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opera del d. lgs. n. 141 del 2010 (successivamente oggetto di due interventi
'correttivi', dd. lgs. 218/2010 e 169/2012).
Per quel che riguarda i Capi I e III, le modifiche salvaguardano il
preesistente impianto del T.U., consistendo essenzialmente in misure di
coordinamento nel T.U. di interventi successivi e di aggiornamento della
dis ipli a i
o so a za o l evoluzio e ope ativa delle a he e
l o ie ta e to appli ativo atu ato dalla Ba a d Italia egli ulti i a i. La
loro incidenza sar quindi volta a volta evidenziata.
Corpose modifiche sono invece apportate al Capo II, in adeguamento a
normativa comunitaria di armonizzazione massima sul credito ai consumatori.
Capo I - Ambito di applicazione.
Le norme del capo I hanno portata generale sotto i due profili soggettivo e oggettivo - individuati dall'art. 115 T.U., che definisce l'ambito di
applicazione della disciplina.
Per il versante soggettivo, il 1 comma dell'art. 115 persegue
puntualmente la finalit, indicata nella relazione al T.U., di delineare con
nettezza i destinatari della disciplina, ricorrendo ad un criterio di individuazione
soggettivo ed indicando come destinatari della normativa le banche e gli
intermediari finanziari, entrambi soggetti definiti dallo stesso T.U.
(rispettivamente all'art. 1, 1 co. lett. b e 2 co., lett. g) e da esso regolati.
La rigida selezione soggettiva cos operata per suscettibile di
incontrare integrazioni in applicazione della "norma di chiusura" - cos la
definisce la Relazione - di cui al 2 comma dell'art. 115, che attribuisce al
Ministro dell'economia il potere di individuare, in considerazione dell'attivit
svolta, altri soggetti da sottoporre alle norme in parola.
Le norme sulla trasparenza risultano cos applicabili non pi solo
secondo un criterio soggettivo, ma secondo un criterio oggettivo, circoscritto
dal riferimento all'attivit svolta da un qualunque soggetto che gi per ipotesi
non n banca n intermediario finanziario.
E l'attivit che pu avere rilievo ai fini della norma va individuata con
riferimento al 1 comma, che in via generale ncora l'ambito di applicazione
della disciplina alle attivit svolte da banche e intermediari finanziari,
considerate senza distinguo, comprendendo quindi tutte le attivit tipicamente
svolte dagli indicati soggetti.
i istrare si menzionano
che anche qui ha fissato un paio di paletti, rimettendo alla Banca d'Italia
l'indicazione di contenuto e modalit delle comunicazioni. L'art. 12 della
delibera 2003 prescrive che la comunicazione sia analitica e che indichi
comunque "il tasso d'interesse e le altre condizioni in vigore": un corposo
promemoria per il cliente, destinato appunto a semplificarsi.
Per i rapporti regolati in conto corrente, l'art. 119 prevede che
l'estratto conto possa essere inviato annualmente o con pi ravvicinata
periodicit (semestrale, trimestrale o mensile), a scelta - e a spese - del cliente
(2 co.).
Dal ricevimento dell'estratto conto e delle altre comunicazioni
periodiche alla clientela decorre un termine di sessanta giorni trascorso il
quale, in mancanza di opposizione scritta, i documenti trasmessi si intendono
approvati (3 co.).
Va o u ue i o dato he l'app ovazio e dell estratto conto non
preclude la possibilit di una successiva impugnazione dell'estratto conto per
c.d. "vizi formali" (errori di scritturazione e di calcolo, omissioni o duplicazioni)
ai sensi dell'art. 1832, 2 co. c.c., se pure nel breve termine di decadenza di sei
mesi dalla data di ricezione dell'estratto conto relativo alla liquidazione di
chiusura; termine che peraltro, per prevalente giurisprudenza, opera anche per
la banca.
