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Friedrich Schiller

Nasce nel 1759 (Goethe nel 1749).


La vita di Schiller è complessa, dal punto di vista della salute e fisica. Era nato a Stoccarda.

Cenni biografici
Il padre, medico militare, lo manda all’accademia militare di Stoccarda, la “Karlsschule” (dal
nome del duca Karl del Baden-Württemberg Karl Eugen) caratterizzata da un’educazione molto
rigida1.
Oltre al diritto e alla medicina, Schiller si dedica allo studio della filosofia e della letteratura.
Nel corso degli anni Settanta del 700 legge Rousseau, il Werther e altre opere dello Sturm und
Drang.
Il suo studio si rivolge al legame tra corpo e spirito (La sua tesi si intitola Filosofia della fisiologia).
Nel 1781, ad appena ventun’anni, si sta per laureare e pubblica (in forma anonima) il primo dramma
I masnadieri (Die Räuber)2, che viene messo in scena nel 1782 al teatro di Mannheim.
 Il dramma racconta del dissidio tra due fratelli, Karl e Franz Moor: Karl, che è visto come
figura positiva e idealista, è diseredato per un inganno di Franz e si mette quindi a capo di
una banda di ribelli non riconoscendo più l’ordine costituito. Dopo aver messo a ferro e
fuoco il castello di famiglia Karl si consegna alla polizia.
Grazie ai suoi studi medici, Schiller può approfondire la dimensione «psicologica» del
dramma (ad esempio nella caratterizzazione dei motivi delle azioni che fanno i fratelli
Moor).
Alla sua uscita Die Räuber riceve un’accoglienza entusiastica: si dice che la Germania
ha trovato il suo Shakespeare.
Schiller, che è medico militare e dunque sottoposto a rigida disciplina, è costretto a fuggire da
Stoccarda, per evitare l’arresto per lo scandalo causato dal dramma3.

Dalberg, l’imprenditore che gestiva il teatro di Mannheim, lo assume per scrivere testi per questo
teatro.

L’attività teatrale
1. 1783: inizio del progetto del Don Carlos.
2. 1783: inizia a lavorare al Teatro di Mannheim La congiura del Fiesco (Die Verschwörung
des Fiesko, 1783), un dramma di ambientazione storica, ambientato a Genova, mette in
scena una rivoluzione popolare, al termine della quale il capo dei rivoluzionari diventa il
nuovo tiranno e viene così ucciso dai suoi stessi ex compagni.
È un testo che parla di potere e di rivoluzione, di ribellione della città di Genova dove però i
ribelli uccideranno il loro stesso capo.

1
Schiller era destinato a seguire gli studi del padre, fino a quando si appassionò alla storia e alla letteratura. La
medicina era la disciplina che si avvicinava di più alla disciplina umanistica, perché lo studio della medicina era molto
collegata tra la sfera interiore dell’uomo, la mente e il corpo.
2
Si può considerare l’ultimo grande dramma della corrente dello Sturm und Drang.
3
Schiller fugge, va a Mannheim ma viene scoperto, e viene così espulso dall’accademia militare.
1
3. Intrigo e amore (Kabale und Liebe, 1784), dramma borghese che vede per protagonista
Luise Millerin, una giovane ragazza borghese che vede contrastato il suo amore per il nobile
Ferdinand dal padre di lui.

1787: Pubblicazione definitiva del Don Carlos  dopo c’è una crisi nella scrittura, inizia ad avere
dubbi sul suo pensiero filosofico e letterario, quindi fa una pausa e abbandona la scrittura teatrale
per dare inizio agli studi filosofici e storici).
 Mentre Goethe era anche scienziato, abituato a osservare la realtà con occhio critico;
 Schiller, che era più uno studioso, entra in crisi e si butta sullo studio approfondito della
filosofia e della storia

Nello stesso anno si stabilisce a Jena (cercando il contatto con Goethe).


1788: Geschichte des Abfalls der vereinigten Niederlande von der spanischen Regierung
 un trattato storico: Storia della secessione dei Paesi Bassi dal governo spagnolo. È il tema
storico trattato nel Don Carlos. Suscita l’interesse di Goethe (prima aveva ignorato Schiller).
1789: Geschichte des dreißigjährigen Krieges (Storia della guerra dei Trenta anni).
Grazie all’intercessione di Goethe, Goethe gli offre la cattedra e Schiller ottiene la cattedra di Storia
all’Università di Jena.

