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metodi d'osservazione
•
e misura
..
.
- •
.
# '
..
•
o o
~?1; ~
J:.C)
Oo;<>' 0'"'
. *
.
..;,
METODI D'OSSERVAZIONE
E MISURA
Ristampa 1978
ROMA
LIBRERIA EREDI VIRGILIO VESCHI
Viale dell'Università, 7 · Te!. 491.739
51
~- Concetto di misura
V= Z3 .
V lim
l:it-o 6t
dl
V=--
dt
dv
a=--
dt
1 2
E =- mv
2
F = ma [F] = [Ma]
Si osservi che le dimensioni di una data g randezza fisica
presCiiidono dalla sua natura (scalare o vetto . · _ e).
~ artico armente utile e usare in succession e le varie re -
1 azioni per esprimere le dimensioni di una grandezza d erivata
in funzione delle grandezze fondamentali
[a] [Lr- 2 ]
[E] [L 2 Mr- 2 ]
Fn
p .=s-
----
e quazione fra gran ezze r isic - ; , logicam ; nte va l id ~, - i neces-
sario _c e ~ · ~i al3' iano e stesse dimensioni ; cid cci'r -
. - ~. ... ··- -----.,~---:-;--:-:;--------
~ ponde al fatt q_ ovvi.2, <;.h~ oss5J.>JJ_e_ sGmm.ar_e_ .. ~~· 'C2n..fr.òi_i}=;·ar :
. s,olo 12 randez_~ L~._lor:.,Q_om q@!! ee. L'analisi dimensiona! e r_i _e -
§~~ i 1 e jJ:i~Q ~_t Fe, p!_E_ r_~.C:~_o:>.c:.er~ le d im~n.i> i_o_n i fisich e di pa-
rametri che taLv:.o..Lt .a possono essere presenti nelle relazion .i.
S e per esempio si cons-i d';~~;· Ì; ;; q~ a iione -d el ~oto oscillatori o
f orzato di un punto materiale
mx + kx = F sin wt
[ k] =[ ~ ] = [Mr- 2
]
(1)
k Il
2
Y2
(2)
(n )
k,.,
Ym J
Sostituendo le (2) nella (1) si ha subito
[L] [LM 0 T 0 ]
[F] [LMT- 2 ]
[T] [L 0 M0 T 1 ]
quindi. ;
da CU1.
6l 1 F
E s
1
Il fattore di proporzionalita é (E prende i 1 nome di
E
modulo di Young). Si vede che E ha le dimensioni di uno sforzo
(forza/superficie). Se si misura la superficie in metri qua-
drati e la forza in newton, si trova l'unita di misura del la
costante E che é newton/m 2 • Se ora si cambia sistema di unita'.
di misura e si misura per es. la superficie in millimetri qua-
drati e la forza in chilogrammi-peso,indicando con un apice le
grandez ze misurate in questo nuovo sistema, sarà
I 1
F=c 2 F = - - F
9 . 81
6l 1 F
--=-
E S
6. Z ' 6. l 1 F' 1
--l-,-
E' S' E'
. '
cioe
f.Q2] = [FL 2 ]
ì
rQJ = [L 3/2M 1 ~ r- 1 ] ·-2 I
1j
Sulla base di queste posizioni nel sistema c. g. s. es . si
ricavano tutte le altre unita' partendo dalle equazioni di de··
finizione ; cos{ per esempio si trova :
1) Campo elettrico :
1r--::\8F
E l= -
L.-1 dq
2) Potenziale :
3) Capacita':
[LM 0 T 0 ]
4) Intensita' di corrente :
dQ
i =--.
dt •
H0 = n i;
6) Induzione magnetica :
..... .....
F =i dl x B0 F =i d l B 0 sin o:
Bo
=-
ll o
[Q] [IT]
2) Campo magnetico
H0 = ni
3) Induzione magnetica
_/2k=c (1)
'V-;;-
in cui e è la velocità di propagazione delle onde elettromagne-
tiche nel vuoto, il cui valore pud con buona approssimazione
essere posto pari a e= 3· 10 10 cm / sec .
1
(1) La costante k é direttamente legata alla permeabilità magnetica u . An -
che qui si ha , a seconda che il sistema sia razionalizzato oppure no,
µo = 27Tk 1 oppure 2µ 0 =k 1 •
[Q] em
[Q] es
2k ; k'=c 2 ( 2)
k em = c 2
Sostituendo
J= u E
assieme a
_, .... ....
iJ=d!.=eE
r
L' ·
,:) i-'
~
L~
-Evoluzione delle unita' elettriche. S i stema pratico
fjjjJJ ln-t-u~.n.az.io.~}
Resistenza elettrica offerta da una colonna di Hg di mas -
~ 4521 gr . a sez i one costante e lunga 1063 mm a 0°C .
I ......
Ampere Internazional~ :
Intensi t ' di corrente che passando in un
deposita 1 , 118 mg di Ag al sec .
Volt Internazionale :
Caduta di potenziale ai capj _d i_'!_ll._ Ohm internazio nal e quan -
do passa la corrente di Ampere ) J
(1) Si ponga bene attenzione al fatto che la dizione internaz ionale è sta -
ta usata per diversi sistemi . Il presente sistema, non va quindi con -
fuso con il Sistema Internazionale (SI} di cui piJ avanti.
F =k
Usualmente s1 pone
1
k=---
9
ta a meno di circa una parte su 10 •
I • 5 . 8 - Ra z i o n a 1 i z z a z i o n e d e i s i s t e mi d i u n i t a'
1
k
s
47Td
C = Eb €
r
H.
o) Se invece Sl pone
1
k (b)
Capitolo II
ERRORI DI MISURA
e ~ ~ - Introduzione
Se noi eseguiamo pid volte la medesima serie di operazio-
ni che ci conduce alla determinazione del valore numerico di
una data grandezza, si trova che i numeri ottenuti,generalmen-
te , uno 3
vers.2_ da ~ ~!..!!2..~he se !2_ differenza fra i
1
valori , · non e 1n genere molto grande. Per es.se il ri-
sultato della misura del a gran ezza 1n esame i espres~o da un
numero formato da quattro cifre, si trova che in genere le pri-
me due cifre sono sempre le stesse ; però le altre e.ambiano da
misura a misura.
Si suole dire che in ogni misura che noi abbiamo fatto e'
st.ato commesso un errore . Le cause di questo errore possono es-
sere svariatissime; fra di esse le principali sono elencate nel-
la tab. I.
TABELLA I
eliminahili .
E · nec essa rio inoltre a v .' ertire che non sem re una distin \1
1
zione n e t t-a ruti essere fàtta fra ei·ror i ca_~~a l i ~ si -:;Te ma tici .• ~
Ne l se g uito noi conside ro;;r emo casi in cui sia possibile
qu e sta classif ic azione senza ambiguiti.
...
c~~
1 2
h = - gt
2
1 2
h = 2g(t - T) .
(1)
TABELLA II
valori frequenza I
I
9 1/25
10
10 2/25
11
11 2/25
12
12 3/ 25
12
13
13 3/2 5
13
14
14
14 4/25
14
15
15 2/25
16
16 3/25
16
17
17 2/25
18
18 2/25
19 1/ 25
Ques ti valori sono rappresentati nel diagramma della fi -
g ura 1.
I
1'
I
- --
\
~
- ,__...
I\
l
- I
I I
2 4 6 8 {0 16 18 20
l'lvmero d/ :raneli/ di" polvere
Fig. 1
TABELLA III
1 32 . 0 7 31 . 8
2 31.8 8 31. 9
3 3.1.. 7 9 31 . 9
4 32 . 0 10 31. 8
5 32. . 1 11 31. 9
6 31 . 9 12 32 . 3
i.
f2
4
~ 7Z
"l
t: 3
~
~
1)-.
1i
~
2
~ 72
1
f2
Fig. 2
0.4
as
Fig , 3
le misure considerate.
Se xl. , x 2 , ,, ., xN ' sono i risultati di N misure della gran ··
dezza in esame , si chiama media x,
la quantita ;
N
L X·i
L=~
x ( 2)
N
( 3)
t: =-
s r
Capitolo III
1 -·- --·-----
TEOR I A MATEMATICA DEGLI ERRORI
_:_·-:--7--
~-~
111 . 1 u Nozioni di calcolo delle probabilità
Probabilita'
Ns,
P(fl) = - - ( l)
N
(1) La crit ica alla com parsa del term ine equiprobabile nella definiz ione
di probabilita é fatta piu avan ti .
1 '
una determinata facci ~e' -2- perche· due sono i casi u ,__
,,.,_.-- - • ~..-- .. ~7"'.~ "~-~· ........
ualmente
__ ..... ~
possibili , OQ P,,Ur !r la. p:r:obabilita:" r:he app a i a una det e rmi n ata fac -
""' a • ' 1 . .. __...,_....,. . . .
e ia gettando un dato perfetto e - perché 6 sono le f a cce . La
6
probabilita' di estrarre una palla bianca da un ' ç fat lche con -
·1
..... "' 100 - 54 volte p__5_4.Q__ + 0. 040
'1 200 100 " o.500 0 . 000
j_ I 300 153 0 . 510 .;. 0 . 010
"
.1 400 208 " O, 520 + 0. 020
·~ "\
.1
-1....' 500 254 " o. 508 + 0 . 008
600 308 " 0 , 543 o. 043
:-r 700 349 " o 498
-~
.. 0 . 002
f ., 800 397 " 0 . 496 .. 0. 004
i'{ 900 448 " 0 . 498 -· 0. 002
1 1000 501 n
o. 501 .;. 0 . 001
1.0
0.':J
0.8
a7
0.6
~
~
0.5
~
~
()...
<:Il
0.4
~ 0.3
0.2
O.i
o.o
i 5 IO 20 50 iOO 400
/~ Diremo che €l e ~
sono mutuamente esclusivi se il verifi-
' ? carsi di uno ad una data prova esclude il verificarsi del -
1 ' altro.
Come illustrazione di questi semplici concetti consideria -
mo il lancio di un dado . Evento sar { l 'U§çita di ogni~
L ' evento certo. <lf è l ' evento che si verifica qualunque faccia
esca. Se per es. €L é l ' evento pari e @ l ' evento dispari al-
lora e, e ce sono mutuame~_E;,§ clusi,..v · .
Secondo la definizione assiomatica la probabilità di un
evento è definita come quel .numero P(IEL) assegnato a ques t o e -
vento che obbedisce ai seguent i tre postulati :
1) P(el) e' positivo
P(e;)~O (2)
P(~)=1 (3)
P( !El) ( 5)
n
P( J) ~-= t
n
e quindi
p ( 19. + dli) - ~ - - =- +- =
n n n
P t·
P 1 + P 2 + • · · + PN =1 p . :;::;
L
o
Se ora co n sideriamo un evento €l ar b itrari o ch e c onsist e
1
N
dalla (5) segue che se l ' evento t!l consist.enel verificarsi di k eventi al -
lora '
k
P(a,) = -
N
1
p(1)=p(2) p(6)
6
1 -:- 2 3 .1
36 36 .12
t 3
1 - -=-
4 4
Si. d e f.inisce
. ';(w~ .
var a b i. l e a l eatoria
. una gran d ezza X c h e puo'
assumere certi val i X1 " " . X.,. in corrispondenza al _verificar ..
si di certi eventifJ~ ... { 0 a ciascuno dei quali é associata
una probabilita p((1 ) •. • p(çn) .
Come un esempi'o di variabile aleatoria s.i p.uo' considerare
il punto (numero) segnato da un dado. In questo caso i sei va -
lori della variabile aleatoria associati ai sei eventi çi di
{caduta del dado su una data faccia}possono essere indicati con
3 2
M ) /2 .. Mu
dN "'4mV ( - - e 2TT u 2 du
21TkT
!a P(X)dX
v(X 't. )
i\\ ~
cola la rrobabilità~l che una particella a sia deviata di
un ancolo conpreso fra e
e b +db, mentre il numero v( & i) di par-
69 t::B
tic,el le che sµerimentalme u.l;~-~ a
-
(j. - -
t 2
e e.t +-
2
..__..,.;,__;;.;...__,c~l~1e,;..-~~-o-n,.Q...JJ)~é!Ji..e
- ·
contro
L:
X ......~ X.I
l l
E'
O~F(Xi)~1 p er tutte le xi)
F (X i ) ~ F (-~i ) per X. ~ X .
t 1
F ( -\J..i) = O F ( +oo ) = 1
dio. Esso e definito per una variabile cont i nua come - ...
@~ Xnp(X -:;J
Si osservi che :
1. ~ P(X) è pari,cioe P(-X) = P(X) allora
s~~~ X= O
- -------
/Se P(X) è simmetrica rispetto a X= a, cioè
~--------- - P(a-X) = P(a+X)
allora
X=a
2. Una variabile casuale p pud non avere mai come risultato
numerico il suo valo e d " as ettazione.
~ Per es . nel caso di una moneta con
X= 1 p(X=1) +O p(X=O) =p
~ +X2+ ... ~
s1 dimostra che il valore di aspettazi one ùi L (che è anch ' es-
sa una variabile al ea toria) è l a somma dei valori d'aspet t a -
zione delle X. ~
L
+ X2n
2
La radice positiva di a viene di solito indicata c o n il
nome di deviazione standard o r . m. s.
(1)
( 2)
Come esempio consideriamo tre lanci di un dado . Per mezzo della distri-
buzione binomiale si può calcolare la probabilita' che un dato numero (per
es. il 2) si presenti nei tre lanci tre volte, due volte, una volta o nes ··
1.
suna volta. Infatti la probabilita' che esca il numero e' p=-mentre la pro -
6 5
bahilita' che non esca (cioe' esca un qualsiasi altro numero) é q =f. - p = -
6
Quindi la prohabilita' che in tre lanci si presenti una vol t a il 2 i :
3! 3·2
P( 3, 1.) - - - - p q3-t
11 (3 - 1.)! 2
5 5 15
P(3 , 2) = -. 3!- - p2q3-2 -- 32·2 (61)2
2!(3 - 2)! 6 72 21 6
La probab i lita' che in tre lanci si presenti tre volte il numero due é:
P( 3, 3) - .3! P3 qo =(_!_)3 1
3 1 (3 ~ 3) 1
6 216
P(3,0)=q 3 = - (5) 3
=125
--
6 216
3
75+15+1+1 25 2 16
L
k=O
P(3,k) - - - - - - - =- - = 1
216 216
Infatti risulta
n n !.
Z----
k =1
Pon endo
.; = k - 1 17 =n - i
s i otti e n e
7)
k = np B
ç=o
La varianza é data da
n
a-
2
L:
k= o
2
(k-k) P(n, k)
n n n
=L 2
k P(n, k) +""i? L P(n , k) - 2k L kP(n, k)
k=O k=O k=O
n n!
a- 2 = ~
L..J k2 - - - - - p k q n-k - -k2
k=O k!(n-k)!
2
Scrivendo per k l ' identita
2
k = [k(k-i)+k]
n n I
2 2
a- 2=k(k-1) pkqn-k+k - k
k=o k!(n-k)!
n n!
=~ pkqn-k+k-k2
k=2 (k-2) 1 (n-k)!
n
(
=n(n-1)p
2
2 - - -n-2)!
- - - - p k -2qn- k - -2
+ k - k
k= 2 (k-2) 1 (n-k)!
Ponendo
o= k - 2 V= n - 2
s1 ottiene
V
2 2 ~ v! lì v-lì - ....,2
a- = n(n-1)p L..J pq +k-k
s=o 8!(v-o)!
= np(i-p) = npq
- I
0.4 ~=nl'_=y=2. 333
0.3
0.2
O.t
o.o ______ ...___.__..___.___,....__._~
o { 2 ~ ~ 5 6 7 8 a ~
.k.
Fig . 2
0.12
0.fO
- i
k =np= 5o 3 =16.66 ...
0.08
~ 0.06
~--
~
Il.,
o.oi,
0.02
o.oo
o 2 )f 6 s w a u ~ M u a ~ u u
.fi!.
Fig , 3
O.it ~ = 1.67
0.3
~ n=5
~ r 0.2
~
o.I
o.o
0.4
0.3 ~ =9.33
~
:t:::.'
"-
A.,
f O.I
0.2, 11 =IO
f ~~ :.._____:~~~I~~~il 1 ~ . . . _ _ . ~·:_____.j
O
.._______.f
fO 1!0
..
k-
.30 4o
3
So fio
Fig. 4
mK
e-m __
P(m,K) ( 2 1)
K'
Il significato del parametro m apparira fra breve.
P(m,K)
Q)
~ P(m,K) =e -m
o
K=
K= ~ ·] =
m m2
KP(m , K) = me-m [1 +- +-- +
1! .. m (22)
K= O 2'
2
cr
Sviluppando si ottiene
Q) Q) Q)
2=
K= O
2
(K -2Km+m )P(m,K) 2
=L
K= O
2 2
(K -m )P(m,K) E
K= O
2
K P(m,K) - m
2
per che'
CXl
L O KP(m,K) = m
K=
e
CXl
L
K= O
P(m,k) 1
Il termine
s1 puo' scrivere
CXl
2=:
K=O
IK(K-1)+K]P(m,K)
quindi
CXl
cr
2
L:=
K= O
K (K-1)P(m, K) +m - m
2
CXl
mK-2e-m
= m
2
2=
K=2 (K-2)!
2
+ m- m = m + m- m
2 2
Percio'
2
cr = m ( 23)
perché :
1
(K-2)! r= O
P(m,Jt)
:.:t=0.5
ai,
Uh:':
0.3
0.2 m= 2.0
ai
o
o{2 3""
le
Of2Jlf5
I Il I
Of231f56
1 I
l'(m, k)
o.s
0.6
a4
0.3
f m=4.o m=B.O
2
11
0.
(J.f I I I
~ò~'_,_2..._L.......l.~_._~6,__.__e~-1~0_._1~2
I
le IIII I I I I I I I
o......._2..._.L......L4_._~6_,__eL......J.-,~o_,_1~2_,_~11tL.....!.-1~6~1e
' I I
Fig. 5
1 dN
N dt
(il seg no meno sta ad indicare che il numero degli atomi N di-
minuisce ) .
La relazione precedente mo st ra come ÌI. sia un numero e st re-
mamen te piccol o in ogni caso. Inf:itti anche se dN e' g rande (per
5 di s integrazioni
esem [JlO fino a 10 per un cam pio ne di circa
sec.
3 2 3
1 cm ) N e' sempre un numero d e 11 ·. orine
d. d1· 10 .
Per mostrar e come nelle esperienze di radioattivit a' si pos-
sa verificare che la distribuzione d Poissoniana, si ri p ortano
a t itolo di esempio delle misure eseguite da Lord f\.ut h erford
sul numero di particelle a. emesse da un p re p arato radioattivo
en tro un certo angolo solido . Il numero di particelle c h e col -
p i v ano un rivelatore era contato per n=2608 inte rvalli di tem-
TABELLA II
Disintegrazioni radioattive
K nK nP ( 3, 8 7 O, K)
o 57 l.ii,_399
1 203 l2 10( 523
2 383 f 4-07 361
3 525 525,496
4 532 , 5_0~,, 418
5 408 1393,515
6 273 / 25 ~ ,817
7 139 · +§a 325
8 45 ._9_],, 882
9 27 ~,189
k > 10 16 ' L7J, 075
Totale 2608 2608, 000
(24)
P(Z)
-3 3 z
Fig. 6
mentali :
1) e' una funzione continua
2) e' una funzione pari : Cl.Oe' P(Z) = P(-Z)
+oo
3)
J - oo P(Z)dZ =1 (25)
definizione
f 00
J
+oo +
~1T z~ -2dz = o
z2
z= ZP(Z)dZ = I ( 26)
Q) ~ -oo '"
Poi che'
1
2
S1. ha
(27)
P(X) (28)
Questa curva e' mostrata nella fig . 7 per tre valori del
par umetr 0(9 e per m = 5.
P(X)
a'to
aso
a21J
0.10
f 2- 3 1t 5 6 7 8 g {/) X
Fig . 7
--
La cultura è un bene dell'umanità (fantomasping@libero.it)
- 64 -
y =h {i(X-m)
S1 ha
J 1
V
\=---+m e dX ---dy
'
h i\12 . h >/?.
e quindi
-y2/ 2 et y
e
h l{i
CO
!
1 !CO .y 2 I 2 .y2 I 2
ye dy + m -coe dy
2h v:;;- CO
( 2 C) )
~~~
CXl
a
2 (X &J 2 e - h2 ( X - m ) 2 dX
- .A
Con lo stesso procedimento usato per ricavare la (27) si
trovà :
I · 2 1 \
(30)
j ~~~Ì~J
La deviazione staoda ~ d- risulta quindi
I
( 31)
2
1 - (X - m) 2 / 2o-
P(X) e ( 32)
Ponendo
1
dç dx
Sl ha :
quindi:
h - h2 x2
P(X)dX = - e dX
~
La probabilita' che il valore assoluto IX-Xl non superi un
certo valore X ' >O e' data dà :
+x ' x'
J f
h -h2x2 h -h2x 2
-- e dX =2 -- e dX
- X' .v:;;- o ~
Questa probabilita e
molto usata nell ' esame degli scarti
delle misure di grandezze fisiche ed ha ricevuto il nome di in-
tegrale degli errori . Esso si indica spesso nella seguente--;;=
-~ n1e~--- --~------ ...
(34)
TAB. III
iI? (X , ) = _1_1
~
x'
e -X2 /2dX
o·oo o·oooo
O·Ol 0•0040 0·33 0•1293 0•65 v o · 2422 o· 97 0·3340
0·02 0·0080 0·34 0·1331 0•66 ~
2•3 ' 98928 •98958 • 98983 . 92 0097 . 92 0358 · 92 06 13 · 92 0863 . 9 2 1106 . 92 1344 ·9 2 1576
2·4 · 92 1802 • 92 2024 . 92 2240 •9 2 2451 . 92 2656 . 92 2857 •9 2 30 5 3 · 9 2 3244 ·9 2 343 1 ·9 2 3613
2·5 · 9 2 3790 ·9 2 3963 ·9 2 4132 · 9 2 4297 ·9 2 445 7 . 9 2 4614 ·9 2 4766 ·9 2 4915 ·9 2 5060 ·9 2 5201
2·6 '9 2 5339 •9 2 5473 •9 2 5604 •9 2 573 1 • 9 2 5855 •9 2 59 7 5 · 9 2 6093 · 9 2 6207 · 9 2 6319 ·9 2 6427
2•7 · 9 2 6533 · 9 2 6636 . 9 2 67 36 2
·9 6833 •9 2 6928 ·9 2 7020 . 9 2 7110 •9 2 7 197 •9 2 7282 • 9 2 7365
2•8 . 9 2 7 445 ·9 2 7523 · 9 2 7599 . 9 2 767 3 . 9 2 77 44 · 9 2 7814 • 9 2 78 82 ·9 2 7948 ·9 2 80 12 •9 2 8074
2 •9 · 92 8134 • 92 8 193 • 92 8250 2
·9 8305
2
·9 8359 . 9 2 84 11 2
· 9 8462
2
·9 85 11
2
• 9 8559 ·9 2 8605
3·0 ·9 2 86 50 •92 8694 • 92 87 36 . 92 8777 •9 2 88 17 . 92 8856 2
'9 8893 . 92 8930 . 92 8965 · 92 8999
3• 1 . 93 0324 ·9 3 0646 · 93 0957 . 93 1260 . 9 3 1553 ·9 3 18 36 •9 3 2112 •9 3 2378 • 93 26 36 . 93 2886
3·2 . 93 312 9 •9 3 336 3 • 93 3590 • 93 38 10 ·9 3 4024 ·9 3 4230 • 93 4429 . 93 4623 . 93 48 10 · 9 3 4991
3· 3 . 9\W5166 • 9 3 5 335 . 93 5499 • 93 5658 . 9.359 11 •9 3 5959 · 9 3 6 10 3 ·9 3 6 242 ·9 3 6376 · 9 3 6505
3·4 . 93 66 31 ·9 3 6752 ·9 3 6869 • 93 6982 . 93 7 091 · 93 7197 •93 7299 . 93 7398 · 93 7493 . 93 7 585
. 9 3 767 4 ·9 3 775 9 • 9 3 7842 . 9 3 7922 . 9 3 7999 . 9 3 8 07 4 . 9 3 8146
°'
\O
3•5 • 9 3 82 15 ·9 3 8282 ·9 3 8347
3•6 ·9 3 8409 · 9 3 8 46 9 • 9 3 8 527 ·9 3 8583 •9 3 8637 • 9 3 86 89 ·9 3 8739 · 9 3 8787 · 9 3 8834 · 9 3 8879
3 •7 • 9 3 89 22 · 9 3 8 964 • 9 4 0039 •9 4 0426 . 9 4 07 99 . 9 4 1158 •9 4 1504 •9 4 1838 ·9 4 2159 ' 9 4 2468
3·8 •9 4 2765 · 9 4 3052 ·9 4 3327 ·9 4 3593 . 9 4 3848 • 9 4 4094 ·9 4 43 3 1 · 9 4 4558 •9 4 477 7 •9 4 4988
3·9 •9 4 5 190 • 94 538 5 • 94 557 3 ·9 4 5753 ·9 4 59 26 •9 4 6 092 •9 4 62 5 3 • 9 4 6406 •9 4 65 54 •9 4 6696
4•0 . 9 4 6833 • 9 4 6964 . 9 4 7090 . 9 4 7211 •9 4 7327 •9 4 7439 • 94 7546 •9 4 7649 . 94 77 48 •9 4 7843
4·1 •9 4 7934 • 9 4 8022 • 9 4 8 106 . 94 8186 •9 4 8263 •9 4 8338 •9 4 8409 . 9 4 8477 •9 4 8542 '9 4 86 05
4 •2 ·9 4 866 5 • 94 87 23 •9 4 87 78 •9 4 8832 • 94 8882 . 94 8931 · 94 8978 ·9 5 0 226 •9 5 0655 · 95 1066
4'3 . 9 5 1460 · 9 5 1837 • 9 5 2199 · 9 5 2545 ·9 5 2876 ·9 5 3193 •9 5 3497 •9 5 3788 ·9 5 4066 . 9 5 4.332
4•4 •9 5 4587 · 9 5 4831 • 9 5 5065 ·9 5 5288 •9 5 5502 . 9 5 5706 ·9 5 5902 ·9 5 6 089 ·9 5 6268 ·9 5 64 39
4•5 ·9 5 6602 . 9 5 67 59 •9 5 6908 ·9 5 7051 . 9 5 7187 · 9 5 7318 • 9 5 7442 •9 5 7561 ·9 5 7675 •9 5 7784
4•6 ·9 5 7888 . 9 5 7987 . 9 5 8081 . 9 5 8172 . 9 5 8258 · 9 5 8340 ·9 5 8419 •9 5 8494 ·9 5 8566 · 9 5 8634
4•7 •9 5 8699 . 95 8761 . 95 8821 · 95 88 77 · 9 5 893 1 . 95 8983 · 96 0320 . 96 0789 . 96 1235 •9 6 16 61
6 6 6 6 8
4 •8 · 9 2067 ·9 2453 ·9 2822 · 9 3173 ·9 3508 . 9 6 3827 6
·9 4131 . 96 4420 . 96 4696 6
. 9 49 58
6 6 6
4 •9 · 9 5208 · 9 5446 • 99 5673 ·9 6 5889 ·9 6094 ·9 6 6289 ·9 6 6 475 . 913 665 2 . 96 6821 ·9 6 6 981
- 7o -
X - m
z =-- (35)
0.6
6.7.% ,/e/l~reo, IS9% del/'a,eq,
.sotto /<1. curva. .5oéto la. t:u/'Va-
0.4
o.z
o '-----'~~..:u..~..1...,-~~.1.-~~~:.L<::~~.c.L~~x
211.2. 2+.6 2,,-4
P(2) 0,4
0.3 n.'= o
<J'' = i
o.z
o.I
0 ._........:..,._,,~_,._,...____~1,.-~~01:--~~~1:..u::~~~~:__~ Z=
x-111
-
()
Fig . 8
F(-1.5 ; 0 . 1) =1 - 0 . 933=p:-r;or{
ranno inaccettabili . o. i
Dalla tab. III s1
o z
pud ricavare quali so- m-3tt m-20 m-~ m m+tf m+2<J 111+36'
no le probabilita' che
una variabile aleato- P(Z}
ria assuma un valore O.!t
intorno alla media fra
due limiti ±au, con a 0.3
/ intero . (b)
Usando la tab . III 0.2
si trova c h e la pffi a-
~b1I1ta' ora spec1±1cata
0.1
e 68 . 3% fra i 1 imì tl
m_- <1 e m + <I ; 9"5-:""5"%--fTu.,_
i 1 imiti m - 2o- e m ,, 2<1 o z
e 99 . 7%- fra i limiti m-36" m-26' m-ff m m+o m+26' m+3~
1 O.i
Lfrflz+rl
2
o z
cio~ quello scarto ta- m-34' m-26" m-11' m m+tr m+2tr m+BtS'
le che la probabilita'. Fig . 9
1
di avere uno scarto compreso fra . E' ovvio che - r e + r sia -
2
anche la probabilità di trovare uno scarto minore d 1.. re ' - 1.
