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TESI DI LAUREA
Relatore Laureando
Sommari
2
o
INTRODUZIONE:.......................................................................................................................4
CAPITOLO I: IL NEMICO INVISIBILE: COVID-19................................................................5
1.1 SINTOMI.....................................................................................................................7
1.2 EPIDEMIOLOGIA.......................................................................................................9
1.3 MODALITÁ DI TRASMISSIONE E PREVENZIONE..................................................13
1.4 DPI...................................................................................................................................15
CAPITOLO II: FISIOLOGIA DELLA RESPIRAZIONE.........................................................18
2.1 VENTILATORE:.............................................................................................................20
2.1.2 OSSERVAZIONE CLINICA E MONITORAGGIO.................................................26
2.2 VENTILAZIONE NON INVASIVA: INTERFACCE.....................................................29
2.2.1 MONITORAGGIO IN CORSO DI VENTILAZIONE MECCANICA NON
INVASIVA........................................................................................................................34
2.3 VENTILAZIONE INVASIVA: INDICAZIONE ALL'INTUBAZIONE.........................36
2.3.1 MONITORAGGIO E PROCEDURE IN CORSO DI VENTILAZIONE
MECCANICA INVASIVA................................................................................................40
2.3.2 COMPLICAZIONI ALL'INTUBAZIONE................................................................42
2.4 OSSIGENOTERAPIA AD ALTO FLUSSO....................................................................44
2.5 ARDS E ECMO...............................................................................................................46
CAPITOLO III: ASSISTENZA AL PAZIENTE COVID-19 IN TERAPIA INTENSIVA........50
3.1 POSIZIONAMENTO SUPINOPRONO IN ERA COVID-19..............................................52
CAPITOLO IV: INDAGINE CONOSCITIVA..........................................................................55
4.1 MATERIALI E METODI................................................................................................55
4.2 RISULTATI DELL'INDAGINE......................................................................................57
4.3 ANALISI DEI RISULTATI.............................................................................................62
4.4 CONCLUSIONI...............................................................................................................66
Bibliografia.................................................................................................................................68
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INTRODUZIONE:
Ormai è da quasi due anni che se ne sente parlare, il Covid-19 rientra tra uno degli
eventi drammatici più rilevanti nella storia degli ultimi decenni, ricoprendo un ruolo
fondamentale come oggetto di studio.
In prima linea si sono visti medici e infermieri combattere ogni giorno con un nemico
invisibile, cercando di integrare conoscenze e pratiche note, con delle nuove.
Il nostro studio nasce da questo quesito che ci siamo posti dall’inizio dell’emergenza
sanitaria COVID-19 di fronte al decesso di tantissime persone nell’arco di poco tempo.
In particolare, abbiamo preso come oggetto di studio il Sofa Score, poichè è un indice di
valutazione utilizzato quotidianamente nelle terapie intensive grazie alla collaborazione
dell’infermiere che monitora alcuni degli items fondamentali per determinare tale
indice.
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CAPITOLO I: IL NEMICO INVISIBILE: COVID-19
I coronavirus sono un’ampia famiglia di virus respiratori che possono causare malattie
da lievi a moderate, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie come la MERS,
anche definita come sindrome respiratoria mediorientale e la SARS.
Sono virus RNA a filamento positivo, con aspetto simile a una corona al microscopio
elettronico, da qui il loro nome.
I coronavirus sono stati identificati a metà degli anni '60 e sono noti per infettare l'uomo
e alcuni animali inclusi uccelli e mammiferi.
Quattro dei 7 coronavirus, quali 229E, OC43, NL63 e HKU1, negli esseri umani in
genere si manifestano con i sintomi del raffreddore comune e raramente, possono
verificarsi gravi infezioni delle basse vie respiratorie, bronchiolite e polmonite
soprattutto nei lattanti, negli anziani e nelle persone immunocompromesse.
Tre dei 7 coronavirus causano infezioni respiratorie molto più gravi e talvolta fatali
nell'uomo rispetto ad altri coronavirus e hanno causato gravi focolai di polmonite
mortale nel XXI secolo. Questi sono:
Questi coronavirus, che causano gravi infezioni respiratorie, sono patogeni zoonotici
che usano animali infetti come serbatoio e vengono poi trasmessi alle persone.
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Tra questi, Il SARS-CoV-2 ha una capacità di trasmissione significativa da persona a
persona.
La comparsa di nuovi virus patogeni per l’uomo, precedentemente circolanti solo nel
mondo animale, è un fenomeno ampiamente conosciuto, anche chiamato spill over o
salto di specie, e si pensa che possa essere alla base anche dell’origine del nuovo
coronavirus.
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1.1 SINTOMI
I sintomi di COVID-19 variano sulla base della gravità della malattia, dall'assenza di
sintomi al presentarsi di febbre, tosse, mal di gola, debolezza, affaticamento e dolore
muscolare.
I casi più gravi possono presentare polmonite, sindrome da distress respiratorio acuto e
altre complicazioni, tutte potenzialmente mortali.
Altri sintomi meno specifici possono includere cefalea, brividi, mialgia, astenia, vomito
e/o diarrea, irritabilità, confusione, coscienza ridotta a volte associata a convulsioni,
ansia, depressione, disturbi del sonno, complicazioni neurologiche più gravi e rare come
ictus, infiammazione cerebrale, delirio e danni ai nervi. (fig1)
Le persone anziane di età superiore ai 60 anni e quelle con patologie preesistenti, come
ipertensione arteriosa, problemi cardiaci, diabete, malattie respiratorie croniche, cancro
e i pazienti immunodepressi per patologia congenita o acquisita, trapiantati o in
trattamento con farmaci immunosoppressori hanno maggiori probabilità di sviluppare
forme gravi di malattia.
Fonte:
https://www.ambimed-group.com/it/covid-
19-raffreddore-e-influenza-scopriamo-le-
differenze
7
Per quanto riguarda le complicanze che possono insorgere in un paziente affetto da
COVID-19 abbiamo malattie respiratorie che progrediscono in ARDS e morte.
L'ARDS insorge nel 15-30% dei casi e si manifesta generalmente dopo 9 giorni dalla
presenza della malattia, seguita dall’immediato ricovero in terapia intensiva per il
supporto ventilatorio; essa si verifica in caso di comorbilità come ipertensione arteriosa
e diabete mellito.
I bambini invece sembrano reagire alla malattia meglio degli adulti poiché i sintomi
sono generalmente più lievi, ma mancano ancora prove sufficienti per poterlo affermare
con certezza.
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1.2 EPIDEMIOLOGIA
Il 31 dicembre 2019 le autorità sanitarie cinesi hanno riferito che nella città di Wuhan in
provincia di Hubei, Cina centro-orientale, si era sviluppato un focolaio epidemico di
casi di polmonite atipica a eziologia non nota.
Molti dei casi iniziali riferivano la frequentazione del mercato all’ingrosso del pesce di
Wuhan, dove sono in vendita anche animali selvatici di specie disparate, utilizzati a
scopo alimentare. (Qun Li, 2020)
Ad oggi, a livello globale, ci sono stati circa 137.541.598 casi confermati di COVID-19,
inclusi 2.960.777 decessi, segnalati all'OMS.
Di questi, 103.185 casi confermati di COVID-19 In Cina con 4.856 decessi, segnalati
all'OMS.
I continenti con il più alto numero di casi, a parte la Cina, sono l'Europa con 48.148.670
e le Americhe con 58.816.275 (Organization, 2021)
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I primi due casi di coronavirus in Italia sono stati una coppia di turisti cinesi partiti da
Wuhan prima del blocco dei voli.
