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DIRITTO DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE

CLAUSOLA DELLA NAZIONE PIU’ FAVORITA

Tra i principi generali molto importante è il PRINCIPIO DI NON DICRIMINAZIONE che


però non trova attuazione in una specifica norma, bensì nella CLAUSOLA DELLA
NAZIONE PIU’ FAVORITA definita il perno del Gatt.

La clausola consiste nel trattamento che uno Stato (c.d. Stato concedente) si
obbliga a concedere ad un altro Stato (c.d. Stato beneficiario), o a persona o
cosa vincolata con quest’ultimo, tutti i benefici, i vantaggi e le franchigie che
ha concesso o concederà in futuro ad un qualsiasi Stato terzo concede a sua
volta un trattamento non meno favorevole.

 I MOTIVI: possono essere di tipo politico ( volontà di uno stato), o di tipo


economico (facilitare gli scambi e l’apertura dei mercati). Queste motivazioni
possono e sono spesso contestuali.
Le clausole che sono volte a dargli attuazione sono differenti:
 DAL PUNTO DI VISTA SOGGETTIVO: possono essere reciproche (il principio
si realizza in una duplice forma ORIZZONTALE tra beneficiario e terzo, e
VERTICALE cioè tra beneficiario e concedente) o unilaterale (scomparsa),
determinata (vantaggi a stati indicati) o indeterminata ( vantaggi a qualsiasi
stato)
 DAL PUNTO DI VISTA DELLA PORTATA: possono essere bilaterali o
multilatariali
 DAL PUNTO DI VISTA MATERIALE: la clausola opera nei confronti delle
materie più disparate anche se può talvolta avere portata più circorcoscritta.
 MODALITA’ CON CUI SI REALIZZA L’ESTENSIONE DEI BENFICI: si
realizza attraverso un riadattamento automatico in grado di assicurare la parità
tra gli stati.
 EFFETTI: hanno natura contingente e variabile perché sono legati all’evolversi
dei rapporti tra concedente e terzi.
 FUNZIONAMENTO: può essere condizionata (perde l’automatismo) e
incondizionata (attraverso il riadattamento automatico).

Nella normativa del Gatt attraverso questa clausola ogni stato è obbligato a concedere
agli altri membri OMC il trattamento riservato a qualsiasi paese terzo. Il campo
d’applicazione tende a coincidere con tutte le materie disciplinate dagli accordi OMC.
Per quanto concerne le modalità di applicazione la regola per cui i vantaggi non sono
permanenti ma sono legati all’evolversi dei rapporti subisce un temperamento

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attraverso il CONSOLIDAMENTO che prevede che i benefici concessi possono essere
revocati o modificati solo dopo 3 anni e con l’assenso degli stati.

La clausola prevede delle ECCEZIONI:

 ART.24 GATT  con cui si autorizzano particolari condizioni per i traffici di


frontiera estesi solo ai paesi limitrofi. Viene concesso che questi benefici non
vengano estesi a tutti gli altri membri.
 PARTE 4 GATT che consente un trattamento favorevole ai paesi in via di
sviluppo non reciproco.
Ai fini dell’applicazione della clausola rileva la nozione di SIMILARITA’ sulla quale la
giurisprudenza ha permesso di elaborare una TEORIA UNITARIA dove per similarità
non ci riferiamo alle differenze di gusto, bensì al carattere delle funzionalità,
succedaneità e complementarità.

LA CLAUSOLA DEL TRATTAMENTO NAZIONALE

Il principio di non discriminazione trova attuazione anche nell’obbligo del trattamento


nazionale che assicura parità interna e la cui portata è espressa nell’art. III par. 1, 2,
4.
 PAR. 1 prende in considerazione le tasse e impostazioni interne
prevedendo che il trattamento dei prodotti esteri e dei prodotti nazionali deve
essere tale da evitare protezione sulle produzioni nazionali. (si tratta di misure
di carattere interno)
 PAR. 2  si occupa delle tasse e stabilisce che non possono colpire i prodotti
importati in misura superiore a quelli nazionali per evitare discriminazioni tra
prodotti. Per verificare se esiste discriminazione:
1. va esaminato se si tratta di prodotti similari
2. va verificato se il prodotto importato subisce una tassazione più sfavorevole

Se le risp sono entrambi SI c’è violazione ipso facto.


Se le risp sono No la misura è legittima
Se la risp alle 1 è NO bisogna continuare l’indagine
Se la risp alla 1 è SI si deve verificare se la disparità abbia effetti protezionistici

 PAR. 4 si occupa di tutte le altre imposizioni interne diverse da quelle


fiscali in cui gli stati conservano un ampio margine di autonomia e possono

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fissare requisiti che ritengono opportuni, purchè li applichino anche ai prodotti
nazionali. ECCEZIONE: non si applica agli acquisti pubblici cioè ai prodotti
acquistati da organismi governativi per necessità pubbliche e non destinati alla
commercializzazione.

IL PRINCIPIO DI RECIPROCITA’

E’ il secondo principio fondamentali su cui verte sia il GATT che l’OMC.


Il suo ambito di applicazione è in materia di concessioni tariffarie, infatti i negoziati
per la riduzione dei dazi devono svolgersi sulla reciprocità dei vantaggi concessi. Ma al
di là delle manifestazioni esplicita questo principio opera in tutto il sistema.
Il concetto di reciprocità assume un duplice significato:
 FORMALE: simmetricità degli impegni convenzionalmente assunti
 SOSTANZIALE: esigenza di bilanciamento tra vantaggi ottenuti e vantaggi
reali.
Nel Gatt la reciprocità formale e sostanziale tendono a coincidere anche se autonome
e suscettibili di entrare in contrasto in quanto la reciprocità formale porta ad un
equilibrio fittizio che può non trovare riscontro in quello sostanziale e può, anzi,
accentuare gli squilibri economici.
Abbiamo poi diversi tipi di reciprocità: positiva (obblighi di facere) o negativa (obblighi
di non facere), settoriale (determinato prodotto) e globale (più materie).

