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Dai dati
empirici
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valutazione
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Indice
9 Prefazione
11 Capitolo primo
La valutazione nei processi di apprendimento formali
l. J . La valutazione scolastica, p. 11
1.2. Gli standard valutativi, p. 19
1.3. Dalla "valutazione dell'apprendimento" alla ·•valutazione di siste-
ma", p. 24
1.4. 11 sistema nazionale di valutazione, p . 30 \
1.5. Autovalutazione d'istituto, p. 31
37 Capitolo secondo
L'analisi dei dati e la statistica
2.1. Perché utilizzare le tecniche statistiche nella ricerca pedagogica'?, 61
p. 37
2.2. Statistica, p. 40
1
2.2.1. Statistica descrittiva, p . 41 \
2.2.2. Statistica inferenziale, p. 41
2.3. Cosa è un fenomeno, p. 42
2.3. l . Fenomeno individuale, p. 42
2.3.2. Fenomeno collettivo, p. 42
2.4. Variabile, p. 43
\
2.5. Mutabile, p. 45
2.6. Modalità, p. 46
2.7. Popolazione (o universo o collettivo statistico), p. 46
2.7 .1. Popolazione finita, p. 47
\
2.7 .2. Popolazione infinita, p. 48
2.8. Unità statistiche, p. 48
2.8.1. Unità statistiche semplici, p. 48
2.8.2. Unità statistiche composte, p. 48
2.9. Parametro, p. 49
2.10. Campione, p. 50
\,
2.11. Frequenza (assoluta), p. Sl !
1
I
173 Bibliografia
Prefazione
10
Capitolo primo
La valutazione
nei processi di apprendimento formali
1.1. a Yalutaz-ione--scolastica /
o ! (Y\
Il sistema formativo scoJasticalcontinua ad essere percorso da sussulti
di trasformazione che investono trasversalmente tutti gli aspetti del sistema
_ - -- -stesso. Il processo di autonomia che caratterizza questa fase storica della
· i - "--n'' t()
.,;_,t_i ~,#
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trasformazione del sistema scolastico del nostro Paese richiede una rilettura
,. e studi approfonditi in ordine ad uno degli aspetti più delicati e meno
!_ :' trascurabili del processo di trasformazione: quello della valutazione.
a valutazione uò e§_§ge ra resent~ta come un _p_olieQI:o S\lll~~cui
facce è possibile leggere •~ diverse settorialità inJ_eres~ _i\_~ro_c..ess.o
.......Y~l!!t~lix.o. Secondo una classificazione abbastanza condivisa possiamo
riconoscere:
----
..
' -- ..
--·-----
.
\)~UTAZI9NÉ
Istituti : ..,,.,/ ':.
.... ' ..
' ..., . .
Sistema di Istruzione
__L. Le caratt~mti&~~g_l.Lalu.nn·
~~2_. I.::e caryt~~!i.§tj9_h~__gçlti11~gn_am,~n.lQ_,
3. I curricula...--
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11
. : "'r.
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fe per produrre i mìglioramenti necessari. Ma, affinché il pilotaggio ~roduca
lgLi effetti desiderati occorre investire soprattutto sugli insegnanti. per la,'"'\
--Jcliffusìone di una c~ltura della valutazione dinamica ed__~~~,L _rz,,,J €.~'ii C-l l. - '""
~ ·.l Ma qual è il concetto generale di valutazione al ! J ~ntend1amo
richiamarci? ·
· Prenderemo in considerazione innanzitutto la ~orm~la~ione _di unoVtra '\ i .
}
, gli studiosi più accreditati, il De Landsheere. Egh cosi s1 espnme: « a- '"'
:1 1utazione: termine generico che indica il calcolo del valore o deJla con-
ldizione, per lo più in relazione a W1 ideale o ad una nonna, fondandosi V
ria_ su ap~re~enti_soggettiv~ sia su mi~ure. Più tec?~came:11te, la :'al~-
flazmne s1 puo defimre come Il segno di una modahta o d1 un cnteno
r onsiderato in un comportamento o in un prodotto. 11 termine valutazione
_-fl!a, __ç.o~µnque, una accezione molto più ampia di quello di misura>> 1•
·I I e valutazioni che più dìrertamen.teJwm.Q...~ cbe~oonJ.Lmondo_
Jdell'_istruzì~m~ e della foT?1~_one riguar~o gli_ apprendimenti ~ea!izzati
-=-:tqagJi_aJury;µ, 1 progrannm (1v1 compreso -111 cumculum nel suo ms1eme),
f
la qualità delJ 'insegnamento, gli istituti d'istruzione e di formazione e il
Jsistema scolastico.
f Secondo lo studioso italiano Margiotta «la valutazione si configura
Icome un sistema di processi interrelati (accertamento, verifica, valutazione, v
f meta-valutazione) basati sull ' osservazione, sulla differenziazione, sul
i contrasto e sul confronto, dove l'elemento focale è rappresentato dalle
f ipotesi, implicite ed esplicite, che -vengono poste come pietre di paragone
f rispetto ai risultati raggiunti e alle procedure d'insegnamento-apprendi-
/ mento adottate e avviate»2 •
j Per quanto complesso, il processo valutativo, o se si vuole, l'arto del
l valutare può, ad ogni effetto, considerarsi come una vera e propria attri- V
12
\.
Collol:.ando lu valutazion . n.~.H'•: J1.1b.ito del processo formativo, es.sa
_c_o t' t;i;c~-ostnu\1~nt~-di regolazione dell' intervento. fonnativo in rappor-
JQ .agli_obieHivi be l' istit!-1zis2!1e §ç9lastÌGq ~i p_on.e; costituisce cioè un .
.-~ dba k_ _çbe _pennette,. ~- cl{i ha prog~_tt'1lO f_intervento,- di- correggere la
:>' __
pr.ùp.tia p 1~Qgt_aJnm~~iot1~. Contrari~t_!,1ente all'opinione c~mun,;.f h:,S?~~\;1.-,
. dera la valutazione con1 ~ 1 :ica dei nsulfati essa d1 fatto trt>va uì\h .,.
collocazione .all'. nizio du;~e-_alla fine ~e1-processo formativo j ~ re-
lazion~ ~l ' o_bi~ttivo _didatti e~ ~he _ci si propone: cl~ssificazi~ne d?} ;~tf 7..a
e anahs1 dei b1sogm fom1at1v1, nlevan1ento degh apprend1mentJ,~,/i,c;·
Come ben sì sa, nel processo di fonnazione delle nuove generazioni
va se1npre più aumentando l'influenza delle agenzie educative e dei canali
informativi extrascolastici .. Inoltre, nell'analisi delle ragioni della.proget-
tazione didattica e dei Jattori da considerarsi nelle pTocedure che la
concretizzano, bisogna tener conto di un nuovo fenomeno; cioè, accanto
al lento )Jla progressi~o svilup_po di una coscienza e di una cultura nazio-
nale, si è diffusa sempre più una particolare attenzione per le culture e le
tradizioni locali, una difesa orgogliosa delle specificità regionali~ la cui
forma ~strema sì è manifestata nelle spinte autonomistiche a livello nazio-
nale e nel~e _e-splosioni di nazion~lismi a livello planetario.tlnfatti, è evi-
dente o~g1 11 . rapporto tra centralità e autonomia della n~tra struttura
scolastic.~, ossia tra fonnazio,~~ generale comune su tutto il territorio
nazionale, aperta alle dimensioni sovranazionali, e formazione adeguata
5
alle esigenze. ~el locale ~ondo .,~~~~!~~!.,,,~..~~)~~,,~~°. ) _ •.,,
La valutazione non e solo,,,..s ttumento d1 ng1da selez1oh€ rna anche
mQdalit..à_p.~ihrQ_QlJJO.YJ!Je. No~'" e'"iìiiiHle'clie 'si "prèèìsi la fun'if~~~~ didattica
della valuU,tzione: lafunzìone regolativa. o afeedback, di aggiustamento ~di
regolazwne; ma estremamente utile si dimostra anche la funzione della
<:fu~surazìone ella valutazio11e..~U L..a.misutaziane_consiste.nell' acquisizione dì
___un.Sri 1>nnazio.ne_organizzatàrelativa.adetenninatìJenomeni; essa è valida,
..s~ çpJ.ri.soooJk .a . .&ilu~b~_.$j_ yµgJ~ mj~urare> è attendibile,. se precisa e può
__essere s,QttQr-osta a co~trolli s.~.nz~.f.orn_ir,~_~~ti_~o!)tradçli_ttorj_~_.La misurazio-
ne e la valutazione, anche se legate tra loro, è opportuno distinguerle, perché,
-Inentre.J.:operazione_delmis11rare si _limita . a.. rilevare dati, informazioni~
espi:imìbiliin..forma..quantita.tiv.a d.a s.ottoporre al.la successiva operazione di
valu,tazio;1e.., _gy~sr ul.til;ru! ..impli~~un . giudizi.P. sq\le. registrazioni effettua!e
l
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!
4 Cfr. V. Ongaro, Valutazione, in L. Ruggiu (a cura di), Dizionario critico del-
/ 'autonomia scolastica, Ed. Carocci, Roma 2000, pag. 267.
!! s G. Domenici, op. cit., pagg. 23-24.
6 Cfr. C. Laneve, Insegnare ad insegnare, in G . Elia - L. Gallo - C. Laneve,
15
... -·
16
<<l'indirizzo che può essere dato sulla base dei dati disponibili, avendo di
mira Jo sviluppo massiillQ__cJ_clle_loro_p_Qtenzirui_tà» 16•
È importante a questo purito individuare i principali contributi della
ricerca docimologica ormai acquisiti dalla più avvertita competenza pro-
fessionale, per evidenziarne potenzialità e limiti in rapporto alla pratica
_i::;::= ~della-valutazione. -
Secondo ]a ricostruzione storica di B. Vertecchi (1984) la prima ricerca
sistematica sul rendimento scolastico, messa in ano per corrispondere
all'insoddisfazione de)J:.o~inione pubblica in merito alla qualità della loro -
scuola risalirebbe ~~W}Si trattò del Rrimo tentativo di utilizzare su larga
scala, ~dard _g_Lnfénmento- per- la---descrizione-quantitati-va -dell~sito
scolastico. ;., ._ . .
Successivamente, tra il XIX e il XX secolo furono numerosi 1 tentat1v1
di applicare i contributi de11a psicologia sperimentale agli apprendimenti
scolastici. A partire dai primi sistemi di "mentaLtesriJJg" e fino alla Q ~
_gy.erra..mondiale l'avvio della pedagogia sperimentale vide in prima linea
( 1
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"":-' il contributo italiano (in particolare. di M. Montessori).
,;1<Cf,,:. In seguito, vennero prodotti i primi studi docimologici che mettevano
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in evidenza alcune questioni chiave: il disaccordo tra valutatori apparte-
<Z\P nenti alla stessa area disciplinare rispetto al medesimo elaborato; il disac-
0-.JQ; ' cordo di ogni va1utatore con se stesso; il disaccordo nel formare classi-
ficazioni 17 •
Queste considerazioni rinforzavano l'istanza della ricerca di strumenti
e modalità di valutazione in grado di garantirne l'oggettività_
Ne] secondo dopoguerra la pratica del 'testing', cioè I ~ di prove
--~tandardizz~te .P..<?..f. _Il)isurare gli_esiti <!eJ!'~PP~i:i.çjmento sL ~_dìtf~
._1p.aj!Lp;1esjdeLrnondo.
Questo_pr.ocsssG--è-stato-acc0mpagnato-da-numerose-cr.iùche alla 'mi-
surazione' in uant~- ~_pJicabH~ solo a determinate categori~~omeni
educatj VQ:-.~colastici--e .-giudicata-=siiccessi vamente....semplificat0r:ia. Ògg{,
infatti, «l'avvio di azioni nazionali di testing può incontrare problemi di
coesistenza e di coerenza con le forme di valutazione esistenti» 18 •
<~§:L ~ti.mi dé~ ~si è diffusa la pratica della progr~azion~ per
obietti vi e _l~§_y jJµppo.dì.tecn_Q.lQgie IQicr..o-:inforrnatiche chehanno..pJ.9(Ìotto
17
1
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' un utilizzo sempre più am io di teçniçh_e_dL.rileYazione_standardizzata,.
:j onostante le numerose critiche, soprattutto nel nostro paese. queste tee-
, ..... -:! niche docimologiche hanno trovato numerose applicazioni su microscala
....,. ~~:.Ì O su grande scala. L '_utilizzo di batterie di_llrove di ingi:ess.Q....d•u e·ta,_gi
J.__çgnJn_>JlQ.i.nj tin~ e, p1ù o meno standardizzate. è un esempio emblematico
·l del successo riscosso da queste tecniche nella scuola. Inoltre, si è assistito
J ad una..inlensific~~ne~ll~..rile~az.ioni .generali, sia att~rs_<flà_p_ru:fo:__~
-~1~ ~ e m a z i o n a b _ (IEA•..O_ç ~E), sia con iniziative diver-
----, sificate (~SAE)..finoJl.J la isti~zìone ~ l .S_yrv@_Nazi9g_al~ ~r la,__~ lJ!L
. -delF-I-struz-teoo-{.SNQl)..presso.11-Centro-Europeo..deU!.Educ~ione (CEDE)
che è andat~ m~e11do rande..impert-anza-per l'-identifi'C-a'Z.ione-e-Ja--va-::"-
. -~-lutazione-degli- standard=deHa-scuola--dell:autonomia.
_·-·-·-· ~ ~~ore'i~~nee-alta-'descri~io~~~ ~antitativa~- misul];:,_
zio.ne;--:-degli-..apprendiment1--mtende -g.arantire=la-validi.tà-,e_l~affidabilità
0
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opjettivi convergono nel prescrivere !~definizione analitica e operazionale/
r . ~ >vç;)d~ 1:'~bile ~ell'esi~o ~revi~to dell'azio~e didatti~a. Pertanto, comportano
l'ind1v1duaz1one dei smgoh e numerosi elementi che' èornportano cono-
,"-,-~ .f_~::___,.-s ~i:ize ~ a~i~ità complesse. Occorre cioè uscire ~ Ila g~!}eralità/genericità
: ·/ ,: ')/•-,:~5cièÌJà~6gràihmazione/valutazion~f~ti.~ ad esempio, aiiàc lisèìplina di
-:; · _ ,11
_ insegnamento globalmente intesa, per appfòaare-~alt'tdentfficazione
\. _•<~:J.1~~-- . ~ ·rrio.~e;ço are" delle Componenti' elementarr=arog m·a ppfèifélfineiito. In
C} · · - · ' qu~t' ottica si tratta di individuare le conoscenze e le specifiche abilità
operative in modo analitico.
La descrizione analitica dell'oggetto della misurazione è il primo passo
che deteymwa i_successi.v-i.- Infatti: ·una -volta·ìndividuato·che·cooa-- si-vu-ole
mis~ ~, diviene semplice individu~~) . ~~~~.:~l_i_ s!~_tp.e_ntt d~.!!~_liz~ re
per controllare se e quali alunni hanno conseguito 1a padronanza della
Cònosceriia/aoilità in esàl\le, Inoltre, per poter misurare i comportamenti
e le prestazioni che sono oggetto de] controllo è necessario innanzitutto
'stimolare' gli alunni per provocare risposte che mettano in evidenza te
loro capacità. Per essere 'valido' lo stimolo deve essere progettato e re-
alizzato in modo da consentire di cog1iere la dimensione che si propone
19
Cfr. P. Calidoni, Valutazione, in C. Scurati - I. Fiorin (a cura di), Progettazio-
ne, ... , cit., pagg. 90-91.
18
di valutare. Nelle prove oggettive i procedimenti per assicurare la validità
sono più rigorosi rispetto ai tradizionali saggi, ai problemi. e alle interro-
gazioni; vi sono, infatti, stimoli costanti, uguali per tutti i soggetti che
quindi consentono la confrontabilità del risultati20•
La ricerca sulla misurazione degli apprendimenti, alla quale questo
saggio dedica fondamentalmente la propria attenzione, ha messo a fuoco le
questioni sommariamente esaminate portando un contributo essenziale alla
qualificazione della valutazione scolastica in termini di rigore e scientificità.
Sempre_)l.eneeehi-offr~un utile e sintetico qu~dro diJiferimento pec
rendersi_@nto,..de1-tipo..di..misure..cile.è--possibi1e..effettuare nellA~ :U.ola_
- prop~ndo uo_a_c l a s s i f i ~ m~e-cioè:
~-~ ,!!,_!!Q!!1i~.aJ~ do--s-~ a-nno sol o desc1 i ziunictrrtrò11
r-
contengono~IJ)_enu,.,.comparatl-VJ;-i
--:,,e / ~ ..,P:~
- • ~.-...
scal~__qJ;dinalL quande--si-es-primono apprezzamenti imphtjtam~ _Q_ __ . 4
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~ - esplicitame91~ompai;ativ~
•'st;;raaTmervalli: quandQJe_pres.tazi.oJli.s.oncMieendtrcibitnntllnaumf.à-
c_,._,~~-~sùili'base ~ ual~ a-,possibi~-~p.,ti._mere_quantità~.1•
A proposito dei diversi strumenti di valutazione una critica viene ef-
fettuata da parte di Pietro Romei nei confronti delle schede di valutazione
(introdotte nei diversi gradi della nostra scuola), secondo le quali ogni
alunno dovrebbe essere valutato analiticamente, in modo personalizzato.
Ma un processo di valutazione così complesso è difficile, anzi impossibile
da realizzare con tutti gli alunni, soprattutto per gli insegnanti che hanno
tante classi. Si tratta allora di scegliere una linea divers~ che abbandoni
1' eguaglianza fonnale per una sostanziale equità. ~ggerisce agli inse-
gnanti di non compilare una scheda allo stesso modo per tutti, ma di
invitarli a un approccio selettivo alla valutazione, capace di concentrarsi
sui punti critici, che ne faccia uno strumento flessibile, davvero utile. e
quindi percepito dagli insegnanti come proprio e non come l'ennesima
prevaricazione burocratica22•
20
lvi, pagg. 91-92. , 1)
21
Ivi, pag. 95. \...:_.,.,.
12 Cfr. P. Romei, Autonomia ..., cit., pagg. 81-82.
19
y r }flW !:' a bbas,ta~za scontalo ribadire che "a u@ mia ,. non significa
autogoverno, bensì e ·rà di s~ g-~ ~-_!!lj gljgrn,.P~L ~.Jtl!!:![~,_. coJ
j
. -~ - ~
<<Ca _
aco possibi1e=.::.~..__c!i~egno_.c.he_è çom~ne e aJ qu~Je. ancorare l l
1
23
• G. Be~gna - L. Corradini - L. La Malfa - E. Testa, li baricentro della scuola
m «Qua?erm Iter»: Autonomia 2000, DaUa sperimentazione all'ordinamento n. 3 Ed,
.I
I
. Treccam, 2000, pag. 42. ' ' ·
:'. _.::t/çil:-, ;a~·. ~;~idoni, Valutazione, in C. Scurati - I. Fiorin (a cura di), Progettazione ...,
-
h li definiranno e realizzeranno in rapporto alJe esigenze degli alunni,
:n~he sulla base della 'conoscenza' degli stessi, frutto del1a valutazione
diagnostica. . .
Gli " obie11ivi nazionali", pertanto, dovrebbero rendere 1 parametn della
rilevazione tendenzialmente più stabili e garantirne una maggiore validità.
1i
In questo consiste il "salto qualità:' compiuto nell~ ~cuola,_ ~ : Pe!to an~
precedenti fonne di valutaz1on~, av:1a~o co~ la de~ruz1one ~1 111d1caton
nelle schede di valutaz.ione. Gh studi d1 doc1mologia hanno d1mostrato che
se non si fissa una lista (check~list comune), diversi insegnanti usano criteri
almeno in parte diversi, differenziandone l'uso in rapporto a studenti e
classi diverse; e succede che espressioni verbali (o voti) simili sottendano
26
criteri diversi o viceversa •
Imp_o~nJe appa~~ _poi P! ~ ! .e con . ~na ~eriodici.\à ~equen~e, alla
•ctocumentazìone' delle osservaziqni , lnfattt, le rnformaz1om (relative allo
· sviluppo def li,;elli di conoscenza e di abilità, alla disponibilità ad appren-
dere, alla maturazione del senso di sé di ogni alunno) devono l!ssere
raccolte in forma sintetica, secondo criteri che assicurino un positivo
confronto dei livelli di crescita individuali e collettivi. Questo momento
di documentazione è di pertinenza della responsabilità individuale di ogni
docente, ma non si tratta dì un'attività •autarchica', svincolata dal com-
-----
plesso dell'attività del gruppo. 11 cornpl~sso delle osservazioni sistematiche
- - - .
costituirà lo-strumento, pri,vj)egj,~to _.p~rJ .a_~continua regolazione..della pro-
·. gr~mmazione, che-~ha .iLsuo_momento ~forte. negli- i.ncontri_~JioJliçL_4~1
... _gruppo-docente che costituisce un'occasione di confronto dei punti di vista
e di valutazione collegiale continua. La valutazione, così, si configura
. come compito profe~siouq)._upndiv.is..Q,~ s.o lo nel momerito dl comu-
·-" ~ :.-·m~~~i9.E~ -~ j ~giitd~ L~ -soprauutto c0me -G0ns~~li~~-di~ n: aifone.comu-
' ne, in cui, ad esempio, la realizzazione dei momenÙ di 'recupero' ed il loro
esito dipende dalle decisioni prese insieme e non può essere 'scaricata' su
altri. Inoltre, nell'organizzazione flessibile, il progetto cresce grazie ad un
continuo rapporto di consultazione e di verifica comune durante la realiz-
zazione, in cui sono possibili 'frequenti correzioni di rotta, sulla base delle
indicazioni provenienti dalla valutazione. Infatti, la valutazione degli alun-
ni riveste un ruolo strutturale nello sviluppo dell'azione educativa della
scuola, in funzione dei processi di insegnamento/apprendimento, anche in
rapporto alle diversità individuali~ dal momento che la scuola è impegnata
a conseguire una sostanziale equivalenza dei risultati (obiettivi specifici
cli apprendimento relativi alle competenze degli alunni, definiti come
2\
standard nazio~ali),_gr~z_ì~ al~a .diversità dei percorsi, dei cidi di appren-
dimento e degh ob1ett1V1 md1v1dualizzati27•
/ La valutazione è sicuramente un processo complesso che deve mettere in
campo de!le me~odologi~, degli att~ri, delle ipotesi di carattere generale.
