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LEZIONE 6
Strumenti finanziari
Gli strumenti finanziari sono contratti che consentono di soddisfare le esigenze di scambio delle risorse
monetaria nel tempo e nello spazio e le esigenze legate alla gestione dei rischi. Prevedono tipicamente un lag
temporale tra la prestazione (monetaria) effettuata dai due contenti: tale sfasamento fa sì che gli strumenti
finanziari siano iscritti nell’attivo dell'investitore e nel passivo dell' emittente.Possono essere classificati in
base a diversi profili economici complementari tra loro. Il più importante è in base alla natura dei diritti
oggetto del contratto. In sintesi:
1) Partecipazione (azione) = incorporano due macro classi di diritti: economici-patrimoniali e
amministrativo-societari (di governance).
2) Indebitamento = incorporano un diritto di credito ovvero di remunerazione di rimborso del capitale
ricevendo quanto pattuito;
I primi presentano delle incertezze, infatti sotto il profilo economico gli strumenti di partecipazione sono
meno privilegiati rispetto a quelli di indebitamento. Per quanto riguarda i diritti amministrativi abbiamo il
diritto di partecipazione all'assemblea per esempio.
3) Derivati = incorporano un impegno ad effettuare una certa prestazione o un impegno ad acquistare e/o
vendere una certa tipologia di attività reale e finanziaria ad un certo prezzo;
3bis) Strumenti di hedging/Assicurativi = consentono ai singoli operatori di coprirsi dai rischi da attività
insicure, ovvero rispetto ad «accadimenti» futuri o altrimenti pre specificati;
3 ter) «Composti» = cioè strumenti che nascono dall'assemblaggio di due o più categorie di strumenti
precedentemente citati esempio mix tra indebitamente partecipazione abbiamo un obbligazione convertibile.

PARTECIPAZIONE (AZIONE) = EQUITY INVESTOR


I titoli azionari rappresentano quote di partecipazione nella società, sottoscrivendo i quali l'investitore
acquisisce lo status di socio dell'emittente e di conseguenza ne condivide i rischi relativi al indeterminatezza
del rendimento e della restituzione dell'investimento.
I titoli azionari presentano 3 tipologie di diritti incorporati:
-Economici: diritto al dividendo se esistono utili e la distribuzione è decisa dall'assemblea, diritto alla
liquidazione se residuano mezzi patrimoniali una volta aver risanato i debiti;
-di partecipazione: che consentono al possessore del titolo azionario di partecipare alla vita sociale
dell'impresa quindi il diritto al voto, diritto di convocazione dell'assemblea etc....;
-di controllo e amministrativi: tra cui spicca il diri4tt di opzione: che sarebbe il diritto di sottoscrivere le
azioni di nuova emissione quando una società effettua un aumento di capitale sociale. Ciò significa che in
primo luogo queste azioni devono essere offerte agli azionisti;
questo diritto ha una duplice ratio (di natura economica perché il prezzo di sottoscrizione delle nuove azioni
è inferiore al valore di mercato se la società quotata e quando aumenta il capitale sociale prezzo delle azioni
diminuisce e di natura amministrativa per evitare che gli azionisti di controllo a seguito dell'aumento del
capitale sociale possono perdere il controllo della propria quota).
Tipologie di azioni:
Azioni ordinarie: i principali diritti attribuiti delle azioni ordinarie sono: il diritto di voto, il diritto di
ottenimento di una quota di utile proporzionale alla quota capitale posseduta, diritto di rimborso del capitale
in caso di liquidazione, diritto di opzione in caso di
aumento di capitale; Le azioni devono essere di uguale valore e conferiscono ai loro possessori uguali diritti.
Si possono creare, con lo statuto, categorie di azioni fornite di diritti diversi (azioni speciali) anche per
quanto concerne l'incidenza delle perdite (postergazione). In tal caso la società, nei limiti imposti dalla legge,
può liberamente determinare il contenuto delle azioni delle varie categorie. Tutte le azioni appartenenti alla
medesima categoria conferiscono uguali diritti:
Azioni privilegiate: conferiscono un diritto di prelazione nel riparto degli utili e nel rimborso del capitale in
caso di scioglimento della società, il dividendo può assumere cara4ere cumulativo ma i possessori subiscono
una limitazione del diritto di voto potendo esercitare soltanto nelle assemblee straordinarie. Non possono
essere messe, congiuntamente con le azioni di risparmio, per un importo superiore al 50% del capitale
sociale;
Azioni di risparmio: sono azioni senza diritto di voto ma che incorporano una serie di privilegi patrimoniali.
Il contenuto, limiti ed i termini di applicazione dei vari privilegi sono determinati dallo statuto della società.
Azioni correlate: sono azioni che attribuiscono il diritto agli utili derivanti dai risultati di un settore
dell'attività o di un ramo che devono emergere dalla rendicontazione. Le azioni correlate non possono pagare
dividendi se non nei limiti degli utili risultanti dal
bilancio della società.
Tipologie di prestiti obbligazionari:
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1) Obbligazioni ordinarie: Le obbligazioni ordinarie dette anche plain vanilla incorporano il solo diritto di
credito (diritto alla remunerazione e rimborso del capitale). Tutte le caratteristiche relative al profilo di
rischio e rendimento sono definite al momento dell'emissione.
2) Obbligazioni convertibili: Conferiscono due diri1i ovvero il diritto di credito (plain vanilla) e il diritto di
conversione, in base al quale il datore di fondi modifica il suo status da creditore a socio, in quanto può
convertire tutto in parte il proprio credito in azioni della società emittente quindi conversione in diretta o di
una società diversa. La facoltà di conversione ha un costo implicito corrispondente al minor interesse
riconosciuto rispetto alle obbligazioni ordinarie di stessa durata e rating.
3) Obbligazioni cum warrant: incorpora il diritto di acquisto (opzione) al prezzo e a una data prestabiliti.
Il «barrante» è tipicamente separato dall’obbligazione e quindi può circolare autonomamente.
4) Obbligazioni subordinate (junior): Sono una speciale categoria di obbligazioni il cui rimborso, nel caso
di problemi finanziari per l'emittente, viene successivamente a quello dei creditori ordinari (o senior).
5) Obbligazioni correlate (tracking bond): Sono obbligazioni la cui remunerazione rimborso del capitale
può essere ancorata ai risultati conseguiti dall'emittente in un settore specifico ovvero secondo le logiche
remunerative analoghe a quelle dei titoli azionari.
6) Reverse convertible: Il diritto di conversione in capo al sottoscrittore, in questo caso ricade, invece,
sull'emittente il quale decide se alla scadenza: (a) consegnare una quantità di titoli azionari
precedentemente individuati se loro prezzo scende so1o il prezzo base, (b) il rimborso al valore nominale del
titolo se il prezzo rimane stabile o aumenta.
La facoltà concessa all'emittente implica per il sottoscrittore un guadagno corrispondente alla maggior
cedola. Dal punto di vista dell'emittente questo si attende un ribasso dei corsi azionari mentre il sottoscrittore
si attende un rialzo in modo da vedersi rimborsato il valore nominale e nel frattempo incassare cedole più
alte.

GLI STRUMENTI DERIVATI


Nascono con finalità di hedging (copertura) dando la possibilità agli operatori economici di «coprirsi» dai
rischi finanziari.
Allo scopo, si fa ricorso a:
I. Derivati [strumento speculativo, che consente, fra l’altro, di sfruttare l’effetto leva e
anche di speculare sulle asimmetrie informative/previsionali];
II. Strumenti assicurativi (hedging strategies);
III. Strumenti «composti» o di «arbitraggio» che si fondano sulla possibilità di contrattare sia sul mercato
a pronti e che sul mercato a termine sicchè un disallineamento dei prezzi consente di ottenere un profitto
senza impiegare capitale proprio e/o senza assumere rischio.

La valutazione dei derivati.


1) Il valore di un derivato dipende dal valore dell’attività sottostante (underlying security) che può essere
un’attività reale o finanziaria;
2) I derivati sono contratti a termine: prevedono un lag temporale tra la sottoscrizione ed il regolamento;
3) I derivati consentono di scommettere sia sul rialzo che sul ribasso dei prezzi delle attività sottostanti.
4) Le Operazioni sui derivati possono essere soggette a margini, ovvero si versa una percentuale (margine)
rispetto al controvalore del contratto.
Utilizzo della leva finanziaria: è possibile controllare un certo valore nominale versando solo una frazione
dello stesso alla stipula. È un elemento fondamentale perché prevede che si possa sfruttare l’effetto leva,
ovvero è possibile controllare le posizioni su un certo valore nominale, versando solo una frazione dello
stesso, alla stipula del contratto. Il fatto che il regolamento avvenga alla scadenza e che io debba impegnarmi
oggi, semplicemente versando un margine del controvalore del contratto, mi dà la possibilità di prendere
posizione su un valore del sottostante che è > rispetto al mio capitale.
Esistono diverse tipologie di derivati.
Essi possono essere classificati sotto vari profili:
1. Rispetto al tipo di vincolo contrattuale:
Distinzione tra strumenti derivati simmetrici e strumenti derivati asimmetrici: simmetrici vuol dire che sono
vincolanti per entrambe le parti; io non posso rifiutare di effettuare la prestazione, se io mi impegno a
comprare tu ti impegni a vendere. Vincolanti per una sola delle parti (asimmetrici).
I contratti simmetrici sono: i FUTURE e gli SWAP; quelli asimmetrici sono le OPTION.
2. Rispetto al mercato:
Mercati organizzati (exchange traded);
OTC (over the counter) attraverso operatori specializzati o accordi diretti fra la parti.
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I forward
Sono contratti di compravendita a termine negoziati sui mercati OTC: le controparti fissano alla stipula il
prezzo e la data futura di regolamento. La parte lunga (colui che acquista) si impegna a versare il prezzo
stabilito (strike price), la parte corta (colui che vende) si impegna a consegnare il sottostante. Le due
controparti sono entrambe obbligate a dar luogo al futuro scambio, che sarà
effettuato necessariamente al tempo futuro tk e al prezzo fissato al tempo t0 (strike price).
I forward possono essere utilizzati con finalità di copertura.

I future
I future sono forward standardizzati: gli impegni delle controparti sono gli stessi del forward (pagamento del
prezzo stabilito per l’acquirente, consegna del sottostante per il venditore), ma tutte le caratteristiche del
contratto tranne il prezzo (frutto dell’incontro tra domanda e offerta) sono standardizzate.
Ne deriva che i contratti future sono fungibili.
Ogni giorno le posizioni aperte vengono “riprezzate” con il meccanismo del making to market: la posizione
aperta in acquisto o in vendita viene ricalcolata sulla base del prezzo corrente. Ciò determinerà addebiti e
accrediti a seconda della posizione aperta.

I future solo sui mercati organizzati e quindi in borsa, i forward solo sui mercati OTC, insieme agli SWAP e
poi le option si possono trovare sia sui mercati OTC, che negoziate in borsa.

Le option
Le option, sono uno strumento derivato asimmetrico, attribuiscono all’acquirente (buyer) la facoltà di
acquistare (call) o vendere (put) ad una certa data (opzione europea) o durante un certo periodo (opzione
americana) un certo sottostante a un prezzo predeterminato (strike price). Colui che vende l’opzione (writer),
invece, è obbligato ad adempiere quando il buyer decide di esercitare la
sua facoltà.
• Le opzioni americane possono essere esercitate in qualsiasi momento della loro vita
• La opzioni europee possono essere esercitate solo a scadenza

Gli swaps sono accordi privati tra due società per scambiarsi dei futuri flussi di cassa, secondo una formula
predefinita:
l Convertire una passività
– da passività a tasso fisso a passività a tasso variabile
– da passività a tasso variabile a passività a tasso fisso
l Convertire una attività
– da attività a tasso fisso a attività a tasso variabile
– da attività a tasso variabile a attività a tasso fisso

Il finanziamento degli investimenti per progetti sostenibili

Opex = (spesa operativa) dal termine inglese Operating Expense, è il costo necessario per gestire un
prodotto, business o sistema; sono tutti quei costi che si subiscono durante l’attività.
La sua controparte, la spesa di capitale o Capex (Capital Expenditure), è il costo per sviluppare o fornire
asset durevoli per il prodotto o il sistema, sono costi che si possono capitalizzare.
Per finanziarie i progetti sostenibili si richiede soprattutto CAPEX, quindi asset durevoli che finanzino
l’intera attività.
Quando un soggetto finanzia guarda l’IRR, Il tasso interno di rendimento in questo caso si intende il tasso
di rendimento del progetto che si vuole finanziare, adì un alto IRR corrisponde una progetto molto fruttifero.
(I progetti di solito non hanno un alto IRR)
C’è poi il RORR, required rata of return, è il tasso di rendimento di ritorno
Per finanziarie un progetto, L’IRR deve essere maggiore del RORR
Il soggetto che investe effettua quindi analisi di Merito creditizio del Soggetto controparte:
Risk Analysis sistemica, collaterals&mitigants sistemici
Risk Analysis specifica collaterals&mitigants specifici
Ci sono però problemi crescenti per la remunerazione del capitale finanziario investito, correlabili a:
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- Variabilità dell’assetto regolatorio (aumenta la variabilità del Cash-in e, quindi, dell’incertezza
e, quindi, dei costo di copertura della varianza );
- Rischio executon (aumento RRoR);
- Rischio concessorio (incremento RRoR)
- Rischio Funding (la mole del capitale finanziario richiesto induce una crescita del RRoR)
IRR deve essere maggiore di RORR per il profitto.
Le strategie del funding finanziario possono essere la ricerca di Private funding oppure la ricerca di
institutional / public funding

IL PROJECT FINANCING

PROJECT FINANCING = si fa a imprese di nuova creazione

Il tradizionale ricorso al credito bancario ha manifestato seri limiti:


-Focalizzazione principale sul rating del richiedente al credito e non tanto sulla sostenibilità del progetto;
-Disallineamento fra raccolta a breve e impieghi a lungo termine

