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Johann Wolfgang von Goethe

Il decennio anni ’70 del XVIII secolo esprime in Goethe due idee diverse:
1. Idea che non esistano dei limiti certi per l’umano, l’essere umano è in grado di superare i
limiti che gli vengono imposti dalla società;
2. L’essere umano non ha la forza di andare oltre questi limiti.

Due inni di Goethe


- Prometheus (Prometeo)1
- Grenzen der Menschheit (Limiti dell’umano)

I due inni indicano la traiettoria del percorso esistenziale di Goethe tra il 1770 e il 1780.
Prometheus è un inno scritto tra il 1773-74 (forse doveva essere inserito in un dramma su questa
figura di cui è rimasto un abbozzo).
La figura di Prometeo è centrale nello Sturm und Drang ed è ripresa dal mito greco: Titano ribelle
che ruba il fuoco agi dèi e lo consegna agli uomini, che egli stesso aveva creato. Lo scrittore inglese
Shaftesbury (In Advice to an Author, 1710), lo definisce come poeta e artista (uomo della poiesis,
creazione).
Nella versione di Goethe rientrano due aspetti illuministici:
 fede nel progresso dell’uomo  significa che la tecnica è uno strumento che ha il genere
umano per liberarsi dalla schiavitù, per andare avanti
 ribellione contro l’autorità.

Forse per evitare uno scandalo, Goethe non aveva intenzione di pubblicare la poesia. Essa venne
fatta conoscere nel 1785 da Friedrich Heinrich Jacobi  parlando di tutt’altro, menziona la poesia
di Goethe che tra loro era circolata in un altro modo, in privato, e il testo diventa noto a tutti.
Goethe la pubblica quindi nella sua edizione delle Schriften (“Scritti”) nel 1789, e consapevole della
pericolosità del testo la pubblica accanto alla. poesia Grenzen der Menschheit (“Limiti
dell’umano”), scritta nel 1779 e il 1781 il cui contenuto nega le idee dell’inno di Prometeo.

PROMETEO come il fanciullo che svetta contro questa capanna


i cardi che non costruisti,
Copri il tuo cielo, Giove, sulle querce e sui monti! contro il mio focolare
col vapor delle nubi! Ché nulla puoi tu per cui la fiamma tu
E la tua forza esercita contro la mia terra, mi porti invidia.
1
Nella mitologia greca, Prometeo è un titano che ruba il fuoco agli dei e lo consegna agli uomini, alla razza umana. La
razza umana è essa stessa una creazione di Prometeo. È un titano interessante perché è un ribelle, si ribella all’autorità
degli dèi.

1
che avesse pietà di me ch’ero in angoscia?
Io non conosco al mondo dell’oppresso. Non mi fecero uomo
nulla di più meschino di il tempo onnipotente
voi, o dèi. e l’eterno destino,
Miseramente nutrite Chi mi aiutò i miei e i tuoi padroni.
d’oboli e preci contro la tracotanza dei
la vostra maestà Titani Credevi forse
ed a stento vivreste, che mi salvò da morte, che avrei odiato la vita,
se bimbi e mendichi da schiavitù? che sarei fuggito nei deserti
non fossero pieni di stolta Non hai tutto compiuto tu, perché non tutti i sogni
speranza. sacro ardente cuore? fiorirono della mia infanzia.
E giovane e buono,
Quando ero fanciullo ingannato, Io sto qui e creo uomini
e mi sentivo perduto, ti rivolgevi, fervido di a mia immagine e
volgevo al sole gli occhi gratitudine, somiglianza,
smarriti, a colui che dormiva lassù? una stirpe simile a me,
quasi vi fosse lassù fatta per soffrire e per
un orecchio che udisse il Io renderti onore? E perché? piangere,
mio pianto, Hai mai lenito i dolori per godere e gioire
un cuore come il mio di me ch’ero afflitto? e non curarsi di te,
Hai mai calmato le lacrime come me!

Prometeo si rivolge direttamente a Giove, a Zeus, col tono quasi di sfida. È Prometeo che si ribella
all’autorità di Zeus.
Zeus è un dio vendicatore, ma Prometeo gli dice di non scagliare contro di lui la sua rabbia, che lui
non può nulla contro la sua terra e la sua capanna. Anche nel Werther, la capanna diventa simbolo
del luogo dove ci si può ritirare, privo di tutti i comfort, dove non si è sottoposti alle leggi della
società ma si può trovare pace e solitudine. E neanche contro il focolare.
 c’è la fiducia nella capacità dell’uomo di costruire e del fuoco (strumento simbolo del
progresso).
Nel Faust, Goethe non sarà più fiducioso o non crederà molto al progresso umano. La tecnica, in
quel romanzo, è una forza che migliora le condizioni della vita ma al contempo distrugge
l’ambiente in cui l’essere umano vive.
La tecnica però in Prometeo è qualcosa che crea la libertà contro i padroni che vorrebbero
dominare.
Preci = elemosine e di preghiere. I termini che vengono usati ci chiariscono meglio quello che
intende Goethe. La parola tedesca “opfersteuern” significa ‘tasse’. Sono elemosine dunque ma non
le tasse come le intendiamo oggi, ma quei tributi che si pagano non tanto agli dèi, ma agli
aristocratici dell’età di Goethe. Goethe quindi allude agli dèi in senso metaforico, ma allude alla
società che vive del lavoro altrui, soprattutto la classe degli aristocratici. E anche chi vive di
preghiere, cioè il clero. Siamo 15 anni prima della Rivoluzione francese, quindi queste parole
assumono un connotato sociale della società dell’epoca.

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Prometeo si ricorda dell’epoca in cui aveva sofferto, dicendo che è stata la sua forza interiore, il suo
cuore, che gli ha dato la capacità di liberarsi dalla schiavitù.
“e perché allora devo renderti onore se non hai fatto nulla per me?”
“io sto qui” = sulla Terra
Torna l’elemento del fare, costruendo uomini, “a mia immagine e somiglianza” = una razza fatta
simile a lui, per non stare a pensare a te Giove, una società che non si cura di lui.

In questo inno viene messa in evidenza la totale indipendenza del genere umano dagli esseri
superiori. Qui si parla di dèi, ma possiamo attribuire questo anche a forze più reali, come
l’aristocrazia o il clero.

LIMITI DELL’UMANO
Che mai distingue
Quando il celeste, l’uomo e gli dèi?
antichissimo padre Che innanzi a questi
con mano serena scorrono l’onde,
da nubi tonanti un fiume eterno:
folgori benedicenti noi l’onda innalza,
semina sopra la terra, ci inghiotte l’onda
l’estremo lembo e sprofondiamo.
bacio della sua veste,
il cuore colmo Un piccolo anello
d’ingenuo tremore. chiude la nostra vita,
e molte generazioni
Ché con gli dèi si allineano senza posa
nessuno all’infinita catena
che sia uomo soltanto della loro esistenza.
deve provarsi.
S’egli s’alza e col capo,
tocca le stelle,
in nessun luogo allora
poggian le incerte piante,
ed egli è preda
di nuvole e venti.

Se con solide membra


sta vigoroso
sulla ben fondata,
stabile terra;
tanto non s’alza
da compararsi
con la quercia
o col pampino.

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Qui si coglie direttamente il senso. La prima parte è un’affermazione dell’Io, è un io che parla,
afferma quasi la venerazione del Dio. Non è più ribellione, ma venerazione.
Dice che nessun uomo è così grande da poter sfidare gli dei.
“s’egli si alza…” = cioè se riesce ad alzarsi fino a toccare il cielo
“piante” = sono le piante dei piedi, cioè i piedi.
Si ritrova quasi a non trovare più la terra sotto i piedi, quindi diventa preda delle nuvole e dei venti.
Non è più in grado di controllare i propri movimenti.
Se sta con i piedi per terra, non riesce neanche a paragonarsi alla quercia o al pampino.

Cosa distingue gli uomini dagli dei?


 Gli dei vedono scorrere di fronte a loro le onde del mare come fosse un cielo eterno;
 Noi uomini veniamo travolti dalle onde del mare, quindi la nostra forza è troppo piccola per
resistere agli sconvolgimenti della natura.
L’unica piccola speranza che Goethe concede agli uomini è quello che il genere umano può
riconoscersi come parte dell’universo, di una generazione fra tante  ciò che ci consente di andare
avanti è riconoscersi come dei piccoli anelli che scorrono nel tempo (la catena).

Sia nella prima poesia sia nella seconda c’è l’immagine del dio che scaglia il fulmine. Mentre in
Prometeo, il fulmine non può nemmeno scalfirlo, nella seconda poesia si venera il dio e le sue
azioni.

Nel mezzo della scrittura di queste due poesie c’è la scrittura del Werther, che avrà un grande
impatto nella scrittura dell’autore.

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I DOLORI DEL GIOVANE WERTHER

La biografia del Werther è importante, perché si tratta di un romanzo autobiografico.


Goethe nasce nel 1749 a Francoforte sul Meno 2. Nasce in una famiglia borghese, non è nobile, ma
molto altolocata. Il padre di Goethe, Johann Casper Goethe è una persona di rilievo nella città di
Francoforte, è consigliere imperiale della città; conosce tantissime lingue, parla italiano e francese
correttamente, e impartisce al figlio un’educazione esemplare. Però lo indirizza agli studi ben
precisi, vuole che il figlio segua le sue orme e quindi deve studiare legge.
Tra il 1765 e il 1768 va a Lipsia, città molto vivace, artisticamente molto all’avanguardia. A Lipsia
c’è un teatro, cosa non sempre comune, dove si vedono rappresentate opere non solo tedesche ma
anche francesi e inglesi. Goethe lascia Lipsia nel 1770 e torna a Ovest, a Strasburgo, dove incontra
un filosofo, Herder, con il quale comincia a discutere. Herder fu il filosofo che lo mise in contatto
con la corrente dello Sturm und Drang.
C’è un episodio della vita che ricorda da vicino la trama del Werther: nel maggio del 1772 si reca in
una piccola città, Wetzlar (sede della corte di giustizia del Sacro Romano Impero) per fare il suo
praticantato (si era appena laureato). A Wetzlar Goethe ha 23 anni, con alle spalle già testi poetici
importanti, come il Prometeo (anche se non ancora pubblicato). È un nome che qualcuno conosce
come scrittore, ha alle spalle alcune relazioni sentimentali più o meno andate tutte a finire male
perché lui le ha lasciate e qui si incontra con una ragazza che ha 19 anni, Charlotte Buff, di cui si
innamora immediatamente nonostante venga a sapere che è promessa sposa con un certo Johann
Christian Kestner, che è amico di Goethe.
I due si erano già scambiati diverse lettere, sono entrambi giuristi, si conoscono molto bene e
Goethe comincia a frequentare la casa di Kestner e Charlotte, manifestando in maniera troppo
esplicita il suo interesse nei confronti di Charlotte.
A un certo punto, sappiamo da una lettera di Kestner, verso la fine di agosto 1772, che c’era stato
anche un bacio.
A settembre 1772 Goethe va via da Wetzlar: probabilmente non sopportava più questa situazione.
Sicuramente ha influito questa situazione poco chiara con l’amico Kestner. Così va a casa di
un’amica, Sophie von La Roche = donna che scrive, è una scrittrice, che ha una figlia,
Maximiliane di cui Goethe si innamora nonostante anche lei fosse promessa sposa.
 con la Buff e Kestner rimane amico, si continua a frequentarsi e si sistema tutto.
 con la Maximiliane invece la relazione è turbolenta, perché anche lei (promessa sposa ad un
certo Peter Anton Brentano, ricchissimo e vent’anni di più di lei) è promessa sposa e si sta
preparando a un matrimonio importante.
Il figlio di Maximiliane e Brentano è Clemens Brentano e sarà una delle figure più importanti del
Romanticismo tedesco.

