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Heinrich von Kleist

Cenni biografici
È un autore non perfettamente collocabile, né all’interno del Classicismo né all’interno del
Romanticismo. Anch’egli entrò in conflitto con Goethe e Schiller (anche se meno rilevante rispetto
a Holderlin).
Nasce a Francoforte sull’Oder (1777), da una famiglia di antica tradizione militare. Lo zio Ewald
von Kleist era stato un noto poeta, oltre che soldato. Kleist entra nell’esercito prussiano
giovanissimo, a 15 anni è già sul campo di battaglia (1792, battaglia del Reno).
Nel 1799 abbandona l’esercito per dedicarsi agli studi scientifici, si allontana dalla famiglia perché
non sarà mai accettato (aveva uno zio che era stato sia soldato sia poeta) e si iscrive all’Università.
La vita militare all’interno dell’esercito prussiano era diventata per lui insopportabile.
Nel 1800 si fidanza con Wilhelmine von Zenge  fidanzamento molto interessante per
l’epistolario, anche se qualcuno le definì ‘le peggiori lettere d’amore mai scritte’, con la quale inizia
un intenso rapporto epistolare.
 in questo epistolario ci parla della crisi kantiana.

Ben presto abbandona anche gli studi matematici. In genere si fa risalire questa decisione alla “crisi
kantiana”, testimoniata da una lettera alla fidanzata del 22 marzo 1801:
«Poco tempo fa venni a conoscere la recente filosofia kantiana… e a te devo comunicare una delle
sue tesi [...] Se gli uomini avessero davanti agli occhi due vetri verdi, dovrebbero concludere che
gli oggetti osservati attraverso questi vetri sono verdi, e non potrebbero mai stabilire se l’occhio
mostri loro le cose così come realmente sono e non attribuisca ad esse qualche proprietà che
appartiene non alle cose, bensì all’occhio. Lo stesso accade con per l’intelletto. Noi non possiamo
decidere se quanto chiamiamo verità sia realmente verità o soltanto apparenza. In questo caso, la
verità che conquistiamo vivendo non esiste più dopo la morte, e ogni sforzo per far nostra una
realtà che ci segua anche nella tomba è vano».
 idea che della realtà esterna è inconoscibile: noi vediamo una realtà ma non è detto che ciò
corrisponda alla realtà esatta.
 Kant aveva detto che l’immagine del mondo esterno si forma nell’intelletto. Capisce che se la
nostra immagine si forma nella nostra testa, non sappiamo però se ciò che vediamo sia quello che
corrisponde alla realtà. Quindi ogni tentativo di conoscere la realtà è vana.

Kleist quindi abbandona gli studi scientifici perché capisce che è inutile.
Kleist comincia a viaggiare: Parigi prima (fugge disgustato dalla modernità della città) e poi in
Svizzera, dove, ispirato dall’idea del «ritorno alla natura» di Rousseau, va ad abitare in un’isola sul
fiume Aare.
Qui compone le sue prime opere drammatiche: La famiglia Schroffenstein (Die Familie
Schroffenstein), La brocca infranta (Der zerbrochne Krug) e Roberto Guiscardo (Robert Guiskard)
che non sarà mai terminato.

Nel 1802, a 25 anni, torna in Germania, a Dresda e quindi si trasferisce a Königsberg per trovare
impiego nell’amministrazione statale.

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Nel 1806, Napoleone sconfigge i Prussiani a Jena e Auerstedt, e Kleist abbandona il suo posto, per
polemica con l’atteggiamento passivo dello stato prussiano. Decide di tornare a dedicarsi alla
scrittura di testi per il teatro.

Nel 1807, stringe amicizia con Adam Müller, che diventerà il suo principale collaboratore.
Müller pubblica la commedia di Kleist Anfitrione (Amphytrion).
Adam Müller la recapita a Goethe (in quanto figura autorevole e coordinatore del teatro di Weimar)
insieme alla Brocca infranta, che egli accetta di mettere in scena nonostante qualche perplessità. La
rappresentazione è tuttavia un insuccesso e Kleist accusa Goethe di aver sabotato il testo,
modificandolo e accorciandolo.
 da qui inizia un forte contrasto tra i due. Nella Germania di quest’epoca, essere rifiutati da
Goethe significava essere messi ai margini letterari.

Dal 1808, insieme a Adam Müller, Kleist si dedica alla rivista Phöbus che contiene molti suoi testi
e frammenti di opere (tra questi Michael Kohlhaas e la Marchesa di O…).

