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[Aggiornato al 30/09/2020]
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22/11/2020 Art. 1326 codice civile - Conclusione del contratto - Brocardi.it
Note
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(1) La norma deve essere letta insieme alla presunzione di conoscenza di cui all'art. 1335 del c.c..
(2) La proposta e l'accettazione costituiscono dichiarazioni di volontà unilaterali la cui natura giuridica è discussa, essendo
secondo alcuni atti negoziali e secondo altri atti prenegoziali. Essi sono sufficienti alla conclusione del contratto quando questo
non richieda che il consenso delle parti (1376 c.c.), cioè nel caso di contratto consensuale. Se, invece, è necessaria anche la
dazione del bene si parla di contratto reale, come accade in caso di deposito (1766 c.c.).
La dichiarazione può essere espressa ovvero tacita se fatta mediante comportamenti concludenti. In particolare, è discusso se il
mero silenzio sia sufficiente a configurare dichiarazione tacita: la tesi maggioritaria ritiene necessario che si tratti di silenzio
circostanziato, cioè accompagnato da precise circostanze quali, ad esempio, l'onere per la parte di fare una dichiarazione
all'assenza della quale la legge o le parti ricollegano la produzione di un preciso un effetto.
(3) L'accettazione che giunge oltre il termine è tardiva e inefficace e solo il proponente può sanare tale inefficacia. Egli, però, deve
avvisare subito l'accettante che potrebbe altrimenti ritenersi non vincolato.
(4) Poichè è il proponente a richiedere una certa forma per l'accettazione, egli può anche rinunciarvi ritenendo valida una
proposta fatta in forma diversa, analogamente a quanto previsto per l'accettazione tardiva.
(5) E' una nuova proposta, ad esempio, quella con cui una parte cui è stato proposto di vendere un immobile ad un certo prezzo
accetti per un prezzo maggiore.
Ratio Legis
La norma stabilisce quando il contratto possa considerarsi concluso nell'ipotesi in cui la volontà delle parti sia espressa in
momenti o luoghi diversi.
Essa, inoltre, stabilisce che il proponente, salvo che per propria libera scelta, non può rimanere vincolato troppo a lungo, per
cui l'accettazione deve pervenire entro un certo termine.
Altresì, poichè è il proponente a mettere in moto il meccanismo di formazione del contratto, l'accettante deve conformarsi
all'eventuale forma che il proponente abbia preteso per l'accettazione nonchè esprimere un'accettazione di contenuto eguale
alla proposta.
Brocardi
”
Si dice che acconsentono coloro ai quali piaccia una stessa cosa
”
I contratti si distinguono perché ricevono forza di legge dall'accordo fra le parti
”
Tutta l'efficacia del contratto consiste nella sua conclusione
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”
La vendita si perfeziona con il consenso
“ Nuda conventio
”
La pura e semplice volontà comune
”
Intenzione riposta nella mente
”
Un contratto che esista solo nelle parole è nullo, se non vi è anche il consenso fra le parti
”
Ci obblighiamo con le parole, quando precede una proposta, e segua un'appropriata risposta
161 Nell'art. 183 ho riaffermato che è principio generale la capacità di contrarre, mentre è eccezione l'incapacità.
Questa enunciazione non è puramente dottrinale, come si è sostenuto: ma è la premessa indispensabile per introdurre la
determinazione dei casi in cui la legge afferma tale incapacità. Ciò è stato fatto con la scorta, non solo dell'art. 1106 cod. civ., ma
anche dei pricipi già fissati nel primo libro sulla incapacità naturale.
Si è escluso l'accenno a coloro ai quali la legge vieta determinati contratti perché non si tratta in codesti casi di vera e propria
incapacità, come sembrerebbe dal citato articolo 1106 cod. civ., ma di quella posizione particolare che una parte della dottrina
chiama legittimazione a contrario. Questa posizione concerne solamente determinati rapporti, e riguarda fattispecie limitatissime,
in modo che è apparso eccessivo trattarne in via generale.
II coordinamento tra i principi della incapacità legale e quelli della incapacità naturale è stato fatto mercé il rinvio all'art. 422 primo
libro del codice civile.
162 Le linee del meccanismo di formazione del contratto tra persone lontane quali risultano dal progetto del 1936 sono state
criticate, auspicandosi l'abbandono completo del sistema dell'art. 36 cod. comm. da cui la Commissione reale si era solo
parzialmente allontanata.
II sistema vigente, però, se in pratica si è rivelato meritevole di miglioramenti, non ha dato luogo ad inconvenienti che consigliano
di ripudiarlo del tutto: peraltro nessuna delle teorie sul perfezionamento dei contratti fra persone lontane appare insuscettibile di
critiche. Ho mantenuto, perciò, le linee degli articoli 2 e 3 progetto del 1936, con le seguenti modifiche:
a) a proposito della revoca della proposta (art. 187) ho riconosciuto i danni all'accettante che prima di avere notizia della revoca
della proposta ha intrapreso in buona fede l'esecuzione del contratto: i danni si sono limitati ai c.d. interessi negativi (spese e
perdite subite per l'iniziata esecuzione);
b) ho meglio precisato l'ammissibilità di una revoca dell'accettazione, sempre che la revoca giunga a conoscenza del proponente
prima dell'accettazione (art. 187 primo capoverso): in tal modo è rimasta chiarita la natura recettizia della revoca dell'accettazione;
c) dal quinto comma dell'art. 2 progetto del 1936 ho soppresso il riferimento alla proposta ferma per la natura dell'affare, data
l'incertezza cui può dar luogo l'ipotesi considerata, per l'esigenza di stabilire caso per caso se la proposta è irrevocabile.
