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SUMI

LEZIONE 1
Prima di affrontare il tema della sostenibilità e capire cos’è e come si realizza nelle imprese
poniamoci la domanda: qual è lo scopo di un’impresa? Lo scopo di un’impresa è creare valore
economico nel tempo  l’obiettivo fondamentale delle imprese è il raggiungimento di un
determinato profitto.
Nasce il tema della Filantropia d’impresa (che al giorno d’oggi non è che un modo per farsi
pubblicità  effetto marketing), cioè l’imprenditore diventa filantropo, investe parte dei suoi profitti
in iniziative per il territorio in cui l’impresa è inserita (azioni no-profit). L’impresa deve il massimo
profitto, ma non deve farlo a scapito dei portatori di interesse per l’impresa (esempio: fornitori e
dipendenti) e dell’ambiente in cui si trova.
Questa riflessione, sulla responsabilità sociale dell’impresa, ha un punto di rottura nel 1970 con
l’articolo di Friedman. Secondo quest’ultimo la Responsabilità Sociale dell’impresa è incrementare
i suoi profitti, l’impresa deve occuparsi del capitale investito per avere un ritorno economico.
Friedman richiama il rapporto principale-agente, il principale è colui che detiene il potere; l’agente
è colui che dovrebbe essere finalizzato alla massimizzazione del profitto, tutto ciò che è oltre tale
obiettivo è fuori dal contratto. Se un manager segue la prospettiva della Responsabilità Sociale
d’impresa dovrà occuparsi dell’ambiente, dato l’inquinamento prodotto dall’impresa. In questo caso
il manager si trova a fare compiti che non appartengono al proprio contratto perché per abbassare
l’inquinamento dovrà aumentare i costi e quindi abbassare i profitti. Dunque, un manager assunto da
un azionista deve aver come unico obiettivo la massimizzazione dei profitti, perché se adotta la
prospettiva della Responsabilità Sociale ha impatto negativo sull’impresa. Esempio: aumento i salari
quindi faccio un’azione socialmente responsabile, ma sto tassando gli azionisti e comprimendo il
reddito tassabile, impattando negativamente sulla società.

L’ECONOMIA CIRCOLARE
L’Economia Circolare si pone il problema di evitare che un prodotto venga eliminato al termine del
suo ciclo di vita, reinserendolo nel sistema economico. Risulta necessario rimettere in circolo le
risorse poiché viviamo in un pianeta che possiede delle risorse finite, quindi una volta terminate non
è possibile utilizzarle nuovamente. Economia Circolare è una locuzione che definisce un sistema
economico pensato per potersi rigenerare da solo garantendo dunque anche la sua eco-sostenibilità. I
maggiori obiettivi dell'economia circolare sono l'estensione della vita dei prodotti, la produzione di
beni di lunga durata, le attività di ricondizionamento e la riduzione della produzione di rifiuti. Insiste
inoltre sull'importanza di vendere servizi piuttosto che prodotti, in riferimento al concetto della
"functional service economy", che rientra nella nozione più ampia di "performance economy".
L'espressione fa riferimento sia a una concezione della produzione e del consumo di beni e servizi
alternativa rispetto al modello lineare (es. attraverso l'impiego di energie rinnovabili in luogo dei
combustibili fossili), sia al ruolo della diversità come caratteristica imprescindibile dei sistemi
resilienti e produttivi. Nell'economia circolare è insita la messa in discussione del ruolo del denaro e
della finanza: alcuni suoi pionieri hanno proposto di modificare gli strumenti di misurazione della
performance economica in modo da tenere conto di più aspetti oltre a quelli che determinano il
Prodotto Interno Lordo. Una declinazione della sostenibilità è: Economia Circolare, ossia le risorse
vecchie sono riutilizzate per estrarne nuovo valore. In quest’ottica risulta importante il ruolo
dell’innovazione, perché senza innovazione non esiste la sostenibilità.

LEZIONE 2
Partiamo da alcune affermazioni.

 Secondo Milton Friedman (1971) lo scopo di un’impresa è quello di aumentare il suo profitto. Il
punto fondamentale è: innovo per essere più competitivo sul mercato, la maggiore competitività
genera profitto e dunque innovo per ottenere profitto, allora sono mosso dal profitto. Ma come
imprenditore si ha una responsabilità anche nei confronti di dipendenti, fornitori, clienti… allora la
responsabilità del manager è quella di generare profitto integrando innovazione, qualità,
responsabilità e così via.
Osserviamo che: il profitto è diverso dal valore economico. Con il profitto intendiamo (ricavi –
costi) ed è dunque un dato storico, mentre con valore economico intendiamo l’attualizzazione dei
flussi finanziari tra l’impresa e i suoi azionisti.
 Friedman riprende da Adam Smith il concetto di self-interest introdotto nell’opera Wealth of
Nations (Smith, 1776). Smith in tale libro diceva che “Non è dalla benevolenza del panettiere o del
macellaio che noi ci aspettiamo la nostra cena, ma dall’attenzione che essi pongono nei confronti
dei loro interessi”. Quindi Smith afferma che le persone fanno quello che fanno per un ritorno
personale, sono egoiste e dunque il profitto è l’obiettivo.
La differenza tra le due affermazioni (Friedman e Smith) sta nel fattore tempo. Infatti, al tempo di
Smith, l’incentivo a massimizzare il profitto era moderato dal nesso di relazioni sociali in cui gli
artigiani vivevano, ad es. il birraio poteva aumentare i profitti utilizzando MP scadenti ma non lo
faceva in quanto conosceva le persone alle quali vendeva la sua birra; era amico del suo cliente.
Smith ha vissuto in un periodo caratterizzato da forti relazioni interpersonali, per cui l’imprenditore
era fortemente radicato nella realtà sociale all’interno della quale operava. Al giorno d’oggi vi è,
invece, un rapporto diverso tra le moderne corporation e i clienti: non vi è un equivalente
radicamento. Friedman riadatta il concetto di self-interest nel contesto delle grandi corporation in cui
NON vi è più un vincolo etico  La grande corporation fa perdere la connessione imprenditore-
consumatore. Il self-interest di cui parla Smith è vincolato dal nesso fiduciario tra individui.
Friedman perde di vista il network di relazioni e questa perdita porta a comportamenti opportunistici.

1776 ≠ 2022  oggi ci troviamo in un contesto diverso: qual è il vincolo della corporation? Il brand
 noi siamo legati ai brand e il brand vuole fare il meglio possibile perché ha una reputazione (al
giorno d’oggi dipendente soprattutto dai social network)  la massimizzazione del profitto ha preso
il sopravvento sui nessi relazionali: le grandi corporation a volte hanno comportamenti di
irresponsabilità sociale (es. scandalo Nike: sfruttamento del lavoro minorile)
 L’argomento di Friedman è stato poi reso operativo da Porter (1982), il quale parla di una
competizione tra imprese dove sopravvive il più forte (che non è necessariamente l’impresa più
grande) e parla di cinque forze, che, se applicate correttamente, permettono di massimizzare il
proprio profitto. Il Modello delle cinque Forze di Porter spiega che la competitività all'interno di un
settore non è data, come si potrebbe pensare, dalla semplice rivalità tra concorrenti esistenti. Esistono
infatti cinque forze ("Modello delle cinque forze di Porter") che contribuiscono ad alimentare tale
rivalità:
1. Potere dei Consumatori, che vogliono pagare meno e ottenere di più;
2. Potere dei Fornitori, che vogliono dare meno e avere di più;
3. Minaccia dei prodotti Sostituti (Produttori di beni sostitutivi);
4. Minaccia dei Concorrenti Diretti (offrono la stessa tipologia di prodotto sul mercato);
5. Minaccia dei Nuovi prodotti (Potenziali entranti: prodotti diversi da quelli dell’impresa di
riferimento).

RELAZIONE TRA CSR E SOSTENIBILITÀ (PRESENTE VS FUTURO)


 Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che consente di soddisfare i bisogni per le
generazioni presenti, senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare
i loro; la sostenibilità, dunque attiene al futuro (1987, United Nations Brundtland
Commission).  equità intergenerazionale: le imprese creano valore, ma sfruttano risorse
scarse. Quindi deve esserci una gestione efficiente delle risorse scarse: non si deve
compromettere la possibilità di soddisfare i bisogni di generazioni future

 CSR (Corporate Social Responsibility) è un concetto con il quale l’impresa integra


preoccupazioni sociali e ambientali nelle loro operations di business e nelle loro interazioni
con gli stakeholder (EC 2001); la CSR è la responsabilità d’impresa sul suo impatto nella
società (EC (= Commissione Europea) 2011).  le imprese hanno diritto a massimizzare il
profitto, ma devono essere attente al tema della sostenibilità.
CSR è qualcosa che attiene al presente, l’impresa si occupa del suo impatto sulla società; la
sostenibilità è qualcosa che attiene al futuro e mette insieme il mondo dell’impresa con un insieme di
stakeholders che hanno interesse sulla società e il benessere anche delle generazioni future.
Il termine su cui ci focalizzeremo è la sostenibilità in quanto è quella che ci permette di interloquire
con tutte le scienze pure (ambito scientifico): ambientali, tecnologiche, sociali e così via.

FINI DELLA SOSTENIBILITÀ : ESG  ENVIRONMENT, SOCIAL, GOVERNANCE


L’acronimo ESG (Environment, Social, Governance) indica i criteri di natura non finanziaria che
misurano l’impatto ambientale (E), il rispetto dei valori sociali (S) e gli aspetti di buona gestione (G).
Infatti, la sostenibilità ha 3 fini:
1. Sociale;
2. Ambientale;
3. Economico.
TBL (TRIPLE BOTTOM LINE)  La sostenibilità ha quindi 3 obiettivi: PROFIT, PLANET,
PEOPLE
L’idea di sostenibilità e di CSR cercano di contemperare l’idea di Friedman di max profitto, poiché
nella gestione del profitto bisogna considerare gli impatti sulla società. Ad es. nel caso dell’Ilva di
Taranto possiamo notare che se si fosse investito sul rispetto ambientale e sulla prevenzione degli
impatti negativi, si sarebbe ottenuto un profitto maggiore. Ilva non investendo nei presidi di
sicurezza ha favorito la massimizzazione dei profitti, ma ha tenuto in considerazione solo di una
delle dimensioni della sostenibilità, non considerando le altre 2 (sociale e ambientale) di
conseguenza ha avuto delle conseguenze tragiche.
Il concetto di Sostenibilità e di CSR vengono trattati attraverso il ruolo del business nella società.
Vediamo l’evoluzione dei due concetti nel tempo: In particolar modo il tema della responsabilità
sociale delle imprese ha cominciato ad essere discusso e affrontato nella società americana degli anni
’50, dove alle sporadiche iniziative filantropiche di aziende sensibili alle questioni sociali (condizioni
abitative dei lavoratori, condizioni di salute e sicurezza previdenziale), cominciò a sostituirsi un
modello strutturato che vide prima nella figura dell’uomo d’affari, poi nell’impresa quale soggetto
economico, la responsabilità di azioni che andavano ben oltre la sfera economica (massimizzazione
dei profitti) e legale (rispetto delle leggi). Fu soltanto nel 1979, grazie al contributo dell’economista
A.B. Carroll, che cominciò ad affermarsi una prima visione moderna di CSR che vedeva nel
soddisfacimento simultaneo di una più ampia gamma di responsabilità da parte delle imprese, un
miglioramento dello sviluppo economico e sociale delle società in cui quest’ultime erano inserite. In
altre parole, si includeva l’idea che le organizzazioni non avessero soltanto obblighi economici e
legali, ma anche responsabilità etiche e discrezionali (filantropiche). Con l’evoluzione del concetto si
è assistito a un ampliamento di responsabilità anche nei confronti degli stakeholders o portatori di
interesse interni ed esterni fino a coniugare la nozione stessa di sviluppo sostenibile: essere
socialmente responsabili significa soddisfare pienamente gli obblighi economici e giuridici
applicabili, facendosi carico nello stesso tempo di iniziative volte a individuare e a rispondere alle
aspettative economiche, sociali e ambientali dei numerosi interlocutori che influenzano e sono
influenzati dalle attività delle imprese. “Fare profitto coinvolgendo un obiettivo sociale” rappresenta
una forma di capitalismo più alta
Si parlava inizialmente di BUSINESS ETHICS ( prospettiva normativa basata sui singoli leader,
il loro impatto sul business e sulla società. Il leader da un imprinting alla corporation e caratterizza
l’impatto della stessa sulla società), secondo cui i leader dovevano essere formati eticamente.
La CSR ( è il tema dominante, è una prospettiva organizzativa. Non è un concetto scientifico
compreso da tutti) è passata dalla business ethics ad una prospettiva più organizzativa, la classe che
forma è quella dei manager per abbassare gli impatti negativi sulla società.
Invece la SOSTENIBILITÀ  è un concetto scientifico, ampio che richiama molti temi. Offre un
linguaggio unico con focus differenti. Offre una piattaforma attorno alla quale le diverse competenze
(tecnologiche, sociali, economiche…) possono rivolgersi per trovare i migliori approcci per la
gestione d’impresa
 la sostenibilità consente a uomini d’impresa di dialogare con sociologi, tecnologi, ecologi…
per avere un forum di discussione unico che ponga al centro il tema della cosiddetta
antropocene ovvero il tema dell’impatto dell’attività umana sull’ambiente.
Riassumendo: oggi si parla di sostenibilità, il cui termine è frutto di un’evoluzione che nasce come
filantropia d’impresa, si evolve poi in business ethics, dunque una prospettiva etica, che obbligava
i leader a considerare gli impatti sulla società. La business ethics del singolo si è evoluta in CSR:
dunque, l‘organizzazione nel suo complesso e non solo il leader erano a porsi tali problemi. Da qui la
sostenibilità, una prospettiva che mette attorno ad un tavolo esperti di ogni settore (più studiosi, tra
ingegneri, fisici, chimici economisti), questo perché la sostenibilità è un tema complesso che ha
bisogno di più esperti sotto ogni punto di vista.
La sostenibilità si basa su 3 dimensioni, 3 pillar fondamentali, che devono essere sempre in
equilibrio tra loro e sono la dimensione ambientale, sociale ed economica (ESG). Il termine
sostenibilità ha una natura scientifica (viene usato in tale ambito), per fare tener presente che
l’obiettivo è quello di aver un background scientifico che ci faccia ragionare su dati scientifici e sul
confronto con la comunità scientifica

PENSIERO SISTEMICO
La capacità di capire come le cose si influenzano reciprocamente. Si applica a sistemi non lineari,
ossia laddove l’output non è proporzionale all’input. Il pensiero sistemico si usa per evitare errori in
fase di progettazione e per apportare azioni correttive, analizzando i rapporti CAUSA-EFFETTO.
Esempio: ferendosi un dito, ci sarà un impatto sistemico sull’intero corpo con aumento adrenalina e
lacrimazione. Lo stesso per la sostenibilità  ogni azione impatta sull’intero sistema. L’impresa è un
sistema e quindi intervenendo in un punto di esso, l’impatto è globale. Un’impresa deve affrontare in
modo sistemico anche il problema ambientale e il problema sociale, non solo porre il proprio focus
esclusivamente sulla massimizzazione del profitto. La tecnologia può aiutare a gestire gli impatti
sulla società e sull’ambiente, allora la tecnologia è parte della soluzione del problema. La gestione
dell’impresa deve avvenire attraverso un approccio sistemico che prevede la massimizzazione del
benessere e non del guadagno.

LEZIONE 3

 Qual è la tua reazione alla parola “profitto”? Obiettivo da raggiungere, attenzione


 Le grandi corporazioni sono un bene o un male per la società?
 Quale % della popolazione ritiene che le grandi corporazioni siano un bene per la società?

GRANDE CORPORATE ≠ PICCOLA IMPRESA


La maggioranza dei cittadini USA pensano che le large corporations (ad es. Google, Pfizer,
Facebook, ecc..) impattino in maniera negativa sul sistema (Secondo indagini statistiche sulla
percezione delle persone le grandi corporations hanno un impatto negativo pari al 56%, mentre le
piccole corporations hanno un impatto negativo pari al 13%), discorso analogo per la politica e le
banche. D’altra parte, le piccole imprese sono considerate un bene (pur avendo comunque come
obiettivo il profitto). La grande corporation si scontra con le percezioni negative delle persone:
diffidenza nelle multinazionali; la funzione obiettivo delle grandi corporate sembra essere la sola
massimizzazione del profitto; distanza tra chi produce e chi compra  non c’è una relazione
fiduciaria e i consumatori avvertono questa distanza. Pertanto, un buon manager dovrebbe gestire
questo problema che comporta una separazione con i rispettivi stakeholder: ci deve essere un
cambiamento culturale dal basso  per migliorare le percentuali, si deve lavorare dal basso,
costruendo un network relazionale in grado di cambiare la cultura aziendale: è fondamentale vedere
l’impresa come un sistema interconnesso.