Il terzo caso di coronavirus riguardava uno dei 56 italiani rientrati da Wuhan che ha
manifestato sintomi durante la quarantena nella Città militare della Cecchignola.
(Severgnini, 2020)
Venerdì 21 febbraio 2020 è una data centrale per la vicenda italiana legata al nuovo
coronavirus.
In questa data sono emersi diversi casi di coronavirus nel lodigiano, in Lombardia: si
tratta di persone non provenienti dalla Cina e alcuni dei paesi più colpiti come Codogno,
Castiglione d’Adda e Casalpusterlengo sono stati di fatto chiusi.
Fuori dalla Cina, il numero di contagiati è rimasto alto per molto tempo in Italia, Iran e
Corea del Sud, anche se per l’OMS quella del Covid-19 è stata definita dopo mesi una
vera e propria pandemia.
Tuttavia, fra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo 2020, dopo l’Italia, anche in
altri stati europei e non solo sono stati rilevati un numero crescente di casi e considerata
un’epidemia. (Rita, 2020)
La percentuale di casi con conferma di laboratorio classificata come gravi è del 17% e
la letalità, ovvero il rapporto tra numero di decessi causati dalla condizione e numero di
casi accertati, varia dal 4% al 14%. (Civetta, 2020).
A fine dell’anno 2020 non è stato possibile definire se ci fossero gruppi di popolazione
particolarmente a rischio, anche se la probabilità di sviluppare un quadro più grave si è
notata di come fosse maggiore negli anziani e in soggetti con patologie preesistenti,
respiratorie, cardiache o metaboliche. (Andrioli, 2020)
Sembra esserci una leggera prevalenza di casi e mortalità negli uomini, ma ciò potrebbe
essere dovuto a una maggiore mobilità e probabilità di contatti con la fonte animale
primaria, anche se alcuni ricercatori hanno ipotizzato che, sempre analogamente ad altre
infezioni virali, possano esserci differenze di genere dovute fra l’altro ai diversi assetti
ormonali e immunologici, per favorire in termini evoluzionistici la sopravvivenza
femminile. (Monaghan, 2021)
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In analogia con l’epidemia SARS, causata da un altro coronavirus, è probabile che il
decorso nei giovani sia più favorevole: la SARS aveva infatti una letalità che aumentava
all’aumentare dell’età, con meno dell’1% nelle persone sotto i 24 anni, il 6% nella
fascia 25-44 anni, il 15% dai 45-64 anni e più del 55% negli ultrasessantacinquenni.
(Nicoletta Scarpa, Scribd, 2020)
Dall’analisi dell’ISS sugli 8.342 casi risultati positivi in Italia al 9 marzo 2020 emerge
che l’1,4% ha meno di 19 anni, il 22% è nella fascia di età tra i 19 e i 50 anni, il 37,4%
tra i 51 e i 70 anni, e il 39,2% ha più di 70 anni, per un’età mediana di 65 anni. Il 62,1%
sono maschi.
Dall’analisi dell’ISS sugli 8.342 casi risultati positivi in Italia al 9 marzo 2020 emerge
che l’1,4% ha meno di 19 anni, il 22% è nella fascia di età tra i 19 e i 50 anni, il 37,4%
tra i 51 e i 70 anni, e il 39,2% ha più di 70 anni, per un’età mediana di 65 anni. Il 62,1%
sono maschi.
Il tempo mediano trascorso tra la data di insorgenza dei sintomi e la diagnosi è di 3-4
giorni.
Il 10% dei casi è asintomatico, il 5% con pochi sintomi, il 30% con sintomi lievi, il 31%
è sintomatico, il 6% ha sintomi gravi e il 19% critici.
L’analisi conferma che il 56,6% delle persone decedute ha più di 80 anni, e due terzi di
queste ha tre o più patologie croniche preesistenti. (Nicoletta Scarpa, Scribd, 2020)
Circa la mortalità, gli ultimi dati pubblicati dall’ISS sul focolaio italiano di 155 casi
mostrano che in tutte le fasce di età la letalità nella popolazione italiana è più bassa
rispetto a quella osservata in Cina.
La letalità complessiva in Italia risulta invece del 2,9% contro il 2,3% della Cina. Il
dato generale è più alto nella popolazione italiana perché l’età media della popolazione
italiana è maggiore rispetto a quella cinese e in Italia c’è un maggior numero di malati
con età superiore agli 80 anni.
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parametro importante in un’epidemia che rappresenta il numero medio di infezioni
secondarie determinate da ciascun individuo infetto in una popolazione completamente
suscettibile a un nuovo patogeno e misura la trasmissibilità potenziale di una malattia
infettiva.
Delle tre variabili su cui si può agire per ridurre R0, la probabilità di trasmissione e la
durata dell’infettività non sono modificabili senza un vaccino o una terapia, mentre la
diagnosi tempestiva del caso può contenere il numero di contatti.
L’OMS e numerosi enti di ricerca di tutto il mondo hanno diffuso stime di R0 per
l’infezione da SARS-CoV-2 comprese tra 1,4 e 3,8. (Nicoletta Scarpa, RadioVostok,
2020)
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1.3 MODALITÁ DI TRASMISSIONE E PREVENZIONE
Il periodo infettivo può iniziare uno o due giorni prima della comparsa dei sintomi, ma è
probabile che le persone siano più contagiose durante il periodo sintomatico, anche se i
sintomi sono lievi e molto aspecifici. Si stima che il periodo infettivo duri da 8 a 10
giorni nei casi moderati e in media fino a due settimane nei casi gravi.
Visto che le persone infette possono trasmettere il virus sia quando presentano sintomi
che quando sono asintomatiche, è importante che tutte le persone positive siano
identificate mediante test, isolate e, a seconda della gravità della loro malattia, ricevano
cure mediche. Anche le persone confermate ma asintomatiche devono essere isolate per
limitare contatti con gli altri.
Il virus è stato anche isolato dalle feci di casi infetti, indicando che anche la
trasmissione fecale-orale potrebbe essere una via di infezione.
La via primaria di trasmissione sono i droplets delle persone infette che si diffondono ad
esempio tramite saliva, tossendo e starnutendo o anche attraverso le mani, ad esempio
toccando con le mani contaminate bocca, naso o occhi. (Meoni, 2021)
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Le goccioline possono essere inalate o possono poggiarsi su superfici, con cui altri
vengono a contatto e vengono, quindi, infettate toccandosi il naso, la bocca o gli occhi.
Il virus può sopravvivere su superfici per poche ore fino a un certo numero di giorni a
seconda del materiale in cui si trova.
Tuttavia, la quantità di virus vitale diminuisce nel tempo e potrebbe non essere sempre
presente in quantità sufficiente da causare l'infezione. (MINISTERO DELLA SALUTE,
2021)
Per evitare il contatto con queste goccioline, è importante stare ad almeno 1 metro di
distanza dagli altri, lavare frequentemente le mani e coprire la bocca e naso con un
fazzoletto o con un gomito piegato, quando si starnutisce o si tossisce.
Quando il distanziamento fisico non è possibile, una misura importante per proteggere
gli altri è quella di indossare una mascherina ed è fondamentale lavarsi frequentemente
le mani in maniera corretta.
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1.4 DPI
Deve essere eseguita rispettando i tempi e assicurandosi che tutte le zone della mano
siano igienizzate, compresi gli spazi interdigitali, l’incavo del pollice e il palmo delle
mani.
È importante ricordare che prima dell’igiene delle mani devono essere rimossi tutti i
monili e l’orologio, altrimenti i prodotti utilizzati non potranno venire a contatto con
l’intera superficie corporea da igienizzare.