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interesse del proponente, per le esigenze di certezza e di agevolazione della prova di cui lo stesso ha necessità o da cui trae utilità.
Ne consegue che il medesimo proponente può rinunciare al rispetto di detta forma, ritenendo sufficiente un'adesione manifestata in
modo diverso, con l'ulteriore conseguenza che il difetto di forma non può essere invocato dalla controparte per contestare il
perfezionamento del contratto. (Nella specie, la S.C. ha ritenuto tacitamente e validamente concluso un contratto, alle condizioni
del proponente, mediante l'esecuzione della prestazione rappresentata dall'invio della merce richiesta).
(Cassazione civile, Sez. II, ordinanza n. 13033 del 24 maggio 2018)
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giudici di merito e della documentazione prodotta da cui risultava che da data anteriore al gennaio 1997 l'INA aveva compiuto atti
concreti dai quali poteva desumersi una manifestazione della volontà di dismettere, anche frazionatamente, l'immobile, di cui
faceva parte l'appartamento condotto in locazione dal ricorrente ha cassato la sentenza impugnata con cui era stata esclusa
l'operatività della legge citata sul presupposto della mancanza di manifestazione di volontà dismissiva da parte dell'ente
proprietario-locatore).
(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9972 del 16 aprile 2008)
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profilo, poiché gli atti negoziali della pubblica amministrazione sono manifestazioni formali di volontà, non surrogabili con
comportamenti concludenti, quali la ricezione dell'elaborato progettuale e l'eventuale utilizzazione dello stesso.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 13628 del 5 novembre 2001)
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Per osservare il principio della cognizione, stabilito dal legislatore per il perfezionamento del contratto (art. 1326 c.c.), è sufficiente
che il proponente conosca l'accettazione dell'altra parte in qualsiasi modo, anche mediante esibizione, e non consegna (art. 1335
c.c.), del documento che la contiene, circostanza che può esser testimonialmente provata indipendentemente dalla forma prescritta
per la validità del contratto (art. 1350 c.c.).
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8328 del 1 settembre 1997)
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presidente o all'amministratore cui esso sia stato espressamente conferito. Pertanto, la delibera consiliare in cui si concreta la
volontà dell'organo collegiale di compiere un atto rientrante nell'oggetto sociale non ha valore di proposta di contratto (art. 1326
c.c.), ma costituisce atto interno con effetto limitato ai soggetti legati dal rapporto sociale ed è solo necessario presupposto della
manifestazione di volontà del soggetto investito del potere rappresentativo.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9710 del 17 novembre 1994)
stata accettata — mediante esecuzione delle prestazioni senza preventiva risposta — dalla ditta produttrice, che aveva peraltro
correlato l'accettazione al prezzo — maggiore — derivante dall'applicazione del suo listino).
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3854 del 27 giugno 1985)
Niente provvigione al mediatore di fronte alla sola sottoscrizione di una proposta irrevocabile d’acquisto - 20/04/2020
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Consulenze legali
relative all'articolo 1326 Codice Civile
Seguono tutti i quesiti posti dagli utenti del sito che hanno ricevuto una risposta da parte della redazione giuridica di Brocardi.it
usufruendo del servizio di consulenza legale. Si precisa che l'elenco non è completo, poiché non risultano pubblicati i pareri legali
resi a tutti quei clienti che, per varie ragioni, hanno espressamente richiesto la riservatezza.
Norma di riferimento: Articolo 1326 Codice Civile - Conclusione del contratto | Quesito Q201924144
Elisa S. chiede
martedì 15/10/2019 - Veneto
“Buongiorno,
in riferimento alla proposta e all'accettazione contrattuale, con la presente sono a chiedere un questito, in particolare la questione
riguarda l'invio di una denuntiatio da parte del venditore di un terreno ad un vicino confinante da lui sottoscritta, allegato alla
denuntiatio viene trasmesso anche copia del preliminare registrato tra venditore e terzo.
Se il confinante trasmette una comunicazione dove intende accettare l'offerta avvalendosi del diritto di prelazione ma non la
sottoscrive, la proposta è da considerarsi accettata? La lettera contenete questa accettazione è stata spedita dalla moglie del
confinante avente diritto e non da lui stesso.
Grazie
saluti”
Consulenza legale i 21/10/2019
In tema di accettazione della proposta di contratto, la norma di riferimento è quella di cui all'articolo 1326 c.c., ai sensi del quale il
contratto è concluso nel momento in cui chi ha fatto la proposta ha conoscenza dell'accettazione dell'altra parte.
Orbene, posto che il fatto che ci si trovi in materia di prelazione nulla muta, dato che la disciplina dell'accettazione è la medesima, il
codice non disciplina nello specifico la questione della sottoscrizione, probabilmente perché il legislatore ha dato per scontato che
l'accettante sia colui al quale effettivamente è rivolta la proposta.
L'unica disposizione che parli della forma dell'accettazione è contenuta nel comma 4, il quale prevede che quando il proponente
richieda per l'accettazione una forma determinata, l'accettazione non ha effetto se è fatta in forma diversa. Tuttavia, tale comma si
può dire che regoli l'ipotesi inversa a quella oggetto del presente quesito.