Nel 1810 torna a Berlino, e frequenta il circolo dei romantici. Dall’editore Reimer esce il primo
volume dei Racconti. Insieme Adam Müller, Kleist dà vita a nuovo progetto, i Berliner
Abendblätter (fogli serali di Berlino): cronaca nera, Kleist va a intervistare sui fatti del giorno. Idea
molto nuova, il giornale ha un discreto successo ma viene fatto chiudere dalla censura.

Nel 1811, scrive l’ultimo dramma Prinz Friedrich von Homburg (Il Principe di Homburg), che
doveva essere una lode alla Prussia guerriera, ma il personaggio ha paura della morte (che andava
contro il codice bellico dell’epoca) che avrebbe dovuto preludere al reintegro di Kleist nell’esercito.
 anche questo dramma sarà un insuccesso.

Nel novembre si suicida insieme alla fidanzata dell’epoca, Henriette Vogel, malata che viene
convinta a uccidersi con lui, con un colpo di pistola, sulle rive del lago Wannsee a Berlino.
 la fine di Kleist: muore poco conosciuto, pochi che lo apprezzano, la sua fama inizierà solo
molto più tardi, nella seconda metà dell’Ottocento e inizio Novecento.
 Kleist è un autore rimasto incompreso dal vivo, un outsider, molto avanti per il suo tempo.

MICHAEL KOHLHAAS
Il racconto fu pubblicato in frammento sulla rivista Phöbus nel 1808 e quindi in forma completa nel
primo volume dei racconti nel 1810.
La storia è ambienta intorno al 1530 e si basa in gran parte sulla vicenda del commerciante di
cavalli Hans Kohlhase (in alcune edizioni si riporta l’indicazione Da una vecchia cronaca).
Anche qui torna il carattere ambivalente (o duplice) della realtà: Kohlhaas è insieme onesto e
violento. Il carattere violento si manifesta quando la sua idea della realtà (il «fragile ordine del
mondo») risulta capovolto e compromesso: non è la giustizia a trionfare ma l’ingiustizia. Fintanto
che l’ordine non sarà ristabilito anche l’equilibrio di Michael Kohlhaas non potrà tornare a essere
quello di un tempo.

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Un altro motivo è quello politico (riferimenti alla attualità):
a) Divisione degli stati tedeschi: il racconto inizia con il superamento del confine tra Sassonia e
Brandeburgo. Quando Kohlhaase cercherà vendetta contro von Tronka sarà considerato alla
stregua di un esercito straniero.
b) Nella trama si scontrano la concezione borghese (virtù interiori) e quella nobile (privilegio
dovuto alla tradizione famigliare).

La ribellione di Kohlhaas si realizza in un momento di sospensione dell’ordine costituito (riforma


protestante, battaglie dei contadini) che richiama quella del presente (riforme prussiane che
abbattono i privilegi delle caste e delle professioni).
Si confrontano due mentalità: quella moderna e quella vecchia dell’assolutismo, destinata a essere
superata (come si allude nel finale).
Kohlhaas è un commerciante che per i suoi affari viaggia e supera i confini doganali.
Questi confini sono per lui impedimento ai suoi affari anche se è disposto ad accettarlo.
Lo Junker von Tronka è un nobile che vive del privilegio di poter imporre dazi doganali (è
totalmente improduttivo).
Sul piano della struttura il racconto è anche esso una commistione di elementi classici (struttura
lineare, con un importante analessi che introduce il motivo della profezia finale) e romantici
(motivo della zingara, concessione al «meraviglioso»).

LA MARCHESA DI O.

Trama sommaria
Il racconto fu pubblicato sulla rivista Phöbus nel 1808 e quindi nel primo volume dei racconti nel
1810.
La storia è ambienta nell’Italia settentrionale durante la Seconda guerra antinapoleonica (1799-
1802).
«Da un fatto realmente avvenuto la cui scena è stata spostata da Nord a Sud».
Nella versione originale c’era l’indicazione «da un fatto realmente accaduto la cui ambientazione è
stata spostata da nord a sud».
Per il tema trattato (una nobildonna che rimane incinta e non si sa quale sia il padre), il racconto
provocò scandalo e fu accolto con sdegno dai contemporanei.