IL PRINCIPIO DI PROTEZIONE DOGANALE ESCLUSIVA E IL DIVIETO DI


RESTRIZIONI QUANTITATIVE.

Il contenuto degli stato riguardano la rimozione di dazi doganali e altri ostacoli al


commercio.
Per quanto riguarda i dazi doganali non sono vietati perché rappresentano l’unico
strumento di protezione dei mercati interni e per questo sono preferibili alle altre
forme di barriere che possono distorcere il commercio.
L’eliminazione di barriere non tariffarie è richiesta dagli articoli: III, VIII, XI GATT
 ART.3 vieta che tasse interne siamo applicate per proteggere le produzioni
nazionali.
 ART. 8 obbliga a limitare oneri e impostazioni diversi dai diritti doganali e
dalle tasse di cui all’art.3
 Art. 11 DIVIETO ALLE RESTRIZIONI QUANTITATIVE (qualsiasi comportamento
limitativo della concorrenza)

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La portata degli effetti protezionistici va ricollegata anche alla forma con la quale
vengono attuati:

I CONTINGENTI: comportano la fissazione di una quantità di prodotto attraverso


diverse modalità: CONTINGENTE GLOBALE (le quantità vengono predeterminate
senza indicare gli stati e una volta raggiunto il tetto si bloccano le importazioni.
Questo metodo porta incertezza), CONTINGENTE IN QUOTE (riduce l’incertezza
facendo leva sul principio di non discriminazione).

LE LICENZE: presuppongono il divieto assoluto d’importazioni salvo specifiche


autorizzazioni, per cui l’inconveniente sarà decidere caso per caso.

L’effetto protezionistico è automatico quando le misure interessano solo i prodotti


esteri, ma anche le misure neutre possono ostacolare le importazioni o esportazioni e
il caso tipico è LA DISCIPLINA SUI PREZZI che non costituisce restrizione se
applicata ai prodotti interni e esterni, ma possono diventare ostacolo quando ricorrono
a certe condizioni (fissazione di un prezzo massimo che comporta l’estromissione di
certi prodotti).
LA SOLUZIONE DELLE CONTROVERSIE
IL SISTEMA DI SOLUZIONE DELLE CONTROVERSIE “INTEGRATO”:
CARATTERISTICHE GENERALI
La soluzione delle controversie è affidata all’Intesa DSU (Dispute Seattlement
Understanding) costituita da 27 articoli e 4 appendici.
La normativa così ampia dimostra la volontà di potenziare il meccanismo
poiché originariamente era scarso (solo art. XXII e XXIII) e insufficiente perché
affidava il contenzioso alle Parti Contraenti che è un organo politico e non
tecnico.
Restavano però irrisolti problemi tecnici come il consensus (in sostituzione alle
delibere a maggioranza) che consentiva a ciascuna delle parti in lite di bloccare
l’istituzione dei gruppi esperti e l’adozione dei rapporti in questione oppure
ritardare tali operazioni.
Ma le contromisure istituzionali furono poco usate, mentre proliferavano le
misure unilaterali degli Stati soprattutto a seguito dell’adozione dei Codici del
Tokio Round ( 1973-79)che prevedevano apposite procedure e regole per la
risoluzione delle controversie.
A seguito dell’Uruguay Round fu adottata l’Intesa DSU che presenta 3
caratteristiche fondamentali:
1. SISTEMA UNITARIO sia ratione materiae (applicabile a ogni materia dell’OMC)
sia ratione personarum (applicandosi a tutti i Membri dell’OMC).
2. PERSEGUE OBIETTIVI PIU’ DEFINITI dando maggior rilievo alla certezza del
diritto e alla stabilità delle relazioni commerciali
3. GARANTISCE LA SICURA ESPERIBILITA’ DEI PROCEDIMENTI CONTENZIOSI E
L’ESECUZIONE DEI GIUDIZI.

L’integrazione del sistema si è avuta con l’applicazione della DSU a tutta una
serie di ACCORDI CONTEMPLATI cioè a tutti gli accordi OMC escludendo il
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meccanismo di esame delle politiche commerciali in quanto non suscettibile di
produrre controversie tra Stati.
Per quanto concerne il profilo temporale si applica alle controversie sorte dopo
l’entrata in vigore dell’Accordi OMC conformemente al principio di non
retroattività delle norme giuridiche. (i diritti antidumping per quanto riguarda
l’applicazione della DSU fa riferimento alla data di avvio della procedura
d’inchiesta all’interno dello stato che vi ricorra).
L’unità del sistema incontra dei limiti nell’esistenza di norme e procedure
speciali previste dai diversi accordi o dalla stessa DSU in relazione ai paesi in
via di sviluppo.
Considerata la centralità dell’obiettivo d’integrazione ci si chiede perchè non sia
stata percorsa in toto la strada dell’unificazione o dell’armonizzazione. Contro
questa soluzione c’è il timore che l’opera di codificazione, comportando la
revisione degli accordi, potesse rimettere in discussione le regole accettate
dagli stati. In secondo luogo c’è da ritenere che la specificità sia da giustificare
sulla base della specificità delle materie.
Trattamento particolare è riservato ai Paesi in via di sviluppo e la novità
risiede nel fatto che è stata individuata la categoria dei “paesi meno avanzati”
cui il trattamento favorevole consiste in raccomandazioni ai Paesi
industrializzati; mentre nel GATT 1947 la posizione dei paesi in via di sviluppo
è equiparata a quella di tutte le altre parti inizialmente, poi con il tempo si è
andata differenziando nettamente.
La pluralità delle regole applicabili non comporta inconvenienti seri per la
certezza del sistema perché sono state previste alcune NORME DI CONFLITTO
che dovrebbero consentire di superare qualsiasi dubbio circa le norme e
procedure da applicare. A proposito sono state distinte 2 ipotesi diverse di
conflitto:
1. CONTRASTO TRA DISPOSIZIONI DSU E DISPOSIZIONI SPECIALI che
verrà risolto facendo prevalere queste ultime a titolo di lex specialis;
nella prassi si è cercato di circoscrivere il ricorso a tali disposizioni al fine
di preservare l’unità del sistema. Quindi la legge speciale deve prevalere
solo in presenza di comprovata incompatibilità che renda materialmente
impossibile l’attuazione simultanea.

