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Lab2Work – rete giovani Seriate e Grumello del Monte

Territorio, Partecipazione e Lavoro


attività d’impresa

Il codice civile non fornisce la definizione di «impresa», ma quella di «imprenditore» (art. 2082 c.c.).

«È imprenditore chi esercita professionalmente una attività economica organizzata al fine della produzione o dello
scambio di beni e di servizi».

L’impresa è quindi «l’attività economica, organizzata, diretta alla produzione o allo scambio di beni e di servizi,
esercitata professionalmente».

In base a questa definizione risulta chiaro che, affinché vi sia impresa, devono ricorrere le seguenti condizioni:

• l’esercizio di una attività economica diretta alla produzione o allo scambio di beni e di servizi
• l’organizzazione dell’attività
• la professionalità

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3 tipologie di imprenditore (1/3)

Il codice civile distingue, in base al genere di attività, 2 figure fondamentali di imprenditore:


• imprenditore commerciale (art. 2195 c.c.)
• imprenditore agricolo (art. 2135 c.c.)

È imprenditore commerciale chi esercita professionalmente una o più delle seguenti attività:
• un'attività industriale diretta alla produzione di beni o di servizi;
• un'attività intermediaria nella circolazione dei beni;
• un'attività di trasporto per terra, o per acqua o per aria;
• un'attività bancaria o assicurativa;
• altre attività ausiliarie delle precedenti.

La definizione data dal codice va quindi oltre all'uso comune del termine "imprenditore commerciale" che indica colui
che pratica l'attività di intermediazione nella circolazione dei beni.

Infatti, nel linguaggio aziendale, per impresa commerciale s'intende: rivenditori, distributori, importatori (in pratica:
negozi, supermercati, grossisti, imprese che acquistano e vendono, che non producono).

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3 tipologie di imprenditore (2/3)

È imprenditore agricolo chi esercita una delle seguenti attività:


• coltivazione del fondo
• selvicoltura
• allevamento di animali
• attività connesse.

Per coltivazione del fondo, selvicoltura e allevamento di animali si intendono le attività dirette alla cura ed allo
sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria del ciclo stesso, di carattere vegetale o animale, che utilizzano
o possono utilizzare il fondo, il bosco o le acque dolci, salmastre o marine.

Si definiscono attività connesse le attività, esercitate dal medesimo imprenditore agricolo, dirette alla manipolazione,
conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione che abbiano ad oggetto prodotti ottenuti
prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dall'allevamento di animali, nonché le attività dirette alla
fornitura di beni o servizi mediante l'utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell'azienda normalmente
impiegate nell'attività agricola esercitata, ivi comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale
e forestale, ovvero di ricezione ed ospitalità come definite dalla legge.

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3 tipologie di imprenditore (3/3)

Il codice inoltre, considerando le dimensioni e le caratteristiche aziendali, individua la figura del piccolo imprenditore,
di cui l’imprenditore artigiano rappresenta la figura più tipica (art. 2083 c.c.) oltre a tutti coloro che esercitano
un’attività d’impresa prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della famiglia.

L’artigiano ieri e oggi: dal calzolaio all’esperto di siti web

Al giorno d’oggi artigiano non è più solo il calzolaio, il fabbro ferraio o l’impagliatore di sedie. Può rientrare in questa
figura giuridica, se ne ha i requisiti, anche chi offre prodotti o servizi innovativi: ad esempio fotografia industriale,
pubblicità e comunicazione d’impresa, grafica, desktop publishing, realizzazione di siti internet, ecc.

Tutti gli imprenditori (commerciali, agricoli e piccoli) sono tenuti all’iscrizione nel Registro delle imprese presso la
Camera di Commercio competente, cioè quella della provincia in cui è posta la sede legale.

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il lavoro autonomo (1/2)
Con l’espressione «lavoro autonomo» si intende (art. 2222 c.c.) ogni attività lavorativa che prevede:
• l’esecuzione, contro corrispettivo, di un’opera o di un servizio
• con lavoro prevalentemente proprio
• senza vincolo di subordinazione nei confronti del committente

Il lavoro autonomo si differenzia dall’impresa principalmente per l’assenza di una significativa organizzazione,
cioè di una azienda.

