1)
Il Trattato CE stabilisce che la libera circolazione delle merci tra gli stati membri
uno strumento essenziale per realizzare gli scopi della comunit e che necessario a
tal fine instaurare tra gli stati membri un mercato interno caratterizzato
dalleliminazione degli ostacoli alla libera circolazione delle merci, delle persone e
dei capitali (art. 3). Tale nozione di mercato interno si affianca a quella di mercato
comune e il fatto che di mercato comune non si dia per una definizione precisa ha
fatto s che i due concetti vengono considerati come sinonimi anche nelle
interpretazioni della Corte di Giustizia. In realt per il concetto di mercato comune
pi ampio di quello di mercato interno contenendo oltre chele libert che
costituiscono il mercato interno anche linstaurazione di politiche comuni
nellematerie oggetto del Trattato.2
)Le fonti della disciplina giuridica della libera circolazione delle merci
3)
Lart. 23 Trattato Ce stabilisce che la disciplina sulla libera circolazione delle merci
si applica alcomplesso degli scambi di merce. Per merce deve intendersi ogni
prodotto valutabile in denaro eperci idoneo ad essere oggetto di transazione
commerciale (es. oggetti di interesse storicoartistico, liberi, monete non avente
corso legale, dischi, petrolio, energia elettrica, stupefacenti,rifiuti, ecc). Sono invece
fuori della sfera di applicazione i prodotti che riguardano la sicurezza insenso stretto
(come il materiale bellico) in quanto un altro articolo del Trattato stabilisce che
glistati membri possono limitare il loro commercio per motivi di sicurezza. Per
quanto riguardalambito di applicazione circa lorigine delle merci si stabilisce che
esso comprende sia i prodottioriginari degli stati membri che quelli provenienti da
stati terzi e importati nella Ce. Per quantoriguarda il profilo soggettivo la disciplina
ha come destinatari gli stati membri ( egli altri territoricome il dipartimenti francesi
doltremare, le Azzorre e le Canarie) cui impone una serie di obiettivicirca la
liberalizzazione degli scambi. Per quanto riguarda i singoli tale disciplina non pu
portareobblighi e quindi essi possono solo beneficiare delleffetto diretto
eventualmente prodotto negliordinamenti nazionali da alcune norme comunitarie.
4)
Le norme del Trattato Cesulla libera circolazione delle merci stabiliscono che essa
si realizza tramite linstaurazione di unaunione doganale e del divieto di restrizioni
quantitative allesportazione e allimportazione. Lenorme sullunione doganale
stabiliscono il divieto di applicare dazi doganali allimportazione edesportazione tra
paesi membri, di adozione di qualsiasi tassa di effetto equivalente ai dazi,
nonchlobbligo di adottare una tariffa doganale comune negli scambi con i paesi
terzi. I prodotti originaridi paesi terzi che siano stati regolarmente importati in un
paese comunitario si dicono in liberapratica nel senso che godono della stessa
libert di circolazione delle merci originarie dei paesimembri. Il divieto di dazi
doganali allimportazione/esportazione e il divieto di tasse equivalentisono sanciti
dallart. 25 Trattato Ce. Il divieto di porre dazi ( e quindi oneri riscossi da uno
statomembro per il passaggio di merce attraverso una frontiera intercomunitaria)
generale e riguardaanche i dazi di carattere fiscale. Il divieto di porre tasse di effetto
equivalente ai dazi ha lo scopo direndere operativo il primo divieto evitando che
esso possa essere aggirato mediante limposizionedi altri oneri sulle merci che
varcano le frontiere tra gli stati membri. La Corte di Giustizia hastabilito che sono
tasse di effetto equivalente tutti gli oneri imposti in maniera unilaterale da unostato
sulle merci per il fatto che varcano la frontiera. Esulano invece dal concetto di tasse
di effettoequivalente le seguenti tipologie : a) oneri che costituiscono il corrispettivo
di un servizio prestato;
5)
6)
Le norme sulla politica fiscale che hanno rilevanza sullalibera circolazione delle
merci sono poste dallart. 90 che la Corte di Giustizia ritiene checostituisca una
integrazione delle norme sul divieto di dazi doganali e delle tasse di
effettoequivalente in quanto impedisce che esse possano essere eluse mediante
limposizione di altritributi di carattere discriminatorio o protezionistico. Infatti al
primo comma lart, 90 vieta agli statimembri di applicare ai prodotti di altri stati
membri tributi discriminatori (e quindi quantitativamentesuperiori a quelli applicati
sui prodotti nazionali similari). Sono prodotti similari quelli che hannopropriet simili
e rispondono alle stesse esigenze dei consumatori (es. energia elettrica nazionalee
importata). Al secondo comma lart. 90 vieta agli stati membri di applicare ai
prodotti di altri statimembri imposizioni interne al fine di proteggere altre
produzioni. Sono quindi vietati i tributi interniche abbiano scopo protezionistico e a
tale proposito la Corte ha stabilito alcuni criteri per accertaretale scopo, come il
fatto che limposta sia applicata al prodotto importato e non a quello nazionaleo il
fatto che sia sproporzionata in quanto di ammontare pari a quasi la met del prezzo
delprodotto importato. Il fatto che al secondo comma lart, 90 parli di altre
produzioni si deveintendere rispetto ai prodotti di cui al primo comma, per cui
nellambito di applicazione del 2^comma cadono quei prodotti che non sono similari
(ai sensi del primo comma) ma sono inconcorrenza con i prodotti importati dagli
altri stati membri. Le altre produzioni sarebbero quindiquei prodotti nazionali
alternativi ai prodotti importati (es. vino e birra, banane e frutta tipicaitaliana).