1789 = Anno della Rivoluzione Francese, che avrà conseguenze anche per Schiller, che è un
anticipatore della rivoluzione stessa. Schiller accoglie in modo entusiastico la rivoluzione, ma
quando gli giungono notizie da Parigi di un comportamento brutale da parte dei rivoluzionari,
Schiller capisce che non è quella la rivoluzione a cui egli stesso aspirava.
Dopo la rivoluzione dunque riflette maggiormente sull’umano…

Oltre a iniziare una personale riflessione sul significato storico della Rivoluzione francese,
approfondisce lo studio della filosofia di Kant (è uno dei primi interpreti di Kant).

1792: viene proclamato cityoen della Francia sebbene egli abbia ormai preso le distanza dai suoi
eccessi e consideri la rivoluzione come un fallimento.

1795: Über die ästhetische Erziehung des Menschen in einer Reihe von Briefe (Lettere sulla
educazione estetica dell’uomo) pubblicata sulla rivista da lui diretta Die Horen.
1795-96: Über naive und sentimentalische Dichtung (Sulla poesia ingenua e sentimentale).

Ritorno alla scrittura drammatica: I drammi classici4


 1798: Wallensteins Lager (Il campo di Wallenstein)
 1799: Die Piccolomini (I Piccolomini) Wallensteins Tod (La morte di Wallenstein)
 1800: Maria Stuart (Maria Stuarda)
 1801: Die Jungfrau von Orleans (La fanciulla di Orleans)
 1803: Die Braut von Messina (La sposa di Messina)
 1804: Wilhelm Tell (Guglielmo Tell).

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Sono tutti drammi su personaggi storicamente esistiti.
2
DON CARLOS

È un anello di congiunzione tra il primo Schiller (Sturm und Drang) e il secondo Schiller (Klassik).
È un dramma storico: siamo nella Spagna del 15685 (il testo contiene tuttavia alcuni anacronismi),
durante la ribellione dei Paesi Bassi (Fiandre e Brabante) alla corona spagnola.
Al centro vi è il contrasto tra padre (Filippo) e figlio (il Don Carlos).
Intreccio sentimentale:
 Carlos è innamorato della regina francese Elisabetta di Valois, seconda/terza moglie del
padre Filippo e formalmente sua madre (la madre di Carlos era morta durante il parto);
Elisabetta era innamorata in giovinezza di Carlos, ma accetta di sposare il padre di Carlos.
Si sa che Carlos ed Elisabetta erano amici, non si sa se fossero stati amanti, ma c’erano voci
che avevano un legame oltre l’amicizia. Sono comunque personaggi storici.
 la principessa di Eboli è innamorata di Carlos;
 Filippo è innamorato della principessa di Eboli. Si entra in una dimensione diversa: non è un
amore sentimentale, è solamente un desiderio fisico di possesso.
 In questo intreccio s’inserisce il Marchese di Posa, amico di Carlos che vuole portare
avanti la causa della ribellione delle Fiandre  diventa l’eroe della libertà. È il personaggio
più complesso all’interno del dramma, è il vero protagonista, le sue azioni avranno le
conseguenze maggiori. È innamorato di un’idea di libertà ed è per questo amore che porterà
alla rovina tutto.

Prete Domingo: rappresenta la Chiesa spagnola, Inquisizione, Monarchia garante della eternità
della Chiesa (nell’ultimo atto è sostituito dal Grande Inquisitore).
Duca d’Alba: braccio armato del re, è noto per la sua intransigenza contro i ribelli.
Si fronteggiano due mondi: fedeltà al rituale e alla tradizione (aristocrazia), diritti dei sentimenti
(borghesia).

È una trama che si sviluppa all’interno di una famiglia. Negli stessi anni, Schiller stava scrivendo
l’Intrigo e amore.
Uno dei temi principali del dramma è la commistione tra interessi politici e interessi privati.
*

5
In quegli anni la Spagna è il paese più importante del mondo, perché arrivano le ricchezze dal Nuovo Mondo.
La Spagna in questi anni sta dominando sulle nuove Indie, verso l’America. Tutto è messo a subbuglio da una ribellione
dei Paesi Bassi (Fiandre) e Brabante, tra il Belgio e l’Olanda, due province che si ribellano alla corona spagnola perché
in questi territori si sta diffondendo la riforma luterana e si vogliono staccare dalla Spagna perché rappresentava
l’emblema della religione cattolica.
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Lo schema del dramma