Senza tutti questi elementi la valutazione degrada a burocrazia e la burocra-
zia non produce sicur~mente qualità. P~rtant~, l'uniçç_m_QdQ..p.e.:c.affe.ona(ew ...
Ja_çJ&l(yLa.Jiella-quah,t6;,$-.e-Ja~-eu./t-u ra-deUa- vaiamzion'é~-equetJo' delfa · ,,
, _,_ç,qndivisi~~Dove "condivisione" non significa corporativismo, significa
·1 richiamare un principio fondamentale di tutti i processi di valutazione. La
valutazione che non modifica i comportamenti, non solo non è utile ma
rischia cli essere dannosa. Modificare i comportamenti è l'essenza dei pro-
.lI cessi di apprendimento29•
I Fond_amentale in tale contesto c!iviene Ia~ Ji1à.~liHafiv.a)he con-
··· -· 1 sente una più articolata _con?.~-~e~za _dell' ~-~r~ . oelieslìe pote~zialità ri-
i see]~.all' attività.scolasiica: da èur~?E~~e]t~~i pf5P~m~ii"é.
/ Però,anche J- appr.ezzamento analruco è molto ìmpoffruìte, m quanto
I consente di -rilevare eventuali punti positivi o difficoltà, inducendo tutti i
! soggetti interessati alle 'regolazioni' necessarie al superamento delle even-
1 tuali difficoltà. Si tratta, quindi,· di valorizzare le potenzialità dì ogni
I studente e di concordare sulle più opporffineforme "'dr'"stipl1t:Jrt&-JXff•aiutµrlo
I "rie supèramento di spocifiChé=-é- ,feventrniT(diffiè'olta~•s·1par a etr,..awre~z-
i -zaffienTcfoolJegiaJe della progressione degli apprendimenti. Per quanto
l riguarda il 'criterio' in base aJ qu_aJ~_pr.nç~~ll:.~P.W'È2-~~-~ ~!.1!2~C\LIJ!~~vo,
/ Calongh~ spetta i segue~ti 't1J?.G
j a) '"CHtéiiò iaiò'gr(ificò': -valutafe'- ff piogresso personat~.,}1ero,_il conse-
guiment~
1 1jreffiv1 previsti perogìnc,;,' · nno apartite°"dalla situazione
/ iniziale deJio stesso;
I b) Criterio dinamico:. fare un CQ.~fr_o).lJg..-WtriLp.tQm~-~p...indi~id.~~e.
/ il progre'sso~& gmpR~ .. . . . .
J e) ·criterio nomotetico: fare un confronto dei nsultafl.~eali~_Z.:;tti.,_.~ -
1 ~çJI_DQ coq~(lfCJefi!wP2l 9oè di uncàmpionerappresen~ati vo dei ragazzi;
{ d) Criterion-referenc_ed o domain•referenced evaluation~ alE_t'!!:! ~~o
3
[ a che pu'ntoson0stitl7aii1uE!L~.,$.J}~~!~JLn~J.~.J~9_!.~~~)_
qne Q:
I ZI ;,.pc; K,>-~rr;-;,'t~J...
~
. . ..
27
lvi, pagg. 106, J IO. . . .
28
Cfr. GaHiani L. (a cura di) , LA Qualità della Formazione, Pensa Multimedia,
Lecce 2000.
29
Cfr. A. Casalegno, LA Valutazi,one della Formazione: http://www.fondtaliercio.it/
eventi/attivitàsvoltelvalutatti.htm
3
° Cfr. P. CaJidoni, Valutazione, in c. Scurati - I. Fiorin (a cura di), Progettazio-
ne..., cit., pag. 111 .
22
•
ln_particolare, le indicazioni del Regoiamento sull'Autonomia, propen-
dono, nel caso della scùola primaria e media, per l'ultimo criterio quando
si afferma che «le certificazioni indicano le conoscenze, le competenze, le
capacità acquisite>>. Ciò impone l'attenzione alle eventuali diffico]tà e
all'approntamento degli interventi utili a superarle con l'individuazione dei
percorsi rispetto agli obiettivi prescritti. L'individuazione dei percorsi
consiste nella personalizzazione degli itinerari di apprendimento resa
possibile djversificando le, attività individuali.
Molte indagini empiriche hanno evidenziato che nella valutazione pratica,
nena scuola primaria, spesso si fanno dipendere i comportamenti scolastici
da alcuni tratti generali della personalità. Inveèe, nella valutazione
sommativ~ non si tratta di 'etichettare/definire' gli alunni ma di dire quali
conoscenze, competenze e capacità hanno acquisito grazie al lavoro sco-
lastico. Le indicazioni nel Regolamento sull'Autonomia sono, a questo
proposito, esplicite quando affermano che «i nuovi modelli per le
certificaziÒni indicano le conoscenze, le competenze, le capacità acquisite
e i crediti fonnativi riconoscibili» ·in rapporto agli «obiettivi specifici di
apprendimento relativi alle competenze degli alunni» fissati dal Ministero
(Regolamento Autonomia 1999).
In sintesi, per i docenti l'autonomia didattica e organizzativa-dovrebbe
realizzare il passaggio 'da un sistema basato_sulla rigidità e prescrittività
delle procedure e dei contenuti, ad un lavoro i cui obiettivi e· standard
essenziali sono ~chiaramente identificati, le modalità di lavoro sono scelte
liberamente sulla base cli criteri professionali e i risultati sono verificati
e riconosciuti. pn·primo livello di superamento dell' autoreferenzialità è
identificabile, nell'ambito della valutazione degli alunni, nella_dimensione
collegiale della stessa! Nel momento in cui la valutazione di ogni docente
si deve confrontar _ ~Q.lli. Ua degii.-altri,-s~i médesirni ogget ti ewggetti,
s1 consegue una prima interso~ettività che può risultare più solida e
significativa avvalendosi' dì strumenti comuni e standardizzati. In questa
direzione ·si muovono i prodotti disponibili sul mercato, i progetti e le
esperienze istituzionali che prevedono l'utilizzo di batterie di prove comuni
per rilevare gli esiti degli apprendimenti, all'interno di ogni scuola o in
ambiti territoriali più ampi, fino ai confronti campionari nazionali ed
internazionali, previsti dal Regolamento sull' Autonomia31 .
La considerazione della valutazione come funzione/strumento di
regolazione, non in prospettivasanzionatoria ma in quella de1f' incremento
qualitativo del sistema, che si può conseguire individuando gli errori per
23
eliminarli, assume particolare rilevanza nel contesto deli'autonomi~ s~o~
Jastica, in cùi1e-scnole haanQ-mar-g-i-n·i-di-scdta-e flessi 1 ità organiziat1v_a
32
Cfr. G. Boselli, Valori, Valute, Valutazioni, hup://www .cadnec.it/
postprogrammando/Vvalori.htm
33
AA.VV., istruzione scolastica, formazione prof-essionale e lavoro, in «Annali
della Pubblica Istruzione», n. 1/2, 1997, Ed. Le Monnier, pag. 295.
34
N. Dell'Aquila, Costruire l'autonomia, per la scuola efficace, Ed. Giunti, Fi-
renze 2000, pag. 89. .·
24
richiede (a parere di tutti gli esperti) che si sia in grado di detenninare 1
• 3S a
loro efficienza sul terreno educativo .
D'altra parte affrontare un problema comp_lesso com'è quello della
scuola, significa in primo luogo adottare un'ottica progettuale, ed in tale
ottica la variabile valutazione ha un 'importanza di primo piano, in quanto
rappresenta l'insieme di quelle operazioni, da compiersi _prima, durante e
dopo le attività che cost~tuis~ono il volan~ ?e~la p~o~ettaz1one stes~a. Nella
misura in cui la formazione interessa tutn 1 c1ttad1ru, e per fasce d1 età che
vanno dalla prima }nfaniia alla formazione adulta, continua e ricorrente,
il controllo dei processi attivati di~enta una variabile determinante per
garantire la qualità delristrùzione. E .q uiruii.J.e.çitiL.parlar~ di ~_val~ta-
zi'!ne '!}g_r,9itc~11&, ~,4LtZ:.S~e~ ~ ~e: ,~pera~ d i~!_eP-a_il e~ ~diiiònale
0 1 va utazione dell apprendtmento.hiii effetti, la valu.taz_wn~ } !1 Sl§tema e
,ta"Vtlhttazimre7:l~'lt'7ijipren'iiinìento sono azioilfcne derivano da due istanie
di;;;;--;-dèf""'fare~scùòfa' ."LaÌ)hma è dì com___ ténza-· çlel~po litico~e si
-~~iitili,s i:~.: JJ1é::~QPèJ'.àii®!~Q,e ll!._l!.,Ogettazionefonnativa, l~_~~-~~DQ~.,.~ ·
~ ~!e?:~!.~~•~~-~~~~te e .~ ri~n~ étlle-o~ ?fil~ ll~ P:ogramma- I
.~!2!!~SAW..&~-J:a leg ge 517777, 1 nuovi programmi ~el 79"aèna scuola \
media e dell'85 della scuola elementare, la recente nforma della scuola
costituiscono momenti di progettazione formativa. È sulle indicazioni di
quadro, di indirizzo, di cornice _c he poi si .innestano le azioni delle singole
unità scolastiche, nei momenti operativi della programmazione didattica,
In un sistema di questo tipo, la valutazione dell'apprendime~~~. ~ ò
essere og~~ gi,gi,~w,~ìJ.?,, _~ ~mj_~~~~gp:~J.f~ .~ma-Cleve'-aiscend~e da una
vfat onecòmplessiva sia delle finalità dell' educazione del settore scolastico
in cui si opera, sia della natura dei processi stessi dell'apprendimento.
Ovviamente, se è carente la valutazione ·del sistem~ lo è anche la valu-
tazione del1'1tp--prendiinento e vi ceversa, 1Il'quanto-sì tratta di due elementi
di.-u:nl-unìca fealta ·che 'interagiscono tra di loro: È quindi in un-quadro di
politi.ca di educazione così incerto che si debbono effettuare le conside·
razioni circa le nuove forme di valutazione nell'ottica della continuità
scolastica36 •
Da qui si può dedurre come «il controllo dei processi formativi e
ì 37
N. Dell'Aquila. op. cit., pag. 86.
I
!
38
39
40
Ivi, pag. 90.
Ivi, pag. 91 . . . .. ,. . . •
In realtà per approccio quantitativo s1 mtend~ J ms!e~e _d1 tecniche e met 1
od.
di valutazione basati su elaborazioni numeriche e su m1suraz1om ngorose, ~sso è debole
riguardo alla sintesi interpretativa dei fenomeni d~ sot~oporre _a ~al~t~z1one. ~noltre
comprende l'uso dei voti nell'istruzione post-obbhgo~ J us~ de1 g1~d1z1, verbah ~ella
scuoJa di base quando vengono utilizzati come traduz,?n~ d1 n_umeri: e l 1ela~~az!one
numerica di prove oggettive; mentre J'approccio 1"~/ttat~vo _dimentica I an~lm. siste-
matica e rigorosa e rischia di risolversi jn false d1ch1araz1~m. T~le _a~roccJO s1 basa
su descrizioni e impressioni impossibili da ricondu~e a m1surazJOm ngorose (per es.
misurare l'atteggiamento deWallievo verso lo studio). , . .
41 P. Delattre, Teoria dei sistemi ed epistem{)logia, Ed. Emaudi, Tonno 1984• pag. 7·
26 •
~·- -n··
~!. ..
I
~
a) L'analisi e la valutazione di un sistema fonnativo investe l'intero
(.) ::~S1.'t1Jlg,'"~e ciò vale sia per J2lt!i~i-~,_9.z!,f~pom~Jl2.j_n,.~, sia per · crs @ ·o
~ delle _c~use!~].~..!2~~v?;1_0 , sia per..~,._Son_ s~ ~ ~-negative
jt dfè'11~ruwo stesso provoca negli alto componenti del sistema. Per
Il esempio, se un: allievo inteITÒgato non sa, ·possiamo -giudicare il suo non
lf sapere e chiudere il discorso; l'approccio, sistemico, induce non solo a
I.~\ cl\iedersi e!~h~ 1)1lievo _!lon sa, !!l~ ~_çh~Jl9~~enze.i...eGmf)QFta-
il ~~2=~'-l-~re a livello globàiè. ---~··--· --
j ,. . . .b) La valutazione deve essere inguadrata in una dimensione dinamica e
~ processuale. L'analisi dell.' ~~oluzioneteieìlos~Tfoppo df u:n fè'nomenO;n~1
I~ Téffi'ptr.~ ~1[~~4IYI4~~~m!è.mfa:dta:comlf~mmenff"CEè"'si'ri(?e-
~ parità di condizioni) -~he l'insegn=ant~ ~~~ C~PiS-7 ~i ~dlvfcluare, se
I attiva metodologie diverse e ne valuta la differenza di impatto"negTlaliievi.
f!i: e) _La_ v~utazio~e _si ~!1fig~a come up .,Q%,Ofes~JL.r,ic e ~ l i.h
-I~i quantit~lJ.¼,{lqY.lJ~W.P.t!~ s9:a_C!,(e. In base ad alcum dati Il processo d1 valu-
ttrz"ìòifèfriizia con il formulare iP2tesi di prevedibilità dei risultati, procede
Il con l'attivazione dellejfroced~'insegnamento correlate a quelle di
Il apprenchineiìfu-~é ~rcollcludecorlì'intei_pr~~T[nè dei .riS11ltati finali che
,~ potranno confennare o meno le ip<)tesT'mimT1)>'~1èb«a;alutazionen cl1a
I /!
scuola coinvolge le relazioni ~<!i.Ysr§.i,_~Qg~tti, essa hlngeràdabase-dati
-su-c u r t o o ~ e s i di lavoro. Essa, prima che un insieme di
>
·~1·
t
di un disegno progettuale dell'intervento didattico.;j,p_r.:o.4Q!ti.çhe_eme.i:gon~
mediante l'osservazione e ~ la-misurazione
~&,o""
_dei,,risultati-
.
.•
1 ·perl.anto:-1a valuiai fone é un sistema di processi che si integrano re-
, ciprocarnente. Una base di partenza sistemica effièace è rappresentata da
\ uno srrumento di metavalutqziPJg.,p~sto da . é de Peretti, adattato
l al sistema fon:nativo della scuola italian~. Questo strumerÌ~ia; ~ale della
! metodologie della chec'F-list ed.ç..,orien~!~ ~ ~ , 2~ P.l essi gi
l valu~one...L' uso di liste non esclude l'utilizzazione contestuale di stru-
\ menti'"di ' misura più rigorosi e formali, ma nonostante ciò, il rigore per-
I seguito dalla valutazione, mediante check•list, è prevalentemente sistemico
\ e qualitativo44•
1 L' approccio sistel!lÌCO· alla valutazione dei processi formativ~ e~J!.E
I dj spostare iTiuoco della valutaz,!21!~$ J.!·~ ~~~ j!;g~~~.!!.~!~.~~-,~~l
._PJo Ltto....{incremen o e quantum di apprendimento nel tempo), ad una
~
val~
~------
ne di sistema, dove il profitto è una delle risultanti dei pf6cessi'
3
~ Cfr. U. Margiotta, Approccio sistemico alla valutazione dei processi formativi.
_in G. Dalle Fratte (a cura di), Autonomia...• cit., pagg. 71-73.
44
·=·; · Jvi, pag. 9l.
~.:.=~~;.
~ht~r
J!{ti~\({:'
formativi. Inoltre, il modello sistemico inse~~,_c. ]leJ: analisi:.<lelle sin
ad
risultanti conduce errofl fntei *ì-é ativ1é,:valutativi, pe~ questo P-;iì!;~~
a v~u az'2!!:.0 !!-)l!,~c-es,~i.,(procedure ~he veng.ono att1~a~e durante l'iti-
nerario formativo) nspeno a quella dei prodott1J o~~t1v1.
Dopo questa breve~fst"d~'lI a rocc1b ~~istemi~o della v~l~tazìone sì
può affermare che l' ob1ett1 vo d~ _tale app~occi~ non ~ quello di distruggere
modelli obsoleti, bensì quel1o di mtegrarh con i nuovi_ compren~ndoli tutti
a: in contesti più ampi e più significativi. Tale approcc10 suggensce, quindi
Il~~ che laac~gh(!<1,z,Lcme j ei prqcess! di app~end~~ento d~vrebbe ~r~~d~~
modo strettamente interrèla10 çop la vU/rmtztd11'rdet rocessi di msegnà.
!\ mento e di quelliorganizzativi, perché convivono all'interno - e o ~sso
Il sistema.e -si',,,.dctemllnano r eciprocamente. -Ciascuno di questi ambiti o
~ sottosistemi (apprendimento, insegnamento, organizzazione) va valutato
9 prima con propri strumenti e proprie metodologie e successivamente con
iJ strumenti e metodologie di correlazione mediante indicatori comparabili4s.
i Inoltre tale approccio ha evidenziato e sottolineato la crucialità dell'in-
lj treccio tra apprendimenti cognitivi, autostima e relazionalità.
11 Pertanto, lu alutazione_n,on __si . e.~~µ!'i§_ç~...n~~...EE~_ra~ione degli
Jj appieru!imenti 2 nell' osserv~ proc_g§i_eslellej inal]licji~p.e_is_onali
fj e relazionale rnaha oisogno dei
IIl dati ~ iend' dai diversi tipi di rilevazione
c,p9"_.?poterff rlconourre af~sigrufiéito éne-àssum-ono iiella..,ç,èòmplessità e
singolarità personale di ciascun alunno. ·
~
- In rea1tà la qualità di una valutazione di sistema è una qualità che si
; definisce in termini di efficienza, rapporto costi/benefici e in tennini di
I efficacia e obiettivi conseguiti. Non tanto con la preoccupazione di allocare
~ risorse, che resta naturalmente .un obi~ttivo comunque fondamentale, ma
J\ con la preoccupazione di integrare la valutazione nelle politiche e
t ottenere così un ~iglioramento dei risultati complessivi. È per questo che
i! la vµ(~Ja7-lone .dCsist~ma conosce almeno tre momenti tradizionalmente
IJ -~~p~~ ~; -~~;-;~~;~ ~ i ictèipr"ogettimmoèio'-partic~ÌMè:ancbe
~l se non dovrebbero essere solo questi ultimi oggetto di valutazione; in
jj ~i!?ere. è l'~t~ivil;à ~i mon:t?E_~~gj..~ ~<.?~Ll~q_lu,tazi.o~~kp,_o.st. Qu_esful-
li1 tJ.ma .è_Q.n~ valut~_ziqn_e ~/J pr~<i,f!!_SO -~ -~ la più c~1112IicJ1~_....9:-!~tw.;,.p,_erché
~l n,a1~r~!n:i:~;nt~-SP,l:I!89..rt~---~1.lfil~L..Q.i..Jw.o...,çrganizzatiVo» 46• - . .
~1 l! Plf~ l~_~i _~'!!!.?-del]' itinerario di rifféssioru. ..ièoriche e di impegno
fi~
g
4
lvi, pagg. 95-96.
~
46
M. Colasanto, La Valutazione della Fonnazìone: http://www.fondtaliercio.it/
eventi/attivìtàsvolte/valutatti.htm
29
l
j
- :l
I operativo sul probJema della "valutazìone·• può essere sintetizzato nelle
seguenti ipotesi: ..E_,OStruire u.n sis'reffla atmisurazionì e valutazioni (nella
scuola o della scuola) auenaroilin'aliacpet vpertìre, c1asc1m0iiell'am-
I
- l bito di un miglìoramehlo general,zzato aelf'apprendimento e d'éllareàliz-
zavone di un szstema scolastico iù unifonne ed equo, noiì
.I iz- ètitivo co
i]?J{i autonom~.
l
i
,
emergere l'istanza, anche nel nostro paese, di attivare tale servizio il cui
compito è quello di supportare e rendere confrontabili le verifiche degli
apprendimenti, cli valutare il (unzionamento del sistema scolastico !!!. rap-
i patto.,ag1i ~ta_gdard fi~ ìqn i. ·uesto sfrumérf Oè- rev1sto à e oJ!_~Q.t.Q ..
sul]' Autonomia.
