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Enti finanziatori: Regione Lombardia, Ambiti Territoriali Seriate e Grumello del Monte
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Bando «Voucher orientamento»
Modalità: incontri singoli e/o di gruppo con counselor, formatori e referenti aziendali
Azioni:
percorsi di orientamento e di formazione all’imprenditorialità
tirocini extracurriculari
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Obiettivi del percorso formativo
Al fine di avviare e fare crescere un’esperienza imprenditoriale sostenibile, è essenziale saper riconoscere le
opportunità offerte dal contesto ed essere in grado di valutarle alla luce di adeguati strumenti di analisi.
• Fornire ai partecipanti le informazioni essenziali per poter valutare la fattibilità della propria idea di
business (parte teorica);
• Sviluppare alcune capacità concrete per lo sfruttamento di tale idea, anche con il supporto di consulenti
e membri di startup del territorio (parte pratica).
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Calendario e tematiche
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I contenuti del percorso formativo (1/2)
La parte teorica del percorso verterà sui seguenti argomenti:
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I contenuti del percorso formativo (2/2)
Le parte pratica si concentrerà sui seguenti argomenti:
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L’incontro di oggi
Conlabora è una società di consulenza che fornisce servizi di Project Design, Project Management e
Pianificazione Strategica per Startup, PMI e Grandi Imprese, Università, Enti pubblici.
In particolare, Conlabora offre supporto nella trasformazione di un’idea progettuale in una proposta di
progetto sostenibile, coerente e pianificata, da sottoporre a soggetti finanziatori pubblici e privati.
Lorenzo Vecchierelli è dottore commercialista dal 2010, revisore legale ed esperto di consulenza societaria
e all’avvio d’impresa, pianificazione fiscale, operazioni straordinarie, dichiarazioni fiscali delle persone fisiche
e giuridiche. E' membro della Commissione “Collegio Sindacale, revisione e principi contabili” dell’Ordine dei
Dottori Commercialisti di Bergamo.
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Il concetto di ‘imprenditorialità’
L’attività imprenditoriale è volta alla realizzazione di profitto: la decisione di sfruttare una certa opportunità
verrà quindi presa solo se i benefici attesi dallo sfruttamento saranno maggiori dei costi richiesti
per realizzarla.
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Il processo decisionale imprenditoriale
La decisione di intraprendere un’attività imprenditoriale non si basa solo su una scelta razionale, ma anche
su una certa percezione della situazione, sulla convinzione dell'esistenza della possibilità di fare profitti
sviluppando qualcosa di nuovo.
Dal momento che le preferenze dei consumatori, il cambiamento tecnologico e altri fattori sono incerti,
l'imprenditore si forma delle opinioni basate su assunzioni che non sono provate.
Si può dire che l'imprenditore si basa sulla sua sensazione (o intuito) che esista un modo migliore di fare le
cose rispetto a quelli esistenti.
Il profitto imprenditoriale è quindi la ricompensa per aver sfruttato l’intuizione in una situazione incerta.
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Le differenze tra gli individui
Le differenze tra gli individui riguardano caratteristiche anagrafiche (come l’età), o aspetti psicologici (come
le motivazioni, la personalità, la stima di sé) o cognitivi (come le competenze e la formazione).
Perché alcuni individui scoprono opportunità che altri non sono in grado di identificare?
b) sono più capaci di sfruttare l'opportunità, pur avendo accesso alle stesse informazioni
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Da dove partire?
Per chi vorrebbe realizzare la sua idea imprenditoriale ma non sa come fare e, soprattutto, non sa se
quell’idea è realmente fattibile, il punto di partenza più efficace è quello di
provare a mettere su carta ciò che si vorrebbe realizzare.
Vi sono degli strumenti che aiutano a rappresentare l’idea, sia come percorso logico che come percorso
rappresentativo. Quale che sia lo strumento utilizzato, occorre analizzare 4 elementi chiave:
L’analisi di questi 4 elementi costituisce le fondamenta sulle quali è possibile edificare il proprio progetto.
