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LEZIONE 1
Prima di affrontare il tema della sostenibilità e capire cos’è e come si realizza nelle imprese
poniamoci la domanda: qual è lo scopo di un’impresa? Lo scopo di un’impresa è creare valore
economico nel tempo l’obiettivo fondamentale delle imprese è il raggiungimento di un
determinato profitto.
Nasce il tema della Filantropia d’impresa (che al giorno d’oggi non è che un modo per farsi
pubblicità effetto marketing), cioè l’imprenditore diventa filantropo, investe parte dei suoi profitti
in iniziative per il territorio in cui l’impresa è inserita (azioni no-profit). L’impresa deve il massimo
profitto, ma non deve farlo a scapito dei portatori di interesse per l’impresa (esempio: fornitori e
dipendenti) e dell’ambiente in cui si trova.
Questa riflessione, sulla responsabilità sociale dell’impresa, ha un punto di rottura nel 1970 con
l’articolo di Friedman. Secondo quest’ultimo la Responsabilità Sociale dell’impresa è incrementare
i suoi profitti, l’impresa deve occuparsi del capitale investito per avere un ritorno economico.
Friedman richiama il rapporto principale-agente, il principale è colui che detiene il potere; l’agente
è colui che dovrebbe essere finalizzato alla massimizzazione del profitto, tutto ciò che è oltre tale
obiettivo è fuori dal contratto. Se un manager segue la prospettiva della Responsabilità Sociale
d’impresa dovrà occuparsi dell’ambiente, dato l’inquinamento prodotto dall’impresa. In questo caso
il manager si trova a fare compiti che non appartengono al proprio contratto perché per abbassare
l’inquinamento dovrà aumentare i costi e quindi abbassare i profitti. Dunque, un manager assunto da
un azionista deve aver come unico obiettivo la massimizzazione dei profitti, perché se adotta la
prospettiva della Responsabilità Sociale ha impatto negativo sull’impresa. Esempio: aumento i salari
quindi faccio un’azione socialmente responsabile, ma sto tassando gli azionisti e comprimendo il
reddito tassabile, impattando negativamente sulla società.
L’ECONOMIA CIRCOLARE
L’Economia Circolare si pone il problema di evitare che un prodotto venga eliminato al termine del
suo ciclo di vita, reinserendolo nel sistema economico. Risulta necessario rimettere in circolo le
risorse poiché viviamo in un pianeta che possiede delle risorse finite, quindi una volta terminate non
è possibile utilizzarle nuovamente. Economia Circolare è una locuzione che definisce un sistema
economico pensato per potersi rigenerare da solo garantendo dunque anche la sua eco-sostenibilità. I
maggiori obiettivi dell'economia circolare sono l'estensione della vita dei prodotti, la produzione di
beni di lunga durata, le attività di ricondizionamento e la riduzione della produzione di rifiuti. Insiste
inoltre sull'importanza di vendere servizi piuttosto che prodotti, in riferimento al concetto della
"functional service economy", che rientra nella nozione più ampia di "performance economy".
L'espressione fa riferimento sia a una concezione della produzione e del consumo di beni e servizi
alternativa rispetto al modello lineare (es. attraverso l'impiego di energie rinnovabili in luogo dei
combustibili fossili), sia al ruolo della diversità come caratteristica imprescindibile dei sistemi
resilienti e produttivi. Nell'economia circolare è insita la messa in discussione del ruolo del denaro e
della finanza: alcuni suoi pionieri hanno proposto di modificare gli strumenti di misurazione della
performance economica in modo da tenere conto di più aspetti oltre a quelli che determinano il
Prodotto Interno Lordo. Una declinazione della sostenibilità è: Economia Circolare, ossia le risorse
vecchie sono riutilizzate per estrarne nuovo valore. In quest’ottica risulta importante il ruolo
dell’innovazione, perché senza innovazione non esiste la sostenibilità.
LEZIONE 2
Partiamo da alcune affermazioni.
Secondo Milton Friedman (1971) lo scopo di un’impresa è quello di aumentare il suo profitto. Il
punto fondamentale è: innovo per essere più competitivo sul mercato, la maggiore competitività
genera profitto e dunque innovo per ottenere profitto, allora sono mosso dal profitto. Ma come
imprenditore si ha una responsabilità anche nei confronti di dipendenti, fornitori, clienti… allora la
responsabilità del manager è quella di generare profitto integrando innovazione, qualità,
responsabilità e così via.
Osserviamo che: il profitto è diverso dal valore economico. Con il profitto intendiamo (ricavi –
costi) ed è dunque un dato storico, mentre con valore economico intendiamo l’attualizzazione dei
flussi finanziari tra l’impresa e i suoi azionisti.
Friedman riprende da Adam Smith il concetto di self-interest introdotto nell’opera Wealth of
Nations (Smith, 1776). Smith in tale libro diceva che “Non è dalla benevolenza del panettiere o del
macellaio che noi ci aspettiamo la nostra cena, ma dall’attenzione che essi pongono nei confronti
dei loro interessi”. Quindi Smith afferma che le persone fanno quello che fanno per un ritorno
personale, sono egoiste e dunque il profitto è l’obiettivo.