Infine l’igiene delle mani deve essere eseguita: prima del contatto con il paziente, prima
di una manovra asettica, dopo un'esposizione a rischio ad un liquido corporeo e dopo il
contatto con il contatto con il paziente, dopo il contatto con ció che sta attorno al
paziente.
Fonte:
https://www.dimensioneinfermiere.it/lav
aggio-delle-mani/
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Inoltre un importante procedura da eseguire é quella della vestizione. Prima che
l’operatore effettui la vestizione, deve verificare che siano disponibili tutti gli accessori
necessari alla procedura e che siano idonei all’utilizzo controllandone la taglia, data di
scadenza, integrità della busta che li contiene.
Occorre quindi prima di tutto lavarsi attentamente le mani con acqua e sapone o
soluzione idroalcolica avendo cura di igienizzarle seguendo la corretta sequenza, si
indossa quindi il primo paio di guanti monouso e si può procedere a indossare la tuta o
il camice e i calzari se richiesto.
È importante che ci sia una perfetta sovrapposizione delle parti e che la cerniera sia
completamente chiusa.
Viene indossato il facciale filtrante nel rispetto delle indicazioni del produttore, avendo
cura di posizionarlo con lo stringinaso rivolto verso l’alto e sagomato sulla propria
persona e di fissare la maschera con gli elastici in modo che risulti ben ferma. (DPI
antinfortunistica, 2020)
Per quanto riguarda la svestizione, diversi studi hanno mostrato che nella rimozione di
indumenti per la protezione del corpo o di guanti può essere alto il rischio di
contaminazione della persona e maggiori rispetto alla fase di vestizione, se esse
vengono eseguite in condizioni di stress (Seong Mi Lim, 2015)
Le regole generali indicano di rimuovere prima i DPI più contaminati, di avere cura di
non toccare mai il volto e maneggiare gli indumenti toccandoli preferibilmente nella
parte posteriore o interna. (Tomas, 2015)
La svestizione deve essere eseguita subito all’uscita dal locale occupato dal paziente.
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In questa situazione emergenziale non sono solo i professionisti sanitari ad indossare i
DPI, ma chiunque si trovi ad affrontare una situazione ritenuta potenzialmente a rischio
sia per se stesso che per gli altri.
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CAPITOLO II: FISIOLOGIA DELLA RESPIRAZIONE
Le funzioni respiratorie sono strettamente legate alla motilità del polmone e ogni sua
limitazione, intrinseca o estrinseca, ne compromette la piena realizzazione.
Nel momento in cui avviene un’alterazioni di uno o più di queste componenti si ha una
perdita o un’alterata funzionalità polmonare.
La perdita di resilienza del parenchima, con espansione enfisematosa degli alveoli, può
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essere provocata da perdita di elastina per degradazione o per difetti di omeostasi per
senescenza dei precursori mesenchimali o difetti metabolici.
Le vie aeree non partecipano allo scambio dei gas ma rappresentano la parte resistiva
attraverso la quale il ventilatore spinge un sistema di conduzione aereo per arrivare agli
alveoli.
La circolazione polmonare è la più estesa e si distribuisce per circa 80% degli alveoli,
dove ogni sacco alveolare riceve un singolo ramo capillare, gli scambi gassosi
avvengono per diffusione attraverso la membrana respiratoria alveolo- capillare il cui
spessore ridotto, 0.15 – 5 μm, facilita gli scambi e il ricambio di aria alveolare è un
processo intermittente legato al ciclo respiratorio con una frequenza di 12/min.
Nelle vie aeree di conduzione, l’aria viene preriscaldata, umidificata per contatto con il
secreto che bagna la mucosa e depurata attraverso il meccanismo di scala mobile muco-
ciliare. (Pettorossi)
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2.1 VENTILATORE:
La ventilazione inizia quando il paziente si trova in una fase critica e una volta
superata questa fase, l'obiettivo è quello dello svezzamento o anche definito weaning del
paziente dalla ventilazione meccanica, ovvero il passaggio dallo stadio in cui il
ventilatore sostituisce completamente il paziente allo stadio in cui il paziente riacquista
gradualmente l'autonomia.
Perchè si possa avere un flusso di gas è necessario che tra la bocca e i polmoni esista un
gradiente pressorio.
Il gradiente può essere prodotto da una pressione positiva a livello della bocca o
realizzando una pressione negativa a livello pleurico. (Giacomo Grasselli, 2020 )
Nel primo caso, viene generata all’interno delle vie aeree una pressione positiva che
aiuta l’espansione del torace e riduce il lavoro meccanico respiratorio.
Nel secondo caso, viene utilizzato un macchinario definito polmone d'acciaio che
presenta una cisterna che blocca il paziente fino al collo, dove una guaina di gomma
lascia fuoriuscire la testa che si estende, così ponendo le vie aeree a diretto contatto con
l'aria dell’ambiente.
espande e si verifica una depressione nelle vie aeree del paziente e successivamente, a
causa della differenza di pressione, l'aria circostante entra attraverso le vie aeree nei
polmoni.
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determinate patologie respiratorie. (Gussoni, 2019)
Nel primo caso vengono coinvolte vari tipi di presidi non invasivi, nel secondo caso é
prevista l'intubazione endotracheale. (Pate, 2020)
Si tratta di una pressione alveolare positiva alla fine della espirazione, situazione che si
verifica in tutti i casi in cui il tempo espiratorio non è sufficiente a consentire il ritorno
elastico del polmone. (Giacomo Grasselli, 2020 )
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Un atto ventilatorio meccanico di base comprende una fase ispiratoria, il passaggio dalla
fase inspiratoria a quella espiratoria e la fase espiratoria. (Natalini, 2011)
Sulla ventilazione meccanica é chiaro che si applicano delle pressioni o dei volumi che
il paziente non riesce ad effettuare autonomamente e puó essere erogata tramite tubo
naso/orotracheale, cannula tracheostomica, maschera nasale/oronasale/facciale o
scafandro.
I trigger sono stimoli che il ventilatore riconosce dal paziente, per i quali innesca
pressioni o volumi in modo tale che il paziente si puó inserire nella ventilazione
meccanica controllata con i suoi atti respiratori.
In questo caso, si imposta la pressione delle vie aeree, che rappresenta la variabile
indipendente e si leggono i volumi correnti, rappresentata dalla variabile indipendente.
(Roberto Cosentini, 2010)
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spontanea se il paziente ha recuperato la funzionalità del proprio sistema
respiratorio, oppure in un periodo di ventilazione assistita in caso di persistente
difficoltà.
Inoltre, sulla base della successiva analisi dei suddetti parametri, con l’intervento
medico, si possono apportare modifiche dei valori ma anche delle modalità inizialmente
registrate, avendo come obiettivo il ritorno graduale del paziente alla ventilazione
autonoma.
I parametri respiratori di rilievo da esaminare e gestire nel ventilatore meccanico sono:
Volume corrente, ovvero il volume inspirato ed espirato in condizioni
normali
Volume corrente espirato, ovvero il volume corrente misurato al collegamento
con il paziente, è aggiornato alla fine di ogni espirazione.
Volume di riserva inspiratoria, volume massimo che può essere inspirato
oltre un’inspirazione normale.
Volume di riserva espiratoria, volume massimo che può essere espirato
oltre un’espirazione normale.
Volume residuo, volume che rimane nel polmone alla fine di
un’espirazione massima.
Capacità funzionale residua, volume presente nei polmoni alla fine di
un’espirazione normale.
Capacità inspiratoria, volume massimo che può essere inspirato a partire dalla
fine di un’espirazione normale.
Capacità polmonare totale, volume presente nei polmoni alla fine di
un’inspirazione massima.