Nel mezzo però c’è un episodio molto importante. Goethe scappa da Wetzlar ma non tronca i
rapporti con i Kestner, e nel novembre del 1772, attraverso una lettera di Kestner, giunge a
conoscenza del suicidio di un certo Carl Wilhelm Jerusalem che si diceva nel paese si fosse ucciso
a causa di un amore non corrisposto da una donna che era già sposata.
Questo episodio ha un duplice effetto per Goethe:

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Ci sono 2 Francoforte in Germania: una a est, una a ovest; una è quasi al confine con la Francia, l’altra è quella sul
confine con la Polonia (Francoforte sull’Oder).
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 Da una parte gli fa capire la forza distruttiva delle passioni, che fino a quel momento lui
aveva esaltato come forza vitale ma che rischia di compromettere la vita stessa;
 Dall’altra parte gli dà lo spunto definitivo per la figura di Werther, che ha alcuni tratti di
Goethe stesso e altri della vicenda di Jerusalem.

Goethe comincia a scrivere nel momento in cui si interrompe definitivamente la relazione con
Maximiliane, e lui quasi rielabora il lutto, fatica e tristezza per questa relazione finita tramite la
scrittura. La scrittura diventa così una sorta di terapia.

I dolori del giovane Werther rappresenta il testo più importante della corrente dello Sturm und
Drang ma è anche un testo che vuole andare oltre la corrente di quell’epoca, che vuole
rappresentare i problemi dell’atteggiamento dello Sturm und Drang.
Nella storia di Werther noi vediamo che si modifica l’atteggiamento di Goethe: c’è una presa di
distanza, anche dagli ideali dello Sturm und Drang.
La biografia di Goethe si riflette sul testo in vari modi.
Tra il personaggio e l’autore c’è una progressiva distanza, ma ci sono gli episodi inseriti da Goethe
di vicenda ed esperienza umana e biografica.
Noi possiamo pensare che questo romanzo sia un romanzo chiave = cioè un romanzo che presenta
dei fatti realmente accaduti di cui però si è voluto modificare degli avvenimenti troppo vistosi,
come i nomi dei personaggi, o per mantenere la privacy o altri motivi personali, sono cambiati nomi
e alcuni luoghi.
La biografia dell’autore entra in modo pesante nella finzione del testo scritto.
Goethe dal suo testo se ne distanzierà, per quale percorso intraprenderà lui stesso per differenziarsi
dal suo personaggio. Farà delle scelte che sono molto diverse da quelle che fa il Werther, il suo
personaggio. Goethe non considera il Werther un modello per se stesso, anzi farà scelte molto
diverse.
Le due figure quindi per certi aspetti coincidono, ma poi prendono delle direzioni diverse.
Un fatto piuttosto evidente di questa differenza è che Goethe si troverà all’interno di una relazione
difficile con una donna già impegnata, ma Werther prova queste esperienza ma si suicida, quindi fa
una scelta molto diversa.
La lettera di Kestner, dove racconta del suicidio di Jerusalem, li troviamo anche nella vicenda del
Werther. Anzi, Goethe quasi copia e plagia quello che c’è scritto nella lettera. Questo Kestner lo
leggerà e sarà interessante notare come Kestner dirà che forse Goethe si è spinto un po’ troppo in là
nel raccontare cose private.
Il modo in cui si descrive l’abbigliamento di Werther, un colore giallo molto forte e una giacca blu
= viene copiato dal modo in cui si vestiva Jerusalem.

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LE EDIZIONI
Prima edizione anonima pubblicata a Lipsia. Viene proibita nel gennaio del 1775 ma
ottiene subito un grande successo editoriale e viene così tradotta in tutta Europa.
Si polemizza che il suicidio di Werther venga esaltato e non condannato. Scatta quindi
l’effetto-Werther, cioè l’emulazione al suicidio.
1774
Werther diventa una figura con cui si identificano i giovani, per esempio
nell’abbigliamento (frac blu e veste gialla).
Questo effetto-Werther mette Goethe stesso in pericolo.
Vengono pubblicate anche delle edizioni ‘pirata’, cosa molto comune all’epoca.

Il successo del Werther è tale da essere pubblicata una seconda edizione in cui si
correggono alcuni errori di stampa, si fanno revisioni, e in più Goethe decide di
mettere prima delle sue due parti che lo compongo (il romanzo è composto da una
prima parte e una seconda parte), alcuni motti (in italiano si chiamano ‘epigrafi’) che
servono:
1. il primo motto (epigrafe) a introdurre la vicenda = « ogni ragazzo desidera
ardentemente amare così »  darà origine questo termine a un termine chiave nel
Romanticismo, ‘desiderare ma qualcosa di più’, qualcosa di più di nostalgia,
desiderare fisicamente.
« ogni ragazza desidera essere amata così »
1775 « perché da questo [l’amore], che è il più sacro dei nostri impulsi, sgorga il dolore
malvagio »

2. il secondo motto (epigrafe) è molto più significativo.


« la cara anima tu lo piangi, tu lo ami [il personaggio di Werther], salvi dalla sua onta
[vergogna] di essersi suicidato [è un crimine che porta vergogna, soprattutto per la
morale cristiana, però tu lo comprendi o lo salvi da questa vergogna].
« il suo spirito [cioè il suo fantasma] ti fa un cenno [con la mano] dalla sua grotta. »
« sii uomo e non seguire il mio esempio ».
è come se lo spirito di Werther invitasse l’anima bella del lettore, che tende a
giustificarlo e seguirlo, a desisterlo dal fare come lui.

1787 Goethe vuole pubblicare tutte le sue opere assieme; dunque, riedita il testo del
Werther per inserirlo nelle Opere Complete. Oltre ad adeguare la grafia, si modificano
alcuni elementi molto forti e violenti, per esempio il modo in cui viene descritto
Albert. Chi leggeva, si capiva che quell’Albert che veniva scritto in maniera negativa
era Kestner.
Kestner quando legge il Werther scrive a Goethe e gli dice che poteva essere più
gentile nei suoi confronti. Goethe invece gli dice che non era lui, anche se era palese
che fosse Kestner.
Così Goethe modifica alcuni aspetti della figura di Albert.
Ci sono conseguenze anche sul piano pratico: nel testo, Albert funziona come
avversario d’amore ma anche come opposto di Werther.
 tanto Werther è una persona focosa desiderosa di andare oltre le regole moderne,

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Albert doveva essere descritto come una persona negativa, come la versione ideale di
tutte le qualità negative che si oppongono alla personalità del Genio, contro cui lo
Sturm und Drang si rivolgeva in modo polemico.
 Goethe lo fa anche perché la sua visione sulla vita umana è diventata un po’ meno
negativa.
Goethe inoltre elimina i due motti iniziali dal testo.

LA FORMA DEL ROMANZO. IL ROMANZO EPISTOLARE


Il Settecento è il «secolo della Lettera»: il miglioramento della rete postale europea porta
a un’ampia diffusione della lettera come strumento di comunicazione, viene liberalizzata la
condivisione postale (mentre prima derivava dal
Si diffondono manuali di scrittura costituiti da esempi di lettere (Briefsteller)
Esempi internazionali:
 Guillerages (?): Lettres portugaises (1669);
 Samuel Richardson: Pamela (1740), Clarissa (1748);
 Jean Jacques Rousseau: Julie ou La nouvelle Héloïse (1761)

La forma-lettera serve a mettere scena l’interiorità e l’io e a fingere spontaneità e «naturalezza». Il


genere letterario si trova a metà tra la realtà (le lettere suggeriscono l’idea della vita vissuta) e la
finzione (il romanzo è il genere per eccellenza della fantasia).
Ne I dolori del giovane Werther assume un ruolo fondamentale l’editore, soprattutto
nell’ultima parte, nella quale il Werther cessa di essere un Briefroman per diventare più simile a un
romanzo psicologico. L’editore diventa narratore e cerca di descrivere, oltre all’interiorità di
Werther, anche quella degli altri personaggi (es. Lotte).
Il Briefroman era un genere che doveva essere da esempio di comportamenti virtuosi.
Il Werther presenta in modo esplicito la storia di un suicida di cui non si condanna apertamente il
gesto.
Le lettere non sono reali, sono inventate, l’unica forse è quella che ricorda la vicenda di Jerusalem.
L’effetto è quello che stiamo leggendo dei documenti reali  prima delle lettere troviamo una
precisazione, che si presenterà nel testo come l’«editore» che ci dice che queste sono lettere
realmente scritte dal Werther. L’editore ci dice che:
 Ci offre quello che questo personaggio, Werther, ha scritto nelle sue lettere;
Ci danno l’idea di spontaneità le lettere perché quando scriviamo una lettera, o un messaggio
Whatsapp, ci sentiamo più liberi di parlare, partendo dal presupposto anche che nessun altro legga.
Ci fidiamo dell’altra persona, della privacy che ci darà.
Si tende nelle lettere e nei messaggi a mettere a nudo i sentimenti.
Quindi la forma della lettera ci offre anche intimità, perché nella finzione Werther scrive queste
lettere a un amico, di cui si fida. Noi ci immaginiamo che ci sia una persona che sta mettendo a
nudo una parte della sua interiorità a una persona e basta, non al pubblico.
Il lettore così è ancora più incuriosito, perché si trova nella situazione di essere il destinatario di
queste lettere.
I due caratteri delle lettere che suscitano in noi sono:
 Interiorità
 Autenticità
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Al tempo stesso, però, nella seconda parte l’editore (“Herausgeber”) ci dice che purtroppo le lettere
che possiede arrivano fino ad un certo punto. Di ciò che succede dopo, non ci sono lettere ma solo
frammenti, e quindi dovrà essere l’editore stesso a raccontare. Tra quello che succede dopo, c’è
anche l’episodio del suicidio.
L’episodio del suicidio dunque viene affidato a un narratore esterno.
L’editore non è più solo colui che raccoglie, ma anche quello che racconta.
Questo è un po’ strano perché:
 vuole cambiare alcuni fatti;
 ci fa credere che esistono delle altre lettere, quindi se avesse voluto avrebbe potuto
continuare a inventare le lettere. Ad un certo punto, però, cessa d’inventare le lettere e si
mette a scrivere lui stesso la vicenda.
 Il problema è che la forma della lettera non è più sufficiente; c’è bisogno di uscire dalla
finzione della lettera, perché non va più bene quel modo di raccontare, bisogna raccontare
ciò che sta attorno.

Il Werther dunque è un romanzo epistolare, ma fino ad un certo punto, perché c’è anche un
narratore che ci racconta la sua versione dei fatti.
Per esempio, nella descrizione del personaggio di Lotte = ci viene raccontata da Werther che ha una
visione parziale; nella parte dell’editore, invece, si vede che Lotte ha qualche particolare in più. Ma
Werther, nelle sue lettere, si limita solo a raccontare ciò che vede e come se la vede Lotte.
È l’editore, poi, a fornirci altri particolari tramite la sua narrazione.