Esso identifica dunque l'attività di lavoro dei cosiddetti liberi professionisti e dei lavoratori autonomi manuali, con
esclusione delle figure imprenditoriali, e necessita dell'apertura di partita IVA.

Il lavoratore autonomo svolge la propria attività con mezzi prevalentemente propri e non del committente, e con
piena discrezionalità circa il tempo, il luogo e le modalità della prestazione.
Non ha dunque vincoli di subordinazione nei confronti del committente, il quale non ha i poteri direttivi, di controllo e
disciplinare tipici del datore di lavoro subordinato.

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il lavoro autonomo (2/2)

L’esercizio di arti o professioni riguarda lo svolgimento di attività di lavoro autonomo per professione abituale
(anche se non esclusiva). Rientrano in questa categoria:
• gli artisti (pittori, musicisti, ecc.)
• i professionisti dello sport e dello spettacolo (calciatori, attori, ecc.);
• i prestatori d’opera intellettuale (art. 2229 e segg. c.c.), i cui elementi distintivi sono:

1. • il carattere intellettuale della prestazione, cioè l’uso di intelligenza e cultura in modo prevalente rispetto
all’eventuale impiego di lavoro manuale;
2. • la discrezionalità nell’esecuzione del lavoro;
3. • il semplice compimento della prestazione indipendentemente dal risultato.

A volte per esercitare una professione è richiesta l’iscrizione preventiva in appositi albi, ordini o elenchi:
si parla, in tal caso, di professioni protette (giornalisti, notai, medici, ecc.);
in caso contrario, si parla di professioni libere (es. consulenti d’azienda, pubblicitari, ecc.).

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quale tipologia d’impresa? (1/2)
- le ditte individuali e le imprese familiari in cui il titolare sia giovane sotto i 35 anni;
- le società di persone in cui il numero di giovani sotto i 35 anni rappresenti almeno la maggioranza dei
IMPRESE GIOVANILI componenti della compagine societaria, indipendentemente dalle quote di capitale detenute;
- le società di capitali e/o società cooperative in cui i giovani sotto i 35 anni detengano almeno la
maggioranza delle quote di capitale e costituiscano almeno la maggioranza dei componenti dell’organo
di amministrazione.

- le ditte individuali e le imprese familiari in cui il titolare sia donna;


IMPRESE FEMMINILI - le società di persone in cui il numero di donne rappresenti almeno la maggioranza dei componenti
della compagine societaria, indipendentemente dalle quote di capitale detenute;
- le società di capitali e/o società cooperative in cui le donne detengano almeno la maggioranza delle
quote di capitale e costituiscano almeno la maggioranza dei componenti dell’organo di
amministrazione.

operano nei settori di intervento “ad utilità sociale” previsti dal D.lgs. 155/06 e dalla Legge 381/91:
IMPRESE SOCIALI
assistenza sociale, sanitaria o socio sanitaria; educazione, istruzione e formazione; tutela ambientale e
dell’ecosistema; tutela dei beni culturali; turismo sociale; formazione post-universitaria; ricerca ed
erogazione di servizi culturali; formazione extrascolastica; attività finalizzate all’inserimento lavorativo
delle persone definite “svantaggiate”.

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quale tipologia d’impresa? (2/2)
Sono Startup Innovative (DL 179/2012 recepito con L. 221/2012) le imprese che
• sono costituite in forma di società di capitali da non più di 5 anni;
STARTUP INNOVATIVE • non distribuiscono e non hanno distribuito utili;
• hanno la sede principale in Italia;
• hanno come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la
commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico;
• non sono state costituite da una fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di azienda
o di ramo di azienda;
• presentano almeno uno di questi tre requisiti:
1. le spese in ricerca e sviluppo sono uguali o superiori al 15% del maggiore valore fra costo e
valore totale della produzione della startup innovativa;
2. dottorandi, dottori di ricerca e ricercatori sono un terzo o più della forza lavoro impiegata oppure
almeno i due terzi della forza lavoro sono in possesso di laurea magistrale;
3. l’azienda è titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale relativa a una
invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una
nuova varietà vegetale ovvero dei diritti relativi ad un programma per elaboratore originario

SIAVS Sono considerate Startup Innovative a Vocazione Sociale (SIAVS) le società che hanno tutte le
caratteristiche proprie delle Imprese Sociali e delle Startup Innovative.

