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LEZIONE 3

Come si misura l’innovazione?Parleremo di innovazione a livello di impresa ovvero vedremo un altro modo
di misurare l’innovazione dove il focus è l’impresa, nei dati che abbiamo visto la scorsa lezione, per
esempio, quando si parlava di ricerca e sviluppo, quindi, le spese di ricerca e sviluppo a livello aggregato
oppure anche dei brevetti ovviamente le imprese erano tra i soggetti che partecipavano alla creazione di
quelle spese in ricerca e sviluppo. Misurare l’innovazione e la capacità innovativa solo sulla base delle spese
in ricerca e sviluppo o dei brevetti è limitante e, quindi, vediamo quali sono le altre dimensioni che vengono
considerate e come si possono raccogliere dati e informazioni sull’innovazione a livello di impresa.

In questa tabella vengono elencate una serie di attività che in


qualche modo sono collegate alla capacità innovativa delle imprese, quindi, quali sono le attività che
corrispondono alla attività dell’impresa per produrre innovazione. La prima attività elencata sono le attività
propriamente di ricerca e sviluppo e in questo caso quello che viene misurato nel livello delle spese
aggregate, cioè quello che l’impresa effettivamente anche nei suoi bilanci dichiara come spese per attività
di ricerca e sviluppo. Possono anche esserci attività che possono essere una componente, che possono
portare ad attività innovativa ma che non sono necessariamente attività vere e proprie di ricerca e sviluppo
ad esempio l’attività di engineering, come l’adattamento dei macchinari o il loro miglioramento possono
essere l’origine di una innovazione di prodotto di una impresa ma non è propriamente una attività di ricerca
e sviluppo, quindi, rientra in un altro tipo di attività dell’impresa. Anche l’attività di marketing può essere
importante in quanto dall’attività di marketing e di raccolta di informazioni sul mercato nascono molte
innovazioni. Le imprese possono sviluppare queste attività che permettono alle imprese stesse di ricevere
input dal mercato e che sono input, ad esempio, per una attività di ricerca e sviluppo che porta a nuovi
prodotti e quindi innovazioni di prodotto. Le attività legate ai brevetti ovvero IP - intellectual property,
include tutte le attività che girano attorno alla registrazione di brevetti. La formazione dei lavoratori,
ovviamente questa attività può essere estremamente importante per la produzione di innovazione, ad
esempio l’impresa può mandare dei lavoratori specializzati a svolgere dei corsi in abiti che poi porteranno
competenze all’impresa e sulla base di esse l’impresa può innovare. Sviluppo di software e di attività legate
a database, attività collegate all’acquisizione o all’affitto di alcuni asset tangibili, per cui si possono acquisire
competenze e conoscenze anche all’esterno, infine attività innovative legate al management dell’impresa.
Questo per dare l’idea che lo spazio delle attività che possono essere rilevanti per l’attività innovativa delle
imprese è molto ampio, non riguarda solo quello che viene svolto ad esempio nei laboratori delle imprese
ma riguarda anche altre dimensioni dell’attività dell’impresa.
Collegato a questa definizione ampia di attività innovativa da parte
delle imprese possiamo identificare alcuni indicatori che si possono considerare per misurare la capacità
innovativa dell’impresa. Ovviamente il primo indicatore è quello delle spese in ricerca e sviluppo ma
possiamo anche distinguere tra quelle intramural o extramural, ovvero l’impresa può fare attività di ricerca
e sviluppo dentro, nell’impresa e quindi, possedere dei laboratori e le spese che l’impresa conta in questo
caso sono le spese del personale, i costi dei materiali e l’acquisto di macchinari particolari. L’impresa può
anche acquisire servizi di ricerca e sviluppo da terze parti (es. laboratorio 3D che esiste all’Università di
Pavia ad ingegneria, in questo caso le imprese esterne pagano il servizio al laboratorio 3D dell’Università
per qualche tipo di attività che a loro serve e in questo caso può essere indicato come spesa in ricerca e
sviluppo acquistate all’esterno). Questo viene fatto perché, sempre nel caso del laboratorio 3D, sono
presenti dei macchinari o delle stampanti costose che per la singola impresa non ha senso acquistare e
avere al suo interno, può accadere che le imprese insieme all’università comprino la stampante 3D, il
laboratorio dell’Università svolge la ricerca e intanto svolge dei servizi per le imprese che hanno partecipato
all’acquisto delle stampanti e l’impresa in questo modo non deve sopportare il costo di un macchinario che
per l’impresa singola può essere estremamente costoso, questo è un esempio di spesa extramural.