Infatti, se ad esempio il proponente invita il destinatario della proposta a rispedire la medesima e-mail contenete la proposta,
avvertendo che ciò equivarrà ad accettazione, ecco che il proponente ha stabilito una forma particolare per l'accettazione,
perfettamente valida se fatta nella maniera indicata.
Nel caso in questione, invece, pare non essere stata richiesta alcuna forma particolare, motivo per cui il nodo da sciogliere è più che
altro quello relativo alla paternità dell'accettazione.
Semplicemente, in una eventuale causa in giudizio, sarà sufficiente sostenere che chi ha accettato non era legittimato a farlo, e che la
mancanza di sottoscrizione renda impossibile accertare chi sia stato il vero accettante. Quindi, se l'interesse ad agire in causa è quello
di disconoscere la paternità dell'accettazione (evidentemente al fine di vendere a migliori offerenti), il convenuto citato in giudizio
(da chi invece voglia avvalersi dell'asserita avvenuta conclusione del contratto per via dell'accettazione) potrà semplicemente
sostenere che non vi è stata alcuna accettazione, dato che è impossibile accertare la provenienza dello scritto.
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In sintesi, l'accettazione così resa non è da considerarsi legittimamente avvenuta, e questo per impossibilità di attribuirne la
provenienza.
In linea generale va detto che il contratto si conclude istantaneamente solo in via eccezionale (ad esempio quando le parti sono
presenti ed il prezzo della cosa o del servizio è prefissato), mentre di regola esso è preceduto dalle trattative intercorrenti tra le
parti, in presenza delle quali il contratto si perfeziona solo quando è raggiunto l'accordo su tutti i punti.
Le trattative vengono spesso definite dalla dottrina come il "materiale di costruzione del futuro contratto", fondamentali per il
raggiungimento dell'accordo; esse hanno carattere esclusivamente preparatorio e strumentale, in quanto assumono valore soltanto
nel momento in cui si arrivi ad un accordo (fino a quel momento non assumono alcuna rilevanza giuridica).
Le stesse, a loro volta, possono ulteriormente svilupparsi sino a dare luogo ad un accordo denominato minuta (nel quale sono fissati
i punti essenziali del futuro contratto), la quale non vincola le parti ed ha valore meramente probatorio delle trattative intercorse tra le
parti.
Superata questa fase preparatoria, la norma che per prima deve essere richiamata è quella di cui all'art. 1326 C.c., la quale dispone
che "il contratto è concluso nel momento in cui chi ha fatto la proposta ha conoscenza dell'accettazione dell'altra parte".
La proposta è la dichiarazione che contiene tutti gli elementi del contratto, emessa manifestando l'intenzione di obbligarsi.
L'accettazione, invece, è la dichiarazione diretta al proponente che contiene l'accoglimento della proposta, per la quale non
occorrono formule sacramentali, essendo sufficiente che sia conforme alla proposta.
Una particolare tipologia contrattuale, poi, è quella del contratto concluso mediante moduli o formulari, ipotesi espressamente
prevista dal nostro codice civile all'art. 1342.
Dispone quest'ultima norma che, nel caso di contratti conclusi mediante la sottoscrizione di moduli o formulari, predisposti per
disciplinare in maniera uniforme determinati rapporti contrattuali, le clausole aggiunte al modulo o al formulario, incompatibili con
quelle in esso contenute, prevalgono sulle stesse, anche ove queste ultime non siano state cancellate.
Dalla lettura del quesito, in cui si parla di contratto commerciale, sembra che il contratto della cui conclusione si discuta possa
farsi rientrare in quest'ultima fattispecie legale, con la conseguenza che, essendo state aggiunte delle clausole diverse, seppur
nella sola forma (come si afferma), il contratto così modificato e fatto prevenire all'altra parte assumerà natura di nuova proposta, a
cui dovrà conseguire l'accettazione della controparte.
La circostanza, poi, che la controparte abbia risposto manifestando la volontà, come testualmente detto nel quesito, di
autorizzare la modifica e richiedendo di comunicare il prezzo di un prodotto, comporta, sulla base di quanto detto sopra, che
l'accordo non può dirsi definitivamente raggiunto su tutti gli elementi essenziali del contratto, sembrando difettare nella
proposta la determinazione del corrispettivo di un prodotto costituente oggetto del contratto stesso, a meno che tale prezzo
non sia determinabile ex art. 1346 C.c. sulla base di altri parametri stabiliti nel contratto o in esso richiamati.
Uno dei requisiti essenziali della proposta, infatti, è la sua completezza, ossia la sufficienza del suo contenuto ai fini della formazione
del contratto; precisamente, la proposta è completa quando contiene la determinazione degli elementi essenziali del contratto (il
prezzo è un elemento essenziale) o quando ne rimette la determinazione a criteri legali o convenzionali.
Pertanto, se per la determinazione di quel prezzo si renderà necessario un ulteriore accordo delle parti, il contratto non potrà
dirsi concluso, mentre l’accordo potrà ritenersi perfezionato se la determinazione del prezzo potrà essere frutto di un
semplice calcolo matematico.
Nessun problema, infine, può sussistere circa la validità di una simile forma di conclusione del contratto, dovendosi ormai ritenere
definitivamente ammesso nel nostro ordinamento il contratto telematico, o anche contratto online, ossia scaturente da un accordo tra
persone fisiche o giuridiche che instaurano rapporti negoziali utilizzando la rete internet per manifestare la propria volontà
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contrattuale.