I TEMI

1) LA NATURA
All’inizio, la storia di Werther non ci viene raccontata subito. All’inizio lui è solo, arriva in questa
piccola città, che è un sobborgo di Wetzlar, un ambiente agreste molto naturale. È in fuga, ci viene
dato l’antefatto.
Si è trovato in una situazione simile alla sua vita (di Goethe): un triangolo amoroso, ha conosciuto
una ragazza e l’ha cominciata a corteggiare; la sorella della ragazza però si è innamorata di lui.
Questo crea problemi e per mettere pace a questa situazione fugge, scappa.
Lui quindi ha già vissuto una situazione amorosa difficile, e soprattutto come ci si sente quando si
gioca coi sentimenti.
Si sente qui l’influsso di Jean-Jacques Rousseau, che aveva cercato di convincere il popolo che la
società moderna è un mondo corrotto, dove gli uomini non vivono a pieno le loro facoltà,
intimandoli a farli fuggire alla natura, a essere un tutt’uno con la natura, quasi volendo unirsi ad
essa, per fuggire dalla realtà sociale dove l’individuo viene soffocato.
Nella natura anche per ritrovare qualcosa di divino: Spinoza, che aveva parlato del panteismo, che è
in tutte le cose della natura. È un’idea diffusa e criticata nell’Illuminismo religioso, perché è una
forma mascherata di ateismo.
Werther vuole riconoscere la natura come un tutt’uno divino.

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L’immagine della natura perfetta, che rigenera l’essere umano, si trasforma nella seconda parte del
romanzo  si trasforma nel suo posto, la natura come qualcosa che distrugge l’individuo e lo
soffoca.
Nella lettera del 18 agosto, la natura viene vista come « un mostro che eternamente divora ».
C’è quindi una trasformazione del personaggio di Werther. Egli ha uno sguardo soggettivo delle
cose e della realtà, interpreta la realtà in base a ciò che ha vissuto. Nella seconda parte è già deluso
dall’amore, e quindi la natura viene vista come maligna.
 Secondo il primo Goethe, il difetto di Werther è che ha una visione troppo soggettiva della
realtà.
 Successivamente, dirà che la visione soggettiva è necessaria ma bisogna limitarla, togliendo
gli aspetti negativi.
 Nelle fasi avanzate, Goethe definirà la soggettività come una malattia, individuando un
aspetto patologico del vedere la realtà in maniera soggettiva.

2) L’ARTE E LA LETTERATURA
Sono temi che si oppongono a quello della natura.
Werther si presenta come pittore e scrittore dilettante che vorrebbe diventare artista compiuto; non
ci riesce e anzi la sua arte ammutolisce per sempre. Werther ha delle velleità artistiche, non
diventerà un’artista vero e proprio ma dà all’arte un valore molto importante.
I testi che Werther sceglie hanno una finalità ben specifica.
- Prima parte  L’arte, e in particolare la letteratura, è vista come un filtro per interpretare i fatti
della vita Omero e Ossian (leggendario poeta medievale irlandese, a cui furono attribuiti I canti di
Ossian, scritti da J. Macpherson nel 1761) rappresentano la polarità luce/buio, vita/morte,
salute/malattia, ragione/passione.
- L’incontro tra Lotte e Werther è sancito da Friedrich Klopstock, che nella poesia La festa della
primavera aveva descritto la scena di un temporale simile a quello che vedono i due, tanto che Lotte
esclama il nome del poeta.
- Nella scena finale del suicidio, Werther sistema sul leggio la Emilia Galotti di Gotthold Ephraim
Lessing, in cui la protagonista sceglie la morte alla prospettiva di consegnarsi come amante al
principe di Guastalla.

3) LA «MALATTIA MORTALE»
Qual è la causa dei «dolori» del protagonista? Amore, conflitto con la società (episodio
dell’ambasciatore), conflitto tra grandezza del genio e mediocrità dell’esistenza, distanza tra le
proprie ambizioni e le proprie capacità (dilettantismo).
In una lettera del 1777, Goethe parla del suo romanzo come historia morbi (storia di una malattia,
patografia)
Di «malattia mortale» (Krankheit zum Tode) parla Werther nella lettera del 12 agosto, dove Albert e
Werther parlano. Si fa riferimento al tema del suicidio, il Werther dà una prima interpretazione
delle motivazioni del suicidio. Non si tratta di una malattia fisica, ma una malattia psichica.
Werther soffre d’amore, ma anche per il fatto di sentirsi un individuo che non riesce a inserirsi nella
società, secondo due prospettive:
 Il matrimonio, in quanto Werther con le sue posizioni contrasta l’istituzione del matrimonio
borghese; per fuggire da una situazione per lui insopportabile, cerca un incarico presso la

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corte, ma non riuscirà a parteciparvi, perché giudicherà tutti come persone non compatibili,
e quindi vive in una condizione troppo mediocre;
 La sua condizione di artista: rimarrà sempre un’artista dilettante, non riuscirà mai ad
affermarsi.

Lettera del 1777 di Goethe in cui, a posteriori, interpreta la vicenda di Werther come “historia
morbi”, cioè la storia di una malattia. Goethe, man mano che va avanti nel racconto del Werther,
prende le distanze, e giudica il suo personaggio come un malato. Goethe interpreta la storia di
Werther come l’analisi di una patologia, come la descrizione di un decorso della malattia.

Il personaggio di Werther può definirsi come un temperamento «melancolico 3» secondo il modo in


cui nel XVIII era diagnosticato: continuo passaggio tra stati di esaltazione e depressione, tendenza
eccesiva al fantasticare, a sovrapporre la propria fantasia alla realtà 4 incapacità di agire o decidere,
concentrazione sul sé (narcisismo), distacco dal mondo e dalle cose, solitudine, pensieri suicide.
La melancolia di Werther si esprime nella sua tendenza a definire come «dolce 5» l’esperienza del
dolore (es. 10 settembre, in cui si racconta il primo addio a Lotte) gioia e dolore coesistono
Nella seconda parte prende il sopravvento la passività e l’indifferenza 6 («accidia»)
Illuminismo: melancolia è una malattia che doveva essere curata, Empfindsamkeit: capacità
esaltatrice della sensibilità geniale.

C’era un dibattito sulla questione della melancolia:


 La posizione dell’Illuminismo = la giudica come una malattia dalla quale è bene liberarsi;
 Sturm und Drang = si riconosce nella melancolia una capacità accresciuta di sviluppare e
provare sensazioni. Pur essendo una malattia, è una malattia che ci consente meglio di
provare più emozioni e sensazioni. Ed è per questo che Werther riesce a captare la
‘dolcezza’ dell’addio, perché comprende anche le complessità delle sensazioni, che possono
essere positive e negative assieme.

Tipico dell’epoca di Goethe, è che noi vediamo all’opera alcuni metodi per curare la malattia, delle
ipotesi terapeutiche: attività, stare all’aria aperta, viaggiare, dedicarsi all’arte  sono tutte attività in
cui Werther fallirà.
La posizione stessa di Werther non è sempre uguale su questo tema, perché prima la vede in
un’ottica illuminista e poi la vedrà come una condizione alla quale non si può fare a meno.
Questo ci fa capire che era soggetto a sbalzi d’umore e voleva interpretare la realtà secondo i suoi
sentimenti, dandone interpretazioni differenti.

3
Oggi non la consideriamo più una malattia, ma risale al modello aristotelico. Era vista come una malattia che aveva
origine nel non funzionamento di alcuni organi (la bile nera). Chi aveva la bile nera era tendente alla melancolia, la bile
prodotta dal pancreas, quindi derivata da una disposizione fisica piuttosto che patologica.
Goethe invece la vede come una malattia psicologica.
4
Se noi pensiamo che tra le caratteristiche del Werther ci sia un’eccessiva tendenza al fantasticare, troviamo nelle
lettere un’interpretazione troppo soggettiva degli eventi, tende a interpretare la realtà un po’ troppo dal punto di vista
personale.
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È indice di come Werther sia vittima di queste sensazioni ma si lascia abbandonare ai sentimenti negativi e a tutto ciò
che consegue la sua rottura con Lotte.
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Condizione di inazione, sviluppando nessuna forza contraria, considerato un peccato: la condizione dell’accidia,
considerato uno dei peccati capitali.
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Nei romanzi epistolari la morale viene condannata con severità (lo vediamo per esempio nella
Nouvelle Heloise di Rousseau). In Werther invece non c’è una condanna esplicita da parte
dell’autore; sì, inserirà l’epigrafe “sii uomo, non seguire il mio esempio”, ma non è una condanna
morale. Questo gesto che viene descritto non viene condannato in modo esplicito.
Il testo lascia aperta la posizione se identificarsi col Werther o meno, quindi il lettore può vedere
anche in modo positivo il Werther.

Lettura di passi da I dolori del giovane Werther, 1774


Edizione Einaudi 2021

Incipit dell’«editore»
L’inizio è tutto orientato all’identificazione massima del lettore. Ci dice che l’editore non si è
inventato nulla: lui presenta tutto ciò che ha potuto trovare, nel senso di materiale documentario, e
lo presenta così com’è. Questo suggerisce che l’editore non si sia inventato nulla, il lettore si trova
davanti una storia realmente accaduta.

4 maggio 1771
‘Quanto sono felice di essermene andato!’: Werther ci viene presentato come qualcuno che arriva
nel posto in cui è ambientata la vicenda perché è scappato da un luogo. Cioè una situazione che
cominciava a essere insopportabile. Si parla di un triangolo amoroso che coinvolge però le due
sorelle, in cui Werther è l’oggetto della contesa. Mentre sta flirtando con una delle due sorelle,
l’altra sorella si innamora di lui. Werther si accorge che sta giocando un po’ troppo coi sentimenti di
questa Eleonora e prima che sia troppo tardi, decide di fuggire, anche pentito di ciò che ha fatto.
Questo ci fa capire che Werther non è un ingenuo, è molto sicuro di sé.
Che cosa cerca in questo luogo dove è andato? La solitudine, che è un balsamo prezioso, è un
qualcosa che cura un dolore, una medicina. Si entra già in un lessico che ha a che fare col
patologico: curarsi da che cosa? Da delle passioni che non si riescono a controllare.
10 maggio 1771
Viene presentato il tema della Natura. Qui viene vista in modo positivo, ma viene richiamata in una
lettera successiva (richiamando questa lettera precedente) che viene vista come ‘un mostro che tutto
divora’.
La natura qui infonda serenità. Compaiono dei sentimenti contraddittori tra di loro: quiete/angoscia
assieme.
Nella prima parte della lettera, Werther si sdraia e osserva la natura fino a vedere le cose più
minuscolo, che sfuggono a un primo sguardo. Riconosce una presenza divina, e questo gli dà
serenità, dunque lo placa dalle passioni; al contempo, questo è un sentimento che non riesce a essere
duraturo nell’animo di Werther perché questo stesso sentimento gli provoca angoscia, non riesce ad
esprimersi in forma artistica quest’essere un tutt’uno con la natura.