2
Quindi lo scarto probabile è un numero tale che la variabile
aleatoria a ,la meae-si; a p~~hab{l
-------~-- __
i t [ di - àvè
.... ____...~~ ,,.._
. .. ré un 'va lore
---;;~-
luogo ad uno scarto dalla media piu granae o piu piccolo di r.
,,._ che dà
~.,...-..--· -- --
- -Si rova: - ··----~ --··-··-··---~-· ... ~· ~ r ....
o. 4 76 9
r
h
~-orwko~~r = 0.4769 h- 1
= 0.6745 u= 0.8453 e
J.~'·' ~v-.::\.y· (7 = o . 7 o 71 h-
1
= 1 . 4 8 26 r = 1. 2 5 3 3 e
P(X}
\
\ ',
\\
\
,\ Fig . 10
"'-\
'·\ \
\ ' \
~·I
\ ,)
r e o 1/h X
-
1 a c urv_g_,_
\)'--.
C37)
~ ~-~~ì
,'"P · o-' \ ( 38)
~ ___J
Si osservi per valor 1 di n gia'. non molto elevati l'errore.
che si commette prendendo n al denominatore invece che 11 - 1 e'
mqlto piccolo :J Le due espr ~S"""s foni ( 37) e (38) sono quindi nu-
mericamente equivalenti .
-
~~
..:..~-----,_
111.2.1
1
- La legge dei grandi numeri
...e,ositivo e:_,..S.~~~~ J?~C~-~~~ ) ?.: _E.!:.~babil i_ta' P{I ~ - I< e:} che
p
I !2_N _ p I
ad infinità:
sia inferiore ad e: tende alla certezza per N che tende
f
- ~ ·~
f
\
li m 'R{ I(~
N-<» ) \i) - I e: } ('---'1
p < (1)
"-----__/
s· noti c e tale teorema non asserisce che e er un ,!!.!1 me,;c.Q
Jii. proye, moito grande la frequen'~ a tenct~-;rla probabilita.Quel-
lo che accad~- e' ·che il valore nu ~.l~ o ctè"H
attorno ----------- -recfuenzatIUt tua
ore numerico -della prÒoàl:i"ì't"it·a e · c e al crescere .
' --
del numero delle prove, ampiezza _ -1 _qu,!!ste Iuttuaz.1on1 va
in ..!!!~ di a dec :r;_~ ,do 1:_~~~ d-endosi con questa frase che la pro-
babili ta' IEJ che la frequenza scarti dalla p per pili che un cer-
to valore va decrescendo per N -oro.
L'asserto di questo teorema non coincide con l'espressio-
ne d~lla leg,ge dei gr ci n'2T -numeri ; esso e - iin t~~·ema matemati~ o
il uale__ puo' co.rl s ~~~r e solo i; r~b .abilità. Ess o" pé r~i~en de
p ausibile la legge fa c endò- v-e dere --c-ne ·a postulato di origine
sperimentale in essa contenuto altro non significa che si pos-
sa . r_i.l_ç er_~-P.LU.t.icamente coincidente con la certezza una pro 7
~-·- ___
babilita' che possa divenire, aumentando il numero delle prove
,,,_..,,.,,~-~~---..- ,--:---,...--...,_._.;___.,_).
.(_!YJ_,_ Lan-to- p.11.oss.ima .. a~d pn_Q uan LQ...J.i~ uo _le \ Cio' inf at t 1 porta
di conseguenza dalla (1) che
n
- .~ p ( 2)
N
N
L: 2:. )('
- -'--
i"' 1
AJ
deve tendere al valor medio
p
N
ti, etc . lno 1tre si possono es ami nare i val or i dei rapporti o-/9
e / r che per 1una distribuzione normale devono risultare r · -
spe ivamente 1.2533 e 1.4826 . ,2 } r
Se questèp ~ove danno esito p ositivo si ..;;;.,;o..-.-....--....'-""-.-.....=--"-'
ud calcolare - q . m .
~::...:...;;....-
e_
_
'-"..;;...:;:_;;,.=....;...:c...;;..:;'--'>-
_
Jç
n
L c2
s i
ed identificarlo col ~ o meglio calcolare s 2
_i_=_t _ _ ed i-
n - 1
dentificarlo col ~ costruire la~ z · one teori c a
( 3)
çZ = aç X + bçJ ( 4)
La probabili t a' che si a __r _1;.p._l i z z~t_o P-er una par.t ic.ol_~~-ç_Qp
pi a x• Sy e dat~ ~al p: odotto _._e ((,.)e(t . n giacche' é la probabi-
3
lita' composta di questi eventi.
Siccome le varie coppie ;x,ç che danno luogo allo stesso
.;,. rappresentano eventi ind ijlen!i~ Lo.r_Q li robabilit '
che si verific_h_· certo~z e' .,ll~.o.mro.~l~ robabi-
1i ta' c h e esso si verifichi per ciascuna coppia ç x ,ç,)'. \ soddisfa-
cente la (4) .
Posto :
cp = h
)'
ç)'
l 'int e g rale (5) diventa !
e va esteso nel nuovo piano 1/<p alla stris cia compresa fra le rett~ :
a b a b
- - 71 + - cp =z e - .,, +- - cp= z ·~ dz (6)
h h h% h )'
% )'
Eseguiamo ora una rotazione degli assi 1)Cfl intorno a ll'ori gi ne in modo
tale che ~ coincida con la normale
u alle rette (6) e cp si disponga 'l
parallelamente alle rette secondo
v, (v.figura 11). Nella rotazione ,
come evidente , ~ 2 +cp 2 muta in u 2 ~v 2
(quadrati delle distanze dello stes-
so punto dall ' origine) e d~dcp rn
dudv- L ' integrale (5) diventa :
P = -1
7T
hr .
e
r.. 2"'v2) dudv ( 7)
z
Fig . 11
a2 b2
- +-
h2 h2
" y
f
Cio posto la (7) si scrive ;
8+ d8 "'m
P =-
1
7T f 8
e
- u2
du
- CX)
e
- v2
dv
8+d8
f
1 - u
2 1 - 82
P = ,y:;; e du =--e do
8
v;
per la pro b abilità p ( ç z)
av e ndo p osto
1 (8)
h
a2 02
- 2- , . - 2-
hx hy
ovvero:
l~: 2 u~ + b u; 2
7 (9)
z L
Il
i=t
(d~)
dx . __
(x · -X ·)
i i
L X . =X.
1 1
. '
c1oe
(z-z)= ç z E (]_ce_\
i=t dx.·) __
(X . - X )
i i
i xi = xi
u
z
=~ :l:
n
i=1
( _(3
__ cp
C3x .
)2 _-
u2
zi
( 10)
t % - =% -
t t
z = xy
X
z =-
y
e quindi risulta
,. ( C3Z ) 2 1
0 .2 = .L:::0-2 -~-,- u.
2
~ -~ Ì 7'v{k) t N2
t- L \. ~i
Si trova quindi
- ----------·- ~
::J
/:ì
N~
2 1
N'
@
=@
l
l\j
I,[)
D (11)
Jc
(i
um
O"
O"
s 10
"/2(N - 1)
~
(12)
n
(13)
2:
i= t
Prendiamo ora i residui rispetto alla media %,eia~ gli scarti; tenen-
do conto della (13) si ha:
n n
E ç~ = L x~ - ni
2
(14)
i=1 t i=1
n n
L:
i= 1
·2
p l. - L:
i= 1
L:
i= 1
_:!._[ t (x.-71/]=
1
-2 (15)
d71 i= 1
( 16)
L: %.
1
i= t
71 x
n
a) media pesata ottenuta te ~::._c ~del numero di_ m_iS JJ.LJ_ _i,n
ogni determinazione ~
nl
----....
\ E X ( 1)
k=1 k
:xr 1, =
..._____/ n
-medi.a-----
sure e fa le corrispondenti medie x( 2 >, . •. , -xrm > ovvia~te
x --·- ___ ____________ --
della totalita delle. misure risulta
nl
....... .. data da
n 2
~
n,.
----
la
• I
cioe :
m
2:: _fi>
X n Ì
i= 1
x=m
-- ( 18)
En .
i= 1 t
I~
,,,
(19)
m
B
i= 1
w .
t
I pesi
si possono mettere in relazione alla deviazione
delle singol~
me ie.
nfatti in ic iamo co fu0 la deviazione
..,....
standard delle•&sin-
.. • -""
gole misure rese ella loro tota li ta ciascuna con peso unita -
rio· riferendosi alla m~dia t~esima si deve ayere:
=--=-- i : 1 -: 2 I .- • • I , ;, ( 20)
- - ' l
Pertanto risulta:
( 21)
\ O"~ '
i 1., 2, •••I m ( 20 I)
-
\_ w i
........... ;
da cui:
~~ (21')
~ dv
Si e' cioe' assunto nello scri vere la (20'') che la media X(i)
cui corrisponde un peso wi sia equivalente . aQ_ una media a cui
corrispondo ~~i--!!!.~_u:r;-e _j(i . f>~~<?- ui!_~_t ari<?.: ... - ·
é:
w. ( 21 " ;)
i
~..z a.
In definitiva, per tutti i cas1. considerati , la media e-
sata si può scriver~!
(22)
2
~~
m ( 1 )
L - - -- - - i _ _ _ ___.
2
2 Lo-~
m (
0 x_
__ -. - )
O"- =
;e
i=t i o-x<iJ
.
C1.oe :
.
2 1
O"'j; (23)
m
1
.8
i= 1
Capitolo IV
-
wattmetri, etc. sono apparecchi tarati t La taratura è a volte
----. ~ - ---- -
compiuta dal cos fr u t:E ore dell'apparecchio me iante una misura
---- ---..
rela-ti v a· o 'ancne a ssoluta ; ma spesso deve esse ~ e -fatta od in
6 ni mo d o contro 1'1 a eh fan o ip ~ t ~ nto allo spper&i-m~!l-.t..fil,.gE.,e~
uan o si usa un _a ee_~ r ~_ss~~ o t .. a~ ~t_? si deve l ~_(L~-~_la .2
s i zio n e che assumono opportuni indici --~-.....SC:..~~s p.,9 ndent i se al.:_\
raduate. Gli in ici sono otati o di mo v imento tr a slatorio er
1
s. i menisco di mercurio in un termometro o rotatorio intor -
~ ad_ un _asse per es . a~tedi--;;~o ~io r:E sa~inerem o " o r a
i vari metodi per determinare la posizione de g li indici .
\
I mometri), tempi (orologi), intensi ta di corrente ( amperometr_i_~j
- etc ~
1--- Nella fig.l e' mostrata una scala graduata e un indice,nel -
la di s posizione piu' semplic e .\ Se i ,
tratti sono "molto fin 1 e si usa una/
T~ te a5
_i__ng_ran_d imento .si puo' st~--r
bilire la coincidenza con l'appros- j
s-im~iorie -di circa O, 02 mm.'
20 30
(,
I I 1 Il I I 1 Il I I 1
m
~
a) b)
Fig . 2
à' - i n d i e e o t t i e~ \
Fig . 4
b - {2e ve ottiche }
' I
\ I
\ I
\ I
\ I
\ I ,,. ,,.
\
\
I ,,. ,,.
/
\ I
,,. ,,.
/
' I
\ <f I /
ri
\ I
/
/
/
\ /
__..__,'71'- o
iI
Fig. 5
cava:
A A
F'OB 1 = B 1 0F 1
F I OB 2 = B 20F 2
dunque
1
F 0B 2
"'
= F , OB
......
1 + cp
1
FJJF2 =B20F2 -B10F1 +B20B1 =F'OB2 -F 0B1 +cp
= cp + cp = 2cp
N -1 d
d---·d=-
l\' N
la scala.
Se si vuol far coincidere la divisione 1 , 2 , 3 , .... etc. con
la corrispondente g ra ~ azione della scala ~ quindi necessario
--- d 2d 3d
fare avanzare lo zero del nonio di etc . Se ora
N' N N
supponiamo che in una misura una tale coincidenza avven g a p e r
la settima divisione del nonio, q uesto significa che lo zero
d e l nonio, che é p oi l'indice del 1 a scala, ha oltrepassato di
7d
- una divisione intera di essa e pertanto questa frazione va
N
a gg iunta alla lettura per difetto fatta sulla scala.
Da q uanto detto sembrerebbe che,pur di usare un nonio con
----
un numero stifficientemente elevato di divi.s ( o-ni , - s i ;- p o~~ i b i le
-
ra gg iun g ere una p r ecisio ne elevata quanto si vuole.\ In effetti
1 a- m;ssima ~ pre c i s ione ra g giungibi 1 e con un nonio è deter minata
-"
a - intervallo di misura
L ' inter v all o di mi s ura è ~ el_i.n_i _to dai valori estre mi mi-
~----- .
su r ab il i a mezzo a e ll'O - strumento Quando uno di questi valori
~ si usa- i ncirca~ -- sola mente l ' altro estremo e s i ..parla
èrl[Jo--;t"~t;" a~
.;:::::::::1::=:::::::::>ooo=:::=:>o
m
-;;;;;;
___......... ··- -
- --- -- - -
M.Berto lot ti - T . Papa - O.Sett e - Met odi d'os s ervazione e ll! 1sura Dis p. : 1 3
~:llà\
La prontez za é data dalla rapidità con cui. l'apparecchio
e capace di mettersi in equilibrio con il sistema in misura e
<li seguire e misurare le variazioni della g randezza in studio .
--
........_----
c - sensibilita' \
~· -~
--..
Allo scopo di dedinire correttament ~ le sensibi lita'di ~
tura del lo strumento é necessario fare una breve parentesi su
come si ~uo no-1 e m i .sure.
---·-Nercaso-~api) are è-él11 ad indice la m1sura consiste nel
le ~g ere la posizione assunta dall'indice . di fronte ad una sca-
la Graduata. Per rassare da questa lettura al valore della gran-
" dezza occorre far uso della cosiddetta curva di taratura dello
strumento. Punti d i tale curv·a si ~t tengonoa pplicand9- .i! LlE
strumento gra nd ezze campione 1.- va ore .noto e a~·;i ~ ando le
corrispondenti deviazioni dell ~ indi ce i ) fa...,.7Ur'Yi'Zonti~'"7.i a "'èi3"p o i
ottenuta per interpolazione. La fig. 8 mostra una curva di ta-
ratura pe~ due voltmetri uno a scala lineare e l' a l tro a-S cala
qti"adratica. - -~---
. ''-1 "
15
1'1
13
12
I{
IO
~ 9
....... ,J) V
~ 8 '
7
6•
5
4
g
2
j
,.
'l u = f ( x) j
------·
dove u é la graduazione letta sullo strumento e x il valore
della grandezza misurata, la sensibilit.a' e' data da
s =
du d fe.&-J (~ · ~ ', e: I,~)
dx _I é(k
Per valori di S non troppo rapidamente variabili come di
solito ~vviepe si _ pud dire che la sensibilit~ ~ data dal rap-
__p orto
1
d - p re e i s i o n~Ì
---
Oltre agli e rrori connessi con la lettura degli strumenti
la misura pud essere affetta da altri tipi di errori strumen -
tali, per es. difetti di costruzione della scala, diffetti di
pu nta mento, etc. \ La precisione del risultato é
som;; TJ dei val ori asso u i i utti g i scarti
questi err o r i strument,li o meglio dalla radice a
somma dei quadrati di tali scarti .
-
E,\
La cultura è un bene dell'umanità (fantomasping@libero.it)
" 1 oo ..
--:---
da non mascherare g li errori casuali) una volta che in tali mi -
sure si ano eliminati ( res_i _ t r.ascurab i 1 i fg lY-~ rrori si stem ;t i ·
Cl.
-- - _.. _,,..
s
I X= X ±
VN I t
l
Questa scrittura tuttavia, come già chiarito, non vuole
- s s
significare che x e' uguale a x + ~ o a x - '{ii , ne' che é com-
s s
preso sicuramente x - ---=:-e fra + x
Vuole solo signifi-
-\' N ~
~i_§._ure o.t ~ enute,. ~
da noi stimata come
~------ .
s
il _____
care che fiJ.é la media aritmetica delle
valore piu
. ... attend .-
if)i le da dare alla
che
gran-
) d :.;- h s s p e s so ·1 . s .
..:,m;,;,,e;;.:;:
-
( .:;..:~::1
d i..:e;...,...:..m :::
m:e:;:n::o::::::
c:=e::::::
'fi
± ~~-- , etc .
- - . ·- ,,.N -
1 te rm 1 ne ,,.r.;- v 1 e ne
to necessario osservare che gli errori che si possono produrre nell ' ése -
guire una data misura , dipendono da come tale misura viene esegu_ita -~ al -·
lo strumento .
Supponiamo per semplicitd ~i voler misurare la lunghezza di un corto
perno d ' acciaio
. . . usan d o un compasso micrometrico
. . (1) : p er f ar questo si. apra
~
se g uite con la approssimazione di una divisione · intera o di mez - · ·
za-di-visi~ne de Ì la sc a l a -'i \
a 1 apprezzamenti. masch ~a no in g~n~r.ale, gl i e Lr .or.i ca -
sual i e ~~.seguono piu ~ isure_, i~ - ge~_re _s1 o~-·
alori co1nc1 enti. n tal caso e 1nut1 e eseguire
- -· rat1c ~ ne fa una soÌ - -_
....
rande z z a de 11' errore nrobabi l!Jlen te c..Q.mm~- .s so_ la se~sib i 1 i t a' di
ttura ..dello st r.ume.ntQ.\. Per gli apparecchi tarati s1 tende a
stabilire che la sensibilita' sia determinata da un intero in-
tervallo di ~mg a 'es"'èììipìo"S'i d u a "termoniet r-ò"' a -- ,
00
c
quando la scala 2 d1v1sa in intervalli di 0 ,1°C anche se asti-
~.p_uo' e.g.g.er a_Q 05 °C Nel caso di misurazio~i -{nfu;t'.
' te , quando la grandezza fisica in esame édel tipo z=z(x 1 , x 2 • • . xn) ,
l 'i ncertezza sulla grandezza z e data , in prima approssimazio-
ne, dalla formula già vista :
( 2)
(1) Si noti il si g nifi c ato ora dato al ter mi n e errore , come stima della in -
certe zza di una misura e la differenza dal significato di cui a lla pag . 31
CT
2
= ~ CTi
2 oz
--
( )
t Òx i " _=%
t
----
s1bilita' di lettura, ai risultato· . - -
0 . 14 mm
p
e
Po
6
6c =II 6P
Po
I+ I_!__
Po
P
Po
0
I= I 6P
1 Po
I+!_
Po
I 6Po
Po
I
La cultura è un bene dell'umanità (fantomasping@libero.it)
- 104 -
p 1
Poiché é chiaro che, perché i due termini sia-
100 Po
no dello stesso ordine di grandezza 6.P dev'essere notevolmen-
te pili piccolo di 6.P 0
100
.J_)
cioé la determinazione del peso
( ·"'
del soluto deve essere fatta con una bilancia che consente una
precisione determinata dal 6c che si vuole ottenere, mentre la
determinazione del peso del solvente puo' essere fatta con bi-
lancia meno precisa.
Pili significativo é l'errore relativo massimo a priori
Esso si ottiene dividendo la (2) per z. Si ottiene
z
F lo
E
( Sfu 92
' 4
C)
s1 ottiene r (, 003
' I
~_,
•
.... ,
/
f,
~
E
='I !:!_I
F
+ I~ 1
lo
· 1
6 8
( l) I
8l
+ + 2 I 6(j)
çJ
I
6(8 l)
b) "' 0,003
ol
se ol, er un filo~.'._~cci_ aio e pe_r carichi di 1 Kg di peso, _j
~ rdine di O, 5 mm ! risulta :.,
c) 2-~
t1iJ 0,003
~
6z
6.(lg z)
z
con ~ 1 , . . • • ~n
relativi qualsiasi.
In tal caso risulta immediatamente :
. +cx.
2
n
(crxn)
---
X
n
5,02±0 , 05
1,14±0,01
9,8 ±0,1
~/--T ..-::1
~ ~ ~- Attendibilitd di una misura. Rifiuto dei dati
H ':J.J Gr a fici
IO
I 2 s
Fig. 9
Capi tolo (V
V. I. I Introduzione
ç,-j. ----~.
La lunghezza é una delle grandezze fondamenta · --~n ti
i sistemi di trfft'f'à'Cri misura. Cè~iifisurea i unghezza sono quin-
èh molto impo rtanti e~~ venire eseguite con grandissime
precisioni. I campioni di lunghezza oggi usati saranno ora de-
scritti.
a) b)
Fig . 1
.............__t a-a e fì'Il-i z ~ne de 1 metro data dal 1 a Conferenza Generale dei
Pesi e Misure in funzione della lunghezza d'onda della luce a -
rancio emessa dall'isotopo 86 del gas krypton , permette una as-
sai ma ggior precisione e stabilita'.- Infatti la lung hezza puo
essere misurata in termini di questa lunghezza d'onda meglio
.2_! 1 parte su 100 . ~.:. ?22dl Va osservato che la legislazione i-
t a liana 'f-a a'fi c or -lf""u·s o del metro definì to mediante il campione
di Sèvres ,,..--ed.. é. ca~p1 one ega "e f a.. .cop_?. a n. l ,_di tal.e
- -· .pro
- .
Eò .r-i"P·o-.
.
TABELLA I
Misure Grandissime
di e Medi.e Picco le Piccolissime
lunghezze grandi
Esperien ~ 1 -
strumenti 1 - microsco-
ze nelle semplic i pio
quali si 2 - fuoco di 2 - spettro-
effettua- una lente scopio
no misure 3 - elastici- 3 - inter fe-
di lun- t a' renza
ghezza
------
--------~--
0- ;:
Me t od o de l par a l l a s s e
Questo metodo é usato per misurare distanze grandi del-
l'ordine delle distanze stellari. L'angolo compreso
rezione sotto ~ guale si vede una st,el l v.Lc i n_. _n di-
rez ~ Essa'"'ne ri~ ~p·~~T~:.Ltj!i. _J>. uo' ess~re per e ~. · una stella
D molto piU' - lontana) 1risulta ~}:_,-y ~r.so ual~...) o si mis_u i in
è orrispondenza a d ue posìzio n i o ost~ dt) ) a ter u l la sua
or bi t a v_. 1 a hg . ~1· ·.
Nota la differenza fra questi due an g oli e la distanza fra
le due posizioni della terra si ricava la distanza della stel-
la . Gli angoli in gioco, anche per le stelle piu vicine sono
Fig. 2
e(\ '_T_r:..~$~l~};.T;è-:g-;Q;j~~
Questo metodo è usato per misurare distanze da qualche cen-
tinaia di metri in su. Si supponga
(v.fig.3) di voler misurare la di-
stanza fra due punti P e X. E'pos -
sibile misurare questa distanza con-
siderando due altri punti A e B dai
quali e' possi l."'I è " ve ere 11 pun t o A
-X e c h e si trov in o aiTin eati con
P . Se AeB sono sce . ti..... in mo èl·oc1ie
- i l segmento AB risulti ortogonale
a - - e a'--in CQil .~oppo rtuno stru-
I
'f e )C; .~ - ::.:r> ~. • .• , ·~
"" e in B l'angolo_
mento (teodolite) si misura l'angolo cx= BAX =
A ""°-·
=ABX ed inoltre si misura con un na-stro la distanza AB - (base)
.re ~mente pi-eco-la (qu~~che decina ~i met r_: i ~ I:! possibile con
metodi puramente trigonometrici misurare l'altezza PX del t .rian.-
..:::::::..
go l o ABX :\
AB
PX
1 1
---+---
t g cx t g i;
·' \
1 - Calibro
I calibri (v. fig.5) sono gli strumenti usati ~ ai mecca -
!-1-i ci per le misure delle dimensioni di piccoli cor f!.! 1 ~.o..::
no essenzialmente costituiti da aste , una fissa ad una sc;..orre~
vole rispetto alla prima , munite di ganasce fra cui viene ser-
rato il corpo in misura . L ' asta fissa porta una graduazione in
mm e l ' altra l'indice per la misura . I calibri hanno di solito
un nonio ventesimale che consente misure con precisioni fino a
5
- - - = 0 . 05 mm · e che si trova inciso sulla ganascia mobile A.
100 • '
Qg.e~t__'._ultim.a_gJ.J ò s correr e _ l u IJ.g.o_
' a_ t_ p.r...e mendo i 1 t a s t o. T J
che ne libera il movimento. La misura della posizione della ga-
nascia mobile A, mediante il nonio, rispetto a C pe rmet te di
misurare lo spessore di un co rpo P.
Il diametro interno di un tubo DD é misurato a me zzo de l -
le due ap pen dici E, F di cui E ~ sol ida le con la g anascia A ed
F é so l idale con B. Lo zero del non i o co sti tuis ce l'indice in
corrispond enza al quale va fatt a la lettura sulla graduazione
I
I
I
Fig. 6 Fig. 7
12 § t ~t'~!i:!Itil
Il catetometro é un a_ppa,n~cchio che serve
.,,. •• ~- ... -~ .. ....., • .,..,. o-:i.f - • • c;i
a misurar.e
_..,,,,.,cs.,.. .._._..,",_,
• _ _._
~ :-:--- ~,._._ _,.,,__~~
'Ci)- Comparatore{
Il comparatore (v. fig.9) é uno strumento che permette di
misurare la lun :_;hezza di se~menti. Per traguardare i du~ est<_re-
~_l segmento che si de \ - -
sidera misurare si usano di
solito uno o due microsco-
-·- p i M e M mun iT i C. 1. mi'"Cr()"':
metro oculare - ;~r ~ev ;f"e
} ung o un 'à st a g;;du at:"; : g l r
~ 4. . . . . . - - - ...