SHAREHOLDER THEORY VS STAKEHOLDER THEORY


Shareholder theory (approccio di Friedman)  impresa deve rendere conto solo agli azionisti. Se
un’impresa impiega le sue risorse in attività non previste dalla legge, l’impresa sta togliendo profitti
agli azionisti. La gestione dell’impresa è assunta dai manager che sono legalmente e moralmente
obbligati a servire gli interessi degli azionisti. Un manager che usa parte dei profitti per fini
sostenibili è un cattivo manager. L’impresa deve occuparsi del suo core business e deve perseguire la
massimizzazione del profitto, mentre è lo Stato che deve tutelare gli stakeholder e non l’impresa
stessa: cioè la legge deve bilanciare gli effetti negativi dell’industrializzazione. Il management ha una
responsabilità esclusiva nei confronti degli azionisti. Dunque, gli azionisti sono l’unico gruppo che
ha diritti sulle corporation. È compito dello Stato di tener conto degli interessi degli stakeholder.
Stakeholder theory (approccio di Freeman)  Se si vuole creare valore bisogna tenere in
considerazione di tutte le persone che contribuiscono a creare tale valore. L’impresa è inserita in un
contesto di relazioni e deve dar conto alla collettività, ai fornitori, clienti, dipendenti, collettività,
ambiente, politica… Il profitto non può costituire l’unico obiettivo di un’azienda, la forza lavoro ad
esempio, è fondamentale per creare valore, così come anche la qualità delle materie prime dei
fornitori, la soddisfazione dei clienti che acquistano i prodotti finali, l’impatto ambientale nella
società e nel contesto nel quale opera l’azienda e via dicendo. Gli stakeholders hanno un interesse
legittimo sulle corporations poiché queste a loro volta hanno un impatto su di loro. Bisogna
considerare tutti gli stakeholder non solo gli azionisti, perché da tutti dipende la capacità di fare
profitto. Freeman considera anche il consumatore, si ha la necessità di stabilire un rapporto fiduciario
a fine di garantire le vendite ripetute nel lungo periodo (sostenibilità delle vendite).

Per riassumere: A differenza della Shareholder theory che considera come unica funzione obiettivo
la massimizzazione del profitto, la stakeholder theory sostiene che ragionando in questo modo non si
tiene in considerazione del fatto che l’impresa è inserita all’interno di un sistema e che la funzione
obiettivo è sì la creazione di profitti, ma profitti di lungo periodo, sostenibili nel tempo, per
realizzare i quali è necessario un rispetto delle regole ma anche un approccio pro attivo alle gestione
del network di relazioni all’interno del quale l’impresa è inserita. La stakeholder theory comporta dei
costi e quindi rinunciare ai profitti nel breve periodo, poiché richiede un approccio sostenibile, il
quale comporta anche l’inserimento dei costi. La sostenibilità porta profitti sul lungo periodo, ma
costi sul breve. Dato che le imprese hanno impatti sulla società (ad es. Google, Pfizer, Facebook,
ecc..) è importante introdurre il concetto di sostenibilità, al fine di insegnare ai manager a ragionare
sulle possibili conseguenze delle loro decisioni. Pertanto, il profitto, anche se rappresenta un pilastro
imprescindibile, è un fine che si raggiunge attraverso numerose accortezze. La fiducia è il motore del
mondo e deve essere totalmente incorporata nelle logiche aziendale per garantire delle vendite
ripetute nel tempo e max il profitto nel lungo periodo (rinunciare a qualcosa oggi per ottenere
risultati migliori un domani, un po’ come per gli investimenti). Ad es. la pratica di gestione
dell’ILVA di Taranto era insostenibile, l’azienda è riuscita a massimizzare il profitto nel breve
termine recando danni alla comunità, creando problemi di immagine nel lungo termine. Un buon
manager deve tenere in considerazioni la sostenibilità sociale, ambientale ed economica.
MOTIVAZIONE ESTRINSECA VS MOTIVAZIONE INTRINSECA
La MOTIVAZIONE ESTRINSECA è un incentivo che viene dato dall’esterno per raggiungere un
determinato obiettivo (es. denaro)  tale motivazione è legata ad un tornaconto economico
La MOTIVAZIONE INSTRINSECA consiste nel fare qualcosa senza pensare al guadagno
personale in termini economici, essendo spinti da una forza interiore (es. la soddisfazione personale:
l’hobby di cucinare; oppure un medico che rinuncia al lavoro di primario per andare a portare cure in
Africa).

TASK MECCANICI VS TASK COGNITIVI: QUANDO FUNZIONANO GLI INCENTIVI


ECONOMICI?
Un MIT STUDY ha dimostrato che non sempre gli incentivi economici funzionano: tutto dipende
dalla tipologia di task davanti alla quale ci troviamo. In questo studio sono stati presi in esame
dapprima alcuni giovani provenienti da paesi ricchi, ai quali sono stati offerti 3 livelli di incentivi
economici (50$, 100$ e 200$). È stato osservato che tali incentivi funzionavano se erano loro
richiesti dei compiti meccanici. Successivamente sono stati presi in considerazione alcuni giovani
che provenivano da paesi più poveri, ma il risultato osservato è stato lo stesso.
Quindi le conclusioni dello studio sono state: se il task è meccanico, il sistema incentivante a premi
in base ai risultati ottenuti, funziona (maggiore è l’incentivo, maggiore è la prestazione); se il task è
cognitivo (elaborazione di un pensiero, progettazione, Problem Solving etc.), tale sistema non
produceva buoni risultati.
Per far sì che qualcuno innovi, bisogna creare uno spazio in cui una persona si senta libera, gli
incentivi economici a questo punto contano molto poco. Per motivare le persone a svolgere compiti
che richiedono elevate capacità di pensiero, si devono utilizzare 4 leve (incentivi):
1. Incentivi economici
2. Autonomia decisionale
3. Mastery (padronanza)  la capacità di esprimere una competenza
4. Scopo  motivazione per cui facciamo quel determinato compito richiesto
Tali leve servono all’impresa per aumentare la motivazione dei dipendenti e la loro fiducia nei
confronti di essa

LEZIONE 4

 La Corporate Sustainability è un’utopia? Dibattito tra Stakeholder View e Shareholder View


 La Corporate Sustainability è una necessità? Attivismo NGOs
Trattando il tema sostenibilità alcune parole fondamentali sono spesso richiamate: ambiente,
responsabilità, persone, profitto, business, mondo. In tal modo si comprende la sostenibilità è un
concetto multidimensionale (Sostenibilità Ambientale, Sostenibilità Economica e Sostenibilità
Sociale), quindi sostenibilità è tante cose. Focalizziamoci sull’aspetto sociale, sulle persone.
Per capire il ruolo della comunicazione e come utilizzarla in termini di sostenibilità occorre far
rifermento al concetto di feedback.
CONCETTO DI FEEDBACK  Informazione utile a colmare un Gap
Il feedback è un’informazione relativa a un gap (differenza) tra un livello attuale (reale) e un livello
di riferimento (atteso, benchmark di riferimento) di un parametro del sistema che è utilizzato per
alterare questo scostamento in qualche modo. L’informazione sul gap è utilizzata per alterare (in
genere ridurre) il gap. Parliamo di feedback solo se l’informazione genera una retroazione, ossia se
l’informazione sul gap viene utilizzata per alterare il gap, altrimenti non è un feedback. Se
l’informazione è solo immagazzinata senza essere utilizzata per alterare lo scostamento non è un
feedback. Es. Se un albergo utilizza l’informazione sulla pulizia delle stanze per migliorare la
pulizia, allora è un feedback. Nel concetto stesso di feedback riconosciamo un utilizzo proattivo
(raggiungere un obiettivo: ridurre il gap).

CASO SACOM VS APPLE-FOXCONN


Caso Foxconn: la più grande produttrice di componenti elettroniche (Amazon, Apple, Dell, HP,
Nintendo, Nokia, Xiaomi etc.), assembla circa il 40% dei prodotti di elettronica di consumo
mondiale (presente in Cina, in Europa).
SACOM (Students and Scholars Against Corporate Misbehavior) è una NGO (Non Governative
Organization) nata a Hong Kong nel 2005, da un movimento studentesco dedicato al miglioramento
delle condizioni di lavoro di addetti alle pulizie e alle guardie di sicurezza, contro i cattivi
comportamenti delle Corporation.  SACOM si è focalizzata sulla dimensione sociale. Il
movimento ha raggiunto un relativo successo e ha creato un'opportunità per gli studenti di
impegnarsi in questioni di lavoro locali e globali. In breve, "SACOM mira a riunire studenti,
studiosi, attivisti del lavoro e consumatori interessati al fine di monitorare il comportamento
aziendale e di difendere i diritti dei lavoratori". SACOM si sforza di utilizzare i mezzi più efficaci di
monitoraggio applicando giornalismo investigativo, intervento mediatico e campagne sociali di
fronte ai negozi al dettaglio, oltre a collaborare strettamente con i lavoratori a livello lavorativo.
Combinando l'attivismo online (attraverso i social) e offline, SACOM si impegna anche a
raggiungere un'estensione della campagna lavoratore-consumatore per raggiungere un pubblico
mondiale trasgredendo il controllo politico dello stato cinese. SACOM chiede riforme del
programma di monitoraggio che devono includere, come caratteristica centrale, la partecipazione dei
lavoratori. I lavoratori dovrebbero essere in grado di prendere parte al processo decisionale
dell'azienda in merito ai loro diritti e benessere. Le Corporate dovrebbero garantire che in tutta la
supply-chain le condizioni di lavoro siano sicure; i lavoratori dovrebbero essere trattati con rispetto e
dignità; inoltre, i processi dovrebbero rispettare le questioni ambientali.
Come presidente della SACOM, Ken Yau ha dichiarato nell'estate del 2016: "Sosteniamo un
meccanismo trasparente e democratico come segue:
 Innanzitutto, le società dovrebbero divulgare i nomi e le posizioni delle loro fabbriche di
fornitori a diversi livelli;
 In secondo luogo, le aziende dovrebbero invitare ONG indipendenti a fornire formazione
partecipativa con i lavoratori sui diritti dei lavoratori, la responsabilità sociale delle
imprese e le campagne dei consumatori;
 In terzo luogo, i lavoratori formati dovrebbero essere autorizzati a tenere elezioni a livello
di fabbrica per selezionare i propri rappresentanti per il "comitato dei lavoratori". "
La Cina è conosciuta come la fabbrica del mondo caratterizzata da una storia di alienazione,
sfruttamento e dislocamento di più di 270 milioni di migranti rurali per la produzione di tecnologia
d’avanguardia.
Apple e Foxconn sono i due colossi protagonisti di questa storia di sfruttamento. Apple è al quinto
posto nella classifica delle prime 500 aziende nel mondo e FoxConn al 31esimo. FoxConn è una
multinazionale nata in Cina negli anni ’70, che produce prodotti elettronici per le principali aziende a
livello mondiale (Nokia, Apple, Blackberry, Amazon, Microsoft, Motorola e Nintendo). Solo in Cina
oggi FoxConn conta 13 impianti industriali, distribuiti in 9 città. La più grande è quella di Shenzen
con i suoi 300.000 dipendenti, ed è chiamata anche iPod City per la grande produzione dedicata ai
prodotti Apple. In tempi recenti FoxConn è passata tristemente alle cronache con il nome “fabbrica
dei suicidi”, per le condizioni di vita minime in cui tiene i suoi dipendenti tra pressioni psicologiche,
salari bassi, pestaggi fisici e tempi di lavoro disumani (18 ore di lavoro giornaliere), tanto da portare
più di un lavoratore al suicidio, con un picco tra il 2009 e il 2010 quando complessivamente una
ventina di operai (uno dei quali 17enne) si tolsero la vita gettandosi dal tetto dello stabile. Il
problema che emerge è un Public Statement che fa intendere che nasce un malessere sociale nelle
Corporation, derivante dall’arrivo delle persone dalle campagne per andare a lavorare e a vivere nelle
città: quando questi vedono che nonostante lavorino non riescono a comprarsi una casa né a vivere
(perché lavorano tanto e guadagnano poco) il loro stato mentale collassa e li porta al suicidio.
Jack Qiu, nel suo nuovo libro, Goodbye iSlave: A Manifesto for Digital Abolition (2016), ha
coniato il termine Appconn (Apple e Foxconn) per evidenziare la supremazia dei superpoteri
economici nel forgiare un regime di lavoro schiavo prevalentemente in Cina. Il rapido volo del
capitale globale verso la Cina cerca non solo manodopera a basso costo e prezzi bassi dei terreni, ma
anche lavoratori migranti interni cinesi diligenti, qualificati e ben istruiti e stagisti/studenti
provenienti da scuole professionali che sono disposti a lavorare in condizioni spaventose, adatti per
la produzione just-in-time e che sono potenziali consumatori di prodotti globali come iPhone e iPad.
La forza di Apple è ben illustrata dalla sua capacità di catturare uno straordinario 58,5% del valore di
iPhone nonostante il fatto che la fabbricazione del prodotto sia stata interamente esternalizzata. In
particolare, il costo del lavoro in Cina rappresentava la quota più piccola, solo dell'1,8% o quasi di $
10, del prezzo al dettaglio di $ 549 dell'iPhone. I suicidi dei lavoratori della Foxconn dal 2010 hanno
allarmato il mondo.
A seguito di questi episodi, l’azienda installò delle “reti anti-suicidio” attorno al fabbricato, mentre
il presidente dell'azienda Terry Gou propose di inserire una clausola anti-suicidio nei contratti di
lavoro, chiedendo al lavoratore di promettere formalmente di non farsi del male. Dal punto di vista
etico mostra un’insensibilità al reale problema, dal punto di vista reale la rete racconta che le pratiche
non sono cambiate perché se si decide di mettere la rete significa che il business è come prima, cioè
non ha risolto il problema all’origine, ma cerca semplicemente di tamponare la situazione finale ed
estrema del suicidio, senza curarsi della causa reale del problema.
La sostenibilità richiede tempo, studio, soldi e cambiamenti, ma se io sono impegnato con Apple con
un modello di business e un modello della Supply Chain tutto già impostato ed avviato e non
improntata sulla sostenibilità, non si può cambiare da un giorno all’altro tutta l’organizzazione, a
meno che non vada incontro ad una enorme perdita: una gestione improntata alla sostenibilità
richiede molto tempo e quando emergono dei problemi così sono solo la punta dell’iceberg, ma sotto
ce ne sono molti altri. Con quelle reti si sta mettendo una toppa al problema, senza risolverlo.
Oltre alle proteste sul campo, SACOM ha emesso la sua prima lettera pubblica al CEO di Apple
Steve Jobs (SACOM, 2010), condannando Apple per aver spremuto i suoi fornitori in tutto il mondo
senza troppa preoccupazione per gli effetti sui lavoratori che producono i loro prodotti. Tale lettera è
stata diffusa ampiamente mediante Facebook, Twitter e vari canali di social media al fine di ottenere
notorietà a livello internazionale  IT come strumento di guerra: utilizzando l’IT per comunicare
al mondo dicendo di boicottare l’acquisto degli Iphone fino a quando non verrà risolta tale
situazione; sono state inoltre fatte proteste di fronte gli Apple Store.
SACOM ha documentato le proprie azioni in maniera forte, cercando di creare problemi ad Apple.
Sicuramente ha posto un problema anche se Apple non è crollata
Oltre 300 taiwanesi hanno rilasciato una dichiarazione il 13 giugno 2010 per condannare la direzione
di Foxconn e la sua brutalità nei confronti dei lavoratori della terraferma. Beneficiando di una società
più aperta, gli studiosi di Taiwan hanno formulato una serie di richieste a Foxconn, ad Apple, al
governo cinese e ai consumatori (Lin & Yang, 2010):
 A Foxconn chiediamo la fine della disciplina militare nella fabbrica e nel dormitorio, il
miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori e l'istituzione di un umano
processo di produzione.
 Sollecitiamo il governo cinese a innalzare il salario minimo obbligatorio a un livello che
soddisfi i bisogni fondamentali della vita urbana, per abolire il sistema di registrazione delle
famiglie in base al quale le persone sono segregate in "locali" ed "estranei".
 Le multinazionali, in particolare Apple, dovrebbero assumersi la responsabilità delle tragedie
verificatesi a Foxconn. Condizioni sfavorevoli, bassi livelli salariali e modalità disumane di
disciplina del lavoro delle società taiwanesi hanno molto a che fare con la concorrenza sui
prezzi di marchi globali come Apple, HP e Dell.
 Infine, esortiamo i consumatori a boicottare iPhone 4G fino a quando le condizioni di lavoro
delle sue fabbriche non saranno state realmente migliorate.
Nel febbraio 2011 Apple ha pubblicato il Rapporto sullo stato di avanzamento della responsabilità
dei fornitori per mostrare le misure correttive adottate da Foxconn, il suo più grande fornitore, a
seguito dei suicidi. Tuttavia, nessuna delle "misure correttive" ha affrontato questioni fondamentali
quali i livelli illegali di lavoro straordinario, le condizioni pericolose nelle fabbriche Foxconn,
l'umiliazione dei lavoratori e le pratiche illegali associate all'uso di tirocinanti universitari come
lavoratori. Foxconn, d'altro canto, divenne famoso nei media di tutto il mondo.
FoxConn alza gli stipendi  Dal 1 ° giugno 2010, di fronte alle doppie pressioni delle critiche
internazionali a seguito dei suicidi e dello stretto mercato del lavoro a Shenzhen, Foxconn ha
innalzato il salario base dei suoi operatori di produzione a 1200 Yuan (190 $) al mese, cioè il 9% al
di sopra del salario minimo obbligatorio. Ciò significava ancora che, se un lavoratore Foxconn
desiderasse acquistare l'iPad più economico di Apple a $ 499, gli sarebbe costato un reddito di circa
due mesi (compresi i premi per gli straordinari). Nel febbraio 2012, Foxconn ha annunciato un
aumento dei salari a 1800 Yuan al mese (285 $) per i lavoratori entry-level (livello base) a Shenzhen,
ma allo stesso tempo ha iniziato a trasferire i lavoratori a Zhengzhou e Chengdu, dove hanno
ricevuto un salario minimo inferiore e c’è stato il reclutamento di tirocinanti per manodopera a basso
costo.
Al fine di verificare l'adempimento delle promesse fatte da Apple e Foxconn e generare continue
pressioni su di esse, l'University Research Group e SACOM hanno condotto ricerche di seconda fase
da marzo a dicembre 2011. Oltre a rivisitare i complessi di fabbrica Foxconn in Shenzhen e
Kunshan, hanno studiato le condizioni in tre nuovi complessi Foxconn nelle province centrali e
sudoccidentali in cui si stava espandendo nella ricerca di manodopera sempre più scarsa.
1. FoxConn parlando di sé stessa dice: con la FoxConn il futuro è sempre migliore (foto con
lavoratori con maglia con scritto i love FoxConn). Si presenta con lo slogan “The Master of
Sustainability”
2. Ma nei giornali esce: FoxConn la fabbrica dei suicidi (la Repubblica, 20 maggio 2013).
3. Ancora La Repubblica: nuovi suicidi alla FoxConn, 3 lavoratori si lanciano nel vuoto, 30, 23,
22 le età dei morti.
4. Apple toglie parte della produzione a FoxConn e sceglie Pegatron per Iphone low-cost: per
far vedere che è reattiva a tale problema la Apple cambia fornitore cioè Pegatron.
5. Ma sui giornali esce: Apple ancora nei guai, la nuova FoxConn si chiama Pegatron.
Questo tipo di sostenibilità può funzionare nel breve periodo, senza metodologie normative. Se
Apple continua con rapporti di fornitura con FoxConn è perché i benefici che ne deriva sono
maggiori  il driver fondamentale è il profitto.
In prossimità dell’uscita di nuovi prodotti, come l’iPhone 7 (2016), la produzione di FoxConn si fa
più intensa, portando gli operai a lavorare per 14 ore al giorno 7 giorni alla settimana. I lavoratori
vivono costantemente dentro la fabbrica, munita di mensa e dormitorio, percependo paghe minime
talmente basse da spingerli a chiedere straordinari oltre le 14 ore, che possono però solo richiedere a
patto di reclutare altri lavoratori per l’azienda. Per denunciare la situazione il professore
dell’Università di Hong Kong Jack Qiu ha realizzato un filmato di 20 minuti reperibile online
6. Il messaggero (2017): Apple scandalo FoxConn per assemblare Iphone X studenti a lavoro
per 11 ore al giorno.
A settembre 2017, SACOM ha lanciato "NO More iSlave! - Chiama il Global Action Day per
terminare l'iSlavery di Apple ", quando Apple ha annunciato il suo giorno di rilascio di iPhone X e
ha celebrato il decimo anniversario dei prodotti iPhone. Invece di produrre lunghi rapporti, SACOM
ha prodotto tre brevi video e animazioni sull'uso di stagisti, salari e false elezioni sindacali, usando
più abilmente le nuove tecnologie per protestare contro la catena di approvvigionamento di Apple.
Nella campagna iSlave di SACOM tre principali richieste vengono inviate ad Apple:
1. Diritto sindacale completo a tutti i lavoratori
2. Raddoppiare il salario di base per la dignità di vita dei lavoratori
3. Fermare la flessibilità del lavoro
In termini di organizzazione, SACOM utilizza molteplici strategie e azioni online e offline per
intensificare la mobilitazione:
 Ruggito dei lavoratori: protesta davanti al flagship store Apple (un punto vendita pensato
per comunicare il brand, lo stile e i valori aziendali in maniera più accattivante e tangibile,
sfruttando per questo design, architettura ed esperienza particolari e unici rispetto agli altri
negozi della marca. Esso è spesso collocato in luoghi strategici come il centro delle grandi
metropoli.). Raccontare ad Apple le richieste dei lavoratori urlando slogan o altri modi
 Campagna fotografica: tieni le schede fotografiche e scatta foto di fronte all'Apple Store
mentre i consumatori sono in fila, con l'obiettivo di dire ai media e al pubblico la realtà di
Apple
 Campagna online: condivisione dei documentari e delle animazioni di SACOM su
Facebook, Twitter e altre piattaforme online con i tag #nomoreislave e #islaveat10 per
diffondere la verità di Apple
Per molte persone Apple è un Technological Sublime, all’avanguardia, molto venduta, dà idea di
una maniera di produrre tendente alla perfezione, persone smart, intelligenti e di una certa classe
sociale, sostanzialmente però c’è un problema: è troppo improntata verso la Shareholder View, senza
preoccuparsi delle condizioni dei suoi lavoratori, i quali sono portati al suicidio. Questo sta a
dimostrare che le aziende non possono prescindere dalla sostenibilità, altrimenti si espongono a
rischi di insurrezioni da parte degli attivisti (come SACOM) che monitorano il lavoro delle imprese,
ma soprattutto rivendicano i diritti dei lavoratori.
Occorre avere un approccio di chi si sforza di capire (approccio critico): da una parte possiamo dire
che è una campagna contro Apple architettata dai nemici di Apple, giornalisti pagati dall’editore per
motivi che non conosciamo, può essere che SACOM prende dati reali ma li estremizza perché sono
dei radicali, può essere che Apple rispetti leggi locali ma non internazionali. La sostenibilità è un
tema imprescindibile per le aziende.
Bisogna saper gestire le conseguenze derivanti dall’azione degli attivisti, i quali possono attuare delle
iniziative che evidenziano tali problematiche: anche se le loro azioni non dovessero compromettere
totalmente la reputazione dell’azienda, potrebbero avere delle ripercussioni sull’immagine di essa.
A tutto ciò bisogna rispondere con un’ottima gestione della comunicazione, Apple infatti ha risposto
alle varie campagne proposte da SACOM dichiarando che il tasso di suicidi all’interno di Foxconn è
inferiore alle media storica cinese (12 suicidi ogni 100.000 persone), oppure instaurando reti di
protezione all’interno della fabbrica, innalzando gli stipendi  Quando Apple e FoxConn iniziano a
presentare suicidi, cominciano a dire che le persone si sono suicidate perché hanno dei loro problemi
personali (amorosi) e non per problemi derivanti dall’azienda, e a supporto di questa tesi FoxConn ha
assunto molti psicologi all’interno dell’azienda. Quando nel 2010 la SACOM denunciò che in tale
anno c’erano stati diversi suicidi, l’amministratore delegato di FoxConn intervenne dicendo che non
c’è nessun problema e mostra i dati dei suicidi evidenziando che c’è un tasso di suicidi di 60 persone
l’anno (minore rispetto alla media cinese); inoltre fece vedere la piscina, fece interviste ai propri
operai che dichiarano di stare bene  attraverso la leva della comunicazione smentisce la campagna
di SACOM
Nel 2017, si è tornato a parlare a proposito del tentativo dell'azienda di introdurre robot
assemblatori, i cosiddetti Foxbot, nella catena di montaggio per ridurre il numero di operai. I primi
10.000 robot sono già stati consegnati ai primi impianti, mentre altri se ne stanno producendo, e ogni
unità ha un costo pari a tre anni di stipendio per un lavoratore dell'azienda. FoxConn promette che
con questa scelta la vita degli operai migliorerà. Tuttavia, una catena completamente automatizzata è
ancora molto difficile da realizzare, e quello che ne seguirà sarà soltanto un licenziamento di massa
di cittadini che si troveranno senza lavoro in condizioni di estrema povertà. Inoltre, così come per gli
iPhone, anche i robot non si creano da soli ma hanno bisogno di qualcuno che li assembli, e sulle
modalità di produzione dei Foxbot non è ancora circolata nessuna informazione da parte dell'azienda.
Emerge che il modello di business orientato al profitto è predominante  in un contesto del genere
anche il Top Management rimane vincolato dalla Shareholder Theory.
LEZIONE 5