13 maggio 1771
Fa una riflessione importante sulle letture. Compare il nome di Omero: l’amico Wilhelm gli chiede
se si sta annoiando e se vuole che gli mandi dei libri. Werther risponde di no, perché le letture

12
avrebbero significato un’eccitazione interiore: “non voglio più essere […], questo cuore ribolle sin
troppo”.
Werther vuole Omero, perché rappresenta la serenità e un mondo pacifico, ma anche perché
rappresenta le nenie dell’infanzia  Omero è considerato come il poeta dell’infanzia del genere
umano, perché nel XVIII secolo si consideravano i poeti greci come i primi rappresentanti del
genere umano; quindi si sente nei canti una sorta di purezza, di innocenza, di spensieratezza.
I bambini hanno un ruolo importante nel Werther: prova una simpatia quasi spontanea nei loro
confronti.
Ci dice che il suo cuore è affetto, sottoposto a un’eccessiva animosità.
‘dolce malinconia’ ‘nefasta passione’ = si fa riferimento all’incostanza dell’animo di Werther, che
passa da sentimenti che sono uno l’opposto dell’altro.
‘bambino malato’ = prima volta che appare il termine ‘malato’.

15 maggio 1771
Ricompaiono i bambini. È verso di loro che Werther prova una simpatia spontanea. Gli adulti
invece non riesce a legare.
Lo vediamo nella lettera successiva.

17 maggio 1771
Werther considera gli adulti monotoni, tutti uguali, dice che la maggior parte del tempo gli adulti
passano la loro vita per procurarsi da vivere, cioè lavorando. Quindi anche quando non hanno niente
da fare, si impegnano in attività pur di non stare fermi. Werther quando si imbatte in un’attività non
lo fa con scopo preciso, ma spontaneamente, senza uno scopo (otium in lat.)
26 maggio 1771
Werther non cerca una compagnia, la solitudine. Compare qui un riferimento al tema della capanna
(rif. Prometeus), come luogo in cui essere libero, un luogo modesto ma dove si può essere soli e in
pace. La capanna ha una funzione di indicare la libertà, però diversa nel Werther: stare da soli,
lontani dagli altri.
Werther costruisce la capanna in un posto un po’ lontano, in una città dal nome fittizio, Wahlheim
(heim in ted. ‘casa’, ‘focolare’). È una casa elettiva, che si è scelta questo luogo, in cui Werther si
sente a casa. Poi passa a descrivere questo ambiente.
È un mondo semplice, abitato da contadini; legge Omero mentre sorseggia il caffè; è un mondo
idilliaco, senza preoccupazioni. Werther stesso dipinge una scenetta tramite la descrizione.
Fa anche una riflessione sul tema del Genio. Werther si oppone alle regole, se la prende con chi
vuole dettare troppo le regole (nell’arte e nella vita). Se obbedirà alle regole secondo uno scopo
preciso, il giovane diventerà un uomo utile, solo che ‘con l’amore avrà chiuso, e se è un artista,
anche con l’arte’.
Il genio invece è un fiume che rompe gli argini, soprattutto quando scorre impetuoso, non sta nei
confini prestabiliti delle regole.

27 maggio 1771
Quel Wahlheim sembrava placare l’animo del Werther. Però in questa lettera si accorge di essersi
perduto nell’esaltazione. Quel paesaggio che sembrava placarlo, in realtà, gli suscita passioni
ancora più forti.

13
16 giugno 1771
Lettera in cui viene raccontato l’incontro con Lotte. Si presuppone che la lettera sia stata scritta
qualche giorno dopo l’incontro, non viene scritta immediatamente. All’inizio Werther si rivolge
all’amico Wilhelm giustificandosi del motivo per cui non scriveva.
Il motivo è un incontro che lo ha preso molto, talmente tanto che gli ha fatto dimenticare di scrivere
all’amico.
C’è una lunga preparazione alla descrizione dell’incontro: dice che ha incontrato un angelo, che è
stato invitato a una festa. Va lì e partecipa accompagnato da una ragazza, della quale non gli
interessava molto sul momento, e dà già un piccolo avvertimento. Werther sa già che Lotte è
impegnata, è promessa sposa.
Poi vede Lotte (Charlotte S.) in mezzo a dei bambini mentre distribuisce il pane nero.
Lotte ci si presenta in un duplice modo: è sorella ma anche madre di quei bambini, fa da madre a
questi bambini. Possiamo supporre anche che Werther sia colpito da quest’immagine perché
rappresenta una felicità domestica cui vuole aspirare ma non riesce.
Si sente commosso dalla casa, dalla famiglia, dall’amore domestico.
Da lì poi vanno al ballo e durante il ballo si sviluppa un’amicizia tra i due. Lotte fa anche una
confessione. Ci sono due momenti:
 Lotte confessa a Werther di essere una lettrice di romanzi (all’epoca tutte le donne
leggevano i romanzi): questo colpisce Werther perché è amante della lettura e quindi hanno
qualcosa in comune;
 Il secondo avvertimento che Werther riceve.
Siamo al terzo ballo inglese (p.23).
‘sono pressoché fidanzata’: ci si questiona!  in realtà lei e Albert sono fidanzati.
*
Momento in cui si suggella l’unione (intellettuale) tra Lotte e Werther, che ci viene presentata in
modo particolare. Lotte e Werther si riconoscono come simili, una certa complicità.
Ci viene presentato il nome Klopstock (p.25): in precedenza si racconta che durante questa festa si
sente arrivare un temporale in lontananza. L’irrompere del temporale irrompe con una forza tale che
tutti ne sono spaventati.
Sentimento di timore, paura, terrore nei partecipanti della festa.
Però la festa va avanti, il temporale continua in sottofondo, ma ad un certo punto tutti si accorgono
che il temporale è passato.
L’immagine del terrore del temporale si sostituisce l’immagine più rassicurante, della fine del
temporale.
Perché Klopstock? Fa riferimento a una famosa ode di Klopstock, il poeta, La festa di primavera, in
cui si descrive una scena molto simile, con un temporale che genera un sentimento di terrore che poi
si placa e lascia spazio a un’atmosfera più rasserenata.
Lotte vede riprodotta nella realtà questa scena che aveva letto in Klopstock.
Werther la capisce, e si capiscono, perché parlano attraverso citazioni letterarie.
Werther, che già era attratto da questa ragazza, adesso si ritrova innamorato di lei, perché le si
mostra come simile a lui.

14
21 giugno
Nuovo momento della trama  idillio perfetto tra Lotte e Werther, perché Albert è via e quindi
possono passare del tempo assieme.
Werther parla della sua felicità e ci dice qualcosa che va in contraddizione con alcuni aspetti della
sua disposizione d’animo: ci parla della felicità come qualcosa di normale, borghese, a poco a che
vedere con la felicità del ribelle.
Punto focale della lettera (p.27): Werther ci viene definito fin dall’inizio come qualcuno che fugge,
che non ha una casa, e qui invece Werther si dice come il vagabondo che finalmente trova una casa.
Trova felicità nella pace domestica, nel mondo che era quello della tradizione e dei padri.
Lo Sturm und drang è anche la ribellione contro i padri e la tradizione. Ma Werther invece non
sembra ribellarsi a questa pace domestica, tradizionale.
È Omero il personaggio per eccellenza della tradizione dei padri.
È uno dei rari momenti in cui Werther prova pace  in relazione al suo ritorno nel mondo dei
padri. È un breve attimo, non durerà molto.

1° luglio
 Werther ci appare come un uomo sano: egli parla del sentimento della malinconia come una
‘condizione simile a una malattia dalla quale è possibile guarire’: ce lo dice lui stesso, ed è
curioso, perché lui non sarà capace di guarire.
 La lettera introduce anche il motivo dei due alberi di noce  sono due, quindi potrebbero
richiamarsi alla vita di coppia, ma potrebbero rappresentare anche come un legame tra
presente/passato, qualcosa che dura negli anni e nei secoli. Più avanti si dirà che verranno
abbattuti. Werther capirà allora che non si può giudicare ‘eterne’ le cose.
Appare il motivo della malinconia dunque.
Se confrontiamo le parole di Werther iniziale e quello successivo… si parla del Sig. Schmidt, e
Werther non tollera il suo comportamento. Egli è contro la malinconia (p.30) e dice che basta poco
per superarla.
La malinconia è come la pigrizia, dice.
Werther si esprime in questo modo non sapendo che pochi giorni dopo dirà l’esatto contrario.

12 agosto
Tra la lettera di luglio e quella di agosto, che cosa è successo?  è tornato Albert, dunque Lotte e
Werther non possono più vedersi. Werther diventa amico di Albert.
Viene fuori un confronto tra i due uomini che risultano essere amici ma anche nemici.
In questa lettera viene introdotto il tema del suicidio.
Werther chiede ad Albert di prestargli le sue pistole. Le pistole sono in casa, ed era successo che il
suo servitore, mentre le stava pulendo, gli aveva suggerito di avere prudenza.
Albert è prudente, al contrario di Werther, che non si pone nemmeno il problema delle conseguenze
delle proprie azioni.
Werther dice che il carattere di Albert è troppo pedante, cauto.
Albert ha paura di essere frainteso e dunque ci tiene a precisare e correggere quello che si dice.
Werther è così annoiato. E quindi fa un gesto molto significativo: si punta la pistola alla testa.

15
Werther dice ‘con che diritto giudichi le azioni degli altri?’. Albert lo obbietta dal punto di vista
morale: rimane il fatto che alcune azioni siano giudicate in modo negativo [il suicidio è un atto
contro natura, contro la morale].
Werther non giudica immorale il suicidio, ma cerca di comprenderne i motivi.

Paragona così la mente di una persona disperata con il popolo che non riesce a liberarsi e che
compie gesti di ribellione. Secondo Werther ci sono momenti in cui tristezza e depressione sono
talmente forti che diventano una malattia dalla quale non si riesce a guarire, e che ci fa compiere
gesti solo per liberarci dalla malattia stessa.
Una malattia talmente forte che consuma tutte le forze che dovremmo adoperare per superare la
malattia stessa. È una malattia fisica.
Si parla di una ragazza che si era trovata in questa situazione.
La soluzione è semplice:
 Nel caso precedente, aveva detto di fare attività all’aria aperta e così tutto passava
 Albert ha detto invece che sarebbe bastato un po’ di tempo e tutto si sarebbe sistemato
 Werther invece dice che è troppo semplice, perché ci sono passioni che soffocano la ragione
È difficile trovare una coerenza tra le parole del primo Werther e questo di adesso.
La malattia consiste nel non trovare una via di mezzo, perché Werther va da un estremo all’altro.

18 agosto
Lettera che si richiama a quella del 10 maggio, in cui Werther aveva parlato della felicità di
immergersi nella natura.
Adesso Werther, nella natura, prova un sentimento avverso, contrastante con quanto detto prima.
Sono passati solo due mesi, anche se per Werther è passato tanto tempo.
Intorno alle immagini di pace della natura, adesso invece provocano nell’animo di Werther
l’opposto.
Dice che solo il ricordo lo fa stare bene, però raddoppia la sua angoscia e tristezza per la sua
condizione attuale.
La vita non viene più vista come serenità e pace della natura, ma come una tomba.