Altre attività innovative che non sono necessariamente ricerca e sviluppo sono i costi del personale, che
non sono i costi del personale direttamente coinvolto nell’attività di ricerca e sviluppo perché sono già
presenti nella spesa, altri servizi comprati all’esterno che però non sono propriamente servizi di ricerca e
sviluppo, materiali e altri elementi che possono servire all’impresa per fare attività innovativa che però non
fanno parte delle risorse che servono per svolgere attività di ricerca e sviluppo e poi beni capitali, quindi,
macchinari che sono acquistati ovviamente escludendo quei macchinari che entrano già nella spesa in
ricerca e sviluppo. Vediamo che se vogliamo misurare la capacità innovativa di una impresa sono tante le
voci che possiamo considerare e sommando tutte queste voci differenti abbiamo l’investimento
dell’impresa in attività innovative, che non comprende solo ricerca e sviluppo ma un concetto più ampio.
Naturalmente dal punto di vista della raccolta delle informazioni, ottenere tutte queste informazioni non è
semplice, mentre le spese in ricerca e sviluppo sono disponibili nel bilancio dell’impresa, tutte queste altre
spese sono anch’esse segnate nel bilancio ma è molto più complicato, quindi, vediamo che avere
informazioni e dati sulla capacità innovativa delle imprese è più difficile, non trovo i dati disponibili su un
database ma devo cercare di raccoglierli.

Come faccio a raccoglierli? Uno strumento ormai diffuso da parecchi anni all’interno dell’Unione Europea,
e che è sempre più adottato anche al di fuori, sono le cosiddette Community Innovation Survey ovvero delle
survey, quindi, dei questionari che vengono in modo regolare, ogni tot di anni, proposte a dei campioni di
imprese, nel caso di questa survey, che sono localizzate in tutti i paesi dell’Unione Europea. Quindi, circa
ogni 4/5 anni in tutti i paesi dell’UE si costruiscono dei campioni stratificati per ogni paese, con delle
caratteristiche ovvero ad esempio in Italia avremo imprese di dimensioni differenti perché si vuole
rappresentare al meglio l’universo delle imprese, quindi, avremo imprese grandi, medie e piccole. Si
cercherà di avere una stratificazione anche a livello geografico, ovvero non vogliamo che nel nostro
campione siano presenti solo imprese della Lombardia ma vogliamo che il campione sia rappresentativo
della distribuzione delle imprese in Italia, quindi, in base alla percentuale di come si distribuisce l’universo
delle imprese nelle regioni italiane verrà ricostruito il campione. Quindi, il numero di imprese che viene
intervistato con questa Community Innovation Survey sarà proporzionale all’interno del campione rispetto
alla proporzione del numero delle imprese che effettivamente sono presenti, ad esempio, in Sicilia sul
totale delle imprese italiane. La dimensione delle imprese si può misurare con alcune variabili ovvero in
termini di occupazione o fatturato. Un’altra dimensione sulla quale viene stratificato il campione di imprese
è la specializzazione settoriale, cercando di rappresentare in modo statisticamente rappresentativo
l’effettiva distribuzione settoriale delle imprese in Italia. L’universo delle imprese in statistica sono tutte le
imprese di un paese e questo universo possiede delle caratteristiche in termini di distribuzione geografica,
settoriale e di dimensione, sulla base di queste caratteristiche statistiche dell’universo viene costruito
quello che viene chiamato un campione rappresentativo, le imprese che seleziono per il campione devono
essere rappresentative delle dimensioni che vengono scelte come fondamentali della eterogeneità delle
imprese italiane, in questo caso dimensione, distribuzione geografica e settoriale. In questo modo ottengo
un campione rappresentativo, non ho bisogno di intervistare tutte le imprese italiane, come avviene con il
censimento (indagine statistica che va a contattare con un questionario tutte le imprese italiane). Questa è
una indagine che viene svolta su un campione più ristretto ma esso deve essere rappresentativo della
realtà.