 Se dovessimo andare a lavorare in Foxconn, come possiamo agire, essendo consapevoli delle
problematiche?
Il problema esiste e va gestito nel breve periodo con la leva comunicazionale, mentre nel
lungo periodo, se so che ci sono problemi, potrò mettere mano a quel marcio.

 Si può prescindere dalla sostenibilità? il driver dominante nel mondo del business rimane il
profitto, ma occorre trovare un’utilità alla sostenibilità per realizzare il profitto.
Per certi versi è vero che diventa una necessità la sostenibilità perché la campagna di SACOM
colpisce molto e magari si sono sostenuti più costi per contenere tali attacchi rispetto a se si fosse
pensato subito alla sostenibilità del modello di business. Apple nonostante tutto è riuscita a non
crollare.
Molte aziende hanno la Shareholder View, con driver dominante il profitto. Tuttavia, sono sempre
più collegati profitto e sostenibilità, perché i problemi ambientali stanno sempre più a cuore alle
persone se si pensa al futuro e ai propri figli. Bisogna analizzare pro e contro di un approccio
orientato al profitto e pro e contro di un approccio orientato alla sostenibilità, non bisogna essere
idealisti. La sostenibilità è il futuro, infatti sta aumentando la cultura della sostenibilità, anche i
consumatori sono sempre più esigenti da questo punto di vista. Pensando alla sostenibilità vengono
in mente due parole: Utopia o Necessità? Bisogna avere argomenti scientifici e misurabili per far
capire che la sostenibilità è più una necessità che un’utopia.

LEZIONE 6
COMUNICAZIONE: APPROCCIO DOGMATICO VS APPROCCIO DIMOSTRATIVO
La comunicazione è un meccanismo di trasmissione di informazioni, ed è considerato lo strumento di
marketing per eccellenza. In letteratura quando si parla di comunicazione, abbiamo due fondamentali
approcci:
1. Dogmatico (ideologico), le regole di comunicazione vengono esplicate senza dimostrarne la
veridicità;
2. Dimostrativo, orientato alla teoria dei sistemi ed orientato al raggiungimento teorico e
metodico dei risultati  tale approccio è in linea con il background degli ingegneri (analisi
dati), il quale è più convincente e permette di fissare regole  questo è l’approccio che
utilizziamo noi

L’IMPORTANZA DEL CONTESTO IN CUI SI VERIFICA UN FENOMENO: TRE STORIE


La ricerca di un modello è la base di ogni indagine scientifica. Dove c’è un modello c’è un senso e
questo vale anche per la comunicazione umana. Infatti, un fenomeno resta inspiegabile finché il
campo di osservazione non ci fa comprendere il contesto in cui il fenomeno si realizza. Il contesto in
cui avviene la comunicazione è fondamentale.
Analizziamo tre storie:
1. Volpi del Canada del Nord: in 4 anni il numero di volpi oscilla, cresce e decresce secondo un
andamento ciclico.
2. Uomo colto da malore: trasportato in ospedale, i medici rilevano sintomi di intossicazione
acuta da alcol.
3. Signore di mezza età folle: è visto camminare piegato sulle ginocchia all’interno di un
giardino.
Qual è il denominatore comune di queste storie? Sono storie strane, senza senso. Se aumenta
l’ampiezza del campo di osservazione, si può comprendere
Invece affermando che:
1. La popolazione delle volpi segue il modello matematico di Volterra, equazioni differenziali
predatori-preda e le volpi si nutrono di una specie particolare di coniglio  maggiore è la
popolazione di volpi, maggiore è la caccia e minore è la popolazione dei conigli
2. Ingegnere minerario che ha vissuto in una miniera a 4000 metri di altezza e per necessità poi
è sceso a livello del mare, quindi i medici con questa informazione prendono diversamente i
dati  la causa del malore era causata da un brusco cambio di altitudine
3. Il folle signore era lo scienziato Konrad Lorenz: stava eseguendo dei test sulle anatre per
rilevare dati sull’imprinting.
Non si comprende un fenomeno se il campo di osservazione non fa capire anche il CONTESTO in
cui si verifica il fenomeno

3 SETTORI DI STUDIO DELLA COMUNICAZIONE: SINTASSI, SEMANTICA,


PRAGMATICA
Le indagini delle relazioni prendono spunto dalla psicologia e dagli studi della mente umana. Nella
relazione tra persone si evidenzia che la COMUNICAZIONE è qualcosa che si può osservare in
maniera oggettiva e consente di fare delle deduzioni. La comunicazione può essere valutata
oggettivamente. Abbiamo tre settori di studio della comunicazione:
 Sintassi, ci riferiamo alle regole formali (regole grammaticali): comprende tutte le
problematiche legate alla codifica e decodifica dell’informazione, ai canali e alla ridondanza.
Ad esempio: io ho bevuto caffè  è corretto, io sono bevuto  non è corretto;
 Semantica, si occupa del significato della comunicazione per i comunicanti. Una
comunicazione può avere semanticamente senso o no (per esempio: ha bevuto un elefante è
sintatticamente corretta, ma semanticamente priva di senso);
 Pragmatica, approccio che si si occupa degli effetti della comunicazione sui parlanti, studia
gli effetti della comunicazione sul comportamento
All’ingegnere gestionale interessa l’effetto, quindi interessa la PRAGMATICA DELLA
COMUNICAZIONE UMANA. Secondo la Pragmatica la comunicazione è un comportamento e in
quanto tale genera degli effetti: interpreta quindi comunicazione e comportamento come sinonimi 
Comunicazione (verbale) = Comportamento (non verbale)  I termini comunicazione e
comportamento sono sinonimi, esiste una corrispondenza tra i due concetti. Tutte le volte che si
assume un determinato comportamento, si comunica: ci sono comportamenti non verbali che
comunicano (es. se durante una lezione guardo in continuazione l’orologio, non sto parlando, ma sto
comunicando che non vedo l’ora di finire e andare a casa). I nostri comportamenti raccontano storie,
veicolano messaggi, quindi questi contengono aspetti pragmatici che generano effetti. Il contesto in
cui avviene la comunicazione risulta fondamentale (es. le 3 storie precedentemente raccontate:
assumono un significato in base al contesto).

VARIABILI E FUNZIONI PSICHICHE


Per i greci, i numeri erano grandezze concrete, intuitive, reali. I numeri naturali sono delle grandezze
che riproducono realtà osservabili, oggettivi. La geometria aveva la finalità principale di misurare,
mentre l’aritmetica veniva utilizzata per contare. Nel 1952 un matematico francese introdusse il
concetto di enumerazione mediante lettere dell’alfabeto  si parlò per la prima volta di variabili
che hanno un valore solo in rapporto ad altre variabili. Il concetto di funzione è costituito come
rapporto tra variabili (segni tra un nesso). Osservando una persona che comunica si possono
analizzare determinate funzioni psichiche che vengono studiate isolandole artificialmente. Ogni
funzione psichica è una costruzione relazionale, è una derivata di un aspetto relazionale (reificazione
 processo mentale per cui il contenuto di un'esperienza astratta, si converte in un oggetto concreto
e materiale).
Ciascuno sa che il movimento si può percepire solo in rapporto ad un punto di riferimento. Quando si
vede un punto, ad esempio, se ci si sofferma su quel punto non si riesce più a distinguerlo dopo un
certo intervallo di tempo (la sostanza delle nostre percezioni non è costituita da cose, ma da relazioni
con le cose (funzioni)). Quindi la consapevolezza che l’uomo ha di sé è una consapevolezza delle
funzioni, delle relazioni nelle quali si trova implicato. Ha poca importanza quanto egli possa reificare
tale consapevolezza (leadership, dipendenza, estroversione, introversione)

IL RUOLO DI LEADER È LEGATO AL CONTESTO RELAZIONALE


La leadership può essere definita come la capacità di una persona di porsi come punto di riferimento
e di guidare un gruppo, coordinando i membri secondo le rispettive capacità. È una capacità innata?
Ci vuole sicuramente una predisposizione, in parte è innata e in parte si possono apprendere delle
tecniche. In una prospettiva sistemica, a questa definizione manca un aspetto: i componenti del
gruppo devono riconoscere la leadership del leader, dipende dal nesso di relazioni tra i componenti e
la leadership è un attributo di tipo relazionale, non assoluto (followers)  un leader è tale perché ha
dei follower, non tutti i leader sarebbero dei leader in qualsiasi gruppo (es. il capo di una tribù
africana portato a Tor Vergata non sarà un leader riconosciuto nel nostro contesto e da noi). Quindi
gli attributi non sono mai assoluti, ma dipendono dal contesto relazionale, è la relazione tra le
funzioni che definisce una leadership. Le capacità si esprimono in un contesto relazionale.
Secondo una buona regola della gestione delle risorse umane, se ad esempio non si capiscono le
motivazioni alla base delle scelte/ordini del leader, bisognerebbe indagare a fondo l’obiettivo di quel
comportamento per evitare frustrazione superficiale. Quando non si conosce il motivo di un certo
comportamento la domanda che occorre farsi è “a quale scopo?”. Non occorre chiedersi perché ha un
comportamento di sfruttamento del lavoro, ma occorre interrogarsi a quale scopo, che nel tal caso è
la massimizzazione del profitto derivato dalla Shareholder View. Capire lo scopo permette di
intervenire in qualche modo, invece la domanda “perché?” genera frustrazione e non offre risposte.
Quando analizziamo un contesto è sbagliato focalizzarsi sul singolo, bisogna aprirsi e focalizzare il
contesto in cui troviamo: la leadership è una variabile relativa al contesto e non ad attributi
individuali, essa è una funzione che può funzionare in certi contesti e in altri no (una persona in un
contesto è un leader, in un altro può essere un follower).  non esiste un leader in un contesto
universale!!