Il punto di partenza consiste quindi in una sorta di ‘autoanalisi’, un’indagine introspettiva per verificare o
raggiungere la consapevolezza della possibile realizzazione delle proprie aspettative progettuali.
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L’autoanalisi
L’autoanalisi verte sugli aspetti basilari per determinare il valore di un’idea di business e per capire se si è
davvero consapevoli di tale scelta.
Tra gli strumenti più adatti per rispondere a tali domande vi sono
il Masterplan e il Bilancio delle Competenze
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Il bilancio delle competenze (1/2)
Il bilancio delle competenze nasce in Canada e si sviluppa principalmente in Francia, dove dal 1991 il suo utilizzo
viene regolato per legge. Si tratta di un intervento strutturato di orientamento che aiuta a definire con precisione le
proprie capacità, competenze e aspirazioni professionali.
Il bilancio delle competenze, così come utilizzato in Italia, è una riflessione sulle proprie motivazioni ed esperienze
di lavoro e di vita condotta tramite un test in concerto con un consulente/orientatore.
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Il bilancio delle competenze (2/2)
Per la redazione del proprio bilancio di competenze sono utilizzati strumenti quali:
- questionari di autovalutazione
- test
- analisi di esperienze passate
- scrittura della propria biografia professionale
- simulazioni
I risultati di ciascuna attività vengono raccolti su appositi fogli che alla fine, assieme a una relazione finale elaborata
di comune accordo con il consulente, vanno a costituire un fascicolo che rimane al cliente.
Se mancano questi due aspetti, intervento strutturato e fascicolo finale, non si può parlare di bilancio, ma solo di
colloquio di orientamento (o counseling, colloquio di orientamento approfondito).
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L’analisi idea-contesto-risorse
Dopo aver individuato la coerenza dell’idea con le proprie aspirazioni e attitudini,
è necessario confrontarsi con l’ambiente esterno, ossia
cercare di valutare l’idea in relazione al contesto di riferimento e le risorse a disposizione.
Per fare ciò, in una fase preliminare è utile raccogliere informazioni e porsi una serie di domande, tra cui:
Alla fine di questa analisi si arriva quindi a circoscrivere la coerenza tra persona-idea-contesto-risorse e si decide
se lasciare perdere o se strutturare l’idea sotto forma di progetto imprenditoriale.
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Il masterplan
Il masterplan è uno strumento di pianificazione progettuale, adatto a valutare ogni aspetto connesso alla
strutturazione di un’idea professionale e/o imprenditoriale.
Si compone di un questionario suddiviso in 6 sezioni, volte a determinare la fattibilità di un’idea dal punto di
vista della consapevolezza personale.
La prefattibilità è probabilmente il problema principale quando si sta pensando di avviare una nuova attività.
Intraprendere le giuste iniziative in maniera pianificata può sembrare semplice, ma in realtà lo è molto meno:
lo testimonia l’elevata percentuale di fallimenti di nuove attività.
1. Elementi attitudinali
2. Competenze e capacità
3. Focus sull’attività
4. Requisiti per il successo
5. Valutazione delle criticità
6. Aspetti economico-finanziari
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‘Mettersi in proprio’
Una volta verificata la coerenza e la prefattibilità di un’idea, è ideale conoscere le forme giuridiche con cui è
possibile realizzarla, utile base per un confronto successivo con un professionista.
Non sempre è chiaro il significato di espressioni quali «mettersi in proprio», «avviare un’attività
autonoma» o «diventare imprenditore».
«Mettersi in proprio» è un’espressione generica che si riferisce a tutte le attività di lavoro non dipendente: si può
dire, quindi, che chiunque avvia un’attività lavorativa in forma non subordinata «si mette in proprio».
Più difficile è distinguere l’«attività di lavoro autonomo» dall’«attività imprenditoriale»: in genere, tuttavia, si
attribuiscono al lavoro autonomo delle caratteristiche diverse da quelle dell’impresa.