Ogni paese europeo identificherà un campione, che sarà tanto più ampio tante più imprese sono presenti in
quel paese, e a queste imprese che sono state selezionate all’interno del campione - che tenderanno ad
essere sempre le stesse perché una delle informazioni importanti che possiamo ottenere con la Community
Innovation Survey è come sono variate le situazioni nel corso del tempo, in quanto se ogni anno intervisto
imprese differenti questa dimensione dinamica viene persa. Quindi, si cerca di avere sempre le stesse
imprese in modo tale che si possa andare ad osservare le variazioni. A queste imprese viene posta una serie
di domande per andare a misurare non solo quanto loro spendono in innovazione e in che attività
spendono per fare innovazione ma anche quanto innovative sono, si va proprio a chiedere alle imprese
quante innovazioni hanno introdotto in un certo periodo, quindi, viene misurato non solo quanto viene
speso per l’innovazione ma anche quanto innovative sono le imprese. Ovviamente, le domande sono state
create in modo tale che le risposte siano meno soggettive possibili, anche se un minimo di soggettività
rimane. L’indagine si basa su un concetto di innovazione molto ampio, quindi, non è innovazione solo
quello che è nuovo per il mondo ma viene distinto tra l’introduzione di una innovazione assolutamente
nuova per il mondo, per il mercato o per l’impresa stessa. I questionari sono creati in modo tale da avere
delle domande di controllo però può rimanere della soggettività nelle risposte.

Gli indicatori di innovazione includono: la performance innovativa dell’impresa misurata come il numero
medio di innovazioni in un determinato periodo di tempo e come indicatore di controllo si misura la
performance innovativa come percentuale sul fatturato che deriva dalla vendita di prodotti innovativi. Sono
complementari ma la seconda domanda aggiunge un elemento in più, in quanto da un lato si chiede
all’impresa quanta innovazione ha introdotto mentre la seconda domanda si va a vedere quanto
effettivamente l’introduzione di queste innovazioni ha impattato sul fatturato dell’impresa, ovvero se
l’innovazione che è stata introdotta ha avuto un effetto nel mercato. Un altro aspetto importante del
Community Innovation Survey è che essa indaga da dove viene la conoscenza necessaria alle imprese per
fare innovazione, aspetto importante perché ci comunica se la conoscenza necessaria è stata costruita
all’interno dell’impresa attraverso investimenti in spesa in ricerca e sviluppo oppure magari invece è stata
acquisita all’esterno e in collaborazione con quali attori, ad esempio il ruolo dell’Università, ovvero ad
esempio una impresa pavese che collabora con il laboratorio di stampa 3D dell’Università di Pavia e grazie a
questa collaborazione riesce a introdurre una innovazione di prodotto, quindi, da questa inchiesta si
comprende come l’Università ad esempio abbia avuto un ruolo rilevante o anche collaborazioni con altre
imprese.

Riportiamo alcune domande di questa CIS che ci fanno


comprendere come si raccolgono questi dati, intanto vediamo che la definizione di innovazione di prodotto
e per fare in modo che chi risponde abbia la stessa concezione di chi fa le domande, quindi, nel
questionario viene spiegato. Questa è l’ultima indagine CIS e si chiede se nel triennio 2018-2020 l’impresa
ha introdotto innovazioni prodotto o di servizio. In seguito, viene posta una domanda sulle collaborazioni:
“chi ha sviluppato le innovazioni di prodotto o di servizio introdotte dall’impresa nel biennio 2018-2020?” e
si chiede se è stata l’impresa da sola oppure in collaborazione con altre imprese, l’impresa adattando o
modificando prodotti sviluppati da altre imprese o istituzioni, ovvero una situazione di innovazione
incrementale, oppure da altre imprese, istituti di ricerca e università o istituzioni private o pubbliche.
Queste informazioni sono molto importanti perché aiutano a definire il sistema di innovazione delle
imprese ovvero il soggetto di queste indagini sono le imprese ma si indaga anche con chi collaborano le
imprese e possiamo osservare per esempio come in certi settori le collaborazioni con le università sono più
importanti rispetto ad altri. Questo vuol dire che è possibile intervenire con delle politiche nei settori in cui
per esempio vediamo che produrre innovazione dipende dalla collaborazione con le università il ministero
potrebbe sviluppare dei programmi che possano facilitare questo tipo di relazioni, perché se l’obiettivo è
quello di produrre più innovazione sapendo come funzionano queste dinamiche è possibile intervenire e
cercare di migliorare la situazione.