Secondo la Corte un onere imposto ad un prodotto importato se non esistono
prodottinazionali similari o concorrenti non una tassa di effetto equivalente ai
sensi dellart. 90 in quantonon ha effetti discriminatori o protezionistici e quindi pur
essendo un tributo interno dovrebbeessere considerato legittimo.
7)
Il diritto di rimborso dei tributi riscossi da uno stato membro in violazione del
dirittocomunitario
8)
vigente prevede regolamenti adottati dal Consiglio sulla tariffa doganale comune e
sullanomenclatura combinata. La nomenclatura combinata un sistema di
classificazione delle mercioggetto di scambio internazionale e comprende migliaia di
voci contraddistinte da un codicenumerico di 8 cifre (di cui le prime sei
rappresentano il codice della merce e le ultime due eventualisottovoci). Per ogni
voce e sottovoce della nomenclatura sono determinati un dazio autonomo (lacui
quota definita autonomamente dalla Comunit) e un dazio convenzionale (la cui
quota determinata in base ad accordi internazionali che vincolano la comunit).
Nomenclatura e dazipossono essere adeguati sulla base di atti del Consiglio o della
Commissione ai mutamenti dellapolitica commerciale della Ce. Per avere un quadro
aggiornato di Nomenclatura e aliquote ognianno il Consiglio adotta un regolamento.
La comunit per esigenze di politica commerciale pustabilire preferenze tariffarie
in favore di paesi in via di sviluppo e pertanto sono necessarie ulteriorisuddivisioni di
voci che si aggiungono alle voci e sottovoci della nomenclatura combinata. Per
integrare tutti gli atti in materia doganale ogni anno la Commissione pubblica una
tariffa integratadella Comunit Europea (TARIC) ossia una comunicazione che si basa
sulla N.C. ma riprendeanche le aliquote dovute ai provvedimenti di politica
commerciale visti sopra. Il TARIC ovviamentenon ha rilevanza di strumento giuridico
in quanto non produce effetti giuridici propri ma rinvia aquelli prodotti dagli atti in
essa incorporati. La tariffa doganale comune che si applica alleimportazioni di merci
dagli stati terzi perci si compone della N.C. e delle tariffe contenute nelTARIC ma
poich il TARIC incorpora tutti i provvedimenti in materia si pu dire che
essarappresenta integralmente la tariffa doganale comune. Per quanto riguarda
lapplicazione dellatariffa doganale comune stato approvato il Codice Doganale
Comunitario. Esso in primo luogodefinisce il territorio doganale di ogni stato
membro (per lItalia esso corrisponde a quello della repubblica ad eccezione di
Livigno, Campione d italia e le acque nazionali del Lago di Lugano). Il codice
stabilisce poi i criteri per definire lorigine delle merci e per definire il loro valore in
dogana. Per quanto riguarda lorigine delle merci si distingue : a) merci provenienti
da stati cui non si applica un regime tariffario preferenziale. Per queste merci la
regola che sono originarie di un paese le merci interamente prodotte in tale paese.
Se le merci sono prodotte con il contributo dipi stati si considerano originarie dello
stato in cui avvenuta lultima trasformazione o la lavorazione sostanziale). B) merci
provenienti da paesi cui si applicano tariffe preferenziali. Qui si rinvia agli accordi
presi dalla comunit con tali stati o se la tariffa stata applicata unilateralmente
dalla Ce tramite una procedura che prevede il parere del Comitato del Codice
Doganale. Tale Comitato istituito e disciplinato con norme contenute nel Codice
Doganale Comunitario. Per quanto riguarda il valore delle merci in dogana si tiene
conto del prezzo effettivamente pagato per le merci aumentato delle spese di
mediazione, trasporto, imballaggio e assicurazione. Nel caso in cui il valore non
possa essere determinato sul prezzo effettivo sono previsti criteri sussidiari come il
valore di merci similari o luso di criteri ragionevoli. Il codice doganale prevede poi
un regime di franchigie per cui in alcune circostanze le merci sono esonerati dai dazi.