La differenza tra le due affermazioni (Friedman e Smith) sta nel fattore tempo. Infatti, al tempo di
Smith, l’incentivo a massimizzare il profitto era moderato dal nesso di relazioni sociali in cui gli
artigiani vivevano, ad es. il birraio poteva aumentare i profitti utilizzando MP scadenti ma non lo
faceva in quanto conosceva le persone alle quali vendeva la sua birra; era amico del suo cliente.
Smith ha vissuto in un periodo caratterizzato da forti relazioni interpersonali, per cui l’imprenditore
era fortemente radicato nella realtà sociale all’interno della quale operava. Al giorno d’oggi vi è,
invece, un rapporto diverso tra le moderne corporation e i clienti: non vi è un equivalente
radicamento. Friedman riadatta il concetto di self-interest nel contesto delle grandi corporation in cui
NON vi è più un vincolo etico La grande corporation fa perdere la connessione imprenditore-
consumatore. Il self-interest di cui parla Smith è vincolato dal nesso fiduciario tra individui.
Friedman perde di vista il network di relazioni e questa perdita porta a comportamenti opportunistici.
1776 ≠ 2022 oggi ci troviamo in un contesto diverso: qual è il vincolo della corporation? Il brand
noi siamo legati ai brand e il brand vuole fare il meglio possibile perché ha una reputazione (al
giorno d’oggi dipendente soprattutto dai social network) la massimizzazione del profitto ha preso
il sopravvento sui nessi relazionali: le grandi corporation a volte hanno comportamenti di
irresponsabilità sociale (es. scandalo Nike: sfruttamento del lavoro minorile)
L’argomento di Friedman è stato poi reso operativo da Porter (1982), il quale parla di una
competizione tra imprese dove sopravvive il più forte (che non è necessariamente l’impresa più
grande) e parla di cinque forze, che, se applicate correttamente, permettono di massimizzare il
proprio profitto. Il Modello delle cinque Forze di Porter spiega che la competitività all'interno di un
settore non è data, come si potrebbe pensare, dalla semplice rivalità tra concorrenti esistenti. Esistono
infatti cinque forze ("Modello delle cinque forze di Porter") che contribuiscono ad alimentare tale
rivalità:
1. Potere dei Consumatori, che vogliono pagare meno e ottenere di più;
2. Potere dei Fornitori, che vogliono dare meno e avere di più;
3. Minaccia dei prodotti Sostituti (Produttori di beni sostitutivi);
4. Minaccia dei Concorrenti Diretti (offrono la stessa tipologia di prodotto sul mercato);
5. Minaccia dei Nuovi prodotti (Potenziali entranti: prodotti diversi da quelli dell’impresa di
riferimento).
PENSIERO SISTEMICO
La capacità di capire come le cose si influenzano reciprocamente. Si applica a sistemi non lineari,
ossia laddove l’output non è proporzionale all’input. Il pensiero sistemico si usa per evitare errori in
fase di progettazione e per apportare azioni correttive, analizzando i rapporti CAUSA-EFFETTO.
Esempio: ferendosi un dito, ci sarà un impatto sistemico sull’intero corpo con aumento adrenalina e
lacrimazione. Lo stesso per la sostenibilità ogni azione impatta sull’intero sistema. L’impresa è un
sistema e quindi intervenendo in un punto di esso, l’impatto è globale. Un’impresa deve affrontare in
modo sistemico anche il problema ambientale e il problema sociale, non solo porre il proprio focus
esclusivamente sulla massimizzazione del profitto. La tecnologia può aiutare a gestire gli impatti
sulla società e sull’ambiente, allora la tecnologia è parte della soluzione del problema. La gestione
dell’impresa deve avvenire attraverso un approccio sistemico che prevede la massimizzazione del
benessere e non del guadagno.
LEZIONE 3
Per riassumere: A differenza della Shareholder theory che considera come unica funzione obiettivo
la massimizzazione del profitto, la stakeholder theory sostiene che ragionando in questo modo non si
tiene in considerazione del fatto che l’impresa è inserita all’interno di un sistema e che la funzione
obiettivo è sì la creazione di profitti, ma profitti di lungo periodo, sostenibili nel tempo, per
realizzare i quali è necessario un rispetto delle regole ma anche un approccio pro attivo alle gestione
del network di relazioni all’interno del quale l’impresa è inserita. La stakeholder theory comporta dei
costi e quindi rinunciare ai profitti nel breve periodo, poiché richiede un approccio sostenibile, il
quale comporta anche l’inserimento dei costi. La sostenibilità porta profitti sul lungo periodo, ma
costi sul breve. Dato che le imprese hanno impatti sulla società (ad es. Google, Pfizer, Facebook,
ecc..) è importante introdurre il concetto di sostenibilità, al fine di insegnare ai manager a ragionare
sulle possibili conseguenze delle loro decisioni. Pertanto, il profitto, anche se rappresenta un pilastro
imprescindibile, è un fine che si raggiunge attraverso numerose accortezze. La fiducia è il motore del
mondo e deve essere totalmente incorporata nelle logiche aziendale per garantire delle vendite
ripetute nel tempo e max il profitto nel lungo periodo (rinunciare a qualcosa oggi per ottenere
risultati migliori un domani, un po’ come per gli investimenti). Ad es. la pratica di gestione
dell’ILVA di Taranto era insostenibile, l’azienda è riuscita a massimizzare il profitto nel breve
termine recando danni alla comunità, creando problemi di immagine nel lungo termine. Un buon
manager deve tenere in considerazioni la sostenibilità sociale, ambientale ed economica.