Il racconto tratta due temi fondamentali per Kleist:


 la distruzione di un ordine costituito che deve essere ripristinato;
 l’incertezza tra l’apparenza e realtà (tema kantiano).
Il racconto si pone a metà tra la perfezione formale del classicismo (struttura rigorosa e chiusa, fatta
di continui rimandi e tematici e temporali) e i temi del romanticismo (il sogno, il gioco tra
sentimento interiore e realtà esteriore).
La trama si basa su un «evento eccezionale» (donna che scopre di essere rimasta incinta, senza
ricordare di aver avuto un rapporto sessuale) che avviene all’interno di un contesto di sospensione
delle regole (guerra).

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Successivamente si dovrà ristabilire l’ordine (retto in senso patriarcale attraverso il rapporto tra
figlia e padre).
Gioco tra apparenza e realtà: il conte F. appare sia come angelo che come demonio. Giulietta non
riesce a decidere quale realtà scegliere perché la realtà le risulta ambigua (il termine chiave è
Erscheinung: ma l’apparizione non riproduce fedelmente la realtà).

La struttura narrativa è rigorosa e chiusa in senso classico: inizia con l’esposizione di un


«accadimento inaudito» (secondo la definizione goethiana della novella): l’annuncio sul giornale
della ricerca del padre. Prosegue con l’antefatto (analessi: ritorno indietro), si ricongiunge circa a
metà del testo, proseguendo con il motivo della ricerca del padre.
Si risolve alla fine chiude ritornando sul motivo della fallacità delle apparenze che era già stato
esposto nella scena della violenza.
Al tempo stesso, ci sono alcuni elementi romantici, come il gioco tra apparenza e realtà oppure il
motivo del sonno. Tuttavia, Kleist evita il «meraviglioso» romantico: tutto resta spiegabile.

Lettura di passi dalla Marchesa di O.

Si inizia in medias res, con un’analessi.


Kleist evita uno degli aspetti più tipici del romanticismo: cioè il meraviglioso, tutto è razionalmente
spiegabile.

(p.41, 43, 45) = probabilmente M è Milano.


Abbiamo visto il fatto: c’è una lunga analessi, uno sguardo all’indietro; poi si racconta chi sia quella
donna e poi si arriva al fatto dell’assalto alla cittadella. Questo assalto ha una connotazione anche
con l’eros, speculare all’atto della violenza = la fortezza che viene presa d’assalto.
L’elemento fondamentale è il trattino: ‘qui – ‘ = omissione che sospende la narrazione, non c’è
bisogno che il narratore lo dica.
Alla fine si scoprirà che è stato il soldato che aveva salvato la Marchesa, l’ufficiale russo, poi lei
sviene e lui se ne approfitta.
Il conte si presenta come il Conte F. alla famiglia della Marchesa come colui che ha salvato la
famiglia e come colui che risposa la Marchesa.
La Marchesa, che sente gratitudine nei confronti del Conte, non è d’accordo: perché aveva
promesso di non sposarsi più e perché non lo conosce.
Il conte è vecchissimo, promette di trasferirsi in Italia con le sue ricchezze. È un ottimo partito, ma
la Marchesa prende del tempo.
In questo tempo si sente un po’ strana.

(p.53) Qualche settimana dopo. La marchesa ha già due figli, sa benissimo cosa significa avere le
nausee mattutine.
‘incinta di Fantasio’ = cioè di fantasia
Ci si scherza sopra, perché la marchesa non aveva un compagno, quindi non era possibile che fosse
incinta.
La marchesa decide di farsi visitare prima da una levatrice e poi da un medico: le fanno capire che
c’è una possibilità sola, è incinta.

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Il medico è quasi imbarazzato, dice che non c’è bisogno che lo dica lui.
La marchesa è perplessa perché non capisce come mai, e questo provoca lo sdegno da parte della
famiglia, soprattutto del padre.
Di fronte a questa situazione, reagisce in maniera molto forte: (p.89) caccia di casa la figlia, la
marchesa.
La levatrice dice che sono cose che capitano, non ci si può far nulla.
La marchesa però viene considerata come una vergogna che ha gettato disonore sul nome della
famiglia.
(p.93) ‘Tuttavia, poiché il senso di bastare a se stessa…’ ‘annuncio che si è letto all’inizio di questo
racconto’.
La marchesa è troppo disperata, non intuisce i veri motivi che ha il Conte f. di venire a vederla. Ha
però letto l’annuncio e manda un biglietto ai genitori.
Nel finale si capisce che la famiglia ha ricevuto un biglietto in cui si dice che “il giorno 3 mattina
arriverà qualcuno”. Noi sappiamo la data e il giorno in cui comparirà effettivamente il padre.