Tale regime si giustifica allor ch la Comunit non abbia interesse ad applicare
misure protettive alla propria economia o quando ci stabilito da convenzioni
internazionali di cui siano parte alcuni o tutti gli stati membri i(in tal caso la
comunit vincolata sul piano internazionale in sostituzione degli stati membri in
quanto ha competenza esclusiva nella materia). Tra le categorie di merci cui si
applicano le franchigie citiamo i beni ad uso personale di persone fisiche che
trasferiscono la residenza da unostato terzo ad un paese membro, i beni personali
importati per un matrimonio o oggetto disuccessione. Per quanto riguarda i beni di
carattere scientifico o culturale posto un doppioregime: alcuni sono in franchigia
indipendentemente dalla loro destinazione, altri solo se destinati a istituti di
pubblica utilit.
9)
La liberacircolazione delle merci tra stati membri come abbiamo visto assicurata
sia dallunione doganaleche dalle regole che impongono il divieto di restrizioni
quantitative o di misure di effetto equivalentealle restrizioni quantitative sia alle
esportazioni che alle importazioni /(artt 28 e29).I due obblighihanno finalit
identiche ossia vietare ogni misura che possa restringere gli scambi tra gli
statimembri o creare discriminazione tra commercio interno di uno stato membro e
commercio
intracomunitario. Per quanto riguarda il primo obbligo si vieta agli stati membri
qualunque misuravolta a provocare una preclusione totale o parziale agli scambi
intercomunitari di merci. Per quantoriguarda il secondo obbligo la Corte ha chiarito
che costituisce misura di effetto equivalente allarestrizione quantitativa qualunque
misura che ostacoli direttamente o indirettamente gli scambi dimerci tra stati
membri. In questo ambito va compresa ogni misura imputabile allo stato
membro,adottata da organi centrali o locali. Se il comportamento invece adottato
da privati, se esso tollerato dagli organi dello stato che avrebbero lobbligo di
provvedere si potrebbe configurare unloro comportamento omissivo che
costituirebbe quindi misura di effetto equivalente imputabile allostato membro. La
Corte ha poi distinto le misure applicate in modo distinto ai prodotti nazionali eda
quelli mportati/esportati e le misure che si applicano in modo indistinto sia ai
prodotti nazionaliche quelli esportati/importati. Per quanto riguarda le prime sono
vietati i provvedimenti cheimpongono autorizzazioni per le
importazioni/esportazioni o che richiedano certificati attestanti laqualit dei
prodotti importati o che impongano prezzi diversi ai prodotti nazionali e a
quelliimportati. Per quanto riguarda le seconde la Corte sembra considerare vietate
quelle indistamenteapplicabili ai prodotti nazionali e a quelli importati mentre
sembra escludere quelle indistintamenteapplicabili ai prodotti nazionali e a quelli
esportati purch ininfluenti sulla libera circolazione dellemerci. La Corte ha
considerato poi vietate le misure che stabiliscono prezzi minimi ad un livellocos
elevato da neutralizzare il vantaggio posseduto dalle merci importate per il loro
prezzoinferiore, o quelle che stabiliscono un prezzo massimo ad un livello talmente
basso da portare allavendita in perdita dei prodotti importati in quanto non
consente di coprire i costi di importazione. LaCorte ha poi chiarito che lapplicazione
ai prodotti importati da altro stato membro di regolenazionali (es. divieto di
apertura domenicale dei negozi) non costituisce in linea di principio unamisura
equivalente purch esse incidano ugualmente sul commercio dei prodotti nazionali
e suquello dei prodotti importati da altro stato membro.
10)
Gli ostacoli alla libera circolazione delle merci derivanti da norme tecniche
nazionalie principio di mutuo riconoscimento
11)
stati terzi che potrebbero avere regole tecniche diverse e a ci si potrebbe ovviare
applicando lanormativa solo al mercato interno della comunit europea.
12)
13)
Gli scambi di beni culturali tra stati membri nonpossono essere soggetti a dazi
doganali o a tasse di effetto equivalente ma possono subirerestrizioni quantitative ai
sensi dellart. 30 che tra i motivi di deroga, come abbiamo visto,contempla la
protezione del patrimonio artistico, storico e archeologico nazionale. Naturalmente
laderoga pu essere applicata solo ai beni che costituiscono una espressione
significativa dellacultura nazionale e non ai beni di scarso valore o ai beni che pur
trovandosi nel territorio di unostato non appartengono alla sua cultura ma a quella
di unaltra nazione. Sotto questo profilolobbligo di non praticare restrizioni
quantitative agli scambi con gli stati membri potrebbe essereincompatibile con gli
obblighi assunti sul piano internazionale da alcuni stati nei confronti di stati
14)
1)
2)
il concetto di impresa
Nel diritto comunitario il concetto di impresa concepito in manieradiversa
rispetto a ci che avviene nel diritto civile nazionale. Limpresa secondo il
dirittocomunitario qualunque soggetto che svolge una attivit economica e che
quindi potrebbeincidere sulla concorrenza del mercato a prescindere dalla natura
giuridica e dalle modalit diorganizzazione (es. ufficio di collocamento, ente non
profit, libero professionista). Limpresa devepoi avere un carattere concreto di
autonomia: sarebbe infatti esclusa dallapplicazione degli artt. 81e 82 una impresa
formalmente autonoma e dotata di personalit giuridica qualora unaltra
impresaeserciti su di essa un grado di controllo tale da impedirle di operare come
entit economicaindipendente.