PSICOANALISI VS PRAGMATICA
 Modello della psicoanalisi: il comportamento è la risultante di un’azione reciproca di
energie intrapsichiche che si ritiene seguano le leggi della fisica sulla conservazione e
trasformazione dell’energia. Nel 1905 Einstein introduce la Relatività Ristretta: E=mc2  Il
paradigma dominante in quegli anni era quello dell’energia e quindi si attaccano anche altre
materie. Per la psicoanalisi tutto si risolve all’interno dell’individuo (energie interne).
 Modello pragmatico: si cerca di analizzare come una persona interagisce con l’ambiente 
il comportamento è un’interdipendenza tra individuo e ambiente. Il paradigma dominante è
quello di scambio delle informazioni. Secondo Shannon, fondatore della teoria matematica
dell’informazione, l’informazione è qualcosa che riduce l’incertezza.  Ci interessa questo
modello!
Il processo comunicativo consta di 5 parti:
1. Mittente (es. il cervello);
2. Trasmettitore (es, apparato vocale);
3. Canale di comunicazione (es. lo spazio);
4. Ricevitore (una persona);
5. Destinatario (il cervello).
Nota bene: le informazioni non sono neutre. A seconda della comunicazione trasferisco informazioni
differenti.
Esempio: un cane. Si tira un bastone al cane, che tipicamente lo rincorre, lo afferra e lo riporta.
Perché lo fa? Perché è un gioco, è stato addestrato, perché è abituato, è il suo modo di interagire con
il padrone. Ma se prendendo lo stesso bastone e tirandoglielo addosso, il cane azzannerà il padrone:
nel primo caso c’è uno scambio di informazione di un certo tipo, mentre nel secondo è diverso, il
cane risponde differentemente a due distinte tipologie di interazioni  quindi la comunicazione
pragmaticamente è identica al comportamento, a meno dell’esistenza di un trasferimento di feedback.
Tra psicoanalisi e pragmatica non c’è continuità concettuale. Il passaggio da psicanalisi a
pragmatica ha introdotto concetti fondamentali come quello di retroazione (feedback)  passaggio
da determinismo lineare a sistema circolare.
All’ingegnere gestionale interessa in che modo si riesce a generare degli effetti (concetto di
feedback, retroazione, ossia è la capacità di un sistema dinamico di tenere conto dei risultati del
sistema per modificare le caratteristiche del sistema stesso). Sistema circolare: si lancia il bastone
lontano, si trasferisce l’informazione di gioco al cane, che lo riporta per ricominciare.
Se per studiare la comunicazione si usano i criteri indicati, occorrono altri schemi concettuali:
 Scatola nera: non è necessario fare ipotesi sul funzionamento intrapsichico (inverificabile),
ci si può limitare ad osservare i rapporti di ingresso-uscita, cioè la comunicazione da cui si
possono dedurre molti aspetti;
 Gli stessi sintomi sono una sorta di ingresso in un sistema piuttosto che l’espressione di un
conflitto intrapsichico.

LEZIONE 7
META-COMUNICAZIONE
Quando i matematici smettono di usare la matematica come strumento di computo, e la usano come
oggetto del loro studio, necessariamente adottano un linguaggio che è sulla matematica: tale
linguaggio, è stato chiamato meta-matematico. Allo stesso modo, quando noi parliamo della
comunicazione, quando usiamo un linguaggio che ha come oggetto le ridondanze pragmatiche
dell’interazione comunicativa, allora stiamo meta-comunicando: comunichiamo sulla
comunicazione.

I PRINCIPI DELLA COMUNICAZIONE SECONDO LA PRAGMATICA


Gli assiomi della comunicazione sono “alcune proprietà semplici della comunicazione che hanno
fondamentali implicazioni interpersonali”. I principi della comunicazione secondo un approccio
pragmatico si possono così classificare:
1. PRIMO PRINCIPIO: È IMPOSSIBILE NON COMUNICARE
Una proprietà fondamentale del comportamento è che il comportamento non ha un suo
opposto: non è possibile non avere un comportamento. Se comunicazione e comportamento
sono sinonimi, non è possibile non avere un comportamento poiché è impossibile non
comunicare. Anche le immagini, senza comunicazione verbale ci raccontano delle cose. Se si
accetta che l’intero comportamento in una situazione di interazione ha valore di messaggio,
ne consegue che comunque ci si sforzi non si può non comunicare (es. se sto sull’aereo e
indosso la mascherina per dormire, pur non parlando sto comunicando che non voglio essere
disturbato o avere conversazione con nessuno). Neppure possiamo dire che la comunicazione
ha luogo soltanto quando è intenzionale, conscia (es. durante un colloquio di lavoro: ad
esempio, se sto con le braccia incrociate, sto comunicando che sto sulla difensiva)
 Avere un comportamento significa comunicare. Nella vita quotidiana ci sono numerosi
esempi dell’evidenza di questa asserzione. Una persona che non si fa sentire da un po’ di
tempo apparentemente non sta comunicando. In realtà comunica qualcosa e questo qualcosa
va anche al di là delle sue intenzioni poiché il significato del suo silenzio finisce per essere
l’interpretazione che ne dà un’altra persona che invece si aspetta una telefonata. È classica la
situazione tra due persone in fase di corteggiamento in cui per orgoglio o per paura del rifiuto
nessuno dei due vuole esporsi, evitando di farsi sentire. Anche un volto apparentemente
inespressivo comunica ed anche in questo caso il significato della comunicazione va spesso al
di là delle intenzioni del soggetto.
2. SECONDO PRINCIPIO: ESISTE UNA COMUNICAZIONE DI CONTENUTO
(REPORT, NOTIZIA O INFORMAZIONE) E UNA COMUNICAZIONE DI
RELAZIONE (COMMAND)
Questo assioma ci dice che ogni atto comunicativo ha in sé sia un aspetto di contenuto, di
“notizia” e uno comportamentale, di “comando”, relativo alla modalità con cui quel
messaggio deve essere recepito. La comunicazione non trasmette solo un’informazione,
ma impone allo stesso tempo un comportamento. Ci si comporta differentemente a
seconda dei contesti. Per esempio: immaginando di dover trasferire una stessa informazione a
un prof, a un amico, ai miei genitori, per ognuno si avrà una diversa maniera di comunicare.
Ogni comunicazione ha un:
 Aspetto di Report: informazione, contenuto del messaggio, aspetto più obiettivo
della comunicazione (verso o falso, valido o non valido…);
 Aspetto di Command: tipologia di relazione tra i comunicanti, relativo al tipo di
messaggio che deve essere assunto  il Command classifica il Report ed è quindi
Meta-Comunicazione
Questo rapporto di Report e Command esiste anche nella comunicazione umana. Per esempio
consideriamo una lezione di scuola guida: c’è l’istruttore che dice “è importante togliere la
frizione gradatamente e dolcemente” è un messaggio di attenzione alla frizione, ma con una
relazione di tipo tranquillizzante, mentre se dicesse “diamine, stai attento alla frizione o mi
rovini la trasmissione”, c’è una relazione diversa con cui viene comunicato il messaggio. Nel
primo caso è un supporto al nostro apprendimento, nel secondo avviene un distaccamento tra
i due soggetti  la differenza sta nel Command: cioè il contenuto è lo stesso ma c’è una
differente tipologia di relazione.
Non bisogna focalizzarsi solo sul contenuto, ma anche sull’approccio relazionale (importante
anche per gli imprenditori). Il rapporto che esiste tra Report e Command è lo stesso che esiste
tra i Dati (insieme di informazioni su cui si possono organizzare delle istruzioni) e Meta-
informazione (istruzione sui dati: informazione su tale informazione  la meta-
informazione serve a qualificare l’informazione)  Le istruzioni sono di tipo logico più
elevato dei dati: sono Meta-Informazione.
Quando la comunicazione di un soggetto ha per oggetto un’altra comunicazione (anziché un
semplice argomento o contenuto) si è di fronte ad un meccanismo definito meta-
comunicazione)  es. Comunicazione: il soggetto comunica un’informazione o un
messaggio in maniera diretta (es. “Ben arrivato!”) Meta-comunicazione: l’oggetto della
comunicazione acquista un altro significato se ad una persona giunta in ritardo dopo una
estenuante attesa venisse detto “Ben arrivato!”  Il contesto non va mai dimenticato,
definisce la relazione.
I risvolti pratici di questo assioma si evidenziano quando una persona esprime un disaccordo
nei confronti di un interlocutore, influenzato non tanto dal fatto che non condivide quello che
ha ascoltato, quanto dal fatto che, a livello relazionale, nutre una mancanza di stima o
sentimenti di invidia nei confronti del proprio interlocutore
Quindi sarà la tipologia di relazione che renderà più o meno efficace la relazione.
Esempi ambigui di Meta-Comunicazione (dissonanza tra Report e Command)
a) “I clienti che credono che i nostri camerieri siano scortesi dovrebbero vedere
il direttore” L’aspetto di report e della comunicazione sono confusi, ci sono
almeno due possibili interpretazioni: sto dicendo che se i camerieri sono
scortesi mi devo rivolgere al direttore, o che il direttore è più scortese dei
camerieri, quindi è meglio non lamentarsi?
b) “Ignorate questa indicazione”, per esempio dicendo “non pensare a un
elefante” automaticamente ci si pensa. Si possono implementare i migliori
processi di gestione della sostenibilità, ma allo stesso tempo non raggiungere
gli effetti desiderati, perché non si sanno usare gli strumenti. Gestire nel modo
giusto la comunicazione è importante.
c) “Vado a mangiare mamma” associandola a un’immagine di Hopkins nel film
“Il silenzio degli Innocenti” (protagonista cannibale), si potrebbe pensare che
si vada a mangiare la mamma. “Vado a mangiare, mamma” con la virgola
cambia. Efficacia della corretta comunicazione. Le stesse parole (stesso
Report) assume due differenti significati perché ci sono due tipologie di
relazione (Command).

3. TERZO PRINCIPIO: LA PUNTEGGIATURA


‘La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione fra i
partecipanti’. La comunicazione ha l’andamento della Serie di Grandi (oscillante infinito) 

La Serie di Grandi (la somma infinita ∑ (−1 ) = 1 - 1 + 1 - 1 + ...) è irregolare e
n

n=0
oscillante, nel senso che la successione delle sue somme parziali non possiede limite. Essa
aiuta a capire la punteggiatura della serie di eventi, importante per la sostenibilità.
Un osservatore esterno può considerare una comunicazione come una serie interrotta di
scambi. Tuttavia, coloro che partecipano internamente, introducono sempre qualcosa di
importante definibile come “La punteggiatura di eventi”. Attraverso la punteggiatura la
comunicazione viene scomposta analiticamente in modo che si possa identificare chi parla e
chi ascolta (per punteggiatura si intende una sequenza di punti o frecce che indicano
momento per momento chi parla e chi ascolta).
Possiamo notare che ogni atto comunicativo rappresenta contemporaneamente uno stimolo,
una risposta e un rinforzo. Questo è importante se consideriamo la speciale relazione che si
instaura tra due persone che sono ingessate in ruoli rigidi, dove il comportamento del primo
sostiene e rinforza la risposta del secondo, vedi le relazioni complementari:
soccorritore/bisognoso; tiranno/vittima; leader/seguace ecc.
Da questa prima analisi sembrerebbe che in una relazione complementare sia l’agente ad
influenzare la risposta del ricevente, ma le cose non sono così semplici.
Ad esempio, individuare in una data relazione “chi influenza chi” è più difficile di quello che
potrebbe sembrare. Infatti, a seconda del punto di vista, le cose possono cambiare, come
dimostra la storiella del ricercatore e della cavia (topo) di laboratorio: un ricercatore cerca di
addestrare una cavia, associando alla risposta della cavia (abbassare la leva di una gabbietta)
un rinforzo (fornire alla cavia un pezzo di formaggio). Il ricercatore ritiene di aver
condizionato la cavia a pigiare un tasto offrendogli del cibo ogni volta che lo fa. Allo stesso
modo qualcuno potrebbe asserire (partendo dal presupposto che il topolino sia in grado di
pensare) che sia stata la cavia ad addestrare il ricercatore, perché tutte le volte che gli fornisce
uno stimolo (abbassare la leva di una gabbietta) ottiene dal ricercatore la medesima risposta
(un pezzo di formaggio)  Chi addestra chi? Ciascuno analizza la cosa dalla sua prospettiva
Questo esempio dimostra che: non esiste una punteggiatura “oggettiva”, cioè non si può
identificare in maniera oggettiva chi sta comunicando a chi, né chi sta influenzando chi.
In una relazione c’è uno scambio continuo di atti comunicativi, tale che ci si influenza a
vicenda continuamente. Questo ha delle implicazioni enormi quando analizziamo le relazioni
di coppia, particolarmente quelle in conflitto o in crisi dove ciascuno sostiene di aver ragione
e colloca il torto esclusivamente dall’altra parte  infatti due persone caratterizzano (quindi
punteggiano) la stessa esperienza in maniera diversa  evidenziano un diverso focus sulla
stessa esperienza  È difficile convincersi come due individui possano avere opinioni così
diverse su tanti elementi di un’esperienza comune.
Uno stesso evento raccontato in modi diversi  Es. caso FoxConn: FoxConn punteggia la
sequenza degli eventi in modo diverso, dicendo che i suicidi avvenuti sono in linea (anzi
minori) rispetto alla media nazionale e dice che le persone non si suicidano per le condizioni
di lavoro ma perché hanno dei problemi personali

