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Lab2Work – rete giovani Seriate e Grumello del Monte

Territorio, Partecipazione e Lavoro


‘La prima regola: non perdere denaro.
La seconda: non dimenticare mai la prima’.
Warren Buffett

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i luoghi (comuni) dello startup d’impresa (1/2)

Parlando di «luoghi» dello startup d’impresa, è doveroso partire dai «luoghi comuni», falsi miti da sfatare.
Emil Abirascid (giornalista, CEO e fondatore di Startupbusiness) ha provato a identificarli.

«Tutti possono creare una startup»: uno dei luoghi comuni più bizzarri è che nell’epoca delle startup tutti possono
diventare imprenditori. Il numero delle iniziative fallite dimostra il contrario.

«Le startup sono cosa da giovani»: le startup rappresentano una nuova tipologia di imprenditoria. Sono certamente
per una nuova generazione di imprenditori ma non è detto che la nuova generazione corrisponda automaticamente
con i «giovani» dal punto di vista anagrafico.

«Le startup sono appannaggio di esperti di tecnologia»: come dimostrano diversi esempi e non da ultimo il
riconoscimento della Vocazione Sociale, la startup non è solamente quella tecnologica o informatica.

« Avere l’idea rivoluzionaria è tutto»: l’idea diventa un’impresa soltanto se la si sa trasformare in un business.

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i luoghi (comuni) dello startup d’impresa (2/2)

«L’innovazione costa tanto»: Sostenere l’innovazione di una startup attiva nel web costa molto meno che quella di
un farmaco. Per quanto possa costare, il valore prodotto dall’innovazione deve giustificare l’investimento fatto.

«Anche un bar può essere una startup»: tecnicamente qualsiasi nuova impresa è una startup. Nell’ecosistema,
startup è però una definizione data ad aziende di nuova generazione che si caratterizzano per un nuovo approccio al
concetto di imprenditoria. È più una questione culturale che di contenuto.

«Se non è scalabile rapidamente, non è una startup»: La scalabilità è un parametro che attira gli investitori perché
traduce l’investimento iniziale in un ritorno di alto valore. Tuttavia, la caratteristica attrattiva di una startup è la sua
capacità di creare valore (tecnologico, occupazionale, innovativo e sociale).

«Fare startup è fico»: Chi decide di avviare la sua impresa deve crederci fino in fondo, dedicarcisi totalmente,
sapere che per i primi 3-4 anni ci deve essere solo quello, escluso il tempo per gli affetti. Bisogna sacrificare tempo
libero, vacanze, attività di altro tipo per sviluppare l’impresa nel modo migliore possibile. Sapendo, tra l’altro, che il
successo non è garantito.

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i luoghi dello startup d’impresa (1/7)
Vi sono una serie di luoghi/ambienti utili allo sviluppo di startup, nati negli scorsi anni al fine di offrire alle nuove
iniziative imprenditoriali un contesto ideale per crescere e attirare investimenti e know how.

INCUBATORE D’IMPRESA
È un’organizzazione che ospita le nuove imprese fornendo loro una gamma di servizi essenziali alla loro nascita e al
loro sviluppo, compresi quelli di struttura e di domiciliazione.

Incubatori di prima generazione: basati sull’offerta di spazi di lavoro e servizi in comune. Il valore creato è soprattutto
di tipo immobiliare e del relativo sfruttamento commerciale.
Incubatori di seconda generazione: completano l’offerta degli incubatori di prima generazione con l’offerta di servizi
base per lo sviluppo del business.
Incubatori di terza generazione: caratterizzati dalla specializzazione dei servizi di supporto, organizzati nell’ambito di
cluster e network, e da uno stile gestionale imprenditoriale e/o come società di investimento.

L’incubatore certificato di startup innovative, previsto nella legislazione italiana dal cosiddetto Decreto Crescita, è una società di capitali
pensata per offrire servizi per sostenere e incentivare la nascita e lo sviluppo di queste realtà imprenditoriali. L’incubatore certificato deve
essere amministrato o diretto da persone di riconosciuta competenza in materia di impresa ed innovazione e avere a disposizione una
struttura tecnica e di consulenza manageriale permanente. Deve essere iscritto presso il Registro delle Imprese e precisamente nella
sezione speciale prevista per gli incubatori di start-up innovative. È inoltre necessario dimostrare un’adeguata e comprovata esperienza
nell’attività di sostegno a start-up innovative sulla base di una serie di parametri elencati nel Decreto.