3)
4)
28
Il II paragrafo dellart. 81 prevede la sanzione della nullit per le intese vietate dal
primo paragrafo. La nullit insanabile, opera automaticamente e pu
essererilevata dufficio dal giudice o accertata dalle istituzioni che vigilano sul
mercato. Tale paragrafo inteso come producente effetti diretti.
6)
Le esenzioni
6.1 (
29
Gli accordi verticali sono stati oggetto diuna profonda valutazione in quanto si
tenuto conto che essi potrebbero avere effettiproconcorrenziali. >Si stabilito
infatti che in un mercato caratterizzato da una forte concorrenzatra pi marche essi
potrebbero migliorare la distribuzione e lassistenza al consumatore. Pertantoessi
sono stati oggetto di un regolamento di esenzione per categoria che prevede
lesenzione degliaccordi verticali qualora il potere di mercato del fornitore (o
dellacquirente in caso di acquistoesclusivo) non superi il 30% del mercato. Entro
tale limite la commissione ritiene che gli effettiproconcorrenziali superino quelli
anticoncorrenziali riservandosi comunque il potere di revocarelesenzione ex nunc
qualora tali condizioni cambino. Ovviamente lesenzione copre solo gli
accordiverticali che non presentano clausole nere. Vi sono poi clausole grigie che
comportano la nullitdella sola parte dellaccordo che le contiene (obblighi di non
concorrenza indeterminati o chepongono ai distributori di un sistema selettivo il
divieto di vendita dei prodotti di altre marche.
9)
La posizione dominante collettiva
Il mercato rilevante
30
una posizione dominante nel mercato delle banane e non averla se si prende in
considerazionelintero mercato della frutta). Il metodo di determinazione del
mercato rilevante stabilito dallacommissione che distingue tra mercato geografico
e mercato del prodotto. Il mercato del prodottocomprende tutti i prodotti con un
certo grado di sostituibilit dal punto di vista del consumatore coni prodotti
dellimpresa considerata. A determinare il grado di sostituibilit lelasticit
delladomanda a piccole variazioni di prezzo. Se infatti a seguito di un aumento del
prodotto dellimpresaconsiderata i consumatori hanno propensione a spostarsi su
un altro prodotto i due prodotti sonosostituibili e quindi appartenenti allo stesso
mercato,. Il mercato geografico invece quello dove lecondizioni di concorrenza dei
prodotti considerati sono omogenee tra di loro e in tal mododistinguono tale zona
da altre zone vicine che hanno condizioni di concorrenza diverse.
Criteriodeterminante in tal caso la sostituibilit dellofferta. Se a seguito di una
variazione del prodotto ladomanda si rivolge ai fornitori della zona vicina e questi
sono in grado di soddisfare la domandaallora tale zona deve essere compresa nel
mercato geografico rilevante. Tale mercato quindi piristretto se esistono fattori
che limitano la capacit delle imprese di altre aree geografiche asoddisfare la
domanda del prodotto considerato (es. preferenze del consumatore,
caratteristichedel prodotto).11)
Lo sfruttamento abusivo
31
fissazione delle ammende che comunque non possono superare il 10% del fatturato
dellimpresa.Nellambito della procedura la Commissione pu anche decidere di
revocare il beneficiodellesenzione di categoria agli accordi qualora constati che essi
producono nel caso specificoeffetti incompatibili con il terzo comma dellart. 81. La
commissione pu anche disporre misurecautelari qualora ci sia presenza di un
rischio grave e irreparabile per la concorrenza. Nel secondocaso la Commmissione
pronuncia, anche duifficio, una decisione di inapplicabilit degli art. 81 82.