4. QUARTO PRINCIPIO: COMUNICAZIONE NUMERICA E ANALOGICA


Nella comunicazione umana si hanno due possibilità del tutto diverse di far riferimento agli
oggetti:
a) ANALOGICA  Rappresentazione attraverso un’immagine  basata su
relazioni (NON VERBALE, IMMAGINI, GESTI E SEGNI)
b) NUMERICA  Assegnare agli oggetti un nome  basata su parole
(VERBALE)
Quella analogica è più universale (un’immagine arriva a tutte le persone del mondo);
esprimere la stessa cosa a parole potrebbe non essere capita da tutti; quella numerica serve a
scambiare informazioni sugli oggetti e a trasmettere la conoscenza di epoca in epoca. Es. la
foto di un gatto è immodificabile, si potrebbe convincere la gente a chiamare cavallo il gatto
e viceversa, ma la foto rimane un segno identificativo dell’animale  che il gatto si chiami
“gatto” per ogni persona del mondo è una convenzione. Le parole sono dei segni arbitrari
nella comunicazione che ognuno può arbitrariamente manipolare secondo le regole
sintattiche. Ad es. volendo imparare il cinese ascoltando la radio in cinese, si capirà poco o
nulla (comunicazione solo numerica), se non c’è una comunicazione analogica (con
immagini) difficilmente si apprenderà; infatti, servono gesti e immagini che supportino la
comunicazione.
La comunicazione analogica ha delle radici più arcaiche e quindi ha una validità più generica.
Si comunica con gesti e con comunicazione numerica. In alcune cose è fondamentale il
linguaggio per trasmettere conoscenza (quindi linguaggio numerico), come nei libri, però
quando si analizzano le relazioni si fa affidamento solo alla comunicazione analogica, quindi
attraverso immagini. Esempio gatto e frigorifero: Se un gatto vede che ogni giorno si apre il
frigorifero per dargli da bere il latte, il gatto apprenderà che tale sequenza di eventi porta alla
soddisfazione di un certo bisogno. Se mentre si apre il frigorifero si spiega al gatto cosa si sta
facendo, il gatto riconoscerà semplicemente la sequenza e non la spiegazione Ci sono persone
che credono che il gatto capisca che gli si stia parlando, in realtà non capisce cosa gli è detto,
ma associa l’azione di avvicinarsi al frigorifero come un riferimento a una cura per lui
(mangiare), quindi la comunicazione tra persona e gatto non è sicuramente numerica, ma è
analogica (infatti si è nel settore di una relazione di accudimento).
Il linguaggio numerico in una relazione è poco efficiente. Corteggiare, soccorrere, combattere
fanno tutte riferimento alla comunicazione analogica.
A volte le due comunicazioni (a parole, cioè numerica e attraverso relazioni, cioè analogica)
coincidono, a volte invece sono separate. L’insieme de due rende completa la comunicazione.
Si può apprendere la fisica teorica su un libro (numerica), ma non si potrà mai apprendere
come si corteggia o combatte leggendo un libro. Il linguaggio numerico è un linguaggio
sintattico, invece quello analogico ne è privo. La comunicazione analogica è più forte
dell’altra, ma a volte può essere ambigua. Per esempio: sto piangendo, ma di gioia o di
dolore? Sto ridendo durante un esame, sono felice o sono teso? Dunque, la comunicazione
analogica manca di qualificatori e di indicatori che invece sono presenti nella comunicazione
numerica. Si distinguono quindi due registri nella comunicazione:
1. Numerico relativo alle regole sintattiche
2. Analogico che è semantico.
Possiamo affermare che l’uomo ha la necessità di combinare questi due linguaggi per rendere
la comunicazione efficace.
Nel caso in cui vogliamo far riferimento ad un oggetto, la comunicazione verbale permette
nel momento in cui nominiamo l’oggetto di dar vita nella nostra mente alla relazione stabilita
arbitrariamente, tra il nome e l’oggetto nominato. La comunicazione analogica ci permette
invece di far riferimento alle cose con maggiore semplicità perché tiene in considerazione del
contesto in cui avviene la comunicazione, essa non si limita al movimento del corpo, ma
include le posizioni, il ritmo la cadenza delle parole e ogni altra espressione non verbale di
cui l’organismo sia capace, come ad esempio i segni di comunicazione.
Quindi il quarto principio afferma che gli esseri umani comunicano sia con il modulo
numerico sia con il modulo analogico: il primo ha una sintassi complessa e di estrema
efficacia, ma manca di una semantica adeguata nel modo della relazione, mentre quello
analogico è semanticamente efficace, ma sintatticamente ambiguo. La comunicazione
analogica è potente ma può essere ambigua a differenza di quella numerica, l’insieme delle
due può essere efficiente. Es. L’inquinamento da plastica negli oceani: se si vogliono
sensibilizzare le persone nella gestione dei rifiuti della plastica, la comunicazione solo a
parole è efficace, ma se si mostrano anche delle immagini/video, la comunicazione sarà
ancora più efficace  si dovrebbero combinare i due moduli: modulo numerico: efficacia dal
punto di vista delle relazioni; modulo numerico: efficacia dal punto di vista delle
informazioni.
Si possono progettare i migliori progetti, ma se non si riescono a coinvolgere gli stakeholder,
a convincerli e a sensibilizzarli non si riesce nell’intento. Quando occorre comunicare un
obiettivo oppure un risultato agli stakeholder, bisogna comunicarlo con il giusto mix tra i due
metodi per rendere efficace la comunicazione.

5. QUINTO PRINCIPIO: LA SCHISMOGENESI


La schismogenesi è il processo di differenziazione delle norme del comportamento
individuale derivante dall’interazione cumulativa tra individui  è quell'insieme di
interazioni tra individui o gruppi che dà origine a divisione tra i gruppi o tra gli individui
stessi. La Schimogenesi è un tipo di circolo vizioso che se non interrotto da qualche
intervento esterno porta al manifestarsi di situazioni distruttive. Può essere:
a) Complementare (accordo)  basato sull’uguaglianza;
b) Simmetrica (conflitto)  basato sulla differenza.
Tutti gli scambi possono essere definiti simmetrici o complementari a seconda se siano basati
sull’uguaglianza o sulla differenza.
In generale, uno scambio simmetrico avviene fra interlocutori che si considerano sullo stesso
piano, e che hanno ruoli sociali analoghi (esempi: concorrenti per lo stesso ruolo, gelosie
relazionali, opposizione tra tifoserie di squadre avversarie);
uno scambio complementare si instaura fra persone che hanno una relazione, ma non sono
sullo stesso piano per potere, ruolo comunicativo, autorità sociale, interessi (esempi: medico-
paziente, genitore-figlio, insegnante-allievo). È importante avere ben presente che le
caratteristiche della simmetria e della complementarità non hanno connotazioni particolari di
per sé (non sono buone o cattive) ma assolvono a determinate funzioni.
La flessibilità nel loro utilizzo può consentire di realizzare scambi simmetrici anche nelle
relazioni comunicative culturalmente più complementari, per esempio, tra genitore e figlio e
viceversa scambi complementari in relazioni culturalmente simmetriche, per esempio, nella
vita di coppia tra partner.

CONCLUSIONI
Quindi:
 L’impossibilità di non comunicare rende comunicative tutte le situazioni impersonali che
coinvolgono due o più persone (tutto quello che si dice e non si dice è comunicazione,
tutto quello che si fa è comportamento e siccome non si può non comportarsi, allora si
comunica sempre);
 Moduli analogici e numerici: isomorfismo e ambiguità. Con le immagini la
comunicazione è molto più netta. È importante definire (soprattutto per la sostenibilità) i
numeri in Human Terms;
 La descrizione di problemi di punteggiatura si basa sulla metamorfosi sottesa al modello
classico di azione-reazione;
 Complementarità e simmetria si avvicina al concetto di funzioni: le posizioni individuali
dipendono dalla reciprocità dei rapporti.
Il punto centrale di questo discorso è il FEEDBACK (retroazione, informazione utilizzata per
risolvere un gap) e ogni volta che si parla di feedback si fa riferimento a un concetto che dice cosa è
la comunicazione e come va gestita.
Ogni volta che si comunicano sono contemplate delle reazioni e il feedback può essere positivo o
negativo.
I principi sono unificati non nella loro origine, piuttosto nella loro importanza pragmatica  la
genesi dei vari principi è eterogenea: i principi sono simili dal punto di vista pragmatico.
Tornando al caso FoxConn: un individuo afferma che i metodi di produzione della FoxConn portano
al suicidio dei lavoratori, mentre un responsabile dell’azienda risponderebbe che il tasso di suicidi
nell’azienda è solamente del 20% rispetto ai suicidi mondiali. “Hai ucciso 60 persone” e il capo
d’azienda risponde: “No quelle persone sono morte per altri motivi”. Leggendo i dati ha ragione la
FoxConn, i numeri sono dalla sua parte (ragionamento da ingegnere). Chiedendo ad un filosofo o un
umanista probabilmente darebbe ragione alla SACOM. L’efficacia della comunicazione della
SACOM convincerà una certa community, e la FoxConn convincerà un'altra community, per cui
l’effetto è sostanzialmente invariato e la FoxConn può continuare tranquillamente per la sua strada.
La comunicazione gioca un ruolo molto importante. La verità non è una, sta nel mezzo, tutto si gioca
sulla comunicazione.

GREEN-WASHING
Molte aziende utilizzano la sostenibilità per azioni di marketing, facendo Greenwashing (“dipingere
la facciata di verde”). Greenwashing è un neologismo indicante la strategia di comunicazione di certe
imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un'immagine di sé
ingannevolmente positiva sotto il profilo dell'impatto ambientale, allo scopo di distogliere
l'attenzione dell'opinione pubblica dagli effetti negativi per l'ambiente dovuti alle proprie attività o ai
propri prodotti.  si cerca di dare l’idea di essere sostenibili, anche se poi in realtà non lo si è.
Da ciò si comprende come la sostenibilità sia un tema che cattura l’interesse dell’opinione pubblica e
consente di agire sulle vendite; infatti, si usa per vendere di più, per far vedere al mercato un’impresa
orientata verso i principi della sostenibilità.
Un’azienda ha grande impatto sulla società perché definisce dei modelli di consumo; quindi, la
sostenibilità diventa un driver (cioè un concetto importante). Un domani si avrà la capacità di
capire se la sostenibilità è orientata ai processi e alle tecnologie e quindi reale oppure se è usata come
strumento di marketing.

CASO FERRERO VS BARILLA (OLIO DI PALMA)


Nell’industria alimentare il tema della sostenibilità ha bussato alla porta; quindi, si sono iniziati ad
usare altri grassi vegetali alternativi all’olio di palma, perché si temevano le campagne di attivisti.
La Ferrero non ha cambiato il proprio processo produttivo (basato sull’olio di palma), invece ha
detto “piuttosto comunico tutto quello che produco”. Ha realizzato uno spot sull’olio di palma per far
vedere l’inutilità di cambiare processo, ha gestito proattivamente la comunicazione per mostrare che
non ci fossero evidenze scientifiche tali da costringere a cambiare il processo produttivo.
Invece la Barilla ha cambiato il proprio processo produttivo (basato sull’olio di palma). Barilla ha
risposto così perché (ipotesi) si sentiva in colpa, dato che era a conoscenza di far qualcosa di dannoso
per consumatori e ambiente, oppure è stata incapace di gestire la comunicazione riguardo la
sostenibilità.
Ferrero usa un ottimo olio di palma che non è dannoso per l’ambiente oppure è stata brava a gestire
la comunicazione? A tal proposito non esiste una risposta univoca o giusta.
Punteggiare significa mettere in rilievo altre cose. L’ingegnere deve documentarsi in maniera più
scientifica possibile, dopodiché deve proporre delle soluzioni (sul tema della sostenibilità) al top
manager d’azienda. Bisogna lavorare su due registri:
a) Documentarsi in modo scientifico;
b) Comunicare con efficacia ciò che si è appreso grazie allo studio scientifico.
L’uno senza l’altro non va bene: se non si sa comunicare, un'altra azienda meno preparata e di minor
qualità può risaltare maggiormente, perché più brava a “vendere” attraverso la comunicazione
aziendale. Coltivare il dubbio, allenare il ragionamento, raccogliere la giusta documentazione
scientifica e saper gestire la comunicazione sono gli aspetti principali su cui si dovrà lavorare in
futuro in azienda. Occorre prima pensare alle persone a cui si deve rivolgere il tema, per comprende
il modo opportuno di comunicare.
Esempio Barilla: supponendo che, dopo che la Barilla è passata dall’olio di palma all’olio di girasole,
poi arrivino degli attivisti che affermano che l’olio di girasole è più dannoso per l’ambiente rispetto a
quello di palma. Che fa Barilla? Torna a quello di palma? Cambiare il processo produttivo è un
processo lungo e costoso, quindi si deve pensare bene prima di agire. Non bisogna mai dare risposte
emotive a sollecitazioni che derivano dalla sostenibilità, bisogna prendersi il tempo per capire.
Esempio FoxConn: ha fatto intanto bene a mettere le reti e a comunicare che stava sotto le statistiche
di suicidio, ma non ha fatto bene a non pensare al lungo periodo, nel senso che se dopo 4 anni
rimangono ancora le reti significa che il problema non è risolto o comunque potrebbe lasciar pensare
questo.
La preparazione, competenza e capacità di analisi è fondamentale per un manager che si confronta
con il tema della sostenibilità. Il consumatore è cambiato, è a livello sociale e ambientale
maggiormente sensibile al tema della sostenibilità, perciò le aziende devono saper rapportarsi con
questi cambiamenti.

LEZIONE 8
SUSTAINABILITY NUMBERS  La misura della sostenibilità
Parliamo dei cosiddetti Fermi’s Problems, cioè tutte le volte in cui si deve fare una stima in termini
di ordine di grandezza.
Se possiamo misurare un fenomeno con dei numeri questo implica che conosciamo quel fenomeno,
ma solo dal punto di vista qualitativo.
Una misura si compone di due parti:
a) Parte numerica
b) Unità di misura.
Esistono due situazioni in cui l’uomo riscontra difficoltà nel capire le misure:
a) Il significato di numeri molto grandi o molto piccoli  non si coglie il significato
b) Unità di misura non familiari, cioè che non troviamo nella nostra quotidianità
L’obiettivo, dunque, è esprimere le misure in termini familiari (Human Terms) per poterle
comprendere.
HUMAN TERMS
Lord Kelvin afferma che quando possiamo misurare un fenomeno in numeri questo ci permette di
sapere qualcosa in più , poiché si riesce a dare una misura a dei concetti rilevanti.

Non sempre si ha la capacità di comprendere il significato di una misura lontana dall’esperienza di


tutti i giorni. Non si è abituati a riconoscere il vero significato di una dimensione molto grande e a
volte non si riesce a cogliere il significato di un’unità di misura. Per favorire la comprensione della
misura da comunicare, la si può tradurre in termini umani, ossia in “Human Terms”: traduzione
della misura in un modo che consenta di collegare la misura direttamente ad una nostra esperienza
quotidiana condivisa, permettendo a tutti di comprende la misura a prescindere da specifiche
conoscenze tecniche e scientifiche. Tutte le volte in cui si ha una misura con la quale si è poco
familiari, la si può tradurre in “Human Terms”, ossia in un modo che ci consenta di collegare la
misura in un’esperienza significativa, in una misura oggettiva per raggiungere degli obiettivi.
Trasformare i numeri in significati è fondamentale per produrre degli effetti sul nostro interlocutore.
Ci sono misure che nascono per definizione in “Human Terms”, ad esempio la misura “foot”, in
Inghilterra, la quale corrisponde ad una misura facilmente riconoscibile, però poco familiare per chi
usa il metro.
Per poter esprimere una misura, altrimenti difficilmente identificabile, in Human Terms, se possibile,
occorre seguire alcune linee guida:
1. CONDIZIONE 1: Scegliere unità tali che la parte numerica della misura sia vicina ad 1 (cioè
un numero tra 0,01 e 1000)  PARTE NUMERICA
2. CONDIZIONE 2: Utilizzare human scale  unità che abbiano un riscontro nella vita
quotidiana (piedi, metro, pollici, ore)  UNITÀ DI MISURA
Esempio 1: Prigioniero: Se dico che lo spazio per un prigioniero è di 16 pollici per un americano è
abbastanza chiara come misura, ma se la esprimessimo in nanometri o miglia la stessa misura non
avrebbe alcun significato. Questo dipende da paese a paese a seconda delle abitudini. Queste due
misure (nanometri e miglia) violano le due linee guida.
Esempio 2: la massa di un elefante è di circa 4 tonnellate. Come può essere espressa in Human
Terms? Non c’è una singola risposta corretta per domande come possiamo ad esempio paragonare
l’elefante all’uomo, o meglio, se un uomo adulto pesa circa 75 kg allora la massa di un elefante è
circa 4 x 1000 kg / 1 tonnellata x 1 italiano / 75 kg = 54 italiani  un elefante = 54 italiani. È un
concetto facilmente riconoscibile, molto più utile per comunicare il dato della massa dell’elefante.
Esempio 3: Obama sensibilizza i cittadini riguardo il problema dello scioglimento dei ghiacciaiIl
National Mall in Washington è un monumento di riferimento negli USA, lungo circa 3 km.
Nell’agosto 2015, Obama partecipava ad una conferenza sulle nazioni artiche in Alaska sul tema del
cambiamento atmosferico e in un suo discorso parlò, relativamente allo scioglimento dei ghiacciai
dicendo che dal 1979, il ghiaccio artico si era ridotto più del 40%, un decremento che era
notevolmente peggiorato nelle ultime due decadi. Un nuovo studio ha stimato che i soli ghiacci
dell’Alaska hanno perso circa 75 gigatonnellate (75 miliardi di tonnellate) di ghiaccio ogni anno. Si
tratta di una misura che per la stragrande maggioranza dei cittadini non è facilmente traducibile.
Pertanto, Obama fa riferimento al National Mall per comunicare in modo alternativo quel dato e per
sensibilizzare riguardo il problema: “Per metterlo nella giusta prospettiva, uno scienziato ha descritto
una gigatonnellata di ghiaccio come un cubo che ha un lato del National Mall di Washington.
Immaginate che 75 di questi blocchi di ghiaccio vadano persi ogni anno”  ha tradotto il dato in
Human Terms, usando un’analogia che ha più impatto, dando forza alle sue argomentazioni
Chi si pone il problema di trattare la sostenibilità deve porsi il problema di come utilizzare i dati per
veicolari un certo messaggio, per comunicare una policy, generare degli effetti desiderati  è
necessario utilizzare parametri oggettivi, dati accurati e impersonali, un metro di conversione che mi
permette di vendere a chiunque l’informazione.
Esempio 4: Volume totale dell’acqua sulla terra  l’acqua sulla Terra è una risorsa preziosissima e
scarsa (ovvero esauribile e limitata). Tutta l’acqua è circa 1.400.000.000.000.000.000 m^3; l’acqua
potabile è circa 100.000.000.000.000 m^3. Sono dati oggettivi, che però non riescono efficacemente
a trasferire l’informazione in essi contenuti: dai dati capiamo che si tratta chiaramente di una grande
quantità di acqua, ma è difficilmente immaginabile e comprensibile. L’unità di misura è oggettiva
(m^3 = L), ma il numero così imponente che viola la condizione 2. Si potrebbe pensare, ad esempio,
di rapportare la (b) con la (a), ma viene un numero troppo piccolo e difficilmente interpretabile. Un
m^3 è una grandezza conosciuta. Come possiamo risolvere il problema? Mi devo preoccupare di far
comprendere ciò che sto dicendo al mio interlocutore  uso il RESCALING: Con questa tecnica
ridimensioniamo le grandezze, in modo che tutti si possano rendere conto di quello di cui sto
parlando  traduzione efficace dell’informazione
 Soluzione 1: uso il Lago di Bracciano come fattore di conversione  sto dicendo che tutta
l’acqua dolce sulla terra equivale a 280.000.000 volte il lago di Bracciano. Però ci troviamo
ancora su numeri troppo grandi e poco comprensibili.
 Soluzione 2: Come si può trovare una misura in termini di Human Terms? Non esiste una
grandezza univoca, ma esiste la creatività che permette di raggiungere l’obiettivo. Tutte le
volte che si vuole tradurre in Human Terms si deve rispondere a 2 domande, che in questo
specifico caso sono:
 Quale è la quantità totale di acqua sulla terra tale che può essere comprensibile all’essere
umano?
 Quanta acqua della terra è dolce?
Possiamo immaginare il volume di acqua racchiuso in una sfera. In tal caso, si calcola il
raggio della sfera del volume di acqua. La sfera di acqua avrebbe un raggio di 690 km, che
rappresenta un concetto un po’ più gestibile (poco meno della distanza Milano – Napoli).
Adesso la sfida sta nel trovare un’immagine che evochi un forte impatto (devo utilizzare
intuizione e creatività), ad esempio una sfera posizionata sulla superficie della Terra, in modo
da evidenziare il confronto: la sfera più grande rappresenta tutta l’acqua, la sfera più piccola
rappresenta solo l’acqua dolce, quella ancora più piccola rappresenta solo l’acqua dei fiumi e
dei laghi, così ci si rende conto di quanto l’acqua sia una risorsa preziosa perché ce ne è poca
(è una risorsa scarsa)  da numeri enormi si è passati a parlare di piccole sfere
 Soluzione 3 (RESCALING): uso una bottiglietta da mezzo litro come fattore di conversione
 tutta l’acqua sulla terra : tutta l’acqua dolce sulla terra = una bottiglia da 500 ml : X
18 3 15 3
1 , 4 x 10 m : 0 , 1 x 10 m = 500 ml : X
15 3
500 ml x 0 , 1 x 10 m
X= 18 3 = 3,57 x 10−2
1 , 4 x 10 m
 quindi, visto che una goccia d’acqua è pari a circa 0,05 ml, se tutta l’acqua sulla terra è
rappresentata da una bottiglietta da 500 ml, sto dicendo che tutta l’acqua potabile è pari a
meno di una goccia d’acqua
Approccio scientifico e approccio creativo vanno di pari passo quando si parla di sostenibilità.