10 settembre
Werther cercherà di andare via. Ultima lettera della prima parte.
Oltre all’addio a Lotte, ci viene detto anche che Werther è incline a provare una certa gioia nella
tristezza in cui si trova a vivere.
Accanto all’addio, viene accostata la dolcezza: il ‘dolce pensiero del dirsi addio’.
Werther è incline ad apprezzare le gioie dello stato d’animo della malinconia, e forse è per questo
che lui non guarirà mai, perché sotto sotto la considera come una condizione positiva, fortunata,
perché permetteva all’individuo di provare sensazioni miste e più profonde.
Werther prova un certo piacere di fronte a questa sensazione.

[salto da p.58 a p.80, la parte dobbiamo leggerla da soli]

16
PARTE SECONDA
Werther è via e si trova alle dipendenze di un ambasciatore. Non è più un ambiente borghese, ma è
in una corte, e Werther giudica in modo negativo il vivere alla corte. Giudica insincero e falso
l’ambiente della corte, dove tutti recitano e sottostare a un cerimoniale molto rigido, dove conta
solo l’ambizione di apparire e non ciò che si è. Werther prova sofferenza verso le regole e quindi
non resisterà molto a lungo in un ambiente cortese.
Rassegna le proprie dimissioni, va via, e ricomincia a viaggiare. Non sa dove andare. In un primo
momento torna al suo paese natale (= motivo del ricongiungimento con la propria infanzia e
passato, per trovare pace dalle proprie angosce). Si sente però di tornare da Lotte, e tornerà lì.
Werther vuole guarire, ma se ritorna dove se ne era andato non ha più neanche speranza nel guarire.

12 ottobre 1772 – p.80


C’è un passaggio sottolineato dal cambio della letteratura.
È Werther stesso che ce lo fa notare. Le sue predilezioni, prima aveva detto di Omero, adesso è
Ossian.
Confronto tra il mondo di Omero e Ossian:
 Omero = descrizioni che richiamavano la luce, l’infanzia;
 Ossian = descrizione del buio, delle tenebre, la tempesta, la morte.
‘vagare’ = uno dei verbi più importanti nella tradizione tedesca. Vagabondare senza una meta.
Mentre Omero rappresentava il ritorno a casa, il nostos, Ossian invece rappresenta un viaggio senza
una meta, non c’è un ritorno, quindi Werther ha perso la speranza di ritornare a casa.
Nostos // Wanderung

Ci sono altre lettere in cui Werther parla della propria solitudine e tristezza.
Arriva un altro personaggio, l’editore.

p.93
IL CURATORE AL LETTORE
L’editore interviene con la scusa che dei giorni ultimi di Werther si sono conservati pochi
documenti. L’editore dice che non può raccontare tutto attraverso le lettere perché le ultime sono
mancanti, quindi deve intervenire.
Sappiamo che è solo una scusa, perché Goethe vuole cambiare la prospettiva eccessivamente
concentrata sul Werther e provare cautamente a osservare ciò che si vede da più punti di vista.
L’editore avrebbe detto che avrebbe consultato più voci per darci testimonianze sul Werther.
[rif. Torquato Tasso di Goethe: testo teatrale dove agiscono più personaggi e ci sono più
prospettive].
L’editore parla e ci descrive lo stato d’animo di Werther, sottolineando:
 Tedio
 Malinconia  diventerà pigrizia e apatia, lo spleen ottocentesco.
Werther è immerso nell’apatia, nell’inerzia, e soprattutto i ricordi delle esperienze passate non lo
fanno andare avanti.

I PENSIERI DI LOTTE

17
Ciò che Werther pensi Lotte non è necessariamente vero, basata sul suo interesse per lei. Con
l’editore, vediamo in modo oggettivo quello che pensa Lotte.
Il narratore dice che non sappiamo cosa pensasse, ma conoscendo come fossero le donne come lei,
le ‘anime belle’, ci possiamo immaginare che fosse turbata per Werther, e vuole aiutarlo a superare
questi suoi problemi.
I due hanno un colloquio in cui Lotte cerca di convincere Werther di dimenticarsi di lei: dice che
non deve andarsene, perché è affezionata a lui, ma Werther le fa notare che o lui sta lontana da lei
oppure lei deve averlo accanto come innamorato.
Lotte ha quasi il sospetto che l’impossibilità del raggiungimento della meta (l’amore di Lotte) che
fa essere così radicale Werther.
È già Lotte che incoraggia Werther a comportarsi diversamente, a non seguire l’esempio.
Lotte non ha così tanto diritto di cercare di moderare le passioni di Werther: anche Lotte non è così
in controllo delle sue emozioni, perché l’episodio successivo è quello in cui loro due leggono
Ossian.
La lettura di Ossian provoca in Lotte uno sconvolgimento tale che l’unico modo per salvarsi è con
un bacio. Werther vede che Lotte è sconvolta da questa passione, la bacia.
Questo bacio risulterà fatale  Lotte, consapevole di aver dato a Werther di baciarla, decide che
non ci sarà più possibilità di frequentare Werther.

*
La scena della consegna delle pistole è una scena molto importante per diversi motivi:
1. Il modo in cui ci viene raccontato, attraverso la voce dell’editore, quindi non da una
prospettiva epistolare né dalla voce di Werther.
2. Come viene inserito questo episodio all’interno della trama, perché arrivati a questo punto
sappiamo che le pistole vengono consegnate a Werther perché gli servivano per un viaggio
che aveva bisogno di fare (p.111)
Dal dialogo tra Albert e Werther erano già comparse delle pistole. Il fatto che Werther venga fuori
con questa richiesta, dovrebbe rendere chiaro al lettore che l’intenzione di Werther è un’altra, non il
viaggio, non è un gesto innocente  ma le conseguenze saranno forti, il suicidio appunto.
Albert viene ancora descritto come rappresentante di una sensazione illuminista e razionale che non
comprende le decisioni del suicidio, ma è a conoscenza di questo fatto.
La situazione è che tutti hanno il sospetto che queste pistole hanno uno scopo ben più tragico
rispetto al bigliettino che aveva fatto consegnare. (pp.112-113)
Questo suscita una certa inquietudine nell’animo di Lotte, mentre Albert sembra sereno.
Werther ci descrive una Lotte che è la sua Lotte, il narratore invece ci dà l’immagine di una Lotte
con una sensibilità più definita (“il suo cuore le prediceva tutti gli orrori”).
Lotte era quasi intenta a raccontare tutto al marito di cosa era successo la sera prima, cioè che aveva
letto Ossian con Werther e si erano baciati.
Ci vengono esposti i dubbi: entrambi sono consapevoli al rischio connesso a un simile gesto. Non ci
si spinge a dire che siano stati loro a uccidere Werther, ma c’è una certa conpartecipazione.
Se Werther avesse comprato la pistola in un negozio, non ci sarebbero servite le pistole di Albert. E
invece Albert e Lotte gli danno le pistole  c’è una sorta di co-responsabilità.
È stato inserito di proposito un momento di passaggio delle pistole dalle mani di Albert e Lotte a
quelle del Werther.

18
Tutti i dubbi vengono messi a tacere da una scena ‘banale’, ovvero che arriva un’amica a far
distogliere l’attenzione.
Werther è quasi al delirio: biglietto trovato nelle stanze di Werther. Si ritorna alla voce narrante di
Werther. Il biglietto è una strategia narrativa per far passare dalla terza persona alla prima persona.

L’ultima parte ci viene raccontata di nuovo dall’editore esterno, perché:


 Non poteva essere una lettera di Werther, che raccontasse il suicidio;

La cronaca di questo suicidio corrisponde quasi parola per parola alla lettera che Goethe aveva
ricevuto riguardo al suicidio di Jerusalem.
Il tono (p.116) è privo di pathos: non ci sono sottolineature, frasi molto semplici, narrazione veloce.
Descrizione come se fosse una perizia medica e della polizia che trova il corpo. Non c’è particolare
emozione.
Si descrive e basta l’abbigliamento del Werther: descrizione il più sintetica possibile.
Il frac azzurro + panciotto giallo = è anche il modo che aveva di vestirsi Jerusalem.

“sul leggio era aperta l’Emilia Galotti” = per i lettori dell’epoca, era chiaro che fosse un riferimento
al tema della morte come libera scelta.
‘del vino aveva bevuto solo un bicchiere’ = ci suggerisce e sottolinea che era lucido, non era
ubriaco.
Stile oggettivo e privo di pathos che l’editore non vuole dire dello stato d’animo di Albert e Lotte:
lascia al lettore l’immaginare quale fosse il loro stato d’animo.

Ritorna uno dei motivi iniziali = gli unici coi quali Werther riesce a stabilire un rapporto naturale e
spontaneo sono i ragazzi, i bambini.

“nessun prete lo accompagnò” = Werther muore senza i sacramenti religiosi perché il suicidio era
un peccato morale; per la religione cristiana, il suicida non è considerato meritevole di sepoltura
perché è un peccato contro la fede, perché toglie la vita che gli è stata data da Dio.
[al funerale di Jerusalem invece c’era una croce, quindi qualcosa di religioso c’era]
GOETHE DOPO IL WERTHER: WEIMAR
Il fantasma di Werther è un fantasma che accompagnerà Goethe fino alla fine della sua vita. Già il
fatto che modifica il testo, non stravolge mai, ma con modifiche progressive cerca di patologizzare
Werther, un personaggio con aspetti critici.
Questo indica che Goethe vuole guarire da questi aspetti e sentimenti in cui si riconosceva.

Goethe, dopo che era stato pubblicato il libro e che aveva reso famoso in tutta Europa (e tutti i
territori dove si parlava tedesco), riceve un invito.
7 novembre 1775: Goethe accetta l’invito alla corte del granduca Carl August di SachsenWeimar,
un piccolo stato di circa 120000 abitanti, stretto tra la Prussia e l’Austria 7, ma

7
Si trattava di un piccolo staterello che inglobava al suo interno altri più piccoli, uno staterello dal punto di vista
territoriale poco significativo, stretto tra Austria (Vienna) e Prussia (Berlino) tra due giganti che in quel momento
cominciano a contendersi la supremazia sul mondo tedesco.
19
dove si trovano Weimar, dove risiede la corte8, e Jena, che diventa la sede di una prestigiosa
Università tedesca. Tutti i grandi nomi della letteratura tedesca passeranno a Jena.
Weimar e Jena dunque diventano i centri culturali della Germania. Weimar diventa una città di
qualche migliaio di abitanti, prima era irrilevante rispetto a Vienna e Berlino, invece adesso
comincia ad acquisire importanza.
Goethe non accetta subito l’invito di Carl August  esitazione correlata col timore di allontanarsi
troppo dall’idea della ribellione (Sturm und drang) che lo aveva caratterizzato nella fase giovanile,
in cui si era mostrato contrario all’ambiente delle corti.
La corte è un ambiente troppo artificiale, nemica della poesia, dove tutti recitano perché costretti a
recitare da usi e costumi, da un galateo molto rigido e forte, e dunque è un ambiente contro cui ci si
deve ribellare.
Siamo negli anni che precedono la Rivoluzione francese (1789).
Goethe però accetta  bisogna vedere un allontanamento dalle idee esposte nel Werther, e al tempo
stesso l’intenzione stesso di Goethe di superare l’atteggiamento negativo che ha contro le corti.
Goethe accetta l’idea di andare a corte perché vuole riuscire laddove aveva fallito il suo
personaggio, il Werther, cioè conciliare 2 dimensioni opposte: arte e vita.