La richiesta di investimenti (anche di natura infrastrutturale) spesso di entità tale da non poter sempre trovare
esclusiva risposta dalla finanza pubblica. La ricerca di soluzioni volte a coinvolgere ed impiegare solo, o
anche, finanza privata induce la nascita di soluzioni, strategie, risposte di Public Private Partnership = PPP
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DISINTERMEDIAZIONE BANCARIA
Fenomeno strutturale di riduzione dei flussi finanziari intermediati dal sistema bancario, in atto su tutti i
mercati mondiali a partire dai primi anni ‘80. Per quanto riguarda il caso italiano,
il processo è risultato molto esteso a causa dell’alto grado di iper-intermediazione che aveva caratterizzato il
periodo di applicazione della politica bancaria indotta dalla legislazione del
1936 e avvertibile tanto dal lato dei depositi che da quello degli impieghi.
La disintermediazione, inizialmente, è dipesa dalla comparsa e dallo sviluppo di forme di risparmio
(borsa, fondi comuni, titoli atipici, gestioni fiduciarie, assicurazioni vita e, in modo particolare, titoli di Stato)
alternative alle tradizionali passività bancarie e al conseguente drenaggio di fondi dal sistema creditizio.
In termini quantitativi, l’incidenza dei depositi bancari sul totale delle attività finanziarie delle famiglie è
scesa dal 50% della metà degli anni Settanta a meno del 28% nel 1988.
Negli anni Ottanta la struttura del mercato finanziario si è arricchita di una molteplicità di strumenti che
hanno reso il mercato italiano più simile a quello degli altri paesi industrializzati. La disintermediazione
bancaria, in Italia, si era caratterizzata per una progressiva sostituzione di titoli pubblici ai depositi bancari
nel portafoglio dei risparmiatori, a differenza di quanto avvenuto negli altri sistemi economici dove si è
riscontrata una rilevante sostituzione anche da parte di titoli privati. Dal lato degli impieghi, invece, il
processo di disintermediazione si ricollega, da un lato, alla crescita del ricorso diretto da parte delle
imprese al mercato dei capitali, dall’altro allo sviluppo del comparto dell’intermediazione finanziaria
non bancaria (leasing; factoring; credito al consumo; merchant bank). La raccolta diretta di fondi, tuttavia,
rappresenta una soluzione non accessibile a tutte le imprese, risultando in genere subordinata al possesso di
determinati requisiti, sia nell’emittente che nelle caratteristiche dei titoli. Per tali motivi, la riduzione
dell’esposizione del mondo industriale nei confronti del sistema bancario risulta circoscritta alle imprese
maggiori, mentre nel settore delle piccole e medie imprese l’attività continua a svolgere una funzione
primaria; tale tendenza, inoltre, sembra incontrare un limite inferiore dipendente dalla non perfetta
fungibilità tra prestiti bancari ed emissioni obbligazionarie ed azionarie.
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Principali clausole contrattuali - peculiarità della finanza strutturata

- Gli obblighi del soggetto finanziato sono impegni aggiuntivi rispetto a quello del rimborso
del finanziamento alle rispettive scadenze. Questo, insieme alle Dichiarazioni e Garanzie ed
agli Events of Default, costituiscono la parte fondamentale del contratto di finanziamento.
Loro funzione: consentire alla banca di monitorare e mitigare i rischi tipici di operazioni
complesse.
- La prassi operativa propone modalità tecniche che suggeriscono pluralità di impegni e
vincoli che dovranno essere contrattualizzati e verificati durante la vita del finanziamento.
- Covenants finanziari sono “definiti” sulla natura dell’intervento e tengono conto del piano
industriale e del business plan sottostante. Consentono di monitorare e indirizzare la società
durante la vita del finanziamento consentendo di definire adeguati interventi correttivi.
- Covenants commerciali vengono inseriti per consolidare la partnership commerciale Banca-
Impresa che tende a valorizzare i flussi di lavoro generati e canalizzati sulla Banca
- Durante le fasi di negoziazione e perfezionamento é necessario dialogo tra le strutture
tecniche coinvolte (finanza strutturata e legali).
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LA GREEN FINANCE
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Con la firma degli accordi di Parigi, nel 2015, più di 180 paesi, responsabili dell’88% delle emissioni
globali, si sono impegnati a mantenere l’innalzamento della temperatura globale al di sotto di 2 gradi
rispetto ai livelli pre-industriali.
Presentando i Sustinable Development Goals, I governi hanno assunto responsabilità ambientali senza
precedenti. L’effetto domino si è poi esteso a livello privato, che hanno iniziato a valutare le proprie attività
anche sotto il punto di vista ambientale. In questa cornice è evidente che la domanda di investimenti Green
è attesa ad aumentare.

I BOND
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I MINI BOND

La sottoscrizione di mini-bond è riservata a investitori professionali di diritto o su richiesta (in caso di


obbligazioni), ovvero ad investitori professionali soggetti a vigilanza prudenziale (in caso di titoli di debito).
Per investitori professionali sia di diritto, su richiesta o soggetta a vigilanza prudenziale, si intendono coloro
che posseggono l’esperienza, la conoscenza e la competenza necessaria per prendere le proprie decisioni in
materia di investimenti e per valutare correttamente i rischi che in tal modo possono assumersi.
Possono pertanto sottoscrivere le emissioni investitori quali:
• Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio OICR)
• Fondi (aperti o chiusi, di natura immobiliare, speculativi, pensione)
• Banche
• S.I.M.(Società Investimento Mobiliari)
• Società Finanziarie regionali
• Fondazioni
La scelta di riservare la sottoscrizione di mini-bond ai soli investitori professionali deriva dalla sostanziale
illiquidità che, almeno in questa fase, caratterizza il mercato.
Le società che emettono mini-bond possono decidere di collocare i propri titoli presso il segmento
professionale del Mercato di Borsa Italiana, dedicato alla negoziazione di obbligazioni e altri titoli di debito
(quali ad esempio cambiali finanziarie e project bonds) emessi dalle società di capitali.
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IL RICORSO “RISPARMIO GESTITO”: FONDI DI INVESTIMENTO
Per risparmio gestito si intendono le attività delegate relative alle scelte finanziarie dei risparmiatori.
Il T.U.F. (1°luglio 1998), (D.Lgs. N 58 del 24 feb. 1998) distingue tra:
• Gestione individuale: svolta da Banche e Sim.
• Gestione collettiva: riservata a società specializzate ed SGR e OICR

TIPOLOGIE DI FONDO

Fondi infrastrutturali: generalmente fondo chiusi riservato ad investitori qualificati ed operante secondo lo
schema tipico dei fondi di investimento private Equity con la sola differenza circa la tipologia /
specializzazione d’investimento, costituita da infrastrutture.

Per gestione collettiva del risparmio si intende:


1. La promozione, l’istituzione e l’organizzazione di Fondi Comuni d‘Investimento e l’amministrazione
dei rapporti con i partecipanti
2. Gestione del patrimonio di organismi di investimento collettivo e SICAV (fondi comuni
d’investimento e società d’investimento a capitale variabile), di propria o altrui istituzione, mediante
l’investimento avente a oggetto strumenti finanziari crediti o altri beni o immobili.
Le SGR possono:
• Istituire e gestire Fondi
• Svolgere attività connesse e strumentali stabilite dalla Banca d’Italia, sentita la Consob.
(Attività connessa: attività che consente di promuovere e sviluppare l’ attività principale esercitata; Attività
strumentale: attività che ha carattere ausiliarie rispetto all’attività svolta. Es. studio, ricerca, analisi
economico finanziarie; elaborazione, comunicazione e trasmissione di informazioni economico finanziarie;
amministrazione di immobili ad uso funzionale; servizi di natura amministrativo contabile);
• Prestare servizio accessorio di custodia e amministrazione di strumenti finanziari, limitatamente alle quote
di soggetti di propria istituzione;
• Prestare il servizio accessorio di consulenza in materia di investimenti in strumenti finanziari.
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AIFMD=stabilisce standard normativi armonizzati per Gestori di fondi di investimento alternativi


La direttiva si prepone di regolare i gestori piuttosto che disciplinare i fondi, i quali rimangono, per il
momento, ancora sottoposti alla normativa e alla vigilanza nazionali.
Ma cosa si intende per fondo di investimento alternativo? (FIA)
• La direttiva definisce quest’ultimo «come qualsiasi organismo d’investimento collettivo, compresi i relativi
comparti, che raccoglie capitali da una pluralità di investitori allo scopo di investirli conformemente ad una
politica di investimento predefinita e a beneficio di tali investitori, e che non sia già autorizzato in virtù della
direttiva UCITS (in italiano OICVM, ossia organismi d'investimento collettivo in valori mobiliari)».
Rientrano, oltre ai più comuni fondi di investimento alternativi come gli hedge funds e i fondi di private
equity, anche i fondi immobiliari, di infrastrutture, di materie prime, di venture capital e ogni altri
fondo tipicamente riservato ad investitori istituzionali.

Sicaf e Sicav
Si parla di societarizzazione dei fondi, fondi con personalità giuridica: non sono più dei fondi
come prima, hanno un bilancio, un consiglio di amministrazione…
V- variabile, l’apporto di capitale
F-fisso, l’apporto di capitale (Perché fisso? Perché non si vuole altra gente.)
Nei sicaf e sicav non c’è più la SGR che gestisce i fondi. (Il ruolo della SGR può essere marginale
o, in alcuni casi, più centrale)
Autorizzazione della Consob e della Banca d’Italia.Con l’introduzione delle SicaF e le SicaV si
sono aperte alternative interessanti ai tradizionali Fondi Immobiliari gestiti dalle SGR, in quanto,
rispetto ad esse, godono propria personalità giuridica e di una maggiore flessibilità operativa.
Tale flessibilità operativa è purtuttavia limitata.
È vero che viene meno la presenza della SGR; quest’ultima può avere due tipologie di ruolo:
- Sicav o Sicaf eterogestita l’SGR continua a svolgere i principali ruoli operativi alla stregua di una
Società di Servizio con forti responsabilità gestionali
- Nel modello “autonomo o auto-gestita”, l’SGR può addirittura limitarsi al ruolo di supervisore di
supporto.
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LEZIONE 7
La metodologia del Life-Cycle Assessment: analisi delle applicazioni
Sviluppo del Principio D.N.S.H.

Il principio del D.N.S.H. (Do Not Significant Harm = non arrecare un danno significativo)

Razionalità: Nel marzo 2018, la Commissione europea pubblico il piano d’azione per finanziare la crescita
sostenibile, riorienta quindi i flussi di capitale verso investimenti in sostenibili, finalizzati al
raggiungimento di una crescita sostenibile. Inoltre detta Linee Guida sulle attività che possono essere
considerate un contributo agli obiettivi ambientali e quindi detta linee guida agli investimenti che
finanziano le attività economiche ecosostenibili.
Si parla quindi di TASSONOMIA EUROPEA, ovvero la creazione di un sistema di classificazione
tecnicamente solido a livello dell’Unione Europea per fare chiarezza su quali attività possono essere
considerate “ecosostenibili” e creato per guidare le scelte degli investitori e degli imprenditori in vista della
transizione.

Ambiti applicativi: Si tratta di un regolamento dell’ UE e, l’applicazione si può vedere nel PNRR (che
finanzia gli investimenti), piano nazionale per la ripresa e resilienza: «nessuna misura» inserita in un Piano
per la Ripresa e la Resilienza (RRP, Recovery and Resilience Plan) può esser finanziata qualora non sia
precedentemente verificata la piena applicazione del Principio DNSH, ovvero qualora non si accerti che
l’investimento/intervento non arrechi (direttamente o indirettamente) danno agli obiettivi ambientali
prefissati dal Regolamento Tassonomia per gli «Investimenti ritenuti Sostenibili». Ogni singola misura di
investimento deve garantire il rispetto del principio DNSH, non arrecare un danno significativo
all’ambiente.

La procedura di verifica del rispetto dei parametri che declinano il principio DNSH.

FASE 1: soddisfacimento di 4 criteri:


1. Contribuire positivamente ad almeno uno dei sei obiettivi ambientali di cui alla Tassonomia:
- contribuisce alla mitigazione del cambiamento climatico?;
- può consentire forme di adattamento al cambiamento climatico?;
- promuove un uso sostenibile e di protezione delle risorse idriche e marine?;
- contribuisce alla transizione verso l’economia circolare, con riferimento anche a riduzione e riciclo dei
rifiuti?;
- contribuisce alla prevenzione e controllo dell’inquinamento?;
- contribuisce alla tutela e protezione della biodiversità e della salute degli eco-sistemi?
2. non produrre impatti negativi su nessun altro obiettivo (estensione del Principio DNSH);
3. Essere svolta nel rispetto di garanzie sociali minime;
4. Rispettare i criteri tecnici identificati da atti delegati adottati dalla stessa Commissione Europea.