-~ .
Dal punto di vista istituzionale, la creazione di scuole statali e paritarie
dotate di ampia autonomia e l'esigenza di un rrùglioramento dell'efficienza
del servizio, impone la necessità di misurare e valutare continuamente
30
anche l'efficacia de1 proprio intervento formativo: che sia cioè in grado
di autovalutarsi 47•
Il Servizio Nazionale per la Qualità dell'istruzione► istituito presso il
cnoE )la realizzato come sua prima iniziativa l'Archivzo oCimo _rgjço
.,É~~ ì'Ailwvalutazione d~~yp_.k.· È una struU!!!]. che à ì o sc~ ~i
sostenerele miz1afiv"e di a1!!,_ovaluta?,ione degli istituti scolastici al fine di
c ontribuire al rinnovamento delle.pratic e·va u1ative,+è éiÒéquélfa "àttiv1tà
di nflessione· critica che i .dÒCeiìtè (o a scuo a), in un determinato mo-
mento del percorso formativo, «mette in atto al fine di riscontrare se gli
intenti . che si volevano perseguire o se le decisioni assunte sono stati
efficaci>>. Esso è stato realizzato con le più recenti tecnologie infonnatiche
e posto in rete. Le scuole che vogliono ·consultarlo possono farlo utiliz-
zando una chiave di accesso. La fruibilità dell,archivio dipende dalt'esj-
stenza ne11e scuole di insegnanti fomiti di una precisa competenza nella
telematica valutativa48•
QL recente è _s!ata ~R!~Y_~. ka_.rifoim.a j~~S,~DE (Centro Europeo
Dell'Educazione) che è stato trasformato m Istituto Nazionale per _la
V ~~io'J! del Si~ a_f!dCistiwJ~~<~~~TE , - ~--·-- ·
1.5. Autov..alutazione..d!istitut ; . ~; .
L-t : tJ i...,,l ·'.J.,.:.x
In ambito formativo l'espressione 'autovalutazione d'istiruto' si. defi-
nisce in relazione a "valutazione di sr;tè~", dove pèr s1stem7' si intende
il sfstemà"formatìvo='rlfil s o comp· essO: mentre la primae un"olreffizione
au.!2fiìiessiy3. cònOòtta a11 •int«:_~O della singola istituzione sco asl.iCrred"è
finalizzata a ùna verifikct dei risùliatf d1 gestlotie,'ia seconda si còlTQC.a
esThmaménte alli =u~ità ~ct lastiche a INè1Foclèlle · ecisioni dì.governo e
de11e politiche generali, ed ha per oggetto il macro-sistema e la sua pro-
duttività complessiya. Sia runa che l'altra si prefiggono )'obiettivo del
~ " gerseguito attraverso le procedure connesse e compfementari
della "misurazione" e dèlla "valutazione", di aspetti variabili rilevanti per
il funzionamento de] sistema o dei sottosistemi•9•
_......- Nella prospettiva di una compiuta realizzazione deirautonomia scola-
stica (Legge 59/1997), che mira a rendere le scuole protagoniste attive e
47
Cfr. V. Ongaro, Valutazione, in L. Ruggiu (a cura di), Dizionario... , cit., pagg.
268-269.
43
Ivi, pag. 270.
49 Cfr. A. Martini,Autovaluta.zione, inL Ruggìu (acuradi),Dìzionario ... ,cit,pag. 29.
31
responsabili in prima persona del servizio reso ali 'utenza~ cag_acità delle
scuole ~i-e-\!.lluJarsL4i__in_dì\'.iduareJ.p.top_ri_ J2Unti di forza e
~ dL.gjudicare il grado di realizzazio_oe_degli.scopi-e-delle-finalitài-'
pe.culian e generali, 3-_sui~~ndonq.,Ji..Ro.ne,come_una..funzione--iAdi-
_.,.speasabilei-~ ~decisioni-ragionate-in-vìsta"'drtJn-progressivo~e,,
~~- L'autovalutazione diventa così il as~aggio--chia-
ve per 1'autoreeolazione dinamica e e unità scolastiche in un'ottica di
ì
~;Ju o. di inn~vazione e'rrasror;aìio~e-che m ma adàtla'.;~ e ~ are
l la propri~Org'i'rùiia'ìioae aÌliina mirn economica e culturale in continua
I evoluzione per rispondere alle richieste e ai bisogni dell'utenza e della più
vasta comunità che circonda la scuola e con cui essa interagisce.
I
I
I
L'aurovaluJazione e l'autoanalisi d'i~tituto sono considerate come un
~ e·sso di·ncèrca chè·Èarte l a riflessì~ i specifi~rc-ontesìo d~istituto·
e sui-giooI-ii.2i...~.afore..cb~ s1anno· àJl.à ase
... - ~
, '.?"~
·· e a"'vi~sco'la'stica:--Tale
- ...'e. -- =
processo ~ in~ Jge ~tti gli attori della situazione sco1astie&Jpjgg'1._~
r _+;t."'1. s._J . -
I
!
p~ecipazione_;illa, n;.goifà"iJQif~s...significati e si pone come forte sti~
molo alla diffusione di una cultura della*~'ii&"i10néaJr'mtérnO"'déll7sti-
ruto, in quanto tutti sono consapevoli dell'importanza del proprio con-
I
I
tributo nel processo autovalutativo. L' autoanali~i d'istituto si propone infatti
,di. analizzare UJui.idiversi untLdi._vJsta,su a;~~hMfu:ezioner-~arn-
!
l minis1ta2ione, gli insegnanti~gli stude;ti, i g;rtit~;
og f f i i ~a
i -~ n o n e aetra·qiiaJitt : l ' b n t i a ' -tata per
entrare in un processo dinamico di confronto che tenda al miglioramento
I del servizio nel suo complesso, e non soltanto alla soddisfazione del
~l ;
cliente. Il,.p~Jg_J!_Lrali pratiche è guello di procedere in modo poco
sistemati~r questo rnocivo·è ~
~
A i l ~ f f l ~e
e di rjç~~ {?rescelt~ pur potendo essere di variotipo
i
I
(quantitative o gualitat;e), devono essere condotte con rigore non rinun-
I ciando mai a espJicitare finaT~ ]fil,eI6vi.'i1ru'.n1Tntì,'i'eihpr°a1 tJffè· di
dei dati ~ c~ si petV1ene50.
i
i salvaguardare· la signi~
Secondo Dell'Aquila "nel modello del Mastery Teaching,!.!JJ_MW1,~.§i
I di istituto è un processo di conoscenza, analis).e.,J1gmtazio11~egli,eielllfll.li
I fondamè'ntafi'~resenti iièlfi unità scol~tiéa, 'à"itTvato, condotto e gestito in
·motto sistérrui'tico dall'unità scolastica medesima per conoscere e control-
lare i fattori di efficacia in essa presenti' 1•
1n realtà, con il cambiamento organizzativo dell'unità scolastica, che
coincide con 1a costruzione di una unità scolastica pienamente autonoma,
..
,\J:>. '. ._S-O F.,MriJe, op. cit., pag. 371.
:-; ..j{/;jJ\/,1 R; .D,~JI' Aquila, op. cit., pag. 95.
,'.il:0;!;\ii,
.f ··.!i;id?<.'<.
l'autoanalisi coincide di fatto con il processo di autovalutazione di
istituto, in quanto si propone di conoscere, valutare, contro11are e modi-
ficare tutti i fattori e gli elementi di efficacia dell'unità scolastica, realiz-
zando la massima congruenza possibile tra gli scopi dell'organizzazione
e il suo funzionamento .
Anche nel modello de] Mastery Teaching, la valutazione è un processo
multilivello<ii"'''ftl' è v a z r ~e1r isultati- roffiiafiv1 degh al lievi
f i ~O-a rnhffifreiigra~~di efficacia dell'unità scolastica e a regolarne
32
~ m elf®J&..1ttsot:<tlu~ tffifa.cì~aggtore • . .
Da un Jato le pratiche valutative rappr~s_s~no una delle espressioni
più alte del~l!JRnP~~e!T!]~if~l~?.Jn quant~ ca a~i1il.. di val~UU:~ criti-
camente il propno Qperato e a1 apprendere dall espenenza; d T aTtro lato,
l'auffl\"a'lufazi()~ èosfirulsCela base informativo-conoscitiva per qualsiasi
azione t~ o ~oci~iC:.!2cara~ èl~sic ome la modafitap ecu fare
coììCìitla71ngò1a'"scoola-qasfume le proprie responsabilità educative e rende
------ -
conto del proprio lavoro e dei suoi esiti. Il momento autova.hJ.tativ0-risulta
,_funz,iena)e-agl-i..operatori.-intemi,i-n-quanto_fe~q'.:;ba.çk_suJla prop ·a azio~e
E]lase-per...una-1evi-s-ien(}-deH·e-proprie-see~te,~ed è parte di una valutazione
più complessiva, in quanto confronto delJa visione interna con termini di
riferimento esterni. Una condizione essenziale per garantire ai processi
autovalutativi tale ruolo consiste nel non attribuire al sistema di valutazione
funzioni sanzionatorie o fiscali, le quali negherebbero l'autonomia deci-
sionale delle scuole e mortificherebbero la sua capacità progettuale e
innovativa53 .
A questo punto si possono indicare quelli che sono gli approcci
metodologici.a/-l.:a-uto-valutaziit,i~d~tla s'Cùola, intesa come moaalilà siste-
matica della valutazione della quçiTitd,,dell~-si;1g;za ~~ftii
s~oiastica con-
dottaconìlcoìi:rvo lg1inénto-dei s-oggetti
interni·alià séuofa
stéssa. Secondo
la proposta di-<~t§erro-; } i 996), si presentano, nella pagina seguente,
cinque prospettive dIVafutazione interna individuando, per ciascuna di
esse, i tratti distintivi e le peculiarità54 •
Anche se tali modelli sono stati presentati separatamente, in realtà le
esperienze concrete tendono a combinare i diversi approcci ìn modo da
i •
33
i
c_ogliere?~cias~una, prosp~ttìva il contributo specifico che offre alla
ncomposizrone di un idea di qualità della scuola articolata e plurima.
)
. i
i '. ~ ~ Approccj alla valutazione della qualità della scuola.
I
J
Autoanalisi di istituto
Confronto ideale/reale a
Psicologia - rapporto valutazione-azione
sociale - focalizzazione su priorità
.I 1 scopo di miglioramento / - forte investimento di tempo e
I
I
l
i energie
i
i
I Iodicatori educativi I Economia - quadro di sintesi del
:) Profilo generale di un statistica funzionamento
sistema educativo I - accessibilità dei dati a più
1 i destinatari
I
l - analisi di superficie
I
Controlli esiti Docimo)ogia - attenzione all'output
j formativi - facilità di comparazione
Accertamento risultati
di apprendimento
-
-
Hmitatezza angolo visuale
difficoltà a considerare esiti a
lungo tennine
J
~
·1,::.:,.
-~~f,~ ~-t"~
r ,..-,I'!: \•:>., ..,
.ilJ~~;r)·t:-•
' ·/:!~t~~~
,,;;:,:,,.-,;.
'• r ~'t •,
I~~
In realtà «la qualità dell'organizzazione non sta nella definizione di un
bell'organigramma una volta per tutte, ma nella ricerca e costruzione degli
"attributi e caratteristiche" che possano meglio realizzare la funzione spe-
., :;~.,~i cifica: l'insegnamento-apprendimento, in tutte le fasi di "funzionamento'~
:lt~I~~;-
1 --,,-1-i'>,l(. professionale del servizio»55 •
Quindi, con l'avvento -~~~~to~~~i~- ~s,lastica ~i ~~ica di poter
cost~. ' ~-2ro ~ffi et" _m1~ amento'\ cìoè una ''scuola di quq..fità". La
. . . ?~
"' ~-'--""-~ .
quahta, pertanto, non e so o una pmc.è__du~ e e e so rattutto un
__.r... .~...~~, ~
·.:. quindi, la,.. valutazione degli àlunni all'interno delle scuole si configura
come un elemento di un più complesso sistema di valutazione
II,<.
~
~ l
·. \
. ·. -~:
. ·!
·._:_i
>:
~
, .,.:
'-
istituzionalmente organizzato con cui si confronterà e dal quale sarà orien-
t~to e supportato. Ma anche .in tale g.uadto r.estaiio validj alcuni .orienta- _
.~ ntLcriteFiaU,..,qual-r~ ..-
- il 'poliglottismo'idella valutazione~che non JJ...Ò_ess.er.eJidotta..enti:o.-gr
. ... • • • . • - ~;,w ~ ,;--.,_..- ~~ - - " ' ~
I'
I.
.,ljngµaggi~
,.,.PL~~si'
RQU2-<!.~ CQ.ffipJ~_si!i\ AS:_gli.,.Qg~ ~~ ttj in ~~;_.
- la si~t~matic.it.à..~c.o.me_..eondiziQne di funzio· alìtà alùueg._olaziom de.i..
di incremento qualitativo e non come giudizio sanzionatorio;
- la comunicazi.~~~.!mj _diversi ~o etti ~.d.JL~ P~J ra aq!ç__ ~~
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.,_~etéfovàluiazfone per la funzione -,--~~•
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formativa che essa svolge-•57 .
--- -"...,.._,----- Ai •---·~.__,
r .... __~.- . ~~;.,.;.,~_.;;.-:.,._...........__~
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filosofia complessiva che governa, o meglio, dovrebbe governare il pro-
35
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.Capitolo secondo
L'analisi dei dati
e la statistica
::i:·.:~:_:_•.•;
~
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_·:_~:
·,~-~.:'.:::·:.••
: =~:;~ed:: :::e~tl~ed?i1'::;',,~e:s:~~:;=::1:: t ::~::::e:
fisici quali la temperatura e l'altezza e di confrontarli. ,_ '. .·
Invece, in tutti quei casi in cui i fenomeni possono essere oggetto di
{'~=\.i discussione e di valutazioni diverse Ja statistica è sicuramente uno stru-
.,: mento utile di conoscenza.
-~--
~'. __ È proprio questo il problema centrale della ricerca sperimentale nel-
(: ( f ,'. . è l'ambito delle scienze sociali e psicologiche; infatti, è molto meno chiaro
q~_a_U s~~<? ~e appròpnateoperàzmnr'aì ims ,_ razione·..necessarie1 rerrnisu-
rare . per·
esempio 'I 'iritel1igeriza: ]à- mòfivazìoiie fa aggrèssivftà~ - 'o
Inoltre, quando vengono effettuate osservazioni ripetute dello stesso
fenomeno sociale o psicologico, il risultato delrosservazìone varia da
prova a prova in un modo più o meno grande, pur se ci preoccupiamo di
mantenere per quanto possibile invariate le condizioni dell'osservazione.
Ciò avviene perché il ricercatore ha il controllo solo su alcuni e non
su tutti i fattori che determinano il risultato della sua osservazione. Il
ricercatore in ambito sociale, educativo e psicologico non può dunque
predire con assoluta certezza il risultato di una data osservazione.
Nel caso della ricerca pedagggiç~a, -~(~!ti...!,.1!9~~~~-ROssibil~ "~_tten~!e
un grado di controllo_sp_e titnentale çosì accurato come avviene ad esempio
- n~l1~l"fisica'o nella chimica. Le cause della variabilità delle osservazioni sono
37
I
I
I_
molto più difficili da identificare, misurare e controllare. Gli strumenti di
misura di cui dispone ìl ricercato.re i_n pe_ç:lagogia sperimentale, 'rnoltrè~no
sìcuramèiìtè"m~~~~ -~~~ft~!!s!ìca~ di_qu~Ìli d1 cm a ispone il fisico.
La constatazione che 1 nsultati delle osservàiion1 m campo educativo
hanno la tendenza a variare quando compiamo osservazioni ripetute dello
stesso fenomeno in condizioni identiche, rende indispensabile l'uso di
strumenti che ci consentano di affrontare in qualche modo la situazione
di incertezza in cui ci veniamo a trovare. L'estrema variabilità dei dati
J derivanti da un esperimento fa sì che lo studioso di pedagogia'sperimentale
che voglia sottoporre a verifica alcune sue teorie debba necessariamente
I far ricorso agli strumenti della statistica, e più precisamente alla inferenza
i statistica, se vuole dare aJie osservazioni compiute valore scientifico, e non
I di semplice descrizione qualitativa.
.f n ricer:c~tore_nel ca~po e~~~~tjy~~~8,,..fQJJffi...e.19.d9_jrulYttJ!o,
.di sJib . ~e~ ~ le r~-~9-!l~,~~.W.!~!i e, in questo modo~
/ delle gg,galu.zaziom,a proposito dei fenomeni, con modeJli che rendano
l conto delle regolarità osservate in casi particolari.
i Dal m~~ento.che un ricé~tor~..~~~"'Q!.JC!J!..q,.§§JJ?iJi~~g§~~~ti
l·
]
i casi-ac.Y!§l!PMCa la generaltzzaz1one che egli stesso formula, iJ processo
assiCurama!Cne_
di induzione non l~gp§ ~ io.w,a cui egli giung'e°siano
Vi è aunque oisognò'({t 'wl insieme di tecniche· che ci diciioqlìal-è
la probabilità di commettere un errore se traiamo certe conclusioni dai dati
vere.
j.
.:_=._.:,
Si registra la seguente situazione schematizzata nella tabeila:
IO studenti che avevano superato il 1° test non superano il secondo;
:;~"/\h·...9 studenti che avevano superato il I O test superano anche il secondo;
'
-.
'
.i
-~}§( studenti che non avevano superato il I O test non superano nemmeno
-,.,JJ}}il secondo;
'\ i! ~denti che non avevano superatò il I O test superano invece il secondo;
I
I
I
'
i
Dopo il "modulo zero"
I
I
I /
'Studenti che I Studenti che
superano il I NON superano il
test I test
Studenti che
I
Prima del
superano il
test 9 10 !
i
"modulo zero" Studenti che I
26 5
I
NON I
I
superano il
test
39
2.2. Statistica
~ -> >~·
J~flt\
• un camp10ne
m · e' u sato per dare informazioni sulla media ·della
· h popo-
• d 11 le questo campione è stato tratto. Alle stat1stic e sono
laz1one a a qua • , , , ,) tr 1·
spesso assegnate le lettere _ro~ane (per ese~p10, m e s '. men e ag 1
equivalenti valori sconosciuti nella popolazione (parametn) sono asse-
gnate le lettere greche (per esempio, 'µ' e ' cr' ).
··,
2.2.1. Statistica descrittiva
;; induttiva.
I ricercatori utilizzano la statistica descrittiva per organizzare e inter-
pre~ _~ j_~~ti, ma quando devono formulare delteipotes1 e gmngere a
co~ lu~ioni piiìà mpie rispetto ai dati racc hi, ricorrono all'inferenza sta-
tistica. - ----- {
J
41
;
I
i'
I
i 2.3. Cosa è un fenomeno
I
I
i
I
Nel linguaggio scientifico si indica con tale tennìne_ogni fatto che si
presta ad essere osservato. In stati:5tiça._con un 'accezione lievemente dif-
7'erente. si fa riferimento ad un~e_!to della realtà che sì modifica; con
fenomeno si indica infatti una qualsiasi caratteristica presente nell 'aggre-
gato che si vuole studiareed oggetto di nusura, sia essa quanhtatlva che
quahtafiva. S1 ars nguono -enornem ind1v1m:iali e colJettivi.
I
I
I I
È un fenomeno I,a cui osservazione sì esaurisce con una soJa osserva-
r
zione (ad esempio sono fenomeru inruv1 ua 1 età di una persona, il numero
! delle stanze di un 'abitazione).
i ·\
I
I 2.3.2. Fenomeno collettivo
/ Fenomeno individuale
Fenomeno
~ Fenomeno colle,l!tl!o
Ogge1to di studio
deUa- Statistica -
~t:~r
tit:f}~
,..,. . ;\,. ?,. .~r)
jf~i~t
).•fJt~\;,1
:~,'~Jr~:;_,t~'
t§t
1 "; ~~ .:..-.> --
In Matematica, una variabile è un simbolo, come X, Y, H, x, B, c_!le
può asSU- mefe'qUalunque valore nell'ambÌto di un fissato insieme di valori
.(quesfo tnsieme=è aeiio cfommiOctella variabile).
IQ_$,tijti~Jica, con il termll!S v_m;ig]Jjjg..(o carattere) si indica una carat-
teristica ti i~ di unç f~°ii~m~no che uò mani es 1 . - . . ersi.
no studio 'siat1stic onguar a . un gruppo di individui. Gli individui
possono essere persone, ma anche (a seconda del campo di studio) fami-
glie, villaggi, cellule, molecole... Il gruppo s_!udiato verrà classificato secondo
·una o più caratteristiche degli individui che formano il gruppo. Queste
caratteristiche potrebbero essere il sesso, l' opinione su qualche argomento,
il reddito, il punteggio ottenuto in un test. La cosa importante è che que~ta
classificazione sia univoca esauriente: 1n altn term1n1 ad ogni individuo
- eve essere attribuito uno ed un solo xa~Jella carattenstica che co!!-
sideriamo. · -
~ ~tica dunque denoteremo come variabile una caratteristica tipica
di un fenomeno che permette questo tipo dì classificazìo e.