Goethe vuole proseguire la rivoluzione stürmeriana non più in opposizione ma all’interno


della società nobiliare conciliando dunque arte e politica.
 si può vivere una vita attiva, politica, burocratica ed economica, e continuare a fare arte. Non c’è
contraddizione. Il dualismo tra il genio che non riesce a entrare nella vita: alla fine doveva sempre
rinunciare a se stesso (Werther rinuncia alla vita).
Goethe invece, considera fondamentale andare oltre, superare questo atteggiamento sturmeriano.

Molti lo criticano, vedono in questo arrivo a Weimar una compromissione con un sistema che lui
aveva fino a poco tempo prima criticato, lo considerano un venduto.
A Weimar però non riuscirà a fare arte e vita  la produzione artistica, per almeno 10 anni, non
porterà a grossi risultati, per 2 motivi:
1. Goethe si trova in un ambiente diverso ed è costretto a ripensare il suo modo di scrivere;
2. Effettivamente Goethe è molto impegnato, perché il gran duca si affeziona subito a Goethe,
ne riconosce subito il talento e intelligenza per gli aspetti pratici.

Un incontro importante è quello con Charlotte von Stein9 che diventa la sua confidente e
che lo aiuta a staccarsi sempre dallo Sturm und Drang
Questo distacco si nota quando nel 1776 si trasferiscono a Weimar due importanti
scrittori dello stesso movimento:
 J. M. R. Lenz (autore di Der Hofmeister) (‘Il precettore’)
 Maximilian Klinger (autore del dramma Wirrwarr che prese poi il titolo di Sturm und
Drang)
Sono due figure rilevanti che si recano anche loro a Weimar. Erano in rapporti molto amichevoli
con Goethe e quindi vengono favoriti da loro.
8
Carl cerca di acquisire un prestigio intellettuale richiamando alla corte di Weimar gli intellettuali.
9
Dama di corte che introduce Goethe a come ci si comporta a corte. L’episodio di Lenz nasce una rivalità amorosa tra
lui e Goethe. Lenza fa avances troppo spinte a Charlotte, lo definisce un asino. Charlotte sarà la destinataria di alcune
lettere che Goethe scrive dall’Italia.
20
 Nelle sue lettere notiamo che Goethe giudica in modo negativo il loro comportamento a
corte (Lenz è ad esempio definito un krankes Kind  ‘il bambino malato’: si comporta in modo
infantile, non riconosce il cerimoniale complesso della corte e fa brutte figure, sembra che si sia
comportato in maniera sgradevole nei confronti di alcune dame di corte, aveva allungato le mani).
Lenz e Klinger si allontanano da Weimar. Non sappiamo se sia stato Goethe a mandarli via, lo
considerano il responsabile di averli mandati via.

Nel 1779 viene nominato consigliere segreto (Geheimer Rat)  potrebbe corrispondere a un
Ministro odierno. Lo resterà fino alla fine della sua vita. Questo fa sì che non abbia tempo di
dedicarsi a progetti letterari troppo ambiziosi.
 Si tratta di un periodo di difficoltà nella produzione artistica. Molte opere vengono cominciate e
poi abbandonate. Alcune di queste saranno riprese durante il viaggio in Italia tra il 1786 e il
1787 quando saranno pubblicate le opere complete.

GOETHE IN ITALIA
Goethe fugge da Weimar in incognito nel settembre del 1786. Tornerà a Weimar nel giugno del
1788. Attraversa l’Italia da Nord (Trento, Padova, Verona, Venezia) a sud (Napoli, Sicilia).
Momento centrale è Roma (sia andata, sia ritorno), la capitale del mondo antico.
Noi sappiamo molto di questo viaggio perché Goethe, trent’anni dopo, recupera le lettere.

Italienische Reise (Viaggio in Italia) pubblicato nel 1816-1817 (una parte ulteriore nel 1829)
all’interno della autobiografia, sulla base delle lettere e dei diari scritti all’epoca.
È forse il maggiore resoconto di viaggio a livello mondiale.
Il viaggio in Italia serve a Goethe per rinascere come «individuo» e per superare la crisi creativa
attraverso il contatto «vivificatore» con la classicità e con il paesaggio italiano (Klassischer Boden
suolo classico).
Goethe va in Italia perché spera di ritrovare nuova linfa vitale attraverso il paesaggio italiano.
Goethe è uno dei tanti giovani intellettuali aristocratici che fa questo Grand Tour (già il padre di
Goethe aveva fatto un viaggio in Italia).
In un saggio posteriore Goethe parla delle «tre grandi regioni del mondo» (Die drei großen
Weltgegenden) che aveva conosciuto in Italia: l’arte10, la natura, i costumi dei popoli.
 sono tutti aspetti diversi di una stessa idea.

L’osservazione si concentra soprattutto sulla botanica, la mineralogia, la storia dell’arte


Urpflanze (pianta originaria)  idea che Goethe sarà poi costretto ad abbandonare perché si
renderà conto di non essere vera. Secondo la sua idea, è che ogni pianta deriva da un prototipo
originario e che poi si differenzia nella molteplicità attraverso continue metamorfosi.
 l’Italia è il suolo dove cui ha avuto tutto origine (ovviamente oggi abbiamo conoscenze più
approfondite sulla creazione del mondo). Secondo Goethe, il fulcro di tutto è in Italia.
Visita l’orto botanico a Padova e quando entra a contatto con la botanica mediterranea (Palermo),
quindi pensa che la pianta originaria sia lì  introduce un concetto della metamorfosi, cioè di

10
Segue l’esempio di Winckelmann: l’idea di conoscere da vicino l’arte classica per avere nuovi modelli d’ispirazione
artistica.
21
un’origine comune di tutte le cose e la molteplicità delle cose che vediamo è solo l’effetto di una
metamorfosi che ha un’origine comunitaria.
 l’Italia appare a Goethe come ‘il paese della luce’: questa caratteristica di luminosità la riconosce
quando arriva a Venezia, che gli artisti veneti avevano imparato a disegnare perché avevano sempre
visto la luce.
 a Roma dice che era nato una seconda volta
2 elementi di cui Goethe giunge a conoscenza in Italia:
 terra luminosa italiana
 l’ambiente come forza creatrice ma anche come forza distruttrice.

Goethe prende tuttavia anche consapevolezza del carattere distruttivo della natura (Vesuvio,
Etna) e tempo (rovine dei templi greci, che rendono inquieto Goethe perché non riesce a ritrovare
l’unità della loro forma; Goethe dice “io non riesco a ricordarmi come potesse essere questo
tempio quando era intero”).
 c’era già nel Werther un’idea simile: all’inizio la natura era qualcosa che lo riportava alla vita,
ma poi diventa un mostro che tutto divora.
 l’Italia era bellissima ma nascondeva delle minacce, cioè terremoti, eruzioni, distruzioni…
Goethe ha consapevolezza che quel secolo d’epoca d’oro dell’impero romano e medievale era
perduto, non poteva essere recuperato.

Il viaggio in Italia contribuisce a fornire a Goethe gli strumenti per l’elaborazione di un nuovo
concetto di classicità che lo porta a rielaborare alcune opere che non era riuscito a portare a
termine nella prima fase weimariana.

Due riferimenti letterari:

a) Il Torquato Tasso di Goethe


Nel marzo del 1780, Goethe afferma di aver avuto «una buona idea, il Tasso». Prima versione (in
prosa) scritta tra il 1780 e il 1781, che resta un frammento.
Scrive poi in versi e lo riesce a portare a termine.
Goethe lo definisce come un “Werther potenziato” = ha gli stessi problemi del Werther, ma portati a
un livello superiore.
 Werther era un’artista ma lavora poco per essere definito come tale (solo la silhouette di
Lotte)
 Tasso è un poeta affermato, protagonista della corte di Ferrara (la più avanzata nel
Cinquecento) ma che non è capace di adattarsi alla vita.

Il dramma è dunque incentrato sulla figura di Torquato Tasso e sulla corte di Ferrara (che può
essere vista come una proiezione simbolica della corte di Weimar).
 Tasso è un uomo di talento smisurato ma non è in grado di adattarsi alla vita = troppo
talento impedisce di adattarsi alla vita.

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Personaggi molto limitati: Alfonso d’Este, Eleonora d’Este, la sua dama di compagnia. Eleonora
Sanvitale, e il contraltare di Tasso, Antonio, (l’opposto di Tasso) uomo dell’azione politica, che
Tasso sospetta tramare contro di lui.
 Tasso stava innalzando il livello artistico di Ferrara
 Antonio stava innalzando il livello politico di Ferrara

Tasso è invidioso di Antonio e quindi sviluppa una sorta di pazzia. È convinto che Antonio lo odi e
invidioso di lui nel successo di artista. Le due donne cercano di convincerlo che questa è solo una
sua idea, ma Tasso resta nella sua paranoia.
 Differenza con Werther: il mezzo che viene usato.
 Werther è un romanzo epistolare
 Tasso invece siamo in un dramma teatrale, dove vediamo agire diversi personaggi

Nelle due figure di Tasso e Antonio si scindono il poeta e l’uomo di stato.


Tasso sarà condannato alla follia, per la sua convinzione che il resto della corte gli sia nemico,
mentre soprattutto le due dame cercano di convincerlo che egli sta mentendo a se stesso.
Goethe definisce Tasso come un “Werther potenziato”. Il suo tema è la «sproporzione tra il talento
e la vita».

b) L’Ifigenia in Tauride di Goethe


Altro grande dramma teatrale di ambientazione classica. Si riprende la figura dal mito di Ifigenia, la
figlia di Agamennone che era stata allontanata perché l’ira della dea Diana nei confronti di
Agamennone impediva la partenza delle navi verso Troia. Ifigenia, che è una sacerdotessa di Diana,
viene sacrificata per questo e, in alcune versioni del mito viene sacrificate, l’altra versione è che
viene rapita e portata in Tauride (Crimea attuale), dove vivono popolazioni barbare. Nella versione
di Goethe, il mito viene interpretato in maniera molto moderna (definito così da Schiller).
Caratteristica fondamentale della tragedia antica è la nemesi che si protrae attraverso le generazioni:
una vendetta continua che si tramanda.
La versione di Goethe vede Ifigenia con solo il potere della sua parola riesce a porre fine alla catena
di vendette.
Convince anche il re dei Tauridi, Toante, a lasciarla andare e non ripristinare il rito dell’uccisione
degli stranieri che giungevano nella sua terra, dopo che sulla costa della Tauride erano arrivati il
fratello Oreste e il compagno Pilade, giunti per rapire la sorella.
Toante, che è innamorato di Ifigenia, vuole uccidere lo straniero.
Alla fine trionferà il bene perché non ucciderà gli stranieri e si lascerà convincere a lasciare andare
Ifigenia.
 l’antico viene usato per descrivere qualcosa di più moderno: la civiltà che si erge a un livello
superiore e rinuncia alla brutalità e alla guerra per seguire degli ideali di compassione e razionalità,
che si cercava di propagandare nella società settecentesca.

Goethe aveva scritto in prosa questo progetto. Però la prosa non era adeguata e quindi abbandona in
un primo momento il progetto perché insoddisfatto del suo esito formale. Soltanto con il viaggio in
Italia riuscirà ad adeguare al contenuto classico una forma altrettanto classica, riscrivendola in versi
nel 1787.

