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LA TERAPIA GENETICA
Le biotecnologie moderne possono sia DISATTIVARE UN GENE IN UN
ORGANISMO, ma anche SOSTITUIRE UN GENE NON FUNZIONALE CON
LA SUA COPIA CORRETTA. Esistono infatti molte patologie dovute al
malfunzionamento delle proteine, per esempio il DEFICIT DELL’ENZIMA
ADA che causa una forma di deficienza immunitaria. Un gruppo di
ricercatori ha utilizzato un VETTORE VIRALE MODIFICATO PER INSERIRE
IL GENE ADA umano NELLE CELLULE DEL MIDOLLO OSSEO PRELEVATE
dal paziente. LE CELLULE CHE AVEVANO INSERITO NEL LORO DNA IL
GENE MANCANTE, VENGO DI NUOVO INSERITE NEL PAZIENTE DOVE
INIZIERA’ LA PRODUZIONE DELL’ENZIMA ADA.
Un altro successo riguarda un caso di EPIDERMOLISI BOLLOSA
GIUNZIONALE. Il paziente riceve un trapianto di pelle geneticamente
modificata, in cui il gene mutato era stato sostituito dalla COPIA
FUNZIONALE.
LE TERAPIE CON LE SELLULE STAMINALI
Nelle prime fasi dello sviluppo l’embrione è formato da cellule non
differenziate, ovvero, le cellule staminali. Esistono vari tipi di cellule, sia
nell’embrione che nell’organismo adulto che si distinguono in base alle
capacità di dare origine ai diversi tipi di tessuti e cellulare di un
organismo:
Totipotenti in grado di dare origine a tutti i tipi Cellulari, potenzialmente
un intero organismo. Zigote e cellule che formano l’embrione durante le
prime divisioni cellulari sono esempi di cellule Totipotenti.
Pluripotenti possono differenziarsi in uno dei tre foglietti embrionali
(mesoderma, ectoderma e endoderma) ma non possono generare un
intero individuo. Sono un esempio le cellule dell’ embrione nella fase di
blastocisti.
Multipotenti generano un limitato numero di tipi cellulari. Esempio le
cellule staminali ematopoietiche, che producono tutte le cellule del
sangue e si trovano all’interno dell’organismo adulto.
Oggi è possibile isolare sia le cellule staminali embrionali pluripotenti
(ESC, Embryonic Stem Cells) sia le cellule staminali multipotenti adulte
dette staminali somatiche (SSC, Somatic Stem Cells) e mantenerle in
coltura in laboratorio.
Ciò permette di avere a disposizione una riserva per differenziare diversi
tipi di cellule o interi organi. Tuttavia esistono degli ostacoli, poiché le
cellule staminali embrionali umane possono essere prodotte solo
generando in vitro embrioni umani, e tale procedura pone importanti
questioni di ordine etico.
Il problema non esiste per quanto riguarda le cellule staminali adulte,
dato che possono essere ottenute senza danneggiare il donatore, però,
le cellule staminali adulte sono molto rare e difficili da separare e,
inoltre, la capacità di dare origine a tessuti specializzati è molto più
bassa rispetto a quelle delle cellule staminali embrionali.
Anche in questo caso sono di grande importanza le biotecnologie, che
offrono nuovamente una soluzione. Infatti il ricercatore giapponese
Shinya Yamanaka, premio Nobel per la medicina nel 2012, ha ideato un
metodo per generare in laboratorio un terzo tipo di cellule staminali,
dette staminali pluripotenti indotte (iPSC, induced Pluripotent Stem
Cells).
Esse si ottengono dalla riprogrammazione di cellule adulte già
differenziate.
Questi geni codificano per fattori trascrizionali che differenziano la
cellula adulta riportandola indietro nel processo di differenziamento e
facendole riacquistare la pluripotenza. Il vantaggio di questa tecnica è
che non si basa su embrioni e può essere applicata a qualsiasi cellula
adulta.
Le iPSC sono lo strumento ideale per la terapia genica. Partendo da una
cellula qualsiasi, si potrebbe renderla pluripotente, correggerne il
difetto genetico e poi farla differenziare nel tipo cellulare desiderato
(esempio: cellula muscolare). Questa tecnica è ancora in fase di
sperimentazione e in futuro potrebbe aiutare a risolvere problemi
relativi la terapia genica di cellule difficili da isolare come le cellule
nervose.