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i luoghi dello startup d’impresa (2/7)
Di seguito alcuni dei principali incubatori d’impresa in Lombardia:

Bergamo Sviluppo, incubatore della Camera di Commercio di Bergamo.


Como Next, incubatore della Camera di Commercio di Como che favorisce lo sviluppo competitivo del territorio promuovendo
la cultura dell’innovazione.
Digital Magics, incubatore di startup innovative digitali.
FabriQ, incubatore di innovazione sociale del Comune di Milano.
Fondazione Filarete, centro per il trasferimento tecnologico nei campi delle Scienze della Vita, delle Biotecnologie e della
Salute.
Incubatore Alimenta, opera nei settori dell’agroalimentare, della bio-economia e delle scienze della vita.
Make-a-Cube, incubatore specializzato in imprese ad alto valore sociale, ambientale e culturale.
Polihub, l’incubatore del Politecnico di Milano gestito dalla Fondazione Politecnico di Milano, con il contributo del Comune di
Milano, mediante la società strumentale PoliHub Servizi Srl.

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i luoghi dello startup d’impresa (3/7)
ACCELERATORE D’IMPRESA

L’acceleratore d’impresa è un programma di supporto (mentorship) all’impresa, attraverso un luogo fisico dove
operare e con servizi specifici per velocizzare il passaggio da uno step al successivo del proprio ciclo di vita
(tipicamente: seed > first stage).

È gestito principalmente da imprenditori/investitori e mentors ed è un luogo dove si lavora sull’ottimizzazione del


modello di business e sul rapporto con gli investitori.

Servizi tipici di accelerazione sono: definizione del business model – utilizzo delle metriche – preparazione del round di
seed – prototipazione del servizio/prodotto – accesso alla tecnologia – primi test commerciali. Accade spesso che
molti incubatori offrano un servizio di accelerazione.

Alcuni dei principali acceleratori in Lombardia sono:


SpeedMIUp, programma di accelerazione dell’Università Bocconi, Camera di Commercio di Milano e Comune di Milano
Boox, acceleratore d’impresa verticale su e-commerce e botteghe digitali
Fashion Technology Accelerator, programma di accelerazione per tecnologie digitali nel settore del Fashion e del Design
Nuvolab, acceleratore digitale di nuove imprese e rainmaking

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i luoghi dello startup d’impresa (4/7)
COWORKING SPACE

Il coworking è uno stile lavorativo basato sulla condivisione di un ambiente di lavoro da parte di soggetti che, pur
mantenendo un'attività indipendente, condividono dei valori e aspirano alle sinergie rese possibili dalla
contaminazione con altre professionalità (dello stesso settore o di diversi).

Il più delle volte il coworking è indirizzato verso i freelance, che spesso affiancano tale attività con un altro lavoro; per
venire incontro a tali utilizzatori, gli orari sono di solito molto liberi, spesso con formule 24/7 e con modalità di
accesso elettroniche.

La caratteristica distintiva del coworking è quella del basilare aspetto del processo sociale di collaborazione
informale tra i coworkers e dal senso della community. Il coworking, infatti, non riguarda solo lo spazio fisico, ma
soprattutto l'istituzione della comunità di coworking.

Spesso i principali fruitori del coworking sono le startup e i lavoratori autonomi (freelance), poiché, grazie ai suoi
bassi costi, è più accessibile rispetto ad altre opzioni e offre molti vantaggi rispetto al lavoro da casa.

Uno dei principali circuiti di coworking di tipo


verticale, presente anche a Bergamo, è TAG.

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i luoghi dello startup d’impresa (5/7)

Il Protocollo P@sswork

È un’inedita iniziativa della nostra provincia nata nel 2014 grazie ad un protocollo d’intesa siglato da ACLI,
Cooperativa Sociale A.E.P.E.R., Camera del lavoro territoriale di Bergamo, CGIL di Bergamo, Imprese&Territorio,
Associazione Artigiani di Bergamo, Cooperativa Patronato San Vincenzo, AFP Patronato San Vincenzo, Provincia di
Bergamo e Associazione Smart City & Community del Comune di Bergamo, KilometroRosso, FaSE, Diocesi di
Bergamo, Fondazione della Comunità Bergamasca ONLUS.