LEZIONE 9
ORDINI DI GRANDEZZA
Riguardo gli ordini di grandezza possiamo dire che:
 Sono facili da stimare
 Se due quantità hanno ordini di grandezza diversi, la differenza sarà piuttosto significativa.
Se le quantità sono correlate a problemi di sostenibilità, un confronto dell’ordine di grandezza
può fornirci informazioni importanti su cui stabilire le priorità.
Per fare una stima sugli ordini di grandezza quello che possiamo fare è:
 APPROCCIO 1  Scrivere una risposta diretta per fornire la soluzione ragionevole più
vicina, ricordando di fornire la più vicina potenza di 10;
 APPROCCIO 2  Se 1 non funziona, possiamo scomporre i problemi in sotto-problemi
ed applicare l’Approccio 1 ad ogni sotto-problema, utilizzando sempre le potenze di 10.
Il tema della sostenibilità richiede necessariamente delle misure, un fenomeno se non è misurabile
non è gestibile e quindi non bisogna mai rinunciare a delle misure, anche se approssimative.
Esempio 5: quante persone entrano in una Fiat Panda? Questo è un problema che possiamo risolvere
usando direttamente l’approccio 1  4 persone entrano, 40 no! L’ordine di grandezza è 10^1.
Esempio 6: trovare un ordine di misura per la stima del volume di benzina consumato in un anno da
un tipico guidatore italiano. Questo caso non è qualcosa che può essere direttamente immaginato: qui
l’Approccio 1 non aiuta, perché si tratta di un problema multidimensionale, quindi occorre divederlo
in sotto-problemi (Approccio 2):
1. Quanti km sono guidati in un anno?
Si può affermare che l’ordine di grandezza di riferimento è di 10^4 
non vogliamo sapere il numero preciso, ma ci basta l’ordine di
grandezza
2. Quale è il consumo di benzina per km?
L’ordine di grandezza di riferimento è 10^1  10^4 km x (1 litro) /
(10^1 km) = 10^1 litri (la stima è di 1000 litri di benzina consumati per
singolo guidatore all’anno).

Come sensibilizzare le persone sula scarsità di una risorsa? Trasformare la misura in Human
Terms può aiutare, e rendere più capaci nella gestione operativa della sostenibilità. L’ingegnere
gestionale dovrà essere in grado di convertire misure sconosciute in Human Terms al fine di cogliere
a pieno la misura oggetto di studio. Questo permette di avere un’idea sulla preziosità delle risorse, ad
esempio la scarsità dell’acqua. Chi fa sostenibilità deve farla utilizzando:
 Approccio scientifico;
 Approccio creativo.
Si ritorna all’importanza della comunicazione avendo un approccio pragmatico che ci consenta di
raggiungere degli obiettivi (Goal!)

PROBLEMA DELLA SCARSITÀ DELLE RISORSE PETROLIFERE


I geologi ci dicono che le risorse petrolifere che attualmente sono disponibili si sono formate
attraverso la decomposizione di microrganismi marini che sono diventati sedimenti nell’oceano
durante il periodo Mesozoico. Il tempo di produzione delle risorse è stato quindi pari a 100 milioni di
anni. È stato stimato che in circa 250 anni, l’umanità ha utilizzato da ¼ a ½ (in base alle stime) di
queste riserve petrolifere.
Assumiamo ottimisticamente che l’umanità abbia consumato ¼ delle risorse in 250 anni  quindi il
tempo totale di consumo delle risorse è pari a 1000 anni (ipotizzando che non vi siano cambiamenti
nella tecnologia: l’innovazione della tecnologia potrebbe andare di pari passo ad un ulteriore
incremento nell’utilizzo della risorsa).
Pertanto, se 100.000.000 sono gli anni che sono serviti a produrre la risorsa, e 1000 gli anni per
consumare la risorsa, l’umanità sta bruciando le risorse della Terra 100.000 (tasso di consumo della
risorsa) volte più velocemente rispetto a quanto siano state prodotte.
100.000 è un numero ancora troppo grande, non dà un senso così vicino alla nostra esperienza
rispetto a tale grandezza, poiché non abbiamo un analogo nel quotidiano che ci faccia capire bene la
dimensione del problema  dobbiamo tradurre questo dato in Human Terms  possiamo usare il
Rescaling: possiamo ridimensionare queste grandezze di un fattore pari a 100.000.000, ovvero
100.000.000 di anni vengono riscalati ad un anno
HP: stiamo supponendo che tutte le riserve sono state formate in un solo giorno
1 anno : 100.000.000 anni = X: 1000 anni

1000 anni x 1 anno 1 365 giorni 24 ore 60 minuti


X= = anni x x x = 5 minuti
100.000 .000 anni 100.000 1 anno 1 giorno 1 ora

Se il tempo di produzione delle riserve di petrolio è rappresentato da 1 anno, l’umanità consuma tutto
ciò che è stato prodotto in un anno in circa 5 minuti.
Il dato presentato in questo modo veicola il messaggio in modo più efficace, può essere
accompagnato ad esempio dall’immagine di fuochi d’artificio, durano 5 minuti ed illuminano il buio,
ma parallelamente all’utilizzo delle risorse dopo quei 5 minuti non ci sarebbe la possibilità di
illuminare di nuovo il buio della notte.
WICKED PROBLEM
I wicked problems sono problemi difficili o impossibili da risolvere, in quanto i requisiti sottostanti
la loro soluzione risultano contraddittori, incompleti ed in continuo cambiamento. Il motivo per cui si
usa l'aggettivo “wicked” (= cattivo, malvagio) per caratterizzarli, è perchè sono resistenti ad una
soluzione, e non perchè sono “cattivi”.
Dal momento che questi problemi presentano complesse interdipendenze, ogni tentativo di soluzione
può generare ulteriori problemi.
1. Non esiste una formulazione definitiva di wicked problem.
2. I wicked problems non hanno delle regole di interruzione.
3. Le soluzioni ai wicked problems non sono “vere o false”, ma soltanto “buone o cattive”.
4. Non esiste un test immediato e definitivo per valutare la soluzione di un wicked problem.
5. Ogni tentativo di soluzione di un wicked problem è unico ed irripetibile, perché non è
possibile utilizzare la modalità “per prove ed errori”.
6. I wicked problems non possiedono un set di possibili soluzioni.
7. Ogni wicked problem può essere considerato come il sintomo di un altro problema.
8. L'esistenza di discrepanze nella rappresentazione di un wicked problem può essere
spiegata in vari modi. La scelta di quale spiegazione utilizzare determina la natura della
soluzione del problema.
Esempi di wicked problems sono la povertà, la sostenibilità, la salute, l'ambiente, il cambiamento
climatico, le calamità naturali come: i terremoti, gli tsunami, le epidemie, ecc. Ogni persona possiede
a riguardo un punto di vista differente perché è portatrice di interessi diversi. L'esempio del
cambiamento climatico mette in chiara evidenza come i punti di vista dei vari stakeholders siano
spesso molto divergenti. Ad esempio, non tutti credono che una riduzione dei gas serra rappresenti
una soluzione al riscaldamento del pianeta.

PROBLEMA DELLE BOTTIGLIETTE D’ACQUA (DRS)


Per esempio, un caso di Wicked Problem relativo alle bottiglie d’acqua potrebbe essere: quanto si è
disposti a camminare per riciclare una bottiglia vuota arrivando fino all’apposito cassonetto?
Il contesto in tal caso impatta molto come ambiente culturale (dipende anche dall’influenza data
dall’intervistatore, ad esempio se l’intervistatore fosse il professore, il questionario sarebbe sfalsato,
perché tutti risponderebbero che sarebbero disposti a percorrere km, anche se non è vero), ma esso
stesso è determinato dal comportamento dell’individuo e inoltre nella domanda formulata competono
sia la visione da Shareholder che da Stakeholder.
Se si fosse disposti a percorrere 100 metri si ragionerebbe come uno Shareholder, viceversa se si
immaginasse di poter percorrere anche 1 km, dunque fare un sacrificio, sarebbe più un concetto di
Stakeholder.
La risposta dipende anche dal tempo disponibile, dal contesto socioeconomico, da fattori contingenti,
distanza, incentivi... Quindi c’è sia un aspetto economico ( facile da quantificare, ad esempio la
distanza media tra una persona e il cassonetto differenziato) e un aspetto culturale ( difficile da
quantificare, perché servirebbe un’analisi campionaria).
Per rispondere al quesito possiamo pensare in due modi:

1.  Definiamo la soluzione in base all’energia fornita dalla singola bottiglia.


Bisogna tenere conto che il riciclo della plastica è molto complesso (più del vetro o
dell’alluminio). Tipicamente la plastica è riciclata secondo un down-cycling, ovvero un riciclo in
cui essa viene scomposta in fibre di plastica invece che in plastica riutilizzabile. Possiamo
impostare limiti superiore e inferiore.
Consideriamo una bottiglia d'acqua di plastica da 500 ml. Una bottiglia d'acqua di plastica pesa
sicuramente più di 1 g e meno di 100 g. Prendendo la media geometrica, stimeremo la sua massa
a 10 g = 10^-2 kg.
Ora dobbiamo stimare la densità energetica (energia immagazzinata in un dato sistema per unità
di volume) della plastica: poiché la plastica è un idrocarburo, la sua densità di energia dovrebbe
essere simile a quella della benzina (approssimazione per conoscenze di base). Sappiamo che gli
idrocarburi (benzina, plastica) hanno un contenuto di energia di circa 4 x 10^7 J/kg  Ciò
significa che il contenuto energetico di una bottiglia dovrebbe essere E = (10^-2 kg) (4 × 10^7 J /
kg) = 4 x 10^5 J.
L'elettricità è generalmente misurata in kilowattora (kWh). Dato che 1 kWh = 4 x 10^6 J [i.e.
3,6 * 10^6], il contenuto energetico di una bottiglia di plastica è di 10^-1 kWh  dunque una
bottiglia di plastica equivale a circa 10^-1 kWh. Se si spende 0,05 € per kWh, dunque, il valore
economico di una bottiglietta nuova è 0,005 €: questo è il lower bound del suo valore.
Ma il vero valore delle bottiglie riciclate è sostituire il petrolio greggio (ed i suoi distillati)
necessario per produrre nuova plastica. La quantità di olio necessaria per fare una bottiglia di
plastica sarà più di una e meno di cento volte la massa della bottiglia. Prendendo la media
geometrica, dovremmo moltiplicare il valore energetico della bottiglia sopra stimato per un
fattore dieci. Ciò significa che il valore di una bottiglia riciclata è di € 0,05: questo è l’upper
bound del suo valore  A € 0,05 per bottiglia da 10 g, ciò implica un prezzo all'ingrosso per la
plastica triturata di € 5 al kg (1 kg di plastica riciclata corrisponde a circa 5€)
Se utilizziamo una bottiglia d'acqua di plastica al giorno, in un anno questo ammonterà a una
massa di M = (10^-2 kg / bottiglia) x (4 x 10^2 bottiglie) = 4 kg di plastica.
Se guidiamo la quantità media di 10^4 km all'anno a 20 km/1, consumiamo 500 I o 400 kg di
benzina all'anno.
L'olio necessario per produrre quelle quattrocento bottiglie d'acqua è trascurabile in confronto.
Dunque, da un punto di vista prettamente economico la plastica che si riciclerebbe è trascurabile
rispetto al carburante consumato, poiché sembra non aver un valore tale da ottenere attenzione
nel complesso.
È opportuno o non opportuno riciclare?
a. Shareholder View: prospettiva che ci dice che l’obiettivo di un’impresa è fare profitti, e
meno tempo si perde e più si massimizza il benessere: per loro è più facile buttare via una
bottiglia di plastica. Ma andrebbe considerato l’impatto ambientale, l’inquinamento delle
acque… Il sistema di incentivi si muove verso la Shareholder View, un discorso di questo
tipo ha dei limiti perché non si considerano molte variabili come inquinamento, impatto
ambientale...
b. Stakeholder View: ragiona in termini di sostenibilità, soddisfare i bisogni della nostra
generazione senza compromettere le generazioni che verranno dopo.
Queste due visioni contrapposte sono molto presenti nel contesto aziendale. Un buon
ingegnere deve tenere conto di entrambe, quindi bisogna saper dominare l’analisi
quantitativa, ma conoscere i limiti della sola visione quantitativa.