Linapplicabilit pu derivare sia dalla mancanza degli elementi di cui al paragrafo I
articolo 81che dal soddisfacimento delle condizioni previste dal terzo paragrafo di
tale articolo. In questoultimo caso visto che lesenzione opera di diritto la decisione
della Commissione avr solo valoredichiarativo e non costitutivo. Il controllo
giurisdizionale sulle decisioni della Commissione affidato al Tribunale di I grado per
la giurisdizione di legittimit e alla Corte di Giustizia per lagiurisdizione di merito.13)
Lapplicazione giudiziale
Poich gli artt. 81 e 82 hanno effetti diretti possono produrre effettianche nei
rapporti tra i privati e quindi attribuiscono loro diritti soggettivi che devono essere
tutelatidai giudici nazionali. Rispetto ai provvedimenti davanti alla Commissione e
alle autorit garantiquindi le procedure giudiziarie offrono il vantaggio della
possibilit di tutela di posizioni di naturaprivatistica con lo svantaggio per che i
giudici nazionali non possono applicare sanzioni dicarattere amministrativo. I giudici
nazionali sono competenti per lapplicazione degli artt. 81 e 82 intema di diritti
soggettivi nellambito di un contenzioso che pu avvenire su istanza di parte
maanche dufficio visto che tali articoli hanno natura di norme di ordine pubblico,
Diversamente dallaCommissione e dalle autorit garanti i giudici non hanno per il
potere di revoca del beneficio diesenzione di categoria. Nello svolgimento del
procedimento i giudici nazionali sono vincolati dalrispetto dei precedenti della Corte
di Giustizia e del Tribunale di I grado e dei regolamenti diesenzione comunitari ma
possono applicare la normativa processuale nazionale, nei limiti derivantidal diritto
comunitario, nel senso che la normativa processuale non deve impedire o
rendereparticolarmente difficoltosa la tutela delle posizioni soggettive attribuite ai
singoli dal dirittocomunitario.15)
32
quanto segue: a) la commissione deve essere avvisata per iscritto delavvio della
procedura e incaso di gravi motivi di opportunit pu avocare a s un procedimento
avviato dalle autorit garantinazionali .b) se la procedura avviata dalla
commissione ci priva di competenza le autoritnazionali ma al contrario lavvio
della procedura da parte delle autorit garanti non priva dicompetenza la
Commissione la quale ha solo lonere di consultare lautorit nazionale prima
diavviare il proprio procedimento c) in presenza di un procedimento
amministrativo o giudiziario giavviato la Commissione pu concedere o negare una
esenzione. Il regolamento prevede anche ilcoordinamento orizzontale tra le varie
autorit garanti nazionali ma in tal caso si tratta solo difacolt e non di obblighi:
prevede ad. esempio la facolt di informazione alle altre autorit circalinizio di un
procedimento o sulladozione di un provvedimento e la facolt di respingere
unadenuncia se la fattispecie oggetto di esame da parte di unaltra autorit
garante nazionale.
16)
33
18)
La delimitazione territoriale
19)
Problemi generali
21)
Generalit
- Il Trattato pone una serie di limiti agli stati membri circa il loro potere
diregolamentare i fattori economici e sociali quando ci potrebbe alterare il gioco
della liberaconcorrenza. Tali limiti sono riconducibili a tre blocchi : a) il primo
riguarda i comportamenti diimprese pubbliche o di imprese cui lo stato riconosce
diritti speciali per il perseguimento diinteressi pubblici b) il secondo riguarda la
possibilit che gli stati pregiudichino con proprie normelefficacia dei divieti posti nel
Trattato alle imprese private c) il terzo, che sar esaminato nelcapitolo seguente,
riguarda gli aiuti di stato.
22)
La struttura dellart. 86
34
Lart. 86 riguarda tutti i casi in cui lo stato assicuri conproprie misure un regime
preferenziale ad imprese pubbliche o ad imprese cui affidato unservizio pubblico o
un monopolio legale. Sono quindi escluse dallambito di applicazione le attivitdi
soggetti o enti che non hanno carattere di imprenditorialit e le misure statali di
sostegno adimprese private che non svolgono servizi pubblici (a queste ultime si
applicheranno invece lenorme sugli aiuti di stato).24)
Le prime due norme dellart. 86pongono dei limiti alla attivit normativa e
imprenditoriale degli stati membri in quanto stabilisconoche essi non possono
adottare per le imprese pubbliche o che svolgono servizi pubblici misurecontrarie a
ci che prevede il Trattato sulla concorrenza. Inoltre gli stati possono costituire
impresein monopolio legale le quali sono sottoposte alle norme comunitarie sulla
concorrenza nel limite incui ci non renda loro impossibile il perseguimento del
proprio fine. Le due norme sono perautonome tra di loro in quanto la prima ha un
contenuto pi ampio perch riguarda lattivitnormativa dello stato membro
mentre la seconda riguarda il comportamento delle imprese sulmercato. Pertanto
lart 86 nel suo insieme non riguarda solo il comportamento delle imprese:
puinfatti costituirne violazione ogni atto dello stato teso a sottrarre alla
concorrenza un settore senzasufficienti motivazioni di carattere generale. E infatti
consentita la deroga alle leggi comunitariesulla concorrenza solo se giustificata da
un interesse pubblico nel rispetto del principio diproporzionalit tra la realizzazione
dellinteresse generale e lalterazione della concorrenza nelmercato. Accertare tutto
ci per frutto di una valutazione abbastanza complicata che comportacomunque
che venga lasciato agli stati membri un certo margine di discrezionalit.25)
26)
- Come abbiamo detto nel Trattatonon ci sono norme che pongano agli stati membri
obblighi circa le norme sulla concorrenzaimposte alle imprese private. Tuttavia la
corte ha stabilito che il Trattato obbliga gli stati membri adastenersi dallemanare
norme che possano rendere inefficaci i divieti posti alle imprese private dallart. 82.