~J - Vite micrometrica
Uolti apparecchi usati per misurare piccole lunghezze sfrut-
tano l'avanzamento di viti molto precise, dette viti ~ rome ;
triche.
Una vite micrometrica e' una vite filettata con estrema
r e cisione co ~ pas3o per es.,_ 0 ;·5 mm. \ La tes t~ d e'll ~--:~5 te por;
~ u~ piatto od . un tamburo graduato diviso,per es. in SOlJ par-
.,.0:..:_ Quando la vi_t .e ruota .a.Y~nza 1/2 mm per ogni gJ.ro Quindi
ogni -divisicp 1e del piat_to corrisponde - ad un avanzamento 1.
1
Laaa mm· -
-· -- La precisione di una misura fatta con tale dispositivo di-
pende dalla precisione con cui la vj~e é realizzata cioé dalla
costanza del passo della vite. ~ - - - -·- - . - - - - - · - - -
~ --- rn · tutti'{fri apparec'è hi che utilizzano una vite microme-
trica si deve lasciare un certo gioco fra le parti fisse e quel-
le mobili perché gli spostamenti avvengano senza attrito esa-
gerato. Ne risulta che quando si cambia il senso di rotazione
d e lla vite bisogna riguadagnare questo gioco prima che lo
spostamento del pezzo iniii nell'altro senso.Questo ritardo si
~ .___.__
puo tradurre in un errore sulla misura se non s i ha l'accor-
--- - -
tez- z a di -far- avvenire g.!._i _ S ~~i__sem nello te..,SS
~s.o.
5 - Palmer
Il palmer é uno strumento costituito da una vite microm,e-
trica che gi~a nella - s~a ~adrevite " e serve per misurare picco -
§~ · ~o é mos't'i='at ;-n;i ~ a fig.10. ~L?_~_p-~re d a mi :
surare viene posto fra la base~ta e e la
unta B de a vit e miCrom-etr:'ìCà: Le -~
est~;;;rt'i[i -;G~ ;n ~ l ~ v o ~ at"; p_. ;;-e p a -~ _
rallele fra loro. ) La punta B della vite
m1 crometrica viene fatta avanzare giran.
do la testa A.
Il fermo T nella posizione V lascia
avanzare la vite,mentre spinto nella po-
sizione V' la blocca.
V'
Quando ci si accinge ad eseguire una
misur i"'° per pr'"'~ ~ co~~~ c-orre ve ;Tfi~
T..f>y
To "-~w~..E-9....~~fl; strume nto ~Per q~est7;··~'"i fa
avanzare B fino a giungere in prossimita
<ITC guan o i i man icot o . Successiv~
~-tesì" seguita a fare avanzare la vite
girando non piu' il manicotto A ma la fri-
zione F . La frizione e'un dispositivo co- A
struito in man i-e z:..a_t .e ·~he - u-a-nd-;; la
rre 's sione sull'oggetto da- misurare supe-
~~~~~--,,...-~~.--~~,.-.~---~~~~..-.·------~
ra un certo va ore isinnesca av w_z S! -
mento e a E~~..fl. ~ In questo modo ci si r
assicura che la pr ~si.o~~~~-fil-G..9-.!tt<..a.t..t e-
sercitata dalla punt ';i B non superi ~ c,e .,
"!"""..........,......._.......__......,.._ ,_....
to va ore. Fig. ;10
In genere la graduazione che si leg-
-····· - -
ge sul tamburo N non sara lo zero ~ l valore trovato dovra quin
ai essere sottratto a!Ia lettur~_Qt.te.J1 Uta uan O si esegua
misura interEonendo l'oggetto X di cui si vuole eterminare lo_
·S 'essere fra la pu·;t a B e l~ base -C.. """" . - '
~ .#· ... • ~ r.' , '
-"-I-1 passo della vite puo essere per es. O. 5 mm e se il tam-
buro e diviso in 50 parti si potra' apprezzare la frazione o. 5/50=
=O . 01 mm. Si comprende come scendendo a V-alori cosi' bassi di
spessori sia necessario e h.e la" Rress-ione su, '13 l~
stessa, l' ~so della .
' f'ri.~ione.'
r.•-----:- _,
'8- Sferometro
- --· -
Lo sferometro ( v . fig.11) é uno strumen.t.Q.. che 2 uo'.
, us ~~-~-1?~! ~~isurare spessori o a ne he ~ a_gg_i di _ <;.l!r.X........t.,.....,._"".....,....,_...::;:.:,,,,.
.._,_
perficie sferiche.
- -E s~é',.,cost1t l!1 t o da un ~~_eppiede (T) i cui piedini si tro-
v~no ai. vert~ci Ai un. tria~~ o ~ o _eq~iJ atero ::. Al ~entro del tre P.J
piede si avvita una vite micrometrica V la cui testa A scorre
lungo u ~asta g_!'. a~d_uata B, che serve a contare i numeri di gir 1:.
cI:e_ comp ~:.__l ~_v_~te. \
a)
b)
Fig . 11
~Diottro sferico
Il diottro sferico e 'c ostituito da due mezzi omogenei trasparenti ed
isotropi di indice di r~frazione )!Yl ~ \n2) rispettivamente, separati da una
calotta sferica di rag~~~ r_ (v , J.~~·...: _J. L
Fig. 13
nl n2 n2 - nl
--+-- = - - - - (1)
Pl P2 r
dove r é "p ositivo o negativo a seconda che J.;i calotta presenti la conves-
sita o l a_concavita' risg_~tto a • ~~.ella luce incidente.
Dalla (1) si ottengono le asciss i;_j ed J. dei fuochi F
una volta p 2 = oo ed una volta p 1 = <x>. :Si considerano cioe'ra i al-
1 ' asse e provenienti da punti P1-_:;__!.~ _P.~! ~-~~ dista~za in!ie.ita .
Si ottienè:
(2)
=---- r
f1 f2
-+-= t (3)
Pl P2
(4)
( 5)
Fig. · 14
mili, si ricava:
Gy (t1" tpz!F}=!!._ =
Gl (6)
p1 - f1 f2 x1 f2
e P2 sin i2 = Y2
risulta anche:
G = ..:'.:.. = ~\ n1. ( 7)
y
Y1 P1 n2 \
@ --
1
t g "'2 P1
t g "'1 P2
(8)
J('
A E
r F'
Fig . 15
guali. · Infatti consideriamo i triangoli simili BQf, ~ DQ' B' , O' Q' F ' (fi -
!J J'( J('
n
11'
B R Q'
------
y
./1'
A o
y'
cx:__
~ _y_ ~ .Il p'
~e --------- y y'
? ;' -f 'I
D i
:~o - L __y__ Fig. 16
I
' è '".:;
/
La cultura l { '/
un bene dell'umanità (fantomasping@libero.it)
- 126
I
y' f p
G =-
y
y t' p
f n
--=--
!' n' ,
= 1
e per n n deve risultare f f • . = 1
1 1 1
-+--=- (3a)
p p' f
c) Sistemi compos t i
J[ J 112 J{'
~
--LI-+
Y1 ?12
.Xj :r:' ~2
- ~.2
~
-
Jf 0.1 O'i F..'
i O,i 0,2 ir_z-
,wyj Y,2
~
d -
Fig . 17
Ne lla figura 17 sono rappr esent ati i due sistemi centrati coassiali .
Si assumono come assi di riferimento quelli con orig ine nei fuochi (x~x1),
(xi.y~), (x 2,y2). (x~,y~); 6. (> O) fl chiamato intervallo ottico del sistema e
v iene contato sull' asse x~.
f lf~
= - - -·
- I
X2F
I
(9)
6
1
. Per ottenere le coordinate f ed J' dei fuochi F,F rispetto a riferi-
1
menti con l' òrigine in O e 0 (punti principali) si consideri la fig . 18a
relativa alla costruzione dei raggi rifratti dai due sistemi per un raggio
incidente opportunamente scelto. :
1('
A .E ~
(j
lj
d
Ìt\ I !'.)
-------
V\_ f '- Fig. 18 al
B' A'
Fig . 18 b)
1
primo sistema ; esso incont r a l ' asse del sistema ot t ico in F , secondo fuo-
c o del sistema composto e determina la posizione del secondo piano princi -
pale w' del sistema composto giacch~ la sua intersezione con esso deve di-
stare dall ' asse di una quantita' 'h pari alla distanza di AB dallo stesso as-
se . ·Un ' analoga costruzione va effettuata per trovare il pri mo fuoco F (fi-
gura 18b) .
~~~~__d.u.e_t_r ;i.~~-g~ lj._ s_im.Ui._:.~ tt.eggiati in figura 18a s ~_~:
h' A li' !~
=-,-; =--
h /1 h !'
da cui:
!~!~
t' ---- (10)
6
/1/2
f ---- ( 11)
6
!~ f~
f t' (12)
!~ + f 2 .. d
d ) Lente spessa
!~
pe r i l primo diottro , e
n2 n3
f2 r:2 i !~ r2 (13)
n3 - n2 n3 - n2
n1 112 n3
I f .r.e
1_ _ _ Fig . • 19
La lente spessa può essere pensata come un sistema composto per il qua-
le si possono trovare le distanze focali F F' e la posizione dei punti prin-
cipali o,o' applicando le (10)' ( 11)' oppure la (12) .
r
~nte sottile
Quando d é ·trascurabile la lente si chiama sottile ed in tal caso si
-=:_\ pud assimilare ad un piano in cui coincidono praticamente ..__i piani princi-
1
/ pali del sistema risultante. · I punti principali coincidono con il centro
della lente.
Se, come al solito, chiamiamo con fi , ff; [g 2 J ' l_Ll is ~ ze focal ~ i
due diottr~~tuenti !!.. lenJ; e, n l' ìndi.,.S!L di rifra ~e d.el_ma.te..:~e
di cui é fatta la lente , no quello del mezzo rn cui é i.1!1.Ner__s~ , dalle (10)
e (11), (13) si ha: · - ·-·- -~---·
1 6 n3 - n2 1 n2 - nl 1
--= - - - = --+
f f~f 2 ns r2 ns r1
l enf/ convergenf/
a)
I[(
Fig . 20
!h
a)
d)
Lente di'vergent"e Fig .2 1
dell e imma g ini date da una lente conve r ge nte e da una lente divergente nel
caso in cui l ' oggett o sia posto ad una distanza dalla l e nte maggiore della
distanza focale (fi g . 21 a) e b)] e nel caso in cui l ' oggetto sia posto tra
il fuoco e la lente (fig . 21, c) e d)] . Nel caso a) la lente fornisce una
immagine reale e capovolta ; negli altri casi le immagini sono virtuali e
diritte.
6\D et ermi nazi o-~ e del l ~!i s t ~~ z a- f -;, ;_al ~- ~d~-l~~; ·~__ le_::, ti___ \
1) Lenti sottili
La determinazione della distanza foc~le di una lente sottil e puo' es··
sere fatta con i se ~~:!.~.U.!L~~ odi sem ili,ljj
1) Misurando i raggi r 1 e r 2 di cu_~.!!!:!1 delle _ç..!! l ?.!l.~~2.f.ciche JJ.~n -
te con lo sferometro e a ~eJ.I ca ~~!.c;.rmul~ J
, Per questo occor:_:_ ~~~i:,:__:::. ~ valore dell ' i_n_i:i,.ce ,...iF ..r ifr ~zio r_i_ e_. !1 del -
la lente .
2) Misurando le distanze p dell ' oggetto e p' dell ' immagine dalla lente e
applicando la formula di Huyghens
f
Gy + 1
(15)
1 1 1 d
+-
1'2
Talvolta invece della distanza f dei fuochi del sistema dai rispetti -
vi piani prin cipali interessa conoscere l e distanze ~ e ~ ' dei fuochi F ed
F' dal centro delle lenti L l. ed L 2 •
D .D'
iJ
----~
' '-..._
r ~ r; P'
.r,"'I·..
1 ..... . 12
L1 / L2
d 4>'
Fig . 22
f, _d
D D'
f i.!2 - f i. d
f 1-{>f2 · d
fd2 - f '2 d
f1 + f2 . d
Fig . 23
e' .
M
e
Per una lente sottile di focale f, dalla figura 24,risul-
ta facilmente:
e' y' do
(16)
M
e p' + 6 y
y ' p
,
y p
M ==-=
e' do (f + p I )
(17)
(} f(p ' +6)
Cristalli'no
g'
-~~·~-·----
......... --
--.. . . . __">...;.:-·- ...
y --- ...
f! . - -
··-
"@"i··· ----- .•
F r --
.........
.........
-- ---/
/
/
,.._____ LI----"-~-~ /
Fig. 24
M
/l
25 I
M = - - = 10 (p = oo)
2,5
25 I
M =--+ 1 11 (p =do)
2,5
U) - Microscopio
Per eseguire misure di lunghezze molto piccole fra circa
1/ 10 mm e 1 µ si pud usare il microscopio .
Un microscopio è costituito da un sistema di lenti chia-
~to obiet~, atto a fornire un'immagine E. .e ale dell~irnetto,
.:_oassiale con un altro sist «;_,rn,é!., d i lenti, oculare, che della ri-
ma immagine da una secon d a immagin7""°vl.~rt ua ~izione
pi Ù adatta per 1 'osserv az i ~~ e ; cioè ·-ad ·- . \rna~O.i stan za--· all ' oc-
chio molto grande (occhio in riposo) o a circa 25 cm (distanza
della visione distinta).
L'obiettivo pud esser e__r:_e_~zato con una semplice lente
convergente : in questo caso perd le aberrazioni sono n Q...~ e y olì ;
per ridurre le aberrazion ~ si usano coriie obiettivi sistemi con-
"Ver g enti formati o
a piJ lenti. Analo~mente l ' oculare puo' es-
sere realizzato da una o QiÙ lenti e viene disposto in modo ta-·
~ a istanza d fra i l s~-ndo fuoc:o F 12 dell'obiettivo e
il lrimo fuoco F' 21 delT 'OClrhn-e--(-}ttn·glre a o ica del mii::rosco :
Qio) sia pari a ~ ~L'oculare e l'obiettivo vengono monta-
ti alle estremita di un tubo che pud essere, mediante movimen -
ti micrometrici, avvicinato o allontanato dall'oggetto che si
vuole osservare.
Le distanze focali degli obiettivi sono comprese a seco~
do dell'in g randimento (v~ la (1), pi~ avanti) tra qualche mm e
~ er g iocu ar i- risultano invec e -cl-i qualche ;;;;; _
timetro .
L'o gg etto AB da guardare viene posto molto vicino al pri-
\
\
\
\
Ocv/ara
\ I
I
~
\ \ II
I \
...
\ 12 1 \ I \
i,..
\
\ B1
,,
\ I I
~
Il
"""()
A, \ ' i\
bi \ I \ I
\ lii \ I
\ \ I
\ \ I
I \
\
\ \
\ I
ct I \
d \I
.x'"i l
\
\
.x''i \\
,,
\
l \
\
~f2~ \
\ Ii2
\ Ohiett/v(}
\
\
\
\
\
\
xi \
\
\
A A
dal microscopio.
Come s' é gia detto l'ingrandimento visuale rè il rapporto
fra l'an g olo e2 sotto cui si vede attraverso il microscopio la
immagine virtuale A2 B 2 e l'angolo 11 1 , sotto cui si-vé'Cle ,a _ oc.;
chio nudo l'oggetto ~ alla distanza d~] l ~ :V i- sio i:e distin -
ta.
Poiche' la distanza per la visione distinta é do= 25 cm ,
r ~
I
Y2 X1
Gy ~--
Y1 f1
L -
&2 risulta :
I
Y1 X1
&2
f2 fi
quindi :
(18)
,, .
-- ~·"
•
a, ~
-i I
i
6
a = do • l::ia.
i
2
a = - - · 0,25"-0,15 · 10- 3 m
3400
8
a =Ma
Quindi
I
a
a
M
1 2n sin /:J
a À.
dov e n e' l ' indic e di rifrazione del mezzo in cui e immerso l 'og-
g etto che si esa mina, p e
l'an g olo che formano con l ' asse del-
l 'ob iettivo i ra [;g i piu' inclinati che provenendo dall ' o g getto
son o a ncora raccolti dall'obiettivo e À. e' la lunghezza d'onda
della luce che serve all ' illuminamento. La quantità n sin p
prende il nome di apertura numerica dell'obiettivo e in genere
non su pera 1 . 6 . Cosi' osservando con luce verde ( À. = 5600 10 che
e' qu e lla per la quale l'occhio~ pi~ sensibile, si rag g iunge al
massimo per il valore di d :
a~0,2µ
(i)_ Spettroscopi
0 Spettroscopi a prisma
Gli spettroscopi a prisma sono basati sul fe.no.m.en dee.il.a
g_ispersione_. E' ben noto infatti che l'indice di rifrazione n
di una qualunque sostanza varia al variare della lunghezza di
onda della radiazione elettromagnetica che incide su di essa.
Per esempio l'indice di rifrazione di una sostanza trasparente
nel visibile ha di regola l'andamento che é qualitativamente
indicato nella fig.27.
1't -- - - - - - - - - - - -/~--~,
- - - - - -t'-~-
- - - /:~
I
I
' '
I
I .,..,.
'
J
Fig. 27
1.68
\/\
I.oh
{.64
' \.Flint
f.62
Uo -· I "'-I
\ I
\' Quarzo
"-l
.I~
'"ti 1.52
_...,
~
\l
..:;
1.50
l.'18 \
-
'--..Crown
........... ,......
.!:i"! vi"na.
-..........
......
l.116 - ~ i'..P!uol"ife
1.44 ,.._
l.4t i
Ho
O 0.2 O..Y 0.6 0.8 i.O 1.2 1.4 1.6 1.8 2.0 ..2•.2 2.4 2.6 2.8 3.0
L11nghe~ze d'onda. 111 fa
Fi g. 2 8
(1)
( 2)
Fig. 29
Il ra gg io che esce dal prisma
forma con l a direzione del raggio incidente un angolo o .de tto
angolo di deviazione,che e ssendo un angolo esterno al triango -
.L:>..
lo ABC risulteri ·
..::::::,,,.
Inoltre considerando il triangolo Afffi si ha
cx = i 2 ~· i ~ (3)
. I
I di; cos t1 n di~ cos i~ ( 6)
o = di~ + di2 (7 )
d8 = di1 + di~ (8 )
• J . I
di; cos t 1 -n di 2 cos t2 ( 9)
si ricava :
di1 ( 1 - 1
cos il
. r1 .
cos ~~ )
cos i l cos l. 2
quindi: Ì/ I
f"'
____,.,/
o e . .,
1:_2 _: .. -~.~/
"'
Calcolando la derivata seconda si verifica che per questi
valori 8 é effettivamente un minimo. Il valore del minimo di 8
si calcola dalla (4) e risulta
__
~,rè:1]
..
• sin
sin i 1 2
n =
sin i 2 . Cl.
sin-
2
Fig. 31
.......
'
Fig . 32
sen t1
n('Ao) (10)
di deviazione m1n1ma.
Si faccia ora ruotare il prisma attorno ad un asse norma-
le al Diano della fi-
gura.Se i l cresce, cre-
sce il va ore i n che
soddisf~--;lTa TfOT.
Poiche' normalm"ente il(f....)
cresce col diminuire
di _ _0...1 __ al crescere d i
----
i1 emergono successi- ---.-
v amente nella direzio -
ne PA ' tutt·i i~ l~ i
dello spettro, dal ros -
so al violett CJ;"-- -
La deviazione su -
bita dalle varie com -
Ocv/are ponenti dello spettro
che si tro v ano v ia vi a
Fig . 33 in condizione d i de -
. . . . .
v1az1one m1n1ma rima -
(8=90 ° ) .
a deviazione costante ~ schematizza t o in
ò ~o
tura F po-s t a- nel p ia-
~ocale aer ra fon- $
te L1 : questa di l'uo- •
go ad una onda pia-
na che investe i 1
reticolo R. La dif-
frazione ér odot ta
dal r ; ticolo in_ u';°a
certa di i7z°~ee
rispetto alla nor ·- Fig. 34
ma le al reticolo si
osserva all'infinito ovvero sullo schermo S posto nel secondo
piano focale della lente L2.
Prendiamo in esame due f en diture co ntigue (v. fig. 35) ed
in esse due punti P e P ' scelti a distanza p uguale al passo
del reticolo.
Tali punti per il principio
R di Huyg:hens s1 p ossono conside-
rare come sorgenti di onde ele-
m ve ti tutte
mante un ango o
ai ret1colo si abbia un massimo
a1 intens1ta luminosa occo r re~ a'
} ·~-~---~-~-........-
- che 1e rad i azioni
e
~ ---
L'Le.rie.Jl...t · .da
si sov_!: a.ppo ugq no in _ f s_~,
·CT~-T~ h el a d ifferen..z.a- t -F-a- -i- lo -
ro cammini ottici, p sen e , sia
par i ad un n ~m~.Q_:_I. nt er O tl 1
.
-Il-=-
Fig. 35 g ezze d onda
À.
nkÀ. -t-
2
e COSI
.. .
via.
Se la luce adoperata non é monocromatica, per ciascun or -
dine si osse r vano tante ri g he quante sono e componerit1 mono -
-C romatiche d el l a radiazione incidente.
i a osservare in ine c ie,no t o il passo del reti c olo , si
puo' -;;, eguire una misura a §.§ o l li ta deiTI g-he :nrd ~- e.a'i.::a n--
·. \ -rela sem p lice misura dell'an g olo secondo cui la luce viene dif-
fratta. Lo strumento é aunqu;-
piu' vant aggios o - Cl.e lla ~ spe ~-
1 --scop-ì"o a prisma che inv~ce deve essere tarato per me zzo delle
rig he sp~ttra~i di un~ sorgente luminosa not . ~
·f---'-- - - - - -
c o nside razioni
minima 18,=l8- =f2i ~ d i-
~t t__mJ ,_ ·~ -
cx.
noltre : sen i n sen Si ha quindi :
2
.----- ....
V\~ ..(
-----2' d8
dn dn sen i
z
-:r-
Fi g . 36
}~ /~!±]
'B
/ dn I I b
~-'
In conclusione, quindi :
~"r B-dg
df... .b df...
( 2)
:--
~ -
f;
Il fattore n ~ una proprietà caratteristica del mate-
df...
. 1 e d. i. cui. e' f -éftt'bI il prisma.
ria
(~8) *
( 3)
dò
b - (4)
d À.
Q -
Potere dispersivo di un retico l_::_- .,A. . ff.çr.>-·
Dalla formula:: p sen e = kt- si ha immediatamente :
~~~·
..... ;,,,./
risolutivo di un reticolo (\ À ee
Facendo la convenzione che due righe di lunghezza d'onda
r-:-----~'"'\
+!:::J... sono a pena risolte quando l'una da~_un m ~ ssimo di i n -
tensit a: nella direzione in cui altra d' min-imo t c fi teri-&
d1 llayleigh) e ricordando le co ii"Cf1z1oni stabi i _te pe ;i mass..:i-
m1 ed i mini;T"Tinterfere i'il~ ne=l l ~o.n ~ _d,e.1- e-t;,,i-€°'.o-.lo
Sl ha : .
( 5)
k
2np c o s e - - - - 2nk
p cose
di Ao (M = 10- 1 A)
o
e situate per esempio al centro d ella regio-
ne visibile dello spettro (À"-'5500 A). Considerando i l secondo
ordine (k = 2) per conservare sufficiente luminosità, il numero
minimo di fenditure dalla (5) risulta :
À
2n 27 . 500
Mk
dÀ.
B ·55 cm
dn
/
/
'-1 '·-}
,
.J / ed il. fascio di luce dimensioni tali da riempire tutto il pri -
~
-------
n -
sma.
i=-;nomen i di i nterterenza
Fi g. 38
~:r=-----~:::==::::::::=JH
eE:::--....:...+--+----=--=--------; o 1y
.D
Fig. 39
2ay
[J
0
= 2ay
kA.
1J
ovvero
À.})
y k-
2a
y = (k +·.i:_)
2
~
2a
}J
J 1
Fig. 41
À À
8=n(IJ+IK) - IH + - = 2n IJ - IH + -
2 2
( 1)
h À À
2n - 2h sin i tg r + - = 2nh cos r +--
cos r 2 2
ed oscurità quando
( 3)
2n h cos i kÀ
À
dov e s1 e' omesso, rispetto alla (1) il termine essend oci ,
2·
nella attuale disposizione , <lue riflessioni aria-vetro .
·2
t
Per i ~O "' si ha cos i - ~ 1 e quindi (n ~ 1) :
2
2
2h - i h = kÀ
\
\
\
'
'
Fi g.43
Ì\.
+-
2
Fig. 44
k Ì\.
h =
2n cos r
Se l'incidenza é normale, cos r ~ 1 ; ed
k 'A.
h
2n
2n
À.
0. 3 µ
2n
Misure di aree
Fig . 47
M. Per tolo tti -T.Papa -O.Sett e - Met odi d ' os s ervaz io ne e misu r a Disp. 2l
S = f dSr +fdSt
essendo gli integrali estesi a tutto il perimetro dell'area
ln misura.
Se si indica con dq>r e dq>t gli · angoli di cui ruota la ro -
tella R in corrispondenza a dSr e dSt si ha per l'an g olo tota -
le di rotazione
dSt = k d q>t
Risulta percio'
(!" C'
N J~- {Vol"m;
3
Dall'equazione dimensionale : Volume "" [z ] si ricava ch e
l'unita' di misura del volume del Sistema Internazionale e' il
metro cubo .
Si puo' calcolare il volume di un corpo utilizzando una bi-
lancia. Infatti se si conosce la densita' del materiale si può
misurare le spinta di Archimede e risalire al volume .
Nel caso di 1 iquidi le misure si eseguono correntemente
con recipienti tarati (campioni di volume) e per i solidi si
misura lo spostamento del liquido in cilindri tarati quando il
solido viene completamente immerso nel liquido :, l ' aumento del
volume del liquido per l'immersione del solido dà il volume di
quest ' ultimo. La precisione di questi metodi non e' mai molto
grande · anche se la cura presa nel le produzioni dei recipienti
(v. fig.51) puo' essere assai spinta.
e.e.
.,.
I
f
r
so
e.e.
Fig . 51
'I r ~---
.J ) ""\ • V• I • 6 - An g o I i
.. J ' iL----·
1~ Vi· sono vari. d ispositivi per misurare angoli. In questi
strumenti, le scale, in gradi
o mezzi gradi , sono circolari
e con finezza piu' o meno gran-
de a seconda la sensibilità
che si desidera. Come per le
scale lineari, q ueste circola-
ri possono essere munite di
indici con noni circolari che
consentono ap t)I"O ss ima z ioni di - Fi g. 52
a) Goniometro di applicazione
Questo apparecchio (v.fig.53)
serve a misurare angoli diedri a
tra facce piane. Esso é di uso
molto semplice ma poco preciso.
Fig . 53
b) Livella
La livella a bolla d'aria serve a misurare angoli rispet -
to al piano dell'orizzonte, in g enere piccolissimi, ottenuti
per rotazione di una retta in un piano verticale. Essa consi-
ste di un tubo di vetro qua -
si completamente pieno di un
liquido dotato di grande mo-
bilita' (per es.etere) e chiu-
so ermeticamente in maniera
tale che rimanga ne 1 tubo
A B
una "bolla d ' aria" DD (v.
Fig . 54 fig. 54) . Il tubo é lieve-
mente curvo ed e montato in
una opportuna custodia che consente di mantenere il tubo nella
posizione richiesta. Sul tubo ~ segnata una graduazione G che
serve a stabilire la posizione della bolla d'aria ed in parti -
colare a decidere quando e' centrata .