Obiettivo del protocollo è stimolare le potenzialità del coworking, attraverso cui creare sviluppo di percorsi lavorativi,
ma con cui promuovere anche un modello di lavoro solidale, fondato sulla condivisione delle professionalità, sulla
cooperazione e sulla valorizzazione del territorio.

Grazie a questa iniziativa sono stati aperti e messi in rete una serie di spazi di coworking nella bergamasca, tra cui
Toolbox CGIL di via Pignolo, il FabLab al Patronato San Vincenzo, lo spazio EcoWorking ad Almè, e altri luoghi di
coworking a San Giovanni Bianco e Alzano Lombardo, più l’ultimo nato al KilometroRosso.

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i luoghi dello startup d’impresa (6/7)
PARCHI SCIENTIFICI E TECNOLOGICI

In Italia vi sono oltre 30 Parchi Scientifici e Tecnologici associati in APSTI. Si configurano come integratori tra i
bisogni di crescita innovativa del sistema delle imprese ed il patrimonio di conoscenza espresso dei Poli di
eccellenza tecnologica e scientifica delle Università e dei Centri di Ricerca.

Il ruolo dei Parchi Scientifici e Tecnologici va visto come snodo tra il mercato e la produzione di conoscenza, in
funzione di un incremento del dialogo e una cross fertilization tra ricerca scientifica e produzione di beni e servizi.

All’interno della maggioranza dei PST sono presenti anche servizi ed infrastrutture d’incubazione per la nascita e
sviluppo di nuove imprese a base innovativa, oltre a servizi improntati alle attività di Ricerca Industriale, Sviluppo
Sperimentale e Trasferimento Tecnologico.

Il Parco sviluppa attività che, in molti casi, rappresentano componenti fondamentali delle funzioni necessarie alle
attività dei distretti tecnologici, presidiando specificamente la funzione di “sollecitatore” della domanda di
innovazione da parte delle PMI e di aggregazione dell’offerta tecnologia per soddisfare tale domanda.

I 2 PST della Provincia di


Bergamo sono:

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i luoghi dello startup d’impresa (7/7)
Per completezza, citiamo di seguito ulteriori ambienti – meno inflazionati dei precedenti – dove una startup può
trovare terreno fertile per sviluppare il suo business

LIVING LAB (LL) CONTAMINATION LAB (C-LAB) FAB LAB

Un Living Lab è un’infrastruttura per la Il Contamination Lab è uno spazio fisico e virtuale di Un FabLab (Fabrication Laboratory) è un’officina che
sperimentazione di nuove tecnologie in condizioni condivisione di idee e competenze in cui vengono offre servizi personalizzati di fabbricazione digitale. Un
reali in un contesto geografico circoscritto, con generate esperienze formative e creative. FabLab è generalmente dotato di una serie di strumenti
l’obiettivo di testarne la realizzabilità ed il grado di L’iniziativa nasce per mettere insieme il talento degli computerizzati in grado di realizzare, in maniera
utilità per gli utenti finali (cittadini, imprese, studenti universitari, l’esperienza e la competenza flessibile e semi-automatica, un'ampia gamma di oggetti.
beneficiari, etc). L’interazione con gli utenti permette degli imprenditori del territorio e il sapere del mondo Tra questi vi sono prodotti tecnologici generalmente
un continuo miglioramento della tecnologia al fine di accademico e dare vita, attraverso l’integrazione di considerati di appannaggio esclusivo della produzione di
migliorarne le caratteristiche in vista di una sua massa. Solitamente all'interno di un FabLab si trovano
conoscenze diverse, ad un nuovo approccio
applicazione su più larga scala. una serie di strumenti per la fabbricazione digitale:
didattico innovativo ed informale.
stampanti 3D, frese a controllo numerico, laser cutter,
etc.

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gli stakeholder interni (1/4)

Solitamente il business è sviluppato all’inizio dagli stessi founders, che iniziano la strada imprenditoriale con un
basso costo di accesso e capitali limitati, con quella che in gergo si chiama una “non struttura”, scelta dettata dalla
massimizzazione dell’efficienza e della minimizzazione dei costi.

La “non struttura” andrà successivamente implementata durante le varie fasi dello startup per mantenere sempre
vivi i benefici di costo ridotto e flessibilità ma, con analoga attenzione, l’imprenditore deve essere pronto a investire
risorse per garantire adeguato sostentamento agli elementi fondanti il Business Plan.