2. CONTRASTO TRA NORME E PROCEDURE PREVISTE DA PIU’ ACCORDI


CONTEMPLATI. In questo caso saranno le parti controvertenti a dover
trovare un accordo sulle disposizioni da seguire però ove tale accordo
non sia perseguibile in breve termine il Presidente del DSB, su richiesta
delle parti, viene a dirimere la questione in termini ancora più brevi. Il
potere del DSB è però limitato e deve attenersi a determinati criteri.

L’art. 3 DSU contiene una serie di disposizioni che definiscono principi e


obiettivi del sistema di risoluzione delle controversie. Tale sistema accentua gli
elementi di natura giudiziale seppur conservando aspetti diplomatici propri del
GATT 1947 con il quale stabilisce un nesso di continuità, si tratta dell’acquis del
GATT che fa da legame tra i due sistemi.
Un importante elemento che deriva dall’aquis è la DEFINIZIONE DI SCOPO del
meccanismo contenzioso individuato nella ricerca di una soluzione
reciprocamente accettabile per le parti in causa poiché una simile soluzione si
presta meglio a garantire un corretto equilibrio tra diritti e obblighi dei
membri. Tale obiettivo si va a saldare con la TUTELA DEL DIRITTO

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CODIFICATO per cui le soluzioni raggiunte devono essere compatibili con le
disposizioni contenute negli accordi OMC.
In questa prospettiva si colloca la novità cioè l’aggancio dell’attività
interpretativa degli organi di soluzione alle norme d’interpretazione abituale. Le
interpretazione fornite in sede di contenzioso sono sottoposte infatti a due
limiti:
1. NON POSSONO COMPORTARE Né UN AMPLIAMENTO Né UNA RIDUZIONE
DEI DIRITTI PREVISTI DALL’ACCORDO OMC perché talvolta gli organi
possono modificare il contenuto degli accordi facendo primeggiare lo
sviluppo delle norme piuttosto che l’interpretazione.

2. NON HANNO EFFETTI VINCOLANTI DI PORTATA GENERALE. Gli organi


omc si sono spesso occupati di questioni giuridiche di portata generale
che esulano dal caso specifico facendo affiorare per loro competenze
parallele, cioè si aggiunge una funzione consultiva.

I principi e gli obiettivi trovano riscontro nelle caratteristiche fondamentali del


sistema. Partiamo dalla STRUTTURA ISTITUZIONALE: in base all’art.2 DSU
essa corrisponde alla volontà di assicurare l’unità e la coesione del sistema
(risulta accentuata rispetto al GATT 1947). La competenza principale è affidata
all’Organo di soluzione delle controversie che è una emanazione del Consiglio
Generale che si riunisce ogni qual volta ci sia il bisogno per esercitare le
funzioni della DSU, agendo sulla base di un regolamento autonomo interno e
sotto la guida di un Presidente. Il DSB è inoltre caratterizzato da un sensibile
accrescimento di poteri soprattutto per la fase esecutiva, ad esso spetta anche
la nomina dei panels of experts e il loro controllo.
PROFILO PROCEDURALE: il sistema contenzioso si presenta come evoluzione
in senso giudiziario nonchè come una valorizzazione di tecniche sempre più
flessibili fondate sulla ricerca di un accordo amichevole.

IL PROCEDIMENTO CONTENZIOSO: FASE PRELIMINARE E FASE


GIUDICANTE DI PRIMO E DI SECONDO GRADO
Il procedimento contenzioso si articola in quattro fasi principali:
1. FASE PRELIMINARE delle consultazioni dirette tra le parti;

2. FASE GIUDICANTE DI PRIMO GRADO davanti ai panel;

3. FASE GIUDICANTE DI SECONDO GRADO davanti all’Organo di Appello;

4. FASE ESECUTIVA

LE CONSULTAZIONI DIRETTE: è una fase obbligatoria a cui è affidato il


compito di favorire una soluzione amichevole tramite un accordo tra le parti.
Rispetto alla disciplina del GATT risulta potenziata tramite disposizioni di
dettaglio. Di particolare importanza sono le disposizioni riguardanti la forma
della richiesta di consultazioni; uno stato che ritenga di aver subito pregiudizio
è tenuto a presentare alla controparte e a notificare al DSB, ai consigli e ai
comitati competenti i motivi della controversia. La controparte ha l’obbligo di
considerare le argomentazioni e avviare in buona fede delle consultazioni
finalizzate ad una soluzione reciprocamente soddisfacente. Già in questa fase
s’individua da subito l’oggetto giuridico favorendo l’istruzione della causa grazie
all’immediata formalizzazione dei problemi da affrontare.