Accanto al diritto d'informativa periodica, il cliente ha altres diritto ad
ottenere copia della documentazione inerente a singole operazioni poste in
essere negli ultimi dieci anni, diritto che la norma (come novellata dal d. lgs. n.
342 del 1999) espressamente estende a colui che succeda a qualunque titolo al
cliente o che subentri nell'amministrazione dei suoi beni, risolvendo cos, ad
esempio, i dubbi sul diritto di accesso alla documentazione da parte del
curatore fallimentare del cliente.
Capo I - La disciplina delle modifiche unilaterali del contratto.
Fortemente penalizzante per il cliente stato il pieno adattarsi, da
parte del T.U. (art.118), alla prassi corrente della disciplina delle modifiche
contrattuali sfavorevoli al cliente. La norma stata oggetto di ripetute
modifiche di diverso segno, di seguito diacronicamente illustrate, che ne hanno
odifi ato l o igi a ia po tata, te de do a diseg a e u egi e diffe e te pe
clientela retail e imprese.
luogo alla restituzione di importi gi versati alla data di entrata in vigore della
legge di o ve sio e del p ese te de eto legge a t. , o.
.
La o a
stata su ito po tata all atte zio e della Co te
Costituzionale da diverse ordinanze di rimessione e, nella prolungata attesa
della delibazione, la giurisprudenza ha elaborato percorsi interpretativi
sosta zial e te disappli ativi della p evisio e del
illep op oghe ,
generalmente rifacendosi alla soluzione adottata dalle SS.UU. nel 2010.
Pi volte annunciata, la pronuncia di incostituzionalit, per contrasto
con gli artt. 3 e 117 Cost., della norma in parola (sentenza 5 aprile 2012, n. 78)
si a atte izza pe l asp ezza delle motivazioni, che ne stigmatizzano non solo
l i agio evolezza i ua to o a fo al e te i te p etativa, a di fatto
i ovativa e, ui di, et oattiva , a a he il uolo di i ge e za del pote e
legislativo ell a
i ist azio e della giustizia , i via ge e ale vietato dall a t.
6 della Convenzione europea sui diritti umani, costituzionalmente rilevante ai
se si dell a t.
, o. ella pa te i ui i po e la o fo azio e della
legislazio e i te a ai vi oli de iva ti dagli o lighi i te azio ali .
All i do a i della p o uncia, quindi, riprende pieno vigore la soluzione
interpretativa delle SS.UU. in ordine alla differenziata decorrenza del termine
prescrizionale ed ripristinato il diritto alla restituzione degli importi gi versati
in forza di clausola anatocistica rivelatasi nulla.
Capo I - Dalla commissione di massimo scoperto all'art. 117 bis T.U.
L uso del da a o p estato dalle a he t adizio al e te i o t a u a
st uttu a dei osti o plessa: a a to all i te esse capitalizzato nei modi
illustrati ai precedenti paragrafi si colloca una struttura commissionale
complessa che determina un sensibile accrescimento del costo dei
finanziamenti. Il problema stato affrontato sia per il versante della
rispondenza delle relative clausole alle regole di trasparenza contrattuale, sia
o atti d i pe io o ie tati al divieto, st ade he si so o fi o a ivelate
inidonee a governare efficientemente il fenomeno.
La questione iniziava ad essere sollevata con riferimento alla
commissione di massimo scoperto (CMS), che costituiva una consistente voce
di osto, ulte io e ispetto all i te esse, del fi a zia e to o esso.
iter faticoso, al fine sfociata nella direttiva 2008/48 del 23 aprile 2008 il cui
impatto modificativo peraltro pi contenuto rispetto alle attese.
Alla di ettiva s dato adegua e to o il d. lgs. .
del
, ui
hanno fatto seguito il d.m. Economia 3 febbraio 2011 e le istruzioni di vigilanza
del 9 febbraio 2011.