FASE 2: fornire una valutazione di stima e funzionalità rispetto i principi del DNSH:
Il progetto deve essere valutato, può ricevere o A o C:
• A, nessuna misura del piano nell’ambito di un RRP, arreca danno;
• C, una o più misure arrecano un danno significativo.
Un piano che riceve anche solo un rating C non potrebbe essere approvato dalla commissione.
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Per ogni azione/investimento/attività che si sottopone al finanziamento del PNRR, occorre che:

RECAP:
Per ogni progetto/investimento/attività viene controllato il rispetto dei principi del DNSH.
(do not significano Harm)
Il tutto inizia con una stima degli impatti, ovvero la ricerca degli effetti diretti e indiretti
pertinenti alla valutazione del DNSH, quindi si utilizzano i CAM, si applica la metrologia
del LCA e si usa anche il VIA, valutazione dell’impatto ambientale e il VIS, la valutazione
ambientale strategica.
Queste metodologie di controllo sono funzionali al rispetto dei principi prefissati dalla
Tassonomia europea (appunto il DNSH).
Per la procedura della verifica del DNSH ci sono 2 fasi, la prima riguarda il soddisfacimento
dei 4 criteri sopra elencati(….) la seconda riguarda la valutazione di stima e funzionalità
rispetto i principi del DNSH.
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Assieme al principio DNSH, nel 2017 vengono applicati i C.A.M, criteri ambientali minimi
(Non è una certificazione, se il sevizio o l’attività non corrisponde ai requisiti, allora non si
aggiudica la gara o il bando)
I CAM sono stati introdotti per:
1) Raggiungere gli obiettivi previsti dal Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei
consumi della pubblica amministrazione
2) Promuovere modelli di produzione e consumo sostenibili e di «economia circolare»
I CAM sono:
- Definiti dal piano per la sostenibilità ambientale dei consumi del settore della pubblica amministrazione;
- Adottati con decreto del ministero dell'ambiente
- Orientati al fine di agevolare la P.A. nella scelta
del fornitore ambientalmente virtuoso.
I CAM, rispettano i requisiti ambientali definiti
per le varie fasi del processo di Sustainable
Public Procurement, volti a individuare la
soluzione progettuale, il prodotto o il servizio
migliore sotto il profilo ambientale lungo il ciclo
di vita, ovvero applicando la metodologia LCA.
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La metodologia LCA al servizio delle valutazioni DNSH

LCA è l’acronimo di Life Cycle Assessment (in italiano: Valutazione del Ciclo di Vita): è uno strumento
utilizzato per analizzare l’impatto ambientale di un prodotto, di un’attività o di un processo lungo tutte
le fasi del ciclo di vita, attraverso la quantificazione dell’utilizzo delle risorse (gli “input” come energia,
materie prime, acqua) e delle emissioni nell’ambiente (“immissioni” nell’aria, nell’acqua e nel suolo)
associate al sistema oggetto di valutazione.
Quando si decide di effettuare l’analisi LCA di un prodotto,
bisogna innanzitutto identificare i processi coinvolti nel ciclo di
vita di ciascun componente del prodotto e del suo packaging.
Generalmente, l’analisi considera:
• Estrazione e fornitura materie prime
• Produzione
• Imballaggio
• Trasporto dal sito di produzione al punto vendita
• Utilizzo
• Smaltimento del prodotto e del packaging
Oggi, il metodo LCA è diventato una procedura standardizzata
che permette di registrare, quantificare e valutare i danni
ambientali connessi con un prodotto, una procedura o un
servizio, all’interno di un contesto ben preciso, che deve essere definito a priori. Questo studio può essere
inteso come “integrale”, in quanto considera anche tutti i passaggi precedenti e seguenti la
procedura in esame. La struttura di LCA, dopo anni di dibattiti, dal 1997 è stata normata con un protocollo
molto dettagliato e largamente riconosciuto (ISO/EN/DIN 14040, 1997), poi è stato raggiunto un ampio
consenso circa la definizione precisa delle parti individuali del metodo (ad esempio: la definizione
dell’obiettivo e dell’estensione del bilancio, così come l’analisi dell’inventario) grazie a notevoli sforzi volti
alla standardizzazione a livello internazionale (ISO/EN/DIN 14041, 1998). La LCA, sulla base della
normativa DIN/ISO 14040 (e seguenti) e si svolge attraverso quattro fasi:
1.Definizione degli obiettivi e campo di applicazione: vengono definite gli obiettivi dello studio, l’unità
funzionale (misura o quantità di prodotto presa come riferimento per l’analisi dell’impatto), i confini del
sistema (ampiezza del sistema considerato).
2.Inventario: è la fase in cui vengono quantificati gli input e le relative emissioni, per ciascuna fase del ciclo
di vita.
3.Valutazione degli impatti: le informazioni ottenute durante la fase di inventario vengono classificate ed
aggregate nelle
diverse categorie di impatto.
4.Interpretazione dei risultati: le informazioni e i risultati ottenuti vengono interpretati, per poi tradursi in
raccomandazioni e interventi per la riduzione dell’impatto ambientale.
Studiando nel dettaglio ogni aspetto relativo a ciascun componente del prodotto, la LCA permette di
sviscerare la complessità dell’intero ciclo di vita, permettendo così di individuare quali sono le fasi
maggiormente impattanti e che necessitano di interventi. La LCA, quindi, può essere considerata una guida
per il miglioramento dei prodotti esistenti e per la creazione di
nuovi. Inoltre, i risultati della LCA possono essere utilizzati per confrontare prodotti simili oppure diversi ma
con la stessa funzione, per richiedere certificazioni ambientali e per comunicare la prestazione ambientale del
prodotto.
Al termine dei calcoli dell’LCA, si può arrivare a definire un valore di “impronta ambientale” di un
prodotto/servizio restituito secondo diverse “categorie di impatto” che descrivono i diversi tipi di impatti
che questo genera nei vari comparti ambientali.

LCA dell’energia elettrica: il fotovoltaico- Rinnovabile significa sostenibile?


La produzione di elettricità è una fonte chiave delle emissioni globali di gas a effetto serra (GHG) e del relativo
impatto ambientale. Lo sviluppo sostenibile richiede metodi e strumenti per misurare gli obiettivi ambientali delle
attività umane per vari prodotti come beni, servizi, ecc. L'analisi del ciclo di vita è uno strumento prezioso per
valutare il profilo ambientale di un prodotto o di una tecnologia dalla culla alla tomba. Tale analisi del ciclo di vita
delle tecnologie energetiche è essenziale perché i flussi di materiale ed energia sono spesso mescolati e possono
verificarsi emissioni divergenti nell'ambiente in diverse fasi del ciclo di vita. L'impianto fotovoltaico è una tecnologia
per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in rapida crescita grazie alle sue potenzialità di abbattimento
dei consumi energetici da fonti tradizionali e di diminuzione dell'inquinamento atmosferico. Durante la fase operativa
non ci sono emissioni e l'unico input è l'energia solare. Va però notato che, considerando l'intero ciclo di vita di un
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impianto, gli impianti fotovoltaici, come ogni altro mezzo di produzione di energia elettrica, danno luogo a emissioni
che si concentrano soprattutto nella fase di realizzazione e installazione dei componenti.
Riprendendo la visione che discende dall’analisi dell’LCA, proviamo a guardare “l’altra faccia oscura del sole”,
cerchiamo di valutare non solo le apparenze, bensì la sostanza che alimenta quell’apparenza. Sia chiaro: l’intera filiera
di produzione e trasporto e montaggio e smaltimento degli impianti FTV richiede numerose sostanze chimicamente
pericolose, la cui estrazione, lavorazione e produzione hanno risvolti negativi sull’ambiente e sui lavoratori. (Acido
nitrico, tricloroetano, acido solfidrico, acido muriatico, acido fluoridrico, Cobalto, cadmio, indio, Gallo, boro,
selenio rame, ecc)
Inoltre molte terre coltivabili sono state cedute( dietro pagamento ai contadini) a imprese per la produzione e
l’installazione di pannelli fotovoltaici, questo non è sostenibile.
Oltre ad avere un rendimento energetico relativamente basso, la tecnologia fotovoltaica ha perdite di rendimento nel
tempo.Questo significa che dopo circa 20-25 anni, l’impianto fotovoltaico avrà un’efficienza del 20% circa inferiore.
L’utilizzo di un pannello fotovoltaico è in media di 25 anni (vita)
Senza un’adeguata gestione dei pannelli a fine vita, i depositi in discarica privi di precauzioni potrebbero
causare il rilascio di materiali pericolosi in falde acquifere o qualora inceneriti, nell’aria.

LCA da valore all’economia circolare , preferendola a quella lineare, questo perché il mal utilizzo delle
risorse è inquinamento.
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LE TERRE RARE
Il futuro dell’umanità è legato ai Rare Earth Element (REE), per le loro preziose proprietà elettrochimiche,
magnetiche e ottiche. Si tratta di 17 elementi presenti nella tavola periodica degli elementi chimici, con
colori che variano dal grigio all’argento. Includono lo scandio (Sc) e l’ittrio (Y), più l’intera serie dei
lantanidi, gli elementi chimici dal numero atomico dal 57 al 71.
Le terre rare si suddividono in:
-leggere (dal Lantanio al Promezio)
-medie (dal Samario all’Olmio)
-pesanti (dall’Erbio al Lutezio).
A loro si aggiungono, i cosiddetti «raw materials» ovvero le materie prime critiche che comprendono i
metalli ferrosi e i «non metalli» più noti, come il litio, il cobalto, il nichel, altrettanto indispensabili per le
cosiddette tecnologie “green”.
PERCHE’ HANNO UN RUOLO SEMPRE PIU’ IMPORTANTE?
La cosiddetta “corsa verso le terre rare” è dovuta alla transizione energetica “low-carbon” che i paesi
occidentali vogliono attuare passando dall’utilizzo di fonti fossili a rinnovabili come eolico e fotovoltaico.
I paesi più industrializzati inoltre puntano ad essere garantiti dall’approvvigionamento di questi materiali
“rari” i quali permettono di soddisfare la richiesta di diversi beni/prodotti e servizi di largo consumo. Questi
materiali rari sono presenti in:
- Smartphone, pc, tv, lampade, hard disk dei computer
- Industria ottica
- Pannelli fotovoltaici, pale eoliche
- Industria medica (ventilatori, trattamenti medici per il cancro ai polmoni e alle ossa)
- Militare e aerospaziale (armamenti, protezione etc..)
- Automobilistica (Batterie delle auto elettriche)
- Settore siderurgico e petrolifero
In tutti questi settori appena citati le terre rare sono il motore di tutto ciò.
Più della metà delle terre rare presento della terra son in mano alla Cina
La Cina soddisfa il 97 per cento del fabbisogno mondiale di terre rare è può fissare i prezzi e
controllare l’offerta nei mercati internazionali. Baotou è la più grande città industriale nella Mongolia
Interna ed è uno dei maggiori fornitori al mondo di terre rare. Questi minerali hanno giocato un ruolo
decisivo nell’esplosiva crescita economica della Cina negli ultimi decenni.
in un angolo remoto della Mongolia Interna, a Baotou, sorgono gli impianti di stoccaggio della Baotou Steel
Rare-Earth, società che si occupa dell’estrazione delle cosiddette terre rare. Da questo girone infernale sulla
terra provengono i materiali che saziano la nostra sete di tecnologia.
Le terre rare infatti sono elementi chimici essenziali per produrre molti beni ad alto contenuto
tecnologico, dagli smartphone ai tablet, dagli schermi televisivi alle auto ibride e
hanno molte applicazioni nel campo della difesa e degli armamenti. Si tratta in realtà di metalli, e non sono
poi così rari, sono invece rari i giacimenti abbastanza grandi e concentrati da consentire l’attività
estrattiva. Baotou è una «città di frontiera», simile a quelle che sorgevano il secolo scorso nell’epoca della
corsa all’oro.
Nel 1950, prima che iniziasse l’estrazione intensiva, la città aveva una popolazione di 97mila abitanti, oggi
sono oltre due milioni e mezzo. L’impatti ambientale che la “corsa alle terre rare” ha avuto sulla città è
dolorosamente evidente.
A Baotou si trova un lago artificiale, ricolmo di densi liquami tossici.

Cosa c’è dentro un FTV? Quali acidi e sostanze si usano?


ACIDI:
- Acido solfidrico, deriva dalla putrefazione del trattamento dei fanghi nelle raffinazioni del petrolio, è un
veleno e la sua azione tossica agisce sulle cellule del nostro corpo a livello aerobico;
- Acido cloridrico o acido muriatico, un acido minerale corrosivo, classificato come pericoloso inquinante
atmosferico, dannoso per la salute umana;
- Acido Nitrico, la cui produzione è estremamente inquinante, contribuisce alla produzione delle piogge
acide e aggravano l’effetto serra;
- Acido fluoridrico, sostanza corrosiva e pericolosa, la sua azione tossica porta gravi necrosi scompensi dei
vari cicli metabolici umani.
SOSTANZE:
- Selenio, ricavati dal piombo e dal rame, provoca gravi problemi polmonari;
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- Cobalto, la maggior parte proviene dal Congo, raccolto da minatori in condizioni molto gravi, dannoso
per l’ambiente e la salute umana;
- Indio, prodotto dalla lavorazione del piombo e zinco, provoca danno al cuore e al fegato;
- Boro, gallo, cadmio;
Con la produzione dei nuovi pannelli FTV ultra sottili, i materiali costituenti sono diversi:
- Tricloroetano, responsabile dell’allargamento del buco dell’ozono, crea intossicazione, crea problemi a
livello di smaltimento dei rifiuti a fine della vita operativa, creando alti costi.
- Litio, il paese con la più grande riserva di questo elemento è il Cile; viene usato per creare le batterie per
esempio. Per produrre per esempio 100 batterie di macchine, si usano 2 ,milioni di litri di acqua (la sua
formazione Provenze dall’evaporazione dell’acqua di laghi salati). Il litio viene usato in diversi settori,
automobilistico, fotovoltaico e eolico..si parla di febbre della mobilità elettrica, si dice che chi lavora in
questo settore farà una fortuna.

Non esiste ad oggi una regolamentazione chiara sul riciclo e smaltimento dei WEEE (Waste elctrical and
elettronica equpment): quando si acquista un prodotto elettronico, paghiamo implicitamente per questa
particolare disposizione.
La mancanza di una regolamentazione comporta gravi danni all’ambiente: creazione di discariche illegali,
smaltimento scorretto dei materiali e possibili danni a falde acquifere (dannoso per l’uomo e per l’ambiente).