Anche in questo caso viene richiesto di indicare il tipo di


partner con cui l’impresa ha cooperato e la sua localizzazione geografica, aggiunge un aspetto interessante
perché osserviamo che le colonne sono distinte dal fatto che i soggetti siano italiani, europei oppure di altri
paesi. Questo è un altro tipo di informazione importante, per esempio sapere se le imprese di un
determinato settore o di una certa dimensione collaborano maggiormente ovvero trovano le competenze
di cui hanno bisogno in Italia oppure in Europa o fuori dall’Europa.
Questa domanda è interessante perché nelle ultime indagini del CIS è stata
aggiunta una raccolta di informazioni che riguarda l’impatto ambientale delle imprese, il discorso
ambientale è diventato sempre più importante e quindi, abbiamo questa domanda che cerca di
comprendere l’introduzione di innovazioni ha avuto dei benefici ambientali all’interno delle imprese
oppure benefici ambientali ottenuti dal consumo e utilizzo di beni o servizi da parte degli utilizzatori finali.
Quindi, si cerca di distinguere tra il fatto che sono avvenuti dei miglioramenti in termini ambientali nel
funzionamento dell’impresa piuttosto che invece l’innovazione che l’impresa ha introdotto abbia avuto un
impatto nel mercato, quindi, per esempio l’introduzione di una innovazione che porta a un minore
consumo energetico oppure una riduzione delle emissioni di Co2, riduzione dell’inquinamento atmosferico
ecc. Raccoglie informazioni molto utili su quella che è una dimensione importante dell’attività innovativa
delle imprese ovvero quando l’attività innovativa delle imprese comporta anche dei benefici in termini
ambientali.

L’istituto statistico nazionale del paese si occupa di svolgere la survey che è la stessa in tutti paesi dell’UE, è
la stessa nel tempo, si cerca di mantenere le domande uguali e può accadere che venga inserito un tema
nuovo come quello ambientale. Il vantaggio ovviamente è che possediamo dei dati molto dettagliati a
livello del singolo paese ma è possibile svolgere dei confronti a livello europeo. Nel grafico vediamo la
quota delle imprese innovative nel 2018 nei vari paesi dell’Unione Europea. La barra è la percentuale di
imprese innovative sul totale, quindi, se consideriamo l’Estonia che è il paese più a sinistra vuol dire che più
del 70% delle imprese estoni hanno introdotto qualche tipo di innovazione. La barra rossa sono le
innovazioni di livello più elevato ovvero innovazioni che hanno introdotto prodotti innovativi nuovi per il
mercato, naturalmente per i prodotti nuovi per il mondo la quota è molto piccola però nuovi per il mercato
significa un livello di innovazione abbastanza elevato, e nel caso delle imprese estoni possiamo osservare
che intorno al 15% sono imprese che ritengono di aver introdotto prodotti nuovi per il mercato. Questa
indagine tendenzialmente non si rivolge alle imprese molto piccole, infatti, abbiamo la quota delle imprese
con almeno 10 occupati, si pone una soglia dimensionale. Nel caso italiano, quinto paese da sinistra,
abbiamo più o meno circa il 60% delle imprese che ritiene di avere introdotto qualche tipo di innovazione
mentre le imprese più innovative sono solo il 10% mentre se osserviamo ad esempio il Belgio vediamo che
sono presenti imprese più innovative.
Questi sono i dati della vecchia CIS, fino al 2014, in questo caso
abbiamo una disgregazione delle imprese sulla base della dimensione delle imprese e della specializzazione
settoriale, possiamo osservare che le imprese più grandi tendono ad essere quelle più innovative, vediamo
che le imprese con più di 250 addetti sono quelle che tendono ad essere più innovative. L’analisi di questi
dati permette di presentare una fotografia molto dettagliata per dimensione, specializzazione settoriale e
localizzazione geografica delle imprese. Questa è la Community Innovation Survey che è a livello di
misurazione dell’innovazione a livello di impresa lo strumento più utilizzato, in Europa è utilizzato da
parecchi anni, per esempio in America Latina viene utilizzato un questionario simile, perché in questo modo
è possibile la comparazione, è sempre interessante avere dei risultati che descrivono la situazione di un
paese ma permettono a quel paese anche di comparare e fare una sorta di benchmark con altri paesi.