A supporto della creazione dell’impresa esistono delle figure professionali specifiche.


Quello che le definisce e le distanzia dai consulenti è la loro esperienza diretta nello startup d’impresa, anche come
imprenditori e/o soci finanziatori.

Ma chi sono queste figure? Come trovarle? Come remunerarle?

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gli stakeholder interni (2/4)

SVILUPPATORE DI
PRODOTTO
(Product developer)

è una figura che si occupa della qualità del prodotto, degli aspetti tecnici
e quindi dell’ideazione, progettazione, sviluppo, implementazione,
nonché del suo impatto sul cliente e sul mercato.

MENTOR

persona di elevato know how ed esperienza, che insegna alla persona


più «giovane» i passi che deve fare e come li deve fare. Nella pratica,
negli incubatori per le startup sono sempre presenti alcuni mentor che
assistono gli startupper

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gli stakeholder interni (3/4)

ADVISOR

Fornisce suggerimenti e soluzioni per garantire lo sviluppo dell’impresa. Interviene soprattutto nelle situazioni a
carattere straordinario (che, a dire il vero, contraddistinguono quasi sempre la vita di una startup).
L’Advisor può rivestire in particolare un ruolo chiave nel definire i diversi aspetti di un'operazione finanziaria, come
nel caso dell’ingresso di un investitore.

Due sono le macro attività dell'Advisor:


1) La prima è di carattere professionale (analisi dell'attività, miglioramento dell'efficienza, posizionamento
territoriale e di mercato, tipologia dei clienti per capire se e come integrare i vari processi di vendita, valutazione
delle possibili sinergie, supporto alla pianificazione e monitoraggio, business planning sui parametri di natura
economica, finanziaria e patrimoniale, ecc).
2) La seconda è di tipo strategico (redazione del company profile, valutazione e formazione della pianificazione
commerciale, cambi tra le quote azionarie, ricerca di acquirenti interessati alla società, ecc.).

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gli stakeholder interni (4/4)

BUSINESS DEVELOPER

La sua mission è quella di connettere le esigenze dell’impresa con le opportunità di mercato, anche su scala
internazionale. Si occupa di creare e sviluppare le reti e le connessioni con potenziali stakeholder, fornitori e clienti. Il
Business Developer ha una visione di sistema, utile a sviluppare relazioni e competenze (professionisti, centri, società
di consulenza) per metterle a disposizione dell’impresa, cui segnala eventi, percorsi formativi e interventi consulenziali,
iniziative territoriali.

DIGITAL CONSULTANT

Il Digital Consultant è colui che supporta l’impresa nello sviluppo della dimensione digitale del suo Business; un salto
estremamente importante per capire cosa si può fare nell’ambiente digitale, dove a volte si possono realizzare delle
vere e proprie rivoluzioni.

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il sistema QuESTIO

QuESTIO è il sistema di rilevazione delle competenze dei CRTT di Regione Lombardia. Un CRTT – Centro per la Ricerca e il
Trasferimento Tecnologico è un ente pubblico o privato che fornisce servizi avanzati per l’innovazione.

Ad oggi QuESTIO conta oltre 2.090 soggetti tra Centri di ricerca e innovazione, Cluster delle Attività Produttive, Cluster Tecnologici e
oltre 315 imprese già accreditate.

QuESTIO è quindi un database sul quale un soggetto può cercare e selezionare partner mediante la consultazione di informazioni su
servizi offerti, competenze, infrastrutture, reti e collaborazioni.

Vi è inoltre un elenco di fornitori accreditati da Regione Lombardia esperti nello startup d’impresa, selezionati con il Bando FRIM
Linea Startup e Restart, che comprende:

- Gli incubatori pubblici e privati in qualsiasi forma costituiti e quelli certificati ai sensi di legge (art. 25 della l. 221/2012);
- Le società/gli enti di accelerazione d’impresa, comprese le aziende speciali di CCIAA lombarde e le società di servizi, in qualsiasi
forma costituite
- I liberi professionisti: in forma singola o associata che offrono servizi di natura gestionale, amministrativa e organizzativa

http://www.attivitaproduttive.regione.lombardia.it/shared/ccurl/297/773/decreto_8653%20Allegato%201%20soggetti%20fornitori%20163,0.pdf

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il work for equity (1/2)

Il decreto Sviluppo Bis (coordinato con la legge di conversione 221 del 2012) che ha istituito le cd. Start Up
Innovative, prevede una serie di agevolazioni per le nuove attività imprenditoriali.