Capacità vitale, volume massimo che può essere inspirato ed espiratoo.
Pressione picco inspiratoria, rispecchia la pressione più alta misurata durante la
fase di inspirazione.
Pressione espiratoria positiva fine espirazione, pressione nel circuito delle vie
aeree alla fine dell’espirazione, è aggiornata alla fine di ogni espirazione.
Volume ventilatorio al minuto, volume corrente espirato negli ultimi 60 secondi,
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calcolato in base agli ultimi 8 respiri.
É fondamentale anche fornire una PEEP, dove l'obiettivo é quello di reclutare il numero
maggiore di alveoli che siano parzialmente imbibiti o atelettasici per compressione.
Si parla di CPAP quando la pressione positiva applicata rimane costante durante tutto il
ciclo respiratorio.
L’applicazione di una PEEP prevede una maggiore capacitá funzionale residua, una
maggior compliance polmonare e una minor quota di shunt.
Alla fine di una espirazione passiva la pressione all’interno delle vie aeree del paziente
viene mantenuta al di sopra della pressione atmosferica grazie a una resistenza esterna
che si oppone al completo svuotamento passivo del polmone.
La pressione all’interno delle vie aeree, quindi, non è zero come nell’aria ambiente ma
risulta essere costantemente positiva.
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2.1.2 OSSERVAZIONE CLINICA E MONITORAGGIO
Un altro strumento utilizzabile è il q-SOFA, una versione rivista del SOFA score e che
va a indagare tre semplici parametri vitali, ovvero pressione arteriosa, frequenza
respiratoria e stato mentale.
In caso di almeno due riscontri patologici come una tachipnea, ipotensione o GCS < 15
il paziente ha un alta probabilità di sepsi e va ricoverato in ambiente idoneo.
Il Sofa Score va da 0 a 24 punti e punteggi più alti indicano una disfunzione d'organo.
Viene calcolato utilizzando i valori osservati entro 48 ore prima dell'intubazione.
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cuffiaggio e la valutazione della distanza del tubo a livello della rima dentaria.
Dopo il corretto posizionamento, è importante il mantenimento e la funzione
respiratoria.
Per quanto riguarda la valutazione e la gestione del respiro del paziente, l’infermiere
interviene prima di tutto posizionando il soggetto con la testa sollevata più di 30° e poi
procede alla valutazione della funzione respiratoria tramite esame obiettivo, avvalendosi
dell’acronimo OPACS.
Osserva:
Si osserva il carattere del respiro che può essere normale, dispnoico o agonico.
Queste considerazioni si fanno osservando l’uso dei muscoli accessori della
respirazione. Si osservano eventuali segni di cianosi e se l’espansione del torace è
simmetrica.
Palpa:
Si palpa il torace per confermare la simmetria o asimmetria espansiva dei due
emitoraci ricercando possibili lesioni evidenti e crepitii sottocutanei.
Conta.
Si conta la frequenza respiratoria al minuto ponendo una mano a palmo aperto sul
torace, rilevando quante volte la vittima respira in 15 secondi e poi moltiplicando
per 4 questo valore, ottenendo così gli atti al minuto.
Il paziente non si definirà ancora critico se la frequenza è tra 10 e 29 atti/minuto.
Saturimetria:
Con l’ausilio di un pulsossimetro si misura la percentuale di ossigenazione del
sangue.
Essendo il saturimetro uno strumento è soggetto a degli errori di misura che possono
essere amplificati da ulteriori fattori, quali: sangue sulle dita, smalto, shock emorragico,
deficit di perfusione periferica ecc.
Per queste problematiche citate, il pulsossimetro potrebbe anche non dare lettura.
I trattamenti che possono essere eseguiti, per le condizioni di anormalità rilevate in
questa fase, sono una corretta somministrazione di ossigeno, una respirazione assistita
se ritenuta necessaria e una corretta interpretazione del risultato. (Conti, 2019)
Di fondamentale importanza é l'esecuzione e valutazione dell’emogasanalisi, che
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consiste nel prelievo di sangue arterioso tramite il quale si ha la possibilità di
esaminare la ventilazione, il metabolismo ed altri parametri quali Hb, glicemia,
concentrazione di elettroliti.
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2.2 VENTILAZIONE NON INVASIVA: INTERFACCE
La scelta dell’interfaccia più appropriata è senza dubbio uno dei cardini del successo
della NIV, non solo nel paziente in fase di insufficienza respiratoria acuta, ma anche nel
paziente ventilato a lungo termine, dove il comfort del presidio assume maggiore
importanza.
Le maschere industriali pronte all’uso sono in genere modulari e composte di due o più
parti: un cuscinetto a diretto contatto con la cute in materiale morbido come PVC,
polipropilene, silicone o idro-gel e un guscio in materiale rigido in genere trasparente.
Queste parti possono essere staccate e vengono montate con meccanismo a incastro
oppure possono essere saldate tra loro, offrendo il vantaggio di poter sostituire solo il
cuscinetto quando usurato con riduzione dei costi di manutenzione.
Sulla maschera vi è un certo numero di punti di ancoraggio variabile da due a otto dove
viene agganciato il sistema di fissaggio della maschera stessa che utilizza ganci o strisce
di velcro.
Quanto più numerosi sono i punti di ancoraggio, tanto maggiore sarà la possibilità di
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ottenere un fissaggio ottimale e di poter variare i punti di massima pressione.
Le maschere possono essere dotate di fori che fungono da sistemi anti-rebreathing; nel
caso si adoperino queste maschere non bisogna utilizzare un circuito del respiratore a
doppia via o inserire sul circuito monovia un altro dispositivo per l’eliminazione
dell’anidride carbonica.
La sella nasale è in genere il punto più delicato e più a rischio di arrossamenti o lesioni
da pressione, anche in virtù di una possibile individuale intolleranza cutanea al
materiale della maschera o alla eccessiva sudorazione.
Comunque il fissaggio non troppo stretto della maschera rimane il punto fondamentale
per la prevenzione delle lesioni da decubito: in genere si consiglia di fissare la cuffia in
modo che tra questa e il capo possano passare due dita, in questo modo tollerando un
minimo grado di fughe aeree, se queste non interferiscono con l’interazione tra paziente
e ventilatore.
Una strategia aggiuntiva per la prevenzione dei decubiti è quella di utilizzare differenti
tipi di maschere, nel caso in cui il paziente debba mantenere la NIV per molte ore
consecutive, in modo da alternare la distribuzione della pressione sulla cute variando i
punti di attrito massimo, specialmente sul dorso nasale. (Nava Stefano, 2010)
Tutti questi sistemi di ventilazione non invasiva, esclusa la ventilazione con sistema
Boussignac, hanno bisogno di un generatore di flusso.
É la piú utilizzata in quanto ha una miglior tollerabilità, presenta ridotti rischi di vomito
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ed é utilizzata nei casi di pazienti che soffrono di claustofobia.
Presenta peró dei svantaggi, come lesioni da pressione, lesioni congiuntivali e corneali.
pazienti che respirano attraverso la bocca, in quanto si hanno minor perdite aeree
durante il sonno.
La maschera total face viene utilizzata nei pazienti che respirano attraverso la bocca e
ha minor necessità di collaborazione e minor perdite durante il sonno.
Vi sono due ingressi che fungono da vie inspiratoria ed espiratoria, una valvola anti-
soffocamento e dei perni in metallo, sulle superfici anteriore e posteriore dell’anello che
consentono l’ancoraggio alle ascelle del paziente per mezzo di due cinghie imbottite.
Quando l’aria o l'ossigeno immessi passano attraverso i piccoli canali del dispositivo
per CPAP, creano una turbolenza.