MOTIVAZIONE ESTRINSECA VS MOTIVAZIONE INTRINSECA
La MOTIVAZIONE ESTRINSECA è un incentivo che viene dato dall’esterno per raggiungere un
determinato obiettivo (es. denaro) tale motivazione è legata ad un tornaconto economico
La MOTIVAZIONE INSTRINSECA consiste nel fare qualcosa senza pensare al guadagno
personale in termini economici, essendo spinti da una forza interiore (es. la soddisfazione personale:
l’hobby di cucinare; oppure un medico che rinuncia al lavoro di primario per andare a portare cure in
Africa).
LEZIONE 4
Se dovessimo andare a lavorare in Foxconn, come possiamo agire, essendo consapevoli delle
problematiche?
Il problema esiste e va gestito nel breve periodo con la leva comunicazionale, mentre nel
lungo periodo, se so che ci sono problemi, potrò mettere mano a quel marcio.
Si può prescindere dalla sostenibilità? il driver dominante nel mondo del business rimane il
profitto, ma occorre trovare un’utilità alla sostenibilità per realizzare il profitto.
Per certi versi è vero che diventa una necessità la sostenibilità perché la campagna di SACOM
colpisce molto e magari si sono sostenuti più costi per contenere tali attacchi rispetto a se si fosse
pensato subito alla sostenibilità del modello di business. Apple nonostante tutto è riuscita a non
crollare.
Molte aziende hanno la Shareholder View, con driver dominante il profitto. Tuttavia, sono sempre
più collegati profitto e sostenibilità, perché i problemi ambientali stanno sempre più a cuore alle
persone se si pensa al futuro e ai propri figli. Bisogna analizzare pro e contro di un approccio
orientato al profitto e pro e contro di un approccio orientato alla sostenibilità, non bisogna essere
idealisti. La sostenibilità è il futuro, infatti sta aumentando la cultura della sostenibilità, anche i
consumatori sono sempre più esigenti da questo punto di vista. Pensando alla sostenibilità vengono
in mente due parole: Utopia o Necessità? Bisogna avere argomenti scientifici e misurabili per far
capire che la sostenibilità è più una necessità che un’utopia.
LEZIONE 6
COMUNICAZIONE: APPROCCIO DOGMATICO VS APPROCCIO DIMOSTRATIVO
La comunicazione è un meccanismo di trasmissione di informazioni, ed è considerato lo strumento di
marketing per eccellenza. In letteratura quando si parla di comunicazione, abbiamo due fondamentali
approcci:
1. Dogmatico (ideologico), le regole di comunicazione vengono esplicate senza dimostrarne la
veridicità;
2. Dimostrativo, orientato alla teoria dei sistemi ed orientato al raggiungimento teorico e
metodico dei risultati tale approccio è in linea con il background degli ingegneri (analisi
dati), il quale è più convincente e permette di fissare regole questo è l’approccio che
utilizziamo noi
PSICOANALISI VS PRAGMATICA
Modello della psicoanalisi: il comportamento è la risultante di un’azione reciproca di
energie intrapsichiche che si ritiene seguano le leggi della fisica sulla conservazione e
trasformazione dell’energia. Nel 1905 Einstein introduce la Relatività Ristretta: E=mc2 Il
paradigma dominante in quegli anni era quello dell’energia e quindi si attaccano anche altre
materie. Per la psicoanalisi tutto si risolve all’interno dell’individuo (energie interne).
Modello pragmatico: si cerca di analizzare come una persona interagisce con l’ambiente
il comportamento è un’interdipendenza tra individuo e ambiente. Il paradigma dominante è
quello di scambio delle informazioni. Secondo Shannon, fondatore della teoria matematica
dell’informazione, l’informazione è qualcosa che riduce l’incertezza. Ci interessa questo
modello!
Il processo comunicativo consta di 5 parti:
1. Mittente (es. il cervello);
2. Trasmettitore (es, apparato vocale);
3. Canale di comunicazione (es. lo spazio);
4. Ricevitore (una persona);
5. Destinatario (il cervello).
Nota bene: le informazioni non sono neutre. A seconda della comunicazione trasferisco informazioni
differenti.
Esempio: un cane. Si tira un bastone al cane, che tipicamente lo rincorre, lo afferra e lo riporta.
Perché lo fa? Perché è un gioco, è stato addestrato, perché è abituato, è il suo modo di interagire con
il padrone. Ma se prendendo lo stesso bastone e tirandoglielo addosso, il cane azzannerà il padrone:
nel primo caso c’è uno scambio di informazione di un certo tipo, mentre nel secondo è diverso, il
cane risponde differentemente a due distinte tipologie di interazioni quindi la comunicazione
pragmaticamente è identica al comportamento, a meno dell’esistenza di un trasferimento di feedback.