2.  Definiamo la soluzione in base agli incentivi e costo opportunità  DRS


DRS = Deposit Refound (o Return) System (RIMBORSO IN CAMBIO DI PLASTICA).
Questi sistemi hanno portato a un tasso di riciclo di bottiglie di vetro e plastica del 98%: il
decreto ha capito che il problema del riciclaggio doveva essere risolto con un meccanismo di
incentivi. I sistemi DRS sono uno dei metodi più efficaci per raccogliere il packaging delle
bevande fornendo un deposito ai consumatori, ovvero il consumatore acquista la bevanda,
paga un prezzo in più per il packaging, ma una volta terminata la bevanda la riporta al
rivenditore e questo gli restituisce (tramite un buono) una parte di denaro che ha pagato in più
per il packaging.
Partendo da un’esperienza tedesca (i tedeschi per primi hanno applicato ciò), si è inventato un
sistema di questo tipo: si parte dal principio del Polluter Pay, cioè chi inquina paga (ad
esempio: Coca Cola, Heineken…), che funziona così: il consumatore compra acqua, birra e
Coca Cola, quando paga non paga solo il prezzo del prodotto, ma anche un sovrappiù
(esempio: 10 cent). Il Polluter è colui che potenzialmente inquina, quindi nel momento in cui
si acquista l’acqua si diventa un Polluter. Dopo una settimana, si avranno 10 bottiglie di
acqua, birra e coca cola. Tornando al supermercato, il consumatore ha la possibilità di
inserirle in una macchina che le smista e le ricicla, rilasciando uno scontrino con un credito di
tot euro da spendere nel supermercato.
Il meccanismo di incentivi crea una cultura del riciclo, nella quale le persone per il fatto che il
prodotto ha associato in sé un valore monetario, sono portate a riciclarlo. Quelli che
potrebbero sembrare rifiuti, potrebbero invece essere delle preziose risorse. Un sistema di
questo tipo stimola il consumatore ad utilizzare quella plastica in maniera più consapevole,
quel rifiuto è un valore e va gestito come tale. Il singolo ragiona sulla massimizzazione dei
profitti, la collettività ragiona in termini di massimizzazione del benessere collettivo.
I limiti di questo sistema possono essere i consumatori, poichè non tutti sono incentivati ad
operare in questo modo (esempio bottiglie di plastica che vanno riportate integre).
Alcune iniziative di sostenibilità vanno supportate a livello corporate, alcune a livello di
associazioni di categorie, altre vanno gestite a livello di policy. Il DRS deve essere un
intervento sistemico e ci deve essere un costo che il potenziale Polluter sostiene.
I DRS potrebbero essere una possibile soluzione per il riciclo dei materiali in plastica.
Purtroppo, tale sistema è stato sperimentato in Italia 3 anni fa ma con scarsi risultati.
Studi dimostrano che Il DRS ha avuto degli impatti notevoli, in particolare, in Germania si
sono registrati i risultati migliori dove l’adozione di un DRS ha portato il 98% di imballaggi
in PET a essere restituito ai siti di raccolta appropriati. Tuttavia, dall’ altro lato, in Olanda i
risultati sono stati piuttosto scarsi, con il solo 15%.
È bene ricordare inoltre che il sistema è in evoluzione; infatti, sono solo 10 tra i 27 stati
dell’UE ad aver aderito a tale sistema.
Questo studio utilizza una serie di elementi per descrivere i vari modelli di DRS tenendo in
considerazione gli attori (player) del processo: l’operatore DRS, produttori, rivenditori
(retailer) e clienti tenendo in considerazione i flussi di denari nonché costi e ricavi.
Sono stati dunque analizzati i dieci modelli DRS presenti negli stati membri dell UE e quindi
Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Islanda, Lituania, Olanda, Norvegia e
Svezia e sono stati elaborati quattro diversi archetipi per descriverli. Ognuno di questi
archetipi descrive le modalità di funzionamento, nonché gli oneri i costi i flussi di materiale e
quelli che sono gli attori, dunque tutti gli elementi costitutivi, i building blocks del sistema.
Ogni archetipo ha dimostrato di avere flussi e processi diversi nonché una diversa
distribuzione di costi e ricavi per gli attori
 Archetipo A: Operator Closing Model
È il modello prevalentemente utilizzato in Croazia Estonia Finlandia Lituania Danimarca
Norvegia Svezia. Nella prima fase il rivenditore acquista il contenitore e versa la caparra
al produttore della bevanda, nella seconda fase il cliente acquista la bevanda e versa la
caparra al rivenditore con prezzo aggiuntivo, nella terza fase il cliente riporta il
contenitore vuoto al rivenditore e riceve indietro il buono, nella quarta fase l’operatore
preleva il pacco vuoto dai rivenditori e diventa responsabile della loro
rivendita/riciclaggio, è qui che il rivenditore ottiene il rimborso della caparra.

 Archetipo B: Retailer Closing Model


È usato in Germania. La differenza rispetto all’archetipo A è che i contenitori vuoti sono
restituiti ai rivenditori e non agli operatori DRS; dunque, si risparmia una fase e i
contenitori vuoti rimangono ai rivenditori, che diventano responsabili del loro trasporto e
smaltimento.

 Archetipo C: Producer Closing Model


È usato in Olanda. La differenza nel processo è che i produttori mantengono il contenitore
vuoto piuttosto che lasciarli all’operatore o al rivenditore, in quanto proprietari dei
contenitori. Nell’ ultima fase devono raccoglierli, smaltirli e rivenderli da soli oppure
delegare queste attività a terzi.

 Archetipo D: Consumer Closing Model


È usato in Islanda. I clienti restituiscono direttamente i contenitori vuoti ai reparti di
raccolta/smaltimento dell’operatore DRS, sono poi loro a chiudere il ciclo di
confezionamento. I rivenditori non sono coinvolti. Questa scelta è dovuta probabilmente a
causa della struttura geografica del paese che influenza la popolazione.
LEZIONE 10

THE GREAT PACIFIC GARBAGE PATCH (GPGP)  Isole di plastica negli oceani
Il GPGP è un accumulo di plastiche e microplastiche che si sono accumulate in una zona dell’oceano
Pacifico. L’idea di isola permette di vedere visivamente l’oggetto rappresentato (la forza della
comunicazione). La sua formazione deriva dalle correnti che hanno dei movimenti circolari
(chiamati spirali, vortici), che dipendono da:
 La topografia del bacino (forma delle terre sotto l’oceano);
 La rotazione della Terra;
 La differenza di temperatura e salinità dell’acqua nelle varie parti dell’oceano.
Quando la plastica viene gettata negli oceani, le correnti la concentrano in alcuni posti particolari. Il
vortice più grande dell’oceano Pacifico è il North Pacific Gyre, che ha raccolto la plastica nel
tristemente famoso GPGP. Quindi la plastica derivante soprattutto dal Giappone e Stati Uniti, è
raccolta e localizzata da queste correnti.
È stato stimato che l’area della GPGP è tra i 700.000 e i 15.000.000 di km^2, numeri che
impressionano ma che non danno un’idea facilmente riconoscibile del fenomeno. Come possiamo
tradurre queste misure in Human Terms?
Sappiamo che la superficie dell’Italia è pari a 301.338 km^2.
Valutiamo lo scenario ottimistico, ovvero che la GPGP abbia una superficie di 700.000 km^2.
Utilizzando il fattore di conversione, si trova che la GPGP è grande come due penisole italiane 
700.000 km^2 x 1Italia / 301.338 km2 = 2 Italia
Se fosse vera la seconda stima (scenario pessimistico), la GDGP sarebbe pari a 50 volte l’Italia nel
Pacifico  15 000 000 km2 x (1 Italia) / (301 338 km2) = 50 Italia
Queste isole di plastiche, però, non sono facilmente localizzabili, in quanto le plastiche si
decompongono in microplastiche entrando così nella catena alimentare. Dunque impatta
notevolmente su noi cittadini  infatti il problema si manifesta per quanto riguarda i pesci che la
popolazione mangia, i quali a loro volta mangiano microplastiche.
Il principale responsabile sono le reti dei pescatori: problema di sostenibilità legato alla pesca; ma
comunque contribuiscono anche i rifiuti umani.
Il problema può essere risolto attraverso:
 Approccio volontaristico
 Intervento legislativo
 Ruolo degli stakeholder esterni all’impresa (ruolo delle ONG).
Un manager del futuro deve tener conto di queste tre prospettive. Inoltre, le nuove imprese devono
tener conto della nuova figura del consumatore. Un consumatore più responsabile dal punto di
vista ambientale e sociale. Le imprese devono necessariamente integrare alcune problematiche di
sostenibilità, altrimenti prestano il fianco all’attacco di organismi non governativi che possono avere
un impatto negativo sui consumatori e di conseguenza sulle vendite  es. Greenpeace diventa uno
stakeholder con cui Coca-Cola, Unilever etc. si trovano a dover fare i conti.
Una comunicazione il più trasparente possibile è fondamentale in ottica di sostenibilità.
CORPORATE GOVERNANCE
La struttura della Corporate Governance esprime le regole e i processi con cui si prendono le
decisioni in un’azienda, le modalità con cui vengono decisi gli obiettivi aziendali nonché i mezzi per
il raggiungimento e la misurazione dei risultati raggiunti.
Quale è un aspetto rilevante in una Corporate? Quali problemi pone The Great Pacific Garbage Patch
a un ingegnere gestionale che lavora in una Corporate?
Solo il 9% della plastica è riciclato. Sono richiesti interventi non solo a livello Corporate, ma anche a
livello Policy. Va limitata la produzione della plastica, però la plastica è economica e garantisce un
grande guadagno per ogni bottiglia che si vende (margine di contribuzione alto). Bisogna ridurre la
possibilità di formazione delle microplastiche che è l’aspetto più dannoso, a partire dalla loro
diffusione nell’Oceano. Ci sono delle aziende che si occupano di riciclare la plastica per terzi.
L’amministratore di una Corporate segue una Shareholder View, ossia massimizzare il mio profitto,
perché dovrebbe effettuare un investimento per cambiare tutto? Ci sarebbero comunque altri che
continuano ad inquinare. Una tassazione sulla plastica creerebbe l’effetto di sostituzione di cui si
parla e nella regolamentazione c’è una soluzione che può venire in aiuto: deve esserci una legge per
regolamentare l’utilizzo della plastica.
Perché si devono erodere i propri profitti per avvantaggiare altri?
Occorre ragionare come ingegneri gestionali che cercano di capire come si muove il mercato secondo
tutti i punti di vista: se una bottiglia di Pepsi biodegradabile costa 1,50€ e una bottiglia di plastica di
Coca Cola costa 1€, i consumatori sceglieranno quella di Coca Cola.
Occorre pertanto creare un sistema di incentivi con il fine di ridurre l’inquinamento, promuovendo
materiali sostenibili.
Alcuni studi hanno dimostrato che a livello di costi alle imprese non conviene riciclare, piuttosto
conviene comprare una bottiglia nuova anziché riciclata.
In tal senso si possono distinguere 3 modi di operare:
1. Approccio Volontaristico da parte delle imprese che tengono conto del business futuro una
riconversione green in una prospettiva di marketing per riposizionare l’azienda sul mercato,
contro un utilitarismo del breve periodo a fronte di utili futuri. Ciò nel breve periodo comporta
costi e i benefici non sono né imminenti né garantiti, quindi è una scelta volontaristica. Ciò
comporta in termini di marketing anche un ritorno positivo di immagine per la società.
2. Intervento Legislativo: gli Stati si fanno promotori. Le nazioni unite stanno andando verso
questa soluzione.
3. Ruolo degli Stakeholder esterni alle imprese (es. ONG): sono presenti campagne che
obbligano le imprese al cambiamento, ossia delle campagne come delle iniziative contro le
Corporation che hanno posizionato in modo negativo la plastica nella nostra mente. Ci saranno
sempre persone che lavorano contro la nostra azienda.
Quindi, la sostenibilità diventa un compito anche del Risk Management: un’impresa che non
tiene conto della sostenibilità aumenta il grado di rischio. La sostenibilità riduce il rischio
d’impresa.
Quale è la competenza chiave in termini di input per essere un buon manager?
Capacità di ragionare sui problemi, flessibilità (visione orientata al cambiamento), empatia (riuscire a
mettermi nei panni di chi si ha davanti per capire il suo punto di vista), negoziazione (riuscire a farsi
seguire per realizzare la propria idea). Pensare, ragionare, avere senso critico, mettere in crisi anche
quello che sembra consolidato e fisso.

CASO STUDIO NESPRESSO CAPSULE CAFFÈ


La plastica ha una struttura molecolare complessa e quindi il riciclo è complesso.
Le capsule del caffè non le ha inventate la Nespresso, ma nel 1992 Keurig in America  il target di
mercato erano gli uffici in America. Queste capsule sono in plastica e dopo l’utilizzo sono gettate. Il
mercato delle capsule quindi in qualche modo ha contribuito a causare il GPGP.
Nel video delle capsule di caffè c’è una campagna (#killthecup  tale campagna aveva come
obiettivo quello di boicottare l’azienda, prima che questa uccidesse il pianeta a causa
dell’inquinamento delle capsule) contro un’azienda e ciò crea un problema all’azienda stessa.
Nel momento in cui l’impresa non si pone il problema, si espone ad un eventuale attacco da parte di
stakeholder esterni (ONG), quindi la sostenibilità è un rischio d’impresa.
Esistono numerosi tipi di capsule ed è difficile trovare il numero di quantità di capsule che queste
aziende producono e vendono durante l’anno  fino al 2015 l’azienda rilasciava i dati di vendite e
produzione, ma l’aumento progressivo delle vendite, le ha fatte essere mira di stakeholder esterni,
per questo non rilascia più dati, che sono diventati privati. Si sa solo che il mercato delle capsule
rappresenta il 34% dell’intero mercato di consumo del caffè.
Dati statistici riportano come tra il 2009 e il 2015 ci sia stato un incremento nel consumo di tali
prodotti dai 2 miliardi ai 13 miliardi. Ovviamente il business si è evoluto e ci sono altri player oltre
Keurig, come Nestlè, Nespresso e altri che rendono il problema ancora più rilevante.
Un kg di caffè costa circa 0,62 $, le capsule molto di più (in una capsula ci sono circa 9 g di caffè.
Considerando che in media una capsula viene venduta a 0,60 $ – 0,70 $, è come se un kg di caffè
fosse venduto a 70 $. Ci sono anche capsule che hanno un prezzo più alto: quanto se pagassimo 140
$ per un kg di caffè, possiamo dire più di 4 volte il prezzo originale del caffè)  Con tale
innovazione tecnologica un prodotto pagato 15€ lo si vende N volte a quel prezzo, quindi è un buon
business.
Ma passiamo ora al problema relativo all’inquinamento di tali capsule  Esiste una classificazione
delle plastiche: inizialmente le capsule erano composte con plastica #7 che include policarbonati
nylon e fibre di vetro che la rendevano non riciclabile  questo tipo di plastica è quella più
economica, ma allo stesso tempo più difficili da riciclare (TRADE-OFF).
A fronte di molte campagne contro Keurig, dal 2016 l’azienda passò dall’utilizzo della plastica #7
alla plastica #5 con lo scopo di riciclare tutte le capsule  dà l’idea di una presa di coscienza del
fondatore delle capsule
Anche Nespresso ha un problema di capsule, ha venduto 27 miliardi di capsule in tutto il mondo da
quando è stata introdotta nel 1986.
La Nespresso ha divulgato un documento, in cui è spiegato come ricicla le capsule e dà l’idea che il
problema della sostenibilità e del riciclaggio delle capsule gli stia molto a cuore.  in verità,
andando ad analizzare i dati, ci sono numerose incongruenze (ciò che inserisce nel documento
sembrano solo iniziative di marketing), che fanno capire che la Nespresso ha solo creato una
facciata (GREEN-WASHING):
 Dice che “Il 97% delle emissioni di carbonio (Carbon footprint = impronta di carbonio,
rappresenta la quantità di emissioni di gas a effetto serra generate nell’intero ciclo di vita di
un prodotto o servizio) di una capsula Nespresso deriva da attività che non fanno parte delle
nostre operazioni principali (es. nelle piantagioni di caffè, in fase di consumo)”  in poche
parole dice che il 97% delle emissioni non è responsabilità della Nespresso, bensì dipende da
altre attività e dai consumatori che sono pigri e non riciclano. Poi però si contraddice più
avanti nel documento, perché si descrive come una grande famiglia, come una Supply Chain
integrata, che ha a cuore la sostenibilità
 Cosa fa la Nespresso per l’economia circolare? Usa l’alluminio sostenibile (mentre gli altri
usano la plastica)  dice che “il 75% dell’alluminio prodotto ogni anno è ancora in uso
oggi” (quindi è un materiale resistente e sostenibile). E il restante 25% che fine ha fatto?
 Dice che “il 56% delle capsule post consumo sono valorizzate: il 24% dalla capacità di
raccolta e il 32% sono usate per altri processi (es. energia)”. L’altro 44% che fine ha fatto? Il
dato è omesso, perché questo 44% è disperso.
Il bilancio di sostenibilità della Nespresso è rivolto agli stakeholder, potenziali partner e clienti, ma
non solo, investitori in azienda, a osservatori esterni all’impresa (anche possibili concorrenti).
Le imprese si stanno confrontando con un consumatore socialmente responsabile e più attento a
livello sociale e ambientale. La sostenibilità è qualcosa che sta sicuramente entrando in moltissime
aziende e, come sempre, ci sono luci e ombre. Nespresso è un caso di studio per:
 Impatti ambientali alti;
 Osservare come il tema della sostenibilità vada trattato in modo intelligente.

LEZIONE 10 - 11
SISTEMA DI GESTIONE DELLA SOSTENIBILITÀ
La sostenibilità è il faro che guida la strategia delle aziende verso un nuovo modello di
business green. Sostenibilità è un concetto molto sfaccettato: quasi sempre associata all’ambiente, in
realtà la sostenibilità fa dell’integrazione fra gli aspetti ambientali, sociali, economici, finanziari e
culturali la sua ragion d’essere. Fra gli strumenti che le aziende hanno a disposizione per
l’interiorizzazione di pratiche sostenibili, c’è il piano di sostenibilità, con il quale chi adotta pratiche
sostenibili comunica ai portatori di interesse la propria strategia di sostenibilità, gli obiettivi, le
modalità di implementazione, le tempistiche e tutto quanto necessario per la realizzazione delle
sostenibilità.
Un numero crescente di organizzazioni è consapevole dell’importanza di intervenire sull’impatto che
le proprie scelte e attività possono avere sulla società e sull’ambiente, così come dei benefici
derivanti da una gestione socialmente responsabile per quanto attiene lo sviluppo sostenibile,
la salute e il benessere della società. In aggiunta sono da considerare le crescenti aspettative della
società e dei portatori di interessi nei confronti delle organizzazioni nel dimostrare un
comportamento etico e nell’adottare una gestione sempre più trasparente.
Proviamo a rispondere alle seguenti domande:
1. Perché le strategie aziendali dovrebbero essere incentrate sulla sostenibilità?
Una strategia orientata verso la sostenibilità consentirebbe all’impresa attirare nuovi
investitori  le permette di accedere a dei fondi finanziari attraverso grandi società di
investimento e investitori privati:

FONDI D’INVESTIMENTO ESG, cioè fondi specializzati erogati ad aziende che


dimostrano particolare attenzione per il rispetto dell’ambiente (Environment), dei diritti
umani (Social) ed evidenziano scelte gestionali eque e trasparenti (Governance), pur
puntando alla massimizzazione dei profitti.