Tutte le attività di lavoro indipendente si possono classificare, secondo le norme civilistiche e fiscali, in
due categorie principali:
1) attività di impresa
2) attività di lavoro autonomo
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Attività d’impresa
Il codice civile non fornisce la definizione di «impresa», ma quella di «imprenditore» (art. 2082 c.c.).
«È imprenditore chi esercita professionalmente una attività economica organizzata al fine della produzione o dello
scambio di beni e di servizi».
L’impresa è quindi «l’attività economica, organizzata, diretta alla produzione o allo scambio di beni e di servizi,
esercitata professionalmente».
In base a questa definizione risulta chiaro che, affinché vi sia impresa, devono ricorrere le seguenti condizioni:
• l’esercizio di una attività economica diretta alla produzione o allo scambio di beni e di servizi
• l’organizzazione dell’attività
• la professionalità
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3 tipologie di imprenditore (1/3)
È imprenditore commerciale chi esercita professionalmente una o più delle seguenti attività:
• un'attività industriale diretta alla produzione di beni o di servizi;
• un'attività intermediaria nella circolazione dei beni;
• un'attività di trasporto per terra, o per acqua o per aria;
• un'attività bancaria o assicurativa;
• altre attività ausiliarie delle precedenti.
La definizione data dal codice va quindi oltre all'uso comune del termine "imprenditore commerciale" che indica
colui che pratica l'attività di intermediazione nella circolazione dei beni.
Infatti, nel linguaggio aziendale, per impresa commerciale s'intende: rivenditori, distributori, importatori (in pratica:
negozi, supermercati, grossisti, imprese che acquistano e vendono, che non producono).
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3 tipologie di imprenditore (2/3)
Per coltivazione del fondo, selvicoltura e allevamento di animali si intendono le attività dirette alla cura ed allo
sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria del ciclo stesso, di carattere vegetale o animale, che
utilizzano o possono utilizzare il fondo, il bosco o le acque dolci, salmastre o marine.
Si definiscono attività connesse le attività, esercitate dal medesimo imprenditore agricolo, dirette alla
manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione che abbiano ad oggetto
prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dall'allevamento di animali, nonché le
attività dirette alla fornitura di beni o servizi mediante l'utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell'azienda
normalmente impiegate nell'attività agricola esercitata, ivi comprese le attività di valorizzazione del territorio e del
patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione ed ospitalità come definite dalla legge.
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3 tipologie di imprenditore (3/3)
Il codice inoltre, considerando le dimensioni e le caratteristiche aziendali individua la figura del piccolo
imprenditore, di cui l’imprenditore artigiano rappresenta la figura più tipica (art. 2083 c.c.) oltre a tutti coloro che
esercitano un’attività d’impresa prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della famiglia.
Al giorno d’oggi artigiano non è più solo il calzolaio, il fabbro ferraio o l’impagliatore di sedie. Può rientrare in questa
figura giuridica, se ne ha i requisiti, anche chi offre prodotti o servizi innovativi: ad esempio fotografia industriale,
pubblicità e comunicazione d’impresa, grafica, desktop publishing, realizzazione di siti internet, ecc.
Tutti gli imprenditori (commerciali, agricoli e piccoli) sono tenuti all’iscrizione nel Registro delle imprese presso la
Camera di Commercio competente, cioè quella della provincia in cui è posta la sede legale.
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Il lavoro autonomo (1/2)
Con l’espressione «lavoro autonomo» si intende (art. 2222 c.c.) ogni attività lavorativa che prevede:
• l’esecuzione, contro corrispettivo, di un’opera o di un servizio
• con lavoro prevalentemente proprio
• senza vincolo di subordinazione nei confronti del committente
Il lavoro autonomo si differenzia dall’impresa principalmente per l’assenza di una significativa organizzazione, cioè
di una azienda.