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Le fasi successive presentano elementi di novità rispetto al GATT 1947 poiché
oltre alla previsione del Secondo grado di giudizio, le principali innovazioni
riguardano regole introdotte per agevolare lo svolgimento dei procedimenti che
servono a stabilire anche i tempi per la durata del procedimento mediante la
fissazione di termini.
Decisiva è la procedura del consensus (particolare forma di deliberazione
all’unanimità) che viene invertita dal consensus negativo (necessità di
unanimità per il rigetto) al consensus in positivo (unanimità per adottare la
proposta) in relazione all’istituzione dei panel, all’approvazione del suo
rapporto, autorizzazione delle contromisure. Con l’inversione del consensus si
ribalta anche la posizione delle parti, infatti si è passati dal diritto di veto al
“diritto al panel” in capo al ricorrente.
FASE GIUDICANTE DI PRIMO GRADO: (davanti ai panel). Tale procedura si
può aprire solo dopo che sia fallito il tentativo delle consultazioni dirette. La
domanda va presentata al DSB per iscritto contenente precise indicazioni circa
l’eventuale svolgimento di consultazioni. Il DSB decide in merito (nella stessa
riunione in cui è stata presentata la domanda) però si tratta di una decisione
formalmente necessaria poiché l’accoglimento resta un atto dovuto (diritto al
panel). Proprio a causa dell’automaticità dei panel, il DSB non ha modo di
procedere ad una valutazione di conformità delle domande ai requisiti richiesti.
Ogni stato è legittimato ad agire ogniqualvolta ritenga verificarsi:
 PREGIUDIZIO O ANNULLAMENTO di un vantaggio risultante da un
accordo contemplato

 UN OSTACOLO PER LA REALIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI


DELL’ACCORDO

Questa circostanze possono verificarsi per tre motivi:


1. VIOLAZIONE DI OBBLIGO DISCENDENTE DA ACCORDO (reclami
con infrazione)

2. ADOZIONE DA PARTE DI UN ALTRO STATO DI UNA MISURA LECITA


(reclami senza infrazione)

3. ESISTENZA DI UNA QUALSIASI ALTRA SITUAZIONE

Tali disposizioni non conferiscono rilievo alla repressione degli illeciti bensì ai
benefici che traggono gli stati. Le prescrizioni della DSU si basano sui reclami
relativi ad infrazioni di obblighi, mentre i reclami senza infrazione sono
marginali e quindi soggetti a regole ad hoc.
LA LEGITTIMAZIONE ATTIVA:Le fattispecie in esame fanno riferimento
all’esistenza di un pregiudizio o annullamento, quindi legittimati attivamente
sono gli Stati che hanno di fatto subito. Il presupposto decisivo è quindi il
danno come evidenziato dai ricorsi senza infrazione che consentono l’avvio
della procedura anche senza illecito (infatti come nel GATT l’illecito non è preso
in considerazione in sé per sé, bensì in rapporto al prodursi del danno per i
Membri).
Qual è la posizione nella controversia dei SOGGETTI DIVERSI DAGLI STATI?
Tale sistema opera esclusivamente sul piano interstatale e di conseguenza la
legittimazione attiva spetta solo agli stati membri dell’OMC, mentre la tutela
dei soggetti non statali e delle loro posizioni giuridiche può realizzarsi in
maniera indiretta ed eventuale nell’ambito degli ordinamenti interni o

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comunque con forme che non implicano un potere di azionamento di tali
procedimenti.
Dal punto di vista della LEGITTIMAZIONE PASSIVA gli stati membri sono gli
unici protagonisti. Tuttavia la normativa DSU presenta particolarità rispetto al
regime ordinario di responsabilità statale sia per quanto riguarda l’ELEMENTO
OGGETTIVO (L’illiceità della condotta non ha rilievo in sé, bensì va considerata
in relazione agli affetti pregiudizievoli sugli scambi internazionali diventando di
rilievo esclusivo nel caso di ricorsi senza infrazione) e per quanto riguarda
L’ELEMENTO SOGGETTIVO (l’imputabilità del comportamento. Ai sensi del
diritto internazionale generale la responsabilità di uno stato si ha nel momento
in cui il comportamento è imputabile ad uno dei suoi organi. Nel GATT
attraverso la clausola federale s’imponeva ai governi di adottare le misure
necessarie per assicurare l’esecuzione dell’accordo. Tali limiti sono oggi caduti.
Comunque il Gatt 1994 prevedeva la piena responsabilità di diritto
internazionale per gli stati per gli atti compiuti in violazione, viene così
conferita di fatto l’obbligo di risultato con la piena applicabilità della procedura
di soluzione delle controversie. Sono stati regolati anche gli effetti, stabilendo
che in caso di condanna lo stato leso potrà comunque far valere le
conseguenze dell’illecito così come regolate dal DSU).
E’ stato discusso sulla possibilità della creazione di un sistema, in deroga
all’ordinario, per i casi di responsabilità degli stati per la condotta dei privati. E’
fuori discussione infatti che anche i comportamenti dei privati possono incidere
sugli scambi internazionali. Nella prassi si sono verificati abbastanza casi che
però non hanno condotto ad un esito positivo. Alla luce di questi elementi gran
parte della dottrina nega le differenze strutturali del regime di responsabilità
nell’OMC e nel diritto internazionale generale.
I PANEL: è un organo composto da individui che operano a titolo individuale e
non come rappresentanti dello stato. La principale funzione è quella di istruire
la causa svolgendo importanti indagini con ampi poteri conoscitivi finalizzate
alla ricostruzione oggettiva degli elementi della controversia. Allo stesso tempo
esercita una costante attività di conciliazione procedendo a regolari
consultazioni tra le parti per giungere ad una soluzione. (i suoi compiti sono
regolati di volta in volta dal DSB).
Qualora però le parti non concordino un mandato speciale il panel si vedrà
assegnato un mandato standard fissato dalla DSU.
L’inchiesta dai panel è improntata sul principio del contraddittorio e si svolge in
due fasi:
1. presentazione di memorie scritte

2. partecipazione ad udienze orali delle parti in causa

Il controllo all’interesse sostanziale è stato condotto in modo molto sommario


dai panels per favorire l’intervento dei terzi.
Un significativa razionalizzazione è stata introdotta dall’introduzione della FASE
DELL’ESAME INTERINALE in cui le parti ricevono il rapporto finale prima
della diffusione per poterlo esaminare e richiedere eventuali rettifiche. (non si
tratta di un duplicato del giudizio di secondo grado ma va visto come l’ultima
occasione per giungere ad un accordo).
L’esigenza di tener conto dell’articolazione del sistema richiede la flessibilità
della tempistica. La procedura segue un calendario fissato dai panel sia pur nel
rispetto di un termine ultimo. Quindi il rapporto dei panel viene trasmesso al
DSB che concede 20 gg ai membri per esaminarlo e ad adottarlo entro 40 gg.