Il perno caratterizzante della disciplina, ora identificata con riferimento ai
soggetti desti ata i della spe ifi a tutela o pi edito al o su o , a ai
o su ato i o ti ua ad incentrarsi sul concetto di Tasso annuo effettivo
globale (TAEG), su cui si basa il punto forte di tutela del consumatore, che ha
diritto a conoscere previamente il reale costo complessivo del finanziamento,
agendo sul rischio di costi-sorpresa.
Al fine di realizzare tale obiettivo, la direttiva tende a definire in
maniera pi onnicomprensiva le voci di costo che rientrano nel calcolo del
TAEG, elencate in apposito allegato, che stato successivamente modificato,
integrandolo con nuove previsioni di matrice europea (direttiva 2011/90 del 14
novembre 2011).
La normativa pone inoltre una fitta rete di regole ed obblighi di
comportamento cui il finanziatore deve conformarsi. Al rispetto di tale
o plesso dis ipli a e
fi alizzata l att i uzio e di ileva za ai requisiti
o ga izzativi e p o edu ali he i ase all a t. , o. , lett. d T.U., cui segue
l a t.
bis d.m. Economia 3 febbraio 2011 e la sez. XI delle conseguenti
istruzioni) ciascun intermediario deve articolare, allo scopo di predisporre
presidi che agevolino al contempo il rispetto delle regole ed il riscontro di tale
rispetto in caso di eventuali controversie.
L i te ve to di vigila za i elazio e a tali e uisiti, o edato da pote i
sanzionatori, concorre poi con i rimedi civilistici per definire il quadro
sanzionatorio che la direttiva rimette alle previsioni nazionali, richiedendo che
le sa zio i sia o effi a i, p opo zio ate e dissuasive a t.
.
conto co e te a t.
bis, 5 co.).
La questione affrontata generalizzando per quanto possibile le regole
del Capo I e disti gue do le dive se o po e ti all i te o del appo to
contrattuale in caso di insormontabili differenze normative (cfr Istruzioni di
vigilanza del 9 febbraio 2011, sez. VI).
Il d. lgs. n. 11 del 2010 (di adeguamento alla PSD) incorpora nel T.U. le
regole di trasparenza relative alla prestazione di servizi di pagamento, erogati o
e o ell a ito di u o t atto uad o a t.
bis, 1 co.) previste dalla PSD
con tecnica di armonizzazione massima.
La o ativa, he t ova appli azio e a he all e issio e di o eta
elettronica (art. 126 bis, 2 co.), pone una serie di obblighi informativi e
comportamentali in capo al prestatore, cui vie e addossato l o e e di p ova e
l esatto ade pi e to a t.
bis, 4 co.) con previsione analoga a quella
posta dall a t. , o. TUF per la prestazione di servizi di investimento.
Si tratta di normativa ad applicazione necessaria quando destinatario
del servizio sia un consumatore o una microimpresa.
Negli altri casi, le parti possono prevederne la disapplicazione, totale o
pa ziale, i de oga all a t.
, o
a
a t.
bis, 3 co.), cio alla norma
che vieta le deroghe sfavorevoli al cliente (infra, Capo III).
I pote i attuativi della Ba a d Italia so o o fe iti facendo espresso
riferimento (art. 126 bis, 6 co.) alla funzione di sorveglianza sul sistema dei
pagamenti (c.d. oversight , he l Istituto esercita avendo contemporaneamente
igua do al suo egola e fu zio a e to, alla sua affida ilit ed effi ie za
nonch alla tutela degli ute ti di se vizi di paga e to a t.
, o. T.U.,
come modificato dallo stesso d. lgs. n. 11 del 2010).