Tra gli svantaggi ricordiamo la difficoltà a raggiungere PEEP elevate e precise, elevato
consumo di ossigeno, da 15 a 25 litri/minuto per raggiungere PEEP di 5/10 cmH2O e
necessità di elevate scorte di ossigeno. (La ventilazione non invasiva NIV
nell'emergenza sanitaria, 2016)
L’ossigeno e/o l’aria sono forzati a passare in una serie di microcanali che ne accelerano
la velocità molecolare.
Questo flusso accelerato incontra un deflettore che indirizza le molecole di gas verso la
parte centrale del dispositivo.
Il valore della PEEP possiamo monitorarlo grazie all’uso del manometro, strumento
facile da utilizzare, ha minor consumo di ossigeno, minor rebreathing di CO2 e presenta
pochi svantaggi. (Marotta, 2020)
A causa del tipo di interfaccia utilizzata, le perdite d'aria sono quasi una caratteristica
costante della NPPV e possono interferire con il comfort del paziente, la sincronia
paziente-ventilatore ed eventualmente ridurre la probabilità di successo ventilatorio sia
nei pazienti acuti che nei pazienti cronici.
Dall'altro lato, il tentativo di stringere con cautela sulle cinghie del copricapo per ridurre
32
le perdite d'aria dovrebbe essere evitato, in quanto ciò può ridurre la tolleranza del
paziente e predisporre i danni alla cute facciale. (Ceruti, 2017)
Nei pazienti con BPCO elevati valori di pCO2 con pH normale > 7,35 non
rappresentano mai di per sé indicazione alla NIV in acuto, essendo di solito espressione
di una condizione cronica compensata.
Nei giorni successivi è buona norma prevedere cicli di diverse ore di ventilazione al
mattino, al pomeriggio e la notte, intervallati da opportuni periodi di sospensione,
durante i quali si assicura comunque al paziente l’ossigenoterapia controllata con
maschera di Venturi.
I criteri per la sospensione del trattamento vanno adattati al singolo caso, ma in generale
si può ritenere raggiunta la stabilizzazione clinica delle condizioni respiratorie quando si
ottengono una frequenza respiratoria < 24/min, una frequenza cardiaca < 110/min, un
valore del pH > 7.35 e una SpO2 > 90%.
A questo punto si può iniziare a ridurre il supporto pressorio a steps di 2-4 cmH2O per
volta e a prolungare ulteriormente gli intervalli di sospensione.
Non esiste un tempo prestabilito di giorni di durata della NIV in quanto il quadro clinico
e l’EGA del singolo paziente sono gli unici indicatori per sospendere in sicurezza il
trattamento ventilatorio. (Grandi, 2018)
33
2.2.1 MONITORAGGIO IN CORSO DI VENTILAZIONE MECCANICA NON
INVASIVA
La gestione infermieristica della NIV in taluni casi risulta molto complessa in quanto si
assiste frequentemente ad una marcata riduzione del grado di collaborazione del
paziente conseguente proprio allo squilibrio dei gas nel sangue.
Al fine di garantire l'efficacia del trattamento è importante che l'infermiere deve stare a
stretto contatto con il paziente.
L'infermiere dedicato alla gestione della NIV deve controllare lo stato di coscienza e di
agitazione del paziente avvalendosi anche di scale di valutazione, deve informare il
paziente spiegando la procedura, assicurarsi la collaborazione del paziente contribuendo
a far accettare al meglio il presidio con la spiegazione dei vantaggi e sulle alternative
più invasive e valutare la necessità di inserire un SNG per evitare la distensione gastrica
ed eventuali episodi di vomito.
Per fare questo, l’infermiere fissa la maschera con apposite cinghie adattando il tutto
alla morfologia del viso di ogni singolo assistito, con l'aiuto di spessori morbidi nei
34
punti di maggior attrito.
A differenza di quanto avviene nella ventilazione invasiva, dove le vie aeree superiori
sono escluse dalla presenza del tubo naso/oro tracheale o della cannula tracheostomica,
nella ventilazione non invasiva la capacità di umificazione naturale del gas ispirato è
conservata.
I gas medicali, hanno una temperatura tendenzialmente compresa tra i 10° C e i 20° C
ma soprattutto vengono veicolati negli impianti ospedalieri o nelle bombole di ossigeno
con una umidità relativa inferiore al 3%.
35
I pazienti che utilizzano un venturimetro come fonte del gas con una FiO2 inferiore al
50% non necessitano di umidificazione in quanto parte del flusso del gas è veicolato
dall'ambiente esterno con la relativa quota di umidità.
La maggior parte dei pazienti che necessitano di vie aeree artificiali possono essere
gestiti con l'intubazione tracheale, che può essere orotracheale o nasotracheale.
L'intubazione orotracheale è preferibile all'intubazione nasotracheale nella maggior
parte dei casi e viene effettuata tramite laringoscopia diretta o videolaringoscopia e
viene utilizzata nei pazienti in apnea e in condizioni critiche perché di solito può essere
eseguita più rapidamente dell'intubazione nasotracheale, la quale viene invece riservata
ai pazienti vigili, che respirano spontaneamente oppure per situazioni in cui la via orale
deve esser evitata.
Una volta che la decisione di intubare è stata presa, seguono le varie misure
preparatorie.
Il primo punto da seguire è il corretto posizionamento del paziente che verrà ventilato al
100% con ossigeno, a seguire si effettua la preparazione delle attrezzature necessarie e
l’utilizzo di farmaci se necessario.
I farmaci per facilitare l'intubazione, tra cui sedativi, miorilassanti e talvolta vagolitici,
sono in genere somministrati a pazienti coscienti o semicoscienti prima della
laringoscopia esplorativa.
Il riempimento routinario della cuffia distale del tubo endotracheale con aria per il
controllo del pallone non è necessario; se si utilizza questa tecnica, è necessario prestare
attenzione a rimuovere tutta l'aria prima dell'inserimento del tubo.
Il laringoscopio deve essere tenuto con la mano sinistra inserendo la lama nella bocca e
utilizzata come una leva per spostare la mandibola e la lingua in alto e lontano
dall‘operatore, visualizzando la faringe posteriore.
È importante evitare il contatto con gli incisivi e non imprimere una pressione elevata
sulle strutture laringee.
L'epiglottide può stare contro la parete posteriore della faringe, dove è collegata ad altre
mucose rosee o rimane immersa nelle secrezioni che inesorabilmente riempiono le vie
aeree del paziente in arresto cardiaco.
Una volta trovata l'epiglottide, l'operatore può utilizzare una delle 2 tecniche per
sollevarlo: un approccio con lama diritta e un approccio con lama curva.
Nel primo caso l‘operatore preleva l'epiglottide con la punta della lama del
laringoscopio, nel secondo caso viene sollevata indirettamente l'epiglottide e spostata
fuori dalla linea del sito facendo avanzare la lama nella vallecola premendo contro il
37
legamento ipoepiglottico.
Il successo con la lama curva dipende dal corretto posizionamento della punta della
lama nella vallecola e dalla direzione della forza di sollevamento.
Se la punta della lama viene inserita troppo in profondità, i punti di riferimento della
laringe possono esser completamente assenti ed il buio e circolare foro esofageo può
essere erroneamente scambiato per l'apertura della glottide.
L'elevazione della testa è sconsigliata nei pazienti con potenziale lesione del rachide
cervicale ed è difficile nel paziente gravemente obeso, il quale deve essere
anticipatamente posizionato in una posizione di rampa o testa sollevata.
A questo punto, si fa inclinare la testa del paziente in modo che la faccia si allinei su un
piano orizzontale parallelo.