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Se le parti hanno invece raggiunto un accordo il rapporto si configura come
verbale di conciliazione.
LA FASE D’APPELLO:è uno degli elementi di maggiore novità in quanto
accentua la tutela delle parti in quanto l’organo si avvicina ai tribunali
internazionali.
L’organo d’appello è costituito dal DSB composto da 7 membri ( per 4 anni
rinnovabile) scelto da criteri di imparzialità , indipendenza e competenza. Tre
membri scelti in modo casuale si occupano a rotazione del caso di specie,
quindi non si prevede decisione plenaria anche se sono convocate riunioni
periodiche e consultazioni collegiali al fine di garantire maggiore uniformità.
Il ricorso può essere proposto da qualsiasi parte della controversia e non solo
dalla soccombente, mentre è escluso per i terzi.
La funzione dell’Organo sono strettamente giudiziali, infatti non svolge attività
di conciliazione tra le parti ma è chiamato solo per esaminare le questioni
contemplate dalla relazione dei panel. Non è previsto un riesame del caso,
quindi in breve possiamo dire che funziona come la Corte di cassazione.
La durata della procedura è più ridotta perché non super 60 giorni e sfocia in
un rapporto finale adottato dal DSB.
La disciplina DSU non usa il termine sentenza né quello di giudici.
Sorge il problema di determinare l’esatta portata delle competenze dell’organo
d’appello rispetto all’esigenza di attenersi o meno al petitum formulato dalle
parti in prima istanza e il problema di stabilire se le questioni giuridiche di sua
competenza comprendano solo l’interpretazione del diritto sostanziale o anche
aspetti diversi.
L’organo ha esercitato questa competenza in modo troppo estensivo rispetto ai
limiti del mandato (almeno tutte le volte che risulti necessario ad assicurare
una soluzione positiva) sconfinando in funzioni di tipo quasi-normativo.

GLI OSTACOLI NON TARIFFARI AL COMMERCIO


LE SOVVENZIONI PUBBLICHE E LE MISURE COMPENSATIVE

SLIDE 1  Le sovvenzioni pubbliche hanno costituito oggetto di disciplina solo con


l’Accordo generale del 1947, ma pratiche di sostegno statale erano già diffuse
all’epoca del mercantilismo (XVI e XVII) tornando però in auge nel XIX secolo con il
riaffermarsi di politiche economiche protezionistiche. Da questo momento infatti le
sovvenzioni diventarono un utile strumento strategico per gli Stati per la realizzazione
di obiettivi economici (es. aiutare le produzioni in crisi)

SLIDE 2 Operiamo una precisazione di carattere terminologico: dovremmo tenere


distinta la nozione di sovvenzione da quella di “sussidio” (che ha un significato più
ristretto poiché limitato ai contributi finanziari) e “aiuto” (che è più ampia riferendosi
a qualsiasi forma d’intervento volta ad alleviare i costi e gli oneri gravanti sul bilancio
delle imprese). In realtà questi termini vengono utilizzati in questo ambito in modo
equivalente.

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SLIDE 3  Esaminiamo le forme di sovvenzioni statali più frequentemente usate nella
prassi distinguendole:
1. A seconda del carattere specifico o meno delle sovvenzioni e cioè a seconda
che siano destinate a particolari soggetti o meno. Solo le sovvenzioni specifiche
sono suscettibili di conferire vantaggi competitivi.
2. A seconda delle modalità di erogazione  Le sovvenzioni infatti possono
essere dirette consistendo in vere e proprie attribuzioni di denaro, oppure
indirette quando le imprese beneficiano di una riduzione dei costi e oneri.
3. A seconda che siano sovvenzioni all’esportazione o sovvenzioni interne
Infatti nel caso di sovvenzioni all’esportazione l’aiuto viene concesso per
incrementare le esportazioni consentendo alle imprese di vendere i loro prodotti
sul mercato mondiale ad un prezzo inferiore a quello interno e quindi più
concorrenziale (questo tipo di sovvenzioni sono anche necessariamente
specifiche). La seconda tipologia invece è finalizzata allo sviluppo dell’industria
nazionale.

SLIDE 4  Tuttavia la linea di confine tra le due tipologie non è sempre chiara e
una tecnica spesso utilizzata per sopperire all’indeterminatezza è quella di ricorrere
ad elenchi esemplificativi di fattispecie che possono farsi rientrare nell’una o l’altra
categoria.
In occasione del Tokio Round è stato annesso al Codice e poi all’Accordo OMC il
seguente elenco esemplificativo:

SLIDE 5 Incentivi fiscali: è la forma più rilevante e al suo interno possiamo


distinguere tra imposte dirette consistente in sgravi, esenzioni, detrazione dal
reddito dei costi dell’esportazione o rinvii relativi al pagamento delle imposte dirette
(un es: Le sovvenzioni DISC che prevedevano un differimento sul pagamento delle
imposte dirette sui prodotti delle filiali, fino al momento in cui non venissero riportati
in patria i profitti). Le imposte indirette invece sono quelle che si applicano sulle
vendite o sul volume di affari. (particolare è la forma di esonero o restituzione di oneri
e dazi doganali in primis applicati ai prodotti importanti che servono alla produzione di
prodotti da esportare sempre che l’ammontare di tale esonero non superi le
imposizioni fiscali percepite sulle importazioni)

SLIDE 6Incentivi non fiscali: si tratta di crediti e tassi agevolati concessi dallo
Stato direttamente. Un caso di credito agevolato si realizza attraverso forme di
partecipazione statale alla proprietà di imprese (acquisto da parte del Governo di titoli
o azioni). Vantaggi analoghi si hanno nel caso di assicurazione dei crediti
all’esportazione contro i rischi politici e commerciali.