LE APPLICAZIONI DELLE BIOTECNOLOIE IN AGRICOLTURA
Grazie alle biotecnologie possiamo modificare il patrimonio genetico di
qualsiasi organismo, piante incluse.
È possibile progettare piante per dotarle di caratteristiche vantaggiose,
come la resistenza ai parassiti. Il batterio Bacillus thuringensis, che vive
nel suolo, possiede un gene (cry) che si trova su un plasmide e che
codifica una proteina tossica per molti insetti parassiti.
La proteina si lega alle cellule dell’intestino degli insetti,
compromettendone la funzione, l’insetto non riuscirà più a cibarsi e
dunque morirà. La tossina è innocua per animali e per gli insetti benefici
come le api.
Il gene cry è stato inserito in molte specie di interesse agricolo come
mais, riso e cotone.
Le piante transgeniche che esprimono il gene cry, chiamate piante Bt
per il nome del batterio, sono naturalmente resistenti a molti parassiti.
Il vantaggio immediato è che non è più necessario utilizzare pesticidi
chimici, che sono fonte di inquinamento ambientale. Nel caso del mais,
ad esempio, per un ulteriore vantaggio: le lesione causate dagli insetti
parassiti, favorisce la crescita del fungo Fusarium, che produce una
tossina pericolosa per uomo e animali.
Il mais contaminata da questa tossina, non è utilizzabili per
l’alimentazione. Il mais Bt, al contrario, essendo resistenti ai parassiti, è
privo di questa tossina.
Oltre alla resistenza ai parassiti, si possono introdurre nei vegetali geni
che aumentano la resistenza a stress ambientali come freddo, siccità o
elevate concentrazioni saline.
Un’altra applicazione delle biotecnologie è la generazione di piante
arricchite di nutrienti come il Golden Rice, una varietà di riso arricchito
di vitamina A, presente in molti alimenti come uova, burro, carote e così
via; esso è un precursore molto importante di molte molecole essenziali
al metabolismo e alla crescita cellulare.
Tuttavia, nelle zone dell’India ed Estremo Oriente, essendo che il
principale nutriente è il riso, povero di vitamina A, fa sì che le persone
del posto abbiano una forte carenza di questa vitamina e ciò può
causare cecità infantile.
Un gruppo di ricercatori svizzeri di fatti, ha realizzato un riso transgenico
contenente due geni per la sintesi della vitamina A, derivati dal narciso
o dal mais e dal batterio Erwina uredovora. In questo riso, la vitamina si
accumula nei chicchi conferendo un colore giallo-dorato a cui si da
proprio il nome di Golden Rise. Esso è in fase di sperimentazione in Asia.
LA PRODUZIONE DI BIOCOMBUSTIBILI
Grazie alle moderne biotecnologie è possibile inserire anche più di un
gene alla volta in un organismo, dando vita a più vie metaboliche non
esistenti in natura. Un campo di applicazione di queste tecnologie, oltre
l’agricoltura, riguarda anche la produzione di biocarburante da scarti
vegetali.
Le principali fonte di energia nel modo sono i combustibili fossili come
carbonio e petrolio, ma sono comunque fonti non rinnovabili e
aumentano l’immissione di anidride carbonica nell’atmosfera,
contribuendo al riscaldamento globale.
Un’alternativa è rappresentata dai biocombustibili come il bioetanoli o
il biodiesel, sintetizzati per fermentazione a partire da masse vegetali.
Una fonte conveniente per la produzione di biocarburanti è
rappresentato dalle biomasse vegetali su scarto (rifiuto della
lavorazione del legno, sterpaglie, fusti di alberi morti ecc). Queste
biomasse sono ricche di carboidrati sotto forma di molecole complesse a
struttura tu fibrosa come la cellulosa ad esempio.
Per rendere sfruttabili gli scarti è necessario smaltire queste molecole,
liberando gli zuccheri di cui sono composte. Le vie enzimatiche per la
degradazione dei carboidrati complessi sono presenti in numerosi
microorganismi; sono stati generati microrganismi OGM contenenti
operoni di differenti specie batteriche per la degradazione della
cellulosa e quelli per la sintesi di acidi grassi, utili per la produzione di
bioDiesel. Questi ceppi sono capaci di accoppiare la degradazione della
cellulosa delle masse vegetali di scarto alla fermentazione, producendo
biocomustibile.