Trilemma Index
Equilibrio energetico quando si ha equilibrio tra:
- Sicurezza energetica, dalla raccolta di energia ai materiali utilizzati per produrla (meno combustibili
fossili più rinnovabili per esempio);
- Equità energetica, cercare di raggiungere anche i paesi più poveri e rendere l’energia accessibile a tutti;
- Sostenibilità ambientale, salvaguardare l’ambiente, salvaguardare i processi ambientali e i cambiamenti
climatici (decarbonizzazione, salvaguardia delle emissioni di gas serra, riguardare in generale il mix
energetico e renderlo meno dipendente dai combustibili fossili)

Lezione 8
L'organizzazione e la regolazione dei “servizi pubblici locali ambientali”
La gestione del ciclo dei rifiuti e il servizio idrico integrato
Il consumo di materiali, è aumentato con la crescita della popolazione; aumento della mole dei materiali
utilizzati, tra cui i consumi idrici.
La popolazione aumenta, richiede cibo, acqua per lavarsi, per bere a non solo; le industrie per produrre cibo
(allevamenti) devono utilizzare sempre più acqua (ricordiamo Malthus).
Il tema della materia, quindi dei rifiuti e quindi del consumo, alimenta il tema del ciclo dei rifiuti (e anche il
servizio idrico)

La gestione del ciclo dei rifiuti

PRINCIPI COMUNITARI
La regolamentazione del ciclo dei rifiuti, e tutto ciò che ne riguarda, viene attuata attraverso dei Principi
comunitari (europei): (in Italia le prime leggi a riguardo sono state introdotte nel 1997 con il decreto
Ronchi).
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Gerarchia preferenziale delle operazioni di gestione dei rifiuti:
- Prevenzione dei rifiuti
- Riciclo e riutilizzo (comprendente
riutilizzo, riciclaggio e recupero di
energia, privilegiando il recupero dei
materiali)
- Smaltimento finale ottimale e
migliore monitoraggio
(comprendente lʼincenerimento
senza recupero di energia e la messa
in discarica)

Risulta necessario precisare che


soltanto lʼapplicazione congiunta
delle operazioni di
gestione, ossia una attenta
prevenzione alla fonte, una
rivalorizzazione e riutilizzazione dei
rifiuti ed uno smaltimento
appropriato ed in condizioni di
sicurezza, può garantire la costituzione di un utile strumento per la riduzione del volume di rifiuti prodotti.

Da sempre c’è il problema della gestione dei rifiuti: con la creazione dei comuni nasce la vita in collettività e
quindi anche il problema dell’igiene dei pubblici spazi. La vita in collettività deve essere regolamentata e
cosi anche l’igiene e i rifiuti prodotti, ecco perché, quando si parla di gestione dei rifiuti, si fa riferimento al
locale, quindi al comune.

PRINCIPI NAZIONALI
Il Decreto Legislativo 22/97(“Ronchi”) accoglie pienamente la risoluzione del Consiglio
Europeo del 24 febbraio 1997, laddove si ordinano gerarchicamente le diverse modalità di
gestione dei rifiuti.
In base al principio della priorità, la modalità da preferire in assoluto è la prevenzione,
intesa come attività di riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti.
Le attività immediatamente successive alla prevenzione, nella gerarchia delle modalità di
corretta gestione dei rifiuti, sono costituite dalle tecniche di reimpiego, di riciclaggio e, più
in generale, da ogni altra forma di recupero volta ad ottenere materia prima, nonché
dallʼutilizzazione del rifiuto come combustibile per produrre energia.
In questo quadro, lo smaltimento finale riveste un ruolo meramente residuale, in quanto consentito solamente
se le alternative precedenti non sono attuabili.
Il D.Lgs. 22/97, dopo aver indicato quale obiettivo prioritario la prevenzione e la riduzione
della produzione e della pericolosità dei rifiuti, stabilisce (art. 4) che una corretta gestione
dei rifiuti implica una riduzione dello smaltimento degli stessi attraverso:
- Reimpiego e il riciclaggio;
- Le altre forme di recupero per ottenere materia prima dai rifiuti;
- L’adozione di misure economiche e la determinazione di condizioni di
- Appalto che prevedano lʼimpiego di materiali recuperati dai rifiuti al fine di favorire il mercato dei materiali
medesimi;
- Lʼutilizzazione principale dei rifiuti come combustibile o come altro mezzo per produrre energia.

Nellʼ ottica del legislatore nazionale la raccolta differenziata rappresenta la forma di selezione idonea per
perseguire il recupero degli scarti sotto forma di materia, poiché permette una precisa qualificazione
merceologica dei flussi di rifiuti.
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ARCHITETTURA ISTITUZIONALE
Stato: funzioni di indirizzo e coordinamento; definizione dei criteri per la gestione integrata
dei rifiuti; definizione dei piani di settore per la riduzione, il riciclaggio, il recupero e
lʼottimizzazione dei flussi di rifiuti.
Regioni: adozione dei piani regionali di gestione dei rifiuti; regolamentazione dellʼattività di
gestione; promozione della gestione integrata dei rifiuti.
Province: funzioni di programmazione ed organizzazione dello smaltimento dei rifiuti a livello
provinciale; attività di controllo sulla gestione dei rifiuti; individuazione delle zone idonee alla
localizzazione degli impianti di smaltimento; organizzazione delle attività di raccolta
differenziata dei rifiuti urbani e assimilati sulla base di ambiti territoriali ottimali
Comuni: gestione del servizio rifiuti in regime di privativa ex L. 142/90 ed ex art. 23
D.Lgs.22/97; disciplina del servizio con appositi regolamenti in cui vengono indicate le
modalità del servizio di raccolta e trasporto e le modalità del conferimento della raccolta
differenziata “al fine di garantire una distinta gestione delle diverse frazioni di rifiuti e
promuovere il recupero degli stessi”

Il ciclo dei rifiuti

Il ciclo dei rifiuti si articola in diverse fasi


dalla raccolta, alla separazione, allo
smaltimento e al riutilizzo di ciò che può
essere riutilizzati per produrre energia.

Ad oggi, in Italia, il tema dei rifiuti è sempre


più centrale.

La raccolta differenziata
La raccolta differenziata è ciò che il cittadino vede quando della gestione dei rifiuti; non vede però tutto ciò
che in realtà c’è dietro: un grande ciclo che comprende intere filiere industriali.
Con la raccolta differenziata, i materiali vengono raccolti e conferiti nei centri di raccolta (attraverso alla
raccolta porta a porta degli operatori), vengono selezioni e separati (carta, plastica, vetro, lattine etc,) e
vedono poi inviati alle industrie che effettuano:
- Riutilizzo, introducono dei materiali recuperati in cicli diversi da quelli che li hanno prodotti ( es. impiego
di carcasse di automobili triturate nell’asfalto)
- Riciclo, reintroducendo i materiali recuperati nello stesso ciclo produttivo da cui sono usciti (es. alluminio
usato per produrre altre lattine)
Vantaggi della raccolta differenziata:
1. Minore consumo di materie prime ed
energia
2. Ottimizzazione del sistema globale di
gestione dei rifiuti
3. Minore produzione di rifiuti da smaltire
4. Espansione del mercato nelle materie
prime secondarie

Con il decreto Ronchi, i rifiuti vengono


divisi e classificati in base alla loro
origine e in base alle loro caratteristiche
di pericolosità:
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Sono definiti rifiuti urbani:


- i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione;
- i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi non adibiti a civile abitazione;
- i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;
- i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree
private;
- comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua;
- i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali;
- i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni di cadaveri, nonché gli altri rifiuti provenienti da
attività cimiteriali.
Vengono classificati come rifiuti speciali:
- i rifiuti da attività agricole e agro-industriali,
- i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti pericolosi che derivano dalle
attività di scavo;
- i rifiuti da lavorazioni industriali;
- i rifiuti da lavorazioni artigianali;
- i rifiuti da attività commerciali;
- i rifiuti da attività di servizio;
- i rifiuti derivanti dalle attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione
e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;
- i rifiuti derivanti da attività sanitarie;
- i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti;
- i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti;
- il combustibile derivato da rifiuti;
Occorre però ricordare una particolare distinzione dei rifiuti:
RSU: comuni, la gestione è urbana a livello comunale
Liquidi: fogne
Derivazione industriali(assimilati): teroma di coase, hanno propri mercati non vede tutte le filiere che ci
sono dietro.
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Smaltimento dei rifiuti
I rifiuti possono avere diversi destini, ognuno di questi ha cause
per l’ambiente e effetti sui costi.
1.Discarica controllata
È un impianto di smaltimento dei rifiuti urbani in cui il materiale
viene accumulato e copertina strati di terreno, in modo che si inneschi
un processo di fermentazione anaerobica con modesto aumento della
temperatura e produzione di gas (metano e anidiride solforosa).
Durante la fase di smaltimento e di degradazione delle sostanze
organiche operata da flora batterica, si formano due componenti:
- Biogas, che viene estratto e recuperato come fonte energetica;
- Percolato, ovvero un concentrato di sostanze organiche e alcuni
metalli pesanti; deve essere raccolto e trattato in idonei impianti di
depurazione.

2.Compostaggio
Eʼ un insieme di processi naturali di decomposizione dei
materiali organici. In natura questi processi avvengono nei
boschi dove il lavoro dei microrganismi “spazzini” conduce
alla decomposizione della sostanza organica ed alla sintesi
di una famiglia di composti chiamati comunemente
"humus".
Dalla fermentazione aerobia dei materiali che compongono
la frazione umida, secondo un procedimento industriale che
sfrutta processi naturali, si ottiene un concime chiamato
“compost“.

3.Incenerimento
Lʼincenerimento rappresenta una tecnica per lo smaltimento
dei rifiuti che consiste nella ossidazione completa della
parte combustibile dei rifiuti.
Il calore prodotto da questa combustione può essere recuperato per produrre energia elettrica ed energia
termica.
Tale processo viene realizzato in appositi impianti detti “Termovalorizzatori” e più precisamente “Impianti
di incenerimento con recupero energetico”.
In Francia lavorano per rendere più effiecienti questi Termovalorizzatori, ricercano tecnologie connesse allo
smaltimento delle ceneri: stanno cercando un modo per
scaldare i rifiuti a temperature talmente alte da non
produrre le ceneri.
Vantaggi dell’incenerimento:
Riduce il volume dei rifiuti;
Recupera energia (se i rifiuti hanno un buon potere
calorico);
Bassi costi di gestione (solo nel caso di cui sopra)
Svantaggi dell’incenerimento:
Alti costi di realizzazione;
Necessità di gestire il rischio di fumi tossici
(trattamento e controlli);
Smaltimento ceneri residue.

In conclusione possiamo dire che, le discariche sono e saranno sempre presenti: o per i rifiuti o pr la
conservazione delle ceneri post incenerimento; occorre lavorare per renderle maggiormente efficienti per
farsi si che il numero presente sul territorio diminuisca.

Dei tre sistemi di smaltimento dei rifiuti precedentemente indicati, nessuno esclude l’altro.
Molto spesso, vengono utilizzati simultaneamente andando a creare il giusto Mix.
Inoltre non tutti i rifiuti possono essere considerati adatti a discariche e compostaggio quindi sono
obbligatoriamente inceneriti.
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Il principio del “chi inquina paga”


Responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale.
Si tratta di una contribuzione per impatto generato, si fa riferimento quindi al Principio di controprestazione=
Tariffa sui rifiuti
E ʼ prevista una tariffa di riferimento, articolata per fasce di utenza e territoriali, che costituisce la base per
la determinazione della tariffa
1. Principio del Full-Cost-Recovery
2. Modello di Benchmarking Regulation
Il decreto prevede che la tariffa sia composta da una quota determinata in relazione alle componenti
principali del servizio in C/K, ovvero a copertura degli investimenti in Costi Fissi (CapEx regulation) e
da una quota rapportata alle quantità di rifiuti conferiti, al servizio fornito, e all’entità dei costi
di gestione, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio.
- Attualmente:la tassa è commisurata alla superficie dellʼabitazione o del fabbricato
indipendentemente dal numero degli utenti.
- Successivamente: istituzione della tariffa che sostituisce la tassa (è comunque fatta salva lʼapplicazione
del tributo ambientale ex D. Lgs. 504/92). La tariffa deve assicurare la copertura integrale dei costi di
investimento e di esercizio. È articolata per fasce di utenza e territoriali. È applicata dai soggetti
gestori nel rispetto della convenzione e del relativo disciplinare. È riscossa dal soggetto che gestisce il
servizio.
La tariffa è calcolata
sulla base di un piano
economico-finanziario
formulato dal titolare
composto di due
fattori:
a)costo industriale del
servizio
b)oneri fiscali
Eʼ possibile aggiornare
annualmente la tariffa.
+Tributo speciale per il
deposito in discarica
dei rifiuti solidi urbani
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All’interno della formula, ci sono i costi operativi di gestione (opex) quindi tutti quei osti che nascono
durante la gestione dell’attività e i costi comuni.

All’interno della formula, sono presenti


anche i Capex, quindi i costi dell’uso del
capitale, questo capitale tiene conto anche
di un tasso,il tasso r

Obiettivi del “chi inquina paga”:

1. Salvaguardia, tutela e miglioramento della


qualità dell’ambiente;
2. Protezione della salute umana;
3. Utilizzazione accorta e razionale delle risorse
naturali;
4. Promozione sul piano internazionale di misure
destinate a risolvere i problemi dell’ambiente a
livello regionale o mondiale e, in particolare, a
combattere i cambiamenti climatici;
5. Imputazione del Costo o Danno ambientali ai
responsabili di consumi insostenibili.
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La gerarchia degli strumenti economici.
Quale strumento? Quali finalità?
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Il servizio idrico
L’acqua è una risorsa preziosa ma limitata. Sebbene il 72% della superficie terrestre sia coperta da acqua,
meno 3% è adatta per usi quali il consumo umano e l’irrigazione.
La carenza idrica nell’UE e la siccità sono aumentate notevolmente negli ultimi decenni.
Dobbiamo gestire le nostre risorse idriche in maniera più efficiente: l’acqua di scarto trattata è una valida
alterativa all’acqua dolce. Un incremento delle riserve di acqua di buona qualità, oltre al risparmio idrico,
consente di affrontare la carenza idrica. Riutilizzare l’acqua dopo un apposito trattamento, allunga il suo
ciclo di vita, consentendo la conservazione delle risorse idriche.
In Italia per esempio, si trattano e si riusano ogni anno 233 milioni di metri cubi di acqua reflue, in realtà nel
mondo vengono trattati enormi quantità di Aqua reflue ogni anno ma non tutte queste sono riusate.
C’è inoltre da nostre che nonostante la relativa abbondanza di fonti di acqua dolce in alcune zone
dell’Europa, la disponibilità di acqua e l’attività socioeconomica non sono distribuite in modo omogeneo, il
che determina notevoli differenze nei livelli di stress idrico nelle diverse stagioni e regioni.