Analizzando le pratiche ambientali, sociali e di governance (ESG) dell’azienda, sarà


possibile acquisire inoltre una migliore capacità di gestione dei rischi e una migliore
valutazione delle opportunità.
Implementare politiche di sostenibilità d’impresa, inoltre, ha effetti significativi in termini di
incremento della reputazione dell’azienda e del capitale intangibile con impatti rilevanti sul
miglioramento del clima interno e attrattività per la forza lavoro

2. Come posso sviluppare una strategia di sostenibilità aziendale?


Potrei vedere i parametri di riferimento delle aziende che già ricevono tali fondi e prenderli
come benchmark? Si cercano di definire gli obiettivi di dettaglio e quali indicatori SDG
raggiungere  ISO 26000 (non certificata) o IQ NET SR 10 (certificata)

CERTIFICAZIONE ISO 26000


La ISO 26000 è definita come lo standard internazionale sviluppato per aiutare le
organizzazioni a valutare e affrontare efficacemente le responsabilità sociali che sono
rilevanti e significative per la loro missione e visione, operazioni e processi, clienti,
dipendenti, comunità e altri stakeholder, e impatto ambientale.
La certificazione ISO 26000 è stata rilasciata nel 2010 e fornisce linee guida sulla
responsabilità sociale. Tale certificazione è utile operativamente in quanto ci permette di
avere uno strumento per implementare nelle aziende la sostenibilità a livello corporate. Si
tratta di linee guida, in quanto a differenza della 9001 e della 14000 NON è una
certificazione.
L’ISO ritiene che le performance relative alla responsabilità sociale possano garantire un
vantaggio competitivo, migliorare la reputazione e i rapporti con i clienti oltre che attrarre
maggiori investitori. Poiché la CSR porta dei risultati è fondamentale fornire delle linee
guida, inserire quindi degli standard affinché anche le piccole imprese possano ottenere tali
vantaggi relativi alla responsabilità sociale.
Ci sono 7 close su cui si basa la ISO 26000:

a) Scopo dello standard, una guida che definisce lo scopo legato all’introduzione dello
standard
b) Termini e definizioni che chiariscono i concetti chiave

c) Comprensione della responsabilità sociale, ossia la relazione che sussiste tra


responsabilità sociale e sviluppo sostenibile

d) Principio della social responsability. Questa close racchiude 7 temi importanti:


i. L’accountability (responsabilità) rappresenta la capacità di
un’organizzazione di rendere conto dei propri comportamenti
attraverso il bilancio d’esercizio. L’azienda può proporre un bilancio
di sostenibilità per rendere conto agli azionisti di quali sono le azioni
intraprese nell’integrazione della sostenibilità, oltre che fornire agli
azionisti un bilancio d’esercizio per valutare i profitti dell’azienda
stessa. Anche il bilancio di sostenibilità prevede degli standard
internazionali che possono garantire l’accountability nel tempo, che
prende il nome di GRI (Global Reporting Initiative 
rappresentano degli standard, ossia le migliori best pratices a livello
mondiale per il reporting di sostenibilità. Permettono quindi di
rendicontare i propri impatti economici, ambientali e sociali) che è
preso come punto di riferimento da tutte le grandi aziende (come
ENEL).
ii. Trasparenza, intesa come la capacità di riuscire a rendicontare in
maniera trasparente le proprie attività
iii. Comportamento etico
iv. Rispetto degli interessi degli stakeholder
v. Rispetto dello stato di diritto
vi. Rispetto delle norme internazionali di comportamento
vii. Rispetto dei diritti umani

e) Riconoscimento della responsabilità sociale e dello stakeholder engagement. Nel


perseguire la responsabilità sociale, un’organizzazione deve rispettare gli accordi con
la società, con gli stakeholder e tra stakeholder e società. La sostenibilità interessa non
solo l’organizzazione, ma anche tutti i rapporti intorno ad essa. È rilevante, perciò, il
tema del CORE SUBJECT  uno dei focus è il tema delle misure, ci focalizziamo
sulle misure per far sì che le imprese possano identificare il core subject e lavorare su
tali aspetti. Fondamentalmente i core subject sono legati alla materialità. Lo standard
GRI, infatti, contiene la matrice che deve sviluppare le regole per rilevare i temi più
rilevanti in un’azienda in termini di sostenibilità. I GRI non dicono come identificare
tali core subject è perciò necessario il contributo dell’ingegnere gestionale. Per
identificare i core subject occorre identificare gli stakeholder e solo dopo è possibile
fare engagement, ossia coinvolgere gli stakeholder. Una volta identificato lo
stakeholder e capito come egli può impattare, si può agire al meglio. I core subject
sono i pilastri fondamentali: chi fa sostenibilità deve essere consapevoli di questi core
subject.
f) I sette temi e problemi fondamentali relativi alla responsabilità sociale (CORE
SUBJECT):

i. Governance organizzativa
ii. Diritti umani (Human Right)  le pratiche di lavoro e il tema
dell’ambiente. Abbiamo visto infatti come può impattare l’attività
umana sul cambiamento climatico (capsule da caffè).
iii. Pratiche di lavoro
iv. L'ambiente
v. Pratiche operative corrette
vi. Problemi dei consumatori Consumer
vii. Coinvolgimento e sviluppo della comunità  che vantaggio ha
l’azienda se le persone si arricchiscono? Qual è il vantaggio di creare
valore condiviso (Value Share)? Aumenta il potere di acquisto del
consumatore  DRIVER ECONOMICO (le aziende stanno sempre
in un’ottica utilitaristica  caso ENEL)

g) Riguarda le pratiche per implementare la responsabilità sociale


nell’organizzazione (riguarda pratiche volontarie, migliorare la credibilità
dell’impresa, le azioni)
Possiamo quindi concludere che chi vuole fare sostenibilità deve avere le competenze necessarie,
altrimenti si rischia l’effetto boomerang  le aziende che sono più attente nel riportare
informazioni sui bilanci di sostenibilità sono quelle che fanno green-washing (es. capsule
Nespresso), ossia danno un’immagine di sostenibilità che non corrisponde al vero. Fare
sostenibilità non vuol dire comunicare quanto si è stati bravi, in quanto questo può tornare
indietro (boomerang), soprattutto quando non si è stati realmente onesti.
L’ISO 26000 fornisce un benchmark, ci fa capire se stiamo agendo in modo corretto o sbagliato,
in maniera conforme agli standard internazionali.
Nell’ISO 1400 abbiamo invece una vera e propria certificazione così come nell’ISO 9001.

IQ NET SR 10
IQNet SR 10 è uno standard internazionale che permette di integrare la responsabilità sociale
della strategia dell’organizzazione e di comunicare i risultati raggiunti attraverso il
conseguimento della certificazione.
La pubblicazione della Guida internazionale ISO 26000 sulla responsabilità sociale ha un impatto
decisivo sulla società e, in particolare, sul modo in cui le organizzazioni si relazionano con le
parti interessate. ISO 26000 è una guida preziosa che descrive in dettaglio i principi di base su
cui deve basarsi la responsabilità sociale di tutte le organizzazioni.
Tuttavia, questo standard non contiene disposizioni per la determinazione dei requisiti minimi
per l’attuazione pratica dei principi di responsabilità sociale e non può essere certificato da
organizzazioni che sono disposte a dimostrare la conformità a tali principi. Le organizzazioni
hanno bisogno di modelli per supportarle integrando le raccomandazioni, le linee guida e i
principi della ISO 26000 nella loro attività quotidiana.
SR 10 è uno standard internazionale, sviluppato nell’aprile del 2015 dall’associazione IQNet e
dai suoi membri. Ha lo scopo di integrare la gestione della responsabilità sociale nella strategia
aziendale delle organizzazioni e di comunicare i risultati ottenuti attraverso la certificazione.
3. Come posso implementare la strategia di sostenibilità aziendale?
PDCA (Plan, Do Check, Act):
 PIANIFICAZIONE DELLE ATTIVITÀ: Capire quali attività svolgere per andare a
migliorare/aumentare il nostro indicatore di riferimento
 ESEGUIRE LE AZIONI PROPOSTE: Assegnazione dei ruoli e delle attività,
lavorando sugli obiettivi e coinvolgere tutti I collaboratori necessari
 CONTROLLO: Confronto dei risultati con gli obiettivi raggiunti. Se gli obiettivi non
sono stati raggiunti  Ripianificazione
 REGOLARE: Se gli obiettivi sono stati raggiunti, standardizzare le azioni

4. Quali sono i 4 pilastri della sostenibilità?


Si può, per semplificazione, affermare che la sostenibilità si poggi su quattro pilastri:
ambientale, sociale, economico ed etico. I primi tre pilastri derivano direttamente dal
trattato di Amsterdam del 1997:
i. Il primo pilastro, quello ambientale è probabilmente il più conosciuto a distanza di
oltre vent'anni da quell'accordo: si basa sull'idea che il consumo di risorse debba
essere proporzionato alla capacità di tali risorse di rigenerarsi. Stesso discorso per la
produzione di scarti che non deve superare la quantità che il sistema è in grado di
riciclare o smaltire in modo sostenibile.
ii. Il secondo pilastro, quello economico, strettamente interconnesso con gli altri, si
riferisce evidentemente alle ricadute economiche che un’attività ha sul territorio nel
quale opera e sulle popolazioni che lo abitano. Per essere sostenibile
economicamente, un’azienda o una qualunque impresa pubblica o privata, dev'essere
in grado di accrescere o mantenere stabili i propri parametri economici nel corso del
tempo, ridistribuire nello stesso territorio la ricchezza generata dal suo sfruttamento e
fare un uso attento e oculato di tutte le risorse disponibili.
iii. Il pilastro sociale fa riferimento a uno spirito aggregativo che renda una comunità
coesa e diminuisca o azzeri le differenze sociali di genere e classe. Un territorio deve
potersi riconoscere nei valori di un’azienda e crescere insieme a quest’ultima.
L’azienda deve a sua volta favorire la coesione sociale, incentivando iniziative di
aggregazione e condivisione.
iv. A questi pilastri, si deve oggi necessariamente aggiungere anche un quarto pilastro:
quello etico. Tale pilastro si basa sulla necessità di garantire una giusta remunerazione
a tutti gli attori della filiera che garantisca una sostenibilità e una qualità del prodotto
finale.
Bisogna ricordare, che questi quattro pilastri sono strettamente interconnessi e che dovesse
venire a mancare anche solo uno di questi, l’intera struttura ne risentirebbe in termini di
sostenibilità.
SDG (17 OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE)
L’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è stata lanciata nel 2015 per porre fine alla povertà e
avviare il mondo su un sentiero di pace prosperità e opportunità per tutti su un pianeta sano.
Al centro ci sono i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), che sono un appello urgente all'azione
di tutti i paesi - sviluppati e in via di sviluppo - in una partnership globale. Riconoscono che porre
fine alla povertà e ad altre privazioni devono andare di pari passo con strategie che migliorano la
salute e l'istruzione, riducono le disuguaglianze e stimolano la crescita economica, il tutto
affrontando il cambiamento climatico e lavorando per preservare i nostri oceani e le nostre foreste.
I 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile richiedono però una trasformazione dei sistemi finanziari,
economici e politici che governano la nostra società oggi, richiedono un enorme volontà di azione da
parte di tutte le parti interessate. C’è da dire che il COVID 19 ha causato una situazione sanitaria,
economica e sociale senza precedenti, rendendo i 17 obiettivi ancora più impegnativi. Infatti, il
bilancio delle vittime continua a salire, nessun Paese è stato risparmiato, i sistemi sanitari in molti
paesi sono stati portati sull’orlo del collasso e il sostentamento di metà della forza lavoro nel mondo
è stata gravemente colpita. Inoltre, più di 1.6 miliardi di persone non vanno a scuola e decine di
milioni di persone nel mondo vivono in condizioni di estrema povertà e fame, cancellando così i
modesti progressi ottenuti negli ultimi anni.
Vediamo adesso quali sono questi 17 SDG:
1. No poverty, quindi porre fine alla povertà nel mondo in tutte le sue forme. Si stima che
addirittura 4 bilioni di persone non hanno diritto ad alcuna forma di protezione sociale nel
2016 e che nel 2020 il Covid ha portato più di 71 milioni di persone in povertà.
2. Zero hunger, dunque mettere fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare e migliorare
la nutrizione, promuovendo un’agricoltura sostenibile. Si stima che circa 144 milioni di
bambini sotto i 5 anni sono rachitici e che ben 47 milioni sono colpiti dai nostri sprechi
alimentari.
3. Good Health and well-being: assicurare una vita sana e promuovere benessere per tutti e a
tutte le età. A meno della metà della popolazione mondiale sono infatti assicurati i servizi
essenziali per la salute.
4. Quality education: assicurare un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere
opportunità di apprendimento per tutti. In particolare, abbiamo visto come il Covid abbia
portato alla chiusura di molte scuole, ponendo un freno agli enormi progressi fatti negli anni.
5. Gender equality: raggiungere la parità di genere e responsabilizzare donne e ragazze.
Abbiamo visto come il lockdown abbia aumentato il rischio di violenza sulle donne; infatti,
in alcuni i paesi i casi sono aumentati del 30%.
6. Clean Water and sanitation: assicurare disponibilità dell’acqua e servizi igienico sanitari
per tutti. Nel 2017, per circa 2.2 bilioni di persone c’era una scarsa gestione dell’acqua e per
4.2 una scarsa gestione di servizi igienico sanitari. Il covid ha portato a circa tre milioni le
persone con servizi di acqua scarsi all’interno delle proprie abitazioni.
7. Affordable and Clean Energy: assicurare l’accesso a servizi energetici per tutti. A 789
milioni di persone manca l’elettricità. Bisogna investire di più sulle fonti di energia
rinnovabile per garantire a tutti l’accesso ai servizi base.
8. Decent Work and Economic Growth: promuovere una crescita economica, inclusiva e
sostenibile, occupazione piena e lavoro dignitoso per tutti. Il mondo sta affrontando la più
grande recessione economica dai tempi della Grande Depressione, il PIL pro capite dovrebbe
diminuire del 4.2% nel 2020
9. Industry, Innovation and Infrastructure: costruire infrastrutture resilienti, promuovere
l’inclusione e l’industrializzazione sostenibile e promuovere l’innovazione. Si registra infatti
una crescita manifatturiera in netto calo a causa di dazi e tensioni commerciali.
10. Reduced Inequalities: ridurre la disuguaglianza all’interno dei Paesi e tra i Paesi. I gruppi
vulnerabili sono stati infatti i più colpiti dalla pandemia e in particolare, persone anziane,
persone con disabilità, bambini, donne e migranti.
11. Sustainable cities and community: rendere le città più sicure, resistenti e sostenibili.
L’inquinamento atmosferico ha infatti portato a morti premature per 4.2 milioni di persone
nel 2016 e inoltre solo metà della popolazione urbana ha accesso conveniente a mezzi di
trasporto pubblico.
12. Responsible consumption and production: garantire un consumo sostenibile e dei pattern
di produzione. Il mondo infatti continua ad utilizzare le risorse naturali in maniera
insostenibile.
13. Climate Action: intraprendere azioni urgenti per combattere il cambiamento climatico e i
suoi impatti. Il Covid ha portato ad un 6% del calo delle emissioni di gas serra, tuttavia
ancora inferiori a quel 7.6% necessario a limitare il riscaldamento globale a 1.5 gradi
centigradi.
14. Life below water: conservare e utilizzare in modo sostenibile oceani, mari e risorse marine
per lo sviluppo sostenibile. 97 paesi hanno firmato l’accordo sulle Port State Measures, primo
accordo internazionale vincolante sulla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata.
15. Life on land: Proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi, gestire
in modo sostenibile le foreste, combattere la desertificazione, arrestare e invertire il degrado
della terra nonché la perdita di biodiversità. Più di 31000 specie sono minacciate di estinzione
che rappresenta il 27% di oltre 116000 specie valutate in lista rossa dall’ IUCN.
16. Peace, Justice and strong institution: promuovere società pacifiche, fornire l’accesso alla
giustizia per tutti e costruire istituzioni efficaci e responsabili. Ogni giorno, circa cento civili
vengono uccisi nei confronti armati e questo nonostante leggi di protezione internazionali.
17. Partnerships for the goal: rafforzare i mezzi di implementazione e rivitalizzare la
partnership globale per lo sviluppo sostenibile. Investimenti però che dovrebbero subire un
drastico calo del 40% circa a causa del Covid.

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