Tra psicoanalisi e pragmatica non c’è continuità concettuale. Il passaggio da psicanalisi a
pragmatica ha introdotto concetti fondamentali come quello di retroazione (feedback) passaggio
da determinismo lineare a sistema circolare.
All’ingegnere gestionale interessa in che modo si riesce a generare degli effetti (concetto di
feedback, retroazione, ossia è la capacità di un sistema dinamico di tenere conto dei risultati del
sistema per modificare le caratteristiche del sistema stesso). Sistema circolare: si lancia il bastone
lontano, si trasferisce l’informazione di gioco al cane, che lo riporta per ricominciare.
Se per studiare la comunicazione si usano i criteri indicati, occorrono altri schemi concettuali:
Scatola nera: non è necessario fare ipotesi sul funzionamento intrapsichico (inverificabile),
ci si può limitare ad osservare i rapporti di ingresso-uscita, cioè la comunicazione da cui si
possono dedurre molti aspetti;
Gli stessi sintomi sono una sorta di ingresso in un sistema piuttosto che l’espressione di un
conflitto intrapsichico.
LEZIONE 7
META-COMUNICAZIONE
Quando i matematici smettono di usare la matematica come strumento di computo, e la usano come
oggetto del loro studio, necessariamente adottano un linguaggio che è sulla matematica: tale
linguaggio, è stato chiamato meta-matematico. Allo stesso modo, quando noi parliamo della
comunicazione, quando usiamo un linguaggio che ha come oggetto le ridondanze pragmatiche
dell’interazione comunicativa, allora stiamo meta-comunicando: comunichiamo sulla
comunicazione.
n=0
oscillante, nel senso che la successione delle sue somme parziali non possiede limite. Essa
aiuta a capire la punteggiatura della serie di eventi, importante per la sostenibilità.
Un osservatore esterno può considerare una comunicazione come una serie interrotta di
scambi. Tuttavia, coloro che partecipano internamente, introducono sempre qualcosa di
importante definibile come “La punteggiatura di eventi”. Attraverso la punteggiatura la
comunicazione viene scomposta analiticamente in modo che si possa identificare chi parla e
chi ascolta (per punteggiatura si intende una sequenza di punti o frecce che indicano
momento per momento chi parla e chi ascolta).
Possiamo notare che ogni atto comunicativo rappresenta contemporaneamente uno stimolo,
una risposta e un rinforzo. Questo è importante se consideriamo la speciale relazione che si
instaura tra due persone che sono ingessate in ruoli rigidi, dove il comportamento del primo
sostiene e rinforza la risposta del secondo, vedi le relazioni complementari:
soccorritore/bisognoso; tiranno/vittima; leader/seguace ecc.
Da questa prima analisi sembrerebbe che in una relazione complementare sia l’agente ad
influenzare la risposta del ricevente, ma le cose non sono così semplici.
Ad esempio, individuare in una data relazione “chi influenza chi” è più difficile di quello che
potrebbe sembrare. Infatti, a seconda del punto di vista, le cose possono cambiare, come
dimostra la storiella del ricercatore e della cavia (topo) di laboratorio: un ricercatore cerca di
addestrare una cavia, associando alla risposta della cavia (abbassare la leva di una gabbietta)
un rinforzo (fornire alla cavia un pezzo di formaggio). Il ricercatore ritiene di aver
condizionato la cavia a pigiare un tasto offrendogli del cibo ogni volta che lo fa. Allo stesso
modo qualcuno potrebbe asserire (partendo dal presupposto che il topolino sia in grado di
pensare) che sia stata la cavia ad addestrare il ricercatore, perché tutte le volte che gli fornisce
uno stimolo (abbassare la leva di una gabbietta) ottiene dal ricercatore la medesima risposta
(un pezzo di formaggio) Chi addestra chi? Ciascuno analizza la cosa dalla sua prospettiva
Questo esempio dimostra che: non esiste una punteggiatura “oggettiva”, cioè non si può
identificare in maniera oggettiva chi sta comunicando a chi, né chi sta influenzando chi.
In una relazione c’è uno scambio continuo di atti comunicativi, tale che ci si influenza a
vicenda continuamente. Questo ha delle implicazioni enormi quando analizziamo le relazioni
di coppia, particolarmente quelle in conflitto o in crisi dove ciascuno sostiene di aver ragione
e colloca il torto esclusivamente dall’altra parte infatti due persone caratterizzano (quindi
punteggiano) la stessa esperienza in maniera diversa evidenziano un diverso focus sulla
stessa esperienza È difficile convincersi come due individui possano avere opinioni così
diverse su tanti elementi di un’esperienza comune.
Uno stesso evento raccontato in modi diversi Es. caso FoxConn: FoxConn punteggia la
sequenza degli eventi in modo diverso, dicendo che i suicidi avvenuti sono in linea (anzi
minori) rispetto alla media nazionale e dice che le persone non si suicidano per le condizioni
di lavoro ma perché hanno dei problemi personali
CONCLUSIONI
Quindi:
L’impossibilità di non comunicare rende comunicative tutte le situazioni impersonali che
coinvolgono due o più persone (tutto quello che si dice e non si dice è comunicazione,
tutto quello che si fa è comportamento e siccome non si può non comportarsi, allora si
comunica sempre);
Moduli analogici e numerici: isomorfismo e ambiguità. Con le immagini la
comunicazione è molto più netta. È importante definire (soprattutto per la sostenibilità) i
numeri in Human Terms;
La descrizione di problemi di punteggiatura si basa sulla metamorfosi sottesa al modello
classico di azione-reazione;
Complementarità e simmetria si avvicina al concetto di funzioni: le posizioni individuali
dipendono dalla reciprocità dei rapporti.