Tale principio viene ricavato dalla Corte dalla combinazione dellart. 3-g) (che indica
tra gliobiettivi della comunit un mercato comune con una concorrenza non falsata),
dellart. 10 (cheobbliga gli stati ad assicurare lesecuzione degli obblighi posti dal
Trattato) e infine dagli articoli 81e 82. Tale combinazione di norme fa nascere infatti
in capo agli stati lobbligo di non utilizzare ilproprio potere normativo in modo da
ostacolare lefficacia del diritto comunitario antitrust.27)
35
normativa comporti un comportamento attivo della impresa privata, nel senso che
lapartecipazione attiva degli operatori privati alla creazione della norma priva
questultima del suocarattere pubblico. Tale orientamento della corte quindi
basato sulla valutazione se la normastatale abbia caratteristiche tali da essere
ritenuta di carattere pubblico o se sia invece la semplicecopertura normativa di un
accordo privato per il soddisfacimento di interessi individuali. E chiaroche un tale
orientamento non pu essere considerato del tutto convincente in quanto
difficiledeterminare quando la norma statale illegittima in considerazione del
sempre maggiore ricorsoalla consultazione con i soggetti economici interessati
nellambito della attivit normativa. Una voltache la misura statale riconosciuta
incompatibile con il diritto comunitario essa deve esseredisapplicata sia dalle
autorit giudiziarie che dalle autorit garanti. Per quanto riguarda le
sanzionieventualmente a carico del soggetto privato che a tali norme si sia attenuto
si ritiene inapplicabilela sanzione al privato allorch la norma incompatibile non lasci
discrezionalit al soggetto privato.Infatti se ci avvenisse il privato si troverebbe
costretto a violare la norma nazionale se prevedeche essa possa essere in contrasto
con la norma comunitaria e, qualora la sua previsione siaerrata, sarebbe costretto a
sopportare la sanzione che lordinamento interno prevede per laviolazione della
norma nazionale. Il privato sarebbe invece soggetto alla sanzione
previstadallordinamento comunitario qualora la norma nazionale incompatibile non
ponga un obbligo malasci una certa discrezionalit sul comportamento da tenere.
1)
Introduzione
Lobbligo comunitario di garantire un mercato interno non falsato
dallaconcorrenza non riguarda solo le imprese ma anche gli stati membri che
potrebbero provocaredistorsioni applicando misure atte a sostenere alcuni settori
produttivi o alcune imprese. In seguitoa tali misure infatti le imprese vengono a
trovarsi in una situazione di maggiore competitivitrispetto alle altre. E chiaro che la
problematica degli aiuti di stato presenta una maggiorecomplessit rispetto alle
regole sulla concorrenza in quanto in questo caso in gioco lautonomiadegli stati
nellintervento delleconomia nazionale e nel fare scelte politiche ed economiche di
lorocompetenza e quindi occorre una politica comunitaria in grado di bilanciare
lautonomia degli statimembri con la libera concorrenza nel mercato comune. Per
tale motivo il divieto di aiuti di statonon assoluto ma sono previste stabilite
deroghe, alcune espressamente previste altre lasciatealla valutazione di
Commissione e Consiglio.2)
Il divieto degli aiuti pubblici: campo di applicazione della disciplina (artt. 87 89)
36
4)
Ai sensi dellart.87 sono incompatibili con il mercato comune gli aiuti che abbiano
le seguenti caratteristiche: a)selettivit ossia siano erogati a favore di alcune
imprese o alcune produzioni. Restano quindifuori le misure di carattere veramente
generale (es. riduzione dei tassi di interesse o svalutazionedella moneta) b) che
falsano o minacciano di falsare la concorrenza creando una situazione divantaggio di
alcune imprese rispetto alle altre. C da dire che gi la gratuit del beneficio
indicedi distorsione della concorrenza ma pu costituire aiuto anche un vantaggio
non gratuito qualora laremunerazione sia inferiore a quella di mercato. Leffetto
distorsivo comunque non pu esserepresunto ma deve essere dimostrato dalla
Commissione c) che incidono sugli scambi tra paesimembri. Tale condizione
difficilmente distinguibile da quella precedente. In generale possiamodire che si ha
pregiudizio al commercio tra stati membri quando un aiuto statale rafforza
laposizione di una impresa nei confronti delle altre negli scambi intracomunitari.