Esso identifica dunque l'attività di lavoro dei cosiddetti liberi professionisti e dei lavoratori autonomi manuali, con
esclusione delle figure imprenditoriali, e necessita dell'apertura di partita IVA.
Il lavoratore autonomo svolge la propria attività con mezzi prevalentemente propri e non del committente, e con
piena discrezionalità circa il tempo, il luogo e le modalità della prestazione. Non ha dunque vincoli
di subordinazione nei confronti del committente, il quale non ha i poteri direttivi, di controllo e disciplinare tipici del
datore di lavoro subordinato.
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Il lavoro autonomo (2/2)
L’Esercizio di arti o professioni riguarda lo svolgimento di attività di lavoro autonomo per professione abituale
(anche se non esclusiva). Rientrano in questa categoria:
• gli artisti (pittori, musicisti, ecc.)
• i professionisti dello sport e dello spettacolo (calciatori, attori, ecc.);
• i prestatori d’opera intellettuale (art. 2229 e segg. c.c.), i cui elementi distintivi sono:
1. • il carattere intellettuale della prestazione, cioè l’uso di intelligenza e cultura in modo prevalente rispetto
all’eventuale impiego di lavoro manuale;
2. • la discrezionalità nell’esecuzione del lavoro;
3. • il semplice compimento della prestazione indipendentemente dal risultato.
A volte per esercitare una professione è richiesta l’iscrizione preventiva in appositi albi, ordini o elenchi: si parla, in
tal caso, di professioni protette (giornalisti, notai, medici, ecc.); in caso contrario, si parla di professioni libere (es.
consulenti d’azienda, pubblicitari, ecc.).
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Quale tipologia d’impresa? (1/2)
- le ditte individuali e le imprese familiari in cui il titolare sia giovane sotto i 35 anni;
- le società di persone in cui il numero di giovani sotto i 35 anni rappresenti almeno la maggioranza dei
componenti della compagine societaria, indipendentemente dalle quote di capitale detenute;
IMPRESE GIOVANILI - le società di capitali e/o società cooperative in cui i giovani sotto i 35 anni detengano almeno la
maggioranza delle quote di capitale e costituiscano almeno la maggioranza dei componenti
dell’organo di amministrazione.
operano nei settori di intervento “ad utilità sociale” previsti dal D.lgs. 155/06 e dalla Legge 381/91:
assistenza sociale, sanitaria o socio sanitaria; educazione, istruzione e formazione; tutela ambientale e
IMPRESE SOCIALI dell’ecosistema; tutela dei beni culturali; turismo sociale; formazione post-universitaria; ricerca ed
erogazione di servizi culturali; formazione extrascolastica; attività finalizzate all’inserimento lavorativo
delle persone definite “svantaggiate”.
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Quale tipologia d’impresa? (2/2)
Sono Startup Innovative (DL 179/2012 recepito con L. 221/2012) le imprese che
• sono costituite in forma di società di capitali da non più di 5 anni;
STARTUP INNOVATIVE • non distribuiscono e non hanno distribuito utili;
• hanno la sede principale in Italia;
• hanno come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la
commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico;
• non sono state costituite da una fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di
azienda o di ramo di azienda;
• presentano almeno uno di questi tre requisiti:
1. le spese in ricerca e sviluppo sono uguali o superiori al 15% del maggiore valore fra costo e
valore totale della produzione della startup innovativa;
2. dottorandi, dottori di ricerca e ricercatori sono un terzo o più della forza lavoro impiegata oppure
almeno i due terzi della forza lavoro sono in possesso di laurea magistrale;
3. sia titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale relativa a una
invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una
nuova varietà vegetale ovvero sia titolare dei diritti relativi ad un programma per elaboratore
originario
SIAVS Sono considerate Startup Innovative a Vocazione Sociale (SIAVS) le società che hanno tutte le
caratteristiche proprie delle Imprese Sociali e delle Startup Innovative.
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Many thanks