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l’ecosistema (1/3)

Ad oggi, in Italia, le startup innovative sono 5.439 (rapporto Infocamere Aprile 2016)

A fine marzo 2016 il numero delle startup innovative risulta


in aumento di 296 unità rispetto alla fine di dicembre dello scorso anno (+5,8%).

Le startup rappresentano lo 0,35% del milione e mezzo di società di capitali italiane.


Il capitale sociale delle startup è pari complessivamente a poco più di 277 milioni di euro, che corrisponde in media a
51.000 euro a impresa (il capitale medio vede un aumento rispetto al trimestre precedente pari al 7,3%).

La Lombardia ospita il numero maggiore di startup innovative: 1.183 pari al 21,8% del totale.
Seguono l’Emilia-Romagna con 625 (11,5%), il Lazio 548 (10,1%), il Veneto 404 (7,4%) e il Piemonte 365 (6,7%).

In valore assoluto Milano è la provincia che ospita il numero maggiore di startup innovative: 802, pari al 14,8% del
totale. Seguono Roma con 475 (8,7%), Torino 273 (5%), Napoli 172 (3,2%) e Bologna 154 (2,8%).

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l’ecosistema (2/3)

Secondo l’European Digital Forum l’Italia è la seconda nazione in Europa per le policy sulle startup.

L’European Digital Forum classifica le nazioni in base al grado di realizzazione dello Startup Manifesto.

Nel 2013 nove imprenditori europei, fondatori e cofondatori di otto tra le startup più competitive e
innovative del continente, sono stati invitati dall’allora vicepresidente della Commissione europea
Neelie Kroes a redigere lo Startup Manifesto, una tabella di marcia in 22 azioni per favorire la crescita
economica dell’ecosistema digitale del continente.

Le misure auspicate considerano la piattaforma istituzionale, il quadro legislativo, il sistema della


formazione, l’accesso ai talenti e al credito, la leadership di pensiero.

L’edizione del 2016 dello Startup Nation Scoreboard vede l’Italia posizionarsi al secondo posto, con
un tasso di adozione delle raccomandazioni pari all’82%, seconda soltanto all’Olanda (85%) e
migliore del Regno Unito (77%).

L’intera Unione europea manifesta progressi consistenti, con un confortante 60% di media e 12
Paesi posizionati al di sopra la media continentale.

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l’ecosistema (3/3)

A favore dell’eccellente risultato italiano contano tre primi posti assoluti: nella facilità di accesso al talento (69%),
nella normativa su dati, sicurezza e privacy (88%) e nella leadership di pensiero (100%).

Nel report vengono messe in luce in particolare le legislazioni di settore approvate nel nostro Paese a partire dal
2012. La chiave di volta è il decreto legge 179/2012, noto anche come Decreto Crescita 2.0 o Italian Startup Act,
che introduce nell’ordinamento la tipologia dell’impresa innovativa e prevede strumenti e misure di vantaggio per
favorirne la costituzione e la maturazione.

Positiva anche l’introduzione dello Startup Visa, il visto lavorativo semplificato a favore di imprenditori stranieri che
desiderano fondare startup in Italia o entrare a far parte di imprese innovative già esistenti.

Degni di nota anche il progetto pilota dei Contamination Lab, un’iniziativa congiunta dei ministeri dell’Istruzione e
dello Sviluppo economico per stimolare gli studenti universitari a partecipare a progetti multidisciplinari che uniscono
la dimensione innovativa a quella imprenditoriale, che ha dato vita a centri sperimentali in
Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.

Alla valutazione positiva ricevuta dal nostro Paese ha contribuito anche l’approvazione del Jobs Act, che garantisce
al mercato del lavoro la flessibilità necessaria a supportare lo sviluppo di imprese innovative.

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gli incentivi allo start up d’impresa
Pacchetto incentivi Ministero dello Sviluppo Economico
Il MiSE ha varato una serie di misure volte ad incentivare gli adempimenti e l’operatività delle Startup Innovative
italiane. Tra le novità più significative del 2016 troviamo gli incentivi fiscali per chi investe nelle start up e la
procedura di agevolazione all’accesso al Fondo di garanzia.
Vi è poi il decreto che prevede la costituzione delle start up innovative anche online, senza notaio.