Come si a minimizzare l’impatto dell’errore? Intanto facendo dei campioni grandi e rappresentativi,
usando dei questionari che sono il più possibili semplici e comprensibili e facendo un lavoro preliminare
specificando cosa l’intervistatore intende per i vari concetti.

Vediamo questo primo indicatore a livello di paese ma la cui fonte sono le


spese in ricerca e sviluppo delle imprese più grandi nei diversi paesi, quindi, non è un indicatore composto
ma è un indicatore, che viene calcolato da un istituto di ricerca della Commissione Europea, in cui la
dimensione che si misura sono le spese in ricerca e sviluppo ma la particolarità di questo indicatore è quella
di concentrarsi sulle spese in ricerca e sviluppo delle imprese più grandi. Quindi, questo indicatore
considera le spese delle 2500 imprese al mondo che spendono maggiormente in ricerca e sviluppo. L’idea di
base di questo indicatore è quella di concentrarsi solo sulle imprese più grandi e il vantaggio è quello che
essendo imprese di grandi dimensioni hanno i bilanci che sono pubblici e quindi, i dati sulle spese di ricerca
e sviluppo sono disponibili. Essendo le imprese che maggiormente spendono in ricerca e sviluppo nel
mondo, la loro spesa è un buon indicatore della spesa in ricerca e sviluppo a livello dei singoli paesi, perché
se ad esempio in Italia viene presa in considerazione la spesa in ricerca e sviluppo delle imprese che in Italia
maggiormente spendono in ricerca e sviluppo, quel dato è significativo di quella che è la capacità di
produrre innovazione di tutto il paese.

Si concentra sulle 2500 imprese che maggiormente


spendono in ricerca e sviluppo a livello mondiale e quello che si osserva è che di queste 2500 imprese solo
361 sono europee, un risultato non atteso, è un indicatore che viene calcolato ogni anno. Di queste 2500
imprese, che quindi sono i top R&D spenders a livello mondiale, 822 sono americane 678 sono cinesi
mentre appunto 361 sono europee. Ci si poteva aspettare che le imprese europee fossero presenti in modo
più consistente. Nel grafico sulla parte destra possiamo vedere la distribuzione all’interno dei paesi
dell’Unione Europea, come ci si poteva aspettare la Germania è quella che possiede un numero maggiore di
queste imprese ovvero 114 mentre l’Italia ne possiede solo 20. Sostanzialmente, nel caso dell’Italia
considerando i top R&D spenders a livello mondiale sono presenti solo 20 imprese. Questo rapporto
fornisce una serie di altre informazioni, per esempio, a livello mondiale le spese in ricerca e sviluppo di
questi top 2500 spenders sono circa 1000 miliardi di euro e di questi 1000 miliardi euro circa 40% sono
spesi negli Stati Uniti e circa il 17% in Europa.

Altra informazione che si può ottenere da questo rapporto è


la distribuzione settoriale, quindi, dove si concentrano le imprese che spendono molto in ricerca e sviluppo,
possiamo osservare come quello in verde è il settore della sanità, di fianco abbiamo le ICT con il 22,6%
mentre automobili e trasporti circa il 14%. Quella sulla destra è la distribuzione settoriale a livello europeo,
dalla quale si osserva che il settore in Europa nel quale si investe maggiormente in R&D è il settore dei
trasporti e automobili. Se il settore dei trasporti e delle automobili pesa circa il 14% a livello mondiale, nel
caso europeo pesa per circa il 30%. Questo è un altro elemento interessante, possiamo osservare il ritardo
in termini di capacità innovativa dell’Europa rispetto agli Stati Uniti, questo rapporto mette in evidenza
questo concetto, perché possiamo osservare che relativamente poche imprese europee rientrano in questo
gruppo dei top R&D spenders e le imprese europee svolgono molta ricerca in un settore che forse non è più
così avanzato a livello mondiale ovvero quello delle automobili e dei trasporti. I settori dove esiste tanta
ricerca oggi a livello mondiale sono il settore della sanità, degli ICT producers e services, sui quali in Europa
siamo abbastanza deboli, mentre viene svolta tanta ricerca nel settore delle automobili e dei trasporti dove
è presente l’aspetto dell’elettrico ma comunque “abbastanza tradizionale”. Quindi, l’Europa rimane debole
per esempio nel settore dei servizi legati alle ICT.