Una di queste agevolazioni consiste nel work for equity, che fornisce ad amministratori, collaboratori continuativi e
dipendenti l’opportunità di essere pagati per le prestazioni offerte con la partecipazione diretta all’impresa.

Lo strumento è stato introdotto per risolvere il comune problema delle nuove attività di assumere personale
qualificato, disposto a lavorare in strutture innovative ma non ancora stabili dal punto di vista economico.

Affinché il work for equity porti vantaggi concreti, è dunque necessario fornire ai prestatori d’opera un punto
d’incontro tra l’opportunità imprenditoriale offerta fin dall’inizio e l’opportunità remunerativa, possibile solo quando
l’azienda riesce a diventare davvero autonoma dal punto di vista economico.

Serve dunque un equilibrio tale che metta le Start Up nella condizione di poter attirare validi profili da stimolare,
giorno per giorno, con progetti innovativi e retribuzioni soddisfacenti.

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il work for equity (2/2)

Il work for equity permette alla start-up innovativa di remunerare una collaborazione esterna con azioni, quote e
strumenti finanziari in luogo del pagamento della prestazione.

Vi rientrano le prestazioni professionali rese dagli amministratori della start up innovativa il cui reddito sia qualificato
da lavoro autonomo e parimenti tutte le prestazioni offerte da soggetti esterni.

Ne sono escluse le prestazioni rese da soggetti la cui remunerazione rientra tra i redditi di lavoro dipendente o ad
esso assimilato.

Qual è l’utilità per il beneficiario del W4E?


Il valore delle azioni, quote e S.F.P., emessi a fronte dell’apporto di opere e servizi ovvero di crediti maturati a
seguito delle prestazioni di opere e servizi, non concorre alla formazione del reddito complessivo del soggetto
percettore e apportante il servizio, né al momento dell’ultimazione del servizio, né al momento della emissione delle
azioni, quote, S.F.P.

Condizione essenziale per l’emissione di piani di W4E è che lo statuto della start-up contenga previsioni che
consentano di emettere strumenti finanziari partecipativi a fronte dell’apporto di opere o servizi.

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gli stakeholder esterni (1/2)
Oltre agli stakeholder interni, vi sono anche una serie di stakeholder “esterni” che sono rappresentati dai soggetti
fornitori di capitale, che nel mondo startup sono sintetizzabili nelle macro-categorie degli investitori privati e dal
soggetto finanziatore pubblico.

BUSINESS ANGEL: I business angels sono individui che investono i propri denari in aziende in cambio di
partecipazioni, presenti o future, nel capitale di queste. Contribuiscono con la loro presenza alla crescita della
startup e questo garantisce minor probabilità di fallimento rispetto alle imprese che si basano su altre forme di
finanziamento iniziale. Entrano in gioco nella fase iniziale di “round seed” colmando la lacuna in fase di primo
finanziamento.

VENTURE CAPITAL: Il venture capitalist opera attraverso un veicolo o un fondo, investendo soldi di terzi. Fornisce il
capitale finanziario agli stadi iniziali, ad alto potenziale e ad alto rischio, alle imprese a forte crescita. Il fondo di
venture capital guadagna attraverso il possesso di partecipazioni in società nelle quali ha investito. Il venture
capitalist di solito investe in quello che è denominato “round A”, fornendo capitali per la crescita e acquisendo quote
di minoranza

PRIVATE EQUITY: Il private equity è un’attività finanziaria mediante la quale un investitore istituzionale rileva quote di
una società target, ossia l’obiettivo, sia acquisendo azioni da terzi sia sottoscrivendo azioni di nuova emissione
apportando nuovi capitali all’interno della target. Un fondo di private equity, a differenza del venture capitalist, di
solito acquista il controllo di maggioranza di una società già matura.

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gli stakeholder esterni (2/2)
Perché è importante distinguerli?