"""'"'......l\da lèùn-e-Ch queste carattenstlc e possiamo associare un nume!,_o ( ad
esempio i] reddito, l'altezza, il numero di esamisvoTtiJ'è atlora la 'lari.abile"'!
verrà definita quantitativa. Altre variabili non consentono l' associazioiie ·
con~u valor'è'"mirileri'èo "eallora verranno· ette~,:tàbili qua1itative, dette ~
e
anche mutabili sìatistic o variabili categònalz '( esempio 1 sesso, la ·
class-;;;ci~ii'roio~&i7ap~iii)~ _,,., •.~----
Le variabili
.....,,....,,; ~,t'O'-- •
quantitativé possono essere divise in variabili quantitative
· -."'!l•~· - ...-.:~~ Q"' - . - -------
con scala a mtervalh e vati.aoili quan 1 ative con scala di rapporti. Nel caso
~dt'"'v1lti~~l !1..e tatlve e_
~-~_sc.3:.[):ID~~Illrno . . zero assoluto,
11;f;} naturale e non ar61tra'fiò, il quale deve esistere per variabili quantitative
con scala dì rapporti. Per una variabile quantitativa con scala a inte~ lli
~_ha.s.e11~Q.,C_OJJSid.~r..a-~J!l ai erenzà fra"le modalità della variabile statistica
ma non il rapporto (cioè ia divisionè). 'E"sempi ai vanabih quantitative _çon
-scàlaàìiiferva1Hsono là temperatura (misw-ata in gracffCeTsius o}•imr;nheit
ed iriempo (misurato secOòOo·ca enOari differenti);_ lo_ ____ ... z~ty
.,__ __Jpisurato è uno
_ ._. ~
43
interi, e conrìnue, che (almeno concettualmente) possono assumere q~-
l ~ due dati valori reali (ad esempio il reddito).
A esemp10:--sè sì indica con N la variabile ''numero dì bambini in una
famigl ia", essa può assumere uno qualsiasi dei valori O, 1, 2, 3 . .. ma non
valori c-0me 3.5 o 2 .572; dunque è w1a variabile discreta.
sconnessa
. ( tab·I ti . ) / / rettilinéa
/ qualitauva· mu I e sta st,ca _ _ ordinale /
I ~---.._
statistica ........_
quan
titati
va
/ -:.,;.-----...;_.;.;.;~-
continua discreta
Scala di modalità
(codominio)
.&tt{:_:~. : .:
. .~"~i_:/;t:\:
,,,,,,}
Si riportano due ese1npi che chiariscono meglio il concetto esposto:
lljf
Termine Significato l
I
I
Esempio I
;
Dominio Popolazione statistica I
I
Cittadini residenti a Bari
Variabile statistica
(o carattere) Fenomeno da osservare I Titolo di studio
;
l
Codominio Scala di modalità Nessuno, lic. elementare,
licenza media, Diploma.
l
I
Laurea
J
I
I
Termine I
I
Slgnlfk:ato Esempio i
DomiAio Popolazione statistica Alunni del terzo anno di
i una scuola secondaria
-
Varial>ìle statistica
(o car.attere} Fenomeno da osservare Numero di risposte corrette
in un test d'ingresso a scel•
ta multipla (con 40 quesiti)
I
I
Codominio Scala di modalità Tutti i possibili punteggi
I I
ottenuti dagli alunni
- l I i
1~:
~j}~~ ·.
Sinonimo di variabile statistica qualitativa; anche detta variabile
categoriale, è una variabile con~--~o=g al,it~., e~E_l~_,s, ivamente qualitative,
~1iE2,,,.~.L~.t2D~l.9.:}"1W:.!ç!!lli.ID~P,.,~!i; per ~empioìl sesso degltitrdi-
vidui è una mutabile le cui modaljtà, o categorie sono due: maschio e
femmina; il titolo di studio è una mutabile statistica, e così il colore degli
occhi.
Le mutabili si dicono ordinali quando le mod_!ìlità seguono una pro-
gressione; inoltre -se è possibÌ.1e-mdividuare'il~graao-Jl)_ asso O J p1u arto
-~deÌlemoOiilità, si parla di mutabileordi;;al;;;ttilinea, se i~ le modaiità
- -- ~ ~~ - ~ ,'ti .- . ,_, -.· ,- --•ç,-- ----··---=------..._~.
/sconnessa
Ili: .··
~'ìt~i .
mutabile,
, / rettilinea
ordinale /
~i.~).
'fi~t~I-/.
~ciclica
~t1.I'.;
r~~tr-
~\i)f::'~. 45
~i-~
:./~:
~ ' ,. ,,.
,, ;
, ..· 1t .:i•.,
r-..:; \ i'~'- .
lit\~~~~-
sono ordinabili in modo ciclico ed è quindi arbitrario il punto di partenza
-aa qua em1ziare si parla d1muThbile ordin;Je ciclica. (A° esempio il titolo
di studio, la qualifica funzionale degli impiegati dello Stato, i gra'èh degli
uffictal1dell'esercito sono mutabili ordinali rettiline, mentre i giorni deila
settimana o la direzione dei venti sono mutabili ordinali cicliche).
Quando invece le modalità non sono ordinali secondo un criterio
oggettivo, le mutabi11 s1 dìcono sconneug. Esemp1o'di mutabili sconnesse
il co~ <l1i occbi:- fa §..azL~ e di appartenenza) la~1;rea cons~ita.
2.6. Modalità
I
!I
o_ alitativa) può assumere. Le modalitl possono essere n1:!!!lériclie o
nuroeri.~M:
Ad esempio, se nell'ambito della popolazione statistica formata dai
·
492
46
dell'Università di Bari nell'anno accademico 2005-2006; tutti questi grup-
pi appaiono caratterizzati da specifici criteri di appartenenza.
Se prendiamo ad esempio il collettivo statistico "animali con la coda"
ci rendiamo subito conto che prèso un qualunque oggetto è facile stabilire
se esso appartenga o meno al collettivo: deve essere un animale (viene
dunque eliminato tutto ciò che non può essere definito "animale") e deve
avere ]a coda (vengono dunque eliminati tutti quegli animali che ne sono
privi). Qualunque sia l'oggett0- con cui abbiamo a che fare sarà sempre
possibile stabilire se si tratti o meno di un animale e se sia in possesso
o meno de11a coda: "animali con la coda" è dunque un collettivo statistico.
Allo scopo di fare qualunque generalizzazione sulla popolazione, spes-
so viene studiato un campione, che deve essere rappresentativo della
popolazione. Naturalmente per-ogni popolazione si possono estrarre molti
campioni diversi.
Una statistica del campione dà informazioni circa il parametro corri-
spondente della popolazione. Per esempio, la media del campione dà
informazioni sulla media della popolazione.
È importante che il ricercatore definisca completamente ed attentamen-
te la popol~one prima di raccogliere il çampione, includendo una descri-
zione dei membri inclusi.
Esempio: la popolazione per uno studio sulla salute dei bambini po-
trebbe essere costituita da tutti i bambini nati in Italia negli anni novanta.
Il campione invece da quel1i nati il 21 maggio di ogni anno compreso tra
il 1990 e il 1999. ·
. La popolazione può essere finita o infi ·ta.
' - - •-,::r ~.._~ • • .. 5,;'f,.!$-~ , - - • ~ -
finita
popolazione (
infinita
47
l. 7.2. Popolazione infinita
I I Unità statistiche/
i
l " ' - composte
I
i
\ 2.8.1. Unità statis~iche semplici
'
scuola superiore,.)Jtl_.singo}o_9 ~cupato ip YD' ~ P~-
2.9. Parametro
Popolazione
Parametri:
µ a n p
Statistiche:
X- S p T
Campione 49
2.10. Campio~
e . :-= ..
'
i'
I
i Campione
I
i
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➔
50
l.f~:}
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I totale I 3 5 I 1 9
I
i
I
;
r
2.14. J: be~ a do ia entrata:
52
2.15. Valore stimato
Una stima è una in_dicazion<:_.2el ~ .I~ c!i.µna ~~ntità sconosciuta
basa OatLosse ti. ---.....__
Più fom1aJmente, una stima è iI particolare valore di uno stimatore che
è ottenuto da un particolare càffipìone OÌ aa .·e S t er 1 I yalore
·,: ··;• f
1 un ararne ro.
La tiQ:Ji è quindi il procedimento con cui i dati di un campione sono
;}}/.
utilizzati p~ irul1ea;tefJ:mru:e luna qu antita mcofil!ita di una opolazione.
\f
...., ,, ( •) . , Il sultato della stima può èssere- eseresso come un singo_o va·ore
'{f{ ;
(stima pun u le), o_ppure come un in~~rvallo di valori Q_ntervfillo dìo n~
~~~ifi~
;;_~\
.:_::;~!~·
:.:.\ · fidenza). - I I
_f:·~ (:
tff:
.,f;i':·
Esempio.
Supponiamo che il proprietario di un negozio voglia conoscere il con-
sumo medio dei clienti del suo negozio nello scorso anno.
I I
1:
Potrebbe calcolare ]a spesa media delle centinaia o forse delle migliaia
di clienti che comprarono merci ne] suo negozio, cioè, la media del\a
popolazione. In alternativa, potrebbe usare una stima della media del\a
~-~- popolazione calcolando la media di un campione rappresentativo di clienti.
il(
:f!:!J_,~i,?<.··
Se questo valore è pari a 35 euro allora 35 euro sarebbe la sua stima.
!I*Jt'
::,~.,:.·.•
_mette;nìélaz1one ue vana l 1contemporaneamente; unarelazione bi variata
e esp 1c1taz10ne 1 una relazione tra due variabili.
53
mette in~1~!.2~!!,e? pi_ù variabili cont~I_!ll?.2!~~ente; diverse tecniche
possono essere defimte m questo modo, tra queste l'analisi fattoriale.
2.19. Dato
Un dato è una misura, una registrazione del valore osservato per una
parfìrolare varia"6ì'Ie ep er unà specìtica unità s'fati'shca. ,_-
Tra le accezioni del tennine vi è quella che vede il dato nella sua
caratterizzazione di elemento grezzo, in attesa di ulteriore elaborazione e
trasfonnazi one.
I •=1
~
Ogni singola
----:--
modalità viene- tradotta
~ ~ ~""'~-r:-~::.--.-~~ ~~
in çodici (la definizione
~~~"'
_ lf::: ~2Aç>=.i'""°-
~
e incasellata nella sua pos121one.l vantaggi sono numerosi, p~rche s1 eVJta
di trascrivere tutto il contenuto del . uestj.on!ri~,. ma solo 1'coaitf"'
,.,._~~r~
modalità e si rendono in questo modo iù rapide le operaz1ori1 af-e1abo-
razione statistica dei dati.
operativa)
, .. •
delle
_-,; '-- -'.!,.-F_.,.,.:t
'"
- -~
rI'
'i 4. Titolo di ~ud/o
1 ficen2s elementare Matrice dei dati
2 w!lploma media lnferlo/8
4:
3~~amedia superiore
laorea
~
L..:.:,,;...:,;rA:.,:m.:.:;,t,nç,--rl/_~_
__ -_lrl_'ll'l_-,,,,_'11_,,.,_
· __
O.nton lo 32 1 4 Taranto
$rossi
2.21. Definizio!1e operativa
Trasformazione dei concetti in variabili, ossia in entità rilevabili; per-
mette"TcMl'lisunrzion? empirìCa"'Cfiùn"'c'oncetto astratto; a esemp10, si può
rilevare il concetto di successe professionale attraverso i.I reddito, ·oppure
attraverso la mobilità rispetto all'occupazjone paterna; o si può rilevare
l~ _computazionale mediante il punteggio ottenuto i!!__:1n test s~cifico.
2.22. ~Ua
Nell'ambito delle discipline empiriche significa rappresentazi_one astratta
e sem Jificata _di unafeOòmeno og1a concreta, mentre nelle disciplme
fonnali significa i!!~TPlJ1fZro1.rel:oncr,? aaiuna ragpresentazi@l~tta.
ùìlll10dello è simile, ma più semplice, rispetto alla realtà osservata o alla
teoria studiata.
Un modello per essere tale deve ssedere le seguenti caratteristiche:
• il mode11o è, necessariamente,(11verso (fa a realtà modelliizata. n primo
pass0nellos vi1uppo di un mòQCllo e ~sempre un processo di astrazione,
tramite il quale alcune proprietà e relazioni di un settore della realtà
vengono isolate come fondamentali mentre altri aspetti sono giudicati
inessenziali, almeno riguardo .al contesto prescelto, e conseguentemente
trascurati da) modello.
Vi è una sorta di contraddizione intrinseca nell'utilizzazione dei mode11i,
che possiamo indicare come il paradosso della modellizzazione. Se è
vero infatti che un modello è - nel senso che deve essere - diverso dalla
r~!!!~ -è però altretfànto vero, ovviamente, che un modello è tanto più
~~~~~-q.Y,~n_to 'ù umerosi sono gli elementi del_la suastìi1ffiifàclieo
invece isomorfi alla realtà mode 1izàfa.
Migliorare un .modello significa aHora renderlo sempre ~ù simile alla
rèalfa mà~1r ·affta ~pafie,7[ç]m..moàell~mp 1ea oltre un certo mnite,
Ji~~~:S~!. c3~ ci~à s_~licativa ed ogni funzione conoscitiva.
Questo paradosso era ben noto già agli studiosi dell'Ottocento. Lewis
Carrol, l'autore di Alice nel paese delle meraviglie che era anche un noto
matematico, ci racconta, nel linguaggio della favola, cosa succede quando
si spinge all ~estremo il paradosso dei modelli:
<(Àbbiamo effettivamente realizzato una mappa del paese, su una scala
di uno a uno!». (<l'avete usata molto?» chiesi. «Finora non è mai stata
diffusa» disse Mein Herr, «ì contadini hanno avuto da ridire: sostengono
che avrebbe ricoperto l'intero paese, occultando la luce del sole! Così
adesso usiamo l'intero paese come sua stessa mappa, e posso assicurarvi
che funziona davvero bene».
55
. dell in un linguaggio
• deve rappre~entare la teona_ to L U.\.S; ,\UDO o, . d'1 un
a'òcguaw:-chc può essere quello della matematica, della logica O
lingu~io di programmazione. . se
• ò~ve a\;ere caeacità generari\'a to produttiva), cioè a pa~!;.2a wemes
tassiomi) e ree.ole di roduz1one deve consentire 1 sv11uppare m,E10~?
meccanico ·ae11eConseguenze (inferenze), empi ame e con~o~~ilt.
Nei modelli quaiitatvi' sì-utlfìzzano assioiru"è'-regole dìmteren~a ~er
generare teoremi. Nei modelli quantitativi, che utilizzano ~u~z1~~1 ~
sistemi di equazioni, le premesse sono generalmente le cond1z1om mt-
ziali o i valori delle variabili esogene (quelle non spiegate dal modello)~
le regole di produzione sono incorporate nelle e.quazioni e nei parametn
del modello, le conseguenze sono i valori (o gli insiemi di valori) delle
variabili endogene (quelle spiegate dal modello).
• è indispensabile che ogni termine del modello ab?ia tt~coIIis~~
con un elemento, concreto o-astratto, della realtà da modellizzare, m
modo che le*conseguenze gerie~dal modello possano essere "confron-
tate"con la realtà.
• un modello deve essere falsificabile; la possibilità di controllarne l'ade-
renza alla realta empmca è lllf"éfemento ìndispensatme-moaeito.
11 metodo scientifico non fa altro che c0struire e verifi_c,ru;e. modelli.
Dopo aver formulato un problema, vi sono quattro~t
l. Sempliflcazione-interP,!etaziw:,.e,.. Un modello contieile la struttura ~-
- -- E5
·, .
'.•
56
~Jit~:\ ·.·. ·.
Realtà
Modello
interpretazione
)
I
trasformazione
Verifica
'V
~ >
Ris uttati del modello
Risultati nella realtà
2.23. Teoria
Una teoria è ~ insieme coerente ~i PIQJ>Q~~zio2~i or_ganicamente con-
nesseclies1pongono
-~-,......-,T~~"':7T-
a iuie l,evatg _liieHo
~ ::s_~d;- : -..::.=-~ ..
-. - -- •
di astrazione e genera\izzaziòne
..... C.....l"' .. , '"' \. - . ,
che nasèono ·dfil_la constatazione di ncorrenze ne\Ia realta empmca e aalle \
quali. possono
-
essere derivate delle previsioni empiriche. I
2.24. Concetti
r,;;.-./I;;:t.-=.. ·<"'e'"-~~-
2.25. Indicatori
Quando \e proprietà o i concetti coinvolti nella ricerca sono .troppo
astratti per _essere direttamente operazionalizzabili (si pensi al rendi~~nt~
scolastico o all'intelligenza) è indispensabile ricorrere ad opportUnt mdi· I
s1 l
/ catori, ossia concetti e proprietà dirctt~niente._,operazionalizzabili che ab•
i--ffl~i~§~ ~oÌ, il concetto astratto di partenza.
l; biano un ràppò
~-<?..- s:;.,;_:e⇒ >Jii es<-" .:;oQoc . GCuY ••a: ~ < •~ -
l
;54);· camp10narnento.
-~;~:~;f}>
ti k> Naturii"n;enté è molto importante -~_Erj!çrjg ~e,.1,e..mQcia1itl~Q!l-~~i si co-
P.~ - -~ , ' • ·-.. · ~·
{fr}\.
,,5g,:,
·'.:*~~-:'.
ìti~1}3::t,
struisce il camJ2iQM; infatti per ogni rilevazione è indispensabile che il cam-
pione sia rappresentativo dell'universo in ba~e a!l~caxattetist-i~indagata.
PO'ssorio-essere dÌstmteauè grosse ~ logie di campionamento: quello
probabilistico, in éuiad~gni ùnitf''dèt1a pòpolazione può essere associata
·u'na pi-obabilita di far parte del campione, e quello non probabilistico, in
cui non è possibile associare ad ogni unità deJla p'(fpofazroneunà'proba-
bilità di far parte del campione; dunque non è nota la probabilità di
selezione di ciascuna unità.
Nel caso di campionamento probabilistico è corretto estendere alla
popolazione i risultati della stima statistica mentre nel caso di campionamento
non probabilistico non è corretto fare inferenze rispetto alla popolazione.
59
Capitolo terzo
L'analisi di una prova oggettiva
1-" ( j'ì •.-1! ~i~à, intesa come la resistenza che u"u ques~to.. oppÒne allà..sua
tyo corretta risoluzione.
~'. f0. • ...la-disccimina.ti~-'=Qs.siaJ a_capacità· di un quesito di separare la parte..-
h1~~~ .d~li allievi_.,ç_l}~_J1.a,, fornito complessivamente una prestazione ·miglior_e_
f: .--da.._q~~ che ha fQ~.Ì!P. la .prestazione più scarsa.
,, 0--i~ --ba-distFatn\tifà; c.ioè_\~__capacità dei singoli distrattorì-(i- distrattori, in
/ una prova strutturata del tipo scelta multipla, sono le proposte di risposta
.errate) ..di Jar,_q~v_i~e_daila risposta corretta a ciascun quesito.
Lo scopo della analisi degli item è quello di individuare quesiti banali
(troppo semplici) o troppo difficìli, identificare quesiti ambigui, verificare
se l'item è coerente con la prova nel complesso, verificare se vi siano
distrattori troppo potenti.
61
ALUNNO ITEM I ITEM2 ITEM3 ITEM... ITEM... Totale per alunno
I I o ] 1 ., ... ... 18
. } 2 1 1 o ... ... 22
...
I
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Scudo:
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l
INDICE DI DIFFICOLTÀ i GRADO DI DIFFICOLTÀ
tra Oe 0,29 item facile
tra 0,30 e 0,50 Item medio-facile
accettabili j
tra 0,51 e 0,70 item medio-difficile
-~
-
Vediamo un esempio: se su 29 studenti 28 rispondono correttamente, e
1 dà una risposta errata, si ha che:
(Numero risposte errate) I
D == - - - - - - - = - =0,03.
' (Numero totale allievi) 29
Vediamo un esempio:
Abbiamo un-quesito a risposta aperta che è stato somministrato a 29
allievi ed ha un punteggio massimo di 4, e per i] quale la classe ha ottenuto
un punteggio totale di 84.
L'indice di difficoltà sarà calcolato in questo modo:
~~:
\~',
~:~:;,
;~(\)·:
Avendo ottenuto 28% come indice di difficoltà . il quesito si presenta
abbastanza facile.
L' indice_dLdisctimi®1iYituaòa.da..=1-_a_+.._.t__
In altri tennini si ha:
n° esatte sup - 11 °esatte inf
-1 <D
- r
= - -- - -- - -- ~ 1
n
67
~~'
~
':E::/
_,;
":li
. . di ,·1 numero di prove rispettivamente con risultato più
dove con 11 s1 m ca '
elevato (sup) e più basso (ìntì.
== -1 iiz:nilica che...tUni..glialunn~ Fav~!2.hanno.sbagliato.la~sposta- .
___&l).. - ~tteS-ito.esammato,mentre·tuttì quelli "scarsi:' h.ann?_r1sposto
--cen-.ettamenle; '.·tem è molto discrìnùnante ma non e coerente
con la prova,~rahabilmente sì tra.t.ta..dLun.quesito ~mbiguo:- .