Possiamo vedere come varia la crescita, vediamo che,


mentre per esempio in Cina le spese in ricerca e sviluppo sono cresciute quasi del 25%, in Europa le spese in
ricerca e sviluppo sono cresciute poco meno del 9%, una crescita inferiore alla crescita mondiale, quindi, in
Europa sono presenti poche imprese e quelle presenti non stanno in qualche modo investendo di più per
raggiungere le imprese cinesi e americane, questo ritardo sembra che sia un ritardo che continua nel
tempo.
Possiamo vedere le prime 50 imprese in queste top 2500, la prima è
Alphabet, Meta, Microsoft, Huawei e poi Apple, delle prime 5 imprese 4 sono nel settore degli ICT services
americane, questo tipo di imprese in Europa non sono presenti. La prima impresa europea è Volkswagen, al
settimo posto. I dati sono di febbraio 2023, questo rapporto viene svolto da un istituto di ricerca
dell’Unione Europea che si trova a Siviglia, GYC.

Se vediamo le 20 imprese italiane, la prima delle imprese italiane


in termini di spesa R&D è Telecom Italia, seguita da Intesa San Paolo, Leonardo e Unicredit. Sono presenti
varie imprese di diversi settori, possiamo infatti vedere anche Prada. Questa tipologia di servizi è molto
rappresentativa della struttura delle imprese italiane, non sono presenti settori di tecnologia avanzata, è
presente qualche impresa farmaceutica o elettronica ma principalmente nel settore delle utility come HERA
o Eni.

Vediamo la rilevazione sulle imprese ovvero la percentuale di imprese


innovative, i dati del CIS permettono di fare una fotografia non solo dell’Italia ma anche dell’Italia a livello
regionale, dove possiamo osservare quali sono regioni nelle quali è presente una maggiore presenza di
imprese innovative, la regione dove sono presenti maggiori imprese innovative è il Veneto e non la
Lombardia come ci si potrebbe aspettare.

Vediamo adesso i cosiddetti indicatori composti cioè l’attività di innovazione è una attività abbastanza
complessa, quindi, se essa viene misurata solo con le spese in ricerca e sviluppo o con i brevetti o solo con il
numero dei ricercatori, i dati sono disponibili ma tendenzialmente viene considerato un aspetto del
processo innovativo, non il processo innovativo nel suo complesso. Dunque, un modo che si utilizza per
superare questa problematica, considerando gli indicatori a livello di paese non di impresa, esistono gli
indicatori che sono compositi ovvero che uniscono diverse dimensioni.

Esistono degli indicatori che cercano di unire dal punto di vista statistico le diverse dimensioni dell’attività
di innovazione, sono basati su quelli che si chiamano indici compositi o indicatori sintetici ovvero delle
combinazioni matematiche, attraverso delle tecniche statistiche, di indicatori diversi che rappresentano le
diverse componenti del concetto multidimensionale da rappresentare, in questo caso l’innovazione. Quindi,
per esempio possono essere una combinazione di informazioni come le spese di ricerca e sviluppo, il
numero di brevetti, il numero di ricercatori ma anche per esempio la disponibilità di infrastrutture digitali, il
livello di educazione della popolazione, il numero di laureati in materie STEM. Questi indicatori compositi
sono indicatori che, utilizzando delle tecniche statistiche adeguate, unire diverse dimensioni, in questo
modo si ottiene un indicatore sintetico. Spesso è possibile analizzare, oltre all’indicatore sintetico, anche le
diverse dimensioni dell’indicatore e svolgere dei confronti a livello di paese o a livello di regione.

Uno degli indicatori più utilizzati per


l’innovazione è il cosiddetto European Innovation Scoreboard, quello visto in precedenza è una classifica dei
paesi europei basata su un unico indicatore ovvero le spese in ricerca e sviluppo delle principali imprese
che spendono in innovazione, in questo caso è un indicatore sempre a livello europeo, quindi, che compara
i paesi europei ma è un indicatore composito, quindi, che tiene conto di dimensioni e variabili differenti,
tutte rilevanti per misurare la capacità innovativa dei paesi.