Il punto centrale di questo discorso è il FEEDBACK (retroazione, informazione utilizzata per
risolvere un gap) e ogni volta che si parla di feedback si fa riferimento a un concetto che dice cosa è
la comunicazione e come va gestita.
Ogni volta che si comunicano sono contemplate delle reazioni e il feedback può essere positivo o
negativo.
I principi sono unificati non nella loro origine, piuttosto nella loro importanza pragmatica la
genesi dei vari principi è eterogenea: i principi sono simili dal punto di vista pragmatico.
Tornando al caso FoxConn: un individuo afferma che i metodi di produzione della FoxConn portano
al suicidio dei lavoratori, mentre un responsabile dell’azienda risponderebbe che il tasso di suicidi
nell’azienda è solamente del 20% rispetto ai suicidi mondiali. “Hai ucciso 60 persone” e il capo
d’azienda risponde: “No quelle persone sono morte per altri motivi”. Leggendo i dati ha ragione la
FoxConn, i numeri sono dalla sua parte (ragionamento da ingegnere). Chiedendo ad un filosofo o un
umanista probabilmente darebbe ragione alla SACOM. L’efficacia della comunicazione della
SACOM convincerà una certa community, e la FoxConn convincerà un'altra community, per cui
l’effetto è sostanzialmente invariato e la FoxConn può continuare tranquillamente per la sua strada.
La comunicazione gioca un ruolo molto importante. La verità non è una, sta nel mezzo, tutto si gioca
sulla comunicazione.
GREEN-WASHING
Molte aziende utilizzano la sostenibilità per azioni di marketing, facendo Greenwashing (“dipingere
la facciata di verde”). Greenwashing è un neologismo indicante la strategia di comunicazione di certe
imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un'immagine di sé
ingannevolmente positiva sotto il profilo dell'impatto ambientale, allo scopo di distogliere
l'attenzione dell'opinione pubblica dagli effetti negativi per l'ambiente dovuti alle proprie attività o ai
propri prodotti. si cerca di dare l’idea di essere sostenibili, anche se poi in realtà non lo si è.
Da ciò si comprende come la sostenibilità sia un tema che cattura l’interesse dell’opinione pubblica e
consente di agire sulle vendite; infatti, si usa per vendere di più, per far vedere al mercato un’impresa
orientata verso i principi della sostenibilità.
Un’azienda ha grande impatto sulla società perché definisce dei modelli di consumo; quindi, la
sostenibilità diventa un driver (cioè un concetto importante). Un domani si avrà la capacità di
capire se la sostenibilità è orientata ai processi e alle tecnologie e quindi reale oppure se è usata come
strumento di marketing.
LEZIONE 8
SUSTAINABILITY NUMBERS La misura della sostenibilità
Parliamo dei cosiddetti Fermi’s Problems, cioè tutte le volte in cui si deve fare una stima in termini
di ordine di grandezza.
Se possiamo misurare un fenomeno con dei numeri questo implica che conosciamo quel fenomeno,
ma solo dal punto di vista qualitativo.
Una misura si compone di due parti:
a) Parte numerica
b) Unità di misura.
Esistono due situazioni in cui l’uomo riscontra difficoltà nel capire le misure:
a) Il significato di numeri molto grandi o molto piccoli non si coglie il significato
b) Unità di misura non familiari, cioè che non troviamo nella nostra quotidianità
L’obiettivo, dunque, è esprimere le misure in termini familiari (Human Terms) per poterle
comprendere.
HUMAN TERMS
Lord Kelvin afferma che quando possiamo misurare un fenomeno in numeri questo ci permette di
sapere qualcosa in più , poiché si riesce a dare una misura a dei concetti rilevanti.
LEZIONE 9
ORDINI DI GRANDEZZA
Riguardo gli ordini di grandezza possiamo dire che:
Sono facili da stimare
Se due quantità hanno ordini di grandezza diversi, la differenza sarà piuttosto significativa.
Se le quantità sono correlate a problemi di sostenibilità, un confronto dell’ordine di grandezza
può fornirci informazioni importanti su cui stabilire le priorità.
Per fare una stima sugli ordini di grandezza quello che possiamo fare è:
APPROCCIO 1 Scrivere una risposta diretta per fornire la soluzione ragionevole più
vicina, ricordando di fornire la più vicina potenza di 10;
APPROCCIO 2 Se 1 non funziona, possiamo scomporre i problemi in sotto-problemi
ed applicare l’Approccio 1 ad ogni sotto-problema, utilizzando sempre le potenze di 10.
Il tema della sostenibilità richiede necessariamente delle misure, un fenomeno se non è misurabile
non è gestibile e quindi non bisogna mai rinunciare a delle misure, anche se approssimative.