Le principali differenze sono:

Dimensioni di intervento: i Venture Capital trascurano le start up di piccole dimensioni in quanto l'intervento
finanziario è troppo modesto per giustificare i costi di un'adeguata due diligence. Il Business Angel invece, essendo
un esperto nel settore in cui opera, svolge una due diligence veloce e informale, seppur precisa, e comunque meno
burocratica rispetto ad un puro operatore finanziario. In tal modo il Business Angel favorisce la creazione dal basso
di imprese. I Business Angel sono inoltre complementari e non concorrenziali ai Venture Capital istituzionali, in
quanto coprono una dimensione di intervento diversa, inferiore, del capitale di rischio. Dopo il finanziamento tramite
il Business Angel, l'impresa potrà rivolgersi ad un fondo di VC in maniera più strutturata.

Tempo dedicato all'analisi del progetto: le fasi del processo decisionale non occupano molto tempo per il Business
Angel (solitamente qualche mese) e sono, in ogni modo, svolte in maniera più veloce rispetto al tempo impiegato
dagli investitori istituzionali i quali devono seguire determinate procedure.

I due principali circuiti di Business


Angels in Italia sono IBAN e IAG.

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gli incentivi allo start up d’impresa
Pacchetto incentivi Ministero dello Sviluppo Economico
Il MiSE ha varato una serie di misure volta ad incentivare gli adempimenti e l’operatività delle Startup Innovative
italiane. Tra le novità più significative del 2016 troviamo gli incentivi fiscali per chi investe nelle start up e la
procedura di agevolazione all’accesso al Fondo di garanzia. Vi è poi il decreto che prevede la costituzione delle start
up innovative anche online, senza notaio.

Tutte le agevolazioni si trovano al seguente link:


http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/documenti/Scheda_di_sintesi_policy_startup_innovative_02_05
_2016.pdf

Contest
Vi sono durante l’anno diverse opportunità, organizzate nella formula dei concorsi (o call-for-ideas) da parte di fondi,
enti, organizzazioni volte a selezionare e premiare le idee più promettenti.

Bandi
All’interno del panorama delle agevolazioni e dei contributi pubblici, vi sono una serie di opportunità riservate alle
costituende imprese e/o alle new.co. A seconda del territorio di riferimento, i beneficiari vengono selezionati in
quanto portatori di un valore aggiunto coerente con le finalità programmatiche (es. valore occupazionale, valore
tecnologico etc.)

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startup nel P.O.R. Lombardia 2014-2020

Il POR FESR Lombardia 2014-2020 articola la propria strategia focalizzandola su 7 Assi prioritari tra loro coerenti e
integrati declinati in 14 obiettivi specifici (OS) e relativi risultati attesi, a cui sono correlate le 30 azioni che saranno
co-finanziate dal Programma.

Lo startup è ricompreso nell’Asse III - Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, la cui dotazione
finanziaria complessiva è pari a euro 294.645.000 (il 30,36% delle risorse totali del POR)

L’obiettivo dell’Asse III è quello di migliorare la competitività delle imprese, fin dalla nascita e per tutto il percorso di
crescita e consolidamento. L’Asse III supporta quindi interventi a sostegno delle attività delle MPMI.

L’azione riservata allo startup è la III.3.a.1 - Nascita e consolidamento delle micro, piccole e medie imprese, entro
cui saranno pubblicati interventi di supporto alla nascita di nuove imprese sia attraverso incentivi diretti, sia
attraverso l’offerta di servizi, sia attraverso interventi di micro-finanza (rif. III.3.a.1.1).

Le linee che saranno attivate sono: il Programma START e RESTART e la Linea INTRAPRENDO.

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il crowdsourcing

Il crowdsourcing (da crowd, folla e sourcing, generazione, risorsa) è lo sviluppo collettivo di un progetto da parte di
numerose persone esterne all'entità che ha ideato il progetto stesso.

Questo modello di realizzazione dei progetti è in genere reso possibile da internet e non riguarda necessariamente la
scrittura di codice in linguaggi di programmazione, ma la varietà di progetti può essere diversa, basti pensare a
Wikipedia, scritta dai propri lettori e uno dei più noti esempi di crowdsourcing volontario.

Più in generale, il crowdsourcing è un modello di business nel quale un'azienda o un'istituzione affida la
progettazione, la realizzazione o lo sviluppo di un progetto, oggetto o idea a un insieme indefinito di persone non
organizzate precedentemente. Questo processo viene favorito dagli strumenti che mette a disposizione il web.