Possiamo osservare le dimensioni che sono considerate in questo indicatore, sono quattro categorie o
dimensioni diverse e all’interno di ciascuna di esse sono presenti diversi indicatori:

1. La prima dimensione è quella che viene chiamata di condizioni di contesto – framework conditions – e
fanno parte di questa dimensione: da un lato il livello delle risorse umane sicuramente è una condizione di
contesto di base per spiegare la capacità innovativa di un paese e viene misurata tramite alcuni indicatori
come: il numero di persone con un Phd. La differenza tra questi indicatori e le variabili che abbiamo visto
nelle scorse lezioni sono che in precedenza ognuno di questi indicatori veniva considerato singolarmente
ovvero si osservava all’interno della popolazione qual è ad esempio la percentuale di persone che hanno un
Phd in Italia e lo confronto con altri paesi. In questo caso, invece, questo stesso dato è una delle variabili
che viene composta in un indicatore sintetico, è una delle dimensioni che si misurano. Tutte queste diverse
dimensioni, che vengono composte attraverso tecniche statistiche in un indicatore aggregato, sarà un
indicatore aggregato che rappresenta l’aggregazione delle diverse dimensioni che sono considerate in
questo indicatore. Abbiamo poi l’attrattività dei sistemi di ricerca abbiamo alcune variabili viste in
precedenza come le pubblicazioni scientifiche internazionali in cofabbrication ovvero quando sono presenti
autori di paesi differenti. La percentuale di pubblicazioni che sono tra quelle più citate a livello mondiale,
una misura della qualità delle pubblicazioni è il numero di citazioni ovvero il fatto che viene pubblicato un
articolo scientifico e se esso è in qualche modo rilevante altri ricercatori che scrivono sullo stesso
argomento faranno riferimento all’articolo. Se un articolo scientifico possiede molte citazioni allora significa
che l’articolo ha un impatto importante e rilevante ed è citato da molti altri ricercatori. Quindi, può essere
considerato come un indicatore importante della capacità innovativa di contesto. Il numero di studenti di
dottorato stranieri ovvero quanto attraente è un sistema nazionale, quanti studenti stranieri si recano nel
paese a fare il dottorato. Infine, le infrastrutture di base come la disponibilità della banda larga, quindi,
accesso a internet o luce e il livello di imprenditorialità.

2. Un altro ambito importante è l’accesso delle risorse per fare innovazione, ovvero per svolgere
innovazione si ha la necessità di risorse finanziarie. Abbiamo una serie di indicatori come le spese in ricerca
e sviluppo del settore pubblico e le spese del settore del venture capital ovvero quelle società finanziarie
che sono più orientate a finanziare attività innovative. Infine, investimenti in ricerca e sviluppo del settore
business.

3. Terza grande categoria di variabili presenti in questo indice sono le attività innovative, quindi, in questo
caso si misurano gli output innovativo mentre prima erano input innovativi, vengono misurate le piccole
imprese che hanno introdotto una innovazione di processo o di prodotto, che hanno introdotto una
innovazione di marketing o organizzativa. I legami ovvero il fatto che le imprese innovative hanno molti
legami con altre imprese, imprese innovative che collaborano con altre imprese. Un altro modo per
misurare questo livello di collaborazione può essere quello di andare a vedere sempre le pubblicazioni e
osservare quelle in cui sono presenti autori del settore pubblico e privato, ovvero ricercatori che lavorano
per esempio in università con quelli che lavorano nelle imprese. Infine, i brevetti, trademark, ovvero i
marchi di fabbrica che possono essere anch’essi registrati, e applicazioni di design.

4. L’impatto dell’innovazione che si può misurare in termini di occupazione, quindi, l’innovazione porta a
una crescita dell’occupazione dei settori più innovativi, piuttosto che l’impatto in termini di fatturato delle
imprese, ovvero un paese che esporta molti prodotti high-tech, l’esportazione di prodotti high-tech rispetto
all’esportazione di prodotti tradizionali, e la quota sul fatturato che è possibile attribuire a innovazioni di
prodotto. Impatto dell’innovazione in termini di maggiore occupazione o in termini di maggiore fatturato e
maggiori esportazioni.

Questo indicatore unisce tutte queste dimensioni, vediamo che sono


tutte variabili che misurano aspetti differenti e per aggregarle ho la necessità di utilizzare tecniche
statistiche che permettono di creare un indicatore aggregato. Questo indicatore a livello europeo permette
di identificare 4 categorie, classifica i paesi europei in 4 categorie diverse: leaders in termini di innovazione,
forti innovatori, innovatori moderati, innovatori emergenti.