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c) Il Wilhelm Meister
A partire dal 1777, Goethe comincia a pensare a un nuovo personaggio dove riversare alcuni aspetti
di sé, dopo Werther. Dà il nome a questo personaggio, che rappresenta il suo alter-ego.
Comincia un romanzo, chiamato La vocazione teatrale di Wilhelm Meister, dove centrali sono 2
concetti:
 il teatro, perché Wilhelm è un borghese che vuole fare grande fortuna nel teatro, ha una
missione e vocazione; così come Shakespeare aveva dato un’idea di teatro della nazione
all’Inghilterra, in Germania non c’era e quindi questo personaggio aveva questa ambizione.
L’idea di teatro nazionale significa anche creare un teatro stabile: la gran parte delle attività
teatrali tedesche era fatta di compagnie di attori girovaghi, poco radicati all’interno della
società. L’ambizione di Wilhelm Meister è dare un carattere nazionale al suo teatro.
 Frattura tra l’arte e la società

Frattura tra arte e società: Wilhelm vuole rinunciare alla professione commerciale per realizzare il
sogno di fondare un teatro nazionale, che poi fallirà per problemi finanziari e per dissidi nella sua
compagnia. Compaiono le figure di Mignon e dell’arpista, rappresentazioni ideali della purezza
dell’arte.
Goethe riprende il lavoro al romanzo di Wilhelm Meister nel 1791, ripensando soprattutto alle
conseguenze della Rivoluzione francese, e sarà pubblicato nel 1795/96.
Il titolo cambia da theatralische Sendung (vocazione teatrale) a Lehrjahre (anni di apprendistato 
ci si sposta dalla vocazione individuale ma è necessario imparare, sono necessari degli anni dove
bisogna imparare).
Vocazione / Apprendistato  Il romanzo completa il superamento del soggettivismo wertheriano,
l’accento non è più posto sulla dimensione interiore, ma su quella processuale: ideale della Bildung
(formazione dell’individuo).
Il romanzo diventa così un Bildungsroman (romanzo di formazione)  racconta la crescita
personale dell’individuo. Il genio nasce, è generato così? No, non è più così, c’è bisogno di una
formazione dell’individuo.
 il finale del romanzo: il fallimento della propria «vocazione teatrale» gli consente di scoprire il
mondo della «attività» (Tätigkeit) attraverso una crescita «organica» diretta dall’esterno dai membri
della «società della Torre» che influenzano in modo segreto le sue scelte.

Goethe si era dimenticato di mandare una copia a un’amica svizzera. L’amica non aveva pensato
che questo manoscritto era importante. La copia venne trovata nel 1909 a Zurigo, a casa dei
pronipoti di quest’amica di Goethe, in maniera molto casuale.

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FAUST

È il testo più famoso della letteratura tedesca. È un testo a cui Goethe lavorerà per tutta la sua vita.
Faust però non è una creazione originale di Goethe, ma deriva da un apparato mitico.

Insieme a quello dei Nibelunghi è considerato il mito tedesco per eccellenza Rientra nei «miti
moderni dell’individualismo» (Ian Watt) come Amleto, Don Juan, Don Chisciotte.

L’origine è una persona probabilmente esistita all’inizio del XVI secolo che viene ricordato come
qualcuno che praticava le arti magiche, a volte come dotto, in alcune lettere di dotti e di persone
vicine alla chiesa.
 un individuo che girava firmandosi con il nome di ‘Faustus’ (nel senso lat. di felice), forse un
millantatore che diceva di essere uno stregone, capace di leggere gli oroscopi, che praticava le arti
magiche (non la stregoneria: non si diceva potesse evocare il demonio, in Goethe invece è presente
la stregoneria).
 dopo la sua morte, era diventato talmente popolare che cominciano a diffondersi leggende, e
accanto a esso comincia a diffondersi il tema della stregoneria, dell’evocazione del demonio, dei
sabba, che diventa particolarmente noto.
Intorno a questa figura cominciano ben presto a diffondersi leggende, soprattutto nell’ambiente
della riforma luterana, in cui compaiono diversi elementi del mito (ad esempio, particolari della
biografia, i viaggi e il patto con il diavolo).
 da queste leggende si alimentano aspetti della vita del Faust che diventano dei topoi fissi, come i
viaggi e il patto con il diavolo = elemento fondante del mito di Faust.
In qualsiasi storia e favola sul personaggio che invoca l’aiuto di forze demoniache per ottenere
qualcosa in cambio, siamo sempre in variazione del mito di Faust.

La prima testimonianza scritta è la Historia von D. Johann Fausten (1587), un Volksbuch (libro
popolare) di cui non si conosce con certezza l’autore ma solo il nome dello stampatore Johann
Spiess.
 per la prima volta si ha una versione scritta su queste leggende che circolavano.
 ci si chiede però la domanda più diffusa: “perché invoca il diavolo?”  per raggiungere la
conoscenza.
In questa versione, Faust è già diventato una figura letteraria coerente. Scienziato e mago evoca il
diavolo per «indagare gli elementi»: vuole vedere dentro, capire davvero l’essenza della natura. Chi
vuole andare oltre i limiti dell’umano, compie un peccato.

Attraverso Spiess il testo compie un giro strano: arriva sui palcoscenici inglesi.
La prima versione per il palcoscenico è stata scritta intorno al 1590, a opera del drammaturgo
inglese Christopher Marlowe: The Tragical History of Doctor Faustus.
 Faustus viene identificato come ‘dottore’: probabilmente non era laureato, millantava di aver
studiato, però fin da subito gli viene data la qualifica di dottore.

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Attraverso la versione di Marlowe, la storia di Faust continua a circolare nel teatro popolare inglese
e tedesco, spesso presentato in modo umoristico in spettacoli di scarso livello artistico e per lo più
improvvisati nelle «Wanderbühnen» (teatri itineranti).

La figura affascina anche gli intellettuali dell’epoca (es. Lessing) in virtù soprattutto del suo
«nucleo mitico»: uno scienziato riconosce la sua incapacità di comprendere il mistero della natura, e
si affida alla stregoneria evocando il demonio, al quale vende la sua anima per ottenere in cambio la
soddisfazione del suo desiderio di conoscenza.

Durante l’illuminismo nasce l’idea che Faust si possa salvare per la sua aspirazione alla conoscenza
che non può essere vista come peccato.
Lo Sturm und Drang trova in Faust la sua figura congeniale Goethe afferma di aver conosciuto la
storia da bambino attraverso il teatro delle marionette e comincia a scrivere alcuni abbozzi nella sua
fase giovanile (sturmeriana).

Come tema principale c’è la sostituzione del patto con una scommessa che modifica la prospettiva
del destino aprendo dunque la possibilità di salvezza.

Goethe inserisce inoltre la “tragedia di Margherita” (Gretchen-Tragödie), che verrà condannata per
aver ucciso il figlio avuto da Faust, dal quale è stata sedotta.
Questa parte è ispirata a un fatto realmente accaduto, la condanna dell’infanticida Susanne
Margarethe Brandt, di cui Goethe venne a conoscenza durante il suo processo nei confronti.

1772-1775 nella fase dello Sturm und Drang, prima stesura (corrispondente allo Urfaust (Faust
originario, il cui manoscritto verrà riscoperto nel 1887).

1787-1789: Per la pubblicazione nelle opere complete Goethe riscrive il testo inserendo alcune
scene, per collegare le due anime del dramma (Gelehrtentragödie, tragedia del dotto, e Gretchen-
Tragödie) e dando maggiore importanza al motivo amoroso. Il dramma resta un frammento (titolo
Faust. Ein Fragment).

1797-1806: Su incoraggiamento di Schiller, Goethe termina la prima parte (Der Tragödie erster
Teil, pubblicata nel 1808).

Si accentua la dimensione simbolica che fornisce una «cornice» alla vicenda di Faust: Prologo in
Cielo (l’azione prende le mosse adesso da una sfida tra il Signore e Mefistofele, significato
teologico) e mitologico con la scena Notte di Valpurga, che riprende motivi tratti dai miti
germanici.

1825-1831: scrittura della seconda parte del Faust (Der Tragödie zweiter Teil).
Pubblicato nel 1832.
Strutturata in cinque atti
Dopo la morte di Margherita, Faust è chiamato a confrontarsi con la vita del «grande mondo»,
prima quello della nobiltà e poi quello delle figure dell’eternità, che si contrappone al «piccolo

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mondo» del quotidiano, raccontato nella prima parte. Alla fine, Faust muore come moderno
conquistatore e colonizzatore di nuovi territori e viene innalzato in cielo.

Faust si muove in una dimensione sempre meno realistica e sempre più caratterizzata dalla presenza
di riferimenti a miti di varia provenienza (Elena, Homunculus, la Notte di Valpurga classica) per
terminare nel contesto della cristianità con gli angeli.

Streben (verbo: tendere, la tensione verso un obiettivo, che può essere di vario tipo come la
conoscenza, l’eros, l’azione, poiché è indipendente dallo scopo).
 identifica quella caratteristica personale del protagonista che lo porta ad agire continuamente. Il
Faust è sempre alla ricerca di fare qualcosa.
Questo carattere lo troveremo anche nella scena della Scommessa che farà con Mefistofele. Il tema
della scommessa è legato alla profonda insoddisfazione di se stesso.
Faust cercherà un attimo di soddisfazione assoluta anche in un solo momento, in cui si sentirà
pienamente soddisfatto e non sentirà più il sentimento di ‘streben’, tendere a qualcosa.

Il termine compare in due momenti chiave della vicenda:


 Nel Prologo in Cielo, quando il Signore afferma: “Erra l’uomo, finché cerca”.
 In senso positivo Nella scena finale, dopo la morte di Faust, gli angeli cantano, mentre
portano la sua salma in cielo,: “Chi si affatica sempre a tendere più oltre, / noi possiamo
redimerlo”. Sarà lo streben il motivo per cui Faust sarà salvato.
 L’errore dell’uomo che tende verso un obiettivo non viene negato, ma diventa
presupposto per la salvezza.

Sebbene lo “streben” sia visto nel testo come valore positivo, esso porta alla distruzione di quello
che gli sta intorno:
 nella prima parte, muore Margherita;
 nella seconda, vengono uccisi Filemone e Bauci (due personaggi ripresi dalle Metamorfosi
di Ovidio, e dunque del mondo dei miti, dove venivano trasformati in due alberi,
simboleggiando il simbolo di qualcosa che dura anche dopo la morte), la cui capanna si
trova vicino alla diga (simbolo della modernità e della tecnica: fa costruire una diga, ma per
costruirla deve liberarsi di questi due anziani che con la loro capanna sono d’intralcio alla
costruzione della diga) fatta costruire da Faust.  dunque distrugge anche il mondo dei miti.
In chiave moderna, è la tecnica, il progresso che uccidere il mondo dei miti.
 già questo aspetto si figura nella figura di Mefistofele.
Streben: dialettica di costruzione e distruzione tipica della modernità.