In generale, se si ottengono valori negativi, s1 parla d1
·_'.gj~ -in-verrit?. Infarti, partendo dal presupposto
che gli items siano validi ed attendibili, essi dovrebbero for-
I '- nire la graduatoria vera del gruppo che si sta esaminando.
i Quando invece al quesito risponde correttamente solo la
I maggior parte degli aJiievi peggiori la graduatoria viene "ro-
{ vesciata'': il valore dell'indice di discriminatività sarà pertanto
i negativo.
'
_$~.D.. = 1_ sign.i.fi~be--rutti--gn 1ilunnif 'braYi'~haw9. .!i§_posto corretta-
s mente,JD.eIUr.e-tutri(ìue fì '~carsi" mmno'"'s11aglfaté.fa..:'r.isp.(is!t
..aLquesita esaminato; l'item è molto discriminante e coerente
con il punteggio totale della prova.
se D = 0 signinea---che,:rn7lUJ1Ierò7>ari"''di:--aJunni 1bFav.i~--e-di~alun.nì
- ~ scarsi~o-rispostc?berieQàl"'qùesitcresaminatQ; l'item non
ha capacità discriminante e non contribuisce aJla costruzione
del punteggio totale, va sicuramente eliminato.
I
j
In rutti gli alni casi intermedi possiamo ricavare:
I
3.1.3. La distrattività (i))
La distrattìvità, importante specialmente per i quesiti a scelta multipla
è la capacit~ di attrazione dei distrattori che accompagnano la rispos~
corretta: sono da scartare i distrattori cui corrispondano poche o nessuna
scelta. Infatti se un distrattore _è errato in modo evidente e nessuno lo
sceglie, le alternative vere per lo studente diminuiscono e il ruolo della
casualità nelh{scelta esatta diverreb9e più elevato. Se viceversa un distrattore
ha una forza cli attrazione molto più alta degli altri vi è il rischio che vi
sia una polarizzazione deJle scelte solo su due alternative.
L'indice di distrattività misura la capacità dei singoli distrattori di far
deviare dalla risposta corretta.
Ovviamente la situazione ideale è quella per cui tutti i distrattori hanno
la stessa frequenza, che indica pari capacità di attrarre risposte.
Per ciascun distrattore può essere calcolato un indice di distrattività, che
in questo caso è auspicabile sia negativo.
69
I
I
AUlevo Punteggio
1 36
2 35
3 32 ~
.....
4 31 ~
~
~
5 30
30
6
~
7 29
8 28
9 27
!
10 26
~
11 24
12 24
fil
~
•\
'
13 I 22 ~
. . ' . 'r' 14 l 21
~
. . ..
·.'_. I ~
15 I 20
-.·.·. 16 II 19
. .. ·, I 17 18
.\~'. ~i
··. ./'=· 18 16
19 15 ~
(I)
20 13 ~
21 12 ~
22 10 ~
~
23 8
24 7
'.~
,.
~
I
'
.,
:,: \:\' '
)'i ,·
Alternative dt risposta A 8 e o
Risposte del·gruppo·di fascia atta "',5 4 o 1
. 3 2 o 2
Risposte del gruppo di fascia m~dia
1 o 5
Risposte del gruppo di fascia bassa 1
I
• La difficoltà del quesito è:
----
(Numero risposte errate) 15
Dr -- --------= - = 0,63
(Numero totale allievi) 24
71
"'I"
I ••;~, •,.
ly. ,
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~:;<';;
.i:~•~1i
:;,~
~)-~
·:.':-?-~
3.2.1. Cosa è una misura ;•.~
·,'N,~
-!~~
Nell'accezione più ampia del tennìne) misurare significa stabilire una '.!P.t
j:'lfi
corrispondenza tra i modi in cui una caratteristica variabile può manife- \\~
i,~;:;
,,.rz-1
s1arsi e i ,·alari (di solito numerici) dì una scala di riferimento. Tali valori,
àetti anche modalità, possono far riferimento a manifestazioni
qualitativamente differenti (ad esempio il colore dei capelli), dando così
luogo ad una scala qualitativ~ oppure a manifestazioni differenti sul piano
quantitat1vo (ad esempio l'altezza espressa in metri), dando luogo ad una
scala quantitativa
Dunque le misure possono essere di diverso tipo e la loro scelta è
determinata dal tipo dì sperimentazione. Le misure possono essere divise ~ -•)~,.
~1t~
in diverse categorie. Ad un estremo vi sono le misure "vere", rappresentate tfc~.r.
per esempio dall'altezza., lunghezza, temperatura. All'altro estremo abbia-
mo le osservazioni "qualitative": sesso, stato civile, colore dei capelli. Tra
questi due estremi ci sono tipi interpiedi di misure, per esempio i giudizi
(Insufficiente, Scarso, Sufficiente, Buono, Ottimo), con i quali possiamo
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i~
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~1~
•~ m
affermare che una "misura" è più grande o più piccola di un'altra, senza -;.__,~
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j
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I regole: _g_e.cideno-cesì-il-modiffu-cui- i numeri, -ass€gnati-~ne-1-proeesso-dì----
I
.=-misll@Zione, corrispondynòalle-proprietà-deglì~oggetti-che _v_engono...mi::..._, V''S,.
~~
]~it: ;: .
tanto più precise qu_a~to più elevata la_ scal~ di misurazi~ne adottata;
quando non è possibile adottare un tipo d1 scala supenore si ri . · soro
· · ~ · p1eghe ,
verso un livello d1 sca1a m1enore. ra
La scala .razionale e quella intervallare sono definite scale .
, . . supeno .
rispetto alla scala ordinale, e questa e supenore nspetto alla no . n
. . . . . I d l ll11na1
Ogni livello di m1suraz10ne supenore mc u e e caratteristiche d' e.
. ~ . • 1quelli
mienon.
La scal~ no~~ale ha il_ minimo di informazione; la scala di ra .
0
ha il massimo d1 mfonnaz10ne. PP rt1
Ciò che differenzia le scale tra di loro è semplicemente la r
. . L . 1 egola ct·1
assegnazione dei numen alle cose. e smgo e scale possiedono e .
stiche proprie che consentono loro di darci specifici tipi cli infonnara~en.
è importante ncor· dare ehe ogm· scaIa conserva tutte le caratteristichaZione·
d 1
j
'j - -Èfond~-;~tale-n'ot _che...quandÒ_a.talLc.ategmie.,,sono~assegnati {içj,
I
.I
numeri, ~ssi non hann~_!!_&!!.ifi.çato _numericor ma _rappresent&PP. l]l_O~i
convenienti di etichettare le informazioni.
~~~~~~-,.r.._.... --:;:.-=- ) ' - - - ~>C":"- ---..•:..-:;.~,1- -~ - ~
o ai maschi adulti
f} alle femmine adulte
e ai bambini
o alle bambine
più importanti o più belli delle femmine adulte, dei bambini e delle bambine:
indica semplicemente che essi sono diversi dagli altri soggetti e che costitu-
iscono una classe con caratteristiche particolari. L'attribuzione di numeri per
identificare le varie categorie nominali, come avviene per individuare i
giocatori nel gioco del calcio, è solamente un artificio ehe non può certamen-
te autorizzare ad elaborare quei numeri come se fossero reali, ad esempio
calcolandone la media.
'
·~:i,,;~~fr \ 'Ò~~
·:•~{m\ ·'·~
·, ,1,Y:~~ /v,
·+~\
....~•, ~1'1'1i1 )ti
I~. ~... .
Ì~ '{!>I
lJ 11\ .I~
§ Al posto dei numeri avremmo potuto utilizzare qualunque altro gruppo
:~ di simboli -sufficientemente diversi tra di loro, ad esempio:
~~;
t·!~ I
'
i,;
t alle femmine adulte !
~ t ai bambini
ft
I alle bambine
'
O ancora, in una serie di dati i maschi potrebbero essere indicati con
O, le femmine con I; la condizione sociale maritale di un individuo po-
'trebbe essere codificato con K se sposato, R ·se single, H se divorziato.
La scala nominale, attraverso l'assegnazione dei valori numerici, ci dà
dunque soltanto informazioni sulruguaglianza o diversità di due eventi o
oggetti: se due oggetti hanno lo stesso numero allora sono uguali; se non
hanno lo stesso numero, sono diversj,_1-.datCn.oJllloaJi..si p_o.s,_spn9.__çjg~$J: ._. .
ficare ma ~?~..R!runprc.,..o~misurare~-- -
_,,..e-~~...,,tf-s-ànao-ra scala nominale di misurazione, noi possiamo dunque asse-
gnare individui ed oggetti a varie categorie e, naturalmente, contar.e i
numeri all'interno di ogni categoria.
.._.La.scala nominale,-in-base--al=di-vers0·numero-e-aHe-earatteristiehe-EiGlle-...
çategorie alla·quale··può~appartener~ il-nostro·date-può..essere..dis_tinto in:
~ccµ~ __4iç9.t.9~ca o=in.,scala~polit_QlajcA:, ___ _, - ~·
L!f..J 0 (3)
3.2.2.1.1 Scala dicotomica '7ì
\..;f..---'
La scala dicotomica è una scala nomìnale_con.,.due-sGli-stati:_ alcuni
esempi sono rappresentati dal ~~_o:Jn~_çh·o femmina! dall'abitudine al
fumo: fumatore, non fumatore; dal risultato di un test di laboratorio
qualitativo: positivo. negativo; dall'effetto di un trattamento: miglioramen-
to, non miglioramento; dall'esito di un esame: superato o non superato.
Le variabili misurabili a livello di scala dicotomica, pur appartenendo
alla classe delle variabili nominali, possono essere trattate statisticamente
con strumenti normalmente non applicabili alle variabili nominali, ma
utilizzati per variabili collocate ad un livello superiore di scala.
J :.i:_ ·.
;ili/::::.·.
7;JJi;_.:
------.;.;
o anche:
! I
@1@I ©© \
o ancora:
I -- l -1=1+\++ 1
Anche in questo ultimo caso vi è l'impossibilità di valutare qua~to sia
grande la-distanza tra"- _n e ~,_.. , e se sia inferiore o superiore alla d1stanza
tra "+" e u++".
3.2.2.2.1 Rango
Il rango è la posizione occupata all'interno di una graduato_ria da un
individuo o da un gruppo di individui in una lista ordinata quantitativa~ebn~el~
E, il numero d'ordine che compete ad una certa moda1·1ta. d" _1~ .
na vana Ibe
0st0
ordinabile (variabile misurabile a liveHo di scala ordinale), c1oe il P e
occupa in una certa graduatoria.
77
Di solito sì dà il rango 1 alla osservazione più picco]~ il rango 2 a quella
immediatamente più grande, ecc.; così per esempio se con un test a scelta
multipla per la valutazione delle abilità matematiche per 6 studenti abbiamo
ottenuto i seguenti punteggi: 37, 40, 21. 36, 32, 15, li possiamo ordinare nel
modo seguente:
punteggio ottenuto 15 21 32 36 37 40
Rango l 2 3 4 5 6
punteggio ottenuto 15 18 29 29 38 40
Rango 1 2 3,5 3,5 5 6
78
La trasformazione in rango comporta una perdita di infonnazione (aspetto
negativo) ma elimin_a anche eventuali condizionamenti della distribuzione
che potrebbero rendere non applicabili alcune analisi statistiche basate
sull'ipotesi che la distribuzione dei dati sia normale (aspetto positivo).
79
, !.
'
SI
W'•liaOi• ./a.ri-1,ttil
...,., v~.--
,.._.. • .,n
t«n ~ lo :.at.lgOfaJI l •Mll •O••
Clt~lltli "°"· ),~,...=- (o 11,a lnll:•v•I ) (o-'. fillPt:I CIIII
ordinate (D '4tt•bli
~abli l\Of\ >ldtn• •}
otdne,lt}
81
·.·_
. ~;~ l.:-} .i.::·, ..... .
}~\;i~ii:{}>:.-_;_.
- -/ S..
,,1,:,.,
: ';~"·"trit~J.~i_agevole individuare il livello dì misura delle variabili,
0t1•• ~~ ~ , ...•\ P ••
83
8 basta sommare i numeri e dividere per il numero delle. materie per
o~rencre il risultato (la media) che è un numero sintetico.
6
8
6
Media: totale di tutti i valori, diviso per il numero dei casi. La si chiama
usualmente anche valore medio.
È possibile utilizzarla con dati misurati con scala ad intervalli o di
rapporti (ossia solo per variabili quantitative)
.,~
,.·
,-,•:.
I Ottimo
i·
..( Indici di Moda
I
Moda Moda, Moda•
..._::
tendenza e Mediana, Mediana,
it centrale Mediana Media Media
~-.
"·
~;. utlllzzablll i
e.o.. ,
'\\
~-:f
~:~~\ &i:~ 85
·.\~;(\~~-
Il
I
i Esempio
I
i Immaginiamo dì avere ì seguenti dati, che indicano le risposte corrette;
;
! una prova strutturata di inglese in una classe (sezione B):
'
37 31 26 22 25 25 28 30 32 40 18 39 19 34 29 36 27 28 25
j Moda= 25.
i
3.2.4. Le misure della dispersione
,fr>·""c-'f'.:,';_'; ·._ • 86
litfL
ed abbiamo calcolato la media delle risposte corrette, ottenendo il valore 28.
Immaginiamo che in un'altra classe di 19 alunni (sezione A) i punteggi siano
stati:
29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29
intermedio.
-•~irffquesi comprende come i valori delle misure di tendenza centrale
danno informazioni solo sull'andamento complessivo della prova; se consi-
derate da sole, infatti, possono condurre anche a fraintendimenti circa la
e distribuzione dei punteggi, ovvero delle prestazioni rilevate. Uno stesso
valore di media può scaturire da situazioni ben diverse!
Per ovviare a tali inconvenienti vengono utilizzati gli indici di dispersio-
ne c~~ _r~ppr~s~~t~ ~..Je variabil~tà o la omogeneità dei valori numerici
rilevati.
;..,:.-·-....!:"":-" f ~
.
-
~~
~ -- "--'-'--'=· ~- - - · = .,,__
Un primo indice. di dispersìonx -
..J rn1mresentato
-~ . dal range, o c_r:imp.o di ~
87
valori sono più J.onzani dalla media, più sparsi, più vaòabili. La deviazione
standard è uguale a zero quando tutti i valori osservaù sono uguali alla
media; in questo caso non vi è alcuna dispersione intorno al_la ~ed~a.
La deviazione standard, oltre a dare indicazioni sulla reale d1stnbuz1?n~
di una serie di dati, come vedremo, rappresenta !!Jl_ _a.rametto_su _cm s1
basano mo · de· 'teridi.sWtdar.òjzz.a~dei punteggi grezzi diuiitest "•
- Ma come si calcola la deviazione standard?
1) Si calcola per cì~s':.un d~to ~ scart~lto aJla-In.~ (lo "scarto
rispetto alla media e )a differenza tra d smgolo dato e laìneruar.--
2)-Si ele,.1&-=eia5el:!fte 3Cl1ttv 'a.I quafilafo. - - - - - -- -
3) ...5.i..s.."""o=
mrn
= an 1. .G:gt;.::1....;_
::.:.o:::;...:;:tu=fii--m=- s~cartr'e aÙ-~~_g_ua~ato e si ,~ç..J...ale..somma-
~· ·~ 1e=--v-=:.=
_p~r jl numero di casi. o Q ~ \. . ~i..
-
4) Si calcol_a la radice quadrata del valore così ottenuto.
Esempio
Riprendiamo i punteggi ottenu~ al test dì inglese nelle tre sezioni e
organizziamo i d_ati per calcolare la deviazione standard nei tre casi.
Per ciascu~a ~ezione nella prima colo_nna inseriamo il numero di rispo-
ste corrette di ciascun alunno; nena seconda inseriamo gli scarti dalla
~ e:li~ gui!)di $1~ artì al _quaafato. Sommiamo gli scaru afquadrato,
dividiamo per il numero d1 alunm è facciamone la radice quadrata. ed
otteniamo la deviazione standard per le tre sezioni, rispettivamente pari a
o. 6,10 e 10.44.
S.Z.B 1 ,.-; ac;an1 a1 Sez. C ocalli ecarti a1
Il•.-., loUlldralO <.....cli&\ ~
'29 o o 18 ·11 121 19 -10 100
29 o o 19 -10 100 -10 100
29 o o 22 •7 49 19 -10 100
29 o o 25 19 -10 100
29 o o 26 --4 16 19 -10 100
29 o o 25 -4 18 19 -10 100
29 o o 26 -3 9 19 -10 100
29 o o 27 -2 4 19 -10 100
29 o o 2a ·1 1 19 ·10 100
29 o o 21 ·1 1 20 .9 81
29 o o 29 o o 40 11 t21
29 o o 30 1 1 121
29 o o 31 2 4 1\ 121
29 o o 32 3 9 40 \1
II 29
29
29
o
o
o
o
o
o
o
o
o
o
34
36
37
39
40
S
7
10
11·
26
49
100
,·121
40
40
40
40
40
1\
11
11
11
\1
IOIMlll
deQll
121
12.1
121
121
121
2070
ICalllel
IQ~
88 I, '' \ '
r·
'
,.... r , I
..J.J
I I
\ .
Delle tre sezioni la prima (sez. A) è quella totalmente omogenea,
1
seconda (sez. B) meno dispersa e la terza (sez. C) la più disperna. a
L'operazione di calcolo della deviazione standard è assolutament
agevole e immediata con un foglio elettronico come Excel: per calcolar:
la deviazione standard, basta selezionare i dati -oo~ tilizi àre la funzione
DEV.ST.POP.
Livello di Scala \
Esempi \
Nominale
Giudizi:
I Ordinale
Giudizi:
Ad Intervalli
Voto
Di rapporti
Numero
Approvato· Insufficiente, di diploma di risposte
\ non approvato Scarso, corrette ad un \
Sufficiente, ~~tt~·· test di profitto
I
~;:.' .
I Buono,
Ottimo
J
Indici di Squilibrio, Squilibrio, Come scala II Come scala I
dispersione Entropia Entropia, precedente + precedente +
utllizzabllì Gamma
(campo di
Devianza,
Varianza.
I Coefficiente
dì variazione
vari.azione), I
deviazione \
I Gamma
interdacilìca,
Gamma
standard
(scarto
quadratico
interquartlica, medio)
Indice di Leti
- - J
89
-iitt~~~:)·.- ·
.,,. -,~\~:-~~1~.;_
;J.~j~~licazioni valubttive e didattiche delle misure di tendenza
.~i!1de e di dispersione
c.,-;...-., \
-:.~:;~r--_;\
i~:&tér calcolato per una serie di punteggi ottenuti in una prova gli
[Jrfdi-tendenza centrale (media, moda e mediana) e di dispersione
~bne standard e coefficiente di-variazione), è possibile fare alcune
i~tazioni dì tipo valutativo-didattico suJl'JtOfÌl!fil.e nlQ.J:lrjJ;t~
~iirimo
_:;L~ co1!IT9_!1tO_po ~~tle è tra il massimo p~gio_tçpr~cp_~~-!1<!
>(Wa:è Ja media dei punteggi del g~ vì è grande d1fferenza
-,:} ~~stivalori, possiamo ~~rreth~~gii obi~ttivi ~id~ttic~ che sì in~en-
·lvi:verificare con quella prova non sono stati raggmnt1, o m alternativa,
~l'a.prova utilizzata non era valida per verificarli.
±'l$e si va a ..confrontare il valore della media dei punteggi ottenuti C.Q!!_
: :--,· edian~ tremo -s ere_se a - agg1or parte degli studenti hanno
·dluto ìtrote 0 ~ superiori, Ìnfenori o parìaquèllo ttredia-;-E>unque-'se:
-~ ella meilia'antfilétic~~erto e a-q_ ~[~~J:!!.l!lçgi~na~vuol
~#:?dire che .la_m~r e-
e~E_gl!:S~en'ffTalmeno la metà più uno) ha
)',;iottenu unteggio inferiore a que lo medio e quindi solo un resiiiuo
z.J {gruppo di studenti lia raggiunto g ìcffiièrfìvf11rogrammati. ·si potrebbe
;Jf:.:: in questo caso pensare ad un recupero curriculare, duran.te il normale
·. .___.. :-:·
;;-~. orario di lezione;
·- . .. . f1) • il valore della media aritmetica è inferiore a quello della mediana: vuol
~ .1:.·::;~
.. :~. -:--
. ~ _:.: ;..
. .--~
1:l -dire che almeno la metà più uno degli studenti ha ottenuto punteggi
'ori_del valore medio e quindi so 6 un gtuppOffitnonlàW'"di--stu-
(
-- ~-
,-
}/ ·;cs. denti ha ottenuto punteggi molto bassi Si potrebbe in questo casq pensare
ad n-inter-v-ento-di.J:ecu ero mirato anche fuori dall'orarioscolastico;
~ -il valore-della medi~-e quello deila -~ aso~~iI: vu7;1 dire -che
la metà degl( ~-t.6'1'\:fflteggi,.maggiori-del valore medio.
la ffie tf minori; per prenderedeéis1onT7Hciatffc1ìe motivate occorre ve-
-tifj~ · ·-·.. --
se,e-tsione dei Ull!~j.__,,, ---•-.._,..~"'='=~··--~
90
variabili; se Ja deviazione standard è uguale a zero tutti i valori osservati
SQJ.lO.Ug~~T;Trt questo caso non vi è a cuna d~.;;fone intorno alla media.