Questo è l’indicatore a
livello aggregato, vediamo in verde gli innovation leaders e sull’asse delle ordinate è il valore aggregato di
questo indicatore. Vediamo nella mappa il sito dello European Innovation Scoreboard dove è possibile
avere la mappa di tutta l’Europa, selezionare i singoli paesi, vedere la variazione negli anni e i risultati dei
vari indicatori, in quanto, è presente il valore aggregato ma è possibile concentrarsi su un singolo
indicatore. È possibile vedere l’indicatore aggregato, fare confronti tra paesi, andare a vedere le diverse
dimensioni aggregate e i singoli indicatori che compongono quella dimensione. Per alcune delle variabili
sono disponibili i dati a livello regionale, quindi, per esempio si vede nel caso dell’Italia esistono delle grandi
differenze, Calabria e Valle d’Aosta sono nella categoria emerging innovators.

Sono stati riportati i dati della Lombardia per avere una idea delle
caratteristiche del sistema innovativo lombardo nel dettaglio, vediamo come per esempio le variabili sulle
quali la Lombardia si trova in una buona posizione sono tutte quelle variabili che riguardano la capacità
innovativa delle piccole imprese ovvero il primo e il terzo, mentre se procediamo verso il basso vediamo
che una variabile nella quale la Lombardia non è messa particolarmente bene è la percentuale di
popolazione con una istruzione universitaria, anche il numero di brevetti si trova verso il fondo della
classifica, gli individui che hanno competenze di tipo digitali al di sopra della media mentre l’ultimissimo
sono le spese in ricerca e sviluppo a livello pubblico, sono calcolate a livello regionale però in questo senso
la Lombardia dipende molto dalla politica rispetto alle spese in ricerca e sviluppo a livello nazionale. Per
esempio, se consideriamo le università, in questa variabile sono calcolate le spese in ricerca e sviluppo fatte
dalle università lombarde ma quanto le università lombarde ricevono in fondi per la ricerca non è una scelta
della regione, dipende dal governo nazionale, quindi, le scelte nazionali si ripercuotono poi sui risultati
regionali.

Un altro indicatore che si può considerare è il Global Innovation Index, a


differenza di quello dell’Unione Europea che si concentra sui paesi dell’UE, questo è un indicatore a livello
globale. È stato sviluppato dalla WIPO ovvero World Intellectual Property Organization, un’organizzazione
internazionale che nasce per concentrarsi sui brevetti che ha sviluppato questo altro indicatore aggregato
dove le dimensioni considerate sono in un certo senso simili a quelle dell’European Innovation Scoreboard,
quindi, la dimensione di contesto in termini istituzionali, di capitale umano, infrastrutture, la sofisticazione
del mercato e il livello di sofisticazione delle imprese, questi sono tutti indicatori di input. Vediamo che la
logica è sempre simile a quella dello European Innovation Scoreboard, abbiamo una serie di indicatori che
misurano gli input del processo innovativo e altri che misurano gli output del processo innovativo in termini
di creazione di conoscenza e nuovi prodotti.
Abbiamo i risultati del Global Innovation Index, nella parte sopra vengono indicati i 3
paesi che raggiungono il livello più alto di questo indicatore nelle diverse regioni a livello mondiale, per
esempio nel caso dell’Europa abbiamo la Svizzera, la Svezia e la Gran Bretagna mentre nel Nord America
abbiamo Stati Uniti e Canada. Mentre nella parte sotto della slide la disaggregazione viene svolta sulla base
dei livelli di reddito dei paesi, ad esempio per i paesi ad alto reddito abbiamo Svizzera, Stati Uniti e Svezia
mentre per i paesi a reddito medio abbiamo Cina, Bulgaria e Malesia.

Vediamo questo grafico che mostra la forte relazione positiva esistente tra il
livello di sviluppo misurato in termini di GDP pro capita e il livello raggiunto in termini di Global Innovation
Index, vediamo che i paesi si distribuiscono più o meno tutti lungo questa retta positiva. I paesi che stanno
al di sopra della curva sono paesi che hanno una performance in termini di innovazione che è sopra la
media rispetto al loro livello di sviluppo, sono indicati con il nome, invece, tutti quei paesi che si trovano
sotto la curva sono paesi che hanno un livello di capacità innovativa al di sotto della media rispetto al loro
livello di sviluppo. Quello che emerge dal grafico è che esiste una forte relazione tra capacità innovativa e
livello di reddito pro-capite.

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