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Una forma di agevolazione delle esportazioni che racchiude in sé varie misure è
costituita dalle zone franche di trasformazione (si istituiscono aree in cui entrano
prodotti stranieri destinati ad essere assemblati o trasformati in prodotti di
esportazione, senza dazi).
SLIDE 7  Ma l’intervento pubblico in un’ottica liberistica è avvertito come fattore
distorsivo della concorrenza capace di alterare il prezzo e provocare danno economico
alle imprese straniere produttrici di beni similari

Slide 9 Possiamo distinguere le diverse seguenti situazioni:


 La sovvenzione si traduce in un vantaggio competitivo su un mercato estero
determinando un aumento delle vendite del bene sovvenzionato a danno dei
similari. Il Paese importatore può allora intervenire attraverso misure
compensative (dazi speciali in aggiunta alle normali tariffe per neutralizzare gli
effetti della sovvenzione)
 SLIDE 10 Le sovvenzioni danneggiano le imprese di uno Stato terzo che si
vedono ridotta o minacciata la loro quota di esportazione in quel mercato. Tale
Stato non potrà però ricorrere a misure compensative bensì dovrà far ricorso a
misure di ritorsione economica diversa

 SLIDE 11 Le sovvenzioni danneggiano il mercato dello stesso Paese che le ha


erogate a scapito delle imprese che vi esportano beni simili

 SLIDE 12 Le misure di ritorsione poste in essere dallo Stato leso da una
sovvenzione divengono a loro volta fonte di restrizione poiché non si limitano a
neutralizzare il danno ma colpiscono i prodotti dell’altro Stato in modo
eccessivo. Lo stato potrà porre in essere dazi compensativi.

SLIDE 13 La volontà di evitare queste situazioni è alla base del tentativo del GATT
1947 di disciplinare in modo multilaterale la questione tenendo conto comunque di
differenti esigenze:
1. UTILITA’ ECONOMICA DELLE SOVVENZIONI
2. TUTELA DEGLI STATI COLPITI DAGLI EVENTUALI EFFETTI
PREGIUDIZIEVOLI
3. TUTELA DEGLI STATI EROGATORI DI SOVVENZIONI

SLIDE 14 Facciamo un breve Excursus storico sulla regolamentazione della


materia:

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Prima della Seconda Guerra Mondiale la materia era disciplinata dalla LEGISLAZIONI
STATALI dedicate ai “DIRITTI ANTIDUMPING” (che non disciplinavano delle
sovvenzioni in sé bensì consentivano allo Stato d’imporre dazi su prodotti importati ad
un prezzo inferiore a quello di mercato).

SLIDE 15 Con il Gatt 19847 si ha la prima regolamentazione che però denota un
approccio verso il mantenimento delle prerogative statali in quanto si limita a
prevedere l’obbligo degli Stati di redigere un rapporto sulle sovvenzioni erogate (da
notificare poi alle Parti Contraenti) nonché di aprirsi alla consultazione con gli Stati che
potessero subire pregiudizio (non si trattava quindi di limiti all’uso delle sovvenzioni
ma di obblighi strumentali).

SLIDE 16 Con il Gatt 1995 si vietarono le sovvenzioni all’esportazione dei prodotti
manifatturieri che avessero come conseguenza la vendita di tali prodotti ad un prezzo
inferiore a quello del mercato interno. Tali prodotti erano distinti dai prodotti di base
per i quali le sovvenzioni erano consentite purchè non avessero l’effetto di far ottenere
allo Stato “più di una parte equa del commercio mondiale”.
Tale distinzione non fu mai accettata dai paesi in via di sviluppo perché ritenuta
discriminante in quanto favoriva le produzioni agricole dei Paesi industrializzati.
Avveniva esattamente il contrario per i prodotti del settore manifatturiero.

SLIDE 17 Questa nozione è di difficile interpretazione ed ha provocato gravi lacune


alla disciplina e numerose controversie. (Emblematica la controversia tra CE e Stati
Uniti, i quali applicavano automaticamente dazi compensativi su tutte le esportazioni
sovvenzionate. Sul versante opposto c’era la PAC comunitaria basata su un complesso
sistema di sussidi alla produzione).
SLIDE 18 Questo conflitto ha assunto risvolti negativi sulle migliorie delle
disposizioni del Gatt con l’adozione nel 1979 del “Codice delle sovvenzioni e sulle
misure compensative” che risentiva delle difficoltà del raggiungimento di un
compromesso. Veniva così accolta da una parte una disciplina delle contromisure più
ampia condivisa da tutti gli Stati; dall’altra la disciplina delle sovvenzioni veniva
riformata in senso più stretto.
SLIDE 19 Le novità dell’Accordo del 1979: veniva imposto in divieto tassativo delle
sovvenzione alle esportazioni di prodotti diversi dai primari (corredato da un elenco
dettagliato delle pratiche vietate).
La nozione di prodotti primari venne a sostituirsi con quella di prodotti di base (solo
prodotti dell’agricoltura, foreste e pesca).

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Restava tuttavia irrisolta la questione della dimostrazione della relazione causale tra le
sovvenzioni concesse e il conseguimento di una quota di mercato superiore.

SLIDE 20 Riaffermava la liceità delle sovvenzioni interne attribuendo notevole


importanza al potenziamento dei mezzi di relazione a disposizione degli Stati per
neutralizzare gli effetti delle sovvenzioni. Infatti accanto ai dazi compensativi era
prevista la possibilità di sottoporre le sovvenzioni ad una procedura di consultazione e
conciliazione ritagliata sulla procedura di risoluzione delle controversie nel Gatt.