In questo modo é possibil e verificare se un p iano e oriz-
zontale ~ Infatti se il pia-
no e' orizzontale la bolla
risulta centrata, mentre se
il piano e' inclinato la bol-
la si sposta .
Prima di ese g uire i 1
controllo dell 'o rizzontali -
ta' di un piano occorre ve -
rificare se la livella f! g iu-
sta, cioe che la bolla sia
centrata tra i se e ni di ri-
ferimento quando la base AB
d e l la custodia po Gb i su un Fig . 55
c) Teodolite universale
Questo strumento (v. fig . 56) serve a misurare angoli die-
dri ed angoli piani quando tali angoli sono determinati da li-
nee cl1e contengono punti molto distanti. Esso é uno strumento
di uso corrente per rilievi topo -
grafici e triangolazioni. Il teo-
dolite é formato da un cannocchia-
le e con reticolo che individua la
linea di mira. Il cannocchiale puo
ruotare intorno a due assi mutua-
mente perpendicolari z e x . Le ro -
tazioni sono misurate a mezzo di
cerchi graduati che sono forniti di
due microscopi micrometrici diame-
tralmente opposti . Una "lettura"
risulta dalla media delle due let -
ture ai due microscopi opposti ; si
elimina cosr l'errore di eccentri-
cita della graduazione, dovuto al
fatto che il centro della gradua -
zione non giace esattamente sul-
1' asse di rotazione.La misura del-
l ' angolo che interessa viene fatta
dirigendo successivamente il can-
Fig . 56 nocchiale nelle due direzioni che
formano l'angolo e facendo la differenza delle letture corri-
spondenti.
Per i 1 buon funzionamento dello strumento e' necess a rio
che ;
1) l ' asse di rotazion e x sia perpendicol,ne sia all'asse ot-
tico del cannocchiale che all'asse di rotazione z .
d) Goniometro a riflessione
Questo strumento serve a misurare l'angolo diedro <p tra
due facce piane riflettenti (per es . facce di un prisma, facce
di un cristallo, ecc.).
Esso (v. fig.57) .e costituito da un piatto orizzontale P
girevole attorno all'asse O, normale al piano del fo g lio. Un
indice I solidale con P scor-
~ nz
re sopra un cerchio graduato
G. Un collimatore D ed un can-
nocchiale E con l'asse ottico
parallelo al piano del cerchio
graduato,girevoli attorno al-
1' asse O, completano l' appa-
recchiatura.
La misura dell'angolo si
esegue ponendo sul piatto P
i 1 corpo. Se per es. l'angolo
<p che si vuol misurare é quel-
1 o fra 1 e fa cc e AB e CE si
porrà il corpo in modo tale
che lo spigolo B del diedro
sia parallelo all'asse O. Me-
diante una sorgente luminosa
S ed un sistema di lenti N si
concentrano dei raggi lumino -
si sulla fenditura F del col-
limatore. I raggi luminosi che
passano attraverso F incontra-
no la lente L la quale po- e Fig . 57
sta in modo che il suo piano
focale passi p e r F sicche' i
ra gg i emergenti risultano pa-
ralleli.
Dopo la rifl e ssione su AB i rag g i attrav e rsano l'obietti -
vo E d el cannocchiale. Guardando in questo si pu~ cosr vedere,
s e lo strumento e' b ene a gg iustato, l ' imma 0 ine della fenditura
sovrapposta ad un reticolo di riferimento.Se si ruota P eq uin -
E o
Fig. 58
e) Sestante
Questo strumento serve a misurare l'altezza di un corpo
celeste sull'orizzonte. Esso e' mostrato nella fig.59. Un pic-
colo cannocchiale le' solidale con un settore su cui e' incisa
una graduazione che si estende su circa 60° (ossia un sesto di
cerchio, donde il nome dello strumento). Il cannocchiale serve
a vedere direttamente l'orizzonte attraverso M, solidale anche
esso col settore che per meta' é trasparente e per meta' argen-
tato e contemporaneamente serve a osservare le stelle, g razie
11
Fig . 59
1
a due riflessioni successive sugli specchi piani M e M Lo
specchio M' e' montato su un braccio A, munito di un indice , mo -
bile sulla graduazione del settore. Si pud cos ~ misurare l ' an -
g olo di cui si fa ruotare lo specchio durante l ' osservazione .
Lo scopo dell'osservatore consiste nel far coincid e r e nel
cannocchiale l'immagine della stella e quella dell ' orizzonte .
L ' apparecchio è regolato in modo tale che il suo indic e sia
sullo zero quando i due specchi sono paralleli (M' in M~ ).
Se ora per far coincidere l ' immagine del 1astel1 a con quel -
la dell ' orizzonte si deve far girare lo specchio mobile di un
an g olo a, come abbiamo già avuto modo di osservare (Ca p . IV),
l'altezza della stella è 2a. La graduazione del settore ri por -
ta direttamente quest ' ultimo valore.
Il sestante ~ud essere tenuto in mano. I movimenti di un a
nave sono senza effetto sulla coincidenza delle immagini, per -
tanto esso era largamente usato per determinare la latitudine
della posizione delle navi.
l / ........\
(1) Anno t ropico ~ l ' intervallo di tempo che impiega il sole a passare fra
due successivi equinozi di primavera .
Orologi
( 1) L'anno tropico alla data di 12 ore , gennaio O, cioe' al mezzo g iorno del
1° gennaio, 1900 ~ la lunghezza che l ' anno tropico avrebbe se il sole con -
tinuasse a muoversi alla sua velocita apparente istantanea,corretta per la
eccentricita orbitale e la precessione dell ' asse terrestre .
Filo
cale/o
Elettrodo
n=i V
Fig . 62
i-
v. 2.4- - Misure di interval 1 i di tempo
----- ---l
Dovendo eseguire misure di intervalli di tempo , oltre ai
normali orologi si possono usare varie tecniche . Per es . nel ca -
so delle misure del periodo di un pendolo , si pud comparare con
questo l ' oscillazione di un secondo pendolo .
Supponiamo di fare oscillare intorno allo stesso asse i
due pendoli e si supponga di aver 1 i muniti di indie i che pos -
sano essere osservati all ' istante in cui transitano attraverso
una linea di mira prefissata .
Supponiamo che all ' istante zero si vedano i due indici
transitare contemporaneamente attraverso il traguardo : si dice
allora che all ' istante zero si ~avuta una coincidenza .
Se i periodi dei due pendoli non sono ugual i , al succes-
sivo passaggio la coincidenza non avra' piu' luogo e l ' indice del
pendolo che va piu' svelto transitera' per primo. Ai successivi
passaggi . questo pendolo continuera'a guadagnare sull'altro iin -
che' dopo N oscillazioni esso avra' guadagnato un intero periodo
e avr~ luogo di nuovo una coincidenza .
Cio' significa che N oscillazioni del pendolo piu' lento han -
no esattamente la stessa durata di N+1 oscillazioni del pendo-
lo pi~ veloce e pertanto se T 1 ,T 2 sono i loro periodi
N 1
1 ---
N+1 N+1
V. 3 - Misure di massa
V. 3. I ~ Campioni di massa
In
realta' a .causa di im erfezioni cli ~c~oS"t'T'UTI"o e -qué'S'ta'"'."c1 r c o s t an -
z a non si e' es :1 t ~ amen t ~ =~e ~_f i ~;-~.JL~~"à:SSa· e -TOc'co·-·@:rt-
t 1 e superiore 1 2 m1 l 1 rammi - massa ·tre-1.-la- E.revi s a . e
3
risulta che (0 . 1 m) di acqua d istillata a 4 °C hanno una mass a
di O.'1)'9'J97 3 K . ma s ; a . - - - --- ---~ ··- ..-~ -----~~-
m -·-~ - --· -
V. 3 . 3 - Bilancia analitica
che gli spigoli dei tre coltelli siano paralleli e che le di-
stanze fra l'asse di rotazione del giogo ed i due coltelli che
portano i piatti siano uguali.
Nonostante si prendano i migliori accorgimenti per rea-
lizzare cio', in una costruzione meccanica non si possono otte -
nere le precisioni che sono richieste per le bilance analitiche
molto sensibili (- 10- 5 g).
Si deve dunque, nell'eseguire una pesata, operare con op-
portuni accorgimenti.
Si deve ricordare innanzi tutto che, come qualsias{ altro
apparecchio di misura, la bilancia deve essere precisa (o fede -
le), cioe' deve riportarsi nella medesi~a posizione di equili -
brio ogni volta che sui suoi piattelli ~engono posti gli stes-
si carichi.
E' facile vedere che questa condizione si realizza automa-
ticamente se gli spigoli dei coltelli, del fulcro e dei piat-
telli sono perfettamente pa-
ralleli per qualunque pos1-
z1one del carico sui piat-
telli.
Difatti il momento del-
la forza peso P in tal caso
é indipendente dalla congiun- F
gente AB gli spigoli dei due
coltelli e quindi dalla po-
sizione dei carichi sui piat-
telli (v.fig.64).
Se gli spigoli dei col-
telli sono- leggermente sghem- p-+
bi il valore del momento del-
la forza peso evidentemente Fig . 64
dipendera' dalla distanza AB
e pertanto dalla posizione dei pesi sul piattello della bilan-
cia . E' bu~na norma dunque nell'eseguire una pesata porre sem-
pre le masse nelia stessa posizione, per esempio al centro dei
piattelli .
Valutiamo ora l'ordine di grandezza entro cui si deve man -
tenere il parallelismo tra i coltelli. Supponiamo di disporre
di un a b i 1 a n c i a 1 a c u i s e n s i b il i t a' s i a p e r e se mp i o di O, 1 mg
ed il cui carico massimo sia di 200 g . Evidentemente perch~ la
fedelta'della bil ància sia confrontabile con la sua sensibili -
ta' occorre che lo spostamento in una posizione qualunqu e sul
piattello del carico di 200 grammi non introduca errori supe-
riori a 0,1 mg.
M6 (AB) :::, AB · 6M :
- - 6M
6(AB) ~AB M
Se AB= 10 cm :
1o·1o- 4
6(AB) ~ cm
200
. '
cioe
6(AB)~0 , 05 µ.
6(AB) 5·10 - 6
5 · 10- 6 radianti - 1"
s 1
V. 3 . 3 . 2 - Metodi di pesat~
FG 9 =s FC~ q2
Fi g. 6 5
P 1q 1 - p ?q 2 + µ,s =O ( 1)
( 2)
( 3)
e ( 4)
donde
. '
c1oe:
cr radianti / grammo ( s)
t2
C'2
F
......
-- ~
t;
e1
dove
o = FL d =FG C1 F = l 1
7T
Poiche' a e 6m sono quantita' molto piccole e cp -~- si puo'
porre:
2
cx
6m.
( 7)
µJ. -:- 2 o,\/
10 mg 1 () mg 20 m.g 50 mg
100 mg 100 mg :i on mg 500 mg
1 g 1 "
o 2 ,,JJ 5 g
10 g ..
1 r, g 2 () g 50 bCl'
100 gr
P - o~ Vg = p - oa vg
dove Da e'la densita'dell'aria.Si ricava cosi' il peso del cor-
po
quindi
p
p (1 --0:) ò
òa
1
òe
( j --i,}jr: ·i
?) ?) )
p =p
j -(::)
?) 8a
a
In pratica - - << 1 e cos l
., ure - - << 1. Si pud quindi ap-
P op
oe
prossimare:
~)
1
p =p [ 1 + 8a (?)- - o J
e p
H 3
oa =O, 001293 gr/cm
760(1 + a.t)
J 1 ~ 1J..J) - Introduzione
t=t 0 + c(h -- h 0 ) ( 1)
p - po
t - t o = <X
Po
(2)
V - V O
t - t o = <X
li .o
v = v 0 [1.;. u (t - to)J
1
Il valore limite di a per pressioni molto basse ~ Ap -
273 , 15 .
pare utile introdurre una nuova scala delle temperature ponen -
do :
T = t+273,15
t ' --n -
~ ~-f Te r mo me t r o a gas
P - Po
t ( 2)
d. o Po
pv p o1l o
--=--- ( 3)
T T0
p 1) , p
1 o-- (v "' cos t11 nte)
Po
La cultura è un bene dell'umanità (fantomasping@libero.it)
- 191 -
2) appross1maz1one di ordine un ci ;
n) approssimazione di ordine n :
P v (T ( n - 1
) ) pv o ( 1 + A.T ( n .. 1
~)
T( n) = To - To .
Po V o povo
dove A. é il coefficiente di dilatazione termica del materiale
con cui è costruita l'ampolla. In questa correzione non si é
tenuto conto che il gas contenuto nel capillare si trova a tem-
peratura di versa da quello contenuto nell'ampolla.Tuttavia poi-
ché il suo valore ~trascurabile, cosr facendo non si introdu-
cono errori superiori alla sensibiliti del sistema.
La seconda correzione da effettuare é dovuta al fatto che
il coefficiente a per i gas reali dipende dalla pressione. Es -
so risulta tanto piu vicin~ al valore dei gas perfetti (a 0 =
1
) quan t o più bassa é la pressione a cui si opera . Poi -
273 1 16
ché non e possibile operare a pressioni molto basse per i mo-
tivi pili sopra ac~ennati occorre introdurre una correzione . A
tal fine si prendono in considerazione le isoterme del gas rea-
le che si adopera come fluido termometrico.
Per l'idrogeno le isoterme ot-
tenute riportando il prodotto pv in pv I
I
funzione di p sono rappresentate in / 11ioo
fig . 69 . Esse sarebbero delle rette H1oob:::::i-J-=:E~7t1t:::::=:.
orizzontali se il gas fosse perfetto . tf 1 I
I/
In tale ra~presentazione i vari
stati del gas termometrico, operando
Ho
a volume costante v 0 , (pari al volume
del g as a T 0 = 273,16 e . p = p 0 ) sono
rappresentati da una retta passante
per l'origine con inclinazione v 0 .
Sian o N0 M0 ed N1 0 0 M1 0 0 tra t t i
delle isoterme corrispondenti a 0°C
e a 100°C ; .NM .un tratto di i&oterma o 111 =Po p
alla temperatura intermedia t. Fig. 69
Il valore di questa temperatura
valutata sulla sc a la definita dal termometro considerato (ossia
considerando costante il coefficiente termometrico a ) e dato da .
M.Bertolotti ~ T.Papa 0
O.Sette .- Metodi d ' osservazione e misura Di sp . · 2 5
Oltre alle scale Celsius e Kelvin, sono in uso le altr e seguenti sca -
le:
a) scala Fahrenheit, usata spesso nei paesi anglos a ssoni. In questa
scala l ' intervallo fra 0°C e 100°C e' diviso in 180 grani Fa t· renheit (°F).
Alla temperatura del ghiaccio fondente (0 °C) corrispond e su l. la scala Fah-
renheit il valore 32°F. La relazione · fra temperatura in g ra di Ce lsius te e
temperatura in gradi Fa h renh ei t t f é
.9
tt '' - t -t-3 2
5 e
100 5
te 80 t r =4 t r
4
t =-t
r 5 e
'' l -
f
dove t e' il tempo contato a partire dall ' istante in cui i due
corpi sono posti in contatto , T e' una costante che ha la dimen -
sione di un tempo e eo
e ' la temperatura del corpo all ' istante
iniziale.
2 3
V(t) = VoLt + a.(t - t 0 ) +/3 (t - t 0 ) + y(t - t 0 ) + .. ]
TABELLA III
intervallo
Liquido a.X 104 fj X 10 5 yx 10e di tempera- (/j/ a.) X 10
2
(y/a.) X 10
4
tura oc
Alcool
etili CO 10. 414 0.784 1. 716 oo . 80° o. 07 5 O, 165
soluzione
1, 63 di 0.213 10.462 .. .. . . -- --- .. - 49 .. ~ -- -
NaCl
V
6.l =a - 6.t
s
dove V e' il volume del liquido (praticamente il volume ùel bul-
bo) S ~ la sezione interna del capillare e 6.t la variazione di
tempera tura.
Sebbene in teoria , · conoscendo esattamente la legge di di-
latazione del liquido , si possa prevedere la differenza di al-
tezza 6.Z di cui sale il liquido , nella pratica si preferisce
tarare direttamente il termometro .
L'operazione di taratura viene eseguita ponendo il termo -
metro a contatto di alcuni corpi di cui si conosce esattamente
la temperatura .
L ' operazione deve essere periodicamente rieseguita perch ~
varie cause concorrono a modificare il volume del bul Lo termo ··
metrico .
Variazioni di 1 parte su 100 . 000 nel volume del bulbo so ·
no gia' capaci di far variare la temperatur a segnata dal t e rmo -
metro di circa O 0 5 °C Tra i fenomeni che possono concorr e re a
far variare il volume del bulbo elenchiamo :
1 - Le variazioni dovute al fatto che il vetro si comporta co -
me un liquid o molto viscoso . Tal i variazioni possono es se -
gradi Celsius .
Di conseguenza, se facendo una lettura di una temperatu -
ra , si trova il valore t sul termometro cosi' tarato , la tempe -
ra tura vera t * e' data da
t
.. (t - t 0 ).
t E - to
b) Termometro di Beckmann
c) termometro clinico
e )f?i€___,_._'._,._"'~T-'"_""_u•1_"''_r_•r•_"'_...._ru_1"_"1_•"'_'111_'1'_1'_"'_ _ _ _ _) Fig . 7 4
ratura ,
(1)
dove l(t) e ' la lunghezza alla temp erat ura t , l(t 0 ) quella alla
temperatura di rif erimento t 0 , e À , À 1 , , , . etc ,, deg li opportu-
ni coefficienti .
L 'esperienza mostra che per val ori no n troppo elevati di
(t - t 0 ) i termini di grado supe riore al pri mo sono trascur a bili
l ( t ) "' l ( t . () ) • [1 + À ( t - t o)] ( 2)
/
/
/ I
/ "\.e_J
/ I
/ I
/ I
/ I
/ I
/
R / I
/ I
/ I
/
/
/
/
/
/
/
/
~I~--~±-~~~~~~~~=-="-~=-t-~~,
f--~~·~~~~~~~~~~~~~~-=---ftg
[,
Fig . 7'J
Re = L ( t + À16t)
(R + S) e= L ( 1 -r À 2 6t)
L
e . ~-
R
Risulta
i
•!b v.~ . 7- Termometri a tensione di vapore
__ ___
dp ,,, q
dT TLW
A
ln p ==- + B
T
q "'cfo +aT
Sl ha
A
ln p =--+ B ln T + e
T
dove p i rappresenta que l la parte della resisti vita' che e' dovu -
ta alle imperfezioni esistenti nel reticolo e che non dipende
dalla temperatura , e Pt rappresenta quella parte della resi ··
stivita' che dipende dal moto di ag itazione termica degli atomi
e dipende evidentemente dalla temperatura . La dipendenza di Pt
dalla temperatura ~complicata , ma ai fini pratici ~ sempre e -
sprimibile c ome uno sviluppo in serie del tipo
( 2)
a - Termometri a platino
Rt - Ro
t =100---- (1)
R100-Ro
( 2)
A
= 1~0 C;: 0
•
00 + 1~0)
B s --- -
----
1003
eiòo Ra
1)
e ~ ~R1òo
- 100 3 ~-
10
La misura della resistenza deve essere fatta con grande
precisione . Si puo' per questo usare un · ponte di Wheatstone che
permette di misurare variazioni del-
la resistenza di una parte su 10 mi -
lioni , connesso come nella fig . 79 ..
Si osservi tuttavia che per misurare
variazioni di quest ' ordine di gran •
dezza che siano riproducibili nel
tempo occorre adoperare un ponte co -
struito con particolari accorgimen-
ti . Per evit a re l ' influenza delle va -
riazioni della ternµeratura ambiente
le resistenze dei rami del ponte van-
no termostatate. Poicne' inoltre l ' ele -
mento termometrico va collegato me -
diante fili ad un r a mo del ponte oc -
corre inserire nel ramo adiacente una
resistenza R 1 , approssimativamente u - Fig . 79
guale alla resistenza del termometro
. .
in serie a due fili di dimensioni , posizioni e resistenze iden-
tici a quelli che connettono il ter-
mometro al ponte. In questo modo la
Il vari a zione di resistenza dei fili di
coll e gamento dovute alle variazioni
di t e mperatura ambiente risultano e-
satt am ente compensate .
Inoltre si deve tenere presente
che una certa corrente passa sempre
nel termometro e questa fa aument a re
J
la su a temper a tura . Per determin a re
Fi g . BO la 1 e s istenza con corrente z e ro . s1
,''
.~
CONSTA/'/Tllr/A
140 ,, "' "'
/
/ "
{30
f2o
Ilo ,__.._~~~_._~__,'--.._..._~_.__..___.__,.__,__..__.__,
o 50 {00 -IS"o
TemperaTvra.
Fi g. 8 l
d - Termometr i a semiconduttor i
A
lg R = - -
T
A
.....
1!
:::;
-~
~ j
t
'.Ì
~
Fig . 83
" ., /
/
\ f1ef,,_f/o B /
1
\J/ ""'
\ I
\ I
\ f
I I
I I
Ponte
d1'
m1.sora.
PcJnlé
d,·
/'
- -"',
-·
n11.sura.
1 I
·------'-~e_ta_l_lv_A_ _...;-_...c,. . _. ~ ________ __j I
1 °'>R~me ·
\ -- -- -.. -- - -- --~if,;,//o .B - _I _ _ J' .- .J_ .- .- .L -- . - . _I
""- Te .,.,1f er;;. fi.;rJ.- I Tempera ,rur4 dii
da m;.svr.ire I ri ferimen1tJ 1
L_'.__....:. ___ J
Fig . 84
I~ .j V• ~• IO - P i r o me t r i
(]) Per esempio un forno. Questi pué essere considerato con ottima appros-
simazione un corpo nero e se si considera un piccolo foro praticato in es -
so si pué dire che at t raverso questo viene emessa l ' energia ra gg iante esi -
stente all'interno de l forno. Questa radiazi one e' costituita da radiazioni
visibili (lu ce ) e inv is ibili (radi az ioni infraro s se, ultraviol e tte ).
. 4 4
W =cr(T 2 - Ti),
E = a (T; - T~) (1 )
( 2)
tJ
277 c2 C2
Ìl.T. Ìl.TA-
e - 1 e u - 1
lJ Ù~~ - Fotometria
V.5.1 - Introduzione
l....Ì
La fotometria pud esse·re definita come la misura del la
1uce pe ~.Z..
~
un_.c._or.i-fr_o~n~t_, Y-i.s.u_ale .9--·~~ d.i a.i:i te_ qu a l_çJi~_C!.,l -
--
tro-metc:ido_ c:_~e . p._1.:1_~__:fgrQi,sc.a. .lo .§. t .e§s_o_ r · &.ul.t...ilR·
a innanzi tutto ricordato che la valutazione delle sen-
sazioni non puo essere fatta per mezzo di 15 randezze fisiche .
La definizione operativa infatti di una ''r~ ndezza fisica, ri-
e ie e e ie vengano hssat1 i ~~i,era , 1n~,g ui x oca6 1!L.:_~ 1
per l'uguaglianza e !a somma degli enti c_onsiderati e che si
fissi l'unita' ~ isura ; nel cas o de ~ se ~ zioni e' ossibi-
le, con determinazioni s ogget tive, stabil ·r solo ual ~cri
t;;:'iQdi uguaglianza (o equi va e;;~ ) e=;~n certo ue~;;-:
ma.Tuttavia è possibile gi~ ng e ré -~;-;-=v~ azio~ delle :;e"7i -
iazioni utili nella trattazione di molti pro b le mi.
Nel caso delle sensazioni luminose si deve ricordare che
esse sono rodette dalle onde elettromagnetiche di lunehezza
do~~compre ;;-;;-a circ_F_j~ÒQ(Le . 8.fJ.DQ_j~ - --- ··-=-· - ~
- 1 -può! acT lmente constatare, in accordo a quanto detto
preced e ntemente che la grandezza fisic~ energia trasportata al
s econ d o Ja un ascio i r a ai azione ~-:-o·cromatica, q ua te" ~iuò es-
s e r e mi s u r a t a ( i n w a t t ) -d~ u·; - ~ i~ u r a t o r--~~---:i~,n_t_ e_g_r_a_:,.I_e_.:.n_ o_n__p....u-o.,.,-..,f,...o-r- -
n i r ci un g iudizio sull'attitudine......__ del.. fascio
,
~·
Cerchiamo di chiarire il criterio con il quale si intro-
ducono tali grandezze. Nel confronto di fasci di luce diversa,
se la differenza di colore non e' troppo grande, l'occhio puo'
dare un giudizio di equivalenza delle sensazioni prodotte : si
trova che questo giudizio e abbastanza indipendente dall' os-
servatore, per osservatori che non abbiano marcate anomalie nel-
la visione dei colori. Si può quindi giungere a stabilire il
rapporto [{(t-.) tra il flu ~~s_.o !.(.).Y- ç..e.s., resso_.:._i:_n _lumen ;
~ .avanti) che produce la sensazione luminosa ad una certa
lunghezza d'onda · À ed il flusso energetico alla stessa lunghez-
za d'onda W(t-.) (espresso in Watt).
iP(À)
Il rapporto K(À) = - --·-·- esprime i lumen per watt convo-
. W(t-.)
gliati dal fascio monocromatico e viene chiamato coefficiente
di visibiliti per . la lunghezza d'onda À. K(t-.) ividentemente ~
nullo per radiazioni infrarosse e ultraviolette , risulta massimo
" lumen
per À = 5550 A (verde); [( = (670 ± 10) -watt
- -- - .
max
E'conveniente introdurre nella pratica una grandezza adi -
mensionale V(t-.) definita da :
K(t-.)
V(t-.)
Kmax
(1) La misura di V(,\ ) puo esse.re fatta _sperimentalmente in vari modi. Uno
di questi consiste nel prendere un certo numero di sorgenti luminose m~no
cromatiche e porle a due a du e alla stessa distanza dalla schermo (testa)
di un fotometro (v . più avanti) . L'energia raggiante delle due sorgenti puo
essere misurata per mezzo di un rivelatore integrale .
Si varia l'energia raggiante W(A. 1 ) e W(Ìl. 2 ) emessa dalle due sorgenti
di lunghezza d'onda A. 1 e Ìl. 2 rispettivamente, finch~ le sensazioni prodotte
sull'occhio non sia110 giudicate equivalenti .
Si ha in tal caso :
W(Ì\.i) V(~)
W(~) V(i\)
(segue)
l / ' A """"~
I /v Ì\ \
O·f I I \ \
I I \ \a
I i ' \b \
0·01
I I \ \
V(f\) I \ \
II \ \
O·OOJ II \ \
I \
\ \
0·000! \ \
\ \
'
\
0·4 O·S 0·6 ' 0·7
lv11ghezztt d'onda. A ,"i, micron
Fi g. 8 7
da c u i .
Uperanrlo nel l o stesso 11101.! o cort sorgenti ·~i va ri e lungh ez z e d ' ouJ a s 1
o ttiene una c u r v a di I'( A) in funzion e di À. .