ATTO I
 Si conosce il motivo dell’amore tra Carlos e la regina Elisabetta di
Valois. Carlos e la Regina si incontrano in segreto, la regina convince
Carlos a rinunciare all’amore per sostenere la causa dei popoli
sottomessi alla Spagna.
 Il Re punisce la dama di compagnia Mondecar per aver lasciato sola la
regina.
 Patto d’amicizia tra Carlos e Posa. Carlos giura che si comporterà come
ESPOSIZIONE un sovrano illuminato e che appoggerà la ribellione delle Fiandre

ATTO II
 Il Re decide di assegnare al Duca d’Alba il comando dell’esercito nelle
Fiandre;
 Incontro tra Carlos e la Eboli, che vengono a conoscenza dei reciproci
segreti;
 Domingo e Alba sospettano la relazione tra Carlos e la regina che
potrebbe mettere a rischio l’integrità politica e morale della Spagna
ATTO III
 Il Re Filippo sospetta il tradimento della moglie.
 Incontro con il marchese di Posa («l’unico che non gli hai mai chiesto
PERIPEZIA nulla»), che conquista il suo favore. Alla richiesta di Posa di
«concedere la libertà di pensiero» il re non dà risposta ma gli chiede
informazioni su Carlos e la regina.
 Posa crede di poter sfruttare a suo vantaggio questo favore
ATTO IV
o Posa cerca da una parte di agire in segreto per mandare Carlos a
Bruxelles, dall’altro deve mantenere fede alla promessa fatta al Re di
aiutarlo nello scoprire la relazione (trafuga delle lettere).
o La Eboli confessa il tradimento alla regina.
o Posa ha fatto imprigionare Carlos (per proteggerlo e per preparare la
sua fuga nelle Fiandre).
o Domingo e Alba scoprono il tradimento di Posa in una lettera che stava
PREPARAZIONE per essere spedita a Bruxelles. Il re piange per il tradimento di Posa (le
ALLA lacrime sono segnale del re che diventa borghese, umano).
TRAGEDIA
ATTO V
o Posa, che riconosce il fallimento del suo piano troppo azzardato, si è
autodenunciato per salvare Carlos, e spera che quest’ultimo possa
realizzare la sua utopia politica. Posa viene ucciso.
o Arriva il Grande Inquisitore e rimprovera Filippo per aver agito di
impulso.
o Il re chiede al Grande Inquisitore l’appoggio e il perdono della chiesa
contro il figlio.
EPILOGO Nella scena finale sono uccisi la Regina Elisabetta di Valois e Carlos.

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Lettura di passi del Don Carlos

ATTO I
SCENA SECONDA
Troviamo il primo dialogo tra Carlos e il marchese di Posa. Carlos dichiara l’amore per la madre
formale, la regina Elisabetta. Anche il tono è come qualcosa che può provocare orrore di un figlio
che ama la madre.

SCENA QUINTA
Dialogo tra Carlos e la regina. Questa scena ha un preciso significato su come viene costruita: prima
bisogna allontanare le dame di compagnie. Queste dame allontanate, scoperte dal re Filippo, è
funzionale a capire il motivo del rituale di corte, di come funziona e quale repressione può
provocare il fatto di infrangere una delle regole del rituale di corte.
L’atteggiamento della regina nel testo è tipico dei personaggi femminili di Schiller: è quella che
mantiene sempre la calma, ha il controllo sugli eventi. Lei è quella che avrebbe potuto indirizzare la
storia verso una fine più felice.
Di fronte all’impulsività di Carlos, lei reagisce da regina.
(p.13 del pdf)
“la Natura e il Cielo” = i sentimenti e la religione
La regina ricorda che Carlos ha dei doveri nei confronti di Filippo.
Carlos cerca di convincere la regina che quello che sta facendo è sbagliato, ma la regina si dimostra
superiore.
“non avete mai amato?” “Non amo più”

Contrasto tra gli obblighi del dovere e i desideri della volontà (p.14). tra ciò che bisogna fare e ciò
che dobbiamo fare  contrasto spiegato poi da Schiller, tra il pflicht (dovere) / neigung
(inclinazione).
Vediamo una scissione:
 La regina che segue il dovere, la pflicht
 Carlos che segue il volere, il neigung
Schiller successivamente dirà che noi esseri umani troviamo la nostra libertà nel saper gestire in
modo armonico il dovere e il volere  nel momento in cui la nostra inclinazione corrisponde a
quello che dobbiamo fare. Saremo liberi quando entrambi si equipareranno a vicenda.