SLIDE 21 L’Accordo SCM si compone di 32 articoli e 5 Allegati costituendo uno


degli Accordi in assoluto più complessi. Irrigidendo la disciplina del “divieti
condizionali” prevista dal Gatt attraverso un sistema di “divieti assoluti” (che
colpiscono direttamente le misure statali di sostegno i cui effetti siano ritenuti gravi).
Si rinviene inoltra per la prima volta una definizione esplicita di “sovvenzione
generale” e di “sovvenzione specifica”.
Inoltre la normativa prevista si differenzia non più secondo categorie di prodotti, bensì
in rapporto alle diverse categorie di sovvenzioni.
SLIDE 22 LA NOZIONE DI SOVVENZIONE consta di due elementi:
1. ESISTENZA DI UN AIUTO PUBBLICO (la forma più trasparente è il contributo
finanziario erogato dal Governo, ma in modo più ampio qualsiasi forma di aiuto
anche indiretta, includendo anche gli aiuti da parte di qualsiasi organismo
pubblico) Quindi non ha importanza il soggetto che eroga bensì rileva l’origine
della sovvenzione.
2. IL CONFERIMENTO poiché l’esistenza del conferimento non basta a qualificare la
sovvenzione, è necessario che ne derivi vantaggio per i soggetti.

SLIDE 23 LA NOZIONE DI SPECIFICITA’: assume un rilevanza fondamentale


perché solo le sovvenzioni specifiche possono essere vietate. La sovvenzione è
specifica quando è destinata ad una singola impresa.
La distinzione tra sovvenzioni SPECIFICHE e NON è agevole solo quando l’autorità
limiti esplicitamente l’accesso ad una sovvenzione. Infatti in altre ipotesi le
sovvenzioni possono risultare specifiche di fatto anche in presenza di condizioni di
accesso generali.

SLIDE 24 IL REGIME GIURIDICO APPLICABILE: L’Accordo ha previsto un REGIME


TRIPARTITO noto come “Sistema Semaforo” poiché distingue in sovvenzioni:
 ROSSE
 GIALLE

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 VERDI
Anche in questo caso rileva la nozione di specificità (che si applica solo alle
sovvenzioni interne) perché solo le sovvenzioni specifiche possono ricadere sotto
questi regimi.

SLIDE 25 LE SOVVENZIONI ROSSE (vietate)


1. SOVVENZIONI ALL’ESPORTAZIONE
2. SOVVENZIONICONDIZIONATE ALL’USO PREFERENZIALE DI MERCI NAZIONALI
SLIDE 26 LE SOVVENZIONI ALL’ESPORTAZIONE: “Sono sovvenzioni condizionate,
di diritto o di fatto, ai risultati dell’esportazione.”
L’espressione “di diritto e di fatto” indica che il condizionatamente non deve avvenire
necessariamente in base ad una norma, ma è sufficiente che risulti provato nei fatti.
Accanto alla definizione l’Accordo riproduce un elenco esemplificativo.
SLIDE 27 SOVVENZIONI CONDIZIONATE ALL’USO PREFERENZIALE DI MERCI
NAZIONALI: E’ la novità del sistema poiché per la prima volta sono presi in
considerazione gli effetti dell’aiuto statale nel mercato dei Paesi in cui sono prodotti i
beni sovvenzionati. Il condizionamento delle sovvenzioni erogate all’acquisto dei beni
nazionali è suscettibile di falsare la concorrenza.
SLIDE 28 LE SOVVENZIONI GIALLE: Sono sovvenzioni lecite ma passibili di azione
legale se provocano effetti pregiudizievoli per gli interessi degli altri Membri. Vi
rientrano quasi tutte le sovvenzioni interne di carattere specifico ad eccezione di
quelle riguardanti il settore agricolo.
Queste pratiche di sovvenzioni possono essere distinte in due sottocategorie a
seconda di come sia ripartito l’onere della prova:
 GIALLO CHIARO
 GIALLO SCURO
SLIDE 29 SOVVENZIONI VERDI: Sono sovvenzioni che non sono né vietate né
soggette ad azione legale e vi rientrano innanzitutto le sovvenzioni non specifiche. Si
aggiungono poi 3 categorie di sovvenzioni che pur essendo specifiche rispondono ad
obiettivi di rilevanza sociale e sono rivolte a fornire:
 ASSIESTENZA ALLA RICERCA (a seguito del ruolo sempre più strategico della
ricerca)
 AIUTO ALLE REGIONI SFAVORITE che rischiano di rendere la produzione più
costosa e meno competitiva. L’aiuto può solo compensare le condizioni di
partenza)
 ASSISTENZA ALL’ADEGUAMENTO DEGLI IMPIANTI PRODUTTIVI AGLI OBBLIGHI
AMBIENTALI(degli impianti operanti da almeno due anni e non a quelli più

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recenti perché potremmo avere come risultato solo il concedere un vantaggio
concorrenziale piuttosto che superare il vantaggio)
SLIDE 30 I MEZZI DI RICORSO E IL SISTEMA DI CONTROMISURE: l’Accordo
conferma l’opzione del Codice 1979 a favore di due tipi di procedimenti:
1. IL PROCEDIEMENTO D’IMPOSIZIONE UNILATERALE di misure
compensative per neutralizzare gli effetti. Questo non può essere usato
per tutti i tipi di sovvenzione. Il campo d’azione è limitato a chi ha subito
il pregiudizio
2. IL PROCEDIMENTO MULTILATERALE PER LA SOLUZIONE DELLE
CONTROVERSIE TRA I MEMBRI OMC.
I due procedimenti non sono necessariamente alternativi poiché in presenza di
alcuni requisiti possono svolgersi contemporaneamente.