Trattasi di un contratto in cui l’incontro delle volontà negoziali avviene online, tra soggetti fisicamente distanti, e che trova il
proprio fondamento normativo nello stesso art. 1322 del codice civile (il quale lascia ampia libertà alle parti di concludere contratti
anche non oggetto di una specifica normativa, purché ritenuti meritevoli di tutela dal nostro ordinamento giuridico) nonché nell’art.
11 del DPR 513 del 1997 (il quale dispone che “I contratti stipulati con strumenti informatici o per via telematica mediante l’uso
della firma digitale secondo le disposizioni del presente regolamento sono validi e rilevanti a tutti gli effetti di legge”).
Ovviamente presupposto essenziale per la validità di tale tipo di contratto è che esso non abbia riguardo ad una materia per la quale
la legge prevede una forma particolare ad substantiam, ovvero a condizione di validità dell'atto stesso.
Affinché un contratto possa dirsi "superato" da un nuovo contratto, sono necessari due passaggi fondamentali:
a. il primo contratto deve essere sciolto;
b. il secondo contratto deve essere validamente sorto.
a. Il contratto di locazione del 2003 non è stato sciolto: manca sia un recesso esercitato ai sensi di legge da una delle parti, sia un
mutuo consenso allo scioglimento. In tal senso, la mancata registrazione annuale del contratto si configura solo come un illecito
fiscale in relazione al quale si avranno solo le conseguenze tipiche previste dalla legge (es. pagamento di una sanzione per la mora):
non sembra invece che questo comportamento possa avere la forza giuridica di cancellare il contratto in essere tra le parti, che può
essere fatto venire meno solo con un accordo esplicito tra conduttore e locatore (oppure negli altri casi previsti per legge, come il
recesso unilaterale con preavviso, etc.).
b. Non è validamente sorto un nuovo contratto di locazione. Ciò è certo, in quanto l'invio di una semplice proposta è inidoneo a
produrre gli effetti di un contratto se non è seguito da una accettazione che sia conforme al contenuto dell'offerta, ai sensi dell'art.
1326 del c.c. ("Il contratto è concluso nel momento in cui chi ha fatto la proposta ha conoscenza dell'accettazione dell'altra parte").
Inoltre, anche una eventuale accettazione non conforme alla proposta, vale solo come nuova proposta (ultimo comma dell'art. 1326
c.c.).
Va, poi, ricordato che il contratto di locazione deve rivestire la forma scritta: l'art. 1 comma 4 della l. 431/1998 prevede che “A
decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, per la stipula di validi contratti di locazione è richiesta la forma
scritta”.
Alla luce della normativa del codice civile e delle leggi speciali in materia di locazione, quindi, non può dirsi sorto nel caso di specie
un nuovo contratto di locazione.
Il locatore potrà, pertanto, decidere di aderire alla proposta fatta dal conduttore oppure di rifiutarla: solo nel primo caso - e sempre
che poi si giunga alla firma congiunta di un nuovo documento contrattuale - potrà dirsi sorto un nuovo rapporto di locazione.
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Italo chiede
mercoledì 22/10/2014 - Umbria
“Riferendomi al Quesito n. 11401/2014, chiedo ulteriormente.
Essendo la copia di pertinenza del cliente- di un contratto di intermediazione finanziaria- stata firmata (in data 08/12/2000) solo dal
cliente- presso la sede della SIM -e trattenuta da questa per la firma di accettazione del legale rappresentante, e rispedita dopo oltre
70 giorni ( avendo già nel frattempo la Sim iniziato ad operare senza alcun avviso con notevoli perdite ) quale ritenete sia
giuridicamente possibile chiedere, con migliori garanzie di buon esito, in giudizio:
1) la nullità del contratto in toto: (già posta in giudizio ma per altra causa :- falso - in data 28/04/2004 e in appello con sentenza
negativa 30/01/2014)
a) per mancata sottoscrizione contestuale
b )per mancanza di accordo (contestuale)
c) per contrarietà a norma imperativa (art. 1418, comma 1, c.c.?;
d) per mancanza di forma (art. 1418, comma 2, c.c.)?
2) la nullità sino alla data di consegna della copia di pertinenza del cliente
oppure e/o in via subordinata
NB esiste per queste ultime motivazioni una prescrizione o la prima richiesta in data 04/2004 causa interruzione?”
Consulenza legale i 22/10/2014
Premesso che senza la disamina del contratto in esame e degli atti processuali, non è possibile dare una risposta risolutiva per il caso
di specie, affrontiamo le diverse soluzioni prospettate in base ai principi generali dell'ordinamento e alla normativa in vigore.
1.a.
Il contratto non può essere nullo semplicemente perché non sottoscritto contestualmente, visto che il documento contrattuale prevede
altre modalità (spedizione del contratto con la sottoscrizione del legale rappresentante).
Con sentenza n. 3088/2007, la Corte di cassazione ha affermato che ai fini della sussistenza del requisito della forma scritta nei
contratti non occorre che la volontà negoziale sia manifestata dai contraenti contestualmente e in un unico documento, dovendosi
ritenere il contratto perfezionato anche qualora le sottoscrizioni siano contenute in documenti diversi, anche cronologicamente
distinti, qualora, sulla base di una valutazione rimessa al giudice di merito, si accerti che il secondo documento è inscindibilmente
collegato al primo, sì da evidenziare inequivocabilmente la formazione dell’accordo.
1.b. e 1.d.