IL CICLO IDRICO INTEGRATO


Così come per i rifiuti, anche per l’acqua ogni attività che concerne il ciclo idrico comprende intere filiere
industriali.
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Il 40% circa dell’acqua prelevata viene dispersa, ciò significa che stiamo sprecando 3,2 TWh e 550 milioni
di euro di risorse finanziarie. Se nel settore civile le perdite rappresentano il 40% dei prelievi, nel settore
industriale le perdite ammontano a solamente il 12% dei prelievi, grazie al fatto che spesso le industrie
hanno captazioni locali e non necessitano delle reti di distribuzione come invece accade in ambito civile. In
ambito agricolo le perdite sono del 17%.
Le reti di distribuzioni italiane erogano ogni anno 4,8 miliardi di metri cubi di acqua, con una
dispersione media del 40,66%, il valore maggiore a livello europeo
Delle perdite così elevate sono da addebitare in primo luogo all’età media degli acquedotti
In Italia, il consumo complessivo di acqua è pari di 26 miliardi di metri cubi annui. Di questi, il 55% è
consumato nel settore agricolo (l’Italia sta dietro solamente la Spagna come superficie irrigata in Europa),
seguito dal settore industriale (27%) e da quello civile (18%).

IL COSTO DELL’ACQUA
Una prima dimensione importante è quella del costo “industriale”, ossia il costo dei servizi e delle
infrastrutture che sono indispensabili per rendere utilizzabile l’acqua. Questi costi possono essere
ulteriormente suddivisi in categorie: costi operativi [OpEx] e costi di investimento [CapEx] e di
remunerazione [R] del Capitale Netto Investito [KN], etc.
Una seconda dimensione rilevante di “costo opportunità”, nel caso di risorse scarse come l’acqua, è invece
rappresentata dal costo della risorsa, o costo ambientale, vale a dire il valore delle funzioni ambientali che
non possono essere soddisfatte per effetto di un determinato impiego dell’acqua. Ad esempio, un prelievo a
monte per usi irrigui può impedire altre derivazioni a valle; uno scarico inquinante (utilizzo del fiume come
ricettacolo di scarichi) pregiudica altre funzioni ambientali che lo stesso corso d’acqua potrebbe offrire (es. la
balneazione). Il costo esterno, in questa prospettiva, può essere definito come il costo opportunità del
capitale naturale. Anche la categoria del costo ambientale si presta ad essere ulteriormente suddivisa, ad
esempio considerando “costi di scarsità” (il valore-opportunità dell’acqua in usi alternativi), esternalità
economiche (effetti positivi o negativi che l’uso dell’acqua genera nei confronti di altri soggetti, non
compensati in alcun modo) ed eventualmente esternalità non economiche, quando questi effetti fossero
relativi a “funzioni ambientali” che non appartengono alla sfera economica.
Il costo dell’acqua è pertanto rappresentato dalla somma di queste due componenti: gli input produttivi
necessari per usufruire delle diverse funzioni ambientali del capitale naturale, da un lato; e il valore delle
funzioni ambientali eventualmente sacrificate, dall’altro. In una visione orientata alla sostenibilità, e dunque
al lungo periodo, in queste due definizioni rientra ovviamente anche l’esigenza di preservare nel tempo lo
stock di capitale (naturale e infrastrutturale): nella definizione di costo di lungo periodo rientrano dunque i
costi necessari per conservare nel tempo lo stock di capitale, o la sua capacità di generare nel tempo le
funzioni ambientali.

LA REGOLAZIONE DELL’ACQUA
Problema generale della regolazione tariffaria dell’acqua, ovvero del «Servizio Idrico Integrato» [SII]
nella declinazione di «Sostenibilità Economica», ovvero nel più operativo, di “full cost recovery” (FCR),
inteso come il principio guida per stabilire i prezzi dei servizi idrici e finanziare gli operatori che li
forniscono.
Raccomandazioni in tal senso sono state ripetutamente pronunciate da istituzioni internazionali come
l’OCSE e la Banca Mondiale.
Le Direttive Europee sull’acqua fanno esplicito riferimento al principio FCR, richiedendo agli stati membri
di “effettuare un’analisi economica degli usi dell’acqua”, che contenga, in particolare, un’analisi delle
modalità di copertura dei costi e del ruolo delle tariffe. Si stabilisce inoltre che il Prezzo dell’Acqua Potabile
debba essere fissato in modo da perseguire un’efficiente allocazione delle risorse idriche, comprendendo in
questo concetto anche le esternalità ambientali. A tali obiettivi, poi, si è sommato l’obiettivo di indurre,
attraverso la revisione della Regolazione Tariffaria, una crescente «auto-sostenibilità» economica, così da
rendere autonoma la gestione autonoma e autosufficiente del SII, preludio all’imprenditorializzazione delle
gestioni privatizzate, anche quale conseguenza necessaria della crisi della finanza pubblica. Permane, infine,
la dimensione della sostenibilità sociale, sicchè la tariffa può essere vista come uno dei possibili canali
attraverso i quali la collettività finanzia un servizio essenziale come quello idrico, e dovrà misurarsi
soprattutto con questioni di equità e di accettabilità sociale.
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Quando trattiamo il problema dell’acqua, occorre prendere in considerazione le tre anime dell’offerta
dell’acqua potabile:
- Sostenibilità economica, con la tariffa idrica e il FCR;
- Sostenibilità ambientale
- Sostenibilità sociale, direttiva 97/33/CE e poi ripresa dalla direttiva 2002/22/CE, per cui per servizio
universale si fa riferimento ad «un insieme minimo, definito, di servizi di determinata qualità disponibile
a tutti gli utenti a prescindere dalla loro ubicazione geografica e, tenuto conto delle condizioni specifiche
nazionali, ad un prezzo abbordabile». Secondo l'ONU, per esempio, 50 litri/abitante/giorno (pari a
18,25 metri cubi annui) è l’ammontare indispensabile di acqua per poter soddisfare i normali
fabbisogni di uso domestico.

Nella regolazione del SII possiamo distinguere a questo proposito:


- un valore individuale (percepito dal singolo utilizzatore);
- un valore sociale (in base al quale si formano le preferenze e le decisioni collettive).
Si deve notare che i pagamenti effettuati dagli utilizzatori finali possono avere diverse denominazioni
(prezzi, tariffe, canoni, tasse) e soprattutto diversa natura giuridica (es. possono essere obbligatori o no;
possono essere riscossi direttamente dal gestore, oppure dall’ente pubblico che poi provvede a pagare il
gestore).
A volte, abbiamo a che fare con vere e proprie imposte (es. nel caso della fognatura e depurazione in molti
paesi nordici), sebbene calcolate secondo criteri e parametri di tipo volumetrico (es. proporzionali ai consumi
di acqua). In altri casi, invece, troviamo tariffe amministrate, la cui struttura assomiglia tuttavia a quella di
imposte locali (es. la water charge inglese, quasi sempre calcolata in funzione delle dimensioni delle
proprietà immobiliari).
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La regolamentazione dell’acqua: Architettura istituzionale

Il concetto di sostenibilità include una dimensione ecologica (acqua intesa come risorsa vulnerabile e
disponibile in quantità finite), una dimensione sociale (acqua come bene essenziale cui va garantita
l’accessibilità; necessità di un approccio democratico e partecipativo nelle decisioni di politica idrica) e una
dimensione economica (acqua come bene economico da allocare in modo efficiente).
Sulla base di questi tre principi generali, possono essere sviluppati e adattati gli indicatori sulla base dei
quali può essere valutato il modello di uso delle risorse idriche in un particolare contesto.
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Lezione 9
La sostenibilità negli «impieghi» di risorse naturali nel settore primario:
la filiera del food, dell’allevamento e dell’agricoltura

Cinque fattori interconnessi hanno modificato la QUANTITÀ e la QUALITÀ di cibo richiesti dai
consumatori.
Il primo fattore è l’aumento del numero di consumatori: la popolazione mondiale è più che raddoppiata
(+220%) negli ultimi cinquant’anni e dagli attuali 7 miliardi passeremo nel 2050 a 9 miliardi e mezzo di
persone. La domanda globale di alimenti aumenterà raggiungendo ,nel 2050, la quota di 16.000 trilioni di
chilocalorie per anno, considerando sia le calorie di origine vegetale consumate direttamente per
l’alimentazione umana, che quelle usate come mangimi per gli animali, come sementi e come materie prime
per usi industriali e per la produzione di biocarburanti.
Il secondo fattore è determinato dal fenomeno dell’urbanizzazione e dalle conseguenti profonde
trasformazioni socio-culturali: nel 2050 circa i due terzi della popolazione mondiale vivrà nelle città, contro
il 50% di oggi. Le popolazioni urbane, ivi compresi gli strati più poveri, sono maggiormente esposte delle
popolazioni rurali alla pubblicità di alimenti trasformati e confezionati ricchi in zuccheri e grassi, e avendo
una maggiore possibilità di acquisirli, possono essere indotte a cambiare le proprie abitudini alimentari.
Il terzo fattore consiste nella costante crescita del reddito medio: si prevede che il PIL (Prodotto Interno
Lordo) dei Paesi in via di sviluppo sarà nel 2050 quasi di dieci volte superiore a quello del 2005 e che il PIL
pro capite crescerà di 6,6 volte. Pur se la nuova ricchezza prodotta non è riparta in maniera equa, la
prevalenza della povertà (definita come percentuale di persone che vivono con meno di 2 US$ per giorno) è
diminuita dal 69% al 51% tra il 1988 e il 2008, mentre la prevalenza della povertà estrema (percentuale di
persone che vivono con meno 1,25 US$ per giorno) è scesa dal 45% al 27% nello stesso periodo. Si prevede
che la diminuzione della povertà manterrà almeno lo stesso ritmo anche nel futuro. Secondo la legge di
Engel, i consumatori tendono ad aumentare laloro spesa in prodotti alimentari in modo meno che
proporzionale rispetto all’aumento del loro reddito, ma comprano comunque più prodotti alimentari e
spostano le loro preferenze verso quelli più “ricchi”.
Il quarto fattore è rappresentato dall’invecchiamento della popolazione: presumibilmente nel 2050 il
20% della popolazione mondiale avrà superato i 65 anni,
e quasi il 15% sarà composto da ultrasessantenni, mentre nel 2000 queste categorie di età raggiungevano solo
il 10% e il 7% rispettivamente8.
Il quinto e ultimo fattore è dato dall’aumento del livello medio d’istruzione: nel 2050 la percentuale di
persone sopra i 15 anni con istruzione secondaria o
superiore avrà raggiunto quasi l’80%, sostanzialmente uguale per maschi e femmine, mentre nel 2010 non
raggiungeva il 70% per gli uomini ed era sensibilmente inferiore per le donne.
Le preferenze alimentari sono ovviamente influenzate anche da altri fattori culturali, religiosi e sociali.
La domanda alimentare mondiale si è quindi accresciuta in maniera molto consistente ed è profondamente
cambiata: è diminuita la quota di cereali e alimenti di base a favore di ortaggi, frutta, carne, uova, pesce e
prodotti lattiero-caseari, alimenti certamente più nutritivi, ma anche caratterizzati da una maggiore impronta
ambientale. Per esempio, tra il 1961 e il 2005 il consumo globale di uova è quintuplicato, e quello di latte
quasi duplicato, mentre il consumo di carne è aumentato di tre volte e mezzo, soprattutto nei Paesi in via di
sviluppo.

SVILUPPO SOSTENIBILE E AGRICOLTURA MULTIFUNZIONALE


L’agricoltura è, con la visione tradizionale, la coltivazione di materie prime RM “gestite” da sfruttamento e
intervento antropico sulle risorse naturali (Terra) RN.
L’agricoltura effettua quindi Produzione di materie prime non alimentari, Produzione di materie prime
alimentari e trasformazione di materie prime proprie in alimenti.
Agricoltura Multifunzionale: L’agricoltura è strettamente connessa con l’alimentazione, infatti in generale
l’uso della terra ha impatto sul benessere sociale in quanto condiziona il consumo di alimenti in base alla
loro produzione. Inoltre ha un’impatto sociale dal punto di vista “sostenibile” si parla di funzioni ambientali,
paesaggistiche, ricreative, culturali, sociale ed economico, etc. (Agricoltura ha più funzioni)

Dall’agricoltura convenzionale a quella sostenibile


L’agricoltura convenzionale negli anni ha fatto ricorso ad un uso massiccio di fertilizzanti e pesticidi,
nonché a fasi di lavorazione di prodotti industriali che hanno determinato un elevato impatto ambientale.
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Gli allevamenti intensivi di bestiame, oltre a costituire dal punto di vista etico un’aberrazione per le
condizioni di vita degli animali, comportano un consumo smodato di acqua, eccesive quantità di mangimi e
generano un tasso elevato di emissioni di gas serra rilasciate in particolare dai bovini.
Il concetto di agricoltura sostenibile è molto ampio e complesso.
Dal punto di vista ambientale si intende un'agricoltura rispettosa delle risorse
naturali quali acqua, suolo, biodiversità e che non utilizzi sostanze chimiche inquinanti.
L’agricoltura sostenibile è una componente essenziale per la green economy.
Con il concetto di agricoltura sostenibile, si introduce il concetto di Alimentazione sostenibile.

