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Questo nuovo modo di concludere transazioni commerciali ha, d’altro canto, messo in
rilievo l’insufficienza del diritto internazionale privato e processuale ad affrontare e
risolvere in maniera adeguata le problematiche da esso scaturenti.
Non sempre, infatti, i classici istituti pensati per il contratto “tradizionalmente inteso”
riescono ad adeguarsi alla veste “virtuale” del cd. contratto informatico (si pensi agli istituti
che disciplinano il luogo di esecuzione dell’obbligazione, il luogo in cui si verifica l’evento
dannoso, la responsabilità per danni da prodotti difettosi, etc.).
Le criticità più evidenti dei contratti informatici, probabilmente, restano la definizione del
luogo di formazione del consenso contrattuale, come anche la fase dell’esecuzione o
dello stesso pagamento del prezzo (spesso effettuato con carta di credito, i cui estremi
vengono comunicati dall’acquirente sempre mediante comunicazione informatica).
Il luogo di conclusione del contratto
Proprio per quanto riguarda il luogo di conclusione del contratto, si è osservato che l’offerta
contrattuale in rete viene, in genere, diffusa in due modi:
viene presentata in una pagina Web (quindi proposta tramite un apposito sito),
oppure viene inviata tramite posta elettronica (via e-mail).
L’offerta contrattuale tramite sito web è stata qualificata come “offerta al pubblico”, in
quanto rivolta ad un numero indefinito di potenziali acquirenti, e, quindi, potrà ritenersi
applicabile la disciplina di cui all’art. 1336 c.c..
Nel secondo caso (proposta commerciale via e-mail), invece, si ritiene possa applicarsi l’art.
1335 c.c., il quale presume pervenuta la proposta quando essa giunge all’indirizzo del
destinatario tranne che questo provi di non esserne venuto a conoscenza per causa non
imputabile a sua colpa.
Viene in rilievo anche l’art. 1326 c.c. che, in merito alla conclusione del contratto, stabilisce
che esso si considera concluso nel momento e nel luogo in cui il proponente viene a
conoscenza dell’accettazione della controparte, ma che deve essere “adattato” alla
particolare natura del contratto elettronico.
La tesi più diffusa ha, in proposito, ritenuto che il momento e il luogo di conclusione del
contratto devono individuarsi in quello in cui ha sede il server del provider presso cui
l’accettazione perviene (si è ritenuto, infatti, un luogo più certo rispetto a quello in cui la
persona fisica provvede a scaricare la posta elettronica).
Per quanto riguarda il diritto applicabile, si ritiene che anche per l’e-commerce valgano i
criteri di collegamento fissati dall’art. 57 L. 218/95, il quale richiama la Convenzione di
Roma del 19 giugno del 1980 sulla legge applicabile alle obbligazioni contrattuali (tale
Convenzione, come più volte detto, è stata sostituita, dal 17 dicembre 2009, tra gli Stati
membri, dal reg. 593/2008, cd. Roma I)[2].
Nell’ipotesi in cui tale scelta manchi, si applicheranno gli altri criteri stabiliti dalla
Convenzione. Solitamente, peraltro, il contratto commerciale viene concluso tra il
consumatore (l’acquirente che naviga in internet) e il professionista del settore
(l’imprenditore commerciale titolare della pagina web).
L’art. 5 della Convenzione (Contratto concluso dai consumatori), proprio per tutelare il
consumatore, parte economicamente più debole, sancisce che, in tale ipotesi, troverà
applicazione la legge del paese in cui il consumatore ha la sua residenza abituale, in
deroga alle regole generali.
Il Regolamento, nel suo ambito di applicazione, tutela il consumatore on-line dando a costui
la possibilità di scegliere se convenire la controparte avanti il giudice dello Stato di proprio
domicilio, evitando un giudizio all’estero, o avanti il giudice dello Stato di domicilio
dell’altra parte, qualora ritenuto conveniente.
Infine, nel caso di convenuto non domiciliato in uno Stato membro, troveranno invece
applicazione per l’Italia i criteri di cui agli artt. 3 e 4 della L. n. 218/1995.
a) le clausole vessatorie;
b) la promozione pubblicitaria (pratiche scorrette);
c) gli obblighi informativi, il recesso e la consegna nella “nuova” versione di cui al
D.Lgs. n. 21/2014 (di attuazione della dir. n. 2011/83/UE);
d) le garanzie nella vendita dei beni di consumo.
In conclusione, può ben dirsi che tanto il diritto internazionale quanto il diritto interno
hanno cercato di approntare una disciplina ampia ed adeguata a tutela del consumatore,
parte debole del contratto, ma vero “motore” del mercato.
[1] Comunicazione della Commissione Europea al Parlamento Europeo, al Consiglio, al
Comitato delle Regioni COM (97) 157.
[2] Si ritiene, invece, che trovi applicazione l’art. 56 L. 218/95 in caso di donazioni via
internet. Si fa riferimento, in particolare, al fenomeno del freeware, ovvero la cessione di
materiale software a titolo gratuito (anzi, spesso il creatore del programma permette non
solo la libera utilizzazione di questo ma anche la modifica dello stesso e l’ulteriore
utilizzazione). Ai sensi dell’art. 56, quindi, la donazione è regolata dalla legge nazionale del
donante. Quest’ultimo può, però, disporre, con dichiarazione espressa, che l’atto di liberalità
sia sottoposto alla legge dello Stato in cui egli risiede.