Esempio 5: quante persone entrano in una Fiat Panda? Questo è un problema che possiamo risolvere
usando direttamente l’approccio 1 4 persone entrano, 40 no! L’ordine di grandezza è 10^1.
Esempio 6: trovare un ordine di misura per la stima del volume di benzina consumato in un anno da
un tipico guidatore italiano. Questo caso non è qualcosa che può essere direttamente immaginato: qui
l’Approccio 1 non aiuta, perché si tratta di un problema multidimensionale, quindi occorre divederlo
in sotto-problemi (Approccio 2):
1. Quanti km sono guidati in un anno?
Si può affermare che l’ordine di grandezza di riferimento è di 10^4
non vogliamo sapere il numero preciso, ma ci basta l’ordine di
grandezza
2. Quale è il consumo di benzina per km?
L’ordine di grandezza di riferimento è 10^1 10^4 km x (1 litro) /
(10^1 km) = 10^1 litri (la stima è di 1000 litri di benzina consumati per
singolo guidatore all’anno).
Come sensibilizzare le persone sula scarsità di una risorsa? Trasformare la misura in Human
Terms può aiutare, e rendere più capaci nella gestione operativa della sostenibilità. L’ingegnere
gestionale dovrà essere in grado di convertire misure sconosciute in Human Terms al fine di cogliere
a pieno la misura oggetto di studio. Questo permette di avere un’idea sulla preziosità delle risorse, ad
esempio la scarsità dell’acqua. Chi fa sostenibilità deve farla utilizzando:
Approccio scientifico;
Approccio creativo.
Si ritorna all’importanza della comunicazione avendo un approccio pragmatico che ci consenta di
raggiungere degli obiettivi (Goal!)
Se il tempo di produzione delle riserve di petrolio è rappresentato da 1 anno, l’umanità consuma tutto
ciò che è stato prodotto in un anno in circa 5 minuti.
Il dato presentato in questo modo veicola il messaggio in modo più efficace, può essere
accompagnato ad esempio dall’immagine di fuochi d’artificio, durano 5 minuti ed illuminano il buio,
ma parallelamente all’utilizzo delle risorse dopo quei 5 minuti non ci sarebbe la possibilità di
illuminare di nuovo il buio della notte.
WICKED PROBLEM
I wicked problems sono problemi difficili o impossibili da risolvere, in quanto i requisiti sottostanti
la loro soluzione risultano contraddittori, incompleti ed in continuo cambiamento. Il motivo per cui si
usa l'aggettivo “wicked” (= cattivo, malvagio) per caratterizzarli, è perchè sono resistenti ad una
soluzione, e non perchè sono “cattivi”.
Dal momento che questi problemi presentano complesse interdipendenze, ogni tentativo di soluzione
può generare ulteriori problemi.
1. Non esiste una formulazione definitiva di wicked problem.
2. I wicked problems non hanno delle regole di interruzione.
3. Le soluzioni ai wicked problems non sono “vere o false”, ma soltanto “buone o cattive”.
4. Non esiste un test immediato e definitivo per valutare la soluzione di un wicked problem.
5. Ogni tentativo di soluzione di un wicked problem è unico ed irripetibile, perché non è
possibile utilizzare la modalità “per prove ed errori”.
6. I wicked problems non possiedono un set di possibili soluzioni.
7. Ogni wicked problem può essere considerato come il sintomo di un altro problema.
8. L'esistenza di discrepanze nella rappresentazione di un wicked problem può essere
spiegata in vari modi. La scelta di quale spiegazione utilizzare determina la natura della
soluzione del problema.
Esempi di wicked problems sono la povertà, la sostenibilità, la salute, l'ambiente, il cambiamento
climatico, le calamità naturali come: i terremoti, gli tsunami, le epidemie, ecc. Ogni persona possiede
a riguardo un punto di vista differente perché è portatrice di interessi diversi. L'esempio del
cambiamento climatico mette in chiara evidenza come i punti di vista dei vari stakeholders siano
spesso molto divergenti. Ad esempio, non tutti credono che una riduzione dei gas serra rappresenti
una soluzione al riscaldamento del pianeta.
THE GREAT PACIFIC GARBAGE PATCH (GPGP) Isole di plastica negli oceani
Il GPGP è un accumulo di plastiche e microplastiche che si sono accumulate in una zona dell’oceano
Pacifico. L’idea di isola permette di vedere visivamente l’oggetto rappresentato (la forza della
comunicazione). La sua formazione deriva dalle correnti che hanno dei movimenti circolari
(chiamati spirali, vortici), che dipendono da:
La topografia del bacino (forma delle terre sotto l’oceano);
La rotazione della Terra;
La differenza di temperatura e salinità dell’acqua nelle varie parti dell’oceano.
Quando la plastica viene gettata negli oceani, le correnti la concentrano in alcuni posti particolari. Il
vortice più grande dell’oceano Pacifico è il North Pacific Gyre, che ha raccolto la plastica nel
tristemente famoso GPGP. Quindi la plastica derivante soprattutto dal Giappone e Stati Uniti, è
raccolta e localizzata da queste correnti.
