Quali informazioni utili forniresti per inquadrare il fenomeno del Long- COVID? 1/2
Carla riporta che: il Long-COVID è definito in base alla tempistica di
durata dei sintomi Dopo una infezione acuta, si può verificare un periodo di persistenza dei sintomi cha va dalle 4 alle 12 settimane e questa condizione viene definita “malattia COVID-19 sintomatica persistente” La persistenza dei sintomi dopo le 12 settimane viene, invece, definita “sindrome post-COVID-19” Il Long-COVID comprende entrambe le forme e, quindi, è caratterizzato da segni e sintomi causati dall’infezione da SARS-CoV-2 che continuano o si sviluppano dopo 4 settimane da una infezione acuta Quali informazioni utili forniresti per inquadrare il fenomeno del Long- COVID? 2/2
Carla prosegue che le manifestazioni cliniche del Long-COVID sono
molto variabili e ad oggi non esiste un consenso sulle loro caratteristiche Segni e sintomi possono presentarsi in vario modo sia singolarmente che in diverse combinazioni. I sintomi possono essere transitori, intermittenti, costanti o possono cambiare la loro natura nel tempo Un fattore di rischio sembra essere la gravità della malattia acuta: più grave è stata la malattia acuta, maggiore rischia di essere l’entità dei sintomi nel tempo Ma si deve sottolineare che il Long-COVID può presentarsi anche in pazienti che hanno avuto in fase acuta unicamente sintomi lievi come febbre, tosse e astenia Quali sono i segni e i sintomi generali, cardiorespiratori e neurologici da prendere in considerazione per la presa in carico di pazienti pediatrici, adulti e anziani? 1/4
Ginevra, Giuseppe e Federico riportano che il Long-COVID presenta un
quadro sintomatologico ampio che coinvolge organi e apparati diversi, con sintomatologia generale e organo-specifica: i sintomi «generali» comprendono astenia, o stanchezza eccessiva, o debolezza muscolare; dolori diffusi, muscolari e articolari; e una percezione di peggioramento dello stato di salute, riduzione dell’appetito o anoressia o anche febbre I sintomi più diffusi, sono l’astenia (o fatigue) e il dolore Si stima che: • almeno il 50% dei soggetti con una diagnosi confermata di infezione da SARS- CoV-2 riporti persistenza di astenia 4-12 settimane dopo la diagnosi di COVID-19 • il dolore, nelle sue varie manifestazioni, sia presente nei due terzi dei pazienti affetti da SARS-CoV-2 Quali sono i segni e i sintomi generali, cardiorespiratori e neurologici da prendere in considerazione per la presa in carico di pazienti pediatrici, adulti e anziani? 2/4
Ginevra, Giuseppe e Federico riportano che per gli adulti e anziani: le
manifestazioni cliniche del Long-COVID che riguardano il sistema respiratorio e cardiovascolare vengono trattate insieme in considerazione delle strette interazioni tra i due sistemi: • il polmone rappresenta l’organo bersaglio dell’infezione da SARS-CoV-2 • la maggior parte dei pazienti continua ad avere conseguenze respiratorie caratterizzate da dispnea, tosse • si evidenzia che quasi 1/3 dei pazienti ha segni di miocardite e dispnea • possono essere presenti anomalie del ritmo cardiaco quali palpitazioni e tachicardia nonché aritmie Tra i sintomi neuropsichiatrici sono descritti disautonomie, cefalea, brain fog, ansia e depressione, disturbi del sonno Quali sono i segni e i sintomi generali, cardiorespiratori e neurologici da prendere in considerazione per la presa in carico di pazienti pediatrici, adulti e anziani? 3/4
A seguire i colleghi riportano alcuni sintomi neuropsichiatrici per gli adulti e