Lettura di passi dal Faust


Prima che inizi l’azione vera e propria, ci sono 2 scene + una dedica:
DEDICA = Goethe si rivolge alle figure del passato (p.4). Si riferisce in modo ambiguo sia ai
personaggi del dramma, a cui lui aveva dedicato il dramma in una versione precedente (dedica
scritta quando Goethe riprende a lavorare al Faust nel 1797: la dedica è ai personaggi che aveva già
pensato in precedenza). Si rivolge però anche alle persone che lui non vede più, che aveva
conosciuto e che non ci sono più, o perché morte o perché non le vede più.
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DUE PROLOGHI:
1. PROLOGO IN TEATRO = protagonisti: direttore del teatro / poeta / comico (attore). Tre
figure chiave in relazione al mezzo espressivo del teatro ciascuno dei quali parla in
prospettiva di ciò che vogliono vedere.
- direttore = vuole mettere in scena qualcosa che fa divertire gli spettatori;
- poeta = vuole scrivere un testo importante per il quale sarà ricordato in eterno;
- comico = media l’esigenza dell’arte (del poeta) e del commercio.
È una sorta di teatro nel teatro.
Alla fine, il dramma che verrà rappresentato è il Faust.

2. PROLOGO IN CIELO = prologo vero e proprio. Protagonisti: il signore, le legioni celesti,


Mefistofele; tre arcangeli.
In questa scena, succede che il Signore e Mefistofele fanno una scommessa che si riprodurrà
successivamente con la scommessa tra Mefistofele e Faust.
p.25 = ‘conosci faust?’
il Signore è convinto che Faust sia un servitore; Mefistofele però dubita: se serve il signore,
lo fa in modo strano. Questo perché in tutto ciò che fa, Faust sembra voler andare oltre i
confini imposti dalla religione. Il suo modo di pensare lo porta attraverso luoghi lontani,
oltre quelli che sono i confini  questo è considerato come un peccato.
Il signore dice che anche se adesso lo serve in maniera disordinata, è convinto che lo porterà
ad agire in un modo meno confuso.
È a questo punto che Mefistofele propone la scommessa = il signore risponde che fintanto
Faust vivrà nel mondo, mefisto avrà il potere di tentarlo  il signore non nega che gli esseri
umani possono essere tentati dal demonio, dal male.
Bisognerà vedere se Faust sceglierà il bene o il male.
È attraverso il desiderio di agire che si manifesta il bene dell’uomo, ma può portare anche
alla scelta del male.
Mefisto è convinto della propria superiorità, ma il signore sa fin dall’inizio come andrà a
finire.

Inizia la tragedia vera e propria, la tragedia ‘del dotto’.


NOTTE
La tragedia del dotto consiste nel comprendere che tutto ciò che si è studiato non ha portato a nulla.
Lo studio delle materie non ha portato a una crescita di Faust, il quale si considera uno stolto come
prima.
Fin da subito, Faust afferma una cosa importante = ‘non mi tormentano dubbi né scrupoli…’ 
afferma che per raggiungere la conoscenza non ha scrupoli religiosi. Quindi apre la possibilità a
invocare il demonio e praticare la magia nera.
 l’obiettivo del Faust è conoscere il segreto del mondo, della natura, capire che cosa tiene assieme
la natura, quella forza che tiene unita tutto il mondo.
Faust è uno scienziato che non crede all’esempio che sia Dio che tiene insieme le cose. Dunque, ciò
che tiene tutto assieme che cos’è?

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 per capire il mistero della natura, Faust evoca 2 forze magiche che appartengono alla natura
alchimistica:
1. Il macrocosmo
2. Lo spirito della terra
Il primo tentativo di invocare queste forze si rivela un insuccesso. Sta quasi per uccidersi quando
sente il suono delle campane (siamo alla fine della Notte).

FUORI PORTA
Siamo a Pasqua, in primavera. Faust riscopre la vita, esce dal suo studio oscuro e va a fare una
passeggiata.
Si vedono alcuni personaggi che ricostruiscono l’atmosfera tipica di quella città.
In questa scena c’è Faust che parla con il suo assistente, Wagner, ma il dialogo è disturbato dalla
vista di un cane che si muove in modo strano  Faust intravede che quel cane si muove in cerchi
concentrici e si avvicina sempre di più.
p.95. i movimenti del cane ricordano le formule di evocazione del demonio.
Il Faust invita il cane a seguirlo all’interno dello studio.

STUDIO
Assieme al cane vicino a lui, Faust prende la Bibbia e comincia a tradurla.
pp.99-100. In greco la parola che appare è ‘logos’. Noi lo traduciamo in ‘verbo’. Ma logos significa
molte cose: verbo, parola, pensiero.
Faust riflette sul fine ultimo delle cose: lo cerca nella bibbia, trova il logos. Faust è dell’idea che la
parola non sia l’inizio di tutte le cose che tiene unito tutto; forse pensiero, oppure senso. Questa
soluzione però non soddisfa Faust, così sceglie di tradurre questo termine con ‘azione’.
Quindi il fine ultimo delle cose è l’agire, che è di nuovo una affermazione dello streben, del fare.
A queste parole, fa eco il cane: Mefistofele, sottoforma di cane, quando sente la parola ‘azione’
capisce che deve entrare in gioco.
Dopo un sortilegio, compare al posto del cane una nuvola dalla quale appare Mefistofele.
pp.106-108. faust chiede se fosse lui dentro quel cane: ‘era questo il nocciolo del cane? Un clericus
vagans?’.
Mefistofele ha un atteggiamento di sfida, ironico, strafottente nei confronti di Faust.
Faust sa benissimo di avere di fronte a sé il diavolo.
Mefistofele: indovinello = dice di essere una parte di una forza che vuole il male ma che alla fine
crea il bene  è la necessità della presenza del male nel momento in cui si vuole arrivare al bene.
 si può vedere come una particolare concezione del Goethe verso la natura (vista come benevola e
come un mostro che tutto divora).
Mefistofele viene chiamato anche ‘Lucifero’ = Lucifero significa portatore di luce. Lucifero una
volta faceva parte della schiera degli angeli, si identifica egli stesso come parte dell’entità divina
degli angeli, da cui però si è staccata.
In questo primo momento Mefisto fa riferimento alla distruzione che porta al bene; nella parte
successiva, però, tende a identificarsi sempre più come il ‘male’.
 Nonostante dice di essere parte di quel movimento delle cose che alternano bene e distruzione,
nella parte dopo si identifica come il male assoluto.

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La scena della scommessa
Non si arriva subito alla scommessa: Faust sta per proporre un patto, ma Mefisto capisce che non è
arrivato il momento, e se ne va.
Mefistofele però ritorna sotto un’altra forma (ha subìto una metamorfosi) e ricomincia il dialogo tra
loro due. Mefisto si mette al servizio di Faust.
pp.125-128
Faust non ha né dubbi né scrupoli, non crede che ci sia un Dio e un mondo oltre la sua morte, non
ha paura di diventare schiavo del demonio. Faust è interessato alla felicità terrena: è disposto a
rinunciare all’eternità pur di trovare la felicità sulla terra.
Mefisto offre tutto, e Faust chiede se i diavoli si rendono conto di che cosa è capace la mente
umana, il desiderio, se sanno che gli uomini provano un piacere che non è mai saziato.
I piaceri sono veloci, che ci spingono di nuovo a desiderare  sono cose che negano la
soddisfazione, perché l’obiettivo non è ottenerla la soddisfazione ma il desiderio di soddisfazione.

p.137 ‘se mai prenderò requie…’ = il segnale della vittoria di Mefistofele è quando Faust si
arrenderà dal desiderio di andare oltre, e invece di tendere a qualcosa di sempre di nuovo, si adagerà
sul letto.
La scommessa è legata a questo  se mai avrà un attimo di felicità assoluta, quella sarà per lui la
condanna, perché avrà perso quella forza che lo anima più di tutti, cioè lo streben.
Faust è eternamente insoddisfatto, e questo lo porta ad andare sempre oltre; se invece per un
attimo capisce di essere soddisfatto, di aver raggiunto la massima soddisfazione, allora quello
è il momento in cui si sentirà condannato e potrà morire.
Mefistofele, per tentarlo, dovrà continuamente offrire a Faust piaceri nel tentativo di
soddisfarlo.

Dopo succederà che Mefistofele porterà Faust in un luogo molto particolare, in una TAVERNA a
Lipsia, dove Mefisto tenderà di soddisfare Faust grazie al piacere del cibo, del vino, degli amici.
Allora lo porterà nella CUCINA DELLA STREGA, quindi lo mette in relazione alle forze oscure.
Qui succede che:
 La strega ringiovanisce Faust, il quale all’inizio viene presentato come un anziano; perché
Faust vede il riflesso di una donna, che può essere Margherita o Elena (che incontrerà nella
seconda parte)

UNA STRADA = incontro con Margherita. Lei subito si allontana quando sente Faust parlare. Si è
subito allontanata da Faust perché molto giovane (15-16 anni) e perché è molto religiosa.
Margherita, nonostante questa apparenza, può essere sedotta.
Quindi, tramite dei gioielli, la seduce.
Mefisto fa trovare a Faust prima un gioiello nella camera di Margherita (che viene però subito
identificato dalla madre di Margherita che lo nasconde); allora Mefisto gli fa trovare un secondo
gioiello, questa volta Margherita che è soggetta a essere sedotta prende il gioiello e lo porta da
un’amica, Marthe, e lo nasconde.
 iniziano le scene in cui Faust e Margherita hanno le loro relazioni.
La relazione si conclude quando Margherita rimane incinta.

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Faust in un primo momento abbandona Margherita, ma poi si pentirà di ciò che ha fatto  questo
succederà nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio, LA NOTTE DI VALPURGA (pp.374-ssg.)
Faust in questa notte, la notte delle streghe, che vede il sabba delle streghe in onore del demonio,
un’orgia, si vede una donna, Gretchen, che viene condannata a morte.
Mentre Faust sta ballando con una strega, si pente. Cerca di raggiungere Margherita, di salvarla, ma
ormai è troppo tardi.
Margherita è nel carcere, in attesa di essere condannata a morte, perché ha commesso l’infanticidio:
ha ucciso il figlio che aveva con Faust, non per crudeltà ma perché era stata abbandonata da tutti e
da sola non può mantenere il figlio (era una prassi molto molto comune all’epoca).
 nel momento in cui Mefistofele dice che è condannata, una voce dall’alto dice che è salva. La
voce è quella di Dio, che concede la salvezza eterna.

Così finisce la prima parte.

La seconda parte: alla fine chi vince la scommessa? Ovviamente Dio.


Nell’ultimo atto, Faust si presenta come un colonizzatore di una terra. già c’è stato l’episodio di
Filemone e Bauci e adesso Faust contempla le terre che lui sta colonizzando.
 cerca di rendere abitabili delle zone paludose: Faust è un uomo moderno, che vive per la tecnica
e il progresso.
Nel momento in cui riesce a realizzare l’ultimo desiderio, cioè dominare su uomini liberi, allora
capisce che può essere soddisfatto: sono le parole della scommessa.
Faust alla fine pronuncia quelle parole: aveva detto che se avesse mai detto ‘fermati, sei così bello’,
allora avrebbe vinto Mefistofele.
 mefistofele crede di aver vinto, perché Faust ha pronunciato quelle parole, ma l’attimo non è
ancora arrivato.
In quel momento Faust muore; i lemuri che sono creature che, secondo il mito, portano le anime
nell’aldilà, e adagiano il corpo del Faust sul terreno.
Le parole Faust le ha pronunciate, sì, ma in forma ipotetica, dunque non le ha pronunciate
realmente.
 gli angeli, alla fine, pronunciano il verdetto nei confronti di Faust, che viene salvato in virtù del
suo streben.

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