Per
o
sensaz1on1 intense il massimo di V(ì-..) cade v1c1no a
5550 A ; ( v. la curva a nella fig . 87 ) . Per sensazioni gradatamen --
te meno intense la curva mantiene la sua forma ma si sposta ver -
so la 0 parte violetta dello spettro ; il massimo si sposta a
5070 A per sensazioni molto deboli (v . la curva b della fig . 87) .
Questo fenomeno prende il nome di ~o Purkinie . La cono -
scenza della funzione V(ì-..) consente di introdurre in maniera
semplice le grandezze fotometriche legandole alle grandezze e -
nergetiche dei fasci di luce (definite cioe' indipendentemente
ùa lle. propri eta' dell ' occhio) .
Consideriamo il caso del flusso luminoso .che caratterizza
la capacìl:ac h un a-S'"c ·o cti- raCi iaz i'~n~· a produrre la ·s-e~i;:.
~ P-eF-Un so rgente di ra~d-iaz~iOh"""e- 1 Iung eTi a d ' onda
Ì\. che emette la potenza W(ì-..) ;i__~e.f~~i s ~ndi Jl usso lumi -
- emesso. ,il. ,e r a..<!.~
\
<.P \ Kmax W(Ì\.) V(.\)r '
)j Ìv
L:.: ~
5.2 ;- Grandezze fotometriche
d~
I =-
dD.
di!>
E=-
dS
dl
L
dS ap p
TABELLA IV
de fini-
g randezza simbolo unita di misura
zione
intensita' dif
luminosa I --
d0
candela
intensità di
illuminazio- dif! 2
ne o .illumi - E -- lumen / m = lux
dS
namento
brillanza o dI 2
1 uminan za l -- candela / m
dSapp
)J V. 5. ~ - Fotometri
Ja cu i s i deduce :
(2)
?.
r ?.
Capitolo VI
(l)
(2)
. '
cioe
a. li 0 sinwt
dove w =
-vr-·
{ifid;;
( 3)
I
l = le
( 4)
1 1 "'I o +Md i
( 5)
I 0 +Md~
2
I 0 +Md 1
le (Sa)
Md 1 Md 2
da CUI
Io
+---=
Md 1
( 7)
t\~
2 2
I o +Md 1 I 0 + ;\f(D - l 1 )
T = 2rr = 2TT 277 ( 8)
Md1g Mg (D - l 1)
" g
t Q1!•Q'
,'I'..
I I
I' I
I
I I
"~I'
I I ' I I
~ - - - - le-.,-,-1-~
I I ' \ I
'4---'11--,..i. \
I 01 - ~ M'
----D
A a B
_I -·--------·-8~1_.______.___.1
Fig. 5
~'
.1
I
I
I
- - - - - - _ _ _ _J _ _ _ _ _
T'' I
I
I
t'
Fi Il· 6
2
g = 4TT
T = 2rr
0.
v-;-
\ \; VI. 3 - ii'lisure di forze
Vl.3.1 - Introduzione
.J.)
Nel Sistema Internazionale la forza non e' una grandezza
fondamentale . Essa ha le dimensioni ricavate dall'equazione
F = ma
e l ' unita' di misura e' il newton definì to come quella forza che
applicata alla massa di 1 Kg le imprime l ' accelerttzione di 1
2
m/ sec •
La mi s u r a d i u n a f o r z a p u o' fa r s i o s t 11 t i e a me n t e o d i n a mi -
cnmente .
Per misurare sta tic amen te una forza si puo' sfruttare la
circostanza che se questa viene applicata ad un corpo produce
una deformazione elastica ed e' e•1uilibrata dalla forza elasti -
ca che si genera . Si hanno in c1uesto 1n0Jo i ciinam.ometri, o bi -
~ Vf.3.2 - Dinamometri
o
molla ad elica il cui asse viene disposto nella direzione del -
le forze da misurare . Se si us ano buone molle la
legge di Hooke e' rispettata con ottima precisione
nei limi ti di impiego di ciascun strumento e la
scala e' lineare . Applicando la forza ad un estremo '
della molla e tenendo fisso l ' altro estremo , la mol -
la si tende allungandosi di una 4uantita' che e' di -- ~
rettamente proporzionale all ' intensit~ della forza
applicata . Nella fi g . 7 e' mostrato un dinamometro .
La sua scala e' gia' tarata in Kgp.
V I. ti. I - Introduzione
ò
Nel Sistema Internazionale l ' unita' di misura Fig . 7
2
della pressione e' il newton/m .
Altre unit~ u &~te sovente sono :
2 4 2
1 Kgpeso / cm = G, 81x10 neu;ton/m
newton
1atmosfera. =7G (l mmH => 1{)1 . 325,0
g 2
lii
5 newton
1 bar 750 torr ""' 10 ----
'2
m
'2
1 mmHg = 1 torr = 133 , 322 newton/m
3 - 3
1 m ic ronH g =HT mm Hg = 1 O torr
3 7
dove a.=2,65 X10- , À. e' la latitudine, (:3= 2 . 10 - , 11 e' l ' altez -
za in metri del barometro sopra il livello del mare , y ~ il co -
efficiente di espansione del mercurio "' 1, 82 x 10- 4 /°C e t la
temperatura in °C .
Una correzione addiziDnale va applicata per la depressio -
ne del mercurio nel capillare . Questa varia col diametro del
capillare ed e' data da apposite tavole .
Un · tipo di barometro di precisione e
mostrato nella fig . 9 . Questa struttura con - V
sente di compensare gli effetti della ca-
pillarita~ Infatti le due superfici libere
del mercurio si trovano in tubi dello stes -
so raggio . Inoltre la misura del dislivel -
lo avviene fra punti che si trovano sulla
stessa verticale e puo' essere fatta con un
A
Fig. ll b
Nl
w
p er c or s o libe r o medi o in genere minore in . . ...J
genere minore in ge nere magg i o- maggi or e de ll e di-
I
I de ll e dimens i oni o pari alle di - re de ll e di me n - mensio ni l ineari
I lineari dei re ci - mensioni li n eari si oni lineari d e l de l recipiente .
I pi enti in cui si del recipiente in rec i piente ,
fa il v uot o . c u i si fa i l vuo -
to .
Con,Lucibi l ita' termica indipendente dal - <li pendente dalla pr op orzi ona le al - pratica mente n u l -
l a pressi one pressione la pressi one la
I
- 2 38 -
TABELLA I I
(J_ o------)
\
7 1
ionizzazione 10- - empirico deve essere cali-
bra to per ogni gas
.---
Mc Le od 10- 5 .- 10 assoluto calibrazione indi-
- )
pendente dal gas
1 o-
I
2
Tesla - 10 empirico molto approssimato
catinella tab . II .
Descriviamo ora alcuni tipi di vacuometri .
a) Vacuometro a scarica
Fi g. 1 3
TABELLA I II
0) Vacuometri di Mc Leod
P 1V1 = P2 V '2
La pressione P2 e'
V2 =ho-
Risulta quindi
/lha-
( 9)
p1 V1 = Ha- ( p 1 + H )
se
b)
s1 ottiene:
a)
(10)
Fig. 1 5
w
La comunicazione
con il recipiente in cui
si vuole misurare la é
pressione e' fatta at -
traverso il tubo T . Il
vacuometro pud essere
fatto ruotare attorno
ad un asse norma le a 1
piano del foglio . Quan-
do il vacuometro e' oriz-
zontale i capillari A e Fig. ·16b
c) Vacuometro di P i rani
(11)
dov e: y = Cp / CV
cp ~il calore specifico del g as a pressione co stante
Cv e' il c a lore specifico del g as a vo lume costante
R ~ la costante dei gas
M e' ì l pe s o mo lecolare deì gas
cx e' una cost an te che dip en de dalla g eomet ri a del s i-
stema.
Fig . ·18
V~
2
V - cp
----=-""
2 bT
Cp
Va
2 2
V - Va
Cioe' il rapporto----, nei limiti di pressione indica-
2
Va
ti precedentemente, risulta una funzione lineare di p .
Anche in questo caso il Pirani va calibrato con un Mc Leod.
Il vacuometro di Pirani presenta mol_ti vantaggi tra cui la
leggerezza e la praticita' di impiego; pero' va tarato per. ogni
gas e la sua precisione in genere · non e' superiore al 5%.
Si osservi infine che,nello stabilire l .e modalita' di fun-
zionamento del Pirani , non sono state considerate perdite di
potenza per irraggiamento ; queste diverrebbero notevoli a pres-
sioni inferiori a 10- 3 mm di Hg . Si rendono trascurabili pero'
mantenendo bassa la temperatura del filamento (- 100°C) . .
d) Vacuometri a ionizzazione
a) b)
Fig . 19
ig
p = Kc - -
ia
p = Kc
ig
ig
s =--- nel primo caso
pia
o
ia
s = -- nel secondo caso.
pig
9--;;t;iSfema da.
vvoto
Fi g 21
3 6
Il suo cam po di misura va da circa 10 - a 10- mm di Hg .
Nell ' ampolla M sono sistemati due elettrodi P e R di ma ·-
teri a le a basso potenziale di e s trazione (zirconio , t ori o, etc . )
che v en g ono ali me ntati c on un a differenza di po ten z i a le d i a l
dV
s dt
(14)
pV=cost. ( 15)
dV V dp
p --+
dt dt
o
.
c1oe :
,
dV V dp
S. = - -
dt p dt
f
f
t2 p2
S dt = - V d:
t 1 p1
. '
c1oe:
V p1
s ---- l n-- (16)
P2
ovvero:
(17)
L/ uc
I I
1().7.000
I
I I
.D/2 - 10.000
V
po20001
.bo 'aoh1 ~ . -~
9 I ~ DO ~Oof
I I ' ... h- DO .:&Oof ...........
~
D6
D~ 5-o}
..........
r-
I' . io..
/000 I~ / -
-......
........
~
"' ...
I
"11..
)/
/
/
11 I
I I
DO 12
I
i ' Il
~~ I '\ ~
~
,; 11 I -I'...
~~ I
'
\ .I~ 1
II .......
' I
o{()!! rot {() ( 10° 10· L (()" 2 10· 11 Id"'"
l
1o·S
rre.ss/on~ Torr ?ressione.
- - - C'on ztJl/orra. J'and. - senza :uvomi d~r/a.
Fig. 2 2 a Fig.22b
Torr micron
10 3 106
........ .....
-
... - 101t
'. ' .
1
10°
,012 \D6 \D~
'\ \ '
,_ ' -,
\
I \
\ \
i IO
' ', '
--
Tempo
1
- - - - con zavorr()., d ar,"o., - - .>en:zo. :ca11orrq, d'a,.,'Q..
Tem,PÌ d'eva.ev.àone per vn rt'eip/enfe d1-S"O /,"tri
Fi g . 2 3
a) ? omJ e meccaniche
Fil!. 2 4
le caratteristiche costrut -
tive , sono piu' adatte del -
le pompe a palette per le
g r a ndi portate (10 3 + 10 4
l i t r i / mi n ) . La l o r o p re s ··
sione finale e ' dell ' ordine
di 10- 3 mm di Hg .
In esse il gas viene
asp i rato attraverso il rac -·
c ordo A e penetra nella ca ··
mera B pe r mezzo del con -
dotto prati c ato nel pisto -
ne c ilindri c o e solidale
c on l ' eccentrico E.
L ' eccentrico E nella
sua rotazione fa si ' che il
pistone scorra con moto al-
ternativo nella guida G, a
sua volta oscillante nel-
1 ' apposita sede e ponga al-
ternativamente la camera B
in comunicazione con l'am-
biente da vuotare , o la i-
s oli .
Contemporaneamente l ' ec-
c entrico comprime i gas che
si trovano in D fino ad e -
sp e llerli nell ' atmosfe r a
attr a v erso la v al~ ola V
Per la lubrificazione
e l a tenuta viene adopera -
to dell ' olio opportuno .
Nel le pompe c ons ide -
ra ~e. per comprimere i gas
estr a tti dal recipiente fi ·-
no alla pressione atmosfe -
rica devono essere realiz -
zati rapporti di compres -
sione assai elev a ti (fino
a 1000: 1). Cio' non pr esen-
t a alcun inconveniente se
si tratta di aria od altri
gas{?. al di s~p:a della t~m- Fig. 25
1
p er a·tura cri tic a . Quando in -
vec e i gas as p irati sono completamente o preval e ntemente vapo -
ri , ·e ssi , per eff e tto di tali compressioni , verrebbero a con-
~
in cui si vuole f~e il vuoto e, ormai se -
parato dalla camera di aspirazione della
pompa , si apre la val vola S e la camera
si riempie di aria addizionale
d;aria) .
(zavorra ..
. ..
:.....
·.. .·.•. . .
:
a) b)
e) d)
Fig. ·27
:1)0M
~l · ).s\
, \
F/vido
Fi g. 28
c) Pompe ioniche
-- -~...w--F. lame11 fo
risea_/d4fore
6
di f fusione a mercurio 1 o- 4 10072 . 000 20 ..;.. so 400-:- 2 . 000
3
pompe rotative io- - io - 4 - o . s-:-200<*> - - 450
f\)'J~ - Introduzione
l F
E = --
6l s
Si vede che C ha le dimensioni di una forza su una super-
ficie.
1 Ml
e
4 52
r
dove e
é l'angolo di cui vengono rotate l'una rispetto all'al-
tra le sezioni estreme del filo e ç e' il modulo di torsione.
Esso ha le dimensioni di una forza su una lunghezza al quadra-
to .
c) Il modulo di rigidita' e legato al modulo di torsione
tramite la relazione G = 2i_.
77
6a
()"
a ùl
6V 1
-=-T
V K
E
e 2 ( 1 <-o- )
E 2G(1HJ·) = 3K(1-2o )
3K - E E - 2G 3K - 2G
1 EG
K = - -- - - - - - = - ··- - - --
3(1 / E - 2a:/ E) 9G - 3E
\ o<. ~-
?\ I
\
\
z
Fig. 30
d eve F e il c a ru:: o
l la lu n~h ezza della sbarra fra i soste g ni
Ix é il 11?orne nto <l'inerzia della sezione tra sv er s al e ( ri-
sp ett o ull' as s 0 baric e ntric o della sezi o ne , orto g on ~ l ~
al pian o del la figu r a) .
l
La freccia di flessione z 0 per y = - risulta :
2
3 3 3
z z ) z p
Zo ( J2 -95 = 48Elx
da CUl '.
( 2)
risulta :
fl l 2
a.=--·-
11JEIX
da CUl
P z2
E=---
161X a.
1
12
l)er cui :
3
E=- ( 3)
4
Capitolo VII
classe
Questa 4ualiti definisce la cosiddetta ,.:aa.?P "--
dello
•
stru-
mento. Nell '= norme del Comitato Elettrotecnico Italiano {I.El)
sono elencate cinque classi :
,
10 80
8
90
9
Staia knea!'e
Fig . 1
TABELLA I I
~--
Strumenti a raddrizzato ·
re A induz i one
St r umen ti in corrente
con ti nu a ed alterna ta ~ Termoco ppi a
I M ( 1)
in cui I é il momento d' inepia rispetto all ' asse di rotazion.e e l ' ll ng_o lQ
_è!i deflessione ed, M il"..'!1,0m~n.to_:;,~~~'!JS~!:i-te delle forze agenti rispetto al ::.-.
l ' asse di rotazione . ,,...-
I momenti agen t i sono essenzialmente : il momento meccanico m dovuto
alle forze elettriche , il momento delle forze ~} a:.,;,!,,~h,.;_ di richi,l!JJ!.Q..&h .e-e'..
~p_o., @ in cui e 'é la costante elastica il momento delle fo ~i
smorzamento che c ome noto, puo' essere scritto nell forma ~ ~ul
timo momento oltre che avere una origine ._!! gli inevitabili ~ ttri .ti.-.m~ ca - ·
nici , puo' com.!? rendere,come si vedra', anche un termine elettromagnetico .
~ L ' equa zio~ nv'èpè°'rtaiiTi'l:-----·- -·-~·~---
0
(2)
a1 t a2 t m
B=C 1 e +C 2 e +- ( 3)
e
de
C 1 e C2 sono costanti determinate dalle condizioni iniziali (e= -0; dt
~1 ed cx2 sono le radici dell'equazione caratteristica date da:
( 4)
e
Nella (4) il discriminante 6 puci essere: 6< O; 6> O; 6= O.
I
Nel primo caso (6<0) il moto é oscillatorio smorzato (o pseudoperio-
dico). Le radici cx1 ed cx2 risultano complesse coniugate e la soluzione (3) ,
mediante facili operazioni, puci essere posta nella forma :
( 4' )
Nel ceco11do ca so(!:,> ()) il moto risu l ta ape riodi co , l 'integrale gene ··
r ale del!a (2) é an cora del tipe dat o da !l a (3) i n :: ui 0.1 ed CX.2 sono real i
e ne 15a t ive pior c u i l ' espressione r isult a del ti.po esp ou e n ziale ed i ! moto
i'~.sultR t, ::.n ·;c p i u l ento quanto piu pi ccoli sono i v alor i di O.: . ed~ (coef ·
ficiente ~ di s mo rza men t o wolto elevato )
Nel t erzo c aso(.:'.':. n) il mo to risu l ta ape r i.o dico cr i tico e si puo 7 e
d er e che la solu ;; ionc ge11P.rale dell ' eq u az".one (2ì ris ulta :
e ·e
-ti t
(C~ .;. c;t ì .;. 8 0 ( 5)
(li)
La fi15 . 3 mostra 1 a nd a men t o ne1 tre casi con s iderati Come si vede da l ·
la figura il ca so b ~ quello a cui compe te il minor te mpo per il raggiun gi ·
Fig. 3
Tre possibili moti dell ' equipaggio mobile
curva a : moto pseudo peri o dico
curva b : moto aperiodico con smorzamento
critico
curva c : moto aperiodico con elevato smo r -
zamento
df!
{3- + c8=m(t) ( 7)
dt
M
®=------
2
-"' I+ e + j "'/3
e da questa il modulo:
(8)
M M
(9)
2
477 I
e+---
T2
.Il
(10)
1) se T << To e ~ o
,\{ m (t)
2) se T >> To e ~-
e
e ."'---
c
con
(n=0 , 1 , 2, .. . )
CD
mo
e = -- +
e
2=
n=1
(12)
=riioT + ECD
n=1
·1T M cos (nwt + tji )dt
n n
=m0 1'
·o
da CU1
ni o
1fT
=T m ( t )d t
-
= m ( t)
0
In definitiva:
m (t)
8=--
e
Strumenti
. -,,,.
~ -- a bobina mcbile \
- V E = -F PS
:- >ct1P., o= i ad B cos e
b ' = F PS ' W\ d cos
~· ~l a.f3N=N6~, B ;; ." CJ u._;
La cultura1 è un bene dell'umanità (fantomasping@libero.it)
r -=-lit L o_/,._ /.
- 27 6 -
dove
d '~ -
IPQI e a -
= IPS.I
Fig . 5 Fig. 6
m '-' NadiB
VI I. 3.2 - Galvanometri
d
CT .
t
s t
1
L'inverso d e lla sensibilita' - - = kg prende il nome di CO ··
CT .
t
s tante galvanometri c a . La s en s ibilita' v o ltmetrica cr.v e' defini -
d<P(B)
/=----
dt
risultante dalla variazione nell ' uniia di tempo del flusso del vettore in -
duzione magnetica B, tagliato durante la rotazione della bobina .
Rifere~dosi alla fig . 6 un lato a della bobina , muovendosi con veloci -
d de
nel campo radiale di B, taglia nel tempo dt il flusso
2 dt
d
if>(B) =Bavdt = Ba - de
2
dlt!(B) de de
f =· - d-t - = - Eadn -dt =- q>•ax -dt-
avendo indicato con ([>•ax = nadB il flusso massimo del vettore B concatenato
con la bobina .
La corrente che attraversa il galvanometro all ' istante t risulta per -
tanto
lo+ f dR ( 1)
i ( t) io
R R dt
io =.!.E_
R
La (7) del 9 2 nel caso degli equipaggi a bobina mobile assume per-
tanto la forma seguentè:
2
d e de
I - - + f3 - + ce= <I>aa:ri (t) (2)
dt2 dt
2 2
d e ( ·<f>.a:rJ de
I -- + .6ii· + - - .+- ce =·<I> i 0
( 2 I)
2 R dt aa:r
dt
.2
élina:r
+---
Re
Fig. 7
+- f3f T •
Bdt
qiaa.x
- - i(t)dt' ( 3)
I . I
·o
. <P. a"'
w=-- Q ( 4)
I
To 27T
e =--w sen - - t ( 5)
27T T0
To To <I>.,0%
e110%
=--w --Q (I))
27T 27T I
Se f3
é pari al valore /3c corrispondente al moto ~periodico critico,
l 'eq . ( 5) 9 2 da':
e = wt e (7)
e quindi :
21 "' To Q
(8)
e 211 e l
211
/3 =2'Vlc = 2 1 -.
e To
d
(9)
s
( 9, )
R
QG =--CV
R +r
d R CV d
K =Q -
B G s =---
R +r s
d
da cui , noti R,r , C, V e misurato si calcola K8 .
s
dlY.
M =-
de
All'elemento mobile ~anche applicato un momento elastico
d i r i c h i amo e e,
c h e s i op p on e a 11 a r o t a z i on e ( e c o s t a n te e 1 a -
stica della molla).
1 dL .2
e --i
2c de
La deflessione angolare risulta quindi proporzionale al
dL
q ui.idrato della corrente se - - = cost cioe' lo strumento da' in
de ·
tal caso una risposta a legge quadratica.
dL
In effetti de e' sempre una funzione dell ' angolo di cui
Tra i primi un tipo , che é il piu' antico ," é mostrato nella fig . 9 . Quan -
do una corrente passa nel solenoide S l ' elemento in ferro dolce viene suc -
chiato dentro il solenoide stesso. Un indice opportuno solidale con l 'ele··
mento mobile permette di leggere direttamente su una scala graduata la gran -·
dezza in esame .
In questi strumenti il verso della rotazione dell ' elemento mobile é
esclusivamente quello pe r cui i l ferro dolce viene succhi a to nel solenoide
qualunque sia il senso della cor r ente che scorre in esso .
Si deve notare inolt :;: e che l ' azione di succhiamen to dipende esclus i ·
vamente dal numero di ampere spira . Di c onseguenza l ' avvolgimento del so ··
lenoide , in dipend en za del l a i n t ensiii d e lla corrente d a misurare , può e s -
sere realizzato da po c h e s pire c he c onvogl i ano for t i intensita' d i cor ren te
o da molte spire c he c on vog liano piccole intensita' di c o rre n t e , s i pu d fa r
si che a pari ta' d j_ ampere · sp i rn z i o ttenga i n en tr amb i i casi la medesim a
deviazione del! ' indice . con fondi scala
diversi . Una versione piJ modern a di que
sto t i po di strumento e· quell a mostr<j. t a
nella fig . 10 .
Una bobina molto pi at ta S è attraver ·
sata dalla corren te in mi s ura . L ' elemen -
to mobile d costituito da un disco D che
ii attratto nella bobina attraverso una
stretta apertura . In alcuni tipi di tali
s trumenti 1n prossimit a' dell ' apertura
della bobina o in posizioni opportunamen ·
te studiate , sono sistemate delle stri -
scette piane di acciaio ad alta permea - l
bili ta'· magnetica per concentrare i l flus ··
so 1n determinate regioni a ll ' interno
della bobina . Ciò permette di aumentare Fi g . 10
il momento dell ' elemento mobile in cor ··
rispondenza di dette regioni ed espande•e opportunamente la scala .
Gli strumenti a repulsione sono costituiti dalla bobina in cui circo ··
la la corrente ; nello spazio interno alla bobina sono sistemati due ele -
menti di ferro dolce di cui uno solidale alla parete interna della bob i na
e l ' altro mobile che porta l ' indice dello strumento .
Le fig . 11 e 12 mostrano due realizzazioni pratiche di tali strumenti .
Essi presentano delle caratteristiche tali da poter essere impiegati anche
come strumenti di precisione (classe O, 2 o O, 5) . Il funzionamento del pri -
mo (v . fig . 11) può essere spiegato nella se~uente maniera . Qu a ndo nella bo -
1
bina B scorre corrente , i due elementi di ferro dolce F e F' si magnetiz-
zano con polarita' omonime. L'elemento mobile F ' viene cosi' respinto ruo-
tando attorno al proprio asse a cui ·e solidale un indice I . La configura-
zione della scala può essere descritta qualitativamente nel modo seguente.
L' intensi ta' <lei poli magnetici indotti nei due elementi di ferro dolce é
proporzionale alla corrente che circola nella bobina ; l a forza con cui es-
B
.B
Fig. 11
(10)
Fi g . 14
b 2b--------
Fig. 15
dove mM d il momento magnetico della bobina mobile che J.n modulo valé:
cos
2~-+b-
2
2
Ji.oNlfMTT r
dove la costante y ha il valore y
2~a 2 +b
2
lii =e e
. ,
cioe
y:cos &
tJ
Fi g. 16
y. cos e
y.
e
2
La deviazione e' proporzionale ad i • .
Nel caso in cui le correnti i F ed iM siano funzioni pe --
riodiche del tempo , il momento istantaneo della coppia risulta :
(11)
la (11) risulta :
(12)
K1
essendo K = -
e
M. Bertolotti - T. Papa- D. Sette - Metodi d'osservazione e mi sura Di s p . . 37
1 2 1 2
W '" -
2 L Fi F {· - 2 L Mi M·:· Mi F i
DCiOOo
00000
00000
or.ooo
0000
0000
0000
:g:g $F
c ~· o
Cc ~ ~
OOt.00
ootto
:J r ~ :: ..
-~-------~---...1.LC~(.~C~~O....~~~~~...-~~~~--
Fi g. 17
m0 2 ~ K 2 i i 2 e o s cp 2
Fi g. 2 2
1 2 dC
- V - dx
2 dx
da cui
mg
1 s 2
so- V
2 d2
ed infine
V =d A - -
l eoS
12;;-g
La cultura è un bene dell'umanità (fantomasping@libero.it)
- 29 5 -
a) Elettrometro di Exner
Questo elettrometro e' mostrato schematicamente nella fi-
gura 23 .
Esso consiste essenzialmente di un ' asta verticale A me ··
tallica alla cui estremit ~ inferiore sono attaccate due legge -
re e sottili foglie d ' oro BB ' .
L ' asta e' isolata dalla scatola
metallica e mediante un tappo iso -
lante I. ·
Lo strumento puo' essere usato
per misurare una d . d . p . collegando
il conduttore isolato e la scatola
esterna ai due punti fra i quali si
desidera determinare la d . d. p . L ' in-
volucro e
in genere e' collegato a
massa. L ' asta e l'involucro dell'e-
lettrometro costituiscono un conden-
satore . Quando si applica la d . d . p.
V tale condensatore risulta carico
e quindi sulle foglie si distribui-
sce una certa carica . Poiche' tra A
e e esiste un campo elettrico di-
verso da zero,sulle due foglie agi-
scono delle forze che tendono ad av-
vicinarle all'involucro e indipen-
dentemente dal segno di V. I momenti
di queste forze rispetto ad A sono Fig. 2 3
b) Elettrometro di Wulf
L'elettrometro di Wulf e' mostrato nella fig . 24 . Il suo
principio di funzionamento e' basato essenzialmente su quello
dell'elettrometro descritto precedentemente . Ne differisce so -
Fi g . 2 4 Fi g. 2 5
tal caso il disco viene collegato a terra (ed all ' involucro me-
tallico dell ' elettrometro) e viene portato ad una distanza da S
tale che gli impulsi di tensione producano una deviazione del -
la fo g liolina sufficiente a portare la fogliolina stessa a con-
tatto con J . Quando cio' si verifica l ' elettrometro si scarica
e questo consente la numerazione degli impulsi . La sensibilit~
dell ' apparecchio e' di solito di qualche volt.