Vediamo che indicazioni didattie ·e possono sca ta"'"letmra-del
coefficiente di variazione...s~Jcolato su una prova oggettiva somministrata
in..urnr"C asse: quando t1 valore del coefficiente di _variazione__ è inferiore
a 1O aJJora )e misure ottenute sono sostanzialmente (?mogenee, e quindi
poJsiamo,dedurre che anche la classe di studenti è omogenea; quando il
valore supera jl valore di 20 aJJora ciò indica una n9tevole eterogeneità
nelle misure e di conseguenza anche nella classe. Va ricordato eh~
di v~lore--dekoefficiente di variazione possono essersi verificate due
-~f!.l~oni-differenti;
• .,,meè:ia~dei-p.unteggLalta,. e con forte dispersion~ ossia alta deviazione
standard.~✓ -----=----.
=- · - ----
• _;,;;edi;_~d~Lp~ g~
0
e con dispersione ridotta ossia bassa devia-
zione standard.
caso
, .~..n::,::-~~J:.."W,.,,~• -'=l:,z;-
I
i 91
)
I
..
------- --- ----- --
~ todo d i confronto u,lli:.zabHe con dati misurab\\'
-~------- -
------
.,'Ì'
__..
Esempio
Se un punteggio occupa il-36° posto in una distribuzione di 45 punteggi,
quale posizione occuperà in una distribuzione di 100 punteggi?
~.r.t:•: ,-;:P'';
.t·.~·1,. f :.c
-:·th~, i'At~\
93
~~;", ))\_. ..
..·!,~~: ~~!;
)°;,\\~,., ~~ ··,
::;;• .., •,ht.\
Vediamo un esempio:
È relativamente più alto un uomo alto 185 cm o una donna alta 176
cm?
Se le medie e le deviazioni standard delle altezze di uomini e donne
italiane sono:
i
i Uo~ini: media = 173 cm~ deviazione standard = 6 cm
Donne: media = f6{) èm;
deviazione standard = 4 _cm
I
r
I
standard. · ------- ~--~ -,..,.,..,,,~
Infatti i punti z rispondono sostanzialmente alla domanda: «Quante
deviazioni standard posso misurare fra il valore x e la media di questa
distribuzione?».
J Se usiamo 1a deviazione standard come nuova unità di misura ed
I
I
nel sistema relazionale numerico della distribuzione di partenza ma ci
fornisce molte informazioni in più. I JlUnti z. tramitej l segrm, ..fLQanno
i informazioni sul fatto che un elmo-valore-sia- inferiore (segno-) o su-
I
1 periore alla ~ !a..(segno +), e su quanto il valore si discosti dalia medià'.
Infatti se z è vicino aiio zero il voto ~rezw" CleJlosfuaenteèv 1Ciìì'OaUa
media della classe. .
I nuovirumJ:~ggumndardizzati infatti assumono valori positivi qua~do
i~ gjo grezzo è su eriore -~ ~ re me 10, negat1v1 guan o il pun-
teggio grezzo è inferiore alla media del_~E,PO, _nulli quando i punteggi
grezzi coincidono CO n siJl1 at(f 'ineaw . '.·
·-----~--- ---·-
94
Inoltre,. con tale nuova unità di misura possiamo confrontare fra loro
i valori provenienti da distribuzioni diverse.
l1 !~'!..~~ggio~ ta è definito dal,!utl~~e:
Esempio: . . .
L'alunno Tizio è stato sottopostq a due differentt test dt conoscenza,
uno di inglese, l'altro di matematica. I due test avevano un numero aif-
ferente di domande, ed egli ha ottenuto i due risultati:
TEST DI INGLESE= 30
TEST DI MATEMATICA= 70.
È impossibile confrontare direttamente i due risultati. Se però trasformo
i due valori in punti z, e conosco media e deviazione standard di tutti i
risultati degli studenti nei due test, il confronto è assolutamente agevole:
li
·... ~!.;
Ve_rifichiamo immediatamente che:
: ;1 • Entrambi i punteggi sono .buoni (poiché superiori alla media).
/I
,, ,;
• -Ilj ,untèggi<t ottènuTòaitest di matematica è migliore (1 è maggiore di
0,67)':" . .., -- . -. <· -,.,.,,.,..,_,,,.,,..~ -- - - -
ti
:_: re
,t 3.2.6.2.2. ~ punti L, punti T/ unti Stafive, Sten e Stanlne N o fJ f' ' f:Ar-f'o
.-: ~
I punti zeta sono spesso; oco comprensibili per gli alunni in quanto
la s~la z present~ l'incoo/.eniente dì dare valori negativi per punteggi
grezzi sotto la media e va) ,•ri numerici con decimali. Per tale motivo spesso
si preferisce l'utilizzo ,,d1 altre scale:
la scala L / '
,?~~\f::~:t.•.•· \ ~ la scala T /,.
.~1:~1~r ~i
: \1,ml\~•~: JJ;_\
~ •'0.i• '~
,\")~ ~ \e"·,•. f,? la scala Stanine ffu.edia 5t deviazione standard 1.96).
Il passaggio dalla scala z alle altre scale avviene mediante una trasfor-
Ili
't'•.\'-',•.\·ç .·, , ',·,:.
.·,•t/~)\
\\:{;/i0,:_:, _.j,.•.
95
/
I / . a e b rappresen t ano
bz:l' dove Je coytant1
maz:ione del tipo nuova_scaJa = a +_
rispettivamente la media e ]a dev1az1one standard de1la nuova scala.
I ,·
La scala dei punti L è centrata su 6 (anzi9hé su O) e I umtà ct·1 misura
·
è 1,5 (anziché 1); ciò corrisponde ad una 7
t slazione di 6 e dilatazione di
1,5 dei punti z.
Essi evitano lo svantaggio psicologio/. di assegnare punti negativi e
facilitano i confronti; così un punteg~ir Tdìst~nte + I deviazione stand~d
daHa media equivale ad un punteggio L di 7,5, mentre un puntegg10
distante -1 deviazione standard da11;/ media equivale ad un punteggio L
di 4,5. ; ..
La formula da usare per calcolare il punteggio nella scala L, se è noto
il punteggio Z è: /
I 6. + 1.5 . ,
·,,.,
~ .,_. :
'• ili:-'·
dalla media equivalé ad un punteggio T di 40.
La formula da dsare per calcolare i1 punteggio nella scala T, se è noto
il punteggio Z è/
I
/ r~so+IO · z
Sulle ~te_s/ e_ consid_erazioni_ si basano altri tipi di punteggi, come gli
s~ve_, gli sJ~me e gli sten. S1 tratta di punteggi standardizzati su 5(five),
9(mneJ o 3/1 ~O(te~) livelli. ~%\1. ,,:
:,,":[;'·.
Il van!,à~gm d1 una scala con un numero dispari di livelli (ad es. ~~§;i
~~~:
stafive) èld1 a_vere una classe centrale media, mentre il vantaggio di scale
come 1 . stanme o la sten è di avvicinarsi alla classica scala dei voti
scolas c1.
P r 1a scala stanine si ha:
Stanine = 5 + 1,96 • z
I::,>;ff"-i,
itt
.~~,r;:
.\ -~·.':.;'
•tt,V>·{
v~g
itt
·->~ :'
~C\·
...,J.~',:,.
~,·.
'--'-==------ :;
'.:a.
3.2.6.2.3. I punti e di Guilford A){)~ ~l FA1'%i /
Esiste un 'ultima scala, proposta daJJo psicologo americano GuiJforc
che ricodifica i punteggi standard in undici categorie da O a .J estrerr. o:
inclusi, che aJJo stesso tempo ha i] vantaggio di una scala con Jn numeri
dispari di liveHi_ e qui_ndi c_on u~ li_v~llo centrale (pari a a 5)/ e di esseri
vicina aJla class1ficaz1one m decmu m uso a nelle scuole. La tabeJJa chi
segue indica gli undici ~iv_elli con riferimento ai punti Z, /ci abbina urn
possibile proposta descntt1va verbale.
Da -2,25 a-1,75
I 1 I scadente
l
Da -1,75 a-1,25 2 I molto scarso i
I
I
· 3.2.6.2.4. La curva normale,-,
J ,
Abbiamo vist(? nel capitolo 2 che la distribuzione dei dati tra le modalità
di una variabile si chiama distribuzione di frequenza; essa non è altro che il
risultato della classificazione deJle unità del collettivo secondo le modalità
di una variabile.
Se ad esempio abbiamo una popolazione di 35 studenti che hanno ottenuto
ad un test di ammissione all'università i seguenti punteggi:
Punteggio 65 66 67 68 ! 69 [ 10 11 72 73 74 75 76 l 77
Numero
studenti o oI 2 3 4 s 6 s 4 2 o I J. o
97
• ~ ~_.1_.r o):c u · t \: ·:: '«.. l :__} , ~ · - ). ) " ~
\ \. • ,.... jt. ...
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~lii 4 _-;t.~~i
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I •E //lj
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nn
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I
o
65 66 67 sa 69 10 11 12 73 74 75 76 n 78 19 ·· 80
Punteggio Test
I I \ I -.. - ,..,. ,., G. ~ ,,..::;'I • r- j_./_
..., .,_),-_"),.._) ",G '--'I l ~ ' ' f L l, t,\ ::,,.'i". I.
.f ' 'À • '../ L.,..,
i
I
, Notiamo che i casi di studenti con risultati buonissimi sono rari, così
j pure quelli studenti con risultati scadenti, mentre sono relativamente
'
I
! numerosi i casi di allievi che si situano attorno alla media (che nell'esempio
1
i
è uguale a 72)
Una simile distribuzione, anche se in
modo imperfetto dal momento che si
I
j riferisce a dati empirici, è molto vicina
! a quella che gli statistici definiscono
i
distribuzione normale, quella deJJa clas-
sica curva di Gauss2,-in..c.uj il punteggio
più frequente (la moda) corrisponde al
punteggio medio (media) ed il numero di
studenti che sono al di sotto della media
(= moda) è pari al numero di studenti al
di sopra. Ciò significa che media, rno.dJl
- .e m.e,diana coincidono nella distribuzione
--- - --
normale o di G auss.
98
(V
N
e:
Q)
::,
CT
Cl>
~
99
sponde .::r.ll'asse di simmetria della cun a e definisce Ja posizione, sull'asse
1
delle ascisse, della curva stessa. Cambiando la media la curva trasla lungo
l'asse x.
La deviazione standard corri-
sponde alla distanza tra la media ! flesso ;'
e il punto di flesso della curva ----· - . - ---1
( dove la concavità della curva,
prima rivolta verso il basso, di-
venta rivolta verso l'alto) e deter- g _. ___Q
mina lo schiacciamento e la con-
seguente dispersione, ossia I' am-
piezza della curva stessa.
I A-- ···--·-·· .
I
'
i' /. M.idlcl uguaM,
!
i
I
I
I
f
I
!
·;
j
i
I
I
·--··-·--··--·.,
I~
~ , 11arml
I
..:.•.. ·... . .
.....' : ·.
lfl\]b.;_ .
3.2.6.2.5. La distribuzione pentenaria
I
I
Uno dei problemi che si presenta dopo una misurazione (ad esempi
compiuta con una prova oggeniva, e dopo aver ottenuto i punteggi gr~
è quello di trasformare i punteggi in giudit i di merito. 1
Nei paesi anglosassoni si usa un siste~ a di valutazione a cinque (da
cui distribuzione pentenaria) fasce princi~ali (ABCDE, oppure ABCDt:\
/ l ).
j
• la classe C include;i punteggi che sono
nell'intervallo /
{/ 3 )
e minori di ~ x + cr
2
I ..
• ]a e lasse A/ tutti 1
. ..
punteggi supenon a
/
• la classe J) tutti i punteggi minori di
e mag~ ~ri di ( X - ~ 0
)
IJ
•:tfil~
.":1~lt
I
I
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102
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ti~·~•\
. ,1,'·,)f',
::JJ.-! '
• all'intervallo ( X - ; ; X + : ) una probabilità di ci~sa il 38%;
.
• a ciascuno deg 11. mterva
. 111. ( x + -a ; x_ + -3
2 2
0) e
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x - - 3 o ; x_ - -o )
2 2
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II 11
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-f"",..,.,- ....,--
\! &S 66 €i 6è eG 10 ,1 n n r• ,5 76 n 7i ,si so
i Plhlt fflCI 'Tt tf
L
Dunque non va più acquisito come dato certo che la proposta didattica
sia in ogni caso valida perché elaborata con riferimento a un modello di
allievo rappresentativo di caratteristiche "centrali" della distribuzione ma
tale validità va sottoposta a verifica in relazione alle caratteristiche effettive
degli allievi.
I I
~ - Il foglio elettronico
..;:•,'
,~-t...
;.
i~,
•
;.\\ i,·,
{:;.\
t,:·
~·!
:;{ .
r.~
t=
~,·'
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105
-
·la bari·a
·t· di
_n~ormattazione,
~,.,.11~ - - che consente di modìfi
- •--.. __i~are la stn1ttura dei· dati.
.u1sen 1~n ~-«:s-- - - .
I
,· .·,.·
~-~~---:.:·:•..•:·":··-•~:-:·.·:;~'.:. ~?:,.._f\~~--\_·+{ J;{J;:! t~•:m;:1:~:~J~f:~.)'.;~/;~\~>-~ f',Lii;\'·~:·} {A>:)
--=---~É..OT:a_d.J4la./Qrynul~...ch~ visu~lizza la formula contenuta in una cella (se
non v1 sono fo~ule 1 dati stess1) nonché l'indirizzo della cella stessa:
.:::l ·,--•· · I
.,.i...... - ...- ... -.- ....--.. -• .
.. \ ~:;., : • .:i=SOMMA.(03:G.C)
- -.,-~-,,
/':
~.~ 1"5-
i~~i~.. ~- -1.f
• I : •.
'
i
J
I
Lo ~tesso discorso vale per l'altezza delle . . .
e scegliere Fonnato- Riga- Altezza. .. nghe. basta selezionare la riga i
I
§~1, . ;Jòi~v;~WJ0'1f~1~~ f!l~<~~;~:;;S'~ !
i
I
I
I
'
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i'
i
!
I
per ottenere 1a finestra di dialogo: I
l
I
i
i
'·
{ijJ;i:
i
I
. . . . . "
. _:, i
·,f.\"; ...._
Da questa scheda è possibile assegnare un formato particolare ai dati numerici:
• Generale: è iJ formato di default per i dati numerici e non corrisponde ad un f
~~~; ~~
• Numero: consente la visualizzazione generale dei numeri e di specificare il n
cifre decimali, nonché il tipo di visualizzazione per i numeri negativi; urncrodi
)fO • Valuta: mene a disposizione una vasta gamma di simboli per la visualin-:.-.·
formati. va Iutan. genenc1;
.. -ione d'1
1; i
Diminusce
me decimali
A'lZnenta
decimeli
111.
3.3.3.2. Allineamento ed orientamento testo
È possibile anche scegliere il tipo di allineamento l'orientament d
. 11· , oe
effettuare alcum contro 1 sul testo mediante la scheda Fonnato-Celle-
Allineamento:
.
·~·.: ..
·•. .....~; .
---=~
·. -~ ~-=
~\ti\ .
L'allineamento verticale consente quattro scelte:
• In alto: posiziona i dati superionnente neIJa cella;
• In basso: posiziona i dati inferionnente nella ceIIa;
• Al centro: posiziona i dati centralmente neJla cella;
• Giustifica: nel caso del ritorno a capo o quando gli elementi sono orientati
verticalmente, consente sempre di occupare pienamente Io spazio deJJa
cella allargando la distanza fra le righe o Ie parole.
Abilitando le caselle di spunta del Controllo testo è possibile ottenere il
ritorno a capo del testo, adattarlo riducendone le dimensioni in base alla
larghezza della cella, unire più celJe (precedentemente selezionate) facendo-
le diventare una sola.
Infine con l'orientamento è possibile scrivere verticalmente o in diago-
nale assegnando un valore in gradi all'angolo di rotazione del testo.
3.3.3.3. Carattere
Consente di definire le formattazioni di carattere: dimensione, stile, tipo
di carattere, sottolineatura, colore e gli effetti barrato, apice e pedice.
Questo tipo di formattazione può essere applicata all'intero contenuto
delle celle o a parte di esse facendo doppio clic sulla cella e selezionando la
porzione di testo.
Il 1
3.3.3.4. Bordo delle celle
~:~i,~t,p, .
Di seguito sono riportati un elenco di possibili operatori utilizzab·i· .
. • I 1 Jn
----
formule e funz1om:
II
~
Simboli
+ I
Tipo di operazione
Addizione
Esempio
=7+9
RlsuJ===l
16
l ·-
- ~ Sottrazione =9-2 7 _ ,I
• !
=5*6
I
I Prodotto
Divisione
-
=30/5
--306 --
- Elevamento a potenza -4,..2
I\
i
16
& Concatenazione di testo -02&" "&FS lng. Verdi
= Uguale =A3=B6 Vero/Falso
...,___
< Minore =C6<C8 Vero/Falso
<= Minore o uguale I =D4<=C5 Vero/Falso
> Maggiore =F7>P9 Vero/Falso
- II
>= Maggiore o uguale =A2>=A3 Vero/Falso
- I
<>
I Diverso !
i
=D5<>A6 Vero/Falso
Xl
-~~
---
_____,
.}~?
. ":~,t~
,.- · $C$ 7 anche copiandola in un 'altra cella essa rimarrà invariata . ~;:.j;'::
6
:::$~$ +d s;rnpre Io stesso risultato.
O
resutuerl abbiamo tre tipi di riferimenti:
, :;i~·:~~~
Punto ·
:;
~,
~le' se vogliamo
In geoei.. .
individuare: scnveremo:
\ }1
La cella posta nella colonna D e nella riga 12
.. l~
D12
.
I
~ tervaUo di celle della colonna B compreso tra le righe 20 e 30 B20:B30
L'intervallo di celle della riga 14 comoreso tra le colonne C ed F Cl4:F14
Tutte )e celle della riga 7 7:7
~
Iriferimenti possono essere estesi anche ad altri fogli della stessa cartella
di lavoro e persino a diverse cartelle di lavoro.
Un riferimento ad un altro foglio di lavoro (per esempio la cella AS del
foglio2) si esprime come =Foglio2~a5.
·~"
3.3.5. Funzioni.
I-;~:
...Jlnuun-ziene-è-;ma--foi:mula~pr.edefinita--che riceve in input uno o più
~alori, detti argomenti, li elabora e produce come risultato uno o più valori
moutput.
La sintassi da inserire nella cella è: =Funzione(argomento I; argomen-
j-::\~
-'}~
102; ..... argomentoN). .
d ~~l~zare.tutte-le-funz-ieni-dispenibili-in-Excel senza doverne ricor-
trare la sintassi si..utilizzaJlmenùJn.s.e.d~ill.IJlJn.it~.iLcomando~.FunzlQne. Si
·i;
-}i
d~J~an? tutt~ le funzioni disponibili divise in categorie e con indicazione
~
asintassi, oltre ad una breve spiegazio~.
114 :-;~\-
l
)i(
,_,,
-~~!:,·
Incolfa funzione i4 E!
'.
115 '·-·
.... ... '
l 'I •
·.. ,
j
3 .3 .s.1. Funzioni statistiche
~.....A~o_.la..fiu:1.;ìone_m edìa fa )arte delle " · n · - tistiche"
P:-~ ._1est1tu1sce a m -~a an me 1ca egh argomenti. a
- -Smtass-1-e :---
l\1EOÌA(nttm l ; num~.. .. . -
... JisemµTo.:...su ~ìn.t½D~aJlo__cti celle da Al .ad.A5 contiene i-numeri 10 1 7, 9,
2! e 2_ se nell.a,.,cellaC2 sm;vo; -+-MEDJA~AJ ~.AS)J_ .
_Y.l.Sllilhzze...--0-iJ~~e,-il-+l-_- -
/ Oltre la m~dù 1a1itmetica sono presenti in Excel le funzioni statistiche:
; ~ -I EDI 4NA Restituisce la mediana dei numeri specificati.
i MODA Restituisce la moda dei numeri specificati.
DEV.ST.POP R~tituisce la deviazio~ standard dei numeri specificati .
....... - ,
2° esempio
Si supponga ora di voler assegnare una lettera a seconda de] puntegg,iC1
ottenuto in un test e immesso nella casella B4, secondo la se.guente t.2.\:o!~\la:
U7
--=-~
--:·-=--
----=---
? ~ -e-,
~
:;
_..:::--
..!;-•-.I
--
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/) , I.i_)~-
\..I n
s ~
L i
e---.:-, - ' l''i ..
'<'\__. , 7 ---
e , (__ A
l •
)' )
.
- ') u - -
1 ! ).' / / -- - Qr.dinar.e~i•-d-a ti--
:· / J.3•~ consente di ordinare i dati ~ei fogli di lavoro con molta facilità.