Anche in questocaso la Commissione deve valutare caso per caso lesistenza del
pregiudizio e qualora dichiarilesistenza del pregiudizio deve fornire dati concreti
sulla natura di esso-5)
37
senso d ampia discrezionalit. Infatti lart. 89 prevede che sia il consiglio ad emanare
i regolamentiai fini dellapplicazione dellart. 87 ma in realt tali regolamenti non
sono stati emanati e pertantolambito di applicazione dellart. 87 pu oggi ricavarsi
grazie allinterpretazione della commissione edella corte e alle comunicazioni
emanate dalla commissione. Per quanto riguarda il primo puntosono stati elaborati
alcuni criteri generali: a) laiuto deve essere valutato in base al suo impatto
sulmercato e non alle sue finalit nazionali b) gli aiuti devono rispettare i seguenti
criteri _ b1)necessit ossia essere lunico modo per raggiungere un obiettivo della
comunit b2)proporzionalit laiuto deve essere proporzionale al problema da
risolvere b3) temporaneit ossia deve cessare una volta raggiunto lobiettivo
b4) trasparenza ossia deve essereconnsentito alla commissione di valutarne
lentit c) deve mirare alla creazione di occupazione enon a mettere limpresa in
condizione pi favorevole rispetto alla concorrenza.Per quanto riguarda il secondo
punto come abbiamo detto, in assenza di regolamenti del consiglio,la commissione
ha emanato, previo accordo con gli stati membri, delle comunicazioni contenenti
icriteri in base ai quali gli aiuti statali saranno ritenuti compatibili. E abbastanza
difficoltosoricostruire la natura giuridica di tali atti in quanto da un lato essi non
dovrebbero avere naturavincolante contenendo solo i criteri indicativi e le linee di
condotta della commissione, ma anchevero che essendo il punto di vista
dellorgano che ha competenza esclusiva in materia, le misurestatali che non vi si
conformassero non avrebbero la possibilit di essere autorizzate. La Corte
hacomunque ritenuto che il fatto che tali comunicazioni siano frutto di un accordo
tra la commissionee gli stati membri non ne modifica la natura di atti vincolanti,
vincolanti non solo per gli stati maanche per la commissione che emanandole ha
comunque limitato il suo potere discrezionale. Unproblema a parte dato dagli aiuti
statali ad imprese incaricate dello svolgimento di un serviziopubblico generale le
quali ai sensi dellart. 86 agiscono in deroga alle regole sulla concorrenzaquando
esse siano dostacolo al raggiungimento del fine ad esse affidate. In un primo tempo
lacorte aveva affermato che gli aiuti a tali imprese non sono soggette agli obblighi di
cui allart. 87(quando laiuto necessario per il perseguimento di fini pubblici) ma
solo allart 88 (obbligo dinotifica alla commissione). In un secondo tempo per la
Corte ha stabilito che essi qualora sianopari a ci che necessario per assolvere gli
obblighi del servizio pubblico imposti dalla normativanazionale non devono essere
considerati come aiuti e quindi sono esonerati anche dallobbligodella previa
notifica e lo stato pu continuare ad erogarli a meno di una pronuncia di
incompatibilitda parte della commissione Tale orientamento stato confermato
anche dalla Commissione7)
38
condizioni generali per adottare misure di aiuto a favore di imprese definite in linea
generalenellatto d) misure che al momento della loro attuazione non costituivano
aiuti ma lo sonodiventate dopo levoluzione del mercato comune e) aiuti concessi
senza previa notifica e quindiillegittimi da oltre 10 anni senza che la commissione sia
intervenuta. Se la commissione appurache gli aiuti esistenti non sono compatibili o
sono divenuti incompatibili informa lo stato interessatoche ha 1 mese per
presentare osservazioni. Se la commissione conclude comunque per
lincompatibilit propone allo stato di modificare il regime di aiuto o di abolirlo. Se lo
stato accettaavvisa la commissione ed tenuto a dare applicazione, se non accetta
la commissione avvia ilprocedimento di indagine dando il via alla fase in
contraddittorio.9)
Il procedimento in contraddittorio
11)
La fase in contraddittorio
Per gli aiuti attuati in modo abusivo cio in violazione alla decisione
dellacommissione, come abbiamo visto, la commissione apre un procedimento
formale di indagine. Per gli aiuti illegali, invece, (ossia i nuovi aiuti attuati in
violazione allart. 88) un apposito regolamentoprevede una specifica procedura per
la quale la commissione non tenuta al rispetto dei terminitemporali (2 mesi per
lesame preliminare, 18 mesi per chiudere lindagine). La Commissione puchiedere
informazioni allo stato interessato entro i termini stabiliti. Se lo stato non ottempera
lacommissione pu adottare lingiunzione a fornire informazioni. La commissione
pu adottare: a)ingiunzione di sospensione . con cui ordina allo stato di sospendere
lerogazione dellaiuto finch lacommissione non abbia terminato la valutazione b)
ingiunzione al recupero . cio ordinare allostato di recuperare le somme a titolo
provvisorio Ci pu avvenire b1) quando non ci sono dubbiche la misura sia un
aiuto b2) quando c una situazione di emergenza b3) quando c ungrave rischio
di un danno irreparabile ad un concorrente. Se la commissione adotta
questadecisione tenuta ad adottare la decisione finale entro i termini previsti per
gli atti notificati. Se lostato non ottempera alle ingiunzioni la commissione, pur
continuando le sue valutazioni, pu adirela corte per violazione del diritto
comunitario. Se la procedura si conclude con un verdetto diincompatibilit la
commissione impone allo stato di recuperare laiuto (decisione di recupero) ameno
che ci non sia in contrasto con un principio generale dellordinamento comunitario
(es.principio di affidamento).