La Regina dice a Carlos che lui non l’ama davvero, ma che la ama perché odia suo padre.
(p.15)
“Confessatelo Carlos…”
Elisabetta: « Riversate l’amore sui popoli su cui un giorno dovrete regnare e, invece di essere
attanagliato dal rimorso, assaporerete l’immenso piacere di sentirvi un Dio! Elisabetta è stata il
vostro primo amore, la Spagna deve essere il secondo! Mio buon Carlos, come sarà lieta di cedere
il passo all’amante migliore! ».
 Elisabetta gli dice di trasformare l’amore che ha per lei in qualcosa di più grande. Compito del
sovrano non è amare qualcun altro, ma amare il proprio popolo.

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In questa affermazione si allude ad amare tutti i popoli sotto la Spagna, quindi ad amare anche i
popoli ribelli.

Alla fine della scena quinta, si vede Carlos che, impulsivo e si lascia trasportare facilmente, con
Posa.
“Vieni via Rodrigo” (Rodrigo è Posa)
Carlos: “Cosa posso portare con me?”
Elisabetta: “L’amicizia di vostra madre”
Carlos: “Amicizia! Madre!”
Elisabetta: “E queste lacrime dai Paesi Bassi”
 Elisabetta dà delle lettere che aveva ricevuto dai paesi bassi in cui si supplica la regina di
appoggiare la causa dei ribelli.

SCENA NONA
Dialogo tra Don Carlos e il marchese di Posa
Carlos inizia dicendo che c’era una terza persona e invece adesso possono parlare tranquillamente.
Carlos dice che bisogna mettere una maschera in mezzo a tutti, alla corte [rif. Werther], ma adesso
che sono da soli si può trattare da pari a pari.
Carlos offre la propria amicizia, la propria fratellanza, indipendentemente dal proprio rango. Si può
parlare liberamente.
(pp.17-18)
Il marchese risponde chiedendogli se può essere certo che sarà sempre così? Certo, adesso che è
principe sono amici, ma quando Carlos diventerà re saprà rinunciare a tutti i privilegi che un re ha?
E soprattutto gli chiede se resterà umano o se diventerà un dio.
Anche la parola “Umanità” è un termine chiave del lessico dell’Illuminismo del 1700.
A Posa vengono messe parole che sono anche slogan simili a quelle di un intellettuale del 700.

In questa scena viene sancito il patto d’amicizia tra Posa e Carlos: si danno la mano.
Carlos dice che non deve temere e anzi, adesso che ha parlato con la regina, dice che prenderà a
cuore qualcosa che desidera molto Posa: ovvero la causa dei Paesi Bassi.

ATTO II

SCENA SECONDA
Dialogo tra Carlos e Filippo
(p.21) Carlos implora ardentemente il padre di ricevere il comando dell’esercito. Carlos cade ai
piedi del re, Filippo gli dice “lasciami e alzati!” perché non è questo il modo in cui ci si deve
comportare.
“Anche le lacrime? Che spettacolo osceno! Vai lontano dai miei occhi”  un comportamento così
non è accettabile, un principe che piange. Questa scena sarà da ricondurre all’ATTO IV, quando
sarà invece Filippo a piangere.

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SCENA QUINTA
Momento in cui Don Carlos e il principe di Alba si incontrano. Alba comunica a Carlos che il re ha
affidato a lui il compito di andare a Bruxelles a reprimere la rivolta.
Nelle parole di Carlos e Alba si analizza come nasce e come si mantiene il potere: il potere nasce
attraverso il sangue e si mantiene con il sangue.
Carlos, in maniera cauta, dice che conosce i metodi di Alba, che sono sanguinosi e disumani (a
differenza dell’umanità che voleva essere professata).
Alba rivendica l’uso del sangue.
(p.27)
Alba ricorda che alla base del fatto che Carlos può considerarsi principe erede al trono, c’è un atto
di violenza. Lo rimanda al potere preso con il sangue. E per mantenere il potere bisogna usare il
sangue.