Nei pazienti obesi, possono essere necessari molti asciugamani piegati o un dispositivo
commerciale con rampa per sollevare sufficientemente le spalle e il collo.
Sono sempre indicate manovre al fine di creare pervietà delle vie aeree, di ventilare e
pre-ossigenare il paziente prima di procedere all'intubazione tracheale. Una volta che la
decisione di intubare è stata presa, si esegue la procedura seguendo passo per passo.
38
dispositivi di aspirazione. (Chappell, 2020)
Gli operatori devono identificare chiaramente i punti di repere della laringe per evitare
l'intubazione esofagea, potenzialmente fatale e assicurarsi che il tubo stia passando in
trachea, altrimenti non si può procedere con la manovra.
Una volta che una visione ottimale è stata raggiunta, la mano destra inserisce il tubo
attraverso la laringe nella trachea.
Prima di rimuovere il laringoscopio, l'operatore deve verificare che il tubo passi tra le
corde vocali.
La profondità appropriata del tubo è solitamente tra i 21 e i 23 cm negli adulti e tre volte
la dimensione del tubo endotracheale nei bambini.
Viene applicata una pressione sul collo in direzione opposta a quella di sollevamento
del laringoscopio.
Dopo l'inserimento il mandrino viene rimosso e la cuffia viene gonfiata con aria
utilizzando una siringa da 10 mL, poi viene usato un manometro per verificare che la
pressione della cuffia sia < 30 cm-H2O.
I sistemi closed hanno però un costo maggiore rispetto alla tecnica in open: ad oggi non
c'è consenso unanime per un uso generalizzato di questi dispositivi. (Patarchi, 2020)
41
2.3.2 COMPLICAZIONI ALL'INTUBAZIONE
I sintomi clinici più frequentemente riportati dopo l'estubazione sono la disfonia, che si
verifica per un 76% dei casi, seguito dal dolore con la medesima percentuale, per andare
a finire con la disfagia che, seppure in percentuale minore, colpisce il 49% dei pazienti
intubati.
L'età avanzata, l'alterazione della qualità vocale e il grado di compromissione della voce
risultano essere correlati ad un aumento del rischio di disfagia e aspirazione, come un
periodo più lungo di intubazione.
Ad oggi non esistono linee guida validate per la valutazione endoscopica e la gestione
del paziente con lesione laringea dopo intubazione prolungata.
43
2.4 OSSIGENOTERAPIA AD ALTO FLUSSO
La terapia ad alti flussi è una forma di ossigenoterapia applicata tramite una speciale
cannula binasale, chiamata cannula nasale ad alti flussi e un circuito inspiratorio
riscaldato.
Si usa per erogare una miscela riscaldata e umidificata di aria e ossigeno a velocità di
flusso elevata a pazienti che respirano autonomamente.
Essa non solo è efficace per mantenere aperti gli alveoli polmonari anche durante la fine
dell’espirio, ma consentirà un wash out dello spazio morto anatomico con conseguente
riduzione dello sforzo respiratorio. (Mancino, 2020)
Tale effetto è reso possibile dall’utilizzo di nasocannule non occludenti le narici, che
permettono la fuoriuscita dei gas che vengono “lavati”.
Inoltre sarà possibile erogare una precisa quantità di FiO2 ,garantire una giusta
fluidificazione delle secrezioni e un miglioramento della clearance ciliare, grazie alla
44
somministrazione di ossigeno adeguatamente riscaldato ed umidificato.
Intuitivamente a flussi crescenti le pressioni generate saranno più elevate, ma gli studi
eseguiti in tale campo mostrano un’ampia variabilità di comportamento tra paziente e
paziente, pur riconoscendo una relazione di incremento lineare tra i due parametri.
Infine, l'ossigenoterapia ad alto flusso è adatta per l'ipossiemia con distress respiratorio
e lieve ipercapnia.
45
mantenere livelli di saturazione compresi tra 92-95% e viene mantenuta una
temperatura a 37°C, o comunque la temperatura più vicina alla temperatura corporea del
paziente.
É importante utilizzare cannule nasali occludenti non più del 50% delle narici.
Sarà possibile effettuare una progressiva riduzione della FiO2 fino ad arrivare al 30%.
man mano che il paziente prosegue il trattamento.
Quando il paziente è stabile da 24 ore con flusso di 2-3 l/min è possibile sospendere il
trattamento e proseguire la somministrazione di ossigeno a bassi flussi con i comuni
presidi a disposizione. (Claudia Bondone, 2017)
La sindrome del distress respiratorio acuto è una malattia acuta grave del polmone, che
può essere causata da numerosi fattori scatenanti, compresi la polmonite e il trauma.
Gli eventi scatenanti possono essere raggruppati in due classi: condizioni dirette,
“polmonari”, e indirette, “extrapolmonari”.
Nel primo caso sono comprese numerose condizioni che provocano danni al parenchima
polmonare come la polmonite, la contusione polmonare da trauma, l’aspirazione e
l’inalazione o l’ingestione di agenti tossici.
46
Nel secondo caso, il danno più frequente è costituito dalla sepsi, che rientra tra una
causa comune e altamente letale di ARDS, ma questo gruppo comprende anche la
pancreatite acuta, l’overdose di certe sostanze, la coagulazione intravascolare
disseminata e molteplici trasfusioni di derivati del sangue.
Nonostante la varietà dei fattori scatenanti, l’ARDS mostra nei suoi stadi più tradivi un
aspetto clinico e anatomopatologico uniforme, anche se modi di esplicarsi e meccanismi
possono essere variabili, in base alle caratteristiche degli eventi nocivi per i polmoni.
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Data l‘inaccettabilmente alta mortalità e la prevalenza dell’ARDS nei pazienti critici, vi
è un bisogno urgente di una strategia di trattamento farmacologico efficace.
Il polmone offre una possibilità unica di trattamento attraverso sia il letto vascolare che
le vie aeree.
L’inalazione di acido nitrico gassoso, che è stata vista in grado di reindirizzare il flusso
ematico dalle aree danneggiate a quelle meglio ventilate del polmone, si è dimostrato
inefficace nelle casistiche generali di pazienti con ARDS e rimane un’opzione da ultima
spiaggia.
alveoli e che viene distrutto dal danno polmonare, è efficace nell’ARDS, ma non ha
migliorato la sopravvivenza negli adulti. (Minelli, 2020)
Questo circuito comprende una pompa, una membrana che assicura la funzione di
ematosi insieme a delle vie d’accesso, rappresentate da delle cannule e linee di
drenaggio.
48
Figura 4: Che cosa è l'ossigenazione extracorporea della membrana?
Fonte: https://www.news-medical.net/health/What-is-Extracorporeal-Membrane-Oxygenation-
(ECMO)-(Italian).aspx
Il monitoraggio del paziente in questo caso é di vitale importanza così come l’analisi
tramite ecografia transtoracica o transesofagea, della la funzione cardiaca e dello
svuotamento delle cavità destra.
Si valutano inoltre i parametri gasometrici, che devono tener conto del tipo di assistenza
e della posizione delle cannule.
In un supporto VA, si deve tener conto del sito di impianto delle cannule.
Se sono posizionate al triangolo femorale, è preferibile una gasometria radiale destra per
valutare il rapporto tra il sangue proveniente dal cuore e quello proveniente dal
supporto.
Il ricircolo può essere oggettivato sul gas del sangue, confrontando la saturazione
venosa di O2 del paziente con la SvO2 del sangue della cannula di drenaggio. (J. Rebb,
2016)
I pazienti in terapia intensiva sono per lo più allettati e quindi hanno una maggiore
probabilità di sviluppare lesioni da pressione; ciò rende necessario l'utilizzo di
dispositivi antidecubito.