Tutte le agevolazioni si trovano al seguente link:


http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/documenti/Scheda_di_sintesi_policy_startup_innovative_02_05
_2016.pdf

Contest
Vi sono durante l’anno diverse opportunità, organizzate nella formula dei concorsi (o call-for-ideas) da parte di fondi,
enti, organizzazioni volte a selezionare e premiare le idee più promettenti.

Bandi
All’interno del panorama delle agevolazioni e dei contributi pubblici, vi sono una serie di opportunità riservate alle
costituende imprese e/o alle new.co. A seconda del territorio di riferimento, i beneficiari vengono selezionati in
quanto portatori di un valore aggiunto coerente con le finalità programmatiche
(es. valore occupazionale, valore tecnologico etc.)

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startup nel P.O.R. Lombardia 2014-2020

Il POR FESR Lombardia 2014-2020 articola la propria strategia focalizzandola su 7 Assi prioritari tra loro coerenti e
integrati declinati in 14 obiettivi specifici (OS) e relativi risultati attesi, a cui sono correlate le 30 azioni che saranno
co-finanziate dal Programma.

Lo startup è ricompreso nell’Asse III - Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, la cui dotazione
finanziaria complessiva è pari a euro 294.645.000 (il 30,36% delle risorse totali del POR)

L’obiettivo dell’Asse III è quello di migliorare la competitività delle imprese, fin dalla nascita e per tutto il percorso di
crescita e consolidamento. L’Asse III supporta quindi interventi a sostegno delle attività delle MPMI.

L’azione riservata allo startup è la III.3.a.1 - Nascita e consolidamento delle micro, piccole e medie imprese, entro
cui saranno pubblicati interventi di supporto alla nascita di nuove imprese sia attraverso incentivi diretti, sia
attraverso l’offerta di servizi, sia attraverso interventi di micro-finanza (rif. III.3.a.1.1).

Le linee che saranno attivate sono: il Programma START e RESTART e la Linea INTRAPRENDO.

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il work for equity (1/2)

Il Decreto Sviluppo Bis (coordinato con la legge di conversione 221 del 2012) che ha istituito le Start Up Innovative,
prevede anche una serie di agevolazioni per le nuove attività imprenditoriali.

Una di queste agevolazioni consiste nel work for equity, che fornisce ad amministratori, collaboratori continuativi e
dipendenti l’opportunità di essere pagati per le prestazioni offerte con la partecipazione diretta all’impresa.

Lo strumento è stato introdotto per risolvere il comune problema delle nuove attività di assumere personale
qualificato, disposto a lavorare in strutture innovative ma non ancora stabili dal punto di vista economico.

Affinché il work for equity porti vantaggi concreti, è dunque necessario fornire ai prestatori d’opera un punto
d’incontro tra l’opportunità imprenditoriale offerta fin dall’inizio e l’opportunità remunerativa, possibile solo quando
l’azienda riesce a diventare davvero autonoma dal punto di vista economico.

Serve dunque un equilibrio tale che metta le Start Up nella condizione di poter attirare validi profili da stimolare,
giorno per giorno, con progetti innovativi e retribuzioni soddisfacenti.

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il work for equity (2/2)

Il work for equity permette alla start-up innovativa di remunerare una collaborazione esterna con azioni, quote e
strumenti finanziari in luogo del pagamento della prestazione.

Vi rientrano le prestazioni professionali rese dagli amministratori della start up innovativa il cui reddito sia qualificato
da lavoro autonomo e parimenti tutte le prestazioni offerte da soggetti esterni.

Ne sono escluse le prestazioni rese da soggetti la cui remunerazione rientra tra


i redditi di lavoro dipendente o ad esso assimilato.

Qual è l’utilità per il beneficiario del W4E?


Il valore delle azioni, quote e S.F.P., emessi a fronte dell’apporto di opere e servizi ovvero di crediti maturati a
seguito delle prestazioni di opere e servizi, non concorre alla formazione del reddito complessivo del soggetto
percettore e apportante il servizio, né al momento dell’ultimazione del servizio,
né al momento della emissione delle azioni, quote, S.F.P.

Condizione essenziale per l’emissione di piani di W4E è che lo statuto della start-up contenga previsioni che
consentano di emettere strumenti finanziari partecipativi a fronte dell’apporto di opere o servizi.

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