Exce . . bisogno di prestare attenZJone alla sequenza con cui si inserisco~
. .viequesti devono essere 1n
Non · ord me ' a 1~
1abetico · o di date o numerico;
no 1 datl serii inseriti e' m
· f;atti· posst·b1·1e sistemar
· 11· ·m ordine crescente 0
dopo ave
d rescente.
e\e vogliamo ordinare sol~?-°.a colonna, la sel~zioniamo e clicchiam5> l!-11
rdinamento crescente:Jl o quello Ordmamento decrescenU.~ J!i ,
O''
tasto 1,arra degli strumenti· S tan dard , a secon_. d a d I· quale s1a Il nostro~copo;
i:.,.~
II
ru
.de aediatamente Ia coIonna assumerà I' ord'me 1n . d'1cato, e h e per ti
A alla z o viceversa, per i numeri dal più picco1o al più grande o
v;ce:ersa, per le date ~alla più lontana alla più :ecente o vi~eversa.
. testo è
J.3.7, I grafici
-mJ d~ti_rli~
?_oa renderh
?g# o .~i
l~~~p~.s~~~ç-.e~s~re~r,~_ppr.~s:e~_~ ti:~t~92~~.S.D~~, in_
pm ~c1i1an, s1gn1ficahv1 ·e semphc1 da interpretare. È
~=~ile~~~~~'! g!~!iço incorporato come oggetto su un foglio di lavoro
op O ~1 vuole visualizzare il grafico assieme ai dati che lo hanno generato.
qu:~e 81 _può ~reare un grafico come foglio distinto in una cartella di lavoro
asso .0 51 desidera visualizzare il grafico separatamente dai dati ai quali è
c1ato.
r------------------- --------..s~--l ~
J :. -: :~ - --
' ::;:_.,.,,_ -, ,. . .:_ . '-.,-;p,,. -' . ,·
-..;:--;,, f- ~
.
~
Il modo più comodo per creare un grafico nel foglio di lavoro_ è ~ti!izzar.e ·- ,1;
jl ulsante autocoro osizione rafico della .b~rra e · enti -• _ .i_ ,-P~ ~ ·--
~~~qro!rul.9 ~ Q _dc!l mem))nsedsci,_dopo aver selezionato l'intervallo dt
celle interessato. .
Quando si costruisce un grafico, i valori di ogni riga o colonna del foglio
di lavoro diventano una serie di dati.
Dopo aver selezionato i dati che si desidera visualiz~e si clicca
sull'icona Autocomposizione Grafico; compare la finestra qm raffigurata !.~'
• Scelta del tipo di grafico: viene presentata tutta la serie di grafici 2D e 3D.
Cliccando e tenendo premuto il tasto del mouse sul pulsante "Tenere
premuto per visualizzare un esempio',. si visualizza la scelta fatta; Excel
permette di realizzare vari tipi di grafici, ognuno dei quali può mettere in
evidenza diverse caratteristiche dei dati: grafici a linee, a istogrammi, a
torte etc ..
• Conferma dell'intervallo dei dati della tabella;
• Scrittura dei titoli del grafico, degli assi, aggiunta della legenda.
• Scelta della posizione del grafico: possiamo inserire il grafico nel foglio di
lavoro (o altro foglio) oppure creare un nuovo foglio grafico.
119
-=--~ "7 Ci~ =i-,"-à'"lz m::ategns'"ia è legenda. Se l'insieme da rappresen-
~-= ------:i - .. _,.:è ~~ ~ -~ ·~:zl~ Excd genera delle intestazioni automatiche.
-~ ::--;:~ ~ ~~:::b¾ ~~ il gr-i_fico nel fogllo di laYoro che contiene
: -=;;u ~:--'?- C cr--;::srio 53 OL roglio ~~-
t:_ e::-= r-~ :! ~ dl:o è collegato ai da~ di oriQ:Ìne e sarà ae:e:iornato
--. - - ►-"" P-=5-;:;- 0llf'li'""'"r- ~ Cç di ,ariazione. - -
::é~ C"!z
A
2-~~ ~ - fil ù - l :ffif' d:a sinistra 2 cL-"'Str"C::
- •
33.S. Stampa
--.Y:;:r ~ e il nmtro.;ogj~ ~ ~ela_p~~
éu ~ -il.lavoro. ·--
Dal ~ i l e ~im10 il-romando Jmpost.,a']Td#fta e visualizziamo la
- -
!,1..ra crJnJpr.JSta cta
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quattro ~ r/-✓ ~
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121)
3.3.8.2:--~1argini:p.errnette di delineare i margini della pagina, dell 'intesta-
zione e del pie ~di pagina, oltre che centrare la stampa nel foglio.
121
I
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3.4. Uso del foglio elettronico per il calcolo auto~atico dei punti z, dei
punti T, dei punti L e della scala pentenana.
1) Inseriamo i dati: .. I
Inseriamo nella prima colonna i dati contenenti il nome della e asse e
il nome degli alunni. . · . Il al
Si digiti nella casella Al: Cl~sse 3•~ e m A3: AL~l, ne e tre
celle da A4 ad A22 i nomi degh alunm della classe 3 B,
123
-1
-e~_i;_?_ce_l_la-----+----:1_!_ì;_:__~_:_\_a_2_2)_ _~
1
t -N
1-
B28 =MAX(B4:B22} -1
B29 -:MODA(B4:B22) !
B30 =MEDIANA(B4:B22) :
~ - - -- --'-------~----J
Posizioniamoci ora in in C4 e scriviamo la formula dei Punti Z: La
sintassi è la seguente: =(B4-$B$25)/$B$26.
Copiamo la formula nelle rimanenti celle della colonna procedendo così:
• Posizioniamoci sulla cella che contiene la fonnula che vogliamo copiare
(nel nostro caso in C4).
• Spostiamo il mouse sull'angolo in basso deHa ceJla finché non diventa
una croce, poi con il pulsante sinistro del mouse selezioniamo (trasci-
niamo) le celle dove andiamo a copiare la formula. Nel nostro caso da
"'-
C4 a C22.
Posizioruamoci ora in in D4 e scriviamo la formula dei Punti T: La
sintassi è la seguente: =50 + I 0*C4.
Copiamo la formula nelle rimanenti celle della colonna procedendo
come prima posizionandoci in D4 e trascinando sulle celJe da :Ò4 a D22.
Analogamente procediamo per i punti L, posizionandoci in E4, scri-
vendo la formula: =6+1,5*C4 e poi copiandola -nelle celle da E5 a E22.
Per la classificazione secondo la scala pentenaria si procede così:
NeHe celle da D26 a D30 digitiamo rispettivamente E, D, C, B, ed A.
Nelle celle da E 26 a E30 trascriviamo:
Nelle celle da H26 a K.30 trascriviamo le formule come indicato qui sotto:
minore di =127
da =SB$25-SB$26/2 a =128
da =$B$25+$B$26!2 a =129
'---
da =I28+$B$26 a =130
maggiore di =129+$B$26 l
Jnfine, nella cella F4 scnv1amo l'istruzione condizionale (si veda il
paragrafo 3.3.5.2):
'I
t
\'.
125
)
I
J
I
Capitolo quarto* I
'I
Studio di caso I
!
I!
Ciò che dobbiamo imparare a fare, ,I
lo impariamo facendolo. ·/
,;
Mcx80vtaç ,wtclv. -rama notouvn:ç µ(lV8BvoµEV_ I
I
127
Le classi considerate appartengono ad un Istituto Secondario di Il grado
ad indirizzo tecnico, sono femminili e caratterizzate da studentesse abba-
stanza motivate allo studio e con grandi aspettative da parte delle famiglie.
Ciò le rende particolarmente attratte da una visione piuttosto tradizionale
del voto ed inclini ad assolutizzarne il valore, con ricadute notevoli sul
livello dì autostima e di considerazione dì sé.
In questo contesto, è sembrato che una riconsiderazione critica della
valutazione e l'utilizzo di strumenti di autovalutazione potessero costituire:
• per la classe, un'occasione di ripensamento e di crescita ed un mezzo
per acquisire informazioni qualitative e quantitative sull'apprendimento
collettivo ed individuale e, contemporaneamente, sull'efficacia del pro-
cesso educativo;
• per il singolo, uno strumento per migliorare la capacità di distribuire
efficacemente i propri sforzi mentali, di pianificare, monitorare,
sovrintendere, orchestrare e controllare il proprio apprendimento.
Un'altra considerazione a supporto della scelta del progetto è stata
l'osservazione di quanto ampio fosse lo spazio offerto al tema de1la va-
lutazione, sia nell'ambito del Regolamento Scolastico (art. 2 comma 3
"Trasparenza della valutazione"), sia nell'ambito del Piano dell'Offerta
Formativa (P .O .F. ), relativamente al1 'esplicitazione dei criteri di.valutazio-
ne generale da adottare nei confronti dei ragazzi nonché alle modalità con
cui i criteri più specifici devono essere ela~oratì dai singoli Consigli di
classe e dai docenti, sia nell'ambito della Programmazione didattica dì
questi ultimi.
Questa analisi, unita alla consapevolezza che la capacità di usare gli
strumenti di valutazione e di sviluppare negli studenti la compete~
autovalutativa costituisca un tratto importante del profilo professionale
dell'insegnante è all'origine delJa scelta del progetto. Il tema scelto per
_,, l'intervento verte pertanto sull'analisi di alcune tipologie di prove di verifica
g~ di matematica e la conseguente valutazione delle abilità e competenze dei
71\ singoli alunni e della classe.
~ i
~
.,..:~,
1 4.2.2. Gli obiettivi individuati per il progetto
~1· Nella pratica tradizionale il momento valutativo interviene al termine
- -~
-_·---..., di un processo di apprendimento, o di una parte significativa di esso. La
~.I
-
I
129
4.2.3 La tipologia di intervento
f
ì
Saola 1
trrS- LINGUIST«::O • GIULIO CESAA E
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UOC'ffl\C
""'"'O d,:llo omva DISfnLIA 710<1 TY.IQO<OMU11K"IIE
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I
I
Per i test a scelta multipla si è fatto uso di:
• un elaborato di prova a scelta multipla sulla geometria analitica (retta,
I circonferenza e parabola), articolato in quesiti con 5 possibili risposte.
Le domande, in numero di 40, sono state individuate in maniera mirata,
I
I~J per tipologia e quantità, per accertare precise conoscenze, competenze
ed abilità;
II
• una scheda riportante il calcolo di alcuni indici significativi per la clas-
sificazione della prova e dei suoi risultati quali: indice di difficoltà,
indice di discrìminatività e indice di distrattività.
131
i
4.2.4. Il programma dell'intervento e
11
11 progetto si è sviluppato secondo la seguente scansione: a
• preparazione e somministrazione di prove scritte semìstrutturate e di test t(
a scelt~ multipla relativi a singole unità didattiche o riepilogative dì più
moduli sulla base della programn1azìone didattica disposta dal docente n
(valutazione formativa e sommatìva); e
• correzione degli elaborati utilizzando apposite griglie di valutazione, n
elaborazione dei risultati ed analisi del trend di apprendimento della p
classe, p
• autovalutazione mediante la predisposizione di schede con l'indicazione g
delle stesse categorie tratte dalla tassonomia di Bloom utilizzate dal a
docente nella sua griglia dì correzione e con uno spazio per le eventuali s
note personali; d
• discussione dei risultati dedicando particolare attenzione alla correzione ti
singola, occasione di approfondimento di eventuali fattori incidenti sulle
abilità e sulle difficoltà di ogni studente nonché spazio per dar luogo
ad un "rinforzo" positivo o negativo;
• inclividuazione di strategie atte a superare il gap individuato e loro
applicazione.
Il progetto è stato circoscritto a valutazioni in itinere e/o somrnative
lr .
f~H: -. !
•
•
nelle classi III F e IV F dell 'ITC-Lìnguistico Sperimentale e ha inc]uso
momenti di discussione collegiale, quali i consigli di classe aventi ad es.
la valutazione tra i punti all'ordine del giorno, ed eventuali colloqui con a
i genitori. d
.-, 1
4.2.5. Metodologia e strumenti di valutazione dell'intervento 1J
.f
-·:
2
3
4
Le proprietà principali che devono caratterizzare le pr~ve di ve~ifica
o accertamento per ottenere dati informativi sull'apprendunento d1 uno
studente sono due: la validità e l'attendibilità. p
La validità di una prova si ha quando essa rileva tutto ciò che ci si è u.
proposti di rilevare, e soltanto quello, cioè_ quand? _gli esiti che con e~sa d
si registrano sono congruenti con gli scopi che s1 mtendono persegmre. d,
e
Essa è pertanto condizionata:
p,
• dalla chiarezza con la quale la prova viene presentata;
• dalla coerenza che il singolo stimolo dimostra di possedere con la strut- p:
tura generale della prova;
• da un livello di difficoltà adeguato per lo studente. S<
L'attendibilità di una prova è invece·garantita quando la rilevazione p:
'
L
l iii:::,. .-
consente di cogliere una data manifestazione ogni volta che si presenti. Le
informazioni che possono ricavarsi non devono cioè essere né vaghe, né
ambigue, ma assumibili in modo uniforme sulla base di criteri stabiliti nel
tempo e secondo modalità prefissate.
Una rilevazione è attendibile quando cioè è talmente accurata sul piano
metrologico da risultare costante, qualunque sia il soggetto che la rileva
e quando l'esito di successive misurazioni compiute da una stessa persona
risulti fedelmente riprodotto. Strumenti di valutazione ben congegnati devono
possedere entrambe le qualità perché è possibile che prove valide risultino
poco attendibili e che, viceversa, prove attendibili siano poco valide. In
gen,erale, fa rilevare Domenici, l'accuratezza delle sollecitazioni offerte
agli aUievi, affinché manifestino quelle conoscenze che intenzionalmente
si vogliono rilevare, facilita verifiche valide, così come la predeterminazione \I .
di criteri poco ambigui, o meglio, univoci, di lettura delle risposte garan-
I
tisce accettabili livelii di attendibilità delle. misurazioni compiute. I
Occorre quindi muoversi su un duplice versante:
• individuare la tipologia di prova di verifica più rispondente a sollecitare I
la manifestazione delle abilità che si intendono valutare, predeterminando
in modo tendenzialmente univoco gli obiettivi specifici da sottoporre a
controllo (validità);
• utilizzare criteri di misurazione quanto più possibile oggettivi e stabili
(attendibilità).
In rei.a zione sia alle sollecitazioni che le prove offrono agli allievi, sia
alla tipologia delle risposte che si richiedono, le prove di verifica vengono
distinte in quattro tipologie:
1. prove a stimolo aperto e risposta aperta;
2. prove a stimolo aperto e risposta chiusa;
3. prove a stimolo chiuso e risposta chiusa;
4. prove a stimolo chiuso e risposta aperta.
Al primo gruppo appartengono in generale le prove di tipo tradizionale,
per le quali lo stimolo consiste ne) fornire allo studente l'indicazione di
una certa area di problemi entro cui egli deve sapersi orientare e richie-
dendo una risposta che possa venir organizzata da ciascuno in funzione
della personale interpretazione dello stimolo. Dall'apertura dello stimolo
e della risposta, discende la difficoltà di predeterminare, o ricondurre a
posteriori, a criteri univoci, la lettura e l'interpretazione dei risultati della
prova.
l
Le prove del secondo tipo sono riconducibili alla situazione in cui, dopo
so11ecitazione costituita da ampie trattazioni di un particolare argomento da
parte del docente, si richiede all'alunno di esprimere la propria adesione 0
133
roeno a quanto esposto. Esse non possono pertanto considerarsi d Il
· t l ·, e e prove
di valutazione quan o, a pm, uno strumento per tener desta l' tt •
· 11· · · d' • • a enzione
degli a 1ev1 e per trarre m 1caz1om sul livello di comprensione del1a lezione.
A_I terz_o
tipo _appartengono le prove strutturate, in cui Io stimolo (test)
contiene
.• m mamera
. d completamente definita il modello della risp osa t e Ia
nsposta comspon e ad una prestazione già organizzata.
. Nel q~a,.to tipo rientrano le prove semi-strutturate, per le quali lo
stimolo_ s1 prese~ta accura~ente pre~isposto in funzione del tipo di
prestazione che s1 vuol s01lec1!are e la nsposta può considerarsi adeguata
solo.se _lo studente, facendo ncorso alle sue abilità e conoscenze, riesce
a orgamzzare una propria linea di comportamento che lo conduca a fornire
la prestazione richiesta.
."·,~·-~- ..
i>:-~
..:!r::i:.,
' - . .:.- ~.
....l':..~:
·:'(~f
·',It3
..:·.{t· L'idea che si è voluta sviluppare in questo progetto, maturata sulla base
I
'
I
I
_: ~~/f
135
Una griglia di correzione si costruisce fissando gli aspetti rilevanti da
valutare nella prova. Una volta definiti e fissati questi, per ciascuno di essi
si stabilisce un punteggio massimo da attribuire e quindi il relativo criterio
di assegnazione. del punteggio. Il punteggio massimo attribuito a ciascun
aspetto deve tener conto dell'importanza che si vuole conferire allo stesso,
Ciascun alunno consegue un punteggio totale dato dalla somma dei punti
ottenuti per ogni aspetto. In particolare, nella correzione degli elaborati
della N F, sono stati considerati fil dei sei obiettivi individuati da Bloom,
passando da abilità più semplici ad abilità più complesse (conoscenza-
comprensione-applicazione-analisi-sìntesi-valutazione) ritenendoli più si-
gnificativi per una prova di matematica, e cioè: )a conoscenza (in relazione
alla capacità soprattutto di memoria dello studente), la comprensione (in
relazione alla capacità di assimilare i contenuti e di riutilizzarli) ed infine
l'applicazione (intesa come capacità di affrontare casi concreti sulla base
di principi, di regole e metodi generali).
2,
punteggio per i tre aspetti. La conoscen- l
1,8
- sufficiente (1.8 punti) z,,
,
- approfondita (2.4 punti) I I I
\'
-
(x I.-x r., i
I
\
cr=
N
dove x i è il punteggio corrispondente allo studente i-esimo, x è la media ed
N è il numero totale degli studenti.
L'elaborato riporta anche il calcolo della scala pentenaria e la sua
rappresentazione grafica; i cinque intervalli della scala sono stati ricavati, in
base alle indicazioni tratte dal Manuale del1a Valutazione di B. Vertecchi, nel '/
modo seguente: j
Classi Intervalli
-
E < x - 1,5 · o
D x- 1,5 · a+ .i- 0,5 · cr
e i - 0,5 · a + i + 0,5 · a
-
B i+ 0,5 · cr + x+ 1,5 · cr
A I
I > x + 1,5 · a
i'
A::: OTTIMO
I' B = BUONO
1'
·I
e = SUFFICIENTE
D = INSUFFICIENTE
E= SCARSO
I :u
1,,
1.3
B
D
B
E
o
<rlltdl&-l .591gtna
tmetn.-1 .,s1g,,,a:met»-0.5,,oma)
o.o
0,9
o.o
0.9
2.9
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9
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1,
li> e (medi11-0.~sigm:111101a+o,,slgl,&) 2.9 4,9 8
e e (lfl!dl&+O,,slg!M:flrlla• I -~5191113) 4,9 6.9 4
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4J A >flleaia+I 6 100 2
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......
3 .90
1 I
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138
4.3.1.3. Considerazioni sulla prova
y
8
y>-0
6
-MAN'ir,<.,N,t#-,N'l'-N~-..__~,_tr.,,t,o_._.._.......,_ _ X
1 ~. ·. ~----~-,,J·_,,. ~
t 5 6
-2 I
140
Tabella riepilogativa del tipo di .
erron
---
- --
Tipo di errori
·-
I
I
I
I
o
n errori i %0
II
-
•t
r--1------
1
n° errori·
_ cumulati¼
0
·
~ cumul11ta
I 15 42 i ------=.:.::_:___
.··..
~ - --·
segno della disequazione
risoluzione disequazione
(scelta dell'interval1o)
i
I
9 25
-- 15 i
j
-- 42
i
--
24
.___
I 67
risoluzione equazione
di 2° grado 4 11
l
-
I
I 28 78
4 I
discussione soluzione 11 32 89
dominio della funzione I
I
l
goniometrica 2 I 6 34
- 94
errata risoluzione grafica 2 6 36 100
-
;
I
36 100
Totali
·-
I
i J
Si riporta di seguito il diagramma di Pareto, corrispondente alle per-
centuali degli errori commessi, per mettere in evidenza la ricorre117.a dì
errori dello stesso tipo e la conseguente necessità di un'azione didattica
mirata alla: risoluzione dei misconcetti corrispondenti.
In tale diagramma sono riportati, sull'asse delle ordinate di sinistra, il
numero d~gli errori riscontrati (frequenze) e sull'asse delle ordinate di
destra la percentuale di errore rispetto al totale degli errori commessi. La
linea curva indica la percentuale cumulata di errori, ed evidenzia come le
prime due tipologie abbiano un 'incidenza di circa il 70% del totale di errori
commessi dalla classe, e come le prime tre tipologie abbiano un 'incidenza
complessiva di circa I' 80%. Per intervenire in maniera significativa sarebbe
sufficien~ concentrare l'azione didattica su questi due o tre aspetti critici.
I
_ .,.. "
i- ' _ i'
'----;;;;----- - - - - - - -- -- - - - -
141
,J.2 La pro\'a strutturata somn1inistrata in Ili F
,,
L (x.-x/
i-I I
---).
N
I
I
I
I.
