L’esistenzialismo è un “clima” culturale che ha caratterizzato il periodo bellico e
postbellico. Il padre dell’esistenzialismo è Kierkegaard. L’esistenzialismo è quella filosofia che considera innanzitutto i limiti che caratterizzano la condizione dell’uomo nel mondo: nascita, lotta, sofferenza, il passare del tempo, la morte ecc. L’uomo, a causa della sua finitezza, non dispone di una formula sicura che gli dica come esistere, e quindi si trova a dover scegliere tra differenti possibilità, realizzandone alcune e respingendone altre, esponendosi al rischio di fare la scelta sbagliata (Kierkegaard: “possibilità che si, possibilità che non”). Si sviluppò durante gli anni della grande crisi e infatti parallelamente alla delusione storica provocata dalla guerra, sulla sensibilità esistenzialista ha influito la delusione culturale nei confronti degli ideali e delle correnti dell’800 (idealismo e positivismo). Troviamo l’esistenzialismo nella letteratura di: - Dostoevskij: emerge il problema dell’uomo che, posto di fronte alla possibilità della vita, deve scegliere e subire il peso di tale responsabilità (“I fratelli Karamazov). Qui Cristo = simbolo della libertà costitutiva dell’uomo da cui discendono ogni bene e ogni male possibile. - Kafka: esprime con le proprie opere il senso negativo e paralizzante delle possibilità umane affrontando temi quali: l’insicurezza della vita, la banalità e l’insignificanza della quotidianità che privano l’uomo perfino della sua umanità. - Jean-Paul Sartre: si sofferma sulla problematicità radicale dell’uomo e sugli aspetti meno rispettabili e più tristi della vita umana e sull’ambiguità del bene. Lui fu il primo ad adottare il termine: “ L’esistenzialismo è un umanesimo”. - Simone de Beauvoir: illustra la doppia natura del bene “Per una morale dell’ambiguità”. - Albert Camus: che nel “Mito di Sisifo” scorge nell’eroe il simbolo dell’assurdità dell’esistenza umana sbilanciata tra l’infinità delle aspirazioni e la finitezza delle possibilità, tra le attese della ragione e la bruta realtà dei fatti, tra l’indifferenza del mondo e il desiderio di felicita dell’uomo. Accanto alla letteratura di sviluppò un vero e proprio “costume” esistenzialistico: modi di vestire, come portare i capelli. Simbolo di protesta contro i conformismi e le false sicurezze della tradizione. La letteratura esistenzialista può essere collegata per alcune tematiche con il Decadentismo e con l’Ermetismo italiano che affronta argomenti quali: solitudine, illusione del vivere, la morte. - Ungaretti, Montale, Quasimodo, Saba (antiermetico) L’esistenzialismo = l’insieme di filosofie che risultano oggettivamente caratterizzate da alcuni tratti comuni: Tematica centrale: la riflessione sull’esistenza = modo d’essere proprio dell’uomo, diverso da quello di tutti gli altri enti del mondo. Modo d’essere dell’uomo = rapporto con l’essere. L’esistenza viene concepita come costitutivamente aperta a un “oltre”. Il rapporto tra esistenza-essere costituisce il tema centrale e decisivo dell’esistenzialismo. Rapporto esistenza-essere richiede dall’uomo una qualche scelta, ovvero un progetto aperto al “rischio”. L’essere umano è per loro un ente che si trova di fronte a infinite possibilità di realizzazione, le quali interpellano la sua libertà, collocando le sue scelte ai due estremi dell’autenticità e dell’inautenticità della vita. L’appello alla scelta e all’autenticità implica che l’uomo viva come “singolo” = ente individuato e irripetibile , che ha una propria personale prospettiva sull’essere e che risulta direttamente chiamato in causa come tale (nessun può decidere per un altro). L’esistenza si trova sempre in una situazione concreta, racchiusa dalla nascita alla morte. L’esistenza risulta segnata dalla finitudine e dal limite (poiché è caratterizzata dalla singolarità, dal possibile, dalla situazione). Erano gli anni della grande crisi e alcuni elementi del pensiero di Kierkegaard quali l'angoscia e la problematicità dell'esistenza ,vennero accolti da più parti come estremamente attuali, così come il rifiuto di tutte quelle filosofie che: Non riconoscevano il carattere finito identificando l'uomo con l'Assoluto. Risolvevano la singolarità dell'individuo in un processo impersonale e totalizzante(lo Spirito, la dialettica della storia ). Negavano l'iniziativa e la scelta, considerando l'esistenza come un “fatto” deterministicamente ricostruibile. Mettevano in ombra la rilevanza delle situazioni-limite dell’esistenza e degli stati d’animo che le accompagnano.