È stato stimato che l’area della GPGP è tra i 700.000 e i 15.000.000 di km^2, numeri che
impressionano ma che non danno un’idea facilmente riconoscibile del fenomeno. Come possiamo
tradurre queste misure in Human Terms?
Sappiamo che la superficie dell’Italia è pari a 301.338 km^2.
Valutiamo lo scenario ottimistico, ovvero che la GPGP abbia una superficie di 700.000 km^2.
Utilizzando il fattore di conversione, si trova che la GPGP è grande come due penisole italiane
700.000 km^2 x 1Italia / 301.338 km2 = 2 Italia
Se fosse vera la seconda stima (scenario pessimistico), la GDGP sarebbe pari a 50 volte l’Italia nel
Pacifico 15 000 000 km2 x (1 Italia) / (301 338 km2) = 50 Italia
Queste isole di plastiche, però, non sono facilmente localizzabili, in quanto le plastiche si
decompongono in microplastiche entrando così nella catena alimentare. Dunque impatta
notevolmente su noi cittadini infatti il problema si manifesta per quanto riguarda i pesci che la
popolazione mangia, i quali a loro volta mangiano microplastiche.
Il principale responsabile sono le reti dei pescatori: problema di sostenibilità legato alla pesca; ma
comunque contribuiscono anche i rifiuti umani.
Il problema può essere risolto attraverso:
Approccio volontaristico
Intervento legislativo
Ruolo degli stakeholder esterni all’impresa (ruolo delle ONG).
Un manager del futuro deve tener conto di queste tre prospettive. Inoltre, le nuove imprese devono
tener conto della nuova figura del consumatore. Un consumatore più responsabile dal punto di
vista ambientale e sociale. Le imprese devono necessariamente integrare alcune problematiche di
sostenibilità, altrimenti prestano il fianco all’attacco di organismi non governativi che possono avere
un impatto negativo sui consumatori e di conseguenza sulle vendite es. Greenpeace diventa uno
stakeholder con cui Coca-Cola, Unilever etc. si trovano a dover fare i conti.
Una comunicazione il più trasparente possibile è fondamentale in ottica di sostenibilità.
CORPORATE GOVERNANCE
La struttura della Corporate Governance esprime le regole e i processi con cui si prendono le
decisioni in un’azienda, le modalità con cui vengono decisi gli obiettivi aziendali nonché i mezzi per
il raggiungimento e la misurazione dei risultati raggiunti.
Quale è un aspetto rilevante in una Corporate? Quali problemi pone The Great Pacific Garbage Patch
a un ingegnere gestionale che lavora in una Corporate?
Solo il 9% della plastica è riciclato. Sono richiesti interventi non solo a livello Corporate, ma anche a
livello Policy. Va limitata la produzione della plastica, però la plastica è economica e garantisce un
grande guadagno per ogni bottiglia che si vende (margine di contribuzione alto). Bisogna ridurre la
possibilità di formazione delle microplastiche che è l’aspetto più dannoso, a partire dalla loro
diffusione nell’Oceano. Ci sono delle aziende che si occupano di riciclare la plastica per terzi.
L’amministratore di una Corporate segue una Shareholder View, ossia massimizzare il mio profitto,
perché dovrebbe effettuare un investimento per cambiare tutto? Ci sarebbero comunque altri che
continuano ad inquinare. Una tassazione sulla plastica creerebbe l’effetto di sostituzione di cui si
parla e nella regolamentazione c’è una soluzione che può venire in aiuto: deve esserci una legge per
regolamentare l’utilizzo della plastica.
Perché si devono erodere i propri profitti per avvantaggiare altri?
Occorre ragionare come ingegneri gestionali che cercano di capire come si muove il mercato secondo
tutti i punti di vista: se una bottiglia di Pepsi biodegradabile costa 1,50€ e una bottiglia di plastica di
Coca Cola costa 1€, i consumatori sceglieranno quella di Coca Cola.
Occorre pertanto creare un sistema di incentivi con il fine di ridurre l’inquinamento, promuovendo
materiali sostenibili.
Alcuni studi hanno dimostrato che a livello di costi alle imprese non conviene riciclare, piuttosto
conviene comprare una bottiglia nuova anziché riciclata.
In tal senso si possono distinguere 3 modi di operare:
1. Approccio Volontaristico da parte delle imprese che tengono conto del business futuro una
riconversione green in una prospettiva di marketing per riposizionare l’azienda sul mercato,
contro un utilitarismo del breve periodo a fronte di utili futuri. Ciò nel breve periodo comporta
costi e i benefici non sono né imminenti né garantiti, quindi è una scelta volontaristica. Ciò
comporta in termini di marketing anche un ritorno positivo di immagine per la società.
2. Intervento Legislativo: gli Stati si fanno promotori. Le nazioni unite stanno andando verso
questa soluzione.
3. Ruolo degli Stakeholder esterni alle imprese (es. ONG): sono presenti campagne che
obbligano le imprese al cambiamento, ossia delle campagne come delle iniziative contro le
Corporation che hanno posizionato in modo negativo la plastica nella nostra mente. Ci saranno
sempre persone che lavorano contro la nostra azienda.