La mancanza di accordo potrebbe affermarsi solo qualora l'accettazione sia giunta oltre il termine entro il quale essa doveva giungere
al proponente (o in base al contratto o ordinariamente necessario secondo la natura dell'affare o secondo gli usi, con valutazione
discrezionale rimessa al giudice, ex art. 1326 del c.c.). In tal caso, non essendosi perfezionato il meccanismo di proposta-
accettazione, il contratto sarebbe nullo per mancanza non solo di accordo ma anche di forma. Nel contratto di gestione patrimoniale,
infatti, è richiesta la forma scritta a pena di nullità, in base all’art. 23, primo comma, TUF, che recita: “i contratti relativi alla
prestazione dei servizi di investimento, escluso il servizio di cui all’articolo 1, comma 5, lettera f), e, se previsto, i contratti relativi
alla prestazione dei servizi accessori sono redatti per iscritto e un esemplare è consegnato ai clienti. Nei casi di inosservanza della
forma prescritta, il contratto è nullo”.
In questa problematica si innesta anche quella della esecuzione del contratto di investimento (che si dice avvenuta nel quesito), posto
che, in genere, è possibile individuare e distingure un contratto-quadro di intermediazione finanziaria, formalmente rigido, e gli
ordini esecutivi di esso, la cui forma è rimessa al contratto, che “indica le modalità attraverso cui il cliente può impartire ordini” (art.
37, secondo comma, lett. c, reg. n. 16190/2007). Tuttavia, si ritiene in giurisprudenza che la nullità del contratto-quadro renda
illegittima l’attività dell’intermediario finanziario e quindi i servizi d’investimento prestati eventualmente in attuazione del contratto-
quadro nullo sono a loro volta nulli e improduttivi di effetti.
Al contrario, se il contratto si fosse perfezionato con l'accettazione giunta oltre due mesi dopo la sottoscrizione dell'investitore, il
contratto avrebbe acquistato efficacia e quindi le operazioni finanziarie nel frattempo svolte sarebbero legittime.
1.c.
Non si ravvisa nel testo del quesito la violazione palese di una norma imperativa, al di fuori del tema della forma del contratto.
Tuttavia è consigliabile studiare la normativa sull'intermediazione finanziaria per ravvisare eventuali violazioni di norme relative alle
operazioni di investimento ritenute imperative dalla giurisprudenza (ad es. art. 29 del regolamento Consob di attuazione del d. lgs. 24
febbraio 1998, n. 58).
2.
Il contratto non può essere "temporaneamente nullo".
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3.
Nel comportamento della Sim sono ravvisabili in astratto diversi inadempimenti e scorrettezze.
Ad esempio, ai sensi del secondo comma dell'art. 28, regolamento Consob, gli intermediari autorizzati non possono effettuare o
consigliare operazioni o prestare il servizio di gestione se non dopo aver fornito all'investitore informazioni adeguate sulla natura, sui
rischi e sulle implicazioni della specifica operazione o del servizio, la cui conoscenza sia necessaria per effettuare consapevoli scelte
di investimento o disinvestimento. Inoltre, gli intermediari autorizzati devono informare prontamente e per iscritto l'investitore
appena le operazioni in strumenti derivati e in warrant da lui disposte per finalità diverse da quelle di copertura abbiano generato una
perdita, effettiva o potenziale, pari o superiore al 50% del valore dei mezzi costituiti a titolo di provvista e garanzia per l'esecuzione
delle operazioni (art. 28, comma terzo); gli intermediari autorizzati devono informare prontamente e per iscritto l'investitore ove il
patrimonio affidato nell'ambito di una gestione si sia ridotto per effetto di perdite, effettive o potenziali, in misura pari o superiore al
30% del controvalore totale del patrimonio a disposizione alla data di inizio di ciascun anno, ovvero, se successiva, a quella di inizio
del rapporto, tenuto conto di eventuali conferimenti o prelievi. Analoga informativa dovrà essere effettuata in occasione di ogni
ulteriore riduzione pari o superiore al 10% di tale controvalore (art. 28, comma quarto).
Pertanto, se la Sim avesse iniziato ad operare (nel periodo tra la firma del contratto da parte del cliente e l'invio dell'accettazione)
senza ottemperare a queste norme, si può ipotizzare la nullità del contratto (non prevista espressamente dalla normativa!), in
considerazione della peculiare rilevanza degli interessi protetti di natura pubblicistica, identificabili con la tutela dei risparmiatori
soggetti deboli e in forte asimmetria informativa rispetto agli operatori abilitati del risparmio pubblico, della correttezza ed efficienza
del mercato dei valori mobiliari (v. Cass. civ., 7.3.2001, n. 3272).
L'intermediario convenuto in giudizio per la dichiarazione di nullità del contratto "non deve dimostrare di aver fatto tutto il possibile
per adempiere l’obbligazione, ma deve provare di aver agito con la specifica diligenza, da valutarsi con riguardo all'attività
professionale esercitata, (art. 1176 II comma c.c.). In caso di pretesa ulteriore di risarcimento del danno (come nel caso di specie)
sull'investitore permane l'onere di provare il danno e il nesso di causalità con la violazione dei doveri allegata" (v. Tribunale
Palermo, sentenza 7.7.2005, n. 3293).
Oltre all'ipotizzata nullità, è sempre possibile chiedere la risoluzione del contratto per inadempimento della Sim agli obblighi imposti
dalla legge e per la violazione del principio di buona fede nei rapporti contrattuali (v. ad es. Tribunale Milano, 29 settembre 2011:
"Possono dar luogo alle risoluzione del contratto ed al risarcimento del danno in via autonoma e distinta sia la violazione degli
obblighi informativi previsti dall'articolo 28 reg. Consob 11522/98, sia la violazione di quelli previsti dall'articolo 29 del medesimo
regolamento").