SLIDE 31 I REGIMI DI GARANZIA RELATIVI ALLE SOVVENZIONI:


 SOVVENZIONI ROSSE: Il Membro che ritiene che un altro Membro accordi una
sovvenzione vietate propone ricorso (con entrambe le procedure). Gli effetti
giuridici consistono nell’obbligo di far cessare l’illecito con revoca della
sovvenzione. In caso d’inadempimento dell’obbligo lo Stato ricorrente potrà
essere autorizzato ad adottare le contromisure adeguate consistenti nella
sospensione di concessioni discendenti dagli Accordi OMC. Tali misure dovranno
essere proporzionate all’obiettivo della rimozione delle sovvenzioni.
 SOVVENZIONI GIALLE: Possono essere oggetto di entrambi i mezzi di tutela,
ma poiché si tratta di sovvenzioni illecite non basterà che sia accertata
l’esistenza della sovvenzione. Occorre che sia dimostrata la specificità e gli
effetti pregiudizievoli discendenti. L’onere della prova ricade sullo Stato
ricorrente tranne nei casi delle sovvenzioni giallo scuro. Gli effetti giuridici
consistono in caso di esito positivo nella rimozione degli effetti pregiudizievoli
(non necessariamente bisogna revocarla) anche attraverso un accordo delle
parti volto a compensare gli effetti pregiudizievoli derivanti.
 SOVVENZIONI VERDI: Non può essere utilizzata nessuno dei due tipi di
procedure, tranne che nel caso di sovvenzioni che siano state notificate al
Comitato per le sovvenzioni (art.8 ), infatti in tal caso questi programmi
saranno considerati non passibili di azione legale (ove risultino conformi ai
requisiti richiesti).
SLIDE 34 i procedimenti descritti possono essere applicati alle controversie tra
due Stati aventi ad oggetto qualsiasi aspetto delle sovvenzioni e possono sfociare in
CONTROMISURE AUTORIZZATE dalle istituzioni OMC.

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I DAZI COMPENSATIVI invece sono attuabili solo dallo Stato importatore (poiché
strumento di difesa unilaterale) e se gli obiettivi realizzati da queste misure non sono
dissimili da quelle autorizzate, potrebbero essere considerati come “espressione di un
mandato diretto conferito dall’OMC e dai suoi Membri”.

SLIDE 35 IL COUNTER-SUBSIDY: è una prassi diffusa quale mezzo di tutela non
istituzionale e unilaterale. Consiste nel concedere alle imprese del paese importatore
sovvenzioni analoghe a quelle di un altro Paese per recuperare lo svantaggio
competitivo. Tale mezzo è stato condannato dal GATT e oggi risulta come
inammissibile.
SLIDE 36 LA PROCEDURA PER L’IMPOSIZIONE DI DAZI COMPENSATIVI: La
procedura prescritta dall’Accordo SCM è articolata in due fasi:
1. INCHIESTA PRELIMINARE
2. IMPOSIZIONE E RISCOSSIONE DEI DAZI

SLIDE 37 La procedura si apre su istanza dei produttori o delle autorità competenti
dello Stato importatore a cui spetta anche esaminare le istanze le quali devono
rispondere a requisiti SOGGETTIVI (la legittimazione) e OGGETTIVI (le domande
devono contenere la prova dell’esistenza della sovvenzione, del pregiudizio e del nesso
di causalità).

SLIDE38 GLI ESITI DELL’INCHIESTA: IL RIGETTO DELLA DOMANDA. La domanda


può essere rigettata da parte dell’autorità inquirente se il ricorso risulta infondato o
mancano gli elementi. Ma anche in caso di prove siffatte, l’inchiesta potrà essere
sospesa se interviene un accordo tra autorità inquirente e soggetti interessati avente
ad oggetto la rimozione del pregiudizio.
Una simile soluzione è raramente praticabile vista la riluttanza dei lobbies nazionali a
rinunciare alle protezioni dei Governi

Slide 39 GLI ESITI DELL’INCHIESTA: LA FONDATEZZA DELLA DOMANDA: Se al


termine dell’inchiesta le autorità ritengono fondata la richiesta e non è stato raggiunto
un accordo con le parti straniere, esse possono proporre l’applicazione di dazi
compensativi. In caso di decisione positiva, i dazi saranno imposti e riscossi secondo
precise modalità al fine di assicurare proporzionalità col danno ed effetto non
discriminatorio.
SLIDE 39 La loro DURATA va circoscritta al tempo necessario per neutralizzare gli
effetti e comunque non oltre 5 anni (scaduto il termine i dazi decadono
automaticamente).

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Le misure non possono essere retroattive e possono applicarsi solo ai prodotti dopo
l’entrata in vigore della decisione.
In mancanza di rispetto di tali regole devono essere previsti dei MEZZI DI ROCORSO
INTERNI
SLIDE 40 L’Accordo prende in considerazione le esigenze dei Paesi in via di
sviluppo riconoscendo il ruolo importante delle sovvenzioni per loro e quindi ha
previsto un regime speciale in fatto di esenzioni totali e deroghe provvisorie
(incondizionate) per le quali è previsto l’obbligo di rimozione al verificarsi di
determinati presupposti (il Paese sia diventato competitivo).
Sono previste deroghe anche per i Paesi in fase di Transizione .
Tale trattamento speciale si è verificato inefficace perché tali Paesi non hanno rimosso
le sovvenzioni gradualmente.
SLIDE 41 IL PRINCIPALE ORGANO: Si tratta del COMITATO per le sovvenzioni e le
misure compensative.
Composto dai rappresentanti di tutti gli Stati membri ed è un faro di consultazione.
COMPITI PRINCIPALI: vigilanza sulle politiche di sovvenzionamento agevolata dalla
previsione di obblighi di trasparenza, pubblicità e notifica soprattutto dei programmi
d’aiuto già esistenti prima dell’entrata in vigore dell’Accordo.
IL GRUPPO PERMANENTE DI ESPERTI: Il Comitato può servirsi di organi sussidiari, tra
cui spicca il GPE che è composto da persone qualificate con funzioni consultive.
SLIDE 42 In conclusione l’Accordi SCM non ha eliminato del tutto i problemi da
sempre connessi a tale materia perché:
1. L’equilibrio che si è creato è ancora fragile
2. la disciplina è limitata ai prodotti manifatturieri facendo restare esclusi altri
settori come servizi e prodotti agricoli.

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