La risposta di Carlos: Carlos fa notare ad Alba che è indifferente se lui sia il braccio dx di Dio o del
diavolo.
Carlos dice che Alba è venuto al mondo troppo presto, doveva nascere il giorno dell’Apocalisse. Gli
dà quasi come fosse un cavaliere dell’apocalisse. Dice che il suo modo di comportarsi è degno
dell’apocalisse e non di come ci si comporta adesso.
(p.27)
*
Schiller inserisce alcuni elementi di finzione: la corte di Spagna diventa il simbolo
dell’assolutismo come forma politica.

ATTO III

SCENA QUINTA
Filippo si interroga sull’idea di poter trovare qualcuno di cui fidarsi, un amico.
Nel dramma si contrastano 2 mentalità:
 Una mentalità aristocratica dell’assolutismo, che non prevede l’espressione dei sentimenti
ma un rituale ben rigido;
 Una mentalità borghese che esprimono in maniera quasi esagerata l’espressione dei loro
sentimenti.
Il re Filippo si trasformerà, alla fine dell’atto quarto, in un borghese perché piange, ma già nel terzo
atto dimostra la propria umanità chiedendo un amico.
Filippo vede l’amico nel marchese di Posa, perché è l’unico che non gli ha chiesto nulla, né favori
né aiuti. Il marchese dunque non è ipocrita come gli altri perché non ha mai chiesto il favore del re
in cambio di qualcosa.

SCENA OTTAVA
Alba dà un consiglio al marchese quando viene convocato dal re Filippo.
“Vi lascio alla vostra buona stella. Il re è nelle vostre mani. Sfruttate questo istante come meglio
potete, e se andrà irrimediabilmente sprecato, attribuite la colpa a voi stesso”

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 lui dice di sfruttare in modo razionale questo momento, perché forse è l’unico momento che avrà
l’occasione di parlare al re. Il marchese vuole conquistare la causa delle Fiandre e quindi avrà solo
questa occasione per parlare al re.

SCENA DECIMA (pp.53-ss.)


Il marchese esprime direttamente la sua idea: “Non posso essere il servo di un principe”.
Il re gli sta per affidare un incarico importante, ma il marchese non lo accetta perché Posa non vuole
essere uno strumento per arrivare a qualcosa. Cioè, se opero in quanto servitore del re, opererei non
tanto per l’obiettivo ma per ottenere il consenso della persona che mi ha affidato questo incarico.
 lui se agisse a favore del re, lo farebbe non per un’ideale ma per fare un favore al re.
Magari questa azione è qualcosa di buono, che lui apprezza, ma lo farebbe solo per compiacere il re,
ma invece Posa vuole agire per qualcosa in cui crede, perché vuole davvero fare quell’azione,
senza farlo in funzione di qualcun altro, perché agirebbe come ‘uomo del re’, e non come
‘uomo libero’.
L’uomo libero è quello che riconosce la libertà di compiere un gesto o meno, non farlo per
forza.
Il re è ammirato da Posa. Nessuno aveva mai espresso queste idee.

Posa: “il secolo non è maturo per il mio ideale. Io sono il contemporaneo dei miei posteri”: dice
che nessun uomo del Cinquecento parla così. Siamo nel 1500, ma Posa parla già come un
illuminista del 1700, è molto in anticipo nei suoi tempi.
Parla, di fronte a un re del 1500, come un uomo del 1700  anacronismo.
Il re rimane molto sorpreso.
Queste parole avrebbero dovuto provocare l’ira del re, ma il re rimane stupito e muto di fronte alle
sue parole. Il re dice che Posa è un protestante.
Posa effettivamente è un protestante e davanti al re lo nega.
I protestanti parlano della libertà di religione. Posa ha un’idea di libertà su tutto l’agire
umano.
 l’unico modo che ha il re di associare quelle parole è dire che Posa è un protestante ed è per
quello che parla così.

(p.56) Posa dice che il re è affascinato dal suo modo di parlare e arriva il suo momento, la sua
occasione per parlare: «Sire! Sono appena tornato dal Brabante e dalle Fiandre, delle province così
ricche e fiorenti! Un popolo grande e coraggioso, un popolo di buon carattere: ho pensato che
essere padre di un popolo simile dovesse conferire prerogative divine! Ed ecco che, col piede, venni
a cozzare contro ossa umane ridotte in cenere...»
Posa sta per chiedere il riconoscimento della libertà per il popolo delle Fiandre. Dice che il re
dovrebbe riconoscere in quanto sovrano la grandezza di questo popolo, che renderebbe lui stesso
molto grande  la grandezza sta nelle azioni, non nel prestigio che si riceve dalla corona.

