Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
AD ARLES
AVVERTENZA
Questo materiale didattico è stato predisposto in formato digitale dalla
professoressa Simonetta Parodi ad uso ESCLUSIVO e strettamente
PERSONALE degli studenti delle proprie classi 5^A e 5^D del liceo
classico «A. D’Oria» di Genova, in relazione all’emergenza sanitaria che
ha costretto alla chiusura degli Istituti scolastici sul territorio, e
nell’ambito della didattica a distanza che in conseguenza di ciò è stata
attivata sotto varie forme dalle scuole.
I testi che qui compaiono sono opera della professoressa Parodi, che ha
consultato diversi testi, cartacei e digitali, a sua disposizione, mentre le
immagini risalgono a materiali di dominio pubblico su internet. Si tratta
comunque di materiale che non appartiene a circuiti editoriali, pubblici
ecc. e che pertanto non deve essere assolutamente divulgato in alcun
modo al di fuori dell’uso didattico specificato sopra.
Grazie per la collaborazione.
Simonetta Parodi
Genova, 18 marzo 2020
Vincent Van Gogh
La casa gialla
1888
Amsterdam, Museo Van Gogh
Nel settembre 1888 l’artista ritrae la propria camera da letto nella «casa gialla». Per quanto
realistico nel descrivere l’ambiente povero e scarno, il dipinto presenta colori che non
corrispondono a quanto testimoniato da Paul Signac, che narra di pareti imbiancate a calce,
e dello stesso Vincent, che scrive al fratello di «mobili bianchi». Ma più che una ripresa dal
vero si tratta di una proiezione dell’interiorità dell’artista, di un riflesso della propria vita
solitaria eppure creativa (in quel periodo Van Gogh aspetta con trepidazione l’arrivo ad Arles
di Gauguin, a più riprese sollecitato, per fondare insieme al collega l’Atelier du Midi.
Così Van Gogh descrive il dipinto in una lettera a
Theo, corredata di uno schizzo dell’opera.
Van Gogh, soddisfatto del proprio lavoro, e del «contrasto dei blu contro la componente
arancio del grano color bronzo dorato» dichiara al fratello che la tela «riduce al silenzio tutte
le altre». A Vincent la «piatta campagna» ricorda l’Olanda e piace «più del mare, perché pur
non essendo meno infinita, si capisce che è abitata». L’idea della vastità si appoggia ad una
solida costruzione prospettica, con il punto di fuga alquanto decentrato, in alto a sinistra.
«Il girasole è mio, in un certo senso»
Nell’estate del 1888 Van Gogh progetta una serie di
12 tele, aventi per soggetto un vaso con girasoli, con
le quali avrebbe decorato la stanza che gli serviva da
atelier.
Il riferimento è costituito dalle stampe con peonie o
crisantemi prodotte da artisti giapponesi come ad
esempio Hokusai. La serie sui girasoli di Van Gogh
precede di poco gli studi analoghi di Monet sui
pioppi, i covoni e le ninfee.
Van Gogh è ricoverato a forza nell’Hotel-Dieu, antico ospedale di Arles, dopo il suo noto gesto
autolesionistico del dicembre 1888. Ai primi di gennaio del 1889 viene dimesso e ricomincia a
dipingere, ma l’insonnia e le allucinazioni lo costringono a farsi ricoverare di nuovo all’inizio di
febbraio, dove rimane fino ad aprile, quando può riprendere una vita quasi normale,
dedicandosi all’arte e alla lettura. Intanto, però, una petizione al sindaco di Arles, firmata da
80 cittadini, chiede l’internamento del pittore, il cui comportamento eccentrico e umorale
desta molte ansie. Alla fine Van Gogh decide spontaneamente di farsi ricoverare in una casa
di cura per malattie mentali a Saint-Rémy , dove entra l’8 maggio 1889.
«La pittura giapponese piace, se ne subisce l’influsso, tutti gli impressionisti hanno
questo in comune: e non si dovrebbe andare in Giappone, vale a dire quello che
corrisponde al Giappone, e cioè il Sud?
Vorrei che tu passassi un po’ di tempo qui: capiresti dopo un po’, l’occhio cambia, si
vede con un occhio più giapponese, si sente il colore in modo diverso».