Si precisa che se il contratto è nullo, si potrà chiedere il risarcimento per responsabilità precontrattuale; se il contratto è valido, ma se
ne chieda la risoluzione, la responsabilità precontrattuale è assorbita in quella contrattuale.
Quanto alla domanda sulla prescrizione, la domanda avente ad oggetto la nullità del contratto non si prescrive mai, mentre l'azione
per la risoluzione del contratto si prescrive nel termine ordinario decennale. Va ricordato che la prescrizione è, sì, interrotta dalla
proposizione di una causa, ma che non ogni domanda giudiziale ha effetto interruttivo: solo la domanda con cui l'attore chiede il
riconoscimento e la tutela del diritto del quale si eccepisca, poi, la prescrizione, la interrompe. Il diritto a chiedere la risoluzione del
contratto si considera prescritto se entro dieci anni dalla conclusione del negozio non vi sia stata né una domanda giudiziale di
risoluzione, né una domanda di adempimento del contratto.
Quanto alla specifica nullità prevista dall'art. 23 TUF, la giurisprudenza (v. Tribunale Pavia, 26 gennaio 2013) ritiene che, trattandosi
di nullità relativa e, come tale, assimilabile alla annullabilità, essa sia passibile di convalida e sia sottoposta ad un termine di
prescrizione di cinque anni e non di dieci (prescrizione ordinaria). "La norma prevista dall'articolo 1422 c.c., la quale prevede
l'imprescrittibilità dell'azione di nullità, trova, infatti, giustificazione nel fatto che la nullità ex articolo 1418 c.c. tutela l'interesse
generale, mentre l'articolo 23 del d.lvo n. 58 del 98 tutela l'interesse di una sola parte, così come accade per l'azione di
annullabilità".
https://www.brocardi.it/codice-civile/libro-quarto/titolo-ii/capo-ii/sezione-i/art1326.html 15/54
22/11/2020 Art. 1326 codice civile - Conclusione del contratto - Brocardi.it
essendo stata consegnata contestualmente copia controfirmata in originale (norma imperativa?); 3- Annullabile come sopra e inoltre
le sigle aggiunte costituiscono nuova proposta?
Il contratto prevedeva testualmente: "il presente contratto acquista validità con la spedizione da parte della SIM al cliente di una
lettera o di un telegramma di accettazione,che verranno inoltrati entro 24 ore dall'accettazione del contratto stesso da parte della SIM.
Qualora il contratto venisse concluso presso la sede sociale o una succursale dela Sim,lo stesso acquista validità con la consegna al
cliente della copia di sua pertinenza debitamente sottoscritta dal legale rappresentante della SIM".
Per la condizione considerata valida vorrei conoscere i fondamenti giuridici della validità o meno del contratto: a)- per il periodo dei
73 giorni prima dell'invio della copia di mia spettanza da parte della banca b)- per il contratto complessivamente c)- la eventuale
prescrizione su cui basare un eventuale giudizio di annullamento.
Si precisa che sia in primo grado che in appello la richiesta di nullità per mancanza di accordo è stata respinta.
Pertanto il quesito consiste nella scelta:
1)- di un ricorso in Cassazione
2)- versus un nuovo processo per
a)- l'annullamento del contratto o
b)- per la nullità per mancata sottoscrizione contestuale.”
Consulenza legale i 09/10/2014
Nel quesito proposto ci si chiede (a) se il contratto di gestione patrimoniale sia stato validamente concluso e, in caso negativo, di
quale tipo di invalidità si tratti; inoltre, ci si domanda (b) se si possa ricorrere in Cassazione affermando l'annullabilità del contratto,
dopo che già in due gradi di giudizio è stata rigettata la domanda di nullità del contratto stesso.
(a)
Analizziamo la prima questione.
Secondo le regole generali sulla conclusione dei contratti (artt. 1326 ss. c.c.), il contratto è concluso nel momento in cui chi ha fatto
la proposta ha conoscenza dell'accettazione dell'altra parte. Tale schema sembra riproporsi nella clausola contrattuale sottoscritta dal
cliente, in base alla quale il contratto diventa valido:
- o con la spedizione da parte della SIM al cliente di una lettera o di un telegramma di accettazione, spediti entro 24 ore
dall'accettazione (nb. non dalla sottoscrizione del cliente) del contratto stesso da parte della SIM;
- o, qualora il contratto venisse concluso presso la sede sociale o una succursale dela Sim, con la consegna al cliente della copia di
sua pertinenza debitamente sottoscritta dal legale rappresentante della SIM.
Nel caso di specie, il cliente-proponente ha sottoscritto la proposta presso la sede della Sim, ma non ha avuto immediata consegna
della copia del contratto firmata dal legale rappresentante della Società; il contratto non si è quindi concluso validamente in quel
momento. Tuttavia, ciò non è sufficiente a rendere invalido il contratto, in quanto questi può essersi concluso in altro momento.
Il cliente, infatti, ha ricevuto la lettera contenente l'accettazione dopo alcuni mesi (tralasciamo per il momento la questione
dell'aggiunta di sigle apocrife). Inoltre, in quel lasso di tempo è stata data esecuzione all'accordo. Le problematiche sottese sono
molteplici.