La mobilizzazione del paziente è un punto chiave e deve essere eseguita ogni 2-4 ore,
concordata alle condizioni respiratorie, alla stabilità emodinamica e alle
condizioni/lesioni neurologiche. (Stefano bambi, 2020)
Tra i vari compiti dell’infermiere rientra quello di valutare l'efficenza della ventilazione
osservando se il paziente si presenta agitato, sudato, o tachipnoico; se presenta tosse, se
si modificano in maniera importante i parametri vitali come la PA, la FC, la SpO2.
La tecnica della pronazione dalla metà degli anni '70 è stata utilizzata in pazienti con
grave insufficienza respiratoria, ma a fronte di evidenti evidenze fisiopatologiche, i
risultati non hanno mostrato una riduzione della mortalità.
Due sono i vantaggi fisiopatologici che sono indiscutibilmente in gioco passando dalla
ventilazione meccanica classica supina alla posizione prona.
Questo stress è tanto più elevato quanto maggiore è la pressione che siamo costretti ad
utilizzare per ventilare un paziente.
52
invertendo il gradiente di pressione pleurica verticale, che diventa più negativo nelle
regioni dorsali, dall’altro migliorando anche il volume polmonare a riposo nelle regioni
dorsocaudali, con la riduzione della pressione sovrapposta sia del cuore che
dell’addome.
Un importante quesito che si pone è quello di definire per quanto tempo deve essere
mantenuto il paziente in posizione prona.
Prima della pandemia COVID-19 tutti gli intensivisti si attenevano ai dati della
letteratura che consigliavano di mantenere prono il paziente per un massimo di 16-18
ore e di ritornare alla posizione supina per le restanti ore della giornata.
Durante la pandemia i posti letto di UTI che ospitavano pazienti COVID-19 in ARDS
sono aumentati in maniera drammatica e quindi si è provato a prolungare il tempo di
mantenimento del paziente in posizione prona.
Per i pazienti, la posizione prona presenta alcuni rischi quali: la necessità di aumentare
la dose di sedativi e bloccanti muscolari, aumento del rischio di estubazione accidentale
e smarrimento o blocco dell'intubazione; il ristagno dello stomaco è aggravato e la
nutrizione enterale deve essere ridotta e il pericolo di lesioni alla colonna vertebrale
cervicale.
53
Il volto è inevitabilmente compresso dalla posizione prona e inoltre edematoso per
l’ostacolo al ritorno venoso della regione della testa.
Poi viene ruotato sul fianco verso il centro del letto, viene sollevato il tronco ed il
bacino per consentire il passaggio del braccio, viene completata la rotazione e infine
vengono posizionati gli arti superiori verso l’alto facendo attenzione alla rotazione della
spalla per evitare lussazione o stiramento dei plessi.
Non va dimenticato che poiché l’obesità si è dimostrata essere uno fra i maggiori fattori
di rischio per le complicanze del COVID, ci si è trovati ad eseguire la pronazione su un
numero molto elevato di pazienti obesi con aumento delle difficoltà per gli operatori.
54
Alla complessità della manovra ed al carico di lavoro infermieristico durante l’epidemia
di COVID-19 si è aggiunto il rischio di trasmissione del contagio.
Durante la manovra di pronazione, infatti, dal cavo orale del paziente fuoriescono
abbondati secrezioni che possono essere ad alta carica virale.
È anche vero che, a parte nelle prime fasi della pandemia, tutti gli operatori sono stati
protetti con adeguato dispositivi di protezione individuale quali tute, scafandri,
maschere FFP3, doppi guanti.
Tuttavia il carico di lavoro e lo stress hanno certamente favorito errori nella loro corretta
utilizzazione e possiamo affermare che nell’assistenza al paziente con SARS-CoV-2
intubato la manovra di pronazione è sicuramente la procedura più pericolosa per il
rischio di trasmissione del contagio. (Balicco, 2021)
In totale sono state esaminate mediante campionamento casuale 34 cartelle cliniche dei
pazienti deceduti in un arco di tempo che va dal 01/01/2020 al 31/12/2020.
Come prima analisi, abbiamo diviso il campione in due gruppi in base al sesso.
A questo punto, per ogni gruppo sono state identificate 6 principali diagnosi di ingresso:
COVID-19, polmonite da SARS-COV2, ipertensione essenziale benigna, shock settico,
ARDS e insufficienza respiratoria.
55
Successivamente per ogni principale diagnosi di ingresso, sono state individuate le varie
comorbilità che presentano i pazienti al momento dell’accettazione in UTI.
Infine, abbiamo calcolato il valore del Sofa Score andando ad analizzare le condizioni
cliniche del paziente nelle prime 24 ore di osservazione.
Un altro strumento utilizzabile è il q-SOFA, una versione rivista del SOFA score e che
va a indagare tre semplici parametri vitali, ovvero pressione arteriosa, frequenza
respiratoria e stato mentale. In caso di almeno due riscontri patologici, ad esempio
tachipnea, ipotensione o GCS < 15, il paziente ha un’alta probabilità di sepsi e va
ricoverato in ambiente idoneo.
Abbiamo inserito, all’interno del nostro studio, un grafico relativo al Sofa calcolato su
64 pazienti presenti nel software PROSAFE-Margherita del Centro IT100 nell’anno
2020 per andare a comparare i dati del centro IT100 con quelli ottenuti dal nostro
studio.
Ai fini del nostro studio, abbiamo inoltre preso in considerazione il grafico VLAD del
2019 dal quale si evince che la mortalità predetta delle persone ricoverate in terapia
intensiva durante l’anno 2019 non affetti da patologia SARS-COV2 è verosimilmente
equivalente a quella osservata.
56
4.2 RISULTATI DELL'INDAGINE
Dal primo grafico (fig.1), si evince che i pazienti presi in considerazione nello studio
sono per il 74% di sesso maschile e per un 24% di sesso femminile.
(fig.1)
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UOMINI DONNE
MEDIA 72±8 72±7
MIN 58 61
MAX 82 80
CV 11 10
UOMINI DONNE
N % N %
NORMOPESO 13 50 0 0
SOVRAPPESO 12 46 5 62
OBESO 1 4 3 38
TOTALE 26 100 8 100
UOMINI DONNE
N % N %
COVID-19 7 27 1 12
INSUFFICIENZA RESPIRATORIA 10 38 6 75
ARDS 7 27 1 12
IPERTENSIONE ESSENZIALE BENIGNA 1 4 0 0
SHOCK SETTICO 1 4 0 0
TOTALE 26 100 8 100
(Fig.4) Tabella - Frequenza assoluta e % della diagnosi principale nei due sessi
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In base alle diagnosi principali che hanno maggiormente colpito i pazienti quali
COVID-19, polmonite in SARS-COV2 e insufficienza respiratoria, abbiamo riportato le
comorbilità associate al singolo paziente.
(Fig.5) Tabella relativa alla presenza di comorbilità in pazienti con diagnosi principale di COVID-19.
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UOMINI N.5 (%) DONNE N.1 (%)
ARDS 60% 0
POLMONITE DA SARS COV2 100% 100%
IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA 20% 0
IPERTENSIONE ESSENZIALE BENIGNA 50% 100%
OBESITA' GRAVE 50% 100%
PNEUMOTORACE 0% 0%
TROMBOSI VENOSA PROFONDA 20% 0%
DIABETE DI TIPO II 40% 0%
FIBRILLAZIONE ATRIALE 40% 0%
INSUFFICIENZA RESPIRATORIA 100% 100%
BPCO 20% 0%
ALTRE PATOLOGIE 80% 0%
(Fig.7) Tabella relativa alla diagnosi principale polmonite in Covid-19 con relative percentuali:
Per ogni paziente preso in analisi nel nostro studio, abbiamo calcolato in percentuale i
parametri utili per determinare il Sofa Score.