Il re dice che nelle Fiandre voleva che stessero tutti felici e contenti, ma in realtà quella felicità
viene adottata tramite sanguinose repressioni delle rivolte.

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Posa: «Vi rendete conto che non è mai accaduto che un essere umano [il re] abbia potuto disporre
di simili elementi per destinarli a un uso divino? Tutti i monarchi europei rendono omaggio al
nome della Spagna, capitanate i sovrani d'Europa: un solo tratto della vostra penna, e l'Europa di
nuovo sarà creata. Concedete la libertà di pensiero...»
(p.57)
 la libertà di pensiero: è un concetto nuovissimo nel 1700, compare pochi anni prima rispetto al
Don Carlos ed è Schiller che lo renderà famosissimo. È qualcosa di nuovo nel Settecento.
Posa è così rivoluzionario per l’epoca? siamo due anni prima della rivoluzione francese. Però in
America c’era già stata la dichiarazione dei diritti. Posa però non chiede la democrazia, la
repubblica.
Posa dice che il re può continuare a esistere, ma deve concedere ai cittadini la libertà di
pensiero. Le richieste di Posa sono, nel 1500, coraggiose ma sta chiedendo qualcosa che in vari
stati d’Europa cominciava a diffondersi  è l’epoca dei sovrani illuminati, che continuano a
regnare ma cui i sudditi chiedono qualcosa di più.
È un concetto che in quegli anni sta prendendo piede.

Il re non dice né sì né no. Cambia discorso. Il re dice che non ha fatto venire il marchese per
ascoltarlo, ma gli deve chiedere qualcosa. Siccome sa che è molto amico del figlio Carlos, il re
chiede al marchese di mettersi sulle tracce e indagare sulla relazione tra Carlos e la regina
Elisabetta.
Posa accetta entusiasta: perché spera, attraverso questo favore, di ottenere qualcosa in
cambio.
Il comportamento di Posa risulta dunque ambiguo: diceva che non aveva principi, seguiva le
sue idee, però dopo si sottomette al volere del re  perché il desiderio di ottenere qualcosa era
così forte che scavalca i suoi ideali forse.

Di fronte alla proposta del re di tradire Carlos, perché Posa dirà che tra i due c’è effettivamente
qualcosa, Posa non batte ciglio.
E così verrà visto come un individuo che cercherà di equilibrarsi tra dare le ragioni al re, difendere
Carlos (ma Carlos vede Posa cambiato) e portare avanti la sua causa.
 Il difetto di Posa è di essere un idealista, un individuo che sacrifica tutto in nome della
causa, mettendo a rischio le persone più care perché questo forse lo può aiutare a
realizzare lo scopo che si era prefissato.
Schiller ci presenta Posa come un individuo nobile ma non perfetto.

ATTO IV

SCENA TERZA. La Regina e Posa


(p.60) la regina dice che Posa e il re è strano che vadano d’accordo. Il marchese dice: “mettiamo il
caso” “mettiamo che”… il marchese dissimula. Pone degli interrogativi a cui non si sa se Posa stia
dicendo il vero o il falso.
La regina è sospettosa e il marchese le dice “fare il doppio gioco. Può essere”: non dice che lo fa,
ma che c’è la possibilità che lo faccia.

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SCENA QUINTA. Carlos e Posa
Qui Posa dice effettivamente delle bugie.
Carlos viene a conoscenza dalla guardia del re che c’è stato un dialogo molto lungo tra il re e Posa,
dove si sono dette delle cose importanti.
Carlos si sente tradito, perché non si sente preso in causa.
“tutto procede per il meglio. Ti darà udienza” = risposta vaga del marchese Posa. Carlos si
insospettisce.
Il marchese dice che il re gli ha chiesto di essere a suo servizio. Carlos chiede se ha rifiutato e Posa
mente.
 Se si confronta il modo di parlare di Posa iniziale, enfatico verso l’amico Carlos, adesso parla in
maniera diversa, e Carlos capisce che c’è qualcosa che Posa sta nasconendo.

(p.66) Il marchese chiede a Carlos del portafoglio in cui sono contenute alcune lettere.