Quindi, la sostenibilità diventa un compito anche del Risk Management: un’impresa che non
tiene conto della sostenibilità aumenta il grado di rischio. La sostenibilità riduce il rischio
d’impresa.
Quale è la competenza chiave in termini di input per essere un buon manager?
Capacità di ragionare sui problemi, flessibilità (visione orientata al cambiamento), empatia (riuscire a
mettermi nei panni di chi si ha davanti per capire il suo punto di vista), negoziazione (riuscire a farsi
seguire per realizzare la propria idea). Pensare, ragionare, avere senso critico, mettere in crisi anche
quello che sembra consolidato e fisso.
LEZIONE 10 - 11
SISTEMA DI GESTIONE DELLA SOSTENIBILITÀ
La sostenibilità è il faro che guida la strategia delle aziende verso un nuovo modello di
business green. Sostenibilità è un concetto molto sfaccettato: quasi sempre associata all’ambiente, in
realtà la sostenibilità fa dell’integrazione fra gli aspetti ambientali, sociali, economici, finanziari e
culturali la sua ragion d’essere. Fra gli strumenti che le aziende hanno a disposizione per
l’interiorizzazione di pratiche sostenibili, c’è il piano di sostenibilità, con il quale chi adotta pratiche
sostenibili comunica ai portatori di interesse la propria strategia di sostenibilità, gli obiettivi, le
modalità di implementazione, le tempistiche e tutto quanto necessario per la realizzazione delle
sostenibilità.
Un numero crescente di organizzazioni è consapevole dell’importanza di intervenire sull’impatto che
le proprie scelte e attività possono avere sulla società e sull’ambiente, così come dei benefici
derivanti da una gestione socialmente responsabile per quanto attiene lo sviluppo sostenibile,
la salute e il benessere della società. In aggiunta sono da considerare le crescenti aspettative della
società e dei portatori di interessi nei confronti delle organizzazioni nel dimostrare un
comportamento etico e nell’adottare una gestione sempre più trasparente.
Proviamo a rispondere alle seguenti domande:
1. Perché le strategie aziendali dovrebbero essere incentrate sulla sostenibilità?
Una strategia orientata verso la sostenibilità consentirebbe all’impresa attirare nuovi
investitori le permette di accedere a dei fondi finanziari attraverso grandi società di
investimento e investitori privati:
a) Scopo dello standard, una guida che definisce lo scopo legato all’introduzione dello
standard
b) Termini e definizioni che chiariscono i concetti chiave
i. Governance organizzativa
ii. Diritti umani (Human Right) le pratiche di lavoro e il tema
dell’ambiente. Abbiamo visto infatti come può impattare l’attività
umana sul cambiamento climatico (capsule da caffè).
iii. Pratiche di lavoro
iv. L'ambiente
v. Pratiche operative corrette
vi. Problemi dei consumatori Consumer
vii. Coinvolgimento e sviluppo della comunità che vantaggio ha
l’azienda se le persone si arricchiscono? Qual è il vantaggio di creare
valore condiviso (Value Share)? Aumenta il potere di acquisto del
consumatore DRIVER ECONOMICO (le aziende stanno sempre
in un’ottica utilitaristica caso ENEL)
IQ NET SR 10
IQNet SR 10 è uno standard internazionale che permette di integrare la responsabilità sociale
della strategia dell’organizzazione e di comunicare i risultati raggiunti attraverso il
conseguimento della certificazione.
La pubblicazione della Guida internazionale ISO 26000 sulla responsabilità sociale ha un impatto
decisivo sulla società e, in particolare, sul modo in cui le organizzazioni si relazionano con le
parti interessate. ISO 26000 è una guida preziosa che descrive in dettaglio i principi di base su
cui deve basarsi la responsabilità sociale di tutte le organizzazioni.
Tuttavia, questo standard non contiene disposizioni per la determinazione dei requisiti minimi
per l’attuazione pratica dei principi di responsabilità sociale e non può essere certificato da
organizzazioni che sono disposte a dimostrare la conformità a tali principi. Le organizzazioni
hanno bisogno di modelli per supportarle integrando le raccomandazioni, le linee guida e i
principi della ISO 26000 nella loro attività quotidiana.
SR 10 è uno standard internazionale, sviluppato nell’aprile del 2015 dall’associazione IQNet e
dai suoi membri. Ha lo scopo di integrare la gestione della responsabilità sociale nella strategia
aziendale delle organizzazioni e di comunicare i risultati ottenuti attraverso la certificazione.
3. Come posso implementare la strategia di sostenibilità aziendale?
PDCA (Plan, Do Check, Act):
PIANIFICAZIONE DELLE ATTIVITÀ: Capire quali attività svolgere per andare a
migliorare/aumentare il nostro indicatore di riferimento
ESEGUIRE LE AZIONI PROPOSTE: Assegnazione dei ruoli e delle attività,
lavorando sugli obiettivi e coinvolgere tutti I collaboratori necessari
CONTROLLO: Confronto dei risultati con gli obiettivi raggiunti. Se gli obiettivi non
sono stati raggiunti Ripianificazione
REGOLARE: Se gli obiettivi sono stati raggiunti, standardizzare le azioni