Quadranti ·
Fig . 2 7 Fi g. 2 8
t t 2
dlY = -V dQ +-V dO = - -
tot 2 - 2 V dC
S2 = So + r2 e
2
dove con C 1 (e) e C 2 (e) abbiamo indicato le capacita' dell ' ago
rispetto alle coppie di quadranti 1 e 2.
Se la distanza d fra ago e quadranti e' piccola rispetto
al diametro dei quadranti le capacita' C 1 e C.2 possono essere
calcolate come se l ' ago costituisse con ciascuna coppia di qua-
dranti un condensatore piano di aree rispettivamente 2S1 e
2s 2 <*>. Si trova cosi ~
ce
da cui risulta
2
8 r
e 0
=--
cd
-
. . 2
s0 r
.
dove K =- - - e' una costante .
cd
La misura di una d . d . p . si puo eseguire colle ga ndo i due
punti tra cui si vuole misurare la d . d . p . con le coppie di qua -
dranti 1 e 2 rispettivamente , e l ' ago A ad un potenziale indi -
pendente molto piu' grande di V1 e V2 oppure collegando i punti
1 e 2 alla d . d . p .- in misura e l'ago aduna coppia di quadranti.
Il primo tipo di connessione prende il nome di connessio-
ne eterostatica .
Poi che' in questo caso VA'>> V1 e V2, si puo' scrivere
dove
2
= -
1 Q oc 1 (oc\
2
2 [c(e)J2 oe =2 v -oe )
.
Poiche' C(e ) =kéJ, risulta- - = k .
oc
oe
Si ha pertanto :
1 2
m = - kV
2
1 k
e
L--------
VIl . 4 ~ Misure di intensita di corrente
-a
Nei paragrafi p re cedenti si e' visto che molti s t rumenti
elettrici nel loro funzionamento sfruttano i nterazioni che si
esercitano tra correnti e campo ma gnet i co , cor enti e c o r renti
o éTf e tti - * -u rot e.r.mic :l - Tal :l"è':f ie i pongono in-moto u~
portuno equipaggio mobile munito di indice che si muov e su una
_;; cala graduata / E ' cosi ' possibile , pur con le dovute cautele c)Je
saranno meglio specificate in seguito , costru ire strume~
misure di intensita' di corrente , che prendono il nome di ampe -
rometri, milliamperometri , microamperometri . et ~ a seconda de I-
~ordine di grandezza delle intensi a'" d i corrente che possono
misurare (ampere , milliampere , microampere , rispettivamente) .
<" E ' bene a questo punto distinguere- n c aso delle misure d el ·-
le correnti continue dalle misure di correnti alternate :
e- -
Vll.11-.I
- -__./ 1
-1 i s ure
, ~...::.:~::-....... correnti conti n ue
-"~..:.....::..:.:.....:..:......::~...:..:..:.:..:::..::.
Nel caso b)
0 a)
J V Amj.
6 ----
r +R
ia,
mo b i-
Fi g . 31
Nella fig . 31 indi-
ca n d o c o n i l a corr e nte totale da misurare e con i 5 ed ia ri-
spetti vam ente l e c o rrenti. che passano nella r e s nza R
Rs 1
t a i i ( 2)
R5 + r r
1 +--
Rs
l.
n =-.-= 1
t a
da cui :
r
n - 1
A E
Fig. 32
1 1
=--s
d a g1. d
l ~ I R i
.
Fig. 3 3
{ 3)
iM e f f = i e f f
e quindi
oppure:
R.IJ RF
k
e= e j
re trasformata in una misura di corrente.Basta ~oll.egìrré i- dV é
pun..0,_ de l ci~cu ù o tra i .q'Ua1 i \ -- - - mli
si vuole misurare la d.d.p. (v . R
1' ig. 36) medi'"a nte un - milriamp e- -
rometro {o un mic rc;-;;mperometr ò )\ r
a cui p icc.ola r .e sisLenza inter- ·
n a sia stata forte11 ente aumen-
tata medi~~l'aggi u;t ~una
~a R in serie .\ Còn
-----.
Jl ~-----""' B -------
Fi g. 3 6
:.p1esta operazione si e' costrui-
-- ~ ... --~ ...--
t o u n v o l t me t r o c h e , e o me r i su l t a ~-v id.e.n t e_ d a q u <!_Il t o .d,e_t to ,
- ...
ve sempre ess é re collegato in parallelo al c ~rcuit 9_ 0 all'ele-
e-
VA -VE =(R+r)i a
~-d_e...;:llo
strumento si ottiene la portata vo t
metrica str ~ to aefi~ it"a da:: - . .. ~ ........
r-v-.~ =~_max
'.......
rr · i · --~.(
0 (1)
R = .9 r ; 99 r .999 r
---
che e que a ef e ~.P vam ~.!-.!:.....mi.Pq rat.l}, ris~l ta ovviamente
( 2)
rv
V~= V----- ( 3)
nrv +Ra
V'Vf
V V' - Vf (n-1) (4)
1 8 Ohm
2 . 10
t max volt
V I I • 5 • 2\ - Mi s u r e d i d • d • p • i n c o r re n te a I t e r n a t a
(1) Si puo' di mostrare !;fru ttando metodi empirici di taratura dello stru -
mento,che sia L che M v ~ riano con J ' a11 "o lo con legge li nea re fino a circa
O,li radianti. Per angoii superiori(~ i, S rad) la correzione risulta di
qual che percento.
L "'L 1 + L 2 + 2M
V
( l)
e
c:J__.
I I
L 1'-R/lf ~
I I
R
Fig. 38
N- 1
Z = ---+
w [ N
1
z
ju:C( B )
A
I
I
----Vi -------~ - - -....~· 1
Fig . 40
( l)
V1 . '
In · tal caso il rapporto--e determinato soltanto dalle resistenze
V2
di perdita di condensatori . .
L' espressione (1) può essere scritta:
V1
da CUl
C1 + C2
V ----V1
C2
3
indicati per misure di tensioni ad alte frequenze (10 MHz) ed
inoltre le termocoppie sono sensi b ilissime alle piu' piccole va -
riazioni d i temperatura .
Una realizzazione di P
voltmetro a termocoppia e'
mostrata nella fig . 41 in cui
R. e' la resistenza addizio-
nale scelta in modo .che i l
suo valore risulti indipen -
dente dalla temperatura . Il :i z
filo in c ui passa la .corren -· Fig. 41
te e ch e si scalda e' inse-
rito in una ampolla P entro cui viene praticato il vuoto cosi'
che le influenze dell'ambiente esterno sono rese trascurabili.
I t erminali 1 e 2 della termocoppia (la cui giunzione fred-
da e' tenuta a temperatura ambiente) vengono collegati ad un mil -
livoltmetro .. Poiche' la f.e . m. della termocoppia e' proporziona -
le alla temperatura , la deflessione del milliv o ltmetro e' pro-
2
porzionale ad I : R (potenza dissipata nel filo che si scalda) .
Il millivoltmetro ~del tipo per corrente continua , perd la sua
scala va opportunamente tarata .
.A
a) b)
Fig. 42
i(t)
a)
t
i(t)
b)
t
Fig . 43
1--
Bo = - m(t)
e
Ki max
1
- V = K' V
R eff eff
Cl) b)
Fig . 44
A ·J---------1
e
Be · >----1111~-+ ________..
'IToa
Fig.45
i pla.cca
in i- med1à.
Vgngl1'a-
Fig . 46
(1)
(b) (a.)
Fig. 47
A ~------,.D
13 .___ __,
~I ---~t
I
Fig . 48
d . d . p . ai ca p i di R sia :
fo
I
R t R'
V
f 1 V1 = - ri
H.
V
R
c - all ' equilibrio nel ramo del ga l vanometro non pass a corr e n -
te cosicche' le eventuali f. e . m. ai contatti non alterano il
risultato .
d - la pila campione non eroga mai corrente (c he potrebbe al-
terarne la Le . m. ) .
Si vede quindi che il metodo di Poggendorf permette di rag ··
giungere facilmente una precisione molto elevata .
w Vll.7.1 Fasometri
000 00() ;,
0000 OùOO
Oooo OO !JtJ
0000 s OOOD
OùOO
booo 0000
Oooo OOoo
0000 ODOD
Oooo
R L 0000
ODO o
0000
0000
0000
0 000 OooV
ooo 0{)00
000'{) OOOt>
~r .SF
V
Fi g . 49
I 1 e os cp1
(l)
I 2 cos Cf' 2
' V l'
V
=- .T2
'\ J.J L
\
TT
cp 1 cp cp 2 cp
2
Fig. 50
essendo cp lo sfasamento ch e si vuole m1;:;u-
r a re nel cir cu ito . La (1) diventa nel caso p a rti co l are:
cos cp
cos( ~ -cp)
La prec ede nte relazione dipend e esclusivament e dall 'u ngo-
lo cp di sfasamento tra corrente e tensione ne l circu ito di u -
tenza . Si no t i che la condizione w L =H vale so lo ad una deter -
minata frequenza.
fN Ù /J:.rr· ~- M i s u re d i ri o te n z a
W:.:: V i ( 1)
(2 )
u a)
V b)
Fi g. 51
l a voltmetrica , s1 ha
(3 )
e K ( i A VI L + l'1 A 1. A2
=-H- ) ( 4)
V
K
R (Vu eff iAeff cos c:p i- WA) ( 5)
V
i
i
à) b)
Fig . 52
® = 0!> t 11
V
i
V
e quindi Rx ~- se Rx << rv .
t
Nel caso di fig.52 b) invece occorre tener conto che la
d.d.p. V ! misurata dal voltmetro è la somma della d.d.p. V a1
ca 1)i di Rx e della d.d.p. ai capi dell'amperometro. Detta rA la
resistenza interna dell'amperometro, si ha :
1 (1+~:}1
V'
Rx
t
V'
e quindi Rx ~---se Rx >> r A.
t1
Si noti che essendo in genere rA << rv, é p robabile che lix
s1 trovi a soddisfare l'una o l'altra delle due condizioni
Rx << rv, lix>> rA; cio' determina quale dei due circuiti e p iu'
conveniente per la misura.
~~ - Metodo di sostituzione
e
ccc
/r
:Rx
Fig. 53
~EiJJ - Ohmetro
L' ohmetro e
uno strumento di moderata precisione (.di SO ··
lito pochi per cento).L'intervallo in cui pud essere usato va -
ria d!. qualche ohm a ' g;ualche megaohm. )
Il tipo pili semplice di schema ~ mostrato nella figura 54.
Esso consiste di un milliamperometro connesso in serie con una
batteria, una resistenza R >> della sua resistenza interna r
una resistenza e a resistenza incognita Rx . Una resistenz~
R 5 e' inserita 1.U.-P-.a.ral l ~tQ_,,aJ) o strumento e a d RA per permet -
"tere di variare la scala. Il mill tà mperometro e' chr ettamente
-{t ra ~o in o iìffi"/i param~t ri del circuito sono scelti in modo ta -
. e c e cortocircuitando i terminali A e B nel milliamperomeiro
-
passi la ço rrente massima (zero del fl" ohmetroJ.
Rs
H:r:
j ;I A 13
Fig. 54
-f
(1)
r+RA
1 +-- R'
R's
In tal caso alla stessa corrente i 1 data dalla (l)(e quin-
di allo stesso punto della scala) corrisponde nella nuova s1-
tuazione una resistenza R~=10nRx . IE tali strumenti n pud as -
~i!L_genere i valori interi coml)re ~i tra l f:TI
Si deve perd osservare che in pratica cambiando il fatto-
re di moltiplicazione di scala, la d . d.p. f ai capi della bat-
teria subisce delle variazioni in quanto ra-éorrente total e i
del circuito ca bia _ ,L,o "z_ero" a e II' o Fimetro pe rtant~ a
alte ato. Per ovviare a questo inconveniente si po ne in p~::-'
....lelo allo strumento uno shunt R0 variabile,di valore molto mag -
~ iore del.L e istenz... "n.terna_ ae_ - o strumento' in mo"d o da n on
alterare __? ensj bj.l111_en_t .e__J L~nte data dalla ( 1) e che- pe rm e t-
T e d i aggiust_ar~ v <;0-_!;:! in volt alo zero" el r' o metro. ~
ste di tre resi .s tenze R1 ,R2 )R3 note e della resistenza incogni ~
ta Rx, connesse in modo da formare i quattro lati di un qua ·-
drilatero (v . fig.55). Una batteria di f . e.m. E~ collegata ai
due vertici A e B ed un galvanometro G é posto fra i punti C e
D. C
A 13
7..
Fig. 55
1J
R 2Rx-R 1R 3
Vcn=ixRx- iiR1 = E
.. (R1 +R2) (R3+Rx)
'
R1R2 R3Rx
Ra +
R1 +R2 R 3 +Rx
Poichi il p0nte e
in equilibrio, cioi il ga lvanometro non
segna passa gg io di corrente quando VCD = O, si v ede che tale
condizione ~soddisfatta se ·
(1)
Fi g. 56
2
ER X
R + R3
"
[~. ~:)~ . M
"+
---
R"+R 3
(f!llx)
(li" +R3)2
+ . }1] "'
ER3l!ll X
(R"+R3)2
6.R %
e si sono trascurate le potenze superiori alla prima in -R--, per l 'ap-
prossimazione fatta: x
6.R
%
« R
%
Si vede quindi che o- assume il suo valore massimo, quando Rl =R2=R 3 =flx.
Si noti anche che o- aumenta all'aumentare di o-V e quest'ultimo dipen-
de dalla resistenza R del circuito in cui é inserito il galvanometro (v.
par.VII.31 . Affinché o-V abbia il massimo valore (consentito dal d~siderato
tempo di ritorno del galvanometro, come spiegato al par.Vll.2)occorre quin-
di che la resistenza R assuma un opportuno valore R*.Ma R~data dalla som-
ma di R0 e Rg quindi deve aversi:
R + Ro = R* (2)
g
(1)
( 2)
da cui s1 ricava:
RX ( 3)
( 4)
~- Misura di impedenze
Fi g . 58
(1 )
( 2)
Fig . 59
21 R1
22 R2
1 J
23
i W·C3
----
wC 3
1 J
24
j wC4
----
wC 4
o
Da tale relazione s1 vede che A
l ' equilibrio del ponte e' raggiunto
per
!-------1.'Vi-----~
Commuta.tare
,.,. ..... 99!1 i'"
.-~~-'V\ol\llN\llJ'--~~~../ 'a-~~~-'VVVVV'VVll'-~--.
I \
I I
ro/9 I
I
' ...... ,,,.
+A O+
V
Fi g. 61
@ @ @ @
250 µIl,,; ..n Q S?. n. S2 2V
@
so,u.A ~O V l\J
X i X ~O X ~00 X ~000 )( -10.000
-IOV=
@ sooµA
50 VN @
o
50Y=
@ 5mA 250 VN @
@ SOmA !2oo V=
LOW R -1000 VN @
5ooV =
@ 500 t11 A 2500 V N @
V;: A V'Y pF Hz-0(81 _
@ 5A Sl LOW Q n.x-10. 000 OUTPVT .fooo y @
@) @) @) @)
Fi g. 62
VII . 11 - Oscilloscopio
1j
l
111
111
11,
~ 'U
111
'11
1i1 I
·1E ~
~"'
'!::
~ 111 I
"<:J 111
I
R: I
111 I
, 11
~
111/
11)
'·1~1
~.
, 1,
I
t --
~ , 11
....~ 111 M
'°
-..::
~
, 11 +
~ I 1 1I ..~. .
t....
11I
I I I
I II
I I J
I If ~l:i
I 11
J
I I
lj I
'11
.\:i
-..::
~
lii
11'
~
I 1
1
- --
none elettronico dalla differenza di potenzia!~
va. ---- -
sono
-~
I
I V (1)
p
li
cevono una acce eraz1one
----- %-----
o
.._ ....... __
Fi g. 6 4
my =e v~ .e
d
{ mz =o
(e vd
my = -d - t L
mz
my
2 d
mz
G =2 1 eVd {(ì)l2
mcl vp
( 2)
V
p
1
2
Es sa e' mi s u r a t a i n e m/ v o l t .
Analoghe considerazioni valgono per l ' altra coppi a <li pl ac-
0.02 g
t - - - - - - - 1. 07 x 10- sec
7
1 .8JX1Q
Fi g. 6 5
.r
TABELLA I
X 26 1
Numero di Av0gsdro N (6 . 022 .' i7±0 . n('Ofì9) 10 (Kg moli:r
8
Veloci ta riel la luce e (2 . 997925 ± 0 . 000002) X 10 m·s ec -1
19
Cari ca Jell'el et. trone e (1 . 60206± 0 . 00003)X 10- coulomb
34
Co., t ante di Planck h (6 . 62554 ± 0 . 1)0()15) X 10- joule•sec
2 2
Cos tétn te di gravita'. G (6.670±0 . 00S)X 10- 1 1 New m ·Kg-
23
Costante di Boì tzmann K (L38044±0.00007)X1o- joule·°K- 1
Lungh e zza L cm L cm
Massa gr M
Te rapo T sec T s ec
Forza LMT .. 2
dine LMT- 2
Spostamento
elettrico L- 1/2 M1/2 T - 1
u . e.s. L- 3/2 M1/ 2
u . e . m.
Induzione magnetica l- 3/2 M1/2 u.e . s . L- 1/ 2 M1/2 T- 1
ga uss
Costante dieletlrica u . e. m.
TABELLA II
L m 1. 1.02 1. 02
11 Kg 1. 1.03 1.03
T sec 1. 1. 1.
LMT- 2 Newton 1. 1.05 1.05
L 2MT-2 Joule 1. 1. o7 1. o7
L2 MT- 3 Watt 1. 1.0 7 1.0 7
1. o . c.
- 1
TT Coulomb (C) e· 1.0- 1
r -1
ampere (A) e: 1. o c. 1.0- 1
2 3
r c. - 1 8 -1
1
L Mr volt (V) 1.0 e 1.08
L 2Mr 3r 2 .- 2 9 -2
Ohm (O) c. 1.0 c 1.09
L - 2Jr 1T4I2 farad (F) e·
2 1 o- 9 c: 2 1. o-·9
.. 2
l/MT- 2I- 2 henry (H) e:
9 -
1.0 c
2
1.09
LMT- 3r 1 -1 1. 06 c: - 1 1.06
volt/m e
L-2TI 2 _· 6
!mi.O- 5
Coulomb / m c: 4rr1.0 c:
'tfT- 2 I- 1 2 e·
• 1
1. 04 c.
-1 1.04
weber / m
e, 2MT-2 r 1 weber e
-1 1.00c-1 1.Ò8
e, - t I (A:-J
Amp:re c: 47T1.0
-3
e: 4TT 1. 0- 3
L- sw ;T4I2 Fa:ad(:) e
2
[s,85 1o-12]- 1 [ 8, 85 10 -12
J-1 c -. 2
TABEL LA III
--------
dina
c1 i ria
1
riew t o n
1 (J- 5
Kg · f'eso
f . ()t.97 • Jfl
-3
1
5
newto;i 10 1 1.0197•10-
5
Kg · p eso 9 . 80665•10 9.80665 1
TAB ELLA IV
Equiva l e nz a t ra un i ti d i p r essione
5 9
atmosfe r a 76() 1 1.(133'25 .t033'2. 5 1 . M3 · tri' 1.ntJ· tn
2 4 -1 4 4 4
Kg•peso / cm n . 073556 • 10 9 .fì78·~ · tf) 1 10 9 . 80665• 1() 98. () f; l).5 • 10
2 - 5
Kg•pcs o /m 0.073556 9.6784•10 10- 4 1 D. 80665 ' 98 . 066.5
2 4 -5 -5 -1
Newton / m 75 · 1n· 0.988· 10 1 . 0197• 10 1 . 01Q7• 11) t 11)
ba ri a
. 2 - 4 1 - 4
(d ina/c m ) 7.50 fl 6·1f) 9.8fi9'2 · 10- 0.01019 71•1 () n.01 01971 1n· 1 1
·-·--
I
erg joule Kg· :~ IJPh Kwh Kcal li tra• atm . eV
- 1 ·1
erg t 10- 7 t .f)197• 10- 8 3 . 722· 10
- 14
2. 778• 1o-
14
2: 3889•1.0 - 9 . 869•10
- 10
6 : 3JJ8• 10
11
-1 7 - 7 - 4 - 3 18
joule 1ri1 1 1 . 0197• 10 . 3. 725· 10- 2. 778• 10 2 . 388.9 •10 9 . 869·1.0 6: 388• 10
7 -6 -e 3 ·· 2 19
.Kg- r.i 9. 8066•1.(1 9 . 8066 1 3. 653()• 10 2 . 7235· 1.0 2 . 3427• 10- 9 . 678· 10 6. 196• 10 w
t/l
--.I
13 6 5 -2 4 25
HPh 2.6845·:1.0 2 . 6845• 10 2. 7374• 10 .t 0.7457 6 :.4130• 10 2 . 578·1.0 1. 4037• 1(!
l 13 5 2 4 20
J\wft 3.6000•10 3. 6000•10fl 3 . 6710•10 1. 3410 1 8 . 6001• 10 3 . 46•10 2.1100·1.0
10 3 2 -3 3 32
[( cal 4 . 186. 10 4. 186•10 . 4.2685·10 .1. 5593• 10 1. 1628· 10- 1 41 . 31 2 . 2346•10
9 2 5
litro•atm. 1 . 01328· 1.0 1.01328•10 10 . 333 3.7745•10- 2. 89• 10_ 5 0 . 024205 1 6 . 514• 10
22
-12 -19 20 26 - 26
er 1.602•10 1.60 2· / 0 1 . 6335· 10- 5. 9626• 1.0- 4. 4503· "LO J .82701•10
- 33
1 . 58101·1f
23
1
I1-
3 58 ..
TABELLA VI
- 1 - 1 - 1
watt erg • · s ec JJP Kgm' s ec Real • s cc
7 3 4
watt 1 10 1 . 360•10- 1. ()197 2 : 389. 10-
7 10 -8
erg•sec - 1 10· 1 1 . 360• 10- 1.0197•10 2 . 38.9. 111- 11
7
HP 735 . .5 735 . 5•10 1 75 O. 0178
.1 7 -3
Kgm•sec 9 . 80665 9.8066•10 0 . 0133 1 2 . 34 '2 7• !Cl
-1 3 10 2
Kcal•sec "4.186•10 4 . 186•10 5 . 62 4 .. 268· 10 1
TABELLA VI I
3 3
Alluminio 2 . 70•10 Platino 21 . 37• 10
3
Ambra 1 . 09·10 Quarzo fuso 2 . 2· 1r/
3 3
Argento 10,50'10 Quarzo crist. 2. 65•10
3 3
Rismu to 9.80'10 Rame 8 . 9' 10
3 3
Ebanite 1.15•1.0 Stagno 7 . 28'10
3 3
Ferro 7.86•10 Sughero 0 . 24•10
3 3
Magnesio 1.74•10 Talco 2. 7• 1()
3 3
Nichel 8.80'10 Tungsteno 19 . 1•1()
3 'l
Ottone "'8 . 4• 10 Vetro comune (2 . 47 2.8 )'1 0~
3 . 3
Oro 1.9 . 3'10 Vetro flin t (3 . 2 7 3 . 9 )•UJ
3 3
Paraffina n .9· 10 Zinco 7.t · to
3 3
Piombo 11 .34 •tn Zucchero t . .59 • .1o
TABELLA VI II
3
temperatura (°C) densi t a' (Kg/ m )
00 999.868
lo 999.927
2~ 999.968
·30 999.992
1--···--- 1000. oo·òf
. 4~
- 5~ 999 . 992
60 999. 968
70 999.929
80 999.876
90 999. 808
10° 999 . 727
~~. 11 o 999.632
! 12° 999 . 525
13° 999 .404
J 14° 999. 271
}
I
TABELLA I X
oo 806.25
lo 80S . 41
20 804.57
30 803.74
40 802.91}
50 802 . 07
60 801. 23
70 800 . 39
30 799 . 56
90 798 . 72
10° 797 8[l
11 e 707 , 04
12° 796.20
no 795 . 35
14° 794.51
15° 793.67
16 o 792.83
17 o 791. 98
18° 791. 14
19° 790.29
20° 789.45
21° 788.60
22° 7 87. 7 5
23 ° 786.q]
24 ° 7!16 . 06
25 ° 7()).22
26 o 7 H4. 37
27 o 7B3.5 2
28° 782 . 67
29 ° 181.32
30° 780 . 97
31 o 780 . 12
32 C' 77 9. 27
33° 77 8 . ,+l
3 4o 777 . 56
3 5° 776.71
36" 77 5. RS
37 " 77 5. 00
38 " 77'1. 11
3Q " 773 . 29
TABELLA X
3 3
Acetone o. 792• 10 Glicerina 1. 26. 1o
Acido cloridrico 1.18•10
3
Mercurio 13. 55~ 103
3 3
Il nitrico 1.50•10 Nitrobenzolo 1. 20· 10
3 3
Il SO l fori CO 1. 84• 10 Olio d ' oliva o. 915• 10
3 3
Alcool metilico o. 793• 10 Il di vasellina 0.90•10
3 3
Il C ti li CO 0.791•10 Pentano O.f\3·10
3 3
Benzina 0.70•10 Petrolio 0.83•10
3 3
Benzol o 0.88•10 Sol foro di carbonio 1. 27. 10
3 3
Bromo 3. 12• 10 Toluolo 0.88•10
3 3
Cloroformio 1. 5• 10 Tetracloruro di carbonio 1. 596. 10
3 3
Etere etilico o. 7 36. 10 Xilolo --- o. 86• 10
TAEELLA XI
Temperatura t 0
c
H
10 12 14 16 18 20 22 24 211 28 30 32 34
mm Hg
720 1. 182 1. 17 3 1. 16 5 1. 157 1. 149 1. 141 1. 134 l. 121\ 1. ll8 1. 111 1. 104 1. 097 1. 090
730 1. 198 1. 190 1. 181 1. 17 3 1. 16 5 1. 157 1. 149 1. 142 1. 134 1. 126 1. 119 1. ll2 1. 105
740 1. 215 1. 206 1. 198 1. 189 ] . lRl 1. 173 1. 165 1. 157 1. 149 1. 142 1. 134 1. 127 1. 120
7 50 1. 231 1. 222 1. 214 1. 205 1. 197 1. 189 l . 181 1. 173 1. 165 1. 157 1. 150 1. 143 1. 136
760 1. 247 1. 239 1. 23r 1. 221 1. 213 1. 205 1. 197 1. 189 1. 181 1. 173 1. 16 5 l. 158 1. 150
770 1. 264 1. 255 1. 24/J 1. 238 1. 229 1. 221 1. 212 1. 204 1. 196 1. 188 1. 180 I. 172 1. 164
7RO 1. 2RO 1. 271 1. 26 2 1.254 1. 245 1. 236 1. 228 1. 220 1. 212 1. ?.04 1. !SE ] .188 1. l.R l
~1. He rtolotti - T. Pi! '.' ·' - O. :fotte ·· Metodi d ' osse r va1.iu"e e m1 s;ir.:i Di s µ . ,[.6
lABELLA XII
o 760 1220·10- 3
10 210 425·10" 3
20 42 92·10- 3
30 9. 5 19·10" 3
40 2. 4 4. 3. 10- 3
1
50 7.5·10- 1.3·10" 3
60 2. 1. 10 - 1 3.8·10- 4
70 s. 4 · 10- 2 l.'2·10" 4
2
80 l.0·10- 2.5·lQ" 5
90 l.9·10- 3 4·1(1-B
4
100 4.2·10- 8·10- 7
4 7
110 1. 2·10- 2.0·10"
TABELLA XIII
p dr p dr
TABELLA XIV
TJ assoluta
Tempera tura TJ relativa
(poise)
00 o. 017921 1. 000
50 o. 015188 o . 843
10° o. o 13077 0.730
15° o. 011404 o. i:,37
20° 0.010050 o . si:. 1
30° o. 008007 O. 44i:,
50° o. 005494 o. 307
70° o.00 4o q o . 22.;
100.~- 0. 002838 o . 158 -
TAeELLA XV
a 00 a 20°
TAllELLA XVI
Gas 00 20°
7 7
,\r i A 1772•10- l!Hfl· 10-
7 7
Az:oto 1670• 10- 1823· 10-
7 7
El i r.: 1891•10- 1989 ·10-
I.:!1·o;) en o fl .w · 10- 1 930· 10- 7
7 7
~l~ra11 c1 lO ::S3 · 10- l 20 l · lo -
7 7
t\p():t :29Rl·I0- 323 0· 10-
Ossi :;cn0 193'1· 10- 7 20150· 10- 7
TABELLA XVII
tf te
--~
Acqua o 100
-\l lumi r. i o 6 59 . 7 1800
Azoto -2 09.86 -19 5. 8
!\r ge 11 to 960 2000
Benzolo 5. 48 8 O. 5
Canfora 1715 2oi
Carboni o >3500 4200
Clo r 11 ro ,Ji po tassi o 768 1415
Cloruro Ji s oJ io 800 1442
Ferro 153 5 3000
Ip osolfito di sodi o 48.16 -
Ma g ne.:; io 650 1120
Mercurio - 38 . 9 3 57 . 2 5
Naf t.,nlin ;; 80 217
Neon -248.67 - 245 . 9
Nichel 1455 290 o
Nitrato di sod io 310 -
Ossi geno -218 . 4 - 18 3
Ottone 900 -
Oro 1063 26 00
Piombo 327 1525
Platino 1773 . 5 4300
!:lame 108 3 2292
Sala l o 43 17 3. 12
Solfato di pot:lssio 586 1067
Stag no 2 31. 8 2218
Tungsteno 3350 48 30
Zinco 419 . 5 9 07
Zo l io (ro mbico) 11 2 . 8 444. 6
Il (mono clino) 119 . o -
TABELLA XVIII
Intervallo di validitb'
in oc
Elemento À.