SCENA SESTA. Posa è stupito del comportamento di Carlos, insospettito


(p.67) L’atteggiamento di Posa è sorprendente perché lui si sarebbe dovuto immaginare che il suo
comportamento avrebbe fatto insospettire Carlos, e invece si chiede che problemi abbia Carlos. È la
posizione di chi si sente superiore alle critiche.

Domingo e Alba sono messi da parte. Il re segue i consigli di Posa. E dunque lo denunciano.

SCENA VENTITREESIMA
“Il re ha pianto” = il re prova dei sentimenti e quindi è come se fosse sceso da quella posizione
superiore da re per diventare un uomo come tutti gli altri.
Significa che queste lacrime sono una rottura di un ordine sacro, che sembrava durasse in eterno, in
cui il re rappresentava il centro attorno al quale il mondo ruotava.

ATTO V
L’ordine doveva essere ristabilito. Per ristabilirlo, però, bisognava sacrificare delle vittime.
Il primo è Posa, che verrà ucciso; i secondi sono Carlos e la regina.

Prima di essere ucciso, Posa capisce che ha sbagliato.


C’è un dialogo tra Carlos e Posa, in cui Posa dice che il suo destino è segnato, si sacrifica affinchè
sia Carlos a portare avanti la sua lotta. Il piano di Posa, come lui stesso dice, era troppo grande.

SCENA TERZA
(p.91) Il fatto di sentirsi come il favorito del re, ha dato alla testa a Posa, lo aveva fatto sentire
invincibile. L’affetto, travolto dall’ambizione e dalla vanità = alla fine riconosce tutto questo per la
sua ambizione, e questo glielo aveva rinfacciato anche la regina, che gli aveva detto che aveva la
brama di essere riconosciuto come un uomo di azioni grandi.
‘ho nascosto questo rischio all’amico’.
Posa ha commesso un errore.

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C’è poi un aspetto ulteriore  l’idea dell’errore è tuttavia qualcosa che noi troviamo anche nel
dramma antico. Gli eroi del dramma antico, per esempio Edipo, commettono degli errori tragici
(amartia). È un preciso stratagemma scenico = dare maggiore dinamismo alla storia facendo
commettere errori al protagonista, perché sennò sarebbe troppo perfetto. Nel momento in cui
vediamo il protagonista commettere errori, noi spettatori ci facciamo domande e siamo stimolati.
Si vuole mostrare il carattere di Posa come un uomo che sbaglia.

SCENA DECIMA
(p.101) Deve arrivare qualcuno che dica al re che non si è comportato come ‘re’.
Questo personaggio è il Grande Inquisitore.
Siamo nella Spagna dell’Inquisizione, e lui arriva per dire al re che ha agito troppo d’impulso. Il re
aveva detto al figlio che non poteva guidare l’esercito perché troppo impulsivo. Adesso è il re che
viene recriminato di essere impulsivo.
Gli dice che ha agito d’impulso perché il re ha ucciso Posa. E invece bisognava consegnarlo
all’Inquisizione.
L’Inquisitore è una figura alla pari del re.
Posa è un eretico, in quanto protestante, e quindi doveva essere una vittima dell’inquisizione, che
dovevano processarlo, condannarlo e ucciderlo per dare l’esempio.
Posa doveva essere consegnato alla giustizia divina, non alla giustizia terrena.
L’inquisitore richiama all’ordine, a comportarsi in modo degno il re.

(p.103) In modo ‘perverso’, l’alleanza tra la Corona e la Chiesa viene sancito attraverso un patto
vigliacco da parte del re: il re chiede l’aiuto della Chiesa e dell’Inquisizione per commettere il
peccato più grande, ovvero l’uccisione del figlio.

Il re dice che commette un peccato contro natura, perché uccidere il figlio è un peccato. Il
considerare l’omicidio nei confronti del figlio deve essere passato come un peccato da trascurare,
che si può perdonare: qui intervengono le parole del Grande Inquisitore.
La volontà dello Stato è più forte della religione stessa.

SCENA ULTIMA
Viene data mano libera al re di vendicarsi sia del figlio sia della regina.