L’ alimentazione sostenibile è un concetto complesso che ha a che fare non solo con le scelte dei
consumatori ma anche con tutta la catena di produzione di un prodotto alimentare
Il concetto di alimentazione sostenibile riguarda la sfera economica, ecologica e sociale della sostenibilità.
Riguardo agli aspetti ecologico-ambientali la sostenibilità dell’alimentazione deriva da un lato dall’uso
efficiente delle risorse e dall’altro dalla conservazione della biodiversità.
Alimentazione sostenibile implica un basso impatto ambientale: nel produrre un determinato alimento non
devono esserci state emissioni inquinanti né dispendio energetico né tantomeno sofferenza animale o
sfruttamento lavorativo.
Il consumatore per perseguire un’alimentazione sostenibile deve essere consapevole di tutti i passaggi della
filiera produttiva del cibo che acquista e consuma.
Un’alimentazione sostenibile è:
• rispettosa della biodiversità e dell’ecosistema
• culturalmente accettata perché eticamente corretta
• economicamente accessibile in quanto conveniente
• sana e sicura dal punto di vista nutrizionale
La FAO ha definito come sostenibilità alimentare tutti quegli stili alimentari che presentano un basso
impatto ambientale e che garantiscono sicurezza alimentare e vita sana alle generazioni presenti e future.

La società di riferimento europea è cambiata: Il reddito medio cresce, la popolazione è stabile ma è


“invecchiata”

LA SOCIETÀ, IN NUOVO RUOLO DELL’AGRICOLTURA,


L’AGRICOLTURA SOSTENIBILE E MULTIFUNZIONALE
I comportamenti di consumo alimentare sono cambiati:
• Meno quantità, più qualità
• Attenzione ai prodotti tipici e all’origine geografica dei cibi
• Attenzione alla sicurezza alimentare (sanitaria, nutrizionale, ambientale, etica)
Crescente domanda non-food
• Paesaggio ed eredità culturale
• Sicurezza e sostenibilità ambientale
• Servizi non-food (prevalentemente beni pubblici)
Tutti questi cambiamenti hanno indubbiamente influenzato e citato la domanda e l’offerta nei settori
primari.
Occorre quindi ridefinire il ruolo sociale dell’agricoltura.
Il “vecchio” ruolo sociale dell’agricoltura:
1) Sicurezza (di approvvigionamento) alimentare (food security)
2) Compensare squilibrio città/campagna nel modello di sviluppo
3) Elemento di coesione nella costruzione europea
La ridefinizione sociale dell’agricoltura si pone obiettivi:
• sviluppo rurale (territorialità, decentramento...)
• agricoltura e ambiente (environmental safety and quality)
• agricoltura e agro-alimentare (food safety and quality)
Imprenditore agricoltore si trasforma con l’identità dell’agricoltura: da soltanto produttore di merci ad
(anche) erogatore di servizi (multifunzionalità)= “ridefinire il mestiere”.

La sostenibilità è definita come “ la capacità di soddisfare i bisogni dell’attuale generazione senza


compromettere la possibilità delle future generazioni di soddisfare i
propri”.
È il risultato dell’integrazione ed interazione di tre fattori:
• Economia (lo sviluppo economico)
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• Ecologia (la tutela dell’ambiente)
• Società (la responsabilità sociale)
L’agricoltura può modificare il paesaggio, contribuire alla gestione sostenibile delle
risorse, alla preservazione della biodiversità, a mantenere la vitalità economica e sociale
delle aree rurali. Col nuovo millennio la UE ha finalmente riconosciuto all’agricoltura
non solo il suo tradizionale ruolo primario di produrre cibo e fibre, ma gli riconosce
anche molteplici altre funzioni:
1. disegnare il paesaggio;
2. proteggere l’ambiente ed il territorio;
3. conservare la biodiversità;
4. gestire in maniera sostenibile le risorse (su tutte acqua e fertilità dei suoli);
5. contribuire alla sopravvivenza socio-economica delle aree rurali;
6. garantire la sicurezza alimentare.

L’agricoltura del “modello agricolo europeo”


Il modello agricolo Europeo tiene conto di determinate caratteristiche:
Competitiva, ovvero sempre più capace di affrontare il mercato mondiale senza dover ricorrere
artificialmente a sovvenzioni, sempre meno tollerate sul piano internazionale
Dai metodi produttivi sani, rispettosi dell'ambiente, atti a fornire prodotti di qualità che soddisfino le
esigenze dei consumatori
Poliedrica, ricca di tradizioni, la cui finalità non è solo produrre, ma anche salvaguardare la varietà del
paesaggio e mantenere in vita comunità rurali vivaci e attive, capaci di generare occupazione”
I diversi paesi dell’Ue hanno posto enfasi sui seguenti aspetti della multifunzionalità:
1) Sicurezza alimentare
2) Salubrità e qualità degli alimenti
3) Benessere degli animali
4) Sviluppo rurale (vitalità economico-sociale delle aree rurali; identità)
5) Servizi ambientali
L’attività agricola diventa quindi agricoltura sostenibile e, quando aggiunge al suo ruolo
primario una o più delle altre funzioni, agricoltura multifunzionale o agricoltura plurale.
La nozione di multifunzionalità non è recente, la novità risiede nell’associazione tra multifunzionalità e
capacità dell’agricoltura di produrre effetti netti positivi, beni e servizi, di interesse collettivo.
La crescente attenzione, da parte della società, ai servizi forniti dall’agricoltura ha prodotto una vera e
propria domanda di tali servizi.
Molti di questi hanno la caratteristica di essere beni collettivi non diretti al mercato:
Le molteplici funzioni dell’agricoltura permettono la produzione di prodotti secondari (anche se diversi di
questi prodotti pur essendo servizi non alimentari sono diretti al
mercato, come i servizi ricreativi o agrituristici, i servizi formativi e didattici, i servizi sanitari o riabilitativi),
ai quali in letteratura ci si riferisce come prodotti non alimentari o
prodotti non diretti al mercato(ai quali non si è in grado di assegnare un prezzo, si tratta di beni pubblici
come il paesaggio, l’ambiente inalterato, la qualità alimentare, etc)

AGRICOLTURA A BASSO IMPATTO AMBIENTALE


Per ridurre gli impatti ambientali e preservare l’ecosistema la Politica Agricola dell’U.E. si propone i
seguenti obiettivi:
1. Incentivazione dell’agricoltura biologica;
2. Diffusione di metodi colturali di lotta integrata (dal gennaio 2014 è diventata obbligatoria)
3. Gestione oculata delle risorse idriche (sistemi irrigui, riserve d’acqua, tecniche colturali, ecc.)
4. Mantenimento dell’agricoltura nelle aree protette (Rete Natura 2000 in Italia 5,5 milioni di Ha)
5. Creazione di reti agro-ecologiche di alta qualità (specie arboree autoctone, siepi, zone umide, ecc.)
funzionali ad una fruizione turistico-naturalistica
6. Incentivazione alla nascita di imprese agro-energetiche (in particolare fotovoltaico, mini-idroelettrico,
caldaie a biomassa, impianti di biogas)
7. Riduzione delle distanze tra i luoghi di produzione ed i luoghi di consumo del cibo (il cibo a km 0)
8. Accorciamento delle filiere con la riduzione dei passaggi tra la produzione ed il consumo (la
filieracorta)
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AGRICOLTURA AD ALTO IMPATTO SOCIALE
L’agricoltura multifunzionale viene definita come l’insieme dei contributi che il settore agricolo può
apportare al benessere
sociale ed economico della collettività e che quest’ultima riconosce come propri dell’agricoltura. L’azienda
agricola
rappresenta una ricchezza ed una opportunità incredibile per la proprio comunità, a maggior ragione per le
aree marginali e
svantaggiate, perché è indispensabile per la manutenzione del territorio, consentendo di mantenere in vita
anche le zone marginali attraverso:
• Le fattorie didattiche
• Gli agriasilo
• Le agritate
• Le fattorie sociali: imprese agricole in cui avviene l’ integrazione di persone svantaggiate mediante il
lavoro agricolo e/o la pratica di discipline riabilitative e ricreative in ambito agricolo
• Le fattorie del benessere
• La manutenzione del territorio (lavori agro-forestali, gestione del verde, pulizia fossi ed alvei, ecc.)

Un confronto tra Agricoltura tradizionale e Multifunzionale


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L’agricoltore multifunzionale
Un imprenditore agricolo
multifunzionale non ragiona solo dal
punto di vista produttivo ma anche dal
punto di vista sociale.
L’agricoltore multifunzionale va oltre la
visone traduzione dell’agricoltura,
lavorando e collaborando sia con lo
Stato sia con il Mercato.

AGRITURISMO tra mercato, multifunzionalità e PAC


L’agriturismo è un’attività nata in ambito agricolo prima ed al di là dello sviluppo del concetto di
multifunzionalità. L’agriturismo “vive” di mercato turistico non di politica per la multifunzionalità.
La spesa agricola della UE (la PAC) è assai ingente, molto poco va all’agriturismo e non tutto il ”secondo
pilastro” in realtà favorisce la multifunzionalità
Però:
• L’agriturismo trae vantaggio da una definizione più ampia di impresa agricola (meno vincolante)
• L’agriturismo può trarre vantaggio dallo sviluppo di attività/servizi agricoli non convenzionali
• L’agriturismo può trarre vantaggio indiretto (non trasferimento diretto, ma maggiore valorizzazione sul
mercato) da ri-orientamento della spesa verso politiche del secondo pilastro (se pensate davvero in una ottica
multifunzionale)
L’agriturismo è componente fondamentale della visione normativa di multifunzionalità;
Esercita tutte e tre le funzioni: food, environment, rural (non altrettanto il turismo rurale, il turismo
enogastronomico..)
L’agriturismo è componente fondamentale della visione positiva di multifunzionalità
È la prima (unica?!) vera esperienza di multifunzionalità.

La normativa in vigore
La legge 730/1985 richiama l’impresa agricola da codice civile:
Art. 2135 cod.civ: “è imprenditore agricolo colui che esercita una attività diretta alla coltivazione del fondo,
alla silvicoltura, all’allevamento del bestiame…alla trasformazione dei prodotti agricoli”
Legge di orientamento e modernizzazione del settore agricolo
(D.Lgs 228/01) L’art.1 sostituisce l’art.2135 cod.civ: “..si intendono attività agricole (anche) quelle orientate
alla fornitura di beni e servizi mediante l’utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse normalmente
impiegate nell’attività agricola..ivi comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale
e forestale, ovvero di ricezione ed ospitalità come definito per legge”.
Si ampliano i confini in cui svolgere lue attività; le attività possono essere svolte anche all’esterno dei beni
fondiari dell’impresa.
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L’AGRICOLTURA BIOLOGICA (BIO)
La produzione biologica è un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di
produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un
alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri
rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze
di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali.
Il metodo di produzione biologico esplica pertanto una duplice funzione sociale,
provvedendo da un lato a un mercato specifico che risponde alla domanda di prodotti
biologici dei consumatori e, dall’altro, fornendo beni pubblici che contribuiscono alla
tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale.
L’azienda agricola biologica è il luogo ideale per mostrare la stretta connessione esistente tra produzione
degli alimenti e tutela dell’ambiente e della salute, approfondendo le diverse tematiche con approcci
diversificati.
Obiettivi dell’Agricoltura Bio
• Produzione di un’ampia varietà di alimenti di alta qualità;
• Salvaguardia dei sistemi e dei cicli naturali, con il mantenimento e il miglioramento della fertilità dei
suoli, della salute delle acque, delle piante e degli animali e l’equilibrio tra di essi;
• Mantenimento ed arricchimento della diversità biologica;
• Garanzia di un impiego responsabile dell’energia e delle risorse naturali come l’acqua, il suolo, la
materia organica e l’aria;
• Rispetto di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e delle specifiche esigenze
comportamentali degli animali secondo la specie;
• Esclusione di prodotti provenienti da ingegneria genetica (OGM) in ogni fase della produzione e
trasformazione;
• Salvaguardia del paesaggio;
• Promozione di sistemi di produzione e commercializzazione ecologicamente responsabili e socialmente
equi;

Caratteristiche dell’agricoltura BIO


1. Esclusione di prodotti chimici di sintesi, che alterano profondamente l’ambiente ed influiscono
negativamente sulla salubrità delle produzioni ottenute;
2. Utilizzo di tecniche agronomiche idonee, di piante resistenti e di insetti predatori contro i parassiti;
3. Incremento e mantenimento della fertilità naturale del terreno, mediante l’utilizzo di tecniche di
lavorazione non distruttive;
4. Adozione della tecnica della rotazione colturale e dei sovesci;
5. Uso di fertilizzanti naturali, riducendo in tal modo l’utilizzo di risorse non rinnovabili;
6. Non utilizzo di radiazioni per aumentare la conservabilità del prodotto e dei suoi ingredienti;
7. Scelta di varietà, sementi e materiale vivaistico idonei, a seconda della vocazione della zona, intesa
come l’insieme delle caratteristiche del terreno e del clima di una certa area, ottimali per una
determinata specie;
8. Garanzia per gli animali di una vita conforme alle esigenze specifiche delle singole specie, avendo
quindi cura del loro benessere e limitando strettamente l’uso di antibiotici;
9. Raccolta dei prodotti al momento ottimale di maturazione
10. Certificazione del processo di produzione a garanzia del rispetto delle norme legislative che la
codificano e di ogni singolo intervento lungo le differenti filiere produttive;
11. Impiego di sole tecniche ed additivi di origine naturale per la preparazione e trasformazione degli
alimenti.