TABELLA XIX
oc 7f oc 7f oc 7f oc 7f oc · 7f
o 4 6 10 9. 2 20 17 . 5 30 31. 8 4.0 55 . 3
1 4.9 l1 9.8 ?'l
- 18 . 7 31 33.7 50 92 . 5
2 5.3 12 10 . 5 22 19 . 8 32 35.7 60 149 . 4
3 5.7 13 11. 2 23 21.1 33 37.7 70 233 . 7
4 6 .l u 12.0 24 22 . 4 34 39.9 80 355 1
s 6.5 15 12 . 8 __,
?C 23.8 35 42.2 90 525 8
6 7.0 16 l 3. 6 26 25 2 I 36 44.6 100 760 . 00
7 7.5 17 14.5 27 26.7 37 47.1 150 3570 . 5
8 8. 0 18 15. 5 28 28 . 3 38 49 . 7 200 11659 . 2
9 8 .6 19 16 . 5 29 30 . 0 39 52 . 4 300 64432 . 8
TAP.ELLA XX
TABELLA XXI
Tens ioni di vapore di gas in funzione <lella temp é.ra tn.ra
4
He H2 nor ;;n le N? 02
p (mm Hg)
,___ __ ·- -
800 4· 2652 o l\ 20· 56 ° K 90·69
780 4·2381 20 · 48 77. 58 o K 90·43
760 il,· 210 5 20·3Q 0 77·364 90· 113
740 4·1824 20·30 77· 14 89· 93
720 4·153 8 20 · 21 76·91 89·67
700 4 · l '.2 ·t 6 20· 11 76· 67 89· 41
680 4·094 8 20·02 76·43 89·14
660 4·0645 19·9 2 76. Hl 88· 36
640 I 4·0335 19·82 5 76·93 iHl. 5?.
620 4·· 001 8 19· 72 7 5· 68 88·~')
600 3·96 ì4 1
19·62 75 . .11 87 · 99
580 3· 9363 19· 52 7 5· 13 [l7·6(j
560 3·9024 10: 41 74· 85 ~ 7. 38
TABELLA XX I ( seg u e)
4
He H3 norma l e N2 02
p (mm Hg)
4
He H2 norma l e N2 02
.
p (mm Hg )
TABELLA XXII
eD ( oK) metallo
201 Na
333 Cu
223 Ag
175 Au
395 Al
472 Ni
86 Pb
333 w
228 Ta
TABELLA XXIII
Coefficiente di
Sostanz a P(D ·m) a 20 °C
temperatura ( oc r1
- 8
Alluminio 2 . 8·10 3 . 9·10 - 3
1 . 6 · 1 o-
8 3
Arg ento 3 . 8·10 -
. - 8 6
Cost a nt an a 44 . 2·10 10 -
Fe rro 10 ·10- 8 5 . 0 '. 1 o- 3
:\1a n'ga n i na 44·10 -. 8 1 o- 8
7 . 8 1 o-
8
Nic hel 6·1 0- 3
P l a tino 1 o .1 o- 8
3 . .9·10- 3
3 . 9. 1 o- 3
. - 8
Ram e 1 . 7 · 10
Tun gst e no 5 . 6 ·1 0- 8 4 . 5·10 -
3
giunzione platino- platino- c romel - crome l - 80 + 20% ni- ferro-con- rame - con-
calda - tem- 10% rodio 13 % rodio alumel constantana chel+cromo - stantana stantana
per i:! turci °C + platino +platino constantana
- TABELLA XXV
2
Locali ta' Valore di g {m/sec )
Roma 9 . 80367
Milano 9 . 80569
Parigi 9. 80943
Vienna 9.80860
Greenwi c h 9 . 81188
Amsterd a m 9 . 81288
Lisbona . 9 . 80088
Budapest 9. 80852
Ginevra 9. 80 592
Tokyo 9. 79801
Melbourne 9 . 79987
Ottawa 9 . 8 0618
Washington - 9 . 80112
2
Conducibilita' termica k di alcune sostanze solide in cal cm/s cm °C. k esprime
il numero di calorie trasmesso in un secondo attraverso un campione della so -
2
stanza avente spessore di 1 cm e sezione di 1 cm , quando tra le due facce esi-
ste la differenza di temperatura di 1 °C e in assenza di perdite laterali
TABELLA XXVII
3 2
Modulo di trazione E (in 10 new /mm ); modulo di scorrimento G
3 2 3 2
(in 10 new/mm ) e carico di rottura T per trazione (in 10 new/mm )
E G T
TABELLA XXIX
TABELLA XXX
He - 0 . 59
Ne - 0 . 33
{
Na +0 . 64
Mg +0 . 69
Al +O . 81
Si - 0 . 16
Cr +0 . 44
Mn +0. 97
Cu - o. 10
Zn - O. 19
Ge - 0 . 15
Mo +0 . 93
Ag - 0 . 23
Xe - o. 42
Cs - o. 27
La + l. 01
Pt +l. 21
Au - o. 1 7
Pb - o.15
Bi -1. 69
:-'
o o . oo o. o o 0.00 0. 00 0 . 00 0 . 00 0 . 00 0 . 000.00 0.00 o . oo o. oo 0. 00 o. oo o . oo o . oo o . oo 0 . 00
1 • 10 . 10 • 10 • 11 • 11 . 11 • 11 . 11 . 11 • 12 • 12 . 12 : i2 • 12
.,'ti 2 • 20 . 21 • 21 • 21 • 22 • 22 • 22 • 23 • 23 • 23 . 24 . 24 • 24 • 2s
• 12
• 2s
• 13
•2s
• 13
• 2S
• 13
• 26
"O 3 • 30 • 31 • 31 • 32 • 32 • 33 • 33 • 34 • 34 • 35 • 35 • 36 • 36 • 37 • 37 • 38 • 38
"' 4 • 40 • 41 • '44 • 39
• 4.2 • 42 • 43 ' 44 • 45 o 46 • ~6 • 47 • 48 • 48 • 49 • so • 50 • 51 • 52
.or:n 5
6
o . Sl
. 61
o. 51
. 62
o; 52
. 63
0;5 3
• 64
0 ; 54
• 6S
0. 55
. 66
o. S6 o; S6 o; 57
. 67 . 68 • 69
o; 58
. 70
o. S9
• 71
o. 60
• 71
0 . 60
• 72
o. 61 0 . 62
. 73 . 74
0. 63
.7S
0.64
.76
0. 64
. 77
......
Cl)
7
8
• 71
. 81
• 72
• 82 .
, 73
• 84
, 74
• B5
•7 5
; 86
. 77
•. 87
. 78
. 89
• 'f9
~ 90
. 80
.91
• 81
• 93
. 82 . 83 • 85 • 86 • 87 . 88 • 89 . 90
Cl)
. 94 . 95 . 97 • 98 • 99 1.01 1. 02 1.03
9 .9 1 • 92 • 94 . 9S . 97 . 98 1.0 0 1. 01 1, 03 1. 04 1. 06 1. 07 1. 09 1 .. 10 1.12 1. 13 l. l S l. 16
10 1. 01 1.03 l. 04 1. 06 l. 08 1. 09 Lll l.13 1.14 l. 16 1.17 1.19 1. 21 1. 22 l. 24 l. 26
;;: l. 27 l. 29
11 1.11 1.13 1.1 s l.17 l. 18 1. 20 1. 22 1. 2 4 1. 26 1. 27 1. 29 l. 31 l. 33
...o
Cl)
12 l. 21 l. 23 l. 25 1. 27 l. 29 l. 31 l. 33 1. 35 1. 37 l. 39 l. 41 1 . 43 I. 45
1. 3S 1. 36
l. 47 1. 49
l. 38
L 51
l. 40
1. 53
l. 42
L S5
13 1. 31 1. 34 1. 3·6 ( . 38 l. 40 1. 42 l. 44 I. 46 1. 48 ...,,
."'"-. . 14 1. 41 1. 44 1.• 46 1. 48 l. Sl LS3 I; S5 L 57 1.60
L 50
l. 62
l. 53
1.64
L 55
. 1.67
l. 57
1..69
1. 59 l. 61
1. 71 1.73
1. 63 1. 65 l. 67 ""'
1. 76 1. 78 l. 80
.:>..
15 L 52 l. S4 l. 56 l. 59 1.61 1.6 4 1. 66 1. 69 l. 71 1. 7 4 l. 76 1. 78 l. 81
"'
o l. 83 1.86 1.88 1.91 1.93
16 1. 62 1 ." 64 1 .67 1. 69 l. 72 l. 7 5 1. 77 l. 80 1. 82 l. 8 5 1. 88 1 . 90 1 . 93 1. 96 l. 98 2. 01
to
17 1. 72 1. 7 4
2.03 2,06
(/) 1. 77 1. BO 1. 83 1. 86 l. 88 L91 1.94 1 . 97 1. 99 2.02 2. 0S 2 •. 08 2 . 10 2. 13 2. 16 2 . 19
Cl)
18 1. 82 1. 8 s l. 88 1. 91 1. 93 1. 96 1. 99 2. 02 2. os 2 . 08 2. 11 2 . 14 2 . 17 2 . 20 2.23 2.26
>; 2 . 29 2 . 32
.,< 19 l. 92 l. 9S l. 98 2 . 01 2 . 04
.. . . 20 2.02 2. o s 2 . 08 2.12 2.15
2. 07
2 . 18
2 . 10 2 . 1.3 2. 17
2. 21 2 . 25 2. 28
2 . 20
2. 31
2. 23
2. 34
2. 26
2 . 38
2 . 29
2 . 41
2.32 2. 35
2.44 2 . 47
2 . 38
2 ; s1
2 . 41
2; S4
2 . 44
2 ; 57
o
::s
21 2.12 2:rs · 2: 19 2.2~ 2. 26 2. 29 2. 32 2 . 36 2 . 39 2 . 43 2. 46 2. so 2 . 53 2; 56 2 . 60 2. 6 3 2. 67 2 . 70
22 2. 22 . 2 .26 2 . 29 2. 33 2. 36 2. 40 2 . 43 2 . 47 2; s1 2 ; 54 :L 58 2 . 61 2 . 6S 2. 69 2. 72
Cl)
23 2. 40. 2 . 76 2 . 79 2.83
2. 32 2.36 2. 43 2 . 47 2. Sl 2 . S4 2 . 58 . 2 . 62 ' 2. 66 2 . 69 2.73 2. 77 2. 81 2 . 84 2. 88
Cl)
24 2. 42 2 . 46 2 ; so 2.S4 2 ; 58 2. 92 2 . 96
2. 62 2. 66 2 . 69 2. 73 2. 77 2 . 81 2 . 8S 2 . 89 2 . 93 2 . 97 3. 01 3. 0S 3. 08
....3 . 25 2. S2 2 ; 56 2. 60 2. 6 4 2 . 68 2 . 72 2 , 'f7 2. 81 2. 8 5 2 . 89 2. 93 2. 9'7 3. 01 3. 05 3 . 09 . 3. 13 3. 17
(/)
26 2.62 2 . 66 3 . 21
e 2. 71 2. 7 5 2. 79 2. 8 3 2. 88 2 . 92 2 . 96 3. 00 3. 04 3. 09 3. 13· 3. 17 3. 21 3. 26 3.30 3. 34
.,
>; 27
28
2. 72 . 2 . 77 2 . 81 2. 85 ~ ; 90 2; 94 2 ; 99 3: ()3 3; 07 3. 12 3. 16 3. 20 3. 2 5 3. 2 9 3. 34 3. 38 3. 42 3 . 47
2.82 2.87 2 . 91 2. 96 3. 00 3. 0S 3. 10 3, 14 ' 3. 19 3. 2 3 3. 28 3. 32 3. 37 3. 41 3. 46 3. Sl .
29 2. 92 2. 97 3. 02 3. 55 3 . 60
3. 06 3. 11 3. 16 3. 21 3. 2 5 3. 30 3 •. 35 3. 39 3. 44 3. 49 3. 54 3. SB 3. 68 3 . 72
.3. ? 3
. 30 3.02 3.07 3 . 12 .
....::i 31 3. 12 3. 17 3; 22
3. 17 3. 22
3. 27 3. 32
3. 27
3. 37
3. 32 3. 36 3. 41
3, 43 3 . 48 3; s3
3. 46
·3. 58
3. Sl
3. 63
3; S6
3 , 68
3. 61 3. 66 3 , 71 3. 7 !i :L eo · 3.BS
(/)
32
3. 7 3 3. 78 3. 8 3 3. 88 3. 93 3. 98
"O 3. 22 3. 28 3. 33 3. 38 3. 43 3. 48 3; 54 3; 59 3. 6 4 3. 69 3. 7 4 3. 79 3. 85 3. 90 3. 95 4. 00
33 3. 32 3.38 3. 43 4. os 4. 11
3. 48 3. 54 3. S9 3. 6 4 3. 70 3; 7 5 . 3. 81 3. 86 3. 91 3. 97 4 .. 02 '. 4-. 07 4. 13 4. 18 4 . 23
34 3.42 3. 48 3; S3 3; s9 3. 6 4 3. 7 o 3. 75 3. 81 3. 87
""'
CX>
. 35 3; 52 . 3; 50 i3 . 64 3. 69 3. 7 5 3. 81
3. 92 3. 98 4. 03 4. 09 4. 14 4. 20 . 4,.2·s 4. 3-1 4. 36
3. 86 3. 92 3. 98 4. 03 4. 09 4. 15 4. 21 4. 26 4. 32 4. 38 4. 43 4 . 49
'
r
- 38o -
TABELLA XXXII
·r T
TABELLA XXXIII
ERRATA CORRIGE
Errata Corrige
pag . 17 riga 6
Il
Il
19 5 dal basso voltmetro val tame tr o
frequenza
34 fig . 2 in ordinate frequenza • 10
X- n X- m
Il
70 asciss e- z = --- Z= - -
a
t
Il
71 riga 3 dal Lasso Eri Iz + ;: I Er I Iz + r I 2
2
1
73 19 con 11 in tera é (t · 11
2) con n magg iore di uno é
superiore od uguale a
( t -nt2)
83 fig.12 ordin a te pro bab ilita' densita' di probabilit a'
(si noti che l e due cur -
ve non hanno la stessa
scala delle ordin at e)
85 13 ordinnte proLabi lit a' densita' di probabilita'
88 ri ga 5 dal hass o n n1
Errata Corrige
l l .'
" 229 " 4 Il
e
" 5 l = l l'
" 229 e
Il .•
d s
n 3 dal basso
277 o- . = - o-.= -
t
si t di
" 290 4
t 2 dr.
" 294 " 7 dal basso F = ••• = - - V - F= .. ..
2 dx
t
o [C(e)
o ]
1
2
2
" 32 0 " 19 I R
n
338 " 21 ie
I N D I C E
T E O R I A
Capitolo I
SIGNIFICATO DEL METODO SPERIMENTALE
n
I . 2 - Misure dirette ed indirette 4
Il
I . 3 - Grandezze fondamentali e grandezze derivate. Dimens i on i 5
n
I . 4 - Cambiamento de lle grandezze fondament~li 8
n
I . 5 - Sistemi di unita' di misura 11
n
I.5.1 - Sistema c . g . s. es. 13
n
I . 5 . 2 - Sistema c. g . s . em. 15
Il
I. 5 . 3 • Sistema di Gauss 17
Il
I. 5. 4 Evoluzione delle unita' elett:r;iche . Sistema pratico 18
n
I. 5 . 5 .. Sistema tecnico o degli inge gneri 20
n
I. 5 . 6 - Sistema Giorgi (o MKSA) 20
n
I. 5.7 Sistema Internazionale (SI) 22
n
I. 5. 8 Razionalizzazione dei sistemi di unit i 23
Capitolo II
ERRORI DI MISURA
II . i - Introduzion e Pag . 26
n
II . 2 - Errori sist em a t ici 27
n
II .3 - Errori ca s uali 29
Capitolo III
TEORIA MATEMATICA DEGLI ERRORI
Il
III . 4 - Media pesata 88
Capitolo IV
INTERPRETAZIONE ED ELABORAZIONE DELLE LETTURE SPERIMENTALI
IV. 2 - Scale 92
Il
IV. 3 Caratteristiche di un apparecchio di misura 97
Il
IV.' 4 - Int er pretazion i delle l ett u re str umentali 100
Il
IV. 5 - Cifre significative 106
,.--
Capitolo' V)
MISU RE DELLE GRANDEZZE FONDA ~l E NTALI DELLA MECCANICA
Capitolo VI
MISURE DI ALCUN E GRANDEZZE DERIVATE DELLA MECCANI CA
Il
VI: 4 - Misure di pressione 231
Il
VI. 4. 1 - Introduzione 231
Il
VI.4.2 - Manometri assoluti - Barometri 232
Il
VI.4.3 - Manometri differenziali 236
n
VI.4.4 Misura di basse pressioni 236
VI. 4. 5 - Caratteristiche generali delle pompe da vuoto " 250
Il
VI.4.6 - Pompe da vuoto 254
n
VI.5 - Misure di elasticita' 262
Il
VI. 5.1 - Introduzione 262
VI. 5. 2 Metodi di misura delle costanti elastiche 264
Capitolo VII
MISURE DI GRANDEZZE ELETTRICHE
VII. 2 Moto degli equipaggi mobili degli strumenti elettrici " 270
VII.4.2 Considerazioni pratiche sull ' uso degli amperometri Pag . 305
VII . 4. 3 - Misure di correnti alternate " 307
VII. 5 - Misure di differenze di potenziale 311
VII. 5. 1 Misure di d.d p. l.n c orrente continua 311
VII. 5. 2 Misure di d . d. p. l.n corrente al ternata " 315
Il
VII. 9 - Misure di impedenze 339
Il
ERRATA CORRIGE 381
b .~~-+-~~~~~~~~a~~~~~~~-t--~~~~-..-
c5
o
d
Fi g . 1
(1) Ne l segu it o si usera' spesso il t e rmine erro r e per indicare l ' impreci-
sione da cui e' affetta la misura . A seconda dei casi si prendera' per es -
so l'e rrore ma ssi mo a priori , l 'e:-r ore standard, l a semidispe r sio n e, etc .
Fig. 2
l
p
f3
~
Considerando ora (v.fi g .3) il triangolo Al 1 B si vede che
AH : Hl 1 = Hl1 : HB
AB ,
cioe', se R =- - e il rag g io rnco - .B
2
g nito .
( 2R -h) : p = p ·: h
da CUl Sl ricava :
,
R = +(p: + h)
'
!1i'
'•, ''
che puo essere anche scritta: ''
"
~:
R = _!__
2
(~+
3h h) Fig. 3
1 1 1
--+--, ( 1)
p p f
in cui f e' l a distanza focale, p e p' sono rispettivamente la
distanz a dell'o gGetto e dell'immagine dalla lente.
Un ' a ltro meto do per la misura della distanza fo c ale quel- e
lo de ll 'a u tocu l l imazione illustrato in fig;4.
Modo di operare
1 Le3 gere sulla scala graduata del banco ottico la posizione
do dell'o gGetto che~ costituito da una opportuna fenditu-
ra praticata all'estremita' di un proiettore. Segnarla con
il suo errore nella tab.I.
Fissata una dell e due lenti in una certa posizione d 1 , s p o-
stare lo schermo fino ad una rosizione d2 per cui l'imma-
g ine vi appare nitida.
2 - nipetere varie volte la misura della posizione dz rica v an-
done la media d2 • ·
Si assuma come errore su d 2 la semidispersione massima .
Risulta : p = dl -d 0 ; p ' = d 2 - d 1 .
3 - nicavare f mediante la (1) ed il corris pondente errare .
4 - CTi petere le operazioni precedenti per l'altra lente.
5 - Formare il sistema otticri : per esempio, portando le slitt e
delle due lenti a contatto senza più v ariarne l a mutua di-
stanza . ·
6 - Porre uno specclllo dall'altra parte del sistema rispetto
all'o gg etto e c e rcare la po s izione del sistema delle due
l e n t i p e r c u i l ' i mm a g i ne r i fl e s s a da 11 o s p e cc h i o r i su l t a
nitid a sul piano dell'og g ett o . Effettuare in tal i condizio-
ni varie misure della distanza ~ 1 ,tra il piano dell'o gg et -
t o ed il piano della lente più vicina (v . testo fi g. ?.l) .
Dicavarne la ~ edia ~ 1 ed il corrispondente errore (semidi-
s pe rsione massima) .
7 - Ih baltare il sistema di lenti e ripetere le op e razioni di
cui al punto G) , ricavando (/5 2 ed il corrispondente erro-
re .
P. - Calcolare la d istanza focale F del sistema dalla formula
1 1 1 d
--+--
F /1 J2
ed il c orrisp o nd e nte errore:
( d e l a <li s tanz3 tra i piani delle du e lenti) .
- I
errore errore
do errore dl errore d2 errore d2 errore p errore p f
I LENTE
II LENTE
CO
<P1 errore i>1 errore <P-i errore <P,r;_ errore F errore Dl errore D2 errore
1a
posizione
SISTEMA
OTTICO
2a
posizione
- 9 -
F = rp1 + D1
-
=cf; 2 + D2
T= 2n · fI ( 1)
'V;;;i
che <la il periodo della oscillazione del
pendolo composto nel caso di oscillazio-
ni di piccola ampiezza (fino a "-10°).Nel- 13
la (1) I e
il momento di inerzia del si-
stema rispetto all'asse di oscillazione,
m la sua massa, d 1 a distanza dal bari-
centro dell'asse di oscillazione .
Si dimostra (v . testo) che possi- e
bile, per una certa posizione delle due Fig. 6
fl:
T = 2n v-:--g- ( 2)
Modo di operare
1 Fissata la posizione iniziale h 1 della massa A rispetto ad
uno qualsiasi dei due estremi della graduazione che si tro-
va incisa sulla sbarra, assicurarsi che il p endolo,gia' so-
speso ad uno dei coltelli, oscilli liberamente ;
2 - avendo cura che l'ampiezza delle oscillazioni sia piccola
( < 10°), misurare c ol contasecondi il tempo t 1 impiegato
per compiere 10 oscillazioni complete . Per diminuire l'in-
certezza nella val•.itazione del tempo, avere cura di pren-
dere come riferimento il punto in cui il pendolo passa con
la massima velocita'.;
3 - spostare la massa A dalla posizione h 1 ad una altra posi-
zione h 2 , distante 10 cm da h 1 e ripetere le operazioni di
cui al punto 2, rilevando il valore t 2 del tempo . Prosegui-
re cos1 fino a che la massa A non sia stata spostata fino
all'altro estremo della graduazione.
t
4 Segnare nella tabella (v. tab.II) i valori di h, t, T'
con ·i rispettivi errori 10
5 Riportare la massa A nella posizione h1 e capovolgere il
pendolo sospendendolo all'altro coltello ,
6 - nipetere le operazioni di cui ai punti 2 e 3 rilevando con
questa nuova disposizione i nuovi valori t~, t~, .... etc . e
T~, T~~ ... relativi alle posizioni h 1 ,h 2 , • • • precedenti del-
la massa A, e scriverli nella tabella, con i relativi er-
ror1.
7 - Costruire su carta miliimetrata un g rafico con i valori di
T' e T" : corrisiJondenti ai valori di h rilevati dalle due
tabelle ed i relativi errori .
R - Si costruiscano ora separatamente per i valori relativi ai
du e diversi T le duf'! curve che Sl adattan o rner,lio nei li-
h t T = t / 10 h T= t /1 0 0
Os cill az io n i
del
pendolo .....
.....
a t torno
a C1
Oscillaz i oni
del
pendo l o
atto r n o
a C2
- 12 -
I
------r---
I
'
I
I
.h
Fig . 7 a Fig. 7 b
TABELLA III
Op'er a z ioni da
la bi l anc i a si
ma ss a p e segui r e con
i n cli n a a : la mass a
50 g. destra ridurre
20 g. d estr a ridurre
10 g. sinistra aggiunge re
10 + 5 g. sinistra aggiungere
10+ 5+2 g. sin i stra aggiungere
10+5+2+1 g. d estra ridurre
1 0+ 5 +2+0,5 g. sinistra aggiungere
e te .
sin. des.
l s =(l1+ls+ls)/3
ed ld di quelle di destrà:
P1 = P2 = P3 =
......
med i e medi e med i e medie O\
dl = d2 = d3 = d4 =
( d2 -di) ( d3 -di)
P2 + = P3 t = O" = fu=
O" O"
rapporto
TABELLA V
temperatura oc densi ta' g / cm
3
10 0 . 99973
12 0.99953
14 0.999 27
16 o. 99897
18 0.99862
20 0 . 99823
22 o.99 780
24 o. 99732
M.Her t o l ott i-T . Papa-D.Se tte - Meto di d'oss . e misura - F.sercit . · Disp . 3
6t
6pH 2 O = [pH 2 0(t1)-pH 2 0(t2)J
t2 - tl
1
L'errore sia su m1 che su m2 può essere assunto pari a -
o-
( 2)
p
( 3)
.ti
Fig. 10
p m n
=--+--+---
p1 10 100 1000
Modo di operare
1 Con l'immersore ben asciutto, azzerare la bilancia in aria
manovrando sulla piccola massa m ed eventualmente ritoccan-
do la vite di base B . Se non si raggiunge l'equilibrio por-
re sul piattello della zavorra.