Gli aiuti erogati dagli stati membri in modo illegale devonoessere restituiti da
parte delle imprese beneficiarie. Lo scopo di tale regola quello di ripristinare
lasituazione vigente prima dellaiuto e quindi di eliminare il vantaggio di cui il
beneficiario ha godutonei confronti dei concorrenti con conseguente distorsione
della libera concorrenza. Il recenteorientamento della corte per esonera
dallobbligo della restituzione gli aiuti illegittimi in quanto
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concessi senza previa notifica poi ritenuti compatibili a seguito della valutazione.
Taleorientamento si basa sul fatto che non corretto vietare aiuti compatibili per
irregolarit formali inquanto la ratio della norma che vieta gli aiuti di stato proprio
la loro incompatibilit. Nel caso diaiuti esistenti di cui la corte ha deciso
lincompatibilit leventuale recupero riguarda ovviamentesolo le somme erogate
dopo la decisione negativa della commissione. Mancando una
proceduracomunitaria la restituzione deve avvenire secondo le procedure previste
dal diritto interno elimporto dovr essere valutato dalle autorit nazionali mentre
ogni controversia di competenzadei giudici nazionali, cui spetta garantire
nellordinamento interno lapplicazione del dirittocomunitario. La decisione con cui
la commissione ordina il recupero allo stato membro definitiva,vincolante e deve
essere eseguita nel termine indicato,. Lo stato non pu addurre, per sottrarsi
alrecupero, motivazioni legate a difficolt di ordine giuridico (es. scadenza dei
termini per laripetizione previsti dal diritto interno), economiche (rischio di
fallimento per limpresa beneficiaria) opratiche. Lunico modo per lo stato di
sottrarsi al recupero dimostrarne limpossibilit per difficoltimpreviste o
imprevedibili. Dal punto di vista dellimpresa beneficiaria sorge la questione se
possatrovare applicazione il principio di affidamento che, come abbiamo visto, uno
dei principi generalidellordinamento comunitario. A tale proposito per la corte ha
adottato un atteggiamento rigorososostenendo che le imprese sono tenute ad
accertare se nellerogazione degli aiuti siano staterispettate le procedure
comunitarie, che le relative comunicazioni sono conoscibili in quantopubblicate sulla
GUCE e che comunque la commissione ha emanato una comunicazione in cuiavverte
i potenziali beneficiari del carattere precario degli aiuti concessi illegalmente. I
beneficiaripossono quindi invocare solo circostanze eccezionali quali il ritardo della
commissione nelconcludere la procedura di oltre 26 mesi, cosa che pu aver
ingenerato nel beneficiario unlegittimo affidamento sulla regolarit dellaiuto.
Lordine di recupero riguarda i capitali pi gliinteressi calcolati ad un tasso stabilito
dalla commissione. La decisione di recupero dellacommissione ha efficacia diretta e
quindi pur rivolta allo stato opponibile direttamente albeneficiario che pu far
valere il suo punto di vista durante la procedura e impugnare la decisionedavanti
alla corte.
15)
Lattuazione del sistema di controllo degli aiuti di stato(ex. Art. 88) spetta sia alla
commissione che ai giudici nazionali. I giudici nazionali non possonovalutare la
compatibilit di un aiuto, n applicare le deroghe previste dallart. 87 in quanto
questesono competenze esclusive della commissione. I giudici nazionali per
possono procedereallapplicazione dellart. 88 in virt della sua efficacia diretta e
quindi possono interpretare lanozione di aiuto e quindi valutare se una misura sia un
aiuto e in caso positivo, se sia nuovo oesistente. Nel concreto un giudice chiamato a
pronunciarsi sulla illegittimit dellerogazione di unaiuto non notificato pu
dichiararlo illegittimo e quindi porre misure cautelari (come la
sospensionedellaiuto) ma anche disporre la restituzione degli aiuti gi erogati, cosa
che come abbiamo vistonon pu fare la commissione prima di aver adottato la
decisione finale di incompatibilit- Inoltre ilgiudice nazionale pu prescrivere il
risarcimento dei danni causati alle parti dalla p.a. Se infatti affermato il principio
della responsabilit della p.a. per violazione del diritto comunitario
ancheaffermato il diritto dei privati a ottenere il risarcimento dei loro diritti lesi dalla
violazione del dirittocomunitario da parte della p.a.. Poich le norme comunitarie
pongono obblighi specifici circa lanotifica solo agli stati le imprese beneficiarie che
omettono di verificare la notifica non possonoessere considerate civilmente
responsabili sulla base del diritto comunitario ma possono essereapplicate le norme
nazionali sulla responsabilit extracontrattuale. Nei casi dubbi il giudice puchiedere
chiarimenti alla commissione o proporre alla corte un ricorso pregiudiziale
diinterpretazione.