Il settore di produzione e vendita


Il settore della produzione biologica punta a creare prodotti che soddisfino la domanda del consumatore di
sicurezza alimentare, tutela ambientale, qualità organolettica e nutrizionale.
L’offerta non si limita ai prodotti freschi provenienti direttamente dalle aziende agricole, ma comprende
anche una vasta gamma di prodotti reperibili nei punti vendita specializzati, ma anche nei supermercati e nei
comuni negozi: latte, burro, formaggi, yogurt, uova, olio e condimenti, carne e salumi, pane, pasta e biscotti,
riso, cereali, legumi, conserve, confetture, piatti pronti, vino, dolciumi, prodotti per l’infanzia e per
intolleranti.
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L’agricoltura Bio è sostenibile
Il prodotto Bio è un esempio realizzato dei principi dell’Agricoltura Sostenibile:
1. è sano, perché prodotto in modo naturale senza l’uso di pesticidi, OGM, antibiotici, ecc.
2. è buono, perché segue i cicli stagionali ed impiega la giusta quantità di acqua
3. è sicuro, perché prevede un sistema produttivo esente da sostanze chimiche di sintesi e farmaci ad azione
sistematica per gli animali
4. è controllato in ogni punto della filiera, dal campo al piatto, grazie ad enti di certificazione che operano
su autorizzazione pubblica e sono accreditati al livello internazionale
5. i prodotti sono completamente tracciabili dal seme al negozio
6. è pulito, perché non contamina l’Ambiente ma lo rispetta nei suoi cicli naturali

IL BIO IN ITALIA

In Italia il settore del biologico


gode di ottima salute: dal 2010 il
numero degli operatori è cresciuto
del 69%, mentre gli ettari di
superficie biologica coltivata sono
aumentati del 79%. Secondo le
analisi infatti nel 2019 in Italia si è
arrivati a sfiorare i 2 milioni di
ettari di superfici biologiche, con
un incremento rispetto al 2018 di
quasi il 2% di SAU (Superficie
Agricola Utile).L’incidenza della
superficie biologica nel nostro
Paese ha raggiunto nel 2019 il
15,8% della SAU nazionale, e
questo posiziona l’Italia di gran
lunga al di sopra della media
UE.
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La Strategia “From Farm to Fork”(dalla fattoria alla forchetta), cuore del Green Deal europeo,
“percorso green” per raggiungere, entro il 2050, la neutralità climatica nel nostro continente, vede
l’agricoltura
protagonista nel suo contributo alla riduzione del 50% dell’utilizzo dei fitofarmaci di sintesi e
degli antibiotici, nonché del 20% dei fertilizzanti chimici. Per l’agricoltura biologica
l’obiettivo è di raggiungere, come minimo, il 25% della SAU agricola. Un quadro in cui l’Italia non
solo sta già facendo la sua parte, ma in cui la reputazione del nostro Paese per la qualità
dei prodotti e la serietà dei controlli è già ben alta a livello europeo, come dimostrano appieno i dati
del Rapporto.

Il Consumatore BIO in Italia


L’evoluzione positiva del settore è confermata dai dati sul mercato interno del biologico; secondo le
stime gli acquisti di prodotti certificati sono aumentati di un +4,4% nel corso dell’ultimo anno,
superando i 3,3 miliardi di euro e facendo salire l’incidenza complessiva del biologico sul carrello
della spesa degli italiani al 4%.
L’acquirente tipo è donna, tra i 25 e i 44 anni d’età, con un figlio di oltre 11 anni, di classe sociale
medio-alta, con un livello di istruzione
superiore o universitario, che vive
principalmente nel Centro Nord. Le
ragioni principali d’acquisto Bio:

La distribuzione territoriale e le resistenze al consumo


I dati mostrano un evidente squilibrio fra le diverse aree geografiche.
In particolare, sono da rilevare i bassi consumi nel Sud Italia (che, al contrario, risulta essere leader
nella produzione) che sono da attribuire, probabilmente, all’organizzazione delle filiere e ai
problemi della rete distributiva, oltre che a una diversa sensibilità nei confronti dei prodotti
biologici.
L’indagine sui consumi dei prodotti
alimentari biologici evidenzia quattro
motivi sostanziali di resistenza al
consumo:
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Come avviene la vendita del Bio in Italia?

Marketing Reputazionale e Comunicazione Strategica


E’ possibile introdurre innovazione anche nel complesso sistema dell’energia, dei servizi ambientali
e nelle supply-chain di beni e servizi di rilevanza nel loro impatto ambientale attraverso strategie
d’impresa miranti a incrementare il valore reputazionale del proprio output e/o dei propri
processi, rimettendo al centro il rapporto fiduciario fra Domanda ed Offerta e degli strumenti che ne
determinano gli impieghi. Non si tratta, quindi, di enfatizzare solo la vantaggiosità economica di
breve termine di un’offerta integrata, bensì riavviare quel circuito fiduciario e reputazionale che
trasforma radicalmente le strategie di Marketing. Essa progetterà e realizzerà concretamente sia
una nuova strategia di vendita che una nuova modalità di porsi agli utenti-consumatori, perseguendo
la sostenibilità dell’iniziativa in totale trasparenza e cercando di diffondere i principi della
trasparenza fra domanda ed offerta.
Una nuova strategia di Marketing Pro-Attivo Reputazionale utilizza i canali comunicativi
istituzionali per enfatizzarne l’affidabilità e la dimensione intertemporale delle strategia.
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Green marketing
L’impresa deve
valorizzare l’attività
circolare rispetto alla
classica visione
lineare.
Inoltre, quando si
parla di Green
marketing, si fa
riferimento a tutte
quelle strategie
comunicative che
riguardano la
comunicazione, il
processo, le alleanze
e il mercato.

Comunicazione e reputation strategies (soluzioni private alle esternalità) Eco-label’s strategy e la


“circolarità comunicata”:
L’eco-etichetta: consiste nella comunicazione di un Brand di immediato impatto emozionale e mnemonico
sulla Demand-Side. Esso si fonda e si comunica a partire da una riconosciuta analisi degli impatti ambientali
di un prodotto in tutte le sue fasi: dalla estrazione delle materie prime alla messa in vendita e allo
smaltimento del rifiuto. Da iniziativa individuale o “di Club”, l’eco-etichetta si afferma come tratto
distintivo e, successivamente, viene rafforzata dalla sua istituzionalizzazione.
L’Eco-Etichetta, quindi, è assegnata solamente ai prodotti che dimostrino di ridurre al minimo i danni
all’ambiente, ovvero che dimostrino di ridurre sotto una soglia fissata i danni all’ambiente (es.: energia
elettrica verde, Minergie, automobili, …) ; ciò significa importanza dell’analisi dell’impatto ambientale,
degli enti di certificazione e dei controlli.
Audit ambientale: si tratta di una procedura che prevede la certificazione ambientale degli stabilimenti
di produzione industriale.
Un immediato spill-over della strategia comunicativa della sostenibilità è la Comunicazione/Presentazione
diffusa e sempre più standardizzata degli “Eco-bilanci” delle Imprese: Bilancio Ambientale, Bilancio
Energetico-Ambientale, Bilancio di Sostenibilità, Bilancio Sociale, ecc…
Internalizzare il “ciclo completo della materia” e soluzioni “integrated small scale”: formare unità
economico-produttive e di consumo di dimensioni tali che la maggior parte delle conseguenze ambientali
ricadono all’interno dell’unità stessa; Ricerca del livello efficiente di un Progetto di Economia Circolare.

Approccio dell’impronta ambientale


L’impronta ambientale di un prodotto è una misura, fondata su una valutazione multi-criteri, delle
prestazioni ambientali di un bene o di un servizio lungo tutto il suo “ciclo di vita” ed è “calcolata
principalmente al fine di ridurre gli impatti ambientali di tale bene o servizio, considerando tutte le attività
della “supply chain”: dall’estrazione delle materie prime, attraverso la produzione e l’uso, fino alla
gestione del fine-vita.
L’approccio dell’impronta ambientale è metodologia di valenza iniziale tecnica, per quanto la sua
quantificazione sia certo tema molto delicato. Oggi è uno strumento di politica ambientale in cima alle
agende di molti Paesi Membri dell’Unione e della stessa Commissione Europea.
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Lezione 10
La sostenibilità negli «impieghi» nel settore secondario:
la mobilità e le filiere dei derivati petroliferi della plastica

La transizione energetica
Vi sono diversi canali attraverso cui la transazione ecologica può incidere sulle quotazioni di fonti di energia:

A livello mondiale
l’energia generata da
combustibili fossili
rappresenta l’80%,
percentuale che dovrà
scendere fino al 30%
e poi ancora di più al
fine di azzerare le
emissioni nette di
carbonio entro il
2050.

La sostenibilità negli “impieghi” e la comunicazione strategica


Gli impieghi possono derivare da domanda generata da strategie, strategie volte alla creazione del
bisogno: bisogna puntare sul far riflettere i consumatori/imprese sulla Forza, L’opportunità, le debolezze e le
minacce, creando quindi una comunicazione strategica.

Le filiere del biologico


Abbigliamento biologico: puoi scegliere di acquistare 100 capi a basso costo o 30 capi certificati di origine
biologica. Caratteristiche: Ecologico, Cruelty Free (No violenza su animali), Salutare, Etico, Alta qualità,
Naturale.
Turismo sostenibile: per turismo sostenibile si intende un turismo che rispetta l’ambiente e cerca di ridurre
il consumo energetico e di risorse del territorio (in aumento).
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LE PLASTICHE

La plastica è un materiale inventato nel 1869. È una sostanza organica, formata cioè da molecole che
contengono un o più atomi di carbonio, che deriva prevalentemente dal petrolio. Le materie plastiche sono
adatte per essere lavorate e trasformate in manufatti, grazie alle loro proprietà, tra queste, la più importante è
la plasticità, cioè la capacità di modificare la propria forma.
Come si formano?

La piatisca è fatta di carbonio ed idrogeno


Tutto il materiale organico è costituito da Carbonio,
idrogeno ed ossigeno, viene prodotto mediante la
fotosintesi, utilizzando gli stessi rifiuti del
metabolismo animale e vegetale, cioè anidride
carbonio ed acqua.

Agli anni trenta risale la creazione di una vera e propria industria basata sui polimeri ottenuti dal petrolio
che si proponevano come alternativa a materiali tradizionali quali legno, ferro, leghe leggere, seta etc nei
rispettivi settori d’applicazione. I materiali polimerici per esempio sono diventati un insostituibile strumento
della vita quotidiana visti i loro infiniti utilizzi nei settori più disparati (tessile, del design, farmaceutico,
automobilistico, alimentare etc).
Una tale diffusione, tuttavia, ha determinato l’immissione nel flusso dei rifiuti di milioni di tonnellate di
scarti plastici. La plastica, come altri materiali giunti a fine vita, è sottoposta alla dicotomia tra risorsa o
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rifiuto; quest’ultima, tuttavia, può essere facilmente superata attraverso lo sviluppo di processi di
trattamento che rispondano a criteri di sostenibilità ambientale e che consentano l’ottenimento di materie
prime secondarie.
Tra questi processi vi è, indubbiamente, il riciclaggio il cui punto di partenza è la raccolta differenziata e, a
seguire, l’essenziale trattamento e riciclo degli scarti plastici, che può essere:
• Riciclo di tipo meccanico (sminuzzamento, lavatura e successive fasi di frantumazione e polverizzazione)
• Riciclo di tipo chimico (depolimerizzazione delle materie plastiche fino all’ottenimento dei monomeri di
partenza o di molecole più piccole, di solito liquide o gassose) adatte all’impiego come materie prime per
l’industria petrolchimica.
Sono cinque i polimeri che attirano maggiormente l’interesse del mercato: polietilene (PE),
polipropilene (PP), polivinilcloruro (PVC), polistirene (PS) e polietilentereftalato (PET).
Queste plastiche, in Europa, rappresentano circa l’80% della domanda complessiva ed i loro principali settori
d’impiego sono il packaging (39,4%), l’edilizia (20,5%) ed il settore automobilistico (8,3%).
Per rendere la plastica sostenibile e far sì che essa non costituisca un problema bensì una risorsa, fonte di
materie prime, occorre incoraggiare pratiche virtuose come la raccolta differenziata ed il riciclo e/o
promuovere la progressiva sostituzione dei materiali polimerici derivanti dal petrolio con quelli ottenuti da
fonti rinnovabili quali i biopolimeri.
I polimeri possono essere:
- Termoplastici, all’azione del calore fondono assumendo la forma dello stampo, si può ripetere più volte
(PET,PP;PVC)
- Termoindurenti, una volta scaldati e formati non possono tornare a fondersi(Resine, Poliestere)
IL CLORO (polimero)
Il cloro è un importante sostanza che, combinata con altre, contribuisce alla creazione di numerosi prodotti:
Per esempio cloro ed etilene, producono il PVC, che serve per la formazione di tubature, cavi e serramenti; il
cloro combinato con composti inorganici, contribuiscono alla produzione di candeggina, agrofarmaci,
sbiancamento della carta, trattamenti di purificazione delle acque.
Il PVC è molto utilizzato ogni anno, per questo si pone il problema del riciclo e dello smaltimento: il poco
PVC che viene raccolto potrebbe essere riciclato, al momento però il riciclo di massa del PVC è molto
complesso rispetto a quello di altri polimeri.

LE FIBRE TESSILI
Le fibre tessili possono essere di origine
- Naturale, vegetale, come il cotone e il lino o animale, come la lana e la seta);
- Artificiale, il raion
- Sintetiche, come quelle poliammidiche, poliacriciliche, etc (prodotte da carbonio e petrolio).
Tra queste, negli ultimi anni, le fibre tessili sintetiche sono in drastico aumento mentre quelle naturali hanno
subito una diminuzione.
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LA PROPOSTA SOSTITUIRE LA PLASTICA

Attraverso studi di LCA della plastica, si è arrivati alla conclusione che se al posto dell’utilizzo plastica, si
utilizzano materie prime seconde da scarti in legno (farina di legno) non si ottengono significativi benefici
ambientali.
La comparazione migliorerebbe a favore della Plastica, qualora si considerasse la riciclabilità della stessa.