I
143
Mf:0(¼41,\W.(\{SUS_QSQ e - - •·
... -~ •
I Vi
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,a(i 4
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Oltre alle considerazioni che derivano dalle misure di tendenza centrale
e di variabilità dei punteggi di una distribuzione, un particolare rilievo
nell'impiego di prove di verifica fonnativa assume l'Item AnaJysis, in
quanto mette in luce se il test è stato ben costruito, se vi sono domande
mal fonnulate, troppo difficili o incapaci di operare una distinzione tra chi
sa e chi non sa. Gli indici più significativi da calcolare ai fini dell'analisi
deJ test sono: I
!
. "4
• indice di difficoltà (Df);
' • indice di discriminatività (D5) ;
• indice di distrattività (DJ ·
L'indice di difficoltà (D,) è dato dal rapporto tra il numero di risposte
sbagliate ed i] totale di risposte.
Per discriminatività si intende la capacità di un quesito di separare la
parte degli allievi che ha fornito complessivamente una prestazione mi-
gliore da quella che ha fornito la prestazione più scarsa.
L'indice di discriminatività (D) si calcola suddividendo l'intero gruppo
in tre fasce avendo cura, quando il quoziente non è un numero intero, di
assegnare per approssimazione lo stesso numero di punteggi alla fascia
inferiore ed a quella superiore. Si conta il numero delle risposte esatte
fornite ad ogni singolo item dalla fascia superiore ed il numero delle
risposte esatte fomite dalla fascia inferiore, si calcola la differenza e si
divide per i1 numero dei punteggi considerati (cioè per il numero di allievi
che costituiscono la fascia superiore e quella inferiore). Si otterrà un indice
che varia da - I ad l, in particÒiare si avrà:
• 1 se tutti i migliori hanno risposto bene e tutti i peggiori hanno risposto
male;
• -1 se è avvenuto il contrario.
• O nel caso in cui gli allievi dei due gruppi non si sono differenziati
nella risposta.
La distrattività (D,) indica la capacità dei singoli distrattori di far deviare
dalla_risposta corretta e può essere stimata calcolando, sul complesso degli
erron, quanti per ciascun item, si riferiscono a ciascun distrattore.
In linea di massima, un buon test non dovrebbe essere troppo difficile,
dovrebbe presentare una buona discriminatività (indici compresi tra 0.3 e
0.6) e tutti i distrattori dovrebbero mostrarsi efficaci.
147
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O A) (0;--4)
O B) (-2;0)
OC) (O;O)
OD) (0;4)
□ E) (2;0)
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I
I
I
40) Data la parabola y = 3x2+x-2 il cui grafico è
y
È chiaro quindi che il raffronto, per ogni domanda, dei valori di Dredi
Ds consente di trarre utili indicazioni sull'efficacia e la validità del test
somministrato.
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152
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Per quan to atti·ene l'indice di distrattività,
. in relazione
. ad ogni
. ques't1 o,
e, stato ca1colato il numero delle. nsposte
. . errate
. comspondentt
b Il . . a ciascun
.
d1strattore ed 1• risultati sono stati nportati
· · m ·una tad e da in cui la risposta
esatta per ogm• domanda . è stata ev1denz1ata m mo o a non confonder!a
con i relativi distratton:
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Il quesito n° 12 (risposta esatta B) presenta invece una buona efficacia
complessiva dei distrattori:
12) Il coefficiente angolare deJla retta passante per i punti A(2;-3) e
B(4;5) è:
O A) 3
O B) 4
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OC) 4
□ D) -4
O E) I
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I
11 valore della media, per questa prova, è risultato pari a 20.66 e pone
perciò in rilievo che la med1a delle prestazioni rappresenta circa il 50%
del punteggio massimo conseguibile.
11 valore della mediana, pari a 20, si attesta intorno allo stesso valore
155
,, della media, indicando che la maggior parte degli studenti ha conseguito
punteggi dì poco inferiori a quello medio.
Il valore della moda, pari a I O, non risulta in realtà significativo perché
esistono diversi altri valori che si ripetono con la stessa frequenza del
valore 1O: non esiste quindi all ,intemo della classe una distinzione molto
marcata in "gruppi" quanto ad apprendimento conseguito.
Il valore del range, pari a 26, indica che le prestazioni si sono distribuite
con una oscillazione di 26 punti tra il minimo ed il massimo, ma un'in-
formazione più significativa è fornita dal grado di dispersione dei punteggi.
Essendo lo scarto quadratico medio pari a 7.75 ossia circa il 37% della
media, i risultati della prova si pres~ntano disomogenei e caratterizzati da
un'elevata variabilità delle prestazioni dei singoli studenti, con la conse-
guenza evidente che esiste, all'interno della classe, un notevole squilibrio
delle abilità acquisite dagli allievi. Questi dati possono costituire un valido
strumento di analisi oggettiva della situazione presente di apprendimento
della classe ed al contempo una base di p~rtenza per fissare nuovi obiettivi:
quali ad esempio un valore più ridotto de11o scarto quadratico medio
rapportato ad un valore più elevato della media (per es. il 10%). Essi inoltre
hanno il merito di consentire la possibilità di tenere "sotto controllo" il
processo di insegnamento-apprendimento> basandosi su un fo9damento
scientifico.
l
I
i 4.3.3. Confronto tra l'auditorium, il laboratorium e l'officina
'i
I
I
I
L'intervento realizzato in classe si è rivelato molto interessante e ricco
I
I
: di spunti di riflessione. In primo luogo si è potuto constatare il differente
l grado di difficoltà della valutazione in relazione alla tipologia di prova di
i
verifica adottata: la prova semistrutturata si presta ad una valutazione
I I
potenzialmente condizionata da fattori soggettivi, dipendenti dal correttore,
I ed espone in misura notevolmente maggiore al rischio cli effetti distorsivi,
l rispetto al caso del test a risposta multipla.
I Gli effetti distorsivi particolarmente insidiosi sono:
• l 'effetto alone consistente neU 'alterazione del giudizio relativo ad una
data prova a causa del condizionamento dovuto a giudizi fonnulati in
precedenza su altre prestazioni dell'allievo. In realtà viene naturale,
durante la correzione dell'elaborato di uno studente, chiedersi quali
siano stati i risultati registrati dall 'aHievo in precedenti prove o quale
sia stato il giudizio di ammissione riportato l'anno prima, e così via;
• l'effetto contrasto che determina una sovrastima o sottostima di una
' '
determinata prova rispetto a standard di _.prestazioni ideali del docente
0 rispetto a precedent!, c~ntestuali o irnme_diatamente succes~iv~ prove
di altri studenti. Non s1 puo nega.re che specie d~po aver magan Vlsiona\o
delJe prove de)ude_nti, I' ~same d1 un buon _comp1t_o poss~ determinare una
1 le sensazione d1 solhevo (anche per 11 pensiero d1 non aver fallito
:Ompletamente nella propria attiv_ità dì~attica con quella, classe) da
condurre a sovrastimare la valutazione d1 quella prova, cos1 come può
accadere esattamente l'opposto;
• i 'effetto Pigmalione o della "profezia che si autorealizza" per cui talvolta
la "predizione:' fatta dal docent_e del s_uccesso ~ ~ell 'insu_c~esso, s~o\a-
stico di un alhevo, sulla base dt alcum elementi mfonnatw1, puo inne-
scare un circolo vizioso di comportamenti, sia del docente, sia dell'alun-
no, spesso inconsapevolmente coerenti con quelle previsioni.
È importante notare come un atteggiamento di accettazione dell'allievo,
da parte del docente, e quindi l'accoglimento delle sue idee (che vengono
riproposte dall'insegnante, incoraggiate o lodate, commentate ma non
rifiutate) e del suo comportamento (e quindi anche dei suoi sentimenti
e delle sue emozioni) possa determinare un incoraggiamento, per lo
studente, ad esprimersi, a correre il rischio anche di sbagliare se ciò può
comun(lue portare ad un progresso (ed in ogni caso non conduce alla
formulazione di giudizi sulla persona), a sviluppare fonne di pensiero
"alternative" (come il pensiero trasversale o il pensiero creativo) ed, in
ogni caso, a far sentire lo studente protagonista nel processo di insegna•
mento•apprendimento (circolo virtuoso). Effetti disastrosi produce inve-
ce l'atteggiamento opposto~ di rifiuto, da parte del docente, innescando
reazioni negative a catena dell'alunno e dell' insegnante stesso.
!'Iel corso della correzione della prova semistrutturata è stato possibile
~en~care concretamente quanto tali rischi siano reali e quanto possano
1~ficiare la valutazione di una prova: l'insegnante ha, per questo, accett~t~
di buo~ gr~do che La correzione degli elaborati fosse fatta, in prima anahsi,
~Ha trro~m~nt~, estra~ea a fatt! e circostanze pregresse. ln~ltre il ric~rso
duna gngha di correz101.1e, cosi come descritto, e la valutazione compiuta
su ognuno_ d~gli ~sercizi della prova per poi effettuare il calcolo della
somma dei s~goh punteggi così ottenuti, ha costituito indubbiamente _un
modo ~~r avvicinarsi ad un criterio più oggettivo di verifica, altemauvo
al trad1z1onale " n1eto d o d ella penna rossa e blu". ·
- Il second . 0 t· d. · a
ipo I prova, nella fase di strutturazione e d1 stesur.' , si
presenta mdubb' . . . po1che
. hi iamente più articolato e complesso per 11 docente d.
ne ede I' · d1· · • 1
•t m vidua21one sia da un punto di vista quantitativo (numero
I ems, numero di ·b·1· . da un punto
. . .
d1 vista quahtativ0 ( lposs1 1 1 alternative per ogni risposta) sia 'fi
• ... . • · · 1· da ven ·
sce ta de1 ques1t1 m relazione agh ob1etttv
157
) degli item più idonei agli scopi prefissati. A ciò si aggiunge il tempo
mente successive prov ca:rrente per la redazione del test che, nonostante la possibilità di utilizzo
. e iomuni software del tipo di Excel e Word, o di uso più specifico come
o aver magan visionato
, possa determinare una Mathematica per l' elaborazione di grafici più precisi, comporta tempi
·ro di non aver fallito molto più lunghi rispetto alla preparazione di una prova· tradizionale.
;on quella classe) da La prova strutturata presenta però vantaggi considerevoli sia nella
prova, così come può valutazione dei risultati perché è rapida e riduce al minimo la mediazione
dell'allievo nel manifestare il suo apprendimento e quella dell' insegnante
lizz.a" per cui talvolta nell'apprezzarlo, sia nella fase successiva di elaborazione dei risultati in
'ell 'insuccesso scola- quanto costituisce un' ottima base per considerazioni di tipo statistico e si
ifonnativi, può inne- presta, perciò, a "fotografare" con puntualità e precisione il livello di
>cente, sia dell'alun- apprendimento della classe.
previsionì.
Un altro elemento importante è che tale strumento si presenta inoltre
tazione dell 'allievo.
suscettibile di miglioramenti in virtù anche delle indicazioni fomite sulla
~ idee ( che vengon~
sua reale efficacia dagli indici di difficoltà, di discriminatività e di
immentate ma non
distrattività, per cui dopo la sua somministrazione e l'analisi dei risultati
1ei suoi sentimenti
inevitabilmente ci saranno degli item da eliminare (perché poco chiari o
ggiamento, per Jo
troppo difficili), alcuni quesiti da riformulare perché magari l'efficacia dei
>agJiare se ciò può
distrattori è risultata inadeguata e cosi via, in ogni caso il test non va
non conduce alla
concepito quindi come '"test usa e getta" ma come documento da inserire
bnne di pensiero
in una banca dati personalizzata dal docente e con esso tutte le impostazioni
o creativo) ed, in
create, con notevole dispendio di energia, per l'elaborazione sia dei risultati
cesso di insegna-
della prova sia per l'item analysis.
>si produce inve-
mte, innescando
l i L' obiezione abitualmente mossa alle prove strutturate si fonda sul
J. timore di una possibile spersonalizz.azione del rapporto didattico, ma in
te stesso. )
.i questa considerazione non si tiene conto del fatto che questo strumento di
; stato possibile j verifica può essere accompagnato da una correzione individuale degli
iuanto possano I elaborati, offrendo così uno spazio al confronto personale con l'alunno,
:.1esto, accettato utile anche per fornire chiarimenti sulle risposte errate. Inoltre i metodi di
1 prima analisi,
I rilevazione, validazione e valutazione quantitativi e qualitativi sono com-
oltre il ricorso plementari e devono essere integrati dal docente, il quale individuerà, a
ione compiuta seconda della situazione e degli obiettivi prefissati, quale tipo di verifica
calcolo della sia preferibile utilizzare.
bbiamente un Un'altra critica mossa a questo tipo di prova è che i punteggi non sono
a, alternativo attendibili in quanto ad essi si può rispondere a caso: occorre a tal proposito
far notare che il numero delle combinazioni di risposta nel caso del test
:Ii stesura, si in esame è pari a 540 essendo 5 le possibili risposte e 40 il numero dei
::ente poiché quesiti.
, (numero di
fa un punto
1i da verifi-
157
Dalla formula: Ke= N'. (n - J)CN-E)
E!(N-E)!
in cui è N = numero degli item, E= numero di item preso in considerazione
per il calco)o (ossia il numero delJe risposte esatte "per caso"), n = numero
di possibili risposte per ogni item, si può calcolare il numero di combi-
nazioni che corrispondono a E risposte esatte su N: si può così verificare
come la possibilità di individuare delle risposte corrette "a caso" è pro-
babile solo per un ridottissimo numero di item e per un basso numero di
possibilità ru scelta per ogni risposta.
Un altro punto importante è stato i] tentativo di autovalutazione rea-
lizzato in IV F L: la somministrazione delle schede di autovalutazione, in
realtà, inizialmente non è stata vista dalle alunne con molto favore anzi,
l'atteggiamento era piuttosto critico perché il loro obiettivo sembrava
essere esclusivamente la conoscenza del ''voto".
Dopo la diffidenza iniziale però si è rivelato un tentativo stimolante di
porre esplicitamente l'interesse sui processi del! 'insegnamento e dell 'ap-
prendimento e non sui prodotti e di "ridisegnare" i ruoli docente-alunni:
ciò che colpisce, esaminando le schede, è infatti la voglia delle alunne di
esprimere il proprio punto di vista, segnalando ad esempio la necessità di
potenziare la parte esercitativa nella programmazione didattica o la diffi-
coltà di applicare i contenuti o il disagio provato nel chiedere al docente
maggiori delucidazioni. È però significativo anche il desiderio che trapela
di creare con il docente una sorta di "complicità" mirata ad indagare le
eventuali cause degli errori per porvi rimedio in maniera "sinergica'', con
l'aiuto dell'insegnante. Ciò apre la strada alla condivisione. tra docente ed
alunni, di un obiettivo importantissimo: "imparare la matematica''. Il
tentativo di autovalutazione ha cioè condotto più che ad un effetto concreto
sull'esito della valutazione (il docente ne ha infatti tenuto conto con "misura",
in quanto buona parte dei risultati erano sovrastimati), ad aprire un capitolo
nuovo della relazione docente-alunni.
La sensazione che si avverte in definitiva, accostandosi al difficile
co~~i!o della valutazione, è pr?prio quella della notevole dose di respon-
sab1hta che essa comporta per Il docente, chiamato ad esprimere un "giu-
dizio" valido ed attendibile che inevitabilmente condurrà l'allievo ad ela-
borare un'immagine di sé nei riguardi di una certa area del sapere o del
~aper fare, riflettendosi poi sia sulla fiducia nelle proprie capacità e risorse
m questo campo, sia nella disponibilità a impegnarsi per un tempo adeguato
nei compiti che in tale ambito disciplinare si presenteranno. Ma essa
costituisce anche uno strumento, per il docente, per monitorare continua-
mente gli effetti prodotti dalla propria strategia didattica con l'obiettivo
159
di produrre un miglioramento continuo. In questo senso la valutazione è
da intendersi come processo a ciclo continuo che coinvolge, sìnergicamente,
docente ed allievi e può essere schematizzato con lo schema che segue.
, Pwiificazjonc progdtila~
! Dcfnìzkmcdcgli obicvivi did:ltici
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160
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4.3.4 Appendice
A B
I I ),.
.3 -2 -1 -O 2 3 4 5
3) Quanto vale la distanza fra due puriti del piano cartesiano aventi uguale
ordinata e diversa ascissa?:
O A) Non si può calcolare
O B) vale O
O C) È uguale alla differenza delle ascisse dei due punti
O D) È uguale al valore assoluto della differenza delle ascisse dei due
punti
O E) È uguale alla differenza delle ordinate dei due punti
163
5) Quale delle seguenti equazioni rappresenta la bisettrice del lJ e del IV
quadrante?
o A) y=X
O B) y=0
oC) X =O
OD) y=y
O E) -y =x
J
1O) La distanza del punto P( 1;-1) dalla retta di equazione 2x + y- 2:::: 0 è·
2
O A) Ts
O B) ✓s
I
OC)
✓s
OD) ✓3
2
O E) ✓3
11) Quale dei seguenti punti rum appartiene alla retta di equazione
y=-½x?
O A) (6;-9)
O B) (2;-3)
3
□ C) (-1 ;2)
OD) (-3;2)
O E) (O;O)
12) Il coefficiente angolare della retta passante per i punti A(2;-3) e B(4;5) è:
O A) 3
O B) 4
OC) i
OD) -4
O E) 1
13) Sono date le rette di equazione y = 2x- 2 e y = -!x+ 1. Possiamo dire che:
O A) sono parallele
O B) sono perpendicolari
O C) si incontrano nel punto (-2;-6)
O D) si incontrano nel punto (-2;-2)
O E) passano per l'origine
14) L'equazione della retta passante per (4; I) e para1lela alla retta di equazione
10x + 5y- 2 = O è:
O A) y-2x+7 = O
O B) y + 2x + 5 = O
O C) y + 2x - 9 = O
O D) y + 2x - 7 = O
O E) y - 2x + 5 = O
165
. ne della circonferenza di centro C( l ;3) e raggio r-2 è:
cequaz10
-Jfl x1 +y2 - 2x - 6y + 1O= O
oA.l t+J-2x-6y+ s=o
OB) x2 +I- 2x - ~y + 6 = O
0~ x2 +y2- X - 3y - 2 = 0
OO) ..1 +. ; +x + 3y + 2 = O
OE) ~- J
167
t '
.J
.,
.1 O B) c =3
j
OC) c=4
l ! OD) c=7
---iI
- ~
O E) c=9
i
l
';
l'
27) Date le coordinate di tre punti non allineati ne] piano, per essi passa una ed
O A)
una sola parabola. Per trovarne l'equazione bisogna:
risolvere un sistema di terzo grado'
i O B) risolvere un sistema di tre equazioni di primo grado in tre incognite
I
D C) risolvere un sistema dì tre equazioni di secondo grado in tre incognite
O D) imporre la condizione che il discriminante sia maggiore dì zero
O E) individuare il fuoco e la direttrice
29) Se il sistema formato dalle equazioni di una parabola e di una retta conduce
ad un 'equazione di secondo grado con discriminante maggiore dj zero:
O A) la retta è tangente alla parabola
O B) la retta è secante la parabola in due punti
O C) la retta è esterna alla parabola
O D) la retta è secante la parabola in tre punti
□ E) la retta è tangente o esterna alla parabola
]68
O A) y=2x+ 1
X }
O B) y=--
2
OC) y=)-2x
OD) y=2x-1
O E) y=;+1
31) Quali sono )e coordinate de) vertice della parabola di equazioney= 2r+ 3?
O A) (0;3)
O B) (0;-3)
O C) (-3;0)
O D) (3;0)
O E) (O;O)
3 3) La parabola y = x2 + x + l e la retta y - x + 2 = O
O A) non hanno alcun punto in comune
O B) sono tangenti nel punto P(0;2)
O C) si intersecano nel punto P( 1;3)
O D) si intersecano nei punti P(0;2) e Q(-4;2)
O E) si intersecano nei punti P(2; 1) e Q(0;2)
34) Data l,equazione y=ax2+bx+c, essa rappresenta una generica parabola se:
O A) a;é0, per qualunque valore dì be di e;
O B) aié0, ~ , c;é0
O C) a=O, b;éO, c;é0
O D) a;é0, b=0, c=O
□ E) a=0, b=0, e;t:0
169
35) Data \a parabola y=-2x2+4x+ l quale delle seguenti affermazioni è..frug?
O A) \a parabola passa per l'origine degli assi
O B) la parabola ha \a concavità rivolta verso ìl basso
O C) \a parabola ha \'asse di simmetria di eq. x=l
O D) la parabola taglia l'asse delle y nel punto di ordinata +l
O E) i\ vertice ha ascissa x=l
37) Data la parabola y=x½-2x+I e la retta ~k, con keR, si ha tangenza con:
O A) k=0
O B) k=l
O C) k-20
O D) k='/2
O E) k=5
-1
-2
\
-4
lJ O B)
O C)
O D)
nessuna
(-2;0), (2,0), (0,4)
(0;-2), (0,2), (4,0)
I O E) infinite
I p
·.,.
.
I
··.,:.
. ··.
~• ;
...-:
•=- • ::
,,, ~ •
..
'
39) Data la retta y=x e Ja parabola y=-x2-4 definite in R2={RxR} i cui grafici
sono qui di seguito rappresentati
1
-7 .5
-10
1
6
1 l.5
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