anziani, quali: • le disautonomie, si ritiene che fino a oltre due terzi dei pazienti possano essere interessati. L’esordio è variabile durante la fase acuta dell’infezione, mantenendosi poi nella fase a lungo termine • la cefalea è uno dei disturbi più frequente e rappresenta anche uno dei sintomi più comuni delle infezioni da COVID-19, sia nella fase acuta, che in quelle successive di malattia • il brain fog (nebbia cerebrale), riferito come «difficoltà a pensare e concentrarsi», che si accentua in caso di affaticamento • l’ansia e la depressione, isolate o associate, rappresentano i disturbi psichiatrici di più frequente riscontro • i disturbi del sonno di vario genere quali insonnia, ipersonnia e sonno di cattiva qualità presenti in oltre il 25% dei casi Quali sono i segni e i sintomi generali, cardiorespiratori e neurologici da prendere in considerazione per la presa in carico di pazienti pediatrici, adulti e anziani? 4/4
Federico aggiunge che le linee guida e le raccomandazioni esistenti, per i pazienti
pediatrici, suggeriscono di fare particolare attenzione alla comparsa di: • cefalea e affaticamento persistenti, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione, disturbi del tono dell’umore, dolore addominale o dolore toracico persistente, mialgie o artralgie, alvo diarroico, palpitazioni cardiache, o lesioni cutanee • Multisystem Inflammatory Syndrome in Children (MIS-C), la più temibile tra le complicanze, una rara sindrome iper-infiammatoria multisistemica, tale da richiedere l’immediato ricovero Nella maggior parte dei casi, l’infezione nei bambini decorre asintomatica o con quadri clinici lievi da non richiedere l’ospedalizzazione Con il procedere della pandemia, si sono iniziati ad osservare a distanza di qualche settimana dall’infezione, quadri clinici più complessi La classificazione della gravità delle manifestazioni cliniche presentate in fase acuta di malattia permette di riconoscere i sintomi d’allarme e di pianificare le cure con il migliore timing terapeutico Quali sono le buone pratiche organizzativo-assistenziali per percorsi di presa in carico dei pazienti e qual è la normativa di riferimento? 1/2
Giuseppe evidenzia che dal momento che il Long-COVID è stato riconosciuto
come una specifica condizione clinica è sorta la necessità di definire buone pratiche L’Istituto Superiore di Sanità ha definito, con un gruppo interdisciplinare di esperti, buone pratiche sia cliniche che assistenziali, che hanno lo scopo di uniformare i comportamenti organizzativi e diagnostici dei diversi centri di assistenza al Long-COVID sul territorio nazionale I punti chiave: • da un punto di vista clinico sono rappresentati dal realizzare e applicare pratiche cliniche uniformi sul Long-COVID • dal punto di vista organizzativo, per fornire una adeguata assistenza ai pazienti con Long-COVID, è importante sostenere il ruolo della medicina delle cure primarie, sviluppare un approccio multidisciplinare individualizzato sul singolo paziente e integrare le connessioni fra servizi ospedalieri e territoriali Quali sono le buone pratiche organizzativo-assistenziali per percorsi di presa in carico dei pazienti e qual è la normativa di riferimento? 2/2
Carla ricorda che il Long-COVID, ha avuto un riconoscimento normativo e regolatorio,
con il Decreto Sostegni bis del maggio 2021, rimasto in vigore fino al maggio 2023 Il decreto prevedeva un protocollo di monitoraggio senza oneri a carico dell’assistito per chi aveva presentato un quadro di COVID-19 tale da richiedere l’ospedalizzazione Dopo maggio del 2023, non sono più specificamente previsti codici di esenzione per sequele o complicanze di COVID-19 I sanitari possono comunque applicare, qualora il COVID-19 abbia determinato l'insorgenza di un'altra patologia, le procedure per fornire ai pazienti l’esenzione della patologia che si è determinata In ambito di specialistica ambulatoriale, percorsi regionali specifici possono prevedere l’utilizzo del codice P01, in accordo al Decreto Legislativo del 29 aprile 1998, n. 124, che prevede esenzione per “le prestazioni di diagnostica strumentale e di laboratorio e le altre prestazioni di assistenza specialistica finalizzate alla tutela della salute collettiva obbligatorie per legge o disposte a livello locale in caso di situazioni epidemiche”