Ad esempio, al pubblico può essere richiesto di sviluppare nuove tecnologie, portare avanti un'attività di
progettazione, definire o sviluppare un algoritmo, o aiutare a registrare, sistematizzare o analizzare grandi quantità di
dati in cambio di un ingresso nel team di sviluppo di quel progetto.

Oggi il crowdsourcing è per le aziende un nuovo modello di open enterprise, mentre per i freelance diventa la
possibilità di offrire i propri servizi su un mercato globale.

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il crowdfunding (1/4)

Il termine nasce dall’unione di due parole: crowd = folla + funding = finanziamento Quindi “finanziamento dalla folla”.
Si tratta perciò di donazioni di tante persone attraverso lo strumento di piattaforme web.

Nel 1884 il Comitato americano per la Statua della Libertà aveva difficoltà economiche per il completamento della
restaurazione del celebre monumento. L’editore Joseph Pulitzer esortò i cittadini di New York a donare denaro
attraverso il suo giornale New York World. In quel modo Pulitzer raccolse oltre 100.000 dollari in sei mesi,
coinvolgendo più di 125.000 persone nella restaurazione.

Colui che ha portato alla notorietà il crowdfunding è Barack Obama, che nel 2008 ha finanziato buona parte della
sua campagna elettorale per la presidenza con i soldi donati dai suoi elettori.

28
il crowdfunding (2/4)

In Italia sono attive 55 piattaforme di crowdfunding che hanno erogato complessivamente € 65.389.176,18

La pratica del Crowdfunding e le sue evoluzioni costanti hanno portato all’affermarsi di 4 modelli:

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il crowdfunding (3/4)
Il modello Donation Crowdfunding è largamente utilizzato da enti ed organizzazioni no-profit che si
Donation-based rivolgono alle persone affinché queste sostengano economicamente una causa sociale, etica o filantropica.
Il donatore, in tal caso, non ottiene alcuna ricompensa materiale dal sostegno alla causa.
Il Reward Crowdfunding è il modello maggiormente diffuso, in Italia e nel mondo, grazie alla sua capacità di
remunerare, seppure in maniera simbolica, il Supporter con ricompense emozionali o materiali
normalmente di valore inferiore alla donazione. La declinazione di questo modello in settori fortemente
Reward-based creativi e sperimentali ha portato alla pratica del pre-selling: il promotore di un progetto potrà rivolgersi al
pubblico per ottenere il supporto finanziario necessario allo sviluppo, progettazione e produzione di un
nuovo bene e/o servizio, offrendo come ricompensa il prodotto stesso, magari ad un prezzo inferiore
rispetto al futuro prezzo di lancio.
L’Equity Crowdfunding è l’ultima frontiera in materia di Crowdfunding e rappresenta la declinazione delle
logiche del finanziamento dal basso al capitale d’impresa. In questo modello, le start-up e le PMI innovative,
Equity-based possono rivolgersi al pubblico per ottenere i capitali necessari all’avvio della loro attività imprenditoriale. In
tal caso, il sostenitore-finanziatore acquisisce titoli partecipativi al capitale d’impresa.
E’ l’evoluzione del Crowdfunding che ha portato anche alla nascita del prestito tra privati. Si tratta di un
modello che consente a privati risparmiatori di prestarsi risorse monetarie a tassi di impiego ed utilizzo
Peer-to-peer Lending
agevolati, senza dunque il ricorso ad intermediari tradizionali come le banche, rendendo così possibile la
creazione di una «comunità di prestatori».

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il crowdfunding (4/4)
Le piattaforme di Crowdfunding possono essere ulteriormente raggruppate in tre categorie:

Piattaforme Le piattaforme specializzate accolgono progetti relativi ad uno specifico settore: arte, musica, editoria, games
Specializzate e così via.

Piattaforme Le piattaforme specifiche abbracciano diversi settori, ma si focalizzano su una dimensione specifica, ad
Specifiche esempio progetti creativi, ad elevato impatto tecnologico o ambientale.

Piattaforme le piattaforme generali o generaliste accolgono qualsiasi tipologia di progetto, non distinguendo tra il settore di
Generali riferimento o le caratteristiche intrinseche dei progetti.

Ognuna ha delle proprie regole ma la cosa che hanno in comune è il fare da intermediario tra coloro che hanno un progetto e coloro
che possono sostenerlo. Da qualche anno, si sta sviluppando anche una nuova forma di Crowdfunding chiamato DIY.