2 - f\ilevare la densità dell'acqua distillata operando come se-
gue :
Porre l'immersore nel liquido (avendo cura che stia appena
al disotto del pelo libero in maniera che il filo di so-
spensione non introduca errore apprezzabile sulla spinta)
con il peso p 1 in O; se la bilancia si inclina dalla parte
di M, lasciare il peso in O. Se la bilanciasi inclina dal-
la parte di O, spostare il peso al nono gancio; se si in-
(1) Si noti che il valore numerico cosr trovato,poich~ la bil a ncia ~tara
ta a 4° C, coincide anch P c on la densi t i ~ssolu t a del liquido • .
P1 P1 P2 p3 p4 P1 P1 P2 p3 p4
valore per
eccesso
Valori
ottenuti """"
valore per
difetto
I I I I
7)1 Tempo di deflusso ti Tempo di deflusso t2
un i t a' unita
valore erro re di valore errore di
misura misura
- 23 -
TABELLA VII
Viscosita' assoluta dell ' acqua
10° o. 00131
11° 0. 00127 16 ° 0. 00111
12° o. 00 124 17 ° 0. 00108
13° 0.0 0120 18 ° 0 . 00106
14 ° 0.00117 19 ° 0 . 00 10 3
15 o 0 . 00114 20° 0. 0010 1
din e
( * ) Un '~ n ita' molt o c om une ~il poi se - -- - . Un ' unit a' MK S e' ·ugual e a
2
10 po is e .: c m ·se c
'~
I
,a
sposta una scala verticale
S graduata e munita di op-
portuni riferimenti sposta-
bili. '
SujJponendo che sul pi a t-
te 11 o vengano posti dei pe-
si e chiamando con m la mas-
sa totale del piattello e
dei pesi su esso posti il
moto di caduta del piattel-
lo risultera' uniformemente
accelerato .
Al moto del piattello
con velocita' v corrisponde
un moto di rotazione del sup-
porto A e del corpo su esso
1
posto attorno all'asse aa
con velocita angolare
V
w=- ( 1)
r
2h
V=-- ( 3)
t
So s t i t u end o 1 a ( 1) e ( 3 ) n e 11 a ( 2 ) s 1 o t t i e ne :
1
mgh
da CU1
( 4)
2
gt
se >> 1 si può scn.vere pili semplicemente:
2h
( 5)
Modo di operare
Fissare i due riferimenti sulla scala S alla distanza per
es . di 1 m.
1 - Avvolgere la funicella al cilindro B facendola passare at-
traverso le carrucole. Con l'apparecchio scarico (senza il
corpo di cui si vuol misurare I) mettere sul piattello P
della zavorra fino a che il mo to del sistema,una volta che
TABELLA VIII
r = 2, 5 cm
1 2
I =-MR
2
Modo di operare
1 Colle g are il Gei ger al disµositivo di conte e gio . Dopo ave-
re acceso l'apparecchio attendere qualche minuto perché il
sistema si porti a regime . Eventualmente azzerare il nume-
ratore N mediante il pulsante R.
2 - Iniziare il conte ggio se g nando il numero di particelle che
vengono contate in intervalli di tempo costanti ed oppor-
tunament e scelti (10+ 20 secondi).E'bene che il valore me-
dio m delle particelle nell'intervallo di tempo scelto sia
compreso tra i v a lori 3+ 8 . Agg iustare event ua lm e nt e la di -
stanza del p r e p a rato radio;.i tt ivo Ra dal GP.i ge r G ( v. fi e .
12b).
Re
1°1°1 o
AL
'"' 'Ra
@ ~ @
Fig . 12 a Fig . 12b
Nota
Si osservi che i 1 Geiger G ( fig. 12 b) é posto in un con-
tenitore di piombo P che serve a schermare il Geiger stesso dal-
le particelle radioattive secondarie prodotte dalla radiazione
cosmica e dalla radioattivita naturale ambiente.
Tuttavia rimane presente una componente di radiazione co-
smica di elevata energia che non pud essere bloccata con spes-
sori ragionevoli di piombo. Pertanto esiste sempre un fondo che
viene rilevato dal Geiger anche in assenza del preparato radio-
attivo. Si puo' verificare che tale fondo, setjue anche esso la
distribuzione di Poisson.
Modo di operare
1 - Dilevare ]o spessore di almeno 200 dadi e segnare i valori
su una opportuna tabella.
2 - Calcolare il valore medio m e lo scarto quadratico medio
E- q. m.
3 - Costruire l'istogramma della distribuzione delle misure sce-
gliendo un piccolo intervallo centrato attorno alla media,
tale tJerò che in esso cadano un numero sufficientemente al-
to di misure, e dividendo l'intervallo tra il valore mini-
r.io e massimo trovati in tanti intervalli uguali a quello
prescelto.
4 - Trovare le percentuali di misure che cadono tra -sq. "'. e
+; q. "'. e tra -2s.q."'. e +2; q. m • .
5 - f\ilevare i valori delle misure che scartano per ±3s q. m. .
G - Dire se la distribuzione risulta gaussiana.
(1)
con
G =modulo di scorrimento
l =lunghezza del filo I~
r =raggio del filo.
I!
l~fti
( 3)
.fiiii
dove 12 e' il momento di inerzia del
pendolo caricato con le masse Mi e
M2 (I2=Ii+I), r l
Quadrando le (1) e (3) e sot-
traendo membro a membro s1 ha: Fig . 13
I2-Ii 2 I 8nll
4n - = - -4- ( 4)
e C Gr
( 5)
2
,,,-·
o v e R e' il ra gg io del di s co . So s tituendo la (5 ) ne l la ( 4) s1
ha :
'1'1 T2
w
......
M2 R l r
G (6 )
Modo di operare
1 - Porre sul piattello uno dei due dischi ed attendere che il
sistema si porti in quiete. Si consiglia di adoperare per
prima il disco piccolo in modo da avere massima la diffe-
renza tra i quadrati dei due periodi nella ( 6 ).
2 - nuotare il piattello di un certo angolo arbitrario(< 360°)
ed abbandonarlo.
Il piattello col disco comincera' ad oscillare attorno al-
1' asse passante per il filo.
3 - ~:Iisurare col contasecondi il periodo 1'1 di oscillazione con
un errore relativo inferiore a 1/ 1000 e segnarlo sull' ap-
posito foglio (v. tab. IX).
4 - Ags iungere il secondo disco e, procedendo come ai punti 2
e 3, misurare il nuovo periodo T2.
5 - ToGliere il secondo disco e determinar e con la bilancia la
massa M2 e con il calibro il diametro 2H. Quest'ultima o-
perazione va ripetuta piu' volte, sistemando ogn1 volta il
calibro in posizione diversa allo scopo di assicurarsi se
il disco i perfettamente circolare. Se cid non avviene oc-
correrd fare una serie di misure in modo da poter fare la
media dei valori trovati. Dare come ordine di grandezza del-
1' errore la sensibilit~ o la semidispersione massima, sce-
gliendo opportunamente tra le due.
6 Usare il palmer e misurare il diametro 2r del filo .
7 - Usando un metro misurare la lunghezza del filo compresa tra
i due mandrini.
8 - Usando la (6) calcolare il valore . di G.
9 - Valutare l'ordine di grandezza dell'errore mediante l'er-
rore massimo.
I
~I
I I
I I
I
.n
~~~--~---;--------------------
.............. 2o(
.............. --
-- -- .......
d
.......
--
Fig. 14
d drd1
a=--=----
2D 2D
E ( 2)
D l b a
Valore Erro r e Un i t a' Va l o r e Errore Un i t a' Va lor e Er r ore Un i t a' Valore Errore Un i t a'
w
"'"
For z a to t ale Fas e di ca ri co Fa s e di scar i co
appl i cata (pes i ) di d '.
l
Modo di operare
1 Con una sbarra appoggiata sui supporti e non sollecitata,
aggiustare scala e proiettore in modo che l'immagine del
reticolo cada sulla scala. Leggere il valore d 0 . Mi surare
1 a distanza D fra A e 1 a s ca 1 a. · Segnar e i va 1or i su 1 fo g 1 i o
(v. tab. X).
N. B . · Da questo momento la disposizione geometrica degli og-
getti non deve essere piu mutata per alcun motivo .
2 - Sollecitare la sbarra disponendo un peso P 1 sull'apposito
piattello .
3 - Leggere il valore d 1 della graduazione della scala in cor-
rispondenza al reticolo .
4 Disporre successivamente gli altri pesi P 2 . .. .- . • Pn , leggen-
do ogni volta i valori d2 .. . .. dn.
S Togliere gradualmente i pesi, leggendo ogni volta i valori
d~ . . .. . d~.
6 - Costruire un grafico riportando in ascisse i valori dei pe-
si presenti sul piattello ed in ordinate i corrispondenti
valori di d (fase di carico) e d ' (fase di scarico), se-
gnando i corrispondenti errori.
7 - Ricavare il valore di E dalla (2) per un certo valore di
d. L'ordine di grandezza dell'erroresuE si trova dall'er-
rore massimo .
8 - Ripetere l'esperienza usando la seconda barra in dotazio-
ne .
5l 1 F
--=- ( 1)
l E S
F 4 lP
/<. ( 2)
5l s 5 l nd 2
V 11'
ove d e il diametro del filo .
Modo di operare
1 - f\egolare le viti G, G' in modo
che il sostegno T risulti con
buona approssimazione verti-
cale. Misurare la lunghezza l
e il diametro d del filo col
piatto scarico .
: :
2 - Agendo sulla vite micrometri-
ca, V, disporre orizzontalmen-
te la mensola A . Leggere il
valore l 0 segnato 1n queste Fi g . 15
i-d-i~metro d = I lunghezza l = I
Fase di carico
w
--l
Fase di scarico
11
H H
J
Fig . 16
Zl X
da CU1
e se
2R >> z1
p s1 ha :
In definitiva le coordi-
nate di P risultanti dai due
effetti sovrapposti risulta-
no : x,y , z, dove :
2
y
Fig. 17 h
con n intero. ·
La (l} é l'equazione di
una iperbole.Poiché z pud es-
sere positivo o negativo si
hanno due serie di frange i -
F ig . :17 e perboliche ( v .fig . 18) che han-
no in comun e g li assi e gli
sintoti.
Questi ultimi formano un angolo con la direzione Ox dato
da::
ctg
2
e ~ (}
b = ~2
da cui:
Fig . 18
5b/b
5 ZJ l
s1 ha:
5R 2 R1
a=--
5R1 R2
R1 2 ·
ma 5R 1 ~ 5R 2 e quindi a = - - = ctg
R2
e. .
In pratica poiché é difficle misurare si procede diver- e
samente. ·
Se p e p sono la posizione dell'n-esima e m-es1ma fran-
.
gia m
lungo n 1 ' asse Ox, allora dalla (1) per y =O si ha
2
Pn = R1nÀ
2
Pm =R1mÀ
e
da cui :
Modo di operare
La disposizione sperimentale i illustrata nella figura 16.
M e' un microscopio per osservare le frange, N una lampada al
sodio e C un condensatore per aumentare la illuminazione sul
vetrino.
TABELLA XII
Posizione in Posizione in
2 2
pk divisioni del pk qk divisioni del qk o- k
microscopio microscopio
o-
Valore Errore
? - n - z :a
1
XI ~ - Uso di un microscopio per misure di lunghez ..
ze
\ I I
T li I
Fig. 19
Collettore A
\~
Base
Fig. 20
~
sistor(*) (v . fig.20) e deter-
minazione di alcune due dimen-
sioni ;
b) determinazione di alcuni para-
1
metri di una vite : passo AA ;
distanza BB ' (v. fig.21).
Fig . 21
Modo di operare
1 Avvitare nella sua sede l'obiettivo da lOx e sistemare sul
tavolinetto del microscopio il micrometro oggetto che e' co-
stituito da un vetrino nella cui parte centrale e' incisa
_,. -
quella piu stretta é quella a cui si applica il segnale da amplificare e
..._ - -
----·- - ......... -~ ......·--
-
pr"ende i ( ~ome di eme'iiùore , rilen-tr -è.. quei1a:·- p1 lr.T arg';- e' · quella da cui si
·;~~ . il segna!~ amplificato e prende n . nome -di " ;;;·r_r;tto ;~rr;. :fig . 2Ò) . :
Se si immerge un transistor sezrc;~~~-_;;; un opportuno reagente chimico (so -
litamente a base di acidi fluoridrico e nitrico e bromo) le regioni di con -
ducibili te'. diversa reagiscono in modo differente e ne risulta che l ' aspor-
tazion e del materiale dalle regioni n e p avviene in modo differente . In
corrispondenza alle due region i di confine fra le zone ne p dell 'e metti-
tore c on la base e del collettore con la base si formano di consegu enza dei
dislivelli che con un 'o pportuna illuminazione e forte ingr andim ento posso-
no ess ere resi vi3ibili per mettendo la caratterizzazione de lle tre regi o-
ni . ·
10 M1
d ----micron .
6d 6M2 6M1
=-- +---
d M2 M1
6M1
In pratica si pud supporre che - - sia trascurabile in con-
6M2 M1
front o a - - . Si osservi che (in particolar modo con for-
M2
ti ingrandimenti) portando a sovrapporre il reticolo con i
tratti delle graduazioni del micrometro og g etto , é neces-
sario uno spostamento di alcune divisioni della scala del-
la vite micrometrica prima di poter notare uno spostamento
apprezzabile del reticolo rispetto al micrometro oggetto
stesso. ·
Pertanto, per valutare l'ordine di grandezza di 6M 2 , por-
tarsi col reticolo in corrispondenza ad una divisione del
micrometro oggetto e leggere quante divisioni del la vite
micrometrica corrispondono ad una variazione apprezzabil e
della posizione del reticolo (per es . corrispond e nte allo
s pes sore della divisione incis a ) .
L ' ordine di grandezza di 6M 2 sara valutato c ome i 1 doppio
del numer ~ delle divisioni lette sulla vite micrometrica.
TABELLA XIII
Co/lina. fore
Lampada
Cannocchiale
Fig . 22
Modo di operare
Al fin e di poter u ti 1 i z zar e 1 o s p et -
troscopio per l'esame degli spettri emes-
s1 dalle diverse sostanze é necessario Fig . :23
procedere anzitutto ad una taratura del-
la ·1 ite micrometrica, in modo da conoscere per ogni posizione
della vite stessa la lunghezza d ' onda della riga che si trova
in corrispondenza del punto fisso di riferimento nell'oculare .
Per ottenere cio si proceda come segue :
1 - Si accenda una lampada contenente una sostanza il cui spet -
tro sia noto (nel nostro caso vapori di Hg) e si attenda
qualche minuto affinche' la lampada possa riscaldarsi e por ·
tarsi a regime .
2 - Agendo sulla vite V1 aprir e la fenditura F finche' guardan -
do all ' oculare non si vedano comparire delle righe lumino -
se. Rego lare allora il fu oco mediante la vite V2 finche' i
contorni delle varie righe appaiano ben netti . Se necessa -
rio re g olare anc o ra l ' apertura della fenditura in modo che
le ri ghe non sian o ne' ecc e ssivamente luminose e lar ghe, ne'
troppo scure. Ruo tando la vite micrometrica M le varie re -
gioni dello spettro scorr e ranno nel campo del cannocchia-
1 e.
Lo spettro dei vapori di Hg é dato in fig. 24, in cui sono
riportate anche le lunghe zze di onda, 1n Angstrom, delle
righe p iù nette.
3 - Ruotare la vite micrometrica M finché una ri g a sicuramente
individuata non sia centrata sul reticolo. (E'consigliabi -
1 e s c e g 1 i e r e 1 e t r e r i g h e n z z u r re r a v v i ci n a t e ) . In qu e s t e
condizioni leggere l'indi caz ione segnata dalla vite micro -
metrica e riport a rla nell 'app osito foglio (v . tab.XIV) in -
sieme al colore c d alla lun ghe zza d ' onda della riga indi -
viduata. Calcol ~re l'errore osservando il numero di divi -
sioni di cui e' ne ces sario ruotar e la vite micrometrica pe r
spostare apprezzabilmente la riga in corrispondenza al cen -
tro del r eti colo .
M.13erto l otti-T. Papa-D .Scae - Metoè.i d ' oss . e misu ra -Ese rci t. · Disp . 7
CJ1
o
.. 5 1 ...
RIGHE
~
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COLORE <)
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',;:
' ~ ...-.
<)
....,
~ ~ ::;,
Fig . 24
Spettro di emi.ssi.one di una lampada a Hg .
R V
1'
Fig. 25
da CU1
dv
s =-=-- (1)
dt p
Modo di operare
1 - Mettere in moto la pompa R mediante l'apposito interrutto-
re mantenendo la valvola a spillo completamente aperta.Leg-
gendo la pressione nel polmone per mezzo dei manometri s1
notera che essa scende rapidamente fino a stabilizzarsi su
un valore costante di circa 5 mm Hg .
2 - Introdurre una goccia di mercurio nel capillare. Puo acca-
dere che la velocita con cui l'aria e' aspirata nel polmone
sia talmente elevata che mettendo la goccia di mercurio nel
capillare essa si muova in esso troppo rapidamente perché
se ne possa osservare con precisione il moto.Si deve quin-
di ridurre gradatamente l " apertura della valvola a spillo
fino a poter osservare tale moto, senza che la goccia si
frantumi. Se la pressione si é stabilizzata il moto avver-
ra a velocita praticamente costante.
3 - Leggere la pressione sul manometro opportuno. Quindi inse-
rire la goccia di mercurio nel capillare e misurare il tem-
po impiegato da questa a percorrere la distanza l nota tra
due traguardi s eparati sul tubo di vetro.
Segnare tali misure con il relati.va errore sull'apposito
foglio (v. tab.XV).
4 - fiipetere le operazioni di cui al numero 3 riducendo sempre
l'apertura della valvola a spillo fino alla completa chiu-
sura . Assicurarsi ogni volta che la pressione si sia sta -
bilizzata esegu e ndo due o tre misure a distanza di un mi ·
nut o circa l' un r. dall'altra.Scegli endo opportunamente l' in ·
tervallo fra un'apertura e la siiccessiva s1 potranno far e
una d e cina di rilevazioni .
p t s
L
r
d,e - - - - - -
Fig . 26
Modo di operare
1 - Montare il circuito elettrico di alimentazione delle lam -
pade Le ed L, illustrato in fig . 28. T é un trasformatore.
R 1 ed R 2 due reostati, V un voltmetro, I un amperometro, T1
e T2 due interruttori.
2 - Chiudere l'interruttore T 1 eregolare il reostato R 1 in mo -
do che la tensione di alimentazione della lampada campio-
ne, segnata dal voltmetro V sia esattamente 12 volt .
3 - Chiudere l'interruttore T 2 , e regolare il reostato R2 in
modo che l'intensità di corrente i assorbita dalla lampada
- +
r-----f 1111111111-------~1
Fig. · 28
~
~
o
~
~
~
' ~
-o
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o
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..
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V
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M o
~ ~
~
~
~
~
-o
~
~
I= I
e d~
ed il suo errore.
7 - Ripetere piu' volte le operazioni di cui ai punti 1, 2, 3, 4,
5,6, regolando pero il reostato R2 in modo che la intensi-
ta della corrente i assorbita dalla lampada L sia di volta
in volta maggiore.
Non superare in alcun caso il valore : 1,6 A .
8 - Smontare il trasformatore T e sostituirlo con l'accumula-
tore. · Ripetere le operazioni precedenti con la lampada L
alimentata in e.e. segnando i risultati sul foglio.
9 - Costruire in un grafico, riportando in ascisse i valori di
i ed in ordinate qu e ll i di I , 1e due curve relative alle
operazioni in e.a. ed in e.e.
Fig. 30
M soxo.2x10- 3
fW = - V 10 µ,V
R 1000
R
----•B
F
E.x
1
Fig , 31
Modo di operare
TABELLA XVII
temperatura t f . e . m. E
i
(mA)
(µA)
Fig. 33
a) Misura di resistenze
'FABELLA XVII I
V I
·-
--u
ne diretta del dio- V V' .J1 A
1
do).
2 - Connettere il tester.
come voltmetro con T-
2
fondo scala 50 Ve.e.
e chiudere i due cir -
cuiti mediante T1 e
T2 . Misurare la d.d.p.
ai capi del diodo per
una certa posizione
del potenziometro P.
Se il fondo scala di
50 V e.e. ~eccessi
vo, passare a quello
piJ basso e cos~ via +
fino a che la scala
usata non sia quella Fig. 34
che permette la let -
tura con la migliore precisione .
3 .. Senza più toccare il potenziometro P aprire l'interruttore
dei morsetti amperometrici AA' per misurare la corrent e.
Cambiare il fondo scala se questo si rivela eccessivo. Da-
re i valori con i corrispondenti errori .
4 - Ihpetere in modo analogo a quanto descritto ne i punti 2 e
3 variando il valore della tensione per mezzo del poten-
ziometro.
5 fiipetere le operazioni precedenti invertendo le connessi o -
ni del diodo (diodo polarizzato in modo inverso) . Se gnare
i valori sull ' apposita tabella con Gli errori.
6 - Costruire il grafico che da l ' andamento della corrent e che
attraversa il diodo al variare della tensione (caratteri -
stica del diodo), con i corrispondenti errori .
T) =--
p
e l.
P e z• = V e ff • I e f f. e os cp
Modo di operare
1 Montare il circuito come in fig.36. T 1 e T2 sono rispetti-
vamente l'interruttore di corto circuito dell'amperometro
e l'interruttore di alimentazione del motore : A é un ampe-
rometro, V un voltmetro, ~ un cosfimetro.
1j
Fig. 36
I V cos cp F1 F2 n 7J
eff , eff .
valo re errore un i ta' valore errore un i ta' valore erro re va lo re er rore un i t a' valore errore unita' valore er rore un i t a' valore e r r orc
C\
-l
- 68 -
TJ
V eff I eff cos cp
Modo di operare
R Rv
=
e %
e
L'errore su Cx si calcola mediante il differenziale loga-
ritmico. (L'errore su Rv viene valutato considerando la mas-
sima variazione Rv che produce un cambiamento apprezzabile
dell' intensita minima del suono ottenuta nelle condizioni
di equilibrio) . ·
Fig . 38 JJ B
~
LI/CE
J?ErtcoJ.o
HOCll.SI """""'
C.
Xi
ORl:tZ.
XS
~ d{""' ., '""'"'/"' o
STA8/L/TR'
iO
.I
POLllRITA
- C.+ I I:~:! [.( )fl., II --J
......
20·~ EST '
•
RE/;. FIHE
ORIZ2.EST .S/Ntl/.EST
~~
cc C.tll
AHP. ORl2l. '---® o
4 3
Fi g. 39
- 72 -
e' data da :
Vo
I
1
R + jwL + - - -
j wC
Fig . 40
ta da
1
jwC
V Vo - - - - - - - - -
e
R + i ( wL -~e)
Il modu lo di que sta espressione, fornisce l'ampiezza del -
la tensione ai capi di C:
Ve Ve max
I
Si puo verificare che tale condizione Sl. ha per un valore
di e pari a :
L
er 112 + L 2 w2
Se R<<wL si ha :
Modo di operare
-
della manopola immediatamente prima della scomparsa della
traccia). Ruotare lentamente il LLVELLO in senso orario fi-
----
no alla comparsa de segna!~ che risultera' cosi' sincroniz-
zato. Ritoccare eventualmente il FUOCO e l'INTENSITA'.
Aggiustare la manopola di regolazione fine dell'ATTENUATORE
VERT. fino ad ottenere una traccia di ampiezza verticale pa-
ri a quattro centimetri. Riportare la manopola a scatti del-
1' attenuatore nelle posizioni V / cm . La scala dell' atte-
n U a t Ore r i SU 1 t e r CO S i' t a r a t a S ~~On cl O i V a } Or i i n di Ca t i SU }
a
pannello. A questo punto la manopola di regolazione fine non
va piu' toccata .
3 - Applicare i l g eneratore sinusoidale all'ingresso del circui-
V(t) = Voe-t/r
Vo
ln--
Vi
( 2)
ln 2
e
B ln 2
I
~.
J_ D--"111'
1-=-
11
Fig. 41
R
Vo=f---
R + R'
Se ad un certo istante,
assunto come t =O, il tasto T
viene aperto, il condensatore
comincera' a scaricarsi attra-
verso R con la legge (fig.42)
Fig . :42
R t
V= f e--;;:
R + R'
mentre la tensione nel punto A sal ira' bruscamente dal valore
R
f , <J al valore f(fig.43).
R+R
Questa brusca va-
riazione della ten-
sione nel punto A vie-
J ------------~~~~- ne utilizzata, come
! _!!_ vedremo, per comanda-
R+R' re la partenza della
traccia luminosa del-
l'oscilloscopio e
sincronizzarla con lo
t .. o t inizi~ della scaricn
Fig . 43 del condensatore (sin -
Mod o di operare
10 m sec
1 cm
~\,,,
Il procedimento <li ca librazione sopra descritto ha peraltro
validiti del tutto gene rale e pud essere seguito quando non
si hanno tempi di scansione calibrati ma si dispone di un
segnale periodico di cui i noto il periodo .
4 - nuotare la manopola dell' attenuatore verticale nelle posi-
v
zioni contrassegnate in___!?_!_ e la manopola del tempo di scan-
cm
msec
sione in pos1z1one 100 - - - (curare che la manopola della
cm
REG . FINE di quest'ultima sia ruotata comp l etame nte in senso
antiorario).
5-Chiudere l'interruttore I del circuito (fig.41) e collegare
il punto M con la boccola di massa dell'oscilloscopio ed il
punto A con la boccola SINCR . EST ,
Duotare il SELETTORE DI SINCRONISMO nella posizione EST . •
Degolare la manopola di STABILITA ;· in modo che si veda un
solo punto luminoso a sinistra sullo schermo (f' asse dei tem-
pi potrebbe partire a causa di instabilità interne).
Inserire la sonda S dell'oscilloscopio a lla massa e porre il
punto luminoso mediante la manopola POS .V. · in corrisponden-
za alla riga più bassa del reticolo tracciato sullo schermo.
Inserire la sonda nella boccola B del circuito e senza più
toccare la manopola di POSIZ . V. portare il punto luminoso
corrispondente alla riga più alta del reticolo , agendo con
le manopole dell'ATTENUATORE VERT ,
6 - Premere il pulsante T del circuito.Si vedra' partire il pun-
to luminoso che descrivera l'esponenziale tipico di scarica
del condensatore. (In genere a questo punto , e' necessario
ritoccare i comand i di LIVELLO e STABILITA ' .
7 - ~,1isurare il valore del tempo t 1 corrispondente al valore di
Va
V1 =- 2
INDICE
Errata Corrige
n
43 tab.XII l 8 colonna k
Il n 4 8 colonna k
Il n Il
" 2 3 colonna Posizione in Posizione pk in
Il n
5 8 colonna Posizione in Posizione qk in .
dv vp a dV vpa
53 formula ( 1) s - =-- s
dt p dt p
Il Il
61 5 Il
po rtare partire
n
Il
78 2 Il
de l la capacita' e la capacita' e