero che, però, l'autore mostra di non conoscere
adeguatamente, ma di fraintendere, o di ignorare del tutto (!), probabilmente a causa di un approccio a questi pensatori
inquinato, quando non addirittura interdetto, da ormai consueti quanto fuorvianti luoghi comuni. (Basti un solo esempio di
tali luoghi comuni, nei quali egli cade acriticamente, per metterci in guardia: «I Greci costruirono i loro modelli con
metodo deduttivo partendo da alcuni assiomi o princìpi fondamentali, e non per induzione da quanto era stato
osservato», p. 35. Sarebbe sufficiente anche solo citare il libro I dei Secondi Analitici di Aristotele - cfr. 81a 40-81b 9 -
ove si tratta della necessità del metodo induttivo insieme a quello deduttivo p er smentire questa affermazione ).
Tali nodi fondamentali della conoscenza sono, in effetti, comuni a tutte le culture in quanto costituiscono le basi naturali
della razionalità umana. Come ha mostrato J. Bochenski nella sua pregevole storia della logica in due volumi ( La logica
formale, Einaudi, Torino 1972), comparando i risultati della logica greca con quella orientale (in particolare indiana): «La
cosa più interessante riguardo a questa forma di logica è però il fatto che, in circostanze del tutto diverse e senza essere
influenzata dall'Occidente, essa sviluppò sotto molti rispetti gli stessi problemi e raggiunse le stesse soluzioni » (p. 575).
E questo non vale solamente per la logica, ma anche per alcuni principi metafisici intrinseci alla realtà che possono
essere raggiunti in qualunque contesto, magari con un certo travaglio, nel corso di una seria ricerca. Anche alcune verità
della religione possono essere attinte da una ricerca razionale, magari talvolta ancora rivestita di un linguaggio mitico, e
non senza una qualche luce della grazia divina. La differenza tra le due tradizioni culturali (quella occidentale e quella
orientale), leggendo il libro, sembra consistere principalmente nel fatto che la prima è fortemente sistematica e
dimostrativa, oggettiva, mentre la seconda si presenta con un carattere prevalentemente esperienziale, soggettivo, che
si vorrebbe addirittura "aconcettuale", non direttamente comunicabile, risultando quindi, di fatto, lontana dalla razionalità
scientifica che ha caratteristiche diametralmente opposte.
Dunque l'enfasi che Capra pone sull'Oriente può trarre in inganno il lettore non attrezzato, essendo almeno parziale, e
non è quindi da assolutizzare. L'influsso delle mode correnti e dell'irrazionalismo nichilista, che oggi condiziona tutta la
nostra cultura occidentale, non è poi immune da una diffusa tendenza ideologica (a volte non dichiarata, altre volte
addirittura ostentata) a prendere le distanze da quel pensiero filosofico che la storia dell'Occiden te ha visto crescere
sopratutto in ambiente cristiano e, in particolare cattolico. E allora si tende volentieri a presentare le visioni non cristiane
come più interessanti e adeguate a raccordarsi con il pensiero scientifico.
Il volume è strutturato in tre sezioni all'interno delle quali si articolano le varie tematiche:
- la prima è dedicata alla via della scienza fisica come è stata concepita e si è sviluppata in Occidente (pp. 15-98);
- la seconda al «misticismo orientale» (induismo, buddismo, pensiero cinese, taoismo e Zen; pp. 99-144)
- l a terza alle «corrispondenze» tra le due vie precedenti (pp. 145-350).
Uno schema metodologico molto semplice e, almeno apparentemente, afferrabile e convincente per chi non possiede
particolari strumenti tecnici e critici come il grande pubblico. Meno ovvia è, necessariamente, la comprensione dei
dettagli tecnici che richiedono un po' di conoscenza delle problematiche inerenti la fisica, da un lato, e delle visioni
filosofiche e religiose occidentali e orientali dall'altro. E, quindi, problematica risulta essere la possibilità verifica da parte
del lettore, dell'effettiva concordanza tra i significati dei termini scientifici e i loro possibili correlati "mistico-orientali". In
taluni casi, come ad esempio là dove si tratta dello spazio-tempo relativistico, l'interpretazio ne dell'autore appare
addirittu ra non corretta, in quanto piu' in linea con una visione kantiana e idealista che non con quella einsteiniana (basti
confrontare su questo problema la puntuale analisi epistemologica di uno dei più autorevoli studiosi di storia del la
scienza come Alexandre Koyré (cfr. le schede delle opere di Koyré offerte in questo portale ).
Dal punto di vista dello stile, la lettura risulta scorrevole e, gli accostamenti tra la visione scientifica e quella orientale,
appaiono a prima vista plausibili, e talvolta probabilmente lo sono, ma essendo per lo più proposti in forma solamente
qualitativa e allusiva, piuttosto che sistematica e dimostrativa, non sono esenti da un certo concordismo ingenuo, in
quanto il libro non offre elementi rigorosi per verificarne la correttezza. E questo è facilitato dal carattere irrazionale
(atematico e asistematico) che viene attribuito alla visione orientale, caratteristica che offre una sorta di via di fuga, per
l'autore, di fronte agli aspetti più delicati di una adeguata metodologia epistemologica.