Il DIY (Do-it-yourself), che significa letteralmente “fai-da-te”, consiste nel creare una propria campagna personale attraverso il
proprio sito web (implementato grazie a piattaforme di codici pubblici di SelfStater, GitHub, IgnitionDeck o CrowdHoster).

Detto anche Crowdfunding Indipendente, sta diventando abbastanza di moda a causa del fatto che molti siti di Crowdfunding stanno
restringendo il numero di progetti approvati, modificando le regole e le norme delle loro piattaforme, rendendo di conseguenza non
idonei progetti che magari in precedenza avevano le giuste qualifiche.

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32
l’ecosistema (1/3)

Ad oggi, in Italia, le startup innovative sono 5.439 (rapporto Infocamere Aprile 2016)

A fine marzo 2016 il numero delle startup innovative risulta in aumento di 296 unità rispetto alla fine di dicembre
dello scorso anno (+5,8%).

Le startup rappresentano lo 0,35% del milione e mezzo di società di capitali italiane.


Il capitale sociale delle startup è pari complessivamente a poco più di 277 milioni di euro, che corrisponde in media a
51.000 euro a impresa (il capitale medio vede un aumento rispetto al trimestre precedente pari al 7,3%).

La Lombardia ospita il numero maggiore di startup innovative: 1.183 pari al 21,8% del totale.
Seguono l’Emilia-Romagna con 625 (11,5%), il Lazio 548 (10,1%), il Veneto 404 (7,4%) e il Piemonte 365 (6,7%).

In valore assoluto Milano è la provincia che ospita il numero maggiore di startup innovative: 802, pari al 14,8% del
totale. Seguono Roma con 475 (8,7%), Torino 273 (5%), Napoli 172 (3,2%) e Bologna 154 (2,8%).

33
l’ecosistema (2/3)

Secondo l’European Digital Forum l’Italia è la seconda nazione in Europa per le policy sulle startup.

L’European Digital Forum classifica le nazioni in base al grado di realizzazione dello Startup Manifesto.

Nel 2013 nove imprenditori europei, fondatori e cofondatori di otto tra le startup più competitive e
innovative del continente, sono stati invitati dall’allora vicepresidente della Commissione europea
Neelie Kroes a redigere lo Startup Manifesto, una tabella di marcia in 22 azioni per favorire la crescita
economica dell’ecosistema digitale del continente.

Le misure auspicate considerano la piattaforma istituzionale, il quadro legislativo, il sistema della


formazione, l’accesso ai talenti e al credito, la leadership di pensiero.

L’edizione del 2016 dello Startup Nation Scoreboard vede l’Italia posizionarsi al secondo posto, con
un tasso di adozione delle raccomandazioni pari all’82%, seconda soltanto all’Olanda (85%) e
migliore del Regno Unito (77%).

L’intera Unione europea manifesta progressi consistenti, con un confortante 60% di media e 12
Paesi posizionati al di sopra la media continentale.

34
l’ecosistema (3/3)

A favore dell’eccellente risultato italiano contano tre primi posti assoluti: nella facilità di accesso al talento (69%),
nella normativa su dati, sicurezza e privacy (88%) e nella leadership di pensiero (100%).

Nel report vengono messe in luce in particolare le legislazioni di settore approvate nel nostro Paese a partire dal
2012. La chiave di volta è il decreto legge 179/2012, noto anche come Decreto Crescita 2.0 o Italian Startup Act,
che introduce nell’ordinamento la tipologia dell’impresa innovativa e prevede strumenti e misure di vantaggio per
favorirne la costituzione e la maturazione.

Positiva anche l’introduzione dello Startup Visa, il visto lavorativo semplificato a favore di imprenditori stranieri che
desiderano fondare startup in Italia o entrare a far parte di imprese innovative già esistenti.

Degni di nota anche il progetto pilota dei Contamination Lab, un’iniziativa congiunta dei ministeri dell’Istruzione e
dello Sviluppo economico per stimolare gli studenti universitari a partecipare a progetti multidisciplinari che uniscono
la dimensione innovativa a quella imprenditoriale, che ha dato vita a centri sperimentali in Campania, Puglia,
Calabria e Sicilia.

Alla valutazione ha contribuito anche l’approvazione del Jobs Act, il nuovo ordinamento in materia di lavoro, che
garantisce al mercato la flessibilità necessaria a un settore dinamico come l’innovazione.

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