(pp.109-113) In tutto questo c’è un altro episodio in cui notiamo un cambiamento in un


personaggio, cioè la madre: mossa da pietà nei confronti della figlia, la va a visitare e la mette alla
prova. Non capiamo subito il suo comportamento. Va dalla figlia e le dice: sai chi si è presentato?
Dicendo di essere il padre? Un loro inserviente, Leopardo, che ha confessato di essere stato lui.
La marchesa riflette e dice: dev’essere stata quella volta che mi addormentai, e lui se ne era
approfittato.
In realtà era una bugia = la madre vuole mettere alla prova se, anche di fronte a una persona del
rango diverso dal loro, una persona umile, lei avrebbe reagito normalmente, cioè senza rimanere
troppa scandalizzata, ma anzi felice di aver capito chi sia il padre del figlio.
La marchesa non reagisce scandalizzata ma pronta ad accettare chiunque, la madre è convinta della
sincerità della figlia.

Ci avviciniamo al finale. Arriva il momento delle ore 11.00 del giorno 3, quando arriva il padre
naturale del figlio.
Nel frattempo, la marchesa è stata reintegrata nella famiglia, grazie alla madre. C’è una scena molto
ambigua, sulla quale la critica si è questionata molto, del ricongiungimento della figlia e del padre,
di carattere erotico (p.121): carezze, baci. Sembra quasi una scena tra due innamorati, non tra padre
e figlia.

Gioco tra apparenza e inganno = espediente di Kleist. Si sta aspettando chi apre la porta e, per
casualità, la apre proprio Leopardo, quindi si pensa che la madre avesse detto non intenzionalmente
la verità.
In realtà Leopardo era venuto per annunciare il vero padre, cioè = il Conte F.
Le due donne, la madre e la figlia, hanno un sussulto, sembra quasi comica.
Il Conte F. era stato il primo che si era proposto come marito della marchesa, seppur non
conoscendola. Questo aveva suscitato domande, perché ci si era domandati come mai.
 in realtà il Conte F. non poteva dire la verità: si era pentito del suo gesto, di averla posseduta
mentre lei era svenuta, e quindi con molta nobiltà voleva riparare al proprio errore.

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Tutti sembrano contenti di questo fatto, perché il conte f. era considerato una persona degna di
sposare la marchesa, ma l’unica che non prova felicità è la marchesa stessa. (pp.125-126)
Avrebbe dovuto essere contenta, ma perché si arrabbia? Lo spiega alla fine.

Il conte non vedeva l’ora di sposarla.


Il comportamento della marchesa = donna calma, tranquilla, anche quando viene cacciata. Adesso
sembra una furia. Rigetta il conte, vuole che se ne vada. Dice che era preparata a un depravato, ma
non a un demonio.

Alla fine però acconsente di sposare il conte. Solo dopo molto tempo, quando nasce il bambino, la
marchesa (che ha avuto la prova che il conte le ha dato fiducia e attenzioni), il conte può vivere con
la moglie.

L’episodio di Leopardo ci dà qualche informazione sul carattere della marchesa: non è per l’atto in
sé, ma è proprio il conte che non va bene. Ha fatto qualcosa che non va bene, che va oltre all’atto
sessuale e stupratorio (che lo può perdonare), per cui lo sottopone a questa prova continua.
Esiste un ordine fragile che può crollare per un motivo che neanche conosciamo.

Ritorniamo a pagina 45: ‘Alla marchesa parve un angelo del cielo’.


Ecco che cosa non aveva perdonato la marchesa: il fatto di aver dato di sé la doppia immagine, di
un angelo e di un demonio assieme. Era disposta a stare con un demonio, ma non con qualcuno che
avesse entrambe le anime.
È presente dunque il tema del doppio e dell’apparenza.
È questa la cosa che sconvolge la marchesa quando capisce che il padre è il conte F.
Il conte le chiede come mai fosse disposta ad accettare un qualsiasi Leopardo e non lui.
La marchesa (p.131), gettandogli le braccia al collo, gli dice che ‘non le sarebbe apparso come un
demonio quel giorno, se alla prima apparizione non fosse arrivato a lei come un angelo’.

L’episodio dello scandalo, utilizzato da Kleist come pretesto, mette l’autore nella posizione di
parlare anche di altro, cioè dell’immagine della realtà che a noi pare confusa. La marchesa non
riesce a capire se l’uomo che ha davanti sia un angelo o un demonio.
Non si definisce bene la realtà che si ha di fronte.

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