INURBAMENTO
Il cresce te aumento demografico ha portato ad esplosione del fenomeno dell’urbanizzazione dei paesi poveri
e alla fortificazione dei pesi più ricchi.
La crescita costante di zone urbane ha creato un’aumento dell’inquinamento urbano, prodotto dalle attività
cittadine, quali utilizzo di caminetti, stufe, il trasporto pubblico e le attività industriali.
Questo inquinamento crea non pochi problemi alla salute umana, causando ogni anno 30mila decessi, con
l’emissione del particolato nell’ambiente.

LA MOBILITÀ FRA EMISSIONI E CONGESTIONE E IL MONDO SMART


Interconnessioni tra il “mondo Smart” delle tecnologie ICT e il “mondo della sostenibilità”
Le soluzioni e/o strategie di smartness hanno a che fare con l’incremento (vero e/o percepito) dell’efficienza
sistemica di applicazioni.
Smartness & Sostenibilità hanno effettivamente obiettivi comuni e la loro interconnessione è efficace, sia
sul piano comunicativo (o, meglio, d’impatto sul Demand Side Management) che tecnologico (o di
efficientamento produttivo in senso tecnico).
I progetti di Smart City spesso implicano l’accento sullo sviluppo e implementazione di soluzioni Smart
Grid, essendo esse in grado di potenziare l’autosufficienza energetica e l’efficienza sistemica.
STRATEGIE CHE SI FONDANO SULLO SFRUTTAMENTO DELLE ECONOMIE DI RETE O
NETWORK ECONOMIES, A LORO VOLTA DETERMINATE DALL’IMPLEMENTAZIONE DELLE
TECNOLOGIE I.C.T.
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Nei prossimi 40 anni vi sarà una trasformazione senza precedenti del panorama globale delle città: il numero
di persone che vivrà in città aumenterà da più di 3 a più di 6 miliardi. Trilioni di dollari saranno spesi in
infrastrutture presentando un’immensa opportunità per i nuovi sistemi di gestione del traffico e smart
Solutions. Informazione e comunicazione avranno sempre più un ruolo fondamentale nel tessuto delle città
andando a lavorare sulla vita e sul modo di pensare dei cittadini. Tra tutti i servizi, quello relativo
all’Energia e alla gestione della stessa sarà quello più rapidamente in crescita.

IL MERCATO DEI PROGETTI SMART CITY


Globalmente vi sono più di 700 città con oltre 500,000 abitanti, che crescono più rapidamente della media di
crescita delle città minori. Questo elemento di crescita apre il mercato alle aziende, favorendone la crescita in
un contesto generale di crescita e di necessità di organizzazione dei flussi di informazione
Gli investimenti in infrastrutture da parte di queste città sono stimati tra 30 e 40 trilioni di dollari,
cumulativamente, nei prossimi 20 anni.
Il Mercato delle Smart City , valutato nel 2011 circa 526 miliardi di dollari, si prevede che aumenti
In base all’enfasi per la riduzione delle emission di CO2, considerato che le grandi città sono tra i maggiori
produttori di inquinamento, la pianificazione di una safe / smart city diviene un’opzione percorribile e
segnata per i governi.
Un progetto di investimento Smart City richiede:
1. Progetto di massima ed esecutivo
2. Condivisione e Comunicazione
3. Master Plan attuativo -> procedure, check&control, ecc….
4. Costruzione Promoter -> Modelli di Partnership
5. Funding: strategie attrattive di fonti e strumenti finanziari.
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Smart city: applicazioni pratiche

I lampioni come rete di servizi

L’efficienza energetica nell’ambito domestico


e abitativo.

IL SETTORE DEI TRASPORTI / INDUSTRIA DEI TRASPORTI


La mobilità di merci e persone
Trasporto = il trasferimento, cioè il superamento di uno spazio da parte di persone, animali o cose da un
luogo ad un altro con o senza veicolo; un atto mediante il quale viene soddisfatto il bisogno di mobilità delle
persone e dei beni e, quindi, esso assicura la mobilità anche dei fattori di produzione e dei prodotti,
favorendo così l’intensificazione degli scambi e dei rapporti sociali (funzione sociale dei trasporti).
Trasporto = requisito essenziale per la crescita e lo sviluppo dell’economia e il progredire della civiltà;
infatti l’efficienza delle vie di comunicazione e l’organizzazione dei trasporto di una nazione sono un indice
significativo del suo grado di civiltà.
Trasporto (industrie) = parte della logistica, intesa come input-di-processo, che copre, pianificando e
controllando tutto il ciclo produttivo, dall’acquisto della materia prima alla consegna al cliente; e ne è una
parte importante. Il trasporto pesa infatti per oltre il 40% sul costo logistico totale e cioè il 6-7% del valore
delle vendite e, in riferimento al prezzo dei prodotto venduto, il 5%.
L’industria dei trasporti ha un ruolo importante nella Comunità Europea, di cui rappresenta il 7% circa del
PNL, il 7% dei posti di lavoro (occupa più di 6 milioni di persone), il 40% degli investimenti realizzati dagli
Stati membri e il 30% del consumo energetico.
Specificità:
− Fonte di esternalit ambientali, l’inquinamento atmosferico, acustico e visivo;
− Fabbisogno di infrastrutture: i trasporti “dipendono” dalle infrastrutture e quindi il ruolo strategico che
possono giocare è rilevante, inoltre il pi delle volte esse vengono decise e costruite dagli Stati;
− Generante fenomeni di congestione dovuti al fatto che il trasporto, essendo un servizio, non si pu
immagazzinare e quindi quando la domanda è superiore all’offerta si ha questo inconveniente;
− Inefficienze Gestionali , il problema dei “viaggi di ritorno a vuoto”: le varie domande di trasporto
riguardano itinerari diversi, ed anche sullo stesso itinerario sono difficilmente equilibrate nei due sensi.



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Le emissioni per tipologia di trasporto variano:

DEMAND SIDE E SUPPLY SIDE


La mobilità sostenibile si declina in un sistema di mobilità urbana in grado di conciliare il diritto alla
mobilità con l’esigenza di ridurre l’inquinamento e le esternalità negative, quali smog, emissioni di gas
serra, inquinamento acustico. Queste esternalità hanno un costo che grava su tutta la comunità e possono
essere rimossi solo con un adeguato intervento pubblico.
Possiamo dividere le politiche di mobilità sostenibile in due gruppi: la demand side, che sui concentra
sull’organizzazione della domanda di mobilità (attuazione) e la supply side, che si concentra sulle tecniche
di erogazione dei servizi di mobilità.

La mobilità sostenibile punta a diversi obiettivi:


- Energia sostenibile, riduzione dell’uso di combustibili e diversificazione del mix energetico, etc;
- Sostenibilità economica, posti di lavoro, creazioni di valore, etc;
- Sostenibilità ambientale, riduzione delle emissioni e protezione del clima;
- Sostenibilità sociale, strade più sicure, meno perdite di tempo.
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LA MOBILITÀ PRIVATA
La mobilità privata è un bisogno primario che si è evoluto nel tempo.
Lungo tutto il ciclo di vita, dalla nascita fino ad oggi, delle automobili, la propulsione elettrica è stata
accantonata per favorire la propulsione endotermica. Ora, rispetto al passato, con i nuovi target di emissioni
inquinanti è nato un processo di decarbonizazzione, inoltre le soluzioni tecniche legate all’elettrico hanno
colmato e ridotto il gap che era presente in passato.

Elettromobilità come soluzione unica?


Per risponder alla domanda bisogna porsi un’altra domanda, ovvero, siamo sicuri che l’utilizzo di auto
elettriche sia davvero meno inquinante di un’auto classica?
La risposta la si trova dopo un’analisi LCA, quindi dell’intero ciclo di produzione, dalla raccolta di materiali,
al loro utilizzo e al successivo e finale smaltimento.

Il processo di vita di un’auto elettrica


1.Estrazione e processo: Per la creazione delle batterie e di parti delle auto elettriche si usano materiali
come il litio, il cobalto e il grafene; l’estrazione di questi materiali avviene in paesi come Cile, Congo e
Cina attraverso la detonazione di rocce o estrazioni idriche. Tutto ciò potrebbe avvenire violando numerosi
diritti umani e sfruttamenti minorile (basso costo e poco controllo). Inoltre, questi materiali, il più delle volte
devono essere trasportati presso i centri di produzione provocando danni all’ambiente.
2.L’uso: per utilizzare le auto elettriche occorre caricarle e, nella maggior parte dei casi, questo avviene
tramite colonnine sia private che pubbliche. Da dove proviene l’energia? Come sono distribuite nel territorio
le colonnine? L’Europa avrebbe bisogno di almeno 2 milioni di colonnine per garantire al cittadino
automobilista un’efficiente e diffusa rete di ricarica. Questo potrebbe impattare sulla sostenibilità
economica e sociale.
I veicoli elettrici (in relazione alla batteria e al motore di trazione elettrico) utilizzano più rame e
potenzialmente nichel, nonché materie prime e REE critici, rispetto ai veicoli convenzionali.
La "leggerezza" dei veicoli potrebbe comportare un aumento dell'utilizzo di composti di carbonio e
alluminio in futuro, con un conseguente maggiore consumo di energia.
I problemi relativi alle materie
prime critiche (CRM) e REE
includono potenziali vincoli di
risorse future collegati alla loro
offerta (tipicamente) ad alto
rischio, ad es. a causa della
disponibilità geografica limitata.
Ciò potrebbe comportare impatti
economici a causa della (vasta)
crescente domanda di questi
materiali rispetto alla loro offerta.
Ciò può influenzare
sostanzialmente il prezzo delle
batterie e avere un impatto
sull'attrattiva dei veicoli elettrici.
• L'LCA evidenzia l'elevato
consumo di energia e le emissioni
di GHG associate legate
all'estrazione di materiali nonché gli
impatti potenzialmente negativi sulla salute e sugli ecosistemi.

Con il green deal, l’Europa punta a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. La commissione
Europea si è già mobilitata per trovare un a data a cui porre la parola fine alla produzione di auto a diesel o
benzina (2035). I produttori devono quindi ricalibrare i piani di sviluppo e le attività per non rimanere
impreparati.
I prezzi delle auto elettriche oggi sono più alti rispetto ai prezzi delle auto tradizionali ma in futuro questi
sono desinati ad abbassarsi poiché il prezzo delle batterie a litio (presenti nelle auto elettriche) sono in calo
continuo.
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Il problema della “sostituzione mezzi circolanti”
Il ricambio del parco auto è essenziale sia ai fini della riduzione delle emissioni inquinanti (un’auto euro 0
inquina 26 volte di più di un’auto euro 6) sia per riuscire traguardare l’obiettivo della riduzione di CO2 nel
lungo termine.
Il ricambio dei mezzi circolanti serve a maggior ragione per il reparto pubblico che, oltre ad essere
potenziato, andrebbe rinnovato perché non ha molto senso vietare le auto private anche di ultima generazione
quando dei 100000 autobus in circolazione , più della metà è ante “euro 4”.
Problemi di sostenibilità ambientale dei MCI: possibili alternative
L’obiettivo della Mobilità Sostenibile si è affermata: come realizzarla? + tecnologie a basso impatto
ambientale
Il «Decreto Retrofit» entrato in vigore il 26 gennaio 2016, ha introdotto una nuova possibilità per i
possessori di veicoli ICE (a quattro ruote e massa < 3,5t), ovvero la possibilità di provvedere ad un processo
di riqualificazione elettrica del veicolo originariamente immatricolato come endotermico. Un
provvedimento rivoluzionario in Europa, che consente al proprietario di affidarsi ad un centro autorizzato dal
Ministero dei Trasporti per ottenere l’installazione di un kit elettrico, previa rimozione delle parti
meccaniche del sistema endotermico, al fine di convertire completamente il veicolo da endotermico a
elettrico. Occorrerà ora aggiornare la carta di circolazione presso la Motorizzazione Civile competente, il
procedimento è per molti aspetti assimilabile a quello previsto per l’installazione di un impianto GPL,
sebbene le competenze tecniche siano decisamente meno diffuse.
La norma è rivolta a:
• Rinnovare il parco circolante italiano (tra i più datati d’Europa)
• Creare un precedente importante in ambito comunitario
• Favorire il contenimento delle emissioni mediante una disposizione che riconosce nella tecnologia
elettrica la «best way» in ottica riduzione emissioni.
Ma ha punti deboli:
-Il rendimento chimico vs meccanico molto basso (25/40%).
-Anche l’aumento del prezzo del petrolio, la riduzione delle scorte fossili e severi limiti ambientali hanno
sconvolto lo «status quo» di questo settore
I biocarburanti sono solo una parziale risposta.

-Occorre ridurre il gap tra i consumi degli autoveicoli dichiarati in fase di omologazione e quelli reali
riscontrati su strada, il nuovo sistema di omologazione WLTP su banco prova verrà affiancato dalla reale
verifica su strada (RDE), questi sostituiranno completamente il sistema NEDC (ormai non più
rappresentativo delle reali emissioni su strada) a partire dal 2018.
Il «Diesel Gate» => un classico esempio di manipolazione del comportamento di alcuni veicoli in fase di test
(su banco prova) mediante l’installazione di un software illegale (defeat device) in grado di alterare le
emissioni.
Anche il gruppo VW (leader mondiale nell’Automotive e notoriamente orientato verso le motorizzazioni
diesel) ha intrapreso un processo di elettrificazione delle automobili, il tanto amato diesel non è più
sufficiente.
Secondo i recenti studi di LCA automotive, incentivare la rottamazione dei veicoli più vecchi produrrebbe
un risparmio di emissioni 27 volte maggiore rispetto a puntare tutto sulla produzione e all’immatricolazione
di auto elettriche

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