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SULLA POESIA INGENUA E SENTIMENTALE

Saggio che fa parte della riflessione di Schiller sui problemi della filosofia, dell’estetica,
dell’antropologia.
Questa riflessione fu stimolata soprattutto dallo studio di Immanuel Kant e dalla esperienza della
Rivoluzione francese.
Critica della ragion pura (1781) nella quale Kant si chiede «che cosa posso conoscere», Critica
della ragion pratica (1788) «come devo agire», Critica del giudizio (1790) «Come mai giudico una
cosa bella».
Per Kant il giudizio estetico era appannaggio della sfera soggettiva (secondo Kant, nel giudizio di
bello si manifesta una «finalità senza interesse»), mentre il giudizio morale era oggettivo.
Schiller lega la questione estetica a quella etica (la «ragion pratica» kantiana): «Bello è la libertà
nell’apparenza» («Freiheit in der Erscheinung» nei KalliasBriefe, 1793).
Tramite questo legame tra ambito estetico e morale la questione del bello diventa modo di
comprendere la natura umana (antropologia).
Armonia tra moti dello spirito contrari: “obbligo” (Pflicht) e “inclinazione” (Neigung).
L’anima bella è espressione sensibile (visibile, che si propone ai sensi) del superamento del
dissidio: «È dunque in un’anima bella che sensibilità e ragione, dovere e inclinazione sono in
armonia, e la grazia è l’espressione nel fenomeno. Soltanto servendo un’anima bella la natura può
al tempo stesso possedere la libertà e conservare la sua forma, poiché sotto il governo di un animo
rigoroso essa perde la libertà, sotto l’anarchia della sensibilità perde la forma» (Grazia e dignità,
1793).

Nelle Lettere sulla educazione estetica dell’uomo, la riflessione sul legame tra estetica e morale è
osservata alla luce delle conseguenze della Rivoluzione francese.
Si assisste a una frattura tra il mondo antico e quello moderno dovuta alla specializzazione.
L’uomo si «forma unicamente come frammento» mentre nell’«epoca aurea» dei greci si viveva in
una armonia perfetta (lettera sesta). Uno e tutto coincidevano.
Solo nell’arte (che Schiller qui paragona all’impulso al gioco, Spieltrieb) è possibile ritrovare quella
unità perduta, perché l’arte è luogo di conciliazione tra forma e materia e tra dovere e inclinazione.

Sulla poesia ingenua e sentimentale viene pubblicato in due parti sulla rivista Die Horen nel 1795-
96, riprende alcuni temi già trattati nei precedenti testi di argomento filosofico e risente inoltre del
dialogo/confronto con Goethe, che si riconosce nell’identikit del poeta ingenuo/realista.
Il tema principale è la differenza tra due tipi di poesia che corrispondono anche a due diverse
tipologie umane e a due diverse epoche storiche (questo tuttavia solamente tendenzialmente).

Alla base della differenza c’è il rapporto con la natura (inteso nel senso più ampio del termine, non
soltanto come oggetto ma come parte di noi stessi).
 Ingenuo: ha un rapporto non mediato e diretto con la natura. Quello dei popoli antichi e dei
fanciulli. Semplicità e armonia.
 Sentimentale: ha un rapporto mediato dall’intelletto e dunque indiretto (espressione dei
sentimenti). Complessità e disarmonia. Determinato da un’idea morale.

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Arte e cultura sono opposti alla natura. Schiller riprende l’idea di Rousseau del carattere corrotto
(nel senso di non più intatto, malato) dell’epoca moderna, ma rivendica la superiore di concepire la
natura attraverso l’idea morale.
 Arte ingenua: imitazione del reale;
 Arte sentimentale: imitazione di un’idea

Mentre l’arte ingenua non conosce distinzione interne (essa non è neppure propriamente arte, ma
natura che si manifesta naturalmente), quella sentimentale si differenzia in tre tipi che interpretano
diversamente il dissidio tra arte e natura.
 Poesia satirica: considera l’allontanamento dalla natura e il conflitto tra realtà e ideale.
 Poesia elegiaca: natura/arte, realtà/idea, opera una sintesi tra idea e natura: la natura è
esaltata nell’idea della sua perdita irrimediabile.
 Idillio: ideale e realtà sono integrati ma soltanto in un’epoca o una condizione innocente,
che anteriore alla nascita della cultura.

Nelle conclusioni si passa a descrivere due tipi antropologici (ma legati alle tipologie dell’arte),
derivati dall’ingenuo e dal sentimentale: il realista e l’idealista.
Realista: spirito disincantato, legato all’espressione diretta dei sensi, limitato, sfera
dell’esperienza, meno nobile ma più perfetto.
Idealista: rigorismo morale, legato all’idea, illimitato, sfera della morale, più nobile ma
meno perfetto.

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