1. Innanzitutto, secondo il codice civile, l'accettazione deve giungere al proponente nel termine da lui stabilito o in quello
ordinariamente necessario secondo la natura dell'affare o secondo gli usi: quindi, andrebbe prima di tutto verificato se la proposta
contrattuale prevedeva un termine per l'accettazione o se, magari, si trattava di proposta irrevocabile per un certo periodo di tempo ex
art. 1329 del c.c. (ipotesi plausibile, trattandosi di contratto predisposto da un professionista).
2. Il codice prevede anche che il contratto possa concludersi mediante esecuzione prima che il proponente riceva l'accettazione, e ciò
quando sia lo stesso proponente a chiederlo (nel contratto esiste una clausola di questo tenore?) o quando lo prevedano la natura
dell'affare o gli usi (art. 1327 del c.c.). In questo caso, l'accettante deve dare pronto avviso al proponente dell'inizio dell'esecuzione, o
sarà tenuto a risarcire il danno: il contratto, si noti, è però comunque perfezionato in questo caso.
E' chiaro, quindi, che non si può dare una risposta precisa senza conoscere il contenuto esatto del contratto nonché degli atti di causa
e di tutti i fatti così come si sono verificati sia durante le trattative che a seguito della sottoscrizione del cliente. Tuttavia, sulla base
dei fatti descritti, è possibile individuare in via ipotetica:
- una nullità del contratto per mancanza di forma, laddove si provi che esso non è stato concluso per ritardo nell'invio
dell'accettazione (e quindi per essere la proposta "venuta meno" nel frattempo);
- qualora si giudicasse non tardiva l'accettazione, la nullità (o addirittura l'inesistenza) delle clausole cui sono state apposte le
firme apocrife (cioè false, non del cliente), che ovviamente non sono valide per mancanza di consenso del cliente e comportano
inoltre una responsabilità penale di chi le ha aggiunte illecitamente, per il reato di falsità materiale commessa dal privato (art. 482 del
c.p.);
- in ogni caso, anche qualora il contratto si consideri perfezionato, è evidente una responsabilità della società per negligenza,
scorrettezza e mancanza di trasparenza nel comportamento tenuto nei confronti del cliente, che possono indurre a chiedere una
risoluzione del contratto per grave inadempimento della Sim, con richiesta del risarcimento del danno. L'azione per la
risoluzione del contratto ha prescrizione ordinaria decennale.
https://www.brocardi.it/codice-civile/libro-quarto/titolo-ii/capo-ii/sezione-i/art1326.html 16/54
22/11/2020 Art. 1326 codice civile - Conclusione del contratto - Brocardi.it
Non si ravvisa una problematica, invece, di incompatibilità tra proposta e accettazione: le firme falsamente aggiunte non configurano
una "accettazione non conforme" o una nuova proposta, ma si devono considerare, da un punto di vista strettamente civilistico, come
clausole assolutamente inefficaci nei confronti del cliente per assenza radicale del suo consenso.
Parimenti, l'annullabilità non sembra ravvisabile né per errore, né per violenza. Conoscendo con esattezza i fatti, si potrebbe valutare
la sussistenza del dolo in capo alla Sim, laddove questa abbia tenuto comportamenti configurabili come raggiro del cliente, atto a
farlo concludere un contratto che egli non avrebbe concluso in assenza del dolo della controparte, ai sensi dell'art. 1439 del c.c..
L'azione di annullamento deve essere proposta entro cinque anni dalla conclusione del contratto.
(b)
Quanto alla domanda circa la proponibilità in Cassazione della (nuova) domanda di annullamento del contratto, essa deve avere
risposta negativa. L'introduzione in terzo grado, ove si ha solo un giudizio di legittimità e non sui fatti, di una domanda siffatta,
costituirebbe una mutatio libelli vietata. Difatti, è proibito alla parte, pena l'inammissibilità del ricorso, avanzare una pretesa
obiettivamente diversa da quella originaria, introducendo nel processo un petitum diverso e più ampio oppure una causa petendi
fondata su situazioni giuridiche non prospettate prima e particolarmente su un fatto costitutivo radicalmente differente, di modo che
si ponga un nuovo tema d'indagine e si spostino i termini della controversia, con l'effetto di disorientare la difesa della controparte ed
alterare il regolare svolgimento del processo.
La nullità e l'annullabilità sono due forme di invalidità del contratto radicalmente diverse, che poggiano su fatti costitutivi diversi e
hanno natura processuale differente (con la prima si chiede una pronuncia di accertamento, con la seconda una sentenza costitutiva):
è evidente, quindi, che la domanda di annullamento dovrebbe essere proposta in un diverso processo.
Per valutare se sia possibile proporre con ricorso per Cassazione una domanda di nullità che si basi su presupposti diversi da quelli
già introdotti nel giudizio, si dovrà valutare, atti di causa alla mano, se la nuova domanda comporti una semplice precisazione della
causa petendi, oppure un mutamento del fatto costitutivo della domanda, con l’introduzione nel giudizio di un tema d’indagine di
fatto e di diritto del tutto nuovo e, quindi, implicante un’alterazione dell’originario tema del contendere: in questo secondo caso, la
domanda sarebbe inammissibile innanzi alla Suprema Corte.
https://www.brocardi.it/codice-civile/libro-quarto/titolo-ii/capo-ii/sezione-i/art1326.html 17/54
22/11/2020 Art. 1326 codice civile - Conclusione del contratto - Brocardi.it
termine dato nel contratto (peraltro, di regola il numero di giorni per il recesso non considera solo i giorni lavorativi, ma tutti i giorni,
compresi i sabati e le domeniche).