Alla Ba a d Italia
alt es i esso il o pito di egola e ella
normativa secondaria la questione dei confini di applicabilit della normativa
speciale dei servizi di pagamento in luogo di quella generale di trasparenza per
i o t atti, he o ve go o sul edesi o appo to ei asi di se vizi di
pagamento regolati in conto corrente o commercializzati unitamente a un
Secondo analoga logica a quella del 1 co., l'art. 127, 2 co. continua a
prevedere che tutte le nullit comminate dalle norme del Titolo VI integrano
ipotesi di nullit relativa (cfr. art. 1421 c.c.) che assumono la configurazione di
c.d. nullit di protezione, a tutela del singolo interesse - sia pur seriale - del
cliente, categoria maturata i dott i a e a olta all a t.
od. o su o. A
tale ultima previsione allineata la riformulazione del comma, che modifica il
quadro di azionabilit delle nullit, che ora possono anche essere rilevate
d uffi io dal giudi e.
L'art. 127 prosegue con il previgente 1 co., che pone a tutela di tutte
le disposizioni del Titolo una clausola generale di inderogabilit.
L'inderogabilit funziona, per cos dire, a senso unico, cio solo a tutela del
cliente. La norma prevede infatti che le disposizioni sono derogabili solo in
senso pi favorevole al cliente, riproducendo un meccanismo di tutela simile a
quello escogitato per il contratto di assicurazione nella disciplina codicistica
Sul diverso piano dei controlli si muovono gli artt. 128 e 128 ter.
L a t.
oo di a le att i uzio i dei pote i di ontrollo informativo ed
ispettivo in relazione al rispetto degli obblighi posti dal Titolo VI con i distinti
quadri regolamentari in cui si collocano i diversi soggetti contemplati dall'art.
126 quater e dall a t.
.
L a t.
ter pone invece nelle mani della Ba a d Italia u a g adata
se ie di isu e i i ito ie, al fi e di vieta e agli i te edia i la o ti uazio e di
attivit svolte in modo non conforme alle disposizioni (concernenti sia i
appo ti
o
i
lie ti, sia l i piego di dete i ate fo e di
commercializzazione, quale ad esempio la rete di mediatori) e di ordinare agli
stessi o po ta e ti o segue ti elazio e illust ativa dello s he a di d.
lgs.).
Tali isu e posso o attiva si a f o te di e e i egola it , po e dosi
cos in funzione preventiva e complementare rispetto agli interventi
sanzionatori, che devono basarsi su pi consistenti presupposti (art. 144).
Peraltro precisa ancora la Relazione le i osse va ze delle isu e i i ito ie
sono sanzionate in forma aggravata ai sensi del comma 4 del medesimo art.
.
Capo III- I metodi di gestione della conflittualit banca-cliente.
A a to alle azio i giudizia ie i via ge e ale p eviste dall ordinamento
a tutela delle proprie posizioni ed ai differenziati rimedi che si sono illustrati
con riferimento a specifiche fattispecie, la clientela bancaria da tempo accede a
metodi alternativi di risoluzione delle controversie (ADR), che hanno incontrato
le evoluzioni descritte nei successivi paragrafi.
La conciliazione stata, pertanto, praticabile ben prima che la mediaconciliazione divenisse oggetto di generalizzata disciplina ai sensi del d. lgs. n.
28 del 2010, applicabile alle controversie in materia di contratti bancari e
finanziari dal 20 marzo 2011.
Ad oggi, ai se si dell a t. , o. d. lgs. , pe le o t ove sie in
materia di contratti bancari e finanziari, il procedimento di media-conciliazione
pu essere svolto o rivolgendosi ad uno degli organismi regolati dello stesso
decreto, fra cui si annovera il Conciliatore Bancario Finanziario, oppure
avvia do il p o edi e to dava ti all o ga is o istituito i attuazio e
dell'articolo 128 bis T.U., l A it o Ba a io Fi a zia io-ABF.
La peculiare natura di tale ultimo rimedio, che lo distingue dalla
generalit delle procedure di media-conciliazione, ha portato a menzionarlo
distintamente nel corpo del citato art. 5.
ADR e clientela bancaria. Il Conciliatore Bancario Finanziario.
i ore: dallO
uds a
a ario allABF.