FREQUENZA: 26 8
(Fig.8) tabella relativa alle percentuali degli items del Sofa Score suddivisi nel sesso maschile e
femminile.
60
Infine, abbiamo calcolato il Sofa Score di tutti i 34 pazienti dello studio.
(fig.9)
(fig.10) grafico relativo al calcolo del Sofa Score dei pazienti deceduti nell’anno 2020 in terapia intensiva.
61
Infine, abbiamo riportato Il grafico VLAD (Variable Life-Adjusted Display) che
permette di visualizzare l’andamento della mortalità osservata rispetto a quanto predetto
(modello di previsione: GiViTI 2019). Sull’asse delle ordinate è riportata la differenza
cumulativa tra il numero assoluto di decessi previsti ed osservati. Sull’asse delle ascisse
sono riportati i pazienti consecutivamente ammessi in TI nell’arco dei mesi considerati.
Nel periodo analizzato, questa TI osserva complessivamente 7.8 decessi in più rispetto a
quanto predetto dal modello.
(Fig.11) (PROSAFE CORE, gruppo italiano per la valutazione degli interventi in terapia intensiva)
I pazienti analizzati nello studio sono stati selezionati casualmente dagli archivi
dell’Unità di Terapia Intensiva di Perugia.
Il 24% di loro erano di sesso femminile, mentre il restante 76% di sesso maschile.
62
Una recente analisi di tutti gli studi epidemiologici disponibili, che raccolgono dati da
59.254 pazienti di 11 diversi paesi, ha mostrato che gli uomini muoiono di Covid-19 più
delle donne, in Italia i dati aggiornati al 23/4/2020 evidenziavano che, come nella
maggior parte degli altri Paesi, gli uomini muoiono due volte di più delle donne e in
alcuni Paesi come la Tailandia e Repubblica Domenicana addirittura 3-4 volte di più.
Al contrario in India e Pakistan sono le donne ad essere decedute poco di più degli
uomini. (ISTITUTO AUXOLOGICO ITALIANO, 2020)
Analizzando il BMI del totale dei pazienti si è osservato che la maggioranza di loro è in
sovrappeso, le persone affette da obesità anche lieve sono maggiormente a rischio di
sviluppare forme gravi di Covid-19 che possono portare fino al decesso.
A un anno dallo scoppio della pandemia, diversi studi hanno confermato che quanto più
l’eccesso di peso è marcato, tanto più elevato è il rischio che corre chi risulta positivo
all’infezione da Sars-CoV-2.
Si è evinto che per entrambi i campioni l’età media è di 72 anni, questo conferma il fatto
che le persone anziane sono maggiormente a rischio di ammalarsi gravemente e morire
a causa del COVID-19.
A metà 2020, a livello mondiale l’età media dei casi confermati di COVID-19 era 51
anni, ma i tassi di mortalità per gli over80 era cinque volte maggiore.
Più del 95% dei decessi causati dalla pandemia in Europa ha riguardato adulti over60.
Una volta nelle cellule, SARS-CoV2 inizia a replicarsi e a livello clinico questa fase si
caratterizza, in genere, per malessere, febbre e tosse secca.
In alcuni casi, il COVID-19 può evolvere in una seconda fase che si caratterizza per
alterazioni a livello polmonare con polmonite interstiziale, molto spesso bilaterale e
dunque con il coinvolgimento di entrambi i polmoni, associata a sintomi respiratori che
possono essere inizialmente limitati ma che possono condurre a una progressiva
instabilità clinica con insufficienza respiratoria.
64
Dall’analisi è emerso che la maggioranza dei pazienti di sesso maschile risulta essere
colpito da malattie prevalentemente cardiocircolatorie, mentre le donne presentavano
per la maggior parte dei casi alterazioni del metabolismo quali obesità e diabete mellito
di tipo II.
Un aspetto importante emerso dallo studio è la Glasgow Coma Scale, uomini 76,40% e
donne 87,50%, che risulta un parametro presente in elevata percentuale in entrambi i
sessi.
Tramite i valori sopracitati, abbiamo poi calcolato il Sofa Score relativo ad ogni
paziente nelle prime 24 ore di degenza.
Si è evinto che la maggior parte dei pazienti ha ottenuto un punteggio tra valori di 6 e
11.
Ciò significa che la percentuale predittiva di mortalità nelle 24 ore secondo il Sofa
Score è inferiore del 50% e in alcuni casi, anche inferiore del 20%.
Infatti, emerge dal grafico che la media del punteggio è di 10,3, con una percentuale
predittiva di mortalità del 50%. Questo convalida quanto ottenuto mediante il calcolo
dello score dei 34 pazienti selezionati per il nostro studio.
65
Ci siamo chiesti se tale discrepanza di mortalità effettiva e predetta si era verificata
nell’anno precedente dell’insorgenza del COVID-19.
A tale proposito, dopo attente ricerche, abbiamo riportato il grafico VLAD che permette
di visualizzare l’andamento della mortalità osservata rispetto a quanto predetto.
Nel grafico viene riportata la differenza cumulativa tra il numero assoluto di decessi
previsti ed osservati nel 2019 (fig.11)
Osserviamo che i dati calcolati si discostavano di 7.8 decessi in più rispetto a quanto
predetto dal modello, quindi si può affermare che per quanto riguarda l’anno pre-Covid-
19, il calcolo della mortalità predetta è stato attendibile e dunque la scala utilizzata
risulta un adeguato strumento di valutazione della predittività.
4.4 CONCLUSIONI
Per i pazienti affetti da Covid-19, sia nel nostro studio che in quello calcolato sul totale
dei pazienti ricoverati in UTI dell’Ospedale di Perugia nell’2020, il calcolo del Sofa
Score ha portato il più delle volte risultati disattesi in relazione alla previsione della
mortalità attesa.
66
Visto che il Covid-19 si è rilevato un virus che causa principalmente problemi
respiratori, sarebbe dunque utile definire una scala più precisa che possa dare valori più
attendibili, considerando nuovi parametri ed escludendone altri, in quanto il più delle
volte si è notato che pazienti con una mortalità inferiore al 20% calcolata nelle 24 ore, è
deceduto poco dopo.
Il Sofa Score difatti, nasce come criterio di valutazione per i pazienti in sepsi e shock
settico ed è fondamentale per determinare l'impatto delle cure intensive, dando priorità
ai pazienti che hanno una maggiore probabilità di trarre vantaggio nell'affrontare la
condizione critica.
L’uragano covid ha lasciato un segno quindi indelebile nella cura infermieristica che ha
visto approfonditi aspetti come il trattamento dell’Insufficienza respiratoria attraverso
monitoraggi multiparametrici e ventilatori specifici nel paziente critico Covid-19.
Ricordiamo sempre che una corretta valutazione clinica del paziente nasce
dall'integrazione e dalla stretta collaborazione medico-infermiere, nonché
dall’osservazione del paziente stesso unitamente alla rilevazione dei parametri.
67
Bibliografia
(s.d.). Tratto da https://www.gimpios.it/archivio/3614/articoli/35949/.
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ventilatore: http://manualidimedicina.blogspot.com/2017/02/introduzione-generale-
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68
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https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/medicina-di-terapia-intensiva/
come-eseguire-altre-procedure-delle-vie-aeree/come-eseguire-l-intubazione-
orotracheale-utilizzando-la-videolaringoscopia
Clementi, A. (2020, marzo 14). ASCCA. Tratto da Procedura di vestizione e svestizione di DPI
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