E' possibile che le parti decidano che il recesso possa essere dato, ad esempio, verbalmente: ma sarà molto difficile provare che il
recesso è stato esercitato se non si dispone di una prova scritta. Ci si baserebbe, quindi, solo sulla "fiducia" nella controparte, con
tutte le conseguenze del caso.
Per trovare soluzione alla questione, si dovrebbe cercare di inquadrare la proposta firmata non come contratto, bensì come semplice
proposta di contratto.
Se, infatti, il documento firmato fosse un vero e proprio contratto, il recesso non sarebbe mai stato di fatto esercitato, e quindi
l'accordo sarebbe ancora in vita. Certamente, si potrebbe però dimostrare l'inadempimento dell'azienda agli obblighi imposti dal
contratto e chiederne così la risoluzione (art. 1453 del c.c.), da opporre alla richiesta di risarcimento del danno.
Al contrario, se si trattasse di una mera proposta di concludere un contratto, poiché non sembra essere giunta alcuna accettazione da
parte dell'azienda (in tal senso, il sopralluogo molto superficiale effettuato dal tecnico difficilmente potrebbe configurarsi come
accettazione del contratto mediante esecuzione, ex art. 1327 del c.c.) si potrebbe ancora far decadere l'offerta. Difatti, di regola la
proposta può essere revocata finché il contratto non sia concluso (cioè finché non sia giunta al proponente-cliente l'accettazione da
parte dell'oblato-azienda, art. 1328 del c.c.]).
Al più, dice la legge, se l'accettante ne ha intrapreso in buona fede l'esecuzione prima di avere notizia della revoca, il proponente è
tenuto a indennizzarlo delle spese e delle perdite subite per l'iniziata esecuzione del contratto.
Infine, se l'oggetto del contratto (pompa di calore) risulta assolutamente incerto ed indeterminabile, si può anche ipotizzare la nullità
dell'accordo ai sensi dell'art. 1418 del c.c., che prevede tale sanzione quando il contratto sia privo di uno degli elementi elencati
dall'art. 1325 del c.c., tra cui appunto l'oggetto.
Ogni dubbio può essere chiarito solo leggendo attentamente le condizioni generali sottoscritte dal cliente.
Si consiglia, innanzitutto, di non procedere ad alcun pagamento. Quanto sottoscritto deve essere mostrato ad un legale, che potrà
interpretarlo nel modo più corretto, replicando così alla richiesta di denaro inoltrata dall'azienda.
“Nel caso di beni offerti al pubblico in un supermercato, quando può dirsi integrata l'accettazione del cliente?Nel momento in cui
presenta il bene al bancone della cassa o nel momento in cui paga? Il quesito potrebbe essere di un certo rilievo nel caso in cui il
bene depositato alla cassa venga danneggiato da un altro cliente in attesa. Chi dovrebbe pagare il bene o comunque risarcire il
supermercato in questo caso?
Grazie
Distinti saluti”
Costituisce forma di "offerta al pubblico" ex art. 1336 del c.c. l'offerta dei prodotti cosiddetti "a prelievo diretto", mediante
macchinari automatici a gettone o magazzini self service (come i supermercati).
L'offerta al pubblico costituisce una vera e propria proposta contrattuale rivolta ad una generalità di destinatari.
L'accettazione del cliente del supermercato è integrata con il pagamento del prezzo presso la cassa: ciò avviene mediante un
comportamento concludente (non è necessaria nemmeno una comunicazione verbale), tanto che in dottrina si parla di "negozi di
attuazione".
Se un bene presente nel supermercato viene danneggiato prima di essere pagato, il diritto al risarcimento per pregiudizio da illecito
extracontrattuale andrà fatto valere - naturalmente contro il danneggiante - da parte del supermercato e non del cliente che si era
limitato ad apprendere l'oggetto dagli scaffali.
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22/11/2020 Art. 1326 codice civile - Conclusione del contratto - Brocardi.it
grazie
distini saluti”
Consulenza legale i 01/11/2010
La proposta, effettuata da una parte contraente, deve contenere tutti gli elementi del contratto e mira ad ottenere una accettazione
conforme. Su questa concordanza si forma il consenso delle parti. L'accettazione deve giungere nel termine indicato dal proponente
o, in assenza di tale indicazione, in quello stabilito dalla legge, cioè nel termine ordinariamente richiesto dalla natura dell'affare o
dagli usi. Oltre questa scadenza la proposta non è più efficace e l'accettazione si considera TARDIVA. Se si propone l'acquisto di un
immobile per un determinato prezzo, non ha senso una accettazione che giunga dopo sei mesi, cioè oltre un tempo ragionevole per
decidere, tenuto conto della natura del contratto. L'accettazione tardiva è dunque inefficace, perché non riesce a fondersi con una
proposta ancora in vigore. Il proponente potrà accoglierla ugualmente, dandone immediato avviso all'altra parte.
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Legge 104
Legge sul procedimento amministrativo
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Legge sulle ONLUS
Disciplina delle associazioni di promozione sociale
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Legge sul biotestamento
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Testo unico sull'immigrazione
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Testo unico sull'assicurazione degli infortuni sul lavoro
Testo unico delle leggi sulla pesca
Testo unico sulle espropriazioni per pubblica utilità
Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria
Testo unico sulla sicurezza sul lavoro
Testo unico sull'agricoltura
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